2 Prefazione
ESISTE UN PRIMO METASTASIO? Daniela Goldin Folena* <strong>Der</strong> Junge heißt nicht der Unreife; la giovinezza non implica di necessità l’immaturità. Considerando i suoi anni d’esordio vien da pensare che l’artista <strong>Metastasio</strong> realizzi il paradosso medievale del puer senex, tanto il giovane <strong>Metastasio</strong> sembra già dotato della sapientia, vale a dire della dottrina, della coscienza drammaturgica e dell’abilità di un artista maturo. Siamo nelle condizioni migliori per giudicare le origini e l’eventuale evoluzione creativa di un autore se ne possediamo l’opera pubblicata progressivamente sotto il suo vigile occhio, e fin dall’inizio. Siamo in condizioni ancora migliori se, dovendo giudicare la qualità e le peculiarità delle sue opere prime possediamo proprio di queste anche le riedizioni uscite a molti anni di distanza, e tutte controllate dall’autore stesso.1 Queste sono le condizioni che si offrono per <strong>Metastasio</strong>, che in effetti costituisce un bel caso di filologia d’autore, col vantaggio che di alcune varianti dei propri libretti lo stesso nostro autore fornisce la giustificazione. E dunque a partire da queste premesse abbiamo tutti gli elementi per individuare quello che si chiamerebbe il primo <strong>Metastasio</strong>. Il suo è un caso che mi fa sempre pensare a Da Ponte: come si ricorderà, il librettista di Mozart (per me, il miglior librettista di tutta la storia dell’opera) esordì con un libretto, il Ricco di un giorno, nel quale lui stesso riconosceva dei limiti da imputare sostanzialmente alle bizze del compositore, Antonio Salieri. In realtà quel libretto era tutt’altro che spregevole; ma a noi interessa notare che quando, nel 1786, Da Ponte riprese la sua attività con quelli che potevano essere veramente i suoi libretti d’esordio, tra i quali Le nozze di Figaro per Mozart, Da Ponte fornì dei testi * Questo contributo è già stato pubblicato in Lettere italiane, vol. 46, no. 1, 2012, pp. 84–98. 1 Con <strong>Metastasio</strong> si verifica quanto avviene con altri grandi autori che conobbero successo immediato (Victor Hugo, per esempio); che cioè le loro opere furono stampate subito anche nella forma delle Opere complete, benché di completo non ci fosse nulla, visto che poi la vita che avevano davanti – e di conseguenza la loro produzione – sarebbe stata ancora lunga. L’epistolario di <strong>Metastasio</strong> testimonia del resto molto bene i rapporti suoi con i vari editori che dovevano pubblicare i suoi testi, anche se ora si ricordano in particolare l’edizione veneziana Bettinelli (1733–1745) e quella parigina Hérissant (1780–1783), seguita fino alla fine da <strong>Metastasio</strong> stesso. Se ne veda la storia ben dettagliata che Anna Laura Bellina traccia nella sua recente edizione: Pietro <strong>Metastasio</strong>: Drammi per musica, vol. I: Il periodo italiano 1724–1730, a cura di Anna Laura Bellina. Venezia: Marsilio, 2002, pp. 20–30. Si terrà comunque conto anche dell’edizione Tutte le opere di Pietro <strong>Metastasio</strong>, a cura di Bruno Brunelli. Milano: Mondadori, 1953 2 . Le citazioni sono state controllate sull’edizione parigina: Opere | del | Signor Abate | PIETRO | METASTASIO, in Parigi, presso la Vedova Herissant, nella Via Nuova di Nostra-Donna, alla Croce d’oro, 1780–1783; posseduta anche, come si sa, da Goldoni che ne ammirava moltissimo le incisioni, in particolare quella di Bartolozzi (un Polifemo a tre occhi), che precede La Galatea. 3