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Leseprobe_Der junge Metastasio

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Prefazione<br />

questi echi e sul carattere sperimentale di <strong>Metastasio</strong> riflette Francesco Cotticelli,<br />

anche alla luce delle esperienze del giovane artista nella stagione più avventurosa di<br />

tutta la sua vita.<br />

La seconda sezione si concentra su Roma, città natale del poeta, dove egli trascorse<br />

per lo più i suoi primi venti anni. Nel 1728 si affermò trionfalmente al Teatro<br />

delle Dame, in cui si diedero in prima esecuzione quattro sue opere, tutte su musica<br />

di Leonardo Vinci: Catone in Utica (Gennaio 1728), Semiramide riconiosciuta (Febbraio<br />

1729), Alessandro nelle Indie (Dicembre 1729) e Artaserse (Febbraio 1730). Primo contributo<br />

è quello di Saverio Franchi sulla vita politica e culturale a Roma nel primo<br />

trentennio del Settecento, sulla storia dei grandi teatri romani e sui loro schieramenti<br />

nel quadro degli scontri che interessarono la scena diplomatica europea – sempre in<br />

riferimento alla carriera del “giovane <strong>Metastasio</strong>”.<br />

Franchi indica fra le ulteriori ricerche da effettuare un esame del componimento<br />

drammatico di <strong>Metastasio</strong> La contesa de’ numi, musicata sempre da Leonardo Vinci e<br />

data in prima esecuzione a corte a Palazzo Altemps, allora residenza del cardinale<br />

Melchior de Polignac, ambasciatore di Francia a Roma. A quest’opera è dedicato lo<br />

studio di Silvia Tatti; essa fu commissionata dall’ambasciatore francese in occasione<br />

della nascita del Delfino Louis Ferdinand, primogenito di Luigi XV e Maria<br />

Leszczyńska. L’autrice decifra la sottile drammaturgia de La contesa de’ numi (eseguita<br />

con il titolo “componimento drammatico” per motivi di censura) a confronto con la<br />

Festa teatrale di Pietro Ottoboni Carlo Magno, che si diede nel palazzo del cardinale<br />

romano per la stessa occasione.<br />

La terza sezione – L’“Avventuriero” e la cantante – comprende il saggio di Rosy<br />

Candiani di cui si è detto, che esamina la biografia di Maria Anna Benti Bulgarelli,<br />

detta La Romanina, donna che ebbe una influenza decisiva nella carriera del “giovane<br />

<strong>Metastasio</strong>” fino a determinare la struttura formale delle sue opere.<br />

Nella quarta sezione – Opere per Napoli, Venezia e Roma – prosegue l’analisi delle<br />

opere composte in Italia. Si apre con il contributo di Alberto Beniscelli su Didone<br />

abbandonata. L’autore si concentra sulle specifiche trasformazioni e le discontinuità<br />

che contraddistinsero <strong>Metastasio</strong> in rapporto sia alle versioni antiche sia alla recezione<br />

nel dramma del XVII secolo, per comporre un libretto che è tra quelli più spesso<br />

intonati della sua intera produzione.<br />

Claudio Toscani analizza gli intermezzi di Didone abbandonata: L’impresario delle<br />

Canarie, tra i primissimi esempi di metamelodramma – un riferimento parodistico<br />

all’opera seria a livello testuale come a livello musicale. Oggetto dello studio è l’intonazione<br />

di Domenico Sarri nel 1724, in occasione della prima assoluta di Didone<br />

abbandonata a Napoli, a confronto con una versione di Giovanni Battista Martini,<br />

risalente presumibilmente al 1744.<br />

Il saggio di Raffaele Mellace si concentra sul secondo libretto di <strong>Metastasio</strong>,<br />

Siroe, dato in prima assoluta a Venezia al Teatro San Giovanni Grisostomo nel<br />

IX

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