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Leseprobe_Der junge Metastasio

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Prefazione<br />

to alle fonti testuali relative all’ambito della letteratura sul tema di Don Giovanni nel<br />

frattempo ampiamente identificate – dell’Artaserse di <strong>Metastasio</strong>, un dato finora sconosciuto<br />

che implica una comprensione più articolata della drammaturgia dapontiana<br />

dell’“opera delle opere”.<br />

Un cordiale ringraziamento va a tutti gli autori del volume, a quelli che con<br />

grande impegno hanno completato il loro contributo per questa edizione e a quelli<br />

che hanno dato il loro consenso per ripubblicare i loro testi già apparsi in altre sedi.<br />

Un ringraziamento particolare va alla vedova di Saverio Franchi, Orietta Sartori,<br />

per avere acconsentito a riproporre in questo libro il saggio di suo marito su <strong>Metastasio</strong><br />

a Roma, e a Rosy Candiani, che ha redatto il suo lavoro espressamente per questa<br />

pubblicazione. Per i diritti alle riproduzioni ringraziamo l’Accademia Nazionale di<br />

Santa Cecilia, la Fondazione Marco Besso nonché le case editrici Bärenreiter, Edizioni<br />

dell’Orso, Guida Editori, Hollitzer e Leo S. Olschki.<br />

Al termine di questa prefazione ecco una breve osservazione riguardante il “giovane<br />

<strong>Metastasio</strong>”.<br />

In un capitolo delle Notti attiche (XIII/2) dell’autore latino Aulo Gellio si racconta<br />

di un incontro del giovane poeta tragico Accio con il suo collega più anziano Pacuvio:<br />

nel corso di un breve soggiorno a Taranto – dove Pacuvio si era stabilito dopo il<br />

suo ritiro da Roma – Accio ebbe la possibilità di leggergli la sua tragedia Atreo. «Così<br />

dicono che Pacuvio si sia espresso, sostenendo che l’opera composta era davvero sonora<br />

e grandiosa, conteneva nobili pensieri, ma che lo stile gli sembrava alquanto<br />

duro e aspro». In tutta umiltà Accio replicò che le osservazione del vecchio poeta<br />

erano assai pertinenti, ma non gli arrecavano pena, augurandosi che ciò che avrebbe<br />

scritto in futuro sarebbe riuscito meglio. E soggiunse: «Come accade per lo più con i<br />

frutti, così si dice accada per le opere dell’ingegno: i frutti che dal principio nascono<br />

duri e acerbi, diventano dopo tanto più dolci e saporiti, ma i frutti che nascono subito<br />

teneri e molli e sono all’inizio succosi, presto non diventano maturi, ma cominciano<br />

subito a imputridire. Allo stesso modo occorre lasciar che siano il tempo e l’età a<br />

rendere tenere anche le opere dell’ingegno».<br />

L’aneddoto classico sottolinea l’importanza di una fase di formazione per ogni<br />

artista e in ogni forma di creatività: la sperimentazione – alla ricerca di successo e<br />

consenso – è un passo fondamentale in ogni processo di crescita poetica e intellettuale.<br />

<strong>Metastasio</strong> sembra contraddire queste riflessioni. I suoi esordi letterari posseggono<br />

la perfezione del poeta famoso: le prime cantate denotano la sua straordinanza padronanza<br />

dei modelli antichi e moderni, come una evidente propensione alla vivacità<br />

drammatica; l’opera con cui debuttò nel mondo operistico, Didone abbandonata, è da<br />

annoverarsi fra i libretti che ebbero il numero maggiore di intonazioni nel XVIII secolo<br />

grazie alla sua complessità tematica e al trattamento fascinoso della trama; i suoi<br />

servigi come “poeta di teatro” a Napoli, Roma, Venezia gli diedero occasione di<br />

XI

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