la vita cronica - Odin Teatret
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aiutarmi: un’azione eseguita un po’ in ritardo o appena in anticipo, un minuscolo<br />
controimpulso, quasi soltanto un pensiero: voglio andare a destra però vado a<br />
sinistra. Questi piccoli errori sono diventati accenti musicali consapevoli, finché<br />
ogni azione ha trovato <strong>la</strong> propria identità. È un processo lento che esige tempo.<br />
Non ci sono scorciatoie. Così Vera ha trovato <strong>la</strong> sua figura e ha potuto intraprendere<br />
il suo viaggio nello spettacolo La <strong>vita</strong> <strong>cronica</strong>.<br />
Corri a comprare un pezzo di ghiaccio<br />
Donna Vera: "Vengo da una famiglia aristocratica. Ero molto giovane quando mio<br />
marito Emanuele è morto e sono rimasta vedova. Abitavamo a Gallipoli, una<br />
cittadina di pescatori. Avevamo due figli, Ernesto ed Eugenio.<br />
La morte non mi ha mai spaventato, ma per molti anni ho dormito con una<br />
pisto<strong>la</strong> sotto il cuscino, perché avevo paura che venissero a giustiziare mio<br />
marito. Aveva combattuto dal<strong>la</strong> parte sbagliata durante <strong>la</strong> guerra. L’ho conservata<br />
come ricordo. Non mi sono mai sentita a casa in Puglia, non era il mio mondo.<br />
Adesso che sono vecchia, chi mi sta più vicino è una famiglia povera di<br />
peruviani, che vive a casa mia e si prende cura di me."<br />
Scegliendo Donna Vera avevo sperato che lo spettacolo trattasse di Eugenio;<br />
che potessimo raccontare <strong>la</strong> storia di un ragazzo di Gallipoli. Non per trovare<br />
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