la vita cronica - Odin Teatret
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Eugenio Barba<br />
Il primo giorno<br />
(Dal mio diario) 16 settembre 2007: preso due decisioni. La prima l’ho chiamata<br />
L’interferenza del teatro. Quattro mesi senza viaggiare dedicati a un’attività<br />
tutta da inventare a Holstebro e vil<strong>la</strong>ggi dintorno. Come può l’<strong>Odin</strong> <strong>Teatret</strong><br />
interferire (sovvertire, creare Disordine, trasformarsi in un geyser di energia<br />
sotterranea) in ambienti guidati da programmi e obblighi prestabiliti (scuole,<br />
ospedali, chiese, fabbriche, prigioni)?<br />
La seconda decisione è più temeraria: un nuovo spettacolo con tutti gli<br />
attori. Sapremo ancora creare uno spettacolo insieme dopo tanti anni? Ho già il<br />
titolo: La <strong>vita</strong> <strong>cronica</strong>, il verso di una poesia di Paulo Leminski che Aderbal [Freire<br />
Filho] mi fece scoprire sorseggiando un bicchiere di Tanat uruguayano. Per ora il<br />
titolo di <strong>la</strong>voro sarà XL, Extra Large.<br />
Ho telefonato subito a Nando [Taviani] e raccontato <strong>la</strong> prima immagine: una<br />
bara di cristallo piena d’acqua nel<strong>la</strong> quale nuota un’anguil<strong>la</strong> e una giovane<br />
annegata. Poi altre idee, Antigone circondata da venerandi dottori,<br />
Sant’Agostino, San Gero<strong>la</strong>mo, Origene, il bambino dell’ultima scena di Aliosha nei<br />
Fratelli Karamazov, <strong>la</strong> prima frase di Pedro Páramo di Juan Rulfo: "Sono venuto a<br />
Coma<strong>la</strong> perché mi hanno detto che qui abita mio padre, un certo Pedro Páramo".<br />
Qual è il tempo del<strong>la</strong> primavera, delle energie vergini, ignorate eppure<br />
accanto a te, dentro di te? La risposta è evidente: <strong>la</strong> fine di una guerra, tra lutti<br />
e macerie. Incomprensibilità che si tinge di speranza. Gli attori si allontanano dal<br />
dolore e dal<strong>la</strong> disperazione scossi da un filo invisibile, ma udibile: <strong>la</strong> musica.<br />
Incomprensibilità come compassione, intuizione del<strong>la</strong> sofferenza e del<strong>la</strong><br />
gioia dell’altro. E <strong>la</strong> speranza? Il piacere infantile di raccontare segreti, porre<br />
domande, amare, inocu<strong>la</strong>re dubbi, attraversare paesi, libri, teatri.<br />
Mi sento già stanco all’idea che debbo fare il meglio che posso. Spero di<br />
avere fortuna e, con i miei attori, far meglio del meglio che posso.<br />
L’intelligenza, a teatro, non fa piangere. Sarò capace di far versare una<br />
<strong>la</strong>crima ad almeno uno spettatore? John Keats: il poetico è esperienza senza<br />
pensiero. Non dimenticare Laurence Sterne: I progress as I digress.<br />
L’impietosa sca<strong>la</strong>ta del calvario insieme ai miei attori: le tensioni e<br />
incomprensioni per realizzare insieme <strong>la</strong> tradizione del<strong>la</strong> rottura, per lottare<br />
giorno dopo giorno contro i cliché che ci allontanano dalle nostre fonti <strong>vita</strong>li.<br />
La <strong>vita</strong> sotterranea del teatro.<br />
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