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la vita cronica - Odin Teatret

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bianche e nere, le trovo su una rivista e le ordino per internet. Il risultato è un<br />

costume decisamente ottimista.<br />

Nel<strong>la</strong> torre di Sanjukta vado a caccia di pensieri, idee. Lo faccio<br />

interrogando gli oggetti che mi sono portata con me. Una nuova sfida: creare<br />

melodie con <strong>la</strong> mia bag<strong>la</strong>ma - melodie per testi scritti in danese. Scelgo delle<br />

poesie di Janina Katz e le metto in musica. Eugenio detesta sentirmi par<strong>la</strong>re in<br />

danese. Perché lo faccio? Perché è ciò che ho bisogno di fare in questo momento,<br />

per non riconoscermi. E se andassi nel<strong>la</strong> direzione opposta? Ricordo delle canzoni<br />

del<strong>la</strong> mia giovinezza. Canto Lucio Battisti e Milly, accompagnandomi con il bindir.<br />

So che queste canzoni sono troppo conosciute e consunte, ma sono quel che mi<br />

è venuto in mente qui e ora, ed io sono qui ed ora. Devo <strong>la</strong>sciare che i pensieri<br />

sboccino. Il mio compito è scoprire nuove possibilità e nel migliore dei casi,<br />

arrivare a sorprendere il regista. Poi ci penserà Eugenio a scegliere ciò che sarà<br />

funzionale allo spettacolo.<br />

Torgeir <strong>la</strong>vora in un'altra parte del teatro. A casa non parliamo mai del<br />

nostro <strong>la</strong>voro individuale. Ci piace l'idea di sorprenderci a vicenda.<br />

4 maggio 2009. Riprendiamo il <strong>la</strong>voro su XL. Ci viene comunicato che il titolo<br />

del nuovo spettacolo sarà La <strong>vita</strong> <strong>cronica</strong>. Un altro degli ossimori di Eugenio,<br />

penso quando lo sento per <strong>la</strong> prima volta. Non evoca in me alcuna risonanza.<br />

Forse è semplicemente ispirato al<strong>la</strong> sorte di sua madre nonuagenaria,<br />

inchiodata ad un letto, senza memoria, senza neanche il piacere di riconoscere<br />

suo figlio.<br />

Abbiamo avuto più di un anno per creare i nostri personaggi: i personaggi di<br />

uno spettacolo di cui non conosciamo <strong>la</strong> storia, il contesto, il testo. Aiutati dalle<br />

registrazioni video di Pierangelo, ripetiamo l'ultima scena e poi tutto il<br />

montaggio. Il secondo giorno, nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> blu, ci accoglie <strong>la</strong> nuova scenografia: un<br />

pavimento di assi di pino interca<strong>la</strong>te da fessure luminose. Con una bottiglia di<br />

vodka po<strong>la</strong>cca, Eugenio <strong>la</strong> battezza "Zattera del<strong>la</strong> Medusa" e dice che in questo<br />

spettacolo non vuole proiettori. Vuole solo candele, bastoni luminosi, torce<br />

ecologiche. Non dobbiamo pensare troppo tecnologicamente. Niente disegni luci<br />

di Jesper Kongshaug. L'illuminazione deve essere fantasiosa e povera. Eugenio ci<br />

comunica che <strong>la</strong> danza, come <strong>la</strong> musica, è uno dei temi centrali dello spettacolo,<br />

che si ripresenterà costantemente, come una forma di basso continuo. Un altro<br />

elemento centrale sarà <strong>la</strong> zoppia. Dobbiamo esercitarci ad essere zoppi. Questa<br />

picco<strong>la</strong> limitazione ci aiuterà a vincere i nostri cliché, e ci darà nuove possibilità<br />

ritmiche, dice Eugenio.<br />

Ogni giorno ci alterniamo a mostrare il risultato del<strong>la</strong> ricerca sui nostri<br />

personaggi, i nostri materiali, i tappeti sonori. Quando arriva il mio turno,

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