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dispensa Lab. Didattica disabilita sensoriali

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mondo che gli appare sotto un nuovo aspetto fatto di suoni, contatti, odori e sapori che egli deve

organizzare in strutture spaziali che vanno riprogettate e ricostruite con nuovi materiali e riferimenti

esperienziali diversi dalle consuete informazioni visive. Il buon esito di tale processo di

cambiamento è legato alla capacità dell’individuo di integrare passato e presente,

salvaguardando l’unità della sua persona pur accettando e promuovendo l’inevitabile cambiamento.

Una cattiva soluzione dell’elaborazione del lutto porterà, invece, a una mancata integrazione del sé

vedente con quello non vedente e a creare una situazione di perenne conflitto interiore caratterizzata

da atteggiamenti di rimpianto per un’identità perduta e idealizzata e di pietà, autocommiserazione

e rifiuto per quella attuale spesso svalutata poichè non vissuta come fonte di nuove e valide

possibilità esistenziali. La dimensione della possibilità progettuale è attribuita solo al passato e ciò

da luogo a una progressiva sfiducia nel futuro e a una diminuita attitudine ad elaborare piani e

progetti.

All’accettazione cognitiva ed emotiva della cecità contribuisce grandemente l’atteggiamento della

famiglia e delle persone a cui la persona è affezionata e che costituiscono, per lui, un riferimento e

una guida. Essa deve infatti avvenire anche da parte di queste ultime e solo questa doppia

accettazione, che coinvolge il soggetto e gli altri intorno a lui, renderà più facile ed agevole il

superamento della depressione e dei conseguenti atteggiamenti di autosvalutazione e di ritiro

sociale. A volte il rifiuto della propria condizione di minorazione può portare a sviluppare

sentimenti di disistima e di scarsa autoefficacia dovuti al complesso di inferiorità, sovente

malcelati dietro una facciata di integrazione, attivismo, dinamismo e operatività sociale e lavorativa.

Il complesso di inferiorità comporta, inoltre, la tendenza a sperimentare la realtà come scarsamente

controllabile dall’individuo: la persona con minorazione visiva, rispetto ai normodotati, tende ad

avere un locus of control prevalentemente esterno ovvero si sente incapace di determinare

attivamente e autonomamente il propri futuro. In pratica i disabili visivi tendono, in misura

maggiore rispetto alla popolazione normale, a percepirsi come poco in grado di portare a termine i

propri obiettivi di vita e di realizzare i propri progetti. Nei casi più gravi il senso di sfiducia in sé è

talmente radicato che anche i successi che la persona ottiene vengono attribuiti alle condizioni

favorevoli esterne, a eventi accidentali e fortuiti, alla fortuna, all’aiuto degli altri e così via.

È frequente, nello studio di molte affezioni organiche, la domanda circa la possibilità di un’origine

psicologica o, quantomeno, di un’incidenza significativa dei fattori psicologici nella determinazione

di quelli organici o somatici. Alcun risultato è stato riscontrato nel campo delle minorazioni visive.

Nessun risultato è stato riscontrato anche nella correlazione tra eventi psicosociali stressanti e

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