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NELLE VALLI BOLOGNESI N°56

Il numero dell'inverno 2023 della rivista dedicata a storia, natura e cultura locale edita da Emil Banca

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Lazzarone<br />

Burattini a Bologna<br />

Fagiolino ricalca il modello degli antichi Zanni della Commedia<br />

dell’Arte rappresentando il monello scaltro e audace dei<br />

bassifondi, sempre affamato, protettore dei deboli e bastonatore<br />

inesorabile di potenti e di prepotenti. Pronto a vivere ogni<br />

avventura con saggezza popolare e buonumore. Durante l’azione<br />

occupa sempre lo spazio destro della scena che simboleggia la<br />

parte terrena e maschile.<br />

L’amico inseparabile di Fagiolino è Sganapino, con il quale forma<br />

una coppia comica ideale. Creato dal burattinaio Augusto Galli<br />

nel 1877, sebbene sia il più recente fra i tre burattini cittadini più<br />

noti, è il personaggio che più si è mutato nel corso del tempo in<br />

ogni suo aspetto. Si difende con la scopa per battere e spazzare<br />

via importuni avversari. Dotato di un misto di ingenuità e tardiva<br />

furbizia, lo avvolge sovente un alone di mistero dovuto ad una<br />

emotività lunare e lunatica, non a caso occupa sempre la parte<br />

sinistra della scena, femminile ed esoterica.<br />

Un modo alternativo per decodificare i vari personaggi,<br />

maschere e burattini, è quello di analizzare l’etimologia dei<br />

vari nomi poiché già in questi è celato molto dei loro caratteri<br />

e di ciò che rappresentano. Il termine dialettale lażarån è usato<br />

per indicare i monelli. Il nome Balanzone può derivare dal<br />

termine bolognese ‘bâla’, cioè ‘bugia’, o balanza, ‘bilancia’, in<br />

riferimento al simbolo della giustizia. Fagiolino si fa chiamare<br />

confidenzialmente anche Faṡôl (Fagiolo) o Faṡulàtt (Fagioletto),<br />

termine collegato al legume molto spesso presente sulla mensa dei<br />

poveri di un tempo. E infine Sganapino, in dialetto Ṡganapén, può<br />

derivare dalla storpiatura del termine dialettale ‘canâpia’ (naso<br />

prominente) in riferimento al lungo naso che si ritrova, oppure<br />

dall’antico ṡganapèr (divorare voracemente).<br />

Ci siamo addentrati nei caratteri e nelle origini dei principali<br />

burattini… Tutti uomini, ma nel prossimo numero recupereremo<br />

parlando ampiamente del ruolo femminile del mondo<br />

burattinesco. Per scoprire i burattini che ho costruito, potete<br />

consultare la mia bottega online burattinidiriccardo.it, il nuovo<br />

e-commerce per avere la tradizione bolognese a portata di click.<br />

Vi raccomando anche di visitare il sito di burattiniabologna.<br />

it poiché proprio per il periodo di Carnevale ci sono tantissime<br />

sorprese e non potete mancare al grande evento ‘GRASSISSIMO<br />

E DIVERTENTISSIMO’ che stiamo preparando per voi!<br />

Scrivetemi a burattinidiriccardo@gmail.com<br />

CREVALCORE - I burattini di Leo Preti nel più piccolo museo del mondo<br />

Da qualche mese è stato riaperto a Crevalcore “il più piccolo museo del mondo”,<br />

dedicato alla figura di Leo Preti, un burattinaio di origine modenese, per decenni<br />

residente a Crevalcore, componente di una “prestigiosa” dinastia, quella dei<br />

Preti, fondatrice della cosiddetta “scuola” modenese delle teste di legno (con<br />

Sandrone, Sgorghiguelo e la Pulonia, la cosiddetta “Famiglia Pavironica”), fondata<br />

dal bisnonno Giulio (1804-1882). Leo Preti (1903-1969), figlio di Riccardo (1856-<br />

1926), si esibì con successo in varie località tra modenese, bolognese, ferrarese,<br />

reggiano e mantovano. In anni a noi più recenti, alla ricerca di un nuovo pubblico,<br />

allestì spettacoli anche in Appennino e sulla riviera romagnola. I suoi spazi scenici<br />

erano i teatri, le sale pubbliche e private, le piazze, gli oratori, le feste paesane e<br />

politiche. I suoi repertori, tipici della famiglia Preti, si basavano non sui copioni<br />

ma sui canovacci, che rimandano alla memoria la Commedia dell’Arte. La sua<br />

produzione (a volte rappresentata in più puntate e anticipatrice, in un certo senso,<br />

delle moderne telenovelas) era soprattutto riservata agli adulti e traeva ispirazione<br />

dai romanzi popolari (i cosiddetti feuilletons), nonché da temi melodrammatici,<br />

agiografici, briganteschi e risorgimentali, anche con la presenza di Sandrone, che<br />

aveva la funzione di allentare le tensioni emotive in certe fasi delle commedie.<br />

Memorabili furono anche le sue farse, che spesso coinvolgevano la Famiglia<br />

Pavironica al completo.<br />

Ricordo alcuni titoli dei suoi repertori: Il Fornaretto di Venezia, Il conte di<br />

Montecristo, Guerino detto il Meschino, I baroni di Smolo, Il conte assassino,<br />

Giuseppe Musolino, Garibaldi a Palermo, Santa Lucia, Sansone, Gli amori di<br />

Sgorghiguelo, I due Sandroni.<br />

Lo splendido patrimonio artistico conservato nel museo è costituito da diverse<br />

decine di burattini, da canovacci, fondali (dipinti da validi artisti e scenografi, come<br />

Otello Giovanoli), teatrini, fondali, oggetti di scena, registri, canovacci e copioni.<br />

Gian Paolo Borghi<br />

Museo Leo Preti: la Famiglia<br />

Pavironica di Leo Preti<br />

(foto di Fabio Lambertini)<br />

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