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NELLE VALLI BOLOGNESI N°56

Il numero dell'inverno 2023 della rivista dedicata a storia, natura e cultura locale edita da Emil Banca

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TRACCE DI STORIA<br />

Di epoca romana, era probabilmente collocato nella<br />

vicina “Ecclesia Sancti Joannis Baptiste de Castro<br />

Planorio”, risalente a prima dell’anno Mille. Lo studiò<br />

anche Luigi Fantini che lo scoprì per caso nel podere<br />

Ronco Biancano: i contadini lo utilizzavano per<br />

raccogliere l’acqua piovana ed abbeverare il bestiame<br />

Un antico sarcofago<br />

romano in giardino<br />

Testi di Gianluigi Pagani<br />

“Siamo stati chiamati a Pianoro Vecchio<br />

per un intervento d’urgenza su un favo<br />

di vespe. Dopo averlo eliminato, ho visto<br />

nel giardino un sarcofago antico e da lì,<br />

la mia passione sfrenata per la storia, mi<br />

ha portato ad indagare su cosa fosse”.<br />

Queste le parole di Maurizio Cerdini,<br />

vigile del fuoco del Distaccamento<br />

di Pianoro, che ha ritrovato e ci ha<br />

segnalato l’antico sarcofago, già scoperto<br />

diversi decenni orsono da Luigi Fantini,<br />

archivista, speleologo ed archeologo<br />

italiano, autodidatta, che ha operato nella<br />

zona dell’Appennino Bolognese all’inizio<br />

del Novecento.<br />

Il sarcofago è conservato nel giardino<br />

di una casa di Pianoro e la sua storia è<br />

molto antica. Secondo la ricostruzione<br />

dello stesso Fantini, il sarcofago era<br />

originariamente nel podere Ronco<br />

Biancano, sempre a Pianoro. In realtà<br />

è solo il coperchio di un sarcofago<br />

antico, all’inizio voltato con la parte<br />

concava in alto. Il manufatto è di “…<br />

marmo biancastro, con inclusi rari e<br />

tenui straterelli di tenacissina arenaria ed<br />

Il pozzo del castello di Pianoro<br />

elementi quarzosi”, scrive il Fantini. La<br />

sua testata era appoggiata al muro della<br />

casa, come si vede in un’antica foto<br />

pubblicata sul libro di Fantini “Antichi<br />

edifici della montagna bolognese”. I<br />

contadini lo usavano per raccogliere<br />

l’acqua dal tetto, attraverso il tubo di un<br />

pluviale che, durante la pioggia, scaricava<br />

il liquido nel vuoto del coperchio. Lo<br />

stesso serviva anche quale abbeveratoio<br />

per le bestie, e, nella testata opposta,<br />

era stato praticato un buco (ancora oggi<br />

esistente) per l’uscita dell’acqua.<br />

Il coperchio del sarcofago è lungo circa<br />

2,29 metri, largo poco meno di 1 metro<br />

e alto 60 centimetri. Secondo gli studi<br />

del Fantini, essendo stato costruito da<br />

un blocco di pietra di provenienza non<br />

locale, lo stesso poteva essere di origine<br />

romana. Infatti solo gli scultori dell’Urbe,<br />

per i loro monumenti, usavano pietre<br />

di enorme peso, importate da località<br />

distanti anche centinaia di chilometri. Lo<br />

speleologo bolognese aveva infatti notato<br />

che nelle zone dell’appennino bolognese<br />

tale pietra non era usuale, in quanto<br />

esistevano solo giacimenti di arenaria e<br />

gesso, nonché piccoli affioramenti di altri<br />

materiali, ma non sicuramente la pietra<br />

marmorea del sarcofago.<br />

Inoltre, la casa colonica che ospitava<br />

il coperchio si trovava nelle vicinanze<br />

dell’antico castello medievale di Pianoro,<br />

il cosiddetto “Castrum Planorii”. Si può<br />

pensare che lo stesso sarcofago fosse<br />

posizionato nella chiesa di San Giovanni<br />

Battista e contenesse la salma di qualche<br />

signore dell’epoca. Come era usuale in<br />

quel periodo la chiesa di San Giovanni<br />

Battista era il luogo religioso posizionato<br />

accanto all’antico castello di Pianoro.<br />

Molte chiese della Valle del Savena sono<br />

dedicate a San Giovanni Battista, uno dei<br />

Torre dei Lupari<br />

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