NELLE VALLI BOLOGNESI N°56
Il numero dell'inverno 2023 della rivista dedicata a storia, natura e cultura locale edita da Emil Banca
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PERSONAGGI<br />
Sfruttava la forza del Canale delle Moline, a fine Ottocento<br />
occupava oltre 600 operai, in maggioranza donne. E<br />
molte lavoravano in “smart working”. La fama di questa<br />
fabbrica fu talmente grande che nel 1857 papa Pio IX<br />
volle recarsi a visitare lo stabilimento per rendersi conto<br />
personalmente di quel fiore all’occhiello dello Stato.<br />
Ma dopo che l’Aposa fu immesso nel “Canale di Reno”….<br />
Filippo Manservisi e il suo lanificio<br />
Testi di Dino Chiarini<br />
Nel ricercare una documentazione riguardante<br />
un episodio della “Seconda Guerra<br />
d’Indipendenza”, m’imbattei in una notizia,<br />
relativa all’anno 1853, in cui si accennava alla<br />
costruzione di due stabili a Bologna, uno in<br />
via Capo di Lucca e uno in via Berlina (oggi<br />
via del Pallone) divisi dal corso del Canale<br />
delle Moline; essi erano uniti da dei ponti che<br />
permettevano il collegamento tra un edificio e<br />
l’altro, al fine di ospitare una grande fabbrica<br />
di filati, il lanificio “Filippo Manservisi e C.”.<br />
Il titolare era un industriale proveniente dalle<br />
campagne bolognesi, il quale assieme ad altri<br />
ventotto associati aveva fondato una “Società<br />
in accomandita” atta alla fabbricazione di filati<br />
e tessuti - di lana e mezza lana - che avrebbe<br />
poi iniziato l’attività nei primi mesi del 1854.<br />
Tutte le biografie su Filippo Manservisi,<br />
attestano che egli nacque a Malalbergo il 28<br />
gennaio 1806; per confermare l’attendibilità di<br />
questo dato, consultai il registro parrocchiale<br />
dei “Battesimi degli anni 1802-1810” e qui<br />
scoprii una cosa molto singolare: sul registro,<br />
infatti, alla data del 29 gennaio 1806 fu<br />
battezzato un certo Francesco Manservigi,<br />
nato il giorno precedente, figlio di Stefano<br />
Manservigi e Maria Righetti. In quell’anno<br />
furono battezzati altri due Manservigi di sesso<br />
maschile, ma nessuno col nome di Filippo.<br />
Infatti i battezzati furono questi: Marco, il 27<br />
marzo e Gaetano, il 18 dicembre. E così la mia<br />
curiosità crebbe ancora.<br />
Già altre volte mi era capitato di vedere che,<br />
nella trascrizione di un cognome da un luogo<br />
all’altro, esso subisse una parziale mutazione.<br />
Ad esempio, questo fu il caso dell’omonimo<br />
Alessandro Manservisi, proprietario di un<br />
negozio di abbigliamento e di scarpe, sito<br />
a Bologna in Via Ugo Bassi. Alessandro,<br />
anch’esso nato a Malalbergo nel 1851, emigrò<br />
a Bologna nel 1858 e qui il cognome fu<br />
cambiato (non si sa il perché) da Manservigi<br />
a Manservisi. Egli poi divenne costruttore<br />
e proprietario del “castello” edificato a<br />
Castelluccio di Porretta Terme, sicuramente<br />
uno dei più belli e caratteristici dell’Appennino<br />
bolognese. Alla sua morte lasciò tutti i beni a<br />
questa comunità montana la quale, attraverso<br />
una delibera del Consiglio comunale fatta<br />
alcuni anni dopo, gli intitolò la via principale<br />
della piccola frazione di Castelluccio.<br />
Ma torniamo al “nostro” Filippo; faccio una<br />
piccola supposizione, cioè che il nome<br />
“Francesco” fosse stato scelto, al momento<br />
del battesimo, dai padrini o dai parenti: ma<br />
i genitori, a cui quel nome di battesimo non<br />
era mai piaciuto, iniziarono a chiamarlo con<br />
un altro nome, presumo proprio Filippo (e la<br />
cosa era usuale a quei tempi). Una volta giunti<br />
a Bologna, preferirono iscriverlo all’anagrafe<br />
felsinea con quel nome, ritenendolo più adatto<br />
al loro ragazzo. Questa ipotesi è forse un po’<br />
fantasiosa, ma chissà che un giorno qualcuno<br />
non possa dare, attraverso documenti, una<br />
spiegazione più verosimile.<br />
Il lanificio<br />
Raggiunta la maggiore età, Filippo Manservisi<br />
si dedicò all’attività commerciale diventando,<br />
anno dopo anno, uno degli industriali più<br />
importanti della città; era un imprenditore<br />
“self made man” (come si direbbe oggi,<br />
per darsi un tono attraverso parole inglesi):<br />
detto all’italiana, si era fatto da sé e con<br />
molta tenacia aveva trovato denaro e soci<br />
per fondare nel 1853 una società di filati e<br />
tessuti, oltre ad edificare appunto i due stabili<br />
succitati, che furono inaugurati a fine anno<br />
e che ospitarono il lanificio, chiamato per<br />
l’appunto “Lanificio Filippo Manservisi e C.”.<br />
Fatto sta che in pochi anni la fabbrica diventò<br />
una delle maggiori produttrici di lana di tutto<br />
lo “Stato Pontificio”. Oltre che produrre capi<br />
di lana, Manservisi aprì pure un negozio per<br />
la vendita dei suoi tessuti (oggi, che siamo tutti<br />
inglesi, dovremmo dire che era stato aperto un<br />
“Wool point”, invece diciamo più volgarmente<br />
che aprì un “Punto vendita della lana”) sito<br />
nella stessa Bologna in via Cavaliera (l’odierna<br />
via Guglielmo Oberdan) al civico 1164.<br />
In breve tempo il lanificio crebbe<br />
notevolmente, fino ad occupare un numero<br />
elevato di lavoratori; nella fase di maggior<br />
successo si contarono tra i 500 e i 600 operai:<br />
inoltre la metà del personale era costituito<br />
da donne, molte delle quali lavoravano a<br />
domicilio. Per far fronte alle richieste della<br />
sua pregiata merce, ingaggiò alcuni tecnici<br />
belgi, esperti del settore, come ad esempio il<br />
capo filatore Jean Sauvage e il capo raffinatore<br />
Jean Longle, che con la loro esperienza<br />
migliorarono notevolmente la linea produttiva.<br />
Nello stabilimento furono attivati macchinari<br />
all’avanguardia, importati dalla Francia, dalla<br />
Germania e dal Belgio; la fabbrica era dotata<br />
di duemilatrecento fusi, mossi da due motori<br />
idraulici con ruote a pale inclinate, e da due<br />
motori a vapore (uno dei quali costruito dalle<br />
Officine e Fonderia in Bologna) tutti con una<br />
potenza di 30 cavalli, sfruttando l’acqua del<br />
canale. Ecco che queste motrici, dopo l’Unità<br />
d’Italia, permisero alla fabbrica di diventare<br />
una tra le prime potenze industriali italiane.<br />
Dal 24 al 28 ottobre 1856 si tenne a Bologna,<br />
nella sede dell’Università, l’Esposizione dei<br />
prodotti Agricola Manifatturiera e Industriale<br />
divisa in quattro sezioni: Industria agricola,<br />
Industria manifatturiera, Industria delle<br />
macchine e strumenti ed infine Industria<br />
sussidiaria alle arti e alle scienze. Nella sezione<br />
manifatturiera esposero diverse fabbriche<br />
tessili tra cui la “Filippo Manservisi e C.”.<br />
La fama di questa fabbrica fu talmente grande<br />
che nel 1857 papa Pio IX, durante la visita alle<br />
Quattro Legazioni della Romagna, una volta<br />
giunto a Bologna volle recarsi a visitare lo<br />
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