PiùMe Magazine Giugno 2023

GOOD
MIND!
di GIULIA BIAGIONI
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IMMAGINE CORPOREA E
DISMORFISMO
Quanti si sentono soddisfatti del proprio corpo?
POLISACCARIDI X2
La percezione del bello è culturalmente
mediata, definiamo “bello” ciò che attrae
il nostro sguardo regalandoci sensazioni
piacevoli. La percezione del piacere estetico
ha come mediatore lo “stato d’animo” che
influenza i processi di giudizio.
L’immagine corporea è la rappresentazione
soggettiva e consapevole del proprio
corpo, anche la nostra identità personale
dipende dalla relazione che abbiamo con
il nostro corpo e da come immaginiamo
gli altri possano vederlo. Lo sviluppo
dell’immagine corporea è influenzato da
quattro fattori principali: storia di vita, figure
di attaccamento, media e social media e
background socioculturale. I cambiamenti
legati allo sviluppo sessuale in adolescenza
solitamente polarizzano l’attenzione sul
corpo favorendo l’insorgenza di difficoltà
e disturbi. Molti studi hanno dimostrato
un’associazione tra bassa soddisfazione
per il proprio corpo e una serie di altre
implicazioni negative per la salute come:
depressione, bassa autostima, ansia, uso
di tabacco e altre sostanze. Inoltre come è
noto l’insoddisfazione per il proprio corpo
è uno dai maggiori fattori di rischio per
l’insorgenza di disturbi dell’alimentazione.
Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo, è
caratterizzato dalla preoccupazione per
uno o più difetti percepiti nell’aspetto del
proprio corpo e dalla messa in atto di
comportamenti protettivi. È un disturbo
che tende ad avere un decorso cronico ed
a manifestarsi insieme ad altri disturbi,
come per esempio il disturbo depressivo.
Secondo alcune ricerche la depressione
è presente nel 55-83% di individui che
soffrono di dismorfismo.
Nelle concettualizzazioni del Disturbo
da Dismorfismo Corporeo, il ruolo della
vergogna risulta centrale sia nello sviluppo
che nel mantenimento del disturbo. Alcuni
studiosi hanno proposto che sia le vergogna
a guidare i comportamenti problematici,
come il controllo e il camuffamento estetico,
il confronto di sé con gli altri e l’evitamento
sociale.
Approcci terapeutici come la terapia
dell’accettazione e dell’impegno (Acceptance
and Commitment Therapy – ACT) e la
terapia focalizzata sulla compassione
(Compassione Focused Therapy – CFT)
hanno mostrato il potenziale per ridurre la
vergogna e i problemi associati in una serie
di condizioni cliniche.
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