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PROGETTI<br />
Nel 2024 saranno trascorsi cento anni dalla sua morte<br />
di Alessandra Agosti<br />
Non dovrebbe servire un<br />
anniversario per ricordare la<br />
straordinaria figura di Eleonora<br />
Duse, un’attrice che come<br />
poche altre ha contribuito a<br />
cambiare il teatro italiano e<br />
non solo, portando sulle scene<br />
un nuovo modo di recitare<br />
e aprendo il palcoscenico ad<br />
autori innovativi e sperimentali<br />
per la sua epoca, a cavalllo tra<br />
la fine dell’Ottocento e i primi<br />
decenni del Novecento.<br />
Non dovrebbe servire, ma<br />
segnaliamo comunque che nel<br />
2024 saranno trascorsi cento<br />
anni dalla morte di questa<br />
icona dell’arte che si fonde con<br />
la vita, vinta dalla polmonite<br />
in una camera d’albergo a<br />
Pittsburgh, il 21 aprile 1924.<br />
Un’occasione speciale per<br />
ripercorrerne l’eredità artistica<br />
e la vita travagliata, ma anche<br />
per allargare lo sguardo sul<br />
ruolo della donna nel teatro e<br />
nell’arte in generale, nelle sue<br />
molteplici connotazioni - per<br />
riprendere in qualche modo il<br />
concetto espresso da Virginia<br />
Woolf in Una stanza tutta per sé<br />
- di personaggio, musa, autrice,<br />
interprete e spettatrice.<br />
Eleonora Duse<br />
la donna, l’attrice<br />
Eleonora Duse nacque a<br />
Vigevano, in provincia di Pavia,<br />
il 3 ottobre 1858 da Vincenzo<br />
“Alessandro” Duse (1820-<br />
1892) e Angelica Cappelletto<br />
(1833-1906), artisti viaggianti<br />
di scarsa fortuna. I suoi primi<br />
anni furono diffcili, segnati<br />
dai continui spostamenti e da<br />
un’educazione frammentaria.<br />
Aveva appena quattro anni<br />
quando salì sul palcoscenico<br />
per la prima volta, nel ruolo<br />
di Cosetta ne I Miserabili di<br />
Victor Hugo, come si legge in<br />
un manifesto del marzo 1863.<br />
Dieci anni più tardi fu Giulietta<br />
all’Arena di Verona, parte<br />
nella quale iniziò a mostrare<br />
il suo talento e il suo sguardo<br />
destinato ad andare oltre il<br />
teatro impostato e rigido di<br />
quell’epoca.<br />
Iniziò a lavorare con diverse<br />
compagnie, sia insieme al padre<br />
che da sola. Tra gli incontri<br />
più rilevanti di quel periodo vi<br />
fu quello con Giacinta Pezzana<br />
(1848-1919), attrice fuori dagli<br />
schemi, innovativa nello studio<br />
dei personaggi e coraggiosa<br />
nelle scelte, che certamente<br />
ebbe una notevole influenza<br />
su di lei e sulla sua visione del<br />
teatro e che la spinse a dedi-<br />
carsi al genere drammatico.<br />
Iniziarono i primi successi, che<br />
la portarono sotto i riflettori<br />
ma che la spinsero anche nel<br />
vortice di una vita pubblica<br />
e privata ricca tanto di luci<br />
quanto di ombre: alcune particolarmente<br />
profonde, come<br />
la relazione con il direttore del<br />
Corriere del mattino (che diventerà<br />
Il Mattino), il napoletano<br />
Martino Cafiero (1848-1884),<br />
che la abbandonò quando<br />
Eleonora rimase incinta di un<br />
figlio, morto poche settimane<br />
dopo il parto. Conobbe però,<br />
in quegli stessi anni, Matilde<br />
Serao (1856-1927), giornalista<br />
e scrittrice che le sarà sempre<br />
amica e che per lei, alla sua<br />
morte, scriverà una celebre<br />
lettera aperta agli italiani:<br />
una denuncia della scarsa<br />
considerazione che il Paese<br />
aveva riservato all’artista, non<br />
avendone compreso appieno<br />
la straordinaria altezza.<br />
Nel febbraio del 1882, a<br />
Torino, la Duse aveva 24 anni<br />
quando vide per la prima volta<br />
sul palcoscenico Sarah Bernhardt,<br />
allora trentaseienne, ne<br />
La dama dalle camelie, rimanendone<br />
profondamente colpita.<br />
Si faceva largo in lei, intanto, la<br />
volontà di dare una scossa a un<br />
teatro che non sentiva vicino<br />
alla realtà e alla sua sensibilità,<br />
sia nella recitazione (era ancora<br />
in voga la classica impostazione<br />
del “grande attore”) sia<br />
nella drammaturgia.<br />
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