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alla perfezione la figura di un<br />
antieroe vinto dai difetti di<br />
cui è riccamente costituito, e<br />
raccontando un sistema Paese<br />
evidentemente intramontabile,<br />
in cui l’interesse privato va<br />
oltre ogni ordine morale ed<br />
etico.<br />
E qui, trattando di teatro, va<br />
messo un punto. Nel corso di<br />
una carriera durata oltre 60<br />
anni, Sordi non ha dimostrato,<br />
a differenza dei colleghi Vittorio<br />
Gassman e Nino Manfredi,<br />
per disinteresse o per motivi ai<br />
noi sconosciuti, l’ambizione di<br />
affermarsi nell’arte teatrale. Il<br />
set cinematografico, così come<br />
quello televisivo (nelle sue rare<br />
ma leggendarie apparizioni<br />
in programmi di varietà), gli<br />
furono suffcienti.<br />
Il cinema, anche da regista<br />
Preferì concentrare i suoi sforzi<br />
nell’attività attoriale per la settima<br />
arte, e nella regia di film<br />
ancor oggi trasmessi con successo<br />
di audience. Sì perché,<br />
in pellicole storiche quali Fumo<br />
di Londra, Amore mio aiutami e<br />
Finché c’è guerra c’è speranza,<br />
egli è protagonista davanti e<br />
dietro la macchina da presa, offrendo<br />
uno stile funzionale alla<br />
narrazione anche se non privo<br />
di piccole sbavature tecniche.<br />
Non esistendo testimonianze<br />
filmate della sua gavetta<br />
teatrale, le prove tangibili della<br />
capacità improvvisativa di Sordi<br />
davanti a un pubblico vanno<br />
ricercate nelle ospitate televisive.<br />
Per tempi comici, uso parco<br />
ma sostanziale della mimica<br />
facciale e arguzia dell’umorismo,<br />
egli si conferma mattatore<br />
irresistibile, ancor più<br />
coinvolgente di un Gassman<br />
poiché, di fondo, egli lascia<br />
trasparire una certa insofferenza<br />
alle lusinghe del pubblico,<br />
una volontà di tagliar corto per<br />
tornare il prima possibile alla<br />
tranquillità della propria vita<br />
borghese.<br />
Uno sguardo sulla borghesia<br />
Quella borghesia raccontata<br />
con una profondità sbalorditiva<br />
in storie come Un borghese<br />
piccolo piccolo o Il tassinaro,<br />
ritratti di gente comune che,<br />
alle avventure da romanzo,<br />
preferiscono il percorso della<br />
laurea che schiuderà le porte al<br />
mondo del lavoro, il cantico del<br />
posto fisso in uffcio, la stabilità<br />
della relazione monogama,<br />
l’atteggiamento pacioso di chi<br />
si accontenta di quel che ha.<br />
E sono forse questi motivi a<br />
suscitare in alcuni le accuse di<br />
superficialità, il sospetto di un<br />
tanfo d’antan che certo non<br />
può coinvolgere le generazioni<br />
16<br />
Qui accanto, una scena de L’avaro.<br />
Sotto, Un borghese piccolo piccolo.<br />
A seguire, due immagini iconiche della<br />
filmografia di Sordi: la scena<br />
dei maccheroni tratta da Un americano a<br />
Roma del 1954 e il celebre...<br />
saluto ai lavoratori<br />
da I vitelloni del 1953<br />
del mondo globalizzato, chiamate<br />
a pretendere un futuro<br />
di gusti forti e in continua<br />
mutazione.<br />
Uno stile irresistibile<br />
Eppure. Eppure c’è in Sordi la<br />
garanzia di uno stile irresistibile<br />
che, qual che sia il soggetto,<br />
se ne appropria rendendolo<br />
parte di quello spirito un poco<br />
anarcoide e sopra le righe. La<br />
sua voce baritonale sapeva<br />
carezzare senza diventare mai<br />
svenevole, mantenendo la promessa<br />
di una risata grazie a un<br />
tic, un inciampo, una scelta inusitata<br />
che ne faceva strumento<br />
malleabile eppure riconoscibile<br />
al primo respiro. Oltre all’attività<br />
di doppiatore negli anni<br />
di formazione, infatti, egli ha<br />
rilasciato nei decenni successivi<br />
alcune sporadiche ma notevoli<br />
testimonianze discografiche<br />
della propria vena compositiva<br />
in veste di paroliere, con titoli<br />
poi inseriti nelle sue pellicole<br />
quali You never told me o Amore<br />
amore amore amore, piccoli<br />
gioielli di musica leggera impreziositi<br />
dagli arrangiamenti<br />
del maestro Piero Piccioni.<br />
Sordi fu dunque una voce, una<br />
mimica, uno sguardo che raccontò<br />
la Storia d’Italia a modo<br />
proprio; una visione mai accondiscendente<br />
ma pur distante<br />
da aspirazioni innovative o rivoluzionarie,<br />
un borghese grande<br />
grande che, negli ultimi anni<br />
della propria vita, comprese di<br />
non riconoscersi più in un Paese<br />
che, inseguendo il miraggio<br />
della globalizzazione, aveva<br />
rinunciato alla sua identità in<br />
nome di quella multiculturalità<br />
che prometteva un futuro<br />
migliore per le generazioni<br />
future. Si spense così, amareggiato<br />
in un mondo che gli era<br />
ormai estraneo, e lasciando ai<br />
posteri l’impossibile compito di<br />
scovare il suo erede artistico.