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fitainforma_estate_2023

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alla perfezione la figura di un<br />

antieroe vinto dai difetti di<br />

cui è riccamente costituito, e<br />

raccontando un sistema Paese<br />

evidentemente intramontabile,<br />

in cui l’interesse privato va<br />

oltre ogni ordine morale ed<br />

etico.<br />

E qui, trattando di teatro, va<br />

messo un punto. Nel corso di<br />

una carriera durata oltre 60<br />

anni, Sordi non ha dimostrato,<br />

a differenza dei colleghi Vittorio<br />

Gassman e Nino Manfredi,<br />

per disinteresse o per motivi ai<br />

noi sconosciuti, l’ambizione di<br />

affermarsi nell’arte teatrale. Il<br />

set cinematografico, così come<br />

quello televisivo (nelle sue rare<br />

ma leggendarie apparizioni<br />

in programmi di varietà), gli<br />

furono suffcienti.<br />

Il cinema, anche da regista<br />

Preferì concentrare i suoi sforzi<br />

nell’attività attoriale per la settima<br />

arte, e nella regia di film<br />

ancor oggi trasmessi con successo<br />

di audience. Sì perché,<br />

in pellicole storiche quali Fumo<br />

di Londra, Amore mio aiutami e<br />

Finché c’è guerra c’è speranza,<br />

egli è protagonista davanti e<br />

dietro la macchina da presa, offrendo<br />

uno stile funzionale alla<br />

narrazione anche se non privo<br />

di piccole sbavature tecniche.<br />

Non esistendo testimonianze<br />

filmate della sua gavetta<br />

teatrale, le prove tangibili della<br />

capacità improvvisativa di Sordi<br />

davanti a un pubblico vanno<br />

ricercate nelle ospitate televisive.<br />

Per tempi comici, uso parco<br />

ma sostanziale della mimica<br />

facciale e arguzia dell’umorismo,<br />

egli si conferma mattatore<br />

irresistibile, ancor più<br />

coinvolgente di un Gassman<br />

poiché, di fondo, egli lascia<br />

trasparire una certa insofferenza<br />

alle lusinghe del pubblico,<br />

una volontà di tagliar corto per<br />

tornare il prima possibile alla<br />

tranquillità della propria vita<br />

borghese.<br />

Uno sguardo sulla borghesia<br />

Quella borghesia raccontata<br />

con una profondità sbalorditiva<br />

in storie come Un borghese<br />

piccolo piccolo o Il tassinaro,<br />

ritratti di gente comune che,<br />

alle avventure da romanzo,<br />

preferiscono il percorso della<br />

laurea che schiuderà le porte al<br />

mondo del lavoro, il cantico del<br />

posto fisso in uffcio, la stabilità<br />

della relazione monogama,<br />

l’atteggiamento pacioso di chi<br />

si accontenta di quel che ha.<br />

E sono forse questi motivi a<br />

suscitare in alcuni le accuse di<br />

superficialità, il sospetto di un<br />

tanfo d’antan che certo non<br />

può coinvolgere le generazioni<br />

16<br />

Qui accanto, una scena de L’avaro.<br />

Sotto, Un borghese piccolo piccolo.<br />

A seguire, due immagini iconiche della<br />

filmografia di Sordi: la scena<br />

dei maccheroni tratta da Un americano a<br />

Roma del 1954 e il celebre...<br />

saluto ai lavoratori<br />

da I vitelloni del 1953<br />

del mondo globalizzato, chiamate<br />

a pretendere un futuro<br />

di gusti forti e in continua<br />

mutazione.<br />

Uno stile irresistibile<br />

Eppure. Eppure c’è in Sordi la<br />

garanzia di uno stile irresistibile<br />

che, qual che sia il soggetto,<br />

se ne appropria rendendolo<br />

parte di quello spirito un poco<br />

anarcoide e sopra le righe. La<br />

sua voce baritonale sapeva<br />

carezzare senza diventare mai<br />

svenevole, mantenendo la promessa<br />

di una risata grazie a un<br />

tic, un inciampo, una scelta inusitata<br />

che ne faceva strumento<br />

malleabile eppure riconoscibile<br />

al primo respiro. Oltre all’attività<br />

di doppiatore negli anni<br />

di formazione, infatti, egli ha<br />

rilasciato nei decenni successivi<br />

alcune sporadiche ma notevoli<br />

testimonianze discografiche<br />

della propria vena compositiva<br />

in veste di paroliere, con titoli<br />

poi inseriti nelle sue pellicole<br />

quali You never told me o Amore<br />

amore amore amore, piccoli<br />

gioielli di musica leggera impreziositi<br />

dagli arrangiamenti<br />

del maestro Piero Piccioni.<br />

Sordi fu dunque una voce, una<br />

mimica, uno sguardo che raccontò<br />

la Storia d’Italia a modo<br />

proprio; una visione mai accondiscendente<br />

ma pur distante<br />

da aspirazioni innovative o rivoluzionarie,<br />

un borghese grande<br />

grande che, negli ultimi anni<br />

della propria vita, comprese di<br />

non riconoscersi più in un Paese<br />

che, inseguendo il miraggio<br />

della globalizzazione, aveva<br />

rinunciato alla sua identità in<br />

nome di quella multiculturalità<br />

che prometteva un futuro<br />

migliore per le generazioni<br />

future. Si spense così, amareggiato<br />

in un mondo che gli era<br />

ormai estraneo, e lasciando ai<br />

posteri l’impossibile compito di<br />

scovare il suo erede artistico.

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