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ANNIVERSARI<br />
Alberto Sordi,vent’anni dopo<br />
ci racconta ancora chi siamo<br />
di Filippo Bordignon<br />
Tutto, in Sordi, lo conferma<br />
come un mistero irrisolto a<br />
cui il Bel Paese è, ancor oggi,<br />
legatissimo.<br />
A partire dal suo volto, quell’indescrivibile<br />
combinazione di<br />
lineamenti morbidi ma non<br />
rassicuranti, gli occhi piccoli<br />
eppure pronti a travolgere<br />
l’osservatore con uno sguardo<br />
raggelante; le labbra sottili<br />
che, al primo sorriso, tradiscono<br />
una smorfia di biasimo,<br />
forse uno sfottò di presunta<br />
arroganza.<br />
E poi la sua esistenza: il riserbo<br />
assoluto sulla vita sentimentale,<br />
il disinteresse nel costituire<br />
una famiglia, nel darsi una<br />
discendenza, un “no grazie”<br />
che restituì l’attore romano in<br />
un nido a lui ben noto, servito<br />
e riverito fino ai limiti della<br />
senilità dalle adorate sorelle<br />
Savina e Aurelia.<br />
Perfino le voci sulla sua presunta<br />
avarizia vengono puntualmente<br />
smentite da colleghi di<br />
lunga data, i quali assicurano<br />
che egli devolvesse in anonimato<br />
importanti somme a enti<br />
di beneficenza.<br />
Non ultima la rilevanza storica<br />
nel panorama attoriale<br />
italiano, dal suo esordio come<br />
doppiatore nel 1937 e fino<br />
all’ultima pellicola del 1998,<br />
con una schiera non indifferente<br />
di detrattori facente<br />
parte della critica specializzata,<br />
che lo accusavano di saper<br />
interpretare soltanto se stesso.<br />
Sordi: imprendibile, inclassificabile<br />
per uno snobismo da piani<br />
bassi, l’atteggiamento di colui<br />
che non aspira al podio ma<br />
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