Le altre stelle. La dimensione di genere dei - Provincia di Verona ...
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maschi e femmine vedono le cose in modo <strong>di</strong>verso, nell’approccio, nella<br />
scelta dell’argomento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> ricerca, però alla fine il<br />
modo <strong>di</strong> fare ricerca non dovrebbe avere sesso.” (DD)<br />
L’influenza delle relazioni familiari: in questo brano sono raccontate le<br />
<strong>di</strong>namiche familiari che hanno determinato la scelta universitaria<br />
dell’insegnante intervistata.<br />
“Ho fatto il liceo scientifico e poi ho fatto Agraria, una facoltà al tempo<br />
maschile, eravamo pochissime donne. Mi è piaciuta moltissimo. L’ho fatta<br />
a Padova, è stata una scelta <strong>di</strong> rabbia, più che <strong>di</strong> concetto, mia mamma<br />
mi aveva detto che non la potevo fare, perché era troppo maschile! Non<br />
ho osato Ingegneria, ho scelto qualcosa che mi pareva fosse più alla<br />
portata. Tornassi in<strong>di</strong>etro, farei <strong>altre</strong> scelte, farei Ingegneria o Chimica. Mi<br />
piace molto sia la matematica che la chimica, mentre biologia proprio<br />
no. Però mi è piaciuta (Agraria), perché era talmente varia, mi ha dato<br />
tanto, e la cosa più bella è che posso darlo ai miei studenti, perché non<br />
mi ha chiuso la testa solo su una materia: c’era parecchia matematica,<br />
chimica, economia. Il rapporto maschi/femmine quell’anno era <strong>di</strong> 5 a 1. I<br />
docenti erano misti al biennio mentre al triennio erano tutti maschi.<br />
<strong>La</strong> scelta universitaria per me è stata molto influenzata dagli stereotipi<br />
dell’epoca su maschi e femmine. Altre influenze non ce ne sono state,<br />
<strong>altre</strong> valutazioni non ne feci, è stata una scelta <strong>di</strong> rabbia. Anche perché<br />
ho un fratello più piccolo, stra-adorato, e c’è sempre stato un confronto<br />
sulle aspettative che i nostri genitori avevano verso <strong>di</strong> noi per cui io, in<br />
quanto donna, “dovevo fare questo…” mentre per lui c’era la massima<br />
libertà…” (DD)<br />
<strong>Le</strong> relazioni familiari: l’intervistato trova <strong>dei</strong> collegamenti molto chiari tra<br />
l’ambiente familiare, molto lontano da quello dell’insegnamento, e la<br />
propria scelta professionale.<br />
“I miei genitori avevano un bar, quin<strong>di</strong> sono cresciuto in mezzo alla gente,<br />
già all’università mi mancava non avere intorno 50 persone al giorno,<br />
come ero abituato…Adesso, quando entro in classe, penso che i ragazzi<br />
sono nelle “mie mani”, c’è un importante rapporto tra persone. Non è la<br />
stessa cosa del bar, ovvio… ma non sono isolato, non dormo <strong>di</strong> giorno per<br />
guardare il cielo <strong>di</strong> notte. L’insegnamento mi è sembrata la scelta<br />
migliore. Ho fatto anche la tesi da un punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>dattico. Non ho<br />
assolutamente nessun rimpianto.<br />
<strong>La</strong> mia famiglia mi ha lasciato libertà totale, mio padre si aspettava che<br />
continuassi il suo lavoro, il bar andava alla grande, ma non ha mai<br />
ostacolato le mie scelte” (DU)<br />
Processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento: in questo caso il proprio approccio allo stu<strong>di</strong>o<br />
viene proposto come modello per lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tutte le <strong>di</strong>scipline<br />
“<strong>La</strong> scienza è curiosità, lavoro, non accontentarsi, andare avanti, vedere<br />
come si evolvono le cose nel tempo, non fermarsi, lasciare sempre la<br />
porta aperta ai cambiamenti, avere sempre il dubbio. Però ho visto molti<br />
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