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Le altre stelle. La dimensione di genere dei - Provincia di Verona ...

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Un'altra tendenza, rilevata nell'ultimo decennio in <strong>di</strong>verse indagini locali e<br />

internazionali, riguarda la scelta <strong>dei</strong> percorsi formativi <strong>di</strong> studenti e<br />

studentesse, che ancora oggi riflette una persistente eterogeneità da un<br />

punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> <strong>genere</strong>: tra le facoltà scientifiche, mentre le ragazze si<br />

iscrivono più frequentemente a me<strong>di</strong>cina, biologia, ingegneria biome<strong>di</strong>ca<br />

e matematica ad in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong>dattico, i ragazzi si iscrivono maggiormente a<br />

fisica, informatica, ingegneria meccanica e matematica pura ed<br />

applicata.<br />

Ma le maggiori <strong>di</strong>fficoltà oggi per le donne nel mondo della scienza sono<br />

soprattutto nei contesti <strong>di</strong> ricerca privati, considerando la crescente<br />

importanza che oggi hanno le industrie private nella ricerca,<br />

nell'innovazione e nello sviluppo: il 56% <strong>di</strong> tutta la ricerca europea è<br />

portata avanti da aziende private, con un ruolo prevalente dunque<br />

rispetto a quello svolto dagli enti pubblici. Per questo motivo, dal punto <strong>di</strong><br />

vista della Commissione Europea, non si tratta solo <strong>di</strong> una complessiva e<br />

persistente <strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> <strong>genere</strong> nella scienza, ma anche <strong>di</strong> una per<strong>di</strong>ta<br />

significativa in termini <strong>di</strong> miglioramento della ricerca, da una parte, e <strong>di</strong><br />

competitività sul mercato, dall'altra 2 .<br />

Alla base <strong>di</strong> questo mutamento <strong>di</strong> attenzione e sensibilità nei confronti<br />

delle <strong>di</strong>verse tematiche e problematiche <strong>di</strong> <strong>genere</strong> e scienza, si possono<br />

però avanzare anche <strong>altre</strong> ipotesi non riconducibili al solo apporto<br />

dell'Unione Europea. Si può per esempio considerare che è la stessa<br />

“società – occidentale/globale - della conoscenza” in cui viviamo ad<br />

alimentare un generale e <strong>di</strong>ffuso interesse tecno-scientifico: è la nostra<br />

sensibilità contemporanea, <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni abitanti paesi sviluppati in cui il<br />

predominio della razionalità tecno-scientifica non ha pari nel nostro<br />

pianeta, a suggerirci il senso dell'urgenza <strong>di</strong> questioni che un tempo,<br />

almeno a livello <strong>di</strong> percezione <strong>di</strong>ffusa, non avevano ancora acquisito lo<br />

stesso carattere prioritario. Nella nostra contemporaneità, infatti, scienza e<br />

conoscenza, tecnica e tecnologia, sono visibilmente <strong>di</strong>ventati termini <strong>di</strong><br />

confronto sociale, culturale, politico e civile, elementi <strong>di</strong> interesse allargato<br />

ma subisce un calo progressivo ai livelli successivi <strong>di</strong> carriera così che le donne arrivano ad<br />

essere solo il 10% <strong>dei</strong> professori or<strong>di</strong>nari. Nelle università italiane, il titolo <strong>di</strong> dottore <strong>di</strong> ricerca nelle<br />

<strong>di</strong>scipline scientifiche è conseguito nel 50,9% <strong>dei</strong> casi da studentesse, ma a questo vantaggio <strong>di</strong><br />

merito non corrisponde un analogo vantaggio <strong>di</strong> carriera. <strong>Le</strong> donne costituiscono infatti solo il<br />

25,1% <strong>dei</strong> professori or<strong>di</strong>nari nelle Scienze biologiche, il 9,2% nelle Scienze me<strong>di</strong>che, il 13% nelle<br />

Scienze chimiche e solo il 6,2% delle Scienze fisiche (MIUR, 2005, 2006 e 2007; Govoni, op.cit,<br />

2006).<br />

2 Il <strong>di</strong>vario della presenza femminile tra contesti pubblici e privati <strong>di</strong> ricerca scientificotecnologica<br />

è un problema che da tempo è stato sollevato in sede <strong>di</strong> Unione Europea. Già il<br />

rapporto Etan del 2000 (Science Policies in the European Union: promoting excellence through<br />

mainstreaming gender equality) stimava un 3% <strong>di</strong> presenza femminile negli incarichi ad alto<br />

livello nei settori <strong>di</strong> ricerca industriale <strong>dei</strong> vari stati europei, ma questo dato era <strong>di</strong>fficilmente<br />

verificabile a causa della scarsa reperibilità <strong>di</strong> quadri statistici <strong>di</strong>sponibili nei <strong>di</strong>versi contesti<br />

nazionali. Una scarsità <strong>di</strong> fonti che la Commissione Europea ha cercato <strong>di</strong> contrastare a partire<br />

dal 2002, attraverso la costituzione del gruppo <strong>di</strong> esperte WIR (Women in Industrial Research<br />

Expert Group). Attraverso una serie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>, il gruppo WIR è stato in grado <strong>di</strong> offrire un quadro<br />

più completo: se in gran parte <strong>dei</strong> settori della ricerca scientifica e tecnologica le donne<br />

tendono ad essere meno rappresentate degli uomini, questo accade soprattutto nei contesti <strong>di</strong><br />

ricerca privati dove la loro presenza sfiora il 18% rispetto al 35% <strong>di</strong> presenza negli enti pubblici <strong>di</strong><br />

ricerca, come le Università, gli Istituti <strong>di</strong> ricerca, le Accademie.<br />

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