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DA VEDERE<br />

ARTA ntis.<strong>info</strong><br />

6<br />

di Emilia Valenza<br />

Collezione Würth<br />

Christo e<br />

Jeanne Claude<br />

Occultare per esaltare, nascondere alla vista per stimolare<br />

la ricerca di una nuova identità, per suscitare una diversa<br />

percezione della forma e della natura: per Christo e Jeanne<br />

Claude “l’impacchettamento” non è mai servito a sottolineare<br />

l’entità di un oggetto o di un luogo negandone<br />

la vista, ma ha avuto il senso di “un’azione” compiuta per<br />

rintracciare nuove coordinate architettoniche, per ragionare<br />

intorno ad una “rifunzionalizzazione” della natura, per<br />

attribuire alle cose un significato alternativo a quello comune<br />

o trovare l’intima forma inespressa. La mostra “Christo<br />

e Jeanne Claude - Opere della Collezione Würth” a cura<br />

di Sylvia Weber, Direttrice del Museo Würth di Künzelsau,<br />

inaugurata lo scorso 7 luglio a Palazzo dei Normanni e in<br />

corso fino al prossimo 8 gennaio 2012, accoglie uno spaccato<br />

esauriente delle opere realizzate dai due artisti in oltre<br />

mezzo secolo di attività. Della collezione, che annovera<br />

oltre 100 lavori dei due artisti, troviamo in mostra oggetti<br />

impacchettati, fotografie, progetti e superbi disegni, testimonianze<br />

di una ricerca svolta all’insegna dello studio,<br />

dell’analisi, dell’indagine accurata dei luoghi dove intervenire<br />

e dei materiali usati. Ancora una volta Il mecenate e<br />

collezionista Würth porta a Palermo la storia del linguaggio<br />

contemporaneo, consentendo al pubblico siciliano un appuntamento<br />

con un artista singolare, creatore di interventi<br />

in tutto il mondo di assoluta pregnanza visiva, concettuale<br />

e formale. L’assenza di Jeanne, morta nel 2009, si avverte<br />

perché Christo è da solo a parlare dell’intero lavoro; per il<br />

resto lei è presente in ogni affermazione, in ogni ricordo,<br />

nelle fotografie che testimoniano i rilevamenti, gli studi, la<br />

mappatura dei luoghi. L’artista bulgaro parla sempre al<br />

plurale e Jeanne si ridisegna come una protagonista irrinunciabile<br />

dell’intero percorso. Era il 27 giugno del 1962,<br />

quando Christo, senza alcun permesso ufficiale, ostruisce<br />

rue Visconti a Parigi con duecentoquattro bidoni di benzina,<br />

accatastati a formare un muro invalicabile, un interven-<br />

Pavimenti e scale impacchettati e finestre coperte,<br />

progetto per il Museum Würth, Germania 1994<br />

disegno in due parti: matita, carboncino, gessetto, carta da pacchi marrone,<br />

fotografie di Wolfgang Volz, dati tecnici e nastro adesivo<br />

Collezione Würth, Inv. 2231, © 2011 Christo<br />

nella pagina a fianco<br />

Parlamento tedesco impacchettato, progetto per Berlino 1993<br />

disegno in due parti: matita, carboncino, gessetto e dati tecnici<br />

Collezione Würth, Inv. 2231, © 2011 Christo<br />

to urbano provocatorio che riconduceva alla costruzione<br />

del muro di Berlino, avvenuta l’anno precedente e, all’interno<br />

della poetica del Nouveau Réalisme, si inquadrava<br />

nell’idea di un “nuovo umanesimo industriale”. Ma la chiusura<br />

della strada significava anche dare forma al vuoto,<br />

con lo stesso principio con cui Yves Klein, amico di Christo<br />

a Parigi, aveva ragionato intorno allo spazio vuoto alla galleria<br />

Le Clerc. Gli interventi della coppia si sono susseguiti<br />

in tutte le parti del mondo dando voce a quelle istanze<br />

artistiche di riprogettazione dello spazio utilizzando tanto il<br />

paesaggio quanto le architetture, sempre con l’obiettivo<br />

di determinare la visione di una nuova realtà. Grandi opere<br />

sono rimaste nella memoria dei luoghi: del 1969 è “Wrapped<br />

Coast”, l’impacchettamento della Little Bay di Sidney;<br />

del 1972 è “Valley Curtain”, un telone arancione di 72.000<br />

metri quadrati in una valle del Colorado; “Running Fence”<br />

fu montata nel 1976 in California: un interminabile nastro<br />

bianco che, come notò lo stesso Christo, aveva dato forma<br />

al vento. E ancora: “Surrounded Islands” del 1982 in Flo-<br />

rida, ”The Umbrellas” - 1991 - in Giappone e Stati Uniti, “The<br />

Gates” 1992 - 2005 a New York, “Wrapped Pont Neuf” 1985,<br />

“Wrapped Reichstag” 1971-1995. Due mastodontici progetti<br />

sono in fase di realizzazione: “Il mastaba” un’enorme<br />

piramide tagliata, realizzata con barili di olio, per gli Emirati<br />

Arabi e “Over the river”, un lunghissimo telone, stesso lungo<br />

una fetta del fiume Arkansas in Colorado. Le colossali<br />

opere di Christo hanno sempre comportato un intervento<br />

finanziario colossale (l’artista sottolinea come le sue opere<br />

sono auto sorrette dal punto di vista economico, con la<br />

vendita dei progetti, dei disegni, dei modelli in scala) e faldoni<br />

di carte relative ai permessi per operare sui luoghi, non<br />

omettendo le difficoltà e gli ostacoli che spesso sono giunti<br />

da parte delle amministrazioni coinvolte nelle azioni. Due<br />

aspetti che rendono ancora più complesso il ragionamento<br />

intorno all’arte ambientale, alla sua funzione e alla sua<br />

fruizione. I progetti esposti nella mostra, composti da una<br />

pianta topografica, fotografie aeree e disegno del risultato<br />

finale dell’intervento, descrivono esattamente le modalità<br />

ideative e progettuali dei lavori. Ogni opera è il frutto di un<br />

contatto intimo con la natura del luogo, secondo un’idea<br />

dell’arte che diventa anch’essa sistema ecologico, dove<br />

la fisionomia dello spazio da un lato e la reazione dell’uomo,<br />

inteso in chiave antropologica, diventano le chiavi di<br />

accesso alla creazione artistica.<br />

fino all’8 gennaio 2012<br />

Palazzo dei Normanni<br />

Piazza Indipendenza - 90129 Palermo<br />

ARTA ntis.<strong>info</strong><br />

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