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ARTA ntis.<strong>info</strong><br />

14<br />

certe idee per piegare così il racconto, senza che appaia<br />

forzato il discorso “a tesi”. A onore di Perretta va proprio<br />

questo, scrive perché ne ha bisogno e perché ha qualcosa<br />

da dire. All’opposto degli altri critici che hai indicato<br />

- caro Di Mauro - lui, che ci parli di medialità, o degli<br />

occhi della dissidenza a/spettacolare, o della lingua del<br />

virtuale, o di qualsiasi altra sciocchezza, non scende mai<br />

dalla tribuna dell’intellettuale dis/organico. Perretta parla<br />

sempre a qualcuno, da pari a pari. Le prime pagine<br />

dei saggi mediali sono scritti come lettera a curatori della<br />

sua/tua stessa genesi. Le pagine di Medialismo ci prendono<br />

per mano e ci impongono il loro tema, la vita quotidiana<br />

degli artisti di una generazione, sans domicile fixe.<br />

Barboni e immigrati dell’arte e del sistema che non solo<br />

vivono un loro mondo, ma hanno una loro visione del nostro<br />

mondo. Perretta ci sbatte in faccia questo suo punto<br />

di vista. Si discute molto e spesso della medialità e tutti,<br />

ormai, sanno che «chi trova un artista trova un tesoro».<br />

Ma come fare a custodire questo tesoro? Come alimentare,<br />

giorno dopo giorno, questo rapporto? Uno dei mezzi<br />

fondamentali per riuscire a preservare questo splendido<br />

“fiore” potrebbe essere la scrittura, visto che la curatela<br />

è pronta a consumarli. Scrivere è, infatti, un modo per relazionarsi<br />

all’artista ma, prima di tutto, per conoscere se<br />

stessi. È un modo per mettere nero su bianco la propria<br />

vita, perché la parole diventino “portatrici sane” dei nostri<br />

sdegni neo-moderni e illuministi. Ogni teoria artistica,<br />

ogni poetica, dura nel tempo ed è quella carta scritta,<br />

apparentemente semplice, che parla di noi e dice veramente<br />

chi siamo. Perché dentro c’è la disapprovazione e<br />

le sensazioni più varie, perché scrivere spinge a dar voce<br />

ai sommessi impulsi dell’animo illuministico che tenta di<br />

sconfiggere questo piattume post-moderno. Perretta potrebbe<br />

dire: «Sine medialità nihil criticità», perché anche<br />

la vita dell’attuale sistema diventerebbe monotona, priva<br />

di quegli argomenti essenziali, che solo la scrittura valutativa<br />

ci permette di trovare. Avremmo bisogno di parole<br />

che riescano a scaldare critica, ontologia e politica,<br />

parole che siano dolci o severe, ma eternamente “vere”<br />

e che soprattutto non denuncino il presupposto di ignorare<br />

la nostra generazione per poi nei fatti emarginarla e<br />

considerarla alla stregua del niente. Se ci si lamenta del<br />

pericolo del Salon des Refusès, allora si trovi il coraggio di<br />

dire cosa è veramente stato il medialismo e che prospettiva<br />

ha veramente aperto nell’arte italiana e internazionale.<br />

Una saggio critico sull’arte italiana, caro Di Mauro,<br />

andrebbe scritto solo se quello che viene messo nero su<br />

bianco è vero almeno per le successive quattro settimane<br />

del tuo rapporto col sistema. Altrimenti diventa una prova<br />

schiacciante contro di te e una fonte di ricatto. E’ indubbio<br />

il fascino delle frasi fissate sulla carta, della busta che<br />

si schiude pian piano e della sorpresa di chi legge. Con<br />

un saggio vero sull’Altra Storia potresti scegliere il colore<br />

del foglio e delle tue idee, mettere a nudo la tua calligrafica<br />

criticità (più che curatorialità) e magari completare<br />

l’opera con due gocce di profumo radicale e rivoluzionario.<br />

Questo una mail non te lo permetterà mai. Ma il vero<br />

motivo, per cui una missiva radicale quanto un saggio in<br />

carta è da preferire, è la perdita della maledetta immediatezza<br />

e l’esercizio del pensiero su ciò che viene detto.<br />

Perché, parliamoci chiaro, con cataloghi e-mail a costo<br />

zero si rischia di scrivere all’altro dell’Altra Storia delle veloci,<br />

assurde, irreversibili scemenze.<br />

Gli artisti di Un’Altra Storia: Gianantonio Abate, Salvatore<br />

Anelli, Francesca Arri, Cornelia Badelita, Angelo Barile,<br />

Enzo Bersezio, Ennio Bertrand, Corrado Bonomi, Domenico<br />

Borrelli, Walter Bortolossi, Paolo Brenzini, Alessandro Bulgini,<br />

Carmine Calvanese, Cinzia Ceccarelli, Daniele Contavalli,<br />

Francesco Correggia, Giorgio Cutini, Ferruccio D’Angelo,<br />

Aldo Damioli, Domenico David, Nebojsa Despotovic,<br />

Matilde Domestico, Attilio Esposito, Roberta Fanti, Raffaello<br />

Ferrazzi, Francesca Ferreri, Octavio Floreal, Silvia Fubini,<br />

Enzo Gagliardino, Luciano Gaglio, Michelangelo Galliani,<br />

Theo Gallino, Francesca Maranetto Gay, Tea Giobbio, Carlo<br />

Gloria, Paolo Grassino, Gaetano Grillo, Ale Guzzetti, Enrico<br />

Iuliano, Ernesto Jannini, Gabriele Lamberti, Marco Lavagetto,<br />

Paolo Leonardo, Paolo Maggi, Bruno Mangiaterra,<br />

Stefano Martino, Jill Mathis, Antonella Mazzoni, Iler Melioli,<br />

Mercurio, Paolo Minioni, Vinicio Momoli, Roberto Morone,<br />

Giordano Montorsi, Sandra Moss, Amira Munteanu, Pietro<br />

Mussini, Barbara Nahmad, Gianluca Nibbi, Leonardo Pivi,<br />

Plumcake, Pierluigi Pusole, Francesca Renolfi, Paola Risoli,<br />

Alessandro Rivoir, Gianluca Rosso, Alessandro Russo, Gianluca<br />

Russo, Bruno Sacchetto, Gianfranco Sergio, Francesco<br />

Sena, Massimo Spada, Vania Elettra Tam, Valerio Tedeschi,<br />

Silvano Tessarollo, Nello Teodori, Adrian Tranquilli, Vittorio<br />

Valente, Walter Vallini, Federico Vescovo, Mario Vespasiani,<br />

Bruno Zanichelli, Roberto Zizzo, Natale Zoppis.<br />

Silvano Tessarollo<br />

Preferisco guardare il cielo, 2002<br />

installazione, scultura in cera<br />

courtesy La Giarina Arte Contemporanea, Verona<br />

Vinicio Momoli<br />

Frasi di primavera, 2009<br />

gomma, cm 103x163<br />

Locandine di alcune mostre curate dalla Galleria negli ultimi anni<br />

Arrivata quasi al suo decimo anno di attività, la Galleria<br />

Caffè Guerbois appare ormai come un punto di riferimento<br />

per la variegata e qualitativa offerta artistica che il suo<br />

fondatore e direttore, Alessandro Ammirata, programma<br />

con piglio battagliero. Supportato da curatori di primo piano,<br />

nel corso degli anni, la Galleria ha ampliato le proprie<br />

vedute verso panorami nazionali e internazionali senza<br />

mai abbandonare la specificità territoriale, la ricerca e<br />

la sperimentazione. Di particolare rilevanza le mostre allestite<br />

per Ugo Nespolo (2003, a cura di Francesco Gallo),<br />

Arman (2005, con testi in catalogo di Demetrio Paparoni e<br />

Marcello Palminteri) e, ancora, quelle più recenti (a cura<br />

di Marcello Palminteri) dedicate a Cesare Berlingeri, Marco<br />

Lodola, Enrico Manera. L’alternarsi della promozione di<br />

giovani artisti ai grandi maestri ha visto svilupparsi progetti<br />

interessanti e stimolanti che indagano la realtà contestuale<br />

siciliana come Da Capaci a Palermo, Desolazione e Speranza,<br />

dei fotografi Eduardo Di Miceli e Benedetto Tarantino.<br />

La mostra, omaggio a Giovanni Falcone, é stata una<br />

riflessione visiva raffinata e originale che prendeva spunto<br />

dai luoghi della strage per mostrarne il lato oscuro e quello<br />

estetico. Meraviglie e contraddizioni della terra siciliana<br />

che si esplicitavano anche nelle opere dei maggiori artisti<br />

isolani dal Novecento ad oggi, nella mostra Sicilia. Figura e<br />

paesaggio nella pittura siciliana, con nomi come Alfonso<br />

Amorelli, Totò Bonanno, Salvatore Fiume, Renato Guttuso,<br />

Piero Guccione, Gianbecchina, Gigi Martorelli, Vincenzo<br />

Nucci, Tino Signorini, Saverio Terruso e molti altri artisti. Così è<br />

venuto nel tempo a delinearsi il lavoro della Galleria Caffè<br />

Guerbois che offre una prospettiva allargata sulle ricerche<br />

figurative, spaziando tra astrazione e figurazione, segnalando<br />

ora le novità linguistiche, ora gli influssi, che offre la<br />

cultura artistica. Le collettive dedicate al Novecento (2009,<br />

Novecento2000) sembrano infatti quasi voler mappare un<br />

percorso in cui si intrecciano stili e tecniche differenti con le<br />

presenze di artisti come Carla Accardi, Agostino Bonalumi,<br />

Hermann Nitsch, Andy Wharol, Hans Hartung, nomi di cui la<br />

galleria dispone con opere in permanenza. Tra le opere in<br />

La Galleria<br />

Guerbois<br />

Caffè<br />

dall’alto e da sinistra<br />

Le sale espositive della galleria<br />

Mostra di Marco Lodola 2010<br />

Inaugurazione della mostra di Cesare Berlingeri 2011<br />

Palermo<br />

di Graziella Melania Geraci<br />

permanenza dei più giovani, si segnalano: Nicola Busacca,<br />

Giuseppe Cuccio, Maria Giovanna Peri, Fabio Marabello.<br />

La diffusione della cultura prosegue per la Galleria con le<br />

mostre di alcuni dei maggiori protagonisti della pittura contemporanea:<br />

Achille Perilli, l’astrattista geometrico, e, per il<br />

decennale dell’attività nel 2012, Mimmo Rotella.<br />

Galleria Caffè Guerbois<br />

Via Valdemone, 35 ABC - 90143 Palermo<br />

Tel. 091305004 Cell. 3394204529<br />

galleria.caffeguerbois@gmail.com<br />

www.galleriacaffeguerbois.com<br />

ARTA ntis.<strong>info</strong> GALLERIE<br />

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