20.01.2013 Views

Untitled - Atm

Untitled - Atm

Untitled - Atm

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

La piantagione degli schiavi del te ISABELLA BUGGIA<br />

Ho fatto un viaggio, seguendo sussurri e sospiri così struggenti da farmi alzare nel cuore della notte per vedere<br />

la sorgente del �ume di quelle voci che attraversano questa terra arida.<br />

Ho visto madri deporre parole di vento nelle culle dei �gli, per non destarli dalla pace del sonno, ho visto schiave<br />

pregare per quei �gli persi nella corsa della vita. Figli a�dati alle virtù di un’altra epoca, �gli perduti e ritrovati<br />

ogni sera, con parole di vento. Ho visto le piantagioni degli schiavi del tempo, piegati da frustate invisibili che<br />

lasciano segni più di uno scudiscio.<br />

Ho intrapreso un viaggio con un vecchio lacero e sporco, senza occhi e senza più parole. Ho stretto la sua mano<br />

nodosa e l’ho seguito come una domanda insegue una risposta.<br />

Mi sono coperta con il suo mantello che era nebbia e fumo.<br />

Ho guardato con i suoi occhi senza luce. Lui era il mio tempo.<br />

Ho visto donne, sedute su sedie di legno, ricucire di notte gli strappi del giorno per rallentare la luce del sole<br />

e poter amare, con pochi gesti, uomini stanchi in attesa di un nuovo domani. Ho visto il loro dondolio lento<br />

mimare un’antica danza d’amore che ora è solo una carezza strappata alla fatica e alla stanchezza.<br />

Ho danzato in un cerchio senza inizio e senza �ne, ho ballato �no a perdere il con�ne. Ero bambina con tanti<br />

sogni, era donna con le mie speranze, ero vecchia con la mia verità.<br />

Ero io con la mia lente, un lato concavo, l’altro convesso. Ti ho visto toccarmi e allontanarti senza mai metterti a<br />

fuoco. Schiavi del tempo, non ti ho mai incontrato ma ho urlato il tuo nome in ogni luogo, cercandoti sull’orlo di<br />

ogni vaso dove era racchiuso il tuo profumo.<br />

Quando scende la notte, cala uno strano silenzio nella piantagione degli schiavi del tempo.<br />

S’intrecciano tele sottili e s’intona una dolce cantilena, un sortilegio per riunire anime lontane.<br />

Ragno che pende, il �lo si tende, s’intreccia la tela ed ecco una rete. Ho navigato lungo ragnatele virtuali e quel<br />

viaggio mi ha portato molto lontano, nel buio. Pensieri sottili come �li si congiungono, anime in volo, cuori in<br />

ascolto.<br />

Ho immaginato il tuo volto, plasmato le tue forme come creta tra le mie mani. Ho accettato le ali di cera che hai<br />

costruito per raggiungerti. E come fuoco del nuovo giorno, tu le hai sciolte ed io ho terminato il mio viaggio.<br />

Ora sono di nuovo acqua ma l’acqua ha una memoria e tu l’hai condannata. Vedrò il tuo ri�esso così vicino da<br />

poterti toccare ma mai potrò averti. Il mio viaggio di Icaro �nisce quando mi trovo incatenata nuovamente alla<br />

terra perché nulla può contro il tempo.<br />

Il mattino s’infrange come tempesta che interrompe una quiete troppo breve e il rumore è assordante. Scatole<br />

parlanti vomitano parole false che siamo abituati ad ascoltare e accettare come ordini, per riprendere posto nei<br />

ranghi acquisiti, per non cedere spazio a posizioni raggiunte che ci rendono ancora più schiavi.<br />

Urliamo parole di vetro ai �gli non ancora svegli, per imporgli un dovere che non costruirà il loro domani. Non<br />

sono parole di libertà, le nostre. Accartocciamo poi quelle parole di vetro per tornare ai buoni consigli, ai sorrisi,<br />

alla speranza, ignorando i tagli sulle mani, le catene ai piedi, che rendono il nostro viaggio di�orme dalle scelte<br />

che avevamo compiuto, lontani dalle mete che volevamo raggiungere.<br />

Che cosa sto cercando?<br />

Lo spazio calmo, il locale del teatro della vita, dove chi non può muoversi attende i soccorsi. Sentirò i suoni di<br />

un ballo. Piedi di bimbi scuoteranno la terra, balleranno la loro rabbia, crolleranno i castelli di sabbia che hanno<br />

ingannato i nostri occhi. Sentirò aria fresca sul mio viso, non più questo fumo che m’impedisce di respirare.<br />

Uscirò alla luce delle cellule fotoelettriche, gli idranti disegneranno un impossibile arcobaleno iridato.<br />

Tra i resti fumanti della piantagione degli schiavi del tempo abbraccerò i bambini che ci hanno liberato, bambini<br />

che ora sono uomini, ognuno con il loro sogno, ognuno con il loro viaggio da iniziare.<br />

Nel caos bellissimo e delirante che la libertà porta con sé, cercherò te, amica mia, che mi hai reso immune dalla<br />

follia e mi hai regalato, giorno dopo giorno, un sorriso per chi mi voleva triste.<br />

Cercherò te, amore mio, l’uomo che ho accarezzato nel silenzio di ogni notte, conscia del peso della catena che<br />

da sempre ci lega e nulla può contro il tempo.<br />

I Racconti<br />

13

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!