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Untitled - Atm

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One more memory (ancora, un ricordo) MARCO MORTARINO<br />

Un minuto, due, tre: e ancora mi �ssa, senza rispondere.<br />

Quando da piccolo mi domandava cosa stessi facendo, mentre il pomeriggio stavo alla scrivania per<br />

imparare le tabelline, in quegli occhi io vedevo altro: a�etto ed un velo di tristezza.<br />

La vita dura �n dall’infanzia, con le di�coltà di un tempo che non concedeva nulla a chi non fosse in grado<br />

di strapparselo con i denti, e che creava vuoti simulacri dove stava la miseria: da questo lei se l’era cavata da<br />

sola, unica matura di una famiglia senza punti fermi.<br />

Lavoro, lavoro e poi ancora mettercela tutta per non lasciarsi andare, per i propri cari: era questa la cantilena<br />

che riempiva le sue giornate. Ogni nota uguale all’altra, una routine vuota ma che ti dava il pane.<br />

Se una vita si può giudicare dal suo ritmo, dalla scansione lenta dei giorni che si assommano lungo il<br />

percorso, allora posso dire che la sua esistenza sia stata del tutto priva di poesia: una prosa incessante di<br />

fatiche, piuttosto, come molti altri del suo tempo.<br />

Eppure non perse mai la voglia, lo slancio in quel che faceva: provare a sé ed agli altri che il risultato era a<br />

portata di mano, determinata prima per necessità e poi per carattere.<br />

Oggi è qui, davanti a me: la stessa decisione che l'ha accompagnata negli anni è ancora nei suoi gesti, lenti<br />

ma fermi.<br />

Cosa rimane ad esprimere una vita intera, in quella persona?<br />

Oltre ai movimenti e a quegli occhi non può trasparire alcun pensiero, in una barriera invisibile che la parola<br />

non può violare.<br />

Se avessi creduto che il mestiere del verbo fosse il solo a signi�care qualcosa, allora non sarei qui con lei.<br />

Di tutti i momenti più intensi, stringerle la mano è quello che più di ogni altro mi dona pace, come se<br />

ripristinassi un equilibrio antico ed interrotto tra i poli di una storia spezzata.<br />

Il tempo rubato a questa malattia è un tempo sospeso: chi cerca di strapparla da quello stato sa che non<br />

potrà durare a lungo, ma pure che rischia a sua volta uno straniamento dall'esterno.<br />

Perché la partecipazione è condivisione, il ri�esso più nobile della carità: ed io non posso fare altro che<br />

sostenere quegli attimi insieme a lei, illudendomi di aiutarla, �nché il mondo ce lo permette.<br />

Oggi ed ora sono solo due scuse: la verità (se si può de�nire tale la constatazione di un dato di fatto cui tutti<br />

si oppongono: forse sarebbe meglio dire tensione, sforzo) e che non esiste lancette in grado di segnare<br />

questa lunga parentesi di oblio in cui lei giace, dimentica se stessa.<br />

Eppure, ancora credo di poter dire della sua esistenza, come quelli che la conoscono, perché è il ricordo<br />

di cui gli altri sono depositari a plasmare quella persona, a donare una forma, una veste a quella spoglia<br />

sembianza che è rimasta di lei.<br />

Muore davvero chi viene dimenticato, si dice: è allora la testimonianza l’unica ancora della vita, e con essa<br />

il desiderio di ciascuno di volerla trasmettere. Ma chi è impedito nel farlo ha comunque diritto alla propria<br />

identità: la perdita della memoria non può spersonalizzare, violare a tal punto un individuo.<br />

Qualcosa dovrà pur esserci, a metà tra il cuore e la pancia, a signi�care quello che non si può perdere,<br />

l'umanità più intima.<br />

La cenere di quei capelli dovrà pur dimostrare qualcosa: le energie spese, gli ostacoli superati, il coraggio di<br />

esserci ancora.<br />

Un bilancio sincero non include mai solo il soggetto interessato: il compagno di una vita, le �glie e tutti i<br />

cari sono parte di questo a�resco, non una semplice cornice.<br />

Di quanto loro abbiano fatto per ricambiare ciò che lei aveva costruito e preparato, non rimangono che dei<br />

volti in attesa, stretti intorno a lei per colmare il vuoto che sembra imprigionarla.<br />

Ancora, mi aspetto che qualcosa si muova: e intanto la pazienza si è smontata in sconforto tutto intorno,<br />

creando tinte più grigie di quelle che già connotano questa tela di abbandono.<br />

Eppure, nei suoi occhi verdi vedo il ri�esso di qualcosa che emerge, lontano ma profondo in lei.<br />

So di volerle bene.<br />

Ciao, nonna.<br />

I Racconti<br />

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