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Untitled - Atm

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Quarto classi�cato<br />

La finestra dei ricordi ARIANNA ROGGERO<br />

Sono le sette, la sveglia suona, un’altra giornata si apre davanti ai miei occhi, ma io non ho la forza di<br />

alzarmi. Mi siedo sul letto, stringo tra le mani una foto sbiadita e piango.<br />

Ricordo quel passato che ora non c’è più, quel tempo che è stato inevitabilmente sostituito dal presente.<br />

Il presente: una realtà che per me prospetta solo tristezza.<br />

Mi alzo, apro le persiane ed è guardando fuori, attraverso la �nestra, che balzo indietro nel tempo e rivedo<br />

quella casa, quel balcone che erano stati anche miei. Mi illudo che tutto possa tornare come prima, che<br />

il mio risveglio sia l’ultimo atto di un incubo, ma attorno a me c’è solo il vuoto e un senso sempre più<br />

opprimente di desolazione. Sono quasi tre anni che ho lasciato i miei bambini, mio marito, la mia casa,<br />

che ho abbandonato quella vita che forse non volevo più vivere, quell’esistenza fatta di piccole cose, forse<br />

anche banali, in cui non ero riuscita a scorgere la mia completezza.<br />

Tutto cominciò quando mi innamorai di un altro uomo. Tutte le volte che lo incontravo si risvegliava<br />

dentro di me quel sentimento che ormai non provavo più da molto tempo: la passione. Tutte le volte che<br />

incrociavo i suoi occhi iniziavo a viaggiare verso nuovi orizzonti, lontano dalla monotonia del quotidiano.<br />

Tutte le volte che sentivo la sua voce un fremito percorreva le mie vene facendo nascere in me un nuovo<br />

germoglio di gioia. Iniziammo a vederci, ad incontrarci di nascosto alimentando quel gusto del proibito<br />

che ci faceva sentire diversi da come eravamo sempre stati.<br />

Non mi sentivo in colpa, mi sentivo rinata. Un giorno mi disse di partire con lui. Forse perché credevo<br />

veramente nel lieto �ne, non fu per me di�cile accettare. Iniziai ad immaginare per me un futuro nuovo.<br />

Sognai il “mio viaggio”, cullata da quel senso di eccitazione che dà il sentirsi liberi da convenzioni e<br />

stereotipi. Pensavo così di poter vivere come avevo sempre sognato, felice e libera di esserlo. Ma non ci<br />

volle molto a farmi cambiare opinione.<br />

Dopo qualche mese mi ritrovai da sola a fare i conti con me stessa e con la mia scelta. Mi mancava tutto<br />

di quel mondo che avevo lasciato. Quella fuga dalle mie cose, dai miei a�etti pesava terribilmente sulla<br />

mia coscienza. Tutto mi crollò addosso, il destino mi aveva riservato un boccone amaro da ingoiare, ma<br />

lo meritavo. Smarrimento e disperazione riempirono per mesi le mie giornate, nulla aveva più senso.<br />

Più di una volta meditai di tornare in paese per provare ad assaporare ancora quel profumo di famiglia<br />

che ormai non sentivo più da anni, ma non ne ebbi mai il coraggio. Ora sono qui, davanti a questa �nestra<br />

a sognare la mia vita passata, a frugare nella memoria per far ria�orare i ricordi ormai irrimediabilmente<br />

lontani, a desiderare un viaggio di ritorno.<br />

Quell’amore che mi ha fatto fuggire non esiste più.<br />

Mi aggrappo alla nostalgia, al rimpianto per non precipitare nel buio, per non farmi inghiottire dal dolore.<br />

Quel dovere che prima non riuscivo ad apprezzare ora è proprio quello che mi manca: essere madre.<br />

I Racconti Dei Giovani Premiati<br />

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