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L'inquietante gemello Lineamenti di storia del doppiaggio in Italia

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conservava una certa sud<strong>di</strong>tanza nei confronti <strong>del</strong>la letteratura e <strong>del</strong> teatro e i<br />

personaggi tendevano perciò a parlare come libri stampati.<br />

Ad esempio nel film La Montagna, un rude montanaro (<strong>in</strong>terpretato da Spencer<br />

Tracy) si esprime <strong>in</strong> un italiano forbito e impeccabile: nella scena culm<strong>in</strong>ante,<br />

quando il fratello sta per trasc<strong>in</strong>arlo con sè <strong>in</strong> un burrone, Spencer gli or<strong>di</strong>na <strong>in</strong><br />

forbito italiano “reci<strong>di</strong> la fune”. O per fare altri esempi, tra i mille possibili, tratti<br />

dal film Scandalo al sole, <strong>in</strong> un parlato <strong>di</strong> tipo colloquiale, fra parenti, spiccano<br />

espressioni come “amare ed essere amati è l’unica giustificazione <strong>del</strong>l’esistenza”;<br />

“come osi m<strong>in</strong>acciarmi!”; “non sottovalutare l’importanza <strong>di</strong> una buona<br />

educazione”; “si fa vanto <strong>del</strong>la sua <strong>in</strong>ettitu<strong>di</strong>ne”. Di qui l’impressione<br />

<strong>del</strong>l’<strong>in</strong>adeguatezza comunicativa <strong>di</strong> tanta parte <strong>del</strong> parlato <strong>del</strong> <strong>doppiaggio</strong>. Frasi <strong>di</strong><br />

quel tipo sarebbero accettabili <strong>in</strong> situazione <strong>di</strong> comunicazione più formale, non<br />

certo fra madre e figlia.<br />

Come ve<strong>di</strong>amo, i film <strong>di</strong> questo periodo sono caratterizzati da una l<strong>in</strong>gua molto<br />

formale, sul mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la l<strong>in</strong>gua letteraria. Si tratta <strong>del</strong>la maggior parte dei film<br />

italiani f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e degli anni c<strong>in</strong>quanta e <strong>di</strong> tutti i film stranieri doppiati<br />

<strong>del</strong>l’epoca (f<strong>in</strong>o almeno agli anni Settanta, salvo rarissime eccezioni). I film <strong>di</strong><br />

questo filone (appartenenti ai generi più <strong>di</strong>sparati: dal mitologico al comico, dal<br />

sentimentale al musicale) mostrano una reverenza quasi assoluta alle norme<br />

fonetiche e morfos<strong>in</strong>tattiche <strong>del</strong>l’italiano, una me<strong>di</strong>erà lessicale che evita per lo più<br />

l’uso dei <strong>di</strong>alettalismi, dei forestierismi e dei tecnicismi, un completo azzeramento<br />

<strong>del</strong>le variabili <strong>di</strong>astratica (elim<strong>in</strong>azione <strong>del</strong>le varietà più basse) e <strong>di</strong> afasica<br />

(tendenza a un monol<strong>in</strong>guismo <strong>di</strong> carattere aulico).<br />

Ne è un chiaro esempio Nata ieri (Born Yesterday 1951). La caratteristica più<br />

evidente <strong>di</strong> Nata ieri, tipica comme<strong>di</strong>a americana (non esente da ambizioni socio-<br />

politiche) è l’assoluto azzeramento <strong>del</strong>la variabilità: <strong>in</strong> tutto il film non è possibile<br />

riconoscere un’<strong>in</strong>flessione al <strong>di</strong> fuori <strong>del</strong>le norme <strong>del</strong> DOP, un term<strong>in</strong>e <strong>di</strong>alettale,<br />

un costrutto s<strong>in</strong>tattico, un modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, una forma verbale o una parola poco<br />

consoni a uno stile sorvegliato (fanno eccezione 4 errori <strong>di</strong> pronuncia, ben<br />

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