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Numero 117 - Anno XX, Marzo/Aprile 2012 - Club Plein Air BdS

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Il gruppo dei nostri soci vi<br />

ha potuto accedere a piccoli gruppi<br />

usufruendo del modernissimo ascensore<br />

su rotaia che copre l’irta<br />

salita in una manciata di minuti,<br />

permettendo di ritrovarsi senza fatica<br />

alle pendici di questa sorta di<br />

nido di aquile di pura roccia che si<br />

innalza su uno strapiombo vertiginoso<br />

tra mare e cielo. Prima di esplorare<br />

degnamente questo ennesimo<br />

gioiello della nostra terra i<br />

presenti si sono dedicati al pranzo<br />

pasquale, allestito in un paio di sale<br />

racchiuse tra vetro e acciaio e circondate<br />

dai ruderi del maniero, con<br />

un effetto decisamente inusuale.<br />

Qui le cavallette <strong>BdS</strong>, trasformate<br />

per l’occasione in piranha,<br />

hanno affilato denti e mandibole<br />

per divorare l’ottimo pranzo che<br />

veniva loro presentato, a base di<br />

carpaccio di carne, bresaola, funghi<br />

e rucola, tortino di lasagnette al pistacchio,<br />

maccheroni freschi ai funghi,<br />

salsiccia, maiale, crocchette e<br />

insalata, il tutto innaffiato da un ottimo<br />

vino rosso e coronato da un<br />

sublime semifreddo alle mandorle e<br />

cioccolato fondente che ha lasciato i<br />

presenti letteralmente estasiati.<br />

In queste eccellenti condizioni<br />

di spirito (e di carne), si è dato<br />

quindi il via all’esplorazione del<br />

castello, grazie alla sapiente visita<br />

guidata effettuata dall’architetto<br />

Daniele Raneri che ha diretto i lavori<br />

del suo recente restauro. Lo scenografico<br />

sito ha una storia ultramillenaria,<br />

dato che fu occupato fin<br />

dati tempi della colonizzazione greca<br />

con funzione di montagna sacra<br />

grazie alla costruzione di alcuni<br />

templi, mantenendo questa funzio-<br />

ne fino all’epoca dell’impero romano.<br />

In seguito venne trasformato in<br />

una roccaforte dai bizantini, che ne<br />

fecero una fortezza inespugnabile<br />

con tanto di cortina muraria, torri,<br />

cisterne, cappella e tutto quanto ne<br />

rendeva possibile l’autonomia anche<br />

in caso di assedio, tanto da essere<br />

stato uno dei castelli che maggiormente<br />

resistette ai successivi<br />

dominatori arabi. In seguito arrivarono<br />

i normanni e gli aragonesi, ma<br />

le battaglie e gli intrighi continuarono<br />

a perpetuarsi tra le sue mura<br />

fino al rovinoso terremoto del 1693,<br />

in seguito al quale cadde in rovina,<br />

fino ai recenti restauri che permettono<br />

di riprendere la sua fruizione.<br />

Ai giorni nostri è ancora in<br />

buono stato la chiesetta eretta ai<br />

piedi del castello, così come la maestosa<br />

scalinata che veniva usata<br />

per salire a cavallo, e la cortina muraria,<br />

mentre restano soltanto brani<br />

di torri, oltre alla cappella palatina<br />

in parte ricostruita e ad un vasto<br />

salone caratterizzato da un arco in<br />

pietra chiara. Del complesso fanno<br />

parte anche un insieme di locali secondari,<br />

di scalinate, di cisterne al<br />

cui interno sono stati trovati ben<br />

300 cadaveri, morti forse in seguito<br />

ad un’epidemia di vaiolo, oltre ai<br />

resti dei templi greci con anfore in<br />

cui è stato trovato un tesoretto di<br />

antiche monete greche; inoltre è<br />

venuto alla luce anche il simbolo di<br />

un pesce, segno della frequentazione<br />

del sito anche durante il periodo<br />

paleocristiano, e altri due scheletri<br />

che al carbonio 14 hanno rivelato di<br />

appartenere all’840, con le sembianze<br />

di un vichingo appartenente<br />

alla guardia del castello, e al 1450,<br />

Alcuni nostri soci durante il pranzo pasquale al castello di Calatabiano<br />

IL CLUB n. <strong>117</strong> – pag. 15<br />

con il corpo di un giovanetto forse<br />

figlio del signorotto locale, Giovanni<br />

Cruillas. Nomi, luoghi, leggende che<br />

ben testimoniano il lungo iter storico<br />

che da migliaia di anni ha impregnato<br />

queste “vecchie pietre”, tirate<br />

su con tecniche arcaiche, ma che<br />

hanno retto bene allo scorrere irresistibile<br />

del tempo.<br />

Ancora un’istantanea della visita<br />

dei nostri soci al castello<br />

Con gli occhi e la mente pieni<br />

di questo scenario di grande fascino,<br />

tornare verso l’ascensore e la costa è<br />

stato come risvegliarsi da un sogno<br />

ad occhi aperti e il ritorno in pullman<br />

all’area camper si è svolto in un silenzio<br />

soddisfatto, cui è seguita una<br />

tranquilla serata casalinga, prima di<br />

tuffarsi tra le amorevoli braccia di<br />

Morfeo per il sonno del giusto.<br />

Peccato che il tempo ha<br />

continuato ad essere sgradevole,<br />

con pioggia, un forte vento ed un<br />

calo della temperatura di circa 10<br />

gradi, tanto da rovinare ai più la<br />

Pasquetta; molti soci infatti hanno<br />

preferito fare rientro la mattina<br />

stessa del lunedì anziché tentare<br />

un’improbabile “arrustuta” open<br />

air; ma sia per i soci che hanno<br />

preferito tornare a casa, sia per<br />

quelli che sono rimasti a godersi gli<br />

ultimi scampoli di vacanza, è stata<br />

comunque un’esperienza davvero<br />

tutta da assaporare fino all’ultimo.<br />

Testo di Mimma Ferrante<br />

Foto di Maurizio Karra<br />

e Larisa Ponomareva

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