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Numero 117 - Anno XX, Marzo/Aprile 2012 - Club Plein Air BdS

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principale che si affaccia sullo<br />

strapiombo, portale e finestre in<br />

stile gotico con archi e merli, una<br />

cappella e stanze adorne di colonne<br />

e fregi. Tra queste, la Sala dei<br />

Baroni, dove nel 1391 il figlio di<br />

Manfredi, Andrea Chiaramonte, si<br />

riunì con i baroni ribelli per congiurare<br />

contro il ritorno degli Aragonesi<br />

in Sicilia, la sala delle volte a<br />

crociera e quella degli archi ogivali,<br />

fino alla "Stanza di li tri donni",<br />

nelle cui mura sembra siano state<br />

murate tre donne, vittime di un<br />

dramma di gelosia.<br />

Oltre alla visita del castello,<br />

c’è tanto altro ancora da vedere<br />

e da fare a Mussomeli; per esempio,<br />

ogni mattina si può gustare<br />

ricotta appena fatta nel caseificio<br />

del pastore Giuseppe Mistretta, realizzata<br />

a norma CE nella sua casa<br />

in pieno centro; così come con pochi<br />

euro si può dormire nell'antico<br />

convento alla Badia dove, lì davanti<br />

nel 1787, il giovanissimo Giacinto<br />

Langela assassinò un paggio ma<br />

poi si fece frate domenicano e costruì<br />

il chiostro di San Domenico<br />

(oggi sede universitaria) e il magnifico<br />

Santuario della Madonna<br />

dei Miracoli, Patrona della città.<br />

Un itinerario di visita tipico<br />

nel cuore del borgo può cominciare<br />

da piazza Umberto I, dove una sosta<br />

si può fare per gustare un corposo<br />

caffé al bar Royal o un croccante<br />

arancino da Sebastiano Genco;<br />

lungo le antiche viuzze in pietra<br />

lavica, via Provvidenza e via<br />

Barcellona, si arriva alla Chiesa<br />

Madrice, capolavoro barocco, dove<br />

si può visitare la cripta della vecchia<br />

chiesa dedicata a San Ludovi-<br />

co e l'adiacente oratorio che conserva<br />

lo stupefacente corredo della<br />

cinquecentesca Arciconfraternita<br />

del SS. Sacramento. Siamo nel<br />

cuore di Terravechia, a metà strada<br />

tra Santa Margherita, la più antica<br />

chiesa che conserva gli stucchi<br />

del Serpotta, e l'antica torre civica<br />

voluta da Don Cesare Lanza, padre<br />

della baronessa di Carini.<br />

In piazza Roma si erge<br />

maestoso il palazzo Trabia, a due<br />

passi palazzo Sgadari e il grandioso<br />

palazzo Minneci. E quindi ecco il<br />

Santuario e le sue cripte, lo splendido<br />

pannello a muro realizzato da<br />

Pino Petruzzello che narra la storia<br />

della città, e poco più sotto la chiesa<br />

di San Giovanni con l'incantevole<br />

statua dell'Addolorata. Vale anche<br />

una capatina l'Antiquarium,<br />

presso il municipio. Chi vuole può<br />

anche effettuare escursioni nei dintorni,<br />

alle città archeologiche di<br />

Rane e Polizello.<br />

Passiamo a Mazzarino: le<br />

sue origini vanno ricercate nell'antica<br />

città di Mactorio, centro indigeno<br />

ellenizzato posto sul monte<br />

Bubbonia, ma la storia moderna<br />

della città si lega dal XIV secolo<br />

alla famiglia Branciforti. Assorbita<br />

la vicino contea di Grassuliato, dove<br />

si ergeva l'inaccessibile fortezza,<br />

la città visse il massimo del suo<br />

splendore nella seconda metà del<br />

'600 sotto Carlo Maria Carafa<br />

Branciforti: politico, erudito, mecenate<br />

celebre in tutte le corti europee,<br />

amava stupire facendo<br />

sfoggio di ricchezza e prestigio.<br />

Grande di Spagna e ambasciatore<br />

di re Carlo II rese magnifica la dimora<br />

dei Branciforti. Richiamò no-<br />

Il castello di Mazzarino, detto “u cannuni”<br />

IL CLUB n. <strong>117</strong> – pag. 31<br />

bili e facoltosi proprietari, mercanti<br />

catalani, umanisti, artisti, artigiani<br />

e la cittadina si adornò di chiese,<br />

monasteri, fontane, strade selciate<br />

e magnifiche dimore che oggi costituiscono<br />

il suo prestigioso patrimonio<br />

architettonico.<br />

La cittadina vanta quindi<br />

un ricco patrimonio architettonico<br />

barocco e innumerevoli chiese che<br />

svettano con i loro campanili a<br />

segnare l'antico borgo feudale.<br />

Basta ricordare il Santuario di Maria<br />

SS. del Mazzaro, la Matrice di<br />

Santa Maria della Neve, la chiesa<br />

Sant'Ignazio e l'ex collegio dei<br />

Gesuiti; da vedere poi la chiesa<br />

del Santissimo Crocefisso dell'Olmo,<br />

dal sobrio stile romanico, ma<br />

rimaneggiata fino alla metà del<br />

'700 quando fu dotata di un bel<br />

campanile rivestito di maioliche<br />

policrome (proprio al Signore dell'Olmo<br />

è dedicata la festa folcloristicamente<br />

più importante della<br />

cittadina). Da non perdere, ai<br />

margini dell'abitato, la chiesa e il<br />

convento dei Cappuccini:<br />

all’interno della chiesa, edificata<br />

intorno al 1120 e poi modificata<br />

nel '500, è da ammirare il preziosissimo<br />

altare in legno di ciliegio e<br />

ulivo intarsiato di madreperla, osso,<br />

tartaruga e avorio. Molto bello,<br />

infine, lungo il Corso, Palazzo<br />

Alberti, un gioiello liberty.<br />

Immancabile anche qui<br />

una visita alle rovine del castello<br />

medievale, dai paesani chiamato<br />

"U cannuni" per via dell' unica torre<br />

cilindrica che si erge impettita<br />

verso il cielo. Il castello, di origine<br />

romano-bizantina, fu acquistato da<br />

Stefano Branciforti tra il 1282 e il<br />

1292 e da quel momento servì da<br />

residenza ai Conti di Mazzarino,<br />

anche se poi il maniero fu abbandonato<br />

al suo destino. In anni recenti<br />

fu utilizzato anche come suggestivo<br />

sfondo per una scena de<br />

"La Piovra".<br />

Da non perdere, nei dintorni<br />

dell’abitato, gli insediamenti<br />

frequentati sin dal VIII secolo a. C.<br />

e scoperti ai primi del '900 da Paolo<br />

Orsi. Forse si tratta dell'antica<br />

Maktorion di cui parla Erodoto.<br />

Mazzarino vanta inoltre nei suoi<br />

dintorni un monte, Monte Formaggio,<br />

ricco di boschi e punto di riferimento<br />

paesaggistico. Tra un'escursione<br />

e l'altra si possono gustare<br />

prodotti genuini, ricotta fresca,<br />

tuma, olive e visitare le antiche<br />

masserie tipiche.<br />

Alfio Triolo

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