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Numero 117 - Anno XX, Marzo/Aprile 2012 - Club Plein Air BdS

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Oggi all’interno dell’ufficio postale<br />

è possibile visitare un piccolo museo<br />

che ricorda quei tragici momenti<br />

con documenti storici e vecchie<br />

foto in bianco e nero.<br />

La Via del Mercato Lungo e l’alta<br />

torre del Palazzo del Municipio di<br />

Danzica. In basso la Fontana di<br />

Nettuno, uno dei simboli della città<br />

All’ingresso del centro storico,<br />

vivissimo oggi come doveva<br />

esserlo anche tanti secoli fa, si innalzano<br />

le slanciate sagome in laterizio<br />

delle chiese di Santa Caterina<br />

e di Santa Brigida, al cui interno<br />

si possono ammirare crocifissi in<br />

ambra e monumenti ai morti di Solidarnosc,<br />

il sindacato degli operai<br />

dei cantieri navali che, tra il 1970<br />

e il 1990, riuscì a scalfire lo strapotere<br />

del socialismo reale, minando<br />

alla base la dittatura e dando il via<br />

alle manifestazioni di piazza che,<br />

come un sasso lanciato in un stagno,<br />

portarono nel novembre del<br />

1989 alla caduta del muro di Berlino<br />

e poi, come in una smisurata<br />

partita a domino, allo smembramento<br />

dell’Unione Sovietica.<br />

Da queste parti sorge il<br />

Municipio della Città Vecchia, del<br />

XVI secolo, nonché l’alta mole di<br />

uno dei più grandi mulini europei,<br />

risalente alla metà del XIV secolo;<br />

poco più avanti si erge il grande<br />

Arsenale in pietra e mattoni, risalente<br />

al XVII secolo, di impronta<br />

barocca olandese, con una facciate<br />

particolarmente ornata, oltre il<br />

quale si svolge tra la fine di luglio<br />

e l’inizio di agosto il festival di San<br />

Domenico, con manifestazioni folcloristiche<br />

e mercatini di artigianato.<br />

La folla aumenta proporzionalmente<br />

mentre ci avviciniamo al<br />

cuore del centro storico, la cosiddetta<br />

Via Reale, costituita dalla<br />

Dluga e dal Dlugi Targ, chiamato il<br />

mercato lungo, lungo la quale sfilano<br />

alte e strette case di impronta<br />

fiamminga dagli alti e ornati frontoni,<br />

decorate e affrescate. Davanti<br />

a uno dei più belli, il gotico Palazzo<br />

di Artù con medaglioni raffiguranti<br />

re e statue di personaggi storici, si<br />

innalza la Fontana di Nettuno, uno<br />

dei simboli di Danzica, che simboleggia<br />

la potenza commerciale e<br />

marittima della città. Poco oltre<br />

sorge l’alta sagoma del Municipio<br />

della Città Principale, fastoso palazzo<br />

di rappresentanza del XVI<br />

secolo in stile fiammingo, sede del<br />

Museo Civico, con una prestigiosa<br />

raccolta di sculture, quadri e scrigni<br />

realizzati interamente in ambra;<br />

quell’ambra che viene lavorata<br />

insieme all’argento in modo magistrale<br />

dagli artigiani polacchi e<br />

che splende nelle vetrine delle<br />

gioiellerie cittadine.<br />

Poco vicino ecco poi la<br />

chiesa di Santa Maria, il più grande<br />

santuario della Polonia (in grado di<br />

contenere 25.000 persone), realizzata<br />

in laterizio in stile gotico nel<br />

XIV secolo, affiancata da una poderosa<br />

torre alta quasi ottanta metri;<br />

al suo interno si può ammirare<br />

un monumentale altare maggiore<br />

intagliato e dipinto del XVI secolo,<br />

un pregevole orologio astronomico,<br />

una moderna statua dell’Ecce Homo,<br />

aggiunta durante i restauri<br />

post-bellici, che ricorda i 2.779 polacchi<br />

di Danzica uccisi dai nazisti,<br />

e la copia dello splendido Giudizio<br />

Finale di Hans Memling, il cui ori-<br />

IL CLUB n. <strong>117</strong> – pag. 24<br />

ginale si trova al Museo Nazionale<br />

della città. La vicina Porta di Santo<br />

Spirito, del XV secolo, si apre sullo<br />

scenario della Vistola su cui si<br />

specchiano coreograficamente le<br />

strette costruzioni di impronta<br />

fiamminga del lungofiume, mentre<br />

le infinite sfumature dell’oro locale,<br />

la bellissima ambra vecchia di millenni,<br />

brillano fra le vetrine di<br />

gioiellerie e bancarelle.<br />

Lituania, Lettonia<br />

ed Estonia<br />

Se non fosse per la presenza<br />

dell’enclave russa di Kalinigrad<br />

(l’antica città anseatica di<br />

Königsberg), zona militare con notevoli<br />

restrizioni di accesso, il passaggio<br />

in Lituania, la più meridionale<br />

delle tre repubbliche baltiche,<br />

sarebbe uno scherzo. Invece, per<br />

evitarla, bisogna attraversare tutta<br />

la zona, per altro bellissima, dei<br />

Laghi Masuri attorno a Mikolaikj (la<br />

cittadina più bella e famosa) e<br />

giungere con la statale 16 fino ad<br />

Augustow per poi salire verso nord<br />

con la E.46 superando Suwalki e<br />

raggiungendo quindi Kaunas, la<br />

prima grande città lituana, famosa<br />

per il palazzo del Municipio, detto<br />

il cigno bianco per il colore candido<br />

e per le linee eleganti e aggraziate.<br />

La piazza centrale di Kaunas con la<br />

Cattedrale e il palazzo del Municipio<br />

(detto “il cigno bianco”)<br />

Da questo momento, anche<br />

se il recente ingresso<br />

nell’Unione Europea ha favorito<br />

l’ammodernamento di strutture e<br />

l’avvicinamento reale agli standard<br />

dell’Occidente, si entra in un mondo<br />

ancora pervaso da grandi contraddizioni,<br />

visibili soprattutto qui<br />

in Lituania: si respira infatti ancora<br />

un’aria di metamorfosi e di evoluzione<br />

sia a livello sociale - è facile<br />

infatti incontrare sia la tipica contadina<br />

di stampo russo che la bella<br />

ragazza vestita all’occidentale -<br />

che nelle architetture, caratterizzate<br />

da squallidi sobborghi di impronta<br />

sovietica lungo i quartieri

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