20.05.2013 Views

Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

INDICE GENERALE<br />

Al Lettore p. 7<br />

INTRODUZIONE “ 13<br />

Capitolo I<br />

VISIONE GENERALE DELLA STORIA<br />

(Daniele 2)<br />

Introduzione “ 21<br />

Visione generale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> rappresentata in una statua tetrametallica “ 26<br />

Primo impero universale: testa d’oro - Babilonia “ 28<br />

Lo scettro del<strong>la</strong> casa di Davide passa ai gentili fino al<strong>la</strong> venuta<br />

gloriosa del Messia “ 29<br />

Secondo impero universale: petto e braccia d’argento - Medo-Persia “ 31<br />

Terso impero universale: bacino di rame - Grecia “ 32<br />

Oltre mille anni prima era stato annunciato che l’Occidente avrebbe<br />

prevalso sull’Oriente “ 33<br />

Quarto impero universale: gambe di ferro - Roma “ 34<br />

Perché Daniele non dice nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> prima venuta di Gesù “ 36<br />

Il quarto impero universale continua trasformato fino al tempo del<strong>la</strong> fine<br />

nei piedi e nelle dita di ferro e di argil<strong>la</strong> “ 37<br />

Perché i barbari non vengono rappresentati con un altro metallo “ 37<br />

Significato del ferro e dell’argil<strong>la</strong>: potere politico e potere ecclesiastico “ 41<br />

Quinto impero universale: <strong>la</strong> pietra - regno eterno “ 52<br />

Conclusione “ 56<br />

Capitolo II<br />

IL CARDINE DELLA STORIA<br />

(Daniele 9:24-27)<br />

Introduzione “ 61<br />

Una visione non completamente spiegata ha preoccupato molto il profeta Daniele “ 65<br />

Spiegazione del<strong>la</strong> visione che annuncia il cardine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> “ 66<br />

Testo delle 70 settimane e sua importanza “ 68<br />

«Settimane settanta sono state tolte per il tuo popolo e <strong>la</strong> tua santa città» “ 74<br />

«Dall’uscita di una paro<strong>la</strong> per rialzare e per ricostruire Gerusalemme» “ 76<br />

Primo decreto, 536 a.C. “ 77<br />

Secondo decreto, 520 a.C., e causa del<strong>la</strong> sua promulgazione “ 79<br />

Preparazione al terzo decreto “ 80<br />

Terzo decreto, 457 a.C. “ 81<br />

«Piazza - giudici - e mura saranno rialzate e ricostruite nell’angoscia dei tempi» “ 84<br />

Autorizzazione a Nehemia “ 84<br />

Fine delle 7 settimane, 408 a.C. “ 86


INDICE GENERALE<br />

Riepilogo “ 86<br />

«Fino a Unto-Capo, sette settimane e settantadue settimane» p.<br />

87<br />

Come i profeti dell’Antico Testamento avevano descritto <strong>la</strong><br />

venuta del Messia “ 89<br />

L’insegnamento dei rabbini sul<strong>la</strong> persona e l’opera del Messia “ 91<br />

L’attesa messianica nel I secolo d.C. “. 96<br />

Realizzazione storica dell’«Unto-Capo» “ 98<br />

Grafico n. 1 “ 100<br />

Grafico n. 2 “ 101<br />

Egli «in una settimana confermerà un’alleanza con molti» “ 106<br />

«Dopo le settantadue settimane l’Unto sarà sterminato» “ 114<br />

«E non a lui» “ 116<br />

«E in mezzo al<strong>la</strong> settimana farà cessare sacrificio e ob<strong>la</strong>zione» “ 119<br />

«Per consumere il crimine» “ 124<br />

«Per sigil<strong>la</strong>re i peccati» “ 125<br />

«Per espiare l’iniquità» “ 125<br />

«Per portare giustizia dei secoli» “ 128<br />

«Per sigil<strong>la</strong>re visione e profezie» “ 129<br />

«Per ungere santo dei santi» “ 130<br />

«Settimane settanta sono state tolte per il tuo popolo…» “ 132<br />

«E popolo di Capo il veniente distruggerà <strong>la</strong> città e il santuario - il popolo di<br />

Capo il veniente causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario; e <strong>la</strong> loro<br />

fine sarà nell’inondazione; e fino al<strong>la</strong> fine guerra e devastazione» “ 135<br />

Antioco Epifane IV “ 136<br />

Anticristo finale “ 136<br />

Tito a capo dell’esercito romano “ 136<br />

Gesù, capo del popolo, verrà a distruggere <strong>la</strong> città e il santuario “ 137<br />

Il popolo è <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario “ 138<br />

«La loro fine sarà nell’inondazione» “ 139<br />

«Al di sopra d’a<strong>la</strong> di abominazione, devastatore» “ 140<br />

«E fino al<strong>la</strong> distruzione, <strong>la</strong> decretata piomberà sul devastato» “ 142<br />

Conclusione “ 144<br />

Schema riassuntivo “ 144<br />

1420<br />

Capitolo III<br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

Introduzione “ 147<br />

L’apostasia annunciata “ 149<br />

Sintomi di apostasia nel<strong>la</strong> Chiesa apostolica “ 150<br />

L’apostasia dà origine ad una nuova religione “ 151<br />

Cause dell’apostasia “ 152<br />

I. Sostituzione del giorno di riposo “ 153<br />

Importanza del<strong>la</strong> Legge di Dio “ 153<br />

La legge di Dio esaltata dai cattolici “ 155<br />

La legge di Dio esaltata dai riformatori “ 155<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


161<br />

INDICE GENERALE<br />

Il Decalogo preesistente al Sinai “ 156<br />

Importanza del IV comandamento “ 156<br />

L’osservanza del Sabato nei primi cinque secoli dopo Cristo p.<br />

Dall’osservanza del sabato all’osservanza del<strong>la</strong> domenica “ 162<br />

Il ruolo di Roma nel cambiamento del sabato al<strong>la</strong> domenica “ 166<br />

La Chiesa cattolica attribuisce a sé l’autorità di aver cambiato<br />

il giorno di riposo “ 167<br />

La fiacco<strong>la</strong> del<strong>la</strong> verità non si è mai spenta su questo<br />

comandamento “ 167<br />

Conclusione “. 168<br />

II. La dottrina dell’immortalità dell’anima “ 169<br />

Schizzo dell’insegnamento biblico sul<strong>la</strong> natura dell’uomo “ 169<br />

Errore universale “ 173<br />

India “ 174<br />

Egitto “ 174<br />

Grecia “ 175<br />

Mesopotamia “ 176<br />

Riepilogo “ 176<br />

L’uomo secondo <strong>la</strong> Bibbia “ 177<br />

L’apostolo Paolo annuncia che nel<strong>la</strong> Chiesa si sarebbero invocati i<br />

demoni, cioè i morti “ 179<br />

Gli eroi pagani vengono sostituiti dai martiri e dai santi cristiani “ 181<br />

Ruolo di Roma nel<strong>la</strong> soppressione del II comandamento “ 183<br />

La formazione del dogma dell’immortalità dell’anima “ 183<br />

La dottrina dell’immortalità dell’anima: porta aperta allo spiritismo 184<br />

L’inferno e le pene eterne “ 185<br />

Conclusione e augurio “ 186<br />

III. Battesimo e suo significato biblico “ 186<br />

L’impiego dell’acqua nelle religioni extrabibliche e in Israele “ 189<br />

La Chiesa cristiana introduce nel battesimo altri elementi “ 190<br />

Modifiche del rito “ 191<br />

Triplice immersione “ 191<br />

Battesimo ai bambini “ 192<br />

Battesimo per aspersione “ 193<br />

Conclusione “ 194<br />

Conclusione generale “ 194<br />

Capitolo IV<br />

COME DIO VEDE LA STORIA<br />

(Daniele 7:1-7,17,18)<br />

Introduzione “ 199<br />

Primo impero. Rappresentato da un animale simile ad un leone<br />

con ali d’aqui<strong>la</strong>: Babilonia “ 203<br />

Secondo impero. Rappresentato da una animale simile a un orso ritto su un <strong>la</strong>to<br />

con tre costole in bocca: Medo-Persia “ 204<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1421


INDICE GENERALE<br />

Terzo impero. Rappresentato da un animale simile ad un leopardo con quattro<br />

teste e quattro ali d’uccello: Grecia “ 207<br />

Quarto impero. Rappresentato da un animale che non ha riscontro nel creato:<br />

Roma p. 208<br />

Critica all’identificazione con il regno seleucida e altre specu<strong>la</strong>zioni “ 208<br />

Critica all’identificazione del<strong>la</strong> quarta bestia con il regno seleucida “ 208<br />

Altre specu<strong>la</strong>zioni “<br />

212 Roma “<br />

213<br />

Le dieci corna o i regni del<strong>la</strong> divisione dell’Impero Romano “. 218<br />

Conclusione “ 221<br />

1422<br />

Capitolo V<br />

DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

(Daniele 7)<br />

Introduzione “ 223<br />

Il piccolo corno non può essere Antioco Epifane IV “ 224<br />

Il piccolo corno e altri errori di identificazione “ 225<br />

Il piccolo corno e l’interpretazione storica “ 226<br />

Le 15 caratteristiche del potere religioso che divenne potere temporale “ 228<br />

1. Una monarchia “ 228<br />

2. Sua natura “ 229<br />

3. Sua posizione geografica “ 229<br />

4. Epoca del<strong>la</strong> sua apparizione “ 230<br />

5. Sue dimensioni territoriali “ 231<br />

6. Sua crescita graduale “ 231<br />

7 Tre regni cadono, vengono sradicati davanti al suo sorgere “ 233<br />

Primo corno sradicato: gli Eruli “ 234<br />

Secondo corno sradicato: i Vandali “ 235<br />

Terzo corno sradicato: gli Ostrogoti o Goti “ 236<br />

8. Sua apparenza straordinaria “ 240<br />

9. Sua chiaroveggenza eccezionale “ 242<br />

10. Suo linguaggio “ 243<br />

11. Sua intolleranza “ 245<br />

12. Suo attentato contro <strong>la</strong> Legge divina “ 250<br />

13. Durata del<strong>la</strong> sua supremazia “ 252<br />

14. Inizio e fine del<strong>la</strong> sua supremazia “ 255<br />

607 – 1867 “ 256<br />

610 – 1870 “ 256<br />

533 – 1793 “ 257<br />

538 – 1798 “ 258<br />

15. <strong>Quando</strong> <strong>la</strong> sua fine “ 260<br />

Conclusione “ 261<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo VI<br />

L’UOMO DEL PECCATO<br />

(II Tessalonicesi 2)<br />

INDICE GENERALE<br />

Introduzione “ 263<br />

Qualcuno e qualcosa impedivano <strong>la</strong> manifestazione p.<br />

266<br />

Come i Padri del<strong>la</strong> Chiesa spiegavano le parole dell’apostolo Paolo “ 266<br />

Definizione di: uomo del peccato - figlio del<strong>la</strong> perdizione - avversario - empio “ 271<br />

Si sederà nel tempio di Dio “ 273<br />

Persona o personificazione “ 275<br />

Il papato ne è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> realizzazione “ 277<br />

Conclusione “ 285<br />

Capitolo VII<br />

PERCHÉ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA<br />

E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

(Daniele 2; 7; Apocalisse 11; 13; 17)<br />

Introduzione “ 287<br />

I quattro principi che delimitano il territorio geografico di un impero “ 287<br />

Primo principio: dal<strong>la</strong> conquista di Gerusalemme “ 288<br />

Secondo principio: i confini sono determinati dal<strong>la</strong> lingua che in<br />

prevalenza viene par<strong>la</strong>ta “ 288<br />

Terzo principio: un territorio non può essere attribuito a più monarchie “ 288<br />

Quarto principio: autorità religiosa “ 289<br />

Le gambe di ferro del<strong>la</strong> statua tetrametallica di Daniele non rappresentano<br />

l’Impero Romano d’Oriente e l’Impero Romano d’Occidente “ 289<br />

Gli Stati <strong>la</strong>tini, pur essendo invasi dai movimenti ereticali e protestanti,<br />

rimasero cattolici “ 292<br />

La Riforma protestante “ 294<br />

Nel<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> Iberica “ 294<br />

In Italia “ 295<br />

In Francia “ 296<br />

I confini dell’Impero Romano delimitarono i territori conquistati al<strong>la</strong> Riforma “ 298<br />

Paesi Bassi “ 298<br />

Paesi Ungheresi “ 299<br />

Ginevra “ 300<br />

Conclusione “ 301<br />

Capitolo VIII<br />

LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

(Apocalisse 12)<br />

Introduzione “ 303<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1423


INDICE GENERALE<br />

Primo quadro: <strong>la</strong> Donna “ 304<br />

Chi non rappresenta “ 305<br />

La vergine Maria “ 305<br />

Miti e divinità femminili pagane “ 307<br />

Rappresenta il Popolo di Dio “ 308<br />

Secondo quadro: il Dragone “ 311<br />

Sua incarnazione religiosa “ 313<br />

Sua incarnazione politica p.<br />

314<br />

Il Figlio maschio “ 316<br />

Terzo quadro: battaglia in cielo “ 318<br />

Michele “ 319<br />

Battaglia in cielo “ 320<br />

Quarto quadro: <strong>la</strong> Chiesa di Dio attraverso i secoli<br />

e sua caratteristica nei tempi del<strong>la</strong> fine “ 326<br />

La donna nel deserto “ 328<br />

Difficoltà a riconoscere l’evidenza “ 330<br />

Il Dragone getta dell’acqua dal<strong>la</strong> sua bocca “. 332<br />

La terra soccorre <strong>la</strong> donna “ 333<br />

Il rimanente del<strong>la</strong> donna, sue caratteristiche, sua identificazione “ 334<br />

Conclusione “ 335<br />

1424<br />

Capitolo IX<br />

IL PAPA DEPORTATO<br />

(Apocalisse 13 p.p.)<br />

Introduzione “ 337<br />

Il potere che ha dominato attraverso i secoli secondo l’Apocalisse “ 338<br />

Identificazione storica del potere che sorse dopo che <strong>la</strong> Roma dei Cesari cambia<br />

sede e l’Impero Romano si trasforma nel mare delle invasioni barbariche “ 341<br />

Linguaggio, persecuzione e durata del<strong>la</strong> supremazia del papato “ 345<br />

La ferita mortale “ 350<br />

Annuncio del<strong>la</strong> sua guarigione “ 357<br />

Conclusione “ 358<br />

Capitolo X<br />

LA PROFEZIA E LA RIVOLUZIONE FRANCESE<br />

(Apocalisse 11)<br />

Introduzione “ 361<br />

Si misura <strong>la</strong> fedeltà del<strong>la</strong> Chiesa “ 362<br />

Il popolo di Dio calpestato “ 366<br />

La testimonianza millenaria dei due testimoni “ 366<br />

I due testimoni. Antico e Nuovo Testamento “ 367<br />

La Paro<strong>la</strong> di Dio dall’aurora al crepuscolo “ 368<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INDICE GENERALE<br />

La conseguenza del rigetto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio “ 370<br />

Una nuova era per l’Europa: <strong>la</strong> bestia sale dall’abisso “ 377<br />

Dal<strong>la</strong> prima metà del 1600 studiosi protestanti annunciano che al<strong>la</strong> fine del<br />

XVIII secolo ci sarebbe stato in Francia uno sconvolgimento sociale politico<br />

- <strong>la</strong> Rivoluzione francese - che si sarebbe ripercosso sul papato “. 381<br />

Studiosi contemporanei al<strong>la</strong> Rivoluzione francese e degli anni successivi sono<br />

consapevoli di vivere <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> “ 384<br />

Nel terremoto del<strong>la</strong> Rivoluzione settemi<strong>la</strong> nomi furono soppressi “ 388<br />

Uccisione e resurrezione dei due testimoni “ 389<br />

Uccisione dei due testimoni p.<br />

389<br />

Rallegramenti per <strong>la</strong> loro morte “ 392<br />

Resurrezione dei due testimoni dopo tre anni e mezzo “ 393<br />

Rallegramenti per <strong>la</strong> loro resurrezione “ 395<br />

Conseguenze del<strong>la</strong> Rivoluzione francese “ 395<br />

Conclusione “ 396<br />

Capitolo XI<br />

ORIGINI E SVILUPPI DEL PONTEFICE MASSIMO<br />

(Daniele 8)<br />

Introduzione “ 399<br />

Quadro profetico “ 400<br />

Medo Persia “ 403<br />

Grecia “ 404<br />

Quinto corno “ 405<br />

Diverse spiegazioni per identificare il quinto corno “ 406<br />

1. Antioco Epifane IV, re seleucida “ 406<br />

2. Antioco Epifane tipo dell’anticristo futuro e dell’Is<strong>la</strong>m “ 410<br />

3. Anticristo finale “ 411<br />

4. L’Is<strong>la</strong>m “ 411<br />

5. Il Papato “ 412<br />

6. Roma “ 413<br />

7. Roma pagana e cristiana nel<strong>la</strong> continuità del Pontifex<br />

Maximus “ 415<br />

Rapporto del piccolo grande corno con il capro Greco Macedone “ 415<br />

1. Rapporto tra il quinto corno e l’Impero Greco-Macedone “ 415<br />

2. Momento storico dell’apparizione del V corno “ 419<br />

3. Origini e sviluppo del culto all’imperatore romano pagano prima<br />

e al vescovo di Roma poi “ 421<br />

L’opera svolta dal Pontifex Maximus “ 426<br />

1. Contro l’esercito del cielo “ 427<br />

2. Contro il Capo dell’esercito “ 429<br />

3. Al Capo dell’esercito toglie il “Continuo” “ 430<br />

4. Abbatte il Santuario “ 432<br />

5. L’esercito gli è stato dato con il perpetuo a causa del<strong>la</strong> ribellione “ 435<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1425


INDICE GENERALE<br />

6. Getta a terra <strong>la</strong> “verità” “ 436<br />

«Fino a quando?» “ 438<br />

«Fino a 2300 sere e mattine, poi il santuario sarà purificato» “ 440<br />

<strong>Quando</strong> inizia il giudizio preliminare che si conclude<br />

con <strong>la</strong> purificazione del santuario celeste “ 441<br />

Il Giudizio preliminare e <strong>la</strong> Purificazione del santuario celeste “ 449<br />

Conclusione “ 454<br />

1426<br />

Capitolo XII<br />

IL SANTUARIO ISRAELITICO<br />

Introduzione p. 459<br />

Rive<strong>la</strong>zione del piano del<strong>la</strong> salvezza “ 460<br />

La schiavitù di Israele in Egitto “ 462<br />

Israele liberato “ 462<br />

La tenda di convegno nel deserto e suo significato tipologico “ 464<br />

Il cortile “ 466<br />

La porta “ 466<br />

L’altare degli olocausti “ 468<br />

La conca di rame “ 472<br />

La tenda di convegno o il santuario: luogo santo e luogo santissimo “ 475<br />

Realizzato nell’Emanuele “<br />

475<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa “ 477<br />

Luogo santo “ 478<br />

La tavo<strong>la</strong> dei pani “ 479<br />

Realizzata nell’Emanuele “ 480<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa “ 480<br />

Cande<strong>la</strong>bro a sette <strong>la</strong>mpade “ 481<br />

Realizzato nell’Emanuele “ 481<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa “ 482<br />

Altare profumi “ 482<br />

Realizzato nell’Emanuele “ 483<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa “ 483<br />

La cortina che divide il luogo santo dal luogo santissimo “ 484<br />

Realizzata nell’Emanuele “ 485<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa “ 487<br />

Luogo santissimo “ 490<br />

L’arca “ 491<br />

Realizzata nell’Emanuele “ 493<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa “ 494<br />

Inaugurazione del<strong>la</strong> tenda di convegno “ 495<br />

Riepilogo “ 496<br />

Conclusione “ 497<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INDICE GENERALE<br />

Capitolo XIII<br />

IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

(Levitico 16; Daniele 8:14; 7:9-14)<br />

Introduzione “ 499<br />

Importanza del giudizio preliminare e del<strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> Purificazione “ 500<br />

Giorno di giudizio “ 500<br />

Lo Yom Kippur segue <strong>la</strong> festa del giudizio compiendo <strong>la</strong> purificazione<br />

del santuario “ 502<br />

Cerimoniale del giorno dello Yom-Kippur: i due capri “ 503<br />

Il santuario celeste nell’Antico Testamento “ 507<br />

Il Santuario celeste nel Nuovo Testamento p.<br />

508<br />

Il ministero redentore di Cristo sul<strong>la</strong> terra “ 509<br />

Il ministero redentore di Cristo nel santuario celeste “ 509<br />

Gesù, Sommo Sacerdote nel Santuario celeste: rappresenta i credenti<br />

e li soccorre “ 511<br />

Gesù Sommo Sacerdote nel Santuario celeste durante il giudizio e sua<br />

opera di purificazione “ 514<br />

Giudizio preliminare, suo inizio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e purificazione del santuario celeste “ 514<br />

Giudizio preliminare “ 514<br />

Inizio del giudizio preliminare che comporta <strong>la</strong> purificazione del<br />

santuario celeste “. 525<br />

- 1847 “ 528<br />

- 1843 “ 529<br />

- 1843/44, partendo dal 458/457 “ 530<br />

- 1844/45 “ 531<br />

- 1844 “ 531<br />

Purificazione del santuario celeste “ 532<br />

La Chiesa sul<strong>la</strong> terra tipo del santuario celeste: sua purificazione “ 534<br />

Conclusione: l’investitura del Figlio dell’uomo - Gesù Re “ 538<br />

Capitolo XIV<br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

(Apocalisse 10)<br />

Introduzione “ . 543<br />

Un personaggio potente scende dal cielo “ 544<br />

Il libretto in mano all’angelo “ 548<br />

La voce dell’angelo è potente come quel<strong>la</strong> di un leone<br />

e i sette tuoni fanno sentire <strong>la</strong> loro voce “ 549<br />

«Non c’è più tempo» - 1844 l’importante data profetica “ 551<br />

Realizzazione storica di Apocalisse X “ 554<br />

Un grande risveglio religioso “ 554<br />

La delusione predetta “ 558<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1427


INDICE GENERALE<br />

Il sorgere di un movimento mondiale “ 561<br />

La settima tromba ed il mistero di Dio “ 563<br />

Conclusione “ 567<br />

1428<br />

Capitolo XV<br />

LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

(Apocalisse 13 s.p.)<br />

Introduzione “ 569<br />

Caratteristiche e identificazione del<strong>la</strong> seconda bestia di Apocalisse XIII “ 572<br />

I: significato simbolico del<strong>la</strong> bestia “ 572<br />

II: suo carattere “ 572<br />

III: luogo geografico del suo apparire “ 573<br />

IV: epoca di apparizione p.<br />

574<br />

V: il suo sorgere “ 575<br />

VI: corna simili a quelle di agnello “ 575<br />

VII: par<strong>la</strong> come un dragone “ 578<br />

Guarigione del<strong>la</strong> ferita mortale del papato “ 581<br />

Periodo del<strong>la</strong> ferita mortale: 1798-1870 “ 582<br />

Periodo del<strong>la</strong> lotta contro <strong>la</strong> morte: 1870-1914 “ 582<br />

Periodo del<strong>la</strong> convalescenza: 1914-1945 “ 583<br />

Periodo del<strong>la</strong> guarigione: dal 1945 “ 585<br />

Il papato acquista potere negli Stati Uniti “ 588<br />

In campo religioso “ 589<br />

In campo educativo “ 595<br />

In campo politico “ 596<br />

Perché il Papato acquista potere negli U.S.A.? “ 597<br />

I grandi prodigi del falso profeta “ 599<br />

La creazione dell’immagine del<strong>la</strong> bestia “ 603<br />

Il potere religioso in America “ 605<br />

Il marchio del<strong>la</strong> Bestia “ 607<br />

Il segno del sigillo di Dio “ 611<br />

Roma rivendica <strong>la</strong> sua autorità sull’osservanza del<strong>la</strong> domenica “ 612<br />

Leggi per fare osservare <strong>la</strong> domenica negli USA “ 613<br />

XIX secolo “ 614<br />

XX secolo “<br />

616<br />

Conseguenze “ 624<br />

Il numero del nome del<strong>la</strong> Bestia: «666» “ 626<br />

Esattezza del numero “ 627<br />

Forma letteraria “ 627<br />

Spiegazione del numero 666 “ 627<br />

Identificazione “ 629<br />

Conclusione “ 633<br />

Uno sguardo retrospettivo “ 634<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo XVI<br />

L’ULTIMATUM<br />

(Apocalisse 14:6-13)<br />

INDICE GENERALE<br />

Introduzione “ 645<br />

Primo appello “ 647<br />

Annuncio dell’evangelo eterno in tutto il mondo “ 648<br />

Invito a temete Iddio e dategli gloria “ 651<br />

«L’ora del giudizio è venuta» - tempo nel quale si colloca il primo appello “ 652<br />

Adorate il Creatore è riconoscere che ha fatto ogni cosa “ 657<br />

L’invito di Dio “ 660<br />

Secondo appello “ 664<br />

Babilonia è <strong>la</strong> cristianità apostata “ 666<br />

Babilonia e il mondo protestante ed evangelico “ 667<br />

Il protestantesimo tende sempre più ad assomigliare al cattolicesimo “ 668<br />

Dimissione del protestantesimo p. 669<br />

I protestanti porgono <strong>la</strong> mano al papato “ 670<br />

Verso una nuova forma di unione “ 673<br />

Terzo appello “ 675<br />

Rapporto con gli appelli precedenti “ 676<br />

La bestia e <strong>la</strong> sua immagine “ 682<br />

Il marchio del<strong>la</strong> bestia “ 683<br />

La conseguenza di chi ha il marchio del<strong>la</strong> bestia “ 685<br />

I tre messaggi sono un annuncio di salvezza “ 686<br />

Riepilogo “ 686<br />

Conclusione “ 687<br />

Capitolo XVII<br />

LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

(Apocalisse 15-16)<br />

Introduzione “ 689<br />

La fine del tempo di grazia “ 695<br />

Le sette ultime piaghe “ 699<br />

Durata “ 700<br />

Estensione “ 700<br />

Natura “ 701<br />

Prima piaga “ 702<br />

Seconda piaga “ 702<br />

Terza piaga “ 703<br />

Quarta piaga “ 704<br />

Quinta piaga “ 705<br />

Sesta piaga “ 706<br />

Eufrate: proposta letterale “ 707<br />

Eufrate: proposta simbolica “ 708<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1429


INDICE GENERALE<br />

I protagonisti del<strong>la</strong> battaglia “ 709<br />

La battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente “ 711<br />

Luogo del<strong>la</strong> battaglia di Harmaghedon “ 713<br />

Settima piaga “ 715<br />

Conclusione “ 717<br />

1430<br />

Capitolo XVIII<br />

I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

(Apocalisse 7; 14:1-5)<br />

Introduzione “ 719<br />

Primo quadro: <strong>la</strong> Chiesa militante sigil<strong>la</strong>ta prima del<strong>la</strong> fine del tempo di grazia “ 721<br />

Chi sono i 144.000 “ 723<br />

Cosa indica <strong>la</strong> cifra 144.000 “ 725<br />

Secondo quadro: <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong> o <strong>la</strong> Chiesa trionfante “ 726<br />

La fol<strong>la</strong> incalco<strong>la</strong>bile dei 144.000 viene dal<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione “ 728<br />

La tribo<strong>la</strong>zione conseguenza del<strong>la</strong> fedeltà all’Evangelo p.<br />

728<br />

La tribo<strong>la</strong>zione del Medio Evo “ 729<br />

La tribo<strong>la</strong>zione finale “ 729<br />

I 144.000 sono un gruppo partico<strong>la</strong>re di salvati “ 731<br />

Il sigillo “ 735<br />

Il canto dei 144.000 “ 736<br />

Conclusione “ 737<br />

Capitolo XIX<br />

LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

(Apocalisse 17-19:10)<br />

Introduzione “ 739<br />

Prima parte: <strong>la</strong> Prostituta e sua identificazione “ 741<br />

Identificazione del<strong>la</strong> prostituta “ 743<br />

1. Babilonia ricostruita “ 743<br />

2. L’antica Roma “ 744<br />

3. Totalità degli empi “ 745<br />

4. Roma futura “ 746<br />

5. Una parte del<strong>la</strong> Chiesa di Roma “ 747<br />

6. Roma papale “ 747<br />

7. La cristianità infedele degli ultimi tempi o <strong>la</strong> nuova cattolicità<br />

del cattolicesimo “ 752<br />

Differenze tra i capitoli XIII e XVII dell’Apocalisse “ 758<br />

Vestito e ricchezze del<strong>la</strong> prostituta “ 763<br />

Suo crimine “ 763<br />

Suo nome: «Mistero, Babilonia,… <strong>la</strong> madre delle meretrici» “ 764<br />

Sua ubriachezza “ 766<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INDICE GENERALE<br />

Stupore di Giovanni “ 774<br />

Seconda parte: <strong>la</strong> Bestia a 7 teste e 10 corna, sua identificazione “ 775<br />

Significato delle sette teste “ 776<br />

1. Sette successive forme di governo dell’antica Roma “ 776<br />

2. Sette imperatori “ 776<br />

3. Sette colli di Roma “ 779<br />

4. La somma delle teste delle quattro bestie di Daniele “ 779<br />

5. Sette teste = sette monti = sette re, regni, potenze universali “ 780<br />

La settima testa: sorge dall’abisso “ 784<br />

La futura confederazione degli Stati europei “ 786<br />

Il papato estende nuovamente il suo potere politico e religioso sugli Stati<br />

Europei che glielo riconferiscono “ 787<br />

Una nuova fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> europea “ 792<br />

La guerra ai santi “ 795<br />

Il giudizio sul<strong>la</strong> donna “ 796<br />

Terza parte: il giudizio di Babilonia “ 798<br />

«Caduta, caduta è Babilonia <strong>la</strong> grande…» “ 798<br />

«Uscite da essa o popolo mio…» “ 799<br />

Le piaghe su Babilonia “ 803<br />

Il <strong>la</strong>mento dei re su Babilonia p.<br />

804<br />

Il <strong>la</strong>mento dei mercanti su Babilonia “ 804<br />

Il <strong>la</strong>mento dei naviganti su Babilonia “ 807<br />

Rallegramenti per <strong>la</strong> distruzione di Babilonia “ 808<br />

In Babilonia si trova il sangue dei martiri e degli uccisi del<strong>la</strong> terra “ 809<br />

Quarta parte: gioia in cielo per <strong>la</strong> caduta di Babilonia e l’annuncio delle<br />

nozze dell’Agnello “ 810<br />

Primo canto degli esseri celesti “ 810<br />

Secondo canto dei rappresentanti del Popolo di Dio “ 811<br />

Terzo canto di tutti i servitori “ 811<br />

Conclusione “ 814<br />

Capitolo XX<br />

L’VIII RE<br />

(Daniele 11, Apocalisse 17; 14:14-20)<br />

Introduzione “ 815<br />

Dall’Impero Medo-Persiano a quello Greco “ 820<br />

La divisione dell’Impero di Alessandro “ 821<br />

Guerre tra i Seleucidi del Nord e i Lagidi o Tolomei del Sud “ 822<br />

Guerre di Antioco Epifane III il grande contro l’Egitto “ 825<br />

Antioco IV Epifane “ 831<br />

I campagna militare in Egitto 173 a.C. “ 835<br />

II campagna militare in Egitto 171 a.C. “ 836<br />

Persecuzione di Antioco nei confronti di Israele “ 837<br />

III campagna militare in Egitto 170 a.C. “ 838<br />

Roma entra nel<strong>la</strong> visione profetica “ 839<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1431


INDICE GENERALE<br />

Profanazione del santuario . “. 840<br />

Seduzioni e persecuzioni subite dai cristiani “ 845<br />

Il re orgoglioso o l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong> perdizione, l’avversario “ 846<br />

Nel tempo del<strong>la</strong> fine l’VIII re o l’Anticristo e <strong>la</strong> sua ultima impresa militare “ 852<br />

Harmaghedon “<br />

860<br />

Conclusione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> “ 862<br />

In Daniele “ 862<br />

Nell’Apocalisse “ 865<br />

1432<br />

Capitolo XXI<br />

IL GIORNO DEL SIGNORE<br />

(Apocalisse 1:10; 19:11-21)<br />

Introduzione “ 869<br />

Descrizione del ritorno di Cristo “ 870<br />

Il gran conflitto “ 872<br />

Il giorno dell’Eterno “ 873<br />

Giorno di giudizio “ 873<br />

Giorno di culto “. 876<br />

Conclusione p.<br />

878<br />

Capitolo XXII<br />

I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

(Apocalisse 20)<br />

Introduzione “ 879<br />

Avvenimenti che precedono il millennio “ 888<br />

Il millennio “ 891<br />

Sul<strong>la</strong> terra “ 891<br />

Nel cielo “ 901<br />

Fine del millennio “ 908<br />

Giudizio universale “ 912<br />

Distruzione del male “ 915<br />

Inferno “ 915<br />

Riepilogo e insegnamento dell’apostolo Paolo sul millennio “ 918<br />

Capitolo XXIII<br />

NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

(Apocalisse 21-22:1-5)<br />

Introduzione “ 923<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INDICE GENERALE<br />

Nuovi cieli e nuova terra “ 924<br />

La nuova Gerusalemme “ 930<br />

Eden ritrovato “ 940<br />

Conclusione “ 945<br />

CONCLUSIONE “ 949<br />

APPENDICI<br />

Appendice n. 1<br />

SINOSSI DI DANIELE II, VII, VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp. “ 958<br />

Appendice n. 2<br />

LA PERSONA DI DANIELE - AUTENTICITÀ E CANONICITÀ<br />

DEL SUO LIBRO - RISPOSTA ALLE OBIEZIONI “ 971<br />

Appendice n. 3<br />

PERCHÉ LA PIETRA DI DANIELE II NON RAPPRESENTA<br />

LA PRIMA VENUTA DI GESÙ “ 1003<br />

Appendice n. 4<br />

GLI ABBAGLI DELL’ESEGESI RAZIONALE O COME VENGONO<br />

SPIEGATE LE 70 SETTIMANE DI DANIELE IX<br />

E L’INTERPRETAZIONE EVANGELICA CHE PONE NEL FUTURO LA<br />

REALIZZAZIONE DELLA SETTANTESIMA SETTIMANA p.<br />

1007<br />

Appendice n. 5<br />

COME PUÒ ESSERE CONSIDERATA LA POSIZIONE DEI TEOLOGI<br />

E DEGLI ESEGETI CHE VEDONO ANTIOCO EPIFANE IN DANIELE<br />

VII, VIII E IX? “ 1015<br />

Appendice n. 6<br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 E 1335 GIORNI “ 1023<br />

Appendice n. 7<br />

APOCALISSE: AUTORE - CANONICITÀ - DATA DI COMPOSIZIONE -<br />

SCOPO - RAPPORTO CON ANTICO E NUOVO TESTAMENTO “ 1035<br />

Appendice n. 8<br />

APOCALISSE: GENERE LETTERARIO “ 1043<br />

Appendice n. 9<br />

APOCALISSE: SISTEMI DI INTERPRETAZIONE “ 1047<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1433


INDICE GENERALE<br />

Appendice n. 10<br />

PIANO DELL’APOCALISSE<br />

GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE E IL<br />

CALENDARIO DELLE FESTE EBRAICHE “ 1051<br />

Appendice n. 11<br />

LE LETTERE ALLE SETTE CHIESE (Apocalisse 1:9-3: 22) “ 1061<br />

L’ADORAZIONE A DIO SUL TRONO E IL LIBRO DELL’AVVENIRE<br />

SIGILLATO (Apocalisse 4 e 5) “ 1070<br />

I SETTE SIGILLI (Apocalisse 6; 8:1) “ 1075<br />

LE SETTE TROMBE (Apocalisse 8:2-9: 21) “ 1084<br />

Appendice n. 12<br />

IL PRINCIPIO GIORNO-ANNO “ 1111<br />

Appendice n. 13<br />

HARMAGHEDON “ 1123<br />

Appendice n. 14<br />

Tavole di riepilogo delle spiegazioni date dai principali autori che nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

hanno commentato i libri di Daniele e Apocalisse<br />

TAVOLA n. 1 Daniele: principali scrittori ebrei dell’antichità e cristiani dei<br />

primi secoli del<strong>la</strong> Chiesa “ 1136<br />

n. 2 Apocalisse: principali scrittori dei primi secoli del<strong>la</strong> Chiesa “ 1139<br />

n. 3 Tavo<strong>la</strong> cronologica del<strong>la</strong> interpretazione ebraica dei quattro<br />

Imperi e del principio giorno/anno p.<br />

1141<br />

n. 4 Daniele: Principali scrittori nel primo Medio Evo “ 1142<br />

n. 5 Apocalisse: Principali scrittori nel primo Medio Evo “ 1145<br />

n. 6 Daniele: Principali scrittori prima del<strong>la</strong> Riforma “ 1148<br />

n. 7 Apocalisse: Principali scrittori prima del<strong>la</strong> Riforma “ 1149<br />

n. 8 Daniele: Principali scrittori del tempo del<strong>la</strong> Riforma “ 1150<br />

n. 9 70 settimane: Principali interpretazioni protestanti “ 1153<br />

n. 10 Apocalisse: Principali scrittori del tempo del<strong>la</strong> Riforma “ 1154<br />

n. 11 Daniele: Principali scrittori del tempo del<strong>la</strong> post-Riforma “ 1157<br />

n. 12 Apocalisse: Principali scrittori del tempo del<strong>la</strong> post-Riforma “ 1160<br />

n. 13 Daniele: principali scrittori non Milleriti 1798-1844 “ 1163<br />

n. 14 Apocalisse: principali scrittori non Milleriti 1798-1844 “ 1169<br />

n. 15 XIX secolo: sostenitori dei 2300 anni profetici con<br />

scadenza tra il 1843-1847 “<br />

1177<br />

n. 16 Daniele: interpretazione dei principali Milleriti tra il 1831-1844 1181<br />

n. 17 Apocalisse: Interpretazione dei principali Melleriti tra il<br />

1830-1844 “ 1184<br />

n. 18 Apocalisse 13 e 14: esposizione storica “ 1189<br />

n. 19 Apocalisse: le 7 trombe e i 3 periodi profetici “ 1193<br />

Appendice n. 15<br />

1434<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INDICE GENERALE<br />

DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ:<br />

MATTEO XXIV, MARCO XIII, LUCA XXI “ 1197<br />

Appendice n. 16<br />

IL CULTO SOLARE<br />

BREVE STUDIO SULL’EVOLUZIONE DEL CULTO SOLARE “ 1211<br />

Appendice n. 17<br />

MARIA, LA MADRE DI GESÙ, NUOVA PROPOSTA DI DIVINITÀ<br />

FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI PARANORMALI “<br />

1219<br />

Appendice n. 18<br />

L’ASCESA DEL PAPATO “ 1233<br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Testo sacro e sue traduzioni “ 1265<br />

- Versioni antiche e con caratteri non italici “ 1265<br />

- Versioni in lingue moderne “ 1266<br />

Opere dell’antichità “ 1267<br />

- ebraica “ 1267<br />

- caldeo-egiziana “ 1268<br />

- greca-<strong>la</strong>tina “ 1268<br />

- Padri del<strong>la</strong> Chiesa “ 1268<br />

Opere, articoli e commentari, anche parziali, dei libri di: Daniele, Apocalisse<br />

e 2Tessalonicesi p.<br />

1271<br />

- autori ebraici “ 1271<br />

- autori cattolici, protestanti e altri “ 1274<br />

Daniele e Apocalisse nell’arte e nel<strong>la</strong> musica “ 1355<br />

Daniele nelle culture non cristiane “ 1356<br />

Opere esegetiche e teologiche “ 1356<br />

Opere di <strong>storia</strong>: <strong>storia</strong> d’Israele e del<strong>la</strong> Chiesa - del pensiero religioso - di <strong>storia</strong> “ 1362<br />

- Opere di <strong>storia</strong> d’Israele e del<strong>la</strong> Chiesa “ 1362<br />

- Opere di <strong>storia</strong> e di religione “ 1369<br />

- Opere di <strong>storia</strong> “ 1370<br />

- Opere varie “ 1371<br />

- Grammatiche e lessici “ 1372<br />

INDICI<br />

INDICE dei testi biblici “ 1375<br />

INDICE dei nomi “ 1389<br />

INDICE GENERALE “ 1419<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1435


INDICE GENERALE<br />

1436<br />

TAVOLE FUORI TESTO<br />

I. Parallelismo tra il colosso di Daniele 2 e le bestie di Daniele 7 “ 1439<br />

II. Lo stabilirsi dei dieci regni barbarici sul territorio geografico<br />

dell’Impero Romano <strong>la</strong>tino “ 1440<br />

III. La terra profetica delle quattro monarchie di Daniele “ 1441<br />

IV. Il piccolo grande corno di Daniele 8 “ 1442<br />

V. Il santuario israelitico “ 1443<br />

VI. Le LXX settimane (Daniele 9:24-27), parte delle 2300 sere e mattine -<br />

giorni/anni - (Daniele 8:14), con il giudizio investigativo, preliminare o<br />

del preavvento (Daniele 7:9-13) “ 1444<br />

VII. Due grandi segni nel cielo: <strong>la</strong> donna e il dragone (Apocalisse 12) “ 1445<br />

VIII. La donna fugge nel deserto per 1260 giorni/anni e il dragone, dal<strong>la</strong> sua<br />

bocca, le getta dell’acqua come un fiume per sommerger<strong>la</strong> (Apocalisse 12)“ 1446<br />

IX. La bestia che sale dal mare (Apocalisse 13 pp) “ 1447<br />

X. La bestia che sale dal<strong>la</strong> terra (Apocalisse 13 sp) “ 1448<br />

XI. I tre messaggeri celesti (Apocalisse 14:6-13) “ 1449<br />

XII. La donna di Apocalisse 17 “ 1450<br />

XIII. Concordanza delle visioni di Daniele e dell’Apocalisse “ 1451<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INTRODUZIONE<br />

«<strong>Quando</strong> i libri di Daniele e dell’Apocalisse<br />

saranno meglio compresi, i cristiani faranno una<br />

esperienza religiosa totalmente diversa» Ellen<br />

White. 1<br />

In un tempo come il nostro carico di tensioni sociali, di squilibri politici, di lotte di<br />

c<strong>la</strong>sse, di problemi economici e finanziari, crediamo sia positivo considerare ciò che<br />

Dio ha rive<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> nostra umanità.<br />

Numerose sono le opere scritte per comprendere l’evoluzione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Non<br />

sempre gli storici hanno condiviso <strong>la</strong> valutazione di quanto avvenuto nel passato e i<br />

momenti cardine dell’evolversi da un periodo all’altro. Le opere di <strong>storia</strong><br />

arricchiscono il nostro sapere e <strong>la</strong> conoscenza del passato potrebbe essere maestra di<br />

vita per il presente e quindi aiutarci a orientare le nostre scelte per il futuro. Ma non<br />

sembra che l’uomo abbia imparato molto dal passato. Nel secolo scorso si prevedeva<br />

tutto per il nostro secolo tranne le due guerre mondiali, <strong>la</strong> loro conseguenza e <strong>la</strong> realtà<br />

che stiamo vivendo. All’Ovest e all’Est si è sperato che <strong>la</strong> guerra fredda cessasse e<br />

quando il muro di Berlino è crol<strong>la</strong>to, in un modo imprevedibile e quindi non<br />

annunciato, si è sognata una pace reale, ma il sogno non è durato neppure una<br />

stagione. La situazione nell’Europa Occidentale, dell’ex Patto di Varsavia,<br />

dell’Africa, dell’Asia e dell’America è tale che <strong>la</strong> pace nel mondo è più instabile oggi<br />

che nel passato.<br />

Il domani come sarà?<br />

Le specu<strong>la</strong>zioni di fantascienza, di fantapolitica, di fantaeconomia suscitano<br />

sempre più interesse.<br />

L’uomo, per conoscere se stesso, per capirsi, per sapere le sue origini e il fine<br />

ultimo del<strong>la</strong> sua esistenza, ha bisogno di uscire dal “silenzio di Dio” per, finalmente,<br />

porsi all’ascolto di Colui che, rivolgendogli <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, lo interroga, lo istruisce, lo<br />

realizza.<br />

Il Dio del<strong>la</strong> Bibbia, il Dio di Abrahamo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio d’Israele e<br />

del<strong>la</strong> Chiesa, a differenza del dio dei filosofi e delle religioni tradizionali, è un Dio<br />

che par<strong>la</strong> e si rive<strong>la</strong>. La superiorità di questo Dio rispetto a tutti gli altri sta proprio in<br />

questa caratteristica: «Io, io sono l’Eterno, e fuori di me non v’è salvatore. Io ho<br />

annunziato, salvato, predetto, e non è stato un dio straniero... (Io) annunzio <strong>la</strong> fine fin<br />

dal principio, e molto tempo prima predìco le cose non ancora avvenute; che dico: “Il<br />

mio piano sussisterà, e metterò ad effetto tutta <strong>la</strong> mia volontà”». E fa sapere: «Il<br />

Signore l’Eterno, non fa nul<strong>la</strong>, senza rive<strong>la</strong>re il suo segreto ai suoi servi, i profeti». 2<br />

1 WHITE Ellen, Testimonies to Minister’s, p. 114.<br />

2 Isaia 43:11; 46:10; Amos 3:7. Salvo precisazioni diverse, <strong>la</strong> traduzione italiana dei passi biblici riportati sono<br />

del<strong>la</strong> Versione Riveduta del dr. G. Luzzi, ed. Librerie Sacre Scritture.


INTRODUZIONE<br />

Sono molte le profezie contenute nel messaggio biblico. Affinché fossero<br />

coordinate e ben comprese, Dio ha rive<strong>la</strong>to il filo conduttore a due uomini: il primo,<br />

Daniele 3 (autore del suo scritto omonimo, israelita di stirpe reale portato a Babilonia<br />

da Nebucadnetsar in occasione del<strong>la</strong> sua prima conquista di Gerusalemme nel 605<br />

a.C.), e il secondo, l’apostolo Giovanni (autore dell’Apocalisse 4 da lui composta<br />

durante il suo esilio sull’iso<strong>la</strong> di Patmo nel 97 d.C.). Infatti «questi due libri... quello<br />

di Daniele e quello di san Giovanni, essendo i soli che siano interamente scritti<br />

secondo l’ordine storico o cronologico, sono destinati a darci <strong>la</strong> chiave di tutti gli<br />

altri». 5<br />

«Tutti i libri del<strong>la</strong> Bibbia si riassumono e si completano nell’Apocalisse, <strong>la</strong> quale a<br />

sua volta completa il libro di Daniele». 6<br />

Questi due libri sono stati scritti usando un genere letterario partico<strong>la</strong>re, quello<br />

apocalittico. 7<br />

I profeti dell’Antico Testamento presentavano il loro messaggio sacro ai<br />

contemporanei in un linguaggio semplice e accessibile a tutti, in forma poetica e/o<br />

con delle immagini. Questi messaggi erano però indipendenti gli uni dagli altri<br />

sebbene a volte completassero quanto detto precedentemente. <strong>Quando</strong> annunziavano<br />

il futuro erano privi di prospettiva storica o del senso cronologico.<br />

Per contro, come vedremo più avanti, nei libri apocalittici di Daniele e di<br />

Giovanni, <strong>la</strong> cronologia occupa una <strong>la</strong>rga parte e il loro messaggio è di carattere<br />

universale. Le profezie di questi libri non sono mai a duplice prospettiva e hanno<br />

sempre una so<strong>la</strong> realizzazione. 8<br />

«Le apocalissi, essendo destinate a illuminare dei lunghi periodi sprovvisti di<br />

rive<strong>la</strong>zione diretta, dovevano essere contemporaneamente più universali e più<br />

dettagliate. E per questo... Dio che dirige <strong>la</strong> <strong>storia</strong> accorda ai veggenti, per quanto<br />

riguarda le cose del futuro, delle luci speciali che superano anche di molto <strong>la</strong> misura<br />

ordinaria del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>». 9<br />

«Come Daniele <strong>la</strong>scia gli ebrei, al momento in cui essi stanno per essere privati<br />

dello spirito di <strong>profezia</strong>, <strong>la</strong> guida che doveva condurli attraverso le complicazioni<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> fino al<strong>la</strong> venuta del Messia, così Giovanni ha <strong>la</strong>sciato al nuovo popolo di<br />

Dio, che doveva essere privato del governo apostolico, le direttive che gli erano<br />

necessarie fino al ritorno del suo Maestro». 10<br />

3<br />

Per <strong>la</strong> biografia di Daniele e l’autenticità del suo libro, vedere Appendice n. 1.<br />

4<br />

Per <strong>la</strong> paternità dell’Apocalisse a Giovanni l’evangelista e data di composizione, vedere Appendice n. 7.<br />

5<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III, Paris 1849, p. 181.<br />

6<br />

WHITE Ellen, Conquérants pacifiques, ed. S.d.T., Dammarie-les-lys, 1959, p. 520; ed. italiana, Gli uomini che<br />

vinsero un impero, ed. AdV, Falciani 1989, p. 367; edizione originale, The Acts of the Apostles, p. 585.<br />

7<br />

Per una visione più ampia di questo genere letterario, vedere Appendice n. 8.<br />

8<br />

Tranne quelle riguardanti le sette Chiese dell’Apocalisse che possono aver avuto un messaggio diretto per le<br />

chiese locali, vedere Appendice n. 11.<br />

9<br />

AUBERLEN Karl August, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 97. Riteniamo che<br />

l’autore (1824-1864), docente all’Università di Basilea, sia stato il migliore a spiegare <strong>la</strong> differenza che c’è tra le<br />

profezie apocalittiche e quelle degli altri profeti.<br />

10<br />

GODET Frédéric, Études Bibliques, t. II, 5 ed., Paris 1899, p. 415. Questo autore nel secolo scorso era considerato<br />

il principe dell’esegesi. I suoi commentari sono stati ristampati negli anni Settanta. Un pensiero analogo al<strong>la</strong> citazione<br />

riportata era stato espresso da FLEMING Robert, pastore presbiteriano scozzese, in L’origine de <strong>la</strong> chute de Rome<br />

14<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INTRODUZIONE<br />

Di questi due uomini nel<strong>la</strong> Bibbia viene detto: «Tu (Daniele) sei (un uomo)<br />

grandemente amato»; Giovanni era il discepolo «che Gesù amava» 11 .<br />

Entrambi vedono il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo. 12 Entrambi<br />

par<strong>la</strong>no dell’anticristo, del<strong>la</strong> sua durata attraverso i secoli, del<strong>la</strong> sua supremazia, del<strong>la</strong><br />

sua azione, del<strong>la</strong> sua fine. 13 A entrambi è dato il piacere di contemp<strong>la</strong>re il trionfo del<strong>la</strong><br />

Chiesa e <strong>la</strong> sua glorificazione. 14 In entrambi si concentra e si riassume tutto il<br />

messaggio messianico dei profeti. 15 Il libro di Daniele e in partico<strong>la</strong>re quello<br />

dell’Apocalisse hanno ispirato opere artistiche di pittura, di mosaici, di arazzi, di<br />

vetrate, di altorilievi e musica non solo nel passato ma anche nel nostro secolo. 16<br />

papale, Liegi 1849, p. 88, 1 a ed. inglese, London 1701: «Come Daniele colma <strong>la</strong> <strong>la</strong>cuna o il vuoto del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

dell’Antico Testamento, così l’apostolo S. Giovanni fa lo stesso per il Nuovo Testamento conducendoci dal<strong>la</strong> prima<br />

al<strong>la</strong> seconda venuta di Cristo».<br />

11<br />

Daniele 9:23. Siamo noi che abbiamo messo quanto scritto tra parentesi. Giovanni 13:23.<br />

12<br />

Daniele 7:13; Apocalisse 1:7; 14:14 e seg.; 19:11 e seg., ecc. .<br />

13<br />

Daniele 7: 26; Apocalisse 13: 1-10; 19:20, ecc.<br />

14<br />

Daniele 12:1, 2; Apocalisse 12; 14:1-6; 7:21, ecc.<br />

15<br />

Daniele 9:24-27; Apocalisse 12:5.<br />

16<br />

Tra il 1508-1512 Daniele compare tra gli affreschi del<strong>la</strong> Cappel<strong>la</strong> Sistina in Vaticano ad opera di Miche<strong>la</strong>ngelo<br />

Buonarroti. Il Museo Nazionale di Berlino conserva un dipinto di Rembrandt del 1652 che ritrae il profeta in visione.<br />

La National Gallery of Art del Museo di Washington conserva una te<strong>la</strong> di Rubens del 1618 che ritrae Daniele nel<strong>la</strong><br />

fossa dei leoni, episodio ripreso nel 1849 da De<strong>la</strong>croix e conservato al Pa<strong>la</strong>is Bourbon di Parigi. Nel 1607 Léonard<br />

Kern orna le due porte monumentali del Municipio di Norimberga con le quattro bestie che Daniele presenta nel suo<br />

capitolo VII, con accanto rispettivamente Nebucadnetsar, Ciro, Alessandro il Grande e Giulio Cesare per indicare i<br />

re<strong>la</strong>tivi imperi.<br />

Scrive J. Doukhan, che dal dramma liturgico del Medio Evo, Drame de Daniel, composto nel XII secolo da<br />

Hi<strong>la</strong>rius, discepolo di Abe<strong>la</strong>rdo (Biblioteca Nazionale di Parigi, 11331, fol. 12-16) e nel XIII secolo per <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

cattedrale di Beauvais (Museo Britannico di Londra, Egreton 2615, fol. 95-108), fino al<strong>la</strong> composizione e<strong>la</strong>borata da<br />

Darius MILHAUD, Les Miracles de <strong>la</strong> foi, 1951, agli accenti espressivi e profondi di Louis Amstrong che canta,<br />

accompagnato dal<strong>la</strong> sua orchestra, il negro-spiritual Sadrach, composto nel 1931 da Mac GIMSEY, best seller nel 1938,<br />

i temi di Daniele hanno preso tutte le forme; dal<strong>la</strong> commedia tragica del XVII secolo nell’opera tedesca Der Seigende<br />

Hofmann Saniel, del 1671, alle cantate in jazz del XX secolo, al<strong>la</strong> stampa di un francobollo delle poste italiane del<br />

1961 (DOUKHAN Jacques, Le soupir de <strong>la</strong> terre, ed. Vie & Sante, Dammarie-les-lys 1993, p. 12).<br />

L’arte figurativa ispirata dall’Apocalisse riempie l’ultimo quarto del IV secolo e tutto il V, con opere prodigiose,<br />

osserva F. van der MEER. L’arte medioevale ne è ricca e <strong>la</strong> figura del Cristo onnipotente, vincitore supremo, <strong>la</strong><br />

caratterizza. La maestà di Cristo, seduto o in piedi non è solo raffigurata nei manoscritti del Medio Evo, negli<br />

affreschi delle absidi, nei bassorilievi dei timpani, nei mosaici, nei vetri e nei rosoni delle chiese e delle cattedrali.<br />

Charles BRÜTSCH, nel<strong>la</strong> sua opera, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, nel<strong>la</strong> 4 a e 5 a edizione, Genève 1966, pp. 443,444,<br />

presenta una lunga lista, che definisce «molto approssimativa», delle Chiese che presentano tali raffigurazioni in<br />

Germania, Spagna, Francia, Italia, Svizzera, Andorre, Inghilterra, Bulgaria, Danimarca, Svezia, Cecoslovacchia,<br />

Russia e, fuori dall’Europa, Egitto, Baouit, Saqqara, U.S.A.<br />

Per quanto riguarda le opere incise su legno, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> delle illustrazioni dell’Apocalisse si divide in due periodi,<br />

fino al 1498 quando il maestro di Norimberga Albert Dürer pubblica <strong>la</strong> sua opera, a dopo questa data. Quest’opera fu<br />

così importante che l’arte che si ispirava all’Apocalisse era in declino e in quel periodo trova, nel maestro tedesco, un<br />

nuovo interesse.<br />

È difficile elencare gli artisti contemporanei che hanno rappresentato l’Apocalisse. Qualche nome secondo C.<br />

Brütsch, o.c., pp. 446,447: Giorgio de Chirico, 1852; Edouard Goerg, 1943; George de Pogedaleff, 4 vol. 1947-1950;<br />

Vincent de Crozals, 1950; Henri de Waroquier, 1955. A questi nomi di devono aggiungere le illustrazioni di Jean<br />

Berque, Paris-Lausanne 1938; soprattutto <strong>la</strong> tappezzeria creata da Jean Lurçat (morto nel 1966), che rappresenta <strong>la</strong><br />

donna e il dragone di Apocalisse 12, nel<strong>la</strong> chiesa cattolica del p<strong>la</strong>teau d’Assy, alta Savoia. È da segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> litografia<br />

di Odilon Redon (1840-1916) del 1899, posta da A. Mellerio nel<strong>la</strong> sua opera su O. Redon, Paris 1913. All’inizio del<br />

XX secolo, Paul Robert ha dipinto tre quadri (l’angelo musicista, Michele che trafigge il dragone, l’angelo del<br />

giudizio fermato da quello del<strong>la</strong> grazia) sul<strong>la</strong> grande scalinata del Museo di Neuchâtel; due affreschi di M. Barraud,<br />

nel<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> dell’Università di Fribourg, 1946. Sul<strong>la</strong> facciata del tempio protestante di Aubagne, vicino a Marsiglia,<br />

un mosaico rappresenta l’Agnello, ad opera di Henri Lindegard - J. Franch-C<strong>la</strong>pers, <strong>la</strong> chiesa cattolica di Rheinfeldn,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 15


INTRODUZIONE<br />

Il libro di Daniele è così importante che Gesù, par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> distruzione di<br />

Gerusalemme, lo cita nominandolo espressamente e riportando poi testualmente le sue<br />

parole. Invita quindi: «Chi legge il profeta Daniele; rifletta», o «vi ponga mente»,<br />

«stia ben attento», «cerchi di capire». 17<br />

Non possiamo comprendere l’Apocalisse senza passare attraverso Daniele perché<br />

il libro di «san Giovanni é il secondo tomo di una <strong>storia</strong> di cui quelle di Daniele è il<br />

primo». «Non si potrebbero quantificare gli errori evitabili che hanno commesso e<br />

sviato gli interpreti, quando hanno preteso di spiegarci l’uno senza avere capito<br />

l’altro». 18 La cosa grave è che oggi l’errore continua. Gli esegeti si trovano davanti a<br />

due libri che vogliono spiegare senza considerare questa premessa, e dando quindi<br />

Argovie, possiede un affresco di 18x9 m. di Johannes Hugentobler che raffigura con finezza <strong>la</strong> Gerusalemme celeste;<br />

a Möhlin, località vicino al<strong>la</strong> precedente c’è un altorilievo di 15 mq che ritrae <strong>la</strong> liturgia celeste dei capitoli IV e V.<br />

Una serie di otto vetrate sono consacrate all’Apocalisse nel<strong>la</strong> chiesa francese di Winterthour, fatte dal pittore Robert<br />

Wehrlin nel 1957; nel 1959 una vetrata con diversi motivi dell’Apocalisse è stata fatta nel<strong>la</strong> chiesa protestante di<br />

Nidegg, a Berna, dipinta da R. Schär e nel<strong>la</strong> chiesa di san Giovanni, sempre a Berna, nel 1961 ad opera di Max<br />

Hunziker. Si segna<strong>la</strong>no anche le opere di Max Beckmann e di R. Bergholtz.<br />

In questo excursus non è da dimenticare <strong>la</strong> Bibbia di Joseph Foret, pesante 210 chili, con commenti di Jean<br />

Cocteau, Jean Rostand, Daniel Rops, Jean Guitton, E.M. Cioran, Jean Giono e Ernest Jünger, e illustrata da Bernard<br />

Buffet, Salvatore Dalì, Leonor Fini, Foujita, Mathieu, Tremois e Zadkine. Questa Bibbia è stata esposta in numerose<br />

città e ha fatto parte dell’esposizione tenuta nel New Museum of Contemporary Art dal titolo La fine del mondo,<br />

visioni contemporanee dell’Apocalisse (1983-1984).<br />

Nel<strong>la</strong> primavera del 1992 c’è stata una esposizione consacrata al<strong>la</strong> fine e all’Apocalisse nel<strong>la</strong> galleria d’arte di G.<br />

Schreiber, all’Università di Tel Aviv. Sono da ricordare le opere di D. Y’acoby (1989-1990), Y. Parbuchrai (1991), T.<br />

Geva (1991). È stato anche stampato un catalogo Postscripts, “Fine” – Representations in Contemporary Israeli Art,<br />

The Genia Schreiber University Art Gallery, Tel Aviv University, 1992.<br />

Sebbene l’Apocalisse sia stata ispiratrice nell’arte musicale, il protestante MIDDENDORP si augura che possa essere<br />

espressa in un’opera simile a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Passione secondo San Matteo da J.S. Bach. Scrive J. Doukhan: «La musica è<br />

probabilmente il genere artistico maggiormente ispirato dall’Apocalisse. Dappertutto nel mondo, in Francia, in<br />

Polonia, in Germania, in Giappone, in America, dei compositori sono apparsi andando dall’oratorio al<strong>la</strong> sinfonia.<br />

L’Apocalisse è stata oggetto pure di tesi di dottorato in musica e in composizione. Tra le numerose opere consacrate<br />

all’Apocalisse, si notano i nomi seguenti: O. MESSIAEN, Quatour pour <strong>la</strong> fin des temps, 1941; Couleurs de <strong>la</strong> cité<br />

céleste, 1963; Des canyons aux étoiles, 1974; D. MAXWELL, Apocalypse et chute, 1980; I. MAREO, Apocalypse<br />

symphonique, 1982; K. RAINER, La nouvelle Jérusalem, 1986; Le voyant de Patmos, 1986; O.S. JOACHIM, Apocalypse<br />

et apothéose, 1989; S. WELLMAN, Symphonie d’Apocalypse, 1980; B. MATUSZCZAK, Apocalypse, 1985; R.M. SCHAFER,<br />

Apocalypse, 1986; W. JOSEPHUS, Les quattre chevaux de l’Apocalypse, 1980. Queste opere del nostro secolo sono<br />

state precedute, come elenca C. Brütsch, da:<br />

XVII secolo: Melchior Frank (1573-1639), 3 mottetti;<br />

Joham Rudolf Ahle (1625-1673), 1 mottetto;<br />

XVIII secolo: J.S. Bach (1685-1750), 4 cantate;<br />

F.G. Haendel (1685-1750), oratorio, Le Messie;<br />

XIX secolo: F. Mendelsshon Bartholdy (1809-1847), oratio, Paulus;<br />

Johannes Brahms (1833-1897), Ein deutsches Requiem;<br />

XX secolo: Henk Badings (1907- ), Apocalypsis, oratio, 1948;<br />

Robert Blum, oratio, Erzengel Michale, Zurich;<br />

P. Lucien Deiss, oratorio, Je vis <strong>la</strong> nouvelle Jérusalem, Paris;<br />

Jean François, oratorio, L’Apocalypse de saint Jean, Paris;<br />

Frank Martin, oratorio, In Terra pax;<br />

Darius Milhaud, cantate, Les deux cités;<br />

Jacques de <strong>la</strong> Presle, oratorio, L’Apocalypse de Saint Jean, con parole di Hélène Naville, ed. Rouart,<br />

Paris 1929;<br />

Franz Schmidt (1874-1939), oratorio, Das Buch mit den sieben Siegeln;<br />

Jean Cocteau avrebbe scritto le parole di un oratorio.<br />

17 Matteo 24:15. Il testo che Gesù menziona si trova in Daniele 9:27.<br />

18 L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 194,195; t. II, Paris 1848, p. 13.<br />

16<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INTRODUZIONE<br />

interpretazioni che si confutano a vicenda e non hanno mai soddisfatto pienamente<br />

nessuno.<br />

Il grande Bengel diceva: Daniele «è il politico, il cronologista e lo storico tra i<br />

profeti», 19 e l’Apocalisse: «è il libro più importante del<strong>la</strong> Scrittura perché è l’unico<br />

chiamato <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione di Gesù». 20<br />

19 «Daniele ha avuto delle intuizioni profetiche che sono state, con ragione, considerate tra gli oracoli più notevoli<br />

dell’Antico Testamento. La <strong>profezia</strong> apocalittica ricorda, in effetti, e indica in un modo più manifesto una azione più<br />

estesa di Dio sul veggente. In questo genere d’ispirazione, Dio dona delle luci che superano <strong>la</strong> misura ordinaria delle<br />

rive<strong>la</strong>zioni profetiche. In una paro<strong>la</strong>, <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> apocalittica è l’espressione più perfetta di tutto un ordine di idee, di<br />

tutta una fase del profetismo presso il popolo eletto. Così noi crediamo di poter definire Daniele il più grande dei<br />

profeti che abbia avuto il popolo ebraico; nessun profeta ha avuto un’aureo<strong>la</strong> più luminosa» FABRE d’ENVIEU Jules, Le<br />

Livre du Prophète Daniel, t. I, Paris 1888, p. 55.<br />

20 Cit. da K. Auberlen, o.c., p. 40.<br />

L’insegnamento escatologico sul tempo del<strong>la</strong> fine di Gesù, Paolo e Giovanni ha le radici nello scritto del profeta<br />

Daniele. WESTCOTT ha dichiarato: «Non c’è dubbio che Daniele abbia esercitato una grande influenza sul<strong>la</strong> prima<br />

Chiesa cristiana come nessun altro scritto dell’Antico Testamento». Ernest KÄSEMANN ha affermato che l’apocalisse di<br />

questo libro è «<strong>la</strong> madre del<strong>la</strong> teologia cristiana» cit. da FORD Desmond, Daniel, ed. Foreword by F.F. Bruce, Southern<br />

Publishing Association, Nashille, Tennessee, 1978.<br />

L’influenza teologica del libro di Daniele sul Nuovo Testamento <strong>la</strong> possiamo notare a più riprese. Riportiamo a<br />

tale proposito le considerazioni di LEHMANN Richard, Les liens de parenté entre Daniel et l’Apocalypse, in AA.VV.,<br />

Prophétie et eschatologie, vol. I, Conférences Bibliques Division Eurafricaine, Séminaire Adventiste du Salève, 1982,<br />

pp. 395-420.<br />

A due riprese il Nuovo Testamento fa riferimento a Daniele 2: in Luca 20:18; Matteo 21:44. Daniele 2:35 dice<br />

che <strong>la</strong> pietra «frantumerà» i regni e li disperderà come <strong>la</strong> pu<strong>la</strong> sulle aie d’estate. Matteo e Luca riprendono gli stessi<br />

verbi riportati dal<strong>la</strong> versione greca detta dei LXX in Daniele 2:44: «frantumare» e «venti<strong>la</strong>re». Quest’ultimo (gr.<br />

likmao) lo si ritrova nel<strong>la</strong> LXX in Daniele 2:44, Ruth 3:2; Giobbe 27:21. Gli evangeli riportano i verbi nello stesso<br />

ordine di Daniele, ciò fa pensare a un suo riferimento. Il contesto immediato di Luca 20 è <strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> dei cattivi<br />

vignaioli. A prima vista sembra che Gesù voglia realizzare immediatamente <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele 2. Ma una lettura<br />

attenta mette in risalto il futuro escatologico. Gli effetti sono posti in un avvenire indeterminato. Inoltre l’espressione<br />

«chiunque» ha un carattere universale. Il giudizio che colpisce Gerusalemme nel 70 d.C. è una testimonianza storica di<br />

ciò che avverrà a «chiunque» rigetti il Messia.<br />

Daniele 7:13, sebbene non sia citato testualmente, è riferito da Gesù stesso e dagli apostoli: Marco 13:26; 14:62;<br />

vedere: Atti 1:9-11; 1 Tessalonicesi 4:17. É possibile che quando Paolo dice che i santi giudicheranno il mondo (1<br />

Corinzi 6:2) pensi a Daniele 7:22 (vedere Apocalisse 20:4). Altri passi di riferimento: Daniele 7:18; 2 Timoteo 2:13;<br />

Luca 22:29,30. Daniele 7:18,22; Matteo 19:28. Daniele 12:1; Marco 13:19. Daniele 12:2; Matteo 25:46. Daniele<br />

12:3, Matteo 13:43. Daniele 2:44;7:18 erano letti dagli apostoli con valore escatologico. 1 Corinzi 4:8 lo dimostra.<br />

Matteo 24:15 richiama Daniele 9:27;11:31.<br />

«Possiamo dire, in conclusione, che nessuna delle profezie di Daniele interpretate nel Nuovo Testamento è<br />

ricevuta come avendo avuto una applicazione nel passato o nel presente dagli scrittori del Nuovo Testamento. Sono<br />

considerate in un quadro cronologico (Matteo 24) e ogni volta sono interpretate escatologicamente... Abbiamo ragione<br />

di pensare che il libro di Daniele sia stato letto dagli autori del Nuovo Testamento come un libro le cui profezie<br />

s’inscrivono in un quadro cronologico e <strong>la</strong> cui realizzazione è attesa in un avvenire indeterminato» R. Lehmann, o.c.,<br />

p. 406.<br />

Gli apostoli hanno visto Daniele 9, le 70 settimane, nel<strong>la</strong> prospettiva messianica? L’hanno letta come noi?<br />

L’hanno vista come una <strong>profezia</strong> a carattere cronologico?<br />

Possiamo affermare di sì. Gli storici sono unanimi nel riconoscere l’attesa messianica nel primo secolo. Abbiamo<br />

delle testimonianze nel Nuovo Testamento: Atti 28:20 (1 Timoteo 1:1); Luca 3:15; Ga<strong>la</strong>ti 4:4. Gesù stesso era<br />

convinto di compiere <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: Giovanni 7:6,8; 2:4; 7:30; 17:1.<br />

«Molto probabilmente <strong>la</strong> Chiesa primitiva ha riconosciuto in Gesù il Cristo, cioè l’Unto, perché essa ha visto in<br />

lui ciò che Daniele 9 aveva annunciato: l’Unto sarà soppresso. D’altronde una importante dichiarazione di Gesù indica<br />

molto bene che avesse in mente Daniele 9 quando dichiara, secondo Matteo 26:28: “Questo è il mio sangue, il sangue<br />

del<strong>la</strong> nuova alleanza, che è sparso per molti...”. M. Filippo fa notare che le parole corrispondono perfettamente a<br />

quelle del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: fare una solida alleanza con molti. (FILIPPO Mauro, The Seventhy weeks and the great tribu<strong>la</strong>tion,<br />

Boston 1923, p. 81, cit. da D. Ford, o.c., p. 201)» Idem, p. 408.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 17


INTRODUZIONE<br />

Agli apostoli che si erano preoccupati di sapere come e quando Gesù sarebbe<br />

ritornato e quando sarebbe finita <strong>la</strong> triste realtà quotidiana, Gesù sul monte degli Ulivi<br />

rispose pronunciando un discorso meraviglioso con il quale considerava <strong>la</strong> vita del<strong>la</strong><br />

Chiesa e i pericoli che essa avrebbe attraversato. 21 È per questo che «l’Apocalisse può<br />

essere anche considerata come lo sviluppo del discorso escatologico». 22 L’Apocalisse<br />

non ha altro scopo che darci fiducia nell’avvenire e <strong>la</strong> certezza delle cose future. Pur<br />

non descrivendoci per filo e per segno quello che avverrà, ci testimonia del<strong>la</strong> certezza<br />

che Cristo ritornerà trionfante. Giovanni, nel descrivere <strong>la</strong> rappresentazione figurata<br />

del<strong>la</strong> realtà, fa dell’Apocalisse «più e meglio che una semplice <strong>storia</strong> raccontata in<br />

anticipo... una filosofia del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>» 23 e quindi «si dovrebbe riprodurre l’Apocalisse<br />

in testa a ogni introduzione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale, poiché il suo oggetto è ciò che fa il<br />

senso e il fondo dell’evoluzione dell’umanità». 24 «Si può dire che il libro di Daniele è<br />

<strong>la</strong> cul<strong>la</strong> nascosta del<strong>la</strong> filosofia del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>». 25<br />

«L’Apocalisse biblica non è stata considerata fino ad ora che come un prologo del<br />

Regno di Dio. Oggi che (questo Regno) è <strong>diventa</strong>to tecnicamente possibile e pure<br />

probabile, esso sorge davanti a noi in un iso<strong>la</strong>mento totale: nessuno crede più che un<br />

regno di Dio vi faccia seguito, neppure il più cristiano dei cristiani». 26<br />

«Questi libri (Daniele e Apocalisse) sono stati scritti per coloro che si sono<br />

appropriati, tramite <strong>la</strong> fede, grazie a una intelligenza tutta spirituale, di tutto il resto<br />

del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Essi hanno di che scandalizzare coloro che li leggono come profani.<br />

Finché siamo in questo mondo di ricchi e di soddisfatti, finché non sospiriamo dal<br />

profondo del nostro essere qualcosa di meglio... le apocalissi non sono ancora per noi.<br />

Nessun altro che l’Agnello immo<strong>la</strong>to può aprire il libro sigil<strong>la</strong>to dai sette sigilli;<br />

nessun altro che colui per il quale il mondo è crocifisso può leggere gli enigmi che<br />

contiene. Daniele e Giovanni, quando questi misteri furono loro rive<strong>la</strong>ti dall’alto, si<br />

prostrarono con <strong>la</strong> faccia a terra, tremando e adorando; è da qui che bisogna<br />

cominciare per arrivare a comprenderli... Bisogna avere fatto di già l’esperienza con<br />

«L’Apocalisse si caratterizza per una assenza totale di citazioni formali dell’Antico Testamento, tuttavia su 404<br />

versetti, 378 contengono un riferimento all’Antico Testamento» Idem, p. 408.<br />

Daniele non ispira so<strong>la</strong>mente il linguaggio a Giovanni (Daniele 2:35; Apocalisse 20:11; Daniele 2:29; Apocalisse<br />

1:1; 22:6; 4:1; 1:20), ma anche gli avvenimenti che si devono susseguire. Il capitolo più citato è il 7, con dodici<br />

riferimenti.<br />

«Numerosi rapporti tra Daniele e l’Apocalisse sono evidenti. Per esempio: l’adorazione dell’immagine d’oro in<br />

Daniele 3 e l’immagine del<strong>la</strong> bestia in Apocalisse 13; <strong>la</strong> visione del Cristo in Daniele 10 e Apocalisse 1; <strong>la</strong> caduta di<br />

Babilonia in Daniele 5 e Apocalisse 14 e 18; Dio viene a liberare i suoi in Daniele 3 e 6 e Apocalisse 14; le bestie di<br />

Daniele 7 e Apocalisse 13 e 17; i tempi profetici stabiliti da Daniele 7 li si ritrovano in Apocalisse 11, 12 e 13» Idem,<br />

p. 416.<br />

21<br />

Matteo 24; Marco 13, Luca 21. «Il rapporto stretto che esiste tra il discorso profetico che nostro Signore ha<br />

pronunciato sul monte degli Ulivi e il libro del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> apocalittica, deve necessariamente ritenere l’attenzione di<br />

ogni persona che studia <strong>la</strong> Scrittura» ALFORD H., The greck Testament, vol. IV, Prolegomena, 2 a ed., London 1862, p.<br />

249; cit. da VAUCHER Alfred Félix, Les Prophéties apocalyptiques et leur interprétation, ed. 1972, p. 37. Per una<br />

spiegazione del discorso profetico di Gesù, vedere Appendice n. 15.<br />

22<br />

A.F. Vaucher, idem, p. 37.<br />

23<br />

Idem, p. 38.<br />

24<br />

FOERSTER Fr. Wilhelm, L’Europe et <strong>la</strong> Question allemande, Paris 1937, p. 5.<br />

25<br />

NICOLAS Michel, Des doctrines religieuses des Juifs, Paris 1860, p. 272, n. 2.<br />

Per una visione d’insieme dei vari sistemi di interpretazione dell’Apocalisse, vedere Appendice n. 9.<br />

26<br />

GUNTER Auders, Endzeit und Zeitende, C. II, Beck, Munich; cit. ZURCHER Jean, Servir, III e IV trim., 1973, p. 24.<br />

18<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


INTRODUZIONE<br />

Dio... L’intelligenza è riservata a coloro che hanno <strong>la</strong> fede e <strong>la</strong> pazienza... Sono come<br />

le parabole degli enigmi santi, destinati a risvegliare l’attenzione: esse aprono<br />

l’entrata dei misteri celesti a colui che è attento e che vuole istruirsi, li chiudono a<br />

colui il cui cuore è indurito e i cui occhi sono appesantiti». 27<br />

Al centro di questi due libri, uno dell’Antico Testamento e l’altro del Nuovo, c’è<br />

<strong>la</strong> persona di Cristo Gesù. Daniele lo presenta come colui che è accanto ai suoi amici<br />

nel<strong>la</strong> fornace di fuoco, 28 lo vede come colui che viene incoronato per ricevere il<br />

Regno. 29 È il principe, capo, nei confronti del quale l’opposizione del Pontifex<br />

Maximus esercita tutto il suo potere per distruggere, agli occhi degli uomini, <strong>la</strong> sua<br />

opera nel cielo e <strong>la</strong> sua influenza sul<strong>la</strong> terra, 30 ne annuncia il tempo e l’opera che<br />

avrebbe compiuto sul<strong>la</strong> terra 31 ed è ancora lui che il profeta vede intervenire al<strong>la</strong> fine<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> per liberare i credenti dal<strong>la</strong> tragedia finale che precede <strong>la</strong> resurrezione. 32<br />

Giovanni presenta il Signore come colui che gli rive<strong>la</strong> quanto scrive e che vede venire<br />

nel<strong>la</strong> sua potenza e gloria. 33 È ancora lui che vede camminare nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> per<br />

sostenere i fedeli del<strong>la</strong> sua Chiesa nelle loro tribo<strong>la</strong>zioni. 34 È lui, come Agnello di<br />

Dio, che vede dischiudere il mistero del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. 35 È ancora lui che nel cielo è lodato<br />

dagli esseri celesti. 36 È il figlio maschio nato su questa terra e rapito in cielo e che<br />

presenta anche in procinto di venire per raccogliere i frutti dell’angoscia e l’agonia<br />

del<strong>la</strong> sua carne. 37 È colui che viene per vincere le potenze coalizzate contro<br />

l’Altissimo. 38 È <strong>la</strong> luce che illumina <strong>la</strong> terra restaurata. 39 È il tutto che porta a<br />

compimento ogni cosa, <strong>la</strong> vittoria del<strong>la</strong> verità sul<strong>la</strong> menzogna e sull’odio, del<strong>la</strong> vita<br />

sul<strong>la</strong> morte. 40<br />

Colui che Daniele presenta come il Figlio dell’uomo, il gran capo, l’unto, colui<br />

che viene soppresso e che chiama Micael; anche Giovanni lo descrive come il Figlio<br />

dell’uomo, come Michele, lo vede come Re dei re e Signore dei signori e lo presenta<br />

come colui che è stato l’Agnello immo<strong>la</strong>to e ha vinto: è il leone del<strong>la</strong> tribù di Giuda. 41<br />

I libri di Daniele e dell’Apocalisse fanno risplendere, con una luce ancora più<br />

intensa, quanto avevano annunciato gli altri profeti.<br />

Purtroppo questi due scritti nei decenni di questo secolo non hanno avuto negli<br />

studi teologici quel<strong>la</strong> rilevanza che avrebbero meritato. La conseguenza riteniamo sia<br />

27<br />

K. Auberlen, o.c., pp. 95, 96, 109.<br />

28<br />

Daniele 3:25.<br />

29<br />

Daniele 7:13,14. Vedere il nostro Capitolo XIII.<br />

30<br />

Daniele 8:11. Vedere il nostro Capitolo XI.<br />

31<br />

Daniele 9:25,26. Vedere il nostro Capitolo II.<br />

32<br />

Daniele 12:1.<br />

33<br />

Apocalisse 1:1,9; 19:11 e seg.<br />

34<br />

Apocalisse 1:12-20. Vedere Appendice n. 11.<br />

35<br />

Apocalisse 5:7,8. Vedere Appendice n. 11.<br />

36<br />

Apocalisse 5:7 e seg. Idem.<br />

37<br />

Apocalisse 12:1-6. Vedere il nostro Capitolo VIII.<br />

38<br />

Apocalisse 19:11 e seg.<br />

39<br />

Apocalisse 21:23.<br />

40<br />

Apocalisse 1:18.<br />

41<br />

Daniele 7:13; 8:11; 9:25,26; 12:1. Apocalisse 1:13; 12:7; 19:16; 5:6,5.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 19


INTRODUZIONE<br />

stata devastante. C’è da chiedersi se il disorientamento religioso di fine secondo<br />

millennio non ne sia <strong>la</strong> conseguenza.<br />

Edmond Jacob, qualificato teologo dell’Antico Testamento, ha fatto notare che «<strong>la</strong><br />

teologia del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> (messa in risalto da K. Barth), e <strong>la</strong> teologia dell’esistenza (nel<br />

pensiero di Bultmann), non hanno saputo cosa farsene dell’apocalittica, se non<br />

relegar<strong>la</strong> nel dominio del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> delle religioni o in quel<strong>la</strong> dell’eresia». Inoltre «<strong>la</strong><br />

“teologia del<strong>la</strong> morte di Dio” è in parte stata provocata dal bisogno di sbarazzare il<br />

pensiero del<strong>la</strong> mitologia apocalittica». Così facendo, queste teologie hanno rinunciato<br />

a ciò che può arricchire e rendere evidente, per l’uomo del XX secolo, che <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong><br />

di Dio, <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione si fa <strong>storia</strong> e dà senso all’esistenza. In contrapposizione a<br />

questo atteggiamento teologico E. Jacob si domanda: «Ci si deve chiedere seriamente<br />

se si può par<strong>la</strong>re oggi di Dio al di fuori dell’apocalittica in quanto essa è, secondo<br />

l’espressione di Käsemann, “<strong>la</strong> madre di tutta <strong>la</strong> teologia cristiana”». 42<br />

Il celebre Isacco Newton scriveva: «Rigettare (le profezie di Daniele) è rigettare <strong>la</strong><br />

religione cristiana». 43<br />

«Durante più di duemi<strong>la</strong> anni, l’influenza di Daniele sulle opere degli storici è<br />

stata evidente. È probabile che si farà nuovamente sentire, in un prossimo futuro, in<br />

re<strong>la</strong>zione con l’escatologia» scrive W. Moeller. 44<br />

L’evangelista americano Mark Finley diceva: «La predicazione delle<br />

impressionanti profezie di Daniele e dell’Apocalisse hanno condotto migliaia di<br />

persone ad accettare il messaggio di Dio per il nostro tempo. Queste ampie profezie<br />

permettono una migliore comprensione del passato, danno un nuovo significato al<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> e contemporaneamente illuminano l’avvenire. Danno al<strong>la</strong> fede una base solida,<br />

fondando <strong>la</strong> fiducia nelle Sacre Scritture e mostrando <strong>la</strong> necessità di un pentimento e<br />

una conversione autentica in vista del prossimo ritorno di Cristo».<br />

Il teologo André Lacocque con ragione ha osservato: «Uno degli apporti più<br />

importanti del libro di Daniele è <strong>la</strong> sua nuova insistenza sul legame del<strong>la</strong> fede con<br />

l’intelligenza». 45<br />

E. White scriveva nel secolo scorso che quando si comprenderà il contenuto di<br />

questi due libri apocalittici un grande risveglio, una esperienza religiosa totalmente<br />

diversa animerà <strong>la</strong> vita dei credenti e una riforma avverrà nel<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Con il desiderio che questo augurio si possa realizzare, invitiamo il lettore a<br />

pregare prima di iniziare <strong>la</strong> lettura di questi due importanti libri dell’Antico e del<br />

Nuovo Testamento.<br />

42<br />

JACOB Edmond, Aux sources bibliques de l’apocalyptique, in Apocalypses et théologie de l’espérance..., Paris<br />

1979, p. 48.<br />

43<br />

NEWTON Isaac, Opera V, London 1785, p. 312.<br />

44<br />

MOELLER W., Grundriss für Alttest. Einleitung, Berlin 1958, p.341.<br />

45<br />

LACOCQUE André, Le livre de Daniel, Paris 1976, p. 141.<br />

20<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo I<br />

VISIONE GENERALE DELLA STORIA<br />

«Questa statua (del profeta Daniele)... è l’ A B C D del<strong>la</strong> scienza... è <strong>la</strong> chiave<br />

del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>» Louis Gaussen.1<br />

«Si può dire che il libro di Daniele ... sia <strong>la</strong> cul<strong>la</strong> nascosta del<strong>la</strong> filosofia<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>» Michel Nico<strong>la</strong>s.2<br />

«Daniele profetizzava per il suo tempo, e più precisamente per il nostro<br />

tempo. Ed ecco perché <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> (come tutte le profezie escatologiche) è<br />

oggi di una attualità evidente» André Lamorte.3<br />

Al<strong>la</strong> fine del VII secolo a.C. 4 il monarca babilonese Nebucadnetsar ebbe un sogno<br />

che lo turbò profondamente. La mattina seguente chiamò i suoi principali sapienti<br />

affinché gli dessero <strong>la</strong> spiegazione di quanto aveva visto durante il sonno. Il re non<br />

rivelò loro il sogno, forse perché lo aveva dimenticato 5 o forse perché temeva che <strong>la</strong><br />

1<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III, Paris 1849, pp. 361.<br />

2<br />

NICOLAS Michel, Des Doctrines religieuses des Juifs, Paris 1860, p. 272, n. 2. Vedere KARTEN Ernest William,<br />

Daniel’s philosophy of History, Bracknell, Berkshire 1967, 127 p. dattiloscritto.<br />

«Daniele presenta una filosofia veramente profetica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> senza nessun legame con le tradizioni fantasiose<br />

del<strong>la</strong> cosmogonia e dell’escatologia» ALLO Ernest Bernard, L’Apocalypse, 2 a ed., Paris 1921, p. XXV; 4 a ed., p.<br />

XXVII.<br />

3<br />

LAMORTE André, Le Problème du Temps dans <strong>la</strong> Prophétie biblique, Paris 1960, p. 131.<br />

4<br />

Daniele dice che ciò che presenta avvenne nel secondo anno di regno di Nebucadnetsar. Se Daniele ha contato gli<br />

anni dal<strong>la</strong> morte del padre Nebopo<strong>la</strong>ssar, il primo anno di Nebucadnetsar va dall’estate del 604 e il secondo anno<br />

dall’estate del 603. Se ha adottato il calcolo babilonese, il secondo anno comincia nel<strong>la</strong> primavera del 603. Quanto<br />

descrive è avvenuto al<strong>la</strong> fine del 603 o all’inizio del 602. (Vedere L. Gaussen, o.c., t. I, 2 a ed., p. 66).<br />

5<br />

«Il re ha dimenticato il sogno perché ne è stato profondamente scosso. In altre parole, il re ha compreso il messaggio<br />

degli dèi, ma questa rive<strong>la</strong>zione lo ha così talmente spaventato che fugge nel<strong>la</strong> dimenticanza, rifiutando di far<br />

fronte al<strong>la</strong> realtà che sente in forma minacciosa. Questa spiegazione d’ordine psicologico è confermata più avanti<br />

anche da Daniele stesso che precisa che questo sogno è stato dato allo scopo di permettere a Nebucadnetsar di meglio<br />

conoscersi: “Affinché tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore” 2:20. A questa spiegazione se ne aggiunge un’altra<br />

di ordine soprannaturale. Sarebbe Dio all’origine di questa amnesia. Il fatto di non ricordarsi di un sogno era in sé, per<br />

i babilonesi, un segno che esso proveniva dagli dèi: “Se un uomo non si ricorda il sogno che ha avuto, ciò significa<br />

che il suo dio è in collera con lui” OPPENHEIM Leo, Le rêve, son interprétation dans le Proche Orient ancien, Paris<br />

1959. Questo aspetto del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione è sottolineato a due riprese dai Caldei: “Non c’è nessuno sul<strong>la</strong> terra che possa<br />

dirlo” versetti 10,11, e riconoscono: “Eccetto gli dèi <strong>la</strong> cui dimora non è fra i mortali” versetto 11. Ciò significa che<br />

solo una rive<strong>la</strong>zione dall’alto permetterà di far conoscere questo sogno. Daniele stesso fa notare al re: “Ciò che il re<br />

domanda è un segreto che i saggi, i maghi e gli indovini non sono in grado di far conoscere al re. Ma c’è nel cielo un<br />

Dio che rive<strong>la</strong> i segreti...” versetti 27,28. In effetti questa dimenticanza doveva fornire al re e a tutti gli altri <strong>la</strong> prova<br />

stessa che il suo sogno era veramente una rive<strong>la</strong>zione dall’alto, e non qualcosa di soggettivo. Il suo sogno è certamente<br />

un messaggio degli dèi, poiché nessun altro che lui ne ha avuto conoscenza. Da quel momento <strong>la</strong> dimenticanza del re<br />

verrà utilizzata come un criterio oggettivo, un test che gli permetta di giudicare <strong>la</strong> qualità dei candidati al<strong>la</strong> interpretazione:<br />

“Ditemi il sogno e io saprò se siete capaci di darmi <strong>la</strong> spiegazione” versetto 9» DOUKHAN Jacques, Le<br />

Soupir de <strong>la</strong> Terre, ed. Vie & Santé, Dammarie-les-Lys, 1993, pp. 36,37.


spiegazione che gli avrebbero data sarebbe stata il frutto di un accordo dei suoi<br />

cortigiani piuttosto che una vera interpretazione oggettiva. Al rifiuto del re di sve<strong>la</strong>re<br />

il sogno, i sapienti riconobbero <strong>la</strong> loro incapacità e gli risposero: «Non c’è uomo<br />

sul<strong>la</strong> terra che possa far conoscere quello che il re comanda; così come non c’è mai<br />

stato re, per grande e potente che fosse, il quale abbia domandato una cosa siffatta a<br />

un mago, a un astrologo, o a un Caldeo. La cosa che il re domanda è ardua; e non v’è<br />

alcuno che <strong>la</strong> possa far conoscere al re, tranne gli dèi, <strong>la</strong> cui dimora non è fra i<br />

mortali». 6<br />

Nebucadnetsar reagì ordinando di sterminare i savi. <strong>Quando</strong> Daniele seppe di<br />

questo verdetto, andò «dal re, e gli chiese di dargli tempo; avrebbe fatto conoscere al<br />

re l’interpretazione del sogno». 7<br />

Questo uomo di Dio si riunì con i suoi amici, assieme pregarono il Signore e<br />

durante <strong>la</strong> notte «il segreto fu rive<strong>la</strong>to a Daniele in una visione». 8 <strong>Quando</strong> l’indomani<br />

mattina il giovane ebreo venne introdotto al<strong>la</strong> presenza del re, gli disse: «Il segreto<br />

che il re domanda né savi, né incantatori, né magi, né astrologi possono sve<strong>la</strong>rlo al re;<br />

ma v’è nel cielo un Dio che rive<strong>la</strong> i segreti, ed Egli ha fatto conoscere al re<br />

Nebucadnetsar quello che avverrà negli ultimi giorni». 9 L’atteggiamento di Daniele è<br />

sobrio, egli cerca di allontanare <strong>la</strong> condanna dagli altri sapienti e, come ogni profeta<br />

di Dio, si adopera per far comprendere al sovrano che esiste un Dio <strong>la</strong> cui sapienza è<br />

superiore a quel<strong>la</strong> di qualsiasi altra divinità.<br />

Tramite questo sogno e le sue conseguenze assistiamo al<strong>la</strong> prova di forza tra<br />

l’astrologia, <strong>la</strong> divinazione di ogni tempo, 10 e <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica o israelitica. 11<br />

6<br />

Daniele 2:10,11.<br />

7<br />

Daniele 2:16.<br />

8<br />

Daniele 2.18,19. È <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Giuseppe che si ripete (Genesi 40-41). Già in passato Dio aveva dato delle visioni<br />

notturne ai suoi profeti. Confr.: Genesi 30:3; 37:5-11; Numeri 12:6; 1 Samuele 28:6.<br />

9<br />

Daniele 2:27,28.<br />

10<br />

«L’astrologia si basa su un errore fondamentale: il determinismo o <strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> libertà morale dell’uomo. La<br />

<strong>profezia</strong> per contro è “un fenomeno unico” nel suo genere e non può per nul<strong>la</strong> essere comparato al<strong>la</strong> mantica pagana.<br />

Tutti i popoli hanno avuto degli oracoli o dei preveggenti; Israele solo ha avuto dei profeti. Ci sono, tra <strong>la</strong> divinazione<br />

e <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, due diversi principi. Ecco il primo:<br />

a) <strong>la</strong> divinazione si riferisce unicamente al momento presente; <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> si <strong>la</strong>ncia al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, fino al<strong>la</strong> “fine<br />

dei giorni”, secondo l’espressione impiegata dai profeti ebrei. Ogni profeta israelita, con <strong>la</strong> norma del<strong>la</strong> legge in<br />

mano, apprezza e giudica il presente al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> fine, cioè del<strong>la</strong> perfetta ed eterna realizzazione del<strong>la</strong> legge e con<br />

questa pure presenta <strong>la</strong> fine sotto l’angolo partico<strong>la</strong>re che conviene al momento presente. Ecco il luogo morale, il<br />

pensiero comune, che fa di tutti i profeti un solo fascio. Gli oracoli pagani non sono che una serie di dichiarazioni<br />

iso<strong>la</strong>te le une dalle altre; essi sembrano le parole che si seguono senza re<strong>la</strong>zione logica nelle colonne di un<br />

vocabo<strong>la</strong>rio. I profeti israeliti convergono tutti verso un termine unico, il trionfo del<strong>la</strong> santa volontà di Yahvé,<br />

incatenandosi e completandosi come i termini di una stessa proposizione. Da questa prima differenza ne risulta una<br />

seconda.<br />

b) Gli oracoli pagani non sono tratti che dalle circostanze del<strong>la</strong> vita privata o nazionale. La <strong>profezia</strong> israelita rive<strong>la</strong>,<br />

dal<strong>la</strong> sua prima paro<strong>la</strong>, una portata umanitaria» GODET Frédéric, Études Bibliques, t. I, 4 a ed., Paris 1889, pp.<br />

149,150.<br />

Riteniamo opportuno riportare le riflessioni del pastore R. Rizzo sul<strong>la</strong> figura biblica del profeta che non è in<br />

Israele una persona super dotata. «È uno che par<strong>la</strong>, che dà un messaggio non suo, (ma) da parte di Dio. Il profeta ha<br />

come ultimo obiettivo <strong>la</strong> salvezza dell’intera umanità... Ma il suo fine immediato è <strong>la</strong> soluzione del<strong>la</strong> crisi del singolo<br />

figlio di Dio che ha smarrito <strong>la</strong> strada (2 Samuele 12:1-7), o del gruppo umano... Il profeta è presente sempre per<br />

impedire <strong>la</strong> catastrofe (Giona). Il profeta autentico è l’espressione visibile del<strong>la</strong> sollecitudine di Dio, del<strong>la</strong> sua passione<br />

nei confronti dell’uomo; il profeta è lo spartiacque che separa nettamente il mondo falso degli dèi e del dio dei


filosofi, dall’unico Dio che non è né motore immobile, né potenza impassibile, ma padre sofferente e implicato nel<strong>la</strong><br />

tragedia umana. Le divinità mitologiche sono egocentriche ed egoiste; gli uomini sono servi, al limite gocce <strong>la</strong> cui<br />

massima aspirazione è quel<strong>la</strong> di annul<strong>la</strong>rsi nel<strong>la</strong> divinità. I profeti invece dimostrano che l’uomo è “l’eterna premura di<br />

Dio”, non solo “<strong>la</strong> sua immagine”.<br />

Gli studiosi delle religioni comparate, spesso, sul<strong>la</strong> base di superficiali analogie, hanno collocato il profetismo<br />

biblico tra i generali fenomeni di comunicazione con <strong>la</strong> divinità che nul<strong>la</strong> ha in comune con esso».<br />

È Dio che chiama l’uomo ad essere un suo profeta. «Nessuno profeta ha voluto, ha cercato e neppure ha accettato<br />

con entusiasmo il dono profetico. Mosè non ha nessuna voglia di <strong>la</strong>sciare le sue pecore... Geremia si <strong>la</strong>menta con il<br />

Signore di aver scelto (lui) un fanciullo (Geremia 1:6)», e dice che Dio lo ha sedotto ed egli si è <strong>la</strong>sciato sedurre...;<br />

«Giona fugge lontano... L’esercizio profetico non presuppone né l’esercizio né il graduale sviluppo di un talento»;<br />

esso dipende esclusivamente da un atto di scelta di Dio. «Per i profeti, il cielo, le stelle e il creato non hanno messaggi<br />

per <strong>la</strong> vita e per <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, e le saggezze che ve ne scorgono sono false: “Non imitate <strong>la</strong> condotta delle genti, non<br />

abbiate paura dei segni del cielo, anche se le genti hanno paura di essi, poiché le consuetudini dei popoli sono false”<br />

Geremia 10:2. Le rive<strong>la</strong>zioni non provengono dai talenti naturali e partico<strong>la</strong>ri del profeta... è Dio che prende<br />

l’iniziativa di rive<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> sua libertà». Non si <strong>diventa</strong> profeti a seguito di un corso di formazione, non è il risultato di<br />

uno studio fatto con efficacia. «Il profeta biblico non apporta ai suoi contemporanei mai nul<strong>la</strong> di totalmente nuovo ma<br />

solo ricordo e sviluppo di quanto Iddio aveva nel suo amore già precedentemente dato. I messaggi dei profeti mai<br />

provengono dal basso ma dall’alto; a differenza del “profetismo” universale, l’oggetto del messaggio e il suo<br />

beneficiario è sempre e soltanto l’uomo, ... mai messaggio è a beneficio di Dio o costituisce un metodo per addolcire,<br />

p<strong>la</strong>care il capriccio o l’imprevedibilità di Dio, ogni messaggio esprime <strong>la</strong> sollecitudine di Dio per l’uomo... I maghi,<br />

gli indovini, gli sciamani..., in genere traggono vantaggi dal<strong>la</strong> loro vocazione; forniscono delle prestazioni; <strong>la</strong> loro vita<br />

non si identifica necessariamente con le loro “profezie”. Il profeta biblico vive nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> e per <strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>. L’identificazione è totale; totale è l’accettazione dell’etica divina ma soprattutto del suo amore che sfocia nel<br />

sacrificio dell’esistenza; Mosè, Geremia, Osea, Ezechiele... vivono nel<strong>la</strong> loro carne le sofferenze dovute al peccato del<br />

loro popolo come gli altri, ma in più sono <strong>la</strong>cerati dal<strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> salvezza a portata di mano, rifiutata e schernita.<br />

... Il profeta di fronte ai problemi non ha pozioni da offrire, tecniche con le quali volgere a proprio vantaggio le forze<br />

del<strong>la</strong> natura o <strong>la</strong> divinità… Egli non par<strong>la</strong> a Dio perché il popolo lo ha chiamato ma al popolo perché Dio lo ha<br />

chiamato... I miracoli sono compiuti dai profeti, ma sono solo dei segni non <strong>la</strong> soluzione dei problemi che invece è<br />

sempre affidata al rinnovamento del cuore (Ezechiele 36:26-28). “I profeti non avevano né teorie né idee su Dio. Ciò<br />

che avevano era una comprensione. La loro comprensione di Dio non era il risultato di uno studio teorico, di un andare<br />

a tentoni tra le alternative sull’esistenza e gli attributi di Dio. Per i profeti, Dio era reale in maniera travolgente e <strong>la</strong> sua<br />

presenza era schiacciante... Vissero come testimoni colpiti dalle parole di Dio, più che come investigatori impegnati ad<br />

accertare <strong>la</strong> natura di Dio; i loro discorsi costituivano una liberazione da un peso più che barlumi percepiti nelle<br />

nebbie dell’incertezza. Per i profeti gli attributi di Dio erano impulsi, sfide, comandamenti, piuttosto che nozioni fuori<br />

dal tempo, staccate dal suo essere. Essi sve<strong>la</strong>vano atteggiamenti di Dio più che idee su Dio. Per i profeti <strong>la</strong> conoscenza<br />

di Dio era comunione con lui, raggiunta non mediante sillogismi, analisi, intuizioni, ma col vivere assieme...”<br />

Heschel» RIZZO Ro<strong>la</strong>ndo, Il veicolo del<strong>la</strong> speranza, in AA.VV., Siamo pieni di Speranza, ed. AdV, Falciani 1992, pp.<br />

31-38. Tutto ciò ci permette di capire perché quando Nebucadnetsar, secondo <strong>la</strong> logica del tempo, chiede a Daniele:<br />

«Sei tu capace di farmi conoscere il sogno?», cioè hai imparato, hai studiano, sei stato formato a conoscere,<br />

interpretare i misteri del<strong>la</strong> divinazione? Il profeta risponde: «Il segreto (cioè il sogno), né magi, né incantatori, né<br />

astrologi possono sve<strong>la</strong>rlo... Dio che rive<strong>la</strong> i segreti lo ha fatto conoscere» Daniele 2:26-28.<br />

11 Nel momento in cui Nebucadnetsar strappa lo scettro dalle mani dell’ultimo re di Giuda, questo scettro che<br />

dimorerà in potere dei pagani fino al<strong>la</strong> parusia (Ezechiele 21:32), Dio gli accorda un sogno profetico. Un concorso<br />

provvidenziale di circostanze mette in presenza i saggi di Babilonia (divinatori, incantatori, maghi, astrologhi, vedere<br />

Daniele 2:2), da una parte, e i rappresentanti del profetismo israelitico, Daniele, dall’altra. L’astrologia aveva preso un<br />

immenso sviluppo in Caldea, tanto che Caldeo era <strong>diventa</strong>to sinonimo di astrologo. L’arte degli oroscopi era stata<br />

costituita a sistema, riportata a delle regole d’interpretazione che erano credute scientifiche. «La tendenza<br />

eminentemente specu<strong>la</strong>tiva di questo popolo si era appropriata di questa superstizione popo<strong>la</strong>re e puerile, per riunir<strong>la</strong><br />

a un’alta dottrina filosofica sulle leggi eterne del mondo e <strong>la</strong> intima solidarietà di tutti i fenomeni naturali da una parte,<br />

dell’uomo e del<strong>la</strong> natura dall’altra» LENORMANT François, La divination et <strong>la</strong> science des présages chez les Chaldéens,<br />

p. 114. Vedere CONTENAU George, La divination chez les Assyriens et les Babyloniens, Paris 1940.<br />

Se c’è una curiosità malsana, colpevole, c’è anche un legittimo desiderio di sapere (Deuteronomio 29:29). La<br />

stessa Paro<strong>la</strong> ispirata, che mette in guardia contro il pericolo dell’astrologia, ci invita a non disprezzare <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> (1<br />

Tessalonicesi 5:20). La penna dell’apostolo Pietro (2 Pietro 1:19) ci raccomanda <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> certa del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, questa<br />

<strong>la</strong>mpada bril<strong>la</strong>nte in mezzo all’oscurità, in attesa che si alzi <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> del mattino.<br />

In Israele, popolo privilegiato, il profetismo, questo fenomeno unico nel suo genere, aveva preso una dimensione<br />

straordinaria, Isaia (41:21-29) aveva <strong>la</strong>nciato una sfida ai falsi dèi, incapaci di produrre una predizione qualunque da<br />

essere messa accanto alle predizioni dei testi sacri d’Israele. Con Daniele appare <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> apocalittica, <strong>la</strong> forma più<br />

completa del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica. Essa giunge al massimo dell’altezza, nel momento psicologico in cui <strong>la</strong> sua necessità


Babilonia aveva vinto Gerusalemme, dimostrando in tal modo <strong>la</strong> sua superiorità<br />

militare. Nebucadnetsar, non avendo potuto portare con sé <strong>la</strong> statua di Yahvè, perché<br />

il Dio d’Israele non è mai stato raffigurato da una scultura, prese gli arredi sacri del<br />

tempio, il che poteva essere ugualmente considerato come <strong>la</strong> sconfitta del Dio<br />

d’Israele. Ma questa vittoria di Babilonia non doveva per nul<strong>la</strong> far pensare che le<br />

divinità del<strong>la</strong> Mesopotamia fossero superiori a quel<strong>la</strong> di Gerusalemme. Era stato<br />

Yahvè ad abbandonare nelle mani di Nebucadnetsar <strong>la</strong> capitale di Giuda a causa dei<br />

suoi peccati e del suo allontanamento da Lui. 12 Infatti il profeta Geremia questa<br />

distruzione l’aveva già annunciata varie volte. 13 La sconfitta di Gerusalemme non<br />

significava che Yahvè era stato vinto. La superiorità babilonese non era una<br />

superiorità morale e religiosa. I saggi babilonesi avevano una sapienza di carattere<br />

orizzontale, frutto delle proprie specu<strong>la</strong>zioni e non di carattere trascendentale. I loro idoli<br />

non vedevano e non par<strong>la</strong>vano, in realtà essi non erano in grado di offrire nul<strong>la</strong>.<br />

In Babilonia Israele poteva quindi ripetere: «... l’Eterno è più grande di tutti gli dèi». 14<br />

È quanto lo stesso imperatore Nebucadnetsar riconoscerà a seguito del<strong>la</strong> spiegazione<br />

del sogno. «Il re parlò a Daniele e disse: “In verità il vostro Dio è l’Iddio degli dèi, il<br />

Signore dei re”». 15<br />

L’Eterno non ha potuto proteggere il suo popolo a causa del<strong>la</strong> sua ribellione e,<br />

sebbene si trovasse sulle rive dell’Eufrate, non lo ha comunque ripudiato, continuava<br />

ad amarlo di un amore eterno. 16 Con questo sogno Yahvè volle dare anche a Israele,<br />

in terra di esilio, <strong>la</strong> dimostrazione che non era abbandonato. La visione con <strong>la</strong> quale<br />

l’Eterno ha innalzato Daniele onorava anche il popolo dell’Alleanza.<br />

Daniele, dopo aver testimoniato davanti al re del<strong>la</strong> reale esistenza dell’Eterno,<br />

disse:<br />

si faceva sentire.<br />

Sul<strong>la</strong> differenza tra <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica e <strong>la</strong> mantica pagana, vedere STOWE Calvin Ellis, Origin and History of the<br />

Books of the Bible, Hartf., 1867, pp. 509-540. SCHITH Jan Ridderman, Tractatus de differentia inter vaticinia sacrae<br />

scripturae et oracu<strong>la</strong> gentilem, Hafn., 1776.<br />

12 Daniele 1:1.<br />

13 Geremia 17:27; 25:11.<br />

Anche al profeta Ezechiele Dio aveva fatto questa rive<strong>la</strong>zione, mediante delle visioni, prima che si realizzassero.<br />

In 1:4-28 il profeta descrive <strong>la</strong> visione chiamata del “carro”, simbolo dell’immagine del<strong>la</strong> gloria dell’Eterno e<br />

rappresentazione figurata del suo trono. Nei capitoli successivi questo carro si alza al di sopra del luogo santissimo del<br />

tempio dove era stato fissato per trasportarsi prima all’ingresso del tempio (9:3), poi all’entrata del cortile esterno<br />

(10:19); dopo di che <strong>la</strong>scia completamente il tempio per trasferirsi sul Monte degli Ulivi, a Oriente di Gerusalemme<br />

(11:23). Tutto ciò vuole significare che l’Eterno, a causa dell’infedeltà d’Israele, abbandona il santuario, segno del<strong>la</strong><br />

dimora visibile del<strong>la</strong> Sua presenza (Salmo 132:8, 14), al<strong>la</strong> distruzione. Dio, abbandonando il Suo domicilio nel<br />

santuario, va a cercarne un altro. Ritirandosi da Gerusalemme, <strong>la</strong>scia Giuda in balia dei suoi nemici. Però anche nel<strong>la</strong><br />

punizione d’Israele, Dio vuole essere con il Suo popolo e tramite Ezechiele fa sapere che: «Io sarò là (in Babilonia) il<br />

vostro santuario» 11:16. Là nell’esilio le rive<strong>la</strong>zioni speciali accordate ad Israele incominciano a cedere il posto a<br />

quelle universali che riguardano il mondo intero. Nebucadnetsar e i Babilonesi, Ciro e i Persiani, sono chiamati a<br />

contemp<strong>la</strong>re il braccio dell’Eterno. Nel santuario i cherubini avevano un’unica faccia con lo sguardo verso l’arca a<br />

rappresentazione del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione al solo popolo d’Israele, ora Ezechiele li vede con quattro facce volte verso i<br />

quattro punti cardinali, simboleggiando così che <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Dio si estende al mondo intero. Vedere La Bible<br />

Annotée, Ancien Testament, t. II, Les Prophètes - Daniel, Paris, p. 11 e seg.<br />

14 Esodo 18:11<br />

15 Daniele 2:47.<br />

16 Geremia 31:3.


«Ecco quali erano il tuo sogno e le visioni del<strong>la</strong> tua<br />

mente quando eri a letto. I tuoi pensieri o re... si riferivano<br />

a quello che deve avvenire da ora innanzi; e colui che<br />

rive<strong>la</strong> i segreti t’ha fatto conoscere quello che avverrà. E<br />

quanto a me, questo segreto m’è stato rive<strong>la</strong>to, non per una<br />

sapienza che io possiedo superiore a quel<strong>la</strong> di tutti gli altri<br />

viventi, ma perché l’interpretazione ne sia data al re e tu<br />

possa conoscere quello che preoccupava il tuo cuore». 17<br />

Daniele ricorda al re il perché del suo sogno: egli era preoccupato e desideroso di<br />

apprendere che cosa il futuro avesse riservato al suo impero e al<strong>la</strong> sua città del<strong>la</strong> quale<br />

dirà: «Niente mi è stato troppo prezioso per <strong>la</strong> mia cara Babilonia». «Per lo stupore<br />

degli uomini, io ho costruito questa casa. Così ho reso inespugnabili le difese di<br />

Babilonia. Possa essa durare per sempre». 18<br />

Per tre volte il giovane ebreo ricorda al re che il sogno che ha fatto avrà <strong>la</strong> sua<br />

realizzazione storica attraverso il tempo perché presenta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> da quel momento<br />

fino ai tempi del<strong>la</strong> fine. 19<br />

Con questa visione Dio si propone di sve<strong>la</strong>re a tutti coloro che accettano <strong>la</strong> sua<br />

rive<strong>la</strong>zione due cose: <strong>la</strong> prima è che i credenti, coloro che Lo riconoscono come Dio,<br />

sono una benedizione per l’umanità intera. Essendo il “sale del<strong>la</strong> terra” e <strong>la</strong> “luce del<br />

mondo”, saranno essi a rive<strong>la</strong>re agli uomini il giusto senso e significato del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> 20 ;<br />

e <strong>la</strong> seconda è di dare, a quanti abbiano confidato in Lui, <strong>la</strong> certezza che <strong>la</strong><br />

realizzazione del<strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong> è sicura.<br />

Questa pagina biblica che noi consideriamo non vuole essere una sentenza divina<br />

contro gli sforzi degli uomini per realizzare una società umana giusta. Il messaggio<br />

evangelico è un messaggio d’amore che vuole l’unione tra gli uomini; se l’umanità<br />

non <strong>la</strong> realizza, non può attribuire il fallimento al<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> divina, che annunzia in<br />

anticipo <strong>la</strong> realtà delle cose, ma al<strong>la</strong> deficienza del<strong>la</strong> volontà dell’uomo che <strong>la</strong> esercita<br />

e <strong>la</strong> sviluppa senza Dio e contro Dio.<br />

Visione generale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> rappresentata in una statua tetrametallica<br />

«Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa<br />

statua, che era immensa e d’uno splendore straordinario, si<br />

17<br />

Daniele 2:28-30.<br />

18<br />

È quanto si trova scritto su due tavolette di Babilonia. Confr.: Daniele 4:30.<br />

19<br />

Daniele 2:28,29,45.<br />

20<br />

È da notare che con <strong>la</strong> seconda parte del versetto 4, del capitolo 2, fino al<strong>la</strong> fine del capitolo 7, <strong>la</strong> lingua che<br />

Daniele utilizza è quel<strong>la</strong> aramaica, cioè quel<strong>la</strong> del popolo pagano, volendo così indicare ai credenti e a coloro che non<br />

lo sono, quale sarebbe stato il destino delle potenze terrestri, mentre il resto del libro, scritto in ebraico, lingua del<br />

popolo di Dio, vuole indicare agli eletti cosa avrebbero incontrato e subìto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e quale sarebbe stato il loro<br />

destino.


ergeva dinanzi a te, e il suo aspetto era terribile. La testa di<br />

questa statua era d’oro fino; il suo petto e le sue braccia<br />

erano d’argento; il suo ventre e le sue cosce di rame; le sue<br />

gambe, di ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte di<br />

argil<strong>la</strong>. Tu stavi guardando, quand’ecco una pietra si<br />

staccò, senz’opera di mano, e colpì i piedi di ferro e<br />

d’argil<strong>la</strong> del<strong>la</strong> statua, e li frantumò. Allora il ferro,<br />

l’argil<strong>la</strong>, il rame, l’argento e l’oro furono frantumati insieme<br />

e <strong>diventa</strong>rono come <strong>la</strong> pu<strong>la</strong> sulle aie d’estate; il vento<br />

li portò via, e non se ne trovò più traccia; ma <strong>la</strong> pietra che<br />

aveva colpito <strong>la</strong> statua diventò un gran monte che riempì<br />

tutta <strong>la</strong> terra». 21<br />

«A dire il vero, il linguaggio del<strong>la</strong> visione è di per sé sufficientemente esplicito per<br />

il re, ed è molto probabile che gli astrologi avrebbero potuto decifrarlo. Nell’antico<br />

mondo del Medio Oriente l’immagine di una statua d’uomo è in effetti sovente<br />

utilizzata per rappresentare il destino del mondo. Questa metafora era partico<strong>la</strong>rmente<br />

familiare agli astrologi egiziani». 22 Inoltre il numero quattro, in una forma esplicita,<br />

simboleggiava <strong>la</strong> dimensione terrestre. 23 A questo punto è re<strong>la</strong>tivamente facile<br />

comprendere il sogno e indovinare che qui si contrappongono due ordini diversi.<br />

L’ordine terrestre dei metalli contenuto nei versetti da 31 a 33, in trentasette parole, e<br />

l’ordine del<strong>la</strong> pietra contenuto nei versetti 34 e 35, in quarantasette parole. Il solo<br />

mistero da capire è nascosto nel significato di ogni metallo e soprattutto nel<strong>la</strong> pietra <strong>la</strong><br />

cui importanza è tale che lo spazio ad essa riservato supera quello coperto<br />

dall’insieme di tutti i metalli». 24<br />

«Questa statua... è l’ABCD del<strong>la</strong> scienza; e se è indicata qui per prima, è perché<br />

essa è “<strong>la</strong> chiave delle profezie”, ed ogni interpretazione, sobriamente fatta, vi si deve<br />

conformare». 25<br />

Il fatto che <strong>la</strong> statua rivesta <strong>la</strong> forma umana è partico<strong>la</strong>rmente appropriato perché<br />

essa vuole proprio raffigurare <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità.<br />

«La statua tutta intera rappresenta <strong>la</strong> potenza del mondo che è considerata dal<br />

punto di vista del<strong>la</strong> sua opposizione al regno di Dio e come una nelle differenti fasi<br />

del suo sviluppo». 26<br />

21 Daniele 2:31-35.<br />

22 FESTUGIERE Y., La Révé<strong>la</strong>tion d’Hermès Tridmégiste, t. I, Paris 1950, pp. 92,93.<br />

23 Daniele 7:2; 11:4; Ezechiele 37:9; Apocalisse 7:1; 2:8.<br />

Vedere gli oracoli persiani e babilonesi in, a cura di I.B. PRITCHARD, Ancient Near Eastern Texts, ANET,<br />

Princeton 1955, pp. 606, 607; confr. DUCHESNE GUILLEMIN, La religion de l’Iran Ancien, Paris 1962, p. 212. Il poeta<br />

greco Esiodo del VII secolo a.C., Le Opere e i Giorni, versi 106-180; e il poeta <strong>la</strong>tino Ovidio, tra il I secolo a.C. e<br />

d.C., Metafore I, 89-414, par<strong>la</strong>no di una statua simile.<br />

24 J. Doukhan, o.c., p. 41.<br />

25<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 361.<br />

26<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 254. CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, t. V, Daniel, Paris<br />

1900, nota.<br />

Questa unicità è espressa anche da Giovanni in Apocalisse 13 pp. quando presenta <strong>la</strong> bestia a 7 teste e 10 corna<br />

che riassume le quattro bestie di Daniele che presenta al capitolo 7.


La «statua era immensa di uno splendore straordinario...<br />

e il suo aspetto era terribile». 27<br />

«È evidente che <strong>la</strong> civiltà umana per il suo splendore, per <strong>la</strong> sua potenza, per le sue<br />

conquiste, per le sue ricchezze e <strong>la</strong> sua gloria può al primo colpo produrre un effetto<br />

maestoso e imponente... I metalli preziosi e bril<strong>la</strong>nti che <strong>la</strong> compongono<br />

contribuiscono a produrre questo effetto. Essi illustrano <strong>la</strong> ricchezza e <strong>la</strong> gloria dei<br />

regni di questa terra, come li vede Nebucadnetsar». 28 È anche quanto appare quando<br />

si vede un servizio fotografico di paesi di antiche civiltà. Pa<strong>la</strong>zzi, templi con<br />

architetture stupende e ricchezze incalco<strong>la</strong>bili; alberghi con ogni comfort. L’altra<br />

realtà: il popolo nel<strong>la</strong> miseria, che vive in capanne, in tuguri, nel<strong>la</strong> fame e nelle<br />

ma<strong>la</strong>ttie.<br />

Sebbene <strong>la</strong> statua sia d’uno splendore straordinario, a causa delle nostre conquiste<br />

scientifiche, tecniche, astronomiche, spaziali e del progresso che gli uomini di ogni<br />

tempo non hanno mai smesso di ammirare, Dio, che vede le cose dall’alto, rive<strong>la</strong> tutta<br />

<strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> nostra <strong>storia</strong> presentando<strong>la</strong> con l’aspetto “terribile”. Terribile perché<br />

essa sembra che non abbia altro da raccontare che guerre e conquiste di vario genere<br />

messe al servizio dell’oppressione dell’uomo. Sarebbe bene che «questo scandalo<br />

finisse presto». 29<br />

«I metalli del<strong>la</strong> statua sono discendenti nel<strong>la</strong> loro preziosità, ma ascendenti nel<strong>la</strong><br />

durezza dal<strong>la</strong> testa d’oro fino alle gambe e ai piedi di ferro. Qui appare l’argil<strong>la</strong>,<br />

mesco<strong>la</strong>ta o, piuttosto, posta accanto al ferro. Questo potente colosso, sebbene in<br />

apparenza passi da forte a più forte, riposa dunque su una base d’argil<strong>la</strong>». 30<br />

L’attività degli stati potenti, attivi, terribili, non è rappresentata da un essere<br />

vivente, ma da uno che è statico, senza vita, immobile, umano so<strong>la</strong>mente in<br />

apparenza.<br />

Le civiltà si sono sempre inorgoglite, gli uomini hanno sempre sostenuto le<br />

proprie candidature, i propri sistemi. Qui viene rappresentato l’idolo dell’uomo; idolo<br />

al quale l’uomo ha sempre offerto in sacrificio <strong>la</strong> propria vita, i propri affetti, talenti,<br />

ambizioni ed aspirazioni. Nebucadnetsar era preoccupato del<strong>la</strong> sua gloria, noi siamo<br />

preoccupati del come mantenere i nostri poveri agi che ci abbagliano... ecco <strong>la</strong> statua.<br />

Prima di considerare <strong>la</strong> spiegazione che ne dà Daniele e <strong>la</strong> sua realizzazione<br />

storica vogliamo precisare che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica «è unicamente <strong>la</strong> <strong>storia</strong> delle nazioni<br />

che hanno avuto a che fare con il popolo di Dio». 31 «Ci sono stati nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> molti<br />

altri imperi che non sono menzionati da Daniele. La <strong>profezia</strong> si occupa unicamente di<br />

quelli che hanno un rapporto diretto con Israele e <strong>la</strong> Palestina». 32<br />

27 Daniele 2:31.<br />

28 PACHE René, Notes sur le prophète Daniel, 1946, pp. 48,58.<br />

29 MORANTE Elsa, La <strong>storia</strong>, romanzo, Einaudi, 2 a ed., Torino 1974.<br />

30 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 254<br />

31 L. Gaussen, o.c., t. I, 2 a ed., Paris 1850, p. 99.<br />

32 R. Pache, o.c., pp. 56,57.


Come <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> regia segue sul palco il protagonista principale, <strong>la</strong>sciando nel<strong>la</strong><br />

penombra gli altri personaggi e gli arredi del<strong>la</strong> scena, così <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica illumina<br />

il cammino del popolo di Dio coinvolgendo nel<strong>la</strong> sua luce anche quei popoli <strong>la</strong> cui<br />

<strong>storia</strong> s’intreccia con quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Se per Nebucadnetsar <strong>la</strong> realizzazione di questo sogno misterioso era una<br />

questione di fede, per noi oggi è semplicemente una questione di <strong>storia</strong>.<br />

Questa statua traccia <strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale come ci può essere rappresentata a grandi<br />

linee da un at<strong>la</strong>nte storico.<br />

Primo impero universale: testa d’oro - Babilonia<br />

«Tu, o re, sei il re dei re, al quale l’Iddio del cielo ha<br />

dato l’impero, <strong>la</strong> potenza, <strong>la</strong> forza e <strong>la</strong> gloria; e dovunque<br />

dimorano i figli degli uomini, le bestie del<strong>la</strong> campagna e gli<br />

uccelli del cielo, egli te li ha dati nelle mani, e t’ha fatto<br />

dominare sopra essi tutti. La testa d’oro sei tu». 33<br />

Daniele non adu<strong>la</strong> il monarca, ma si rivolge a lui nel<strong>la</strong> forma prevista dal<br />

cerimoniale di corte.<br />

È inutile dire che Nebucadnetsar non costituiva lui solo <strong>la</strong> testa d’oro, ma che essa<br />

indicava il suo regno, che sarebbe continuato ancora dopo di lui. Nel<strong>la</strong> spiegazione<br />

che segue Daniele precisa: «Dopo di te sorgerà un altro “regno”» e non un altro re. 34<br />

«Daniele personifica in questo re tutta <strong>la</strong> monarchia babilonese». 35<br />

Teodoreto, vescovo di Cirene, vissuto nel V secolo, seguiva l’insegnamento<br />

tradizionale precisando che <strong>la</strong> testa d’oro non era so<strong>la</strong>mente Nebucadnetsar, ma tutto<br />

il regno Babilonese. 36 Del resto, «in tutta <strong>la</strong> visione, non sono dei re, ma dei regni che<br />

vengono presentati. Ma Nebucadnetsar personifica qui tutto l’impero caldeobabilonese<br />

che non perì con lui, ma sussistette fino al<strong>la</strong> conquista di Ciro». 37<br />

L’oro era il metallo favorito in Babilonia. Lo storico Erodoto che visitò <strong>la</strong> città<br />

novanta anni dopo, era pieno di meraviglia nel constatare <strong>la</strong> quantità di questo metallo<br />

utilizzato nel<strong>la</strong> costruzione dei templi, dei pa<strong>la</strong>zzi, delle mura e degli oggetti. 38 L’oro<br />

33 Daniele 2:37,38.<br />

34 «Questa parole “<strong>la</strong> testa d’oro sei tu”, si applicano non al re, ma al suo regno. Non è detto, “Dopo di te sorgerà<br />

un altro re”, bensì un altro regno» BRISSET Jean Pierre, Les Prophéties accomplies, Paris 1906, p. 12.<br />

35 Abate FABRE d’ENVIEU Jules, Le livre du prophète Daniel, t. II, Paris 1890, p. 163.<br />

Secondo il sistema BUNSEN C.K.J. p. 644, Ninive sarebbe <strong>la</strong> prima monarchia, Babilonia <strong>la</strong> seconda. Il testo<br />

biblico si oppone formalmente a una simile teoria. Inutile dire che Nebucadnetsar non costituiva lui solo <strong>la</strong> testa d’oro<br />

del<strong>la</strong> statua, come hanno visto F. HITZIG, pp. 33-36, e H. SCHULTZ, pp. 804,805 che identificano <strong>la</strong> seconda monarchia<br />

con Belsatsar. Per il titolo delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

36 Teodoreto, MIGNE, P.G., LXXXI col. 1303-1310; per il testo completo vedere Appendice n. 2, p. 1020. Vedere<br />

ELLIOTT Edward Bishop, Horae Apocalypticae, or Commentary on the Apocalypse, t. IV, 5 a ed., London 1862, p. 239.<br />

37 TROCHON Charles, Daniel, Paris 1882, pp. 107,108.<br />

38 Erodoto I, 181, 183.


era l’espressione simbolica dello splendore e del<strong>la</strong> gloria di Babilonia. Daniele<br />

identifica <strong>la</strong> testa d’oro con il regno di Babilonia, ma già prima di lui Isaia, nell’VIII<br />

secolo a.C., raffigurava questa potenza con lo stesso metallo, profetizzando due<br />

secoli prima <strong>la</strong> sua distruzione. Successivamente Geremia presentava questo impero<br />

come «una coppa d’oro» nelle mani dell’Eterno che, dopo aver dominato per tre<br />

generazioni su Gerusalemme, sarà ridotto in servitù. 39<br />

Il motivo per il quale Daniele pone Babilonia come prima monarchia universale è<br />

spiegato dal profeta Ezechiele quando dice all’empio re di Giuda, Sedechia: «E tu, o<br />

empio, dannato al<strong>la</strong> spada, o principe d’Israele, il cui giorno è giunto al tempo del<br />

colmo dell’iniquità... La tiara sarà tolta, il diadema sarà levato, tutto sarà mutato; ciò<br />

che è in basso sarà innalzato; ciò che è in alto sarà abbassato. Rovina! Rovina!<br />

Rovina! Questo farò di lei; anch’essa non sarà più, finché non venga colui a cui<br />

appartiene il giudizio e al quale lo rimetterò». 40<br />

Con <strong>la</strong> detronizzazione di Sedechia non ci sarà più un sovrano legittimo sul trono<br />

di Giuda. L’abolizione del<strong>la</strong> monarchia di Giuda ad opera di Babilonia ha formato un<br />

interregno che cesserà con <strong>la</strong> venuta del Messia, il quale, provenendo dal<strong>la</strong> famiglia<br />

reale, che è stata così radicalmente abbassata, sarà elevato al di sopra di tutti i re.<br />

Precisando quanto sopra, possiamo dire con J.B. Rossier: «La dominazione dei<br />

Gentili ed i loro rapporti profetici con il popolo di Dio cominciarono nel momento in<br />

cui il trono di Yahvè <strong>la</strong>sciò Gerusalemme». 41<br />

Lo scettro dal<strong>la</strong> casa di Davide<br />

passa ai Gentili fino al<strong>la</strong> venuta gloriosa del Messia<br />

Vogliamo qui aprire una parentesi che ci aiuterà a capire ancor meglio il rapporto<br />

che c’è tra questa statua che rappresenta i regni degli uomini e <strong>la</strong> regalità di Dio.<br />

«All’Eterno appartiene il regno, ed Egli signoreggia sulle nazioni» dice Davide e<br />

«tutto ciò che è in cielo ed in terra appartiene all’Eterno», afferma il redattore del<br />

libro delle Cronache, e, per definizione, Dio è re 42 e il Suo regno è eterno, senza inizio<br />

né fine. Come Egli stesso di diritto era re prima di ogni creazione, di fatto, Egli lo è<br />

sul vasto universo da quando il Suo potere creatore si è manifestato... Illimitata nel<br />

tempo, <strong>la</strong> sovranità di Dio lo è anche nello spazio. Re del cielo, re del<strong>la</strong> terra, 43 Dio<br />

regna dappertutto. Assoluta prima del<strong>la</strong> ribellione di Lucifero, l’universalità del regno<br />

di Dio attualmente è re<strong>la</strong>tiva. Dio rispetta <strong>la</strong> libertà delle Sue creature. Pur<br />

permettendo agli uomini di governarsi a loro piacere, Dio non abdica, Egli resta il re<br />

39 Isaia 14:4; Geremia 27:5-7; 51:7.<br />

40 Ezechiele 21:30-32. Le parole del versetto 32: «Finché non venga colui....», «non possono che avere in vista il<br />

Messia; è a lui che si riferivano le stesse espressioni di 17:22-24. ... Queste parole sembra che facciano allusione al<strong>la</strong><br />

promessa di Giacobbe (Genesi 49:40)» La Bible Annotée, o.c., t. II, Ezéchiel, p. 90.<br />

41 ROSSIER Jean Benjamin, Étude sur l’Apocalypse, t. II, Lausanne 1830, p. 49.<br />

42 Salmo 22:28. 1 Cronache 29:11; vedere Salmo 97:1.<br />

43 Daniele 4:37; Salmo 47:3,8.


delle nazioni. 44 Egli è stato in partico<strong>la</strong>re il re d’Israele. 45 Dopo l’eliminazione degli<br />

empi incorreggibili, <strong>la</strong> sovranità di Dio diventerà assoluta, Dio sarà allora “tutto in<br />

tutti”». 46<br />

Da Adamo in poi Dio ha sempre rivendicato <strong>la</strong> sua sovranità. I giudizi parziali<br />

quali diluvio universale, Sodoma e Gomorra, <strong>la</strong> liberazione d’Israele, le piaghe<br />

sull’Egitto, sono stati interventi dell’Eterno a difesa del<strong>la</strong> vita. Nell’amministrare<br />

questo popolo mediante i giudici e i profeti si è costituito uno stato teocratico. 47<br />

<strong>Quando</strong> Israele rifiutò questo privilegio di essere governato dall’Eterno mediante i<br />

giudici e si volle conformare agli altri popoli che lo circondavano, volendo un re<br />

visibile, il trono di Davide venne considerato il «trono dell’Eterno, che regna sopra<br />

Israele», 48 sul quale sedette Salomone al<strong>la</strong> morte del padre. I discendenti di Davide,<br />

“unti re”, rivestiti dell’autorità divina per governare sul popolo di Dio, erano i<br />

rappresentanti dell’Eterno, che è il vero re d’Israele. A causa degli errori di<br />

Salomone, il regno si divise in due dopo <strong>la</strong> sua morte: al Nord le dieci tribù<br />

formarono il regno d’Israele; al Sud, le tribù di Giuda e di Beniamino formarono il<br />

regno di Giuda. Questa dinastia davidica mantenne l’equilibrio, nel gioco delle grandi<br />

potenze del tempo, Assiria al Nord ed Egitto al Sud. Il regno di Giuda aveva impedito<br />

<strong>la</strong> formazione di un impero universale nel Medio Oriente sebbene Assiria ed Egitto si<br />

fossero spinte, nelle loro conquiste, sia al Sud sia al Nord di Gerusalemme.<br />

L’ido<strong>la</strong>tria d’Israele faceva poi sì che le dieci tribù fossero deportate nei territori<br />

dell’Assiria e che fosse annesso a questo impero il suo territorio del<strong>la</strong> Palestina nel<br />

721 a.C. ad opera di Sargon. Il regno di Giuda, seguendo l’esempio d’Israele,<br />

continuò a prostituirsi alle varie divinità; nel 606 a.C. Nebucadnetsar conquistò <strong>la</strong><br />

capitale e nel 586 a.C., nel<strong>la</strong> terza campagna militare, distrusse <strong>la</strong> Santa Città.<br />

«Da quando <strong>la</strong> sede del governo di Yahvé è stata tolta da Gerusalemme, l’Eterno<br />

ha affidato l’autorità agli uomini, ai gentili che dominano su Israele». 49 «È dal<strong>la</strong><br />

prima invasione di Nebucadnetsar che si fa datare <strong>la</strong> cattività, poiché da allora <strong>la</strong><br />

44<br />

Geremia 10:7; Apocalisse 15:3.<br />

45<br />

Isaia 44:6; Sofonia 3:15.<br />

46<br />

Vedere 1 Corinzi 15:28. VAUCHER Félix Alfred, Lacunziana, III serie, Collonges sous Salève 1955, p. 4.<br />

47<br />

Il termine teocrazia è stato coniato da Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Contro Appione, II, XVI, 164, 165: «Infinite sono le<br />

differenze partico<strong>la</strong>ri dei costumi e delle leggi degli uomini; ma li si possono riassumere così: alcuni hanno affidato il<br />

potere politico a delle monarchie, altri a delle oligarchie, altri ancora al popolo. Il nostro legis<strong>la</strong>tore non ha fermato i<br />

suoi sguardi su nessuna di queste forme di governo: ha - se si può fare questa violenza al<strong>la</strong> lingua - istituito il governo<br />

teocratico, fondando in Dio il potere e <strong>la</strong> forza».<br />

48<br />

1 Re 2:12; 1 Cronache 28:5; 29:23.<br />

49<br />

J.B. Rossier, o.c., p. 17. Da «quando il trono di Dio ha cessato di esistere a Gerusalemme, Dio ha rimesso tutte le<br />

potenze nelle mani dei Gentili» DARBY John Nelson, Notes sur l’Apocalypse, 2 a ed., Genève 1850, p. 68. Numerosi<br />

studiosi hanno datato “il tempo dei gentili” indicato da Gesù, Luca 21:24, da questo momento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. «Il regno<br />

del<strong>la</strong> statua, il tempo dei Gentili, come l’ha chiamato Gesù, cioè il tempo in cui le nazioni devono dominare<br />

Gerusalemme e calpestar<strong>la</strong>, è cominciato con i Caldei sotto Nebucadnetsar e i suoi successori» L. Gaussen, o.c., t. I, p.<br />

128.<br />

Riconosciamo che potrebbe essere valida <strong>la</strong> critica che sostiene che le parole di Gesù non dovrebbero essere<br />

messe in questo contesto perché sono al futuro e quindi non dovrebbero essere collegate con il passato con un<br />

significato di continuità. Le parole di Gesù poste nel loro contesto di Luca 21:20-24 sarebbero un riferimento agli<br />

avvenimenti che hanno preceduto <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme del 70 d.C.. L’espressione “tempo dei gentili” non<br />

dovrebbe essere messa in re<strong>la</strong>zione al governo teocratico di Yahvé, e quindi non dovrebbe partire dal tempo di<br />

Babilonia.


teocrazia perde <strong>la</strong> sua indipendenza. In quel tempo incomincia nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del regno<br />

di Dio un nuovo periodo, avendo per caratteristica essenziale il dominio delle potenze<br />

del<strong>la</strong> terra». 50 «La corona tolta a Israele è passata successivamente ai regni di<br />

Babilonia, di Medo-Persia, di Grecia e di Roma». 51<br />

Lo scettro strappato dalle mani dei re di Giuda passa nelle mani dei re di Babilonia<br />

che lo trasmetteranno poi alle monarchie pagane fino al<strong>la</strong> venuta gloriosa del Messia.<br />

Questo passaggio di corona, autorità, scettro non significa che i re, i regni e i<br />

potenti che si susseguono nel dominio del mondo siano a loro volta governi teocratici.<br />

Nel capitolo VII Daniele presenta queste stesse monarchie mediante animali -<br />

Giovanni le riepiloga in un’unica bestia - cioè mediante esseri viventi che non hanno<br />

<strong>la</strong> dimensione spirituale. <strong>Quando</strong> sorgerà un potere, un regno che pretenderà di essere<br />

teocratico, i nostri due libri dell’Antico e del Nuovo Testamento lo definiscono<br />

l’Anticristo.<br />

Secondo impero universale: petto e braccia d’argento - Medo-Persia<br />

«Dopo di te sorgerà un altro regno inferiore al tuo». 52<br />

Geremia aveva annunciato che l’esilio in Babilonia sarebbe durato settanta anni e<br />

gli ebrei sarebbero stati ancora in esilio quando questa monarchia sarebbe stata vinta e<br />

invitava quindi il popolo di Dio a porsi al riparo. 53 Isaia descrive profeticamente<br />

questa distruzione chiamando per nome il nuovo conquistatore che avrebbe fatto<br />

anche tornare dall’esilio gli esuli: Ciro. 54<br />

Il nuovo impero, che è rappresentato dal petto e dalle braccia d’argento, è quello<br />

dei Medo-Persiani che nel 538 a.C. conquistarono Babilonia.<br />

Questa spiegazione è quel<strong>la</strong> che è sempre stata data anche se nel passato ha avuto<br />

alcune eccezioni, oggi divenute numerose, ma tutte però ampiamente confutabili.<br />

I Medi e i Persiani formano un unico impero e Daniele nel suo libro lo dichiara a<br />

più riprese. 55<br />

L’argento, il metallo con il quale questo impero risulta identificato, è una<br />

caratteristica di questo regno. Questo metallo era utilizzato dai Persiani come unità di<br />

50 AUBERLEN August Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 30.<br />

51<br />

WHITE Ellen, Review & Herald, 23.11.1905.<br />

52<br />

Daniele 2:39.<br />

53<br />

Geremia 25:11,12; 51:6.<br />

54<br />

Isaia 13 e 14; 44:28; 45:1.<br />

55<br />

Daniele 5:28; 8:3,20. Vedere C. Trochon, o.c., p. 106.<br />

«Fino al XII secolo e in una forma più o meno unanime, si identificava <strong>la</strong> seconda monarchia (argento) con quel<strong>la</strong><br />

dei Medi e dei Persiani, meno bril<strong>la</strong>nti in effetto, dell’impero caldeo» LUSSEAU Henri Louis - COLLOMB Marcel,<br />

Manuel d’Études Bibliques, vol. III, 2 a , 3 a ed. 1934, p. 475. Secondo «S. Gero<strong>la</strong>mo, Teodoreto e generalmente gli<br />

interpreti cattolici, il secondo regno deve essere identificato con l’impero medo-persiano» BUZY Denis, Les Symboles<br />

de l’Ancien Testament, Paris 1923, p. 270.


tassa. Erodoto 56 ricorda che l’imposta sui vinti veniva pagata con l’argento. Sembra<br />

che solo <strong>la</strong> Satrapia indiana per <strong>la</strong> sua ricchezza pagasse in oro, ma il suo<br />

corrispondente era calco<strong>la</strong>to al peso dell’argento.<br />

Questo regno è definito «inferiore al precedente, come l’argento lo è nei confronti<br />

dell’oro...»; e questa inferiorità è: «in ricchezze, in splendore, in prosperità». 57<br />

Terzo impero universale: bacino di rame - Grecia<br />

«Poi un terzo regno di rame, che dominerà sul<strong>la</strong><br />

terra». 58<br />

Come in Daniele VIII:20,21 all’Impero medo-persiano segue l’Impero greco, così<br />

le cosce di rame rappresentano, in successione, <strong>la</strong> potenza che con Alessandro Magno<br />

dominò sul<strong>la</strong> terra unendo «al<strong>la</strong> dominazione dell’Oriente (Persia) quel<strong>la</strong><br />

dell’Occidente (Grecia)». 59<br />

In otto anni di marcia trionfale (331-323 a.C.) Alessandro percorse e conquistò<br />

l’Asia Minore, <strong>la</strong> Siria, <strong>la</strong> Palestina, l’Egitto, <strong>la</strong> Mesopotamia, Babilonia, <strong>la</strong> Persia, <strong>la</strong><br />

Media, <strong>la</strong> Bactriana, <strong>la</strong> Sogdiana, il Belucistan e diversi altri paesi ai confini<br />

dell’India.<br />

L’impero di Alessandro superò in estensione quello «Archemenide all’epoca del<strong>la</strong><br />

sua massima espansione sotto Dario I. Nessun conquistatore aveva riunito sotto il suo<br />

giogo tante province, portando le sue armi così lontano dal<strong>la</strong> sua patria». 60<br />

Il rame, con il quale i Greci sono qui identificati, era un elemento che<br />

caratterizzava questo popolo fin dai tempi di Omero. I soldati lo utilizzavano per le<br />

loro armi 61 e il profeta Ezechiele lo presenta come elemento di scambio 62 .<br />

L’espressione “dominerà sul<strong>la</strong> terra” ha fatto pensare che questo regno unisse<br />

l’Oriente all’Occidente, e caratterizzasse l’estensione delle sue conquiste. Dobbiamo<br />

sottolineare che il dominio dei Greci non è consistito so<strong>la</strong>mente in una conquista sul<br />

piano militare, bensì su quello culturale, tanto che il pensiero greco influenza ancora<br />

oggi <strong>la</strong> nostra civiltà.<br />

56 Erodoto, III, 89-95.<br />

57 GUERS Émile, Histoire abrégée de l’Eglise, 2 a ed., Toulouse 1850, p. 10.<br />

58<br />

Daniele 2:39 s.p.<br />

59<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 255.<br />

60<br />

LEVEQUE Pierre, Le monde hellénistique, Paris 1969, p. 8.<br />

61<br />

<strong>Quando</strong> il re egiziano Psammetico I consultò l’oracolo di Latone perché voleva vendicarsi dei persiani, gli fu<br />

risposto: «La vendetta verrà dal mare quando gli uomini di rame appariranno». Questa risposta <strong>la</strong>sciò il re scettico fino<br />

al giorno in cui dei pirati greci, a causa di una tempesta, naufragarono sulle coste dell’Egitto. Un indigeno testimone di<br />

questa scena andò dal re e gli disse: «Degli uomini di rame venuti dal mare stavano saccheggiando <strong>la</strong> pianura»<br />

Erodoto I, 152,154.<br />

62<br />

Ezechiele 27:13.


Oltre mille anni prima era stato annunciato<br />

che l’Occidente avrebbe prevalso sull’Oriente<br />

<strong>Quando</strong> il profeta Ba<strong>la</strong>am fu chiamato dal re Ba<strong>la</strong>k per maledire Israele, che<br />

quaranta anni prima era uscito dall’Egitto e si apprestava a varcare i confini del paese<br />

di Moab e ad entrare nel<strong>la</strong> Terra Promessa, annunziando il futuro, tratteggiava <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> predetta in questa statua:<br />

«Ma delle navi verranno dal<strong>la</strong> parte di Kittim e<br />

umilieranno Assur, umilieranno Eber, ed egli pure finirà<br />

per essere distrutto». 63<br />

Il vincitore viene dall’Ovest.<br />

Kittim indica propriamente l’iso<strong>la</strong> di Cipro, poi le isole dell’Asia Minore e le coste<br />

del Mediterraneo, e per estensione l’Occidente. Nel primo libro dei Maccabei 64 ,<br />

Filippo e Alessandro il Macedone sono chiamati re di Kittim. Nel libro di Daniele “le<br />

navi di Kittim” 65 indicano le navi romane che portano l’ambasciatore Popilio Lenate,<br />

e anche negli scritti di Qumran questo nome indica le legioni romane. 66 Sarà dunque<br />

l’Occidente a mettere fine alle potenze orientali. Dominerà pure su quelle di Eber, i<br />

popoli semiti, più partico<strong>la</strong>rmente i discendenti di Abrahamo, gli Ebrei. Il conquistatore<br />

occidentale estenderà il suo potere sull’Oriente, più lontano e più vicino al<br />

Mediterraneo fino a che «egli pure finirà per essere distrutto».<br />

«Questa... <strong>profezia</strong> può essere considerata come <strong>la</strong> più stupefacente. Più di mille<br />

anni prima dell’avvenimento, non so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> nascita del grande impero mondiale è<br />

stata qui predetta, con le sue conquiste su Assur ed Eber, cioè sui discendenti di<br />

Eber, 67 ma ben al di là di questo <strong>la</strong> distruzione finale di questo impero mondiale è<br />

annunciata. Ciò non ha equivalenti nel<strong>la</strong> Scrittura, se non nel<strong>la</strong> visione di Daniele.<br />

Nessuno sforzo di una critica ostile saprebbe far dimenticare l’importanza di questa<br />

meravigliosa predizione». 68<br />

Quarto impero universale: gambe di ferro - Roma<br />

«Poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro;<br />

poiché, come il ferro spezza ed abbatte ogni cosa, così, pari<br />

63<br />

Numeri 24:24.<br />

64<br />

1 Maccabei 1:1; 8:5.<br />

65<br />

Daniele 11:30.<br />

66<br />

GRAU MONTSERRAT Manuel, Kittim, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. IV, ed. ElleDiCi, Torino 1970.<br />

67<br />

Genesi 10:31.<br />

68<br />

EDERSHEIM Alfred, Israel under Joshua and the Judges, pp. 30,31; cit. da VAUCHER Alfred Félix, L’Adventisme,<br />

Collonges sous Salève 1962, pp. 15,16.


al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa». 69<br />

Il poeta <strong>la</strong>tino Lucrezio scriveva: «Prima del ferro fu noto l’uso del bronzo /<br />

perché più abbondante e trattabile è per natura. / Col bronzo scavavano il suolo, col<br />

bronzo / mischiavano flutti di guerra, menavano strage / e bestie rapivano e campi; e<br />

tutto / che nudo appariva e indifeso cedeva alle armi: / finché si mostrò a poco a poco<br />

<strong>la</strong> spada di ferro». 70<br />

Il ferro raffigura, come dice il testo biblico, <strong>la</strong> forza che rompe, spezza e abbatte<br />

ogni cosa.<br />

«Non si può meglio definire il carattere dei Romani: tutto in loro era di ferro. Il<br />

loro governo era di ferro, inflessibile, duro, schiacciante, spietato. Il loro coraggio era<br />

di ferro, crudele, sanguinario, indomabile. I loro soldati erano di ferro; mai popolo fu<br />

più temibilmente armato nei combattimenti; le loro corazze, i loro elmi, i loro lunghi<br />

scudi, i loro dardi, i loro giavellotti, le loro corte e pesanti spade a due tagli, tutte le<br />

loro armi erano ingegnosamente terribili... La loro disciplina era di ferro. Il loro giogo<br />

sui vinti era di ferro: pesante, insopportabile e tuttavia irremovibile, inevitabile... I<br />

loro cuori erano di ferro: mai conobbero <strong>la</strong> pietà; facevano scorrere il sangue degli<br />

uomini come l’acqua; avevano bisogno di queste gioie da cannibali in pace come in<br />

guerra... Avevano per questo piacere, in tutte le città, dei teatri in cui le signore<br />

romane assistevano come gli uomini e in cui si obbligavano i poveri prigionieri di<br />

guerra a battersi sino al<strong>la</strong> morte, contro delle bestie feroci, gli uni contro gli altri». 71<br />

Roma ha saputo creare un sistema amministrativo che le ha permesso di dominare<br />

e control<strong>la</strong>re i popoli vinti.<br />

Cirillo di Gerusalemme insegnava: «Tutti gli ecclesiastici s’accordano nel vedere<br />

nell’Impero Romano questo quarto impero». 72<br />

Così, dalle bianche e deso<strong>la</strong>te scogliere del<strong>la</strong> Britannia agli aridi deserti africani,<br />

dalle cupe foreste del Reno alle gialle rive del Caspio, le ferree legioni imponevano il<br />

diritto <strong>la</strong>tino. Popoli bellicosi erano costretti a piegarsi alle aquile di Roma e le rivolte<br />

che compromettevano <strong>la</strong> Pax Romana erano presto soffocate nel sangue. 73<br />

«Jonathan ben Uzziel, che visse poco tempo prima del nostro Signore e che ha<br />

scritto un Targum sui profeti, ma del quale non abbiamo l’interpretazione di Daniele,<br />

spiega in questi termini, in una sua parafrasi sul libro di Abacuc, <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> dei<br />

quattro imperi e del<strong>la</strong> loro distruzione con il regno del Messia: “Poiché il regno di<br />

Babel non durerà e non eserciterà <strong>la</strong> sua dominazione su Israele, i re di Media saranno<br />

uccisi e le forze del<strong>la</strong> Grecia non prospereranno; i Romani saranno distrutti e non<br />

preleveranno dei tributi da Gerusalemme”». 74<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio nel<strong>la</strong> sua opera Antichità Giudaiche, spiegando questa statua e<br />

69 Daniele 2:40.<br />

70 Lucrezio, Dal<strong>la</strong> Natura, V, 1287-1293; traduzione di E. Cetrangolo, Mi<strong>la</strong>no 1978.<br />

71 L. Gaussen, o.c., t. I, p. 146.<br />

72 Cirillo di Gerusalemme, XV Catechesi, cap. 13.<br />

73 VISIGALLI Domenico, Cristo ritorna, ed. A.d.V., Falciani 1979, p. 11.<br />

74 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 636,637.


iportando egli stesso <strong>la</strong> tradizione dei padri, dice che le gambe di ferro rappresentano<br />

l’impero dei Romani. 75<br />

«La marcia del piano divino sembra tangibile nelle sue grandi linee. Secondo<br />

l’oracolo del<strong>la</strong> Genesi, il mondo evolve a poco a poco dall’Oriente all’Occidente, e <strong>la</strong><br />

signoria va da Sem a Jafet. Si vede il centro di gravità del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale spostarsi<br />

lentamente: da Gerusalemme, <strong>la</strong> metropoli religiosa del globo, e trasferirsi a Roma,<br />

capitale civile, passando da Atene, capoluogo intellettuale». 76<br />

75 Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, X; XI, 7, 4.<br />

Il poeta <strong>la</strong>tino Quinto Orazio F<strong>la</strong>cco assimilò Roma al ferro: «Questa gente (i romani) che dalle fiamme d’Ilio /<br />

portò fra le tempeste del Tirreno / tenacemente sul<strong>la</strong> terra Ausonia / i Penati e i figliuoli e i padrini vecchi, / com’elce<br />

che le dure accette potano / su l’Algido di ombrose fronde fertili, / prende forza ed ardimento dallo stesso / ferro di<br />

mezzo al<strong>la</strong> strage e al<strong>la</strong> sventura» Carmi, ovvero Odi, IV, strofe 14a e 15a. Versione di CETRANGOLO Enzio in Quinto<br />

Orazio F<strong>la</strong>cco, Tutte le Opere, ed. Sansoni, Firenze 1968, pp. 170,171.<br />

I rabbini Saadia ben Joseph e Salomon ben Isaac Jarchi, detto Raschi, mantennero ancora l’interpretazione<br />

tradizionale.<br />

Il rabbino Abraham ben Ezra, Commentaire sur Daniel, 1144, p. 26,27,74, ha creduto di poter rinnovare <strong>la</strong><br />

spiegazione del testo biblico dopo aver criticato il collega Saadia. Per lui <strong>la</strong> quarta monarchia è l’Is<strong>la</strong>m o l’impero<br />

ismaelita. Vedere GALLÉ A.F. Daniel avec un Commentaire de R. Saadia, d’Aben-Ezra, Raschi..., Paris 1900, pp.<br />

26,27,74. Per giungere a questo risultato Aben Ezra ha modificato <strong>la</strong> successione delle monarchie precedenti: iniziò<br />

con Babilonia, considerò secondo impero i Medi e i Greci, e i Romani terzo regno. Questo sistema fu già confutato da<br />

Johann HAUSSCHEIN, conosciuto sotto il nome di ŒCOLAMPADE, In Daniel, Basel 1530, fol. 27; da GEIER Marti,<br />

Danielem prophetam (Operum Omnium), t. II, Amsterdam 1667, p. 193; 1696, fol. 181-186, dal gesuita J.<br />

MALDONADO, pp. 616, 669; Cornelis Cornelissen van des STEEN, o Corneille LA PIERRE, Daniel, Paris 1622, p. 11, In<br />

Ezechiel in Daniel, Anvers 1675, p. 1276,1277. È stato poi adottato da Bartholomaeus HELZHAUSER, Interprétation de<br />

l’Apocalypse, trad. Ignace Nico<strong>la</strong>s de WUILLERET, vol. II, Paris 1856, pp. 39-47.<br />

È forse a causa dell’influenza di Aben Ezra che Gioacchino da Fiore, nel libro V, cap. III, del<strong>la</strong> sua Concordia<br />

Vet. ac Novi Testament, composta verso <strong>la</strong> fine del XII secolo e stampata a Venezia nel 1519, identifica <strong>la</strong> IV<br />

monarchia con i Saraceni. Per le monarchie precedenti, <strong>la</strong> spiegazione di Gioacchino differisce da quel<strong>la</strong> di Aben<br />

Ezra. Considera i Medi e i Persiani come il seguito naturale del regno di Babilonia (prima monarchia) e separa i Greci<br />

(seconda monarchia) dai Romani (terza monarchia). Questo sistema è stato adottato dal gesuita cileno M. LACUNZA,<br />

con questa differenza: i Saraceni sono rimpiazzati dai Barbari. Questo pensiero del gesuita verrà riprodotto dal<br />

giansenista P.J. AGIER e dal pastore Doria A. ANTOMARCHI. L’errore di M. Lacunza ha al<strong>la</strong> sua origine il non aver<br />

saputo distinguere le fasi successive dell’Impero Romano come sono abbozzate dal profeta Daniele.<br />

«Si sa che l’Impero Greco, <strong>la</strong> terza monarchia, passò per due fasi: un periodo di unità e un periodo di divisione (è<br />

chiaramente presentato nei capitoli 7 e 8 di Daniele, n.d.t.). L’evoluzione del<strong>la</strong> costituzione politica e sociale del<br />

mondo romano comprende, in un modo analogo, tre periodi:<br />

1. il periodo delle gambe di ferro, cioè di prosperità, delle conquiste;<br />

2. il periodo dei piedi in parte di ferro e in parte d’argil<strong>la</strong>: miscuglio di razze galliche, germaniche, tedesche, sarmate,<br />

orientali;<br />

3. il periodo delle dita dita in parte di argil<strong>la</strong> e in parte di ferro. È quello delle dieci corna (capitolo 7). Ne consegue<br />

che il periodo dei dieci regni è una fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Impero Romano e che i dieci regni saranno un seguito di<br />

questo impero fino al<strong>la</strong> fine dei secoli. Le dieci corna romano-barbariche indicano, in effetti, <strong>la</strong> continuazione<br />

dell’Impero Romano, come le quattro corna del becco e le quattro teste del leopardo indicano <strong>la</strong> continuazione<br />

dell’impero di Alessandro» J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 666,667.<br />

M. Lacunza applica ai barbari, cioè al<strong>la</strong> terza fase dell’Impero Romano, ciò che il profeta dice del<strong>la</strong> IV<br />

monarchia. AGIER Pierre Jean, Vues sur le Second Avènement de Jésus Christ ou Analyse de l’Œeuvre de Lacunza,<br />

Paris 1818, p. 23: «Le nazioni barbare, dopo aver portato in tutti i posti il carname del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione, si sono divisi i<br />

paesi, e hanno formato un nuovo impero totalmente differente dai primi. Quale è questo impero? È quello che noi<br />

vediamo sotto i nostri occhi e che sussiste da molto tempo, benché diviso in diverse membra e separato». Dobbiamo<br />

però rilevare che M. Lacunza e P.J. Agier hanno dimenticato che prima delle dita, che simboleggiano <strong>la</strong> divisione<br />

(Daniele 2:42), c’è l’omogeneità del ferro (versetto 40).<br />

76 BERTHOUD Aloys, Apologie du Christianisme, Lausanne 1908, p. 497.


Perché Daniele non dice nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> prima venuta di Gesù<br />

È durante questo impero che avviene nel nostro mondo il fatto storico più<br />

importante dell’universo. Il “Creatore”, l’“Onnipotente”, il “Santo d’Israele”, “il<br />

primo e l’ultimo”, “l’alfa e l’omega”, “il principio e <strong>la</strong> fine” 77 viene a vivere tra gli<br />

uomini. La <strong>storia</strong> di Betlemme, del Galileo di Nazareth, annunciava, facendo eco ai<br />

profeti, seguita poi dagli apostoli e dal<strong>la</strong> schiera dei credenti, che il regno di Dio è<br />

presente e contemporaneamente futuro. Presente: in una realizzazione parziale nei<br />

fedeli che Dio ha sempre avuto in ogni tempo sul<strong>la</strong> terra; e futuro: quando Gesù<br />

stesso lo inaugurerà con il Suo glorioso ritorno. Sarà in quel giorno, come Ezechiele<br />

aveva annunciato, che il Messia riprenderà in mano lo scettro delle nazioni.<br />

Perché Daniele non dice nul<strong>la</strong> dello straordinario evento del<strong>la</strong> nascita di Gesù?<br />

«Questo avvenimento non è rappresentato nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> del<strong>la</strong> statua, perché è<br />

tutto religioso». 78 Non si par<strong>la</strong> in questa visione del<strong>la</strong> Chiesa perché essa non è il<br />

regno di Dio sul<strong>la</strong> terra, ma è so<strong>la</strong>mente l’araldo di questo regno. Se essa si preoccupa<br />

di regnare ha finito <strong>la</strong> sua funzione di servire. Gesù stesso non si illudeva di stabilire<br />

il regno in questa realtà. Per contro si domandava: «<strong>Quando</strong> il Figlio dell’uomo verrà,<br />

troverà <strong>la</strong> fede sul<strong>la</strong> terra?» 79 Anzi nel<strong>la</strong> preghiera che Gesù fa, <strong>la</strong> sera del suo arresto,<br />

per coloro che avrebbero accettato l’evangelo, insegna espressamente che non si deve<br />

confondere <strong>la</strong> Chiesa con i regni di questo mondo che passano: «Io ho manifestato il<br />

tuo nome agli uomini che tu m’hai dati dal mondo. Io ho dato a loro <strong>la</strong> tua paro<strong>la</strong> e il<br />

mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo. Io non<br />

ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del<br />

mondo, come io non sono del mondo... Io non ti prego soltanto per questi (gli<br />

apostoli), ma anche per quelli che credono in me per mezzo del<strong>la</strong> loro paro<strong>la</strong>». 80<br />

La funzione del<strong>la</strong> Chiesa è di annunciare in questo deserto <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di liberazione<br />

di Dio. «In altri termini <strong>la</strong> funzione del<strong>la</strong> Chiesa non è di organizzare il mondo, ma di<br />

convertirlo. E per farlo occorre che <strong>la</strong> Chiesa si rivolga a un mondo che sia realmente<br />

il mondo, con il suo peccato, con <strong>la</strong> sua violenza, in mezzo alle guerre, tra <strong>la</strong> fame, tra<br />

gli amma<strong>la</strong>ti; un mondo che sia il mondo dove Satana regna: senza tutto ciò, <strong>la</strong> Chiesa<br />

non ha più niente da dire né da fare, poiché Gesù Cristo è venuto non per i sani, ma<br />

per gli amma<strong>la</strong>ti». 81<br />

Il quarto impero universale continua trasformato<br />

fino al tempo del<strong>la</strong> fine nei piedi e nelle dita di ferro e di argil<strong>la</strong><br />

«E come hai visto i piedi e le dita, in parte di argil<strong>la</strong> di<br />

vasaio e in parte di ferro, così quel regno sarà diviso; ma vi<br />

77 Giovanni 1:1-3; Colossesi 1:16; Apocalisse 1:8,18; 22:13; Isaia 47:4.<br />

78<br />

L. Gaussen, o.c., t. I, p. 172.<br />

79<br />

Luca 18:8 s.p.<br />

80<br />

Giovanni 17:6,14-16,20.<br />

81<br />

ELLUL Jacques, Protestantisme français, 1945, p. 142.


sarà in lui qualcosa del<strong>la</strong> consistenza del ferro, giacché tu<br />

hai visto il ferro mesco<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> molle argil<strong>la</strong>. E come le<br />

dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte di argil<strong>la</strong>,<br />

così quel regno sarà in parte forte ed in parte fragile. Tu<br />

hai visto il ferro mesco<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> molle argil<strong>la</strong>, perché<br />

quelli si mescoleranno mediante connubi umani 82 ; ma non<br />

saranno uniti l’uno all’altro, nello stesso modo che il ferro<br />

non s’amalgama con l’argil<strong>la</strong>». 83<br />

Questa sezione, che non presenta il sorgere di un nuovo regno, è descritta con<br />

maggiore interesse da Daniele.<br />

Le dieci dita del<strong>la</strong> statua raffigurano lo smembramento dell’impero in diversi stati,<br />

dopo <strong>la</strong> caduta dell’Impero Romano nel 476 d.C., a seguito delle invasioni barbariche.<br />

È nel nostro Capitolo IV: Come Dio vede <strong>la</strong> Storia - Le dieci corna o i regni del<strong>la</strong><br />

divisione dell’Impero Romano, che presentiamo nei partico<strong>la</strong>ri questa divisione.<br />

«L’introduzione dei barbari da tutte le frontiere dell’Impero Romano ha avuto per<br />

conseguenza le combinazioni etnologiche e politiche da cui sono uscite le nazioni<br />

dell’Europa moderna e delle regioni direttamente in re<strong>la</strong>zione con essa». 84<br />

L’invasione barbarica «è <strong>la</strong> più importante, <strong>la</strong> più universale e <strong>la</strong> più lunga delle<br />

convulsioni alle quali il genere umano sia stato esposto; essa ha distrutto una civiltà<br />

per preparare gli elementi del<strong>la</strong> nuova. Essa ha compreso nei suoi effetti tutta <strong>la</strong><br />

porzione del<strong>la</strong> razza umana che aveva allora <strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> sua esistenza e <strong>la</strong><br />

capacità di conservare dei ricordi... L’Impero Romano... fu invaso da tutti i popoli che<br />

lo circondavano, saccheggiato, spogliato, ridotto in pezzi. Noi siamo i figli di questi<br />

uomini; noi non siamo figli dei Greci e dei Romani. Con loro sono cominciate le<br />

lingue che noi parliamo, i diritti che riconosciamo, le diverse leggi che ci reggono, le<br />

opinioni, i pregiudizi (più potenti delle leggi) ai quali obbediamo e ai quali<br />

obbediranno forse ancora i nostri nipoti». 85<br />

Perché i barbari non vengono rappresentanti con un altro metallo<br />

«I barbari non si gettarono spontaneamente sull’impero. Essi vi furono spinti<br />

dall’assalto dell’Unno, che doveva così determinare tutto il seguito delle invasioni...<br />

Si ha bisogno dei barbari per il <strong>la</strong>voro dei campi e per le truppe. Questi non<br />

domandano di meglio che di mettersi al servizio di Roma. Così l’impero alle frontiere<br />

si germanizza per il sangue, ma non per il resto, perché tutto quello che vi penetra si<br />

romanizza. I Germani che entrano nell’impero lo fanno per mettersi al suo servizio e<br />

per godere dei vantaggi che esso offre, ed hanno per esso il rispetto dei barbari per<br />

l’incivilito. Non appena entrati, essi adottano <strong>la</strong> sua lingua e <strong>la</strong> sua religione, cioè il<br />

82 «Si mescoleranno con seme d’uomo» nota versione Luzzi.<br />

83 Daniele 2:41-43.<br />

84 LAVISSE E. - RAMBAUD A., Histoire générale du IV siècle à nos jours, t. I, Paris, pp. II, III.<br />

85 SISMONDI, Histoire de <strong>la</strong> chute de l’empire romain, prefazione; cit. L. Gaussen, o.c., t. II, pp. 135,136.


cristianesimo, dal V secolo in poi; cristianizzandosi perdono i loro dèi nazionali,<br />

frequentando le stesse chiese, si confondono a poco a poco con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

dell’impero...<br />

I Germani non erano spinti da nul<strong>la</strong> contro l’impero, né da motivi religiosi, né da<br />

odio di razza né tanto meno da considerazioni politiche. Anzi, invece di odiarlo, essi<br />

l’ammiravano e non volevano altro che stabilirvisi e usufruirne. I loro re aspiravano<br />

alle dignità romane. Non c’era nul<strong>la</strong> che somigliasse al contrasto che presentarono<br />

più tardi musulmani e cristiani...<br />

All’inizio del VI secolo non c’è più un pollice di terra in Occidente sotto l’autorità<br />

dell’imperatore. La catastrofe sembra enorme a prima vista, così enorme che si data<br />

dal<strong>la</strong> caduta di Romolo (Augustolo) una seconda èra del mondo. Tuttavia, a guardar<strong>la</strong><br />

da vicino, essa appare meno importante, perché l’imperatore non è annul<strong>la</strong>to di<br />

diritto; non ha ceduto nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sua sovranità. La vecchia funzione dei federati<br />

continua, e i nuovi sopravvenuti riconoscono essi stessi il suo primato... Teodorico<br />

governa in suo nome. Il re burgundo Sigismondo gli scrive nel 516-518: Vester<br />

quidem est populus meus. Clodoveo si gloria di ricevere il titolo di console.<br />

Nemmeno uno osa prendere il titolo di imperatore». 86<br />

Inoltre i barbari, come «nuovi venuti, erano in effetti un’infima minoranza». 87 Non<br />

esiste nessun documento che ci permetta di stabilire <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sia dell’impero sia<br />

degli invasori. «Ogni precisione è impossibile; <strong>la</strong> so<strong>la</strong> cosa che appare evidente è che<br />

i Germani sparivano nel<strong>la</strong> massa». 88<br />

«Saremmo però senza dubbio al di sopra del<strong>la</strong> verità se, per le province occidentali<br />

al di fuori del limes, stimassimo il contributo germanico al 5 % del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. A<br />

dire il vero, una minoranza può trasformare un popolo quando vuole dominarlo<br />

effettivamente, quando ha disprezzo per esso, e lo considera materia da sfruttare;<br />

questo fu il caso dei Normanni in Inghilterra, dei musulmani in qualunque luogo apparvero,<br />

ed anche dei Romani nelle province conquistate. Ma i Germani non volevano<br />

né distruggere, né sfruttare l’impero. Invece di disprezzarlo, l’ammiravano. Non<br />

avevano niente da opporgli come forze morali 89 ... Avvenne così che gl’invasori<br />

trionfanti offrirono dappertutto ai provinciali una situazione giuridica uguale al<strong>la</strong> loro.<br />

In ogni campo essi avevano da apprendere qualcosa dall’impero: come avrebbero<br />

resistito al<strong>la</strong> sua influenza? E avessero almeno formato gruppi compatti! Ma, eccetto i<br />

Vandali, gli altri erano dispersi dall’ospitalità in mezzo ai Romani. La spartizione dei<br />

domìni li obbligò a piegarsi alle usanze dell’agricoltura romana». 90<br />

86 PIRENNE Henri, Maometto e Carlomagno, ed. Laterza, Bari 1976, pp. 8,6,7,18.<br />

87<br />

Idem, p. 21.<br />

88<br />

Idem.<br />

89<br />

«È un luogo comune e nello stesso tempo un tema romantico e un dogma presso certe scuole germaniche. E si ha<br />

buon gioco nel citare Salviano e il suo parallelo fra <strong>la</strong> decadenza morale dei Romani e le virtù dei barbari: queste virtù<br />

non hanno resistito allo stanziamento dei Germani in mezzo a popo<strong>la</strong>zioni romanizzate. Mundus senescit, si legge, al<br />

principio del VII secolo, nel<strong>la</strong> cronaca dello pseudo Fredegario, e basta scorrere Gregorio di Tours per trovarvi ad<br />

ogni passo le tracce del<strong>la</strong> più grosso<strong>la</strong>na decadenza morale: ubriachezza, stravizi, cupidigia, adulteri, omicidii,<br />

crudeltà abominevoli, e una perfidia, che regna dall’alto in basso dell’ordine sociale. La corte dei re germanici attesta<br />

tanti delitti quanto quel<strong>la</strong> di Ravenna» Idem, p. 27.<br />

90<br />

Idem, pp. 22,23. I matrimoni misti fino al VI secolo vengono proibiti, «ma questo ostacolo giuridico non era un o-


La lingua dei barbari non si è conservata. «Noi non abbiamo un testo né un<br />

documento in lingua germanica... Se <strong>la</strong> lingua si fosse conservata, avrebbe <strong>la</strong>sciato<br />

tracce nelle lingue neo<strong>la</strong>tine. Ora, eccetto un certo numero di parole prese in prestito,<br />

tale fenomeno non si constata affatto. Né <strong>la</strong> fonetica né <strong>la</strong> sintassi indicano <strong>la</strong> minima<br />

influenza germanica». 91<br />

«Presso i Burgundi e i Vandali l’influenza del diritto romano sul diritto germanico<br />

è così manifesta come presso i Visigoti». 92<br />

«È troppo evidente per insistervi che le istituzioni tribali dei Germani non hanno<br />

potuto conservarsi nei nuovi regni fondati sul suolo dell’impero, in mezzo ad una<br />

popo<strong>la</strong>zione romana...<br />

Senza dubbio i re germanici instal<strong>la</strong>ti nell’impero sono stati re nazionali per i loro<br />

popoli... Essi si chiamano reges Gothorum, Vandalorum, Burgundiorum, Francorum;<br />

ma per i Romani sono generali romani, ai quali l’imperatore ha abbandonato il<br />

governo del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione civile. Sotto questa etichetta romana appaiono loro, sono<br />

gloriosi di ostentar<strong>la</strong> davanti a loro: basti ricordare <strong>la</strong> cavalcata di Clodoveo quando<br />

fu fatto console onorario.<br />

Questo stato di cose appare nel modo più chiaro sotto Teodorico. Egli è, di fatto,<br />

un viceré romano. Pubblica editti e non leggi. I Goti formano l’esercito. Tutte le<br />

magistrature civili sono romane e tutta l’amministrazione romana è conservata tanto<br />

quanto è possibile. Continua ad esistere il Senato, ma tutto il potere è concentrato nel<br />

re e nel<strong>la</strong> sua corte, cioè nel sacro pa<strong>la</strong>zzo. Anche Teodorico prende il semplice titolo<br />

di rex, come se volesse far scomparire <strong>la</strong> sua origine barbarica... La divisione delle<br />

province con i loro duces, rectores, praesides, <strong>la</strong> costituzione municipale con i<br />

curiales e defensores, l’organizzazione delle imposte, tutto è conservato. Egli conia<br />

monete, ma a nome dell’imperatore. Adotta il nome di F<strong>la</strong>vius, segno che prende <strong>la</strong><br />

nazionalità romana... L’organizzazione del<strong>la</strong> guardia del re è bizantina, così come<br />

tutto il cerimoniale del<strong>la</strong> corte. L’organizzazione giudiziaria è tutta romana, anche per<br />

i Goti; l’editto di Teodorico è completamente romano... I Goti formano le guarnigioni<br />

delle città, vivendo dei loro redditi sul<strong>la</strong> terra, ricevendo una paga. Non possono avere<br />

impieghi civili, non è loro possibile <strong>la</strong> minima azione sul governo, eccetto per quelli<br />

che fanno parte, con i Romani, del seguito del re. In questo regno, dove comanda il<br />

loro re, essi sono in realtà stranieri, ma stranieri ben dotati di rendita: una casta<br />

militare che vive <strong>la</strong>utamente del suo impiego... Teodorico non è più che un<br />

funzionario di Zenone. Appena arriva in Italia, <strong>la</strong> chiesa e <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione lo<br />

riconoscono come rappresentante del<strong>la</strong> regalità... Insomma, i Goti sono <strong>la</strong> base<br />

militare del potere regio, che, a parte questo, è romano...<br />

Presso i Vandali, a dispetto del<strong>la</strong> rottura avvenuta con l’impero, ogni carattere<br />

germanico è assente dall’organizzazione dello Stato... Il suo (di Genserico) governo è<br />

romano: egli batte monete con l’effigie di Onorio; le iscrizioni sono romane. Sembra<br />

stacolo sociale. Il numero di unioni fra Germani e donne romane dovette essere costante e il bambino par<strong>la</strong>, si sa, <strong>la</strong><br />

lingua di sua madre. Evidentemente questi Germani hanno dovuto romanizzarsi con una rapidità stupefacente» Idem,<br />

p. 23.<br />

91 Idem, pp. 23,25.<br />

92 Idem, p. 26.


anzi che i re vandali abbiano continuato a versare a Roma ed a Costantinopoli le<br />

prestazioni di olio. <strong>Quando</strong> Genserico stabilì l’ordine di successione al trono, lo fece<br />

mediante un codicillo redatto secondo le prescrizioni del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione romana». 93<br />

«I Burgundi furono i soldati dell’imperatore contro i Visigoti: in tal modo essi si<br />

consideravano parte dell’impero; datavano secondo gli anni conso<strong>la</strong>ri, cioè degli<br />

imperatori, e il re era magister militum nel nome dell’imperatore...<br />

Il re burgundo, come quello visigoto, pagava gli stipendi ai suoi agenti. In un<br />

reame così profondamente romanizzato, Burgundi e Romani avevano <strong>la</strong> stessa<br />

condizione giuridica...<br />

Così dunque Ostrogoti, Visigoti, Vandali e Burgundi governano al<strong>la</strong> maniera<br />

romana. Di “principi germanici” non c’è traccia o quasi. Non c’è che l’antico regime,<br />

che sopravvive con nuovi re, sebbene certamente con molte perdite. C’è una so<strong>la</strong><br />

novità: l’esercito non costa nul<strong>la</strong> grazie al<strong>la</strong> divisione delle terre». 94<br />

«Per i Franchi <strong>la</strong> loro romanizzazione fu meno effettiva, perché i loro re vissero a<br />

Parigi in un ambiente meno romanizzato di quello esistente nelle città di Ravenna,<br />

Tolosa, Lione o Cartagine. Inoltre <strong>la</strong> Gallia settentrionale usciva da un periodo di<br />

guerre e di invasioni successive, che vi avevano accumu<strong>la</strong>to le loro devastazioni.<br />

Tuttavia delle antiche istituzioni romane essi conservarono tutto ciò che poterono,<br />

e non fu certo <strong>la</strong> buona volontà che fece loro difetto. Il loro stato fu più barbaro, ma<br />

non germanico. Anche qui l’organizzazione delle imposte e del<strong>la</strong> moneta è<br />

conservata...<br />

Non c’è più grande errore che credere che l’idea dell’impero sia scomparsa dopo<br />

lo smembramento delle province occidentali per opera dei barbari. Non si può<br />

dubitare che il Basileus, che regnava a Costantinopoli, estendesse ancora sia pure<br />

teoricamente <strong>la</strong> sua autorità a tutto l’insieme. Egli non governava più, ma regnava<br />

ancora, e verso di lui si volgevano tutti gli occhi». 95<br />

In conclusione: «Da qualsiasi <strong>la</strong>to si guardi, il periodo aperto con lo stabilirsi dei<br />

Barbari sul territorio dell’impero non ha introdotto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> nul<strong>la</strong> di assolutamente<br />

nuovo. I Germani hanno distrutto il governo imperiale in partibus occidentis, ma non<br />

l’impero. Essi stessi, instal<strong>la</strong>ndovisi come foederati, lo riconoscono... Si potrebbe<br />

quasi dire che il vecchio pa<strong>la</strong>zzo è stato diviso in tanti appartamenti, ma <strong>la</strong> sua<br />

costruzione sopravvive... A guardare le cose come sono, <strong>la</strong> grande novità dell’epoca è<br />

dunque un fatto politico: una pluralità di stati si sostituisce in Occidente all’unità<br />

dello stato romano. Questo senza dubbio è un fatto considerevole; l’aspetto<br />

dell’Europa cambia. Però <strong>la</strong> vita nel<strong>la</strong> sua sostanza non cambia: questi stati, che si<br />

chiamano nazionali, in realtà non sono affatto nazionali, ma solo tanti frammenti del<br />

grande insieme a cui si sono sostituiti...<br />

I re germanici in Occidente, in mezzo al mondo romano che si dissolveva in<br />

quanto stato, furono, per così dire, tanti punti di cristallizzazione politica; ma intorno<br />

ad essi, sia pure con inevitabili perdite, è stato il vecchio o, diciamo meglio, l’antico<br />

93 Idem, pp. 31,32,33.<br />

94 Idem, pp. 38, 39.<br />

95 Idem, pp. 41, 47.


equilibrio sociale che ha continuato a sussistere.<br />

In altri termini l’unità mediterranea, che costituisce l’essenza del mondo antico, si<br />

mantiene in tutte le sue manifestazioni». 96<br />

L’Impero Romano si smembra, ma non c’è una germanizzazione dell’impero e<br />

quindi <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Roma, il ferro, continua a seguito delle invasioni.<br />

Significato del ferro e dell’argil<strong>la</strong>: potere politico e potere ecclesiastico<br />

Il ferro e l’argil<strong>la</strong> non rappresentano nazioni forti e paesi deboli come hanno<br />

pensato alcuni studiosi. 97 Inoltre il testo biblico non presenta dita di ferro e dita di<br />

argil<strong>la</strong>, come tale teoria esigerebbe. Tutte le dita sono costituite da un miscuglio di<br />

ferro e di argil<strong>la</strong>. In ogni Stato sorto dal<strong>la</strong> divisione dell’impero si trova questa<br />

combinazione.<br />

Altri hanno identificato i Romani con il ferro e i Barbari con l’argil<strong>la</strong>. 98 Ma come<br />

si potrebbe sostenere che l’Impero Romano, rappresentato dal ferro, sia stato vinto dai<br />

popoli barbari, rappresentanti dell’argil<strong>la</strong>? Cioè i più forti vinti dai più deboli?<br />

Appoggiandosi su Ippolito di Roma, i plimontisti e alcuni cattolici 99 hanno pensato<br />

che il ferro alludesse al potere monarchico (autocrazia imperiale) e l’argil<strong>la</strong> al potere<br />

popo<strong>la</strong>re (democrazia). La presenza di queste due forze nell’Impero Romano<br />

risalgono alle sue origini, ma Daniele non presenta l’argil<strong>la</strong> nelle gambe del<strong>la</strong> statua.<br />

Il rabbino Manasseh ben Israel 100 ha suggerito Roma per l’argil<strong>la</strong> e l’Is<strong>la</strong>m per il<br />

ferro. Ma Roma è simboleggiata dalle gambe di ferro e l’Is<strong>la</strong>m non ha nul<strong>la</strong> a che<br />

vedere con <strong>la</strong> quarta monarchia. G. Wingate ha pensato che con l’argil<strong>la</strong> si potessero<br />

identificare gli ebrei. 101<br />

Il testo biblico precisa: prima dello smembramento del<strong>la</strong> IV monarchia, prima<br />

delle invasioni barbariche, in un certo periodo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Impero Romano, prima<br />

del<strong>la</strong> sua caduta nel 476 d.C., questo impero doveva subire nel<strong>la</strong> sua natura intima un<br />

cambiamento inedito fino a quel momento nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e che sarebbe continuato,<br />

comune in ciascuno dei regni che lo hanno diviso. Il ferro e l’argil<strong>la</strong> coesistono nel<br />

piede: «perché questo regno deve essere diviso: in parte forte e in parte debole. Questi<br />

96 Idem, pp. 129, 132.<br />

97 Questo pensiero è stato espresso in un’opera anonima, Le Cinquième Empire, La Haye 1689, p. 19; da AGIER<br />

Pierre Jean, Daniel, Paris 1822, pp. 17,18; adottata da MATTESON John Gottlieb, Prophecies of Jesus, Battle Creek<br />

1895, p. 311. Jean VUILLEUMIER, Les Prophéties de Daniel, Genève 1906, p. 44; Future unrolled, pp. 35,36; in Revue<br />

Adventiste, aprile 1950, p. 9.<br />

98 Gero<strong>la</strong>mo, Lettera a Ageruchia, col. 36; per primo ha identificato il ferro con Roma e l’argil<strong>la</strong> con i barbari. Il<br />

pensiero è stato adottato da CRINSOZ Theodore detto de BIONNENS, L’Esprit de Bionnens sur l’Apocalypse et les<br />

prophéties de Daniel, 1798, p. 313; J.F. ALLIOLI von, Commentaire..., t. V, Paris 1868, p. 467, n. 20; Th.R. BIRKS, The<br />

four proph., 2 a ed., pp. 92-96; P.L.E. BURNIER, 1849, p. 50; L.R. CONRADI, Los Videntes, t. I, pp. 57,58; É. GUERS,<br />

Histoire..., 2 a ed., 1850, p. 13; T. NEWTON, 1758, p. 212; Th. WINTLE, 1836, p. 37. Su una forma un po’ modificata<br />

K.F.I. KEIL, The Book..., pp. 108,109. Per i titoli completi vedere Bibliografia.<br />

99 Hippolyte de Rome, Commentaire de Daniel, ed. Le Cerf, Paris 1947, pp. 144,156; A. MARTINI, TROCHON, ecc.<br />

100 Manasseh ben Israel, De termino vitae, London 1709, p. 80.<br />

101 WINGATE G., The Jew in Daniel’s, London 1932.


ultimi tratti ci indicano che si doveva operare un cambiamento intimo nel<strong>la</strong><br />

costituzione di questo regno: cioè... non doveva essere una divisione esteriore come<br />

quelle che indicano le dieci dita (e <strong>la</strong> diversità dei metalli del<strong>la</strong> statua), ma una<br />

divisione intestina, essenziale, in due governi, o due popoli, o due lingue, o due<br />

potenze; una divisione che deve essere comune ai dieci regni», 102 una divisione di<br />

natura.<br />

Che cosa rappresenta questa argil<strong>la</strong> che coesiste accanto al ferro?<br />

«L’argil<strong>la</strong> costituisce un elemento essenziale del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> poiché nel linguaggio<br />

corrente si par<strong>la</strong> del colosso dai piedi d’argil<strong>la</strong>. Per sette volte si menzionano l’argil<strong>la</strong><br />

ed il ferro: tre volte nel<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> statua e quattro volte nel<strong>la</strong> sua<br />

spiegazione. Tre versetti (38-40) sono sufficienti per presentare i quattro primi imperi.<br />

Ne occorrono cinque (41-45) per precisare gli avvenimenti che seguono <strong>la</strong> fine<br />

dell’Impero Romano.<br />

Il testo biblico dirige <strong>la</strong> nostra analisi ed orienta <strong>la</strong> nostra attenzione. Prima di tutto<br />

si tratta dei piedi (versetti 33,34), poi dei piedi e delle dita (versetto 41), ed infine<br />

delle sole dita (versetto 42). Ci si offre in qualche modo una cronologia». 103<br />

«Nel<strong>la</strong> spiegazione che il profeta stesso dà di questo miscuglio (ferro ed argil<strong>la</strong>),<br />

non par<strong>la</strong> per nul<strong>la</strong> di una pluralità di regni, ma dice semplicemente “questo regno<br />

sarà diviso” 104 - si tratta di quello rappresentato dai “piedi e dalle dita”. In altre parole,<br />

ci sarà in seno all’Impero Romano, in un momento del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>, un fattore di<br />

scissione che renderà ogni unione impossibile a dispetto delle “alleanze umane”». 105<br />

Il testo biblico è preciso e, nel<strong>la</strong> sua descrizione, non dice “un dito di ferro” e un<br />

“dito di argil<strong>la</strong>”, ma che il ferro e l’argil<strong>la</strong> saranno contemporaneamente nello stesso<br />

regno, nello stesso stato e coesistenti già prima del<strong>la</strong> fine dell’Impero Romano.<br />

I vari metalli: oro, argento, rame e ferro, rappresentano i vari poteri temporali nel<br />

loro susseguirsi. L’argil<strong>la</strong> rappresenta anch’essa un potere, ma che non è del<strong>la</strong> stessa<br />

natura di quello dei vari regni metallici, un potere “diverso” da quelli fino a quel<br />

momento avvicendatisi. La molle argil<strong>la</strong> del vasaio è un potere che coesisterà e si<br />

contrapporrà a quello temporale senza però identificarvisi e fondervisi facendo corpo<br />

unico con esso. È diverso come è diversa l’argil<strong>la</strong> dal ferro. È un potere che si adatta<br />

ad ogni situazione e dà anche <strong>la</strong> forma ad ogni situazione. Come <strong>la</strong> molle argil<strong>la</strong> si<br />

adatta ad ogni forma, essa però adatta a sé il metallo quando è fuso.<br />

Nel testo biblico l’espressione “argil<strong>la</strong>” e “argil<strong>la</strong> di vasaio” hanno una<br />

connotazione religiosa, presenta l’uomo nel<strong>la</strong> sua dipendenza da Dio. 106 Questo<br />

potere, distinto da quello rappresentato dal ferro, non può che rappresentare quello<br />

religioso visto in contrapposizione a quello politico.<br />

102 L. Gaussen, o.c., t. I, pp. 145, 146.<br />

103 LANARÈS Pierre, Qui dominera le monde?, 5 a ed., S.d.T., Dammarie les Lys, 1980, pp. 42,43.<br />

104<br />

Versetto 41. Daniele non pensa ancora allo smembramento dell’Impero Romano d’Occidente, come ha supposto<br />

J. Vuilleumier, o.c., pp. 39,40, ma al<strong>la</strong> presenza dell’argil<strong>la</strong> con il ferro nei piedi del<strong>la</strong> statua. Lo smembramento<br />

dell’impero è rappresentato dalle dita del<strong>la</strong> statua.<br />

105<br />

ZURCHER Jean, Les quatre empires universels, in AA.VV., Daniel - Questions Débattues, Collonges-sous-Salève<br />

1980, p. 163.<br />

106<br />

Isaia 64:8; 29:16; 41:25; 45:9; Geremia 18:2; 19:1; Lamentazioni 4:2; Romani 9:21.


Questo ferro e questa argil<strong>la</strong>, coesistenti nel<strong>la</strong> quarta monarchia universale, non<br />

però dal<strong>la</strong> sua origine, ma dopo alcuni secoli, da un certo tempo prima del<strong>la</strong> sua<br />

divisione e perpetuandosi fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità, non possono non<br />

rappresentare che il potere politico ed il potere ecclesiastico, due poteri di natura<br />

diversa - uno di ferro, l’altro di argil<strong>la</strong> - che hanno caratterizzato partico<strong>la</strong>rmente<br />

diciassette secoli di <strong>storia</strong> e che ancora continuano. Tale comprensione del testo<br />

biblico è stata rilevata dai commentatori. 107<br />

107 Questo significato «non è sfuggito... a degli interpreti ebrei, i quali hanno visto nel miscuglio del ferro e<br />

dell’argil<strong>la</strong> il Cristianesimo e l’Is<strong>la</strong>m. Uno d’essi, Manasseh ben Israel, che morì ad Amsterdam nel 1765, indicò<br />

nominalmente <strong>la</strong> Chiesa cattolica romana e l’Is<strong>la</strong>m» Vedere Seventh Day Adventist Bible Commentary - SDABC, vol.<br />

IV, p. 45. MÜNTZER Thomas «identificava i due poteri intrecciati del<strong>la</strong> Chiesa e dello Stato: i “preti e tutti i malvagi<br />

ecclesiastici” da una parte, “i signori e i governanti” dall’altra. Questa stessa spiegazione verrà riproposta ancora nel<br />

Seicento, da teologi protestanti moderati come Giovanni COCCEIO - Henry MORE» MIEGGE Mario, Il sogno del re di<br />

Babilonia - Profezia e <strong>storia</strong> da Thomas Müntzer a Isaac Newton, ed. Feltrinelli, Mi<strong>la</strong>no 1995, p. 39; da NICOLAI<br />

Philipp, Opera Latina, vol. II, 1617, p. 81. «Alcuni pochi commentatori protestanti del XVII, XVIII e XIX secolo,<br />

quasi tutti di lingua inglese, hanno intravisto l’elemento religioso nel<strong>la</strong> presenza dell’argil<strong>la</strong> mischiata con il ferro.<br />

HUIT Ephraim, The whole prophecy of Daniel explication.., London 1644, p. 60, è il primo esegeta del libro di Daniele<br />

nel Nuovo Mondo, che l’ha chiaramente identificata per presentare l’unione del<strong>la</strong> Chiesa cattolica romana e gli Stati<br />

d’Europa. Benjamin GALE (1715-1790), A Brief Essay, or an Attempt to Prove, From the Prophetick Writings of the<br />

Old and New Testament, What Period of Prophecy the Church of God Is Now Under, New-Haven, 1788, p. 10,<br />

vedeva in questo simbolo l’ultima forma del<strong>la</strong> tirannia di Roma, nel<strong>la</strong> quale “il potere civile ed ecclesiastico sono<br />

uniti e mischiati”. David AUSTIN, The Downfall of Mystical Babylon; or, A Key to the Providence of God, in the<br />

Political Operations of 1793-4... A discourse, 1798, p. 388, stima ugualmente che l’impasto di ferro e d’argil<strong>la</strong> può<br />

presentare il potere civile ed ecclesiastico di Roma. Tra i teologi europei ne conosciamo due che hanno sostenuto<br />

questa interpretazione. Thomas SCOTT, The Holy Bible... Whit Original Nones Protocal Observations, and Copious<br />

Marginal References, London 1805, nota su Daniele 2:38-45; commentatore ben conosciuto del<strong>la</strong> Chiesa anglicana,<br />

dichiara che il miscuglio di ferro e di argil<strong>la</strong> rappresenta gli elementi seco<strong>la</strong>ri ed ecclesiastici» J. Zurcher, o.c., p. 165.<br />

(Vedere FROOM LeRoy Edwin, The Prophetic Fait of Our Fathers, vol. III, Review and Herald Publishing<br />

Association, Washington D.C., pp. 62, 216, 241, 348). Riteniamo doveroso ricordare in questa nota chi più di altri si è<br />

dilungato in questa spiegazione e l’ha documentata al meglio. Di lui riportiamo anche delle citazione. Si tratta di Louis<br />

Gaussen, teologo ginevrino, specialista delle profezie di Daniele, che nel 1837 vi vedeva lui pure l’unione del<strong>la</strong><br />

Chiesa e dello Stato: «Il ferro e <strong>la</strong> terra, cioè il potere politico ed il potere ecclesiastico» o.c., p. 186. «Fra i predicatori<br />

milleriti, tra il 1798 e il 1844, solo Henry DANA WARD, G<strong>la</strong>d Tidings “For the Kingdom of Heaven Is at Hand”, New<br />

York 1838, pastore episcopale di New York, fervente sostenitore di William MILLER, fa una breve osservazione a<br />

proposito del miscuglio ferro ed argil<strong>la</strong>, che considera come il simbolo dell’unione del<strong>la</strong> Chiesa e dello Stato, le cui<br />

origini risalgono all’epoca di Costantino» E. Froom, idem, vol. IV, pp. 573,574. WHITE James, Exposition of Daniel<br />

2:31-44, in Review and Herald, ottobre 1854, p. 93 diceva che il potere romano, il ferro, era influenzato dal potere<br />

papale, l’argil<strong>la</strong> (cit., idem, p. 1114). Uriah SMITH in un articolo nel<strong>la</strong> Review and Herald, del 31 ottobre 1864<br />

scriveva: «Roma, o <strong>la</strong> potenza del ferro, sotto l’influenza dell’autorità del papato, o <strong>la</strong> Roma papale, si è essa stessa<br />

estesa all’argil<strong>la</strong> al punto di mischiarsi con lui, mantenendo così <strong>la</strong> forza del ferro». Questo autore però nel<strong>la</strong> sua opera<br />

successiva, Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Review and Herald Publishing Association, Washington, D.C., riedizione<br />

1944, non dice nul<strong>la</strong> di questa spiegazione. WHITE Ellen nel<strong>la</strong> Review and Herald del 6 febbraio 1900, scriveva: «Il<br />

miscuglio del potere del<strong>la</strong> Chiesa e quello dello Stato si trovano rappresentati dal ferro e dall’argil<strong>la</strong>. Questa unione<br />

non può che indebolire tutta <strong>la</strong> potenza delle chiese. Ed il fatto d’investire <strong>la</strong> Chiesa del potere dello Stato non può che<br />

produrre dei cattivi risultati» SDABC, o.c. vol. IV, p. 1169; cit. E. Froom, idem, vol. IV, p. 1141. Già l’anno prima E.<br />

White aveva scritto nel manoscritto n. 63 del 1899: «L’unione del potere ecclesiastico e del potere politico»; cit. da<br />

The Ministry, dicembre 1948; cit. E. Froom, idem, vol. IV, p. 1141. A parere di questa autrice <strong>la</strong> diminuzione di valore<br />

dei materiali del<strong>la</strong> statua, dall’oro all’argil<strong>la</strong>, non rappresenta so<strong>la</strong>mente «il deterioramento del potere e del<strong>la</strong> gloria dei<br />

regni terrestri», ma anche «il deterioramento del<strong>la</strong> religione», Youth’s Instructor, 22 settembre 1903, p. 6; cit. da<br />

Froom, o.c., p. 1140,1141.<br />

Il maestro A.F. Vaucher che condivide questa spiegazione: ferro e argil<strong>la</strong>, potere politico e potere ecclesiastico,<br />

scrive che essa si ritrova già presso WICLIFF J., Bibelkommentar ed. Gustav Adolf Benrath, Berlino 1966, p. 85; J.P.<br />

POLIER; Mac CAUSLAND D., The letter days, pp. 336,337,353; Charles Taze RUSSEL ed è sviluppata ampiamente da<br />

Gaussen (vedere VAUCHER Alfred, Fer et argile, in Revue Adventiste, ottobre 1949; Lacunziana I, 1969, pp. 30,31).<br />

AUCLAIR Raoul, Le livre des Cycles, Paris 1947, pp. 44,45.<br />

A conoscenza del teologo J. Zurcher, o.c., p. 165,166, tutti i commentatori avventisti si sono tenuti<br />

all’interpretazione di U. Smith che segue <strong>la</strong> spiegazione c<strong>la</strong>ssica protestante: ferro, nazioni forti; argil<strong>la</strong>, nazioni


Dopo il 312 d.C. un grande cambiamento fu introdotto nel governo e nel<strong>la</strong><br />

costituzione interna dell’Impero Romano.<br />

Molti ecclesiastici del<strong>la</strong> Chiesa romana e vari storici hanno spesso definito <strong>la</strong><br />

Chiesa “Imperium in Imperio”; in altre parole: “l’argil<strong>la</strong> nel ferro”.<br />

«La conversione di Costantino è il fatto più importante del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del mondo<br />

mediterraneo tra <strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> egemonia romana e lo stabilimento dell’Is<strong>la</strong>m. È<br />

a lui che si deve il trionfo del Cristianesimo». 108<br />

Costantino, liberando <strong>la</strong> Chiesa dalle catacombe, proibendo <strong>la</strong> persecuzione, col<br />

tempo liberò i ministri cristiani dalle imposte, li arricchì di onori e di doni rega<strong>la</strong>ndo<br />

loro nelle più potenti città del suo impero molti pa<strong>la</strong>zzi. Nel<strong>la</strong> stessa Roma donò i<br />

pa<strong>la</strong>zzi del Laterano edificando <strong>la</strong> basilica omonima e costruendo quel<strong>la</strong> di S. Pietro.<br />

Stabilì un governo ecclesiastico riconosciuto dallo Stato e sanzionato dalle leggi.<br />

«Chiunque ha un processo può, in qualunque momento dell’istanza, e anche quando<br />

<strong>la</strong> sentenza sta per essere pronunciata dal giudice <strong>la</strong>ico, dichiarare che fa appello al<br />

giudizio del<strong>la</strong> Chiesa... Anche davanti al<strong>la</strong> giurisdizione civile, <strong>la</strong> testimonianza di un<br />

vescovo è indiscutibile e niente gli può essere opposto». 109<br />

I suoi successori continuarono <strong>la</strong> sua opera, così il clero, cioè i ministri del<strong>la</strong><br />

religione, divennero una potenza che ben presto uguagliò quel<strong>la</strong> dei monarchi. Però,<br />

«Costantino... poneva o revocava i vescovi, riuniva a suo piacimento e presiedeva i<br />

Concili, 110 control<strong>la</strong>va i loro decreti e li pubblicava come sue proprie leggi; quando<br />

Costantino costituì il clero del<strong>la</strong> Chiesa cristiana come un corpo dello Stato,<br />

riconosciuto dai suoi codici, mantenuto dal<strong>la</strong> sua autorità, alloggiato nei suoi edifici,<br />

nutrito con le sue derrate, sostenuto dai suoi soldati, vendicato dal suo boia, non<br />

dubitava che poneva nell’impero un altro impero, nel suo regno un altro regno, nel<br />

ferro l’argil<strong>la</strong>, e che questo regno nuovo avrebbe ben presto avuto <strong>la</strong> sua capitale, le<br />

sue province, i suoi governatori di provincia, le sue milizie, i suoi tributi e i suoi<br />

tribunali». 111<br />

Costantino finché visse dominò <strong>la</strong> situazione, ma i suoi successori, seguendolo<br />

nel<strong>la</strong> loro magnanimità nei confronti dell’argil<strong>la</strong>, se <strong>la</strong> fecero sfuggire di mano.<br />

«Questa unione contro natura tra Chiesa e Impero, Governo e Clero, Religione e<br />

Politica... non ha cessato di corrompere <strong>la</strong> Chiesa e di affaticare lo Stato, di essere per<br />

i preti un inebriante veleno, e per i principi un fatale incubo, in cui essi hanno<br />

consumato <strong>la</strong> loro forza, tormentato <strong>la</strong> loro potenza e perduto <strong>la</strong> loro saggezza...<br />

Come vediamo dei piccoli bambini ritornare continuamente presso un vecchio furbo,<br />

per ripetere continuamente uno stesso gioco che li imbroglia, così si sono visti i<br />

principi di secolo in secolo ritornare senza posa al clero, più vecchio e più abile dei<br />

deboli. Fanno eccezione a nostra conoscenza: A.F. Vaucher, o.c.; P. Lanarès, o.c., e J. Zurcher, o.c., pp. 162-166.<br />

108 LOT Ferdinando, La fin du monde antique et le début du Moyen Âge, Paris 1927, p. 44.<br />

109 Cit. da PAGANIOL A., L’empereur Costantin, Paris 1931, pp. 180,181. Il 5/5/333 sentenziò le regole dell’intervento<br />

episcopale nel<strong>la</strong> giurisdizione civile che erano forse già state formu<strong>la</strong>te nel 321.<br />

110 Costantino, pur non essendo cristiano, convocò il Concilio di Nicea nel 325 e al cristianesimo non si convertì mai<br />

anche se sul letto di morte ricevette il battesimo. «Se si intende per conversione un rinnovamento morale e interiore, <strong>la</strong><br />

risposta sarà sempre negativa» F. Lot, idem, p. 36.<br />

111 L. Gaussen, o.c., t. II, pp. 177,178.


loro saggi, per ricevervi così di secolo in secolo gli stessi errori, gli stessi<br />

malcontenti, le stesse risposte, gli stessi rifiuti». 112<br />

Già M. Guizot, ministro del re Luigi Filippo, professore del<strong>la</strong> facoltà di lettere a<br />

Parigi, molto considerato per il suo talento, faceva notare che in qualunque popolo<br />

dell’antichità se il clero è sovrano, esercita, nello stesso tempo, anche il potere<br />

temporale, nel nome del<strong>la</strong> sua supremazia spirituale; se sovrano è il potere temporale,<br />

uomo o senato, esso è rivestito degli uffici religiosi come delle magistrature civili, e<br />

governa sia il clero sia il popolo. Così l’Egitto è sotto <strong>la</strong> dominazione del sacerdote; a<br />

Roma, i patrizi sono anche i pontefici: là prevale <strong>la</strong> teocrazia, qui <strong>la</strong> religione è<br />

subordinata, ma in tutti i casi, il potere spirituale e il potere temporale sono confusi e<br />

posti nelle stesse mani. Il destino del<strong>la</strong> nostra Europa è stato diverso; nel momento in<br />

cui sulle rovine dell’Impero Romano sono sorti i popoli moderni, due società assolute<br />

si sono trovate contrapposte: da una parte i barbari conquistatori, dall’altra il clero<br />

cristiano. Divise per natura, origine, popoli e lingua, le due società erano pertanto<br />

costrette a vivere assieme; poiché esse avevano, sia l’una sia l’altra, qualcosa da cui<br />

difendersi e sussistere per il proprio valore. Esse si avvicinarono e si allearono ma<br />

senza confondersi. I Barbari divennero cristiani: il clero cristiano prese posto<br />

nell’aristocrazia barbara; ma le due caste, le due società restarono profondamente<br />

distinte, ognuna d’esse ebbe <strong>la</strong> sua funzione, <strong>la</strong> sua organizzazione, le sue leggi, le<br />

sue giurisdizioni, <strong>la</strong> sua milizia, il suo sovrano. 113<br />

Nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei popoli, il clero, gli addetti al culto, al<strong>la</strong> religione, grazie al<br />

matrimonio potevano trasmettere ai loro figli <strong>la</strong> propria opera. La Chiesa romana, a<br />

causa del celibato, per <strong>la</strong> sua sopravvivenza è stata costretta a ricorrere all’esterno<br />

del<strong>la</strong> sua gerarchia, nel <strong>la</strong>icato, per avere uomini per perpetuar<strong>la</strong>. Così queste due<br />

forze, temporale ed ecclesiastica, sorgono dal<strong>la</strong> stessa famiglia, dallo stesso seme,<br />

dallo stesso connubio.<br />

Gesù aveva detto a Pi<strong>la</strong>to: «Il mio regno non è di questo mondo», 114 ma nel corso<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> <strong>la</strong> Chiesa abbagliata dal potere, dalle ricchezze, dall’ambizione del mondo<br />

ha dimenticato le parole del Maestro e ha cercato in questo mondo ciò che Gesù ha<br />

rifiutato nel<strong>la</strong> tentazione: 115 è <strong>diventa</strong>ta l’argil<strong>la</strong> di questo mondo. Estendendo <strong>la</strong> sua<br />

influenza sulle anime, l’ha esercitata anche sui corpi e, credendo di anticipare nel<br />

presente <strong>la</strong> realtà del regno di Dio che viene, col tempo ha dimenticato <strong>la</strong> beata<br />

speranza del ritorno del suo Signore. Ha cominciato a battere i suoi confratelli, 116<br />

coloro che non <strong>la</strong> pensavano come lei e contestavano il suo dispotismo.<br />

Contemporaneamente ha cessato di insegnare, ha nascosto e negato anche<br />

l’insegnamento del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio che annunciava il regno millenario di Cristo. 117<br />

Se i Romani erano il ferro e i Barbari l’argil<strong>la</strong>, Daniele non avrebbe potuto dire<br />

che essi non si sarebbero potuti unire, fondere, amalgamare. In Italia, Francia,<br />

112 Idem, p. 178.<br />

113 GUIZOT M., II Leçon sur l’Histoire de <strong>la</strong> Civilisation Française, p. 3; cit. da L. Gaussen, idem, t. II, pp. 182,183.<br />

114<br />

Giovanni 18:36.<br />

115<br />

Luca 4:6,7.<br />

116<br />

Matteo 24:49.<br />

117<br />

Vedere nota n. 7, capitolo XXII, p. 880 e seg..


Spagna, Portogallo. Chi oggi potrebbe dire di discendere da un romano anziché da un<br />

goto? Daniele presenta questi due poteri: politico e religioso. Infatti, spesso i figli di<br />

uno stesso padre hanno occupato l’uno il trono del re e l’altro quello del papa, l’uno il<br />

comando dell’esercito, l’altro <strong>la</strong> guida del convento; l’uno avente l’autorità del<br />

magistrato; l’altro quel<strong>la</strong> del prete; l’uno capitano, e l’altro vescovo. Gli interessi dei<br />

fratelli però non erano gli stessi e non hanno fatto altro che dividerli. Questi due<br />

poteri indipendenti e in opposizione trovano un’intesa, una alleanza di comodo di<br />

fronte a un pericolo comune, ma, passato questo, pur provenendo dallo stesso ceppo<br />

si combattono, o nel migliore dei casi rimangono semplicemente divisi.<br />

L’interdipendenza tra religione e politica con Costantino finì. «Nell’Impero Romano,<br />

dando ai sacerdoti un potere costituzionale, sostenendoli con <strong>la</strong> spada dei principi,<br />

stabilendo come legge universale per tutta l’Europa che si pagasse a loro <strong>la</strong> decima, si<br />

è sempre dappertutto proc<strong>la</strong>mata <strong>la</strong> separazione del<strong>la</strong> Chiesa dallo Stato. Essi sono<br />

dunque stati separati senza essere separati, associati senza essere associati, uniti e<br />

disuniti, dipendenti ed indipendenti». 118<br />

Come abbiamo detto, con <strong>la</strong> caduta dell’impero, con l’inizio delle dita, le invasioni<br />

barbariche divisero l’impero ma <strong>la</strong> situazione politico-religiosa non cambiò; il ferro,<br />

potere politico, coesistette con l’argil<strong>la</strong> del vasaio, potere religioso, cioè con <strong>la</strong> chiesa<br />

corrotta che corrompe i costumi. I Barbari, pur dividendo l’impero, ne assorbirono gli<br />

usi, <strong>la</strong> religione, il culto, le leggi, <strong>la</strong> lingua, facendo sì che essi continuassero il quarto<br />

impero sotto una forma nuova. Del resto, come riconosce anche l’abate Fabre<br />

d’Envieu: «Il periodo dei dieci regni è una delle fasi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Impero<br />

Romano, e... i dieci regni saranno un seguito di questo impero fino al<strong>la</strong> fine dei<br />

secoli». 119 In Roma coesiste: «<strong>la</strong> Roma antica, <strong>la</strong> Roma del Medio Evo e del<br />

Rinascimento e <strong>la</strong> Roma moderna». 120 La Chiesa dei barbari si chiama <strong>la</strong> Santa Chiesa<br />

<strong>la</strong>tina; <strong>la</strong> loro religione: <strong>la</strong> santa religione romana; il loro impero: il santo romano<br />

impero o impero dei <strong>la</strong>tini; <strong>la</strong> loro lingua: <strong>la</strong> santa lingua <strong>la</strong>tina, e <strong>la</strong> loro <strong>storia</strong>: <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Qualsiasi libro di <strong>storia</strong> presenta l’attività dell’argil<strong>la</strong> melmosa di vasaio con il<br />

ferro e ciò che essi hanno causato al<strong>la</strong> nostra vecchia Europa!...<br />

In una sa<strong>la</strong> del Vaticano, dove i dipinti rievocano i trionfi del papato sulle varie<br />

potenze, sono stati esposti due quadri di Raffaello. Nel primo si vede il grande<br />

imperatore Giustiniano seduto sul suo trono e nel quadro a fianco l’altro imperatore, il<br />

papa Gregorio IX, egli stesso seduto sul suo trono. Ai piedi dell’imperatore un<br />

giureconsulto è in ginocchio, ai piedi del pontefice, nel<strong>la</strong> stessa posizione, c’è un<br />

avvocato conci<strong>storia</strong>le. L’imperatore e il papa tengono in mano un libro che porgono<br />

agli uomini inginocchiati. Questi due libri sono: uno il codice civile romano che ha<br />

retto fino a non molto tempo fa l’impero nel “suo ferro”, e l’altro è il codice<br />

ecclesiastico romano che ha retto fino a non molto tempo fa l’impero nel<strong>la</strong> “sua<br />

argil<strong>la</strong> di vasaio”.<br />

Il vescovo Doellinger così riassume <strong>la</strong> politica dell’argil<strong>la</strong> in Italia: «La politica<br />

118 L. Gaussen, idem, pp. 179, 180.<br />

119 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, Paris 1891, p. 667.<br />

120 LANFREY P., Histoire politique des papes, Paris 1860, p. 38.


dei papi nel<strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> si propose d’impedire che l’Italia <strong>diventa</strong>sse una nazione; essi<br />

hanno seguito questa politica dal<strong>la</strong> caduta dell’impero fino ad oggi. <strong>Quando</strong> il regno<br />

dei Goti successe a quello degli Eruli, i papi lo favorirono finché non fece loro ombra;<br />

ma appena divenne troppo forte, chiamarono in loro soccorso quegli imperatori<br />

d’Oriente che tanto fecero per espellerli; poi chiamarono i Franchi contro i<br />

Longobardi, come sempre hanno chiamato lo straniero non appena hanno visto<br />

apparire in Italia un centro di unità, un potere nazionale... Tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del papato si<br />

riassume nell’arte di eccitare un principe contro un altro, un vescovo contro un altro,<br />

un principe contro un vescovo e viceversa. E quando non aveva a propria<br />

disposizione le armi civili, in qualità di esecutori delle sue rivendicazioni, Roma<br />

aveva sempre sotto mano l’esercito dei frati». 121<br />

Tentativi per formare un impero omogeneo se ne fecero molti nel passato: nell’800<br />

Carlo Magno, incoronato da Leone III nel<strong>la</strong> notte di Natale, diede nascita al Sacro<br />

Romano Impero del quale Voltaire dirà che non era né Sacro, né Romano, né Impero.<br />

Con Carlo Magno, per <strong>la</strong> prima volta, dei sovrani ricevettero dal Papa <strong>la</strong> corona e «i<br />

re dovettero pentirsi più d’una volta d’aver <strong>la</strong>sciato prendere al pontefice di Roma un<br />

così pericoloso privilegio». 122<br />

L’imperatore Enrico IV dovette recarsi a Canossa da Gregorio VII per chiedergli<br />

di togliergli <strong>la</strong> scomunica affinché cessasse di «errare... di città in città, mendicando<br />

invano dei soccorsi che tutti i popoli gli rifiutavano». 123 Il 18 gennaio 1077 ci fu il<br />

miracolo di Canossa «dove Cesare, umiliato, bacia piangendo il piede di Pietro». 124<br />

Federico II, egli stesso imperatore, a causa dei suoi contrasti col vescovo di Roma,<br />

dopo essere stato scomunicato più volte, dovette riconoscere al papa il suo potere di<br />

argil<strong>la</strong>.<br />

Carlo V nel XVI secolo, sebbene avesse un vasto dominio coloniale, ebbe tante<br />

lotte all’interno del suo regno a causa del suo connubio con il potere ecclesiastico, che<br />

al<strong>la</strong> fine logorato e stanco, dopo avere speso somme enormi in guerre, si ritirò in un<br />

convento.<br />

Filippo II, suo erede, volendo riunire sotto di sé l’Europa cattolica, si schierò<br />

contro i Paesi protestanti e fece annegare il suo vasto regno nell’inquisizione.<br />

Il Barbarossa, nel formare un impero universale, cozzò contro l’argil<strong>la</strong> e fu<br />

costretto da Adriano IV a tenere le briglie del suo cavallo in segno di omaggio.<br />

<strong>Quando</strong> a Venezia si dovette inginocchiare davanti a Innocenzo III per baciargli i<br />

piedi, con un supremo tentativo di indipendenza da Roma, volendo mostrare un<br />

omaggio non al<strong>la</strong> persona del Vescovo dei vescovi, ma al simbolo del<strong>la</strong> cristianità<br />

mormorò: «Non a te, ma a Pietro». Al che Innocenzo, erede di Gregorio VII, replicò:<br />

«E a Pietro e a me!». E Barbarossa piegò <strong>la</strong> testa fino al sandalo dell’ecclesiastico.<br />

<strong>Quando</strong> nel 1162 Barbarossa offrì a Ginevra l’indipendenza dispensando<strong>la</strong> da ogni<br />

121<br />

DOELLINGER dr. Ignazio von, Il Papato dalle origini fino al 1870, Mendrisio 1914, p. 71, nota n. 106, p. 133, nota<br />

n. 121.<br />

122<br />

P. Lanfrey, o.c., p. 38.<br />

123<br />

CARRIERE Jean, Le Pape, Paris 1934, p. 96.<br />

124 Idem, p. 97.


atto di vassal<strong>la</strong>ggio, pose come condizione «che si cantassero per tre giorni delle<br />

litanie per <strong>la</strong> salute dell’impero».<br />

Malgrado questo, come il ferro non si amalgama con l’argil<strong>la</strong>, così essa non<br />

pervenne mai a dominare sui popoli, sebbene spiritualmente le fossero sottomessi.<br />

I tentativi per unire l’Europa sono stati molteplici e di natura anche diversa.<br />

Giuseppe Mazzini fondò <strong>la</strong> Giovine Italia e <strong>la</strong> Giovine Europa e possiamo<br />

riconoscere che <strong>la</strong> sua azione fu certamente al<strong>la</strong> base del sorgere di numerosissimi<br />

movimenti europeistici di natura culturale, economica, sociale e politica.<br />

Victor Hugo, prendendo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> all’apertura del Congresso del<strong>la</strong> pace riunito a<br />

Parigi il 21 agosto 1849, diceva: «Giorno verrà in cui <strong>la</strong> guerra apparirà così assurda e<br />

impossibile tra Parigi e Londra, tra Pietroburgo e Berlino, tra Vienna e Torino, quanto<br />

apparirebbe assurda e impossibile, oggi, tra Boston e Fi<strong>la</strong>delfia. Giorno verrà in cui tu<br />

Francia, tu Italia, tu Inghilterra, tu Russia, tu Germania, voi tutte o nazioni del<br />

continente, senza perdere le vostre qualità partico<strong>la</strong>ri e le vostre gloriose individualità,<br />

vi fonderete strettamente in una unità superiore e costituirete <strong>la</strong> fraternità europea.<br />

Giorno verrà in cui si vedranno questi due immensi blocchi contrapposti, gli Stati<br />

Uniti d’America e gli Stati Uniti d’Europa tendersi <strong>la</strong> mano al di sopra dei mari». E lo<br />

stesso Victor Hugo non si stancava mai di proc<strong>la</strong>mare: «Nel XX secolo si avrà una<br />

nazione straordinaria, illustre, ricca, intelligente, pacifica, senza prigioni. Questa<br />

nazione avrà per capitale Parigi e si chiamerà Europa».<br />

Ma quale è <strong>la</strong> realtà? La “nazione” Europa nel XX secolo ha scatenato due guerre<br />

mondiali, e il potere ecclesiastico, cioè l’argil<strong>la</strong>, ha giocato un ruolo importante. «È<br />

stabilito con certezza che nel 1914 come nel 1939, il Vaticano stette sempre dal<strong>la</strong><br />

parte tedesca. Perché? Perché egli ama i tedeschi? No! Perché egli non ama <strong>la</strong><br />

democrazia al<strong>la</strong> quale si richiamano gli alleati». 125<br />

Infatti il papato in passato ha dimostrato di non aver mai amato <strong>la</strong> democrazia e lo<br />

conferma l’enciclica di Gregorio XVI del 1832 Mirari vos che condanna i principi del<br />

1789. Pio IX nel<strong>la</strong> sua Enciclica Quanta cura e nel Syl<strong>la</strong>bus, appendice<br />

dell’enciclica, pubblicata nel 1864, condanna nuovamente <strong>la</strong> <strong>la</strong>icità dello stato, <strong>la</strong><br />

libertà di coscienza e di stampa, <strong>la</strong> separazione fra Stato e Chiesa, ribadendo che <strong>la</strong><br />

Chiesa ha il diritto di reprimere anche con pene temporali colui che si rifiuta di<br />

obbedire alle sue leggi (come avveniva nel Medio Evo).<br />

«Nell’Enciclica Pascendi (8 settembre 1907), alle dottrine imprudenti professate<br />

dai liberali, Pio X oppose i princìpi nel nome dei quali <strong>la</strong> Chiesa ha sempre<br />

combattuto, in un Paese cattolico, che lo Stato e <strong>la</strong> Chiesa siano indipendenti l’uno<br />

dall’altra. Se lo Stato cattolico non tratta <strong>la</strong> Chiesa come amica ed alleata, fa di essa<br />

un’intrusa, una tollerata: lo Stato e <strong>la</strong> Chiesa possono solo essere alleati. Il cristianesimo<br />

apolitico è un non senso; lo stato cattolico areligioso è un controsenso... Il 21<br />

giugno 1921 a Montecitorio Mussolini diceva: “Io affermo che <strong>la</strong> tradizione <strong>la</strong>tina e<br />

imperiale di Roma è rappresentata oggi dal cattolicesimo... io penso e affermo che <strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> idea universale che esiste oggi a Roma sia quel<strong>la</strong> che risplende dal Vaticano”. 126<br />

125 BURE Émile, L’ordre de Paris, 9/1/1947; cit. da PARIS Edmond, Le Vatican contre l’Europe, Paris 1969.<br />

126 PERNOT Maurice, Le Saint Siège, L’Eglise catholique et <strong>la</strong> politique mondiale, Paris 1924, pp. 22,89.


La Chiesa voleva concretizzare a suo vantaggio questa tradizione imperiale con «il<br />

nazismo che è una reazione cristiana contro lo spirito del 1789», 127 (cioè del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione francese) così diceva Franz von Papen, cameriere personale del papa ed<br />

aggiungeva: «Il Terzo Reich è <strong>la</strong> prima potenza del mondo non so<strong>la</strong>mente a<br />

riconoscere, ma a tradurre nel<strong>la</strong> pratica gli alti princìpi del papato». 128 Del resto<br />

«Hitler ha preso il potere grazie agli intrighi di von Papen...». 129<br />

«Come il Cristo ha riunito i suoi dodici discepoli in una corte fedele fino al<br />

martirio, così noi siamo testimoni d’uno spettacolo identico. Adolfo Hitler è in verità<br />

lo Spirito Santo» diceva il ministro degli affari ecclesiastici del III Reich, Hans<br />

Kerll. 130<br />

Nei confronti del nostro dittatore, l’allora cardinale Achille Ratti nel 1921 diceva:<br />

«Mussolini avanza a grandi passi... Mussolini è un uomo formidabile. Mi capite<br />

bene? Formidabile...». 131 «Il 16 novembre 1922, <strong>la</strong> Camera doveva accordare <strong>la</strong> sua<br />

fiducia a Mussolini, con 306 voti contro 116, e a questa seduta si doveva vedere il<br />

gruppo cattolico, sedicente democratico-cristiano, votare all’unanimità per il primo<br />

governo fascista...». 132 «Dieci anni più tardi <strong>la</strong> stessa manovra portò in Germania lo<br />

stesso risultato. Lo Zentrum cattolico di Mgr. Kaas assicurava con il suo voto<br />

massiccio il dittatore nazista». 133<br />

Il 30 maggio 1929 Pio XI scriveva al cardinale Gasparri: «Stato cattolico si dice e<br />

si ripete, ma Stato fascista; ne prendiamo atto senza speciali difficoltà, anzi volentieri<br />

anche perché ciò vuole dire che lo Stato fascista, tanto nell’ordine delle idee e delle<br />

dottrine quanto nell’ordine dell’azione pratica, nul<strong>la</strong> vuole ammettere che non<br />

s’accordi con <strong>la</strong> dottrina e con <strong>la</strong> pratica cattolica senza <strong>la</strong> quale lo Stato cattolico non<br />

sarebbe né potrebbe essere». 134<br />

In Spagna l’argil<strong>la</strong>, che è stata sempre difesa e in soccorso del<strong>la</strong> quale si è<br />

costituita l’Inquisizione, ha sostenuto il generale Franco durante <strong>la</strong> guerra civile, dopo<br />

che libere elezioni avevano deposto <strong>la</strong> monarchia. Noi crediamo che <strong>la</strong> Chiesa abbia<br />

una responsabilità nei confronti degli oltre quattro milioni di morti barbaramente<br />

uccisi dal “caudillo”, sui quali ha taciuto, confermando, appoggiando e sostenendo in<br />

tal modo l’azione del dittatore, da essa considerato il suo pa<strong>la</strong>dino. Il 23 maggio 1939<br />

l’Osservatore Romano scriveva: «Franco offre solennemente a Dio <strong>la</strong> sua spada<br />

127<br />

Cit. E. Paris, idem, p. 71.<br />

128<br />

Idem, p. 221.<br />

129<br />

WINKLDER Paul, Allemagne secrète, Paris 1946, pp. 177,193; cit. idem, p. 81.<br />

130 GUERBER André, Himmler et ses crimes, Paris 1946, p. 91; cit. idem, p. 66.<br />

131 L’Illustration, 9/1/1937, p. 33; cit. idem, p. 54.<br />

132 NENNI Pietro, Six ans de guerre civile en Italie, Paris 1930, p. 146; cit. idem, p. 57.<br />

133 E. Paris, idem, p. 57. «In Germania, il nunzio a Berlino, Mgr Pacelli, e Franz von Papen, cameriere personale del<br />

papa, preconizzano “l’unione con Roma” e <strong>la</strong>vorano per rovesciare <strong>la</strong> Repubblica di Weimar. I cattolici tedeschi sono<br />

ostili al nazismo, ma si fa loro sapere che il papa è “personalmente favorevole a Hitler”. Di conseguenza, lo Zentrum<br />

cattolico, asse di tutte le maggioranze par<strong>la</strong>mentari, vota i pieni poteri a Hitler il 30 gennaio 1933. L’operazione è<br />

prontamente seguita, come in Italia, dal<strong>la</strong> conclusione di un concordato molto vantaggioso per <strong>la</strong> Chiesa romana.<br />

L’episcopato tedesco presta giuramento di fedeltà al Führer e le gioventù cattoliche si fondono con le gioventù<br />

naziste» Idem, p. 345.<br />

134 Acta Apostoliche Sedis Anno XXI, vol. XXI, 11.7.1929, n.7, p. 303.


vittoriosa». Ricevuto solennemente nel<strong>la</strong> Basilica di S. Barnaba da sua eminenza il<br />

cardinale Coma y Thomas, arcivescovo di Toledo, «ha consegnato <strong>la</strong> sua spada al<br />

Signore, supplicandolo di accettare lo sforzo compiuto dal popolo tutto che insieme<br />

con lui e nel nome di Dio, ha vinto con eroismo il nemico del<strong>la</strong> verità in questo<br />

secolo. Al Signore Iddio... chiedo quindi l’aiuto per condurre il popolo verso mete<br />

sempre più alte, per <strong>la</strong> gloria del Signore... e del<strong>la</strong> Chiesa». 135 Dal 1939 al 1944, in<br />

cinque anni ordinava l’esecuzione di 192.640 prigionieri del<strong>la</strong> guardia civile, una<br />

media di 100 esecuzioni al giorno. Il governo di Franco si è mantenuto fino negli anni<br />

“70 grazie al clero che si è, nel contempo, pinguemente arricchito di ogni cosa,<br />

«possedendo il terzo delle terre». 136<br />

Franco aveva così ben capito che i regimi totalitari, di quell’Europa continuatrice<br />

dell’Impero Romano, avevano una stessa matrice e, a segno del<strong>la</strong> sua alleanza con <strong>la</strong><br />

dittatura nazi-fascista-vaticana, aveva incorniciato questa triade appendendo<strong>la</strong> al<br />

muro del suo ufficio con i quadri di Hitler, Mussolini e Pio XII, quest’ultimo al<br />

centro.<br />

<strong>Quando</strong> Hitler morì il 3 maggio 1945 Franco faceva scrivere sui suoi giornali:<br />

«Adolfo Hitler, figlio del<strong>la</strong> Chiesa cattolica, è morto difendendo <strong>la</strong> cristianità. Si<br />

comprenderà dunque come <strong>la</strong> nostra penna non trovi delle parole per piangere <strong>la</strong> sua<br />

morte, quando per contro essa ne aveva trovate tante per esaltare <strong>la</strong> sua vita. Sui suoi<br />

resti mortali si drizza <strong>la</strong> sua figura vittoriosa. Con <strong>la</strong> palma del martirio, Dio rimetta a<br />

Hitler i <strong>la</strong>uri del<strong>la</strong> Vittoria». 137<br />

Questo figlio tedesco fu talmente prediletto dall’argil<strong>la</strong> che a Madrid il 12 maggio<br />

1970 si è celebrata una S. Messa funebre in commemorazione del 25° anniversario<br />

del<strong>la</strong> sua morte. 138 Tutto questo perché? «La guerra di Hitler, dichiarava il cardinale<br />

Baudril<strong>la</strong>rt il 30 luglio 1941, è una nobile impresa per <strong>la</strong> difesa del<strong>la</strong> cultura<br />

(cattolica) europea». 139 Monsignor Tiso, che era capo del<strong>la</strong> repubblica slovacca, creata<br />

da Hitler, nel 1939 dichiarava: «Il cattolicesimo e il nazismo hanno molti punti in<br />

comune ed essi operano con <strong>la</strong> mano nel<strong>la</strong> mano per riformare il mondo». 140<br />

Le parole di papa Giovanni XXIII dovrebbero far riflettere: «Per Noi, Noi non ci<br />

allontaniamo, nei confronti del<strong>la</strong> stimatissima nazione germanica, dall’esempio che Ci<br />

è stato dato dal Nostro predecessore (Pio XII)...». 141<br />

Luigi Barzini, nel suo promemoria a Kissinger per capire <strong>la</strong> politica italiana,<br />

scriveva il 14 novembre 1974: «Vi è, inoltre, da noi <strong>la</strong> presenza incomoda del<strong>la</strong><br />

Chiesa universale, con il suo grande potere politico temporale, che complica tutto. È<br />

un problema seco<strong>la</strong>re che oggi si è di molto aggravato. La Chiesa ha dato vita, voti, e<br />

potere al più grande partito italiano, si direbbe non per governare e far prosperare<br />

135<br />

L’Osservatore Romano, 23/5/1939.<br />

136<br />

E. Paris, o.c. p. 335.<br />

137<br />

Réforme 21.1.1945; cit. Idem, p. 116.<br />

138<br />

La Nazione di Firenze, 13/5/1970, p. 13.<br />

139<br />

Cit. E. Paris, o.c., p. 343. Siamo noi che abbiamo aggiunto <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “cattolica”.<br />

140 CIANFARRA Camille, La guerre et le Vatican, Paris 1946, p. 202; cit. Idem, p. 169.<br />

141 La documentation catholique, 15/3/1959; cit. E. Paris, idem, p. 363.


l’Italia ma (come ha detto all’incirca Machiavelli) per impedire che altri <strong>la</strong><br />

governassero contro gli interessi del Vaticano. La stessa Chiesa, come lei sa, è in<br />

crisi e le sue incertezze e il suo complesso d’inferiorità verso il mondo moderno si<br />

riflettono disastrosamente in molti modi nel<strong>la</strong> politica italiana...». 142<br />

Come l’argil<strong>la</strong> è distinta dal metallo ed è di natura diversa, così il potere<br />

ecclesiastico è distinto, diverso dal potere politico. Ma perché il potere politico è stato<br />

sempre spinto a entrare in re<strong>la</strong>zione con l’argil<strong>la</strong>? I motivi sono principalmente tre:<br />

- La Chiesa cattolica ha avuto e ha una grande forza morale, sociale e politica e quindi<br />

si ha bisogno che questa forza sia propizia, favorevole al governo e non ostile.<br />

- Il potere politico ha giudicato utile conoscere, con una osservazione diretta e<br />

costante, i movimenti, le tendenze e i disegni del<strong>la</strong> politica cattolica romana, perché<br />

questa politica è mischiata, in una forma più o meno diretta, a ogni affare del<br />

mondo.<br />

- Gli Stati sono obbligati a riconoscere il diritto dell’autorità spirituale, ma per restare<br />

padroni a casa propria devono rego<strong>la</strong>mentare le pratiche religiose e devono quindi<br />

trattare con Roma. 143<br />

Questa realtà è talmente vera che «nessun avvenimento politico può essere<br />

valutato nel suo giusto valore nel momento attuale se non si conosce <strong>la</strong> parte che ha<br />

assunto il Vaticano e si può dire che non esistono ai nostri giorni organismi nei quali<br />

il Vaticano non giochi direttamente o segretamente un ruolo importante». 144 Su questa<br />

realtà contemporanea S.E. Mons. Agostino Casaroli ha tenuto una conferenza stampa<br />

il 10 dicembre 1974 il cui testo è stato poi pubblicato sull’Osservatore Romano del 29<br />

dicembre. Il suo discorso iniziava con queste parole: «Le conferenze e le riunioni<br />

internazionali, che costituiscono per il loro numero e per <strong>la</strong> loro varietà uno dei tratti<br />

caratteristici del<strong>la</strong> nostra epoca, vedono frequentemente <strong>la</strong> presenza, sino a qualche<br />

decennio fa inusitata, di rappresentanti del<strong>la</strong> Santa Sede. Quali partecipanti su piedi di<br />

parità con quelli degli Stati, o più spesso in veste di Osservatori, essi stanno a<br />

dimostrare l’interesse concreto con il quale <strong>la</strong> Santa Sede segue i problemi del<strong>la</strong><br />

Comunità internazionale... Se <strong>la</strong> partecipazione del<strong>la</strong> Santa Sede a conferenze e<br />

riunioni del genere rappresenta un fenomeno, per così dire, moderno, multiseco<strong>la</strong>re è<br />

invece il riconoscimento del suo diritto a far parte del<strong>la</strong> Comunità internazionale...<br />

(Dopo aver messo in re<strong>la</strong>zione questo minuscolo stato con altri più estesi e potenti e<br />

con le superpotenze, bisogna riconoscere che sebbene abbia)... un insignificante<br />

piedistallo, sul quale si libra, però, ha le ali spiegate a coprire l’intero orbe, un potere<br />

indipendente e sovrano; rispettato e stimato, oppure sospettato e combattuto, ma che<br />

si impone per <strong>la</strong> sua statura, <strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>, il suo influsso... Il Sacro Romano Impero<br />

era stato spazzato via dal ciclone napoleonico... Restava il Papa». Queste parole ci<br />

fanno capire e valutare il perché l’avvocato Edmond Paris, pubblicando il suo libro:<br />

Le Vatican contre l’Europe, les documents accusent - Il Vaticano contro l’Europa, i<br />

documenti accusano - (con il quale considera il ruolo del Vaticano prima e durante <strong>la</strong><br />

142<br />

Europeo, stessa settimana.<br />

143<br />

Vedere M. Pernot, o.c., p. 60.<br />

144<br />

SHIPLER Guy Emery; cit. MANHATTAN Avro, The Vatican and World Politics, New York; cit. da E. Paris, o.c., p.<br />

362.


II guerra mondiale) scrive: «Io dedico questo libro ai Signori Delegati de l’UNESCO,<br />

organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, le scienze, <strong>la</strong> cultura al servizio<br />

del<strong>la</strong> pace. Possa esso apportare il suo contributo ai loro <strong>la</strong>vori, nell’inchiesta<br />

approfondita che essi conducono sulle cause permanenti di conflitto del mondo». Il<br />

pericolo oggi è tanto grande perché, come dice sempre Mons. Casaroli. «L’esperienza<br />

di non pochi anni presso l’ONU come presso l’UNESCO, <strong>la</strong> FAO e altre organizzazioni del<br />

genere, sembra positiva. Senza fare un principio assoluto, <strong>la</strong> Santa Sede continua<br />

pertanto su questa via».<br />

L’argil<strong>la</strong> e il ferro coesisteranno fino al<strong>la</strong> fine; ma non dimentichiamo che <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

c’insegna che tutte le volte in cui questi poteri si sono alleati, hanno trovato un<br />

accordo, un interesse comune, si sono formate le crociate, sono scoppiate guerre e<br />

ingiustizie. Benito Mussolini scriveva a tale proposito: «<strong>Quando</strong> Cesare porge <strong>la</strong><br />

mano a Pietro / da quel<strong>la</strong> stretta sangue umano stil<strong>la</strong>». 145<br />

Quinto impero universale: <strong>la</strong> pietra - regno eterno<br />

«E al tempo di quei re, l’lddio del cielo farà sorgere un<br />

regno che non sarà mai distrutto, e che non passerà sotto <strong>la</strong><br />

dominazione d’un altro popolo; quello spezzerà e<br />

annienterà tutti quei regni; ma esso sussisterà in perpetuo,<br />

nel modo che hai visto <strong>la</strong> pietra staccarsi dal monte,<br />

senz’opera di mano, e spezzare il ferro, il rame, l’argil<strong>la</strong>,<br />

l’argento e l’oro. Il grande Iddio ha fatto conoscere al re<br />

ciò che deve avvenire d’ora innanzi». 146<br />

Questa è <strong>la</strong> parte più importante del sogno e possiamo pensare che occupasse <strong>la</strong><br />

mente del re.<br />

La “pietra” nell’antichità aveva una connotazione religiosa. Il testo biblico ci<br />

autorizza a fare alcune considerazioni. Con le pietre si elevavano gli altari per i riti<br />

sacrificali (gli altari elevati all’Eterno erano realizzati con pietre non tagliate) 147 ; il<br />

decalogo fu scritto su tavole di pietra 148 e dal<strong>la</strong> pietra si traevano gli idoli 149 oltre ad<br />

essere forgiati con i metalli 150 . La pietra viene anche presa a simbolo dell’Eterno e del<br />

Messia 151 .<br />

Da ciò possiamo dedurre che <strong>la</strong> pietra raffigura il Regno di Dio messo in<br />

contrapposizione al<strong>la</strong> statua raffigurante il regno degli uomini. La pietra non fa parte<br />

del<strong>la</strong> statua, è distinta e separata da essa, è una potenza che non è di questo mondo,<br />

145 MUSSOLINI Benito, Huss il veridico, ed. 1913.<br />

146<br />

Daniele 2:44,45.<br />

147<br />

Esodo 20:15,25.<br />

148<br />

Esodo 24:12.<br />

149<br />

Levitico 26:1.<br />

150<br />

Daniele 3:5; 5:4,23.<br />

151<br />

Salmo 118:22; Isaia 28:16; Zaccaria 3:9; Atti 4:11.


anzi lo colpisce e lo frantuma. La contraffazione di questo Regno-pietra, che vuole<br />

essere un potere in questo mondo, viene presentata nel<strong>la</strong> statua come <strong>la</strong> molle argil<strong>la</strong><br />

del vasaio, <strong>la</strong> Chiesa corrotta e che corrompe.<br />

Nel pensiero babilonese e dell’antichità <strong>la</strong> montagna era il simbolo dell’abitazione<br />

degli dèi 152 e <strong>la</strong> pietra che si stacca da essa raffigurava un regno di origine celeste.<br />

152 Il capitolo 2 è l’introduzione a tutta <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione del libro e <strong>la</strong> sezione del<strong>la</strong> parte escatologica: 2:45, <strong>la</strong> “pietra” e<br />

<strong>la</strong> “montagna” possono essere considerate i boccioli di cui il resto del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione è <strong>la</strong> fioritura.<br />

Generalmente i commentatori hanno detto che <strong>la</strong> pietra raffigura <strong>la</strong> venuta del Messia nel<strong>la</strong> sua potenza e <strong>la</strong><br />

montagna è il simbolo del suo regno ristabilito. Studi più recenti hanno permesso di approfondire meglio il loro significato.<br />

Da un secolo JASTROW Morris, Religion of Babylonia and Assyria, ed. Athenium Press, Boston 1898, p. 614,<br />

faceva notare: «L’edificio sacro (il tempio) di Babilonia era inteso come dovendo essere una imitazione del<strong>la</strong><br />

montagna... (Questa era l’) idea del tempio babilonico. Conformemente al<strong>la</strong> nazione babilonica... <strong>la</strong> terra è<br />

rappresentata come una vasta montagna». «Jensen ha visto che i babilonesi vedevano <strong>la</strong> terra come una immensa<br />

montagna. Infatti <strong>la</strong> terra era chiamata E-kur, “Casa Montagna”. Successivamente essi però incominciarono a<br />

identificare una partico<strong>la</strong>re parte del<strong>la</strong> terra, di preferenza una cima del<strong>la</strong> montagna, come essendo l’abitazione del<strong>la</strong><br />

divinità, così che i templi che venivano costruiti successivamente erano conosciuti come “case montagne”. La parte<br />

alta del tempio, che costituiva il luogo dell’abitazione del<strong>la</strong> divinità, simboleggiava <strong>la</strong> montagna che era stata <strong>la</strong> sua<br />

precedente casa originale» FARBRIDGE Maurice, Studies in Biblical and Semitic Symbolism, Ktav Publishing House,<br />

Inc., New York 1970, pp. 180,181. Del resto «tutte le grandi civiltà hanno conservato il fondamentale simbolismo di<br />

orientazione e l’immagine dell’insieme del cosmo nei loro templi. L’immagine del cosmo-montagna è rappresentata<br />

quasi dappertutto: il Monte Meru in India e un simile simbolismo lo troviamo in Mesopotamia, in Palestina ed in altre<br />

parti. La mesopotamica ziggurat è il più famoso esempio di tempio che raffiguri il cosmo montagna... I templi erano<br />

considerati allora come una replica di quel<strong>la</strong> montagna centrale del cosmo che genera e preserva l’universo» New<br />

Catholic Encyclopedie, vol. XIII, “Temples”, Mc Graw - Hill Book Company, New York 1967, p. 997.<br />

Queste dichiarazioni ci fanno comprendere come per gli antichi orientali <strong>la</strong> “montagna” ed il “tempio”<br />

insegnassero <strong>la</strong> stessa verità - il regno dei cieli.<br />

Se si considera che «il passo centrale del libro di Daniele è il testo di 8:14, esso contiene <strong>la</strong> chiave del libro:<br />

“Allora il santuario sarà purificato (rivendicato)” e per i commentatori <strong>la</strong> rivendicazione è riconosciuta come il<br />

principale tema di Daniele - (perfino il nome del profeta significa: “Dio è il mio rivendicatore (difensore)”). - Tutto<br />

quel che precede e segue 8:14 contribuisce al<strong>la</strong> sua spiegazione.- Così Daniele 2:44,45 e 8:14 sono molto strettamente<br />

in re<strong>la</strong>zione tra di loro più di quanto è stato capito finora. Il simbolismo del santuario è identificato con lo stabilimento<br />

del regno eterno simboleggiato dal<strong>la</strong> montagna» FORD Desmond, Daniel, (in lettere ebraiche), Nasville, Tennessee<br />

1978, p. 85.<br />

A queste considerazioni dobbiamo aggiungere che in Oriente era ampiamente conosciuta <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione “pietra di<br />

fondamento (ango<strong>la</strong>re)” - “tempio” - “montagna”.<br />

<strong>Quando</strong> Gesù identificava <strong>la</strong> sua persona con <strong>la</strong> pietra ango<strong>la</strong>re (Matteo 21:42), attribuiva a sé una precisa concezione<br />

del tempo e del suo popolo. «Questo concetto di una pietra animata (vivente) ed in espansione era molto conosciuta<br />

nel vicino Oriente. Deriva dal fatto che gli antichi guardavano al mondo come ad un corpo vivente, e si riferivano<br />

al suo centro come all’ombelico. L’ombelico era considerato come il punto dal quale il nutrimento era distribuito<br />

sull’intera terra e <strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> terra ad essere creata. Naturalmente ogni comunità contendente localizzava<br />

l’ombelico nel suo proprio centro di adorazione» FAWCETT Thomas, Hebrew Myth and Christian Gospel, SCM Press<br />

Ltd, London 1973, pp. 238,170. «La pietra ombelico è da prendere in considerazione con attenzione in questo studio<br />

perché era partico<strong>la</strong>rmente considerata - e in modo speciale dagli Ebrei - come <strong>la</strong> pietra di fondazione del<strong>la</strong> comunità<br />

tempio... Questa roccia... non è solo il fondamento del tempio, ma come l’ombelico (centro) del<strong>la</strong> terra è il fondamento<br />

dell’intero mondo» LLOYD Gaston, No Stone on Another, ed. Leiden, J. Brill, 1970, p. 225. «È per questo che essi (gli<br />

Ebrei) par<strong>la</strong>vano dell’affiorare del<strong>la</strong> roccia nel Santo dei Santi» VAUX Ro<strong>la</strong>nd de, Ancien Israël, Mc Graw Hill Book<br />

Company, New York 1965, pp. 318,319. Inoltre «questa stessa idea dell’ombelico non solo è in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> pietra<br />

di fondamento, ma anche rial<strong>la</strong>ccia se stessa al<strong>la</strong> sacra montagna» R.J. McKELVEY, The New Temple, Oxford<br />

University Press, 1969, p. 203.<br />

Daniele 2 potrebbe presentare <strong>la</strong> pietra ombelicale che nutrendo <strong>la</strong> terra <strong>diventa</strong> un grande monte vivente, il<br />

tempio del<strong>la</strong> dimora di Dio e dei suoi adoratori.<br />

Da queste considerazioni abbiamo un’ulteriore riprova del parallelismo del capitolo 2 con quelli che seguono: <strong>la</strong><br />

pietra e <strong>la</strong> montagna sono posti a fondamento del santuario del capitolo 8, nel quale il capitolo 7 presenta il Figlio<br />

dell’uomo che compie l’opera di giudizio, cosa che comporta <strong>la</strong> purificazione del santuario stesso.<br />

Gli Ebrei erano familiari con <strong>la</strong> paronomasia (figura retorica per <strong>la</strong> quale si accostano due parole di suono simile o<br />

uguale) e ponevano in corre<strong>la</strong>zione le parole: pietra (eben), figlio (ben), figli (benin) e costruire (banah). BLACK


«Per il profeta ebreo, <strong>la</strong> montagna riveste un senso ancora più specifico. Significa<br />

Sion o Gerusalemme 153 ed evoca <strong>la</strong> residenza celeste, poiché <strong>la</strong> montagna di Sion, o<br />

Gerusalemme, è anche vista nel cielo. 154 Il linguaggio del Salmo XLVIII:3 lo <strong>la</strong>scia<br />

intendere nel<strong>la</strong> misura in cui <strong>la</strong> montagna di Sion è situata all’estremità del Nord -<br />

lett. estremità el Zafon -, espressione tecnica che designa <strong>la</strong> dimora celeste di Dio 155 .<br />

Inoltre <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> aramaica tur utilizzata qui per montagna è l’equivalente del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

ebraica sur che significa “roccia”. <strong>Quando</strong> si conosce l’importanza di quest’ultima<br />

paro<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> Bibbia per caratterizzare il Dio d’Israele, si realizza subito <strong>la</strong> ricchezza di<br />

questa evocazione. La pietra scaturisce dal<strong>la</strong> roccia (montagna) ed è per conseguenza<br />

di origine divina e partecipa al<strong>la</strong> sua essenza. Queste due parole “roccia” (sur) e<br />

“pietra” (eben) sono sinonime per rappresentare l’Eterno. 156 Questo regno (<strong>la</strong> pietra<br />

che <strong>diventa</strong> un grande monte e riempie tutta <strong>la</strong> terra) è essenzialmente diverso perché<br />

scaturisce dal<strong>la</strong> montagna e <strong>la</strong> pietra <strong>diventa</strong> ciò che era all’origine, cioè “montagna”.<br />

Questa coincidenza tra l’origine e il risultato di questo regno sottolinea una volta di<br />

più <strong>la</strong> sua origine celeste». 157<br />

I primi interpreti cristiani Tertulliano, 158 Ippolito di Roma, 159 come pure gli esegeti<br />

ebrei, 160 avevano considerato <strong>la</strong> pietra simbolica che doveva polverizzare <strong>la</strong> statua<br />

come l’elemento del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> non ancora compiuto e che si riferiva al regno futuro e<br />

glorioso del Messia. Numerosi sono gli autori cattolici e protestanti che seguono<br />

questa spiegazione.<br />

Matthew dice: «La eben-ben (pietra-figlio) è una paro<strong>la</strong> che piace ed è tra le antiche e meglio conosciute nel Vecchio<br />

Testamento» The Christological use of the Old Testament in the New Testament, in New Testament Studies, vol.<br />

XVIII, 1971-1972, p. 12; es. Giosuè 4:6-8,20,21; 1 Re 18:31; Isaia 54:11-13; Lamentazioni 4:1,2.<br />

Il dr. Philip CARRINGTON osserva che «già in Daniele <strong>la</strong> Pietra nasconde <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Figlio»; essa è un criptogramma<br />

per Israele, e corrisponde al “Figlio dell’uomo” del capitolo 7. M. BLACK fornisce parecchi esempi provenienti dalle<br />

fonti rabbiniche di questa riconosciuta re<strong>la</strong>zione tra “pietra” e “figlio” e conclude il suo articolo affermando che: «La<br />

cristologica Pietra testimonia <strong>la</strong> presupposizione che una esegetica tradizione in Israele interpretava Daniele 2:44,45,<br />

come il Figlio, il Figlio dell’uomo di 7:13, il quale può già essere stato interpretato messianicamente nel precristianesimo-giudaico,<br />

<strong>diventa</strong>ndo poi il Figlio di Dio cristologico del Nuovo Testamento» D. Ford, o.c., p. 14.<br />

Daniele 2 nel suo simbolico quadro annuncia il Regno di Dio e viene completato dal<strong>la</strong> visione messianica del<br />

capitolo 7 <strong>la</strong> quale presenta l’investitura del Re nel Figlio dell’uomo. Il Regno di Dio tempio si realizza prima nel<strong>la</strong><br />

persona di Cristo Gesù, quale vero nuovo tempio (Giovanni 2:19; Marco 14:58), poi nel<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> Chiesa<br />

(Matteo 16:18; 1 Corinzi 3:16; 6:19; Efesi 2:21; 2 Tessalonicesi 2:4), per essere successivamente una realtà nei cieli<br />

(Ebrei 8,9; Apocalisse 11:19; 15:8) e per trovare il suo definitivo compimento nel<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme (Apocalisse<br />

21:3,22) dove il tempio sarà sostituito dal<strong>la</strong> persona stessa di Cristo Gesù che manifesterà <strong>la</strong> shekinah essendo lui<br />

stesso il Signore, il vero tempio, e dagli adoratori nei quali Dio «sarà tutto in tutti» 1 Corinzi 15:28.<br />

Abbiamo così in Daniele 2 l’annuncio del Regno-Tempio; in Daniele 7 il Re di questo Regno e <strong>la</strong> presentazione<br />

dei cittadini a seguito del giudizio; in Daniele 8 <strong>la</strong> purificazione del tempio celeste, ha come conseguenza <strong>la</strong><br />

purificazione del<strong>la</strong> Chiesa, cioè dei credenti di tutti i tempi affinché possano vivere nel nuovo mondo; in Daniele 11 <strong>la</strong><br />

fine dell’ultimo rappresentante del<strong>la</strong> dinastia dell’empio, già profetizzata nei capitoli 2, 7, 8 e in Daniele 12 <strong>la</strong> pietra<br />

vivente, il Figlio dell’uomo, l’Emanuele, col nome di Micael che viene a consegnare il Regno ai santi.<br />

153 Daniele 9:16,20; 11:45.<br />

154<br />

Vedere Apocalisse 14:1-5; 21:1.<br />

155<br />

Isaia 14:13.<br />

156<br />

Isaia 8:14.<br />

157<br />

J. Doukhan, o.c., pp. 55, 56. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

158 Tertulliano, Contre les Juifs, in Œuvre, tradotta da GENOUDE, III, 2 a ed. Paris 1852, p. 47.<br />

159 Hippolyte, ed. Lefévre, II, XII, pp. 144,145. MIGNE, P.G., LXXXI, col. 1301,1302,1307-1310.<br />

160 RASCHI, I, 1713, p. 745 vedeva il Regno di Dio. Pure Manasseh ben Israel, Pietra gloriosa, p. 25


Al tempo di quei re, cioè nel nostro tempo storico (e sarà l’Apocalisse di<br />

Giovanni, che preciserà meglio il tempo), si installerà un altro regno, però «senza<br />

opera di mano», senza che <strong>la</strong> volontà degli uomini sia direttamente impiegata e che,<br />

quindi, se ne possa gloriare.<br />

Questo regno è di natura diversa, non è <strong>la</strong> continuazione del precedente, viene dal<br />

di fuori del<strong>la</strong> civiltà umana e si stabilirà annientando, spazzando via quel paradiso<br />

senza Dio che, come vedremo, l’uomo tenterà di realizzare in un suo ultimo tentativo<br />

di rivolta contro il suo Creatore.<br />

Questo regno è quello nel quale abiterà <strong>la</strong> “giustizia” 161 e sarà inaugurato col<br />

ritorno glorioso di Cristo Gesù.<br />

La montagna del versetto 45, dal<strong>la</strong> quale si stacca <strong>la</strong> pietra che colpisce <strong>la</strong> statua, è<br />

<strong>la</strong> rappresentazione figurata del<strong>la</strong> potenza di Dio, 162 <strong>la</strong> quale è sussistita in tutti i<br />

secoli, accanto o di fronte al<strong>la</strong> statua, ma che so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> fine manifesterà <strong>la</strong> sua<br />

realtà.<br />

Questa pietra che si stacca dal monte è l’emblema di Cristo Gesù 163 che, al Suo<br />

ritorno, causerà <strong>la</strong> rovina del colosso di metallo dai piedi d’argil<strong>la</strong> stabilendo il Regno<br />

di Dio sul<strong>la</strong> terra in una forma visibile, indicato dal<strong>la</strong> pietra che assume l’aspetto<br />

d’una grande montagna.<br />

«La potenza del mondo è rappresentata in tutto il suo splendore: ma questo colosso<br />

di metallo riposa su piedi d’argil<strong>la</strong>; tutta <strong>la</strong> grandezza umana non è né solida né<br />

preziosa, è in realtà fine e fragile come <strong>la</strong> pu<strong>la</strong> al vento. Il Regno di Dio, al contrario,<br />

non attira gli sguardi, è una pietra accanto al<strong>la</strong> quale si passa senza fare attenzione,<br />

ma questa pietra è una e compatta, mentre le potenze del mondo, composte d’elementi<br />

eterogenei, tradiscono di già <strong>la</strong> loro fragilità.<br />

La pietra e <strong>la</strong> montagna sono il regno del<strong>la</strong> croce e il regno del<strong>la</strong> gloria: nel<br />

momento in cui il regno di Dio rovescia gli imperi del mondo, non è più questione di<br />

un piccolo gregge, di un popolo disprezzato dagli altri: Essa trionfa, arriva all’impero<br />

del mondo, <strong>diventa</strong> un regno, nel senso più completo e più positivo di questa<br />

paro<strong>la</strong>. 164 L’Evangelo nobilita certamente <strong>la</strong> vita; ma perché ci sia veramente il diritto<br />

di par<strong>la</strong>re di glorificazione, bisogna che ci sia assolutamente nuova nascita; ora chi<br />

dice nuova nascita dice morte, poiché il Signore stesso non è arrivato al<strong>la</strong> gloria che<br />

per questa via dolorosa. I regni del<strong>la</strong> terra devono dunque crol<strong>la</strong>re e sparire prima di<br />

poter risuscitare su una forma nuova e <strong>diventa</strong>re il regno di Dio e del suo Unto...<br />

Daniele ha dunque delle buone ragioni per mostrarci il mondo persistere fino al<strong>la</strong> fine<br />

nell’incredulità e per niente cambiare... neppure dopo <strong>la</strong> prima venuta del Salvatore.<br />

Gli stati moderni sono lontani dall’essere retti dallo Spirito del Signore; <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

testimonia abbastanza chiaramente che nel<strong>la</strong> nostra cristianità <strong>la</strong> politica non è meno<br />

dominata dall’egoismo e dall’interesse materiale come nell’antichità; è lo spirito<br />

161<br />

2 Pietro 3:13.<br />

162<br />

Isaia 2:2-4; Michea 4:1.<br />

163<br />

Salmi 118:22; Isaia 28:16; Matteo 21:42; Luca 1:31-33; Atti 4:11; Efesi 2:20; 1 Pietro 2:4,6,7.<br />

164 Matteo 5:5; Luca 12:32; 22:28-30; Romani 8:17; Colossesi 3:3,4; 2 Timoteo 2:11,12; Apocalisse 19:15.


stesso direttamente opposto a quello dell’evangelo che lo ispira sempre di più». 165<br />

Al blocco unico del<strong>la</strong> pietra si contrappone il regno del<strong>la</strong> statua nel<strong>la</strong> sua diversità<br />

dei materiali.<br />

Conclusione<br />

Questa pagina profetica di Daniele è qui per affermarci che il nostro mondo non si<br />

evolverà in meglio e che le soluzioni dei nostri problemi non dipenderanno da alcun<br />

contributo umano, da tecniche o dal potere dell’uomo.<br />

«La teoria del progresso del XIX secolo, trasformata in una specie di religione, è<br />

falsa e non corrisponde al<strong>la</strong> realtà». 166<br />

«Noi non consideriamo più <strong>la</strong> <strong>storia</strong> con l’ottimismo e <strong>la</strong> fede nel progresso del<br />

XVIII e XIX secolo. Non vediamo con fiducia uno sviluppo sempre crescente del<strong>la</strong><br />

razza umana. Non crediamo che gli uomini da se stessi finiranno per sca<strong>la</strong>re <strong>la</strong><br />

sommità del Regno di Dio, al termine di una lenta ascensione. Al contrario, sentiamo<br />

di nuovo <strong>la</strong> formidabile potenza del<strong>la</strong> morte che minaccia ogni vita. Noi vediamo un<br />

mondo separato dalle sue origini creatrici e che, abbandonato a se stesso, non ritrova<br />

più <strong>la</strong> strada; segue <strong>la</strong> sua propria via e rischia di allontanarsi sempre di più da Dio, di<br />

decomporsi nel suo divenire demoniaco». 167<br />

L’umanità che ha avuto <strong>la</strong> sua origine nell’Eden, allontanandosi da Dio si è<br />

sempre più degradata. Questa statua con il suo passare da un metallo all’altro ci<br />

indica una perdita del valore intrinseco e morale. 168<br />

«L’umanità può immaginarsi di andare di progresso in progresso. La Bibbia dice<br />

che essa discende; e malgrado uno sviluppo meccanico straordinario,... essa sfocia dal<br />

punto di vista morale e spirituale nell’abisso». 169<br />

La <strong>storia</strong> dell’uomo segue una marcia discendente. «Per <strong>la</strong> Bibbia l’uomo si può<br />

ben civilizzare, passare da uno stato di natura a quello di cultura, sempre restando un<br />

uomo carnale, naturale, irrigenerato. 170 La gloria nel senso biblico del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> 171 è<br />

qualcosa d’altro che <strong>la</strong> civiltà. La Bibbia che vede tutto dall’alto e che non perde mai<br />

165<br />

K. Auberlen, o.c., pp. 50,51,219,220.<br />

166<br />

BERDIAEFF N., Vie Art Cité, n. 3, 1948, p. 25.<br />

167<br />

DEHN G., Le Fis de Dieu, Commentaire à l’Evangile de Marc, Paris 1936, p. 22.<br />

168 «Nel<strong>la</strong> statua di Nebucadnetsar che ci mostra <strong>la</strong> successione degli imperi di questa terra fino allo stabilimento del<br />

regno di Dio, ogni impero nuovo si mostra inferiore a quello che l’ha preceduto, e questa marcia discendente non si<br />

ferma che dopo essere sfociata in una catastrofe. Questa inferiorità crescente non è per nul<strong>la</strong> una inferiorità di potenza,<br />

poiché, se voi comparate il capitolo 7 dove questi imperi sono rappresentati sotto forma di quattro bestie, vedrete che<br />

<strong>la</strong> quarta - almeno nel<strong>la</strong> sua prima parte (2:40-42) - è superiore di molto in potenza a tutte quelle che l’hanno<br />

preceduta. La differenza dei metalli non può indicare che una differenza di valore che, dal metallo più prezioso, l’oro,<br />

discende al metallo più volgare, il ferro, fino a quando questo si mischia con l’argil<strong>la</strong>. La stessa verità è espressa dal<br />

fatto che il primo impero è posto nel<strong>la</strong> testa, gli altri successivamente più in basso» STOCKMAYER Otto, Conférence sur<br />

<strong>la</strong> Prophétie, Lausanne1875, pp. 7,8.<br />

169 R. Pache, o.c., p. 57.<br />

170 Colossesi 4:11.<br />

171 Romani 8:17,21.


di vista i fini ultimi che Dio si propone in tutte le sue opere 172 , ha delle nostre civiltà<br />

una opinione meno ottimista di noi, che, essendo nati dal<strong>la</strong> terra, siamo del<strong>la</strong> terra e<br />

parliamo come essendo del<strong>la</strong> terra. Noi siamo talmente accecati, imbrigliati nei fili<br />

dell’errore che non vediamo nul<strong>la</strong> al di là del<strong>la</strong> nostra civiltà e che immaginiamo<br />

possa rimpiazzare <strong>la</strong> conversione, avere il posto del<strong>la</strong> nuova nascita... Essa (<strong>storia</strong>)<br />

riconosce <strong>la</strong> superiorità dei Greci sui Persiani, e dei popoli moderni su quelli<br />

dell’antichità, ma unicamente sul rapporto del<strong>la</strong> cultura intellettuale, e si rifiuta di<br />

vedere una vera superiorità; essa non pensa che questo genere di sviluppo faccia dei<br />

veri uomini, degli uomini che si avvicinino realmente al tipo ideale dell’umanità, tale<br />

quale appare nel Figlio dell’uomo». 173<br />

Daniele, come il popolo di Dio sotto <strong>la</strong> dominazione dei potenti di questo mondo,<br />

è un uomo libero, è l’unico libero. Tanto è vero che è il solo che possa spiegare il<br />

significato del vivere e il senso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e gioca un ruolo infinitamente superiore a<br />

quello di coloro che lo tengono sotto il loro dominio. È oggi al popolo di Dio che gli<br />

uomini possono chiedere come scoprire <strong>la</strong> vera libertà, quale sia il fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e<br />

lo scopo del<strong>la</strong> vita.<br />

«Il regno di Dio è lo scopo del<strong>la</strong> creazione e il termine verso il quale Dio dirige <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> del mondo. Il regno di Dio è <strong>la</strong> base invisibile sul<strong>la</strong> quale riposano gli imperi<br />

del<strong>la</strong> terra, è anche <strong>la</strong> forza invisibile che li rovescerà e li distruggerà». 174<br />

La statua rappresenta l’unità organica del<strong>la</strong> specie umana <strong>la</strong> cui umanità è<br />

rappresentata con un essere che, pur conservando <strong>la</strong> sua fisionomia, passa<br />

successivamente attraverso età diverse, che peraltro sono tutte animate dallo stesso<br />

spirito pagano di orgoglio, ambizione, violenza e persecuzione... Da qui, <strong>la</strong> continuità<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Un’epoca contiene e prepara l’altra; i secoli si incatenano gli uni agli<br />

altri, e gli avvenimenti si inseriscono nel<strong>la</strong> trama del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> come in un posto<br />

designato. Ecco perché «spesso nelle Scritture, sia dell’Antico sia del Nuovo<br />

Testamento, Roma sarà chiamata Babilonia, perché agli occhi dello Spirito Santo, che<br />

abbraccia con un solo colpo d’occhio tutto il susseguirsi dei tempi, l’Impero di<br />

Babilonia era come l’inizio dell’Impero Romano, mentre l’Impero Romano, a sua<br />

volta, non era che Babilonia nel suo sviluppo e nel<strong>la</strong> sua pienezza». 175<br />

Sebbene le monarchie universali siano quattro, con successive modifiche del<strong>la</strong><br />

quarta, in realtà, dal punto di vista profetico, non ce n’è che una so<strong>la</strong>, un solo potere,<br />

che Apocalisse XIII mostra assai chiaramente, il quale riveste successivamente, nel<br />

tempo, delle forme diverse e prende nomi differenti. Tutta <strong>la</strong> Storia, dal<strong>la</strong> torre di Babele,<br />

non è che uno sforzo rinnovato costantemente, ma mai riuscito, nel tentativo di<br />

formare una monarchia universale.<br />

L’idea tanto familiare a S. Agostino, (ma che disparve con lui per risorgere dodici<br />

secoli dopo con Bacone e Pascal) che considerava <strong>la</strong> vita del genere umano, da<br />

Adamo fino al<strong>la</strong> consumazione dei secoli, come <strong>la</strong> vita di un solo uomo, che nasce,<br />

172 Giovanni 3:31.<br />

173 K. Auberlen, o.c., pp. 188,189.<br />

174 MENKEN; cit. da K. Auberlen, idem, p. 48.<br />

175 L. Gaussen, o.c., t. I, p. 112.


<strong>diventa</strong> grande e arriva al<strong>la</strong> pienezza delle sue forze, è bel<strong>la</strong> e preziosa con <strong>la</strong><br />

differenza che l’età d’oro, il paradiso perduto, è nel passato e non ritornerà più perché<br />

«il peccato è un veleno che penetra sempre più profondamente il corpo dell’umanità,<br />

è un tossico che lo corrode e lo snerva sempre di più» 176 e, sebbene <strong>la</strong> Scrittura non si<br />

accontenti di negare il progresso dell’umanità, essa <strong>la</strong>scia chiaramente intendere che<br />

<strong>la</strong> caduta è costante da una generazione all’altra.<br />

La marcia dell’umanità sfocia in una catastrofe. Questa filosofia del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

potrebbe sembrare abbastanza pessimistica se <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> non considerasse questa<br />

catastrofe come preludio allo stabilimento definitivo del<strong>la</strong> quinta monarchia, di<br />

origine celeste. L’avvenimento di questo Regno non si stabilirà che dopo <strong>la</strong><br />

distruzione di tutti i regni terreni. Questa concezione catastrofica è quel<strong>la</strong> di tutti i<br />

profeti. La Scrittura anziché annunciare <strong>la</strong> conversione del mondo, il miglioramento<br />

del<strong>la</strong> società, il perfezionamento delle istituzioni umane, ne annuncia <strong>la</strong> distruzione<br />

con <strong>la</strong> sostituzione del Regno di Dio. Questo regno esiste di già, è in germe nel cuore<br />

dei figli di Dio. La sua manifestazione si esprimerà pienamente quando sarà distrutto<br />

il quadro entro il quale <strong>la</strong> vita umana si è sviluppata di secolo in secolo.<br />

La <strong>storia</strong> umana percorre una marcia che possiamo dire provvidenziale 177 : il<br />

definitivo trionfo di Dio.<br />

«Negli annali del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana lo sviluppo delle nazioni, il sorgere e il crol<strong>la</strong>re<br />

degli imperi appaiono come dipendenti dal<strong>la</strong> volontà e dalle prodezze degli uomini.<br />

La forma degli eventi sembra, in <strong>la</strong>rga misura, determinata dal potere, dall’ambizione<br />

e dal capriccio di questi. Nel<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, invece, è sollevato il velo e noi<br />

contempliamo dietro e al di sopra di essa attraverso il flusso e il deflusso degli<br />

interessi, del<strong>la</strong> forza e delle passioni degli uomini, gli agenti dell’Essere<br />

misericordioso che in silenzio e con pazienza si adopera al<strong>la</strong> realizzazione dei<br />

propositi del<strong>la</strong> sua volontà». 178<br />

176 K. Auberlen, o.c., p. 182.<br />

177 Studiando questa statua possiamo scoprire che, malgrado il degrado di questo mondo, si realizza <strong>la</strong> salvezza.<br />

L’Eterno, non potendo proteggere il Suo popolo perché gli si sottrae, lo abbandona alle conquiste, alle invasioni<br />

del<strong>la</strong> Mesopotamia e Babilonia <strong>diventa</strong> strumento efficace per purificare Israele dalle sue ido<strong>la</strong>trie.<br />

Con questo impero le nazioni si trovano riunite sotto un unico capo in vista del<strong>la</strong> venuta del Messia.<br />

L’Impero Medo-Persiano contribuì al progresso del<strong>la</strong> religione con il rovesciamento di Babilonia, che aveva oltre<br />

misura fatto soffrire il popolo di Dio, facendo ritornare gli esiliati nel<strong>la</strong> loro patria, a seguito dell’editto di Ciro, che<br />

sarà al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> ricostruzione religiosa di Israele e del tempio.<br />

La dominazione greca fece sì che <strong>la</strong> sua lingua divenuta popo<strong>la</strong>re avesse <strong>la</strong> traduzione dell’Antico Testamento,<br />

contribuendo all’annuncio e all’attesa messianica. Le guerre con <strong>la</strong> Persia, i tentativi di ellenizzazione del<strong>la</strong> Palestina e<br />

le conseguenti lotte irredentistiche radicarono nel popolo di Dio l’attesa e <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> speranza del grande<br />

liberatore. L’avvento del Messia, <strong>la</strong> sua vita, <strong>la</strong> conservazione di quanto fatto e insegnato, i documenti del Nuovo<br />

Testamento, sono descritti in una lingua ricca di espressioni.<br />

Al tempo dell’Impero Romano appare l’Emanuele, che nel nome del<strong>la</strong> sua autorità fu soppresso. Sebbene Roma<br />

mise fine all’antica dispensazione ebraica, facilitò <strong>la</strong> predicazione dell’Evangelo con <strong>la</strong> sua Pax Romana e malgrado<br />

le sue persecuzioni.<br />

178 WHITE Ellen, Princípi di Educazione Cristiana, ed. A.d.V., Firenze 1965, p. 124.


Capitolo II<br />

IL CARDINE DELLA STORIA<br />

1 Ga<strong>la</strong>ti 4:4,5.<br />

2 CULLMANN Oscar, Christ et le temps, Neuchâtel 1966, p. 57.<br />

3 DIÉTRICH Suzanne de, Il piano di Dio, ed. Bor<strong>la</strong>, Torino 1963, pp. 12,13,22,23.<br />

4 CULLMANN Oscar, Le retour du Christ, Neuchâtel 1943, p. 13.<br />

«Ma quando giunse <strong>la</strong> pienezza dei tempi, Iddio<br />

mandò il suo Figlio... affinché noi ricevessimo<br />

l’adozione di figli (di Dio)» S. Paolo. 1<br />

«Il centro del tempo è un fatto storico, già<br />

compiuto nel passato: <strong>la</strong> vita e l’opera del Cristo»<br />

Oscar Cullmann. 2<br />

«La <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza, nel<strong>la</strong> Bibbia, è compresa<br />

tra due visioni che costituiscono il prologo e<br />

l’epilogo del dramma dell’uomo: <strong>la</strong> visione del<br />

Paradiso perduto e <strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> Città di Dio.<br />

Sono quasi due finestre aperte sull’eternità: <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di ciò che sarebbe potuto essere se<br />

l’uomo non si fosse separato da Dio; <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione<br />

di ciò che sarà allorché il Signore avrà compiuto <strong>la</strong><br />

sua opera di redenzione e l’umanità pacificata<br />

risorgerà a nuova vita, felice di possedere <strong>la</strong> gioia<br />

divina... Per il pensiero induista e per una parte del<br />

pensiero greco, il mondo è un eterno ritorno: <strong>la</strong><br />

ruota del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> gira come <strong>la</strong> ruota delle stagioni,<br />

le civiltà nascono e muoiono. La rive<strong>la</strong>zione biblica<br />

ci dice che il nostro mondo ha un senso, uno scopo,<br />

una meta: da Dio, e per <strong>la</strong> gloria di Dio è stato<br />

creato. La <strong>storia</strong> biblica è a senso unico: va dal<strong>la</strong><br />

prima creazione al<strong>la</strong> nuova creazione in Cristo...;<br />

ed il suo episodio centrale è costituito dal dramma<br />

dell’incarnazione. Ecco perché le prime pagine<br />

del<strong>la</strong> Bibbia non si comprendono se non al<strong>la</strong> luce<br />

delle ultime. Le une e le altre costituiscono,<br />

rispettivamente, il prologo e l’epilogo del dramma<br />

del Calvario, del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> nostra redenzione»<br />

Suzanne De Diétrich. 3<br />

«Il messaggio (biblico) comincia con <strong>la</strong> creazione e<br />

termina con <strong>la</strong> nuova creazione all’ultimo giorno,<br />

che è lo scopo e il fine. Tra questi due momenti si<br />

situa l’avvenimento decisivo del<strong>la</strong> croce...<br />

L’elezione di Gesù Cristo, <strong>la</strong> cui morte sul<strong>la</strong> croce<br />

e resurrezione costituiscono il centro del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

del<strong>la</strong> salvezza» 0scar Cullmann. 4


CAPITOLO II<br />

Introduzione<br />

62<br />

I profeti «indagavano per sapere quale fosse il<br />

tempo e quali le circostanze a cui lo Spirito di<br />

Cristo che era in loro accennava, quando<br />

anticipatamente testimoniavano delle sofferenze di<br />

Cristo... nelle quali cose gli angeli desiderano<br />

riguardare ben addentro» S. Pietro. 5<br />

«Mediante <strong>la</strong> croce si situa nell’universo il “luogo”<br />

in cui <strong>la</strong> potenza del peccato è rotta nell’uomo, in<br />

cui nasce <strong>la</strong> comunione perfetta tra Dio e l’uomo.<br />

Colui che perviene a questo “luogo” è liberato<br />

dall’accusa del<strong>la</strong> legge e dal<strong>la</strong> sua maledizione, ma<br />

liberato ugualmente da ciò che nel più profondo di<br />

se stesso resiste a Dio, dal suo egoismo orgoglioso.<br />

Al di fuori di questo “luogo”, non ci può essere che<br />

allontanamento da Dio in rapporto all’uomo e<br />

dell’uomo nei confronti di Dio. Questo “luogo” è il<br />

punto di incontro di Dio e dell’uomo. Là, l’incontro<br />

si produce effettivamente. In questo luogo, ciò vuol<br />

dire che l’uomo, mediante <strong>la</strong> fede in Gesù Cristo, il<br />

crocifisso, accetta il verdetto che Dio porta su lui e<br />

consente a essere niente, e che per <strong>la</strong> fede<br />

nell’abbassamento di Dio, che trova qui il suo<br />

culmine, crede al suo amore incomprensibile e si<br />

umilia. É fin là che Dio deve abbassarsi per<br />

obbligare l’uomo a discendere dal trono del suo io<br />

e a vivere dell’amore di Dio» Emil Brunner. 6<br />

La testimonianza nei confronti dell’Eterno si stava spegnendo nel mondo quando<br />

Dio chiamò Abramo dal<strong>la</strong> Mesopotamia per uno scopo ben preciso: «Vattene dal tuo<br />

paese e dal tuo parentado e dal<strong>la</strong> casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò; e farò<br />

di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di<br />

benedizione... in te saranno benedette tutte le famiglie del<strong>la</strong> terra». Dice ancora<br />

l’Eterno: «Abramo deve <strong>diventa</strong>re una nazione grande e potente... io l’ho prescelto<br />

affinché ordini ai suoi figli, e dopo di sé al<strong>la</strong> sua casa, che s’attengano al<strong>la</strong> via<br />

dell’Eterno per praticare <strong>la</strong> giustizia e l’equità, onde l’Eterno ponga ad effetto a pro di<br />

Abramo quello che gli ha promesso». 7<br />

Al popolo d’Israele liberato dal<strong>la</strong> schiavitù d’Egitto il Signore dice: «E mi sarete<br />

santi, poiché io, l’Eterno, sono santo, e vi ho separato dagli altri popoli perché<br />

diveniste miei». 8 Come segno di appartenenza dà ad Israele <strong>la</strong> legge affinché questa<br />

nazione possa testimoniare del<strong>la</strong> sapienza e dell’intelligenza dell’Eterno e le nazioni<br />

5 1 Pietro 1:11,12.<br />

6 BRUNNER Emil, Dogmatique, t. II, ed. Labor et Fides, Genève 1965, p. 408.<br />

7 Genesi 12:1-3; 18:18,19.<br />

8 Levitico 20:26.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

siano indotte a seguirlo dopo aver constatato che «questa grande nazione è il solo<br />

popolo savio e intelligente. Quale è difatti <strong>la</strong> grande nazione al<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> divinità sia<br />

così vicina come l’Eterno, l’Iddio nostro, è vicino a noi, ogni volta che lo<br />

invochiamo?». 9<br />

E. de Pressensé giustamente fa notare: «L’ebreo non è né un soldato, né un poeta,<br />

né un filosofo; è un sacerdote e un profeta. Ecco il suo ruolo nell’antico mondo, ed è<br />

per questo che è il popolo precursore per eccellenza, quello che traccia <strong>la</strong> via al<br />

Redentore». 10<br />

Israele deve annunciare al mondo <strong>la</strong> venuta del Messia, il grande liberatore e <strong>la</strong> sua<br />

vittoria sul male, tenendo viva <strong>la</strong> promessa che l’umanità aveva ricevuto da Dio in<br />

Adamo nell’Eden, dal giorno in cui l’uomo si ribellò al Creatore. 11<br />

Israele si trova all’incrocio delle nazioni, al centro del mondo civilizzato tra<br />

l’Africa e l’Oriente, sulle rive del Mediterraneo, per potere meglio raggiungere gli<br />

uomini di ogni razza. «Ecco Gerusalemme! Io l’ho posta in mezzo alle nazioni e agli<br />

altri paesi che <strong>la</strong> circondano...». 12 Era dunque nel luogo geografico più opportuno per<br />

essere il testimone degli oracoli di Dio: «Poiché da Sion uscirà <strong>la</strong> legge, e da<br />

Gerusalemme <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dell’Eterno». 13<br />

Tutti i pagani che accetteranno <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> dell’Eterno saranno accolti in Israele: «Io<br />

ne raccoglierò intorno a lui anche degli altri, oltre quelli dei suoi che già sono<br />

raccolti» dice il profeta Isaia, perché «anche gli stranieri che si sono uniti all’Eterno<br />

per servirlo, per amare il nome dell’Eterno, per essere suoi servi, tutti quelli che<br />

osserveranno il sabato astenendosi dal profanarlo e s’atterranno al mio patto, io li<br />

condurrò sul mio monte santo, li rallegrerò nel<strong>la</strong> mia casa di orazione...». E il profeta<br />

ancora da parte dell’Eterno annuncia: «Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le<br />

estremità del<strong>la</strong> terra! poiché io sono Dio, e non ve n’è alcun altro... Ogni ginocchio si<br />

piegherà davanti a me, ogni lingua mi presterà giuramento... Nell’Eterno sarà<br />

giustificata e si glorierà <strong>la</strong> progenie d’Israele». 14<br />

9 Deuteronomio 4:6,7.<br />

10 PRESSENSÉ Edmond de, Jésus Christ, son temps, sa vie, son œuvre, 7 a ed., Paris 1884, p. 79.<br />

11 Genesi 3:15. Il Targum di Gerusalemme riconosceva che <strong>la</strong> tradizione giudaica vedeva nel figlio del<strong>la</strong> donna,<br />

descritto nel<strong>la</strong> Genesi, <strong>la</strong> grande figura del liberatore (vedere abate FABRE d’ENVIEU Jules, Le livre du prophète<br />

Daniel, t. Il, Paris 1891, p. 1200). Nei punti di fede tracciati dal celebre rabbino Maimonide, <strong>la</strong> venuta del Messia era<br />

essenziale per <strong>la</strong> futura redenzione (Yad-hazaqan, Trattato Me<strong>la</strong>chim cap. Xll; cit. idem, p. 1201). Il rabbino Wogue,<br />

professore al seminario israelitico di Parigi, nell’articolo XII del suo trattato scriveva: «Al tempo fissato da Dio, che<br />

lui solo può prevedere, sorgerà il Messia, oggetto del<strong>la</strong> nostra speranza». A commento di questo articolo di fede<br />

scriveva: «La credenza messianica è vecchia come il giudaismo stesso, poiché essa risale a Mosè (Levitico 26:44,45;<br />

Deuteronomio 30:1-10; confr. Numeri 24:17) e forse alle prime pagine del Pentateuco (Genesi 3:15; 49:10-12)...<br />

Daniele annuncia questa grande èra con <strong>la</strong> precisione delle cifre ma queste cifre sono un enigma. Il Salmista (Salmo<br />

126 ecc.) saluta con allegrezza <strong>la</strong> misteriosa epoca del<strong>la</strong> liberazione, e Isaia (capitolo 10 e seg., confr. capitolo 11 e 26<br />

ecc.) vede di volta in volta in questo eletto del<strong>la</strong> Provvidenza l’uomo dei dolori e l’uomo del trionfo, il martire dei<br />

popoli e il dominatore dell’avvenire» WOGUE, Le Guide du croyant israélite, n. 78, Metz 1857, pp. 105,106; cit. idem,<br />

pp. 1202,1203.<br />

12 Ezechiele 5:5.<br />

13 Isaia 2:3; vedere Romani 3:2; 9:4; Isaia 43:10; 44:8.<br />

14 Isaia 56:8,6,7; 45:22,23,25.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 63


CAPITOLO II<br />

Ed è per questo che l’appartenenza al popolo d’Israele non è il risultato di un atto<br />

sessuale, ma il frutto dello Spirito di Dio nel cuore dell’uomo «perché non tutti i<br />

discendenti da Israele sono Israele; né per il fatto che sono progenie d’Abramo, sono<br />

tutti figli d’Abramo... poiché ebreo non è colui che è tale all’esterno; ma ebreo è colui<br />

che lo è interiormente». 15 A eco di queste parole dell’apostolo Paolo, André<br />

Chouraqui scrive: «Ogni pagano che osserva <strong>la</strong> Thorà è uguale al sommo<br />

sacerdote». 16<br />

Israele, vivendo accanto a popoli ido<strong>la</strong>tri, ne subì l’influenza e il sincretismo fu <strong>la</strong><br />

causa prima del<strong>la</strong> sua catastrofe come nazione. 17<br />

Dopo <strong>la</strong> morte di Salomone il popolo si divise in due regni: al Nord le dieci tribù<br />

diedero vita al regno d’Israele con capitale Samaria; al Sud le tribù di Giuda e<br />

Beniamino, con capitale Gerusalemme, costituirono il regno di Giuda, vi facevano<br />

parte i discendenti del<strong>la</strong> casa di Davide i quali conservavano e curavano il tempio di<br />

Gerusalemme. I templi fantocci di Dan e di Bethel, per il regno del Nord, furono dei<br />

santuari in cui il popolo legalizzava <strong>la</strong> sua ido<strong>la</strong>tria. La <strong>storia</strong> di questo regno fu un<br />

susseguirsi di re «che fecero ciò che è male agli occhi dell’Eterno». La stessa cosa fu<br />

per il Regno di Giuda. A causa di questa loro infedeltà all’Eterno, di volta in volta, o<br />

l’Assiria invadeva il paese dal Nord o l’Egitto dal Sud, esigendo dei pesanti tributi di<br />

vassal<strong>la</strong>ggio. Nel<strong>la</strong> seconda metà dell’VIII secolo a.C. iniziarono le grandi<br />

deportazioni in massa verso Nord-Est. Sargon nel 739 a.C. disseminò ai quattro venti<br />

Israele e, nell’anno in cui distrusse <strong>la</strong> capitale Samaria, 721 a.C., deportò 27.280<br />

persone. Questi esuli formarono delle colonie in Persia, in Bactriana, in Tibet, in<br />

India, e poi anche in Cina. Lo storico Strabone dice «che erano sparsi dappertutto» e<br />

dappertutto erano «potentemente stabiliti». Il loro esilio forzato ed il loro commercio<br />

li costringeva così a compiere <strong>la</strong> loro opera. Il regno di Giuda al Sud, pur consapevole<br />

del<strong>la</strong> sorte toccata al regno del Nord, non cambiò condotta. Dio fece sapere tramite<br />

Geremia: «Benché io avessi ripudiato l’infedele Israele a cagione di tutti i suoi<br />

adulteri e le avessi dato <strong>la</strong> sua lettera di divorzio, ho visto che <strong>la</strong> sua sorel<strong>la</strong>, <strong>la</strong> perfida<br />

Giuda, non ha avuto alcun timore, ed è andata a prostituirsi anch’essa. Col rumore<br />

delle sue prostituzioni Israele ha contaminato il paese, e ha commesso adulterio con <strong>la</strong><br />

pietra e col legno; e nonostante tutto questo <strong>la</strong> sua perfida sorel<strong>la</strong> non è tornata a me<br />

con tutto il suo cuore, ma con finzione... (allora)... io accenderò un fuoco alle porte<br />

del<strong>la</strong> città, ed esso divorerà i pa<strong>la</strong>zzi di Gerusalemme e non si estinguerà». 18<br />

Nel 605 a.C. Gerusalemme fu assediata da Nebucadnetsar, avvenne <strong>la</strong> prima<br />

deportazione ed iniziarono i settanta anni d'esilio in Babilonia. 19 Nel 586 a.C. ci fu <strong>la</strong><br />

terza campagna militare di Nebucadnetsar contro Giuda: «Nebuzaradan, capitano<br />

del<strong>la</strong> guardia del corpo, servo del re di Babilonia, giunse a Gerusalemme, ed arse <strong>la</strong><br />

casa dell’Eterno e <strong>la</strong> casa del re, e diede alle fiamme tutte le case di Gerusalemme,<br />

15 Romani 9:6,7; 2:28,29.<br />

16 CHOURAQUI André, La pensée juive, Paris 1968, p. 49.<br />

17 2 Re 17:15,16; Osea 9:17.<br />

18 Geremia 3:8-10; 17:37.<br />

19 Geremia 25:11,12;29:10.<br />

64<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

tutte le case del<strong>la</strong> gente ragguardevole. E tutto l’esercito dei Caldei ch’era col<br />

capitano del<strong>la</strong> guardia atterrò da tutte le parti le mura di Gerusalemme». 20<br />

Il popolo ebraico deportato riconobbe che il suo esilio era <strong>la</strong> conseguenza diretta<br />

del<strong>la</strong> sua ido<strong>la</strong>tria, del<strong>la</strong> sua infedeltà. Se da una parte vide <strong>la</strong> realizzazione di ciò che<br />

Dio gli aveva annunciato per bocca di Mosè: «Farò venire contro di voi <strong>la</strong> spada,<br />

vindice del mio patto; voi vi raccoglierete nelle vostre città, ma io manderò in mezzo<br />

a voi <strong>la</strong> peste, e sarete dati nelle mani del nemico... E quanto a voi, io vi disperderò<br />

fra le nazioni, e vi darò dietro a spada tratta, il vostro paese sarà deso<strong>la</strong>to, e le vostre<br />

città saranno deserte»; dall’altra si ricordò delle promesse di Dio e del<strong>la</strong> sua<br />

misericordia: «Se allora il cuore loro incirconciso si umilierà... io mi ricorderò del<br />

mio patto ... e mi ricorderò del paese». 21<br />

La cattività portò Giuda a fare un ritorno su se stesso. Comprese che il disastro fu<br />

causato dall’abbandono del<strong>la</strong> legge di Dio, in esilio guarì dall’ido<strong>la</strong>tria e nell’esilio,<br />

bisogna riconoscerlo, ci fu un soffio di rinnovamento riguardo all’attesa messianica.<br />

«La dispersione degli ebrei divenne fermento attivo di nuove creazioni religiose<br />

nell’Asia orientale. Fu allora che presso i Medo-Persiani, presso gli Indiani, presso i<br />

Cinesi, si levarono dei riformatori che presero a prestito quei dogmi, quei precetti<br />

del<strong>la</strong> Bibbia e che fondarono, con i loro culti nazionali, delle concezioni proprie del<strong>la</strong><br />

religione liberatrice. Il giudaismo fu confiscato a profitto dello zoroastrismo, del<br />

buddismo e del taoismo». 22<br />

Una visione non completamente spiegata ha preoccupato molto il profeta<br />

Daniele<br />

Nel terzo anno del regno di Beltsatsar, Daniele ebbe una visione nel<strong>la</strong> quale vide<br />

un potere che sarebbe sorto al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> dominazione greca, già vincitrice dei<br />

Medo-Persiani. Esso si sarebbe impadronito del<strong>la</strong> Palestina, il paese splendido, si<br />

sarebbe elevato contro il Principe dei principi, gli avrebbe tolto il perpetuo, avrebbe<br />

abbattuto il santuario e soppresso <strong>la</strong> verità. Al<strong>la</strong> domanda: «Fino a quando...?», <strong>la</strong><br />

risposta è: «Fino a 2300 sere e mattine; poi il santuario sarà purificato». 23<br />

Il messaggero celeste, l’angelo Gabriele, inviato da Dio per spiegare a Daniele il<br />

significato del<strong>la</strong> visione, fa sapere al profeta che essa copre un lungo periodo che va<br />

fino al «tempo del<strong>la</strong> fine», e il potere che sorgerà dopo <strong>la</strong> divisione del regno di<br />

Grecia «a motivo del<strong>la</strong> sua astuzia farà prosperare <strong>la</strong> frode nelle sue mani;<br />

s’inorgoglirà in cuore suo, e in piena pace distruggerà molta gente; insorgerà contro il<br />

Principe de’ principi» e al<strong>la</strong> fine «sarà infranto, senz’opera di mano». 24<br />

20 2 Re 25:8-10.<br />

21 Levitico 26:25,33; 26:41,42; confr. 2 Cronache 6:36-39.<br />

22 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. I, Paris 1880, p. 610.<br />

23 Daniele 8:13,14. Per <strong>la</strong> sua spiegazione vedere il nostro Capitolo XI, pp. 440-454, e Capitolo XIII, pp. 514-533.<br />

24 Daniele 8:17,19,25, vedere 2:34.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 65


CAPITOLO II<br />

Daniele, fortemente impressionato per quanto gli era stato mostrato in visione,<br />

svenne. La spiegazione fu interrotta. L’uomo di Dio così termina <strong>la</strong> descrizione di<br />

quell’esperienza: «Io, Daniele, svenni, e fui ma<strong>la</strong>to vari giorni; poi m’alzai, e feci gli<br />

affari del re. Io ero stupito del<strong>la</strong> visione, ma nessuno se ne avvide». 25 L’abate<br />

Crampon traduce: «... Poi m’alzai e mi occupai degli affari del re. Io ero stupefatto di<br />

ciò che avevo visto, e nessuno <strong>la</strong> comprendeva» e poi commenta: «Nessuno di coloro<br />

ai quali comunicai <strong>la</strong> mia visione <strong>la</strong> comprendeva perfettamente o meglio nessuno se<br />

ne accorse, non notò, non conobbe <strong>la</strong> viva impressione che mi aveva causato <strong>la</strong><br />

visione, fino a rendermi amma<strong>la</strong>to». 26<br />

La visione presentava una ulteriore distruzione del tempio e <strong>la</strong> soppressione del<br />

Capo del popolo d’Israele. Daniele pensava che il periodo cronologico del<strong>la</strong> visione<br />

riferito al<strong>la</strong> purificazione del santuario poteva essere l’annuncio di un prolungamento<br />

dell’esilio. Il tempio e <strong>la</strong> città di Gerusalemme erano ancora distrutti. Daniele sapeva<br />

che i profeti collegavano le loro speranze messianiche al tempio e al<strong>la</strong> città di<br />

Gerusalemme. Ma come ciò si poteva realizzare se tutto era demolito? I profeti e in<br />

partico<strong>la</strong>re Isaia avevano annunciato il trionfo messianico in seguito all’esilio, con il<br />

ristabilimento del<strong>la</strong> nazione d’Israele. 27 Daniele per tutto questo era sconvolto.<br />

Spiegazione del<strong>la</strong> visione che annuncia il cardine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

Daniele metteva in re<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> visione che aveva avuto e che descrive nel capitolo<br />

VIII del suo libro con i settant’anni di esilio che erano stati annunciati da Geremia. La<br />

comprensione del<strong>la</strong> visione lo preoccupava e quando i Medo-Persiani conquistarono<br />

Babilonia, nel modo in cui Isaia l’aveva annunciato due secoli prima, indicando anche<br />

in Ciro il Medo il pastore che avrebbe realizzato <strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong>, 28 per il profeta e per<br />

tutto il popolo si compiva il segno che l’esilio stava per finire. Daniele pregò Dio che<br />

perdonasse i peccati d’Israele, affinché quanto annunciato da Geremia si avverasse.<br />

Dio gli rivelò allora in quale momento: il peccato sarebbe stato definitivamente<br />

espiato, <strong>la</strong> giustizia eternamente instaurata e, siccome Daniele era preoccupato per<br />

Gerusalemme distrutta da Nebucadnetsar, Dio gli rispose che in un tempo ben<br />

preciso, in seguito a un decreto, <strong>la</strong> città sarebbe stata ricostruita, ma per essere poi<br />

nuovamente distrutta con il tempio, a causa dell’infedeltà del popolo. Nel tempo in<br />

cui si attendeva <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> promessa che animava gli esuli, i sovrani pagani<br />

si facevano adorare, si attribuivano il titolo di salvatori, di figli delle varie divinità<br />

locali, e pseudo profeti si presentavano alle popo<strong>la</strong>zioni dell’Oriente nelle persone di<br />

Budda, Lao-tser, Zoroastro. Questi riformatori religiosi proposero dottrine che<br />

sarebbero state di grande ostacolo all’accettazione del<strong>la</strong> vera paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

25 Daniele 8:17,27.<br />

26 CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, t. V, Daniel, Tournai 1900, testo e nota.<br />

27 Isaia 35:59-61.<br />

28 Isaia 13; 44:28-45.<br />

66<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

È in questo contesto religioso e politico che l’Eterno annuncia con precisione il<br />

tempo e il momento del Liberatore. Le solenni dichiarazioni di Dio servono di<br />

orientamento, di busso<strong>la</strong>, per gli ebrei e i pagani che, convertendosi all’ebraismo,<br />

possono effettivamente constatare l’oggettiva superiorità del Dio d’Israele e del<strong>la</strong> sua<br />

rive<strong>la</strong>zione. Ai falsi re-dèi, l’Eterno contrappone il vero Unto-Capo annunciando il<br />

tempo e lo scopo del<strong>la</strong> sua venuta.<br />

Daniele scrive nel capitolo IX: «Mentre stavo ancora par<strong>la</strong>ndo in preghiera,<br />

quell’uomo, Gabriele, che avevo visto nel<strong>la</strong> visione da principio, mandato con rapido<br />

volo, s’avvicinò a me, verso l’ora dell’ob<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> sera. E mi ammaestrò, mi<br />

parlò, e disse: “Daniele, io sono venuto per darti intendimento. Al principio delle tue<br />

supplicazioni, una paro<strong>la</strong> è uscita; e io sono venuto a comunicarte<strong>la</strong>, poiché tu sei<br />

grandemente amato. Fai dunque attenzione al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, e intendi <strong>la</strong> visione”». 29<br />

«Quale visione?... se questa paro<strong>la</strong> non si riferisce a quel<strong>la</strong> del capitolo VIII, chi<br />

dirà ciò che significa? Non c’è nessuna visione al capitolo IX che possa essere<br />

proposta all’esame di Daniele; non c’è là che una conversazione tra Gabriele e<br />

Daniele, il cui scopo è di spiegare <strong>la</strong> visione». 30<br />

«Si tratta... del<strong>la</strong> visione in cui Gabriele si era mostrato precedentemente; <strong>la</strong><br />

visione al<strong>la</strong> quale era stata fatta allusione in una forma precisa 31 : quel<strong>la</strong> che Gabriele<br />

aveva ricevuto l’ordine di spiegare 32 ». 33<br />

L’angelo Gabriele non aveva potuto spiegare completamente <strong>la</strong> visione del<br />

capitolo VIII perché Daniele era svenuto: «Si trattava, in effetti, di spiegare ciò che<br />

29<br />

Daniele 9:21-23.<br />

30<br />

LITCH Josiah, Prophetical Expositions, t. I, Boston 1842, p. 132.<br />

BARNES Albert, Notes on the Book of Daniel, t. II, Edimburg 1853, p. 148 ha pensato a quanto presentato nel<br />

capitolo 9. Ma questo capitolo non riporta una visione, c’è un messaggio di Dio tramite l’angelo Gabriele. Nel<br />

capitolo 9 «non si tratta propriamente par<strong>la</strong>ndo di una visione» fa notare Giuseppe BERNINI, Daniele, 1976, p. 11. Il<br />

capitolo 9 «Non è propriamente par<strong>la</strong>ndo una visione; è una rive<strong>la</strong>zione che raggiunge il suo culmine nel<strong>la</strong> difficile<br />

<strong>profezia</strong> delle 70 settimane» Gilberto GALBIATI, Il Libro di Daniele, Roma 1969, p. 87. Vedere Abraham Bar Hiyya<br />

Hanasi, 1967, p. 148. Il capitolo 9 presenta «l’inizio, del<strong>la</strong> visione di 8:16» S.R. DRIVER, Daniel, 1936, p. 153.<br />

PLOEGER, Das Buch Daniel, 1965, p. 129, ha mostrato che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> mar’eh (visione), impiegata in 9:23, richiama<br />

<strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong> impiegata in 8:16. La stessa precisazione <strong>la</strong> si trova in BENTZEN, Das Buch Daniel, 2 a ed., Tübingen<br />

1952, p. 66 e presso altri commentatori.<br />

Il prof. William H. SHEA così spiega: «<strong>Quando</strong> Gabriele si avvicina a Daniele (9 :23) lo esorta in questi termini :<br />

“Sii attento al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> (che ti trasmetto in questo momento) e comprendi <strong>la</strong> visione (che tu hai visto in precedenza)”.<br />

L’angelo rinvia il profeta al<strong>la</strong> visione del capitolo 8, e ciò in un modo estremamente preciso. La paro<strong>la</strong> tradotta per<br />

“visione” è mar’eh, che si riferisce in partico<strong>la</strong>re all’“apparizione” di certi esseri. Questo termine contrasta con <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> hazôn, utilizzato per le visioni simboliche nel libro di Daniele. Questa distinzione l’abbiamo in Daniele 8:26,<br />

in cui l’angelo dà l’assicurazione al profeta che <strong>la</strong> visione (mar’eh) delle sere e delle mattine è vera, ed invita Daniele<br />

a tenere segreta questa visione (hazôn). Il primo termine si riferisce all’apparizione degli esseri angelici del versetto 13<br />

e 14 (dove si presentano i 2300 giorni); il secondo si applica all’insieme del<strong>la</strong> visione simbolica dal versetto 2 a 12. Se<br />

esaminiamo le parole di Gabriele in Daniele 9:23, costatiamo che esse rinviano Daniele non al<strong>la</strong> visione simbolica del<br />

capitolo 8 in generale, ma all’apparizione (mar’eh) dei due personaggi celesti dei versetti 13 e 14. Siccome <strong>la</strong><br />

dichiarazione di Gabriele che segue si riferisce al periodo profetico delle 70 settimane, questo è messo in re<strong>la</strong>zione<br />

diretta con i 2300 giorni dall’impiego di questo vocabolo tecnico» Daniel 9:24-27, in AA.VV., Prophétie et<br />

Eschatologie, Seminaire Adventiste du Salève, Collonges sous Salève 1982, pp. 288,289.<br />

31<br />

Daniele 9:21.<br />

32<br />

Daniele 8:16.<br />

33<br />

MONTAGUE George, The Times of Daniel, London 1845, p. 393. Vedere BLISS Sylvester, Memoirs of W. Miller,<br />

ed. 1853, pp. 156-166. Vedere BERICK F.H., The Grand Crisis, p. 96; P. de BENOIT, Le Prophéte Daniel, 1941, p. 63.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 67


CAPITOLO II<br />

non era stato compreso al capitolo precedente: <strong>la</strong> parte re<strong>la</strong>tiva ai 2300 anni, messa in<br />

rapporto con <strong>la</strong> durata del sacrificio continuo». 34 «La <strong>profezia</strong> delle 70 settimane fa<br />

dunque corpo, benché separato da un certo tempo, con <strong>la</strong> visione del capitolo VIII». 35<br />

Questo pensiero del canonico Vidal è espresso anche nel<strong>la</strong> Bibbia, versione Pirot,<br />

che dice: «Lo scopo del capitolo IX è di completare il precedente dal punto di vista<br />

cronologico». 36 Mons. Rinaldi così si esprime nel suo commentario esegetico su<br />

Daniele: «La rive<strong>la</strong>zione di questo capitolo (IX) si collega a quel<strong>la</strong> precedente, che<br />

intende completare - al<strong>la</strong> fine del capitolo VIII il profeta non è rimasto del tutto privo<br />

di dubbi...: Dio gl’invia l’angelo Gabriele che gli reca <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> delle 70<br />

settimane.... Gabriele è partito per mettere Daniele in condizione di intendere<br />

pienamente, letteralmente “fargli intendere intelligenza”. Sembra con ciò collegarsi<br />

con il testo di VIII:27: dopo <strong>la</strong> visione e rive<strong>la</strong>zione il profeta “non era intendente” e<br />

l’angelo viene come “facente intendere”, per dargli “intelligenza”». 37<br />

L’angelo quindi andò a fare capire a Daniele quello che non aveva potuto<br />

comprendere prima: «Fai dunque attenzione alle parole ed intendi <strong>la</strong> visione». La<br />

traduzione che segue è letterale.<br />

Testo delle 70 settimane e sua importanza<br />

68<br />

«Settanta settimane sono state tolte per il tuo popolo e <strong>la</strong> tua santa città<br />

per consumare il crimine,<br />

per sigil<strong>la</strong>re i peccati,<br />

per espiare l’iniquità,<br />

per portare giustizia dei secoli,<br />

per sigil<strong>la</strong>re visioni e profezie,<br />

e per ungere santo dei santi.<br />

Sappi e comprendi:<br />

dall’uscita d’una paro<strong>la</strong><br />

per rialzare e ricostruire Gerusalemme<br />

fino a Unto-Capo,<br />

sette settimane e sessantadue settimane.<br />

Piazza - giudici - e mura saranno rialzate e ricostruite<br />

nell’angoscia dei tempi.<br />

E dopo (sessantadue settimane)<br />

Unto sarà sterminato;<br />

non a lui;<br />

popolo di Capo il veniente distruggerà <strong>la</strong> città e il santuario<br />

34 WOOD Hans, The Reve<strong>la</strong>tion of s. John, London 1787, p. 384.<br />

35 VIDAL G., La prophétie des semaines, Alger 1947, p. 70.<br />

36 DENNEFELD Ludwig, Les grands Prophètes, in La Sainte Bible, vol. VIII, ed. Pirot, Paris, p. 689.<br />

37 RINALDI Giovanni C.R.S., La Sacra Bibbia - Daniele, ed. Marietti, Torino 1962, pp. 123,126,127.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

(popolo di capo il veniente causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del<br />

santuario)<br />

<strong>la</strong> loro fine sarà nell’inondazione;<br />

fino al<strong>la</strong> fine guerra e devastazione decretate.<br />

In una settimana<br />

confermerà una alleanza con molti;<br />

in mezzo al<strong>la</strong> settimana<br />

farà cessare sacrificio e ob<strong>la</strong>zione;<br />

al di sopra dell’a<strong>la</strong> di abominazione, devastatore;<br />

fino al<strong>la</strong> distruzione, <strong>la</strong> decretata piomberà sul devastato». 38<br />

«Questo passo... è notevole non so<strong>la</strong>mente sotto il rapporto del contenuto, ma<br />

anche sotto quello del<strong>la</strong> forma. L’assenza di articoli e di copule gli imprime un<br />

carattere veramente <strong>la</strong>pidario». 39<br />

Uno studio attento del<strong>la</strong> struttura letteraria di questo testo mostra che si presenta in<br />

forma poetica. 40 Questo testo poetico del versetto 24 e dei versetti 25-27 si presenta<br />

in forma chiastica. Il versetto 24 viene proposto nelle seguenti forme a) e b). 41<br />

a) Concerne il popolo Concerne <strong>la</strong> città santa<br />

- per far cessare <strong>la</strong> trasgressione<br />

- per sigil<strong>la</strong>re il peccato<br />

- per espiare l’iniquità<br />

b) Opera di Dio<br />

- per espiare l’iniquità<br />

- per portare una giustizia eterna<br />

Opera del popolo<br />

- cessare <strong>la</strong> trasgressione<br />

- sigil<strong>la</strong>re il peccato<br />

I versetti 25-27 riguardano il Messia e <strong>la</strong> città di Gerusalemme: 42<br />

- per portare una giustizia eterna<br />

- per sigil<strong>la</strong>re visione e <strong>profezia</strong><br />

- per ungere santo dei santi<br />

Risultato<br />

- sigil<strong>la</strong>re visione e <strong>profezia</strong><br />

- iniziare il ministero celeste<br />

Messia Gerusalemme e tempio<br />

25. Dall’uscita d’una paro<strong>la</strong> per rialzare<br />

e ricostruire Gerusalemme fino<br />

25. Dall’uscita d’una paro<strong>la</strong> per rialzare<br />

e ricostruire Gerusalemme ... sette<br />

38<br />

Traduzione letterale, vedere VAUCHER Félix Alfred, Les Prophéties Apocalyptiques, Collonges-sous-Salève 1972,<br />

pp. 21,22, siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

39 a<br />

GODET Frédéric, Études Bibliques, t. I, 4 ed., Neuchâtel 1889, pp. 349,350.<br />

40<br />

Vedere ad esempio La Bibbia di Gerusalemme.<br />

41<br />

Per <strong>la</strong> prima forma vedere Jacques DOUKHAN, Boire aux sources, ed. S.d.T., Dammarie les Lys 1977, p. 88; Les<br />

soixante-dix semaines de Daniel 9: étude exégétique, in AA.VV., Daniel: Questions débattues, Collonges sous Salève<br />

1980, p. 115. Per <strong>la</strong> seconda forma vedere W.H. Shea, o.c., p. 292.<br />

42<br />

Vedere J. Doukhan, o.c., pp. 89,90; o.c., p. 118; Le Soupir de <strong>la</strong> Terre, Dammarie les Lys 1993, pp. 208,209.<br />

W.H. Shea, o.c., pp. 292-294, ha una presentazione diversa.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 69


CAPITOLO II<br />

70<br />

a Unto-Capo, sette settimane e sessantadue<br />

settimane.<br />

26. E dopo (sessantadue settimane) Unto<br />

sarà sterminato; non a lui;<br />

27. In una settimana confermerà una<br />

alleanza con molti; in mezzo al<strong>la</strong><br />

settimana farà cessare sacrificio e<br />

ob<strong>la</strong>zione.<br />

settimane ... Piazza e mura - giudici<br />

- saranno rialzate e ricostruite nell’angoscia<br />

dei tempi.<br />

26. popolo di Capo il veniente distruggerà<br />

- sarà <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> distruzione<br />

de - <strong>la</strong> città e del santuario; <strong>la</strong><br />

loro fine sarà nell’inondazione; fino<br />

al<strong>la</strong> fine guerra e devastazione<br />

decretate.<br />

27. Al di sopra dell’a<strong>la</strong> di abominazione,<br />

devastatore; fino al<strong>la</strong> distruzione,<br />

<strong>la</strong> decretata piomberà sul<br />

devastato.<br />

I due temi Messia e Gerusalemme sono in una struttura che presenta <strong>la</strong> costruzione<br />

del<strong>la</strong> città / venuta del Messia / tempi che si riferiscono al<strong>la</strong> città / tempi che si<br />

riferiscono al Messia. Abbiamo il parallelismo caro al<strong>la</strong> poesia ebraica che in forma<br />

alternata presenta: Messia-Gerusalemme / Messia-Gerusalemme / Messia-<br />

Gerusalemme.<br />

«La <strong>profezia</strong> contenuta in queste poche righe merita, in effetti, di essere riguardata<br />

come una delle più ammirabili, delle più ricche, delle più profonde, che ci siano<br />

nell’Antico Testamento». 43<br />

L’abate Mémain afferma che se studiassimo questo brano e ci applicassimo ad<br />

un'interpretazione fedele del testo sacro e ad una cronologia esatta dei termini<br />

indicati, scopriremmo che «essa è allora una delle più belle prove del<strong>la</strong> divinità del<br />

Cristianesimo ed è nello stesso tempo uno dei più preziosi elementi che concorrono a<br />

fissare <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> evangelica. Sbagliando queste due condizioni, <strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

delle 70 settimane resta allo stato di problema, senza soluzione ben chiara». 44<br />

Scrive Desmond Ford: «Le pagine scritte che commentano il capitolo IX di<br />

Daniele, per essere lette tutte richiederebbero <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> vita di una persona. Lo<br />

scopo di questo capitolo è quello di tentare di cogliere le gemme che sono state<br />

espresse dal<strong>la</strong> Chiesa cristiana nei suoi venti secoli di <strong>storia</strong>, nel<strong>la</strong> speranza che<br />

quanto riportiamo possa nutrire <strong>la</strong> mente di meraviglie, gratitudine e preghiera.<br />

Il capitolo IX di Daniele non è so<strong>la</strong>mente il cuore del<strong>la</strong> devozione del libro, ma<br />

anche contiene i “gioielli del<strong>la</strong> corona” del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> dell’Antico Testamento. I<br />

versetti 24-27 costituiscono una inesauribile miniera di verità rive<strong>la</strong>te che riuniscono<br />

profezie che hanno illuminato di speranza e di splendore <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione<br />

che ha il suo fondamento nelle Sacre Scritture». 45<br />

43<br />

44<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 860.<br />

MÉMAIN Théophile, Les 70 semaines de <strong>la</strong> prophétie de Daniel, Paris 1904, p. 3.<br />

45<br />

FORD Desmond, Daniele (in lettere ebraiche), Foreword by F.F.Bruce, Southern Publishing Association,<br />

Nashville, Tennessee, 1978, p. 198.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Parafrasando il pensiero di Guinness 46 possiamo dire che, di tutte le profezie del<strong>la</strong><br />

Bibbia, le 70 settimane di Daniele è <strong>la</strong> più ammirevole e <strong>la</strong> più importante. Rimane in<br />

piedi, eretta, dritta, fra le rovine del tempo, come il solitario e colossale obelisco<br />

attorniato dalle colline di Eliopolis, grande nel<strong>la</strong> sua imponenza, antico per i secoli<br />

ormai passati, originale nelle sue scritte <strong>la</strong>pidarie, ancora nitide perché scolpite nel<br />

duro granito del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, <strong>la</strong>sciando al potere del tempo di cancel<strong>la</strong>re i suoi ricordi, le<br />

sue sentenze, che sono ancora oggi piene di significato perché il suo stile, ancora nel<br />

nostro tempo, tradisce l’originalità dell’autorità divina.<br />

Isacco Newton, il più grande degli scienziati che ha preceduto il periodo moderno,<br />

nel suo commentario stampato dopo <strong>la</strong> sua morte, scriveva che il testo di Daniele<br />

IX:24-27 era: «La pietra ango<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> religione cristiana». «Perché - dice D. Ford -<br />

secoli prima dava l’esatto tempo nel quale doveva apparire il Messia e <strong>la</strong> data del<strong>la</strong><br />

sua morte, come pure una comprensiva descrizione del<strong>la</strong> sua opera di salvezza che<br />

compie sia in cielo sia in terra. La <strong>profezia</strong> nello stesso modo dice cosa sarebbe<br />

successo agli ebrei a causa del loro rigetto di Colui che era stato lungamente atteso<br />

attraverso i secoli. La distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. era una testimonianza<br />

storica che le offerte ed i servizi del santuario avevano avuto <strong>la</strong> loro realizzazione<br />

nell’avvenuta promessa messianica.<br />

Questa stessa <strong>profezia</strong> completa quel<strong>la</strong> del capitolo VIII, le quali combinate<br />

assieme fanno <strong>la</strong> più comprensiva previsione mai offerta all’uomo. Par<strong>la</strong>no del<strong>la</strong><br />

prima e del<strong>la</strong> seconda venuta del Cristo. Descrivono il suo ministero sul<strong>la</strong> terra e nei<br />

cieli, il destino del popolo di Dio nelle due dispensazioni (dell’Antico e del Nuovo<br />

Testamento), l’apostasia e le prove più importanti che dovrà sopportare, il finale e<br />

terribile messaggio al mondo, l’ultima crisi tra <strong>la</strong> legge umana e divina e i loro<br />

avvocati, il giudizio nei suoi vari aspetti, e come al<strong>la</strong> fine si stabilirà <strong>la</strong> giustizia e il<br />

divino Re che condiscende ad essere il tabernacolo di Dio fra gli uomini in una terra<br />

fatta nuova». 47<br />

Scriveva Thomas Scott: «È chiaramente innegabile che Daniele previde che il<br />

Messia non sarebbe venuto prima che fossero trascorsi cinquecento anni dal decreto<br />

che avrebbe accordato <strong>la</strong> ricostruzione di Gerusalemme (che nel tempo in cui scriveva<br />

era distrutta). Daniele mostra che il Messia sarebbe stato messo a morte a seguito di<br />

una legale sentenza; (perché così <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> implica) ed espressamente predice, quale<br />

conseguenza del<strong>la</strong> sua morte, Gerusalemme ed il tempio sarebbero stati nuovamente<br />

distrutti, e <strong>la</strong> nazione degli ebrei esposta ad una tremenda punizione, del<strong>la</strong> quale non è<br />

menzionata nessuna fine. In quel tempo Gesù di Nazaret appare: egli risponde in ogni<br />

partico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> descrizione che viene fatta di lui da tutti i profeti: veniva messo a<br />

morte come un criminale; tuttavia vaste moltitudini divennero suoi discepoli, e <strong>la</strong><br />

Cristianità fu stabilità in forma permanente. Dopo un certo tempo Gerusalemme ed il<br />

tempio vennero distrutti... Come si può allora negare che Daniele parli per divina<br />

46 GUINNESS Henry Grattan, The Divine Program of the World’s History, London 1888, pp. 328,329; cit. D. Ford,<br />

Idem, p. 198.<br />

47 D. Ford, o.c., p. 199.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 71


CAPITOLO II<br />

ispirazione o che Gesù sia il Messia promesso? Ambedue questi importanti punti sono<br />

potentemente e pienamente dimostrati da questa <strong>profezia</strong>». 48<br />

Il prof. W. H. Shea a conclusione di un suo studio esegetico scrive che il Messia,<br />

<strong>la</strong> sua opera e <strong>la</strong> sua sorte, in questa <strong>profezia</strong> occupa il posto centrale. Da questo testo<br />

si possono trarre otto punti essenziali riguardo al Messia:<br />

1. L’analisi del<strong>la</strong> struttura letteraria di questo testo permette di mettere in re<strong>la</strong>zione il<br />

Messia e <strong>la</strong> sua morte con l’espiazione finale che si doveva compiere secondo il<br />

versetto 24.<br />

2. Poiché l’opera dell’espiazione riguardava il Messia, gli stesso era responsabile<br />

delle conseguenze, cioè il dono del<strong>la</strong> giustizia eterna all’umanità.<br />

3. Questa giustizia eterna doveva essere accordata ai suoi beneficiari in seguito<br />

all’opera che si compie nel nuovo santuario, posto nel cielo. Il versetto 24 presenta<br />

l’inaugurazione di questo ministero con l’espressione «ungere santo dei santi».<br />

4. Il Messia appare in un momento preciso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, è unto (fatto Cristo) per<br />

svolgere il suo ministero. Il versetto 25 fissa questa data nell’anno 27 d.C.<br />

5. In un momento del<strong>la</strong> 70 a settimana il Messia muore, ma non di una morte naturale;<br />

bensì sarebbe stato ucciso, soppresso, da una persona o da un gruppo, come viene<br />

precisato nel versetto 26.<br />

6. Nel<strong>la</strong> morte sarebbe solo, abbandonato, rigettato, dice sempre il versetto 26.<br />

7. Durante l’ultima settimana il Messia conferma l’alleanza che Dio aveva concluso<br />

con il suo popolo, dice il versetto 27.<br />

8. Nel mezzo dell’ultima settimana, con <strong>la</strong> sua morte, il Messia mette fine, nel<br />

significato teologico, ai servizi del tempio.<br />

W. Shea conclude: «Se guardiamo questo quadro con gli occhi del Nuovo<br />

Testamento, riconosciamo sicuramente <strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> morte, <strong>la</strong> resurrezione,<br />

l’ascensione e il ministero di Gesù Cristo nel santuario celeste». 49<br />

Il testo biblico presenta un periodo di 70 settimane diviso in tre periodi: 6, 62, 1<br />

settimana.<br />

«Propriamente par<strong>la</strong>ndo, nel linguaggio usuale, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “sabuha” indica un<br />

insieme di sette giorni (una settimana); ma nello stile profetico, impiegato<br />

dall’angelo, questo sostantivo indica una “settimana d’anni”. Si sa, del resto, che gli<br />

Ebrei conoscevano delle settimane, o periodi di sette anni, con le quali calco<strong>la</strong>vano<br />

l’anno sabatico del giubileo. Questi periodi di sette erano appropriati all’uso che essi<br />

facevano dell’anno giubi<strong>la</strong>re, sia dal punto di vista civile che dal punto di vista<br />

religioso. Questo anno ritornava rego<strong>la</strong>rmente dopo un periodo di sette settimane<br />

d’anni. Si legge, in effetti, nel Levitico: “Conterai sette settimane d’anni: sette volte<br />

48 Cit. Idem, p. 199. «Una <strong>profezia</strong> celebre di Daniele annuncia l’epoca nel<strong>la</strong> quale il Messia deve essere messo a<br />

morte. Essa dice che dall’emanazione di un editto per ricostruire Gerusalemme, sarebbero passate sette settimane fino<br />

a quando <strong>la</strong> città sarebbe stata ricostruita, piazze e mura, poi sessantadue settimane dopo le quali l’Unto o il Messia si<br />

manifesterà, e infine, nel mezzo del<strong>la</strong> 70 a settimana, quando il Messia avrà concluso una alleanza con un gran numero,<br />

farà cessare il sacrificio e l’ob<strong>la</strong>zione» ALAIN L., Bible Sco<strong>la</strong>ire illustrée, Paris 1920, p. 118.<br />

49 W.H. Shea, o.c., pp. 297,298.<br />

72<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

sette anni; che fanno in tutto quarantanove anni”. 50 La Vulgata ha tradotto con:<br />

septem hebdomades annorum, e in realtà “sette ebdomadi d’anni” fanno esattamente<br />

“sette settimane d'anni”.<br />

Ora è facile vedere che le settimane del nostro testo sono delle settimane<br />

sabbatiche o delle settimane di anni che comprendono un periodo di 490 anni... Non<br />

era d’altronde necessario aggiungere l’espressione anni perché il contesto mostra in<br />

modo sufficiente che non può essere questione di settimane di giorni... Il rabbino<br />

Cahen si esprime così a tale proposito: “Si tratta qui non di settimane di giorni, ma di<br />

anni, come Levitico XXV:8 ‘sette sabati d’anni, sette volte sette anni’; così, settanta<br />

settimane d’anni fanno quattrocentonovanta anni". 51 ». 52<br />

«Al<strong>la</strong> luce delle ricerche recenti sugli scritti degli ebrei del secondo secolo avanti<br />

Cristo, è chiaramente apparso che il principio giorno-anno era conosciuto ed applicato<br />

dagli interpreti ebrei nel corso del secondo secolo fino al periodo post-qumranico.<br />

Non è più sostenibile oggi <strong>la</strong> tesi che questo principio daterebbe dal nono secolo dopo<br />

Cristo. Lo si trova nel<strong>la</strong> letteratura e successivamente nei testi di Qumran». 53<br />

«I talmudisti, l’autore del Seder-O<strong>la</strong>m e gli Ebrei in genere (Saadias Gaon, Jarchi,<br />

Aben-Esra, Abravanel, Iachiades o Iachia, Manasse ben Israel, Orobio, ecc.)<br />

confessano che le settimane di Daniele non possono essere che delle settimane<br />

d’anni». 54<br />

La versione italiana del<strong>la</strong> Bibbia ebraica, edizione del 1967, fa notare: «Qui<br />

settimane si devono intendere di anni; settanta settimane di anni». 55<br />

50 Levitico 25:8 e seg.<br />

51 CAHEN Samuel, La Bible, t. XVII, Paris 1843, p. 49.<br />

«Queste settanta settimane devono intendersi per settimane d’anni, e formano 490 anni» Mon. MARTINI Antonio,<br />

La Sacra Bibbia, Vecchio e Nuovo Testamento, traduzione secondo <strong>la</strong> Vulgata, t. I, 2 a ed., Fratelli Treves Editori,<br />

Mi<strong>la</strong>no 1877, col 418.<br />

52 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 893,897.<br />

53 SHEA William H., Études sur l’Interprétation Prophétique, Hagerstown, Mary<strong>la</strong>nd 1992, p. 99. «L’esistenza di<br />

una tale interpretazione al di fuori del<strong>la</strong> Bibbia non prova in modo assoluto che Daniele abbia effettivamente utilizzato<br />

tale metodo» Idem.<br />

Nel Libro dei Giubilei appare per 80 volte <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “settimane” in un contesto che implica l’utilizzo del principio<br />

giorno-anno. Un esempio: l’età del<strong>la</strong> vita di Noè è presentata sia con <strong>la</strong> cifra di 950 anni sia con <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>: 19 giubilei<br />

(un giubileo sono 49 anni), due settimane e cinque anni. Si ha così <strong>la</strong> seguente equazione: 950 anni=19 giubilei<br />

(19x49 anni) = 931 anni + 2 settimane (2x7 anni) = 14 anni + 5 anni = 950 anni.<br />

Nel Testamento di Levi, parte dell’opera Testamento dei dodici patriarchi, si presenta un sistema cronologico di<br />

70 settimane, che Levi presenta come un tempo di cattiveria. Il documento non va oltre al settimo giubileo che<br />

suddivide in settimane delle quali mette in risalto <strong>la</strong> quinta e <strong>la</strong> settima settimana. È sottinteso che queste 70 settimane<br />

sono calco<strong>la</strong>te nell’ottica di 10 giubilei, cioè dieci volte 49 anni. Considerando che i giubilei indicano periodi di anni,<br />

è conseguente pensare che i giorni delle 70 settimane debbano essere compresi nel valore di anni.<br />

Il testo di Qumran 11 Q Melchisedek presenta <strong>la</strong> venuta escatologica di Melchisedec. La data del<strong>la</strong> venuta è<br />

calco<strong>la</strong>ta su una base cronologica di anni sabbatici e giubi<strong>la</strong>ri. «Numerosi studiosi si accordano per riconoscere che<br />

questo documento si ispira al<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> del<strong>la</strong> 70 settimane di Daniele 9:24-27, ma il periodo delle 70 settimane è, qui,<br />

riorganizzato in dieci giubilei, indicando chiaramente che le “settimane” erano comprese nel senso di settimane di<br />

anni.- Nelle poche righe pubblicate si può rilevare l’espressione partico<strong>la</strong>re: “una settimana di anni”» Idem, pp.<br />

100,101.<br />

54 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 893,897.<br />

55 Gli agiografi, ed. 1967, p. 271. I versetti 24-26 vengono così tradotti: versetto 24: «Settanta settimane furono<br />

fissate per il tuo popolo e per <strong>la</strong> tua santa città, dopo di che cesserà l’empietà, avrà fine il peccato, sarà espiata <strong>la</strong><br />

colpa, si produrrà una giustizia eterna, sarà suggel<strong>la</strong>ta visione e <strong>profezia</strong> e si rinnoverà l’unzione del luogo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 73


CAPITOLO II<br />

Del resto il contesto mostra chiaramente che non può trattarsi di settimane di<br />

giorni; è impossibile credere che in 16 mesi, settanta settimane di giorni, sarebbe stato<br />

possibile restaurare tutto quello che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> menziona, tra l’altro <strong>la</strong> ricostruzione<br />

del<strong>la</strong> città.<br />

Romani e Greci conoscevano l’espressione “settimana d’anni”. 56<br />

G.H. Hasel scrive: «C’è virtualmente un accordo unanime fra i commentatori di<br />

tutte le scuole di pensare che <strong>la</strong> frase “settanta settimane” (sabu’im sibìim) significhi<br />

490 anni». 57 «Antonio Martini, arcivescovo di Firenze, affermava: «Tutti<br />

convengono che le 70 settimane sono d’anni. Di queste 70 settimane l’angelo ne fa tre<br />

parti, una di 7 settimane, una di 62 settimane, <strong>la</strong> terza di una settimana, nel<strong>la</strong> cui metà<br />

il Messia sarà ucciso». 58<br />

Mentre Daniele aveva messo in re<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> visione del capitolo VIII con i 70 anni<br />

di esilio annunciati da Geremia, l’angelo gli presenta <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> delle 70 settimane<br />

d’anni. Il profeta:<br />

«a) Aveva implorato per il suo popolo il perdono dei peccati; nelle 70 settimane, gli è<br />

detto, l’espiazione/purificazione perfetta avverrà.<br />

b) Aveva pregato per il compimento del<strong>la</strong> promessa di Geremia, nelle 70 settimane di<br />

anni comincerà il compimento di tutte le promesse.<br />

c) Aveva pregato per il ristabilimento del Santuario: nelle 70 settimane d’anni sarà<br />

unto il Santuario dei santuari.<br />

santissimo»; versetto 25: «Sappi dunque e comprendi dal momento che Gerusalemme sarà restaurata e ricostruita, fino<br />

al giorno in cui sorgerà l’Unto principe, passeranno sette settimane d’anni e dopo sessantadue settimane di anni,<br />

saranno di nuovo fabbricate le piazze e il fosso, ma in tempi angosciosi»; versetto 26: «E dopo le sessantadue<br />

settimane di anni sarà distrutto l’Unto, nul<strong>la</strong> rimarrà di lui...».<br />

La Bibbia, Paro<strong>la</strong> del Signore, lingua corrente, traduce: «24: Per il tuo popolo e per <strong>la</strong> città santa è stato fissato<br />

un tempo di settanta periodi di sette anni. Questo tempo è necessario perché termini <strong>la</strong> disubbidienza, cessino le colpe<br />

ed i peccati siano perdonati, <strong>la</strong> giustizia eterna si manifesti, le visioni e le profezie si realizzino e il Luogo Santissimo<br />

sia di nuovo consacrato. 25: Ecco quel che tu devi sapere e comprendere; dal momento in cui è stato pronunciato il<br />

messaggio che riguarda il ritorno dall’esilio e <strong>la</strong> ricostruzione di Gerusalemme fino all’apparizione di un condottiero<br />

consacrato devono passare sette periodi di sette anni e sessantadue periodi di sette anni; questo ritorno dall’esilio e<br />

questa ricostruzione del<strong>la</strong> città e delle fortificazioni si faranno in tempi difficili. Al termine di questi sessantadue<br />

periodi un uomo consacrato sarà condannato senza che alcuno lo difenda. 27: Durante l’ultimo periodo di sette<br />

anni...».<br />

56 «I Romani conoscevano anche delle settimane d’anni. Aulo Gellio Varrone, volendo far intendere che aveva quasi<br />

80 anni e che aveva scritto 490 libri, dichiara: “che è di già entrato nel<strong>la</strong> sua XII settimana d’anni, e che fino a quel<br />

giorno ha scritto 70 ”septaines” di libri”» (Noct. Atticae, III, 10).<br />

Questo modo di contare era conosciuto anche dai Greci. Aristotele menziona espressamente: «Coloro che<br />

dividono le età con delle settimane d’anni» (Polit. Lib. Vll, 16; cit. Gensorius, De die natali, cap. XVI); cit. J. Fabre<br />

d’Envieu, o.c., p. 893.<br />

57 HASEL Gerhard F., Interpretations of the Chronology of the Seventy Weeks, in AA.VV., 70 Weeks, Leviticus,<br />

Nature of Prophecy, Frank B. Holbrook, Editor, Washington D.C. 1986, p. 6. In nota precisa: «Le sole eccezioni a<br />

conoscenza sono C. WIESELER, Die 70 Wochen und die 63 Jahrwochen des Propheten Daniel, Göttingen 1839, che<br />

suggerisce: 9:24 le settimane sono da intendere letteralmente, ma i versetti 25-27 le settimane sono d’anni. J. SLADEN,<br />

The Seventy Weeks of Daniel’s Prophecy, London 1925, difende il sistema letterale delle settimane.<br />

58 Mons. MARTINI A., La Sacra Bibbia, vol. III, Mi<strong>la</strong>no, nuova ed., p. 764.<br />

74<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Così, tutto ciò che ha richiesto sarà sovrabbondantemente compiuto. Cosa che si<br />

sarebbe realizzata allo scadere dei 70 anni, al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> cattività, non è ancora che<br />

una debole immagine». 59<br />

«Settimane settanta sono state tolte per il tuo popolo e <strong>la</strong> tua santa città» 60<br />

È opportuno far rilevare che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “tolte” è comunemente tradotta “fissate”,<br />

“determinate” 61 ; questi termini non esprimono esattamente il senso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

originale, anche se essa comprende il significato delle parole “fissate” o<br />

“determinate”.<br />

La paro<strong>la</strong> originale “netaq”, posta al singo<strong>la</strong>re, indica esattamente “reciso” cioè<br />

tagliato via, tolto, staccato; il che fa intendere come le 70 settimane siano un tempo<br />

reciso, tolto, cioè staccato da un periodo ovviamente più lungo di cui esse fanno parte.<br />

Le 70 settimane rappresentano un periodo di tempo fissato, determinato, 62 cioè ben<br />

preciso. È il tempo che Dio ha riservato al popolo d'Israele affinché svolga un ruolo<br />

importante nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza. Esse rimangono comunque un <strong>la</strong>sso di tempo<br />

che fa parte di un periodo più lungo, dal quale sono state appunto “recise”, “tolte”.<br />

Ma tolte da quale insieme?<br />

Come abbiamo detto: «Esiste evidentemente un rapporto stretto tra i due capitoli<br />

VIII e IX di Daniele. È detto che le 70 settimane sono distaccate in vista di certi scopi<br />

precisi e questo fa supporre che esse fanno parte di un periodo più lungo. La forma<br />

più naturale di spiegare questo distaccamento consiste nel metterle in rapporto con<br />

l’intero periodo del<strong>la</strong> visione precedente». 63<br />

La spiegazione del capitolo VIII, come abbiamo già detto, è stata interrotta dallo<br />

svenimento di Daniele, gli avvenimenti annunciati andavano dal tempo dei Medo-<br />

Persiani al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Al capitolo IX si riprende, o meglio, si continua <strong>la</strong><br />

spiegazione del<strong>la</strong> visione avuta, precisando l’inizio dei 2300 giorni profetici.<br />

«Le 70 settimane (d’anni) devono essere distaccate dal periodo più lungo dei 2300<br />

(anni) menzionati prima nel<strong>la</strong> visione». 64 «Non c’è alcun periodo del quale si possa<br />

dire che le 70 settimane sono state staccate, se non quello dei 2300 giorni del capitolo<br />

VIII». 65<br />

59<br />

AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1889, pp. 127,128.<br />

60<br />

Daniele 9:24.<br />

61<br />

La Bibbia, ed. Luzzi, Concordata e Paoline, Diodati,<br />

62<br />

«Numerosi sono coloro che suppongono che questo tagliare via sia un equivalente di determinare. Per sostenere<br />

questa opinione, fanno appello al fatto che il verbo è sovente utilizzato in questo senso nei dialetti semiti... Tuttavia il<br />

fatto che Daniele poteva servirsi di altre parole se avesse semplicemente voluto esprimere <strong>la</strong> nozione di determinare, ...<br />

il fatto di avere espressamente utilizzato una paro<strong>la</strong> che mai è utilizzata altrove, è sufficiente per provare che qui essa è<br />

utilizzata in re<strong>la</strong>zione al senso primario, per mostrare che le 70 settimane costituiscono un periodo definito con cura<br />

come tagliate via» HENGSTENBERG E. William, Old Christology, vol. III, Grand Rapids, 1956, p. 92.<br />

63<br />

BIRKS Thomas-Rawson, First Elements of Sacred Prophecy, London 1843, p. 360.<br />

64<br />

G. Montague, o.c., p. 404. Daniele 9:25.<br />

65<br />

SMITH Uria, The Sanctuaire and the 2300 Days of Daniel VIII:14, Battle Creek 1873, p. 57; vedere Jos. TURNER,<br />

1849, p. 33.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 75


CAPITOLO II<br />

Sebbene Israele avesse trasgredito l’impegno preso di vivere secondo <strong>la</strong> legge che<br />

l’Eterno gli aveva dato, il Signore offriva ancora a questo popolo settanta settimane<br />

d'anni per assolvere al compito di testimone. Ancora per 490 anni Dio considererà<br />

questo popolo come il Suo. Gerusalemme, benché distrutta, continuava ad essere <strong>la</strong><br />

santa città, perché Dio l’aveva consacrata per apparirvi nel<strong>la</strong> persona del Messia al<br />

tempo stabilito.<br />

Da quando far partire questo periodo così importante e fondamentale?<br />

Il versetto 25 ci precisa il momento di inizio. I partico<strong>la</strong>ri del versetto 24 li<br />

considereremo più avanti.<br />

«Dall’uscita di una paro<strong>la</strong> per rialzare e ricostruire Gerusalemme» 66<br />

L’espressione dabar significa: paro<strong>la</strong>, comandamento, sentenza, decreto.<br />

P. Winandy propone <strong>la</strong> seguente traduzione: «Impara a conoscere e ricevere<br />

intelligenza dai disegni nascosti di Dio: dall’emissione di una dichiarazione per fare<br />

ritornare (il popolo) e restaurare Gerusalemme, fino all’Unto principe (ci sono ancora)<br />

7 settimane e 62 settimane: (Gerusalemme) ritornerà e sarà restaurata nelle sue piazze<br />

e nei suoi (fossi?) giudizi, e nell’intelligenza dei tempi». 67<br />

«... Le due parole ristabilire (rialzare) e costruire (ricostruire), sono un ebraismo<br />

che significa semplicemente ricostruire». 68 «Qualunque sia <strong>la</strong> posizione dei diversi<br />

interpreti sul<strong>la</strong> prima paro<strong>la</strong> “liaschib”, essi si accordano tutti per riconoscere, nelle<br />

due parole unite, l’annuncio del<strong>la</strong> restaurazione delle mura di Gerusalemme». 69<br />

Nei confronti di Gerusalemme distrutta ci sono stati tre decreti di ricostruzione:<br />

due per il tempio, uno per <strong>la</strong> città e una autorizzazione di Artaserse Longimano per<br />

Nehemia affinché ritornasse temporaneamente in Giuda a verificare lo stato di<br />

avanzamento dei <strong>la</strong>vori di ricostruzione. 70<br />

66<br />

Daniele 9:25.<br />

67<br />

WINANDY Pierre, Étude philologique de Daniel 9:24-27, tesi presentata all’Università La Sorbonne di Parigi,<br />

1977, p. 279.<br />

68<br />

S. Cahen, o.c., p. 50.<br />

69<br />

Th. Mémain, o.c., pp. 22,23.<br />

70<br />

Malgrado il testo biblico indichi in una forma esplicita quando far iniziare le 70 settimane: <strong>la</strong> promulgazione del<br />

decreto di costruzione, dei commentatori, purtroppo troppi, non hanno tenuto conto del<strong>la</strong> precisazione dell’angelo o<br />

non hanno valutato bene il tenore dei decreti imperiali confondendo, tra l’altro, <strong>la</strong> ricostruzione del tempio con<br />

Gerusalemme:<br />

- 606 a.C. (Geremia 35:11)<br />

A. CALMET, Dissertation, vol. XVI, Paris 1730, p. 536; A. COLLINS, The Scheme, vol. I, 1726, p. 109;<br />

F.J. DELITZSCH, Real., vol. I, pp. 604,605; J. HARDOUIN, Chronology, 1709 p. 592 s.; Ab. KUENEN,<br />

Hist., vol. II, p. 545; É.G.E. REUSS, pp. 264,265; H. SCHULTZ, Alttest, 4 a ed., 1899, p. 806;<br />

- 604 a.C. M. VERNES, Encyclop. vol. II, p. 587;<br />

- 536 a.C. editto di Ciro:<br />

J. CALVIN, f. 146; F. GODET, Études, 5 a ed., pp. 184,351; K.F.I. KEIL, The Book, pp. 352,353; W.C.<br />

THURMAN, 3 a ed., pp. 56,252; J. VOLBORTH, p. 54; A. WILLET, p. 314;<br />

- 520 a.C. editto di Dario I:<br />

76<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Primo decreto, 536 a.C.<br />

IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Il primo decreto in favore d’Israele fu emanato da Ciro, re dei Medo-Persiani, nel<br />

536 a.C.. Nel libro di Esdra leggiamo: «Nel primo anno di Ciro, re di Persia, affinché<br />

s’adempisse <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dell’Eterno pronunciata per bocca di Geremia, l’Eterno destò lo<br />

spirito di Ciro, re di Persia, il quale a voce e per iscritto fece pubblicare per tutto il<br />

suo regno quest’editto: “Così dice Ciro, re di Persia: l’Eterno, l’Iddio dei cieli, mi ha<br />

dato tutti i regni del<strong>la</strong> terra 71 , ed egli mi ha comandato di edificargli una casa a<br />

Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque tra voi è del suo popolo, sia il suo Dio con<br />

lui, e salga a Gerusalemme, che è in Giuda, ed edifichi <strong>la</strong> casa dell’Eterno, dell’Iddio<br />

d’Israele, dell’Iddio che è a Gerusalemme...”». 72<br />

D. DAVIDSON e H. ALDERSMITH, The Great, vol. I, pp. 303,304; J.A. BENGEL, Ordo, 1770, pp.<br />

303,304,519;<br />

- 466 a.C. J.A. BATTENFIELD, 1914, p. 67;<br />

- 458/457 a.C. editto di Artaserse, 7 o anno;<br />

- 445 a.C., missione di Nehemia, 20 o anno di Artaserse:<br />

F.J. von ALLIOLI, p. 505; R. ANDERSON, 5 a ed., p. 66; P. de BENOIT, p. 65; N.S. BERGIER, p. 37; F.H.<br />

BERICK, The grand, p. 97; J.B. BOSSUET, p. 42; J.P. BRISSET, p. 47; I. CHASE, p. 74; A.J.T. CRAMPON,<br />

nota; E. DENNY, Forgiveness, p. 17; M.K. FRANCINE, p. 60; É. GUERS, p. 97; W. de HANERAW, p. 83;<br />

E.W. HENGSTENBERG, O.T., vol. II, p. 394; C.H. LAGRANGE, Leçons, vol. I, 2 a ed., pp. 4-51; A.<br />

MARTINI, 1929, p. 352; H. MORE, Paralipomena, p. 4; L. de MONTJOSIEU, p. 8; E. PILLOUD, Daniel,<br />

pp. 301,302; S. REED, 1850, p. 4; J.H. RICHTER, Erkl., IV, p. 801; L.E. RONDET, 2 a ed., vol. XI, 1772,<br />

pp. 137-143; ROSELLY de LORGUES, Le Chr., 14 a ed., vol. XI, 1842, p. 254; J. THOMAS, Chronikon,<br />

1866, p. 33; S.P. TREGELLES, p. 107; Ch. TROCHON, pp. 76,77; J.F. WALVOORD, 1944, pp. 33,34; è<br />

stato già il pensiero di Gioacchino da Fiore, Adv. Jud., p. 47, e di Rupert di Deutz, In Daniel, MIGNE,<br />

P.L., CLXVII, col. 1517. A. CALMET, Comm. litt., XVI, 1730, p. 689, adottava il 20 o anno di<br />

Artaserse come l’inizio delle 62 settimane. J.N. ANDREWS, The Prophecy, 1863, p. 39, faceva notare<br />

che «Nehemia aveva ricevuto un permesso orale di ristabilire <strong>la</strong> città di Gerusalemme. Un simile<br />

permesso non costituisce un decreto».<br />

- 420 a.C. editto di Dario II:<br />

J. MEDE, The Theology, London 1677, pp. 697-699; E. URCH, 1893, pp. 10,11;<br />

- 417 a.C. M. GRANT, Divine Chronology, p. 7.<br />

Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

71 «Rivolgendosi ai Babilonesi, afferma che precisamente il dio babilonese Marduk lo ha chiamato sul trono di<br />

Babel per sostituirvi Nabonide negligente nel culto di quel dio, e gli ha dato <strong>la</strong> signoria “di tutta <strong>la</strong> terra” (Cilindro di<br />

Ciro scoperto a Babilonia nel 1879)» Abate RICCIOTTI Giuseppe, Storia d’Israele, vol. II, ed. SEI, Torino 1964, p. 20.<br />

72 Esdra 1:1-4.<br />

Sebbene questo decreto nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione sia simile a quello promulgato nei confronti dei popoli adoratori di<br />

altre divinità, riteniamo che Ciro abbia potuto conoscere l’Eterno in seguito al precedente decreto di Dario il Medo,<br />

promulgato dopo <strong>la</strong> liberazione di Daniele dal<strong>la</strong> fossa dei leoni (Daniele 6:26,27) e <strong>la</strong> testimonianza che Daniele<br />

stesso ha dato al nuovo imperatore. Ci sono motivi per credere che Daniele, che è vissuto almeno fino al terzo anno di<br />

Ciro (Daniele 10:1) e che si è interessato pienamente per <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Geremia, riguardante il<br />

ritorno del popolo d’Israele nel suo paese, dopo settanta anni di esilio (Daniele 9:2; confr. Geremia 25:11,12), abbia<br />

presentato al nuovo re di Babilonia un rotolo delle profezie di Isaia che riguardano <strong>la</strong> sua persona e che l’Eterno lo<br />

chiama suo pastore, suo unto (Isaia 44:28; 45:1) e avrebbe liberato il suo popolo dall’esilio senza il pagamento di un<br />

riscatto (45:13). Giuseppe F<strong>la</strong>vio, che aveva accesso a certi rapporti storici persi da molto tempo, afferma che «quando<br />

Ciro lesse questo ammirò il potere divino. Un desiderio ed una ambizione segreta si impossessarono di lui in vista di<br />

realizzare ciò che era scritto» Antichità Giudaiche, XI,1,2. Ci sono buone ragioni per credere a questa testimonianza di<br />

Giuseppe a dispetto delle critiche moderne su il Secondo Isaia e <strong>la</strong> pretesa impossibilità del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di annunciare il<br />

futuro.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 77


CAPITOLO II<br />

Con questo decreto simile a tanti altri accordati ai vari popoli deportati in<br />

Babilonia 73 Ciro non autorizzò <strong>la</strong> ricostruzione del<strong>la</strong> città di Gerusalemme, ma<br />

unicamente <strong>la</strong> ricostruzione del tempio. Tanto è vero che Esdra dice a tale proposito:<br />

«Allora i capi famiglia di Giuda e di Beniamino (le due tribù del Regno del Sud), i<br />

sacerdoti e i leviti, tutti quelli ai quali Iddio aveva destato lo spirito, si levarono per<br />

andare a ricostruire <strong>la</strong> casa dell’Eterno ch’è a Gerusalemme». 74<br />

«Così, in seguito al decreto di Ciro, i Giudei ebbero <strong>la</strong> libertà di ritornare in<br />

Giudea. Essi cessarono di essere internati in quartieri speciali: <strong>la</strong> relegazione del<br />

popolo giudaico in Mesopotamia, imposta e mantenuta dai re caldei, prendeva fine,<br />

dopo essere durata 70 anni... Non si trattava di ricostruire allora <strong>la</strong> nazione giudaica:<br />

tutto mancava a loro per tentare una restaurazione politica... Adoratore di tutti gli dèi<br />

del suo impero, Ciro non ebbe alcuna difficoltà nel permettere di ristabilire a<br />

Gerusalemme un tempio al Dio del cielo». 75<br />

L’abate Brunel scriveva: «Si è sostenuto che l’editto di Ciro, concernente il tempio<br />

di Gerusalemme, comportasse nello stesso tempo l’autorizzazione di ricostruire i<br />

bastioni (però) il permesso... di ricostruire il santuario è ben diverso da quello che<br />

l’autorizza a rialzare <strong>la</strong> cinta fortificata del<strong>la</strong> sua capitale. Tuttavia, sembra che il re di<br />

Persia non proibisse di costruire attorno al tempio qualche abitazione; esse erano<br />

necessarie agli addetti al culto e senza nessun pericolo per l’impero... Lo si vede, il<br />

decreto di Ciro non era il “dabar” indicato dall’angelo, né il termine iniziale delle 70<br />

settimane». 76<br />

Questo decreto di Ciro non riguardava <strong>la</strong> ricostruzione del<strong>la</strong> città. In esso non c’è<br />

nul<strong>la</strong> per una ricostruzione politica. Gerusalemme, inoltre, una volta ricostruita poteva<br />

<strong>diventa</strong>re un centro di rivolta, e impedire i progetti del nuovo imperatore nei confronti<br />

dell’Egitto che conquisterà undici anni dopo, nel 525 a.C. Ciro era un capace politico<br />

e, liberando religiosamente i popoli conquistati dal<strong>la</strong> dinastia babilonese, li voleva<br />

legare a sé. Come stratega non poteva permettere che Gerusalemme indipendente<br />

riprendesse il ruolo che aveva avuto prima del<strong>la</strong> sua distruzione. I re persiani non<br />

potevano dimenticare che questa città aveva opposto una resistenza energica a<br />

Nebucadnetsar. La politica persiana era quel<strong>la</strong> di <strong>la</strong>sciare i popoli vinti in uno stato di<br />

impotenza politica per poterli governare meglio. Così Ciro decretò so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong><br />

ricostruzione a Gerusalemme di un luogo sacro, considerato come asilo di una<br />

73<br />

Dietro autorizzazione di Ciro le «statue dei vari paesi, che non solo Nabonide ma anche i suoi predecessori<br />

avevano concentrato in Babel, uscirono dal<strong>la</strong> capitale e tornarono fra i loro antichi adoratori. Insieme con gli dèi<br />

uscirono man mano le rispettive popo<strong>la</strong>zioni... tale avvenimento, così nuovo e importante nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità, è<br />

narrato da Ciro stesso (nel suo cilindro): “Da... (<strong>la</strong>cuna) ... fino al<strong>la</strong> città di Assur e Susa, Agade, Eshnunak, Zamban,<br />

Meturnu, Der fino al distretto del paese dei Quti, delle città (di là) dal Tigri, le cui dimore stavano da molto tempo in<br />

rovina, gli dèi colà dimoranti io riportai al loro posto, e un’eterna dimora feci loro occupare. I loro uomini, tutti quanti,<br />

io radunai e ristabilii <strong>la</strong> loro dimora. E agli dèi di Sumer e Akkad, che Nabonide aveva portato in Babel (provocando)<br />

a sdegno il signore degli dèi, feci io occupare, per comando di Marduk il Gran Signore, una dimora di pace nel<strong>la</strong> loro<br />

cel<strong>la</strong> a delizia del cuore”» G. Ricciotti, o.c., pp. 20,21.<br />

74<br />

Esdra 1:5.<br />

75<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1045.<br />

76<br />

BRUNEL E., Restauration du peuple d’Israël après <strong>la</strong> captivité de Babylone, Lyon 1894, p. 167.<br />

78<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

divinità e non <strong>la</strong> ricostruzione di una città turbolenta, ribelle e indomabile, con un<br />

grande spirito di indipendenza.<br />

Dopo questo editto, i ricchi, i nobili, le famiglie più influenti d’Israele non<br />

ritornarono in Palestina. I dottori giudei hanno detto che <strong>la</strong> «farina del popolo restò a<br />

Babilonia». È solo un numero ristretto che ha approfittato di questo editto. Il Paese<br />

era in uno stato terribile di deso<strong>la</strong>zione e tutte le città erano distrutte. Bisognava<br />

inviare a Gerusalemme dei coltivatori e degli operai: ecco perché <strong>la</strong> maggior parte dei<br />

Giudei che tornarono in Giuda erano povera gente. D’altra parte le famiglie ricche<br />

non potevano <strong>la</strong>sciare i loro affari ben avviati per ritornare in una terra deso<strong>la</strong>ta se<br />

volevano concorrere con i loro mezzi all’opera di ricostruzione. Stando in<br />

Mesopotamia potevano sovvenzionare i <strong>la</strong>vori. Il rabbino Cahen riconosce che coloro<br />

che si recarono in Palestina si erano votati «al pensiero pio di ricostruire, sul<strong>la</strong> montagna<br />

di Sion, il Tempio dell’Eterno. I termini stessi del decreto di Ciro, che aveva<br />

messo fine al<strong>la</strong> cattività, non accordava loro altra cosa. Si concedeva loro di<br />

ricostruire l’edificio sacro e di ritornare nel<strong>la</strong> loro patria; non si sarebbero tollerate<br />

altre ambizioni». 77<br />

Le popo<strong>la</strong>zioni vicine sapevano molto bene che il decreto del re non verteva sul<strong>la</strong><br />

ricostruzione del<strong>la</strong> città. Esdra ci ricorda: «Ora i nemici di Giuda e di Beniamino,<br />

avendo saputo che quelli che erano stati in cattività edificavano un tempio all’Eterno,<br />

all’Iddio d’Israele, si avvicinarono a Zorobabel ed ai capi famiglia e dissero loro:<br />

“Noi edificheremo con voi, giacché come voi, noi ricerchiamo il vostro Dio”. Ma<br />

Zorobabel, Jeshua, e gli altri capi famiglia d’Israele risposero loro: “Non spetta a voi<br />

ed a noi insieme di edificare una casa al nostro Dio; noi soli <strong>la</strong> edificheremo<br />

all’Eterno, all’Iddio d’Israele, come Ciro re di Persia ci ha comandato”. Allora <strong>la</strong><br />

gente del paese si mise a scoraggiare il popolo di Giuda, a molestarlo per impedirgli<br />

di fabbricare, e a comprare dei consiglieri per frustrare il suo divisamento; e questo<br />

durò tutta <strong>la</strong> vita di Ciro, re di Persia, e fino al regno di Dario, re di Persia». 78<br />

A causa di questa opposizione «fu sospesa l’opera del<strong>la</strong> casa di Dio a<br />

Gerusalemme e rimase sospesa fino al secondo anno del regno di Dario, re di<br />

Persia». 79<br />

Così l’editto di Ciro rimase lettera morta per quindici anni, fino al tempo del re<br />

Dario, quando i Giudei, sotto l’influsso dei profeti Aggeo e Zaccaria, ripresero i<br />

<strong>la</strong>vori e «ricominciarono a edificare <strong>la</strong> casa di Dio a Gerusalemme…». 80<br />

«Bisogna confessare... che quest'editto del fondatore dell’Impero Medo Persiano<br />

fu di gran beneficio a tutti i Giudei. Ponendoli direttamente sotto <strong>la</strong> protezione del<br />

gran re, li indicava già al<strong>la</strong> benevolenza dei futuri eredi del<strong>la</strong> sua corona». 81<br />

Ciro fu inconsciamente il promotore del<strong>la</strong> futura ricostruzione nazionale. 82<br />

77 CAHEN Samuel, Les pharisiens, vol. I, p. 5; cit. da J. Fabre d’Envieu o.c., t. II, p. 1052.<br />

78 Esdra 4:3-5.<br />

79 Esdra 4:24.<br />

80 Esdra 5:2.<br />

81 E. Brunel, o.c., p. 168.<br />

82 Isaia 44:28; 45:13.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 79


CAPITOLO II<br />

Secondo decreto, 520 a.C., e causa del<strong>la</strong> sua promulgazione<br />

I nemici dei Giudei, visto che essi avevano intrapreso <strong>la</strong> ricostruzione del tempio<br />

di Gerusalemme, li accusarono di ricostruire le mura del<strong>la</strong> città e inviarono lettere in<br />

tal senso ai re Serse ed Artaserse 83 per ostaco<strong>la</strong>re l’opera di ricostruzione. E questo,<br />

come ci riferisce Esdra, continuò fino al tempo di Dario. In realtà si trattava del<br />

rifacimento delle mura del tempio, che veniva edificato in forma così massiccia che lo<br />

facevano assomigliare assai più ad una cittadel<strong>la</strong> che ad un luogo di culto. L’opera<br />

veniva fatta con molta cura.<br />

Il re Dario inviò dei funzionari a Gerusalemme per control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> veridicità di<br />

quanto si affermava contro i Giudei. <strong>Quando</strong> essi ritornarono, dopo aver effettuato il<br />

sopralluogo, riferirono al re che i Giudei stavano ricostruendo unicamente il tempio<br />

del<strong>la</strong> città e che l’autorizzazione era stata data a suo tempo dal re Ciro. 84<br />

Dario, dopo aver fatto control<strong>la</strong>re l’editto di Ciro, <strong>la</strong> cui copia fu trovata a<br />

Babilonia nel castello di Ahmetha, riconfermò l’editto precedente ordinando:<br />

«Lasciate continuare i <strong>la</strong>vori di quel<strong>la</strong> casa di Dio» e minacciò di rovina coloro che si<br />

sarebbero intromessi per impedirne <strong>la</strong> realizzazione. Grazie a questa riconferma «gli<br />

anziani dei Giudei continuarono l’opera di ricostruzione facendo<strong>la</strong> progredire... e<br />

finirono i loro <strong>la</strong>vori di costruzione... E <strong>la</strong> casa fu finita il terzo giorno del mese di<br />

Adar, il sesto anno del regno di Dario». 85<br />

Dario ribadì l’editto di Ciro per fare proseguire i <strong>la</strong>vori del tempio nel 520, 519<br />

a.C.<br />

La ricostruzione del Tempio fu terminata il 12 marzo 515 a.C.<br />

Preparazione al terzo decreto<br />

<strong>Quando</strong> il tempio fu costruito sul monte Moria, era come una cattedrale in mezzo<br />

a un deserto. La sua ricostruzione era <strong>la</strong> prima tappa per l’unità nazionale. I Giudei,<br />

con il loro talento e <strong>la</strong> loro abilità, occuparono sempre dei posti influenti<br />

nell’amministrazione dell’impero e a corte. Daniele e i suoi amici avevano avuto un<br />

ruolo molto importante in Babilonia. Daniele fu molto apprezzato anche al<strong>la</strong> corte di<br />

Dario il Medo e l’annuncio che aveva fatto a Belsatsar nel<strong>la</strong> notte in cui Babilonia<br />

passò sotto <strong>la</strong> potenza medo-persiana 86 non era sconosciuto ai nuovi potenti. Non è da<br />

escludere che Daniele abbia anche fatto conoscere a Ciro le profezie bibliche che lo<br />

83 «In effetti Assuero e Artaserse (Esdra 4:6,7) non possono indicare che Serse (485-465) e Artaserse I Longimano<br />

(465-425)... Con tutti i moderni ammettiamo che qui questo brano (Esdra 4:6-23) ha subito uno spostamento<br />

cronologico, cioè nel<strong>la</strong> redazione ultima del libro di Esdra non è stato messo al suo giusto posto» La Bible Annotée,<br />

Ancien Testament, Les Livres Historiques, t. IV, Esdra, Neuchâtel 1894, pp. 385,399.<br />

84 Esdra 5:9-17.<br />

85 Esdra 6:1,2,7,11,14,15.<br />

86 Daniele 5.<br />

80<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

riguardavano, 87 e si può quindi pensare ad una sua influenza diretta o indiretta nel<br />

decreto di Ciro. Il libro di Ester ci presenta <strong>la</strong> gelosia che si nutriva nei confronti dei<br />

Giudei per le loro cariche amministrative. La regina Ester, moglie di Serse, era<br />

israelita. Mardocheo suo zio, fu nominato primo ministro dopo <strong>la</strong> morte di Haman. 88<br />

Anche Nehemia visse al<strong>la</strong> presenza di Artaserse, che lo apprezzò moltissimo. La cosa<br />

non ci dovrebbe stupire, perché in ogni tempo questo popolo ha dato prova<br />

d’ingegno, di talento e ha spesso suscitato, anche per questo motivo, l’opposizione<br />

nei suoi confronti.<br />

Artaserse I Longimano, «figlio di Serse I... è stato identificato con certezza come<br />

essendo l’Assuero del libro di Ester». 89 Egli salì al trono, secondo Diodoro di Sicilia,<br />

che ci ha <strong>la</strong>sciato una <strong>storia</strong>, anno per anno, dei re greci e di quelli persiani, nel IV<br />

anno dal<strong>la</strong> 77 a olimpiade, cioè nell’anno greco che va dal mese di luglio 465 al luglio<br />

464 a.C.. 90<br />

«Esdra e Nehemia furono dei grandi strateghi presso Artaserse... Anche le<br />

circostanze erano loro favorevoli: Nehemia, il coppiere del re, era onnipotente al<strong>la</strong><br />

corte; Esdra, lo scriba, era molto stimato nel<strong>la</strong> città, e Artaserse gioiva in pace del<br />

trionfo del<strong>la</strong> sua campagna d’Egitto. I bassi rancori e le vessazioni dei Samaritani<br />

rendevano pure il popolo giudeo interessante ad un re tollerante e generoso come<br />

Artaserse». 91<br />

La regina Ester doveva essere ancora viva all’inizio del regno di Artaserse e forse<br />

era lei che gli era accanto quando Nehemia gli chiese l’autorizzazione per andare a<br />

Gerusalemme. Fu in questo contesto che Artaserse venne sensibilizzato sul<strong>la</strong> necessità<br />

di organizzare il culto nel tempio di Gerusalemme. Si fece notare al re che era<br />

pressoché impossibile esercitare il culto se <strong>la</strong> legge di Mosè non fosse stata rimessa<br />

in vigore in tutta <strong>la</strong> sua completezza. Per adorare in una forma corretta Yahvé,<br />

occorreva “un popolo” e “una società religiosa” che Gli fossero assolutamente devoti.<br />

La riunificazione del popolo d’Israele era nel pensiero teologico ebraico al<strong>la</strong> base del<br />

messianismo, e «poiché Esdra aveva applicato il cuore allo studio ed al<strong>la</strong> pratica del<strong>la</strong><br />

legge dell’Eterno, e ad insegnare in Israele le leggi e le prescrizioni divine» 92 si sarà<br />

indubbiamente adoperato con ogni mezzo per esercitare <strong>la</strong> sua influenza sul re al fine<br />

d’indurlo a permettere <strong>la</strong> riunificazione nazionale.<br />

Terzo decreto, 457 a.C.<br />

87<br />

Isaia 44:28; 45:1,13; 13.<br />

88<br />

Ester 8-10.<br />

89<br />

«Uno dei primi risultati del<strong>la</strong> lettura delle iscrizioni persiane fu l’identificazione di Assuero con Serse. Questa<br />

conquista del<strong>la</strong> scienza non fa più ombra di dubbio» OPPERT, Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, t. II, col. 1141; cit. da G.<br />

Vidal, o.c., p. 85.<br />

90<br />

Diodoro, Biblioteca storica, I, Xl, cap. 69.<br />

91 E. Brunel, o.c., p. 168.<br />

92 Esdra 7:10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 81


CAPITOLO II<br />

Fu nel<strong>la</strong> primavera del 457 a.C., nel VII anno di regno di Artaserse, 93 che<br />

l’imperatore diede le seguenti disposizioni: «Artaserse, re dei re, a Esdra, sacerdote,<br />

scriba versato nel<strong>la</strong> legge dell’Iddio del cielo, ecc. Da me è decretato che nel mio<br />

regno, chiunque del popolo d’Israele, dei suoi sacerdoti e dei leviti sarà disposto a<br />

partire con te per Gerusalemme, vada pure; giacché tu sei mandato da parte del re e<br />

dai suoi sette consiglieri per informarti in Giuda e in Gerusalemme come vi sia<br />

osservata <strong>la</strong> legge del tuo Dio, <strong>la</strong> quale tu hai nelle mani». Dopo aver elencato quello<br />

che il re offriva in beni, così prosegue: «Del rimanente dell’argento, e dell’oro farete,<br />

tu e i tuoi fratelli, quel che meglio vi parrà, conformandovi al<strong>la</strong> volontà del vostro<br />

Dio... Tutto quello ch’è comandato dall’Iddio del cielo sia puntualmente fatto per <strong>la</strong><br />

casa dell’Iddio del cielo... E tu, Esdra, secondo <strong>la</strong> sapienza di cui il tuo Dio ti ha<br />

dotato, stabilisci dei magistrati e dei giudici che amministrino <strong>la</strong> giustizia a tutto il<br />

popolo d’oltre il fiume, a tutti quelli che conoscono le leggi del tuo Dio; e fatele voi<br />

conoscere a chi non le conosce. E di chiunque non osserverà <strong>la</strong> legge del tuo Dio e <strong>la</strong><br />

legge del re farete pronta giustizia, punendolo con <strong>la</strong> morte, o con il bando o con<br />

93 «La morte di Serse nel dicembre del 465 è indicata da una tavoletta trovata nel 1930, a Ur, in Caldea, nel corso di<br />

uno scavo fatto in quel luogo. Questo documento mostra che il 17 dicembre 465, Serse era ancora vivente. D’altra<br />

parte noi abbiamo un papiro datato del 2 gennaio 464 che mostra Artaserse, suo giovane figlio, quando è salito sul<br />

trono. La presa del potere è dunque avvenuta a fine dicembre 465, ma per Esdra, che utilizza il sistema persiano per<br />

computare gli anni di regno e il calendario giudaico d’autunno ad autunno, il periodo che va dal dicembre 465<br />

all’autunno 464 è l’anno di intronizzazione. Il primo anno di regno non comincia che il 1° di Tishri cioè settembreottobre<br />

del 464. Ciò ci porta, per l’inizio del VII anno di Artaserse, all’autunno del 458. Per conseguenza il viaggio di<br />

Esdra (7:8,9) cominciato in Nisan e terminato in Ab del VII anno di Artaserse corrisponde al periodo da marzo a<br />

luglio 457» HORN S.H. - WOOD L.H., The Chronology of Ezra 7, in Review and Herald, 1953, pp. 91,92.<br />

Per questa data si possono consultare, per quanto riguarda le opere storiche: Abraham CALOV, De LXX septimanis<br />

mysterium, Wittemberg 1663; Martin GEIER, Praelectiones in Daniel, 1667; Johann Franz BUDDE, Historie<br />

Ecclesiastique Vieux Testament, 1715-1719; Humphrey PRIDEAUX, The Old and New Testament Connected, 1715;<br />

NEWTON Isaac, La Chronologie des Anciens Royaumes, Paris 1728, p. 43; Works, V (Cronology), London 1785, p.<br />

290; WEBER Georg, Allgemeine Weltgeschichte, vol. I, Leipz., 1857, p. 739. «Se si vuole una dimostrazione<br />

esauriente, <strong>la</strong> si può trovare in Johann FUNCK (1518-1566), autore di una tesi anonima sul<strong>la</strong> seconda parte del capitolo<br />

9 di Daniele, Ausslegung des anderntheils der Neundten Capitels Danielis, Koenigsberg 1564, o nel<strong>la</strong> dissertazione<br />

del gesuita italiano Giacomo Maria AYROLI (1660-1721), che può essere consultata a Parigi, Biblioteca Nazionale, e a<br />

Londra, Museo Britannico, in Synopsis dissertationis biblicae in LXX Danielis hebdomadas, Roma 1705, Liber LXX<br />

hebdomadum resigratus, S. Danielis vaticinum, Roma 1713, 1714, 1748; vedere Mémoires pour l’Histoire des<br />

Sciences et des Beaux-Arts, vol. I, Trévoux 1713, pp. 296-310; vol. IV, 1716, p. 212; vol. I, 1721, p. 357. Ayroli<br />

consacra diversi capitoli a provare che Ciro e Dario devono essere scartati a vantaggio di Artaserse. Prima e dopo di<br />

lui numerosi autori hanno fatto partire le 70 settimane d’anni dal 20 o anno d’Artaserse. Così Bossuet, Martini, Allioli,<br />

Trochon, Crampon, tra i cattolici; Lutero, Hengstenberg, Guers, Tregelles, Robert Anderson, tra i protestanti. Ayroli<br />

seguito da Fabre d’Envieu, F. de Rougemont, Pusey, Elliott, ecc., ha mostrato che il decreto del 7 o anno d’Artaserse<br />

(457 a.C.) soddisfa tutte le esigenze dell’esegesi e del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Di conseguenza è inutile scendere fino al 20 o anno di<br />

Artaserse, al momento in cui Nehemia ottiene delle lettere regali che l’autorizzano a rialzare le mura di Gerusalemme<br />

(Nehemia 2:1-9)» VAUCHER Alfred Félix, Lacunziana, serie n. 1, Collonges sous Salève 1949, p. 76. Numerosi sono<br />

gli autori, ma ne elenchiamo soltanto alcuni, che sostengono questa data: A. BLOMSTRAND, 1853, p. 96; R. BROWN,<br />

vol. I, 1883, pp. 275,276; E. BRUNEL, pp. 163-171; E.P. CACHEMAILLE, 1911, pp. 80,81; 1918, p. 26; L.T.<br />

CUNNINGHAM, Signific., pp. 28,29; J. FABRE d’ENVIEU, vol. II, pp. 1092,193; A.R. FAUSSET, Encyclop., p. 153; J.<br />

FERGUSON, p. 35; B. FOSTER, 1787, p. 24; K.W. HARTENSTEIN, 1936, p. 104; A.E. HATCH p. 119; E. HUNTINGFORD,<br />

1895, p. 75; A. KINNE, 1814, pp. 172,173; P. de LAUNAY, Dissertation, 1624, pp. 367,377; T. LINDER, 1947, p. 122;<br />

Th. MÉMAIN, 1903, pp. 13,15,28; 1904, p. 71; G.S. MENOCHIO, Spec., vol. IV, 1768, pp. 298,299; R. PACHE, Le<br />

prophète, p. 79; W. PALMER, p. 78; E.B. PUSEY, 1864, p. 78; E. SAUER, Das Morgenrot, 1947, p. 231; W.E. SHELDON,<br />

Chronology, p. 89; R. Cunningham SHIMEALL, 1842, p. 239; W.M. TAYLOR, 2 a ed., p. 209; S. TOOVEY, An Essay, 1813,<br />

p. 16; A.F. VAUCHER, Le point…, in Revue Adv., 15/5/1954, pp. 5,6; P. VULLIAUD, La fin, 1952, p. 55, n. 2; J.T.<br />

WHEELER, p. 277; H. WOOD, The Reve<strong>la</strong>tion, 1787, p. 402. Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

82<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

multa pecuniaria o col carcere». Esdra commenta questo decreto con le seguenti<br />

parole: «Benedetto sia l’Eterno, l’Iddio dei nostri padri, che ha così disposto il cuore<br />

del re ad onorare <strong>la</strong> casa dell’Eterno, a Gerusalemme, e che mi ha conciliato <strong>la</strong><br />

benevolenza del re, dei suoi consiglieri e di tutti i suoi potenti capi». 94 Questo è il solo<br />

decreto imperiale che è seguito da una benedizione e da una lode a Dio.<br />

Esdra <strong>diventa</strong> così il capo del<strong>la</strong> seconda carovana che, formatasi a Babilonia con <strong>la</strong><br />

promulgazione di questo editto il primo giorno del primo mese, arriva a Gerusalemme<br />

il primo giorno del quinto mese, 95 cioè nel luglio del 457 a.C. Scrive K. Auberlen: «Il<br />

ritorno di Esdra nel 457 a.C., è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> data che risponde alle esigenze del testo ben<br />

compreso». 96<br />

«In questo editto, che sviluppa considerevolmente quello di Ciro e di Dario,<br />

Artaserse impegna prima di tutto i Giudei sparsi nell’Impero Persiano a rientrare nel<br />

loro paese. Ma i Giudei avevano di già, a seguito dell’editto di Ciro, <strong>la</strong> libertà di<br />

andare in Palestina, e non si vede con quale scopo si sarebbe fatta una nuova<br />

immigrazione, se questa non fosse stata per ricostruire uno Stato ebraico... Il potere<br />

del riscritto reale è, inoltre, munito di un potere quasi illimitato. Il decreto di<br />

Artaserse è, in effetti, molto <strong>la</strong>rgo: comprende il “potere legis<strong>la</strong>tivo” 97 , il “potere<br />

giuridico” 98 lo “jus g<strong>la</strong>dii” (il potere esecutivo) 99 ... Così investito dei più grandi<br />

94<br />

Esdra 7:12-14,18,23,25,28.<br />

95<br />

Esdra 7:9.<br />

96<br />

K. Auberlen, o.c., p. 160.<br />

A favore di questa data W.H. Shea scrive: «a) Gli storici c<strong>la</strong>ssici hanno registrato le date di questo regno con<br />

precisione, esprimendole in termini olimpiaci. Da Senofonte e da Tucidide, sono state trasmesse da Plutarco allo<br />

storico cristiano Giulio l’Africano. b) Il canone dell’astronomo alessandrino Tolomeo contiene una lista di eclissi che<br />

si sono prodotte nel passato e risalgono fino all’anno 457 a.C. Esse sono datate in funzione dei regni dei diversi re. Le<br />

eclissi menzionate per il periodo persiano fanno intervenire gli anni di regno di Artaserse I, permettendo di fissarli con<br />

<strong>la</strong> massima certezza. c) I papiri di Elefantina, in Egitto, sono stati redatti in aramaico da dei Giudei che vivevano in<br />

quell’iso<strong>la</strong> durante il periodo persiano. Riportano un doppio periodo di date: quelle del calendario lunare persianobabilonese<br />

e quelle del calendario egiziano. Questi due calendari si sviluppano in un modo diverso, nel senso che il<br />

cambio degli anni avvengono in momenti diversi, se li compariamo al calendario giudaico. Così, facendo dei<br />

confronti, siamo in condizione di fissare gli anni di regno dei sovrani persiani e di Artaserse I. d) Le tavolette<br />

cuneiformi babilonesi forniscono una lista re<strong>la</strong>tivamente completa di re che hanno regnato dall’anno 626 a.C. all’anno<br />

75 del<strong>la</strong> nostra era. R.A. PARKER - W.H. DUDUDDESTEIN ne hanno fatto una recensione nel<strong>la</strong> loro opera Babylonian<br />

Chronology, Providence, R.I. Brown University 1956. Queste tavolette permettono di calco<strong>la</strong>re le date del regno di<br />

Artaserse I, in funzione del calendario giuliano. Queste quattro fonti d'informazioni cronologiche sono unanimi: il<br />

settimo anno del regno d’Artaserse I si è esteso dal primo mese (Nisan) dell’anno 458 a.C. fino al<strong>la</strong> primavera<br />

dell’anno seguente, in altre parole il dodicesimo mese (Adar) dell’anno 457. Considerando l’armonia che esiste su<br />

questo argomento tra le diverse fonti indicate, possiamo considerare queste date come essendo fissate in modo fermo e<br />

irrevocabile» o.c., pp. 282,283.<br />

97<br />

Esdra 7:14.<br />

98<br />

Esdra 7:25.<br />

Diverse versioni traducono <strong>la</strong> frase contenuta nel versetto 25 nel modo seguente: «Gerusalemme verrà ricostruita<br />

“piazze e mura” con “piazza e fossati”. Ora <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> fossi può essere tradotta anche giudizio. Questa è <strong>la</strong> tesi di P.<br />

Winandy, o.c.. A pag. 279 egli dà questa traduzione: «(Gerusalemme) ritornerà e sarà restaurata nel<strong>la</strong> sua gran piazza<br />

e nei suoi giudizi (sentenze)». «Piazza e fossati» è una curiosa associazione.- Questa traduzione è forse causata dal<br />

fatto che in arabo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ha valore di “fendere”, “graffiare”, in assiro “scavare”, probabilmente “decidere”, in<br />

fenicio “gravare”... Lo studio dettagliato di questa paro<strong>la</strong> (fossati) nel Tenach (abbreviazione ebraica di ciò che i<br />

cristiani chiamano Antico Testamento), ci porta in ogni caso all’osservazione seguente: nelle 26 occasioni in cui <strong>la</strong><br />

radice haratz sotto una forma o sotto un’altra è impiegata al di fuori di Daniele 9:25, non ha mai il significato di<br />

fossato. Per contro... l’idea del giudizio, sotto forma sostantiva o aggettivata si riscontra in diversi altri testi: Gioele<br />

3:14; Giobbe 14:5; Isaia 10:22.- In nessun passo per <strong>la</strong> ricostruzione di Gerusalemme si par<strong>la</strong> di fossati. “Piazza e<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 83


CAPITOLO II<br />

poteri amministrativi, Esdra <strong>la</strong>vora a ricostruire <strong>la</strong> nazionalità del popolo ebraico.<br />

L’editto reale gli dà evidentemente <strong>la</strong> missione di formare un popolo distinto dagli<br />

altri e governato dalle sue proprie leggi religiose e civili. Ora, il potere di restaurare<br />

politicamente Gerusalemme comprendeva quello di riedificare <strong>la</strong> città, poiché questa<br />

ricostruzione era un seguito dell’organizzazione politica. Costruire una città, in effetti,<br />

non significa so<strong>la</strong>mente costruire delle case e dei bastioni, ma riunirvi dei cittadini e<br />

farvi regnare delle leggi 100 ... Esdra non aveva infatti bisogno di una missione più<br />

specifica per ricostruire Gerusalemme: era autorizzato a stabilire nel<strong>la</strong> sua nazione<br />

una forma di governo; doveva stabilire dei tribunali incaricati di fare eseguire le leggi<br />

di Mosè e di punire, pure con l’ultimo supplizio, i refrattari, chiunque fossero; era<br />

infine autorizzato a prendere delle misure per garantire <strong>la</strong> sicurezza del popolo che gli<br />

era affidato e per migliorare <strong>la</strong> sua situazione... Artaserse, permettendo il<br />

ristabilimento d’una città a Gerusalemme, permetteva dunque, nello stesso tempo, di<br />

costruire delle case e di mettervisi al riparo dagli attacchi del nemico». 101<br />

«Questa restaurazione operata da Esdra è, dopo <strong>la</strong> missione di Mosè, il più grande<br />

avvenimento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> giudaica. Seguendo <strong>la</strong> tradizione ebraica, Esdra,<br />

raccogliendo i libri sacri, fissò il canone (450 a.C.)... Esdra fu così l’autore del<strong>la</strong><br />

restaurazione materiale e religiosa del popolo giudaico». 102<br />

Artaserse autorizzò Esdra ad agire «secondo <strong>la</strong> sapienza del suo Dio». 103 Questo<br />

scriba non poteva non ignorare che secondo le parole di Isaia, Geremia, e di Daniele<br />

stesso, <strong>la</strong> ricostruzione nazionale faceva parte del piano di Dio. Infatti scriveva:<br />

«Poiché noi siamo schiavi; ma il nostro Dio non ci ha abbandonati nel nostro<br />

servaggio; ché anzi ha fatto sì che trovassimo benevolenza presso i re di Persia i quali<br />

ci hanno dato tanto respiro da potere rimettere in piedi <strong>la</strong> casa dell’Iddio nostro e<br />

restaurare le rovine, e ci hanno concesso un ricovero (un chiuso, un riparo, un rifugio)<br />

in Giuda e in Gerusalemme». 104<br />

fortificazioni”, o “piazza e muraglie” sarebbero accettabili. Nel<strong>la</strong> ricostruzione di una città negligere le muraglie ed<br />

insistere sui fossati è ben strano.- Walvoord, facendo probabilmente allusione al testo del<strong>la</strong> masora, ammette che <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> tradotta con “muro” (harûs) non è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> normale per muro (hôma). La radice haras significa: tagliare,<br />

aguzzare, decidere.- In Daniele 11:36 <strong>la</strong> stessa radice viene tradotta: ordinato, decretato, ecc. Questa traduzione <strong>la</strong><br />

si dovrebbe mantenere anche per Daniele 9:25.- A voce unanime <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> haratz non significa mai muraglia. La<br />

traduzione “piazza e giudizi” sarebbe un'associazione logica, tanto più che le piazze in Oriente erano le corti dei<br />

giudici, i giudici erano seduti vicino al<strong>la</strong> porta. Storicamente Esdra 7:25 ci par<strong>la</strong> di giudizi» P. Winandy, o.c., pp.<br />

260,265,266,269. In tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele non si par<strong>la</strong> mai di scavo di fossati. Gerusalemme era così disposta: estsud<br />

valle del Cedron, sud-ovest valle di Hinnon, nord muraglia. La parte nord era <strong>la</strong> più debole e tutti gli attacchi<br />

venivano da quel<strong>la</strong> parte. Nessuno però menziona nel<strong>la</strong> ricostruzione scavi fatti in quel<strong>la</strong> zona. L’opera più<br />

considerevole in questo senso: KENYON K. M., Jerusalem, Excavating 3000 Years of History, Thames and Hudson,<br />

1969, non fa nessuna allusione. E. Rey traduceva: «Le piazze saranno ristabilite e i giudici ristabiliti» REY Eugène,<br />

Une nouvelle traduction de Daniel 9:24-27, in Revue Adventiste, marzo 1938, pp. 4,5. L’editto di Artaserse<br />

confermerebbe queste traduzioni per il fatto che menziona il ristabilimento dei giudici e dei magistrati (Esdra 7:25).<br />

99<br />

Esdra 7:26.<br />

100<br />

Cicerone diceva giustamente a questo proposito: «Urbis, oppidum muro cinctum; civitas vero, coctus, hominum<br />

jure sociatus».<br />

101<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1061,1062.<br />

102 Th. Mémain, o.c., p. 43.<br />

103 Esdra 7:25.<br />

104 Esdra 9:9.<br />

84<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Ecco perché «<strong>la</strong> maggior parte dei commentatori fanno partire le 70 settimane<br />

dall’editto di Artaserse» 105 e «<strong>la</strong> data del 457... corrisponde al VII anno di regno di<br />

Artaserse I°». 106<br />

«Piazze - giudici 107 - e mura saranno rialzate e ricostruite nell’angoscia dei<br />

tempi» 108<br />

Per quanto Esdra avesse ottenuto l’appoggio del re per ricostruire lo Stato di<br />

Giuda, l’angelo aveva detto a Daniele che Gerusalemme sarebbe stata ricostruita «in<br />

tempi angosciosi».<br />

Autorizzazione a Nehemia<br />

Nel XX anno del regno di Artaserse, tredici anni dopo l’emanazione dell’editto,<br />

consegnato dal re ad Esdra, che autorizzava <strong>la</strong> ricostruzione del<strong>la</strong> città, Nehemia, che<br />

in quel tempo si trovava a Susa, venne informato da suo fratello Hanai e da altre<br />

persone provenienti dal<strong>la</strong> Giudea, che coloro che erano tornati a Gerusalemme si<br />

trovavano in grande difficoltà e che «le mura di Gerusalemme restano rotte, e le sue<br />

porte, consumate dal fuoco». 109 Come conseguenza di questa notizia Nehemia disse:<br />

«Io mi posi a sedere, piansi, feci cordoglio per parecchi giorni, e digiunai e<br />

pregai...». 110 Questa sofferenza morale che porta Nehemia ad essere triste in presenza<br />

del re Artaserse, 111 di cui era coppiere, non può essere considerata, per nessun motivo<br />

logico ed esegetico, come conseguenza del<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città operata da<br />

Nebucadnetsar nel 586 a.C., ma ha senso se è provocata da qualche cosa di ben più<br />

recente; cioè dalle dolorose notizie ricevute dai connazionali sulle difficoltà di<br />

ricostruzione delle mura del<strong>la</strong> città di Gerusalemme. Per questa sua sofferenza il re,<br />

per <strong>la</strong> stima riservata a Nehemia e per <strong>la</strong> sua benevolenza, gli concede<br />

l’autorizzazione di recarsi a Gerusalemme per verificare lo stato di avanzamento dei<br />

<strong>la</strong>vori di ricostruzione delle mura cittadine, e non per quanto accaduto 142 anni<br />

prima. Nehemia riceve dal re l’autorizzazione di allontanarsi dal<strong>la</strong> corte per un<br />

periodo di tempo alquanto breve, provvisorio. 112 La sua assenza <strong>la</strong>scia un vuoto tra i<br />

servitori del re e nelle sue abitudini. Nehemia non ha bisogno di molto tempo, recandosi<br />

a Gerusalemme non forma nessuna nuova colonna di esuli, gli operai sono di già<br />

sul posto. Però anche dopo l’arrivo di Nehemia a Gerusalemme <strong>la</strong> situazione rimane<br />

105<br />

VIGOUROUX Fulcran, La Sainte Bible Polyglotte, t. VI, Paris 1906, p. 345.<br />

106<br />

RENIÈ J., Manuel d’Ecriture Sainte, t. III, Paris 1946, p. 257.<br />

107<br />

Vedere nota n. 98, p. 84.<br />

108<br />

Daniele 9:25.<br />

109<br />

Nehemia 1:3.<br />

110<br />

Nehemia 1:4.<br />

111<br />

«La sorpresa e il dolore di Nehemia attestano che una autorizzazione di rialzare questa città era stata ottenuta nel<br />

decreto dato da Artaserse a Esdra» J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1065.<br />

112<br />

Nehemia 2:6-8.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 85


CAPITOLO II<br />

difficile a causa delle reazioni, del<strong>la</strong> gelosia dei vicini. Nehemia infatti scrive: «Ma<br />

quando Sambal<strong>la</strong>t, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli Asdodei ebbero udito che <strong>la</strong><br />

riparazione delle mura di Gerusalemme progrediva, e che le brecce cominciavano a<br />

chiudersi, ne ebbero grandissimo sdegno, e tutti quanti assieme congiurarono di<br />

venire ad attaccare Gerusalemme e di procurarvi del disordine». 113 «Ma Nehemia non<br />

aveva... da fare ai bastioni che una semplice riparazione: colmare le brecce, restaurare<br />

certe porte e innalzare le muraglie. Ora, per terminare queste riparazioni, lo spazio del<br />

tempo indicato dal testo era sufficiente: c’erano numerosi carpentieri, materiale in<br />

prossimità, e una grande attività tra i <strong>la</strong>voratori». 114 «La ricostruzione così rapida<br />

delle mura, fatta sotto Nehemia in 52 giorni 115 , mostra che esse erano già in parte<br />

rialzate. L’autorizzazione data a Nehemia da Artaserse I, nel XX anno del suo regno,<br />

ha soprattutto in vista l’assenza del coppiere del re e suppone un permesso di già<br />

accordato per ristabilire Gerusalemme; di modo che questa autorizzazione non<br />

potrebbe essere vista come il punto di partenza delle 70 settimane... Il sistema<br />

secondo il quale il decreto, per ricostruire Gerusalemme, daterebbe del XX anno del<br />

regno di Artaserse Longimano, periodo in cui permise a Nehemia di assentarsi per<br />

andare a rialzare le mura di questa città, è inammissibile». 116<br />

Fine delle 7 settimane, 408 a.C.<br />

L’artefice principale dell’opposizione al<strong>la</strong> ricostruzione era Sambal<strong>la</strong>t, un nemico<br />

giurato che, non potendo impedire i <strong>la</strong>vori perché c’era un decreto medo-persiano,<br />

cercò di sabotarli e intimidire i costruttori. Finché visse Sambal<strong>la</strong>t per i Giudei furono<br />

giorni di “angustia”. Due papiri di Elefantina del V secolo. a.C., poco posteriori al<br />

periodo di Nehemia, ci potrebbero essere utili per fissare <strong>la</strong> fine delle difficoltà per<br />

Israele. Nel 410 gli Ebrei di Elefantina chiedono al sommo sacerdote di Gerusalemme,<br />

Yeuohanan, l’autorizzazione di ricostruire <strong>la</strong> sinagoga dell’iso<strong>la</strong> che era<br />

stata distrutta da una sommossa egiziana. Non ricevendo nessuna risposta, nel 408<br />

scrivono una seconda lettera al governatore persiano di Samaria, Bagohi, sollecitando<br />

lui e i figli di Sambal<strong>la</strong>t (che era morto tra il 410 e il 408) De<strong>la</strong>ys e Selemyah di<br />

intervenire presso il sommo sacerdote di Gerusalemme per avere il permesso. Se il<br />

113 Nehemia 4:7,8.<br />

114 E. Brunel, o.c., p. 162.<br />

L’abate G. Ricciotti scrive a tale proposito: «Il tempo impiegato può sembrare troppo breve, e certamente... non si<br />

sarebbe potuto compiere tutto in meno di due mesi, se si fosse trattato di tirare su delle mura addirittura livel<strong>la</strong>te al<br />

suolo. Ma senza dubbio, non era questo il caso... Nehemia nel<strong>la</strong> sua ispezione notturna, trova specialmente mura<br />

squarciate; doveva dunque trattarsi in gran parte di restauri. Inoltre, questi restauri erano ancor più facilitati dal fatto<br />

che i materiali per compierli stavano lì a pochi passi dalle brecce: erano infatti macigni e pietre fatte roto<strong>la</strong>re dai<br />

distruttori. Questa considerazione, mentre dà un’opportuna spiegazione al<strong>la</strong> brevità del tempo impiegato, raccomanda<br />

sempre meglio <strong>la</strong> conclusione già tirata... che, cioè, le stesse mura erano state distrutte l’ultima volta soltanto un paio<br />

d’anni prima, tra il 447 e il 446, quando già stavano per essere ultimate dopo un lungo periodo di ricostruzione. Al<strong>la</strong><br />

distruzione di Nebucadnetsar, vecchia già di un secolo e mezzo, non si può affatto pensare: i materiali delle sue<br />

macerie erano stati utilizzati, fra altro, dai rimpatriati di Zorobabel, per <strong>la</strong> costruzione delle loro case e forse del<br />

Tempio» G. Ricciotti, o.c., t. II, p. 144.<br />

115 Nehemia 6:15.<br />

116 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1067,1068,1073.<br />

86<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

governatore poteva compiere quest’opera nei confronti del sacerdote ciò fa capire che<br />

i rapporti si erano pacificati. «La distretta dei tempi» era arrivata al suo termine nel<br />

408, 7 settimane (49 anni) dopo l’editto. 117<br />

Con William H. Shea desideriamo però precisare: «Nessuna sorgente storica a<br />

nostra disposizione, sia essa biblica o extrabiblica, ci permette di sapere se <strong>la</strong><br />

ricostruzione del<strong>la</strong> città sia effettivamente stata compiuta in questa data (408 a.C.). Da<br />

un punto di vista strettamente storico, non possiamo affermare che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> si è o<br />

non si è compiuta. Tuttavia, i libri di Esdra e di Nehemia confermano un punto:<br />

Gerusalemme è realmente stata ricostruita in tempi difficili». 118<br />

Riepilogo<br />

«“Il dabar”, che permetteva di ricostruire le mura di Gerusalemme, non è altro<br />

che il decreto reale ottenuto da Esdra l’anno VII del regno d’Artaserse». 119<br />

Prideaux diceva: «Esdra è stato visto come un altro Mosè, con ragione è stato<br />

considerato il secondo fondatore del<strong>la</strong> Chiesa e dello Stato dei Giudei». 120<br />

«Il ritorno di Esdra, 457 a.C., risponde alle esigenze del testo ben compreso». 121<br />

Dal 457 a.C., quarantanove anni (le prime 7 settimane) sono serviti per<br />

organizzare il nuovo Stato d’Israele e potere continuare <strong>la</strong> sua opera provvidenziale.<br />

Allo scadere del<strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> «verso l’anno 408 - dice Fabre d’Envieu,<br />

dopo aver citato Erodoto - Gerusalemme fu considerata come una grande città: nessun<br />

documento ci permette di dubitare che <strong>la</strong> Città santa fosse ricostruita in quell’epoca, e<br />

che essa fosse vista, da quel momento, come una delle più considerevoli città<br />

dell’Asia». 122<br />

«Fino a Unto-Capo, sette settimane e sessantadue settimane» 123<br />

L’angelo aveva detto a Daniele: «Dall’uscita di una paro<strong>la</strong> per rialzare e ricostruire<br />

Gerusalemme fino a Unto-Capo sette e sessantadue settimane». 124<br />

117<br />

Vedere G. Vidal, o.c., p. 183.<br />

118<br />

(Esdra 4; Nehemia 4:6). W.H. Shea, o.c., pp. 274,275.<br />

119<br />

E. Brunel, o.c., p. 171.<br />

120<br />

PRIDEAUX, Histoire des Juifs, t. II, cap. V; cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1070.<br />

121<br />

K. Auberlen, o.c., p. 160.<br />

122<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1096.<br />

123<br />

Daniele 9:25.<br />

124<br />

Daniele 9:25. Tra 7 settimane e 62 settimane c’è nel testo ebraico un segno che si chiama athnach un accento<br />

disgiuntivo che indica una pausa, a seconda del senso del<strong>la</strong> frase. Alcune versioni mettono un punto, altre una virgo<strong>la</strong>,<br />

altre un punto e virgo<strong>la</strong>, e altre ancora non pongono nessun segno di punteggiatura. Mettere nel<strong>la</strong> traduzione una<br />

punteggiatura che faccia capire che <strong>la</strong> città viene ricostruita durante le 62 settimane è fuorviante. Nel<strong>la</strong> realtà, come è<br />

nel<strong>la</strong> intenzionalità del testo, Gerusalemme è stata ricostruita, come abbiamo mostrato, durante le prime sette<br />

settimane. K. Auberlen dice: «Potrebbe essere che l’athnach del versetto 25 debba il posto inusitato che occupa<br />

all’intenzione di accentuare di più <strong>la</strong> differenza che c’è tra le sette e le sessantadue settimane. Invita il lettore a<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 87


CAPITOLO II<br />

Chi indica l’espressione Unto-Capo, in ebraico “Mesîah Nagid”?<br />

La paro<strong>la</strong> Mesîah deriva dal<strong>la</strong> radice aramaica “mashac” e significa ungere. La<br />

paro<strong>la</strong> “Nagid” significa propriamente capo, conduttore, guida, duce, principe;<br />

letteralmente in ebraico: “quello che sta al<strong>la</strong> testa”.<br />

Queste espressioni vengono tradotte dal<strong>la</strong> versione Vulgata: Christum Ducem;<br />

dal<strong>la</strong> Siriaca: Cristo-Re; da Teodozione: Cristo egoumenou (come <strong>la</strong> Vulgata); <strong>la</strong><br />

Versione dei Settanta non le riportano.<br />

Va rilevato che il testo non dice: fino a un capo, o conduttore, o guida o duce, il<br />

quale è stato unto, ma fino a (al<strong>la</strong> venuta di) un Unto, a un prescelto quale Messia che<br />

è al tempo stesso capo, o conduttore, o guida, o duce. L’angelo non vuole indicare un<br />

personaggio qualunque e sconosciuto, che per le sue caratteristiche è stato unto, ma<br />

specificamente l’Unto di Dio, il Messia, che è altresì capo, conduttore, guida, duce, e<br />

che Israele attendeva non solo per sé, ma come guida di tutte le nazioni.<br />

La rive<strong>la</strong>zione annuncia quindi colui che avrebbe realizzato quanto è stato detto<br />

all’inizio al profeta. 125<br />

«La posizione di questi due termini in ebraico ha <strong>la</strong> sua ragione d’essere; essa<br />

indica che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid è impiegata qui come un aggettivo, e che il Messia, messo<br />

al primo posto e come sostantivo, è giustamente il personaggio principale al quale<br />

l’aggettivo capo deve essere riferito». 126<br />

fermarsi un istante alle sette settimane prima di passare alle seguenti» o.c., p. 172. L’abate Th. Mémain scrive che<br />

questo athnach sia stato messo nel testo Masoretico nel V secolo d.C. «senza valore disgiuntivo». Il teologo J.<br />

Doukhan precisa che «questa punteggiatura risale al X secolo del<strong>la</strong> nostra era», Boire…, p. 188, nota 204. Il testo<br />

Masoretico viene contraddetto dal<strong>la</strong> versione di Teodozione, Giulio l’Africano, Eusebio e dal<strong>la</strong> Vulgata di Gero<strong>la</strong>mo.<br />

(o.c., p. 23). A queste versioni si devono aggiungere: <strong>la</strong> LXX, <strong>la</strong> Peshitta siriaca e l’antica versione Latina. Questo<br />

athnach dice l’abate Crampon: «È del tutto giustamente sospetto, posteriore di diversi secoli all’èra cristiana esso ha<br />

potuto essere influenzato dal desiderio di sfuggire alle conseguenze che i santi padri tirarono da questo passo in favore<br />

del<strong>la</strong> dignità messianica di Gesù» o.c. Vedere anche La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 309. Il testo dovrebbe essere letto:<br />

«Fino al Messia-Capo sette settimane e sessantadue settimane». J.N. Darby che traduce tenendo conto del<strong>la</strong> versione<br />

dei LXX, del<strong>la</strong> Siriaca e del<strong>la</strong> Vulgata <strong>la</strong>tina, scrive: «Dall’uscita del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> per ricostruire e ristabilire Gerusalemme,<br />

fino al Messia, (il) Principe, ci sono sette settimane e sessantadue settimane, <strong>la</strong> piazza e il fossato saranno ricostruiti e<br />

(questo) in tempi di disordine». La Bibbia edizione Sa<strong>la</strong>ni traduce: «Sappi dunque e considera bene: dall’emanazione<br />

del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> affinché sia edificata di nuovo Gerusalemme, fino a un Unto, un principe, vi saranno settimane sette e<br />

sessantadue, e di nuovo saranno riedificate le piazze e le mura... ». La versione italiana del<strong>la</strong> Vulgata, corretta per<br />

ordine di Sisto V e edita sotto Clemente VIII, e detta per questo Sisto-Clementina, traduce: «Da quando uscirà l’editto<br />

per <strong>la</strong> riedificazione di Gerusalemme fino a Cristo, al Principe, vi saranno sette e sessantadue settimane. Saranno<br />

riedificate le piazze e le muraglie in tempo di angoscia». La Bibbia, Paro<strong>la</strong> del Signore, traduce correttamente:<br />

«Devono passare sette periodi di sette anni e sessantadue periodi di sette anni; questo ritorno dall’esilio e questa<br />

ricostruzione del<strong>la</strong> città e delle fortificazioni si faranno in tempi difficili».<br />

125 Coloro che persistono nel rifiutare il miracolo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> identificano questo personaggio con il sommo<br />

sacerdote Onia III, o chi per lui, al tempo di Antioco Epifane. La Bibbia di Gerusalemme attribuendo il nostro testo al<br />

tempo dei Maccabei ha espressioni di incertezza e riconosce che bisogna andare oltre. «La <strong>profezia</strong> che segue,<br />

paralle<strong>la</strong> dei capitoli vicini, si riferisce agli avvenimenti del<strong>la</strong> persecuzione di Antioco, ma in uno stile letterario<br />

allusivo e misterioso (sic!) (assenza di nomi propri, cifre convenzionate e arrotondate (sic!)), così fa intendere che il<br />

testo ha una portata più alta. Come l’annuncio del regno messianico (2:28 e 7:13), essa avrà <strong>la</strong> sua realizzazione<br />

definitiva nel tempo di Cristo e del<strong>la</strong> Chiesa. L’èra di pienezza descritta nel verso 24 supera infinitamente un semplice<br />

ritorno al<strong>la</strong> pace. 9:26. Si può con Teodozione identificare questo Unto Messia con il sommo sacerdote Onia III<br />

(confr. 2 Maccabei 4:35-38)». L’argomento maggiore per questa identificazione è dato dal testo di Daniele 11:22<br />

dove il “principe” è identificabile con Onia III. Vedere nostro commento, nel capitolo XX, nota 66, p. 847 e nota n.<br />

70, p. 848-850.<br />

126 Th. Mémain, o.c., p. 23.<br />

88<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Queste due espressioni: Messia e Capo, indicherebbero i due aspetti del<strong>la</strong> sua<br />

opera: sacerdote e religioso l’una; guida, conduttore, re, principe l’altra.<br />

«Il titolo di “unto” lo designa come uno di quelli che Dio ha scelto e rivestito del<br />

suo spirito, e quello di “capo” (in ebraico, quello che è al<strong>la</strong> testa), sia come il capo<br />

del popolo, sia forse come il primo tra tutti gli unti stessi, in quanto riunenti in sé <strong>la</strong><br />

regalità e il sacerdozio». 127 L’abate Crampon fa notare: «Keil dice che l’Antico<br />

Testamento conosce un solo personaggio che sia contemporaneamente sacerdote e re,<br />

è il Cristo, il re Messia». 128<br />

La cerimonia dell’unzione si compiva su oggetti sacri del Tempio, ma soprattutto<br />

su tre categorie di persone: sacerdoti, profeti e re. Questo rito significava l’opera<br />

dello Spirito di Dio nell’appartare quell’oggetto o quel<strong>la</strong> persona per una funzione<br />

sacra. La figura del Messia per eccellenza, tenendo conto di quanto sopra, comportava<br />

l’idea di un re sacerdote e profeta.<br />

<strong>Quando</strong> Israele chiese a Samuele un re (melek) politico come lo avevano tutti i<br />

popoli, Dio rispose dandolo nel<strong>la</strong> persona di Saul. 129 Poi in Davide, Dio diede sì un re<br />

(melek) 130 il quale però doveva pascere il popolo e, come rappresentante di Dio,<br />

doveva svolgere <strong>la</strong> funzione di conduttore, capo, cioè nagid, come lo avevano<br />

riconosciuto tutte le tribù d’Israele. 131 Il nagid è il re nel<strong>la</strong> sua funzione religiosa, il<br />

pastore che è stato designato da Dio per <strong>la</strong> Sua opera. «Prendendo questo nome<br />

(nagid), conduttore, capo, al posto del sostantivo (melek) re, l’angelo ha voluto<br />

indicare che, pur essendo il Conduttore del popolo messianico, il Messia sarebbe stato<br />

anche il Conduttore delle nazioni pagane». 132 Del resto è così che Isaia par<strong>la</strong> del<br />

Messia: «Ecco, io l’ho dato come testimone ai popoli, come principe e governatore<br />

dei popoli». 133 E questa era <strong>la</strong> funzione e <strong>la</strong> qualità che l’Eterno gli attribuiva. 134<br />

«Nessun termine poteva convenire meglio all’autorità del “buon Pastore”». 135<br />

Il filologo P. Winandy nel<strong>la</strong> sua tesi di dottorato scrive: «Abbiamo notato che <strong>la</strong><br />

letteratura qumraniana dà generalmente una prospettiva escatologica ad entrambi i<br />

termini “unto” e “capo”. Essi non sono mai applicati a un personaggio storico<br />

contemporaneo. Nell’apocalisse di Daniele, facendo parte di questa categoria di<br />

letteratura, siamo portati, di conseguenza, a dare a questi due termini una prospettiva<br />

messianica». 136<br />

127<br />

Salmo 110:1-4; Zaccaria 6:12,13. La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 309.<br />

128<br />

Salmo 110:4; Zaccaria 6:13; Giovanni 4:25. A. Crampon, o.c.<br />

129<br />

1 Samuele 8:5,20,22.<br />

130<br />

1 Samuele 16:1.<br />

131<br />

2 Samuele 5:1,2; Salmo 78:71; vedere 1 Samuele 13:14. Il testo biblico attribuisce questa funzione anche a<br />

Geroboamo e a Baasa (1 Re 14:7; 16:2); all’Eterno (Giobbe 31:37); ai principi infedeli (Salmo 76:12); ai principi<br />

ingiusti (Proverbi 28:16); al re di Tiro (Ezechiele 28:2).<br />

132<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 938.<br />

133<br />

Isaia 55:4.<br />

134<br />

Matteo 2:6.<br />

135<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. I, Evangile de Matthieu, Lausanne 1880, p. 9.<br />

136 P. Winandy, o.c., p. 230.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 89


CAPITOLO II<br />

Scriveva Jacques Cappel nel 1616: «Le 70 settimane cominciano dal<strong>la</strong><br />

pubblicazione dell’editto di Artaserse Longimano, l’anno VII del suo regno, ottenuto<br />

da Esdra, in virtù del quale Nehemia senza altro nuovo editto ricostruì le mura di<br />

Gerusalemme l’anno XX dello stesso Artaserse. Da questo editto fino al battesimo di<br />

nostro Signore, durante il quale fu dichiarato dal Padre Cristo e Principe del<strong>la</strong> nostra<br />

salvezza, ci sono 69 settimane compiute». 137<br />

«Nelle prime 7 settimane Gerusalemme sarà veramente ricostruita, ma non nel<strong>la</strong><br />

sua gloria messianica come divinamente promessa a Geremia e ad Isaia. 138 No, non<br />

sarà ricostruita che in una maniera tutta esteriore e miserabile, con piazze e fossi; sarà<br />

un tempo di miseria, preferibile senza dubbio al<strong>la</strong> cattività, ma che non potrà essere<br />

paragonato ai tempi del<strong>la</strong> salvezza e del<strong>la</strong> grazia in cui il Messia sarà venuto. Così<br />

l’angelo distoglie lo sguardo di Daniele dal<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> cattività e lo dirige sul<strong>la</strong> fine<br />

delle 69 settimane, epoca in cui il Messia deve apparire. Poiché il destino del popolo e<br />

del<strong>la</strong> città santa, che preoccupa il profeta, non dipende che dal<strong>la</strong> posizione che essi<br />

prendono nei confronti del Messia... <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> messianica presenta questa doppia<br />

faccia, annuncia contemporaneamente salvezza e giudizio». 139<br />

Come i profeti dell’Antico Testamento avevano descritto <strong>la</strong> venuta del Messia<br />

Davide cantava di lui: «L’Eterno ha detto al mio Signore: “Siedi al<strong>la</strong> mia destra<br />

finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi... Tu sei sacerdote in<br />

eterno, secondo l’ordine di Melchisedec”.». «Si prostrino davanti a lui tutti gli dèi» e<br />

«il tuo trono, o Dio, è per ogni eternità; lo scettro del tuo regno è uno scettro di<br />

dirittura. Tu ami <strong>la</strong> giustizia e odi l’empietà. Perciò Iddio, l’Iddio tuo, ti ha unto...». 140<br />

«Poi un ramo uscirà dal trono d’Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici».<br />

«Sorgerà a Davide un germoglio giusto, il quale regnerà da re... e questo sarà il nome<br />

con il quale sarà chiamato: “L’Eterno nostra giustizia”.». 141 Questo personaggio che è<br />

contemporaneamente radice e ramo d’Isai, eleverà <strong>la</strong> sua gloria fino alle estremità<br />

del<strong>la</strong> terra e spunterà o nascerà «da te, o Bethlehem Efrata, ... da te mi uscirà colui che<br />

sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi ai giorni eterni». 142<br />

E grazie a Lui, «il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli<br />

che abitavano il paese dell’ombra del<strong>la</strong> morte, <strong>la</strong> luce risplende... Poiché un fanciullo<br />

ci è nato, un figlio ci è stato dato, e l’imperio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato<br />

Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno. Principe del<strong>la</strong> pace...». 143<br />

137<br />

CAPPEL Jacques, Le livre de Babel ou l’Histoire du Siège Romain, Seda 1616, p. 1005; cit. A.F. Vaucher, o.c., p.<br />

24.<br />

138<br />

Geremia 31:38-40; Isaia 54:11 e seg.: 60-62.<br />

139<br />

K. Auberlen, o.c., pp. 128,129. Luca 2:34; Gioele 3:1-5; Ma<strong>la</strong>chia 3:1-6; 4:2; Luca 2:29-35; 3:7-18.<br />

140 Salmo 110:1,4; 97:7; 45:6,7.<br />

141 Isaia 11:1; Geremia 23:5,6.<br />

142 Isaia 11:10; confr. Matteo 22:41-46; Michea 5:1.<br />

143 Isaia 9:1-5.<br />

90<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Preannunciando <strong>la</strong> venuta del Messia, Isaia dice: «Preparate nel deserto <strong>la</strong> via<br />

dell’Eterno, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio!». 144<br />

Questo Messia, Daniele lo aveva visto venire sulle nuvole del cielo - emblema<br />

del<strong>la</strong> divinità - nelle sembianze di un Figlio dell’uomo. 145<br />

Con i profeti dopo l’esilio il messianismo raggiunge il suo apogeo, essi<br />

completano e chiariscono quanto già i loro predecessori avevano detto: «Manda gridi<br />

di gioia, rallegrati, o figlia di Sion! Poiché ecco, io (l’Eterno) sto per venire, e abiterò<br />

in mezzo a te, dice l’Eterno. E in quel giorno molte nazioni s’uniranno all’Eterno, e<br />

diventeranno mio popolo; e io (l’Eterno) abiterò in mezzo a te, e tu conoscerai che<br />

l’Eterno degli eserciti m’ha mandato a te». 146 Questo inviato dell’Eterno è il<br />

“compagno” dell’Eterno è l’Eterno stesso, 147 come dice il profeta Ma<strong>la</strong>chia: «Ecco, io<br />

l’Eterno vi mando il mio messaggero: egli preparerà <strong>la</strong> via davanti a me. E subito il<br />

Signore, che voi cercate, l’Angelo del patto, che voi bramate, entrerà nel suo<br />

tempio». 148 E ancora Zaccaria precisa che questo Messia è il vero re promesso da<br />

sempre con le parole: «Esulta grandemente, o figlio<strong>la</strong> di Sion, manda gridi di<br />

allegrezza, o figlio<strong>la</strong> di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te egli è giusto e<br />

vittorioso, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d’asina»; e siccome verrà<br />

a conquistare il mondo non con <strong>la</strong> spada, «Egli parlerà di pace alle nazioni» e allora le<br />

spade delle nazioni si alzeranno verso di lui: «Destati, o spada, contro il mio pastore e<br />

contro l’uomo che mi è compagno! dice l’Eterno degli eserciti». 149 A questo<br />

“compagno” dell’Eterno, “pastore” del suo popolo colpito dal<strong>la</strong> spada, si chiederà:<br />

«“Che sono quelle ferite che hai sulle mani?” Ed egli risponderà: “Sono ferite che ho<br />

ricevuto nel<strong>la</strong> casa dei miei amici”». Ed è così che l’Eterno, par<strong>la</strong>ndo di ciò che Gli<br />

avrebbero fatto, dice: «Ed essi riguarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e<br />

ne faranno cordoglio» e in seguito a questa sua sofferenza «il suo dominio si<br />

estenderà da un mare all’altro». 150<br />

Questa rive<strong>la</strong>zione di Zaccaria di un Messia sofferente e glorioso, riflette ciò che<br />

Isaia aveva detto di Lui tre secoli prima. «Ecco il mio servo prospererà, sarà elevato,<br />

esaltato, reso sommamente eccelso. Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti<br />

(quanto era disfatto il suo sembiante sì da non parere più un uomo, e il suo aspetto sì<br />

da non parere più un figlio d’uomo), così molte saranno le nazioni di cui egli desterà<br />

l’ammirazione; i re chiuderanno <strong>la</strong> bocca dinanzi a lui, poiché vedranno quello che<br />

non era loro stato narrato, e apprenderanno quello che non avevano mai veduto». 151<br />

Proprio perché questo Messia-Salvatore era atteso, <strong>la</strong> sua figura aveva inorgoglito<br />

i sovrani e da decenni i re si presentavano ai loro popoli col titolo di “soteros” cioè<br />

salvatore, liberatore. «È in effetti appoggiandosi sull’idea del<strong>la</strong> promessa di un Dio-<br />

144 Isaia 40:3.<br />

145 Daniele 7:13.<br />

146 Zaccaria 2:10,11.<br />

147 Zaccaria 13: 7. Il compagno dell’Eterno è un essere che partecipa al<strong>la</strong> sua natura, confr.: Levitico 25:15.<br />

148 Ma<strong>la</strong>chia 3:1.<br />

149 Zaccaria 9:9,10; 13:7.<br />

150 Zaccaria 13:6; 12:10; 9:10.<br />

151 Isaia 52:13-15.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 91


CAPITOLO II<br />

uomo fatta all’umanità che i popoli pagani furono indotti ad adorare dei conquistatori,<br />

degli uomini potenti». 152 Gli dei liberatori: Osiride, Tammuz, Dumazi, Mitra, sono<br />

simboleggiati da un ramo. Apollo stesso era simboleggiato con un ramo di alloro in<br />

mano. Tutto ciò era il risultato di una deviazione e di un falso concetto del Messia. In<br />

questo clima di confusione il Signore ha voluto dare delle precise indicazioni sul<br />

senso e i tempi del Messia. «Questo sviluppo era <strong>diventa</strong>to necessario a causa del<strong>la</strong><br />

situazione religiosa e politica dei discendenti d’Israele, e anche a causa delle vedute<br />

ido<strong>la</strong>triche dei re e dei conquistatori che stavano per dominare su loro fino al<strong>la</strong> venuta<br />

del vero Messia». 153<br />

L’insegnamento dei rabbini sul<strong>la</strong> persona e l’opera del Messia 154<br />

Dopo il peccato del<strong>la</strong> prima coppia Dio disse al serpente: «Io porrò inimicizia fra<br />

te e <strong>la</strong> donna, fra <strong>la</strong> tua progenie e <strong>la</strong> progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il<br />

capo e tu le ferirai il calcagno». 155 Nel libro del<strong>la</strong> Sapienza, <strong>la</strong> cui redazione risale al<br />

III secolo a.C., si identifica il serpente dell’Eden con il demonio stesso,<br />

insegnamento questo che ritroviamo anche nel Nuovo Testamento 156 e che l’esegesi<br />

giudaica, ha sempre sostenuto. Questo conflitto tra il Bene e il Male non si compie<br />

senza rischio. L’interpretazione del più celebre degli esegeti ebrei, Rachi, è: «Tu gli<br />

morderai il tallone e a causa di ciò lo farai morire». 157 Le due morti, quel<strong>la</strong> del<br />

serpente e di chi lo schiaccia sono dunque simultanee. La posterità del<strong>la</strong> donna,<br />

uccidendo il serpente, morirà compiendo un sacrificio.<br />

Sul<strong>la</strong> posterità del<strong>la</strong> donna, alcuni hanno visto il popolo d’Israele, ma <strong>la</strong> maggiore<br />

parte dei rabbini vi ha visto un uomo. La versione greca dei LXX, del III secolo a.C.,<br />

usa il pronome personale maschile al nominativo (autos) per indicare <strong>la</strong> progenie che<br />

schiaccerà <strong>la</strong> testa. Il pronome non può essere quindi riferito né al<strong>la</strong> donna né al<strong>la</strong><br />

progenie, un maschio, nel suo insieme. Per indicare <strong>la</strong> donna avrebbe dovuto avere un<br />

pronome femminile, per <strong>la</strong> progenie uno neutro. «Si comprende che, sul<strong>la</strong> base di<br />

questa ultima traduzione, è stato naturale più tardi identificare <strong>la</strong> posterità del<strong>la</strong> donna<br />

come se fosse il Messia stesso. Bisogna dire che nel seno dello stesso ebraismo, fino<br />

ai nostri giorni, 158 una forte corrente d’esegesi aveva abituato gli ebrei a leggere<br />

Genesi III:15 in una prospettiva messianica. I Targum 159 aramaici d’Onkelos e di<br />

152<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. I, p. 640. Forse anche per questo Gesù diceva: «Quelli che sono venuti prima di me<br />

sono stati <strong>la</strong>dri e briganti» Giovanni 10:8.<br />

153<br />

J. Fabre d’Envieu, idem.<br />

154<br />

Ci è stato molto utile per questo paragrafo il <strong>la</strong>voro di J. Doukhan, o.c., pp. 64-78.<br />

155<br />

Genesi 3:15.<br />

156<br />

Sapienza 2:24; Apocalisse 12:9.<br />

157<br />

Miqraoth, Gdoloth, Genesi 3:15; cit. da J. Doukhan, o.c., p. 66.<br />

158<br />

Pure commentatori moderni non esitano a interpretare Genesi 3:15 in senso messianico (confr.: BREUER Marc,<br />

Thora commentée, p. 15); cit, idem, nota 102, p. 183.<br />

159<br />

Il Targum è <strong>la</strong> traduzione in aramaico delle Scritture. Questa opera viene scritta dopo l’esilio in Babilonia, tra il<br />

IV secolo a.C. e il V secolo d.C., perché <strong>la</strong> lingua ebraica era caduta in disuso.<br />

92<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Gerusalemme si rifanno entrambi al Messia nel loro commentario del versetto in<br />

questione». 160<br />

Ad eco del<strong>la</strong> Genesi il profeta Isaia canta l’opera del Servitore dell’Eterno: «Erano<br />

le nostre ma<strong>la</strong>ttie ch’egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato; e<br />

noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato. Ma egli è stato trafitto a<br />

motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo del<strong>la</strong> nostra iniquità; il castigo,<br />

per cui abbiamo pace, è stato su lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto<br />

guarigione... Maltrattato, umiliò se stesso, e non aperse <strong>la</strong> bocca... fra quelli del<strong>la</strong> sua<br />

generazione chi rifletté ch’era strappato dal<strong>la</strong> terra dei viventi e colpito a motivo delle<br />

trasgressioni del suo popolo? ... (Egli stesso darà) <strong>la</strong> sua vita in sacrificio per <strong>la</strong><br />

colpa». 161 Nel<strong>la</strong> tradizione giudaica questo personaggio fu identificato con il Messia<br />

senza essere confuso con il popolo d’Israele. Il Talmud di Babilonia riporta una antica<br />

tradizione secondo <strong>la</strong> quale, a proposito di Isaia LIII:4, il Messia doveva essere<br />

chiamato il lebbroso: «I maestri (Rabbanan) hanno detto: il lebbroso del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> di<br />

Rabbi... è il suo nome, poiché è detto: “Ha portato le nostre ma<strong>la</strong>ttie si è caricato delle<br />

nostre sofferenze, e noi l’abbiamo visto come un lebbroso, colpito da Dio e<br />

umiliato”». 162 A commento di questo stesso passo nel Midrash 163 è scritto: «Messia di<br />

nostra giustizia (Meshiah Tsidkenou), benché noi siamo i tuoi avi, tu sei più grande di<br />

noi poiché tu hai portato i peccati dei nostri figli, e grandi oppressioni sono cadute su<br />

te... tu non eri fra i popoli del mondo che derisione e scherno per Israele... <strong>la</strong> tua pelle<br />

si era rattrappita e il tuo corpo era secco come legno, i tuoi occhi erano scavati dal<br />

digiuno e <strong>la</strong> tua forza era dissecata come un coccio; tutto questo è avvenuto a causa<br />

dei peccati dei nostri figli». 164<br />

La figura del Messia sofferente ritorna nel Midrash Rabbah dove gli si dà anche il<br />

titolo di Re: «Il Re Messia... offrirà il suo cuore per implorare delle misericordie per<br />

Israele, piangendo e soffrendo per loro secondo che è scritto in Isaia LIII:5: “È stato<br />

ferito a causa dei nostri peccati”, ecc.; quando gli Israeliti peccano, Egli invoca su<br />

loro <strong>la</strong> misericordia secondo che è scritto: “Per i suoi lividi noi siamo guariti” e<br />

ugualmente: “Egli ha portato i peccati di molti uomini”, è perciò che il Santo<br />

benedetto l’ha così decretato alfine di salvare Israele e di rallegrarsi con loro nel<br />

giorno del<strong>la</strong> resurrezione». 165<br />

«Esiste dunque tutta una letteratura giudaica d’Isaia LIII. Dal Talmud al Targum,<br />

senza dimenticare le numerose Midrashim, è attestata una tradizione ben stabilita<br />

secondo <strong>la</strong> quale il Messia, nettamente distinto da Israele, è un personaggio<br />

determinato. La sua vocazione, prima di tutto redentrice, passa necessariamente<br />

attraverso l’afflizione e <strong>la</strong> morte. È un Messia che “si carica dei peccati” degli altri ...<br />

160 Idem, p. 67.<br />

161 Isaia 53:4,5,7,8,10.<br />

162 Sanhédrin 98b; cit. da idem, p. 68.<br />

163 I Midrash sono una raccolta di scritti in cui i diversi libri del<strong>la</strong> Scrittura sono spiegati secondo le tradizioni<br />

antiche. Come i Talmud, appartengono al<strong>la</strong> legge orale e risalgono allo stesso periodo.<br />

164 Pesiqta Rabbati, Pisqa 37; cit. idem.<br />

165 Berechit Rabbati de Moche Hadarshan, Genesi 24: 67; cit. idem, p. 68.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 93


CAPITOLO II<br />

- un Messia “vittima espiatoria”, “pecora muta”, per riprendere i termini del profeta<br />

Isaia». 166<br />

Per il fatto che i profeti avevano presentato un Messia destinato a soffrire, a morire<br />

e l’altro destinato al<strong>la</strong> gloria e all’eternità dal viso maestoso di re, si è pensato a due<br />

Messia con vocazioni diverse. Ma è «un solo passo del Talmud 167 (che) fa allusione a<br />

questa differenza. Il Messia vi è indicato con le parole di figlio di Giuseppe (quando<br />

rappresenta <strong>la</strong> vittima) e di figlio di Davide (quando rappresenta il re)». 168<br />

Col tempo, riassume J. Doukhan: «La letteratura giudaica nel suo insieme si è<br />

impossessata di questo tema per forgiare tutta una dialettica sul<strong>la</strong> base di una<br />

distinzione tra i due Messia. E più si avanza nel tempo, più <strong>la</strong> differenza si precisa.<br />

Ma, all’origine, i testi tradizionali tenderebbero al contrario a prevenirsi contro una<br />

tale duplicità del Messia». 169 Del resto, «<strong>la</strong> sofferenza e <strong>la</strong> morte non costituiscono il<br />

monopolio del figlio di Giuseppe. Il Talmud par<strong>la</strong> espressamente del<strong>la</strong> morte del<br />

figlio di Davide. 170 È d’altronde significativo che il Messia sofferente, descritto in<br />

Isaia LIII, è identificato come se fosse il Re Messia, 171 vocabolo designante<br />

specificamente il Messia figlio di Davide. 172 In un altro scritto, il Messia figlio di<br />

Giuseppe appare ugualmente sotto i tratti d’un Messia glorioso 173 ... I ministeri dei due<br />

Messia si incontrano dunque e danno sovente l’impressione di essere confusi. È<br />

difficile dissociarli. Essi si rassomigliano troppo. Questa identità ha di già stupito il<br />

Targum, che va fino a rassomigliarli a “due capri gemelli” 174 ». 175 Il pensiero di essere<br />

di fronte a due Messia e non a un personaggio unico è causato dai diversi nomi che gli<br />

si danno, i quali però non indicano più persone, ma rive<strong>la</strong>no differenti aspetti e<br />

funzioni del<strong>la</strong> sua opera. Un significativo discorso riportato nel Talmud<br />

confermerebbe questo pensiero: «Un secondo re Davide, chiamato a regnare in gloria<br />

e eternamente; o il lebbroso stesso chiamato a essere umiliato e caricato delle nostre<br />

sofferenze e delle nostre ma<strong>la</strong>ttie». 176 «Secondo il lessico dei nomi propri biblici e<br />

rabbinici, era normale che una so<strong>la</strong> e medesima persona portasse diversi nomi. 177 E<br />

par<strong>la</strong>re di un figlio di Giuseppe o di un figlio di Davide non significava<br />

necessariamente riferirsi a due Messia diversi. Si aveva in effetti <strong>la</strong> tendenza a<br />

riportare tutto al Messia figlio di Davide, come <strong>la</strong>scia capire un aforisma talmudico:<br />

166<br />

J. Doukhan, idem, p. 69.<br />

167<br />

Confr.: Soukhat 52a. È il solo passo di tutto il Talmud in cui si par<strong>la</strong> di due Messia. Si può dunque pensare che si<br />

tratti di una addizione tardiva contemporanea ai Midrashim e alle apocalissi giudaiche che riflettono <strong>la</strong> polemica<br />

giudeo-cristiana. Cit. idem, nota n. 126.<br />

168<br />

Idem, p. 171.<br />

169<br />

Idem.<br />

170<br />

Sanhédrin 98b; cit. idem.<br />

171<br />

Bereshit Rabbati, Genesi 24:67; cit. idem.<br />

172<br />

Idem, Genesi 19:36.<br />

173<br />

«Efraim (figlio di Giuseppe) 19:36 Messia di nostra giustizia, regna su loro (i popoli del mondo), trattali come ti<br />

sembra bene» Pesiqta Rabbati, Pisqua 37; cit. idem, p. 72.<br />

174<br />

Targum, Cant. 4:5 e 7:3; cit. idem, p. 72.<br />

175 J. Doukhan, idem, pp. 71,72.<br />

176 Sanhédrin 98b; cit. idem, p. 72.<br />

177 Vedere Isaia 9:5,6.<br />

94<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

“Quanto al Messia, che faccia parte dei viventi o dei morti, il suo nome sarà<br />

Davide” 178 ». 179<br />

«Accanto a numerosi passi che ci presentano un Messia umano di carne e di<br />

sangue, <strong>la</strong> Bibbia e <strong>la</strong> tradizione giudaica ci presentano un ventaglio di testi nei quali<br />

il Messia prende <strong>la</strong> figura del Dio eterno... Non è il Messia che è Dio ma più<br />

precisamente è Dio che è il Messia... Il movimento è qui discendente, e non<br />

ascendente. Si tratta di una rive<strong>la</strong>zione di Dio e non di una usurpazione dell’uomo<br />

paragonabile al<strong>la</strong> presunzione di Babele». 180 Era normale che gli Ebrei si aspettassero<br />

un Messia d’origine divina perché è scritto: «Io sono l’Eterno, e fuori di me non v’è<br />

Salvatore». 181 L’esegesi tradizionale giudaica è concorde nell’interpretare il passo di<br />

Geremia XXIII:5,6 con il quale il profeta annunzia il Liberatore, il cui nome sarà<br />

«l’Eterno nostra giustizia», in senso messianico: «Il Messia, ci dice il Talmud, sarà<br />

chiamato col nome di Santo benedetto 182 ... poiché è detto in Geremia XXIII:6: “Ecco<br />

il nome con il quale sarà chiamato: Yahvé nostra giustizia”». 183 «Quale è il nome del<br />

Re Messia? si interroga il Midrash; R. Abba ben Kahana dice: “Yahvé è il suo nome<br />

secondo che è scritto in Geremia XXIII:6: Ecco il nome con il quale lo si chiamerà:<br />

Yahvé nostra giustizia’”». 184 «Il Targum di Jonathan si pone nell’ottica<br />

dell’interpretazione tradizionale e traduce il versetto citato in questo modo: “Ecco i<br />

giorni vengono, dice Yahvé, in cui io susciterò a Davide il Messia di giustizia, egli<br />

regnerà da Re e prospererà ed ecco il nome che gli si darà: giustizia ci sarà fatta nel<br />

nome di Yahvé nei suoi giorni”». 185<br />

Questa identificazione del Messia con Yahvé non si riferisce solo al nome ma<br />

anche al<strong>la</strong> sua eternità. Come il profeta Michea scrive che l’origine del Messia risale<br />

ai «tempi antichi, ai giorni dell’eternità», così, «nello stesso ordine di idee, un buon<br />

numero di passi del Midrash e del Talmud fanno riunire Dio e il Messia nelle loro<br />

anteriorità, essi sono tutti e due “primi”». 186 «Io mi manifesterò il primo, è Dio... e io<br />

vi condurrò “il primo”, è il Messia». 187<br />

Il Targum, spiegando Isaia IX che precisa ancor meglio le caratteristiche divine<br />

del Messia, ci dà questa interpretazione: «Il profeta disse al<strong>la</strong> casa di Davide: “Un<br />

padrone ci è nato, un figlio ci è stato dato; egli prenderà <strong>la</strong> legge su lui per custodir<strong>la</strong>;<br />

il suo nome è stato pronunciato dall’origine: Prodigioso in consiglio, Dio potente,<br />

esistente eternamente, Messia nei giorni del quale abbonderà <strong>la</strong> pace su noi”». 188<br />

178<br />

T. T. Ber 5a; cit. idem, p. 72.<br />

179<br />

Idem, p. 72.<br />

180<br />

Idem, p. 73.<br />

181<br />

Isaia 43:11; Osea 13:4.<br />

182<br />

È il nome di Dio nel<strong>la</strong> letteratura rabbinica. Idem, nota n. 142, p. 186. Vedere Marco 14:61.<br />

183<br />

Baba batra 75b; cit. idem, p 74.<br />

184<br />

Eikah Rab., Pisqa 1, Lamentazioni 1:16. Midr. Mishkei Pq 19, Provvidenza 19-21: Midr. Tehillim, Salmo 21:1,2<br />

ecc.; cit. idem, p. 74.<br />

185<br />

Targum, Geremia 23:5,6; cit. idem, p. 74.<br />

186 J. Doukhan, idem, p. 75.<br />

187 Pesiqta de rab Kahana, Pisqa 28; cit. idem, p. 75.<br />

188 Targum, Isaia 9:5; cit. idem, p. 75.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 95


CAPITOLO II<br />

Il Midrash nelle prime parole del<strong>la</strong> creazione scorge l’ombra del Messia: «Genesi<br />

I:3. E lo Spirito di Dio p<strong>la</strong>nava al di sopra delle acque, è lo Spirito del Re Messia<br />

secondo che è scritto in Isaia LXI: “Lo Spirito dell’Eterno riposa su di lui”». 189<br />

Ciò che oggi sembra inconciliabile per gli Ebrei, il Messia, avrebbe in comune con<br />

Dio <strong>la</strong> vocazione di salvatore, l’eternità, <strong>la</strong> regalità suprema, lo stesso nome di Yahvé,<br />

lo stesso Spirito, pur continuando ad essere il figlio di Davide. Questo è un<br />

insegnamento dato e riconosciuto nel passato e il Midrash propone l’ipotesi<br />

straordinaria di una misteriosa generazione dall’alto: «Il Redentore che io susciterò un<br />

giorno sarà senza padre secondo che è detto: “Ecco un uomo, semenza è il suo nome,<br />

ed egli germinerà con i suoi propri mezzi”; come Isaia ha detto: “Egli si è elevato<br />

davanti a lui come un seme, come un germoglio che esce da una terra secca...” ed è di<br />

lui che <strong>la</strong> Scrittura dice: “Ecco oggi io ti ho generato”». 190<br />

E di fronte a questo problema un altro Midrash, utilizzando <strong>la</strong> stessa immagine,<br />

evocherà un curioso fenomeno d’incarnazione in una forma ancora più suggestiva:<br />

«Salmo LXXXV:12. La verità germoglierà dal<strong>la</strong> terra. R. Yudan disse: “È <strong>la</strong> nostra<br />

salvezza che germoglierà dal<strong>la</strong> terra tramite l’operazione immediata di Dio... E perché<br />

dice che germoglierà e non che nascerà? Perché il suo modo di nascere non sarà<br />

simile a quello delle creature del mondo, ma differirà sotto tutti gli aspetti... Non ci<br />

sarà nessuno che potrà nominare il padre del Messia e ancor meno conoscerlo. Ma ciò<br />

sarà un mistero per i popoli, fino a che egli stesso venga e lo riveli”». 191<br />

«Un Midrash che s’interroga sul<strong>la</strong> personalità di Melchisedec, è indotto anche a<br />

riferirsi al Salmo CX:4 per concludere: “Chi è? È il Re giusto e salvatore, il Re<br />

Messia di cui è scritto in Daniele IX:24, per portare <strong>la</strong> giustizia eterna ... è il Re<br />

Messia di cui si è par<strong>la</strong>to in Zaccaria XI:9: “Ecco che il tuo re viene a te... sopra un<br />

puledro d’asina”.”». 192<br />

L’attesa messianica nel I secolo d.C.<br />

La documentazione storica che gli Evangeli ci offrono indica quanto l’attesa del<br />

Messia fosse sentita in quegli anni.<br />

Il vecchio Simeone ed Anna che servivano nel tempio aspettavano <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione<br />

d’Israele. 193 Questa attesa era motivo di ricerca. Andrea disse a suo fratello Simone<br />

dopo essere stato in contatto con Gesù: «Abbiamo trovato il Messia» e Filippo a<br />

Natanaele: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nel<strong>la</strong> legge, ed i<br />

189 Midrash Rabbah, Paar 2, Genesi 1:2; cit. idem, p. 77.<br />

190 Bereshit Rabbati, Genesi 37:22; cit. idem, p. 77.<br />

191 Tehillim Rabbati (rabbi Mosheh Hadarshan), Salmo 85:12; cit. idem, p. 77.<br />

192 Bereshit Rabbati, Genesi 14:18; cit. idem, pp. 70, 71.<br />

193 Luca 2:25-38.<br />

96<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

profeti». 194 Tutta questa attesa e ricerca esprimeva anche l’atteggiamento del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

sacerdotale e dei responsabili del popolo. Essi attendevano il Messia ed erano<br />

coscienti che i tempi erano maturi e che l’Unto-Capo si doveva manifestare. «I Giudei<br />

mandarono da Gerusalemme dei sacerdoti e dei leviti» per chiedere a Giovanni<br />

Battista: «Tu chi sei? ... Sei tu il profeta? ... Perché dunque battezzi se tu non sei il<br />

Cristo? Il Battista rispose: “Io sono <strong>la</strong> voce d’uno che grida nel deserto: Raddrizzate<br />

<strong>la</strong> via del Signore, come ha detto il profeta Isaia...”» e precisa che è «colui che viene<br />

dietro di me, al quale io non sono degno di sciogliere il <strong>la</strong>ccio dei calzari». 195 Mentre<br />

Giovanni Battista insegnava: «Il Regno dei cieli è vicino», «il popolo (era) in attesa e<br />

si domandava se “non fosse lui il Cristo”». 196<br />

Dopo che Gesù fece un miracolo <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> si chiese: «Non è costui il figlio di<br />

Davide?». 197 In Gerusalemme il popolo diceva di Gesù: «Questi è davvero il profeta»<br />

e altri: «Questi è il Cristo». 198 E poco prima che Gesù entrasse in Gerusalemme<br />

osannato: «Essi (le persone) pensavano che il Regno di Dio stesse per essere<br />

manifestato immediatamente». 199 Giuseppe d’Arimatea aspettava questo Regno. 200 A<br />

Gesù i Giudei chiederanno dopo due anni e mezzo dall’inizio del<strong>la</strong> Sua opera<br />

pubblica: «Se tu sei il Cristo, diccelo apertamente». 201<br />

Dopo <strong>la</strong> metà del I secolo per gli Ebrei il tempo nel quale il Messia si sarebbe<br />

dovuto rive<strong>la</strong>re era scaduto. Non avendo accettato Gesù, aspettavano da un momento<br />

all’altro <strong>la</strong> realizzazione delle profezie. Per accelerare i tempi e costringere il Messia a<br />

manifestarsi si ribel<strong>la</strong>rono all’Impero Romano.<br />

Lo storico romano Svetonio, presentando <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> distruzione di<br />

Gerusalemme, dell’anno 70 d.C., scriveva: «Era divulgato per tutto l’Oriente da molto<br />

tempo prima, e per ferma opinione si teneva che i fati volessero che in quel tempo<br />

quelli che venissero di Giuda, avessero ad esser signori del mondo: il che per quanto<br />

si vide, per gli eletti chiaramente fu predetto dell’Impero Romano». 202<br />

Tacito, al<strong>la</strong> fine del I secolo, dopo aver descritto i fenomeni che si manifestarono<br />

nel tempio poco prima del<strong>la</strong> sua distruzione, par<strong>la</strong>ndo dell’attesa del Liberatore, che<br />

era stata <strong>la</strong> causa prima del<strong>la</strong> resistenza degli Ebrei, diceva: «Dagli antichi libri dei<br />

sacerdoti si predicava proprio che in quel tempo prevarrebbe l’Oriente, e da Giuda<br />

sorgerebbero i possessori del mondo; i quali oracoli Vespasiano e Tito<br />

annunciavano». 203<br />

Queste dichiarazioni degli storici romani risentivano dell’influenza dell’ebreo, ex<br />

fariseo, Giuseppe F<strong>la</strong>vio, testimone ocu<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> distruzione del tempio e del<strong>la</strong> città,<br />

194 Giovanni 1:41,45.<br />

195 Giovanni 1:19,21,25,23 (confr. Isaia 40:3), 27.<br />

196<br />

Matteo 3:2; Luca 3:13.<br />

197<br />

Matteo 12:23.<br />

198<br />

Giovanni 7:40,41.<br />

199<br />

Luca 19:11.<br />

200<br />

Luca 23:51.<br />

201<br />

Giovanni 10:24.<br />

202<br />

Svetonio, Vita dei dodici Cesari - Vespasiano, cap. IV.<br />

203<br />

Tacito, Opere: Storie, libro V:13, vol. IV.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 97


CAPITOLO II<br />

che prima di loro aveva scritto: «Ciò che li aveva soprattutto eccitati (ciò che aveva<br />

sostenuto i ribelli contro Roma), era un oracolo ambiguo, contenuto nelle Sante<br />

Scritture, il quale diceva che, verso questa epoca, un personaggio uscito dal<strong>la</strong> Giudea<br />

si sarebbe impadronito dell’impero e di tutto l’universo. Questo essi lo intesero come<br />

se alludesse a un loro connazionale». 204<br />

Giuseppe, nascondendo lo scandalo e <strong>la</strong> vergogna d’Israele nell’avere rifiutato<br />

l’Unto dell’Eterno, attribuì a Vespasiano imperatore ciò che i profeti avevano<br />

annunciato dell’Unto-Capo, dicendo: «Ciò che ho da dirti da parte di Dio è di una<br />

importanza maggiore del mio imprigionamento. Tu sei annunciato dagli oracoli del<strong>la</strong><br />

religione di Mosè, tu sei il padrone predestinato del<strong>la</strong> terra, del mare e di tutto il<br />

genere umano». 205 E, criticando come i suoi connazionali capirono <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di<br />

Daniele re<strong>la</strong>tiva al Messia, diceva: «Molti sapienti si sbagliarono nel<strong>la</strong> sua<br />

interpretazione, mentre <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> in realtà si riferiva al dominio di Vespasiano<br />

acc<strong>la</strong>mato imperatore in Giudea». 206 Giuseppe fu l’unico giudeo ad attribuire a un<br />

pagano <strong>la</strong> funzione di Messia, <strong>la</strong> cecità dei suoi connazionali non giunse a tanto. Fu<br />

l’attesa di un Messia prettamente politico e terrestre che impedì agli Ebrei di<br />

riconoscere in Gesù il vero Cristo.<br />

Questa attesa di un messia conquistatore di popoli era tale che Erode stesso si<br />

considerava una specie di liberatore e aveva fondato una setta che portava il suo nome<br />

per sostenerlo: gli erodiani.<br />

Michel Nico<strong>la</strong>s ha fatto giustamente notare: «Non si è mai avuto, presso i Giudei,<br />

movimento (politico) che non sia stato provocato da qualche interesse religioso» che<br />

non trovasse <strong>la</strong> sua ispirazione nel testo sacro e anche «Teuda non era certamente un<br />

semplice fazioso politico» e «<strong>la</strong> presa d’armi di Giuda era evidentemente il risultato<br />

di un’opinione religiosa»; visto che «Giuseppe lo dà come l’autore di una nuova<br />

setta». 207 Questi messia si presentarono prima di Gesù. 208 Giuda Gau<strong>la</strong>mita capo degli<br />

zeloti era visto come messia. Menahem, all’inizio del<strong>la</strong> guerra, si mise al<strong>la</strong> testa degli<br />

insorti con il titolo di re di Gerusalemme. Rabbi Akiba indicava nel grande ribelle del<br />

132 d.C., il cui nome fu cambiato in Bar Kokeba, figlio del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong>, «<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> che<br />

deve nascere da Giacobbe». 209<br />

204<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Guerre Giudaiche, libro VI:5.<br />

205<br />

Eusebio, Storia Ecclesiastica, libro II, c. 19.<br />

206<br />

G. F<strong>la</strong>vio, idem, VI:5.<br />

207<br />

NICOLAS Michel, Des doctrines religieuses des Juifs, p. 118; cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c.. t. II, p. 1143.<br />

208<br />

Atti 5:36,37. È anche a loro che si riferiscono le parole di Gesù riportate in Giovanni 10:8.<br />

209<br />

Bar Kokeba fu poi soprannominato Bar Kozeba “figlio del<strong>la</strong> menzogna”.<br />

Gli abati Léman, di origine ebraica, hanno presentato una lunga lista di falsi messia e scrissero: «Nei vostri libri, o<br />

Israeliti, nelle vostre sinagoghe, nelle vostre scuole, si è sempre fatto mistero dei falsi Messia e delle delusioni dei<br />

nostri antenati. Eccone <strong>la</strong> lista, e<strong>la</strong>borata e veritiera: Teuda, in Palestina, nell’anno 24. Simone il Mago, in Palestina,<br />

negli anni 34-37. Menandro, stessa epoca. Dosito, in Palestina, negli anni 50-60. Bar Kokeba, in Palestina, nell’anno<br />

138. Mosè, nell’iso<strong>la</strong> di Creta, nell’anno 434. Giuliano in Palestina, nell’anno 530. Un Siriano, sotto il regno di Leone<br />

l’Isaurico, nell’anno 721. Sereno, in Spagna, nell’anno 724. Un altro, in Francia nell’anno 1137. Un altro, in Persia,<br />

nell’anno seguente, 1138. Un altro, a Cordova, nell’anno 1151. Un altro, dieci anni più tardi, a Fez, nell’anno 1161.<br />

Verso <strong>la</strong> stessa epoca, un altro, in Arabia nel 1167. Poco dopo, un altro, verso l’Eufrate. Un altro, in Persia, nell’anno<br />

1174. David Almusser in Moravia, nell’anno 1176. Un altro, durante <strong>la</strong> vita del R. Sal. Adrath, nell’anno 1280. David<br />

Eldavid, in Persia, nell’anno 1199 o 1200. Ismael-Sophi, in Mesopotamia, nell’anno 1497. Il rabbino Lemlen, in<br />

98<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Gli anni che seguirono <strong>la</strong> vita pubblica di Gesù furono un fiorire di Messia, e fu<br />

l’attesa del liberatore politico <strong>la</strong> causa, come abbiamo visto sopra, del<strong>la</strong> distruzione di<br />

Gerusalemme. Gesù cosciente del<strong>la</strong> sua messianicità mise in guardia <strong>la</strong> Chiesa, nel<br />

suo discorso escatologico, contro il sorgere di questi mil<strong>la</strong>ntatori che avrebbero fatto<br />

opere potenti e segni straordinari. 210<br />

Realizzazione storica dell’«Unto-Capo»<br />

«Il primo ciclo, quello di 7 volte 7 anni, si riferisce al<strong>la</strong> ricostruzione completa<br />

del<strong>la</strong> città; il secondo, quello di 62 settimane d’anni, rappresenta il tempo che passerà<br />

da questa ricostruzione fino all’avvento del Messia; <strong>la</strong> settimana che resta per<br />

completare il numero 70 è l’era messianica stessa». 211<br />

Se sommiamo al 457 a.C. i 483 anni delle 69 (7+62) settimane, giungiamo<br />

nell’estate del 27 d.C. 212<br />

«Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, essendo Ponzio Pi<strong>la</strong>to<br />

governatore del<strong>la</strong> Giudea… <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio fu rivolta a Giovanni (Battista), figlio di<br />

Zaccaria, nel deserto. Ed egli andò per tutta <strong>la</strong> contrada attorno al Giordano,<br />

predicando un battesimo di ravvedimento». 213<br />

Il canonico Vidal scriveva: «Questo quindicesimo anno si deve contare a partire<br />

dal 765 (anno di Roma), data nel<strong>la</strong> quale Augusto fece votare dal Senato e dal popolo<br />

romano dell’impero che Tiberio era suo uguale al<strong>la</strong> testa dell’impero. Tiberio stesso<br />

contava i suoi anni di potere supremo partendo dal 765, così come lo si può vedere<br />

Austria, nell’anno 1500. Un altro, in Spagna, nell’anno 1534. Un altro, nelle Indie Orientali, nell’anno 1615. Un altro,<br />

in O<strong>la</strong>nda, nell’anno 1624. Zabathai Tzevi, in Turchia, nell’anno 1666» LÉMAN, La question du Messie..., pp. 21-24;<br />

cit. J. Fabre d’Envieu, o.c., pp. 1162,1163.<br />

«La Caba<strong>la</strong> annunciava l’arrivo del Messia per lo stesso anno (1666). Apparve nell’ora fissata. Era un giovane di<br />

Smirne, d’una bellezza straordinaria, d’una eloquenza travolgente con tutte le caratteristiche di un ispirato. Secondo<br />

un altro metodo di trascrizione, si nominava Sabtai Zèvi. Tutti i rabbini del<strong>la</strong> Turchia lo riconobbero; dei proseliti<br />

andarono da lui dal<strong>la</strong> Germania, da Amsterdam, da Londra. Il regno d’Israele si stava per realizzare, il regno di Dio<br />

stava per cominciare, ma denunciato come impostore da un rabbino di cui non aveva voluto essere il vicario, e portato<br />

davanti al sultano Mohammed IV, si fece mussulmano, ed ebbe un posto di portachiave dell’harem» Cit. Idem, pp.<br />

1163,1164. Gli abati Léman menzionano, accanto ai nomi di questi Messia, “le sorgenti storiche” da dove si possono<br />

attingere delle informazioni su questi personaggi, e traggono da questo quadro <strong>la</strong> conclusione seguente, molto valida a<br />

fare riflettere i loro connazionali: «Tutto questo, o Israele, è autentico; tutto questo è <strong>storia</strong>, è luce, non una volta, non<br />

dieci volte, ma venticinque volte i nostri antenati sono stati giocati da questo miraggio; per non aver riconosciuto il<br />

Messia là dove era, ci si è ridotti a cercarlo là dove non era» cit. Idem, p. 1164. Lo stesso Napoleone I fu considerato<br />

da molti Ebrei come il Messia.<br />

210<br />

Matteo 24:11,23,24.<br />

211<br />

A. Crampon , o.c., nota.<br />

212<br />

Vedere Grafico n. 1, p. 100.<br />

Per <strong>la</strong> data del battesimo di Gesù vedere: WABNITZ Auguste, Histoire de <strong>la</strong> Vie de Jésus, vol. I, Montauban, p.<br />

189; BENGEL J.A., Schriftmaessige Zeit-Rechnung, Tuebingen 1747, p. 177; PRESSANCE Edmond de, Jésus-Christ, son<br />

temps, sa vie, son œuvre, Paris 1866, p. 301,302; 7 a ed., 1894, p. 311,312.<br />

213<br />

Luca 3:1-3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 99


CAPITOLO II<br />

sulle sue monete». 214 Alcune di queste monete trovate ad Antiochia in Siria, hanno<br />

l’effigie di Tiberio con l’iscrizione “Kaiser Sebastos”. 215<br />

Questa associazione al trono Augusto l’ha voluta nell’ottobre del 765, al suo<br />

ritorno dal<strong>la</strong> guerra in Germania, dove ottenne numerosi successi, due anni prima di<br />

morire, il 19 agosto 767 anno Roma, che corrisponde all’anno 14 d.C.. 216 Quindi il<br />

quindicesimo anno di Tiberio Cesare va dall’ottobre del 26 d.C. all’ottobre del 27<br />

d.C.<br />

In occasione del<strong>la</strong> prima Pasqua che Gesù celebrò a Gerusalemme, primavera del<br />

28 d.C., i Giudei gli chiesero un segno del<strong>la</strong> sua messianicità dopo che Egli aveva<br />

cacciato i commercianti dal tempio. Gesù rispose: «“Disfate questo Tempio e in tre<br />

giorni lo farò risorgere”. Allora i Giudei dissero: “Quarantasei anni è durata <strong>la</strong><br />

fabbrica di questo tempio e tu lo faresti risorgere in tre giorni?”». 217 Scriveva l’abate<br />

Ricciotti: «Poiché si può stabilire con sicurezza che Erode il Grande cominciò il<br />

rifacimento totale del tempio nel 20-19 a.C., se discendiamo per 46 anni da questa<br />

data otteniamo l’anno 27-28 d.C. che sarebbe il primo del<strong>la</strong> vita pubblica di Gesù». 218<br />

Se nell’anno 27 d.C. scadono le 69 settimane o <strong>la</strong> 62 a settimana, in che modo viene<br />

consacrato l’Unto? Nell’evangelo leggiamo: «Ora avvenne che come tutto il popolo si<br />

faceva battezzare, essendo anche Gesù stato battezzato, mentre stava pregando, si aprì<br />

il cielo, e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea a guisa di colomba; e<br />

venne una voce dal cielo: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto”». 219<br />

Col rito dell’unzione nell’Antico Testamento si voleva manifestare che l’Eterno<br />

aveva consacrato quel<strong>la</strong> persona ad una funzione partico<strong>la</strong>re. Il battesimo di<br />

ravvedimento, che Giovanni Battista faceva, preparava il regno messianico. 220 In quel<br />

tempo, sei mesi dall’inizio del<strong>la</strong> sua predicazione, Gesù uscì dal suo lungo anonimato<br />

e chiese il battesimo non perché avesse bisogno d’ottenere il perdono per qualche<br />

100<br />

GRAFICO N. 1<br />

69 settimane = 483 anni 1 settimana<br />

3 anni e mezzo + 3 anni e mezzo<br />

__.___________ _ / / _ ___ ___ _______ __.__.__.__._ † __________.__<br />

a b c d e f g<br />

214 G. Vidal, o.c., p. 140 bis.<br />

215 Vedere SCHAFF Philip, Histoire de l’Eglise chrétienne, New York 1870, vol. I, p. 120.<br />

216 Vedere Grafico n. 2, p. 101. Tacito, Annali (I:3), scrisse: «Tiberio fu assunto da Augusto come collega<br />

dell’impero e consocio del potere tribunizio». Svetonio scrisse (Tiberio 12): «Secondo <strong>la</strong> legge, emanata per mezzo<br />

dei consoli affinché amministrasse insieme con Augusto le province ed esercitasse il censo». Valerio (libro 11, 121)<br />

disse che a Tiberio venne conferito il comando militare. Così dal 765 anno Roma (12 d.C.), Tiberio condivise con<br />

Augusto l’impero, il potere tribuno, quello proconso<strong>la</strong>re nelle province, il comando degli eserciti e il diritto del censo.<br />

217 Giovanni 2:19,20.<br />

218 RICCIOTTI Giuseppe, Vita di Gesù, Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1968, p. 173.<br />

219 Luca 3:21,22.<br />

220 Marco 1:4; Luca 3:3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

457 a.C. 27 d.C. 31 d.C. 34 d.C.<br />

a) L’editto di Artaserse viene promulgato nel 1° giorno del primo mese del suo XX<br />

anno di regno (Esdra 7:9) = marzo 457 a.C. Cinque mesi dopo entra in vigore,<br />

Esdra raggiunge Gerusalemme: luglio 457 a.C.<br />

Dal luglio del 457 a.C. a fine anno:<br />

Dal gennaio del 456 a.C. a fine dicembre dell’1 a.C.:<br />

Dal gennaio dell’1 d.C. a fine dicembre 26 d.C.:<br />

b) Giovanni Battista inizia il suo ministero fine inverno<br />

primavera del 27 d.C. Gesù, suo cugino, era nato sei<br />

mesi dopo di lui (Luca 1:35,26) e possiamo dire che<br />

<strong>la</strong> Sua attività pubblica sia iniziata nello stesso anno,<br />

sei mesi dopo, quindi fine estate inizio autunno del<br />

27 d.C. (Luca 3:1,21-23)<br />

Dall’entrata in vigore dell’editto di Artaserse, luglio 457 a.C. al battesimo<br />

di Gesù ci sono: 69 settimane =<br />

456 anni<br />

26 anni<br />

483 anni<br />

Dal battesimo di Gesù al<strong>la</strong> sua crocifissione ci sono tre anni e mezzo.<br />

c) 1 a Pasqua celebrata da Gesù dopo circa sei mesi dal suo<br />

battesimo: primavera 28 d.C. (Giovanni 2:13)<br />

d) 2 a Pasqua celebrata da Gesù, primavera 29 d.C. (Giovanni5:1)<br />

e) 3 a Pasqua celebrata da Gesù, primavera 30 d.C. (Giovanni 6:4)<br />

f) 4 a Pasqua celebrata da Gesù, primavera 31 d.C. (Giovanni<br />

11:55)<br />

È durante questa 4 a Pasqua, 31 d.C. che Gesù viene crocifisso<br />

dopo 3 anni e 6 mesi dall’inizio del suo ministero<br />

1 anni<br />

1 anno<br />

1 anno<br />

3 anni<br />

6 mesi<br />

8 mesi<br />

2 mesi<br />

6 mesi<br />

6 mesi<br />

g) Fine 70 settimane: 34 d.C.: Israele cessa di essere il popolo di Dio.<br />

Avvenimenti partico<strong>la</strong>ri:<br />

- primo martire: morte di Stefano (Atti 7:59);<br />

- prima persecuzione generale contro <strong>la</strong> Chiesa (Atti 8:1, 3);<br />

- prima dispersione dei credenti (Atti 8:4);<br />

- prima evangelizzazione agli incirconcisi, con prima manifestazione dello<br />

Spirito Santo sui pagani e primi battesimi di credenti senza essere stati<br />

circoncisi (Atti 10);<br />

- prima costituzione del<strong>la</strong> Chiesa al di fuori del<strong>la</strong> Palestina in territorio<br />

pagano, Antiochia (Atti 11:19 e seg.);<br />

- prima volta che i credenti vengono chiamati cristiani (Atti 11:26).<br />

Anno Roma<br />

Anno Tiberio<br />

Cesare 221<br />

Era<br />

cristiana 222<br />

GRAFICO N. 2<br />

Età di Gesù<br />

221 Ogni anno di regno di Tiberio Cesare va dall’ottobre all’ottobre.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 101


CAPITOLO II<br />

102<br />

749<br />

750<br />

751<br />

752<br />

753<br />

754<br />

755<br />

765<br />

766<br />

767<br />

777<br />

778<br />

779<br />

780<br />

781<br />

782<br />

783<br />

784<br />

785<br />

786<br />

787<br />

1<br />

2<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15<br />

5 a.C.<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1 a.C.<br />

1 d.C.<br />

2<br />

12<br />

13<br />

14<br />

24<br />

25<br />

26<br />

27<br />

28<br />

29<br />

30<br />

31†<br />

32<br />

33<br />

34<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

16<br />

17<br />

18<br />

28<br />

29<br />

30<br />

31<br />

32<br />

33<br />

34<br />

Autunno 5 a.C. nascita di Gesù<br />

Primavera 750 anno Roma, morte di Erode<br />

Ottobre 765, Tiberio viene associato al trono<br />

dal padre Augusto<br />

19 Agosto 767 anno Roma. Morte di<br />

Augusto<br />

XV anno di Tiberio Cesare: ottobre 26-<br />

ottobre 27; estate-autunno 27 d.C., battesimo<br />

di Gesù<br />

Primavera 31 d.C., morte di Gesù, aveva 34<br />

anni<br />

34 d.C. Primo martirio: morte di Stefano.<br />

Prima persecuzione e prima dispersione del<strong>la</strong><br />

Chiesa. Prima evangelizzazione ai pagani.<br />

Prima discesa dello Spirito Santo sui gentili.<br />

Primi battesimi degli incirconcisi. Prima<br />

Chiesa tra <strong>la</strong> gentilità. Per <strong>la</strong> prima volta i<br />

222 È riconosciuto universalmente che il monaco scita Dionigi il Piccolo († 556 d.C.) ha commesso un errore quando<br />

fissò <strong>la</strong> nascita di Gesù il 25 dicembre del 753 anno di Roma chiamando quindi l’anno 1 d.C. il 754 anno di Roma. Per<br />

non correggere tutti gli scritti fino al IX secolo (data del<strong>la</strong> scoperta dell’errore cronologico) si è <strong>la</strong>sciato<br />

convenzionalmente l’anno 1 come inizio dell’èra cristiana.<br />

Erode il grande, che ordinò <strong>la</strong> strage degli innocenti (Matteo 2:12-18), morì nei primi quindici giorni del mese di<br />

Nisan, fine marzo inizio aprile del 750 a.Roma. Considerando che:<br />

- Gesù, quale primogenito, doveva essere stato presentato al Tempio non prima di 40 giorni dal<strong>la</strong> sua nascita,<br />

secondo <strong>la</strong> legge levitica (Levitico 12:1-4);<br />

- Erode morì qualche tempo dopo <strong>la</strong> strage degli innocenti;<br />

- quando Gesù nacque i pastori erano sulle colline di Betlemme a vegliare i loro greggi, cosa che non facevano nei<br />

mesi invernali (a Gerusalemme in dicembre c’è anche <strong>la</strong> neve):<br />

possiamo fissare <strong>la</strong> nascita di Gesù nell’autunno del 5 a.C.<br />

Gesù compì il suo trentesimo anno d’età nell’autunno del 26 d.C. che corrisponde all’inizio del XV anno di regno<br />

di Tiberio Cesare. Affinché un ebreo potesse compiere una funzione pubblica doveva aver compiuto il 30° anno di età.<br />

«Gli antichi consideravano il trentesimo anno come il punto culminante, l’acme del<strong>la</strong> vita umana dal punto di<br />

vista fisico e intellettuale (vedere Senofonte, Memorabili I; Dionigi d’Alicarnasso, Antichità Romane, 4,6)» GODET<br />

Frédéric, Commentaire sur l’Evangile de S. Luc, t. I, 4 a ed., Neuchâtel 1969, p. 270.<br />

Durante il XV anno di Tiberio Cesare, Giovanni Battista inizia <strong>la</strong> sua opera di preparazione e prima del<strong>la</strong> fine<br />

dell’anno, nell’estate-autunno del 27 d.C. Gesù si fa battezzare da lui, non avendo ancora compiuto il 31° anno di età;<br />

Luca dice, «aveva circa 30 anni» (3:23). Questa «espressione... è ricercatamente e<strong>la</strong>stica, a causa del suo avverbio<br />

circa. Presso di noi oggi si potrebbe applicare anche con una differenza di due unità in più o in meno... Presso i Giudei<br />

antichi questa e<strong>la</strong>sticità non solo non poteva mancare ma vi sono vari indizi per ritenere che fosse anche maggiore... il<br />

numero base poteva essere accresciuto anche di tre o quattro unità» G. Ricciotti, o.c., p. 173.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

fedeli sono chiamati cristiani.<br />

peccato, 223 ma per esprimere <strong>la</strong> sua volontà di riconfermare col Padre quell’unione<br />

che lo avrebbe reso capace di realizzare il suo compito di salvatore dell’umanità. 224<br />

Per questo necessitava che <strong>la</strong> Sua unione con Dio fosse completa. Nel momento in<br />

cui si consacrava per compiere <strong>la</strong> sua opera, iniziava per lui <strong>la</strong> fase dolorosa del<strong>la</strong> sua<br />

vita. L’opera del suo ministero «è l’inizio del<strong>la</strong> sua autoproc<strong>la</strong>mazione come<br />

Mediatore tra Dio e gli uomini». 225<br />

Con il battesimo Gesù domanda a Giovanni che questa sua consacrazione interiore<br />

sia una testimonianza universale. Gesù, pur non avendo peccato, con il battesimo<br />

esprime <strong>la</strong> sua solidarietà con il popolo, con l’umanità caduta, confessa il peccato non<br />

come colui che l’ha commesso, ma come colui che prende <strong>la</strong> risoluzione di portarne<br />

le conseguenze per vincerlo e sradicarlo dal cuore dell’uomo. È per questo che,<br />

quando il Battista rivede Gesù sulle rive del Giordano, dice di lui: «Ecco l’Agnello di<br />

223 Per gli Ebioniti (Giudei <strong>diventa</strong>ti cristiani) che facevano voto di povertà e vivevano in una forma umile e<br />

semplice, Gesù aveva peccato fino al momento del battesimo, ma da quel momento Dio è entrato in Lui e <strong>la</strong> divinità si<br />

unì all’umanità. Questo ragionamento, del resto insostenibile biblicamente, era il frutto di un errore di fondo che non<br />

voleva ammettere <strong>la</strong> totale divinità del Cristo, cioè Dio che a Natale si presenta come uomo. Per gli Adozionisti Gesù<br />

è stato un uomo come gli altri e al momento del battesimo viene adottato dal Padre. Mani, (III secolo), che dà origine<br />

al<strong>la</strong> dottrina manichea, ragionava come i precedenti, pensava che Gesù avesse peccato fino al momento del battesimo.<br />

Ma Gesù per il Nuovo e l’Antico Testamento è l’Agnello di Dio senza macchia e difetto alcuno.<br />

224 Di fronte al rifiuto di Giovanni: «Sono io che ho bisogno d’esser battezzato da te, e tu vieni a me?», Gesù rispose:<br />

«Liberami ora (traduzione letterale: Matteo 3:14,15) poiché conviene che compiamo ogni giustizia». Generalmente si<br />

traduce questa risposta di Gesù con le parole «Lascia fare per ora». Ma l’espressione usata da Gesù è “afes arti” che<br />

viene dal verbo “afiemi” e significa: <strong>la</strong>sciare andare, liberare. Era il termine tecnico che veniva usato in occasione<br />

dell’anno sabbatico (ogni sette anni) e in occasione del giubileo (ogni 49 anni) con il quale si annul<strong>la</strong>vano i debiti, si<br />

rendeva <strong>la</strong> libertà agli schiavi, si restituivano le proprietà agli originari possessori. Principio questo che permetteva <strong>la</strong><br />

continuità del commercio, limitava il <strong>la</strong>tifondismo e il pauperismo. Sistema meraviglioso che voleva arginare <strong>la</strong> sete di<br />

possesso dell’uomo e ricordargli che era un amministratore dei beni di questo mondo e il suo prossimo un fine e non<br />

un mezzo. Questo principio, purtroppo, anche in Israele non fu mai applicato interamente.<br />

Da che cosa Gesù doveva essere liberato dal momento che l’evangelista constata: «Allora Giovanni lo liberò»?<br />

Generalmente viene tradotto: «e lo <strong>la</strong>sciò fare», versione Luzzi. Lo liberò non dal peccato perché Gesù non commise<br />

peccato (Giovanni 8:46; 14:30; Luca 23:47), ma è venuto nel<strong>la</strong> carne simile a quel<strong>la</strong> di peccato (Giovanni 1:14). «La<br />

paro<strong>la</strong> carne, che non bisogna confondere con corpo, è scelta specificatamente per indicare, sempre nel<strong>la</strong> Scrittura, <strong>la</strong><br />

natura umana, l’uomo. La natura umana con l’idea ... di debolezza, d’infermità, di sofferenza e di mortalità che sono <strong>la</strong><br />

conseguenza del peccato» L. Bonnet, o.c., t. II, Evangile de S. Jean, t. II, pp. 49,50; Romani 8:3. Gesù sentiva<br />

pienamente il peso del<strong>la</strong> natura degenerata e ne chiedeva <strong>la</strong> liberazione. «Cristo non ha preso una carne di peccato, ma<br />

una carne simile al peccato - <strong>la</strong> carne non è stata in lui un principio di concupiscenza, ma so<strong>la</strong>mente un principio di<br />

infermità» LIBERTON Jules, Les origines du dogme de <strong>la</strong> Trinité, 5 a ed., pp. 377,378. Cristo, il secondo Adamo, si<br />

trovava svantaggiato nei confronti del primo per il fatto che ereditava nel Suo corpo una debolezza fisica e morale<br />

causata da millenni di peccato (Romani 5:14) ed era assoggettato al<strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> ereditarietà. La differenza tra noi e<br />

lui è che il peccato commesso da Adamo ha dato origine in noi a una ma<strong>la</strong>ttia che prima o poi si manifesta come<br />

personale peccato del<strong>la</strong> nostra volontà. Gesù, quale secondo Adamo (Romani 5:12 e seg.), pur venuto nel<strong>la</strong> fragilità<br />

del<strong>la</strong> nostra carne, non aveva una natura propensa al male pur avendo bisogno per <strong>la</strong> sua protezione e crescita il<br />

soccorso dello Spirito, come avvenne fin dal<strong>la</strong> sua incarnazione (Luca 1:35). In noi <strong>la</strong> tentazione scaturisce dal nostro<br />

interno, dal<strong>la</strong> nostra concupiscenza (Giacomo 1:14), mentre Gesù era sollecitato dal peccato dall’esterno, da una<br />

realtà al di fuori di lui, come fu per Adamo quando fu sedotto. Gli evangeli elencando <strong>la</strong> genealogia di Gesù (Luca<br />

3:23-38; Matteo 1:1-17) ci presentano tra i suoi avi nomi di peccatori e di peccatrici. Una tale eredità doveva pesare<br />

molto sul<strong>la</strong> coscienza del Messia e quindi questo “afes arti” potrebbe corrispondere al bisogno che Egli sentiva<br />

dell’aiuto del Padre per potere realizzare tutta <strong>la</strong> giustizia di Dio nel<strong>la</strong> Sua persona, essendo continuamente presente il<br />

pericolo di cadere nel<strong>la</strong> ribellione dell’avversario.<br />

225 JÜNGEL Eberhard, Il battesimo nel pensiero di Karl Barth, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1971, p. 22.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 103


CAPITOLO II<br />

Dio che toglie i peccati del mondo». 226 Gesù solidarizza col nostro peccato, ne porta<br />

le conseguenze e muore; il credente con <strong>la</strong> sua conversione, solidarizza con lui nel<strong>la</strong><br />

sua vittoria e con il battesimo testimonia di risuscitare a una nuova vita.<br />

Il Padre accetta <strong>la</strong> sua consacrazione, il suo impegno in favore dell’uomo, ed egli<br />

stesso a sua volta lo consacra, lo unge. Lo Spirito Santo scende su di lui in forma<br />

corporea, a guisa di colomba, immagine del<strong>la</strong> dolcezza, del<strong>la</strong> purezza, del<strong>la</strong> semplicità<br />

e gli dichiara: «Tu sei il mio diletto Figlio». 227<br />

Nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele «l’angelo non dice: “Fino all’unto che nasce” neppure:<br />

“Fino all’unto che viene soppresso”, ma precisa: “Fino all’unto capo”, cioè fino al<strong>la</strong><br />

manifestazione di colui che viene consacrato Messia (unto). La nascita del Cristo si è<br />

compiuta nell’oscurità e nel<strong>la</strong> povertà; <strong>la</strong> sua infanzia e <strong>la</strong> sua adolescenza si sono<br />

svolte nell’ombra; <strong>la</strong> sua morte è avvenuta nell’umiliazione e nell’abbandono. Ma è al<br />

momento del suo battesimo, all’inizio del<strong>la</strong> sua vita pubblica che Gesù viene unto e<br />

appare come “capo”». 228<br />

Questa unzione fatta dal Padre direttamente col suo Spirito Santo «lo ha costituito<br />

re teocratico, dominatore d’Israele, capo e padrone delle nazioni». 229 Le parole<br />

dell’angelo al tempo dell’annunciazione al<strong>la</strong> Vergine riprendono quelle dette a<br />

Daniele: «Questi sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e il Signore Iddio<br />

gli darà il trono di Davide suo padre, ... e il suo regno non avrà mai fine». 230<br />

Gesù consacrato Messia dal Padre è l’Unto per eccellenza, realizza <strong>la</strong> speranza<br />

d’Israele. L’angelo, nello spiegare <strong>la</strong> visione a Daniele, «impiegando <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid<br />

(capo) al posto del sostantivo melek (re) ha voluto indicare che l’Unto non sarebbe<br />

stato semplicemente un re simile a quelli delle nazioni, ma un Unto <strong>la</strong> cui regalità<br />

politica sarebbe stata diversa da quel<strong>la</strong> di coloro che si occupavano degli interessi di<br />

ordine secondario. Gabriele mostra con <strong>la</strong> scelta di questa paro<strong>la</strong> <strong>la</strong> missione<br />

dell’Unto che doveva essere contemporaneamente “capo, conduttore, re, sacerdote ed<br />

evangelista”». 231 Ed ecco perché il Messia, l’Unto, si presenta al popolo con le parole<br />

del profeta Isaia: «“Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha unto per<br />

evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandire liberazione ai prigionieri, ed ai ciechi<br />

ricupero del<strong>la</strong> vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l’anno accettevole<br />

del Signore”; poi, restituendo il rotolo che gli era stato consegnato nel<strong>la</strong> sinagoga di<br />

Nazaret, dice: “Oggi si è adempiuta questa scrittura, e voi <strong>la</strong> udite”». 232 Gesù è il<br />

Messia annunciato da Dio nel<strong>la</strong> promessa fatta in Eden. Si presenta al popolo<br />

d’Israele con il linguaggio dell’anno giubi<strong>la</strong>re, anno di liberazione in cui si<br />

proc<strong>la</strong>mava «l’affrancamento del paese per tutti i suoi abitanti». 233<br />

226 Giovanni 1:29.<br />

227 Marco 1:11; Luca 3:22; Matteo 3:17. Ogni volta che Gesù si riconsacra in vista del<strong>la</strong> redenzione, il Padre gli<br />

manifesta <strong>la</strong> sua approvazione (Luca 9:35; Giovanni 12:28).<br />

228 G. Vidal, o.c., pp. 182,183.<br />

229<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1125.<br />

230<br />

Luca 1:33.<br />

231<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1127.<br />

232<br />

Luca 4:18,19; confr. Isaia 61:1 e seg.<br />

233<br />

Levitico 25:10; Giovanni 8:31,32.<br />

104<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Gesù si presenta con il linguaggio dell’anno giubi<strong>la</strong>re proprio perché le settanta<br />

settimane lo richiedevano, essendo dieci periodi di anni sabbatici come prescriveva<br />

Levitico XXV:1-17. W. Shea scrive: «Questo rapporto - tra le 70 settimane e gli anni<br />

sabbatici - era già stato rilevato dagli Esseni di Qumran, nel primo secolo a.C., che<br />

interpretavano le settanta settimane di Daniele come dieci giubilei. Ma, poiché i<br />

giubilei si contano so<strong>la</strong>mente in anni, ciò significa che applicavano il principio giorno<br />

anno anche se per loro <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sabû’a significava so<strong>la</strong>mente settimana. Questo<br />

rapporto tra il giubileo e l’anno sabbatico nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> delle settanta settimane, si<br />

trova ugualmente confermato dal fatto che gli avvenimenti che si realizzano passano<br />

attraverso gli anni sabbatici del periodo post-esilico. Gli anni 457 a.C., 27 d.C. e 34<br />

d.C. furono degli anni sabbatici». 234<br />

Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando<br />

l’evangelo di Dio e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino,<br />

ravvedetevi e credete all’evangelo». 235 L’apostolo Pietro, nel 34 d.C., riassunse il<br />

ministero di Cristo Gesù a Cornelio richiamandosi ai fatti che ancora erano ben<br />

conosciuti: «Voi sapete quello che è avvenuto per tutta <strong>la</strong> Giudea, cominciando dal<strong>la</strong><br />

Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni: vale a dire, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Gesù di<br />

Nazaret; come Iddio l’ha unto di Spirito Santo e di potenza; e come egli è andato<br />

attorno facendo il bene, e guarendo tutti coloro che erano sotto il dominio del diavolo,<br />

perché Iddio era con lui. E questa è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> che egli (Dio) ha diretto ai figli<br />

d’Israele, annunciando pace per mezzo di Gesù Cristo. Esso è il Signore di tutti». 236<br />

Gesù stesso rivendica <strong>la</strong> Sua posizione di re davanti a Pi<strong>la</strong>to e come tale viene<br />

crocifisso, portando sul<strong>la</strong> croce, al di sopra del suo capo, <strong>la</strong> scritta: «Questo è Gesù, il<br />

re dei Giudei» 237 e così era anche stato dichiarato alcuni giorni prima: «Osanna al<br />

Figlio di Davide», quando entrò in Gerusalemme. 238<br />

Gesù è re, anche se il suo regno non è di questo mondo, non secondo <strong>la</strong><br />

concezione degli uomini. Come tale entra in Gerusalemme, <strong>la</strong>scia che <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> lo<br />

acc<strong>la</strong>mi e che stenda a terra i propri mantelli al suo passaggio. Entra nel<strong>la</strong> Sion<br />

cavalcando una mu<strong>la</strong>. Gesù è re, ma non secondo l’uso degli Assiri e degli Egiziani<br />

con un seguito di carri e cavalli, che poi magari finiscono inabissati nel Mar Rosso. Il<br />

234 W. H. Shea, Études..., p. 89. Vedere WACHOLDER Ben Zion, The Calendar of Sabbatical Cycles During the<br />

Second Temple and the Early Rabbinic Period, in Ebrew Unione College Annual, n. 44, 1973, pp. 153-196.<br />

Degli studiosi fondamentalisti - NEWMAN Robert Chapman, Daniel’s and the Latter Days, Chicago 1965, p. 145;<br />

HOEHNER H.W., Chronological Aspects of the Life of Christ, parte VI: Daniel’s Seventy Weeks and New Testament<br />

Chronology, in Biblical Studium, n. 132, 1975, pp. 62-64 - hanno voluto applicare il ciclo sabbatico alle 70 settimane<br />

facendole iniziare dal 452 al 445, 444 a.C. Ma questi non sono anni sabbatici. Per contro gli anni 457 a.C., editto di<br />

Artaserse; 408 a.C., Gerusalemme ricostruita; sì, come lo sono pure il 27 d.C., anno del battesimo di Gesù e il 34 d.C.<br />

fine delle 70 settimane e apertura del<strong>la</strong> Chiesa ai gentili.<br />

235 Marco 1:14,15. Con le parole «il tempo è compiuto» Gesù indica che il periodo profetico annunciato dall’angelo<br />

a Daniele si è realizzato, è scaduto. L’espressione «il Regno di Dio è vicino» indica che il regno del<strong>la</strong> grazia, del<strong>la</strong><br />

misericordia di Dio, che già esisteva, sta per essere dimostrato. È al suo ritorno che si realizzerà il regno di Dio nel<strong>la</strong><br />

sua gloria. Entrambi i regni si fondono sul<strong>la</strong> veridicità del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

236 Atti 10:37,38,36.<br />

237 Matteo 27:37; Marco 15:26; Luca 23:38. Vedere Giovanni 18:37; Matteo 27:11.<br />

238 Matteo 21:9.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 105


CAPITOLO II<br />

suo regno è un regno di pace e non di guerra, e sarà al suo ritorno in gloria che<br />

cavalcherà un cavallo bianco per giudicare le nazioni e per vincerle. 239<br />

In Betania, nel<strong>la</strong> casa di Simone, Gesù viene unto. 240 I re venivano unti con olio di<br />

nardo puro e l’ambiente si saturava del suo profumo. Trecento giornate di <strong>la</strong>voro era<br />

il valore di quanto viene sparso sui suoi piedi e sul suo capo. La sua regalità va oltre<br />

<strong>la</strong> realtà di questo mondo. Gesù viene unto da una donna, da una persona che è<br />

considerata tra le minime di questo mondo. A loro non era lecito fare servizio ai<br />

rabbini, questa era una prerogativa degli uomini. Gesù è il buon pastore e come tale è<br />

il re degli umili, dei mansueti, dei poveri, dei diseredati. La sua regalità è una regalità<br />

di servizio e di buone novelle, per questo motivo viene unto anche ai piedi. 241<br />

Testimone di quanto gli viene fatto è Lazzaro, il morto tornato al<strong>la</strong> vita. La sua<br />

presenza indica che <strong>la</strong> signoria del Cristo va oltre i confini del nostro tempo e spazio,<br />

trionfa sul<strong>la</strong> morte ed è legata all’eternità. Ma il mondo non ha voglia di<br />

comprenderlo, non è pronto a riceverlo, <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> strada che va da Gerico a<br />

Gerusalemme non vuole che Gesù sia importunato da un cieco e che abbia pietà di<br />

lui, 242 non c’è tempo per l’amore e <strong>la</strong> solidarietà. Il popolo vuole che egli sia re, che<br />

cambi le strutture di questo mondo, che a dominare non siano più i Romani, ma i<br />

Giudei. E siccome «essi pensavano che il regno di Dio stesse per essere manifestato<br />

immediatamente», Gesù presenta <strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> di un nobile che si deve assentare per<br />

ricevere l’investitura del suo regno. I suoi concittadini lo odiano, per questo dà ai suoi<br />

servi dei denari con <strong>la</strong> sua effigie. Sebbene il paese gli sia ostile e dominato da uno<br />

spirito diverso dal suo, i suoi servitori devono far fruttare i suoi soldi, senza imporre<br />

con <strong>la</strong> forza il loro valore regale, il loro potere d’acquisto. Sarà al suo ritorno che i<br />

suoi nemici periranno. 243<br />

Poiché il Suo regno non è di questo mondo, egli lo vuole conquistare con armi<br />

diverse, tradendo le aspettative degli apostoli ed essi, a loro volta, tradiscono lui<br />

perché non vedono più in lui il loro re. Il regno che il Messia propone non<br />

corrisponde a quello del<strong>la</strong> loro idea che vuole <strong>la</strong> conquista del potere mediante <strong>la</strong><br />

rivoluzione armata. Se Gesù avesse conquistato il mondo al<strong>la</strong> maniera degli apostoli,<br />

il regno sarebbe stato sì nelle sue mani, ma gli uomini in quelle dell’avversario.<br />

Ma quando Pietro «avrà capito» allora dirà di lui al<strong>la</strong> Pentecoste, dopo aver<br />

dimostrato che in Gesù le promesse fatte ai padri vengono realizzate: «Sappia dunque<br />

sicuramente tutta <strong>la</strong> casa d’Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che<br />

voi avete crocifisso». 244 Davanti a Gesù cui è stata data «ogni potestà... in cielo e sul<strong>la</strong><br />

terra... si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sul<strong>la</strong> terra e sotto <strong>la</strong> terra, e ogni lingua<br />

confessi che Gesù Cristo è il Signore, al<strong>la</strong> gloria di Dio». 245<br />

239 Apocalisse 19:11 e seg.<br />

240 Matteo 26:6 e seg. e paralleli<br />

241<br />

Isaia 52:7.<br />

242<br />

Matteo 20:20-34.<br />

243<br />

Luca 19:11 e seg.<br />

244<br />

Atti 2:36.<br />

245<br />

Matteo 28:18; Filippesi 2:10,11.<br />

106<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Egli «in una settimana confermerà una alleanza con molti» 246<br />

IL CARDINE DELLA STORIA<br />

La traduzione di questo testo è più il risultato dell’interpretazione che si vuole dare<br />

al testo che <strong>la</strong> sua reale traduzione. Molti studiosi contemporanei non vogliono<br />

riconoscere che il soggetto di quanto l’angelo dice a Daniele sia sempre il Messia-<br />

Capo, come lo ha presentato con questi due termini nel versetto 25, presentato poi al<br />

versetto 26 solo con l’espressione Messia e successivamente solo con il titolo di Capo<br />

e nel nostro testo, versetto 27, <strong>la</strong>sciando il soggetto sottinteso, perché evidentemente<br />

conosciuto. Questo soggetto sottinteso, gli studiosi moderni, anziché riferirlo al<br />

personaggio principale dell’intero brano, al Messia, 247 come richiederebbe <strong>la</strong> sintassi<br />

e le regole grammaticali, viene identificato con <strong>la</strong> figura al<strong>la</strong> quale sia datta il testo, ad<br />

Antioco Epifane, con il quale fanno alleanza gli Israeliti apostati; o all’anticristo<br />

finale del quale si immagina che farà un patto ingannevole. 248<br />

Osservando il testo, si vede che nel versetto 25 si ha <strong>la</strong> presentazione del Messia-<br />

Capo, nel versetto 26 si ha <strong>la</strong> descrizione di ciò che il Messia subirà dopo le 62<br />

settimane, mentre nel versetto 27 si ha l’esposizione di quanto il Messia compirà nel<strong>la</strong><br />

prima parte dell’ultima settimana. 249 Riteniamo che i soggetti Antioco e anticristo<br />

finale, riteniamo che siano il risultato del<strong>la</strong> fantasia dei traduttori. Per <strong>la</strong> loro<br />

traduzione non hanno neppure un riscontro nel versetto 26. Il “distruttore”, che<br />

sarebbe anche colui che stipu<strong>la</strong> l’alleanza, viene indicato solo nel<strong>la</strong> secondo parte del<br />

versetto 27.<br />

246 Daniele 9:27.<br />

247 «Questo paragrafo si deve rapportare al Messia in ragione delle osservazioni seguenti:<br />

- <strong>la</strong> presenza del tema delle settimane, paro<strong>la</strong> chiave che si rial<strong>la</strong>ccia al Messia;<br />

- obbedisce al principio di composizione delle rime alternate: Messia - Gerusalemme / Messia - Gerusalemme /<br />

Messia Gerusalemme (vedere p. 69 e nota n. 289, p. 114);<br />

- infine <strong>la</strong> nozione di alleanza (Brith) e di cessazione delle offerte (Yashbit) che riprende <strong>la</strong> nozione espressa<br />

attraverso il verbo ykaret del paragrafo messianico precedente (dopo le 62 settimane sarà abbattuto il Messia e<br />

nessuno sarà al suo fianco - nessuno per assisterlo), cosa che costituisce un indizio in più secondo il quale<br />

“consoliderà una alleanza con un grande numero in una settimana, e nel mezzo del<strong>la</strong> settimana, farà cessare<br />

sacrificio e offerte” si situa sullo stesso piano di “dopo le 62 settimane sarà abbattuto il Messia e nessuno sarà al<br />

suo fianco” e lo prolunga. La paro<strong>la</strong> krt (rompere) è in effetti una allusione sia all’alleanza (krt è precisamente <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> tecnica che esprime il processo di alleanza; confr. Esodo 24:8; 34:27; Giosué 9:15; Osea 2:20; Geremia<br />

34:13; ecc.) e a una cessazione. La paro<strong>la</strong> ykaret contiene di già in “dopo le 62 settimane sarà abbattuto il Messia<br />

e nessuno sarà al suo fianco” i due significati teologici del<strong>la</strong> morte del Messia, che noi troviamo esplicitato in<br />

“consoliderà una alleanza con un grande numero (in) una settimana, e nel mezzo del<strong>la</strong> settimana, farà cessare<br />

sacrificio e offerte”, cioè l’alleanza mediante il suo sacrificio, e di conseguenza <strong>la</strong> fine dei sacrifici» J. Doukhan,<br />

Boire..., p. 188, nota 205a; Les soixante-dix semaines ..., p. 129, nota 3.<br />

248 Vedere Appendice n. 4. «Il soggetto è certamente sottinteso. Si può pensare, secondo le applicazioni diverse dei<br />

versetti precedenti, a Antioco Epifane con il quale fanno alleanza gli israeliti apostati, o anche al Messia che durante <strong>la</strong><br />

settimana stabilisce <strong>la</strong> nuova alleanza. Ma forse <strong>la</strong> cosa più naturale è pensare all’Eterno stesso che presiede all’opera<br />

messianica» La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 312.<br />

249 I versetti 26 e 27 sono paralleli: entrambi presentano l’opera del Messia e ciò che subirà <strong>la</strong> santa città come<br />

conseguenza del rigetto del Cristo. Vedere p. 69 e nota n. 289, p. 114.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 107


CAPITOLO II<br />

Giovanni Diodati nel 1641 presentava il soggetto sottinteso con «Esso» 250 e<br />

commentava: «Cristo, apparito e conversando nel mondo, ... rinnoverà per l’Evangelo<br />

ai fedeli d’in fra i Giudei il patto del<strong>la</strong> grazia fatto coi padri: e lo ratificherà per nuovi<br />

sacramenti». 251 «Ei», traduce monsignore Antonio Martini nel secolo scorso, e<br />

spiega in nota: «Questi sacrifici essendo stati aboliti con <strong>la</strong> morte di Gesù Cristo, ne<br />

segue che <strong>la</strong> morte di lui cade in mezzo all’ultima settimana d’anni, cioè tre anni e<br />

mezzo dopo ch’egli ebbe cominciato a predicare in pubblico; il che si accorda<br />

pienamente col<strong>la</strong> cronologia, poiché Gesù Cristo insegnò, infatti, durante codesto<br />

periodo di tempo». 252<br />

Commenta l’abate Th. Mémain: «Il terzo periodo (delle 70 settimane) non dura<br />

che una settimana, ma è l’ultima e <strong>la</strong> più importante di tutte; essa comprende i sette<br />

anni 253 di grazia, specialmente accordati ai Giudei dal<strong>la</strong> prima predicazione del<br />

Salvatore fino al<strong>la</strong> conversione del centurione Cornelio. È in effetti in questa ultima<br />

data che gli apostoli vedono cessare per loro il comandamento di rivolgersi<br />

unicamente agli Ebrei, e che essi cominciano, per contro, a predicare l’Evangelo di<br />

preferenza alle nazioni pagane». 254<br />

«L’angelo Gabriele riprende qui in dettaglio l’ultima settimana che l’esposizione<br />

delle conseguenze del<strong>la</strong> morte del Messia gli aveva fatto interrompere». 255<br />

«Ciò che è nuovo in questa <strong>profezia</strong>, non è né l’idea del<strong>la</strong> nuova alleanza, né<br />

quel<strong>la</strong> del Messia che muore, dipinto di già nel libro in Isaia LIII; ma è unicamente<br />

<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione stabilita tra questi due fatti». 256<br />

Di quale alleanza si tratta? «La paro<strong>la</strong> berit (patto) ha qui un senso religioso. Si<br />

tratta, in effetti, d’una alleanza che procurerà i beni annunciati al versetto 24...<br />

L’angelo presenterebbe l’alleanza messianica come facente corpo unico con<br />

250 Come ha fatto <strong>la</strong> Sisto Clementina.<br />

251 DIODATI Giovanni, La Sacra Bibbia, tradotta in lingua italiana e commentata da Giovanni Diodati, di nazione<br />

lucchese, seconda edizione, migliorata e accresciuta, ed. Pietro Chovët, 1641, p. 774.<br />

252 Mons. Antonio Martini, o.c., col. 418.<br />

253 Ricordiamo che 7 giorni significa 7 anni. Anche il Talmud spiega: «Una settimana in Daniele 9 significa una<br />

settimana d’anni», Yoma 54a, e il Midrash Rabbah, spiegando questa espressione di Daniele dice: «Una settimana<br />

rappresenta un periodo di 7 anni» Midrash Rabbah Eikah, 34; cit. J. Doukhan, o.c. p. 93.<br />

254 MÉMAIN Théophile, La Connaissance des temps évangéliques, Sens 1886, p. 149. «Alcuni scrittori ecclesiastici<br />

dei primi secoli hanno interpretato <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> delle settanta settimane in un senso escatologico, come uno sviluppo del<br />

regno di Dio dal<strong>la</strong> fine dell’esilio fino all’ultima venuta del Cristo, al<strong>la</strong> fine dei tempi. Così, Ireneo, Hoeres, V,25,3,4;<br />

Ippolito, De Antichristo; Cirillo di Gerusalemme, Catechesi, XV,15; Apollinare di Laodicea hanno distaccato l’ultima<br />

settimana dalle sessantanove settimane, e l’hanno riportata al<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e più partico<strong>la</strong>rmente al<strong>la</strong><br />

fine del mondo, di cui <strong>la</strong> catastrofe del<strong>la</strong> città giudaica è una immagine. Hèsychius, vescovo di Solone, vi aveva visto<br />

una allusione ai sette anni che precederanno <strong>la</strong> seconda venuta di Gesù Cristo. La prima parte di questa settimana<br />

sarebbe il tempo del ritorno di Elia; <strong>la</strong> seconda parte, il tempo dell’Anticristo. La guerra dell’Anticristo durerà tre anni<br />

e mezzo, secondo <strong>la</strong> testimonianza del libro di Daniele (12:7) e di san Giovanni (Apocalisse 12:6). L’Anticristo farà<br />

cessare i sacrifici (Daniele 9:27) e avrà un trionfo di tre anni e mezzo (7:25). Questi accostamenti non sono<br />

assolutamente fondati, e non ci offrono una spiegazione corretta dei versetti 24-27 del capitolo 9 di Daniele. L’ultima<br />

settimana non deve, d’altronde, essere separata dalle sessantanove prime settimane da un lungo intervallo. Le settanta<br />

settimane formano un solo e stesso tutto che sfocia nel Cristo soppresso» J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1309.<br />

Purtroppo ancora oggi degli evangelici mantengono questa spiegazione che non rispetta il testo biblico. Vedere<br />

Appendice n. 3.<br />

255 Idem, pp. 999,1000.<br />

256 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 312.<br />

108<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

l’alleanza antica, <strong>la</strong> quale sarebbe anche considerata come essendo so<strong>la</strong>mente<br />

rinnovata, trasformata. È così che nel libro di Ezechiele viene detto: “Nondimeno io<br />

mi ricorderò del patto che fermai teco nei giorni del<strong>la</strong> tua giovinezza, e stabilirò con<br />

te un patto eterno” 257 , <strong>la</strong> nuova alleanza è presentata come una conferma e una<br />

continuazione dell’antica». 258<br />

257<br />

Ezechiele 16:60.<br />

258<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p 1000. Le stesse parole sono espresse anche da K. Auberlen, o.c., p. 134.<br />

Generalmente si crede che il patto o l’alleanza che l’Eterno ha fatto con il popolo d’Israele al Sinai è veicolo di<br />

valori salvifici diversi da quello che Gesù ha fatto nel<strong>la</strong> camera alta prima del Getsemani.<br />

La paro<strong>la</strong> alleanza, patto, è l’espressione impiegata nel<strong>la</strong> Bibbia per indicare le condizioni tramite le quali<br />

l’Eterno può essere il Dio dell’uomo e il Signore del<strong>la</strong> sua vita e potergli fare del bene. Il patto esprime le condizioni<br />

poste da Dio, non dall’uomo, che le può solo accettare o respingere, grazie alle quali l’uomo può continuare ad essere<br />

figlio di Dio e vivere nel Regno di Dio.<br />

1 o patto.<br />

Il primo patto o alleanza, anche se <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> non è utilizzata, viene fatto nell’Eden. Accettando le condizioni che<br />

Dio dava all’uomo, Adamo ed Eva avrebbero potuto continuare a vivere nel giardino e godere di una realtà dove tutto<br />

«era molto buono» Genesi 1:31. L’albero del<strong>la</strong> conoscenza del bene e del male rendeva tangibili gli elementi del<br />

contratto: Genesi 2:15-17. Eva, nel<strong>la</strong> sua risposta al serpente (Genesi 3:3), dimostrò che conosceva bene l’esistenza di<br />

un contratto formale. <strong>Quando</strong> questo contratto fu vio<strong>la</strong>to, <strong>la</strong> coppia perse l’Eden (Genesi 3:23).<br />

Scopo dell’alleanza: - l’uomo creato innocente avrebbe dovuto mantenere questa sua prerogativa<br />

nell’essere felice e nel vivere nel bene.<br />

Condizione dell’alleanza: - fede, accettare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio come norma del<strong>la</strong> propria vita.<br />

Segno dell’alleanza: - <strong>la</strong> coppia non scorgeva <strong>la</strong> sua nudità.<br />

2 o patto.<br />

Dopo aver chiamato Abramo da Ur dei Caldei, Dio concluse con lui un’alleanza: Genesi 15. L’alleanza con il<br />

patriarca ha due aspetti:<br />

- immediato: promette <strong>la</strong> posterità (Genesi 15:5);<br />

- futuro: a) promette il possesso del paese (Genesi 15:7)<br />

b) benedizione per le nazioni (Genesi 18:18; 22:18).<br />

Scopo dell’alleanza: - Abramo doveva essere santo, integro (Genesi 17:1);<br />

- ordinare di osservare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio (Genesi 18:19);<br />

- fedeltà ai comandamenti dell’Eterno (Genesi 26:5; Giacomo 2:21-25).<br />

Condizione dell’alleanza: - Abramo doveva credere nel Signore (Genesi 15:6);<br />

Segno dell’alleanza: - circoncisione. (A Noè Dio aveva dato l’arcobaleno.) Abramo è il capostipite di un<br />

popolo. Con <strong>la</strong> circoncisione si dimostra di accettare il patto che l’Eterno propone e di accettare ciò che Dio offre e<br />

promette (Genesi 17:9-11; Romani 4:11). La circoncisione fatta sull’organo sessuale maschile voleva indicare che <strong>la</strong><br />

propria vita e potenza vitale, <strong>la</strong> propria persona era interamente del Signore. L’uomo è impegnato a vivere per Dio per<br />

tutta <strong>la</strong> vita. La circoncisione, oltre ad avere un valore igienico, era un segno pedagogico che richiamava il<br />

discendente di Abramo al<strong>la</strong> fede nel Dio dei padri. Questo segno nel<strong>la</strong> carne ricordava continuamente all’uomo, al<strong>la</strong><br />

coppia, al<strong>la</strong> famiglia, che lui e <strong>la</strong> sua casa appartengono all’Eterno. La circoncisione garantiva ad Abramo, se<br />

continuava ad essere fedele all’Eterno, <strong>la</strong> realizzazione futura di ciò che l’Eterno aveva promesso: Genesi 15:8-17.<br />

Il patto che Dio aveva fatto con Abramo non era so<strong>la</strong>mente con lui e <strong>la</strong> sua discendenza fisica, ma anche con tutti<br />

coloro che facevano e avrebbero fatto parte del suo c<strong>la</strong>n e vi si sarebbero aggiunti in futuro, cioè, coloro che per<br />

nascita erano considerati stranieri (Genesi 17:13). L’alleanza che Dio ha fatto con Abramo non è stata annul<strong>la</strong>ta da<br />

quel<strong>la</strong> fatta al Sinai e dall’opera di Gesù Cristo. Per l’apostolo Paolo è ancora valida oggi: Ga<strong>la</strong>ti 3:15-17,29.<br />

3 o patto.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 109


CAPITOLO II<br />

Il testo biblico non impiega l’espressione «concludere una alleanza», ma un<br />

termine che significa «confermare», che implica un contratto di già esistente. Del<br />

resto in tutto il corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> Dio non rinuncia mai al<strong>la</strong> Sua alleanza, ma resta<br />

sempre fedele ad essa, <strong>la</strong> rinnova, <strong>la</strong> conferma. 259<br />

«Questa conferma di alleanza - scrive il prof. W.H. Shea - doveva estendersi su<br />

una settimana intera, <strong>la</strong> 70 ma . Questa azione non è cominciata al momento in cui il<br />

110<br />

Alleanza di Mosè al Sinai: Esodo 24:8.<br />

- L’alleanza fatta con Abramo doveva continuare con i suoi discendenti: Genesi 17:7,9,10,19.<br />

- Al<strong>la</strong> base dell’alleanza del Sinai c’è quel<strong>la</strong> fatta con Abramo: Esodo 2:24; 6:5; Deuteronomio 4:31.<br />

Differenza delle due alleanze:<br />

- al tempo di Abramo <strong>la</strong> legge non è stata ufficialmente scritta (Genesi 26:5)<br />

- al Sinai <strong>la</strong> legge venne scritta su tavole di pietra.<br />

Scopo dell’alleanza: - essere santi: Levitico 20:26.<br />

- conservare gli oracoli dell’Eterno: Romani 3:1<br />

- come Abramo era testimone dell’Eterno, così Israele doveva essere <strong>la</strong> luce delle<br />

nazioni: Isaia 43:10, 12; 44:8.<br />

- questa alleanza era a beneficio di tutti i popoli: Isaia 14:1;18:7; 19:18-25;44:2-25;<br />

56:6,7.<br />

Condizioni dell’alleanza: - fedeltà al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del Signore<br />

Segno dell’alleanza: - circoncisione del<strong>la</strong> carne che significa circoncisione del cuore e delle orecchie:<br />

Deuteronomio 10:16; Geremia 4:4.<br />

Questa alleanza viene rinnovata al tempo di Giosuè e di Nehemia dopo che i Giudei sono ritornati dall’esilio in<br />

Babilonia.<br />

4 o patto.<br />

A causa del modo di vivere d’Israele, i profeti dal VII secolo annunciano <strong>la</strong> necessità di una nuova alleanza:<br />

- sarà per Israele e per tutti i popoli: Isaia 42:6; 49:8;<br />

- si fonderà ancora sul<strong>la</strong> legge di Dio: Geremia 31:31-33;<br />

- è ancora quel<strong>la</strong> fatta con Israele (e che ha le sue origini in quel<strong>la</strong> fatta con Abramo): Ezechiele 16:60.<br />

Il profeta Daniele annuncia il tempo di quando questa alleanza verrà fatta: Daniele 9:25,27.<br />

Dio non rinuncerà mai al<strong>la</strong> sua alleanza, rimane sempre fedele al<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>: Deuteronomio 7:9; 32:4; Nehemia<br />

9:33; Isaia 49:7; Osea 12:1; Romani 3:1-4.<br />

Nel<strong>la</strong> nuova alleanza fatta da Gesù troviamo in Luca 22:20 le stesse parole di Mosè: Esodo 24:8.<br />

Gesù viene inviato dal Padre mantenendo così <strong>la</strong> promessa fatta ai padri: Luca 1:72,73.<br />

Scopo dell’alleanza: - essere santi: Giovanni 17:17;<br />

- conservare gli oracoli di Dio: 1 Timoteo 2:28,29.<br />

- portare <strong>la</strong> salvezza al mondo intero: Marco 15:16.<br />

Condizione dell’alleanza: - fedeltà al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio: Giovanni 14:15; Ebrei 10:26;<br />

Segno dell’alleanza: - pane e vino. La circoncisione esterna viene sostituita con quel<strong>la</strong> interna: Romani<br />

2:28,29; Filippesi 3:2,3; Colossesi 2:11,12; Ga<strong>la</strong>ti 3:27-29.<br />

Tutti i credenti sono figli di Abramo e costituiscono un solo e unico popolo: Efesi 2:14-22; che ha nel tronco e<br />

nelle radici <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei padri: Romani 11:14-17.<br />

Come l’alleanza fatta con Abramo era diversa nel cerimoniale di quel<strong>la</strong> fatta con Mosè, così quel<strong>la</strong> fatta con Mosè<br />

differisce da quel<strong>la</strong> fatta da Gesù. Quel<strong>la</strong> fatta da Gesù realizza ciò che Dio si proponeva con Mosè e quindi con<br />

Abramo: Esodo 19:5,6; 1Pietro 2:9; Ebrei 4:14-16.<br />

259 Deuteronomio 7:9; 32:4; Nehemia 9:33; Isaia 49:7; Osea 12:1; Romani 3:1-4.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Cristo è morto sul<strong>la</strong> croce, nel mezzo del<strong>la</strong> settimana, bensì all’inizio del suo<br />

ministero, nell’anno 27. Se rileggiamo i primi capitoli degli evangeli avendo in mente<br />

lo stabilimento o il ristabilimento di una alleanza, noi cogliamo subito l’importanza<br />

del sermone sul<strong>la</strong> montagna in questo contesto. Gesù ha ripreso dei comandamenti<br />

dell’antica alleanza e, lungi dall’abolirli, li ha amplificati e confermati. Poi li ha<br />

completati con le sua nuove esigenze. Questi partico<strong>la</strong>ri del suo sermone sono<br />

disseminati da riferimenti al<strong>la</strong> legge e ai profeti. Tutto ciò si inserisce in un quadro di<br />

benedizioni promesse 260 e di una possibilità di ricevere sia delle benedizioni sia dei<br />

castighi. 261 Questo tipo di linguaggio caratterizza perfettamente il contesto di una<br />

alleanza. Numerosi commentatori vi hanno notato <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> che esiste tra l’alleanza<br />

di Mosè, al Sinai, e quel<strong>la</strong> di Gesù, sul monte delle Beatitudini. Il Cristo ha<br />

cominciato il suo ministero ricordando l’alleanza conclusa. Ecco ciò che era predetto<br />

in Daniele IX:27». 262<br />

È sotto <strong>la</strong> penna del profeta Geremia che per <strong>la</strong> prima volta si trova il termine<br />

«nuova alleanza»: «Ecco, i giorni vengono, dice l’Eterno, che io farò un nuovo<br />

patto... questo è il patto che farò... io metterò <strong>la</strong> mia legge nell’intimo loro, <strong>la</strong><br />

scriverò sul loro cuore, ed io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo». 263 Ciò che<br />

cambia in questa nuova alleanza rispetto a quel<strong>la</strong> antica è il mezzo con il quale Dio<br />

rive<strong>la</strong> <strong>la</strong> Sua santità. Nel<strong>la</strong> prima alleanza Dio si era rive<strong>la</strong>to santo mediante <strong>la</strong> legge<br />

pietrificata, nel<strong>la</strong> nuova alleanza Egli si è manifestato tale in Cristo Gesù,<br />

interiorizzando (se così si può dire) <strong>la</strong> stessa legge nel cuore e nel<strong>la</strong> mente del<br />

credente tramite una re<strong>la</strong>zione intima dello spirito dell’uomo con lo Spirito di Dio,<br />

come scrive l’autore del<strong>la</strong> lettera agli Ebrei 264 , che riprende le espressioni del profeta<br />

Geremia.<br />

Il nuovo patto, stipu<strong>la</strong>to tramite il Cristo, Dio l’aveva fatto già annunciare dal<br />

profeta Isaia: «Io, l’Eterno, ti (Cristo) ho chiamato secondo giustizia, e ti prenderò per<br />

<strong>la</strong> mano, ti custodirò e farò di te (Cristo) l’alleanza del popolo, <strong>la</strong> luce delle nazioni...<br />

Così par<strong>la</strong> l’Eterno: “Nel tempo del<strong>la</strong> grazia io ti esaudirò, nel giorno del<strong>la</strong> salvezza ti<br />

aiuterò; ti preserverò, e farò di te l’alleanza del popolo, per rialzare il paese, per<br />

rimetterli in possesso delle eredità devastate, per dire ai prigionieri: “Uscite!” e a<br />

quelli che sono nelle tenebre: “Mostratevi!”». 265 Chiaramente Isaia dichiara che lo<br />

stesso Servitore di Yahvé (Cristo) sarà l’alleanza del popolo e <strong>la</strong> luce delle nazioni,<br />

facendo in modo che il privilegio dell’alleanza si estenda a tutti gli uomini di tutte le<br />

nazioni.<br />

Nell’antica dispensazione «il Decalogo è presentato come il patto o come il<br />

riassunto dell’Alleanza che Dio ha deciso, e da solo, di concludere con il suo popolo.<br />

Questo è fondamentale, poiché il Decalogo non è prima di tutto ciò che Dio esige dal<br />

suo popolo, ma è prima di tutto ciò che egli gli dà. Il Decalogo è una grazia in cui Dio<br />

260 Matteo 5:3-11..<br />

261 Matteo 7:13-27.<br />

262 W.H. Shea, o.c., p. 278,279.<br />

263 Geremia 31:31-33.<br />

264 Ebrei 8:8-10; 10:16; già il Salmo 119 è <strong>la</strong> dimostrazione di una simile esperienza.<br />

265 Isaia 42:6; 49:8.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 111


CAPITOLO II<br />

si lega volontariamente al suo popolo.... Non bisogna sbagliare, come troppo spesso si<br />

fa; non ci sono nell’alleanza due tempi: l’uno in cui Dio avrebbe liberato e l’altro in<br />

cui l’uomo in risposta ubbidirebbe; e così <strong>la</strong> liberazione dall’Egitto da parte di Dio è<br />

l’obbedienza al<strong>la</strong> legge da parte dell’uomo. No! L’alleanza è che Dio libera<br />

dall’Egitto e dà il decalogo. È che Dio libera degli schiavi e dà a questi schiavi <strong>la</strong><br />

possibilità di vivere da uomini liberi. Egli dà il comandamento e dà l’obbedienza. Dà<br />

<strong>la</strong> libertà, il volere e l’operare… <strong>Quando</strong> Dio libera dal<strong>la</strong> mano degli Egiziani, libera<br />

simultaneamente l’uomo da se stesso. <strong>Quando</strong> libera degli schiavi, costoro cessano<br />

veramente di essere schiavi. Per questo il decalogo è <strong>la</strong> vetta dell’alleanza. Esso è <strong>la</strong><br />

prova che gli Israeliti possono ormai vivere come gli alleati di Dio... L’ubbidienza<br />

umana non è <strong>la</strong> seconda parte di un contratto, o ciò che l’uomo offrirebbe per pagare<br />

Dio del<strong>la</strong> sua benevolenza. Essa è una possibilità, un avvenire, una libertà, una<br />

apertura, una esistenza nuova che Dio offre. Essa non è ciò che l’uomo restituisce, è<br />

ancora ciò che Dio gli dà o per lo meno ciò che gli propone. Essa non è una risposta<br />

dell’uomo, è una promessa di Dio sull’uomo e all’uomo. Il Decalogo è<br />

fondamentalmente antilegalista, e gli Israeliti l’hanno a lungo compreso, essi che<br />

hanno cantato <strong>la</strong> legge, il dono del<strong>la</strong> legge, come <strong>la</strong> vetta dei doni di Dio. E non è che<br />

più tardi, con Esdra, che <strong>la</strong> legge comincerà ad essere compresa come <strong>la</strong> parte<br />

esclusiva dell’uomo, come <strong>la</strong> sua risposta, il suo pagamento, all’iniziativa divina.<br />

Allora nascerà il legalismo contro il quale Gesù Cristo e Paolo si eleveranno con il<br />

più grande vigore». 266<br />

Anche <strong>la</strong> nuova alleanza, manifestazione del<strong>la</strong> grazia liberatrice di Dio, riposa<br />

sul<strong>la</strong> legge che l’apostolo Paolo definisce «santa» e il cui «comandamento è santo<br />

giusto e buono». 267 Per il grande apostolo <strong>la</strong> giustificazione per fede non abolisce <strong>la</strong><br />

legge, ma <strong>la</strong> riconferma e <strong>la</strong> stabilisce. 268 Nei confronti di questa legge Gesù aveva<br />

detto: «Più facile è che passino cielo e terra, che un apice del<strong>la</strong> legge cada». 269 E<br />

affinché fosse ben chiaro che <strong>la</strong> sua opera di liberazione non era in contrasto con <strong>la</strong><br />

legge mosaica ed il decalogo, nel sermone sul monte disse: «Non pensate ch’io sia<br />

venuto per abolire <strong>la</strong> legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per<br />

compiere (completare): poiché io vi dico in verità che finché non siano passati il cielo<br />

e <strong>la</strong> terra, neppure uno iota o un apice del<strong>la</strong> legge passerà, che tutto non sia<br />

adempiuto». 270<br />

266<br />

MAILLOT Alphonse, Le décalogue, une morale pour notre temps, Paris 1976, pp. 16-18.<br />

267<br />

Romani 7:12.<br />

268<br />

Romani 3:31.<br />

269<br />

Matteo 16:17.<br />

270<br />

Matteo 5:17,18.<br />

L’esegeta protestante svizzero L. Bonnet così spiega: «La legge ed i profeti costituiscono tutta l’economia<br />

mosaica e tutte le rive<strong>la</strong>zioni dell’antica alleanza, sia come istituzioni sia come Sacre Scritture (Matteo 7:12; 22:40;<br />

Luca 16:16). Il Salvatore non è venuto per abolire nul<strong>la</strong>, abrogare (greco slegare, dissolvere, distruggere, versetto<br />

19) ma per compiere ogni cosa. E lo ha fatto in ogni maniera possibile.<br />

I) Ha insegnato, rive<strong>la</strong>to il senso completo e spirituale del<strong>la</strong> legge divina che il farisaismo aveva materializzato<br />

con <strong>la</strong> sua dottrina delle osservanze esteriori (versetti 20, 21 e seg.).<br />

II) Ha egli stesso compiuto, perfettamente, <strong>la</strong> Legge divina con <strong>la</strong> sua santa condotta di vita.<br />

III) Ha realizzato, con <strong>la</strong> Sua opera e soprattutto con <strong>la</strong> Sua morte, davanti a Dio e nei cuori dei riscattati, l’idea<br />

completa dell’antica alleanza, con i suoi tipi, le sue figure, i suoi sacrifici, le sue promesse e le sue speranze<br />

112<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

La giornata del sermone sul monte richiama quel<strong>la</strong> del Sinai perché il<br />

promulgatore dell’antica alleanza è lo stesso del<strong>la</strong> nuova.<br />

L’«Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo» è «l’Eterno, il tuo Redentore, il Santo<br />

d’Israele». 271 Questo «Redentore che comanda è colui che ha dato <strong>la</strong> Sua vita per<br />

riscattarci, colui che ha giudicato che nessun sacrificio era troppo grande per venirci<br />

in aiuto e liberarci dal<strong>la</strong> schiavitù del maligno, colui che ha fatto tutto ciò che era<br />

possibile fare per strapparci dal<strong>la</strong> potenza delle tenebre. È il Redentore, il Crocifisso,<br />

è Gesù Cristo che pronuncia ognuna delle parole del Decalogo». 272<br />

Il profeta del dopo esilio, Ma<strong>la</strong>chia, quando annunciava il Messia da parte<br />

dell’Eterno insegnava <strong>la</strong> stessa cosa: «Ecco io vi mando il mio messaggero; egli<br />

preparerà <strong>la</strong> via davanti a me (Eterno). E subito il Signore, che voi cercate, l’Angelo<br />

del patto, 273 che voi bramate, entrerà nel suo tempio». 274 Con questa rive<strong>la</strong>zione il<br />

(Romani 10:4; Ebrei 10:1; vedere soprattutto Giovanni 19:30), questo compimento, in un senso più elevato,<br />

più perfetto. L’evangelo, Cristo lo ha operato a sua volta nei cuori dei credenti (Romani 3:31). Così Gesù ha<br />

compiuto <strong>la</strong> legge e i profeti in una maniera organica e vivente, come il frutto è il compimento del fiore» L.<br />

Bonnet, c.c., t. I, p. 34.<br />

«<strong>Quando</strong> nel suo discorso... Gesù disse: “Voi avete sentito dire... Ma io vi dico”, egli non mette affatto il suo<br />

insegnamento in contrapposizione con quello di Mosè e dei profeti.<br />

È ad una interpretazione troppo stretta e poco spirituale del<strong>la</strong> legge e alle tradizioni aggiunte dai dottori del suo<br />

tempo che Gesù oppone le sue solenni affermazioni... A prima vista sembrava che <strong>la</strong> legge non esigesse che<br />

un’osservanza esteriore. Ma per ogni cuore sincero era evidente che, attraverso i suoi comandamenti, il Dio del<strong>la</strong><br />

Santità voleva condurre i suoi adoratori verso un’obbedienza, senza <strong>la</strong> quale l’ubbidienza esteriore non era che un<br />

vano formalismo. Il decimo comandamento lo diceva molto chiaramente, quanto al decalogo. L’insegnamento israelitico<br />

avrebbe avuto il compito di spiegare <strong>la</strong> legge in questo senso veramente morale, e di fare risalire il popolo dal<strong>la</strong><br />

lettera allo spirito, come avevano cercato di fare i profeti... Il farisaismo si era compiaciuto di ampliare all’infinito<br />

l’osservanza legale, di determinar<strong>la</strong> nelle manifestazioni più minute e di rincarare sul<strong>la</strong> lettera al punto di metter<strong>la</strong> per<br />

forza contro lo spirito» F. Godet, o.c., pp. 436,437.<br />

È a causa di questo spirito che Gesù è in contrasto con i farisei anche riguardo al IV comandamento che richiede<br />

<strong>la</strong> santificazione del sabato, settimo giorno del<strong>la</strong> settimana. Gesù non discusse mai se si doveva santificare o no il<br />

sabato, ma discusse sul come santificarlo. Gesù conferma e ribadisce <strong>la</strong> santificazione del sabato, santificazione che<br />

continua con gli apostoli, ma toglie dalle pratiche di quel tempo tutte quelle sovrastrutture legalistiche, e<br />

nell’intenzione anche protettive, che il mondo farisaico vi aveva sovrapposto svigorendone il significato. «In numerosi<br />

passi dell’Evangelo possiamo constatare che Gesù non ha né abolito il Sabato né capovolta <strong>la</strong> legge su questo punto,<br />

ma che egli ha ridonato questo giorno al<strong>la</strong> sua destinazione primitiva. Il Signore Gesù e i suoi apostoli hanno... distinto,<br />

onorato, solennizzato il giorno di riposo» GUERS Émile, cit. da VUILLEUMIER Jean, Le jour de repos à travers<br />

les âges, p. 5.<br />

271 Esodo 20:3; Isaia 48:17.<br />

272 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, prefazione di AA.VV., L’Ordre de Dieu, Neuchâtel 1946, p. 6.<br />

273 L’Antico Testamento ci par<strong>la</strong> dell’angelo dell’Eterno (<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ebraica “maleach” ha un senso più generale<br />

dell’espressione greca “anghelos”) nel quale c’è il nome dell’Eterno stesso (Esodo 23:21), risiede <strong>la</strong> persona del<strong>la</strong><br />

divinità, l’Essere di Dio, il cui “nome” esprime l’essenza: «Io sono quegli che sono» Esodo 3:14. Cioè: «Io sono Colui<br />

che esiste per natura, che non trae <strong>la</strong> sua esistenza da nessun altro, che è l’essenza stessa» La Bible Annotée, Les livres<br />

historiques, t. I, Exode, Neuchâtel 1889, p. 375. È tramite lo stesso angelo che l’Eterno manifesta «<strong>la</strong> sua presenza»<br />

Esodo 33:14 (versione Luzzi), «<strong>la</strong> sua faccia» (versione Diodati), «<strong>la</strong> sua persona» (Versione edizione Paoline) e<br />

secoli più tardi a seguito del<strong>la</strong> sua incarnazione dirà: «Chi ha visto me ha visto il Padre» Giovanni 14:6. Isaia<br />

rievocando il soggiorno del popolo nel deserto, riassume l’azione dell’Angelo dell’Eterno dicendo che «in tutte le loro<br />

distrette egli (l’Eterno) fu in distretta, e l’Angelo del<strong>la</strong> sua faccia li salvò» Isaia 63:9. Questo angelo del<strong>la</strong> faccia che è<br />

stato il liberatore, il protettore, il conduttore è colui che è <strong>la</strong> faccia stessa di Dio. L’Eterno, dice Ma<strong>la</strong>chia, è «il<br />

Signore che voi cercate» è lo stesso che il profeta Isaia contemplò «assiso sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi<br />

del suo mantello riempivano il tempio» al<strong>la</strong> cui presenza i serafini gridavano: «Santo, Santo, Santo è l’Eterno...! Tutta<br />

<strong>la</strong> terra è piena del<strong>la</strong> sua gloria» Isaia 6:1,2; Giovanni 12:37,41. Questo Signore che Isaia vede, Ma<strong>la</strong>chia ce lo<br />

annuncia come Messia. L’identificazione del Signore con l’Angelo del patto, quale stesso personaggio, risulta prima<br />

di tutto dal parallelismo tra le due proposizioni: «che voi desiderate», «che voi bramate». Questo personaggio tanto<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 113


CAPITOLO II<br />

messianismo dell’Antico Testamento raggiunge il suo culmine e riassume tutto ciò<br />

che i profeti avevano detto a tale proposito. Questo Messia che voi aspettate, è<br />

l’Eterno stesso che viene a voi. Ed è così che l’Antico e il Nuovo Testamento sono<br />

legati in una indivisibile testimonianza del nostro Creatore.<br />

«L’Angelo del patto», dopo aver fondato l’alleanza con il suo popolo e dato <strong>la</strong> sua<br />

legge al Sinai, viene per coronare <strong>la</strong> sua opera, fondando <strong>la</strong> nuova alleanza basata<br />

sul<strong>la</strong> stessa legge. Colui che l’ha data al Sinai 275 è colui che <strong>la</strong> riconferma e <strong>la</strong> spiega<br />

sul<strong>la</strong> montagna di Giuda nel suo sermone.<br />

«Egli stabilirà un saldo patto con molti».<br />

Con l’espressione “molti” l’angelo fa riferimento a quanto annunciato dal profeta<br />

Isaia 276 indicando coloro che saranno salvati dal Servitore dell’Eterno. I molti che<br />

beneficiano di questo saldo patto non sono altro che coloro che formano il rimanente<br />

fedele del popolo d’Israele, che nell’opera del Messia hanno avuto <strong>la</strong> conferma del<strong>la</strong><br />

loro speranza, e formano il nocciolo del<strong>la</strong> nuova alleanza nel<strong>la</strong> quale entrano i nuovi<br />

convertiti. Ed è così che «il popolo eletto del passato si trova, in effetti, nel popolo<br />

eletto dell’avvenire: questo popolo si compone di tutti i veri figli di Abramo». 277<br />

Questa alleanza che Dio fa con il Suo popolo tramite il Messia mette in evidenza i<br />

rami secchi dell’ulivo affinché siano recisi e al loro posto vengano innestati dei rami<br />

di ulivo selvatico perché portino frutto. Il ceppo rimane 278 e <strong>la</strong> base dell’alleanza è <strong>la</strong><br />

stessa: <strong>la</strong> legge immutabile di Dio, espressione del<strong>la</strong> sua grazia, del<strong>la</strong> sua giustizia e<br />

del suo amore eterno, garanzia di libertà per colui che è stato liberato dal<strong>la</strong> schiavitù<br />

d’Egitto e dal peccato.<br />

Con questa nuova alleanza si viene a creare un unico gregge nel quale vengono<br />

raccolte le pecore che sono sia dell’ovile d’Israele sia delle altre nazioni, affinché<br />

siano sotto <strong>la</strong> guida di un solo pastore. 279 L’apostolo Paolo scrive: «Non c’è... né<br />

Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero: non c’è né maschio né femmina;<br />

poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù... E se siete in Cristo, siete dunque progenie<br />

d’Abramo; eredi, secondo <strong>la</strong> promessa». 280<br />

atteso, il Messia, è l’oggetto del<strong>la</strong> ricerca e del desiderio d’Israele, non è altro che l’Eterno. Che il Signore<br />

(l’espressione Signore è l’equivalente dell’ebraico Adonai che nel<strong>la</strong> versione dei LXX è Kurios con cui si traduce<br />

sempre il nome dell’Eterno, Yahvé) e l’angelo del patto siano lo stesso personaggio è confermato dal<strong>la</strong> proposizione<br />

al singo<strong>la</strong>re: «Ecco egli viene». Questo Messia entrerà nel suo tempio, nel tempio di Gerusalemme, come se entrasse<br />

in casa sua. L’inviato che deve venire è colui che ha stabilito l’alleanza con Israele, è l’Eterno che il popolo andava ad<br />

adorare (vedere La Bible Annotée, idem, pp. 237-242; Les prophètes, t. III, Neuchâtel, p. 305).<br />

274 Ma<strong>la</strong>chia 3:1-3.<br />

275 Atti 7:38.<br />

276 Isaia 53:11.<br />

277 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1000.<br />

278 Romani 11:17,18.<br />

279 Giovanni 10:11,16.<br />

280 Ga<strong>la</strong>ti 3:28,29.<br />

114<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Questo patto conferma il precedente. Al vero Israele spirituale, ai veri figli di<br />

Abramo si aggiungono i gentili convertiti, ed entrambi fanno un «popolo unico» che<br />

partecipa allo stesso ceppo «e così tutto Israele sarà salvato». 281<br />

Il Salvatore viene da Sion e tutti i credenti nascono a Gerusalemme convertendosi<br />

all’Eterno. 282<br />

Come il sacrificio dell’agnello in Israele sigil<strong>la</strong>va l’alleanza avvenuta nel passato e<br />

ne annunciava <strong>la</strong> realizzazione futura, così Gesù sigil<strong>la</strong>va il nuovo patto, dando nuovo<br />

significato al<strong>la</strong> cena pasquale come ricordo dell’opera di liberazione compiuta sul<br />

Golgota e pegno e garanzia del trionfo futuro: «Poiché ogni volta che voi mangiate<br />

questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate <strong>la</strong> morte del Signore, finché egli<br />

venga». 283<br />

Come nell’antico patto Dio s’impegnava a soccorrere il suo popolo, così nel nuovo<br />

patto Dio continua a soccorrerlo, si abbassa, si inchina e gli <strong>la</strong>va i piedi. Il suo gesto è<br />

un invito ad ogni credente, ormai maturo nel<strong>la</strong> sua grazia, a piegarsi davanti ai suoi<br />

fratelli e ai diseredati di questo mondo per soccorrerli, imitando e identificandosi con<br />

il Maestro dell’universo che ne ha dato l’esempio. 284<br />

«Dopo le sessantadue settimane l’Unto sarà sterminato» 285<br />

«La paro<strong>la</strong> “sabuhif” (settimane) è preceduta da ha che è contemporaneamente<br />

articolo e pronome dimostrativo. Da questo si vede che si tratta qui di settimane<br />

determinate e menzionate al versetto 25. Sarebbe come se l’angelo dicesse<br />

espressamente: “Dopo le 62 settimane che ho enumerate a seguito delle 7 settimane”;<br />

o “Dopo queste 62 settimane che io ho distinto dalle prime 7”. Così <strong>la</strong> menzione di<br />

queste 7 settimane era inutile». 286 «L’impiego del<strong>la</strong> preposizione ‘ahârê suggerisce<br />

che il Messia sarebbe ucciso “dopo” <strong>la</strong> fine delle 7 settimane e delle 62 settimane,<br />

ossia nel corso del<strong>la</strong> 70 a settimana. Questa formu<strong>la</strong> offre semplicemente una<br />

indicazione approssimativa concernente <strong>la</strong> sua morte». 287<br />

L’angelo «non intende per nul<strong>la</strong> dire con ciò che questi fatti (annunciati nel<br />

versetto 26) si realizzeranno subito dopo <strong>la</strong> fine delle 62 settimane. Al contrario,<br />

poiché, secondo il versetto 25, è allora so<strong>la</strong>mente che apparirà il Messia, ed è<br />

sufficientemente evidente che non è con <strong>la</strong> sua morte che inizia <strong>la</strong> sua opera; <strong>la</strong> sua<br />

morte, lo vedremo al versetto 27, non si attuerà che una mezza settimana più tardi». 288<br />

281 Romani 11:26.<br />

282 Isaia 59:20; Romani 11:26.<br />

283 1 Corinzi 11:26. La versione ed. Sa<strong>la</strong>ni traduce: «Rammemorate l’annuncio del<strong>la</strong> morte del Signore».<br />

284 Giovanni 13:2-17.<br />

285 Daniele 9:26.<br />

286 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 966,967.<br />

287 W.H. Shea, o.c., p. 275.<br />

288 K. Auberlen, o.c., p. 131.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 115


CAPITOLO II<br />

L’Unto di cui qui si par<strong>la</strong> è sempre lo stesso, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ebraica non è preceduta da<br />

articolo e quindi si potrebbe benissimo considerar<strong>la</strong> come nome proprio. «Il contesto<br />

esclude, in effetti, un unto ordinario, re o sacerdote, e non c’è nessun motivo di<br />

distinguere due Messia nell’oracolo dell’angelo». 289 «È dunque naturale vedere in<br />

questo unto quello del versetto 25, <strong>la</strong> cui venuta era stata semplicemente indicata<br />

come data del<strong>la</strong> chiusura delle sessantanove settimane». 290<br />

Questo Unto sarà soppresso. L’espressione ebraica “ikkaret” indica una morte<br />

violenta. 291 Del Servitore dell’Eterno il profeta Isaia aveva scritto: «Dall’oppressione<br />

e dal giudizio fu portato via; e fra quelli del<strong>la</strong> sua generazione chi ha riflettuto che<br />

egli era strappato dal<strong>la</strong> terra dei viventi e colpito a motivo delle trasgressioni del mio<br />

popolo?» Altri traducono: «Dal carcere e dal luogo del giudizio egli è stato portato<br />

via, e fra i suoi contemporanei 292 chi vi ha posto mente? Poiché è stato reciso dal<strong>la</strong><br />

terra dei viventi, egli è stato colpito per il peccato del mio popolo». 293<br />

Dopo <strong>la</strong> sua resurrezione Gesù ricorda agli apostoli a proposito del<strong>la</strong> Sua<br />

passione: «Così è scritto, che il Cristo soffrirebbe...». 294<br />

Con queste parole «l’angelo vuole dire (a Daniele e a tutti i Giudei): “Tu devi<br />

rinunciare non so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> speranza di vedere il Messia apparire subito dopo <strong>la</strong><br />

289 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 968. «Si potrebbe certo supporre che il testo evochi qui due Messia diversi,<br />

appoggiandosi sul fatto, per esempio, che il riferimento al Messia si esprima in modo diverso nei due passi. La<br />

prima volta, egli è mâsîah nâghîdh, mentre <strong>la</strong> seconda volta è semplicemente indicato come mâsîah. Noi abbiamo<br />

già notato che <strong>la</strong> struttura del passo contrasta questa differenza e suggerisce piuttosto che si tratta del<strong>la</strong> stessa<br />

persona. Inoltre, il modo in cui questa espressione passa dal definito (mâsîah nâghîdh) all’indefinito (mâsîah) ha il<br />

suo riscontro a livello del<strong>la</strong> città di Gerusalemme. Al versetto 25, in rapporto con mâsîah nâghîdh abbiamo <strong>la</strong> città<br />

esplicitamente nominata come essendo Gerusalemme; per contro, al versetto 26, in rapporto con l’espressione<br />

mâsîah, essa è semplicemente indicata come “<strong>la</strong> città”. Come per <strong>la</strong> città così per il Messia, noi passiamo dal definito<br />

all’indefinito. Per il fatto che si tratta del<strong>la</strong> stessa città, Gerusalemme, non può non trattarsi che dello stesso<br />

Messia» J. Doukhan, Les soixante-dix semaines ..., pp. 120,121.<br />

290 La Bible Annotée, o.c., p. 311.<br />

291 Genesi 17:14; Levitico 7:20; 17:1,14; 18:29; 20:18; Proverbi 2:22: Zaccaria 13:8,9.<br />

«Coloro che applicano questi versetti al tempo di Antioco vedono in questo unto soppresso il sommo sacerdote<br />

Onia III, che fu assassinato ad Antiochia verso il 172 o 171 a.C., dal luogotenente di Antioco ... e sostituito da suo<br />

fratello Giasone, che a sua volta ha subito <strong>la</strong> stessa sorte tre anni dopo dagli intrighi di Mene<strong>la</strong>o. Si possono citare<br />

diversi passi, per esempio Levitico 4:3,5,16, in cui l’epiteto di “unto” è dato al sommo sacerdote. <strong>Quando</strong> Onia fu<br />

destituito a seguito del<strong>la</strong> sua morte, continuava ad essere agli occhi dei Giudei un personaggio unto. Ma ciò che<br />

sembra contrario a questa spiegazione, è che questo omicidio è rimasto un fatto iso<strong>la</strong>to, senza <strong>la</strong> minima re<strong>la</strong>zione<br />

morale con l’invasione di Gerusalemme con il saccheggio del tempio, che sono qui messi in connessione stretta con <strong>la</strong><br />

soppressione dell’unto (versetto 26). Partendo da quest’ultima osservazione, si è piuttosto portati ad applicare queste<br />

parole al<strong>la</strong> soppressione del Messia che ha avuto per conseguenza <strong>la</strong> distruzione del tempio e <strong>la</strong> rovina del popolo<br />

ebraico» La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 311.<br />

292 Gesù presenta a Nicodemo, dottore del<strong>la</strong> legge, nel<strong>la</strong> notte che questi venne ad interrogarlo, che il Figlio<br />

dell’uomo dovrà essere innalzato (Giovanni 3:14). Durante il suo ministero in Galilea Gesù aveva par<strong>la</strong>to più volte ai<br />

suoi discepoli del tradimento e del<strong>la</strong> morte violenta che lo attendevano: «Il Figlio dell’uomo sta per essere dato nelle<br />

mani degli uomini e l’uccideranno...» Matteo 17:22,23. Dopo <strong>la</strong> resurrezione di Lazzaro, andando a Gerusalemme,<br />

Gesù par<strong>la</strong> dettagliatamente durante <strong>la</strong> strada delle sue sofferenze, del<strong>la</strong> passione e del come lo avrebbero ucciso<br />

(Luca 18:31-34), e in quei giorni narra <strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> dei vignaioli che oppressero il Figlio del padrone del<strong>la</strong> vigna per<br />

carpirne l’eredità (Luca 20:9-19). Due giorni prima di Pasqua Gesù annuncia come avverrebbe <strong>la</strong> sua morte violenta:<br />

lo avrebbero «crocifisso», Matteo 26:2. Malgrado questo i discepoli non capivano. Durante l’ultima cena discutevano<br />

tra di loro per sapere chi era il maggiore per avere il primo posto nel regno che pensavano che Gesù avrebbe<br />

inaugurato in quei giorni.<br />

293 Isaia 53:8, vedere nota, Versione Luzzi.<br />

294 Luca 24:46.<br />

116<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

cattività, ma ancora a quel<strong>la</strong> di vedere stabilire il suo Regno glorioso subito dopo che<br />

sarà venuto”». 295 Infatti dopo che i farisei chiesero a Gesù quando si sarebbe<br />

realizzato il Regno di Dio, Egli dirà ai discepoli: «Prima bisogna che il Figlio<br />

dell’uomo soffra molte cose e sia reietto dal suo popolo». 296<br />

A conclusione di questa sezione riteniamo opportuno farci una domanda: gli<br />

apostoli hanno conosciuto, letto e capito il testo delle 70 settimane di Daniele IX<br />

nel<strong>la</strong> prospettiva messianica come noi? Crediamo che si possa affermare di sì. Sia<br />

perché gli storici sono unanimi nel riconoscere, come pure le autorità religiose e il<br />

popolo, che l’attesa messianica avrebbe avuto il suo compimento nel primo secolo, sia<br />

perché Gesù stesso era convinto di compiere <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> 297 e sia perché gli apostoli<br />

stessi sono consapevoli di vivere nel tempo del<strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> speranza. 298<br />

Molto probabilmente <strong>la</strong> Chiesa primitiva ha riconosciuto in Gesù il Cristo, cioè<br />

l’Unto, perché essa ha visto in lui ciò che Daniele IX aveva annunciato: l’Unto sarà<br />

soppresso. D’altronde una importante dichiarazione di Gesù indica molto bene che<br />

avesse in mente Daniele IX quando dichiara, secondo Matteo XXVI:28: «Questo è il<br />

mio sangue, il sangue del<strong>la</strong> nuova alleanza, che è sparso per molti...». M. Filippo fa<br />

notare che le parole corrispondono perfettamente a quelle del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: fare una<br />

solida alleanza con molti. 299<br />

«E non a lui» 300<br />

Il testo è molto conciso, <strong>la</strong>pidario ed è stato compreso in diversi modi. In ebraico<br />

ha semplicemente «e non a lui». I Settanta traducono: «Non sarà più». L’edizione<br />

italiana del 1967 de La Bibbia ebraica dice: «Nul<strong>la</strong> rimarrà di lui». La versione<br />

Siriaca riferisce il pronome non al Messia, ma a Gerusalemme e Efraim spiega: «E<br />

non ci sarà altro Messia per Gerusalemme». La Vulgata di Gero<strong>la</strong>mo traduce: «E il<br />

popolo che lo deve rinnegare non sarà più il suo popolo». Ch.L. Levasseur commenta:<br />

«Ormai (l’Unto) non ha più dominio su questo popolo che lo mette a morte». 301 Si è<br />

supposto che Gero<strong>la</strong>mo abbia avuto un manoscritto ebraico più completo e si è quindi<br />

pensato che nei manoscritti che abbiamo <strong>la</strong> frase sia incompleta, e che una paro<strong>la</strong> sia<br />

sfuggita al copista, «ma tutte le versioni antiche suppongono il testo ebraico<br />

attuale». 302 Così Knabenbauer suppone l’idea contenuta nel verbo precedente e dice:<br />

«Sarà soppresso, ma non ci sarà per lui soppressione», quindi risorgerà. 303 L’abate A.<br />

295<br />

K. Auberlen, o.c., p. 131.<br />

296<br />

Luca 17:25.<br />

297<br />

Giovanni 7:6,8; 2:4; 7:30; 17:1.<br />

298<br />

Atti 28:20; 1 Timoteo 1:1; Luca 3:15; Ga<strong>la</strong>ti 4:4.<br />

299<br />

FILIPPO Mauro, The Seventy Weeks and the Great Tribu<strong>la</strong>tion, Boston 1923, p. 81; cit. da D. Ford, o.c., p. 201.<br />

300<br />

Daniele 9:26 letterale.<br />

301<br />

LEVASSEUR Ch. L., Essai sur <strong>la</strong> prophétie des 70 semaines de Daniel, Strasburg 1846, p. 6.<br />

302 A. Crampon, o.c., nota v. 26.<br />

303 Cit. idem. Troviamo questo pensiero in Isaia 53:10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 117


CAPITOLO II<br />

Crampon scrive che «si ottiene un buon senso supponendo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “quod”, “e ciò<br />

che è di lui” cioè il popolo d’Israele, <strong>la</strong> Città santa e il santuario, “non sarà più”». 304<br />

Però Th. Mémain osserva: «Leggendo il testo ebraico con tutta <strong>la</strong> sua concisione,<br />

si ha ancora un senso molto accettabile: il Messia soffrirà <strong>la</strong> morte non per lui, ma per<br />

<strong>la</strong> redenzione del mondo. Caifa stesso aveva profetizzato che Gesù doveva morire per<br />

<strong>la</strong> sua nazione». 305 Considerando anche che l’espressione “aynlo” potrebbe essere<br />

una contrazione dell’espressione che Daniele usa al capitolo XI:45 “Ayn ozer lo”,<br />

cioè «nessuno per assisterlo», si può concludere che il Messia sarà soppresso e<br />

nessuno lo soccorrerà. «Una volta che il Messia sarà soppresso, <strong>la</strong> sua opera sembrerà<br />

distrutta, nul<strong>la</strong> sembra poter<strong>la</strong> rialzare; i suoi aderenti, i santi, sono come<br />

scomparsi». 306 Nel<strong>la</strong> versione de La Bibbia edizione delle Paoline si legge: «Nessuno<br />

lo difenderà». Tutto ciò corrisponde al racconto che gli evangeli ci fanno, i<br />

fedelissimi abbandonarono Gesù, come Egli aveva predetto: «Questa notte voi tutti<br />

avrete in me un’occasione di caduta; perché è scritto: “Io percuoterò il pastore, e le<br />

pecore del<strong>la</strong> greggia saranno disperse”». 307 Lo stesso Pietro che era disposto a dare <strong>la</strong><br />

sua vita lo rinnegò tre volte, Giuda lo tradì e al Getsemani «tutti i discepoli,<br />

<strong>la</strong>sciatolo, se ne fuggirono». 308 Al popolo di Giuda, convenuto a Gerusalemme per <strong>la</strong><br />

Pasqua e ai capi religiosi, il governatore romano Pi<strong>la</strong>to disse, presentando Gesù sul<strong>la</strong><br />

loggia: «Ecco il vostro Re!» ed essi «gridarono: “Toglilo, toglilo di mezzo,<br />

crocifiggilo!” (e allora) Pi<strong>la</strong>to disse (di nuovo a) loro: “Crocifiggerò io il vostro Re?”<br />

I capi sacerdoti risposero: “Noi non abbiamo (cioè, noi non riconosciamo) altro re che<br />

Cesare”. (In altre parole: “Chiunque, fuorché lui, può regnare su noi”.) E tutto il<br />

popolo, rispondendo, disse: “Il suo sangue sia sopra noi e sopra i nostri figli”». 309<br />

Zaccaria, un secolo dopo Daniele, annunciò del Messia: «E gli si dirà: “Che sono<br />

quelle ferite che hai sulle mani?” Ed egli risponderà: “Sono le ferite che ho ricevuto<br />

nel<strong>la</strong> casa dei miei amici”». 310<br />

Così il Salmo II, salmo messianico, trova <strong>la</strong> sua realizzazione completa in un<br />

preciso giorno del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>: quello del<strong>la</strong> crocifissione e quello del<strong>la</strong> resurrezione.<br />

«... I re del<strong>la</strong> terra si ritrovano<br />

e i principi si consigliano assieme<br />

contro l’Eterno e contro il suo Unto, dicendo:<br />

“Rompiamo i loro legami<br />

304<br />

Idem.<br />

305<br />

Th. Mémain, Les 70..., p. 6. Vedere Giovanni 15:51.<br />

306<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 310. «Una traduzione letterale darebbe : “Non sarà per lui”. Il soggetto reale è<br />

sottinteso. Ci sono due possibilità. Si tratta di cose, di possessi materiali o di persone. Nel<strong>la</strong> prima ipotesi, <strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

insisterebbe sul<strong>la</strong> povertà del Messia al<strong>la</strong> sua morte. È naturalmente il caso di Gesù Cristo sul<strong>la</strong> croce, ma Dio si<br />

preoccupa primariamente degli esseri e poi delle cose; d’altra parte il primo soggetto che segue indica delle persone<br />

(un popolo). Seguendo questa interpretazione, conviene tradurre: “E nessuno sarà per lui”. Ciò descriverebbe bene il<br />

rigetto di cui il Messia sarebbe vittima al momento del<strong>la</strong> sua morte. Questa predizione si è realizzata in maniera<br />

straordinaria nell’esperienza di Cristo (Giovanni 1:11; Matteo 26:56,74; Luca 24:21)» W.H. Shea, o.c., pp. 275,276.<br />

307<br />

Matteo 26:31, confr. Zaccaria 13:7.<br />

308<br />

Matteo 26:56; Giovanni 16:32.<br />

309<br />

Giovanni 19:6,14,15; Luca 19:14; Matteo 27:25. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto messo tra parentesi.<br />

310 Zaccaria 13:6.<br />

118<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

e gettiamo via da noi le loro funi”». 311<br />

Nel tempo in cui visse Gesù, <strong>la</strong> Palestina, sebbene avesse una parvenza di unità<br />

religiosa e politica, era per contro molto divisa. Pi<strong>la</strong>to, governatore del grande Impero<br />

di Roma, dominava al Sud. Al Nord il tetrarca Erode non lo sopportava. C’era ostilità<br />

tra i rigoristi farisei e i sadducei. C’era ostilità tra Roma e Israele, tra i vincitori e i<br />

vinti. Ostilità tra gli erodiani e gli zeloti. Ostilità tra Israele, che si considerava l’elite<br />

dell’umanità, e i Gentili, i pagani che più numerosi occupavano il loro Paese. Ostilità<br />

tra il popolo e <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse religiosa che lo voleva dominare. Ma nel giorno del Golgota,<br />

per un prodigio diabolico, ci fu un avvicinamento tra tutte queste forze opposte e<br />

diverse. Le rivalità e i rancori personali cessarono e tutti furono riuniti in un unico<br />

pensiero, in un unico sforzo, per scongiurare un pericolo che fino a quel momento li<br />

aveva minacciati. Uniti per fare barriera contro il comune nemico. E per realizzare<br />

questo progetto, Erode e Pi<strong>la</strong>to, che fino a quel momento erano nemici, divennero,<br />

usando un’espressione dell’evangelo di Luca, «amici». 312<br />

Per <strong>la</strong> morte dell’Unto «nessuno è per lui» mentre il mondo è unito, e continua ad<br />

esserlo nel suo rifiuto. L’umanità pensa: «Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e<br />

facciamo nostra <strong>la</strong> sua eredità. E presolo, lo cacciarono fuori dal<strong>la</strong> vigna, e<br />

l’uccisero». 313 L’uomo tenta continuamente di creare il suo Eden, il suo paradiso dove<br />

Dio non possa più interferire. Ma,<br />

«Colui che siede nei cieli ne riderà<br />

il Signore si befferà di loro.<br />

Allora parlerà loro nel<strong>la</strong> sua ira,<br />

e nel suo furore li renderà smarriti:<br />

Eppure, dirà: “Io ho stabilito il mio Re<br />

sopra Sion, monte del<strong>la</strong> mia santità”».<br />

Come ciò può realizzarsi dopo che l’Unto dell’Eterno è stato soppresso?<br />

«Io spiegherò il decreto:<br />

L’Eterno mi disse: “Tu sei il mio Figlio,<br />

oggi io Ti ho generato.<br />

Chiedimi, io ti darò le nazioni per <strong>la</strong> tua eredità<br />

e le estremità del<strong>la</strong> terra per tuo possesso”». 314<br />

L’apostolo Paolo spiega che «Dio ha adempiuto il Salmo II con <strong>la</strong> resurrezione di<br />

Gesù». 315 È perché questo Salmo aveva avuto <strong>la</strong> sua realizzazione che Gesù, prima di<br />

<strong>la</strong>sciare per sempre i suoi discepoli all’ascensione, disse: «Ogni potestà mi è stata data<br />

311 Salmo 2:2,3. Il reverendo Lagrange definì «Questo Salmo 2 come il salmo messianico per eccellenza e come il<br />

primo documento ebraico che contiene il termine tecnico di Messia, unito ancora tuttavia a Yahvé sotto <strong>la</strong> forma “del<br />

Suo Unto”». Numerosi dottori giudei hanno compreso questo Salmo come colui che indica il Re-Messia.<br />

312 Luca 23:12.<br />

313 Matteo 21:38,39.<br />

314 Salmo 2:4-8.<br />

315 Atti 13:33; confr. Romani 1:1-4.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 119


CAPITOLO II<br />

in cielo e sul<strong>la</strong> terra» 316 , e l’autore del<strong>la</strong> episto<strong>la</strong> agli Ebrei ricorda ai nuovi convertiti<br />

<strong>la</strong> realizzazione di ciò che l’Eterno aveva fatto annunciare:<br />

«Il tuo trono, o Dio, è nei secoli dei secoli,<br />

e lo scettro di rettitudine è lo scettro del tuo regno<br />

... perciò Dio, l’Iddio tuo, ha unto te...<br />

Tu, Signore, nel principio, fondasti <strong>la</strong> terra,<br />

e i cieli sono opera delle tue mani.<br />

Essi periranno, ma tu dimori;<br />

invecchieranno tutti come un vestito,<br />

e li avvolgerai come un mantello,<br />

e saranno mutati;<br />

ma tu rimani lo stesso,<br />

e i tuoi anni non verranno meno...<br />

Siedi al<strong>la</strong> mia destra<br />

finché abbia fatto dei tuoi nemici<br />

lo sgabello dei tuoi piedi». 317<br />

Come conseguenza di questo «e non a lui» il giudizio di Dio sul suo popolo è il<br />

preludio del Giudizio di Dio sull’umanità. 318<br />

La Bible Annotée commenta: «“E nul<strong>la</strong> per lui”, il significato di questa traduzione<br />

letterale non differisce dal<strong>la</strong> nostra traduzione, che abbiamo preferito per <strong>la</strong> sua<br />

maggiore chiarezza: “e nessuno per lui”. Una volta il Messia soppresso, <strong>la</strong> sua opera<br />

sembrerebbe annientata; nul<strong>la</strong> sembra possa risollevar<strong>la</strong>; i suoi aderenti, i santi, sono<br />

come scomparsi. La conseguenza di questo annientamento del<strong>la</strong> persona del Cristo e<br />

del<strong>la</strong> sua opera è indicata dalle parole che seguono. Una volta <strong>la</strong> teocrazia privata da<br />

colui che ne era l’anima, non può far altro che crol<strong>la</strong>re (confr. Luca 13:34 e 35;<br />

Giovanni 2:19). Abbattere il Messia, è abbattere il tempio e Israele stesso». 319<br />

«E in mezzo al<strong>la</strong> settimana farà cessare sacrificio e ob<strong>la</strong>zione» 320<br />

«La paro<strong>la</strong> “settimana”, in questa frase è accompagnata da un articolo definito; ciò<br />

mostra bene che si tratta di quel<strong>la</strong> che è evocata all’inizio del versetto. Il soggetto<br />

continua ad essere il Messia Principe. Daniele IX:26 non predice direttamente <strong>la</strong> data<br />

esatta del<strong>la</strong> morte del Messia. Questo versetto segna<strong>la</strong> semplicemente che essa<br />

avverrà “dopo” le 69 settimane, cioè nel corso del<strong>la</strong> 70 a . Il Messia farà cessare il<br />

sacrificio e l’offerta. Questo aspetto del<strong>la</strong> sua opera è in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> sua morte.<br />

Questa ha dovuto avvenire nel mezzo del<strong>la</strong> settimana. Tuttavia in ebraico questa<br />

espressione non significa che sarebbe dovuta avvenire esattamente nel mezzo di<br />

316 Matteo 28:18.<br />

317 Ebrei 1:8-13; confr. Salmo 45:6,7; 102:25; 110:1.<br />

318 Daniele 9:26.<br />

319 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 311.<br />

320 Daniele 9:27.<br />

120<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

questa settimana, come lo si crede qualche volta oggi. Poco importa: senza voler<br />

cercare qui una precisazione assoluta, noi possiamo scoprire che <strong>la</strong> morte del Cristo è<br />

avvenuta verso <strong>la</strong> metà dell’ultima settimana profetica, che va dall’anno 27 all’anno<br />

34 del<strong>la</strong> nostra era». 321<br />

Questo Unto, secondo l’espressione dell’angelo, avrebbe messo fine alle vittime<br />

sacrificali (ostie) e alle offerte, cioè alle donazioni a Dio dei frutti del<strong>la</strong> terra e alle<br />

ob<strong>la</strong>zioni di farina. 322 «Queste espressioni comprendono sia il sacrificio cruento sia<br />

l’ob<strong>la</strong>zione incruenta; in una paro<strong>la</strong> il culto israelitico» 323 che purtroppo, quale<br />

dimostrazione di grande contraddizione, continua in una forma incruenta nel<strong>la</strong> Chiesa<br />

romana con il sacrificio del<strong>la</strong> Messa.<br />

La morte di Gesù ha realizzato infatti tutto quel cerimoniale israelitico che aveva<br />

lo scopo di raffigurarlo. Il Battista aveva presentato il Cristo come «l’agnello di Dio»<br />

e l’autore dell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei spiega l’adempimento dei riti del tempio con queste<br />

parole: «E infatti a noi conveniva un sacerdote come quello, santo, innocente, immaco<strong>la</strong>to,<br />

separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli; il quale non ha ogni<br />

giorno bisogno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire dei sacrifici prima per i<br />

propri peccati e poi per quelli del popolo; perché questo egli lo ha fatto una volta per<br />

sempre, quando ha offerto se stesso». 324<br />

Mentre Israele in quel giorno sacrificava l’agnello per ricordare <strong>la</strong> liberazione<br />

dall’Egitto, sul<strong>la</strong> croce innalzata sul Golgota veniva immo<strong>la</strong>to il vero Agnello<br />

pasquale senza difetto 325 che realizzava <strong>la</strong> vera liberazione dal<strong>la</strong> schiavitù del peccato<br />

e dal<strong>la</strong> morte.<br />

Mentre Gesù sul<strong>la</strong> croce gridava: «È compiuto!», «<strong>la</strong> cortina del Tempio si<br />

squarciò in due, da cima a fondo» secondo l’espressione di Matteo e Marco o «nel<br />

mezzo» secondo Luca. 326 «Dei molti miracoli che seguirono <strong>la</strong> morte di Gesù, Marco<br />

non ha raccontato che questo, senza dubbio a causa del suo bello e profondo<br />

significato simbolico». 327 «Noi pensiamo che nel momento in cui il velo del tempio si<br />

è strappato, annunciando con questo <strong>la</strong> fine dell’antica alleanza, il sacrificio è stato<br />

compiuto una volta per tutte da Cristo Gesù». 328<br />

Il Talmud riporta che quarant’anni prima del<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme: «Le<br />

porte del Santuario si erano aperte da sole e R. Johanan ben Zacai le rimproverò.<br />

“Santuario, santuario, disse, simuli tu il terrore? Io lo so, tu sarai devastato"». 329<br />

321 W.H. Shea, o.c., p. 279,284,285. «Benché questa paro<strong>la</strong> possa indicare <strong>la</strong> “metà” in altri contesti, quando è unita a<br />

un periodo significa sempre “mezzo” (vedere Esodo 12:29; Giosuè 10:13; Giudici 16:3; Geremia 17:11; Salmo<br />

102:25; Ruth 3:8). Ora il mezzo del<strong>la</strong> settimana, cioè tre anni e mezzo dopo l’anno 27, cade nell’anno 31 che si avvera<br />

essere l’anno del<strong>la</strong> crocifissione» J. Doukhan, Le soupir ..., p. 212.<br />

322 Levitico 23:17.<br />

323 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1010.<br />

324 Ebrei 7:26,27; confr. 9:25,26.<br />

325 1 Corinzi 5:7.<br />

326 Giovanni 19:30. Matteo 27:50; Marco 15:28; Luca 23:45.<br />

327 L. Bonnet, o.c., t. I, p. 363.<br />

328 LEUTHI Walter, La Prophétie de Daniel et notre temps, Neuchâtel 1943, p. 125.<br />

329 Yoma 39b; cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1011; vedere F. Godet, o.c., t. II, p. 537.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 121


CAPITOLO II<br />

Dal<strong>la</strong> morte di Gesù, «il culto israelitico perde il suo valore e <strong>la</strong> sua efficacia, che<br />

passa tutta intera nel sacrificio messianico. La paro<strong>la</strong> shabath: riposarsi, cessare, -<br />

impiegata nel testo - si spiega più naturalmente in una cessazione di questo genere<br />

che in una soppressione violenta, come è avvenuta all’epoca dei Maccabei. Le<br />

cerimonie levitiche non sono più da quel momento che delle forme senza vita <strong>la</strong> cui<br />

abolizione non può tardare». 330<br />

Il terremoto, l’apertura delle tombe e <strong>la</strong> resurrezione che ne consegue sono il<br />

pegno del giudizio ultimo sugli uomini e del<strong>la</strong> vittoria di Cristo sul<strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong><br />

morte. 331<br />

«L’oracolo di Daniele deve intendersi come una cessazione di diritto immediato,<br />

seguito, poco tempo dopo, da una cessazione di fatto... Noi siamo in diritto di ritenere<br />

che, nei quarant’anni che precedettero <strong>la</strong> distruzione del tempio, secondo <strong>la</strong><br />

confessione dei rabbini, una grande rivoluzione si fece nel santuario, <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada si<br />

spense, le porte gemettero, il sommo sacerdote fu spaventato, ecc. Ora, si sa che il<br />

tempio fu bruciato nell’anno 70. Togliendo quarant’anni, noi arriviamo all’anno 30,<br />

nel quale Gesù Cristo stabiliva l’alleanza e fondava <strong>la</strong> sua Chiesa. La tradizione<br />

giudaica non indica, del resto, che press’a poco l’anno stesso del sacrificio espiatorio:<br />

essa si è accontentata di un numero tondo». 332<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio così riporta i segni che si sono manifestati nel tempio poco prima<br />

del<strong>la</strong> sua distruzione: «Intorno al<strong>la</strong> nona ora del<strong>la</strong> notte, ... <strong>la</strong> porta del tempio rivolta<br />

verso Oriente, e che era di rame e così pesante che venti uomini potevano appena<br />

spinger<strong>la</strong>, si aprì da so<strong>la</strong>, benché fosse chiusa con delle grosse serrature, con delle<br />

sbarre di ferro e dei catenacci che entravano ben dentro nel suolo, che era di un solo<br />

blocco di pietra... Poco dopo <strong>la</strong> festa, il ventisettesimo giorno di maggio, accadde una<br />

cosa che temerei riportare, per paura che <strong>la</strong> si prenda per una favo<strong>la</strong>, se delle persone<br />

che l’hanno vista non fossero ancora vive, e se le disgrazie che l’hanno seguita, non<br />

ne avessero confermato <strong>la</strong> veridicità. Prima del levarsi del sole, si scorsero nei<br />

dintorni di questa contrada dei carri pieni di gente armata attraversare i mari e<br />

spandersi nei dintorni del<strong>la</strong> città, i sacerdoti essendo stati nel tempio interno durante<br />

<strong>la</strong> notte per celebrare il servizio divino, intesero del rumore, e subito dopo una voce<br />

che ripeté diverse volte: “Usciamo da qui”». 333<br />

Tacito riporta in questi termini l’abbandono del tempio da parte di Dio: «Le porte<br />

si aprirono all’improvviso da sole, e s’intese una voce, più che umana, che gridava<br />

che gli dèi si erano ritirati». 334<br />

«Questi prodigi accaduti prima dell’ultima rovina di Gerusalemme, erano di tale<br />

natura da fare sufficientemente capire agli Ebrei che Dio aveva abbandonato il loro<br />

tempio e soppresso il loro culto». 335 Il tempio distrutto al<strong>la</strong> fine di quel<strong>la</strong> generazione,<br />

330<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 312; vedere Appendice n. 4.<br />

331<br />

Matteo 27:52,53.<br />

332<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1011.<br />

333<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Guerre Giudaiche, VI, V, 3.<br />

334 Tacito, Storia, V, 13.<br />

335 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1012.<br />

122<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

come aveva detto Gesù, 336 può dimostrare che Dio non riconosceva più quel<strong>la</strong> forma<br />

di adorazione.<br />

In che anno possiamo fissare <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> morte di Cristo?<br />

Gesù, come abbiamo presentato sopra 337 , ha partecipato a quattro Pasque.<br />

La prima, dopo essere stato battezzato e aver fatto dei discepoli, segnava l’inizio<br />

del<strong>la</strong> sua attività pubblica recandosi a Gerusalemme. 338<br />

La seconda l’anno successivo, 339 al termine del suo ministero in Giudea con il<br />

rigetto da parte del Sinedrio.<br />

La terza nel 30 d.C. 340 segna <strong>la</strong> fine del Suo ministero in Galilea con il<br />

conseguente rigetto dei Galilei.<br />

L’ultima 341 , in concomitanza col Suo sacrificio, nel 31 d.C., dopo il Suo ritiro a<br />

Tiro, Sidone, nel<strong>la</strong> Decapoli, in Samaria e in Perea.<br />

Che Gesù sia morto in quell’anno, dopo tre anni e mezzo dal suo battesimo, in<br />

mezzo al<strong>la</strong> settimana, ci è stato trasmesso da Giulio l’Africano «uno dei migliori<br />

336<br />

Matteo 24:35.<br />

337<br />

Vedere Grafico n. 1, p. 100.<br />

338<br />

Giovanni 2:13.<br />

339<br />

Giovanni 5:1. Su questo testo i commentatori sono divisi nell’identificare <strong>la</strong> festa. Infatti i manoscritti ci sono<br />

pervenuti con due letture diverse: «Ci fu una festa» e «ci fu <strong>la</strong> festa». Tra coloro che preferiscono <strong>la</strong> lettura “una” festa<br />

non c’è un accordo unanime. La festa <strong>la</strong> si identifica con quel<strong>la</strong> delle Trombe, celebrata tra settembre-ottobre,<br />

all’inizio dell’anno civile; con <strong>la</strong> festa dei Tabernacoli, celebrata nello stesso periodo. Altri vi hanno visto <strong>la</strong> festa di<br />

Pentecoste celebrata in maggio, a seguito del<strong>la</strong> prima Pasqua indicata nel capitolo 2. Altri ancora vi hanno visto <strong>la</strong><br />

festa di Dedicazione o di Purim, istituita al tempo di Ester (9:20-26), celebrata in marzo. Chi sostiene questa tesi, dice<br />

che Gesù sarebbe poi rimasto nelle vicinanze di Gerusalemme per salirvi a celebrare <strong>la</strong> sua seconda Pasqua indicata al<br />

capitolo 6:4. A favore di questa tesi, o che comunque si tratti di una festa che precede quel<strong>la</strong> di Pasqua, c’è il fatto che<br />

il capitolo 4:35 ci pone nel mese di dicembre e il capitolo 6:4 nel mese di aprile e di conseguenza <strong>la</strong> festa del capitolo<br />

5:1 dovrebbe essere una festa intermedia. Trascorrerebbe così un anno completo tra <strong>la</strong> prima Pasqua del capitolo 2 e <strong>la</strong><br />

seconda del capitolo 6. Se così fosse, il ministero di Gesù sarebbe durato 2 anni e mezzo con questa cronologia:<br />

Giovanni 2:13, Pasqua (primo anno); 4:35, dicembre, stesso anno; 5:1, Purim, marzo, secondo anno; 6:4, Pasqua,<br />

aprile; 7:1, Tabernacoli, ottobre; 10:22, Dedicazione, dicembre; 12:1, Pasqua, aprile, terzo anno. Vedere GODET<br />

Frédéric, Commentaire sur l’Evangile de S. Jean, t. II, 3 a ed., Neuchâtel 1885, p. 398.<br />

Ogni posizione è presentata da seri nomi nel campo dell’esegesi.<br />

Anche <strong>la</strong> spiegazione «<strong>la</strong> festa» dei Giudei identificata con quel<strong>la</strong> di Pasqua ha altrettanti validi commentatori.<br />

Westphal scrive a tale proposito: «I due più antichi autori che par<strong>la</strong>no di questo testo sono: Tatiano e il suo avversario<br />

Ireneo. Vivevano nel secondo secolo, sono d’accordo nel dire che si tratta del<strong>la</strong> festa di Pasqua, <strong>la</strong> festa per eccellenza<br />

presso i Giudei. Ciò che ci conferma in questa opinione (<strong>la</strong> quale giustifica <strong>la</strong> credenza ormai seco<strong>la</strong>re, è <strong>la</strong> durata di<br />

tre anni del ministero di Gesù, credenza che però oggi è quasi abbandonata, perché si vuole sostenere che tutto il<br />

racconto degli evangeli sia stato vissuto in un anno), è che Gesù stesso sembra fare allusione ai tre anni del<strong>la</strong> sua<br />

attività durante i suoi ultimi intrattenimenti, allorquando dice nel<strong>la</strong> sua parabo<strong>la</strong> del fico sterile: “Ecco, sono ormai tre<br />

anni che vengo a cercare frutto da questo fico, e non ne trovo” Luca 13:7» WESTPHAL Alexandre, Jésus de Nazareth,<br />

Harmonie des quatre Évangiles, Lausanne 1914, p. 65. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

Sebbene l’accettazione dei tre anni e mezzo del ministero pubblico di Gesù <strong>la</strong>sci sotto silenzio diversi mesi, ciò è<br />

spiegato dal fatto che gli evangelisti non si sono tanto preoccupati di presentare una biografia cronologica completa<br />

del<strong>la</strong> vita del Cristo quanto gli avvenimenti che più hanno potuto mettere in risalto <strong>la</strong> sua opera e i suoi<br />

ammaestramenti (vedere G. Ricciotti, o.c., pp. 168,169).<br />

340<br />

Giovanni 6:4.<br />

341 Giovanni 11:55 e seg.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 123


CAPITOLO II<br />

cronologi dell’antichità cristiana» 342 , da Apollinare di Laodicea, 343 da Eusebio di<br />

Cesarea, da Epifane e da Crisostomo.<br />

In uno studio molto ricco, Grace Amadon 344 crede di potere affermare che <strong>la</strong><br />

crocifissione avvenne il venerdì 27 aprile, mentre l’abate Maurice Chaume, a seguito<br />

di calcoli fatti, <strong>la</strong> fissa per il 23 marzo, sempre del 31 d.C.. 345 Che si tratti di marzo o<br />

di aprile è di una importanza re<strong>la</strong>tiva anche se è ammirevole lo studio che viene fatto.<br />

È straordinario rilevare che un buon numero di studiosi sono concordi nel fissare <strong>la</strong><br />

data nell’anno 31. 346<br />

342<br />

VAUCHER Alfred Félix, Lacunziana, II serie 1952, p. 52. Giulio l’Africano visse verso il 230 d.C. È il primo che<br />

nel<strong>la</strong> sua Cronologia, opera nel<strong>la</strong> quale aveva riunito <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dal<strong>la</strong> creazione fino all’anno 221 d.C., ha aperto <strong>la</strong> via a<br />

coloro che vogliono rendersi conto delle profezie di Daniele. «La morte di Gesù è stata fissata nel<strong>la</strong> primavera del 31<br />

dal gesuita Denis PETAU, De Doctrina temporum, vol. II, Paris 1627, p. 666; Rationarium temporum, vol. I, Paris<br />

1703, p. 243; WABNITZ Auguste, Histoire de <strong>la</strong> Vie de Jésus, vol. II, Montauban, 1904, pp. 237,335,345,392; HALES<br />

William, A new Analysis of Chronology, vol. II, 2 a ed., London 1830, p. 518, pone <strong>la</strong> morte di Gesù nel 31 e nel 34 il<br />

martirio di Stefano» F.A. Vaucher, Les Prophéties..., p. 27.<br />

343<br />

Apollinare il giovane di Laodicea, cit. da Gero<strong>la</strong>mo, Daniele IX, traduzione inglese, p. 102.<br />

344<br />

AMADON Grace, Ancient Jewish Calendar, in Journal of Bible Literature, n. 61, IV, 1942, pp. 277-280; cit. da<br />

A.F. Vaucher, Lacunz., serie II, p. 52.<br />

345<br />

CHAUME Maurice, Recherches sur <strong>la</strong> Chronologie de <strong>la</strong> Vie de Notre Seigneur, in Revue Biblique, XV, Paris<br />

1918, pp. 215-243; cit. in Dictionnaire Pratique des Connaissances Religieuses, t. II, col. 158, art. Chronologie; cit.<br />

A.F. Vaucher, idem, p. 52. Vedere CABALLERO-SANCHEZ Pablo, La profecia de <strong>la</strong>s 70 semaine de Daniel, Madrid<br />

1946, pp. 63-65; W. HALES, New Analysis, vol. II, 1830, p. 518; J. NEUFFER, The date…, 19 aprile 1956, pp. 16,17,25;<br />

26 aprile pp. 3,4; I. QUIGLEY, The Resurr., pp. 15,18; M.-M. WILSON, 1906, p. 679.<br />

346<br />

Oltre all’anno 31 d.C. per <strong>la</strong> morte di Gesù, i commentatori propongono altre date:<br />

- 26: N. MANN, Of the true, 1733, p. 134, trad. <strong>la</strong>tina, p. 139;<br />

- 27: X. LÉVRIER, Clé, 2 a ed., 1903, pp. 44,65;<br />

- 28: M. GOGUEL, Introduction, vol. IV, 1, p. 86;<br />

- 29: R.K. ARNAUD, 1918, p. 225; D. LAZZARATO, La cronologia, p. 40; Chronologia, p. 483,503; De ex Danielis,<br />

p. 53; A. LOISY, Les Mystères, 2 a ed., p. 206; Les livres, 1922, p. 16; H. BROWNE, Ordo, 1844, pp. 53-94;<br />

F. PRAT, La data, vol. III, 1, 1912, pp. 82-104; G.L. ROSE, Tribul., 1943, p. 65; C.H. TURNER, Chronology,<br />

I, pp. 403-415;<br />

- 30: J. ANGUS e S.G. GREEN, The Bible, 6 a ed., p. 794; J. von BEBBER, Zur Chron., 1898; J.A. BENGEL, Welt,<br />

1747, p. 177; J.A. BISHOP, The Day, 1957, pp. 15-30 (6 aprile); BORGONCINI DUCA, Date, p. 81; L.T.<br />

CUNNINGHAM, Significance, p. 34; D. DAVIDSON, The Date, 1833; A.R. FAUSSET, 1878, p. 153; P.F. HENRY,<br />

Les deux, 1930, pp. 8,30; E. HEYCOCK, p. 464; Th. MÉMAIN, 1903, p. 35; H. OLTRAMARE, Commentaire sur<br />

l’ép. aux Romains, vol. I, p. 87; J.A. PORRET, Trois, p. 36; E. PREUSCHEN, Todesjahr, pp. 1-17; L.J.U.<br />

SMAY, 1915, pp. 199-206; A.E. TRICOT, S. Paul, p. 32; J. URQUHART, The Wonders, 3 a ed., p. 206; G.<br />

VIDAL, p. 16; A. WEIGALL, Survivance, 1934, p. 31; J.A. WYLIE, p. 149;<br />

- 31: vedere sopra;<br />

- 32: R. ANDERSON, The Coming, 5 a ed., pp. 97,122,128; W. WHITLA, Sir Isaac Newton’s, p. 125;<br />

- 33: W.S. AUCHINGLOSS, 1905, pp. 115,126; A. BLOMSTRAND, 1853, p. 100; J. FABRE d’ENVIEU, vol. II, p. 1121;<br />

C. FRENCH, The Midnight, 18 nov. 1842, p. 4; K.W. HARTENSTEIN, 1936, p. 104; W. HOMANNER, Die<br />

Dauer, 1908, p. 109 (3 aprile); P. LADEUZE, La date, vol. V, pp. 893-903; A. MALET, Histoire, p. 414; J. Le<br />

PELLETIER, Dissertation, 1700, pp. 478-487; G. SEYFFARTH, Summary, 2 a ed., pp. 183-187;<br />

- 34: C.H. LAGRANGE, Leçons, p. 395; I. NEWTON, Observ., cap. XI;<br />

- 35: G. BURTON, Suppl., 1768, pp. 7,38,69; M. CHAUME, Recherches, pp. 212-243, 505-549.<br />

Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

Per il giorno del<strong>la</strong> crocifissione: venerdì, vedere: S. ZEITLIN, The date, part III, 1932, pp. 263-271; L. SIBUM,<br />

Revue des Sciences, XV, 1935, pp. 567-572; S. BACCHIOCCHI, The time, 1985.<br />

124<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

L’apostolo Paolo ai Romani scrive: «Cristo, nel tempo stabilito, morì per i<br />

peccatori». 347 Enrico Bosio commenta l’espressione «tempo stabilito», come altri<br />

commentatori, con le seguenti parole: «Nel tempo più opportuno, fissato dal consiglio<br />

di Dio, cioè quando fu compiuta <strong>la</strong> preparazione voluta da Dio nel mondo pagano e<br />

giudaico». 348 Riteniamo che si abbiano dei motivi per credere che il «tempo stabilito»<br />

sia proprio quello previsto dall’onniscienza di Dio e da Lui indicato nel<strong>la</strong> nostra<br />

<strong>profezia</strong> al<strong>la</strong> quale Paolo fa riferimento.<br />

Prima di considerare l’ultima parte dell’oracolo dell’angelo, desideriamo<br />

esaminare le espressioni del versetto 24 che presentano «chiaramente le molteplici<br />

opere che solo il Messia poteva realizzare». 349<br />

«La morte del Crocifisso... è contemporaneamente <strong>la</strong> fine e l’inizio di un mondo. Il<br />

vecchio mondo è vinto; il nuovo comincia a spuntare». 350 Le sei espressioni del<br />

versetto 24 non descrivono ancora il regno messianico nel<strong>la</strong> sua gloria esteriore, ma <strong>la</strong><br />

sua vittoria sul peccato.<br />

«Per consumare il crimine» 351<br />

Il verbo ebraico significa: completare, e può essere preso nel senso di consumare,<br />

finire o compiere, impedire, fermare, esso esprime l’atto di chiudere. La radice del<br />

verbo ha due significati complementari: «Il peccato sarà fermato, chiuso, messo a<br />

fine» o «il peccato arriverà al suo culmine, colmerà <strong>la</strong> sua misura». 352<br />

Possiamo dedurre da questo che in un certo momento delle 70 settimane il<br />

peccato, cioè <strong>la</strong> rivolta dell’uomo nei confronti di Dio, raggiungerà il suo parossismo,<br />

<strong>la</strong> sua massima espressione, ma nello stesso tempo in cui <strong>la</strong> manifesta, sopprimendo il<br />

suo Creatore, l’universo non ha più dubbi sull’amore dell’Eterno. L’uomo che riflette<br />

davanti all’espressione più inequivocabile del suo crimine, prende coscienza<br />

dell’assurdità del<strong>la</strong> sua azione, si converte e pone fine al<strong>la</strong> sua rivolta. Il peccato cessa<br />

di essere una forza nel popolo di Dio.<br />

L’apostolo Paolo, che prima perseguitava i cristiani con i quali il Cristo si<br />

identificava, dopo aver compreso l’assurdità del suo peccato e del suo modo di<br />

vivere, pur considerandosi osservatore del<strong>la</strong> legge di Dio, scriveva: «Ma quanto a me,<br />

non sia mai che io mi glori d’altro che del<strong>la</strong> croce del Signore nostro Gesù Cristo,<br />

mediante <strong>la</strong> quale il mondo (il vivere normale dell’umanità separata da Dio), per me,<br />

è stato crocifisso, e io sono stato crocifisso per il mondo» e tutta <strong>la</strong> propria giustizia<br />

347<br />

Romani 5:6; versione La Paro<strong>la</strong> del Signore. The Good News for Modern Man, traduce: «Cristo morì per gli empi<br />

al momento da Dio scelto». The Revised Standard Version, ha: «Al tempo giusto Cristo morì per i viventi».<br />

348<br />

BOSIO Enrico, Le epistole ai Romani; I, II Corinzi, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torre Pellice 1930, 1939, Torino 1989, p. 61.<br />

349<br />

Th. Mémain, o.c., p. 120.<br />

350<br />

DIDON P. Henri, Jésus-Christ, Paris 1919, p. 345.<br />

351<br />

Daniele 9:24.<br />

352<br />

J. Fabre d’Envieu preferisce il senso di raffrenare, trattenere; A. Crampon, «rinchiudere <strong>la</strong> prevaricazione»; J.N.<br />

Darby, «per chiudere <strong>la</strong> trasgressione»; H.A. Perret Gentil, perché il «crimine sia consumato»; J. Doukhan, per<br />

«imprigionare il crimine»; E. Rey per mettere il «colmo al<strong>la</strong> ribellione».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 125


CAPITOLO II<br />

personale <strong>la</strong> reputava come tanta spazzatura. 353 L’apostolo Pietro a sua volta scriveva:<br />

«Egli (Gesù), che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno,<br />

affinché, morti al peccato, vivessimo per <strong>la</strong> giustizia, e mediante le cui lividure siete<br />

stati sanati». 354 Il pastore riformato Ro<strong>la</strong>nd de Pury commentava: «Sono le nostre<br />

menzogne, le nostre vanità, le nostre concupiscenze, <strong>la</strong> nostra ido<strong>la</strong>tria che lo fanno<br />

salire sul<strong>la</strong> croce e che lo precipitano nel<strong>la</strong> morte e nell’inferno - e al posto di<br />

scrol<strong>la</strong>re da sé tutto ciò e di sbarazzarsene per raggiungere suo Padre, al posto di<br />

rigettare su noi i nostri falli di cui lo aggravavamo, egli ha tutto preso sulle sue spalle,<br />

ha portato tutta questa turpitudine nel suo corpo, per travolger<strong>la</strong>, per spazzar<strong>la</strong> via<br />

lontano da noi, con lui nel<strong>la</strong> morte e nell’inferno. Questa spada con <strong>la</strong> quale noi<br />

l’abbiamo trafitto, egli l’ha trattenuta in sé e le nostre mani sono rimaste vuote. Ed<br />

ecco: il trionfo del nostro peccato ci ha privati del nostro peccato.... <strong>la</strong> sua morte che<br />

sembrerebbe essere <strong>la</strong> morte del<strong>la</strong> giustizia di Dio, il colpo di grazia dato al Regno, è<br />

in realtà <strong>la</strong> morte delle nostre iniquità.... Sul<strong>la</strong> croce, siamo noi che moriamo, che<br />

cessiamo di esistere per tutte queste cose che ci fanno morire e che cominciamo a<br />

esistere per quelle che ci fanno vivere». 355<br />

Ciò che ha fatto salire Cristo sul<strong>la</strong> croce è <strong>la</strong> malvagità dell’uomo, essa è quindi <strong>la</strong><br />

prova inequivocabile dello stato di rivolta in cui si trova. La croce è anche <strong>la</strong><br />

dimostrazione del<strong>la</strong> santità di Dio <strong>la</strong> quale, mettendo in risalto il peccato dell’uomo,<br />

vi pone fine.<br />

«Per sigil<strong>la</strong>re i peccati» 356<br />

Cioè mettere fine al peccato; fare che il peccato raggiunga <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> sua<br />

pienezza; annul<strong>la</strong>rlo affinché non continui <strong>la</strong> sua opera e sia incapace di riprodursi.<br />

L’espressione potrebbe essere vista come una radicalizzazione del<strong>la</strong> precedente. Si<br />

può pensare al peccato perdonato, annul<strong>la</strong>to.<br />

Colui che riconosce e accetta <strong>la</strong> grazia di Dio può ancora rimanere nel peccato<br />

affinché <strong>la</strong> grazia di Dio abbondi? «Così non sia», risponde l’apostolo Paolo. Noi che<br />

siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso? La vita del figlio di Dio, che<br />

gioisce del perdono, vive sotto <strong>la</strong> guida dello Spirito Santo, non dovrebbe più avere a<br />

che fare col peccato, ha chiuso con esso. 357 La croce ha fatto del credente un «nato di<br />

nuovo», «una nuova creatura» perché ha preso moralmente coscienza del<strong>la</strong> sua nuova<br />

identità. 358 L’uomo fu creato ad immagine di Dio, ma il peccato lo ha degenerato.<br />

Perdonato e convertito riconosce nell’universo come unico bene il Signore. Nul<strong>la</strong> gli<br />

interessa se non Dio solo, che egli sente quale è veramente: un Padre di amore. Tra<br />

353<br />

Ga<strong>la</strong>ti 6:14, Filippesi 3:8. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

354<br />

1 Pietro 2:24.<br />

355 a<br />

PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Pierres Vivantes, 2 ed., Neuchâtel, pp. 78,79.<br />

356 Daniele 9:24.<br />

357 Romani 6:1,2; 8:14,15; 1 Giovanni 3:4.<br />

358 Giovanni 3:3; 2 Corinzi 5:17.<br />

126<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

l’uomo rigenerato, Cristo e Dio si stabilisce un’unione, Gesù compie nel credente<br />

l’opera di rinnovamento. Il Cristo lo aiuta a crescere fino al<strong>la</strong> sua statura perfetta. 359<br />

L’uomo che prima trovava soddisfazione nel peccare, nell’essere il figlio lontano<br />

dal<strong>la</strong> casa paterna, rientrato in sé, a seguito dell’opera che lo Spirito Santo ha<br />

compiuto in lui, abbracciato al padre, ora gioisce nell’ubbidienza al<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> e nel<br />

poter vivere nel<strong>la</strong> sua casa. Soffre del male commesso non perché sia un uomo<br />

moralmente a posto, ma perché è un uomo unito al Signore.<br />

«Per espiare l’iniquità» 360<br />

Espiare, cioè coprire nel senso di perdonare, purificare, non fare più vedere<br />

l’iniquità, nasconder<strong>la</strong> al<strong>la</strong> vista. Il verbo kaafar racchiude l’idea di riscatto, cioè di<br />

liberazione. Il sacrificio di espiazione, di propiziazione per il peccato, 361 cioè di<br />

purificazione è il nerbo del cerimoniale del tempio, come abbiamo detto sopra.<br />

Facendo riferimento a questo riscatto Gesù disse del<strong>la</strong> Sua morte: « ...il Figlio<br />

dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire, e per dare <strong>la</strong> vita sua come<br />

prezzo di riscatto per molti». 362<br />

Ancora una volta questa espressione ci aiuta a capire meglio il senso del<strong>la</strong> morte di<br />

Gesù Cristo, che come l’amore è una forza insondabile. Mai potremo spiegare <strong>la</strong><br />

croce solo razionalmente, perché, se così fosse, il Suo sacrificio sarebbe ridotto ad<br />

una formu<strong>la</strong>; se Dio avesse potuto salvare l’uomo tramite un ragionamento l’avrebbe<br />

fatto evitando il Calvario, il Monte del Teschio. Siamo nel campo dell’amore, e<br />

l’amore va oltre al<strong>la</strong> razionalità, pur non contraddicendo<strong>la</strong>.<br />

L’espressione ebraica kafar significa, come abbiamo detto, coprire, nascondere,<br />

togliere al<strong>la</strong> vista nel senso di: perdonare, purificare. Il filologo P. Winandy precisa<br />

che Kafar (e suoi derivati) riguarda il perdono dei peccati, mediante filologie<br />

comparate e sul piano teologico, non significa coprire, ma corrisponde, nell’Antico<br />

Testamento, al rituale di purificazione, del perdono dei peccati mediante il sacrificio<br />

di sangue. 363<br />

L’opera del Messia aveva lo scopo di far sì che degli esseri in rivolta nei confronti<br />

del loro Creatore potessero nuovamente ritornare al Dio Santo e Giusto. Tutta <strong>la</strong><br />

Sacra Scrittura ci presenta Dio che è al<strong>la</strong> ricerca del proprio figlio, dell’uomo:<br />

«Adamo, dove sei?», mentre questi costantemente si sottrae al suo appello e al suo<br />

amore nascondendosi. La Bibbia ci presenta un Padre che implora, privato dei suoi<br />

figli, un Padre ferito nel suo amore. Dio scende in mezzo all’umanità, senza<br />

partecipare al peccato dell’uomo, ma subendo le conseguenze di questo peccato. Dio,<br />

359 Efesi 4:13.<br />

360 Daniele 9:24.<br />

361 Numeri 35:31; Levitico 5:8; 4:26; 16:19; Ezechiele 45:17.<br />

362<br />

Matteo 20:28.<br />

363 o o<br />

WINANDY Pierre, Sens de Kafar dans <strong>la</strong> théologie biblique d’après l’étude philologique, in Servir, 3 e 4 trimestre<br />

1977, p. 17.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 127


CAPITOLO II<br />

pur essendo santità e quindi separazione dal male, scende tramite i Suoi profeti e poi<br />

come ultima alternativa, col Suo Figlio. Emanuele: «Dio con noi».<br />

La croce, come abbiamo detto, mette in risalto il nostro peccato, <strong>la</strong> nostra<br />

malvagità e quindi, per contrapposizione, ci rive<strong>la</strong> l’amore di Dio che è venuto in<br />

mezzo a noi non so<strong>la</strong>mente per dirci, ma per dimostrarci che ci ama fino al punto di<br />

morire per noi. Il Figlio dell’uomo anche sul<strong>la</strong> croce è fedele al Padre e crede e<br />

testimonia nel<strong>la</strong> sua bontà. Gesù muore. Ma <strong>la</strong> croce manifesta <strong>la</strong> giustizia di Dio,<br />

perché il Padre a Pasqua risuscita il Signore del<strong>la</strong> gloria. È davanti a questa morte che<br />

l’uomo comprende <strong>la</strong> sua follia, e <strong>la</strong> sua situazione di perdizione gli si manifesta in<br />

una forma evidente. Comprende l’amore infinito di Dio, si pente, crede, chiede<br />

perdono e torna al Padre. Il peccato porta con sé una trasformazione del<strong>la</strong> persona,<br />

una ma<strong>la</strong>ttia, una degenerazione. La croce porta l’uomo a iniziare in Cristo, in Dio<br />

una nuova vita. In seguito al germogliare del<strong>la</strong> fede in Dio nel cuore dell’uomo, esso<br />

viene dichiarato giusto. Da quel momento inizia per lui il processo di guarigione e<br />

Dio vede l’uomo in Cristo, unito a Lui, come il tralcio al<strong>la</strong> vite 364 , non più per quello<br />

che è, ma per quello che sarà ed è già in potenza.<br />

Gesù è venuto per sopprimere, per far sparire quel<strong>la</strong> montagna di malintesi<br />

dell’uomo nei confronti di Dio: «Io (dice l’Eterno), ho nutrito dei figli e li ho allevati,<br />

ma essi si sono ribel<strong>la</strong>ti a me». 365 La morte di Gesù non è un incidente, ma è <strong>la</strong><br />

conseguenza di una vita che non poteva continuare; è un sacrificio e un’offerta 366<br />

perché Gesù stesso volontariamente non si sottrae al<strong>la</strong> violenza degli uomini e anche<br />

in quel<strong>la</strong> circostanza crede nel<strong>la</strong> giustizia di Dio. Gesù è il buon Pastore che mette <strong>la</strong><br />

sua vita per le pecore, nessuno glie<strong>la</strong> toglie, ma <strong>la</strong> depone da sé. 367<br />

Gesù ha preso su di sé le nostre infermità e ha portato le nostre ma<strong>la</strong>ttie, non come<br />

uno si carica di un pacco postale, ma nel senso che ha simpatizzato con noi fino a<br />

sentirne tutta <strong>la</strong> sofferenza. 368 Ha preso su di sé il peccato, per combatterlo, sradicarlo<br />

dal nostro cuore e vincerlo.<br />

Il sangue sparso sugli stipiti delle porte delle case d’Egitto in occasione del<strong>la</strong><br />

Pasqua non aveva lo scopo di rendere favorevole il popolo d’Israele a Dio o di<br />

propiziarsi <strong>la</strong> divinità, bensì quello di testimoniare l’accettazione dell’azione<br />

misericordiosa di Dio, del<strong>la</strong> sua salvezza, del<strong>la</strong> sua grazia, del<strong>la</strong> sua protezione, del<br />

suo intervento liberatorio.<br />

«Cristo ha dovuto soffrire... a causa degli uomini, a causa del<strong>la</strong> loro attitudine nei<br />

suoi confronti. La <strong>storia</strong> che va da Betlemme al Golgota è quel<strong>la</strong> di un Essere<br />

abbandonato, rigettato e perseguitato dal suo proprio circondario e finalmente<br />

accusato, condannato e crocifisso. Essa manifesta lo stato di guerra e di rivolta che<br />

oppone l’uomo a Dio stesso». 369<br />

364<br />

Giovanni 15:1-5.<br />

365<br />

Isaia 1:2.<br />

366<br />

Efesi 5:2.<br />

367<br />

Giovanni 10:11,18.<br />

368<br />

Matteo 8:14-17.<br />

369<br />

BARTH Karl, Esquisse d’une dogmatique, Neuchâtel 1968, pp. 166,167.<br />

128<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

«Poiché l’uomo... si eleva contro l’appello misericordioso di Dio, Gesù sa che <strong>la</strong><br />

sua esistenza finirà nel<strong>la</strong> catastrofe. Sa che <strong>la</strong> sua esistenza che, dall’inizio, era di già<br />

“in basso” deve, mediante un ulteriore passo, terminare nell’ultima profondità. Ma è a<br />

una tale profondità che avrà il suo ribaltamento. Sa, e lo confida come un segreto ai<br />

suoi discepoli, che il cammino che Dio gli traccia porterà al<strong>la</strong> croce. E, giunto al<strong>la</strong><br />

soglia che separa <strong>la</strong> morte dal<strong>la</strong> vita, spiega egli stesso ai suoi discepoli che ciò che<br />

agli occhi degli uomini rappresenta una tragedia scandalosa, è il senso proprio e il<br />

completamento del<strong>la</strong> sua opera d’amore». 370<br />

Non è Dio che cerca <strong>la</strong> morte del Figlio. È proprio nel momento in cui Dio si<br />

avvicina in forma più diretta ed intima all’umanità che si manifesta l’infinita distanza<br />

che li separa. Più Dio si avvicina all’uomo più il peccato manifesta il suo vero volto.<br />

Il Messia quindi espierà il peccato, e di fatto, Gesù ha espiato il peccato, non per<br />

modificare l’attitudine di Dio nei confronti dell’uomo, ma per modificare il nostro<br />

atteggiamento nei suoi confronti. Nel momento in cui l’uomo crede in Gesù, in Dio,<br />

il Cristo elimina <strong>la</strong> sua ribellione, <strong>la</strong> seppellisce nel<strong>la</strong> morte e per l’uomo inizia <strong>la</strong><br />

guarigione, una nuova vita. Tramite l’unione vivente con Cristo, <strong>la</strong> sua vita si<br />

ripropone nel<strong>la</strong> vita del rigenerato affinché possa dire per esperienza: «Non sono più<br />

io che vivo, ma è il Cristo che vive in me». 371<br />

Nel Cristo l’uomo è salvato perché si riconcilia con Dio e in Gesù incontra<br />

l’Eterno.<br />

Parafrasando il pensiero di L. Evely, diciamo che il vero perdono del peccato non<br />

è so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione di un debito, ma <strong>la</strong> ricostruzione di tutto ciò che il<br />

peccato aveva distrutto in noi: <strong>la</strong> nostra fede e il nostro amore. 372<br />

Con <strong>la</strong> croce <strong>la</strong> politica umana rigetta il Regno di Dio, il quale a sua volta<br />

condanna le varie politiche degli uomini e il loro metodo di governo, trionfando con<br />

<strong>la</strong> resurrezione. Par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> sua prossima morte Gesù diceva: «Ora avviene il<br />

giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo». 373 La<br />

Terra, rifiutando Cristo, si condanna da so<strong>la</strong>. L’umanità, rigettando ciò che è buono,<br />

non può che essere cattiva. La croce condanna tutte le concezioni di fraternità,<br />

uguaglianza, libertà che il mondo vuole formare al di fuori del suo Dio. Al<strong>la</strong> croce il<br />

Creatore subisce le conseguenze del<strong>la</strong> rivolta delle creature, <strong>la</strong> espia 374 , perché:<br />

«Riguarderanno a me, dice (l’Eterno), a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno<br />

cordoglio». 375<br />

C’è un parallelismo fra queste tre prime espressioni che abbiamo esaminato del<br />

versetto 24 e quelle che seguono:<br />

370<br />

E. Brunner, o.c., , t. II, Genève 1965, p. 317.<br />

371<br />

Ga<strong>la</strong>ti 2:20.<br />

372<br />

EVELY Louis, Oser parler, ed. le Centurion, Paris 1982, p. 140.<br />

373<br />

Giovanni 12:31.<br />

374<br />

Cioè purifica perché cambia l’atteggiamento dell’uomo e lo riconcilia con Dio. Vedere Romani 5:10,11; 11:15; 2<br />

Corinzi 5:18-20, vedere nota Luzzi; Colossessi 1:20-22; Efesi 2:16.<br />

375<br />

Zaccaria 12:10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 129


CAPITOLO II<br />

130<br />

Distruzione del male<br />

- consumare il crimine<br />

- sigil<strong>la</strong>re il peccato<br />

- purificare l’iniquità<br />

«Per portare giustizia dei secoli» 376<br />

Stabilimento del bene<br />

- portare giustizia eterna<br />

- sigil<strong>la</strong>re visione e <strong>profezia</strong><br />

- ungere santo dei santi.<br />

Al<strong>la</strong> consumazione del crimine corrisponde: «portare <strong>la</strong> giustizia eterna». Al<strong>la</strong> fine<br />

del male c’è l’inizio del<strong>la</strong> giustizia. La paro<strong>la</strong> tsedeq significa <strong>la</strong> grazia mediante <strong>la</strong><br />

quale noi siamo resi partecipi del<strong>la</strong> giustizia eterna. Con queste parole si annuncia che<br />

l’umanità può riavere quello che ha perduto perché il Messia ha vinto il male e ha<br />

trionfato sul<strong>la</strong> morte.<br />

Geremia aveva annunciato questa giustizia da parte dell’Eterno con le parole: «Io<br />

farò germogliare a Davide un germoglio di giustizia, ed esso farà ragione e giustizia<br />

nel paese e questo è il nome con il quale sarà chiamato: l’Eterno, nostra giustizia». 377<br />

Però prima di questo: «Egli vedrà il frutto del tormento dell’anima sua, e ne sarà<br />

saziato; per <strong>la</strong> sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti...». 378<br />

«Stabilire una giustizia eterna», è «portare, per mezzo dell’opera del Messia, lo<br />

stato di perfetta giustizia davanti a Dio, al quale l’umanità è eternamente destinata,<br />

ma che non può produrre da so<strong>la</strong>; far così succedere a tutte le condanne anteriori <strong>la</strong><br />

giustificazione divina che deve durare per sempre». 379<br />

La grazia offerta ha un risvolto eterno, perché le conseguenze sono eterne. La<br />

giustizia è eterna perché il regno del Messia è eterno, eterno come lui stesso. 380<br />

«Per sigil<strong>la</strong>re visioni e profezie» 381<br />

Al suggel<strong>la</strong>mento del peccato si contrappone il sigillo del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione.<br />

Il Messia, per autenticare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dei profeti e realizzare tutto ciò che l’Antico<br />

Testamento ha detto a proposito del suo regno e del<strong>la</strong> salvezza, dovrà «confermare <strong>la</strong><br />

verità compiendo<strong>la</strong>». 382<br />

376 «Le tre espressioni che precedono annunciano l’intera distruzione del male sotto tutte le sue forme; le tre<br />

espressioni seguenti presentano lo stabilimento perfetto del bene. C’è una corre<strong>la</strong>zione tra <strong>la</strong> I e <strong>la</strong> IV, <strong>la</strong> II e <strong>la</strong> V, <strong>la</strong><br />

III e <strong>la</strong> VI» A. Crampon, o.c., nota.<br />

377 Geremia 33:15,16; vedi 23:6.<br />

378<br />

Isaia 53:11.<br />

379<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 307.<br />

380<br />

Daniele 2:44; Osea 2:19, Isaia 51:6,8.<br />

381<br />

Daniele 9:24.<br />

382<br />

K. Auberlen, o.c., p. 123.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

È nel Messia che tutte le espressioni del<strong>la</strong> solidarietà di Dio per <strong>la</strong> sofferenza<br />

dell’uomo annunciate dai profeti <strong>diventa</strong>no realtà perché in lui Dio stesso è venuto a<br />

viverle con noi nel<strong>la</strong> nostra prigione, nel deserto del nostro mondo. 383<br />

L’espressione “secondo le Scritture” che troviamo spesso nel Nuovo Testamento<br />

«significa semplicemente che <strong>la</strong> Scrittura non ha né senso, né verità al di fuori di<br />

Gesù Cristo. L’esistenza di Gesù di Nazaret, <strong>la</strong> sua vita, <strong>la</strong> sua morte, <strong>la</strong> sua<br />

resurrezione, e il senso di ogni frase del<strong>la</strong> Bibbia, è <strong>la</strong> verità di tutto ciò che <strong>la</strong> Bibbia<br />

ci annuncia. La Scrittura non è là per se stessa; ... Senza di lui essa è vuota, totalmente<br />

vuota. Senza lui è falsa. Rigorosamente par<strong>la</strong>ndo, essa non esiste che perché compiuta<br />

da lui, ricevendo da lui il suo senso e <strong>la</strong> sua verità... La Bibbia senza Gesù Cristo non<br />

sarebbe che “formule de politesse” divina, linguaggio convenzionale per persone<br />

religiose». 384 La Paro<strong>la</strong> di Dio, che ha operato nel passato, in Gesù Cristo si è<br />

incarnata ed è venuta a vivere quello che ha detto. L’incarnazione dell’Eterno è <strong>la</strong><br />

prova che veramente “Dio soffre con noi”. Se non si scoprono nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura<br />

l’annuncio e <strong>la</strong> realizzazione di questa paro<strong>la</strong> noi non abbiamo ancora scoperto il<br />

perché e il valore del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. In polemica con i farisei Gesù disse: «Investigate<br />

le Scritture perché pensate aver per mezzo d’esse vita eterna, ed esse sono quelle che<br />

rendono testimonianza di me». 385 Dopo <strong>la</strong> sua resurrezione Gesù dimostra di essere il<br />

Messia richiamandosi a tutto ciò che l’Antico Testamento diceva di Lui. 386<br />

Gesù sigil<strong>la</strong>va le visioni e le profezie «poiché in lui <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> legge e dei<br />

profeti veniva in persona», così scriveva Ippolito di Roma nel 395. 387<br />

«Il compimento di questa <strong>profezia</strong> del capitolo IX del libro di Daniele ha l’effetto<br />

di autenticare le visioni e le profezie» 388 e rendere certa, per anticipazione, <strong>la</strong><br />

realizzazione futura del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio: <strong>la</strong> salvezza finale. 389 «Il compimento delle<br />

predicazioni re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> prima venuta del Messia nel momento specificato in questa<br />

<strong>profezia</strong> dà <strong>la</strong> sicurezza che gli altri elementi del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, in partico<strong>la</strong>re i 2300<br />

giorni profetici, avranno un compimento altrettanto preciso». 390<br />

Di fronte a questa dichiarazione così solenne: «Le visioni e le profezie si<br />

realizzano» 391 non si capisce come gli studiosi moderni possano attribuire questa<br />

<strong>profezia</strong> delle 70 settimane al tempo di Antioco Epifane, quando nei suoi confronti<br />

non c’è nessuna visione e <strong>profezia</strong> nell’Antico Testamento.<br />

«Per ungere santo dei santi» 392<br />

383<br />

Esodo 3:7; Isaia 63:9.<br />

384<br />

PURY Ro<strong>la</strong>nd de, La Présence de l’Eternité, Genève, p. 16,17.<br />

385<br />

Giovanni 5:39.<br />

386<br />

Luca 24:44.<br />

387<br />

Ippolito di Roma, Commentario su Daniele, XXXIII<br />

388<br />

A.F. Vaucher, Les prophéties..., p. 22.<br />

389<br />

Romani 8:24.<br />

390<br />

The Seventh Day Adventist Bible Commentary, - SDABC, vol. IV, p. 852.<br />

391 Versione La Bibbia, Paro<strong>la</strong> del Signore.<br />

392 Daniele 9:24.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 131


CAPITOLO II<br />

All’espressione «purificare l’iniquità», corrisponde l’azione di ungere, di<br />

consacrare il santo dei Santi.<br />

«Questa paro<strong>la</strong>, nell’originale, non si riferisce che a delle cose, al tabernacolo, al<br />

tempio; nell’oracolo, al santo dei santi». 393<br />

«Il termine ungere richiama l’unzione fatta sul tabernacolo inaugurato da Mosè.<br />

Keil fa notare che questa unzione d’olio non fu ripetuta né all’inaugurazione del<br />

tempio di Salomone, né a quel<strong>la</strong> del tempio di Zorobabele (dopo l’esilio di<br />

Babilonia), né al tempo del<strong>la</strong> purificazione del tempio sotto i Maccabei perché i<br />

santuari erano senza dubbio considerati come <strong>la</strong> continuazione dell’antico» 394 , cioè<br />

del<strong>la</strong> tenda di convegno consacrata da Mosè.<br />

Qual è questo “santissimo” di cui par<strong>la</strong> l’angelo? Alcuni vi hanno visto l’unzione<br />

del Cristo. 395 Sebbene in Gesù noi abbiamo il santuario di Dio con gli uomini, il<br />

contesto del nostro brano ci offre un altro insegnamento. Il versetto 25 ci presenta <strong>la</strong><br />

ricostruzione del santuario israelitico, mentre il versetto 26, portandoci ai tempi<br />

messianici, ci presenta <strong>la</strong> sua distruzione. Per conso<strong>la</strong>re in anticipo gli eletti a causa di<br />

questa terribile prospettiva, l’angelo promette che nel tempo in cui si manifesta il<br />

Messia, verrà consacrato, al posto del santuario distrutto, il Santuario dei santuari, un<br />

santuario infinitamente più glorioso, che sarà veramente il santo dei santi, il Santuario<br />

celeste di cui il tempio di Gerusalemme era l’ombra, il tipo, <strong>la</strong> rappresentazione<br />

figurata. 396<br />

Osserva il prof. J. Doukhan: «È altamente significativo rilevare che <strong>la</strong> stessa<br />

associazione di queste tre nozioni di espiazione (kpr), di unzione (msh) e di Santo dei<br />

santi (qôdhès qodhâsîm - senza articolo) si ritrova in Esodo XXIX:36,37, il solo passo<br />

biblico con Daniele IX:24 che utilizza queste tre espressioni in re<strong>la</strong>zione tra di loro.<br />

393<br />

GUERS Émile, Israel aux derniers jours, Genève 1856, p. 96; vedere J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 915.<br />

394<br />

A. Crampon, o.c., p. 700; La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 308.<br />

395<br />

Tertulliano, Contro i Giudei, capitolo 8; Ippolito di Roma, trad. LEFÈVRE, IV, 32, pp. 325,329; Atanasio, Traité<br />

sur l’incarnation du Verbe, cap. 8, tard. CAMELOT, III, 1849, p. 346; J. CALVIN, Leçons, f. 142b, 148b; K. Auber<strong>la</strong>in,<br />

o.c., pp. 123-127; J.P. BRISSET, pp. 46,50; P.L.É. BURNIER, vol. III, 1849, p. 346; M.L. CLARK, p. 12; J. Fabre<br />

d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1128,1129; F.W. FARRAR, Vie de ..., ed. Zahn, p. 138; J. FERGUSON, p. 34; H. GROTIUS, Opera<br />

Omnia, p. 451; P. de LAUNAY, p. 342; W. LOWTH, 1822, p. 346; J. MEDE, Works, 4 a ed., p. 697; Ph. MELANCHTON,<br />

1543, p. 124; 1555, p. 183; W. MILLER, Evidence, 1843, pp. 62,63; Ch. TROCHON, p. 212; ecc.<br />

«Dai tempi del<strong>la</strong> Chiesa primitiva si è applicato questa frase all’unzione di Gesù Cristo in qualità di Messia.<br />

Tuttavia questa interpretazione si oppone all’uso corrente dell’espressione qodes (ha) qodessîm (santo dei santi)<br />

nell’Antico Testamento. Al di fuori del libro di Daniele, queste parole appaiono più di 40 volte nell’Antico<br />

Testamento ed in tutti i casi designano un santuario o una cosa in rapporto con un santuario. La so<strong>la</strong> eccezione<br />

potrebbe trovarsi in 1 Cronache 23:13, ma è discutibile, poiché a mio avviso questo passo si riferisce al santuario»<br />

W.H. Shea, o.c., p. 267.<br />

Eusebio in MIGNE, P.G., XXIV, col. 527,528 mette in re<strong>la</strong>zione questa unzione con il ministero sacerdotale di<br />

Cristo in seguito al<strong>la</strong> sua ascensione. Alcuni autori sostengono che si tratti del santuario: J.F. von ALLIOLI, Comment.,<br />

p. 505; J.H. ALSTED, Trifol., I, p. 129; R. ANDERSON, 1963, p. 51; J.N. ANDREWS, 1863, p. 69; F. GODET, 3 a ed., p. 347;<br />

É. GUERS, Israel, p. 96; M.J. LAGRANGE, p. 69, n. 2; S. LEE, The event…, p. 11; J. LITCH, Prophecy, I, p. 134; G.<br />

LUZZI, p. 310; É.G.E. REUSS, pp. 265,266; ecc. «Ungere un santo dei santi. Ciò corrisponde a quanto ha fatto Mosè, in<br />

forma tipica, dopo <strong>la</strong> consacrazione del tabernacolo» G. MONTAGUE, The Time, p. 410.<br />

Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

396<br />

Ebrei 8:5.<br />

132<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

Ora, quest’ultimo passo è nel contesto del<strong>la</strong> consacrazione di Aaronne e dei suoi figli<br />

al sacerdozio (<strong>la</strong> prima consacrazione dei sacerdoti israeliti). È interessante rilevare<br />

che questa cerimonia consisteva principalmente nell’unzione d’un “Santo dei santi” e<br />

che essa era segnata dal numero 7: <strong>la</strong> cerimonia doveva durare 7 giorni. Il sommarsi<br />

degli schemi e dei motivi linguistici comuni tra <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> delle 70 settimane e questo<br />

passo dell’Esodo è rilevante. Possiamo quindi cogliere quanto suggerisce <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

espressa dal parallelismo tra l’espiazione e l’unzione di un Santo dei santi, cioè <strong>la</strong><br />

consacrazione di un nuovo sommo sacerdozio». 397<br />

L’opera redentrice non finisce con <strong>la</strong> croce, ma continua in cielo dopo <strong>la</strong><br />

resurrezione del Messia. L’apostolo Paolo ricorda questo insegnamento e scrive ai<br />

Romani dicendo che il nostro Signore Gesù Cristo «è stato dato a causa delle nostre<br />

offese, ed è risuscitato in vista del<strong>la</strong> nostra giustificazione». 398<br />

Salendo in cielo dopo <strong>la</strong> sua morte, Cristo Gesù viene rivestito del<strong>la</strong> funzione<br />

sacerdotale di Sommo Sacerdote del<strong>la</strong> nuova alleanza nel santuario celeste 399 , dove<br />

inaugura <strong>la</strong> Sua opera divina con un atto corrispondente all’unzione del santuario<br />

mosaico. Con questa unzione di un nuovo santo dei santi si ha una nuova forma di<br />

culto. «Qui si apre a noi un nuovo ciclo di verità rive<strong>la</strong>te che non ha preso il suo posto<br />

nel<strong>la</strong> coscienza e nel<strong>la</strong> teologia del<strong>la</strong> Chiesa». 400<br />

Quest’opera sacerdotale del Cristo nel cielo, inaugurata al<strong>la</strong> Pentecoste con <strong>la</strong><br />

discesa dello Spirito Santo, presenta due fasi: quel<strong>la</strong> dell’“intercessione”, sua<br />

presenza in cielo quale nostro rappresentante che compie dal giorno dell’unzione del<br />

santuario stesso, e quel<strong>la</strong> di giudizio e di purificazione che precederà <strong>la</strong> fine del tempo<br />

di grazia (che noi vedremo nel nostro Capitolo XIII - Il Giudizio preliminare in cielo<br />

prima del ritorno di Gesù, purificazione del Santuario celeste e sua ripercussione sul<strong>la</strong><br />

terra. In questa opera compiuta accanto al Padre, il Cristo non ha il compito di<br />

implorare <strong>la</strong> misericordia del Creatore verso gli uomini «perché il Padre stesso ci<br />

ama» 401 , ma quel<strong>la</strong> di essere accanto al Padre al nostro posto, avere in sé <strong>la</strong> nostra vita<br />

ed essere garante del<strong>la</strong> redenzione finale. Dare al credente <strong>la</strong> certezza del<strong>la</strong> salvezza,<br />

<strong>la</strong> grazia di essere figlio di Dio, di garantire nel presente ciò che si compirà domani. 402<br />

«La nostra <strong>profezia</strong> evoca dunque l’inaugurazione del ministero del Cristo nel<br />

santuario celeste dopo <strong>la</strong> sua ascensione. 403 La portata di questa frase è<br />

considerevole: è il solo legame che il nostro testo stabilisce con ciò che avviene nel<br />

cielo». 404<br />

397<br />

Doukhan J., o.c., p. 116,117.<br />

398<br />

Romani 4:25. Traduzione letterale.<br />

399<br />

Ebrei 9:11-22.<br />

400<br />

ROUGEMONT Frédéric de, Un mystère de <strong>la</strong> Passion et <strong>la</strong> théorie de <strong>la</strong> Rédemption, Bâle 1876, p. 496.<br />

401<br />

Giovanni 16:27; 3:16.<br />

402<br />

Colossesi 3:1-3.<br />

403<br />

Ebrei 9:21-24.<br />

404<br />

W.H. Shea, o.c., p. 268. «Le profezie di Daniele 7:9-14 e 8:11-14 penetrano ugualmente nel dominio celeste».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 133


CAPITOLO II<br />

«Settimane settanta sono state tolte per il tuo popolo...» 405<br />

490 anni riguardano il popolo d’Israele. È il tempo che Dio affida ancora a questa<br />

nazione per svolgere il compito di suo testimone. Dopo di che consegnerà ad altri il<br />

deposito degli oracoli affinché portino frutto. 406 In che modo tutto questo si è<br />

avverato nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>?<br />

Allo scadere delle 70 settimane, 34 d.C., Dio stende ancora <strong>la</strong> sua mano<br />

misericordiosa sul<strong>la</strong> nazione ebraica per un ultimo richiamo.<br />

Gamaliele, dottore del<strong>la</strong> legge ebraica, in seguito all’imprigionamento di Pietro,<br />

invita i membri del Sinedrio a riflettere sul loro comportamento nei confronti del<strong>la</strong><br />

Chiesa apostolica di Gerusalemme: «Uomini Israeliti, badate bene, circa questi<br />

uomini, a quello che state per fare... (dopo aver presentato <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei sobil<strong>la</strong>tori<br />

Teuda e di Giuda il Galileo, aggiunge:) Non vi occupate di questi uomini, e <strong>la</strong>sciateli<br />

stare; perché, se questo disegno o quest’opera è degli uomini, sarà distrutta, ma se è<br />

da Dio, voi non li potete distruggere, se non volete trovarvi a combattere anche contro<br />

Dio». 407<br />

Nell’anno 34 d.C. il diacono Stefano, del<strong>la</strong> Chiesa di Gerusalemme, è accusato di<br />

bestemmiare contro Mosè, cioè contro <strong>la</strong> legge e contro il santuario. Posto di fronte<br />

alle autorità del Sinedrio, che avevano condannato il Cristo, tre anni e mezzo prima,<br />

ripropone <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del Risorto. Il volto di Stefano risplende del<strong>la</strong> realtà celeste. Sono<br />

gli stessi membri del Sinedrio a riconoscerlo. Nel discorso che rivolge ai suoi<br />

accusatori «fa prova di una conoscenza perfetta dell’economia giudaica e del<strong>la</strong> sua<br />

interpretazione spirituale, resa ora manifesta in Cristo». 408 Dimostra chiaramente<br />

come il testo del<strong>la</strong> Scrittura è il veicolo tramite il quale possiamo comprendere come<br />

Dio agisce nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. L’azione di Dio sfugge ai nostri schemi, alle nostre concezioni<br />

e pertanto il Suo piano si compie così meravigliosamente come era stato rive<strong>la</strong>to.<br />

Dai membri del Sinedrio, che lo dovevano giudicare e non si decidevano ad<br />

accettare il Cristo quale realizzatore delle promesse messianiche, Stefano sollecita una<br />

presa di coscienza chiamandoli «incirconcisi di cuore e di orecchie», ponendoli sullo<br />

stesso piano dei pagani. Mediante Stefano, Dio stende ancora il suo braccio<br />

misericordioso, ricordando <strong>la</strong> realtà di ogni tempo: «Voi siete come i vostri padri,<br />

resistete allo Spirito Santo, perché ci fu mai profeta che i vostri padri non abbiano<br />

perseguitato?» Voi che mi ascoltate, in altre parole, dice Stefano, avete ucciso i<br />

profeti che annunciavano questo Gesù e avete continuato <strong>la</strong> loro azione sopprimendo<br />

il Giusto. Poi il diacono presenta il loro bisogno e <strong>la</strong> loro contraddizione. Se voi,<br />

come i vostri padri, aveste veramente cercato di osservare <strong>la</strong> legge che vi è stata data,<br />

vi sareste resi conto del<strong>la</strong> vostra impotenza e vi sareste gettati nelle braccia<br />

misericordiose di Dio per <strong>la</strong> vostra salvezza. I membri del Sinedrio reagirono e il<br />

405 Daniele 9:24.<br />

406 1 Timoteo 6:20; Matteo 21:43.<br />

407<br />

Atti 5:35,38,39.<br />

408<br />

Vedere WHITE Ellen, Gli uomini che vinsero un impero, ed. A.d.V. Falciani 1989. Per il discorso di Stefano:<br />

vedere Atti 6:15-8:3.<br />

134<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

popolo d’Israele colpì in Stefano <strong>la</strong> mano benefica del Salvatore. Stefano morendo<br />

vede il Signore come Figlio dell’uomo, (certamente alludendo al<strong>la</strong> visione che<br />

Daniele presenta al capitolo VII:13,14) e, pregandolo, mette in risalto <strong>la</strong> divinità del<br />

Messia. 409<br />

Con <strong>la</strong> <strong>la</strong>pidazione di Stefano iniziò «una gran persecuzione contro <strong>la</strong> Chiesa che<br />

era in Gerusalemme. Tutti furono dispersi per le contrade del<strong>la</strong> Giudea e del<strong>la</strong><br />

Samaria... » 410 e da allora l’evangelo non è più predicato so<strong>la</strong>mente ai Giudei e ai<br />

Gentili circoncisi.<br />

William H. Shea fa notare: «Sono le parole “visione” e “profeta” che appaiono<br />

qui e non “<strong>profezia</strong>”.- Stefano era l’ultimo profeta a rivolgersi al popolo ebraico quale<br />

popolo eletto da Dio; ma lo si è ridotto al silenzio <strong>la</strong>pidandolo. Così facendo, si è<br />

nello stesso momento messo a tacere <strong>la</strong> voce profetica. Ben inteso, il Nuovo<br />

Testamento menziona gli atti e le parole di altri profeti 411 ma questi possono essere<br />

descritti da ora in poi come dei profeti cristiani che si rivolgono al<strong>la</strong> Chiesa». 412<br />

In quel tempo Dio chiamò Pietro ad aprire le porte del<strong>la</strong> Chiesa ai pagani. Gli<br />

diede una visione tramite <strong>la</strong> quale l’Apostolo doveva capire «che Dio non ha riguardo<br />

al<strong>la</strong> qualità delle persone; ma che in ogni nazione, chi lo teme ed opera giustamente<br />

gli è accettevole». 413 In casa di Cornelio, un centurione romano, l’Apostolo ricordò<br />

«<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Gesù di Nazaret; come Iddio l’ha unto di Spirito Santo e di potenza... (e)<br />

che da Dio è stato costituito Giudice dei vivi e dei morti. Di lui attestano tutti i profeti<br />

che chiunque crede in lui riceve <strong>la</strong> remissione dei peccati mediante il suo nome.<br />

Mentre Pietro stava par<strong>la</strong>ndo, lo Spirito Santo scese su tutti coloro che udivano <strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong>... Allora Pietro prese a dire: “Può alcuno vietare l’acqua perché non siano<br />

battezzati questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi stessi? (nel giorno del<strong>la</strong><br />

Pentecoste) E comandò che fossero battezzati”». 414 Per «<strong>la</strong> prima volta... sul territorio<br />

pagano, l’Evangelo è predicato e si battezza» 415 «perché è <strong>la</strong> prima volta che lo<br />

Spirito Santo è dato a dei pagani». 416 «E tutti i credenti circoncisi che erano venuti<br />

con Pietro, rimasero stupiti che il dono dello Spirito Santo fosse sparso sui<br />

Gentili». 417<br />

In quell’anno si giunge al termine delle 70 settimane, Israele come nazione cessa<br />

di essere il popolo eletto. Cristo Gesù abbatte il muro di separazione tra Israele e i<br />

409 Atti 7:56; confr. Daniele 7:13,14.<br />

L’Antico Testamento condannava ogni omaggio di questo genere reso ad un essere che non sia Dio. Saulo, che<br />

era stato presente al martirio di Stefano, venne qualche tempo dopo fermato dal Signore sul<strong>la</strong> via di Damasco (Atti 9).<br />

L’Apostolo, scrivendo ai Ga<strong>la</strong>ti (2:1), dice di essere salito a Gerusalemme in occasione del Concilio, quattordici anni<br />

dopo <strong>la</strong> sua conversione. La prima Assemblea di Gerusalemme si è tenuta nel 49. Se a questa data sottraiamo i 14 anni<br />

menzionati da Paolo, possiamo fissare <strong>la</strong> data del suo battesimo nel 34-35.<br />

410 Atti 8:1.<br />

411<br />

Atti 11:28;21:19; 1 Corinzi 14; Apocalisse 1:1.<br />

412<br />

W.H. Shea, o.c., pp. 264,266.<br />

413<br />

Atti 10:34,35.<br />

414<br />

Atti 10:38,42,44,47,48.<br />

415<br />

LUTHI Walter, Acts des Apôtres, Genève, p. 124.<br />

416<br />

L. Bonnet, o.c., t. II, Les Acts des Apôtres, p. 388.<br />

417 Atti 10:45.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 135


CAPITOLO II<br />

Gentili facendo dei due popoli uno solo, perché «membri del<strong>la</strong> famiglia di Dio,<br />

essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli (cioè <strong>la</strong> testimonianza del Nuovo<br />

Testamento) e dei profeti (<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione dell’Antico Testamento), essendo Cristo<br />

Gesù stesso <strong>la</strong> pietra ango<strong>la</strong>re». 418<br />

È ancora in quell’anno, 34 d.C., che Pietro si reca ad Antiochia, vi predica<br />

l’Evangelo, fonda <strong>la</strong> prima Chiesa in territorio pagano, e in quel<strong>la</strong> località per <strong>la</strong><br />

prima volta i discepoli vengono chiamati Cristiani. 419<br />

I rami secchi dell’ulivo di Dio (i figli del popolo d’Israele) vengono tranciati e al<br />

loro posto vengono innestati dei rami selvatici (i Gentili che in Cristo sono progenie<br />

d’Abrahamo eredi delle promesse 420 ). Sebbene il padre (popolo d’Israele) continui a<br />

rimanere in vita, il figlio (<strong>la</strong> Chiesa) eredita le promesse, le vive e le ripropone al<br />

padre affinché rinvigorisca e possa vivere con lui del<strong>la</strong> vita di Dio. Reinnestato nel<strong>la</strong><br />

pianta, può continuare a testimoniare di Dio all’umanità.<br />

Il rifiuto di Israele, Dio l’aveva previsto sei secoli prima, e lo ha fatto conoscere a<br />

Daniele annunciandogli che purtroppo so<strong>la</strong>mente una parte del popolo avrebbe<br />

accettato <strong>la</strong> sua grazia, mentre <strong>la</strong> maggioranza avrebbe persistito nel<strong>la</strong> rivolta<br />

cosciente. Come conseguenza di questo rifiuto, Dio giudica che non può proteggere <strong>la</strong><br />

città di Gerusalemme e il suo tempio.<br />

Negli anni che seguirono ci furono delle forti reazioni nei confronti di coloro che<br />

si riferivano ai periodi profetici di Daniele per dimostrare che Gesù di Nazaret era il<br />

Messia e che i «tempi» si erano compiuti. 421<br />

«E popolo di Capo il veniente distruggerà <strong>la</strong> città e il santuario -<br />

418 Efesi 2:14,15,20.<br />

419 Atti 11:26.<br />

420 Ga<strong>la</strong>ti 3:29; Romani 11:17.<br />

«Nell’insieme, a causa del<strong>la</strong> propria disubbidienza e del<strong>la</strong> sua infedeltà, e soprattutto per avere rigettato Gesù,<br />

Israele stesso è stato rigettato. La Chiesa cristiana è il vero popolo di Dio» BULTMANN Rudolf-Karl, Theology of the<br />

New Testament, traduz. di Hendrick GROBEL, New York 1951, p. 97.<br />

421 «Il talmudista Tabh dice: “Tutti i termini indicati per <strong>la</strong> venuta del Messia sono passati” (Sanhédr. fol. 97b). Nello<br />

stesso trattato (Sanhédr. 97a) si trova <strong>la</strong> confessione seguente mista ad una negazione che nessun Giudeo ha motivata:<br />

“Quanti anni sabbatici sono passati in cui sono apparsi i segni necessari del Messia, e tuttavia egli non è venuto!”. Da<br />

parte sua il rabbino Jonathan si levava con indignazione (idem, 97b) contro questi calco<strong>la</strong>tori del<strong>la</strong> fine, che,<br />

appoggiandosi sui calcoli che essi facevano sui tempi fissati da Daniele fino all’arrivo del Messia (9:24-27; 7: 11,12)<br />

dicevano: “Poiché <strong>la</strong> fine è arrivata e il Messia non è venuto, non verrà più”. Così questi rabbini hanno constatato che<br />

<strong>la</strong> fine è venuta» J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1193,1194.<br />

Se questo insegnamento rabbinico fosse vero tutto il messaggio profetico e biblico sarebbe un non senso e per<br />

quale motivo continuare a leggere il testo sacro?<br />

Dal rifiuto del Messia si passò all’anatemizzare coloro che accettavano Gesù quale Messia. «Nel Talmud di<br />

Babilonia (Gemare, Tr. Sanhédr. fol. 97) si legge: “Maledetti siano coloro che calco<strong>la</strong>no il tempo del Messia”; il<br />

rabbino Iochanan grida: “Possano le loro ossa rompersi!”, “che l’inferno li inghiottisca!” (Abravanel, Rosch amamah<br />

cap. I, fol. 5,2); “Perisca <strong>la</strong> loro anima!” dice il rabbino Efraim (Ir Gibborin, fol 3, cap. I n. 54); “e che <strong>la</strong> geenna li<br />

divori!” diceva il rabbino Matthatis (Nizzachon, n. 334) - “che il loro cuore scoppi e che i loro calcoli svaniscano!”<br />

diceva il grande Maimonide (Iggereth Hatteman, fol 125,4); e diversi rabbini ripetono all’infinito: “Che il loro animo<br />

crepi come un tumore!” (Hal. Me<strong>la</strong>ch. ch. XII, 5). Riassumendo, i rabbini si sono sforzati di sottrarre i testi di Daniele<br />

alle investigazioni dei loro correligionari, perché essi hanno giudicato che questi testi li condannassero» idem, t. II, pp.<br />

1194,1996.<br />

136<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

il popolo di Capo il veniente causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del<br />

santuario; e <strong>la</strong> loro fine sarà nell’inondazione; e fino al<strong>la</strong> fine guerra e<br />

devastazione decretate» 422<br />

Questa dichiarazione annuncia <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme che avvenne nel<br />

70 d.C. ad opera di Tito.<br />

Gesù stesso ha annunciato <strong>la</strong> distruzione del tempio e del<strong>la</strong> città prima che fosse<br />

passata quel<strong>la</strong> generazione. 423<br />

Chi distruggerà Gerusalemme?<br />

Cinque sono le spiegazioni che si danno al testo:<br />

- Antioco IV Epifane re seleucida;<br />

- Anticristo finale;<br />

- Tito a capo dell’esercito romano;<br />

- Gesù capo del popolo che verrà a distruggere <strong>la</strong> città;<br />

- Il popolo è <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città.<br />

Antioco Epifane<br />

Anche se questa spiegazione è sostenuta da un considerevole numero di<br />

commentatori, crediamo di avere a più riprese dimostrato l’insostenibilità di vedere<br />

Antioco IV Epifane nei capitoli VII, VIII e IX di Daniele.<br />

Riportiamo <strong>la</strong> seguente riflessione del<strong>la</strong> Bible Annotée: «Il termine distruggere<br />

(schachat) sembra forte per indicare ciò che successe sotto Antioco Epifane. Tre anni<br />

dopo l’assassinio di Onia, ma senza re<strong>la</strong>zione alcuna con questo avvenimento, il<br />

tempio di Gerusalemme fu saccheggiato, un gran numero di abitanti del<strong>la</strong> città<br />

massacrati e un altare a Giove Olimpico fu messo al posto dell’altare degli olocausti.<br />

Ma né il tempio, né <strong>la</strong> città furono distrutti». 424<br />

L’Anticristo finale<br />

È una posizione creduta nel mondo evangelico fondamentalista che proietta <strong>la</strong> sua<br />

manifestazione in un tempo futuro, staccando <strong>la</strong> 70 a settimana dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del passato.<br />

A nostro parere questa spiegazione fa violenza al testo biblico e ha come base un<br />

pensiero teologico preconcetto e non trova il suo corrispondente nel<strong>la</strong> Bibbia. Nel<strong>la</strong><br />

nostra Appendice n. 3 presentiamo <strong>la</strong> non sostenibilità di tale posizione futurista. 425<br />

422 Daniele 9:26.<br />

423 Matteo 24:34.<br />

424 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 311.<br />

425 Questa posizione è sostenuta da: R. ANDERSON, 1895, p. 53; P. de BENOIT, pp. 67,68; Mad. CHARLES, Voici je<br />

viens, pp. 238-240; J.N. DARBY, Études, 3 a ed., pp. 90-94; É. GUERS, Israël, pp. 101-104; B.W. NEWTON, Prospects, 2 a<br />

ed., pp. 260,261. Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 137


CAPITOLO II<br />

Tito a capo dell’esercito romano<br />

Generalmente viene tradotto: «Il popolo di un capo che verrà», e si identifica il<br />

«capo» con Tito. 426 Crediamo però che sia più corretto vedere in questo nagid (capo)<br />

ancora lo stesso Messia, lo stesso Cristo, colui che annunciato doveva venire. Per<br />

Tito, a seguito di quanto abbiamo scritto sopra, si sarebbe dovuto utilizzare<br />

l’espressione melek.<br />

Gesù Cristo risponde al<strong>la</strong> descrizione dettagliata del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: è lui il Messia<br />

Principe che è apparso al<strong>la</strong> fine delle 69 settimane (versetto 25); è lui il Messia che è<br />

stato sterminato (versetto 26a). Dovrebbe dunque anche corrispondere al Principe del<br />

popolo che, venendo, causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario (versetto 26b).<br />

Riconoscendo in lui il «principe che verrà», si è in sintonia con le indicazioni<br />

cronologiche date nei versetti precedenti.<br />

«I Romani appaiono anche in questa <strong>profezia</strong>, ma so<strong>la</strong>mente sotto i tratti del<br />

“devastatore” di cui si parlerà più avanti (nel versetto che segue)». 427<br />

Gesù, capo del popolo, verrà a distruggere <strong>la</strong> città ed il santuario<br />

A sostegno di questa spiegazione c’è quanto detto sopra ed il linguaggio biblico.<br />

Già nell’Antico Testamento Dio si servì delle varie nazioni, Assiria e Babilonia,<br />

per compiere un suo giudizio parziale. Di loro dice: «... L’Assiria, verga del<strong>la</strong> mia ira!<br />

Il bastone che ha in mano è lo strumento del<strong>la</strong> mia indignazione». 428 «O Babilonia, tu<br />

sei stata per me un martello, uno strumento di guerra; con te ho schiacciato le nazioni,<br />

con te ho distrutto i regni». 429<br />

L’abate Fabre d’Envieu fa notare: «A torto si è supposto che il titolo di Nagid era<br />

dato al principe romano che doveva distruggere Gerusalemme, Tito, indicato al<br />

versetto seguente sotto il nome di Devastatore. Egli non era che il luogotenente del<br />

Messia, il quale, solo, è propriamente il Capo, il Conduttore, il Veniente. Colui che è<br />

stato stabilito capo delle nazioni e che ha ricevuto i popoli come una eredità che gli<br />

spetta di diritto, si è posto al<strong>la</strong> guida dei romani per esercitare i suoi castighi su una<br />

nazione che aveva rifiutato di essere suo popolo. Egli stesso ha condotto l’esercito<br />

che doveva punire l’insolenza e l’ingratitudine dei Giudei». 430 «<strong>Quando</strong> Tito entrò<br />

nel<strong>la</strong> città (dopo aver<strong>la</strong> espugnata) ammirò le alte fortezze... osservando... l’altezza<br />

426 Il testo ebraico e quello greco hanno un participio presente.<br />

I sostenitori di questa posizione, a fine secondo millennio, sono numerosi, <strong>la</strong> maggioranza rispetto a coloro che<br />

spiegano le 70 settimane in chiave messianica. Tra questi studiosi ricordiamo solo: J.F. von ALLIOLI, vol. V, 5 a ed., p.<br />

597, n. 32; J. DOUKHAN, in AA.VV, Question, e in Andrews University, Sem. St., 1979, pp. 13,14; A.R. FAUSSET, A<br />

Comment., vol. IV, p. 457; D. FORD, Daniel, pp. 204,232,233; C.M. MAXWELL, vol. I, pp. 210-212; TROCHON, p. 216 .<br />

427 W.H. Shea, o.c., p. 276.<br />

428 Isaia 10:5.<br />

429 Geremia 51:20.<br />

430 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 983.<br />

138<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

del<strong>la</strong> loro massicciata, <strong>la</strong> grandezza di ciascun macigno, l’accuratezza delle connessioni<br />

e come fossero ampie ed elevate, esc<strong>la</strong>mò: “Davvero abbiamo fatto <strong>la</strong> guerra<br />

con Dio e fu Dio che da questa fortezza tirò abbasso i Giudei! poiché mani d’uomini<br />

o macchine, che cosa possono contro queste torri?”». 431<br />

Gesù, dopo aver presentato <strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> dei cattivi vignaioli, par<strong>la</strong>ndo di coloro che<br />

lo avrebbero rifiutato, disse: «La pietra che gli edificatori hanno riprovata è quel<strong>la</strong><br />

ch’è <strong>diventa</strong>ta pietra ango<strong>la</strong>re... Perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto, e<br />

sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti. E chi cadrà su questa pietra sarà<br />

sfracel<strong>la</strong>to; ed el<strong>la</strong> stritolerà colui sul quale cadrà». 432<br />

«La morte del Messia comporta due conseguenze: <strong>la</strong> prima sarebbe l’abbandono<br />

del popolo ebraico, Dio lo <strong>la</strong>scerebbe andare a se stesso, il Messia rinuncerebbe al<br />

popolo che aveva rinunciato a lui. La seconda, un po’ più lontana nel<strong>la</strong> sua<br />

realizzazione, era <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> città e del santuario. Il rinnegamento e <strong>la</strong><br />

crocifissione del Messia portarono al<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del tempio, al<strong>la</strong><br />

dispersione del<strong>la</strong> nazione ebraica». 433 Gesù stesso annunciò il giudizio su<br />

Gerusalemme nel<strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> delle nozze in cui gli amici del re, il popolo d’Israele,<br />

rifiutano l’invito al<strong>la</strong> salvezza e subiscono <strong>la</strong> distruzione: «Allora il re s’adirò, e<br />

mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e ad ardere <strong>la</strong> loro città». 434<br />

Il protestante J.H.A. Ebrard diceva: «Un popolo, inviato da questo principe (nagid<br />

soppresso), distruggerà <strong>la</strong> città e il Tempio». 435<br />

La distruzione di Gerusalemme, come quel<strong>la</strong> di Sodoma e Gomorra, è una<br />

raffigurazione, un tipo del giudizio finale ed è <strong>la</strong> dimostrazione del<strong>la</strong> distruzione del<br />

male e di tutti coloro che avranno rifiutato <strong>la</strong> vita che solo l’Eterno può dare.<br />

La persona del Cristo è una salvezza per gli uni ed è una condanna per gli altri.<br />

Non ci si può disinteressare di lui. È <strong>la</strong> pietra sul<strong>la</strong> quale si edifica <strong>la</strong> propria vita o è<br />

<strong>la</strong> pietra sul<strong>la</strong> quale si schianta <strong>la</strong> propria esistenza. Queste parole possono sembrare<br />

dure, ma l’uomo non può ridere del suo Creatore, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele lo dimostra. Se<br />

l’uomo non accetta Dio, si causa <strong>la</strong> morte. 436<br />

J.H.A. Ebrard scriveva: «Il Salvatore è chiamato Unto quando si tratta del<strong>la</strong> sua<br />

sofferenza e del suo rigetto; è chiamato Principe quando si tratta del giudizio che<br />

esercita su coloro che l’hanno rifiutato». 437<br />

La spiegazione che vede Cristo Gesù quale capo che viene per distruggere <strong>la</strong> città,<br />

grammaticalmente potrebbe eliminare <strong>la</strong> difficoltà dell’identificazione del soggetto<br />

431<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, VI.<br />

432<br />

Matteo 21:42,44.<br />

433<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 980.<br />

434<br />

Matteo 22:7.<br />

435<br />

J.H.A. EBRARD, cit. da K. Auberlen, o.c., p. 133.<br />

Ai due autori citati: J. Fabre d’Envieu e J.H.A. Ebrard, che sostengono questa spiegazione si possono aggiungere:<br />

BOUTFLOWER, In and around…, pp. 169,194,195,200; R. STIER, The Words, p. 139; E.J. YOUNG, The New Bible, 1970,<br />

p. 699. Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia. Vedere Matteo 16:26; 22:7.<br />

436<br />

Geremia 2:19; 5:25; 6:19;7:19.<br />

437 Ebrard, cit. K. Auberlen, o.c., p. 132.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 139


CAPITOLO II<br />

del versetto 27. Considerando che Gesù Cristo, l’Unto Capo, risponde perfettamente<br />

a tutti i dettagli di questa <strong>profezia</strong> ed è il solo protagonista di questo testo; è lui il<br />

Messia Principe che è apparso al<strong>la</strong> fine delle 69 settimane; è lui che è stato soppresso<br />

ed è quindi ancora lui che dovrebbe, quale Principe del popolo, venire per distruggere<br />

<strong>la</strong> città.<br />

La so<strong>la</strong> critica a questa spiegazione è quel<strong>la</strong> di attribuire al popolo ebraico <strong>la</strong> causa<br />

del<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e del tempio come presentiamo nel<strong>la</strong> spiegazione<br />

che segue.<br />

Il popolo è <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario<br />

Il testo biblico si esprime in termini causali e potrebbe dire che sia il popolo<br />

ebraico <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme. Si può avere <strong>la</strong> seguente lettura:<br />

«Il popolo a causa del Capo che verrà (del Capo veniente), - distruggerà - sarà <strong>la</strong><br />

causa del<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario». «Il popolo di Capo il veniente<br />

causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario». In altre parole, il popolo d’Israele<br />

non avendo accettato il Messia causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> propria nazione, che sarà<br />

materialmente realizzata dai Romani. Gesù piange su Gerusalemme perché <strong>la</strong> città ha<br />

rifiutato <strong>la</strong> sua protezione e si è esposta al<strong>la</strong> distruzione. 438<br />

Negli anni sessanta <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> ribellione dei Giudei nei confronti dell’impero di<br />

Roma va proprio ricercata nell’attesa messianica e nel<strong>la</strong> convinzione che i tempi a lui<br />

attribuiti per il presentarsi al popolo erano compiuti. Per i giudei il Messia<br />

conquistatore, che avrebbe fatto risplendere il trono di Davide, doveva prendere il<br />

potere.<br />

Gli Ebrei si ribel<strong>la</strong>rono ai Romani sperando che il Messia finalmente si<br />

manifestasse e prendesse nelle sue mani <strong>la</strong> sorte del popolo. Questa ribellione del<strong>la</strong><br />

nazione nel<strong>la</strong> convinzione che il Messia sarebbe dovuto venire è stata <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong><br />

distruzione di Gerusalemme.<br />

Come abbiamo riportato sopra, Gesù aveva detto: «La pietra che gli edificatori<br />

hanno riprovata è quel<strong>la</strong> che è <strong>diventa</strong>ta <strong>la</strong> pietra ango<strong>la</strong>re. Chiunque cadrà su quel<strong>la</strong><br />

pietra sarà sfracel<strong>la</strong>to; ed el<strong>la</strong> stritolerà colui sul quale cadrà». Gesù, piangendo su<br />

Gerusalemme, annuncerà: «Affinché venga su voi tutto il sangue giusto sparso sul<strong>la</strong><br />

terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia... Io<br />

vi dico in verità che tutte queste cose verranno su questa generazione... Ecco <strong>la</strong> vostra<br />

casa sta per essere <strong>la</strong>sciata deserta». 439<br />

«La loro fine sarà nell’inondazione» 440<br />

438 Matteo 23:37,38.<br />

439 Luca 20:16-18; Matteo 23:35,36.<br />

440 Daniele 9:26.<br />

140<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

L’angelo aveva detto a Daniele: «La loro fine sarà nell’inondazione». «<strong>Quando</strong><br />

finalmente una breccia fu fatta nelle mura, le truppe nemiche penetrarono nel<strong>la</strong> città<br />

come le acque di un fiume in piena (“come una inondazione”). Questo quadro<br />

corrisponde molto bene al<strong>la</strong> maniera con <strong>la</strong> quale i Romani hanno vinto le difese di<br />

Gerusalemme nel 70 del<strong>la</strong> nostra era». 441<br />

«“Decretate”: benché impossibile possa sembrare a chi li riguarda, il decreto di<br />

Dio si dovrà compiere fino all’ultimo. È <strong>la</strong> seconda distruzione d’Israele che è così<br />

annunciata». 442<br />

«Vi saranno delle devastazioni sino al<strong>la</strong> fine 443 del<strong>la</strong> guerra». I Romani<br />

conquistando Gerusalemme hanno incendiato <strong>la</strong> città, il tempio, abbattuto le mura e<br />

conservato tre torri del pa<strong>la</strong>zzo di Erode. La distruzione fu totale. Epifanio, nel<br />

descrivere a cosa poteva essere paragonata <strong>la</strong> città in occasione del<strong>la</strong> visita che vece<br />

Adriano nel 130, scrisse: «Trovò il tempio di Dio calpestato e tutta <strong>la</strong> città devastata,<br />

ad eccezione di qualche casa e del<strong>la</strong> chiesa di Dio». 444<br />

«Al di sopra d’a<strong>la</strong> di abominazione, devastatore» 445<br />

La paro<strong>la</strong> ebraica “Kenf” designa l’a<strong>la</strong> dell’uccello, di un vo<strong>la</strong>tile che rappresenta<br />

qualcosa di abominevole, una impurità, una causa o espressione di ido<strong>la</strong>tria. Con<br />

questi termini erano indicati gli dei di legno, di pietra, di argento e d’oro. 446<br />

441 W.H. Shea, idem, p. 277. «La Bibbia paragona sovente delle forze armate a una inondazione (vedere Geremia<br />

46:6,7; 47:2; Apocalisse 12:15,16). Nel passo parallelo di Daniele 11:22, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> tradotta qui per “inondazione” è<br />

amplificata da zerocôt (“eserciti”), cosa che sottolinea ancora maggiormente il carattere militare di queste acque»<br />

idem.<br />

442 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 312.<br />

443 «E <strong>la</strong> sua fine sarà nell’inondazione. Le parole “<strong>la</strong> sua fine”, si possono riportare al santuario il quale è come<br />

portato via da uno straripamento di acqua, allo scopo di fare posto al nuovo Santo dei santi, annunciato al versetto 24»<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 311 e aggiunge: «Questa espressione può anche essere applicata al nemico di cui si è<br />

par<strong>la</strong>to (traducendo il testo con: “Il popolo di un capo che verrà”). Dopo aver distrutto <strong>la</strong> città e il tempio, perirà lui<br />

stesso come una inondazione. C’è forse una allusione al Faraone e al suo esercito (Esodo 14). Qualunque cosa sia, c’è<br />

una re<strong>la</strong>zione morale, piuttosto che cronologica. Il testo vorrebbe dire: il distruttore sarà distrutto a sua volta;<br />

confrontare il versetto 27 e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione stabilita con il versetto 26 tra <strong>la</strong> soppressione dell’unto e <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong><br />

città e del santuario. Il quarto impero (romano), dopo aver distrutto Gerusalemme, sarà distrutto a sua volta, e ciò<br />

mediante delle invasioni simili ad uno straripamento di acqua. La paro<strong>la</strong> straripamento (scheteph) è frequentemente<br />

applicato alle invasioni di eserciti nemici, e anche in Daniele stesso (confr. 11:20,22,26; Isaia 8:8; ecc.)». Come<br />

osserviamo anche nel<strong>la</strong> nota seguente, riteniamo che forse questo pensiero superi il quadro profetico del nostro testo.<br />

«Coloro che applicano il testo ad Antioco vedono qui l’indicazione del<strong>la</strong> morte di questo monarca. Ma come<br />

spiegare l’espressione nell’inondazione? Antioco è morto semplicemente di una ma<strong>la</strong>ttia che l’ha colpito di ritorno da<br />

una spedizione contro i Persiani» La Bible Annotée, idem, p. 311.<br />

444 Epifanio, Pesi e misure, 14:54c; cit. W.H. Shea, o.c., p. 278.<br />

La Bible Annotée presenta due spiegazioni: «“E fino al<strong>la</strong> fine”, si può intendere di questa epoca determinata, “<strong>la</strong><br />

guerra” non cesserà che quando <strong>la</strong> Terra Santa non sia stata assolutamente deso<strong>la</strong>ta. Si può anche dare all’espressione<br />

fine una portata più assoluta: “fino al<strong>la</strong> fine dell’ordine attuale”. La pace non si stabilirà più in una forma duratura e<br />

stabile; ci sarà guerra tra <strong>la</strong> bestia e i santi fino al<strong>la</strong> fine, questa guerra non cesserà che dopo che ci sia stata <strong>la</strong> grande<br />

deso<strong>la</strong>zione che precede lo stabilirsi del regno di Dio» La Bible Annotée, o.c., t. II, pp. 311,312.<br />

445 Daniele 9:27.<br />

446 Deuteronomio 29:17; Geremia 7:30; 13:27; 16:18; Ezechiele 7:20; 37:23.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 141


CAPITOLO II<br />

Stuart traduce: «Uccello a<strong>la</strong>to» e rende così il testo: «E un devastatore sarà su un<br />

uccello di abominazione». 447<br />

«L’abominazione è data dagli dèi del popolo romano e di Tito, il devastatore. Gli<br />

stendardi degli invasori romani portavano delle immagini ido<strong>la</strong>tre; le aquile romane<br />

(l’aqui<strong>la</strong> di Giove riprodotta sui <strong>la</strong>bari è l’uccello idolo) erano un oggetto di culto»,<br />

come scriveva Tertulliano nel<strong>la</strong> sua Apologetica. 448 Per rispetto al<strong>la</strong> religione ebraica<br />

gli stendardi romani venivano coperti quando attraversavano <strong>la</strong> Giudea. Ma Gesù,<br />

riferendosi a questa <strong>profezia</strong> di Daniele, disse: «<strong>Quando</strong> dunque avrete veduto<br />

l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione (gli stendardi romani svento<strong>la</strong>re), del<strong>la</strong> quale ha<br />

par<strong>la</strong>to il profeta Daniele, posta in un luogo santo... (cioè le bandiere che calpestano<br />

<strong>la</strong> regione di Giuda, che dal rimpatrio dell’esilio era considerata terra santa, come<br />

dominio speciale di Yahvé) allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, e<br />

quelli che sono nel<strong>la</strong> città se ne partano, e quelli che sono per <strong>la</strong> campagna non<br />

entrino in essa. Perché quelli sono giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono<br />

scritte siano adempiute». 449<br />

Come abbiamo visto sopra, al versetto 26, <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e del<br />

tempio era descritta con le parole: «La sua fine verrà come una inondazione e vi<br />

saranno delle devastazioni sino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra».<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio vedeva nel suo tempo <strong>la</strong> realizzazione dell’oracolo dell’angelo:<br />

«Questo grande profeta (Daniele) ha avuto anche conoscenza dell’Impero di Roma e<br />

dell’estrema deso<strong>la</strong>zione nel<strong>la</strong> quale questo impero ridurrà <strong>la</strong> nostra nazione». 450<br />

Gerusalemme sarebbe stata distrutta come una inondazione. 451 Nell’incendio di<br />

Gerusalemme «si sarebbe detto che <strong>la</strong> collina del tempio ribollisse fin dalle radici,<br />

rigurgitando come il fuoco da ogni parte, e che il sangue fosse più abbondante del<br />

fuoco e gli uccisi più numerosi degli uccisori. In nessun punto <strong>la</strong> terra compariva<br />

sotto i morti, bensì i soldati dovevano salire sui mucchi di cadaveri per inseguire i<br />

fuggiaschi». 452<br />

447<br />

cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1017.<br />

448<br />

Tertulliano, Apologetica, XVI:8; cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1019.<br />

449<br />

Matteo 24:15; Zaccaria 2:12; Luca 21:21,22.<br />

Il Prof. W.H. Shea propone un’altra spiegazione che riportiamo : «Dal punto di vista storico sono i Romani che<br />

hanno compiuto <strong>la</strong> devastazione. Siccome i Giudei occupavano <strong>la</strong> loro capitale fino a quel momento, e le<br />

abominazioni dovevano precedere <strong>la</strong> devastazione, sono i Giudei e non i Romani che hanno <strong>la</strong> responsabilità di queste<br />

“abominazioni”. Come questa predizione si è realizzata? Forse per il fatto che hanno continuato a offrire i sacrifici.<br />

Non so<strong>la</strong>mente essi non avevano più valore, ma servivano a negare <strong>la</strong> realizzazione antitipica che li aveva compiuti.<br />

Avrebbero dovuto insegnare una verità, ma essi <strong>la</strong> respingevano. È una applicazione possibile del termine<br />

“abominazioni”. Ce n’è un altro, che si riferisce al ruolo finale giocato dal tempio. Negli ultimi momenti dell’assedio<br />

di Gerusalemme, il tempio si è trasformato in una fortezza, in un ultimo bastione di resistenza contro i nemici che<br />

circondavano <strong>la</strong> città. Ciò pervertiva il motivo per il quale era stato eretto, cioè il culto e i servizi in onore a Dio»<br />

Daniel 9 :24-27, p. 280.<br />

450<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, o.c., X:12. Vi fa anche allusione in Guerre Giudaiche, IV:22 e VI:8.<br />

451<br />

Linguaggio usato anche dai profeti per descrivere <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione nel<strong>la</strong> quale veniva <strong>la</strong>sciata una città conquistata<br />

(Geremia 51:42; Daniele 11:10,22,26). «Questa espressione si trova anche in una iscrizione assira, re<strong>la</strong>tiva al sacco di<br />

Tebe ad opera di Assurbanipal. Si legge: “Essi (gli Assiri) s’impadronirono per intero del<strong>la</strong> città e <strong>la</strong> distrussero come<br />

una inondazione"» (traduzione d’Oppert, Mémoires de l’Acad. des Inscript., ecc. 1869, t. VIII, p. 601); cit. da J. Fabre<br />

d’Envieu, o.c., p. 989.<br />

452<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Guerre Giudaiche, VI.<br />

142<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

«<strong>Quando</strong> l’esercito non ebbe più da uccidere né da depredare Cesare diede<br />

l’ordine di abbattere tutta <strong>la</strong> città e il santuario, <strong>la</strong>sciando in piedi solo le torri più alte,<br />

Fasael, Ippoco e Mariamme. Esse, con parte del muro che recingeva <strong>la</strong> città ad<br />

Oriente, dovevano servire di accampamento al<strong>la</strong> guarnigione che vi avrebbero<br />

<strong>la</strong>sciato. Gli abbattitori pertanto livel<strong>la</strong>rono tutto il resto del<strong>la</strong> città in maniera tale da<br />

non <strong>la</strong>sciare a quei che sopraggiungessero indizio alcuno che il luogo fosse stato in<br />

qualche tempo abitato». 453 Eleazaro, il capo dei sicari che si erano rifugiati nel<strong>la</strong><br />

fortezza di Masada, conquistata più tardi dai Romani, esc<strong>la</strong>mò nei confronti di<br />

Gerusalemme: «Dove è <strong>la</strong> grande città, <strong>la</strong> metropoli dell’intera stirpe dei Giudei, che<br />

era creduta avere Dio come fondatore? Sradicata dalle fondamenta, fu rapita via, e<br />

quale unico titolo sepolcrale per ricordar<strong>la</strong>, è rimasto l’accampamento di coloro che<br />

l’hanno uccisa, tuttora impiantato tra i ruderi». 454 «Ai Giudei dispersi in tutto l’impero<br />

fu imposto di pagare, ciascuno, due dramme per il Campidoglio (il tempio di Giove),<br />

come contribuivano in precedenza per il tempio di Gerusalemme». 455<br />

Brunel fa notare che le mura di Gerusalemme dovevano proteggere un deposito<br />

prezioso: «Le liste genealogiche delle grandi famiglie, soprattutto quel<strong>la</strong> di Davide».<br />

Esse caddero sotto le armi dei Romani allorquando si era potuto constatare che Gesù<br />

era veramente il figlio di Davide. «Una cosa infine ben degna di nota è che dopo <strong>la</strong><br />

rovina di Gerusalemme tutte le liste genealogiche d’Israele sono state completamente<br />

distrutte, tutte le tribù giudaiche si sono confuse, e non è mai stato possibile scoprire<br />

dove scorresse il sangue reale di Davide». 456<br />

La <strong>profezia</strong> delle 70 settimane si è avverata nei minimi partico<strong>la</strong>ri, ma quale<br />

chance Dio ha dato al suo popolo prediletto pronunciando<strong>la</strong> sei secoli prima del<strong>la</strong> sua<br />

realizzazione, dando così l’opportunità a ciascuno di capir<strong>la</strong> e di sottrarsi al<strong>la</strong><br />

tragedia!<br />

Non è soltanto <strong>la</strong> Chiesa nascente che vide nel<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme <strong>la</strong><br />

conseguenza del rifiuto del Messia. Il filosofo stoico di Siria, Mara Bar Serapion,<br />

scrivendo una lettera a suo figlio, studente a Edessa, che i critici datano nell’anno 73<br />

d.C., diceva che <strong>la</strong> punizione ad Israele è stata inflitta da Dio in seguito all’esecuzione<br />

del «re saggio» (Gesù): «Poiché furono da allora spogliati del loro regno, i Giudei<br />

perirono e furono banditi e vissero dispersi». 457<br />

«E fino al<strong>la</strong> distruzione, <strong>la</strong> decretata piomberà sul devastato» 458<br />

453<br />

Idem, VII:1-4.<br />

454<br />

Idem, VII.<br />

455<br />

Idem.<br />

456<br />

E. Brunel, o.c., pp. 174,175.<br />

457<br />

BLINZLER J., Le procès de Jésus, Paris 1962, p. 43; cit. da AUTANT Jean-Paul, Le G<strong>la</strong>ive et <strong>la</strong> Croix, t. II, mémoire<br />

au Séminaire Adventiste, Collonges-sous-Salève 1974, p. 217, nota 47. BOVON François, Les derniers jours de Jésus,<br />

Genève 1974, p. 32.<br />

458<br />

Daniele 9:27.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 143


CAPITOLO II<br />

Molti traducono: «e questo, finché <strong>la</strong> completa distruzione, che è decretata, non<br />

piombi sul devastatore».<br />

Se accettiamo questa traduzione troviamo ancora una corre<strong>la</strong>zione con i capitoli<br />

precedenti (VII e VIII) di Daniele, nei quali il potere che avrebbe soppresso il “capo”<br />

del popolo di Dio e abbattuto il santuario avrebbe continuato <strong>la</strong> sua azione fino al<br />

ritorno del Cristo, quando a sua volta sarebbe stato «infranto, senz’opera di mano» 459<br />

espressione questa che corrisponde al<strong>la</strong> sua distruzione completa. La Bible Annotée,<br />

accettando questa traduzione, così commenta: «La deso<strong>la</strong>zione del Tempio di<br />

Gerusalemme dura ancora. Essa non cesserà che quando il deso<strong>la</strong>tore diventerà un<br />

deso<strong>la</strong>to. Il quarto impero (Roma) che distrusse il santuario sarà distrutto a sua<br />

volta». 460<br />

A questa spiegazione contrapponiamo quel<strong>la</strong> dell’abate Fabre d’Envieu, che<br />

traduce: «E fino (al<strong>la</strong> fine) distruzione ben decretata si spanderà sul devastato», cioè,<br />

questa distruzione totale si riferisce a Gerusalemme e non a Roma e spiega: «Non si è<br />

fatto abbastanza notare che l’angelo conferma e completa al versetto 27 ciò che ha<br />

detto al versetto precedente. C’è un parallelismo molto rego<strong>la</strong>re tra questi due versetti.<br />

Ognuno di essi è diviso in due parti, di cui l’una riguarda <strong>la</strong> morte del Messia, <strong>la</strong><br />

conferma del<strong>la</strong> nuova alleanza; e l’altra <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario, o, in<br />

altri termini, il castigo che sarà riservato al popolo che avrà rigettato il Messia...<br />

Notiamo anche che, al versetto 26, si tratta del<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e del<br />

Tempio, e che, per conseguenza, tenendo conto del contesto e dell’analogia dei fatti, è<br />

ancora questa città e il suo santuario che sono l’oggetto del<strong>la</strong> distruzione predetta al<br />

versetto 27. Nei due passi si presenta lo scatenarsi di una guerra terribile, di cui noi<br />

leggiamo, con una specie di spavento, l’eventualità, e che doveva, come l’esplosione<br />

improvvisa di un grande uragano, invadere <strong>la</strong> Giudea e portare “<strong>la</strong> distruzione<br />

decretata”, <strong>la</strong> distruzione “completa” di Gerusalemme e del suo tempio. È ciò che<br />

hanno compreso <strong>la</strong> versione dei Settanta, Teodozione e <strong>la</strong> Vulgata». 461 Il prof. W.H.<br />

Shea scrive: «Ecco come interpretiamo <strong>la</strong> fine del versetto 27 : al termine del<strong>la</strong><br />

guerra, tutto ciò che è stato deciso concernente <strong>la</strong> devastazione del<strong>la</strong> città si riverserà<br />

su di essa. C’è un parallelismo tra questa dichiarazione e quel<strong>la</strong> che chiude il versetto<br />

26, sia per il suo contenuto, sia per <strong>la</strong> sua posizione nel<strong>la</strong> struttura letteraria del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>». 462<br />

Con <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C., si stronca il popolo d’Israele, ma<br />

<strong>la</strong> guerra non è ancora finita: «Fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra» aveva detto l’angelo.<br />

L’ultimo tentativo avvenne nel 132 d.C. con Bar Kokeba, a seguito del quale Israele<br />

459 Daniele 8:25; 2:44.<br />

460 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 313. Questo modo di vedere «rompe il legame evidente che esiste tra i versetti 26 e<br />

27» W.H. Shea, o.c., p. 281, passando dalle devastazioni al devastatore. «Le quattro parole o concetti essenziali del<strong>la</strong><br />

fine del versetto 27 si ritrovano al<strong>la</strong> fine del versetto 26. La differenza principale tra i due versetti è data dall’assenza,<br />

al versetto 27, del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “guerra”. In considerazione di questo legame evidente tra i due versetti, è meglio<br />

considerare <strong>la</strong> fine del versetto 27 come una nuova evocazione del<strong>la</strong> sorte del<strong>la</strong> santa città, piuttosto che cercare una<br />

idea che non appare in ciò che precede (<strong>la</strong> sorte del devastatore)» idem.<br />

461 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1033,1039.<br />

462 W.H. Shea, o.c., p. 281.<br />

144<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

fu annientato e fu proibito agli Ebrei non solo di ritornare a Gerusalemme, come era<br />

stato imposto nel 70, ma anche di ritornare in Giudea.<br />

L’abate Ricciotti, a conclusione del<strong>la</strong> sua Storia d’Israele scrive: «Dai sommari di<br />

Dione Cassio e da altri accenni risulta che <strong>la</strong> repressione costò ai Romani perdite assai<br />

gravi; ma per i Giudei essa fu addirittura uno sterminio, certo peggio che ai tempi di<br />

Tito... Gli schiavi giudei venduti sui mercati di Hebron, Gaza ed Egitto, non si<br />

calco<strong>la</strong>rono; l’abbondanza del<strong>la</strong> merce ne fece avvilire il prezzo, tanto che un cavallo<br />

e uno schiavo costavano quasi lo stesso... l’affermazione di Dione Cassio, secondo<br />

cui tutta <strong>la</strong> Giudea diventò quasi un deserto, può esser presa al<strong>la</strong> lettera.... Sul luogo<br />

del Tempio yahvistico sorse il tempio a Giove Capitolino... e in più una statua<br />

equestre di Adriano... Da quel giorno i Giudei hanno avuto per città il mondo intero, e<br />

per Tempio il proprio cuore». 463<br />

Questa situazione presenta <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> missione di Israele nel mondo. Il rabbino<br />

A. Chouraqui scrive: «Si sa che fino al<strong>la</strong> distruzione del Tempio, i Giudei avevano<br />

dei missionari che non si accontentavano di visitare le comunità del<strong>la</strong> Diaspora, ma<br />

ancora che predicavano e insegnavano alle nazioni. Così si è valutato il numero dei<br />

proseliti giudei in seno all’Impero Romano, nel I secolo del<strong>la</strong> nostra era, a circa otto<br />

milioni. Lo spirito di missione che i Giudei manifestavano con fervore ed efficacia,<br />

quando essi erano forti, s’indebolì e disparve dopo <strong>la</strong> rovina del<strong>la</strong> nazione. Questa<br />

operò un mutamento completo del pensiero talmudico per ciò che concerne il<br />

proselitismo. In effetti, le energie dei sopravvissuti dei grandi massacri dovevano<br />

essere consacrate al<strong>la</strong> salvaguardia del<strong>la</strong> Thorà per <strong>la</strong> sopravvivenza del popolo. Il<br />

proselitismo implicava una aggiunta di forze che i Giudei dopo il loro esilio non<br />

avevano più... Questo ripiegamento del pensiero giudaico su se stesso è evidentemente<br />

<strong>la</strong> conseguenza d’una situazione nuova, quel<strong>la</strong> sorta dall’esilio. Non si tratta<br />

più per il Giudeo di aspirare a convertire chicchessia, ma a sopravvivere e a restare<br />

fedele alle sue sorgenti, praticando naturalmente <strong>la</strong> virtù del<strong>la</strong> speranza». 464<br />

Conclusione<br />

«L’esegesi scrupolosa e cosciente del testo mostra... che questa <strong>profezia</strong> ottiene il<br />

suo intero e perfetto compimento nel tempo di Gesù Cristo. Essa fissa<br />

matematicamente il tempo del<strong>la</strong> sua manifestazione pubblica e quello del<strong>la</strong> sua morte,<br />

seguita dal<strong>la</strong> rovina di Gerusalemme e dal<strong>la</strong> dispersione del popolo ebraico... È certo<br />

che il Messia è venuto al tempo predetto dall’angelo, e che l’oracolo delle settanta<br />

settimane, uno dei più memorabili in favore del<strong>la</strong> religione cristiana, conserva tutta <strong>la</strong><br />

sua forza». 465<br />

463<br />

G. Ricciotti, Storia d’Israele, vol. II, pp. 536-539. Dione Cassio, LXIX, 13,14.<br />

464<br />

A. Chouraqui, o.c., pp. 49,50.<br />

465<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c. t. II, pp. 1322,1323.<br />

«Non abbiamo detto nul<strong>la</strong> del sistema esegetico che applica i versetti 24-27 al tempo di Antioco Epifane. Questa<br />

applicazione, oltre ad essere completamente sconosciuta dai rabbini dei primi secoli e del Medio Evo, urta contro<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 145


CAPITOLO II<br />

Queste realizzazioni profetiche sono così straordinarie che un grande rabbino<br />

veneziano, Simone Luzzatto, ha dichiarato: «Non si potrebbe negare che, secondo le<br />

date di Daniele, il Messia sia di già venuto» e che «degli studi troppo prolungati e<br />

troppo approfonditi su Daniele, da parte dei dotti giudei, avrebbero probabilmente per<br />

conseguenza <strong>la</strong> loro conversione in massa al cristianesimo». 466 Pensiamo che si possa<br />

dire oggi, come al tempo del profeta Geremia, che <strong>la</strong> penna degli scribi continua a<br />

falsare il senso delle Scritture. 467<br />

Questa <strong>profezia</strong> è qui, fra l’altro, per aiutare quegli Ebrei sinceri che hanno il<br />

coraggio di essere impopo<strong>la</strong>ri, ad avere il coraggio di abbandonare le loro tradizioni<br />

per essere veramente degli Israeliti, nome che etimologicamente significa «colui che<br />

lotta con Dio» per il bene degli uomini, e cessare di combattere contro Dio. 468 Questo<br />

invito ad essere un vero israelita è naturalmente esteso ad ogni creatura.<br />

Schema riassuntivo<br />

Nel capitolo VIII il profeta Daniele ebbe una visione, a causa del<strong>la</strong> quale l’angelo<br />

Gabriele dovette interrompere <strong>la</strong> spiegazione perché il profeta non riuscì a sopportare<br />

quanto aveva visto (versetto 27). Daniele temeva che <strong>la</strong> visione, che menzionava un<br />

periodo di tempo (versetto 14), indicasse un prolungamento dell’esilio di Israele.<br />

All’inizio del capitolo IX viene presentato mentre legge il profeta Geremia e prega<br />

(9:1), affinché quanto annunciato dal profeta si realizzasse.<br />

versetto<br />

21. A Daniele si presenta ancora l’angelo Gabriele come nel capitolo precedente (v. 16).<br />

23. L’angelo vuole spiegargli <strong>la</strong> «visione». In questo capitolo IX Daniele non ha<br />

nessuna visione. Tale termine si riferisce a quel<strong>la</strong> avuta precedentemente nel<br />

capitolo VIII.<br />

24. «Settanta settimane = 490 giorni = 490 anni (Ezechiele 4:6) sono fissate per il tuo<br />

popolo» ebreo. Questo periodo viene diviso in tre parti (v. 25): 7, 62 e 1 settimana.<br />

Da quando far partire questa <strong>profezia</strong>?<br />

25. «Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme».<br />

Editti in favore del popolo di Dio:<br />

- 536 a.C. editto di Ciro (Esdra 1).<br />

Ordina <strong>la</strong> fine dell’esilio per gli Ebrei e autorizza <strong>la</strong> ricostruzione del tempio.<br />

- 520 a.C. editto di Dario (Esdra 6:1-12).<br />

Conferma quello di Ciro a continuare <strong>la</strong> ricostruzione del tempio perché i <strong>la</strong>vori<br />

erano stati interrotti (Esdra 4:1-5).<br />

difficoltà inspiegabili sulle quali in questa sede non sarebbe possibile soffermarsi»; nota A. Crampon. Vedere per<br />

questa esposizione Appendice n. 4.<br />

466 WOLF, Bibliothek, Hébr. vol. III, 1228; cit. da VUILLEUMIER Jean, Les prophéties de Daniel, Genève 1906, p. 262.<br />

467 Geremia 8:8.<br />

468 Geremia 32:28; Atti 5:39.<br />

146<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CARDINE DELLA STORIA<br />

- 457 a.C. editto di Artaserse (Esdra 7:12-26).<br />

Ordina <strong>la</strong> ricostruzione di Gerusalemme.<br />

Questo editto presenta il diritto legis<strong>la</strong>tivo (versetto 24), giuridico, esecutivo<br />

(versetto 25,26) e ordina di restaurare le rovine (Esdra 9:9).<br />

Gerusalemme sarebbe stata ricostruita «in tempi angosciosi» (Nehemia 1:1-4; 4:7,8).<br />

Nehemia (1:1-4) piange per le notizie avute da Gerusalemme. Le mura rotte non<br />

potevano essere quelle del 586 a.C.. Sono il risultato delle azioni di disturbo dei<br />

nemici di Giuda. Nehemia (2:1-8) riceve l’autorizzazione di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> corte del re<br />

per raggiungere temporaneamente Gerusalemme. Non è un decreto, è una<br />

autorizzazione personale per Nehemia a <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> corte. 420 a.C. Nehemia parte da<br />

solo. I <strong>la</strong>vori di restauro vengono finiti in 52 giorni (6:15) e ciò dimostra che <strong>la</strong><br />

ricostruzione delle mura era in stato molto avanzato. Nehemia ha concluso l’opera<br />

ancora in una situazione di difficoltà per il popolo.<br />

408 a.C.<br />

Pur non avendo un documento storico che in un modo formale affermi che<br />

Gerusalemme era stata ricostruita, non abbiamo neanche documenti che dimostrino<br />

il contrario. Si sa però che <strong>la</strong> città cominciava a essere influente.<br />

7 settimane = 49 anni 62 settimane = 434 anni 1 settimana = 7 anni<br />

-----•----/ /----•---------------------/ /----------------------•---------†--------•------<br />

457 a.C. 408 a.C. 27 d.C. 31 d.C. 34 d.C.<br />

27 d.C.,<br />

25. dopo 7 e 62 settimane = 483 anni.<br />

«Apparizione di Unto-Capo = Messia-Pastore = Cristo-Principe» (Isaia 55:4;<br />

Matteo 2:6; Luca 3:1,21,22; Atti 10:38; Giovanni 1:33,41).<br />

Il popolo e i capi religiosi attendono il Messia in quel momento storico (Giovanni<br />

1:19-23; 4:25; 6:16; 7:40; 10:24; Luca 19:11).<br />

31 d.C.<br />

27. «In mezzo al<strong>la</strong> settimana» dopo 3 anni e mezzo dal<strong>la</strong> sua apparizione (Luca<br />

3:1,21,22; Atti 10:38).<br />

Gesù ha partecipato a quattro Pasque (Giovanni 2:13; 5:1; 6:4; 12:1).<br />

Si stabilisce un «saldo patto con molti» (Geremia 31:31-33; Ezechiele 16:60 = Luca<br />

22:20; Ebrei 10:16; 1Corinti 11:25).<br />

26. L’Unto «Sarà soppresso» (Isaia 53; Atti 4:26,27; 2:37).<br />

«Nessuno sarà per lui» (Isaia 53:3; Matteo 26:31; Giovanni 11:49,50).<br />

«Farà cessare sacrificio e ob<strong>la</strong>zione» (Marco 15:38; Ebrei 7: 27).<br />

24. «Farà cessare <strong>la</strong> trasgressione» (Ga<strong>la</strong>ti 6:14; 1 Pietro 2: 24).<br />

«Per mettere fine al peccato» (Romani 6:1,2; 8:14,15; 1 Giovanni 3:4).<br />

«Espiare l’iniquità» (Isaia 53; Romani 3:25; 1 Pietro 2: 24).<br />

«Addurre una giustizia eterna» (Geremia 23:6; Isaia 45:25; 1Corinzi 1:30; Romani<br />

8:16).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 147


CAPITOLO II<br />

148<br />

«Sigil<strong>la</strong>re visione e <strong>profezia</strong>» (Giovanni 1:29; 5:39).<br />

«Ungere un luogo santissimo» (Ebrei 9:24).<br />

34 d.C.<br />

«Settanta settimane sono fissate riguardo al tuo popolo». Il popolo giudaico viene<br />

sostituito dal<strong>la</strong> Chiesa nell’annuncio del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio (Atti 7:59; 8:2,4,5; 10:44;<br />

11:19-26).<br />

26. «Il popolo di Capo il veniente distruggerà <strong>la</strong> città e il santuario - sarà <strong>la</strong> causa<br />

del<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario».<br />

- Il Capo veniente che guida l’esercito romano al<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e del<br />

tempio sarebbe il Cristo stesso (Matteo 21:42,44; 22:1-7; 24:15-21,34). Già nel<br />

passato il testo biblico presenta Dio che guida l’Assiria e Babilonia al<strong>la</strong> conquista<br />

di Gerusalemme (vedere Isaia 10:5; Geremia 51:20). Ciò che subì Gerusalemme<br />

nel 70 d.C. può essere visto nell’ottica di questa lettura.<br />

Il giudizio di Dio su Gerusalemme è tipo del giudizio di Dio sul mondo dopo che<br />

l’evangelo sarà stato proc<strong>la</strong>mato a tutta l’umanità (Matteo 24:14).<br />

- «Il popolo di Capo veniente (il popolo di Colui che doveva venire e non lo ha<br />

accettato) causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario».<br />

27. «Sulle ali di abominazione, devastatore». Il devastatore è Tito.<br />

Con l’espressione «abominazione» l’Antico Testamento (Deuteronomio 29:17)<br />

presenta gli idoli e l’adorazione a loro fatta (Geremia 13:27). L’a<strong>la</strong> di abominazione<br />

indica un uccello che è oggetto di culto. L’aqui<strong>la</strong> di Giove posta sugli stendardi<br />

dell’esercito romano era adorata dai soldati.<br />

«Finché <strong>la</strong> completa distruzione che è decretata, non piombi sul devastato» (Matteo<br />

24:2; Luca 21:24).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo III<br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

«Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera;<br />

poiché quel giorno non verrà se prima non sia<br />

venuta l’apostasia e non sia stato manifestato<br />

l’uomo del peccato, il figliolo delle perdizione» S.<br />

Paolo. 1<br />

Apostasia. «Abbandono pubblico di una fede per<br />

un’altra... L’apostasia dei falsi cristiani precederà<br />

il trionfo dell’Anticristo» Dictionnaire Encyclopédique<br />

de <strong>la</strong> Bible. 2<br />

Nel capitolo precedente abbiamo detto, riprendendo l’insegnamento dell’apostolo<br />

Paolo, che <strong>la</strong> Chiesa è l’ulivo d’Israele, potato dai suoi rami secchi, nel quale si<br />

innestano i rami dell’ulivo selvatico rappresentanti le genti.<br />

Il cristianesimo è sorto nell’ambiente ebraico ed ha ereditato dal popolo di Dio le<br />

rive<strong>la</strong>zioni, <strong>la</strong> legge e le varie dottrine che hanno caratterizzato Israele come un<br />

popolo distinto dagli altri.<br />

Come Israele ha abbandonato sovente, fin da quando stava per entrare nel<strong>la</strong> terra<br />

promessa, queste verità per assomigliare ai popoli che lo circondavano, così <strong>la</strong><br />

cristianità, fin dai primi decenni dal suo sorgere, ha subìto l’influenza del paganesimo<br />

dal quale era attorniato. La Chiesa prendeva le distanze dagli insegnamenti e dalle<br />

filosofie del<strong>la</strong> società che <strong>la</strong> circondava o li e<strong>la</strong>borava, li cristianizzava, rinnovando<br />

così il sincretismo dell’antico Israele. Come Israele ha sempre avuto in ogni tempo<br />

settemi<strong>la</strong> uomini che non si sono piegati davanti a Baal, così il cristianesimo ha avuto<br />

i suoi fedeli testimoni che, pur influenzati dagli errori che si sono perpetuati<br />

attraverso i secoli, hanno saputo far bril<strong>la</strong>re nel loro tempo quelle distinte verità che<br />

li caratterizzavano.<br />

Vediamo come si è realizzato il sincretismo nel<strong>la</strong> Chiesa o come Paolo lo<br />

definisce: l’abbandono dal<strong>la</strong> sana dottrina. 3<br />

Nel giorno del<strong>la</strong> Pentecoste i pii israeliti rievocavano <strong>la</strong> promulgazione del<strong>la</strong> legge<br />

al Sinai 4 . «Il primo atto di grazia di Dio verso il suo popolo, al quale Egli si lega con<br />

1 2 Tessalonicesi 2:3.<br />

2 AA.VV., Apostasia, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. Westphal, t. I, Paris 1932, p. 74<br />

3 1 Timoteo 1:10; 2 Timoteo 4:3; Tito 1:9; 2:1.


CAPITOLO III<br />

un’alleanza solenne, consiste nel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> sua legge, ossia del<strong>la</strong> sua volontà,<br />

al fine di farlo vivere.... La legge è “custode del<strong>la</strong> resa libertà”, e traccia i confini che<br />

il popolo di Dio non può vio<strong>la</strong>re senza rompere il Patto di Alleanza e ricadere nel<strong>la</strong><br />

notte di un mondo senza Dio. Essa sottolinea marcatamente che tutta <strong>la</strong> vita deve<br />

essere sottomessa all’ordine divino». 5<br />

Nel giorno in cui si rievoca il dono divino offerto con potenza al Sinai, Dio si<br />

manifesta con l’invio dello Spirito Santo e inizia per gli apostoli <strong>la</strong> «pazzia del<strong>la</strong><br />

predicazione» annunciante al mondo lo scandalo del<strong>la</strong> croce, cioè «il mistero del<strong>la</strong><br />

pietà: Colui che è stato manifestato in carne». 6 Inserita in questo nuovo contesto<br />

evangelico <strong>la</strong> legge non solo «sopravvive... ma <strong>diventa</strong> <strong>la</strong> costituzione dei segnati<br />

del<strong>la</strong> grazia, <strong>la</strong> costituzione dei cittadini del regno, il richiamo costante del valore di<br />

una vita vissuta sotto il segno del<strong>la</strong> vittoria del Cristo e con <strong>la</strong> forza dello Spirito<br />

Santo». 7<br />

Lo Spirito Santo discende al<strong>la</strong> Pentecoste per scrivere nel cuore dell’uomo <strong>la</strong> legge<br />

di Dio, e scenderà ogni volta per compiere <strong>la</strong> stessa opera nei confronti di coloro che,<br />

avendo accettato <strong>la</strong> sua azione che convince di peccato e di liberazione, vorranno<br />

vivere nel<strong>la</strong> libertà del Signore. 8 Essi si svilupperanno seguendo <strong>la</strong> nuova legge che<br />

hanno nel cuore: <strong>la</strong> legge di Dio resa vivente dal nuovo patto.<br />

L’Evangelo si propaga nell’Impero Romano, in mezzo a difficoltà, ostilità, invidie<br />

d’ogni genere. Esso produce i suoi effetti e qua e là dall’aridità del mondo fa<br />

germogliare dei nuovi esseri ad una speranza viva in vista di una eredità<br />

incorruttibile. 9 Si formano le prime comunità, si organizzano le chiese, il nome di<br />

Gesù Cristo viene lodato e gli uomini trovano <strong>la</strong> loro felicità nel riconoscere il<br />

Signore come loro Dio, Creatore e Salvatore.<br />

Se con <strong>la</strong> predicazione dell’Evangelo c’è il trionfo del<strong>la</strong> Verità, l’azione seduttrice<br />

di Satana, principe di questo mondo, cerca di smantel<strong>la</strong>re questo edificio spirituale,<br />

per far sì che il suo dominio sia universale. Ma Gesù aveva detto che le porte<br />

dell’Ades non avrebbero prevalso sul<strong>la</strong> sua Chiesa. 10<br />

Il martirio di Stefano e di Giacomo, l’imprigionamento dei vari apostoli: Pietro,<br />

Giovanni, Paolo, Barnaba e Si<strong>la</strong>, <strong>la</strong> reazione dei Giudei nei confronti del<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Gerusalemme, di Damasco, di Tessalonica, di Roma e di altre località, si rive<strong>la</strong>vano<br />

ancora come mezzi fecondi per ricondurre a Dio un maggior numero di persone. Pur<br />

non abbandonando questi sistemi, che in alcuni periodi si intensificheranno, altre<br />

forze cercarono di spostare <strong>la</strong> Chiesa dalle sue fondamenta, influenzando<strong>la</strong> e<br />

4 Nelle liturgie del<strong>la</strong> sinagoga, <strong>la</strong> Pentecoste è chiamata «festa del<strong>la</strong> promulgazione del<strong>la</strong> Legge», e tutto il rituale<br />

del<strong>la</strong> festa è ispirato a questo significato. Anche nel<strong>la</strong> letteratura talmudica <strong>la</strong> festa di Pentecoste è considerata come il<br />

memoriale del<strong>la</strong> promulgazione del<strong>la</strong> legge sul Sinai (Pesakh. 686); vedere, idem, t. II, p. 375.<br />

5 DIÉTRICH Suzanne de, Il Piano di Dio, ed. Bor<strong>la</strong>, Torino 1963, p. 59.<br />

6 1 Corinzi 1:21; 1 Timoteo 3:16.<br />

7 S. de Diétrich, o.c., pp. 64,65.<br />

8 Ebrei 8:10; 10:16; Giovanni 16:8; Romani 6:4,5.<br />

9 1 Pietro 1:4.<br />

10 Matteo 16:18.<br />

148<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

seducendo<strong>la</strong> con insegnamenti che le venivano dall’esterno e con errori che<br />

germogliavano al suo interno.<br />

L’apostasia annunciata<br />

Durante il suo secondo viaggio missionario, Paolo raggiunge Tessalonica (49, 50<br />

d.C.), città di antica tradizione storica, con una popo<strong>la</strong>zione in prevalenza greca, ma<br />

con elementi romani ed ebrei. Città di commercio, di artigianato e con traffico<br />

marittimo. La predicazione di Paolo suscita un grande interesse e anche un’aspra<br />

reazione, tanto è vero che l’apostolo deve <strong>la</strong>sciare in fretta questa città, dove però<br />

aveva preso vita una comunità di credenti. Nel suo bisogno di comunicare con questa<br />

chiesa abbandonata a se stessa, Paolo le invia un suo col<strong>la</strong>boratore, il giovane<br />

discepolo Timoteo e, a seguito delle notizie ricevute, manda una lettera con <strong>la</strong> quale<br />

esprime i suoi sentimenti di sollecitudine per i fratelli. Nel<strong>la</strong> sua episto<strong>la</strong> affronta vari<br />

problemi di quel<strong>la</strong> comunità e alcune sue frasi re<strong>la</strong>tive al ritorno di Cristo vengono<br />

mal comprese.<br />

Al<strong>la</strong> domanda su cosa ne sarà dei credenti morti prima del ritorno del Cristo,<br />

Paolo insegna <strong>la</strong> risurrezione, ma <strong>la</strong> sua frase «noi viventi, i quali saremo rimasti fino<br />

al<strong>la</strong> venuta del Signore... » 11 viene fraintesa, si crede che il ritorno di Gesù sia<br />

imminente, qualcuno cessa di <strong>la</strong>vorare e una vampata di fanatismo crea dei disordini.<br />

Qualche mese dopo l’apostolo fa pervenire al<strong>la</strong> comunità di Tessalonica una<br />

seconda lettera: «Perché sentiamo che alcuni si conducono... disordinatamente, non<br />

<strong>la</strong>vorando affatto, ma affaccendandosi in cose vane». 12 Dopo aver scritto: «Ora, o<br />

fratelli, circa <strong>la</strong> venuta del Signore nostro Gesù Cristo e il nostro incontro con lui, vi<br />

preghiamo di non <strong>la</strong>sciarvi così presto travolgere <strong>la</strong> mente, né turbare sia da<br />

ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche episto<strong>la</strong> data come nostra, quasi che il<br />

giorno del Signore fosse imminente», aggiunge: «Nessuno vi tragga in errore in<br />

alcuna maniera; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia». 13<br />

Cos’è questa apostasia che Paolo menziona?<br />

Scrive il vescovo Anglicano T. Newton: «È evidente che l’apostasia descritta qui<br />

non è di natura civile, ma religiosa; non è una rivolta contro il governo, è una<br />

defezione che consiste nell’abbandono del<strong>la</strong> vera religione, nell’allontanamento dal<strong>la</strong><br />

fede del Dio vivente». 14 L’abate G. Ricciotti precisa: «L’apostasia ben determinata<br />

11 1 Tessalonicesi 4:15.<br />

12 2 Tessalonicesi 3:11.<br />

13 2 Tessalonicesi 2:1-3. II fatto che l’apostolo Paolo nel<strong>la</strong> precedente lettera si sia identificato con coloro che<br />

sarebbero stati vivi quando Gesù sarebbe tornato, non voleva con questo dire che Gesù si sarebbe manifestato nel suo<br />

tempo. Nel<strong>la</strong> sua seconda lettera questa credenza <strong>la</strong> smentisce chiaramente. Paolo si era semplicemente identificato<br />

con i vivi che attendevano il ritorno di Gesù per meglio mettere in risalto che i morti risuscitati non avrebbero perso<br />

nul<strong>la</strong> rispetto a loro. Del resto, nel<strong>la</strong> sua prima lettera ai Corinzi, scritta nel 55, si identifica sia con coloro che saranno<br />

vivi (15:51,52) sia con coloro che saranno morti quando Gesù ritornerà (6:14), come pure fa nel<strong>la</strong> seconda lettera<br />

(4:14) scritta nel 57 o nel 58. Paolo nel suo scritto usa quel<strong>la</strong> forma letteraria che noi stessi adoperiamo quando<br />

par<strong>la</strong>ndo ci identifichiamo ora con un gruppo, ora con un altro, per aiutare a meglio capire il nostro pensiero.<br />

14 NEWTON Thomas, Dissertation, vol. II, 5 a ed., Northampton 1858, p. 366; cit. da VAUCHER Félix Alfred,<br />

L’Antichrist, Fides, Collonges sous Salève 1972, p. 28. Vedere 1 Timoteo 4:11; Ebrei 3:12.<br />

149


CAPITOLO III<br />

dall’articolo... è certamente un’apostasia religiosa non già politica» 15 ; del resto,<br />

precisa il cattolico B. Rigaux: «Nel Nuovo Testamento il verbo ha conservato <strong>la</strong> sua<br />

accezione religiosa». 16<br />

Questo allontanamento del<strong>la</strong> Chiesa cristiana dall’evangelo, non sarebbe esploso<br />

improvvisamente, bensì si sarebbe manifestato a seguito di una lenta metamorfosi, i<br />

cui sintomi erano presenti già nel<strong>la</strong> Chiesa fondata dagli stessi apostoli, perché<br />

quando lo spirito di Dio agisce, contemporaneamente anche lo spirito dell’Avversario<br />

rinnova i suoi sforzi.<br />

Sintomi di apostasia nel<strong>la</strong> Chiesa apostolica<br />

Al<strong>la</strong> Chiesa, «colonna e base del<strong>la</strong> verità» 17 , Satana ripropone gli errori di sempre:<br />

non accettare <strong>la</strong> so<strong>la</strong> grazia, ma acquistare il dono di Dio con del denaro 18 ; adulterare<br />

<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio 19 , alterare volontariamente gli insegnamenti dell’apostolo Paolo; 20<br />

specu<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> fede mediante <strong>la</strong> filosofia e prospettare <strong>la</strong> funzione mediatrice di altri<br />

esseri come gli angeli; 21 discutere se mangiare o non mangiare <strong>la</strong> carne in alcuni<br />

giorni del<strong>la</strong> settimana; 22 accettare l’insegnamento di un evangelo diverso da quello<br />

insegnato da Paolo; 23 osservanze di giorni, di stagioni, di mesi e di anni; 24 l’evangelo,<br />

che è liberazione, lo si cerca di strumentalizzare, si fa del<strong>la</strong> pietà un mezzo di lucro; 25<br />

si vuole «dominare sull’eredità del Signore» che è <strong>la</strong> Chiesa; 26 si tenta di primeggiare<br />

sui fratelli; 27 si introducono prescrizioni e insegnamenti secondo <strong>la</strong> tradizione degli<br />

uomini; 28 si perde di vista il compito e <strong>la</strong> funzione del credente in seno al<strong>la</strong> comunità<br />

e non si è più assidui alle riunioni abbandonando lo studio e l’ascolto delle Sacre<br />

Scritture; 29 le false dottrine cercano di sgreto<strong>la</strong>re il perno dell’evangelo: <strong>la</strong> divinità del<br />

Cristo; 30 si par<strong>la</strong> di fede mentre si trascurano le opere che <strong>la</strong> dimostrano; 31<br />

15 RICCIOTTI Giuseppe, Gli Atti degli Apostoli e le lettere di S. Paolo, Mi<strong>la</strong>no 1958, p. 334.<br />

16 RIGAUX B. O.F.M., S. Paul, Les Épîtres aux Thessaloniciens, Paris 1956, p. 654; vedere Atti 15:38; 5:37; 19:9;<br />

Ebrei 3:12.<br />

17<br />

1 Timoteo 3:15.<br />

18<br />

Atti 8:20.<br />

19<br />

2 Corinzi 2:17; 4:2.<br />

20<br />

2 Pietro 3:16.<br />

21<br />

Colossesi 2:18.<br />

22<br />

Romani 14:2-15; Colossesi 2:21.<br />

23<br />

Ga<strong>la</strong>ti 1:17.<br />

24<br />

Ga<strong>la</strong>ti 4:10.<br />

25<br />

1 Timoteo 6:5; Tito 1:11; 1 Pietro 5:2.<br />

26 1 Pietro 5:5.<br />

27 3 Giovanni 9,10.<br />

28 Colossesi 2:8.<br />

29 Ebrei 10:25.<br />

30 1 Giovanni 4:2.<br />

31 Giacomo 2:14-17.<br />

150<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

l’osservanza e <strong>la</strong> validità del<strong>la</strong> legge vengono poste in discussione, 32 La linea di<br />

demarcazione tra paganesimo e cristianesimo viene confusa. 33<br />

Il pericolo del<strong>la</strong> Chiesa non è quello di vivere nel mondo, ma quello che dei falsi<br />

apostoli e dei falsi profeti, come già avevano sedotto il popolo d’Israele, seducano i<br />

fedeli 34 per farvi entrare l’andazzo del mondo.<br />

Paolo, sapendo che l’apostasia sarebbe stata guidata anche dagli stessi responsabili<br />

spirituali non convertiti, nel ‘58 ammonisce gli anziani di Efeso e di tutta quel<strong>la</strong><br />

regione radunati per salutarlo, dopo il suo lungo soggiorno in quel<strong>la</strong> località, con<br />

queste parole: «Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito<br />

Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere <strong>la</strong> Chiesa di Dio, <strong>la</strong> quale egli ha acquistata<br />

col proprio sangue. Io so che dopo <strong>la</strong> mia partenza entreranno fra voi dei lupi rapaci, i<br />

quali non risparmieranno il gregge; e di fra voi stessi sorgeranno uomini che<br />

insegneranno cose perverse per trarre i discepoli dietro a sé». 35<br />

L’apostolo Paolo a più riprese scriveva a Timoteo: «Lo Spirito dice espressamente<br />

che nei tempi a venire alcuni apostateranno dal<strong>la</strong> fede, dando retta a spiriti seduttori, e<br />

a dottrine di demoni... Perché verrà il tempo che non sopporteranno <strong>la</strong> sana dottrina,<br />

ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e<br />

distoglieranno le orecchie dal<strong>la</strong> verità e si volgeranno alle favole»; mentre Pietro<br />

ricorda che come in Israele ci furono i falsi profeti, così tra i cristiani, saranno i falsi<br />

dottori. 36<br />

L’apostasia dà origine ad una nuova religione<br />

Al «mistero del<strong>la</strong> pietà, Dio manifestato in carne», Satana contrappone «il mistero<br />

dell’iniquità». 37<br />

«Chi dice mistero, dice una religione» 38 e questa religione è d’iniquità (in greco,<br />

anomia, negazione del<strong>la</strong> legge) perché tende al<strong>la</strong> negazione del «così ha detto<br />

l’Eterno... l’Iddio tuo». La cristianità dei primi secoli lentamente abbandona <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Dio per ergersi a religione umana.<br />

Vorremmo esporre qui di seguito l’apostasia del<strong>la</strong> Chiesa cristiana su tre punti che<br />

caratterizzano ancora oggi il cristianesimo nel suo insieme, nel<strong>la</strong> forma cattolica,<br />

ortodossa, protestante ed evangelica in genere.<br />

In questa cristianità apostata il Signore ha riconosciuto, attraverso i secoli, dei leali<br />

servitori i quali sono rimasti fedeli e coerenti al<strong>la</strong> luce dell’evangelo che è giunta fino<br />

a loro. Il Signore ha riconosciuto anche <strong>la</strong> sincerità del loro cuore perché, pur<br />

32 Giacomo 2:10-12; Romani 3:31.<br />

33 Romani 12:1; 2Corinzi 8:14-18.<br />

34 2 Pietro 2:1.<br />

35 Atti 20:28-30.<br />

36 1 Timoteo 4:1; 2 Timoteo 4:3,4; 1 Pietro 2:1.<br />

37 1 Timoteo 3:16; 2 Tessalonicesi 2:7.<br />

38 JURIEU Pierre, L’accomplissement des prophéties ou <strong>la</strong> délivrance prochaine de l’Eglise, Rotterdam 1686, p. 79.<br />

151


CAPITOLO III<br />

credendo ad insegnamenti errati, li hanno vissuti convinti che corrispondessero al<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Dio. Ancora oggi vi sono leali e sinceri credenti, che vivono<br />

nell’errore. L’annuncio dell’evangelo nel<strong>la</strong> sua verità è un invito ad accettare ciò che<br />

manca al<strong>la</strong> loro conoscenza per un’esperienza più completa con il loro Creatore.<br />

Cause dell’apostasia<br />

L’apostasia si è concretizzata perché <strong>la</strong> Chiesa ha avuto, attraverso i secoli, e fin<br />

dall’inizio, degli “specialisti” che hanno saputo comprendere i tempi, il popolo e<br />

soddisfare <strong>la</strong> sua religiosità servendo <strong>la</strong> divinità come voleva.<br />

La Paro<strong>la</strong> di Dio è sempre stata scomoda alle persone non convertite e l’uomo fin<br />

dall’Eden, dal giorno del<strong>la</strong> seduzione, ha cercato di andare oltre, al di là del<strong>la</strong> grazia<br />

ricevuta.<br />

Spesso quelli che vengono chiamati i grandi del<strong>la</strong> Chiesa, per rendere <strong>la</strong> Chiesa<br />

più accettabile, hanno voluto mettersi in sintonia con i tempi ed aggiornarsi con le<br />

specu<strong>la</strong>zioni del loro presente secolo.<br />

Uomini con buone intenzioni hanno asservito <strong>la</strong> Chiesa di Dio al<strong>la</strong> religione<br />

dell’epoca.<br />

L’errore che 3400 anni fa il popolo d’Israele ha commesso con Aaronne, quando<br />

Mosè era sul monte Sinai a ricevere <strong>la</strong> legge da Dio, dopo l’uscita dall’Egitto, é stato<br />

perpetuato nei secoli ed è continuato nel<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Allora il popolo domandò ad Aaronne un dio che andasse davanti a lui e Aaronne,<br />

dopo aver invitato il popolo a spogliarsi dei suoi ornamenti (il popolo è sempre<br />

disposto a offrire i suoi tesori al proprio dio, sia esso vero o falso), cerca di salvare il<br />

culto all’Eterno facendo il vitello d’oro.<br />

Davanti a questo simu<strong>la</strong>cro Aaronne dice: «O Israele questo è il tuo dio che ti ha<br />

tratto dal paese d’Egitto». 39 Da quel giorno molti conduttori del<strong>la</strong> Chiesa, come<br />

Aaronne, hanno marchiato come “fede cristiana” i desideri del<strong>la</strong> carne sacralizzandoli<br />

con l’altare prima, il pulpito poi, a seconda del tempo, annunciando pubblicamente<br />

che si tratta di una «festa in onore all’Eterno». 40<br />

Il peccato commesso da Aaronne, come quello commesso dai successori degli<br />

apostoli, era più grave di un culto fatto alle divinità pagane dell’epoca di Baal,<br />

Astarte, Mitra, Diana, Giove, Marte, ecc., a causa dell’illusione data. Hanno<br />

allontanato i fedeli dal<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio nel nome dell’Eterno.<br />

Non hanno condotto <strong>la</strong> cristianità agli idoli, ma hanno camuffato l’Eterno,<br />

coprendo l’ido<strong>la</strong>tria umana col manto del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione.<br />

Mosè disceso dal<strong>la</strong> montagna richiamò il popolo al<strong>la</strong> confessione di fede e di<br />

fronte al<strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> grazia di Dio infranta, <strong>la</strong> Chiesa di allora vide in tutta <strong>la</strong> sua<br />

cruda realtà il proprio peccato. 41<br />

39 Esodo 32:4.<br />

40 Esodo 32:5.<br />

41 Vedere Esodo 32:1-24.<br />

152<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

Voglia Dio ancora oggi, tramite <strong>la</strong> Sua legge di libertà, richiamare <strong>la</strong> Sua Chiesa,<br />

gli eletti sedotti, al<strong>la</strong> fedeltà, prima che il giudizio purifichi in un sol giorno l’insieme<br />

dei Suoi fedeli.<br />

I tre punti con i quali vogliamo dimostrare che <strong>la</strong> cristianità si è allontanato dagli<br />

insegnamenti del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>ta sono:<br />

- <strong>la</strong> sostituzione del giorno di riposo;<br />

- <strong>la</strong> dottrina dei demoni o culto ai morti o immortalità dell’anima;<br />

- il battesimo e suo significato.<br />

I. Sostituzione del giorno del riposo<br />

Importanza del<strong>la</strong> legge di Dio<br />

Se l’opera dei profeti può essere riassunta nelle parole di Isaia: «Al<strong>la</strong> legge al<strong>la</strong><br />

testimonianza, se il popolo non par<strong>la</strong> così non ci sarà per lui nessuna aurora» 42 , <strong>la</strong><br />

predicazione apostolica è identica, come pure quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Chiesa al tempo del<strong>la</strong> fine.<br />

Gesù non venne per abolire <strong>la</strong> legge, anzi per confermar<strong>la</strong> in tutta <strong>la</strong> sua<br />

completezza, realizzando<strong>la</strong> e aiutando i credenti a viver<strong>la</strong>. 43<br />

L’insegnamento apostolico è unanime: «<strong>la</strong> legge è santa ed il comandamento è<br />

santo, giusto e buono». 44 Paolo non contrappone mai <strong>la</strong> fede al<strong>la</strong> legge, ma <strong>la</strong> legge<br />

del<strong>la</strong> fede al<strong>la</strong> legge delle opere ribadendo l’osservanza del<strong>la</strong> legge con le parole:<br />

«Annulliamo noi dunque <strong>la</strong> legge mediante <strong>la</strong> fede? Così non sia, anzi, stabiliamo <strong>la</strong><br />

legge». 45<br />

L’osservanza del Decalogo, scritto da Dio stesso su tavole di pietra sul Sinai,<br />

quale manifestazione del<strong>la</strong> Sua volontà e del<strong>la</strong> Sua eterna permanenza, è confermata<br />

anche da Paolo nel<strong>la</strong> prima lettera ai Corinzi, dove si legge: «La circoncisione è nul<strong>la</strong><br />

e <strong>la</strong> incirconcisione è nul<strong>la</strong>; ma l’osservanza de’ comandamenti di Dio è tutto».<br />

L’apostolo Pietro conferma questo insegnamento scrivendo: «Avendo purificate le<br />

anime vostre coll’obbedienza al<strong>la</strong> verità». 46 Quale è questa verità? Per un ebreo <strong>la</strong><br />

verità non era qualcosa di specu<strong>la</strong>tivo, filosofico; <strong>la</strong> verità era una norma, era un<br />

principio: «La tua legge è verità, e tutti i tuoi comandamenti sono verità». 47 Per<br />

l’apostolo Giacomo <strong>la</strong> legge di Dio è perfetta ed «è <strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> libertà» e «chiunque<br />

avrà osservato tutta <strong>la</strong> legge e avrà fallito in un sol punto, si rende colpevole su tutti i<br />

punti» 48 , perché vio<strong>la</strong>re <strong>la</strong> legge significa manifestare per principio il sentimento di<br />

indipendenza da Colui che l’ha dato e che <strong>la</strong> introduce con: «Io sono l’Eterno, il tuo<br />

42 Isaia 8:20.<br />

43 Matteo 5:17,18. Vedere nota n. 270, pp. 111,112.<br />

44 Romani 7:12.<br />

45 Romani 3:31,27.<br />

46 Esodo 24:12; 31:18; 32:16; 34:1,28; Deuteronomio 10:2. 1 Corinzi 7:19. 1 Pietro 1:22.<br />

47 Salmo 119:142,151.<br />

48 Giacomo 1:25; 2:12; 2:10.<br />

153


CAPITOLO III<br />

Dio». 49 Significa essere animati dallo stesso sentimento dell’Avversario, cioè sottrarsi<br />

per poco o per molto a ciò che Dio ha detto, non vivere più del<strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong>, cioè<br />

dal<strong>la</strong> sua grazia.<br />

È per <strong>la</strong> fede in Gesù Cristo che <strong>la</strong> legge di Dio prende vita nel cuore del credente.<br />

«Da questo conosciamo che amiamo i figlioli di Dio: quando amiamo Dio e<br />

osserviamo i suoi comandamenti. Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i<br />

suoi comandamenti». 50<br />

Non sono forse <strong>la</strong> mancanza di amore nei confronti di Dio e <strong>la</strong> scarsa fiducia in<br />

quello che ha detto per noi al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> rivolta dell’uomo contro l’Eterno e<br />

dell’oppressione dell’uomo sull’uomo?<br />

Il profeta Isaia ci ricorda: «Così par<strong>la</strong> l’Eterno, il tuo redentore... Io sono l’Eterno,<br />

il tuo Dio, che t’insegna per il tuo bene, che ti guida per <strong>la</strong> via che devi seguire. Oh<br />

fossi tu pur attento ai miei comandamenti! La tua pace sarebbe come un fiume, e <strong>la</strong><br />

tua giustizia, come le onde del mare». 51<br />

«Il Nuovo Testamento tutto intero suppone o proc<strong>la</strong>ma il valore permanente del<strong>la</strong><br />

legge, come espressione del<strong>la</strong> santa volontà di Dio». 52<br />

Predicare <strong>la</strong> salvezza per grazia significa predicare <strong>la</strong> liberazione dal giogo del<br />

peccato.<br />

«La grazia quale essa è manifestata nell’Evangelo, è l’omaggio più chiaro, <strong>la</strong><br />

consacrazione più solenne che possa ricevere <strong>la</strong> legge... La croce, il trionfo del<strong>la</strong><br />

grazia, è il trionfo del<strong>la</strong> legge». 53<br />

«La grazia non è il permesso d’infrangere qualche rego<strong>la</strong>mento arbitrario, ma<br />

piuttosto <strong>la</strong> possibilità di obbedire al<strong>la</strong> volontà “buona, accettevole e perfetta” di Dio -<br />

essa è “<strong>la</strong> grazia di poterlo servire” 54 e non di ridercene di Lui... L’Evangelo senza <strong>la</strong><br />

legge non è che un pio sogno... Tutta <strong>la</strong> grazia è obbedienza, e tutta l’obbedienza è<br />

grazia». 55<br />

«Stabilire <strong>la</strong> legge, ecco l’opera per eccellenza, ecco il miracolo dell’Evangelo.<br />

Che cosa è un cristiano? Un uomo nel quale <strong>la</strong> legge è stabilita, è un uomo che ama<br />

fare da oggi in poi tutta <strong>la</strong> volontà di Dio; in altri termini è un uomo che è nato di<br />

nuovo... Il cristiano non è più sotto <strong>la</strong> legge; ma egli è più che mai con <strong>la</strong> legge. Mai<br />

essa gli era apparsa così santa, così preziosa, così obbligatoria...». 56<br />

Sia i cattolici che i protestanti esaltano il Decalogo quale manifestazione del<strong>la</strong><br />

volontà di Dio.<br />

49<br />

Esodo 20:2.<br />

50<br />

1 Giovanni 5:2,3.<br />

51<br />

Isaia 48:17,18.<br />

52 a<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, 3 ed. rivista e ampliata da SCHRŒDER Alfred, Lausanne 1905, p.<br />

266.<br />

53 a<br />

VINET Alexander, Discours sur quelques sujets religieux, 5 ed., 1853, p. 113.<br />

54<br />

Luca 1:4.<br />

55<br />

PURY Ro<strong>la</strong>nd de, prefazione di AA.VV., L’Ordre de Dieu, Neuchâtel 1946, pp. 7,8.<br />

56<br />

GASPARIN Agénor conte de, Paraboles de vérité, 1876, pp. 7,8.<br />

154<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


La legge di Dio esaltata dai cattolici<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

Nel Dictionnaire Encyclopédique de Théologie Catholique leggiamo: «La legge,<br />

espressione del<strong>la</strong> santa volontà di Dio, è eterna, come Dio è eterno; essa è<br />

assolutamente obbligatoria per il cristiano. Ha tutto il suo valore nell’Evangelo». 57<br />

«Le leggi del decalogo sono in fondo più antiche di Mosè; esse sono fondate sul<strong>la</strong><br />

natura umana e sul suo destino e non su delle re<strong>la</strong>zioni variabili, delle circostanze<br />

passeggere, e i diversi gradi di cultura ai quali l’uomo può pervenire. È appena<br />

necessario far notare che il decalogo ha conservato tutta <strong>la</strong> sua forza nel cristianesimo,<br />

e il concilio di Trento (sessione VI can. 19) pronuncia espressamente l’anatema<br />

contro coloro che pretendono che il decalogo non concerni il cristiano». 58<br />

Si legge nel nuovo Catechismo del<strong>la</strong> Chiesa Cattolica: «Fedele al<strong>la</strong> Scrittura in<br />

conformità all’esempio di Gesù, <strong>la</strong> Tradizione del<strong>la</strong> Chiesa ha riconosciuto al<br />

Decalogo un’importanza ed un significato fondamentali.<br />

Il decalogo costituisce un’unità organica in cui ogni “paro<strong>la</strong>” o “comandamento”<br />

rimanda a tutto l’insieme. Trasgredire un comandamento è infrangere tutta <strong>la</strong> legge.<br />

Quanto Dio comanda lo rende possibile con <strong>la</strong> sua grazia». 59<br />

La legge di Dio esaltata dai riformatori<br />

I grandi riformatori hanno scritto nei confronti del decalogo: «La legge non è<br />

nient’altro che <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> volontà di Dio. Poiché <strong>la</strong> volontà di Dio è eterna,<br />

<strong>la</strong> legge lo è anche», così diceva Zwingli. 60 Lutero, preoccupato di salvaguardare <strong>la</strong><br />

libertà cristiana, a volte ha fatto delle affermazioni avventate e imprudenti che i suoi<br />

avversari hanno preso per accusarlo, ma par<strong>la</strong>ndo di Johann Agrico<strong>la</strong> (Schneider) ha<br />

detto: «Togliendo <strong>la</strong> legge, egli toglie anche l’Evangelo; egli trae <strong>la</strong> nostra credenza<br />

dal fermo appoggio del<strong>la</strong> coscienza, per sottometter<strong>la</strong> ai capricci del<strong>la</strong> carne». 61 Nel<br />

1530 dichiarava: «Eccomi <strong>diventa</strong>to discepolo del decalogo. Io comincio a<br />

comprendere che il decalogo è <strong>la</strong> dialettica dell’Evangelo, e l’Evangelo <strong>la</strong> retorica del<br />

decalogo». 62<br />

57 a<br />

RIESS Florian, Antinomisme, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Théologie Catholique, t. I, 3 ed., Paris 1886,<br />

p. 360; cit. da VAUCHER Félix Alfred, Décalogue, p. 40.<br />

58<br />

WELTE Benedickt, Décalogue, in idem, t. VI, Paris 1869, p. 105; cit. A.F. Vaucher, idem, pp. 40,41.<br />

59<br />

AA.VV., Catechismo del<strong>la</strong> Chiesa Cattolica - testo integrale e commento, ed. Piemme, Casale Monferrato 1993,<br />

art. 2078,2079,2082, pp. 390.<br />

60<br />

ZWINGLI Huldrych, Brève instruction chrétienne, 1523, Genève 1953, p. 14; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 41.<br />

61<br />

LUTHER Martin, Mémoires, ed. Michelet, t. II, p. 159; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 41.<br />

62 Idem, p. 285; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 41.<br />

155


CAPITOLO III<br />

Calvino, che ha trattato <strong>la</strong> legge nei capitoli VII, VIII e IX del suo secondo libro<br />

dell’Istituzione Cristiana, <strong>la</strong> esaltava e scriveva tra l’altro: «<strong>Quando</strong> il Signore Gesù<br />

dice che non è affatto venuto per abolire <strong>la</strong> legge, ma per compier<strong>la</strong>, e che non passerà<br />

una so<strong>la</strong> lettera fino a che cielo e terra non passeranno, che tutto ciò che è scritto si<br />

compia: in ciò dimostra che con <strong>la</strong> sua venuta <strong>la</strong> riverenza e l’obbedienza del<strong>la</strong> legge<br />

non è in nul<strong>la</strong> diminuita». 63<br />

Il Decalogo preesistente al Sinai<br />

Il Decalogo, sebbene Dio l’avesse dato dopo l’esodo dall’Egitto, preesisteva a quel<br />

periodo. Al Sinai Dio non fa altro che codificare <strong>la</strong> Sua legge e tutte quelle<br />

prescrizioni che Mosè mette per iscritto sono ciò che i patriarchi dal tempo di Adamo<br />

si trasmettevano oralmente. Di Abrahamo Dio dice: «Ubbidì al<strong>la</strong> mia voce e osservò<br />

quello che gli avevo ordinato, i miei comandamenti, i miei statuti e le mie leggi». 64<br />

Davide invita il figlio Salomone a mettere in pratica le stesse cose: «Comandamenti,<br />

statuti e leggi» che Mosè ha scritto nel<strong>la</strong> legge e per questo motivo prega il Signore<br />

affinché dia a suo figlio un cuore ben disposto. 65<br />

Prima che <strong>la</strong> legge venisse promulgata al Sinai il testo sacro riportava già il<br />

principio di ognuno dei dieci comandamenti. 66<br />

Importanza del IV comandamento 67<br />

Circa i comandamenti: «Non uccidere», «non commettere adulterio», «non<br />

rubare», «non dire falsa testimonianza», non ci sono problemi perché tutti, sia<br />

cattolici che protestanti, li accettano, fanno parte dei principi morali universali. Il<br />

dissenso è sul IV comandamento.<br />

156<br />

«Ricordati di santificare il giorno del sabato. Per sei<br />

giorni <strong>la</strong>vorerai, ed attenderai a tutte le tue opere. Ma il<br />

settimo giorno è il sabato del Signore Dio tuo; in esso non<br />

farai alcun <strong>la</strong>voro, né tu, né il tuo figliolo, né <strong>la</strong> tua figlio<strong>la</strong>,<br />

né il tuo servo, né <strong>la</strong> tua ancel<strong>la</strong>, né il tuo giumento, ed il<br />

forestiero che si trova fra le tue porte. In sei giorni infatti il<br />

Signore fece il cielo, <strong>la</strong> terra, il mare e tutto ciò che è in<br />

63<br />

CALVIN Jean, Institution chrétienne, t. II, Genève 1955, p. 120; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 43.<br />

64<br />

Genesi 26:5.<br />

65<br />

1 Cronache 29:19; 1 Re 2:3.<br />

66<br />

I°: Genesi 3:1-6; 2°: Genesi 35:1-4; 3°: Esodo 32:4-6,21; 4°: Genesi 2:2,3; Esodo 16; 5°: Genesi 9:22,23; 6°:<br />

Genesi 4:6-9; 7°: Genesi 39:7-9; 8°: Genesi 30:33; 9°: Genesi 4:9; 12:18; 10°: Genesi 3:6.<br />

67<br />

Per una più ampia esposizione del significato del IV comandamento vedere il nostro Capitolo XVI.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


essi, e nel settimo giorno si riposò; per questo, benedisse il<br />

giorno del sabato e lo dichiarò santo». 68<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

«Il fatto che il sabato occupi un posto così considerevole nel decalogo, che il<br />

linguaggio di questo quarto comandamento sia così solenne, e che questo<br />

comandamento sia ripetuto molte volte nell’Antico Testamento, mostra che si tratta di<br />

un’istituzione assolutamente centrale nel<strong>la</strong> vita del popolo di Dio». 69<br />

Gesù in polemica con i farisei, non sul<strong>la</strong> validità del<strong>la</strong> santificazione del sabato,<br />

ma sul come santificarlo, affermava: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo<br />

per il sabato; perciò il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato». 70<br />

Dio fin dall’Eden (e quindi molto prima del Sinai e del<strong>la</strong> formazione del popolo<br />

d’Israele) ha offerto all’uomo un dono che gli ricordi <strong>la</strong> sua origine e il fatto che <strong>la</strong><br />

sua esistenza è legata al Creatore. Questo dono Iddio lo ha fatto all’uomo e «per<br />

l’uomo vuol dire: non per un tempo, un paese, un popolo, ma per l’uomo di tutti i<br />

tempi, di tutti i popoli, di tutti i paesi» 71 e «il sabato è fatto per l’uomo, per il suo<br />

bene, per il suo riposo, per lo sviluppo del<strong>la</strong> sua vita interiore e per gli interessi<br />

supremi del<strong>la</strong> sua anima». 72<br />

«Come il mondo nel riposo sabbatico di Dio ha raggiunto il suo ultimo<br />

perfezionamento, così l’uomo deve, mettendosi a disposizione di Dio al sabato,<br />

testimoniare che <strong>la</strong> sua esistenza è legata a Lui». 73<br />

È per questo motivo che il comandamento inizia con l’ordine: «Ricordati». Gesù<br />

dice che in questo giorno ha posto il segno del<strong>la</strong> Sua signoria. Rivendicando il Suo<br />

titolo di Signore e padrone del sabato, non vuole attribuirsi il diritto di distruggerlo,<br />

modificarlo, bensì quello di difenderlo, sia contro le trasgressioni sia nei confronti<br />

delle deformazioni. Gesù è il Signore del sabato perché è Lui che lo ha creato essendo<br />

l’artefice del<strong>la</strong> creazione. Presentandosi come Signore del sabato ci ricorda che è il<br />

Signore delle nostre persone e del nostro tempo.<br />

Era con l’osservanza del sabato che Israele prima e <strong>la</strong> cristianità poi avrebbero<br />

dimostrato al mondo di appartenere a un Dio che è il Creatore dell’Universo.<br />

«Il sabato è menzionato 58 volte nel Nuovo Testamento, sempre con il suo<br />

carattere specifico di giorno sacro consacrato al riposo, al culto e a degli atti di<br />

misericordia». 74<br />

«Il Signore e gli apostoli hanno... distinto, onorato, solennizzato il giorno di<br />

riposo». 75<br />

68<br />

Esodo 20:8-11.<br />

69<br />

W.A. Visser’t Hooft in AA.VV., o.c., p. 50.<br />

70<br />

Marco 2:27,28; Matteo 12:8.<br />

71<br />

GODET George, Le bon droit du dimanche, Neuchâtel 1893, p. 44.<br />

72<br />

L. Bonnet, o.c., t. I, Les Evangiles, p. 262.<br />

73<br />

SCHEDL C<strong>la</strong>us, Storia del Vecchio Testamento, vol. I, Roma 1963, p. 22.<br />

74 a<br />

LEWIS Abram Herbert, A Critical History of the Sabbath and the Sunday, 2 ed., P<strong>la</strong>infield, New Jersey, 1903, p.<br />

4; cit. da A.F. Vaucher, Le jour du repos, ed. 1963, p. 23.<br />

75<br />

GUERS Émile; cit. da VUILLEUMIER Jean, Le jour de repos à travers les âges, p. 5.<br />

157


CAPITOLO III<br />

A coloro che traggono un argomento per <strong>la</strong> non osservanza di questo<br />

comandamento dall’assenza, nel Nuovo Testamento, di ordini positivi riguardo al<br />

sabato, si può rispondere con Galley: «Noi non possiamo domandare all’Evangelo<br />

una nuova promulgazione del quarto comandamento, poiché sarebbe una negazione<br />

implicita del<strong>la</strong> sua autorità anteriore. Nessun comandamento è nuovamente<br />

promulgato dall’Evangelo se non con questa paro<strong>la</strong> del Maestro: “Io non sono venuto<br />

per abolire <strong>la</strong> legge e i profeti, ma adempierli”. Ma mentre il Nuovo Testamento<br />

contiene delle raccomandazioni formali di osservare diversi altri comandamenti, il<br />

sabato non è sanzionato che dall’esempio di Gesù e degli apostoli, e dalle<br />

testimonianze indirette che essi gli rendono nel loro linguaggio». 76 Possiamo anche<br />

76 GALLEY Émile, Le Dimanche est d’institution divine, Lausanne 1872, p. 58; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 28.<br />

Vedremo qui di precisare il significato di due testi di Paolo che, non capìti, sono all’origine di malintesi.<br />

Romani 14:5,6. Nel capitolo 14 di questa episto<strong>la</strong> l’apostolo par<strong>la</strong> di un problema che divideva <strong>la</strong> Chiesa in due<br />

fazioni. C’era chi voleva digiunare, astenendosi dal<strong>la</strong> carne in alcuni giorni del<strong>la</strong> settimana per realizzare e<br />

manifestare una maggiore spiritualità, e altri che contrariavano questo atteggiamento, considerandolo non importante<br />

per lo sviluppo morale del credente. La pratica del digiuno era comune in tutto il mondo ed era usata anche in Israele:<br />

«Io digiuno due volte <strong>la</strong> settimana» Luca 18:12. Ora questo digiuno veniva fatto in giorni partico<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> settimana.<br />

Nel<strong>la</strong> Didachè, uno scritto del 150 d.C., si legge al capitolo 8: «Che i vostri digiuni non siano nello stesso tempo di<br />

quelli degli ipocriti: essi digiunano il II e il V giorno (cioè il nostro lunedì e giovedì) del<strong>la</strong> settimana, mentre voi<br />

digiunate il IV giorno (nostro mercoledì) e il giorno del<strong>la</strong> preparazione (preparazione al sabato, cioè il nostro venerdì)<br />

Luca 23:23-24». La Didachè citata a sostegno del<strong>la</strong> non più validità dell’osservanza del sabato, IV comandamento,<br />

trova in questo passo una indiretta testimonianza.<br />

Il brano menzionato sopra presenta dei giorni considerati più atti al digiuno che all’osservanza di un giorno<br />

partico<strong>la</strong>re di riposo, come espresso dal IV comandamento. Ciò è stato riconosciuto fin dai primi secoli e anche da<br />

esegeti moderni. Quindi «tutti i giorni sono uguali», hanno lo stesso valore per il digiuno, che consiste nel mangiare<br />

so<strong>la</strong>mente verdure.<br />

«Colui che stima un giorno più d’un altro, vede certi giorni come impropri a certe azioni o altri come esigenti<br />

certe prestazioni o certe astinenze... È abbastanza chiaro dal contesto che si tratta di astinenze. È ciò che hanno<br />

compreso quasi tutti gli antichi, pure coloro che vedevano nei deboli i giudeo cristiani: Origene, Crisostomo,<br />

Teodoreto, Ambrosiaste, Pe<strong>la</strong>gio, lo pseudo Primasio, Tommaso... Se si esclude S. Gero<strong>la</strong>mo, che difendeva il digiuno<br />

contro Gioviniano,... gli antichi hanno riconosciuto a proposito dell’osservanza dei giorni, che Paolo indicava, delle<br />

pratiche ascetiche» LAGRANGE Albert M.H., Épître aux Romains, 3 a ed., Paris 1922. «Certi fanno distinzione fra i<br />

giorni. Niente indica qui che si tratta di giudaizzanti, non si troverà qui un’allusione al sabato, ma a delle pratiche<br />

d’astinenza o di digiuni fissati in date rego<strong>la</strong>ri» LEENHARDT Franz J., Épître de S. Paul aux Romains, Neuchâtel-Paris<br />

1957, p. 196. La Bible de Jérusalem, ed. fascicoli, in nota scrive: «In base al contesto si tratta di cristiani ai quali una<br />

fede insufficientemente illuminata non dà delle convinzioni così ferme per agire con una coscienza sicura (versetti<br />

2,5,22). Essi si sentono obbligati in certi giorni (versetto. 5), forse in forma permanente (versetto 21) ad astenersi dal<strong>la</strong><br />

carne o dal vino (versetto 2,21); pratiche ascetiche conosciute nel mondo pagano (Pitagorici) e nel mondo giudaico<br />

(Esseni)».<br />

Colossesi 2:16. Due spiegazioni. La prima. La morte di Gesù ha inchiodato al<strong>la</strong> croce <strong>la</strong> nostra dichiarazione di<br />

condanna. La salvezza ha unito il credente a Cristo e quindi per l’uomo convertito non c’è più nessuna condanna<br />

(Romani 8:31). Ciò che viene inchiodato al<strong>la</strong> croce non è <strong>la</strong> legge ma l’atto di accusa. Nel brano che viene citato, il<br />

sabato è indicato come l’ombra di cose che dovevano venire. Allora, si sostiene, il IV comandamento, essendo un’ombra<br />

di cose che devono venire, per quale motivo lo si deve ancora osservare? Prima di concludere nel dire che il<br />

sabato, IV comandamento, faceva parte del<strong>la</strong> legge morale e quindi non viene abolito, questo passo, se riguarda il<br />

sabato IV comandamento, è in re<strong>la</strong>zione al suo aspetto cerimoniale, come hanno sostenuto numerosi teologi.<br />

«Feste, noviluni e sabati» indicano, come nei passi dell’Antico Testamento (1 Cronache 23:31; 2 Cronache 2:4;<br />

31:3; Osea 2:11), le grandi feste annuali, mensili e settimanali. «L’apostolo indica tre aspetti delle feste giudaiche:<br />

prima di tutto, le grandi solennità di Pasqua, di Pentecoste, e dei Tabernacoli; poi le feste mensili, e infine i sabati<br />

settimanali» L. Bonnet, o.c., vol. III, 3 a ed., 1892, p. 458. Sebbene esegeti cattolici e protestanti abbiano visto nel<br />

sabato menzionato l’indicazione di una festa religiosa settimanale distinta dal IV comandamento, (il nome sabato<br />

significa riposo, cessazione e viene attribuito ad ogni festa), crediamo più corretto dire che questa espressione di S.<br />

Paolo sia inerente al IV comandamento, 7 o giorno del<strong>la</strong> settimana. Questo non vuole dire che l’apostolo invalidi<br />

l’osservanza del sabato IV comandamento, ma considera come superato ciò che nell’osservanza di questo<br />

158<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

comandamento è un’ombra di ciò che doveva venire. «Nel sabato del<strong>la</strong> dispensazione mosaica c’era, accanto<br />

all’aspetto morale, un aspetto cerimoniale e un aspetto giudiziario» SCOTT Thomas, The Holy Bible, vol. VI, Boston<br />

1853, p. 372. È questo aspetto che il sacrificio di Cristo ha realizzato e compiuto (vedere Numeri 28:9,10). Quindi<br />

Paolo voleva dire: «Che nessuno vi faccia osservare delle feste, dei noviluni o anche il sabato. In se stesse, queste<br />

cose, quali esse sono presentate dai falsi dottori, separati da Cristo, non sono che delle ombre di ciò che doveva<br />

avvenire; e ciò che doveva seguire non era un’ombra vana ma <strong>la</strong> sostanza, cioè Cristo. - Paolo vuole semplicemente<br />

mostrare che non c’è nessun vantaggio a osservare dei riti e delle cerimonie, perfino anche il sabato settimanale, se<br />

nello stesso tempo si rigetta il Cristo» RICHARDSON William Edwin, A study of the historical Background and the<br />

Interpretation of Colossien 2:14-17, tesi dell’Università Andrews, Berrien Springs, Michigan, 1960, pp. 79, 81. Del<br />

resto tutta l’episto<strong>la</strong> è una esaltazione del Cristo «nel quale tutti i tesori del<strong>la</strong> sapienza e del<strong>la</strong> conoscenza sono<br />

nascosti. Poiché in lui abita corporalmente tutta <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> Deità» (Colossesi 2: 3, 9). Paolo ripete le parole di<br />

rimprovero del profeta Isaia (1:13,14) e di Osea (2:11) di fronte ad una manifestazione religiosa con l’osservanza di<br />

feste, noviluni e sabati ma disgiunta dall’accettazione completa dell’Eterno.<br />

Nel<strong>la</strong> lunga lettera d’Ignazio ai Magnesiani si legge: «Noi non dobbiamo osservare il sabato giudaizzando e<br />

rallegrandoci di essere oziosi... Ma che ognuno di voi osservi il sabato spiritualmente, godendo del<strong>la</strong> meditazione del<strong>la</strong><br />

legge, non del riposo corporale». Il «non più sabatizzare» significa osservare il sabato non al<strong>la</strong> maniera giudaica,<br />

contro <strong>la</strong> quale Gesù stesso ha polemizzato a varie riprese con i farisei, ma secondo l’esempio del come santificarlo.<br />

Del resto il IV comandamento, come è formu<strong>la</strong>to nel Decalogo, non è un’ombra di qualcuno che deve venire,<br />

bensì un ricordo di qualcosa che si è compiuto nel passato: <strong>la</strong> creazione.<br />

A questa spiegazione crediamo sia opportuno aggiungerne una seconda che, sebbene forse più difficile, riteniamo<br />

risponda meglio al testo biblico. Traiamo queste considerazioni dall’aggiunta che BACCHIOCCHI Samuele ha fatto al<strong>la</strong><br />

sua tesi di <strong>la</strong>urea al<strong>la</strong> Gregoriana di Roma, Un esame dei testi biblici e patristici dei primi quattro secoli allo scopo<br />

d’accertare il tempo e le cause del sorgere del<strong>la</strong> domenica come giorno del Signore, aprile 1974, dopo essere rientrato<br />

negli Stati Uniti.<br />

Stabilire il background storico-religioso dell’eresia colossese non è facile, poiché le allusioni ermetiche e concetti<br />

quali: «tradizione» 2:8, «pienezza» 2:9,10, «filosofia» 2:8, «mangiare e bere» 2:16, «principati e potestà» 2:15,<br />

«elementi del mondo» 2:8,20, corrispondono a concetti sia del «giudaismo antico», sia del «sincretismo ellenistico»,<br />

vedere DUPONT Jacques, Gnosis: La Connaissance Religieuse dans les Épîtres de S. Paul, 1949, pp. 256,489-493.<br />

L’insegnamento che Paolo contesta nel<strong>la</strong> lettera ai Colossesi è caratterizzato da un errore teologico e pratico.<br />

Teologicamente, <strong>la</strong> «filosofia» colossese si trova in contrasto con Cristo per diversi aspetti. La sua fonte di autorità,<br />

secondo Paolo, era una «tradizione» e il suo scopo era di insegnare <strong>la</strong> vera «saggezza» 2:3,32, «conoscenza» 2:2,3;<br />

3:10 e «comprensione» 1:9; 2:2. Per raggiungere tale conoscenza i cristiani erano spinti a rendere omaggio ai<br />

principati cosmici 2:10,15 e agli «elementi del cosmo» 2:8,18,20. Che cosa Paolo intenda con questa ultima frase è<br />

ancora molto dibattuto. La maggior parte degli esegeti moderni comunque ha adottato un’interpretazione personificata<br />

degli stoicheia (specialmente in base al testo parallelo di Ga<strong>la</strong>ti 4:3,9; confr. 3:19) identificandoli con i mediatori<br />

angelici del<strong>la</strong> legge (Atti 7:53; Ga<strong>la</strong>ti 3:19; Ebrei 2:2) e con gli dèi astrali pagani ai quali si attribuiva il controllo del<br />

destino dell’umanità. Vedere BULTMANN R.K., Theology of the New Testament, 1961; WHITELY D.E.H., The Teology of<br />

S. Paul, 1964, p. 25. Per ottenere <strong>la</strong> protezione di questi poteri e principati cosmici, i «filosofi» colossesi sollecitavano<br />

i cristiani ad offrire un’adorazione cultuale ai poteri angelici (2:15,18,19,23) e a seguire pratiche ritualistiche e<br />

ascetiche (2:11,14,16,17,21,22). Comportandosi in questo modo si credeva di accedere meglio e di partecipare al<strong>la</strong><br />

divina «pienezza» 2:9,10; confr. 1:19. L’errore teologico quindi consisteva fondamentalmente nel frapporre dei<br />

mediatori inferiori come gli angelici al posto del Capo stesso (2:9,10,18,19).<br />

Risultato pratico di queste specu<strong>la</strong>zioni teologiche era l’insistenza su uno stretto ascetismo e ritualismo. Questo<br />

consisteva nello «spogliare il corpo del<strong>la</strong> carne» 2:11 (che significava evidentemente una separazione dal mondo) - <strong>la</strong><br />

frase suggerisce <strong>la</strong> pratica dei culti mistici quando, nel rito di iniziazione, il devoto si toglie gli abiti e fa un bagno di<br />

purificazione. Vedere LOHSE Edward, A Commentary on the Epistles to the Colossian and to Philemon, 1972, p. 102,<br />

nota 3 - un trattamento severo del corpo (2:23), <strong>la</strong> proibizione di assaggiare o toccare certi cibi o certe bevande<br />

(2:16,21) e l’accurata osservanza di giorni sacri, di feste stagionali, di noviluni, di sabati (2:16). I cristiani<br />

presumibilmente erano portati a credere che, sottomettendosi a queste pratiche ascetiche, non abbandonassero <strong>la</strong> loro<br />

fede in Cristo, ma piuttosto ricevevano una ulteriore protezione ed erano così assicurati al pieno accesso del<strong>la</strong><br />

pienezza divina. Questo può essere dedotto sia dal<strong>la</strong> distinzione fatta da Paolo tra il vivere «secondo gli elementi del<br />

cosmo» e «secondo Cristo» 2:8, sia dall’insistenza dell’apostolo sul<strong>la</strong> supremazia del Cristo incarnato nel quale<br />

«abita corporalmente tutta <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> deità» 2:9, e perciò i cristiani ottengono «<strong>la</strong> pienezza» del<strong>la</strong> vita, non<br />

attraverso gli elementi del cosmo, ma attraverso Cristo, «che è il capo di ogni potestà e autorità» 2:10; confr. 1:15-20;<br />

3:3.<br />

Sul<strong>la</strong> base di queste semplici linee possiamo stabilire che il sabato è menzionato nel<strong>la</strong> lettera, non nel contesto di<br />

una discussione diretta sull’obbligo del<strong>la</strong> legge, ma piuttosto nel contesto di credenze e pratiche sincretistiche, che<br />

159


CAPITOLO III<br />

incorporano elementi del Vecchio Testamento, senza dubbio per avere una giustificazione dei loro principi ascetici<br />

(Vedere CAIRD A.B., Paul’s Letters from Prison, 1976, p. 198).<br />

Cosa viene inchiodato al<strong>la</strong> croce? I falsi maestri stavano «ingannando» 2:4 i cristiani spingendoli a credere che<br />

l’osservanza di «regole» era necessaria per cercare <strong>la</strong> protezione di quegli esseri cosmici che erano reputati capaci di<br />

aiutarli ad essere partecipi del<strong>la</strong> completezza e del<strong>la</strong> perfezione del<strong>la</strong> divinità. Opponendosi a questo insegnamento,<br />

Paolo enfatizza due verità vitali. In primo luogo egli ricorda ai Colossesi che in Cristo, e in lui solo, «abita<br />

corporalmente <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> deità» 2:9 e che perciò ogni altra forma di autorità esistente è subordinata a lui, «che è<br />

il capo di ogni potestà e autorità» 2:10. In secondo luogo l’apostolo riafferma che è solo “in” e “attraverso” Cristo che<br />

il credente può «pervenire al<strong>la</strong> pienezza di vita» 2:10, perché Cristo non solo possiede <strong>la</strong> «pienezza del<strong>la</strong> deità», ma<br />

provvede pure al<strong>la</strong> pienezza «del<strong>la</strong> redenzione» e al «perdono dei peccati» 1:14; 2:10-15; 3:1-5.<br />

Per spiegare come Cristo e<strong>la</strong>rgisca <strong>la</strong> «perfezione» 1:28; 4:12 e «<strong>la</strong> pienezza» 1:19; 2:9 al credente, Paolo, come<br />

WEISS Harold ha convincentemente mostrato, «non ricorre al<strong>la</strong> legge ma al battesimo» (The Law in the Epistle to the<br />

Colossians, in The Catholic Biblical Quarterly, p. 305). Questo fatto rappresenta una variazione significativa, visto<br />

che <strong>la</strong> spiegazione del significato del<strong>la</strong> legge è spesso parte integrante del<strong>la</strong> presentazione del Vangelo fatta da Paolo,<br />

anche se in tutto il capitolo 2 di Colossesi il «termine “legge” nomos sia assente... dal<strong>la</strong> controversia» E. Lohse, o.c., p.<br />

116. Weiss (o.c., p. 307) sottolinea similmente: «Desidero... ripetere quello che fu detto all’inizio: in tutta l’episto<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> legge non è mai usata. Non solo, ma tutto il rilievo del<strong>la</strong> legge, che appare inevitabile per Paolo quando<br />

presenta il suo vangelo, è completamente assente». Ciò conferma quanto abbiamo detto precedentemente, e cioè che<br />

l’eresia colossese non era basata sul legalismo giudaico abituale, ma piuttosto su un certo tipo di regole (dogmata)<br />

ascetiche e cultuali inusitate (sincretistiche), che minano <strong>la</strong> onnisufficienza del<strong>la</strong> redenzione operata da Cristo.<br />

I benefici del battesimo sono presentati concretamente come il perdono di «tutte le nostre trasgressioni» 2:13;<br />

1:14; 3:14, che ha come conseguenza l’essere «fatti vivere» in Cristo (2:13).<br />

Che cosa intendeva Paolo per cheirografon (termine usato nell’antichità nel senso di «accordo scritto» o di<br />

«certificato di debito»? MOULTON-MILLIGA, The Vocabu<strong>la</strong>ry of the Greek Testament, 1929, p. 687.<br />

Oltre alle difficoltà grammaticali, «sembra difficilmente paolino», scrive HUBY J., Saint Paul: Les Épîtres de <strong>la</strong><br />

captivité, 1974, p. 73, «rappresentare Dio come crocifiggente quel<strong>la</strong> “sacra” cosa (Romani 7:6) che era <strong>la</strong> legge<br />

mosaica». Ma cancel<strong>la</strong>re <strong>la</strong> legge morale significa <strong>la</strong>sciare l’umanità senza principi morali. La colpa non è eliminata<br />

distruggendo il codice legale.<br />

«Nel giudaismo <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra l’uomo e Dio era spesso descritta tra un debitore e il suo creditore» E. Lohse, o.c.,<br />

p. 108. Per esempio un rabbi diceva: «<strong>Quando</strong> un uomo pecca, Dio registra il debito di morte. Se l’uomo si pente, il<br />

debito è cancel<strong>la</strong>to (cioè dichiarato nullo). Se egli non si pente, quello è annotato come rimanente autentico (valido)»<br />

Tanhuma Midrash, 140b. Nell’Apocalisse di Elia si trova <strong>la</strong> descrizione di un angelo che tiene un libro, chiamato<br />

esplicitamente cheirografon, in cui sono ricordati i peccati del veggente. Sul<strong>la</strong> base di questi e di altri esempi, è<br />

abbastanza ovvio che cheirografon è o un «certificato di indebitamento dovuto al peccato» o il «libro in cui si<br />

ricordano i peccati» ma non <strong>la</strong> Legge di Mosè, poiché quest’ultima, come è saggiamente sottolineato da Weiss, «Non è<br />

un libro di ricordi» Idem, p. 302. Distruggendo il ricordo dei peccati, Dio toglie <strong>la</strong> possibilità dell’accusa che sempre è<br />

rivolta contro quelli che hanno peccato. Vedere <strong>la</strong> promessa simile in Isaia 43:25. Sul<strong>la</strong> croce Dio ha cancel<strong>la</strong>to i<br />

nostri peccati e ci ha garantito un pieno perdono.<br />

Non si discute qui, quanto riguarda «il mangiare, il bere» come dice LENSKI R.C.H. (The Interpretation of St.<br />

Paul’s Epistles to the Thessalonians, to Timothy, to Titus and to Philemon, 1946, p. 123), di «cibi e bevande adatti o<br />

inadatti, essendo alcuni puri e altri impuri, ma di regole su quando mangiare e bere e digiunare». «Non è questione di<br />

distinguere tra puro e impuro come raccomandato in Levitico 11, ma del<strong>la</strong> pratica del digiuno secondo il costume degli<br />

asceti pagani» HUGEDÈ Norbert, Commentaire de l’Épître aux Colossiens, Labor et Fides, Genève 1968, p. 143. «La<br />

questione non è affatto quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> distinzione tra cibo legale e illegale, ma tra mangiare e bere o l’astinenza. Nel<strong>la</strong><br />

sua mente c’è il problema dell’ascetismo piuttosto che quello del<strong>la</strong> purezza rituale» PEAKE A.S., The Epistle to the<br />

Colossians - Expositor’s Greek Testament, 1942, p. 530. «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare», restrizioni<br />

ascetiche tese a promuovere «un rigore devozionale e umiltà e severità verso il corpo» 2:23, sono estranei agli<br />

insegnamenti legali giudaici. Normalmente tali insegnamenti sorgono da una concezione dualistica del<strong>la</strong> vita che nega<br />

al<strong>la</strong> parte materiale del mondo e del corpo umano di giungere ad un grado di santità più alto.<br />

«Nessuno continui a giudicarvi» non significa condannare, ma esprimere un’opinione. «Quello che egli dice è che<br />

l’osservanza (o, implicitamente, <strong>la</strong> non osservanza) non costituisce <strong>la</strong> base su cui qualcuno possa sedere per giudicare<br />

i Colossesi» LUKYN Williams A., The Epistles of Paul the Apostle to the Colossians and to Philemon, 1928, p. 103.<br />

Concludiamo quindi che nel versetto 16 l’ammonizione non è contro il sabato, feste e leggi alimentari, ma invece<br />

contro coloro che pretendono che queste pratiche siano un aiuto indispensabile per raggiungere <strong>la</strong> perfezione cristiana<br />

e una protezione necessaria dagli «elementi del cosmo», negando così <strong>la</strong> onnisufficienza di Cristo. MARTIN Ralph P.<br />

(Colossians and Philemon, New Century Bible, 1974, p. 19), scrive: «La rego<strong>la</strong> principale deve essere sottolineata.<br />

Paolo non sta condannando l’uso di giorni o di stagioni sacre... Quello che lo spinge qui è il motivo errato<br />

160<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

aggiungere che il Nuovo Testamento, non riportando espliciti insegnamenti<br />

sull’osservanza del IV comandamento, dimostra che esso era osservato in tutta <strong>la</strong><br />

cristianità di origine ebraica e di origine gentile. Se così non fosse stato, avremmo<br />

avuto nel testo biblico delle testimonianze di conflitto nel<strong>la</strong> comunità, come ci sono<br />

state per altre osservanze.<br />

L’osservanza del Sabato nei primi cinque secoli dopo Cristo<br />

dell’osservanza di feste sacre è fatta <strong>diventa</strong>re parte del culto promosso a Colosse all’indirizzo degli elementi del<br />

cosmo, i poteri astrali che dirigono <strong>la</strong> corsa delle stelle e rego<strong>la</strong>no il calendario. E così essi devono essere p<strong>la</strong>cati».<br />

Perché queste pratiche possono essere considerate un’«ombra»? Quindi accettati da Dio in un certo tempo e<br />

rigettati poi? La spiegazione più p<strong>la</strong>usibile è che Paolo non sta discutendo intorno all’origine, al<strong>la</strong> forma e al<strong>la</strong><br />

legittimità di queste osservanze, ma che egli invece ammette un loro valore, evidentemente perché riconosceva in esse<br />

l’espressione di nobili e sincere - sebbene traviate - aspirazioni spirituali. Quello che l’apostolo fa, comunque, è porre<br />

queste osservanze nel<strong>la</strong> prospettiva di Cristo, attraverso il contrasto «ombra-corpo». È possibile che il contrasto<br />

ombra-corpo che deriva da P<strong>la</strong>tone (Repubblica 7, 514a-517a; 10; 596; Timeo, 46c; 71b), fosse usato dai filosofi<br />

colossesi per insegnare che «<strong>la</strong> realtà piena» (pleroma) poteva essere raggiunta solo venerando «le ombre», soprattutto<br />

gli angeli e gli elementi del cosmo, per mezzo di un regime ascetico. Se così fosse, Paolo risponderebbe al loro<br />

insegnamento dando, al contrasto proposto da loro, un orientamento cristologico.<br />

Come nel<strong>la</strong> lettera ai Romani 14 Paolo non condanna gli scrupoli dietetici di alcuni fratelli, ma esorta piuttosto ad<br />

averli «in onore del Signore» 14:16 e riconosce in questo loro atteggiamento una funzione positiva, così, in questa<br />

lettera ai Colossesi, Paolo dice che non solo l’osservanza dei giorni sacri, ma anche gli scrupoli alimentari possono<br />

fungere da ombra, preparando i cristiani per <strong>la</strong> realtà del mondo a venire.<br />

Paolo in Colossesi 2:16 non sta condannando l’astinenza dai cibi e dalle bevande, o <strong>la</strong> pratica dell’osservanza di<br />

giorni sacri, come il sabato, ma le motivazioni sbagliate di queste osservanze. Ciò che Paolo combatte è <strong>la</strong> promozione<br />

di queste pratiche come aiuti ausiliari per <strong>la</strong> salvezza, e mezzi per ottenere <strong>la</strong> protezione degli «elementi cosmici».<br />

Il sabato che Paolo presenta può essere l’osservanza del VII giorno del<strong>la</strong> settimana, IV comandamento, ma non<br />

nello spirito dell’evangelo. Nel contesto dell’eresia di Colosse sembra che il sabato sia stato osservato non come un<br />

segno del<strong>la</strong> creazione, dell’elezione o del<strong>la</strong> redenzione, ma come afferma E. Lohse, «a causa degli elementi del cosmo,<br />

che dirigono il corso delle stelle e che così stabiliscono pure minuziosamente l’ordine del calendario» o.c., p. 115.<br />

Bisogna notare che questa superstizione astrologica non era solo presente nei circoli ellenistici, ma anche nel<br />

giudaismo. La comunità di Qumran faceva specu<strong>la</strong>zioni su re<strong>la</strong>zioni tra angeli, le potestà delle stelle e <strong>la</strong> stretta<br />

osservanza di tempi sacri (vedere libro dei Giubilei, 5:15 e seg.; 6:32-38; 23:19). La setta giudeo-cristiana degli<br />

Elcasiti, circa 100 d.C., ci fornisce un esempio di come <strong>la</strong> venerazione dei poteri astrali influenzasse <strong>la</strong> loro osservanza<br />

del sabato. Ippolito riporta: «Elcasai par<strong>la</strong> così: “Là esistono stelle cattive di empietà... guardatevi dal potere dei<br />

giorni, dal<strong>la</strong> sovranità di queste stelle e non intraprendete imprese incerte durante i giorni in cui queste dominano. E<br />

non battezzate uomini o donne durante i giorni del potere di queste stelle, quando <strong>la</strong> luna (emergendo) di fra esse,<br />

percorre il cielo e viaggia insieme con esse... Ma, soprattutto, onora il giorno del sabato, poiché quel giorno è uno di<br />

quelli durante il quale prevale (il potere) di queste stelle”» Ippolito, La Refutazione di tutte le eresie, 9,11; confr.<br />

Epifanio, Adversus Haereses, 29,8,5. Simili superstizioni astrologiche sottostanno all’osservanza del sabato di Cerinto<br />

(vedere Fi<strong>la</strong>strius, Haereses, 36), di Desiteo di Samatra (vedere Origene, De Principiis, 4,3,2), dei Simoniani (vedere<br />

pseudo Clemente, Omelia, 2,35,3) e degli Hipsistariani (vedere Gregorio Nazianzeno, Oratio, 18,5; MIGNE, P.G.,<br />

35,991). Nel mondo pagano il sabato era visto come un giorno nefasto per <strong>la</strong> sua associazione con il pianeta Saturno.<br />

Considerate le radicate superstizioni astrologiche che influenzavano l’osservanza dei giorni, sembra p<strong>la</strong>usibile<br />

pensare che l’osservanza del sabato promossa dai maestri ascetici di Colosse - noti per il loro incoraggiamento<br />

all’adorazione degli elementi del cosmo - possa essere stato solo di tipo rigoristico e superstizioso. Una messa in<br />

guardia contro tale tipo di osservanza del sabato fatta dall’apostolo sarebbe stata non solo opportuna ma anche<br />

desiderabile. Ma in questo caso Paolo non starebbe attaccando il principio del sabato ma il suo pervertimento. Bisogna<br />

osservare che l’apostolo non sta ammonendo contro <strong>la</strong> forma di questa osservanza, ma contro <strong>la</strong> sua funzione<br />

pervertita.<br />

161


CAPITOLO III<br />

È pensiero unanime, cattolico e protestante, che «<strong>la</strong> Chiesa primitiva di<br />

Gerusalemme e in generale i giudeo-cristiani osservassero scrupolosamente il<br />

sabato». 77<br />

«I primi cristiani, al tempo in cui erano ancora quasi tutti raccolti nel<strong>la</strong> capitale<br />

giudaica, prendevano parte al culto del tempio, ma senza pregiudizio delle loro<br />

riunioni speciali, quelle del<strong>la</strong> nuova sinagoga che essi avevano costituito fin dai primi<br />

giorni. Al di fuori di Gerusalemme, <strong>la</strong> più grande espressione del<strong>la</strong> vita religiosa<br />

collettiva era, come per gli ebrei, <strong>la</strong> riunione settimanale. Queste riunioni avevano<br />

luogo di sabato». 78<br />

«Mentre gli Ebrei cristiani di Palestina ritenevano tutta <strong>la</strong> legge mosaica, e per<br />

conseguenza le feste giudaiche, i cristiani di origine pagana osservarono sia il sabato<br />

che <strong>la</strong> Pasqua, ma senza superstizione giudaica». 79<br />

«L’idea di trasferire al<strong>la</strong> domenica <strong>la</strong> solennità del sabato, con tutte le sue<br />

conseguenze, è un’idea estranea al cristianesimo primitivo». 80<br />

Socrate, lo sco<strong>la</strong>stico di Costantinopoli, il continuatore del<strong>la</strong> Storia Ecclesiastica<br />

di Eusebio di Cesarea, affermava, nel<strong>la</strong> prima metà del V° secolo: «Quasi tutte le<br />

chiese del mondo intero celebrano i santi misteri il sabato di ogni settimana; tranne i<br />

cristiani di Alessandria e di Roma che, in ragione d’una certa vecchia tradizione,<br />

hanno cessato di fare <strong>la</strong> stessa cosa. Gli Egiziani in vicinanza di Alessandria e gli abitanti<br />

di Tebe tengono le loro assemblee rego<strong>la</strong>ri il sabato». 81<br />

Hermias Sozomène (380-443), governatore di Costantinopoli, contemporaneo di<br />

Socrate, autore lui stesso d’una <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa, scriveva che «a Costantinopoli e<br />

in altre città, contrariamente all’uso di Roma e di Alessandria, ci si riunisce il sabato e<br />

anche il giorno seguente». 82<br />

«Nel IV e V secolo, <strong>la</strong> maggior parte dei cristiani hanno continuato ad osservare<br />

contemporaneamente il sabato e <strong>la</strong> domenica». 83<br />

«Nel<strong>la</strong> maggior parte delle Chiese di Oriente e ad imitazione di quel<strong>la</strong> di Mi<strong>la</strong>no,<br />

si continuò a festeggiare il sabato come <strong>la</strong> domenica, con delle assemblee religiose<br />

dove si predicava e dove si celebrava <strong>la</strong> comunione, evitando soprattutto di digiunare<br />

in quel giorno». 84<br />

77 TOMAS Louis, Le jour du Seigneur, vol. II, pp. 108, 109; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 29.<br />

78 DUCHESNE Louis, Origines du culte chrétien, 5 a ed., pp. 47,48.<br />

79 GIESELER Johann-Karl-Ludwig, Lehrbuch der Kirchengeschichte, 3 a ed., Bonn 1931, p 1O9; cit. A.F. Vaucher,<br />

o.c., p. 29.<br />

80 L. Duchesne, o.c., p. 48.<br />

81 Socrate lo Sco<strong>la</strong>stico, Storia ecclesiastica, vol. V, 22; MIGNE, P.G., LXVII, 1864, col. 635, (traduzione <strong>la</strong>tina),<br />

636 (testo greco); cit. A.F. Vaucher, o.c., pp. 32,33.<br />

82 Hermias Sozomène, Storia ecclesiastica, vol. III, 19; MIGNE, P.G., LXVII, col. 1477 (testo greco), col. 1478,<br />

(traduzione Latina); cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 33.<br />

83 KRAFT Robert A., Some notes on Sabbath Observance in early Christianity, Andrews University Seminary<br />

Studies, III, gennaio 1965, p. 53; cit. A.F. Vaucher, Le jour Seigneurial, Collonges sous Salève 1970, p. 21.<br />

84 CHASTEL Etienne, Histoire du christianisme, vol. II, p. 207; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 21.<br />

162<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Dall’osservanza del sabato all’osservanza del<strong>la</strong> domenica<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

Il sabato, IV comandamento, sebbene ancora nel V secolo fosse santificato in<br />

quasi tutta <strong>la</strong> cristianità, specialmente nelle Chiese d’Oriente dove <strong>la</strong>vorarono gli<br />

apostoli, e continuerà ad essere osservato da un numero sempre più ridotto attraverso<br />

tutti i secoli, ben presto, dopo l’epoca apostolica, anche <strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong><br />

domenica incominciò ad essere osservata nel<strong>la</strong> cristianità.<br />

«La festa del<strong>la</strong> domenica, come tutte le altre feste, non è mai stata che<br />

un’ordinanza umana, e gli apostoli non hanno mai pensato di stabilire un<br />

comandamento divino a questo riguardo, né <strong>la</strong> Chiesa apostolica primitiva, di<br />

trasferire al<strong>la</strong> domenica le leggi del sabato». 85<br />

La celebrazione del<strong>la</strong> domenica «benché <strong>la</strong> si trovi strettamente associata al<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> del cristianesimo, non è così antica come questo». 86<br />

«La sostituzione del<strong>la</strong> domenica al sabato non si è fatta d’un colpo, essa è il<br />

risultato d’una lenta evoluzione storica» 87 che portò il primo giorno del<strong>la</strong> settimana ad<br />

essere generalmente celebrato come festivo.<br />

Perché questa defezione verso ciò che non è più in armonia con il comandamento<br />

di Dio?<br />

«La Chiesa primitiva ha dovuto tracciarsi un cammino tra due correnti opposte:<br />

quel<strong>la</strong> del giudaismo, per il quale il cristianesimo non era altra cosa che <strong>la</strong><br />

continuazione del mosaismo, sotto una nuova forma, e quel<strong>la</strong> degli gnostici, che<br />

reagivano violentemente contro <strong>la</strong> religione dell’Antico Testamento». 88<br />

Gli ebrei si fecero sempre più intollerante verso <strong>la</strong> Chiesa, nei confronti del<strong>la</strong><br />

quale compirono le prime persecuzioni e procurarono i primi martiri.<br />

<strong>Quando</strong> i cristiani <strong>la</strong>sciarono Gerusalemme, che stava per essere assediata dai<br />

Romani nel 70 d.C., furono considerati dei traditori del<strong>la</strong> Patria e <strong>la</strong> persecuzione nei<br />

loro confronti si intensificò dopo <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città santa. I cristiani se<br />

partecipavano al culto nel<strong>la</strong> sinagoga, specialmente al tempo di Bar Kokeba (132-<br />

135), correvano il rischio di subire terribili supplizi se non rinnegavano e<br />

bestemmiavano il nome di Gesù.<br />

L’imperatore Adriano, dopo lo sterminio degli ebrei, costruì sulle rovine di<br />

Gerusalemme <strong>la</strong> nuova Elia Capitolina proibendo <strong>la</strong> continuazione delle pratiche<br />

ebraiche, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> circoncisione e l’osservanza del sabato. Successivamente<br />

Antonio il Pio revocò queste misure. Ma ugualmente in molte regioni: Libia,<br />

Cirenaica, Cipro, Alessandria, Mesopotamia e Palestina, si sentì il bisogno di evitare<br />

di creare dei sospetti di appartenenza al giudaismo per il fatto che il mondo pagano<br />

non distingueva <strong>la</strong> differenza tra i cristiani e gli ebrei.<br />

85 NEANDER S.A. Wilhelm, Histoire Générale de <strong>la</strong> Religion et de l’Eglise Chrétienne; cit. da FAYARD Marcel Isaac,<br />

Au seuil des Temps Nouveaux, Dammarie-les-Lys 1936, p. 296.<br />

86 ZAHN, Skizzen aus dem Leben der Alten Kirche, 3 a ed., p. 613; cit. A.F. Vaucher, Le jour du repos, p. 46.<br />

87 LUZZI Giovanni, I Fatti degli Apostoli, Firenze 1898, p. 220.<br />

88 A.F. Vaucher, Le jour Seigneurial, p. 23.<br />

163


CAPITOLO III<br />

Per distinguersi dai disprezzati ebrei, <strong>la</strong> cristianità incominciò ad abbandonare il<br />

sabato. 89<br />

Non bisogna dimenticare che il giorno di riposo rende manifesta <strong>la</strong> differenza tra<br />

una religione e un’altra (il venerdì per i musulmani; il sabato per gli ebrei e <strong>la</strong><br />

domenica per i cristiani).<br />

L’altra corrente opposta al<strong>la</strong> cristianità, come abbiamo già detto, era quel<strong>la</strong> «degli<br />

gnostici, che reagivano violentemente contro <strong>la</strong> religione dell’Antico Testamento 90 ,<br />

al<strong>la</strong> quale essi sostituivano un sincretismo che comprendeva molti elementi presi dalle<br />

religioni pagane.<br />

Quindi per distinguersi (dal giudaismo), <strong>la</strong> Chiesa prese le distanze dal sabato;<br />

mentre, per avvicinarsi al mondo pagano che sperava conquistare, essa ha adottato il<br />

giorno del sole come giorno di culto. 91<br />

L’egittologo Arthur Weigall, che fu una delle otto persone, di partico<strong>la</strong>re<br />

importanza, che vennero incaricate di presenziare all’apertura del<strong>la</strong> tomba del faraone<br />

Tut-ankh-amon, così si espresse a proposito del cambiamento del giorno di riposo:<br />

«La Chiesa santificò <strong>la</strong> domenica, in parte perché era il giorno del<strong>la</strong> risurrezione, ma<br />

soprattutto perché era <strong>la</strong> festa settimanale del sole. La politica cristiana amava<br />

adottare le feste pagane care al<strong>la</strong> tradizione popo<strong>la</strong>re per dare loro un nuovo significato.<br />

La domenica, giorno del sole, era anche il giorno di Mitra. È interessante<br />

notare che Mitra era chiamato dominus o signore, <strong>la</strong> domenica dovette essere<br />

chiamata il giorno del signore ancora prima dell’epoca cristiana. La domenica,<br />

dedicata al sole, era sacra da molto tempo per molte religioni pagane, era in<br />

partico<strong>la</strong>re il giorno santificato dagli adoratori di Mitra, che lo designavano senza<br />

dubbio anche sotto il nome di giorno del Signore. Il fatto che Gesù sia risuscitato di<br />

domenica non sembra essere stata <strong>la</strong> vera ragione per <strong>la</strong> quale i cristiani riverirono<br />

partico<strong>la</strong>rmente quel giorno. Avrebbero avuto altrettante ragioni di scegliere il<br />

venerdì, commemorazione del<strong>la</strong> morte del Signore. Sembra che essi furono<br />

influenzati - in questa faccenda come in altre - dal costume pagano, e che <strong>la</strong> domenica<br />

fu adottata perché gli adoratori di Mitra e di altre divinità so<strong>la</strong>ri consideravano che<br />

questo giorno era sacro, e che era impossibile sopprimere questa abitudine<br />

ancestrale». 92<br />

Il dr. T.H. Morer, pio rettore anglicano di Londra, scriveva: «Con una discesa<br />

insensibile, i cristiani del II e III secolo furono portati ad aprire le loro chiese al primo<br />

89<br />

«È in opposizione al giudaismo che ben presto, al posto del sabato, fu introdotta <strong>la</strong> festa di domenica» W.<br />

Neander, o.c., p. 186; cit. A.F. Vaucher, Le jour de repos, p. 50<br />

90<br />

Marcione (137-139) digiunava il sabato volendo così manifestare il suo disprezzo nei confronti del Dio<br />

dell’Antico Testamento che considerava cattivo.<br />

91<br />

«Nello stesso tempo l’idea dell’immortalità naturale dell’anima, il culto delle immagini e dei santi» A.F. Vaucher,<br />

Le jour Seigneurial. Questa dottrina <strong>la</strong> considereremo nelle pagine seguenti.<br />

92<br />

WEIGALL Arthur, Survivances païennes dans le monde chrétien, Paris 1934, pp. 126,196,197 Che non si santificò<br />

<strong>la</strong> domenica a ricordo del<strong>la</strong> risurrezione è confermato anche dallo storico protestante W. Neander che scrisse: «Essi<br />

celebravano <strong>la</strong> domenica di ogni settimana, non in ragione del<strong>la</strong> risurrezione del Cristo, <strong>la</strong> qual cosa non si sarebbe<br />

accordata con <strong>la</strong> loro dottrina, ma perché questo giorno era consacrato al sole, che era in realtà il loro Cristo» o.c., vol.<br />

II, 1851; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 53.<br />

164<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

giorno del<strong>la</strong> settimana. Uno dei loro motivi era di attirare le folle al loro culto dove si<br />

cercava di imitare per quanto possibile i riti pagani... È innegabile che noi dobbiamo<br />

il nome di questo giorno (sunday = giorno del sole) ai Greci e ai Romani;<br />

riconosciamo inoltre che gli antichi Egiziani adoravano il sole e che gli avevano<br />

consacrato questo giorno come memoriale permanente del<strong>la</strong> loro venerazione. E noi<br />

scopriamo che, per l’influenza del loro esempio, altri popoli, e tra essi gli Ebrei pure,<br />

gli resero degli onori. 93 Questi abusi non impedirono ai Padri del<strong>la</strong> Chiesa cristiana -<br />

che avrebbero dovuto ripudiare o abolire sia questo giorno sia il nome che lo designava<br />

- di utilizzare e di santificare l’uno e l’altro. É d’altronde ciò che essi fecero per dei<br />

templi pagani profanati da culti ido<strong>la</strong>tri... Così per <strong>la</strong> domenica (sunday), giorno in cui<br />

i gentili adoravano solennemente questo astro e che essi chiamavano giorno del sole;<br />

... i cristiani stimarono opportuno di osservare lo stesso giorno e di conservarne il<br />

nome, alfine di non apparire rigidi senza motivo, di non mettere ostacoli al<strong>la</strong><br />

conversione dei gentili e di non sollevare ancora più grandi prevenzioni contro<br />

l’Evangelo». 94<br />

Anche per quanto riguarda le altre «feste cristiane, esse si sono fissate con<br />

naturalezza nei giorni già scelti dalle feste pagane, affinché i cristiani non si<br />

distinguessero troppo dai pagani, da una parte, e il popolo vedesse meno differenza<br />

tra le due religioni che festeggiano lo stesso giorno». 95<br />

Tertulliano verso il 200 presentava l’apostasia del<strong>la</strong> Chiesa in Africa scrivendo:<br />

«Noi abbiamo abbandonato i sabati, i noviluni e le feste che precedentemente erano<br />

predilette dal Signore, osserviamo ora i Saturnalia, i Capodanni, le Matronali e il<br />

solstizio d’inverno. Doni sono dati e ricevuti, i giochi rimbombano di chiasso, i<br />

banchetti strepitano. O come è da preferirsi <strong>la</strong> fedeltà dei pagani al<strong>la</strong> loro setta, in<br />

quanto essi non rivendicano per sé alcuna solennità dei cristiani». 96<br />

«Nel III e IV secolo il mitraismo era <strong>diventa</strong>to a poco a poco il culto so<strong>la</strong>re più<br />

importante dell’Impero Romano. Si chiamava Mitra “il Sole Invitto”. Nel calendario<br />

di Filocolo, datante l’anno 336, il 25 dicembre è indicato: “Natalis Invicti”, e vuole<br />

dire “Dies natalis solis invicti” nascita del sole invincibile, una allusione certa a<br />

Mitra». 97<br />

Fu a Roma che per <strong>la</strong> prima volta, forse nello stesso anno, si celebrò questa festa<br />

dedicando<strong>la</strong> al Cristo e da Roma essa si sparse per tutto l’impero. «Il dio sole degli<br />

ultimi Cesari pagani - Sol invictus - cedette il suo posto nel calendario al Salvatore<br />

cristiano, suo successore riconosciuto. Il giorno del sole, Solis dies, del<strong>la</strong> settimana<br />

astrologica divenne <strong>la</strong> domenica cristiana, <strong>la</strong> festa settimanale del<strong>la</strong> risurrezione. E<br />

l’anniversario del<strong>la</strong> nascita del sole, Natalis solis invicti, l’alba del 25 dicembre, fu<br />

93<br />

Baal (Giudici 2:11,13 ecc.), Tammuz (Ezechiele 8 :14), Moloc (Levitico 18:21 ecc.) erano divinità so<strong>la</strong>ri.<br />

94<br />

MORER Dr. T.H., Six dialogues on the Lord’s Day, London 1701, pp. 22,23.<br />

95<br />

CAUZONS Thomas de Cauzons (pseudonimo), Histoire de l’lnquisition en France, vol. I, Paris 1909, pp. 114,115;<br />

cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 51; Le Jour Seigneurial, pp. 25,26.<br />

96<br />

Tertulliano, De ido<strong>la</strong>tria, 14,5, CCL,2,1114; cit. da S. Bacchiocchi, o.c., pp. 392,393.<br />

97<br />

A. Weigall, o.c., p. 212; vedere CULLMANN Oscar, Noël dans l’Eglise ancienne, in Cahiers Théologiques, n. 25,<br />

Neuchâtel 1949, p. 23.<br />

165


CAPITOLO III<br />

adottata come giorno del<strong>la</strong> nascita del Salvatore - Natalis Domini, o Natale». 98<br />

Massimo di Torino, morto nel 470, diceva: «La domenica è per noi un giorno<br />

venerabile perché è il giorno in cui il Salvatore, come il sole levante, dissipa le<br />

tenebre degli inferi, bril<strong>la</strong> del<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> risurrezione. Ed è per questo che gli uomini<br />

di questo secolo lo chiamano giorno del sole, perché il Sole di giustizia l’ha<br />

illuminato levandosi». 99<br />

Il ruolo di Roma nel cambiamento dal sabato al<strong>la</strong> domenica<br />

La Chiesa di Roma in questa apostasia sul giorno di riposo ebbe un ruolo guida.<br />

Seguendo l’esempio dell’eretico Marcione (II secolo) che digiunava di sabato a<br />

disprezzo del Dio dell’Antico Testamento, Roma si differenziò dal<strong>la</strong> maggior parte<br />

delle comunità occidentali nel digiunare in quel giorno.<br />

Vittorino di Pattau scriveva: «Il settimo giorno Egli si riposò da tutte le sue opere;<br />

lo benedisse e lo santificò. In quel giorno noi abbiamo l’abitudine di digiunare 100 per<br />

potere andare <strong>la</strong> domenica con azioni di grazia verso il pane. Bisogna digiunare anche<br />

il venerdì per non dare l’impressione di osservare il sabato con gli ebrei, di cui il<br />

Signore del sabato stesso, il Cristo, ha detto per mezzo dei suoi profeti che l’anima<br />

sua lo detesta». 101 Va da sé che il sabato, a causa del digiuno settimanale, non poteva<br />

essere visto come un giorno di letizia, di gioia con il quale il credente avrebbe goduto<br />

<strong>la</strong> delizia del Signore. Il digiuno lo rendeva triste, in esso si prolungava il digiuno del<br />

venerdì ed era naturale che si desiderasse che questo giorno passasse in fretta. Il<br />

sabato in Roma era quindi un giorno scomodo. Sebbene in Roma si digiunasse di<br />

sabato per celebrare l’eucarestia di domenica, nelle altre Chiese dell’Impero<br />

l’eucarestia veniva celebrata di sabato.<br />

Roma col tempo acquistò sempre più <strong>la</strong> funzione di leadership. Inoltre vinse il<br />

braccio di ferro con le Chiese d’Oriente nel celebrare <strong>la</strong> festa di Pasqua non il 14 di<br />

Nisan, secondo <strong>la</strong> tradizione ebraica, ma <strong>la</strong> prima domenica successiva.<br />

«Nel II secolo dell’èra cristiana due correnti si contrastavano tra di loro: una,<br />

rifacentesi a Giovanni (l’apostolo), che celebrava (<strong>la</strong> Pasqua) assieme ai Giudei il 14<br />

di nisan, qualunque fosse il giorno del<strong>la</strong> settimana in cui cadeva; l’altra, attestata a<br />

Roma e ad Alessandria, se già non cadeva di domenica <strong>la</strong> trasferiva a quel<strong>la</strong><br />

successiva». 102 Il primo tentativo di unificare <strong>la</strong> cristianità su questo punto fu fatto<br />

98 ZIELINSKI Tadeusez, La Bubyle, Paris 1924, p. 95; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 29.<br />

99 Massimo di Torino, Omelie LXI sul Pentateuco, I; MIGNE, P.L., LVII, 1847, col. 371; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

100 La Didaché, scritta nel secondo secolo, riconosce come giorno di digiuno il mercoledì ed il venerdì, con<br />

quest’ultimo i cristiani si preparavano al<strong>la</strong> santificazione del sabato.<br />

101 Vittorino di Pattau, De fabrica mundi, 5, CSEL 49, p. 5; cit. da S. Bacchiocchi, o.c., p. 337. Crediamo utile far<br />

notare che: «È il sabato dei farisei che Gesù condanna, e non quello delle due tavole (del<strong>la</strong> legge)» BURNIER Pierre<br />

Louis Étienne, Études élémentaires et progressives de <strong>la</strong> Parole de Dieu, vol. IV, Lausanne 1850, p. 229; nuova ed.<br />

rivista da J.A. Parrot, vol. III, Lyon 1900, p. 140.<br />

102 SALVONI Fausto, Da Pietro al Papato, Genova 1970, pp. 265,266, in nota l’autore precisa che in Oriente <strong>la</strong> Cena<br />

verteva più sul<strong>la</strong> commemorazione del<strong>la</strong> morte, mentre in Occidente sul<strong>la</strong> risurrezione.<br />

166<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

dal vescovo romano Aniceto (157-168) ma Policarpo, vescovo di Smirne, persistette<br />

per il 14 di Nisan.<br />

Il vescovo di Roma, Vittore (189-198), dopo aver interrogato i vari vescovi, tentò<br />

di imporre a tutte le chiese sotto minaccia di scomunica l’usanza di Roma e di<br />

Alessandria. Col tempo l’uso romano-alessandrino crebbe sempre d’influenza e al<br />

concilio di Nicea (325 d.C.) fu imposto con decreto imperiale.<br />

Gaudenzio di Brescia, contemporaneo di Ambrogio, per spiegare il significato<br />

del<strong>la</strong> Pasqua, utilizzò non so<strong>la</strong>mente il simbolo del Sole, ma attribuì al<strong>la</strong> stagione un<br />

significato simbolico.<br />

«Il Signor Gesù ha voluto che <strong>la</strong> festa benedetta del<strong>la</strong> Pasqua fosse celebrata in un<br />

tempo opportuno dopo <strong>la</strong> nebbia dell’autunno, dopo <strong>la</strong> tristezza dell’inverno, e prima<br />

del caldo dell’estate. Perché in realtà Cristo, il Sole del<strong>la</strong> Giustizia, doveva dissipare<br />

le tenebre del giudaesimo e il ghiaccio del paganesimo prima del fuoco del giudizio<br />

futuro, tramite <strong>la</strong> luce pacifica del<strong>la</strong> sua risurrezione e riportare nel loro stato<br />

primordiale tutte le cose che erano state coperte da una tetra caligine dal principe<br />

delle tenebre». 103 Il cardinale parigino J. Daniélou così commenta il significato di<br />

questa evoluzione: «Si compie così da parte del cristianesimo il processo di astrazione<br />

dei simboli cosmici dei miti pagani in cui si erano pervertiti, nonché l’assimi<strong>la</strong>zione<br />

di essi in quanto simboli del mistero del<strong>la</strong> verità. Siamo giunti con ciò al quarto<br />

secolo, al tramonto del paganesimo, allorché il cristianesimo ne rivestiva le<br />

spoglie». 104<br />

La domenica che non era «all’inizio che un complemento cristiano del sabato,<br />

senza che nessuno pensasse a fargli soppiantare il giorno sacro tradizionale degli<br />

Ebrei», 105 finì per prendere il posto del sabato.<br />

A seguito poi dell’opera apostata di alcuni Padri del<strong>la</strong> Chiesa, i decreti conciliari e<br />

le leggi imperiali lo resero obbligatorio.<br />

La Chiesa cattolica<br />

attribuisce a sé l’autorità di avere cambiato il giorno di riposo<br />

L’arcivescovo Gaspare del Fosso quando il 18 gennaio 1562, all’apertura del<strong>la</strong><br />

sessione del Concilio di Trento, dopo otto mesi d’interruzione, davanti a vescovi e<br />

pre<strong>la</strong>ti, un terzo in più delle precedenti sessioni, fece <strong>la</strong> sua orazione che verteva<br />

sull’autorità del<strong>la</strong> Chiesa, sul primato del Papa e <strong>la</strong> potestà dei concili, disse:<br />

«L’autorità del<strong>la</strong> Chiesa non è minore di quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio; perché <strong>la</strong> Chiesa<br />

ha mutato il sabato da Dio già ordinato nel<strong>la</strong> domenica,... (e) questi precetti, non per<br />

<strong>la</strong> predicazione di Cristo, ma per l’autorità del<strong>la</strong> Chiesa sono mutati». 106<br />

103<br />

Gaudenzio di Brescia, Sermone 1 di Esodo, in MIGNE, P.L., 20,843; cit. da S. Bacchiocchi, o.c., p. 398.<br />

104<br />

DANIELOU Jean, Bibbia e Liturgia, p. 403; cit. S. Bacchiocchi, idem.<br />

105<br />

GAILLARD Jean, Le Dimanche, jour sacré, in Cahiers de <strong>la</strong> Vie Spirituelle, n. 11, Paris 1/4/1940, p. 524; cit. A.F.<br />

Vaucher, Le jour du repos, p. 54.<br />

106<br />

SARPI Fra’ Paolo, Storia del Concilio Tridentino, t. IV, 1790, p. 13.<br />

167


CAPITOLO III<br />

L’arcivescovo di Reims, mons. Gousset diceva: «La Chiesa sostituì il primo<br />

all’ultimo giorno del<strong>la</strong> settimana... Mentre l’obbligo di consacrare qualche tempo al<br />

culto esteriore e pubblico è di diritto naturale e divino, l’obbligo di santificare <strong>la</strong><br />

domenica... non è che di diritto ecclesiastico». 107<br />

La fiacco<strong>la</strong> del<strong>la</strong> verità non si è mai spenta su questo comandamento<br />

Sebbene durante i secoli bui del Medio Evo <strong>la</strong> fedeltà al IV comandamento non sia<br />

venuta meno anche se ha suscitato l’ira dei Concili e diverse persone furono uccise a<br />

causa del<strong>la</strong> loro fedeltà, nel nostro tempo, dice <strong>la</strong> Bibbia Concordata: «Solo pochi<br />

seguaci di Cristo continuano pur ora a celebrare il sabato (Avventisti)». 108<br />

«Gli Avventisti del VII giorno, scrive Adolphe Alfred Tanqueray nel Dictionnaire<br />

de Théologie Catholique, pretendono che non si possa giustificare con <strong>la</strong> Scrittura il<br />

trasferimento del sabato al<strong>la</strong> domenica; e bisogna confessare che, se non si ammette<br />

altra rego<strong>la</strong> di fede che <strong>la</strong> Bibbia, è difficile dimostrare loro il contrario». 109<br />

«L’osservanza del<strong>la</strong> domenica da parte dei protestanti è un omaggio reso,<br />

malgrado loro, all’autorità del<strong>la</strong> Chiesa» di Roma, dice Mons. Ségur. 110<br />

«Essi (gli avventisti) hanno il merito di questa logica, unica fra i protestanti, a<br />

motivo del<strong>la</strong> quale, poiché rifiutano l’autorità del<strong>la</strong> Chiesa, rifiutano ugualmente di<br />

seguir<strong>la</strong> in ciò che concerne il trasferimento del giorno del Signore dal sabato al<strong>la</strong><br />

domenica». 111<br />

Riteniamo opportuno riflettere sulle parole del pastore delle Valli Valdesi, Carlo<br />

Gay: «Il decalogo non è mai stato abrogato; esso contiene e segna <strong>la</strong> linea di condotta<br />

dei credenti, che devono seguire giornalmente. Il rigore di Dio non è diminuito: <strong>la</strong><br />

legge dimora santa e pura, e non passerà uno iota fino al<strong>la</strong> venuta del Regno di<br />

Dio». 112 E anche su quanto disse Gesù: «Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha<br />

piantata sarà sradicata». 113<br />

«La legge morale del decalogo ha un valore eterno. Essa resta per sempre<br />

l’espressione del<strong>la</strong> volontà divina... Essa è ancora <strong>la</strong> legge del cristiano, poiché, ... il<br />

cristiano non è senza legge. Egli è sotto <strong>la</strong> legge di Cristo, e <strong>la</strong> legge del Cristo è <strong>la</strong><br />

legge del Sinai ben compresa nel suo spirito... Malgrado le nostre luci evangeliche,<br />

ribelli che siamo, pronti a dare libero corso alle passioni del<strong>la</strong> carne sotto ombra di<br />

spiritualità raffinata, ci fa bene ritornare spesso al<strong>la</strong> lettera stessa del<strong>la</strong> legge, a questi<br />

107<br />

GOUSSET M.T., Théologie morale à l’usage des curés et des confesseurs, t. I, Paris 1845, p. 238.<br />

108<br />

Bibbia Concordata, nota Genesi 2:1,2.<br />

109<br />

TAMQUERAY Adolphe Alfred, Adventistes, in Dictionnaire de Théologie Catholique, t. I, Paris 1903, col. 514.<br />

110 a<br />

Mgr SEGUR, Causerie sur le protestantisme d’aujourd’hui, 3 ed., p. 207.<br />

111<br />

The National catholic Monthly, E.U. v. 33, n. 10, Chicago, Illinois, 10 marzo 1939, p. 24.<br />

112 GAY Carlo, La Bibbia e il suo messaggio, Roma 1948, p. 36.<br />

113 Matteo 15:13.<br />

168<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

comandamenti precisi che non si <strong>la</strong>sciano eludere, che prescrivono il bene e<br />

proibiscono il male sotto delle forme concrete». 114<br />

«Cristo è risuscitato per dare uno scopo eterno al<strong>la</strong> nostra ubbidienza ed è morto<br />

perché noi potessimo ubbidire, affinché <strong>la</strong> legge ci dia <strong>la</strong> vita e non <strong>la</strong> morte. Ciò che<br />

<strong>la</strong> Risurrezione dell’Agnello ci promette, il suo sangue ce lo comanda». 115<br />

Conclusione<br />

Come abbiamo già detto, il Cristo che, quale nostro Creatore, è il Signore del<br />

sabato, ha posto in questo comandamento il suo sigillo e <strong>la</strong> sua osservanza a segno<br />

dell’avvenuta rigenerazione.<br />

Del resto: «Il Decalogo (come tutte le altre espressioni del<strong>la</strong> legge dell’Antico<br />

Testamento) è similmente uscite dal<strong>la</strong> bocca del Salvatore. “Io sono l’Eterno, l’Iddio<br />

tuo, che ti ho tratto dal<strong>la</strong> casa di servitù”. “Così par<strong>la</strong> l’Eterno il tuo Redentore, il<br />

Santo d’Israele”. È il Redentore che comanda, colui che ha dato <strong>la</strong> sua vita per<br />

riscattarci, colui che ha giudicato che nessun sacrificio era troppo grande per venirci<br />

in aiuto e liberarci dal<strong>la</strong> schiavitù del Maligno, colui che ha fatto tutto ciò che era<br />

possibile fare per strapparci dal<strong>la</strong> potenza delle tenebre. È il Redentore, il Crocifisso,<br />

è Gesù Cristo, che pronuncia ognuna delle parole del Decalogo... Dio non ci comanda<br />

nul<strong>la</strong> senza avercelo offerto nel<strong>la</strong> sua grazia». 116<br />

II. La dottrina dell’immortalità dell’anima<br />

Schizzo dell’insegnamento biblico sul<strong>la</strong> natura dell’uomo<br />

«Dio solo è immortale» spiega l’apostolo Paolo a Timoteo 117 , ed ha creato un<br />

uomo libero il quale, accettando l’offerta del<strong>la</strong> Sua grazia, avrebbe potuto vivere del<strong>la</strong><br />

Sua vita.<br />

Affinché l’uomo potesse comprendere, nel<strong>la</strong> sua innocenza, che l’immortalità non<br />

era qualcosa che faceva parte del<strong>la</strong> sua natura, Dio lo invitò a cibarsi dell’albero del<strong>la</strong><br />

vita. Sebbene l’uomo fosse stato avvertito da Dio del pericolo di perdere <strong>la</strong> sua<br />

libertà, <strong>la</strong> sua signoria sugli animali e sul creato, e di alterare il «tutto era molto<br />

buono» del<strong>la</strong> creazione, divenendo un condizionato e schiavo del<strong>la</strong> sua azione,<br />

davanti al<strong>la</strong> promessa di Satana «non morrete affatto... (ma) sarete come Dio» 118 ,<br />

l’uomo si sottrasse al Creatore.<br />

114<br />

VALLOTTON Paul, La Bible, son autorité, son contenu et sa valeur, Lausanne 1882, pp. 128,129; cit. da A.F.<br />

Vaucher, Le Décalogue, p. 5<br />

115 a<br />

PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Pierres Vivantes, 2 ed., p. 31.<br />

116<br />

PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Prefazione, in AA.VV., o.c., pp. 6,7.<br />

117 1 Timoteo 6:16; 3:17.<br />

118 Genesi 3:5,6; confr. 2:17,18.<br />

169


CAPITOLO III<br />

Ieri come oggi, <strong>la</strong> trasgressione prende l’aspetto del<strong>la</strong> buona azione, e Satana si fa<br />

passare come il benefattore dell’umanità offrendo <strong>la</strong> vita nel<strong>la</strong> disobbedienza.<br />

Satana non negò l’esistenza di Dio, ma predicò il primo sermone sull’immortalità<br />

dell’anima e sul<strong>la</strong> reincarnazione che purtroppo molte fedi sostengono.<br />

La seduzione dell’Eden: «Non morrete affatto» continua ancora e sempre di più ci<br />

sono persone che <strong>la</strong> sostengono con un linguaggio scientifico.<br />

Con <strong>la</strong> rivolta nei confronti di Dio, l’uomo si degrada spiritualmente, moralmente<br />

e fisicamente e, volendo egli stesso essere dio, non accettando al di sopra di sé il<br />

Creatore, si è dato <strong>la</strong> morte.<br />

La morte viene posta in contrapposizione al<strong>la</strong> vita. La morte è cessazione<br />

dell’essere cosciente e non il passare a vivere in un altro modo e luogo.<br />

Da quel giorno nell’Eden <strong>la</strong> morte è entrata nel mondo e, sebbene l’uomo abbia in<br />

sé «il pensiero dell’eternità» 119 , perché è stato creato da un Essere eterno, per vivere<br />

nell’eternità, con <strong>la</strong> morte cessa di vivere.<br />

«Difatti, i viventi sanno che morranno; ma i morti non sanno nul<strong>la</strong>, e non v’è più<br />

per essi alcun sa<strong>la</strong>rio; poiché <strong>la</strong> loro memoria è dimenticata. E il loro amore come il<br />

loro odio e <strong>la</strong> loro invidia sono da lungo tempo periti, ed essi non hanno più né<br />

avranno mai alcuna parte in tutto quello che si fa sotto il sole... Tutto quello che <strong>la</strong> tua<br />

mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze poiché nel soggiorno dei morti dove<br />

vai, non v’è più né <strong>la</strong>voro, né pensiero, né scienza, né sapienza... Nel<strong>la</strong> morte non c’è<br />

memoria di te (Eterno) chi ti celebrerà nel soggiorno de’ morti?». 120 Neppure i<br />

credenti defunti glorificano il Signore, perché: «Non sono i morti che lodano l’Eterno,<br />

né alcuno di quelli che scendono nel luogo del silenzio; ma noi (i viventi) benediremo<br />

l’Eterno da ora in perpetuo.... Poiché quei che scendono nel<strong>la</strong> fossa non possono più<br />

sperare nel<strong>la</strong> tua fedeltà (perché) gli uccisi che giacciono nel<strong>la</strong> tomba... sono fuori<br />

del<strong>la</strong> portata del<strong>la</strong> tua mano». 121<br />

La morte che colpisce l’uomo fin dall’uscita dell’Eden, sebbene continui a essere<br />

<strong>la</strong> madre degli spaventi, il risultato d’uno squilibrio, una maledizione, è ancora per<br />

l’uomo una liberazione, interrompe <strong>la</strong> sua sofferenza, <strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia e grazie ad essa<br />

il nostro mondo non è un grande <strong>la</strong>zzaretto nel quale s’invochi una fine che non<br />

viene.<br />

Ancora una volta nel<strong>la</strong> disgrazia il Signore ci è venuto incontro liberandoci da una<br />

sofferenza eterna.<br />

Chi muore scende nel «luogo del silenzio... riposa nell’assemblea dei trapassati»<br />

dove regnano le tenebre 122 . Lo Sceol è il nome ebraico del luogo immaginario dove i<br />

morti dormono e si riposano dalle loro fatiche. 123<br />

119 Ecclesiaste 3:11.<br />

120 Ecclesiaste 9:5,6,10; Salmo 6:5.<br />

121 Salmo 115:17; Isaia 38:18; Salmo 88:5. Siamo noi che abbiamo scritto quanto messo tra parentesi.<br />

122 Salmo 94:17; 115:17; Proverbi 21:16; Giobbe 10:21,22.<br />

123 Daniele 12:13.<br />

170<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

Se l’indipendenza da Dio, se «il sa<strong>la</strong>rio del peccato è <strong>la</strong> morte, (per contro) il dono<br />

di Dio è <strong>la</strong> vita eterna». 124<br />

Al<strong>la</strong> morte <strong>la</strong> Sacra Scrittura contrappone <strong>la</strong> risurrezione.<br />

Il patriarca Giobbe sul suo letto di sofferenza diceva agli amici: «... Il mortale<br />

spira e... dove è egli? Le acque del <strong>la</strong>go se ne vanno, il fiume viene meno e si<br />

prosciuga; così l’uomo giace, e non risorge più; finché non vi siano più cieli, egli non<br />

si risveglierà né sarà destato dal suo sonno.... Io so che il mio Redentore vive, e che<br />

nell’ultimo giorno egli si leverà sopra <strong>la</strong> polvere; e quantunque, dopo <strong>la</strong> mia pelle<br />

questo corpo sia roso, pur vedrò con <strong>la</strong> carne mia Iddio; il quale io vedrò, gli occhi<br />

miei lo vedranno, e non un altro». 125<br />

Il Nuovo Testamento ha lo stesso insegnamento. Di Lazzaro che era morto Gesù<br />

disse che dormiva e <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> di lui rispose a Gesù: «Io so che risusciterà, nel<strong>la</strong><br />

risurrezione, nell’ultimo giorno». 126<br />

L’apostolo Paolo conso<strong>la</strong> i Tessalonicesi che erano nel lutto annunciando il ritorno<br />

di Cristo e <strong>la</strong> risurrezione in quel giorno. 127 I grandi uomini di Dio (Abele, Noè,<br />

Abrahamo, Isacco, Giacobbe, Samuele, Davide, ecc.) che sono stati dei luminari<br />

attraverso i secoli «pur avendo avuta buona testimonianza per <strong>la</strong> loro fede, non<br />

ottennero quello ch’era stato promesso» perché non era ancora giunto il tempo di<br />

giudicarli e dare ai servitori, ai profeti, ai santi, e a quelli che temono il nome di Dio,<br />

piccoli e grandi il premio, così scrive Giovanni. È al ritorno di Cristo che i morti<br />

risorgeranno e so<strong>la</strong>mente in quel giorno, con l’apostolo Paolo, riceveranno <strong>la</strong> corona<br />

di giustizia assieme a tutti coloro che hanno amato il ritorno di Gesù. 128<br />

«Se i morti non risuscitano... quelli che dormono (che sono morti) in Cristo, sono<br />

dunque periti» per loro non c’è salvezza e quindi «se i morti non risuscitano,<br />

mangiamo e beviamo, perché domani morremo». 129<br />

Questo insegnamento del<strong>la</strong> risurrezione, che si contrappone all’immortalità<br />

dell’anima e al<strong>la</strong> negazione del<strong>la</strong> salvezza, subito dopo <strong>la</strong> morte era uno dei pi<strong>la</strong>stri<br />

del<strong>la</strong> predicazione di Gesù e degli apostoli. 130<br />

124<br />

Romani 6:23.<br />

125<br />

Giobbe 14:10-12; 19:25,26; versione Diodati.<br />

126<br />

Giovanni 11:11-13,24.<br />

127<br />

1 Tessalonicesi 4:15-18.<br />

128<br />

Ebrei 11:39; Apocalisse 11:18; 2 Timoteo 4:8.<br />

129 1 Corinzi 15:16,18,32.<br />

130 Atti 24:14,15; 26:6-8; 23:6; Luca 14:14.<br />

Coloro che sostengono che <strong>la</strong> dottrina dell’anima immortale sia presente nel Nuovo Testamento citano<br />

generalmente cinque testi (Luca 16:19-31; 23:43; Filippesi 1:23; 2 Corinti 5:1-10; 1 Pietro 3:18,19) e <strong>la</strong> spiegazione<br />

che ne danno non tiene conto né dell’intenzionalità di chi par<strong>la</strong> o scrive, né del contesto, né dell’insegnamento<br />

generale delle Sacre Scritture a tale riguardo.<br />

Luca 16 :19-31. Parabo<strong>la</strong> del ricco Epulone e del povero Lazzaro. Con questa parabo<strong>la</strong> Gesù non ha voluto e non<br />

vuole per nul<strong>la</strong> informare i suoi ascoltatori sullo stato dei morti ma, prendendo spunto da una immagine popo<strong>la</strong>re<br />

sull’aldilà, vuole insegnare che <strong>la</strong> morte fissa definitivamente <strong>la</strong> conseguenza di ciò che si è fatto nel<strong>la</strong> vita. È durante<br />

<strong>la</strong> vita terrena che noi possiamo prendere le nostre decisioni. Inoltre <strong>la</strong> conclusione del<strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> indica chiaramente<br />

l’intenzionalità di Gesù nel presentar<strong>la</strong>: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si <strong>la</strong>sceranno persuadere neppure se<br />

uno dei morti risuscitasse». In altre parole gli Israeliti avevano tutto quanto era loro utile per ravvedersi, avevano il<br />

171


CAPITOLO III<br />

messaggio dell’Antico Testamento. I segni, le opere potenti, <strong>la</strong> stessa risurrezione di un morto non portano a<br />

convertire coloro che si sono induriti nei piaceri o nel<strong>la</strong> loro opposizione a Dio. La prova di queste parole <strong>la</strong> si ha<br />

quando più tardi Gesù risusciterà l’amico Lazzaro. Quel miracolo straordinario non portò <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dirigente,<br />

benestante, del popolo a ravvedersi e a convertirsi, anzi essa indurì il proprio cuore nei confronti di Dio e decise di<br />

fare morire Gesù (Giovanni 11:47-50). Questo perché, di fatto, aveva rifiutato Mosè e i profeti.<br />

Luca 25:43. È <strong>la</strong> promessa fatta da Gesù sul<strong>la</strong> croce al <strong>la</strong>drone penitente. «Io non posso impedirmi di pensare che<br />

<strong>la</strong> punteggiatura attuale sia sbagliata, e che <strong>la</strong> vera espressione sia: “In verità, in verità, io te lo dico oggi, tu sarai con<br />

me in paradiso”. Così compresa <strong>la</strong> risposta è sublime. Io ti dico oggi, in questo momento di prova, di disperazione e di<br />

morte, in questo giorno nel quale i miei nemici sembrano trionfare e Satana rallegrarsi, in questo giorno in cui io sono<br />

esposto al<strong>la</strong> derisione degli increduli e alle calunnie, in questo giorno in cui io sono abbandonato da tutti, tu (che poni<br />

in me <strong>la</strong> tua fiducia e mi riconosci, in questo momento, quale Salvatore) tu sarai con me in paradiso. Al mio ritorno,<br />

questo ritorno che dovrà essere atteso, quando io verrò non più come l’Agnello immo<strong>la</strong>to, ma come il Leone del<strong>la</strong><br />

tribù di Giuda, tu ti terrai in mia presenza, <strong>la</strong> tua fede non sarà delusa. Io ti conoscerò di nuovo, e tu conoscerai il tuo<br />

Signore. Nel<strong>la</strong> gloria del mio regno tu vedrai l’ampiezza di questa grazia che sa trionfare dell’incredulità, del<strong>la</strong> rivolta<br />

e del<strong>la</strong> vergogna, che può trasformare un criminale che sta morendo in un servitore di Dio riscattato, immortale e<br />

glorioso» NOEL Gerard Thomas, A Brief Enquiry into the Prospects of the Christian Church, London 1828, p. 108,<br />

siamo noi che abbiamo aggiunto quanto messo tra parentesi. Non si deve dimenticare che <strong>la</strong> punteggiatura è stata<br />

aggiunta al testo biblico diversi secoli dopo le redazioni dei manoscritti originali. La punteggiatura corrente è<br />

pretestuosa ed è <strong>la</strong> chiara conseguenza dell’influenza esercitata dal<strong>la</strong> teologia cattolica, dopo che l’insegnamento<br />

dell’immortalità dell’anima è parte integrante dell’insegnamento del<strong>la</strong> Chiesa. Questa spiegazione, che vede il <strong>la</strong>drone<br />

con Gesù in cielo il giorno stesso del<strong>la</strong> crocifissione, viene chiaramente smentita dal testo sacro, perché tre giorni<br />

dopo <strong>la</strong> crocifissione, nel giorno del<strong>la</strong> risurrezione, Gesù dirà a Maria: «Non mi toccare (altri traducono: non mi<br />

trattenere (Concordata)), perché non sono ancora salito al Padre» Giovanni 20:17.<br />

Filippesi 1:23. In questo testo Paolo esprime il desiderio di andarsene dal<strong>la</strong> terra per essere con Cristo. Il teologo<br />

cattolico Elio PERETTO su questa dichiarazione scrive: «È partico<strong>la</strong>rmente importante, perché suppone che il cristiano,<br />

dopo <strong>la</strong> morte, si ricongiunga al Cristo senza attendere il giudizio. - È l’unico testo che accenna al<strong>la</strong> vita<br />

dell’oltretomba senza che sia collegata con <strong>la</strong> Parusia del Signore. Esiste un periodo di tempo, che precede <strong>la</strong> seconda<br />

venuta del Signore, durante il quale il cristiano deceduto vive col Signore» Lettere dal<strong>la</strong> prigionia, Filippesi, ed.<br />

Paoline, 1976, pp. 42,47. Se questo fosse stato l’insegnamento di Paolo, lo avrebbe esposto chiaramente ai<br />

Tessalonicesi quando gli avevano chiesto spiegazioni di cosa ne è di coloro che sono morti prima del ritorno di Gesù.<br />

In quell’occasione Paolo par<strong>la</strong> del sonno dei morti e spiega che i viventi non precederanno nel<strong>la</strong> salvezza coloro che si<br />

sono addormentati, e <strong>la</strong> salvezza avverrà per tutti, vivi e defunti, contemporaneamente al ritorno di Gesù (1<br />

Tessalonicesi 4:13-18). Con le parole di Paolo ai Filippesi non si può provare che pensasse di andare immediatamente<br />

al<strong>la</strong> presenza del Cristo con <strong>la</strong> morte. Siccome nel<strong>la</strong> morte non c’è coscienza del tempo che passa, il momento del<strong>la</strong><br />

risurrezione sarà per Paolo l’istante successivo a quello del<strong>la</strong> morte. È per questo motivo che l’apostolo può dire che<br />

per lui morire corrisponde ad essere con Cristo.<br />

2 Corinti 5:1-10. «Paolo esprime il desiderio di <strong>la</strong>sciare il suo corpo per dimorare presso il Signore. Paragona il<br />

corpo umano, durante <strong>la</strong> vita, a una tenda di passaggio, mentre il corpo futuro ad un edificio permanente. Coloro che<br />

vivranno al momento del<strong>la</strong> parusia, credendo nel Signore, passeranno dal<strong>la</strong> tenda all’edificio stabile in un battere d’occhio.<br />

Quanto ai morti, l’uscita dal<strong>la</strong> tenda e l’entrata nell’edificio non sarà simultanea. Tra questi due avvenimenti c’è<br />

un intervallo di tempo del quale i morti non hanno però nessuna nozione. Paolo si augurava non tanto di essere<br />

svestito dal<strong>la</strong> morte, ma di essere soppravestito, prendendo possesso del corpo spirituale e glorioso promesso agli<br />

eletti» A.F. Vaucher, o.c., p. 10. Per Paolo ci sono quelli che, quando Cristo Gesù ritornerà, vedranno il loro corpo<br />

terreno trasformarsi in corpo glorioso e quelli che essendo morti, nudi spogliati dal<strong>la</strong> loro tenda, dal loro corpo,<br />

risusciteranno già col corpo glorioso, Paolo desidera poter mettere sul suo vestito, corpo terreno, il nuovo vestito,<br />

corpo celeste, e passare quindi da questa esistenza, da questa tenda di passaggio, all’altra esistenza, all’edificio<br />

permanente, senza morire, senza che il suo corpo si svesta o si decomponga nel<strong>la</strong> tomba.<br />

1 Pietro 3:18,19. Gesù, messo a morte quanto al<strong>la</strong> carne ma vivificato quanto allo Spirito, andò con questo Spirito<br />

a predicare l’evangelo a coloro che sono nelle carceri, cioè nel<strong>la</strong> morte. Le parole di Pietro non vogliono insegnare che<br />

Gesù sia andato a predicare ai morti, nel tempo in cui egli è stato nel sepolcro (come sostiene partico<strong>la</strong>rmente <strong>la</strong><br />

Chiesa dei Santi degli ultimi tempi, cioè i Mormoni). «Lo spirito che qui è opposto al<strong>la</strong> carne è lo spirito che si trova<br />

in ogni uomo e lo rende capace di svilupparsi nel<strong>la</strong> santità di essere in comunione con Dio e di cogliere <strong>la</strong> vita eterna<br />

(3:4). Cristo è stato vivificato quanto allo Spirito, in ciò che il suo spirito, spogliato dal suo corpo di carne dal<strong>la</strong> morte,<br />

ha ricevuto un nuovo organo, un corpo spirituale. Questo pensiero (di Pietro) era appropriato ad incoraggiare e a<br />

fortificare dei cristiani chiamati a soffrire e a morire per il loro Salvatore» L. Bonnet, o.c., p. 203. La predicazione<br />

dell’evangelo agli antidiluviani, che ora sono nel soggiorno dei morti perché sono morti, non è stata fatta dal Cristo,<br />

ma da Noè che era animato dallo spirito di Cristo. Questo insegnamento è stato sostenuto già da Agostino (cit., idem,<br />

172<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

Origene (III secolo), riprendendo questo insegnamento, in una omelia disse: «Gli<br />

apostoli stessi non hanno ancora ricevuto <strong>la</strong> gloria: ma aspettano anch’essi affinché<br />

ancor io sia partecipe del loro gaudio». 131<br />

Questa verità risulta palese ogni qualvolta si torni al<strong>la</strong> sorgente.<br />

Il contemporaneo domenicano Thomas Camelot scrive: «<strong>Quando</strong> si par<strong>la</strong><br />

dell’immortalità dell’anima, non si tratta che dell’immortalità felice dopo <strong>la</strong><br />

risurrezione gloriosa, conseguenza del<strong>la</strong> risurrezione di Cristo. L’immortalità naturale<br />

è al di fuori del<strong>la</strong> prospettiva del pensiero cristiano». 132<br />

All’insegnamento degli apostoli e dei profeti si è contrapposto quello del<br />

seduttore, del principe di questo mondo.<br />

Errore universale<br />

«Domandate a un cristiano, protestante o cattolico, intellettuale o no, che cosa<br />

insegna il Nuovo Testamento sul<strong>la</strong> sorte individuale dell’uomo dopo <strong>la</strong> morte, e,<br />

salvo pochissime eccezioni, avrete sempre <strong>la</strong> stessa risposta: l’immortalità dell’anima.<br />

Eppure questa opinione, per diffusa che sia, è uno dei più gravi fraintendimenti che<br />

riguardano il cristianesimo». 133<br />

«Dall’origine dell’umanità, due dottrine si sono affrontate, riguardo all’uomo:<br />

quel<strong>la</strong> di Dio: “Tu morrai certamente”; quel<strong>la</strong> di Satana: “No, voi non morrete<br />

punto”. 134 Mentre i profeti israeliti hanno mantenuto fedelmente il pensiero divino,<br />

che scorre come un fiume di acque pure attraverso tutto l’Antico Testamento, il fiume<br />

del paganesimo ha trasportato, con alcune vestigia del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione primitiva, una<br />

massa crescente di errori. I due fiumi, che hanno cominciato a scorrere in direzioni<br />

p. 204). Al capitolo 1:11, Pietro dice che i profeti «indagavano qual fosse il tempo e le circostanze a cui lo Spirito di<br />

Cristo che era in loro accennava, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze del Cristo, e del<strong>la</strong> gloria che<br />

dovevano seguire». Pietro distingue nei profeti il loro proprio spirito e quello del Cristo, il quale permetteva al loro di<br />

ricevere i pensieri di Dio. Questo Spirito che anima lo spirito dei profeti Pietro lo chiama: spirito del Cristo. Per Pietro,<br />

Cristo con il Suo spirito sve<strong>la</strong>va ai profeti il modo con il quale si sarebbe realizzato il piano del<strong>la</strong> salvezza. Questo spirito<br />

di Cristo era anche in Noè, predicatore di giustizia (2 episto<strong>la</strong> 2:5), <strong>la</strong> cui predicazione non fu altro che l’opera di<br />

Cristo compiuta mediante <strong>la</strong> sua bocca. Pietro, dopo aver par<strong>la</strong>to del<strong>la</strong> morte e del<strong>la</strong> risurrezione di Gesù, ritorna al<strong>la</strong><br />

predicazione di Noè, e lo fa per un motivo molto semplice. Teme che i fedeli ai quali si rivolge si possano scoraggiare<br />

e quindi li esorta a rimanere fermi nel<strong>la</strong> fede (3:14,15). Per dare forza a questa esortazione ricorda l’esempio di Cristo<br />

che ha sofferto per noi, poi rievoca l’opera del<strong>la</strong> redenzione ai tempi antidiluviani con lo scopo di incidere negli<br />

ascoltatori l’idea che, se Cristo non <strong>diventa</strong> <strong>la</strong> pietra ango<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> loro fede, come lo fu nel passato per coloro che si<br />

salvarono dal diluvio, <strong>diventa</strong> <strong>la</strong> pietra sul<strong>la</strong> quale essi si infrangono. Cerca di risvegliare in loro il senso di<br />

responsabilità infondendo un sentimento di salutare timore, ricordando il castigo terribile di coloro che ai tempi di<br />

Noè, che ora sono in prigione, sono morti, non credettero nel<strong>la</strong> salvezza per grazia, annunciata dal patriarca. La<br />

posizione degli ascoltatori di Pietro è <strong>la</strong> stessa di quel<strong>la</strong> degli antidiluviani. La fine di tutte le cose è vicina (4:7,17). Il<br />

battesimo è, per <strong>la</strong> generazione contemporanea, ciò che l’acqua del diluvio o l’arca è stata per Noè e i suoi<br />

contemporanei: mezzo di salvezza per coloro che credettero, di giudizio per coloro che furono increduli e non accettarono<br />

<strong>la</strong> predicazione di Cristo.<br />

131 Origene, Omelia VII sul Levitico.<br />

132 CAMELOT Thomas, Introduction au traité contre les païens d’Athanase d’Alexandrie, Paris 1946, p. 47.<br />

133 CULLMANN Oscar, Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?, Paideia, Brescia 1970, p. 15.<br />

134 Genesi 2:17; 3:4.<br />

173


CAPITOLO III<br />

opposte, hanno finito per convergere; essi si sono incontrati e hanno mischiato le loro<br />

acque». Queste acque si mesco<strong>la</strong>rono nel giudaismo tardivo, e nel cristianesimo postapostolico.<br />

«Le acque chiare del Rodano e le acque fangose dell’Arve si incontrano a<br />

Ginevra: esse lottano per mantenere <strong>la</strong> loro indipendenza e <strong>la</strong> loro omogeneità, e fino<br />

a una certa distanza dopo il loro congiungimento si possono vedere (ancora) le due<br />

correnti distinte, di colori differenti, come separate da una linea ideale; poi, a poco a<br />

poco <strong>la</strong> fusione si opera; ben presto le due correnti si confondono e danno origine a<br />

un nuovo fiume ad acqua torbida: è il Rodano, ma modificato nel<strong>la</strong> sua apparenza<br />

dall’apporto del suo affluente». 135<br />

E <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci dice che «per imporsi ai pagani, il cristianesimo si tinse di<br />

paganesimo, divenne pagano». 136<br />

«Mentre il paganesimo si cristianizzava, il cristianesimo si paganizzava. Un giorno<br />

venne in cui le due potenze furono abbastanza ravvicinate per confondersi. Da questa<br />

fusione è nato il cattolicesimo» 137 che vive anche nel<strong>la</strong> Chiesa ortodossa, nel<br />

protestantesimo e nell’evangelismo che non hanno saputo saltare i secoli<br />

dell’apostasia per ritornare all’insegnamento dei profeti e degli apostoli.<br />

India<br />

Nel lontano Oriente in India «gli Aria credevano all’immortalità delle anime che<br />

dovevano, dopo <strong>la</strong> morte, abitare il cielo, il sole o gli astri, e che essi tendevano a<br />

identificare con gli dèi». 138<br />

«Noi troviamo presso gli Aria dell’India, per quanto lontano possiamo risalire, una<br />

fede profonda nell’immortalità. Secondo i Veda, in effetti, <strong>la</strong> cui più antica parte, <strong>la</strong><br />

Rig-Véda, deve, nel<strong>la</strong> sua totalità, datare del X secolo a.C., il principio vitae che<br />

risiede nell’uomo è il fuoco; venuto dal cielo dove costituisce l’essenza del<strong>la</strong> divinità,<br />

il fuoco deve risalirvi; ed ecco perché il popolo... praticò molto presto <strong>la</strong> cremazione,<br />

con l’idea che il rogo trasportasse in cielo l’elemento vitale. L’anima non è dunque<br />

che una emanazione del<strong>la</strong> sostanza divina e, come tale, deve, quando essa <strong>la</strong>scia il<br />

corpo, continuare a vivere in mezzo a questa sostanza; essa è, per natura,<br />

immortale». 139<br />

«La credenza dell’immortalità dell’anima era fermamente radicata nel<strong>la</strong> mente<br />

degli Aria dei sette fiumi... Il sacrificio agli antenati aveva lo scopo di facilitare alle<br />

anime dei morti l’accesso al cielo; essi li deificavano in qualche modo» 140 e quindi «<strong>la</strong><br />

135<br />

VAUCHER Alfred Félix, Le problème de l’immortalité, ed. Fides, Collonges sous Salève, p. 19.<br />

136<br />

RENEL Charles, Les Religions de <strong>la</strong> Gaule avant le Christianisme, Paris 1906, p. 2; cit. da VAUCHER Alfred Félix,<br />

L’homme son origine sa destinée, Dammarie-Les-Lys 1974, p. 55.<br />

137<br />

REVILLE Jean, La Religion à Rome sous les Sévères, Paris 1886, p. 294.<br />

138 a<br />

MILLOUÉÈ Léon de, Précisation de l’Histoire des religions, I parte: Religion de l’Inde, Paris 1890, p. 48; cit. da<br />

A.F. Vaucher, Le problème de l’immortalité, p. 10.<br />

139<br />

VIEL Jean, Les idées des Grecs sur <strong>la</strong> vie future, Toulouse 1897, p. 14; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

140 a<br />

LENORMANT François, Manuel d’Histoire Ancienne de l’Orient jusqu’au début des guerres médiques, vol. III, 6<br />

ed., Paris 1896, p. 470; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 11.<br />

174<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

personalità del defunto sussisteva tutta intera nell’altra vita». 141 È più tardi, con i<br />

Bramini, che inizia l’idea del<strong>la</strong> trasmigrazione delle anime.<br />

Egitto<br />

«In molte cose essenziali, teologicamente e socialmente, sotto dei simboli e dei<br />

nomi differenti, l’Egitto riproduce l’India». 142<br />

Accanto al concetto dell’immortalità dell’anima sussiste quello del<strong>la</strong> risurrezione e<br />

«queste cure estreme degli Egiziani per preservare i corpi dal<strong>la</strong> corruzione e<br />

assicurare a loro l’integrità erano un atto di fede nell’altra vita e l’indizio di una vaga<br />

speranza in una sicura risurrezione». 143<br />

«L’anima propriamente detta sale o s’invo<strong>la</strong> al cielo. Essa va, secondo le idee<br />

dell’epoca arcaica esposte nei testi delle piramidi, a congiungersi con le stelle<br />

innumerevoli o, secondo le dottrine che prevalsero più tardi, essa va a fondersi nel<br />

sole, l’astro per eccellenza». 144<br />

In Egitto è presente anche <strong>la</strong> concezione che nel<strong>la</strong> vita futura ci sia anche una<br />

seconda morte dei cattivi. 145<br />

Grecia<br />

La Grecia stessa, cul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> civiltà europea ed occidentale, col tempo ha subito <strong>la</strong><br />

seduzione dell’Eden.<br />

«La credenza nell’immortalità celeste dell’anima fece <strong>la</strong> sua apparizione nel<br />

mondo greco, nel corso del<strong>la</strong> seconda metà del V secolo. Essa trasformò radicalmente<br />

<strong>la</strong> rappresentazione che i popoli dell’Oriente mediterraneo si facevano dell’origine,<br />

del<strong>la</strong> natura e del destino delle anime. Al<strong>la</strong> concezione del soffio vitale che si dissipa<br />

con <strong>la</strong> morte, al<strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> sopravvivenza delle ombre vane che ripetono in gesti<br />

inefficaci, nel regno sotterraneo dei morti, i <strong>la</strong>vori dell’esistenza terrestre, sostituì<br />

l’idea di un’anima di essenza celeste, smarrita in questo basso mondo come in una<br />

terra d’esilio, destinata a ritornare al<strong>la</strong> sua patria d’origine, per gustare, in compagnia<br />

degli dei siderali, una immortalità radiosa. Essa trasferì i Campi Elisi degli Egiziani e<br />

degli Orfici dalle viscere del<strong>la</strong> terra al campo delle stelle e fece del regno dei morti il<br />

regno dei cieli». 146<br />

141<br />

OLDEMBERG Hermann, La Religion du Véda, Paris 1903, p. 451; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

142<br />

BRUNEL Henri, Avant le Christianisme, ou Histoire des doctrines religeuses ou philosophiques de l’Antiquité,<br />

Paris 1852, p. 104; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 11.<br />

143<br />

MALLON Alexis, Les Hébreux en Egypte, Rome 1821, p. 90; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 12.<br />

144<br />

VIREY Philippe, La religione de l’ancien Egypte, Paris 1910, p. 239; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 12.<br />

145<br />

Vedere BERGUER-BRETT Henry, Le Conditionalisme et l’Universalisme conditionnel, Genève 1879, p. 6.<br />

146<br />

OROUGIER Louis, L’origine astronomique de <strong>la</strong> croyance pythagoricienne en l’immortalité céleste des âmes, Paris<br />

1933, p. III; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 14.<br />

175


CAPITOLO III<br />

P<strong>la</strong>tone, discepolo di Socrate, che ha formu<strong>la</strong>to in tutto il suo rigore il dogma<br />

dell’immortalità dell’anima: insegnava «un’immortalità personale». 147 «La nostra<br />

anima è più che immortale; essa ha l’eternità in sorte: è una delle tesi cardinali di<br />

P<strong>la</strong>tone». 148<br />

«Secondo P<strong>la</strong>tone, non so<strong>la</strong>mente l’anima è eterna, essa è in più immortale benché<br />

<strong>la</strong> distinzione non sia esplicita, come è chiaramente indicato nel Fedone». 149<br />

«P<strong>la</strong>tone... riprende l’antica teoria degli orfici e dei pitagorici che proc<strong>la</strong>mavano<br />

l’immortalità dell’anima, e <strong>la</strong> necessità per essa di liberarsi dai legami del corpo». 150<br />

Però «l’immortalità restava ai loro occhi (di Socrate e di P<strong>la</strong>tone) piuttosto una<br />

bel<strong>la</strong> speranza che una verità dimostrata». 151<br />

Mesopotamia<br />

«I Caldeo-Babilonesi ammettevano che nell’uomo un elemento immateriale si<br />

univa al corpo... È questo elemento immateriale che sopravvive al<strong>la</strong> morte... Il suo<br />

destino dopo il trapasso può essere di due sorti. Alcune anime privilegiate<br />

raggiungono, per il favore degli dèi, una vera apoteosi, esse sono ammesse nel cielo<br />

in compagnia degli dèi... Per gli uomini comuni <strong>la</strong> sorte d’oltretomba è d’una natura<br />

molto più oscura... Nel paese senza ritorno,... l’anima persiste, ma privata di<br />

sentimento, incapace di attività, immersa nelle tenebre; non è l’annientamento, ma<br />

non è neppure l’immortalità come noi <strong>la</strong> concepiamo, è uno stato intermedio, una<br />

specie di intorpidimento e di sonno». 152 Ma accanto a questo concetto «si hanno delle<br />

prove incontestabili del<strong>la</strong> credenza dei Caldei all’immortalità dell’anima». 153<br />

Ciò che si insegna oggi nel<strong>la</strong> cristianità risente fortemente dell’insegnamento che<br />

era dato in Persia dopo <strong>la</strong> riforma di Zoroastro: «L’uomo è composto d’un corpo e di<br />

un’anima. Le anime, tutte sorelle, create dall’origine vengono successivamente ad<br />

unirsi a un corpo del quale esse si spogliano nell’ora del<strong>la</strong> morte per ritrovarlo nel<br />

momento del<strong>la</strong> risurrezione, e per restarvi per sempre uniti. Dei castighi sono riservati<br />

alle anime dei colpevoli; delle ricompense attendono le anime dei giusti. Dio è<br />

rimuneratore e vendicatore. I castighi non sono affatto eterni, essi non devono durare<br />

che tanto quanto il genio del male, cioè <strong>la</strong> durata del tempo che passa». 154<br />

È nel<strong>la</strong> terra di Babele che questa concezione dell’immortalità deve avere avuto <strong>la</strong><br />

sua origine estendendosi nei vari continenti.<br />

147<br />

ROHDE Ervin, Psyché, p. 479; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 15.<br />

148<br />

PIAT Clodius, P<strong>la</strong>ton - Les Grands Philosophes, Paris 1906, p. 238; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 16.<br />

149<br />

CHAIGNET Antoine-Edouard, De <strong>la</strong> Psychologie de P<strong>la</strong>ton, Paris 1862, p. 195; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 16.<br />

150<br />

VERNER Charles, La Philosophie Grecque, Paris 1938, p. 104; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

151<br />

PETAVEL-OLLIFF E., Le Problème de l’Immortalité, t. I, Paris 1891, p. 72.<br />

152<br />

LENORMANT François, La Divination et <strong>la</strong> Science des Présages chez les Chaldéens, Paris 1875, pp. 153-155; cit.<br />

A.F. Vaucher, idem, p. 13.<br />

153<br />

ERMONI Vincent, La Bible et l’Assyriologie, Paris 1905, p. 55; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

154<br />

MÈNANT Joachim, Zoroastre - Essai sur <strong>la</strong> philosophie religieuse de <strong>la</strong> Perse, Paris, p. 192; cit. A.F. Vaucher,<br />

idem.<br />

176<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Riepilogo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

PhilèmonVincent riassume così gli usi e i costumi dell’antichità nei confronti dei<br />

defunti:<br />

«Gli abitanti del<strong>la</strong> Gallia facevano dei prestiti in denaro rimborsabili nell’altro<br />

mondo.<br />

Gli antichi Greci mettevano nel<strong>la</strong> bocca del morto una moneta, per pagare il suo<br />

trasporto fino al soggiorno delle anime.<br />

Gli Egiziani mettevano vicino al cadavere, nel<strong>la</strong> sua tomba, “il Libro dei Morti”,<br />

che conteneva le preghiere tramite le quali si doveva conciliare il favore divino<br />

nell’altra vita.<br />

I Pellirosse si fanno seppellire con le loro frecce, al fine di potere ancora vivere,<br />

nell’oltretomba, del<strong>la</strong> loro caccia.<br />

Il Lappone, nelle distese g<strong>la</strong>ciali del Nord, fa mettere nel<strong>la</strong> sua tomba una pietra di<br />

silice ed un’esca da fuoco per fare del fuoco al suo risveglio.<br />

L’Esquimese del<strong>la</strong> Groen<strong>la</strong>ndia sotterra con il suo bambino un cane, che gli deve<br />

servire da guida». 155<br />

L’etnologo Jean Servier constata: «Tutti i riti funerari sono tecniche <strong>la</strong> cui<br />

efficacia è condizionata dal<strong>la</strong> credenza nel<strong>la</strong> sopravvivenza dell’anima e da una<br />

conoscenza approfondita delle modalità di questa sopravvivenza, <strong>la</strong> cui concezione è<br />

analoga nelle diverse civiltà». 156<br />

Ma «<strong>la</strong> tesi filosofica dell’immortalità e dell’indistruttibilità dell’anima umana... è<br />

assolutamente estranea al<strong>la</strong> religione biblica». 157<br />

«In virtù d’una immunità straordinaria, i libri canonici dell’Antico Testamento non<br />

tradiscono da nessuna parte, in un modo innegabile, l’influenza delle dottrine<br />

p<strong>la</strong>toniche che sono però evidenti in molti libri deuterocanonici». 158<br />

«La dottrina pagana dell’immortalità dell’anima è <strong>la</strong> negazione su tutte le linee dei<br />

dogmi fondamentali del<strong>la</strong> Chiesa cristiana. Non so<strong>la</strong>mente del<strong>la</strong> Risurrezione, ma<br />

soprattutto del<strong>la</strong> Creazione. Poiché un’anima immortale non è creata. Secondo le<br />

diverse dottrine p<strong>la</strong>toniche o induiste, secondo tutte le grandi mitologie pagane,<br />

d’altronde in ciò perfettamente conseguenti, l’anima non è mai creata, essa è una<br />

emanazione del<strong>la</strong> divinità, una particel<strong>la</strong>, una scintil<strong>la</strong> divina, caduta ed imprigionata<br />

in un corpo e che, liberata da questo corpo con <strong>la</strong> morte, ritorna a fondersi nel<strong>la</strong><br />

divinità. Così <strong>la</strong> morte non è più una maledizione, non è più il sa<strong>la</strong>rio del peccato, al<br />

contrario. È una liberazione». 159<br />

155 VINCENT Philémon, Manuel de religione chrétienne, Paris, p. 257.<br />

156 SERVIER Jean, L’uomo e l’invisibile, ed. Rusconi, Mi<strong>la</strong>no 1973, p. 144.<br />

157 REUSS Edouard, Histoire de <strong>la</strong> théologie chrétienne au siècle apostolique, vol. II, 3 a ed., Strasburg 1864, p. 554.<br />

158 Petavel Olliff, o.c., t. I, p. 120.<br />

159 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Des antipodes, ed. D. & N., 1967, p. 128.<br />

177


CAPITOLO III<br />

L’uomo secondo <strong>la</strong> Bibbia<br />

A questa concezione pagana <strong>la</strong> Sacra Scrittura contrappone che «l’Eterno Iddio<br />

formò l’uomo dal<strong>la</strong> polvere del<strong>la</strong> terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo<br />

divenne un’anima vivente». 160<br />

Scrive J. Zurcher: «Questo breve racconto ha non so<strong>la</strong>mente il vantaggio di<br />

stabilire i legami che esistono realmente tra Dio e l’uomo, ma ancora di dirci tutto ciò<br />

che è possibile affermare quanto al<strong>la</strong> natura intima dell’uomo, cioè:<br />

1. che l’uomo è formato da due principi corre<strong>la</strong>tivi;<br />

2. che <strong>la</strong> sintesi di questi principi costitutivi dell’essere umano formano un<br />

tutto: l’uomo;<br />

3. che <strong>la</strong> caratteristica dell’uomo è di essere un’anima vivente».<br />

Di conseguenza l’anima<br />

- non è divina;<br />

- non è preesistente al<strong>la</strong> creazione dell’uomo;<br />

- non è una sostanza immateriale, separata e separabile dall’uomo, che è stata<br />

un bel giorno imprigionata nel corpo e che un giorno lo <strong>la</strong>scerà. Nel<br />

pensiero biblico l’uomo forma un tutto indivisibile.<br />

«Il testo afferma... chiaramente che il nephesh (anima, in greco psiche) non è dato<br />

all’uomo come un’anima che sarebbe depositata in un corpo, ma il risultato finale<br />

dell’azione divina è una realtà contemporaneamente fisica e spirituale; così <strong>la</strong><br />

traduzione più adeguata di nephesh chayah è quel<strong>la</strong> di essere vivente... Il nephesh è il<br />

risultato del basar (carne) animato dal ruach (spirito)». 161<br />

Con l’espressione anima, <strong>la</strong> Bibbia presenta l’uomo, l’io, l’essere intero nelle sue<br />

varie manifestazioni: l’anima si sazia; 162 prova delle emozioni; 163 ha una attività<br />

morale 164 e può morire, 165 Gesù con il suo sacrificio offre <strong>la</strong> sua anima cioè se<br />

stesso. 166 L’anima è <strong>la</strong> persona. 167<br />

Il maestro Vaucher riassume così l’antropologia biblica: materia + forma = corpo;<br />

corpo + spirito = anima o persona vivente che si manifesta sotto il triplice aspetto<br />

fisico, psichico e spirituale. 168<br />

L’uomo quindi non ha un corpo, ma è un corpo; non ha un’anima, ma è un’anima;<br />

non ha uno spirito, ma è uno spirito. Corpo anima e spirito 169 sono i diversi organi<br />

160 Genesi 2:7.<br />

161 ZURCHER Jean, L’Homme, sa nature et sa destinée, Neuchâtel 1953, p. 156.<br />

162 Salmo 107:9.<br />

163 Salmo 35:9; 2Re 4:27.<br />

164 Michea 6:7; 2Re 9:15.<br />

165 Ezechiele 18:4, 20.<br />

166 Giovanni 10:11,15,17.<br />

167 Atti 2:41; 27:10.<br />

168 A.F. Vaucher, L’homme,..., p. 15.<br />

178<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

con i quali l’uomo entra in re<strong>la</strong>zione con l’ambiente che lo circonda, con i suoi simili<br />

e con Dio. Corpo anima e spirito sono tre gradi del<strong>la</strong> manifestazione dell’essere<br />

umano.<br />

Che l’uomo sia un tutt’uno e non un composto viene oggi confermato dal<strong>la</strong><br />

medicina psicosomatica.<br />

«Non si può curare il corpo senza curare l’anima e lo spirito. Non vi è riforma<br />

fisica di una vita senza riforma morale, e non c’è riforma morale senza rinnovamento<br />

spirituale». 170<br />

«L’antropologia biblica si avvera oggi, al<strong>la</strong> luce dei <strong>la</strong>vori contemporanei di<br />

biologia, di psicologia e di psicopatologia, d’una verità e d’una giustezza che fanno<br />

del<strong>la</strong> Bibbia una miniera ancora inesplorata di insegnamenti per l’antropologia e <strong>la</strong><br />

psicologia, come anche <strong>la</strong> psichiatria. Il problema psicofisiologico, quello delle<br />

emozioni, del<strong>la</strong> vita psicopatica, sia a livello intellettuale che emotivo... sono stati<br />

trattati nei testi ebraici con una precisione e con una padronanza che deve servire da<br />

modello al<strong>la</strong> moderna ricerca. È infatti verso il punto di vista biblico che si orienta<br />

senza saperlo l’antropologia positiva, di mano in mano che si libera dagli schemi<br />

p<strong>la</strong>tonici e cartesiani». 171<br />

L’apostolo Paolo<br />

annuncia che nel<strong>la</strong> Chiesa si sarebbero invocati i demoni, cioè i morti<br />

Paolo profetizzava che sarebbe venuto il tempo in cui <strong>la</strong> cristianità avrebbe<br />

accettato le dottrine pagane dello stato dei morti facendo di conseguenza un culto ai<br />

defunti, che venivano chiamati demoni. Questa forma di culto sarebbe stata esercitata<br />

nel<strong>la</strong> chiesa di Gesù Cristo.<br />

Al suo col<strong>la</strong>boratore Timoteo scrive:<br />

«Lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni<br />

apostateranno dal<strong>la</strong> fede, dando retta a spiriti seduttori e a<br />

dottrine di demoni». 172<br />

Con queste parole Paolo dice semplicemente che <strong>la</strong> dottrina greca dei «demoni»<br />

che i <strong>la</strong>tini chiamano «geni» o «semidei» (divi), cioè il culto ai trapassati che si<br />

credevano elevati in cielo, ai quali s’innalzavano altari, si accendevano delle candele,<br />

si bruciava l’incenso o si indirizzavano delle preghiere come a dei protettori,<br />

intermediari tra l’uomo e le divinità, sarebbe entrato nel<strong>la</strong> cristianità apostata. Che<br />

con demoni si intendessero i trapassati è ciò che lo stesso apostolo Paolo dice nel suo<br />

discorso all’aeropago di Atene: «Ateniesi io vedo che siete in ogni cosa quasi troppo<br />

169 2 Tessalonicesi 5:23.<br />

170 TOURNIER Paul, Medicina Individuale, 2 a ed., AVE, Roma, p. 86.<br />

171 TRESMONTANT C<strong>la</strong>ude, Metafisica del cristianesimo e <strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> filosofia cristiana, p 33.<br />

172 1 Timoteo 4:1.<br />

179


CAPITOLO III<br />

religiosi». 173 O, secondo l’espressione greca “deisidaimonestérous”, «come troppo<br />

dedicati al culto dei demoni».<br />

Luca, nel redigere l’esperienza di quel giorno, dice che gli Ateniesi, par<strong>la</strong>ndo tra di<br />

loro, dicevano di Paolo «pare essere un predicatore di divinità straniere», traduzione<br />

letterale, «sembra che annunci dei “demoni stranieri”» 174 . Chi erano questi demoni<br />

stranieri che Paolo annunziava? «Annunziava Gesù e <strong>la</strong> risurrezione», cioè<br />

annunciava il “demone" Gesù, che dal<strong>la</strong> morte è ritornato al<strong>la</strong> vita.<br />

Giovanni nell’Apocalisse usa ancora questa espressione «demone» quando predice<br />

che <strong>la</strong> cristianità corrotta, malgrado sia stata colpita dalle conseguenze dell’infedeltà a<br />

Dio, continua a adorare «i demoni». 175<br />

Nessuna Chiesa cristiana ha presentato un culto a degli spiriti maligni, ma troppo<br />

numerosi sono stati i cristiani che hanno presentato un culto a «degli spiriti di morti<br />

deificati» o a «dei demoni» secondo l’espressione greca di Paolo.<br />

Nel Nuovo Testamento <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> demone indica i trapassati e le divinità, i semidei<br />

dei popoli pagani. 176 Designa anche gli spiriti impuri o cattivi che Satana impiega al<br />

suo servizio. Generalmente negli Evangeli l’espressione demone ha questo secondo<br />

significato, ma nelle epistole dell’apostolo Paolo ha generalmente il primo<br />

significato. 177<br />

Nell’Antico Testamento, versione greca dei LXX, il significato primo e principale<br />

di questa paro<strong>la</strong> si applica agli idoli dei pagani. 178<br />

È per abuso che Satana nel linguaggio corrente viene chiamato demone o<br />

demonio. Questo nome però non gli è mai dato nel<strong>la</strong> Scrittura. I demoni sono sotto il<br />

suo potere; perché è lui l’artefice di questo imbroglio e perché è lui che domina sugli<br />

spiriti decaduti. Nel<strong>la</strong> Bibbia nessun essere è chiamato demonio per eccellenza.<br />

Il significato del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> demone: semidei e trapassati, è confermato dai Padri<br />

del<strong>la</strong> Chiesa sia <strong>la</strong>tina che greca.<br />

Agostino nel<strong>la</strong> sua Città di Dio scrive: «Apuleio e quanti <strong>la</strong> pensano come lui<br />

hanno attribuito ai demoni <strong>la</strong> dignità di risiedere nell’aria, cioè tra il cielo e <strong>la</strong> terra,<br />

così che essi rechino agli dèi le preghiere degli uomini e riportino a questi i doni<br />

ottenuti “non essendovi nessun Dio che si abbassi fino all’uomo”». 179 Così, coloro<br />

173 Atti 17:22.<br />

174 Atti 17:18.<br />

175 Apocalisse 9:20.<br />

176 Atti 17:18-22; 1 Corinti 10:20,21; Apocalisse 9:20; 18:2.<br />

177 Il significato del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> demone è stato sapientemente stabilito da CAMPBELL nel suo Vl discours préliminaire<br />

sur les Evangiles; da MÈDE, Commentaire sur <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de Jean, p. 623; da ELLIOTT Edward-Bishop, Horae<br />

apocalypticae, ou Commentary on the Apocalypse, 1 a ed., p. 326; vedere GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III,<br />

Paris 1849, pp. 394,395; vedere FOERSTER W., daimon, in Grande Lessico del Nuovo Testamento, t. II, voce, Paideia<br />

1966, p. 744 e seg..<br />

178 Deuteronomio 32:17; Salmo 96:5; 106:37,38 (gr. 105) 2 Cronache 10:20,21.<br />

179 P<strong>la</strong>tone, Convito, 203. «P<strong>la</strong>tone nel Simposio dice che “chi è demone è intermediario tra Dio e i mortali... I<br />

demoni interpretano agli dèi le cose degli uomini, e agli uomini le cose degli dèi”», cit. da GODET Frédéric,<br />

Commentaire sur <strong>la</strong> I épître aux Corinthiens, t. II, Neuchâtel 1887, p. 106. Plutarco ha scritto un libro sul buon<br />

«demone» di Socrate.<br />

180<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

che credettero queste cose stimarono cosa sconveniente che gli dèi comunicassero con<br />

gli uomini e gli uomini con gli dèi. Ritennero invece cosa degna che i demoni<br />

comunicassero con gli dèi e con gli uomini per trasmettere agli uni le petizioni e agli<br />

altri i favori». 180<br />

Ignazio martire (II secolo) ricorda nel<strong>la</strong> sua episto<strong>la</strong> di Smirne l’apparizione di<br />

Gesù agli apostoli dopo <strong>la</strong> crocifissione e gli fa dire: «Prendetemi, palpatemi, e<br />

vedete che io non sono per nul<strong>la</strong> un demone incorporale». 181<br />

Sotto l’influenza del<strong>la</strong> filosofia greca e delle concezioni pagane, che già avevano<br />

influenzato il giudaismo, il concetto dell’immortalità dell’anima si insediò nel<strong>la</strong><br />

cristianità perché i padri del<strong>la</strong> Chiesa non si preoccuparono di verificare le proprie<br />

radici pagane con <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. Forti personalità pagane accettarono il Cristo degli<br />

evangeli, ma a causa di una mancanza di conoscenza dell’insegnamento biblico,<br />

portarono nel<strong>la</strong> Chiesa le loro concezioni filosofiche quale loro patrimonio culturale<br />

arricchito dai valori del<strong>la</strong> nuova fede. Col tempo fu normale sostituire il culto pagano<br />

al<strong>la</strong> divinità e ai trapassati con quello dei martiri prima e dei santi dopo.<br />

Gli eroi pagani vengono sostituiti dai martiri e dai santi cristiani<br />

È così che Eusebio, vescovo di Cesarea, all’inizio del IV secolo dopo aver citato<br />

P<strong>la</strong>tone «il quale vorrebbe che gli uomini morti per <strong>la</strong> patria fossero considerati<br />

demoni, e che i loro sepolcri fossero adorati come quelli dei demoni», fa di questa<br />

dottrina del filosofo un argomento a favore delle feste che i cristiani celebravano già<br />

nel suo tempo sulle tombe dei martiri, perché secondo lui non è sbagliato che questi<br />

morti «siano accettati come campioni del<strong>la</strong> vera religione... Da qui <strong>la</strong> nostra abitudine<br />

di andare presso i loro sepolcri e di rivolgere loro una preghiera e dare onore alle loro<br />

anime benedette». 182<br />

Teodoreto, vescovo di Tiro, all’inizio del V secolo, dopo aver citato il poeta<br />

Esiodo che considerava i trapassati, tra i quali i migliori filosofi, come i guardiani e i<br />

preservati dal male diceva: «Perché trovate voi sbagliato se lo facciamo anche noi nei<br />

confronti di coloro che sul<strong>la</strong> terra sono stati eminenti nel<strong>la</strong> pietà e soffrirono il<br />

martirio?<br />

Noi cristiani non li chiamiamo demoni, che Dio ce ne guardi, ma amici e servitori<br />

di Dio, i quali essendo ora morti e quindi fuori dal loro corpo, hanno <strong>la</strong> capacità di<br />

guardare gli affari degli uomini. Ed è per questo che vengono invocati. I loro templi<br />

sono celebri per <strong>la</strong> loro grandezza e bellezza. Coloro che sono in salute li pregano<br />

affinché vi siano conservati, coloro che sono da molto tempo amma<strong>la</strong>ti li pregano per<br />

essere guariti, coloro che non hanno figli li pregano affinché li possano avere, quelli<br />

che partono per un viaggio li invocano affinché siano nei loro confronti compagni e<br />

guida.<br />

180 Agostino, Città di Dio, libro VIII, cap. 8.<br />

181 Cit. da E.B. Elliott, o.c., p. 507; cit. da Mède, o.c., p. 642.<br />

182 Cit. da L. Gaussen, o.c., t. III, p. 107.<br />

181


CAPITOLO III<br />

La dimostrazione del fatto che i nostri martiri sono come i vostri protettori è data<br />

dal fatto che coloro che fanno delle petizioni vengono esauditi e <strong>la</strong> prova <strong>la</strong> si ha nelle<br />

offerte fatte dai fedeli in riconoscenza per <strong>la</strong> guarigione ottenuta. I doni votivi che voi<br />

potete vedere sono: effigi di occhi, di mani, oro, argento. In verità i nostri martiri<br />

hanno abolito e cancel<strong>la</strong>to <strong>la</strong> memoria di coloro che si chiamano dèi dal<strong>la</strong> mente degli<br />

uomini. Il Signore ha introdotto i nostri morti al posto dei vostri dèi destituendoli e<br />

dando il loro onore ai nostri martiri. Al posto del<strong>la</strong> festa di Giove e di Bacco e di altri<br />

simili, adesso si celebrano le feste di Pietro e Paolo, Tommaso e Serpio e di altri<br />

martiri». 183<br />

Questo assorbimento del mondo pagano ha suscitato però delle reazioni anche se il<br />

loro effetto è stato nullo. Chi ha contestato queste pratiche pagane nel<strong>la</strong> Chiesa di Dio<br />

è stato come una voce nel deserto. Il culto ai morti non solo non è stato abbandonato<br />

ma rivalutato. Un esempio chiaro lo troviamo nel culto (ambiguamente chiamato<br />

devozione) al<strong>la</strong> Vergine, Regina del cielo 184 , che il vescovo sant’Epifanio, nel IV<br />

secolo, rimproverava ai colliridiani dicendo: «Non bisogna onorare i santi al di là di<br />

ciò che è loro dovuto, poiché è il Signore che noi dobbiamo servire. La Vergine non è<br />

stata per nul<strong>la</strong> proposta al<strong>la</strong> nostra adorazione, poiché el<strong>la</strong> ha adorato Colui che,<br />

secondo <strong>la</strong> carne, è nato da lei. Che nessuno dunque adori Maria. È a Dio solo, il<br />

Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, che appartiene questo mistero, ma a nessun<br />

uomo, né a nessuna donna, e gli angeli stessi non sono affatto degni di una simile<br />

gloria.<br />

Così dunque certe donnette non disturbino più <strong>la</strong> Chiesa e non dicano più: “Noi<br />

onoriamo <strong>la</strong> Regina del Cielo”, poiché dicendolo e offrendo le loro focacce,<br />

compiono ciò che è stato predetto, che alcuni apostateranno dal<strong>la</strong> fede, dando retta a<br />

spiriti seduttori e a dottrine di demoni. 185 No questo errore del popolo antico 186 non<br />

prevarrà su noi al punto da allontanarci dal Dio vivente per adorare le creature, poiché<br />

se un angelo rifiuta di essere adorato da San Giovanni, 187 come lo rifiuterebbe ancor<br />

più colei che non fu che <strong>la</strong> figlia di Anna». 188<br />

<strong>Quando</strong> i due fiumi, quello del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione e quello del<strong>la</strong> seduzione si<br />

incontrarono, dopo un po’ di tempo le acque si mesco<strong>la</strong>rono e non dettero più segni di<br />

distinzione. Il cristianesimo apostata non aveva nul<strong>la</strong> che si differenziava dal<br />

paganesimo vinto e tuttavia vincitore.<br />

Agostino riconosceva che «a proposito dei beni che godono i beati (i morti, cioè i<br />

demoni) dopo questa vita non c’è dissenso tra i più illustri filosofi e noi; essi<br />

183<br />

Eusebio, Prepararazione evangelica, XIII, 11; cit. da L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 394, 295; E.B. Elliott, o.c., t. II,<br />

5 a ed., London 1862, p. 505.<br />

184<br />

Espressione questa che il profeta Geremia attribuiva al culto pagano di Astarte. Geremia 7:18.<br />

185<br />

Cita chiaramente Paolo: 1 Timoteo 4:1.<br />

186<br />

Allusione al Salmo 106:37.<br />

187<br />

Vedere Apocalisse 19:10; 22:8,9.<br />

188 a<br />

S. Epifanio, Libro III, Commentario, 2 ed., t. II - haeres 79; cit. da GROSS Charles, L’Œcuménisme, Metz, p. 14<br />

nota; cit. L. Gaussen, o.c., t. III, p. 107; cit. E. Elliott, o.c., p. 508.<br />

182<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

combattono so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> risurrezione del<strong>la</strong> carne, e <strong>la</strong> negano con tutte le loro<br />

forze». 189<br />

La teoria dell’immortalità dell’anima è stata affermata da Tertulliano, esposta da<br />

Agostino e ha trovato <strong>la</strong> sua formu<strong>la</strong> definitiva in Tommaso d’Aquino.<br />

Il cristianesimo <strong>diventa</strong> così una religione di pratiche pagane o, se vogliamo, un<br />

paganesimo di credenze cristiane.<br />

Sebbene l’apostolo Paolo insegni chiaramente che Gesù è il «solo mediatore tra<br />

Dio e gli uomini» 190 , <strong>la</strong> Chiesa ha sostituito l’opera del Cristo con quel<strong>la</strong> dei santi e<br />

delle vergini, sostitutivi di tutte quelle divinità pagane che fungevano da intermediari<br />

tra le divinità superiori e gli uomini, avendo anche il compito di proteggere le città, le<br />

arti e i mestieri.<br />

Ruolo di Roma nel<strong>la</strong> soppressione del II comandamento<br />

Nell’Antico Testamento, come abbiamo visto, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> demone è attribuita anche<br />

agli idoli, alle statue dei pagani.<br />

Il secondo comandamento dice: «Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna<br />

delle cose che sono <strong>la</strong>ssù ne’ cieli o quaggiù sul<strong>la</strong> terra o nelle acque sotto <strong>la</strong> terra;<br />

non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servire loro... ». 191<br />

Fu perché <strong>la</strong> Chiesa praticava il culto ai demoni che con il tempo, per una<br />

questione di coerenza, si trovò nell’obbligo di togliere dal decalogo il secondo<br />

comandamento, che in una forma chiara <strong>la</strong> condannava nel suo allontanamento dal<strong>la</strong><br />

legge di Dio, anche se questo comandamento va oltre questa pratica pagana.<br />

Uno dei tentativi per mantenere <strong>la</strong> coerenza nel<strong>la</strong> Chiesa riguardo a questo<br />

soggetto fu il concilio di Costantinopoli nel 754 con 338 vescovi, i quali decisero<br />

«che ogni immagine di qualunque materia fosse fatta e formata, sarebbe gettata fuori<br />

dal<strong>la</strong> Chiesa, come una cosa abominevole e pronunciarono queste stesse parole:<br />

“Gesù Cristo ci ha liberato dall’ido<strong>la</strong>tria e ci ha insegnato ad adorare in spirito e<br />

verità; ma il Diavolo, non potendo soffrire <strong>la</strong> bellezza del<strong>la</strong> Chiesa, a poco a poco ha<br />

riportato l’ido<strong>la</strong>tria sotto l’apparenza del cristianesimo, persuadendo gli uomini a<br />

servire <strong>la</strong> creatura, e ad adorare un’opera al<strong>la</strong> quale essi hanno messo il nome di Gesù<br />

Cristo”».<br />

Però nel 787 si tenne il secondo concilio di Nicea, VII concilio ecumenico, con<br />

350 vescovi, riunito sotto l’influenza del pontefice romano. Esso decretò: «Che<br />

sarebbero erette delle immagini del Signore Dio, nostro Salvatore Gesù Cristo, del<strong>la</strong><br />

nostra felice Signora <strong>la</strong> madre di Dio, dei venerabili angeli e di tutti i santi, e che<br />

chiunque avesse rigettato le immagini, le pitture o le reliquie dei martiri, sarebbe<br />

deposto, se è ecclesiastico, e scomunicato, se monaco o <strong>la</strong>ico»; aggiungendo, secondo<br />

189 Agostino, o.c., libro XXII, cap. XXVI. Agostino ha inoltre esposto i suoi argomenti filosofici in favore<br />

dell’immortalità dell’anima nel II libro dei Soliloqui e nel trattato dell’Immortalità dell’anima. Con Agostino molte<br />

concezioni dualistiche manichee entrarono nel<strong>la</strong> Chiesa.<br />

190 1 Timoteo 2:4.<br />

191 Esodo 20:4,5; confr. Levitico 26:1,<br />

183


CAPITOLO III<br />

il costume: «Dannazione a tutti gli eretici! Dannazione al concilio che ha ruggito<br />

contro le venerabili immagini! La santa Trinità li ha deposti». 192<br />

La formazione del dogma dell’immortalità dell’anima<br />

I secoli trascorsero e quando «verso il 1500, l’immortalità era il problema attorno<br />

al quale si agitavano tutte le questioni filosofiche» 193 il papa Leone X, nel<strong>la</strong> VIII<br />

sessione del V Concilio del Laterano, 19 dicembre 1513 proc<strong>la</strong>mò il dogma<br />

dell’immortalità dell’anima. «La bol<strong>la</strong> pubblicata in quell’occasione dice che “non<br />

so<strong>la</strong>mente l’anima è <strong>la</strong> forma del corpo, ma che essa è inoltre immortale... Coloro che<br />

insegneranno il contrario saranno puniti come eretici”». 194<br />

Lutero elevò <strong>la</strong> sua protesta contro questo dogma nel<strong>la</strong> sua XXVII tesi, pubblicata<br />

nel gennaio 1551, tre mesi prima di comparire a Worms e «nel<strong>la</strong> sua “Difesa di tutte<br />

le proposizioni condannate dal<strong>la</strong> nuova bol<strong>la</strong>”,... metteva il dogma dell’immortalità<br />

dell’anima nel novero delle “favole mostruose che fanno parte del letame<br />

romano”...». 195<br />

Sebbene «l’immortalità dell’anima sia <strong>la</strong> dottrina ufficiale del<strong>la</strong> Chiesa romana; i<br />

teologi del<strong>la</strong> Riforma non sono riusciti a svinco<strong>la</strong>rsene totalmente». 196 Lo stesso<br />

grande riformatore non è sempre stato coerente al<strong>la</strong> dottrina biblica dell’incoscienza<br />

dei morti. 197<br />

La Riforma, non avendo sottomesso ad un esame le dottrine che uscivano dal<br />

quadro del<strong>la</strong> giustificazione per fede, rimase incompleta e <strong>la</strong> confessione di fede di<br />

Westminster delle Chiese riformate ne è una chiara testimonianza. Essa può essere<br />

così riassunta:<br />

«l) Adamo è stato creato immortale come Dio stesso quanto al<strong>la</strong> sua anima, benché<br />

il suo corpo fosse mortale;<br />

2) La morte di cui fu minacciato in caso di disubbidienza aveva un triplice<br />

carattere: essa doveva mettere un termine al<strong>la</strong> vita fisica, separare l’anima da Dio e<br />

votar<strong>la</strong> a delle pene eterne». 198<br />

«E questa credenza d’origine greca e pagana domina ancora molte menti nel<br />

nostro tempo, malgrado il rinnovamento biblico del nostro tempo». 199<br />

192<br />

Cit. da GUERS Émile, Histoire abregée de l’Eglise, 1850, pp. 100,101.<br />

193<br />

Petavel Olliff, o.c., t. II, Paris 1892, p. 76.<br />

194<br />

Idem, p. 291.<br />

195<br />

Idem, p. 77.<br />

196<br />

BAUDRAZ Françis, Les epître aux Corinthiens, 1965, p. 117.<br />

197<br />

Vedere DANIEL Walther, The ministry, juill 1955, pp. 41,42.<br />

198<br />

Petavel-Olliff, o.c., t. II, p. 81. Questa confessione di fede ha ancora autorità presso le Chiese Presbiteriane del<strong>la</strong><br />

Scozia, Inghilterra e America.<br />

199<br />

F. Baudraz, o.c., p. 117.<br />

184<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


La dottrina dell’immortalità dell’anima: porta aperta allo spiritismo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

«Spiritismo, termine derivato dal <strong>la</strong>tino spiritus, sostanza incorporea capace di<br />

percezione, e con il quale si vuole designare una dottrina che afferma <strong>la</strong> possibilità di<br />

comunicare con lo spirito di un defunto attraverso un soggetto psichicamente<br />

predisposto». 200<br />

Lo spiritismo si presenta, fra l’altro, come una religione che afferma che l’anima<br />

di colui che muore ritorna nel mondo degli spiriti, dei disincarnati, e può essere<br />

accanto agli esseri incarnati che vedono e ascoltano.<br />

Nell’Enciclopedia Cattolica si scrive dello spiritismo: «Chi volesse ammettere per<br />

veri alcuni fatti assolutamente preternaturali, che si asserisce essersi svolti nel corso<br />

delle manifestazioni medianiche, e volesse accettarli come dimostrazione dell’origine<br />

ultraterrena del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione spiritica, ...sarebbe costretto ad ammettere nello svolgimento<br />

di tali fatti l’intervento di spiriti di natura diabolica.<br />

Sotto l’aspetto morale... l’interpretazione spiritica delle manifestazioni<br />

metapsichiche e <strong>la</strong> loro pratica, allo scopo di porsi in comunicazione con spiriti<br />

disincarnati, rappresenta colpa grave d’ido<strong>la</strong>tria e superstizione. Per tale ragione sin<br />

dal Vecchio Testamento simile pratica è stata condannata, dichiarata degna del<strong>la</strong> pena<br />

di morte 201 e a volte direttamente punita da Dio con <strong>la</strong> più grande severità... Un<br />

decreto del S. Uffizio del 4 agosto 1856 dichiara illecita, ereticale e scandalosa <strong>la</strong><br />

pratica di evocare le anime dei morti, riceverne responsi, ecc.; <strong>la</strong> dichiarazione del<strong>la</strong><br />

S. Penitenzieria, 1 febbraio 1882, dichiara illecito l’assistere, anche passivamente, alle<br />

consultazioni o ai giochi spiritici... <strong>la</strong> risposta del S. Uffizio, 1 0 aprile 1898, dichiara<br />

illecita l’evocazione dei trapassati». 202<br />

Se questo è ciò che dice <strong>la</strong> Chiesa, essa stessa però sostiene l’insegnamento dello<br />

spiritismo affermando <strong>la</strong> sua dottrina dell’immortalità naturale dell’anima.<br />

Come le persone vanno dal medium per potere intrattenersi con il defunto ed avere<br />

consigli, così <strong>la</strong> Chiesa afferma che il congiunto morto vede e segue tutti gli eventi<br />

quotidiani dei viventi e di conseguenza può influire sul<strong>la</strong> loro vita.<br />

Le manifestazioni più appariscenti dello spiritismo cristiano sono le apparizioni<br />

tanto osannate delle varie vergini 203 e le profezie che fanno i beati morti.<br />

La forza per combattere <strong>la</strong> piaga dello spiritismo, che conquista sempre più<br />

seguaci nel mondo sta so<strong>la</strong>mente nel ritorno all’insegnamento biblico. Lasciato<br />

questo, l’umanità non può che mettersi nelle mani dell’Avversario e subirne le<br />

seduzioni. La dottrina pseudo-cristiana dell’immortalità dell’anima è <strong>la</strong> porta che<br />

immette <strong>la</strong> cristianità in diretto contatto con gli angeli decaduti, con i demoni dei<br />

quali si par<strong>la</strong> molto negli evangeli.<br />

200<br />

Spiritismo, in Grande Dizionario Enciclopedico UTET, vol. XI, p. 1181.<br />

201<br />

Deuteronomio 18:9-12; Levitico 20:6,27.<br />

202<br />

Spiritismo, in Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 1138,1139. «Esponenti del cattolicesimo (dicono che) molte<br />

manifestazioni che gli spiritisti considerano come dovute a “disincarnati”, sarebbero invece dovuti a interventi<br />

diabolici»; Spiritismo, in Enciclopedia Italiana Treccani, vol. XXXII, p. 394.<br />

203<br />

Vedere Appendice n. 18.<br />

185


CAPITOLO III<br />

L’inferno e le pene eterne 204<br />

Come abbiamo visto nel<strong>la</strong> confessione di fede di Westminster un errore non va<br />

mai solo. Le anime dei defunti vengono distribuite tra paradiso, purgatorio e inferno.<br />

Ma «gli inferi biblici non sono un luogo di tormento, ma di riposo. Che pensare<br />

allora dell’inferno cattolico, dove le anime dei malvagi ardono per tutta l’eternità?<br />

Qualcuno ha detto che se un tale luogo esistesse, dovrebbe essere riservato a chi ha<br />

inventato il dogma delle pene eterne e lo ha attribuito a Dio. Chi continua ad<br />

insegnare sì empia dottrina è responsabile dei sarcasmi degli increduli». 205<br />

Con questa dottrina dell’inferno che per Tertulliano era un odioso campo di<br />

carname, uno «sgozzamento continuo», si completa l’edificio dell’apostasia presente<br />

ancora nel<strong>la</strong> cristianità.<br />

La credenza dell’inferno è tale che è una delle condizioni inderogabili per potere<br />

partecipare ai corsi di monitrici per bambini per <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> domenicale nelle chiese<br />

evangeliche fondamentaliste, ed è <strong>la</strong> VII ed ultima condizione per far parte<br />

dell’Alleanza Evangelica Italiana.<br />

Conclusione e augurio<br />

Il pastore riformato R. de Pury scriveva: «È davanti al<strong>la</strong> bara, che l’illusione di<br />

ogni tempo si è data libero corso, e che l’uomo ha <strong>la</strong>sciato vedere il suo bisogno di<br />

essere imbrogliato» e, dopo aver detto che <strong>la</strong> soluzione pagana del<strong>la</strong> morte è <strong>diventa</strong>to<br />

il dogma cristiano, aggiungeva: «Le devastazioni che questo dogma ha fatto nel<strong>la</strong><br />

predicazione cristiana sono incalco<strong>la</strong>bili e sbalorditive, poiché finisce per essere il<br />

fondamento del<strong>la</strong> maggior parte dei nostri discorsi funebri. Quale ironia nel fatto che<br />

il popolo che fu più di tutti attaccato a questa credenza, e che ci ha <strong>la</strong>sciato le<br />

testimonianze più commoventi, sia il popolo d’Egitto, colui sul quale <strong>la</strong> Bibbia fece<br />

pesare <strong>la</strong> maledizione di Dio! Allorquando <strong>la</strong> Bibbia stessa, sul<strong>la</strong> quale deve basarsi <strong>la</strong><br />

nostra predicazione, non contiene da nessuna parte <strong>la</strong> minima traccia d’una credenza<br />

all’immortalità dell’anima». 206<br />

Per il momento una completa riforma non si è ancora realizzata nel mondo<br />

evangelico; noi vorremmo che le parole di speranza di Petavel-Olliff: «È compito<br />

del<strong>la</strong> nostra generazione - scriveva al<strong>la</strong> fine del secolo scorso - riprendere l’opera<br />

incompiuta dei riformatori», 207 diventino oggi realtà.<br />

Purtroppo alle soglie del terzo millennio l’insegnamento dell’Avversario di<strong>la</strong>ga<br />

senza argini di contenimento. Il Vescovo di Roma ha proposto al<strong>la</strong> venerazioni dei<br />

204 Per una più ampia esposizione del soggetto vedere il nostro Capitolo XXII, p. 915 e seg.<br />

205 VAUCHER Alfred Félix, Il mondo dell’incoscienza, in Segni dei Tempi, 1974, p. 53.<br />

206 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, La présence de l’Eternité, Neuchâtel 1946, pp. 124,125.<br />

207 Petavel Olliff, o.c., t. Il, p. 80.<br />

186<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

fedeli più demoni di quanto l’abbiano fatto nel passato i suoi predecessori e le librerie<br />

sono invase dal<strong>la</strong> letteratura New Age dove immortalità, reincarnazione, entità del<br />

paranormale sono l’asse portante di questa nuova filosofia che unisce Oriente e<br />

l’Occidente, Nord e Sud.<br />

III. Battesimo e suo significato biblico<br />

Cristiani non si nasce, lo si <strong>diventa</strong>.<br />

L’incontro con l’Evangelo produce <strong>la</strong> conversione, cioè un cambiamento di cuore<br />

e di mente nei confronti del Creatore. Questo cambiamento operato dallo Spirito è <strong>la</strong><br />

nuova nascita senza <strong>la</strong> quale nessuno può vedere o entrare nel regno dei cieli. 208<br />

Questo passare da una vita di separazione da Dio a una vita in Cristo è<br />

testimoniato, davanti al Signore, all’universo e al<strong>la</strong> Chiesa, col battesimo.<br />

Il battesimo non è un’istituzione religiosa dovuta all’autorità ecclesiastica o<br />

apostolica, ma un rito voluto e prescritto da Gesù stesso. Affinché gli apostoli non lo<br />

dimenticassero, Gesù lo ha ricordato loro, quasi come espressione del<strong>la</strong> sua ultima<br />

volontà nei momenti trascorsi assieme prima del<strong>la</strong> sua ascensione definitiva. 209<br />

Il Dictionnaire de Théologie Catholique dice: «Durante i primi secoli, il battesimo<br />

si conferiva abitualmente per immersione; è, del resto, il senso etimologico del verbo<br />

baptizo, che significa immergere, affondare» 210 e questo ci aiuta a capire perché<br />

Giovanni Battista battezzava (immergeva) a Enon presso Salim dove c’era molta<br />

acqua. 211<br />

L’apostolo Paolo nel<strong>la</strong> sua lettera ai Romani spiega il significato dell’immersione<br />

e del<strong>la</strong> sua conseguente uscita dall’acqua dicendo: «O ignorate voi che quanti siamo<br />

stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nel<strong>la</strong> sua morte? Noi siamo<br />

dunque stati con lui seppelliti mediante il battesimo nel<strong>la</strong> sua morte, affinché, come<br />

Cristo è resuscitato dai morti mediante <strong>la</strong> gloria del Padre, così anche noi<br />

camminassimo in novità di vita. Perché, se siamo <strong>diventa</strong>ti una stessa cosa con lui per<br />

una morte somigliante al<strong>la</strong> sua, lo saremo anche per una risurrezione simile al<strong>la</strong><br />

sua...». 212<br />

Crisostomo diceva a tale proposito: «Quello che per Cristo fu <strong>la</strong> croce ed il<br />

sepolcro, lo fu per noi il battesimo...; egli è infatti morto fisicamente e venne sepolto,<br />

208 Giovanni 3:3-5.<br />

209 Matteo 28:19; Marco 16:15,16.<br />

210 BAREILLE G., Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. II, col. 185.<br />

211 Giovanni 3:25.<br />

212 Romani 6:3-5.<br />

187


CAPITOLO III<br />

noi (abbiamo fatto) entrambe le cose rispetto al peccato... Quel<strong>la</strong> di Cristo fu morte<br />

fisica (letteralmente del<strong>la</strong> carne), <strong>la</strong> nostra fu morte al peccato». 213<br />

L’uomo che viene immerso, sepolto nelle acque testimonia del<strong>la</strong> sua morte al<br />

peccato, e <strong>la</strong> sua uscita dall’acqua, <strong>la</strong> sua emersione, simboleggia <strong>la</strong> sua risurrezione<br />

spirituale, che lo porta a vivere per il suo Dio.<br />

Ed è così che «il battesimo è il segno del<strong>la</strong> nuova nascita. Segna l’entrata<br />

nell’alleanza di Gesù Cristo. Indica l’atto di Dio che ci ha salvati: <strong>la</strong> morte e <strong>la</strong><br />

risurrezione del Cristo.... L’uomo che si fa battezzare, dimostra di riconoscersi<br />

incapace di purificarsi con i propri mezzi, di salvarsi con i suoi meriti; testimonia che<br />

deve <strong>la</strong> sua purificazione, <strong>la</strong> sua salvezza da questo mondo al solo Signore e che lo<br />

accetta con gratitudine. L’essenziale di ciò che Dio dice all’uomo e fa per lui è<br />

dunque concentrato in questo segno così semplice del battesimo». 214<br />

Nel battesimo è concentrato tutto l’Evangelo: l’incarnazione del Cristo, <strong>la</strong> Sua<br />

predicazione, <strong>la</strong> Sua morte, <strong>la</strong> Sua risurrezione e <strong>la</strong> risposta dell’uomo a Dio, <strong>la</strong> sua<br />

morte e il suo ritorno a vivere in Lui, nel<strong>la</strong> Sua grazia.<br />

«Andate e battezzate nel nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo» 215<br />

racchiude tutta <strong>la</strong> restaurazione dell’uomo.<br />

«Battezzare “nel nome” (gr. per il nome, o nel nome, o in vista di questo nome,<br />

secondo una particel<strong>la</strong> che indica <strong>la</strong> direzione, lo scopo al quale si tende) 216 non<br />

significa soltanto battezzare per l’ordine, sull’autorità dell’Essere di cui si tratta; ma,<br />

sia come il suo nome indica <strong>la</strong> sua essenza stessa, tutte le sue perfezioni, e battezzare<br />

significa immergere, significa introdurre il neofita in una comunione vivente con Dio.<br />

Così battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è battezzare<br />

con <strong>la</strong> sicurezza che Dio stesso compie e realizza tutto il significato di questa azione,<br />

cioè comunica tutte le grazie di cui il Dio tre volte santo è <strong>la</strong> sorgente. In una paro<strong>la</strong>,<br />

il credente tramite il battesimo è ricevuto nel<strong>la</strong> comunione del Padre, sorgente eterna<br />

di ogni amore, di ogni vita; nel<strong>la</strong> comunione del Figlio, che lo ha riscattato e che fa di<br />

lui un membro vivente del Suo proprio corpo; nel<strong>la</strong> comunione dello Spirito Santo,<br />

che lo illumina e lo santifica.<br />

Tale è il ricco e profondo significato del battesimo cristiano, che ha per frutto <strong>la</strong><br />

purificazione e <strong>la</strong> rigenerazione per mezzo dello Spirito Santo 217 ». 218<br />

Che il battesimo abbia questo carattere formale di unione ed innesti il cristiano in<br />

Dio, «lo si vede in una forma partico<strong>la</strong>rmente impressionante nell’esposizione che fa<br />

(l’apostolo Paolo) al capitolo VI dell’episto<strong>la</strong> ai Romani; dove <strong>la</strong> preposizione “con”<br />

213<br />

Crisostomo, Episto<strong>la</strong> ai Romani 6:3; Omelia 10,4; cit. da DACQUINO Pietro, Battesimo e cresima, Torino 1973, p.<br />

41.<br />

214<br />

BRÜTSCH Charles, La Foi Réformée, Neuchâtel 1947, pp. 59,60.<br />

215 Matteo 28:19.<br />

216 Romani 6:3; 1 Corinzi 10:2.<br />

217 Giovanni 3:5; Tito 3:5.<br />

218 L. Bonnet, o.c., vol. I, p. 241.<br />

188<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

si incontra quasi in ogni riga e serve a costituire delle espressioni caratteristiche. La<br />

stessa cosa è nel<strong>la</strong> corta allusione al battesimo contenuta in Colossesi. 219<br />

Dunque ogni volta che Paolo par<strong>la</strong> esplicitamente del battesimo è l’idea<br />

dell’unione col Cristo che viene messa in primo piano». 220<br />

Le condizioni per il battesimo sono: pentimento e fede. 221 Credere e pentirsi<br />

implicano una maturità da parte di chi recepisce <strong>la</strong> Buona Novel<strong>la</strong> ed essendo <strong>la</strong><br />

risposta a Dio talmente personale, non può essere fatta per procura o da un essere che,<br />

sebbene presente fisicamente, non è però cosciente.<br />

L’apostolo Pietro dice che il battesimo è «<strong>la</strong> richiesta di buona coscienza fatta a<br />

Dio». 222 Cioè con il battesimo il credente chiede il perdono dei propri peccati nel<br />

nome di Cristo e il soccorso dello Spirito Santo che gli permette di conservare una<br />

coscienza irreprensibile (costantemente illuminata dal<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio che stabilisce<br />

ciò che è bene e ciò che è male) in vista del<strong>la</strong> testimonianza che deve fare davanti a<br />

coloro che gli «domandano ragione del<strong>la</strong> sua speranza». 223<br />

Insegnare, fare discepoli, battezzare, significa sottomettere le persone a tutte le<br />

istruzioni del Gesù storico per introdurre coloro che lo accettano nell’eternità.<br />

Pietro che è cosciente di questa realtà «scongiura» i suoi ascoltatori, nel giorno<br />

del<strong>la</strong> Pentecoste, a salvarsi da quel<strong>la</strong> perversa generazione. E «quelli dunque i quali<br />

accettarono <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> furono battezzati». 224<br />

L’impiego dell’acqua nelle religioni extrabibliche e in Israele<br />

«La maggior parte delle religioni hanno attribuito all’impiego dell’acqua nei loro<br />

riti, alle lustrazioni e alle abluzioni, un valore simbolico e un’efficacia misteriosa». 225<br />

«Mediante il suo simbolismo naturale, il rito dell’abluzione era fatto per entrare<br />

nel<strong>la</strong> vita religiosa dell’umanità. Di fatto, le abluzioni sono frequenti in tutte le<br />

religioni pagane e i misteri greci in partico<strong>la</strong>re se ne servivano come riti di<br />

iniziazione». 226<br />

Nel<strong>la</strong> religione di Mitra il «rituale comprendeva delle lustrazioni e delle abluzioni<br />

ripetute, che avevano lo scopo di cancel<strong>la</strong>re le sozzure dell’anima. ... Si<br />

219<br />

Colossesi 2:12,13.<br />

220 a<br />

LEENHARDT Franz Johan, Le Baptême chrétien, 2 ed., Neuchâtel 1946, p. 49.<br />

221<br />

Atti 2:38; Marco 16:15,16.<br />

222<br />

1 Pietro 3:21.<br />

223<br />

Vedere L. Bonnet, o.c., t. IV, L Épître de Pierre, p. 206.<br />

224<br />

Atti 2:40,41<br />

225<br />

La Grande Encyclopédie, t. V, pp. 308, 309, articolo Baptême; cit. da BROWN Henry Francis, Le Baptême à<br />

travers les siècles, tradotto et abbreviato da VAUCHER Alfred Félix, Dammarie-les-Lys 1972, p. 5.<br />

226<br />

RIVIERE Jean, Baptême, in Dictionnaire Pratique des Connaissances Religieuses, t. I, Paris 1925, col. 627; cit.<br />

A.F. Vaucher, o.c., p. 6.<br />

189


CAPITOLO III<br />

prescrivevano ai neofiti delle molteplici abluzioni, una specie di battesimo destinato a<br />

<strong>la</strong>vare le sozzure morali ... Ci si sentiva purificati». 227<br />

In Israele «i proseliti (convertiti dal paganesimo) circoncisi, poi battezzati, erano<br />

considerati come ammessi all’Alleanza... »<br />

Questo passare dal paganesimo al<strong>la</strong> famiglia di Abrahamo era considerato una<br />

nuova nascita, ma in senso legale. Per Gesù invece <strong>la</strong> nuova nascita significa una<br />

rigenerazione spirituale.<br />

Gli Esseni del Mar Morto introducevano i nuovi convertiti nel<strong>la</strong> loro comunità<br />

mediante riti di abluzioni e di battesimo.<br />

Nel<strong>la</strong> Chiesa apostolica il battesimo non segna soltanto il passaggio dal<strong>la</strong> fedeltà<br />

agli dei pagani a quel<strong>la</strong> del Cristo o dal rituale mosaico alle dottrine cristiane. È il<br />

segno di una vera rivoluzione in cui si testimonia del<strong>la</strong> trasformazione dell’individuo.<br />

Con questa cerimonia il catecumeno esprime <strong>la</strong> volontà di tagliare netto con tutto il<br />

passato, permettendo allo Spirito di Dio di spazzare ed eliminare da lui le vecchie<br />

abitudini, <strong>diventa</strong>ndo così un individuo nuovo.<br />

La Chiesa cristiana introduce nel battesimo altri elementi<br />

Nel suo espandersi, come abbiamo già visto per le altre due espressioni di<br />

apostasia, il cristianesimo urtava contro altre religioni altrettanto missionarie, come il<br />

mitraismo, i cui insegnamenti offrivano delle somiglianze col cristianesimo. Del resto<br />

in tutte le religioni si par<strong>la</strong> di amore, giustizia, bene, solidarietà.<br />

«I Padri (del<strong>la</strong> Chiesa) erano i primi a riconoscere che il diavolo aveva, lui stesso, i<br />

suoi sacerdoti, e che i misteri eleusini, isiaci e mitriaci, facevano uso del battesimo nei<br />

loro riti d’iniziazione». 228<br />

Ben presto si manifestarono le prime deviazioni. Fu con il II secolo che «più<br />

d’una idea proveniente dai riti dei misteri pagani s’infiltrò nell’insegnamento dei<br />

teologi». 229<br />

Nel<strong>la</strong> Didaché, o insegnamento dei dodici Apostoli, del<strong>la</strong> metà del II secolo è<br />

detto come concessione: «... Battezzate... nell’acqua corrente. Se non vi è acqua viva,<br />

che si battezzi in un’altra acqua e, in mancanza di acqua fredda, in quel<strong>la</strong> calda. Se<br />

227 a<br />

CUMONT Franz, Les mystères de Mithra, 3 ed., Bruxelles 1913, pp. 142,151,183; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

228 a<br />

CONYBEARE Frederick Cornwallis, Baptism, in The Enciclopedy Britannique, 11 ed., vol. 3; p. 386; cit. da<br />

VAUCHER Alfred Félix, Le Baptisme, p. 9.<br />

229<br />

AA.VV., Baptism, in The New Schaff-Herzog Encyclopy of Religion Knowledge, vol. I, p. 437.<br />

190<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

non hai (abbastanza) né dell’una né dell’altra, versa tre volte dell’acqua sul<strong>la</strong> testa<br />

(del catecumeno) nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo». 230<br />

Giustino Martire nel<strong>la</strong> sua Apologetica dice che il catecumeno deve digiunare<br />

assieme a coloro che celebreranno il rito di abluzione che «si chiama illuminazione,<br />

perché coloro che ricevono questa dottrina hanno lo spirito illuminato». 231<br />

Nel IV secolo Basilio riconosceva che <strong>la</strong> tradizione aveva aggiunto qualcosa e<br />

diceva: «Noi non ci accontentiamo delle parole riportate dagli apostoli o<br />

dall’Evangelo: prima e dopo, noi ne pronunciamo delle altre, ricevute<br />

dall’insegnamento non scritto, perché esse hanno una grande importanza per il<br />

mistero». 232<br />

Queste aggiunte consistono tra l’altro nell’attribuire al rito un valore sacramentale,<br />

magico. L’acqua doveva essere corrente, benedetta e l’effetto del<strong>la</strong> sua purificazione<br />

e santificazione operata dal vescovo, secondo Cipriano, era quello di cancel<strong>la</strong>re i<br />

peccati al suo contatto. 233<br />

La benedizione dell’acqua opera un cambiamento magico, sia secondo<br />

Tertulliano 234 sia secondo Cirillo di Alessandria che scrisse: «L’acqua subì un<br />

cambiamento di natura, grazie allo Spirito Santo, ed acquistò un potere divino e<br />

ineffabile». 235<br />

Al battesimo veniva attribuito un carattere così sacramentale che quando Atanasio<br />

da ragazzo battezzò per gioco dei suoi compagni, il vescovo di Alessandria che lo<br />

vide considerò valido a tutti gli effetti quel battesimo e ammise quei giovani al<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> per formarli al sacerdozio. 236<br />

«Così si arrivò a predicare <strong>la</strong> salvezza tramite il battesimo e non più in Cristo,<br />

tramite il pentimento». 237<br />

Si iniziò a dare ai catecumeni battezzati il <strong>la</strong>tte e il miele per aiutarli a capire che<br />

erano nati di nuovo. 238<br />

Modifiche del rito<br />

Triplice immersione<br />

230<br />

Les Pères Apostoliques, I, Doctrine des Apôtres, ed. Hippolyte Hemmer, G. Ogier et A. Laurent, Paris 1907, p. 15<br />

(capitolo VII); cit. A.F. Vaucher, idem, p. 14.<br />

231<br />

Giustino Martire, Prem. Apologie, Paris 1904, p. 127 (capitolo LXI); cit. A.F. Vaucher, idem, pp. 14,15.<br />

232<br />

Basile le Grand, Traité du Saint-Esprit, 27,66, Paris 1947, p. 234, MIGNE, P.G., 32, col. 187; cit. A.F. Vaucher,<br />

idem.<br />

233<br />

Cipriano, Epistole 70, I, 3, Paris 1925, II, p. 252.<br />

234<br />

Tertulliano, Du Baptisme, capitolo 4; MIGNE, P.L., I, col. 1203,1204.<br />

235<br />

Cirillo, su Giovanni 3:5; MIGNE, P.G., 73, 1864, libro II, col. 245,246; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

236<br />

CLIFFORD Cornelius, Athanasius, in The Catholic Encyclopedia, vol. 2, p. 36.<br />

237<br />

A.F. Vaucher, idem.<br />

238<br />

MOSHEIM Johann-Lorenz von, Histoire Ecclésiastique ancienne et moderne, vol. I, Yverdon 1776. p. 213.<br />

191


CAPITOLO III<br />

Dall’immersione unica presentata nell’Evangelo si passò a compiere tre<br />

immersioni secondo il manuale del<strong>la</strong> Didaché del<strong>la</strong> metà del II secolo. Questa usanza<br />

viene confermata da Tertulliano all’inizio del III secolo 239 e da Ippolito che scriveva:<br />

«Egli entra in seguito nell’acqua, e il sacerdote, ponendo <strong>la</strong> sua mano sul<strong>la</strong> testa del<br />

candidato, lo immerge per tre volte, domandandogli ad ogni immersione se egli crede<br />

alle tre Persone del<strong>la</strong> beata Trinità, il sacerdote ripete <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> del battesimo a ogni<br />

immersione». 240<br />

Il vescovo Munnulus di Girba raccomanda <strong>la</strong> triplice immersione al Concilio di<br />

Cartagine del 256 e <strong>la</strong> Costituzione Apostolica, forse del IV secolo, raccomanda che<br />

«se qualche vescovo e prete non compie le tre immersioni, ma si accontenta di una,<br />

data nel<strong>la</strong> morte di Cristo, che egli sia deposto». 241<br />

Quale è l’origine di questa pratica? Secondo Martino di Braga (520-580) avrebbe<br />

una origine antica che risulterebbe da un’episto<strong>la</strong> da lui inviata a Bonifacio, in<br />

risposta «a una lettera d’un vescovo spagnolo che attribuiva una origine ariana all’uso<br />

del<strong>la</strong> triplice immersione». 242<br />

Gero<strong>la</strong>mo riconosceva: «Anche altre osservanze delle Chiese, dovute al<strong>la</strong><br />

tradizione, hanno acquistato l’autorità di una legge scritta, così l’uso di immergere <strong>la</strong><br />

testa tre volte nel <strong>la</strong>vatoio e di gustare il <strong>la</strong>tte ed il miele dopo essere usciti<br />

dall’acqua». 243<br />

A supporto del<strong>la</strong> triplice immersione c’erano i riti pagani che si cristianizzavano.<br />

Il battesimo ai bambini<br />

Sebbene ancora oggi tutti riconoscano che nel<strong>la</strong> Chiesa primitiva il battesimo era<br />

fatto so<strong>la</strong>mente a persone adulte, nel III secolo si trova ben stabilito il battesimo dei<br />

bambini. Questo cambiamento è uno dei più significativi che abbiano segnato <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

«Negli ultimi anni del Il secolo, Tertulliano si mostrava un avversario acerrimo del<br />

battesimo dei bambini, prova che non era generalmente considerato come<br />

un’ordinazione apostolica» 244 ma un ulteriore passo verso una religione che si<br />

conforma al suo tempo.<br />

Molti uomini illustri vengono battezzati in età adulta: Ambrogio, Agostino,<br />

Gregorio di Nazianze, Basilio, Crisostomo, Gero<strong>la</strong>mo. Nel 340 Gregorio il Teologo<br />

239<br />

Tertulliano, Adversus Praxeas, capitolo 26; MIGNE, P.L., 11, c. 190.<br />

240<br />

Ippolito, Canon XIX, ]23-132.<br />

241<br />

Constitutions Apostoliques Lib. 8, can. 50; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 24.<br />

242<br />

OTT Michael, Martin of Braga, in The Catholic Encyclopedy, vol. IX, p. 732; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 25.<br />

243<br />

Jérôme, Dialogo contro i Luciferiani, 8; MIGNE, P.L., 23, col. 172; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 26.<br />

244<br />

NEANDER Augustus, The History of the Christian Religion and the Church, New York 1848, p. 199; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, p. 31. Vedere Tertulliano, Del Battesimo, capitolo 18; MIGNE, P.L., I, 1844, col. 1221.<br />

192<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

suggerisce l’età di tre anni per il battesimo, 245 mentre Agostino quel<strong>la</strong> di<br />

quattordici. 246<br />

Origene è probabilmente il primo a propugnare il battesimo dei bambini e al<strong>la</strong> base<br />

di questa sua dottrina, secondo Harnack, c’era <strong>la</strong> sua concezione filosofica che gli<br />

uomini avevano peccato nel<strong>la</strong> loro vita anteriore, concezione che sarà poi sostituita da<br />

quel<strong>la</strong> del peccato originale. Cipriano in Africa è un difensore del battesimo dei<br />

bambini ed è sostenuto da una sessantina di vescovi.<br />

Il XVI concilio di Cartagine nel 418 fu il primo a prescrivere: «Chiunque dice che<br />

non è necessario battezzare i neonati, sia un anatema». 247 Ma fino al VI secolo il<br />

battesimo degli adulti rimane sempre <strong>la</strong> pratica più seguita.<br />

Il battesimo, precedendo l’istruzione, dà origine a delle innovazioni e <strong>la</strong> Catholic<br />

Encyclopedie riconosce che «quando si stabilì il battesimo dei bambini <strong>la</strong> cresima<br />

(confermazione) non fu amministrata che al momento in cui il bambino aveva<br />

raggiunto l’età del<strong>la</strong> ragione». 248<br />

In questa fase di assorbimento del paganesimo, il limbo fa <strong>la</strong> prima apparizione.<br />

Gregorio di Nazianze (329-390) diceva dei bambini non battezzati: «Non saranno né<br />

ammessi al<strong>la</strong> gloria celeste dal giusto Giudice, né votati alle pene, perché non malvagi<br />

e nemmeno sigil<strong>la</strong>ti (dal battesimo)» 249 e per evitare che i neonati morti subissero <strong>la</strong><br />

sorte dei dannati, come credeva Agostino 250 , il battesimo dei bambini si generalizzò<br />

sempre di più. I neonati non potevano rispondere «sì, credo in Gesù», allora sorse <strong>la</strong><br />

necessità dei procuratori: padrini e madrine.<br />

Battesimo per aspersione<br />

Con il battesimo dei bambini si sviluppa <strong>la</strong> forma del battesimo per aspersione,<br />

che fu so<strong>la</strong>mente accettata dal<strong>la</strong> Chiesa occidentale.<br />

Del resto «l’aspersione dei bambini faceva parte del<strong>la</strong> mitologia pagana, e <strong>la</strong> si<br />

constata su numerosi monumenti romani o etruschi, sebbene <strong>la</strong> sua origine si perda<br />

nel<strong>la</strong> notte dei secoli. Presso i pagani, era una lustrazione; fece <strong>la</strong> sua prima<br />

apparizione nel<strong>la</strong> Chiesa sotto <strong>la</strong> forma di esorcismo; quando i monaci unirono<br />

l’esorcismo al battesimo, si confuse col battesimo; per finire, lo soppiantò». 251<br />

«È un grave errore supporre che il battesimo abbia cessato di essere amministrato<br />

per immersione quando l’uso di battezzare i bambini divenne generale. L’immersione<br />

245<br />

Conybeare, articolo Baptism, o.c., p. 366; cit. A.F. Vaucher, idem p. 33.<br />

246<br />

WALL William, The History of Infant-Baptism, vol. I, Oxford 1862, p. 212; cit. A.F. Vaucher, idem p. 33.<br />

247<br />

HEFELE Charles Joseph, Histoire des Conciles, II, I, Paris 1908, p. 192 (canone 2); Cit. A.F. Vaucher, idem, p. 34.<br />

248<br />

SCANNELL T.B., Confirmation, in The Catholic Encyclopedie, vol. IV, p. 216; cit. A.F. Vaucher, idem, p 37.<br />

Una cerimonia analoga viene fatta nelle Chiese protestanti che battezzano i neonati.<br />

249<br />

Gregorio de Nazianze, Orat. 40,23; MIGNE, P.G., 36, 1858, col. 390; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 38.<br />

250<br />

The Catholic Encyclopedie, vol. IX, p. 257; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

251<br />

ROBINSON Robert, The History of Baptism, London 1790, p. 132; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 41.<br />

Tertulliano diceva a proposito delle lustrazioni pagane: «Il prete, passeggiando l’acqua sacra qua e là, annaffia<br />

case, borgate, templi, ecc.» o.c., capitolo 5, III, p. 243. MIGNE, P.L., I, col. 1204,1205; cit. A.F. Vaucher, idem, pp.<br />

41,42.<br />

193


CAPITOLO III<br />

fu praticata fino al XIII e anche fino al XIV secolo. Di fatto, non è mai stata<br />

formalmente abbandonata; persiste nel<strong>la</strong> Chiesa greca e in diverse altre Chiese<br />

orientali... Questa nuova forma di battesimo (aspersione) non ha preso il posto<br />

dell’immersione che dopo diversi secoli, senza che una rego<strong>la</strong> ecclesiastica sia stata<br />

stabilita e che si sia rinunciato ufficialmente al rito dell’immersione». 252<br />

L’immersione non disparve dal<strong>la</strong> cristianità; Lutero però cercò di ristabilir<strong>la</strong> nel<br />

mondo riformato senza riuscirvi. 253 L’uso del battesimo dei bambini è così<br />

generalizzato nel mondo evangelico che ha portato il sorgere del<strong>la</strong> Chiesa battista con<br />

lo scopo di riproporre al<strong>la</strong> cristianità questo insegnamento di Gesù, e in questi ultimi<br />

anni, grazie ai <strong>la</strong>vori di Karl Barth, finalmente alcune chiese hanno cominciato a riflettere<br />

se è coerente ancora per loro continuare secondo <strong>la</strong> tradizione e sostenere di<br />

rifarsi al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> Sacra Scrittura. Nel<strong>la</strong> realtà, al di là delle discussioni teologiche, nel<strong>la</strong><br />

pratica poco o nul<strong>la</strong> è cambiato.<br />

L’insegnamento dell’Evangelo sul battesimo urta contro l’atteggiamento di molte<br />

denominazioni cristiane e ci porta amaramente a constatare che anche su questa verità<br />

l’abbandono del<strong>la</strong> sana dottrina per molti è palese. 254<br />

Conclusione<br />

Il battesimo non fatto nel momento e nel<strong>la</strong> forma presentati dal Nuovo Testamento<br />

non è più il segno esteriore del<strong>la</strong> nuova nascita, come aveva insegnato in forma chiara<br />

e formale il Maestro quando disse: «Andate per tutto il mondo e predicate l’Evangelo<br />

ad ogni creatura. Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato». 255<br />

Conclusione generale<br />

252<br />

LYMAN Coleman, Ancient Christianity Exemplified, Phi<strong>la</strong>delphia 1875, pp. 396,397; cit. A.F. Vaucher, idem, p.<br />

50.<br />

253<br />

SCHAFF Philip, History of the Christian Church, New York 1870, vol. 2, p. 251; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 49.<br />

254<br />

In un articolo pubblicato dal<strong>la</strong> Féderation Protestant de France dove si offrono delle direttive si legge: «In un<br />

primo tempo, e mediante una preoccupazione di onestà, noi proponiamo di mostrare come il battesimo metta in luce<br />

alcune nostre divergenze teologiche e senza dubbio le più importanti. In un secondo tempo, cercheremo di <strong>la</strong>sciarci<br />

interpel<strong>la</strong>re dall’altro: cosa dobbiamo apprendere da lui? Infine porremo le domande suscitate dalle nostre pratiche<br />

reciproche attuali: non ci confrontiamo noi sul piano pastorale con domande simili o identiche che permettano di<br />

intravedere un superamento delle nostre posizioni tradizionali?» SCHWEITZER Louis, segretario del<strong>la</strong> FPF, in<br />

Christianisme du 20e siècle, sabato 8 dicembre 1990, pp. 6-8. In altre parole: 1 a tappa: quali sono le nostre differenze?<br />

2 a tappa: Cosa possiamo imparare dagli altri? 3 a tappa: Come intravedere il superamento delle nostre posizioni<br />

tradizionali? Una posiziona contraria a: Cosa insegna <strong>la</strong> Bibbia a tale proposito? Che cosa dobbiamo fare per<br />

conformarci?<br />

Lo stesso autore aggiunge: «Un’attitudine di “battesimo stretto” è sovente vissuto come una obbedienza, come<br />

una fedeltà necessaria al<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. C’è sovente in essa un “io non posso altrimenti” che si deve rispettare. Per<br />

contro i “battisti” devono prendere coscienza che il loro atteggiamento è percepito, a torto o a ragione, come ferente<br />

per <strong>la</strong> fede dei pedobattisti. Non si tratta che di divergenze teologiche, ma anche di ferita inflitta a dei fratelli e a delle<br />

sorelle...» Idem. In altre parole chi vuole essere fedele all’insegnamento del Signore è considerato come colui che ha<br />

un atteggiamento che tende a ferire il proprio fratello.<br />

255<br />

Marco 16:15,16.<br />

194<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

Concludendo questo capitolo, ricordiamo che Paolo diceva che il mistero<br />

dell’iniquità era all’opera al suo tempo, e già nel<strong>la</strong> chiesa apostolica si infiltravano<br />

insegnamenti che gli apostoli hanno dovuto combattere e contrastare.<br />

Cirillo di Gerusalemme scriveva: «Attualmente vi è l’apostasia, perché gli uomini<br />

si allontanano dal<strong>la</strong> retta fede». 256<br />

La conversione nominale di Costantino, all’inizio del IV secolo, causò grandi<br />

allegrezze; il mondo pagano coperto da un mantello pseudocristiano entrò nel<strong>la</strong><br />

Chiesa. Da quel momento l’opera del<strong>la</strong> corruzione fece grandi progressi. Il<br />

paganesimo sembrava vinto, ma in realtà era vincitore, il suo spirito dirigeva <strong>la</strong><br />

Chiesa e ancora oggi si presenta rinnovato, ma sempre uguale a se stesso.<br />

«Per molto tempo <strong>la</strong> Chiesa di Roma si è gloriata del<strong>la</strong> sua immutabilità. Bossuet<br />

opponeva ancora alle variazioni del protestantesimo l’invariabilità del dogma<br />

cattolico. Ma <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei dogmi ha diroccato <strong>la</strong> tesi degli antichi controversisti<br />

romani. Attraverso i secoli Roma ha cambiato; si possono seguire le sue dottrine dal<br />

loro primo fiorire fino al loro completo sviluppo. Essa si è allontanata a un grado tale<br />

dal cristianesimo apostolico, che su molti punti essa gli ha fatto esattamente il<br />

contropiede. Per spiegare questi cambiamenti, i più abili tra i controversisti cattolici<br />

moderni hanno adottato <strong>la</strong> teoria dello sviluppo, immaginata da Joseph de Maistre,<br />

perfezionata dai cardinali Newman e Wiseman, e ridotta in assiomi da Moehler.<br />

Secondo questa nuova teoria, i dogmi del<strong>la</strong> Chiesa sarebbero esistiti in germe<br />

nell’insegnamento apostolico; questi germi si sarebbero sviluppati a poco a poco,<br />

conformemente a delle leggi provvidenziali, in modo da progredire da un secolo<br />

all’altro. La dottrina del<strong>la</strong> Chiesa si sarebbe così arricchita senza alterarsi». 257 Oggi si<br />

cerca di trarre dal<strong>la</strong> Sacra Scrittura delle argomentazioni per spiegare quello che <strong>la</strong><br />

tradizione ha realizzato attraverso i secoli. La dialettica sta compiendo un’opera<br />

straordinaria e sgomenta coloro che se ne accorgono.<br />

Il teologo Karl Adam candidamente confessa: «Noi cattolici riconosciamo<br />

facilmente, senza alcuna vergogna, e anche con fierezza, che il cattolicesimo non<br />

potrebbe essere identificato semplicemente e completamente con il cristianesimo<br />

primitivo, neppure con l’Evangelo del Cristo, proprio come una grande quercia non<br />

può essere identificata con una picco<strong>la</strong> ghianda. Non c’è identità meccanica ma<br />

identità organica». 258<br />

Ma se veramente «si paragona il cristianesimo a una pianta di cui l’Evangelo<br />

sarebbe il germe, mentre <strong>la</strong> Chiesa Cattolica ne offrirebbe lo sviluppo... <strong>la</strong><br />

similitudine è esatta? La rassomiglianza è certa?... <strong>Quando</strong> ho piantato un albero so in<br />

anticipo ciò che produrrà <strong>la</strong> semenza affidata al<strong>la</strong> terra. La sua forma, il suo fogliame,<br />

il suo frutto, <strong>la</strong> sua specie, in una paro<strong>la</strong>, sono determinati da regole precise. Non è <strong>la</strong><br />

stessa cosa di una religione come il cristianesimo, d’una istituzione come <strong>la</strong> Chiesa.<br />

Una quercia non può, crescendo, <strong>diventa</strong>re un olmo, un giglio <strong>diventa</strong>re un rosaio, ma<br />

256<br />

Cirillo di Gerusalemme, La Catechesi, XV: IX.<br />

257 a<br />

VAUCHER Alfred Felix, Histoire du Salut, 3 ed., Dammarie-Les-Lys 1951, p. 351.<br />

258<br />

ADAM Karl, The spirit of Catholicism, New York 1954, p. 2; cit. VAUCHER Alfred Félix, Supplement Histoire du<br />

Salut, 3 a ed., Collonges-sous-Salève 1969, p. 90.<br />

195


CAPITOLO III<br />

accade spesso, avviene tutti i giorni che un’istituzione cambi a poco a poco spirito,<br />

tendenza, carattere. Il nome resta, ma chi ci garantisce che, sotto questo nome, noi<br />

abbiamo sempre <strong>la</strong> stessa cosa?.. Il cattolicesimo è il prodotto del cristianesimo; un<br />

prodotto, sono d’accordo, ma un prodotto alterato, una degenerazione, una<br />

corruzione... Il cattolicesimo è meno un prodotto autentico del cristianesimo che una<br />

pianta parassita che vi si è attaccata. E <strong>diventa</strong>to grande con lui, si è nutrito del<strong>la</strong> sua<br />

sostanza, ha confuso i suoi rami con i suoi, ma non ha mai fatto corpo unico con lui.<br />

La quercia differisce, è vero, dal<strong>la</strong> ghianda dal<strong>la</strong> quale è uscita, ma almeno esistono<br />

tra loro delle affinità intime. L’albero in germe e l’albero <strong>diventa</strong>to grande non<br />

possono essere di natura opposta. Ora, <strong>la</strong> Chiesa romana e l’Evangelo di Gesù Cristo<br />

non sono l’una nei confronti dell’altra nello stesso rapporto dell’inizio e dello<br />

sviluppo, sono su molti punti due religioni diverse...». 259<br />

Il Concilio di Trento da parte sua «sanzionò tutti gli errori che aveva generato il<br />

Medio Evo, consacrando come legge invariabile tutte le follie dei secoli precedenti<br />

fissandole nel<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> menzogna e del<strong>la</strong> rivolta, Roma così per molto tempo<br />

mobile, confermando con tanto di canone, e con terribili anatemi, le dottrine e le<br />

pratiche contro le quali si erano di più elevati i Riformatori, a Trento ha completato <strong>la</strong><br />

rottura tra <strong>la</strong> luce e le tenebre; ha tracciato tra l’errore e <strong>la</strong> verità una linea di<br />

demarcazione profonda, eterna». 260<br />

A Trento «<strong>la</strong> Chiesa romana, in effetti, non riformò né <strong>la</strong> sua tradizione, né i suoi<br />

dogmi, né <strong>la</strong> sua organizzazione. La sua politica fu essenzialmente una politica di<br />

resistenza, una politica di combattimento contro tutte le innovazioni che erano proprie<br />

del<strong>la</strong> Riforma. Che essa sia uscita dal<strong>la</strong> prova con delle forze rinnovate, questo non<br />

cambiava nul<strong>la</strong> ai suoi principi né alle regole del suo governo, che essa si gloriava al<br />

contrario di mantenere immutabili». 261<br />

Trento fissò <strong>la</strong> posizione teologica del<strong>la</strong> Chiesa di Roma e il concilio Vaticano II<br />

dopo quattro secoli <strong>la</strong> confermò con un giuramento firmato dai padri prima<br />

dell’apertura del Concilio. In questo giuramento si legge:<br />

« l) Io riconosco fermamente ed abbraccio le tradizioni apostoliche e gli altri costumi<br />

e rego<strong>la</strong>menti del<strong>la</strong> Chiesa. Ugualmente, riconosco <strong>la</strong> Sacra Scrittura nel senso in<br />

cui <strong>la</strong> nostra santa madre Chiesa l’ha considerata e <strong>la</strong> considera ancora. A essa<br />

(chiesa) appartiene il giudizio sul vero senso e <strong>la</strong> spiegazione dei sacri Scritti.<br />

Mai <strong>la</strong> spiegherò diversamente da come l’hanno unanimemente interpretata i<br />

Padri.<br />

2) Io confesso anche che ci sono, nel senso proprio e vero del termine, sette<br />

sacramenti nel<strong>la</strong> nuova Alleanza, che sono stati istituiti dal nostro Signore Gesù<br />

Cristo e che sono necessari per <strong>la</strong> salvezza del genere umano, sebbene non lo<br />

siano per tutti, per ogni individuo, cioè: il battesimo, <strong>la</strong> confermazione,<br />

l’eucarestia, <strong>la</strong> penitenza, l’estrema unzione, l’ordine, il matrimonio; che essi<br />

259 SCHERER Edmond, Lettres à mon curé, 3’ ed., Paris, pp. 142-144; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 90.<br />

260 É. Guers, o.c., p. 602.<br />

261 SÈE H. - REBILLON A., Le XVI siècle, ed. Olio, Paris 1942, p. 35.<br />

196<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

comunicano <strong>la</strong> grazia e che di essi, il battesimo, <strong>la</strong> confermazione e l’ordine non<br />

possono essere rinnovati senza sacrilegio. Io accetto e anche approvo tutti i riti<br />

approvati dal<strong>la</strong> Chiesa nel momento dell’amministrazione solenne dei detti<br />

sacramenti.<br />

3) Io accetto interamente tutto ciò che è stato deciso e dichiarato al Concilio di<br />

Trento sul peccato originale e sul<strong>la</strong> giustificazione.<br />

4) Io confesso ancora che nel<strong>la</strong> messa è consumato un sacrificio vero ed espiatorio<br />

per i vivi e per i morti, che nel santissimo sacramento dell’eucarestia il corpo ed<br />

il sangue e contemporaneamente l’anima e <strong>la</strong> divinità del nostro Signore Gesù<br />

Cristo sono realmente e veramente presenti, che si produce una trasformazione di<br />

tutta <strong>la</strong> sostanza del pane nel corpo e di tutta <strong>la</strong> sostanza del vino nel sangue.<br />

Questa trasformazione, <strong>la</strong> Chiesa cattolica <strong>la</strong> chiama transubstantiatione. Io<br />

confesso inoltre che il Cristo tutto intero ed il vero sacramento sono presenti pure<br />

sotto una so<strong>la</strong> specie.<br />

5) Io ritengo fermamente che esiste un purgatorio e che le anime che vi sono chiuse<br />

trovano un soccorso nel<strong>la</strong> preghiera dei credenti.<br />

6) Io credo anche fermamente che si devono venerare e invocare i santi che regnano<br />

con il Cristo, che essi apportano per noi delle preghiere a Dio, che si devono<br />

venerare le reliquie. Affermo fermamente che si devono avere e conservare delle<br />

immagini del Cristo, del<strong>la</strong> madre di Dio sempre vergine, anche degli altri santi,<br />

che si deve a loro testimoniare il rispetto e <strong>la</strong> venerazione che è loro dovuta.<br />

7) Io dico anche che il Cristo ha dato al<strong>la</strong> Chiesa pieno potere per le indulgenze, e<br />

che il loro uso apporta una grande benedizione al popolo cristiano.<br />

8) Io riconosco <strong>la</strong> santa chiesa romana, cattolica ed apostolica, come <strong>la</strong> madre e l’educatrice<br />

di tutte le Chiese; io prometto e giuro vera obbedienza al papa romano,<br />

successore di san Pietro, il principe degli apostoli e vicario di Gesù Cristo.<br />

9) Io accetto anche senza elevare alcun dubbio e confesso tutte le altre cose che<br />

sono state trasmesse, decise e dichiarate dai santi Concili ecumenici, prima di<br />

tutto dal santo Concilio di Trento e dal Concilio ecumenico Vaticano I,<br />

partico<strong>la</strong>rmente in ciò che concerne il primato del vescovo di Roma ed il suo<br />

magistero infallibile.<br />

10) E nello stesso modo: io condanno, biasimo e dico anatema tutto ciò che è in<br />

contraddizione con questo e tutte le false dottrine che <strong>la</strong> Chiesa ha condannato,<br />

rigettato e anatematizzato. Questa vera fede cattolica, al di fuori del<strong>la</strong> quale<br />

nessuno può essere salvato, che io confesso qui liberamente e al<strong>la</strong> quale tengo<br />

fermamente, voglio conservar<strong>la</strong> costantemente e confessar<strong>la</strong>, pura e immaco<strong>la</strong>ta<br />

fino all’ultimo soffio del<strong>la</strong> mia vita, e veglierò, nel<strong>la</strong> misura in cui ciò dipende da<br />

me, affinché sia conservata, insegnata e predicata dai miei subordinati o da<br />

coloro di cui io dico di aver cura in virtù del mio ufficio. Lo prometto, ne faccio<br />

voto e lo giuro. Che Dio ed i suoi santi angeli mi vengano in aiuto». 262<br />

262 Le Messager, 20.11.1963.<br />

197


CAPITOLO III<br />

Paolo VI, all’apertura del<strong>la</strong> III sessione del Concilio, il 14 settembre 1964, nel suo<br />

discorso ripeté sin dall’inizio solennemente e a ben quattro volte: «Hic revera est<br />

Ecclesia. Nos ipsi hic Ecclesiam efficimus» - La Chiesa è realmente qui, siamo noi<br />

che abbiamo fatto <strong>la</strong> Chiesa.<br />

Il Concilio è stato caratterizzato da una costante e forte autocritica, talvolta molto<br />

audace: in quasi ogni congregazione generale si levarono padri per fare una severa<br />

disamina dell’organizzazione del<strong>la</strong> Chiesa, del tenore di vita dei vescovi, del<br />

predominio del<strong>la</strong> gerarchia, del<strong>la</strong> superstizione nel<strong>la</strong> pietà popo<strong>la</strong>re, del<strong>la</strong> passività<br />

dei fedeli nel<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> messa e delle deficienze di altri aspetti del<strong>la</strong> vita<br />

ecclesiastica cattolica, senza però intaccare con i loro interventi <strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong><br />

Chiesa.<br />

La visione che oggi offre il cristianesimo moderno dimentica alcuni insegnamenti<br />

biblici e allora viene naturale pensare «che il cristianesimo fu un movimento religioso<br />

di lunga mano preparato dalle condizioni di civiltà che si erano venute creando nel<strong>la</strong><br />

società mediterranea fin dall’epoca del<strong>la</strong> fondazione delle grandi monarchie per opera<br />

dei successori di Alessandro. ... Il cristianesimo fu una formazione composita, un<br />

prodotto ibrido, un incontro di affluenze diverse se non addirittura eterogenee». 263<br />

Se questo è quanto si può affermare del<strong>la</strong> Chiesa di maggioranza, dobbiamo anche<br />

riconoscere onestamente che i tre aspetti con i quali abbiamo cercato di presentare<br />

questi insegnamenti dimenticati coinvolgono ancora oggi le Chiese cristiane. Venga<br />

presto il tempo in cui: «Avendo aperto il cuore all’amore del<strong>la</strong> verità per essere<br />

salvate» <strong>la</strong>scino l’errore, <strong>la</strong> «tradizione» e <strong>la</strong> menzogna per servire veramente il<br />

Signore Gesù Cristo.<br />

«Poiché <strong>la</strong> Scrittura è <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di ogni verità, ... non è lecito agli uomini e neppure<br />

agli angeli aggiungere, diminuire o cambiare alcunché. Ne segue che né antichità, né<br />

costumi, né <strong>la</strong> moltitudine, né <strong>la</strong> sapienza umana, né i giudizi, né le dichiarazioni, né<br />

gli editti, né i decreti, né i concili, né le visioni, né i miracoli devono essere in<br />

opposizione a questa Scrittura; ma al contrario ogni cosa deve essere esaminata,<br />

rego<strong>la</strong>ta e riformata in accordo con essa».<br />

È ora ormai che questa dichiarazione di fede di <strong>la</strong> Rochelle trovi <strong>la</strong> sua<br />

realizzazione.<br />

263 GENTILE Panfilo, Storia del Cristianesimo, Mi<strong>la</strong>no 1975, pp. 9,10.<br />

198<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

199


Introduzione<br />

Capitolo IV<br />

COME DIO VEDE LA STORIA<br />

Posta nel cuore del<strong>la</strong> Germania, Norimberga fu nel<br />

passato un grande centro commerciale e un<br />

foco<strong>la</strong>io artistico di prim’ordine. Nel XVI secolo, fu<br />

<strong>la</strong> prima città ad accettare <strong>la</strong> fede evangelica.<br />

Nel 1607 Léonard Kern per ornare le due porte<br />

monumentali del Rathaus o Municipio, di questa<br />

città storica, ha scolpito Nebucadnetsar seduto<br />

vicino al leone a<strong>la</strong>to, simbolo di Babilonia; Ciro<br />

accanto all’orso, simbolo del<strong>la</strong> Persia, Alessandro<br />

il Grande vicino al leopardo greco; Giulio Cesare<br />

vicino al<strong>la</strong> bestia romana con le dieci corna.<br />

Incendiato durante <strong>la</strong> seconda guerra mondiale, il<br />

Municipio conserva tuttavia <strong>la</strong> sua facciata quasi<br />

intatta. Le quattro sculture sussistono come una<br />

illustrazione silenziosa del<strong>la</strong> permanenza del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong> ispirata.<br />

Il profeta Daniele riprende quanto esposto al capitolo II, dove le quattro monarchie<br />

universali sono rappresentate dal<strong>la</strong> statua tetrametallica “d’uno splendore<br />

straordinario” ma di un “aspetto terribile”, al capitolo VII, sotto l’emblema di quattro<br />

bestie feroci, manifestazione del<strong>la</strong> realtà intrinseca dell’uomo con i suoi vizi, le sue<br />

ido<strong>la</strong>trie e <strong>la</strong> sua brutale tirannia, <strong>la</strong> sua separazione da Dio. All’animale manca <strong>la</strong><br />

dimensione spirituale.<br />

In natura queste bestie non esistono. 1 Di loro viene detto che sono simili, ma non<br />

sono un leone, un orso e un leopardo. Sono degli animali partico<strong>la</strong>ri perché rispetto<br />

1 Si è pensato che le bestie di Daniele storicizzassero gli antichi miti che opponevano Dio alle forze del male. Si è<br />

pensato quindi che sia evidente che l’agiografo si sia riferito alle concezioni mitiche secondo le quali il mare sia<br />

abitato da mostri ostili al<strong>la</strong> divinità babilonese Marduk e a Baal delle concezioni ugaritiche. Scrive DELCOR Mathias<br />

direttore de l’Ecole Pratique des Hautes Etudes: “Per quanto curiosa possa sembrare l’origine delle quattro bestie<br />

danieliche, non si spiega direttamente attraverso <strong>la</strong> mitologia babilonese o ugaritica. Secondo l’Enuma elis Tiâmat ha<br />

generato l’Idra, il drago rosso, il Iahâmu, il leone-grande, il lupo-schiumante, l’uomo-scorpione, le tempeste furiose,<br />

l’uomo-pesce e il capricorno. Questi mostri tuttavia, non corrispondono affatto alle quattro bestie descritte da Daniele.<br />

Neppure <strong>la</strong> mitologia ugaritica è in grado di spiegare l’origine di queste quattro bestie e nemmeno quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> quarta,<br />

dotata di dieci corna, giacché <strong>la</strong> bestia ugaritica, l’Itm, ne possiede sole sette. Si è dimostrata <strong>la</strong> necessità di ricercare il<br />

prototipo degli animali fantasiosi di Daniele nei segni zodiacali o nel dedekaoros, cioè nell’astrologia antica ostile a<br />

Dio e generatrice dei mostri poté essere preso ad imprestito dei miti antichi” Studi sull’Apocalittica, ed. Paideia,<br />

Brescia 1987, pp. 175,176. Tutti i tentativi fatti per accostare le bestie di Daniele a pensieri che non hanno <strong>la</strong> loro<br />

origine nel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione sono falliti.


CAPITOLO IV<br />

agli animali del nostro mondo che uccidono per mangiare, essi uccidono per uccidere,<br />

non mangiano per vivere, ma vivono per mangiare. Essi raffigurano il potere umano.<br />

L’uomo, rivoltato nei confronti di Dio, non riflette più l’essere originale, non è più<br />

un Uomo e quindi “l’umanità separata da Dio è rappresentata, non secondo <strong>la</strong> sua<br />

apparenza ingannatrice, ma quale essa è in realtà, cioè sotto i tratti di animali selvatici<br />

e senza ragione. Solo nel<strong>la</strong> prospettiva del Regno di Dio l’uomo realizza veramente il<br />

suo essere e <strong>la</strong> sua destinazione; solo dall’alto può venire il vero Figlio dell’uomo...<br />

Una bestia può essere potente, può essere terribile e più forte di qualsiasi uomo... essa<br />

può dare prova anche di molta intelligenza; ma il suo sguardo è sempre rivolto al<strong>la</strong><br />

terra, essa non intende <strong>la</strong> voce del<strong>la</strong> coscienza e non mantiene alcun rapporto con Dio.<br />

Ciò che fa <strong>la</strong> grandezza vera dell’uomo, è <strong>la</strong> sua umiltà e <strong>la</strong> facoltà di riconoscere <strong>la</strong><br />

volontà di Dio che lo eleva verso cose superiori a quelle che sono terrene”. 2<br />

Per Nebucadnetsar, abbagliato dal fasto delle ricchezze e che vede le cose solo<br />

nel<strong>la</strong> loro apparenza, il regno degli uomini è un metallo bril<strong>la</strong>nte e il regno di Dio una<br />

pietra insignificante, ma per Daniele, quale figlio di Dio, che può penetrare <strong>la</strong> realtà<br />

intima di queste potenze politiche, le potenze del mondo senza Dio e nemiche di Dio,<br />

non hanno nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> dignità umana.<br />

“Non è un caso - e <strong>la</strong> loro <strong>storia</strong> ne fornisce <strong>la</strong> prova - che <strong>la</strong> maggior parte degli<br />

Stati abbiano una bestia feroce nei loro stemmi”. 3<br />

Un giorno il re di Babilonia Nebucadnetsar, contemp<strong>la</strong>ndo dal<strong>la</strong> sua terrazza <strong>la</strong><br />

grande città, fu avvinto dal suo orgoglio (il peccato non è altro che <strong>la</strong> folle esaltazione<br />

di sé), non riconobbe più Dio al di sopra di sé ed esc<strong>la</strong>mò: “Non è questa <strong>la</strong> grande<br />

Babilonia che io ho edificato come residenza reale con <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> mia potenza e<br />

per <strong>la</strong> gloria del<strong>la</strong> mia maestà?”. Ma il re aveva ancora <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> in bocca, quando una<br />

voce discese dal cielo e disse: “Sappi, o re Nebucadnetsar, che il tuo regno t’è tolto e<br />

tu sarai cacciato di fra gli uomini, <strong>la</strong> tua dimora sarà con le bestie dei campi...”. Ciò<br />

avvenne e durò per sette tempi finché egli non riconobbe che l’Altissimo domina sul<br />

regno degli uomini. 4<br />

200<br />

“Nel primo anno di Beltsatsar, re di Babilonia, 5<br />

Daniele, mentre era a letto, fece un sogno, ed ebbe delle<br />

2<br />

AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, pp. 52,53.<br />

3<br />

HAERING GERRIT Jean, Dieu et César, Paris 1933, p. 150.<br />

4<br />

Daniele 4:30-32,25.<br />

5<br />

Sono diverse le date che vengono proposte. È importante sapere l’anno in cui il principe ereditario sia stato<br />

associato al trono:<br />

- 553 a.C. sembra preferita dal SDA Bible Commentary, vol. IV, p. 746 .<br />

- 552 indicata da: Ch. BOUTFLOWER, p. 302; J.B. PAYNE, Encicl...., p. 381;<br />

- 550-549 e<br />

- 548-547 sono proposte da HASEL G.-F., The First and third years..., pp. 153-168;<br />

- 541 S.N. HASKELL, nel 1908, p. 73;<br />

- 540 suggerita da J. VUILLEUMIER, p. 111;<br />

Secondo un poema babilonese pubblicato da Sidney SMITH, Babylonian History Texts, London 1924, pp. 83-91,<br />

Nabonide nel suo terzo anno (553 a.C.), aveva intrapreso una spedizione contro Tema in Arabia, “gli confidò <strong>la</strong><br />

regalità”.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


visioni nel<strong>la</strong> sua mente. Poi scrisse il sogno, e narrò <strong>la</strong><br />

sostanza delle cose. Daniele dunque prese a dire: “Io<br />

guardavo, nel<strong>la</strong> mia visione notturna, ed ecco scatenarsi sul<br />

mare grande i quattro venti del cielo. E quattro grandi<br />

bestie salirono dal mare, una diversa dall’altra. La prima<br />

era come un leone, ed aveva delle ali d’aqui<strong>la</strong>. Io guardai,<br />

finché non le furono strappate le ali; e fu sollevata da terra,<br />

fu fatta stare in piedi come un uomo, e le fu dato un cuore<br />

d’uomo. Ed ecco una seconda bestia, simile ad un orso;<br />

essa si rizzava sopra un <strong>la</strong>to, aveva tre costole in bocca fra<br />

i denti; e le fu detto: ‘Levati, mangia molta carne!’ Dopo<br />

questo, io guardavo, ed eccone un’altra simile ad un<br />

leopardo, che aveva addosso quattro ali d’uccello; questa<br />

bestia aveva quattro teste, e le fu dato il dominio.<br />

Dopo questo, io guardavo, nelle visioni notturne, ed<br />

ecco una quarta bestia spaventevole, terribile e straordinariamente<br />

forte; aveva dei denti grandi di ferro; e divorava e<br />

sbranava e calpestava il resto con i piedi; era diversa da<br />

tutte le bestie che l’avevano preceduta e aveva dieci<br />

corna...””.<br />

L’angelo spiega a Daniele: “Queste quattro grandi<br />

bestie, sono quattro re che sorgeranno dal<strong>la</strong> terra; poi i<br />

santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno<br />

per sempre, d’eternità in eternità”... ed egli mi parlò così:<br />

“La quarta bestia è un quarto regno sul<strong>la</strong> terra, che<br />

differirà da tutti i regni, divorerà tutta <strong>la</strong> terra, <strong>la</strong><br />

calpesterà e <strong>la</strong> frantumerà. Le dieci corna sono dieci re che<br />

sorgeranno da questo regno...””. 6<br />

COME DIO VEDE LA STORIA<br />

Daniele nel<strong>la</strong> sua visione vide scatenarsi sul “Mar Grande” dei venti. Nel<br />

linguaggio ordinario degli Ebrei, il Mar Grande è il Mediterraneo 7 , il Mare Nostrum,<br />

mare che per molto tempo e ancora ora è il centro geografico attorno al quale hanno<br />

6 Daniele 7:1-7,17,23,24.<br />

“Contrariamente a quelle dei capitoli 2 e 4, questa prima visione, accordata personalmente e unicamente a<br />

Daniele, segna in un modo molto netto l’inizio del suo ministero in qualità di profeta. Essa si presenta per<br />

conseguenza come <strong>la</strong> visione iniziale di questo ministero profetico che durerà per i quindici ultimi anni del<strong>la</strong> sua vita.<br />

É perciò normale considerare le visioni e le profezie che gli furono accordate in seguito come delle e<strong>la</strong>borazioni<br />

fondate su questa prima visione” SHEA William, Le Jugement en Daniel 7, in AA.VV., Prophétie et Eschatologie,<br />

Conférences Bibliques Division Eurafricaine, Séminaire Adventiste du Salève 1982, p. 134.<br />

7 Come traduce La Bibbia del<strong>la</strong> CEI. La stessa precisione <strong>la</strong> troviamo in Th. BOUTFLOWER, p. 213; D. FORD,<br />

Daniel, pp. 142,184; G.S. MENOCHIO, Biblia..., Paris 1660, p. 479; Rob. ANDERSON, 5 a ed., p. 277; G. BAGLIO, p. 56;<br />

É. GUERS, Israel..., p. 72; R.G. NOYES, vol. II, 1890, p. 399; W.C. STEVENS, p. 94; Ch.H.H. WRIGHT, Daniel..., 1906, p.<br />

147.<br />

Il grande mare non è l’Oceano come hanno scritto S. CAHEN, p. 35 e C.D. GINSBURG, p. 70<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 201


CAPITOLO IV<br />

gravitato i grandi imperi e sulle rive del quale le monarchie universali si sono sedute. 8<br />

Questo Mare segna ancora il confine tra i Paesi del Nord e i Paesi del Sud del mondo.<br />

Il mare o le acque nel linguaggio apocalittico sono “il simbolo naturale del<strong>la</strong><br />

massa dell’umanità, specialmente del<strong>la</strong> umanità pagana, nel seno del<strong>la</strong> quale si<br />

formano i diversi imperi”. 9<br />

I quattro venti del cielo che soffiano sul gran mare raffigurano le rivoluzioni<br />

politiche che sollevano i popoli come le onde del mare. Le invasioni degli eserciti<br />

nemici sono paragonate nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dei profeti al vento ardente, ad un turbine che<br />

tutto disperde. 10 Tutti questi avvenimenti sono sempre però sotto il controllo di Dio e<br />

quindi il credente può guardare al presente e al futuro con fiducia. 11<br />

Da questa lotta di eserciti, invasioni di popoli e di passioni, che hanno <strong>la</strong> loro<br />

prima origine nel cuore dell’uomo, sorgono quattro bestie. Da queste acque-popoli<br />

sorgono degli animali e gli animali sono stati in Oriente i simboli dei re, degli imperi,<br />

delle nazioni. Simbologia questa che risale ai tempi più lontani. 12<br />

“Le bestie rappresentano dei re e una successione di re o, in altri termini, delle<br />

dominazioni, dei regimi, dei regni o degli imperi ido<strong>la</strong>tri, opposti o indifferenti al<br />

Regno di Dio. Questi imperi sono rappresentati sotto l’immagine di bestie, per far<br />

notare che le passioni ne sono il principale movente... È da rilevare che queste bestie<br />

indicano le “sovranità o monarchie universali”. Daniele le considera tanto nel loro<br />

capo quanto nell’insieme dei loro successori. In tal modo, le quattro bestie<br />

rappresentano quattro re e <strong>la</strong> serie dei re che continuano <strong>la</strong> loro dominazione o il loro<br />

regno. Chiaramente, nel testo, le bestie indicano dei re. 13 L’interprete del<strong>la</strong> visione<br />

dice a Daniele: “Queste quattro grandi bestie, sono quattro re (malkin)”. Ma le<br />

traduzioni antiche o moderne hanno tradotto per “quattro regni”. Esse hanno<br />

compreso, in effetti, che si tratta qui, non so<strong>la</strong>mente di un individuo, ma del<strong>la</strong> serie<br />

dei re che si rial<strong>la</strong>cciano a lui. Così l’angelo ci fa comprendere che, con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “re”,<br />

intende il seguito dei successori di questi re: “La quarta bestia è un quarto regno” 14 .<br />

Le bestie rappresentano, dunque, non so<strong>la</strong>mente il primo re indicato dal<strong>la</strong> visione, ma<br />

anche una “dominazione” (malku) successivamente occupata da diversi re. 15 È così<br />

che al capitolo II il dominio o il regno dei Medo Persiani, dei Greci e dei Romani è<br />

indicato dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> malku (regno) che, nel capitolo VII, viene rappresentato da una<br />

8<br />

Osea 13:7,8.<br />

“Il mare, secondo <strong>la</strong> concezione biblica e <strong>la</strong> mentalità dei popoli dell’antico Oriente (confr. l’Epopea di<br />

Enumaelish (Babilonia); <strong>la</strong> battaglia di Ba’al col Mare (Ugarit), vol. I, pp. 38,102,241), è il simbolo del<strong>la</strong> ribellione e<br />

del<strong>la</strong> sollevazione contro Dio (Isaia 17:12; Geremia 5:22; Salmo 46:47; 89:10). Pertanto le fiere uscite dal mare<br />

hanno pure un carattere di ostilità nei confronti di Dio” SCHEDL C<strong>la</strong>us, Storia dell’Antico Testamento, vol. IV, tradotto<br />

da Pietro CANOSA, ed. Paoline, Roma 1966, p. 69.<br />

9<br />

CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, t. V, Daniel, p. 685. Vedere Apocalisse 17:15; Isaia<br />

17:12;2 7:1; Geremia 46:7, Ezechiele 26:3.<br />

10<br />

Geremia 4:11-13; 49:36.<br />

11 Salmo 65:7.<br />

12 Isaia 27:1; Ezechiele 29:3; 32:2.<br />

13 Daniele 7:17.<br />

14 Daniele 7:23.<br />

15 Daniele 8:20,21.<br />

202<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

bestia simbolica. Ogni regno (regime) è così rappresentato come una unica bestia,<br />

sebbene comprenda più persone diverse, poiché tutte queste persone sono considerate<br />

come dei membri di uno stesso corpo, che concorrono a una specie di unità, ... mossi<br />

da uno stesso spirito, per uno stesso regime nazionale... Il dottor Pusey dice molto<br />

bene, a questo proposito: “In queste profezie, il re rappresenta il regno, e il regno è<br />

concentrato nel re". 16<br />

Notiamo anche che le bestie simboliche stabiliscono tra i domini (regno o reame)<br />

che esse personificano delle differenze etniche. Ogni bestia indica un cambiamento<br />

politico e il trasferimento del<strong>la</strong> dominazione, del<strong>la</strong> regalità, del regno a una nazione<br />

diversa. Le quattro bestie hanno un carattere comune: sono delle bestie; ma<br />

rappresentano dei tipi diversi”. 17<br />

“La differenza di queste bestie non consiste nel grado di potere che è loro<br />

accordato, - poiché tutte simboleggiano delle monarchie universali, - bensì nel<br />

carattere del<strong>la</strong> loro potenza. Come ogni bestia ha <strong>la</strong> sua organizzazione e le sue<br />

caratteristiche proprie, così ognuno di questi imperi ha uno spirito e un modo di agire<br />

partico<strong>la</strong>re”. 18<br />

Primo impero.<br />

Rappresentato da un animale simile ad un leone con ali d’aqui<strong>la</strong>:<br />

Babilonia<br />

“Il leone è il più nobile dei mammiferi selvatici e l’aqui<strong>la</strong> il più nobile degli<br />

uccelli: queste caratteristiche ricordano l’immagine del<strong>la</strong> testa d’oro, il più nobile dei<br />

metalli, immagine applicata espressamente a Nebucadnetsar”. 19 Geremia ed Ezechiele<br />

già avevano descritto <strong>la</strong> potenza babilonese con queste figure. 20<br />

Gli altorilievi di Ninive e Babilonia rappresentano spesso questa specie di animale<br />

composto che molte volte viene esibito nell’ingresso dei pa<strong>la</strong>zzi e dei templi. Con<br />

questo animale si voleva così raffigurare il potere di Babilonia, i suoi attacchi<br />

impetuosi, <strong>la</strong> sua rapidità nelle conquiste e <strong>la</strong> violenza delle deportazioni, <strong>la</strong> sua<br />

altezza di genio e <strong>la</strong> potenza del suo volo.<br />

Simile all’aqui<strong>la</strong> che trasporta lontano <strong>la</strong> sua preda, Babilonia p<strong>la</strong>nava sulle<br />

popo<strong>la</strong>zioni. S’abbatteva come dall’alto delle nuvole sulle loro città più forti, e<br />

quando le aveva prese era contemporaneamente un’aqui<strong>la</strong> e un leone sul<strong>la</strong> sua preda.<br />

Nul<strong>la</strong> l’arrestava nelle sue conquiste, né le montagne, né i fiumi, né le muraglie più<br />

inespugnabili.<br />

16 PUSEY Edward Bouverie, Daniel the prophet. Nine Lectures, Delivered in the Divinity Shool of the University of<br />

Oxford, Oxford 1864, pp. 78, 79; cit. da FABRE d’ENVIEU Jules, Le Livre du Prophète Daniel, t. II, Paris 1880, p. 565.<br />

17 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 564,565.<br />

18 La Bible Annotée, Ancien Testament, t. II, Les Prophètes - Daniel, Paris-Genève, p. 285.<br />

19 A. Crampon, o.c., p. 686.<br />

20 Geremia 59:19,22; Ezechiele 17:3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 203


CAPITOLO IV<br />

Queste ali d’aqui<strong>la</strong> che vengono strappate, i commentatori le comprendono come<br />

un atto violento, col quale si suole designare il periodo in cui Nebucadnetsar cessò le<br />

sue conquiste per darsi alle arti e al<strong>la</strong> pace, dando al suo regno un carattere più<br />

umano. Il cuore d’uomo raffigura il cambiamento religioso che si operò in lui negli<br />

ultimi anni del suo regno nel riconoscere <strong>la</strong> sovranità del Dio d’Israele. 21<br />

Già da quando Nebucadnetsar fu tolto dal<strong>la</strong> scena, prima con <strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia<br />

mentale che durò sette tempi e poi con <strong>la</strong> morte che lo seguì da vicino, i suoi eserciti<br />

cessarono di vo<strong>la</strong>re come aquile; essi subirono sconfitte continue e le sue conquiste<br />

gli vennero rapite una dopo l’altra. 22<br />

Le ali che vengono strappate e l’offerta del cuore simile a quello d’uomo possono<br />

riferirsi anche “agli ultimi anni dell’Impero Babilonese, indebolito e cadente sotto i<br />

colpi dei Medo-Persiani; non è più un leone vigoroso, né l’aqui<strong>la</strong> rapida che tocca<br />

appena <strong>la</strong> terra, ma l’uomo debole e mortale, incapace di difendersi contro <strong>la</strong> seconda<br />

bestia”. 23<br />

Come abbiamo detto sopra, un animale non rappresenta un re singolo, ma un regno<br />

nel quale i discendenti di Nebucadnetsar non sono che i continuatori. Come nel<strong>la</strong><br />

statua questo regno è rappresentato dal<strong>la</strong> testa, così qui è rappresentato da questo<br />

animale e non è quindi possibile far partire il susseguirsi degli imperi da uno<br />

precedente a quello di Babilonia.<br />

Al tempo in cui Daniele scrive, “<strong>la</strong> monarchia babilonese era di già apparsa ed era<br />

giunta quasi al<strong>la</strong> sua fine; lo scrittore sacro si esprime ugualmente al futuro a causa<br />

delle altre tre, che appariranno in avvenire”. 24<br />

Secondo impero.<br />

Rappresentato da un animale simile a un orso ritto su un <strong>la</strong>to con tre<br />

costole in bocca: Medo-Persia<br />

Il secondo animale che Daniele vede sorgere è simile ad un orso che si rizza su un<br />

<strong>la</strong>to ed ha tre costole in bocca. Questo animale tozzo, lento nei movimenti e di grande<br />

ferocia rappresenta l’Impero Medo-Persiano che corrisponde, nel<strong>la</strong> statua, al petto e<br />

alle braccia d’argento.<br />

“L’ordine “levati”, non deve fare concludere... che l’animale fosse accovacciato,<br />

poiché usciva proprio in quel momento dal mare. Questa apostrofe ha quindi, come<br />

spesso accade, il senso di “Andiamo! avanti!” 25 “Mangia molta carne!” è l’emblema<br />

dell’avidità con <strong>la</strong> quale questo secondo impero si impossesserà delle ricchezze dei<br />

21 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 285. Confr. Daniele 2:47; 3:28; 4:34.<br />

22 GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. II, Paris 1848, pp. 30,31.<br />

23 A. Crampon, o.c., p. 686.<br />

24 Idem, p. 689.<br />

25 Giudici 8:20.<br />

204<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

popoli conquistati. L’ordine significa: “Compi il tuo ruolo nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>! Nessun<br />

ostacolo ti arresta!””. 26<br />

Mentre i Caldei trasportavano lontano i popoli vinti, i Medo-Persiani, senza<br />

toglierli dalle loro terre, li calpestavano sotto i piedi, dimostrando grande crudeltà<br />

nel<strong>la</strong> loro guerra.<br />

Gli storici dicono che i Persiani furono i più barbari di tutti i popoli conquistatori.<br />

Per caratterizzarli si sono dovuti adottare dei paragoni con gli animali selvatici.<br />

“Nul<strong>la</strong> caratterizza meglio <strong>la</strong> nazione persiana delle sue leggi criminali. Esse si<br />

distinguevano per <strong>la</strong> crudeltà delle pene: i colpevoli venivano scorticati e seppelliti<br />

vivi. C’era più crudeltà ancora nelle muti<strong>la</strong>zioni che i persiani si compiacevano<br />

d’infliggere. Il persiano Ciro era, secondo <strong>la</strong> testimonianza di Senofonte, il persiano<br />

che dopo il vecchio Ciro si mostrò più degno dell’impero: possedeva tutte le virtù<br />

d’un gran re. A causa dello zelo con il quale esercitava <strong>la</strong> giustizia, lo storico greco<br />

dice che le grandi strade erano affol<strong>la</strong>te d’uomini muti<strong>la</strong>ti ai piedi, alle mani, agli<br />

occhi. Dopo <strong>la</strong> presa di Babilonia (Dario) fece mettere in croce 3000 abitanti tra i più<br />

distinti del<strong>la</strong> città... Serse sorpassò Dario in crudeltà... Seneca riporta che un re<br />

persiano fece tagliare il naso a tutto un popolo. L’antichità tutta intera ha mancato<br />

d’umanità; ma un disprezzo del<strong>la</strong> personalità umana, tale quale scaturisce dal<strong>la</strong><br />

condotta dei persiani, non si trova più nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>”. 27<br />

Questa bestia si “rizzava sopra un <strong>la</strong>to” o essa “aveva un <strong>la</strong>to più alto”.<br />

Questa immagine corrisponde al montone del capitolo VIII che aveva due corna,<br />

uno più alto dell’altro, indicando così che <strong>la</strong> componente etnica persiana aveva un<br />

ruolo preponderante rispetto a quel<strong>la</strong> meda.<br />

Tronchon dice che l’orso medo-persiano ha due <strong>la</strong>ti: “L’uno, il <strong>la</strong>to medo, resta a<br />

riposo; l’altro, il <strong>la</strong>to persiano, si alza e <strong>diventa</strong> più alto del primo”. 28<br />

Le tre costole in bocca rappresentano “le conquiste del<strong>la</strong> parte occidentale, del<strong>la</strong><br />

parte settentrionale e del<strong>la</strong> parte meridionale” 29 : <strong>la</strong> Lidia, Babilonia, l’Egitto<br />

conquistati rispettivamente nel 546, 538 e 525 a.C. Sono territori che non vengono<br />

considerati come facenti parte del corpo del<strong>la</strong> bestia, cioè dell’estensione geografica<br />

del proprio impero. 30<br />

Per un certo numero di esegeti moderni l’orso rappresenterebbe <strong>la</strong> potenza meda e<br />

<strong>la</strong> terza bestia (il leopardo a<strong>la</strong>to) quel<strong>la</strong> persiana. Questa spiegazione urta però contro<br />

<strong>la</strong> realtà storica ed il testo biblico.<br />

La <strong>storia</strong> non conosce che un Impero Medo-Persiano unico, nel seno del quale<br />

l’autorità appartenne dapprima al<strong>la</strong> dinastia meda, poi al<strong>la</strong> dinastia persiana. M.<br />

26<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 286.<br />

27<br />

LAURENT F., Histoire du Droit des gens, t. I, pp. 438,439 t. II, p. 176; cit. da VUILLEUMIER Jean, Les prophéties de<br />

Daniel, Genève 1906, pp. 118,119.<br />

28<br />

Cit. da A. Crampon, o.c., p. 686; La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 286.<br />

29 La Bible Annotée, idem.<br />

30 Vedere il nostro Capitolo VII.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 205


CAPITOLO IV<br />

Maspéro, d’accordo con M. Rawlinson, 31 dopo aver raccontato i dissensi in seguito<br />

alle quali Ciro (persiano) prevalse su Astiage (medo), si esprime in questi termini:<br />

“Fu un cambiamento di dinastia piuttosto che una conquista straniera. Astiage ed i<br />

suoi predecessori erano stati re dei Medi e dei Persiani; Ciro e i suoi successori furono<br />

re dei Persiani e dei Medi”. 32 I Medi più civilizzati giocarono un ruolo di primo piano<br />

finché più tardi i Persiani non ebbero un ruolo di preminenza e furono descritti come<br />

l’elemento preponderante. 33<br />

Il libro di Daniele insiste a varie riprese nel presentare questo impero come unico.<br />

Al re Beltsatsar Daniele annuncia che il regno di Babilonia viene dato ai “Medi e ai<br />

Persiani”. 34 L’angelo dice al profeta: “Il montone che hai veduto, rappresenta il re di<br />

Media e di Persia” 35 , Dario il medo promulga un decreto conformemente al<strong>la</strong> “legge<br />

dei Medi e dei Persiani” 36 , al capitolo XI:1 l’angelo dice che Dario è il re medo, e al<br />

verso 2 dice che sorgeranno ancora in Persia tre re e “questo prova che ai suoi occhi<br />

Dario il medo è contemporaneamente re dei persiani”. 37<br />

Ai tempi del<strong>la</strong> regina Ester, sebbene <strong>la</strong> dinastia fosse ormai persiana, si par<strong>la</strong>va<br />

ancora delle “Cronache dei re di Media e di Persia” 38 mantenendo l’antico titolo che<br />

poneva i Medi al primo posto. Nel terzo anno di regno, Assuero riunì il suo “esercito<br />

di Persia e di Media”. 39<br />

Nelle varie iscrizioni di Dario Istarpe “i Persiani e i Medi vi sono menzionati come<br />

due etnie unite in un solo popolo: “L’armata dei Persiani e dei Medi che erano con<br />

me”, “io inviai una armata di Persiani e di Medi”, “nessun uomo, né persiano né<br />

medo, l’avrebbe spodestato””. 40<br />

Vedere nell’orso qualcosa di diverso e di disgiunto dal<strong>la</strong> monarchia medo-persiana<br />

è un errore storico ed esegetico.<br />

Scrive J. Doukhan: “Molto presto nel<strong>la</strong> tradizione giudaica si è riconosciuta,<br />

attraverso questa rappresentazione dell’orso di Daniele VII, una allusione ai Persiani.<br />

Poiché, commenta con un certo sorriso il Talmud: “I Persiani mangiano e bevono<br />

come l’orso, hanno dei capelli lunghi come l’orso, sono agitati come l’orso”. 41 Un<br />

altro passo talmudico chiama l’angelo tute<strong>la</strong>re di Persia “l’orso di Daniele” 42 ”. 43<br />

31<br />

MASPERO M., Histoire ancienne des peuples de l’Orient, p. 509; RAWLINSON M., Ther five great monarchies, t. II,<br />

3 a ed., London 1873, pp. 422,426.<br />

32<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 286; A. Crampon, o.c., p. 686.<br />

33<br />

Vedere BENOIT Pierre de, Le prophète Daniel, Paris 1941, 20.<br />

34<br />

Daniele 5:28.<br />

35<br />

Daniele 8:20.<br />

36<br />

Daniele 6:8,12,15.<br />

37<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 286.<br />

38<br />

Ester 10:2.<br />

39<br />

Ester 1:3.<br />

40<br />

Cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 645.<br />

41<br />

Kidd, 72a.<br />

42<br />

Yoma 77a.<br />

43<br />

DOUKHAN Jacques, Le soupir de <strong>la</strong> terre, ed. Vie et Sante, Dammarie-les-Lys 1993, p. 146.<br />

206<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

Terzo impero.<br />

Rappresentato da un animale simile ad un leopardo con quattro teste e<br />

quattro ali d’uccello: Grecia<br />

Il terzo animale rappresenta il regno greco-macedone che conquistò il mondo a<br />

volo d’uccello. La velocità del quadrupede è rafforzata da quel<strong>la</strong> dell’uccello. Sembra<br />

conquistare il mondo senza toccare terra, dirà qualche anno dopo lo stesso Daniele. 44<br />

Già “Teodoreto faceva notare che <strong>la</strong> visione designa il regno macedone e che<br />

Alessandro è stato convenientemente comparato ad una pantera, a causa del<strong>la</strong> sua<br />

prontezza, del<strong>la</strong> sua rapidità, del<strong>la</strong> mobilità del suo carattere e delle sue passioni”. 45<br />

“Il leopardo è piccolo, ma intrepido: s’attacca a tutto ciò che incontra e nul<strong>la</strong> lo<br />

ferma. Alessandro era piccolo di taglia; il suo regno primitivo del<strong>la</strong> Macedonia era<br />

piccolo; non aveva che un piccolo esercito contro 150.000 uomini al Granico; contro<br />

400.000 a Isso e contro gli 800.000 ad Arbe<strong>la</strong>... Come il leopardo, era senza posa,<br />

inquieto, agitato, intrattabile, insoddisfatto; e questo carattere si è trovato in quasi tutti<br />

i suoi successori”. 46<br />

“Non aveva 21 anni quando tutti gli Stati del<strong>la</strong> Grecia lo nominarono generale dei<br />

Greci, per attaccare il potente impero dei Medi e dei Persiani. Nell’anno successivo<br />

passa in Asia e rovescia tutto sul suo cammino; marcia, o piuttosto vo<strong>la</strong> come una<br />

tempesta; le città più munite cadono davanti a lui; gli eserciti più formidabili sono<br />

distrutti in un giorno; <strong>la</strong> potente Tiro è bruciata; Gaza è annientata; l’Egitto è conquistato<br />

in qualche settimana; Babilonia apre le sue porte; lo sfortunato re dei Medi e<br />

dei Persiani, lungamente inseguito, cade trafitto di colpi; e in 5 anni di guerra rapida e<br />

vittoriosa come non si vide mai, questo giovane principe, appena all’età di 26 anni,<br />

sale sul trono di Nebucadnetsar e di Ciro, si vede monarca del mondo e si fa chiamare<br />

“il padrone del<strong>la</strong> terra e del mare””. 47<br />

Questo animale, a differenza degli altri, aveva quattro teste.<br />

“Esse non indicano so<strong>la</strong>mente che <strong>la</strong> potenza del terzo impero deve estendersi<br />

verso i quattro punti del<strong>la</strong> terra o verso i quattro punti cardinali, cioè su tutta <strong>la</strong> terra,<br />

a seguito del<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> dei re di Babilonia e di Ninive, che si davano il titolo di “re<br />

delle quattro regioni”. Ma nel nostro testo queste quattro teste simboleggiano i<br />

44 Daniele 8:4.<br />

45 cit. J. Fabre d’Envieu, idem, pp. 650,651.<br />

46 L. Gaussen, o.c., t. II, p. 40. Le cifre che l’antichità ci trasmette re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> consistenza numerica degli eserciti<br />

possono anche non essere esatte, ma indicative per far comprendere lo spiegamento delle forze.<br />

47 Idem, t. I, p. 136.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 207


CAPITOLO IV<br />

quattro capi, i quattro generali di Alessandro che formeranno i quattro regni, i quali<br />

continueranno l’impero ellenico di Alessandro o l’impero macedone”. 48<br />

Questi quattro regni furono quelli di Macedonia, Tracia, Egitto e Siria. 49<br />

“In effetti, l’impero di Alessandro non è esistito come impero a parte e distinto<br />

dalle monarchie greche che ne uscirono. Il fondatore morì prima di potere organizzare<br />

il suo nuovo Stato; venti anni dopo, le sue conquiste passarono a quattro dei suoi<br />

generali che le divisero prendendo il titolo di re.<br />

É questo che indica il testo stesso, facendo apparire <strong>la</strong> terza bestia con le sue<br />

quattro teste, ancora prima di dire che <strong>la</strong> dominazione gli fu data. Essa appare<br />

all’inizio del<strong>la</strong> visione profetica nel<strong>la</strong> forma sotto <strong>la</strong> quale si è realizzata<br />

storicamente”. 50 Questo modo di vedere è confermato al capitolo seguente di Daniele.<br />

Con questa bestia è rappresentata tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei vari regni dell’Impero Greco-<br />

Macedone.<br />

Quarto impero.<br />

Rappresentato da un animale che non ha riscontro nel creato: Roma<br />

Critica all’identificazione con il regno seleucida ed altre specu<strong>la</strong>zioni<br />

Critica all’identificazione del<strong>la</strong> quarta bestia con il regno seleucida 51<br />

L’esegesi “razionale” moderna o liberale vuole vedere in questa quarta bestia il<br />

regno dei Seleucidi sorto dal<strong>la</strong> divisione in quattro del regno di Alessandro. 52<br />

“La forza straordinaria che le è attribuita non permette di vedervi né l’insieme<br />

delle monarchie sorte dall’impero di Alessandro, né uno di esse: quello del<strong>la</strong> Siria”. 53<br />

La quarta bestia viene descritta come spaventevole, terribile e straordinariamente<br />

forte, quindi superiore a tutte le precedenti. Il regno Seleucida ha avuto dei confini<br />

geografici limitati facenti parte dell’impero conquistato da Alessandro Magno e non<br />

ha superato né i limiti di questo impero, né <strong>la</strong> sua forza.<br />

Dopo <strong>la</strong> quarta bestia, il testo biblico dice che il regno viene dato ai santi<br />

dell’Altissimo senza intervallo di tempo. Le profezie di Daniele, a differenza di quelle<br />

degli altri profeti biblici, sono cronologiche e concatenate, non <strong>la</strong>sciano quindi<br />

intervalli di tempo più o meno lunghi.<br />

“É inammissibile confondere questo quarto impero con il regno dei Seleucidi...<br />

Questo errore esegetico si spiega unicamente con l’idea preconcetta di numerosi<br />

48 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 581.<br />

49 Vedere a tale proposito il nostro Capitolo XI.<br />

50 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 287.<br />

51 Per una presentazione sistematica di questa identificazione nel libro di Daniele, vedere Appendice n. 4.<br />

52 Vedere nota n. 64 per una più ampia trattazione anche delle diverse posizioni.<br />

53 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 288.<br />

208<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

critici che sono incapaci di sbarazzarsi del<strong>la</strong> concezione insostenibile che il libro di<br />

Daniele si riferisca esclusivamente all’epoca di Antioco Epifane...”. 54<br />

L’avvocato Amedée Nico<strong>la</strong>s dice: “Questa bestia è evidentemente l’Impero<br />

Romano che si eleva dopo l’Impero Greco, e fu molto più esteso e potente di questi<br />

tre imperi che l’avevano preceduto. Holzhauser pensa che questo quarto impero sia<br />

quello di Maometto. Noi non possiamo ammettere questo, neppure come semplice<br />

ipotesi; (troppi secoli d’intervallo trascorrerebbero tra l’Impero Greco e quello di<br />

Maometto e quindi non ci sarebbe una continuazione logica) bisognerebbe, in questo<br />

caso, sopprimere, o non vedere da nessuna parte l’Impero Romano, che ha tuttavia<br />

avuto il più grande posto nel mondo”. 55<br />

Il quarto impero deve succedere agli stati greci usciti dal<strong>la</strong> conquista di Alessandro<br />

e chiudere <strong>la</strong> serie delle monarchie universali. L’Impero Romano solo risponde a<br />

questa condizione. Ha assorbito l’Egitto, <strong>la</strong> Siria, <strong>la</strong> Tracia e <strong>la</strong> Grecia; ha superato<br />

tutti i grandi imperi precedenti. Nul<strong>la</strong> è sfuggito al<strong>la</strong> sua potenza. Dionigi<br />

d’Alicarnasso, che scriveva negli anni che hanno preceduto <strong>la</strong> nostra era, disse:<br />

“L’Impero Romano regna su tutte le contrade del<strong>la</strong> terra che non sono inabbordabili,<br />

domina su tutto il mare; solo e per primo ha fatto dell’Oriente e dell’Occidente le sue<br />

frontiere. 56<br />

La grande monarchia dei Greci macedoni, per quanto vasta fosse, si arrestò al<br />

mare Adriatico; ma <strong>la</strong> repubblica di Roma comanda a tutta <strong>la</strong> terra, almeno fin dove <strong>la</strong><br />

terra è abitata; poiché questa repubblica è padrona di tutti i mari, e non so<strong>la</strong>mente di<br />

quelli che sono al di qua delle colonne d’Ercole, ma ancora dell’Oceano, fino a dove<br />

si può navigarlo”. 57<br />

“Da oltre un centinaio d’anni - scriveva l’abate J. Fabre d’Envieu nel 1890 - i<br />

razionalisti - (con tutti i loro virtuosismi) - si cimentano a dimostrare che l’ultimo<br />

impero rappresentato dalle gambe di ferro e i piedi di ferro e d’argil<strong>la</strong>, così come per<br />

<strong>la</strong> quarta bestia, non sia l’Impero Romano.<br />

Per escludere questo impero dal<strong>la</strong> serie indicata da Daniele e ritrovare quattro<br />

imperi, essi hanno cercato di dividere ciascuno dei tre primi imperi.<br />

Ma, malgrado tutti i loro sforzi, questa esegesi di combinazioni artificiali non li ha<br />

condotti che a un impatto, e non hanno concluso altro che il refutarsi a vicenda...<br />

Insomma, i nuovi esegeti non hanno potuto pervenire a p<strong>la</strong>smare <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> a loro<br />

piacere, e si sono infranti contro un testo imp<strong>la</strong>cabile che li sfida...<br />

I Padri del<strong>la</strong> Chiesa - salvo Efrem, il cui errore si spiega e si refuta facilmente 58 -<br />

sostengono questa interpretazione: sant’Ippolito, san Gero<strong>la</strong>mo, Oroso, Teodoreto,<br />

54<br />

P. de Benoit, o.c., p. 21. Lo stesso pensiero è sostenuto dall’abate A. Crampon, o.c., p. 686.<br />

55 a<br />

NICOLAS Amedée, Conjectures sur les Âges de l’Eglise et les derniers temps, 2 ed., Paris 1881, p. 199. Siamo noi<br />

che abbiamo aggiunto quanto tra parentesi.<br />

56<br />

La Bible Annotée, o.c., t. Il, p. 288. Sul<strong>la</strong> dichiarazione di Dionigi vedere anche A. Crampon, o.c., p. 686.<br />

57<br />

Dionigi d’Alicarnasso, Antichità Romana, p. 2; cit. L. Gaussen, o.c., t. II, p. 83.<br />

58<br />

Efrem aveva supposto che l’Impero Medo fosse <strong>la</strong> seconda bestia e l’Impero Persiano <strong>la</strong> terza. Vedere nota n. 64<br />

sistema n. IV, pp. 206,207.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 209


CAPITOLO IV<br />

sant Agostino, 59 san Giovanni Crisostomo 60 , Sulpicio Severo 61 . Ci è sufficiente<br />

riportare le parole di san Cirillo di Gerusalemme 62 . Dopo aver detto che tutti gli<br />

scrittori ecclesiastici ammettono che il quarto impero è l’Impero Romano, aggiunge:<br />

“Poiché il primo era l’impero degli Assiri (Babilonesi); l’altro, dei Medi e nello stesso<br />

tempo dei Persiani; e dopo questo, il terzo, quello dei Macedoni; il quarto impero è<br />

ora quello dei Romani.”<br />

I commentatori del Medioevo e i commentatori cattolici dei tempi moderni hanno<br />

seguito l’insegnamento tradizionale, a eccezione di Houbigant, di Jahn e di Calmet<br />

che, <strong>la</strong>sciandosi trasportare da Grotius 63 , riconosce nondimeno “che non pretende con<br />

questo distruggere il sistema che indica nel<strong>la</strong> quarta bestia l’Impero Romano”.<br />

I pretesi riformati hanno d’altronde riconosciuto il bene fondato del<strong>la</strong> vecchia<br />

interpretazione.<br />

Nel<strong>la</strong> prefazione del suo commentario su Daniele, Lutero dice che egli si appoggia<br />

sull’autorità di “tutti i dottori che lo hanno preceduto”, e aggiunge: “Il primo regno è<br />

quello degli Assiri o Babilonesi, il secondo quello dei Medi o dei Persiani, il terzo<br />

quello di Alessandro il Grande e dei Greci, il quarto quello dei Romani”.<br />

Su questa spiegazione e opinione, tutti sono d’accordo, e <strong>la</strong> <strong>storia</strong> e i fatti lo<br />

stabiliscono assolutamente.<br />

Calvino, Me<strong>la</strong>ntone, Œco<strong>la</strong>mpadio, Vitringa, Geier, Bengel, Bullinger, e<br />

innumerevoli luterani e calvinisti hanno, nei loro commentari, spiegato gli imperi di<br />

Daniele nello stesso modo.<br />

Tra i moderni possiamo citare: C.B. Michaelis, Keil, Gaussen, Auberlen, Kliefoth,<br />

Zuendel, ecc.<br />

Ci sarebbe impossibile dare qui il catalogo degli inglesi che hanno mantenuto <strong>la</strong><br />

interpretazione comune, ci è sufficiente nominare il celebre Isacco Newton e il Dr.<br />

Pusey.<br />

Questa interpretazione si raccomanda, d’altronde, per <strong>la</strong> sua evidenza intrinseca, e<br />

noi abbiamo il diritto, dopo lo studio che abbiamo fatto dei testi, di considerare questo<br />

risultato come solidamente dimostrato”. 64<br />

59<br />

Agostino, La città di Dio, I,X,23.<br />

60<br />

Giovanni Crisostomo, Daniele, t. VI.<br />

61<br />

Sulpicio Severo, Sacra Hi<strong>storia</strong>, I, III, 11.<br />

62<br />

Cirillo di Gerusalemme, Catechesi, XV, 6.<br />

63<br />

Grotius riprende l’idea di Porfirio e divide in due l’Impero Greco: terza bestia Alessandro, quarta i suoi<br />

successori: i quattro diadochi.<br />

64<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 640,637,638.<br />

Alcuni esempi di autori che hanno sostenuto questa interpretazione: J. ABBADIE, pp. 446-451; K. AUBERLEN, p. 64;<br />

P. ALLIX , De Messiae, p. 5; R. ANDERSON, 5 a ed., p. 73; G. BARTOLUCCI, Biblioteca..., pars III, Roma 1683, pp. 610-<br />

613; Baruc, II libro, XXXVI-XL; cit. R.H. CHARLES, The Apocrypha; È. BAUDOUIN, p. XIII,14,23-32; A. BEA, pp. 46-<br />

52; Edw. BICKERSTETH, A Script., p. 196; A.E. BLOOMFIELD, The End, p. 89, 106; H.E. BROOKE, p. 11; K.L. BROOKS,<br />

The Certain, p. 7; J. BRUNEMANNUS, p. 14; E.P. CACHEMAILLE, 1911, p. 38; J. CALVIN, Leçons, fol. 96b; H. DEANE, A<br />

Bible, pp. 59, 137,138; J. DRACH, Comm., vol. I, fol. 15-18; vol. II fol. 4-6; J. DREXEL, trad. italiana, pp. 572-603;<br />

Esdra, IV libro, v. 90, X-60-XII-35; F. DUESTERWALD, pp. 107-117; G.S. FABER, A Dissertation, 5 a ed., p. 154; L.C.<br />

FILLION, pp. 233,234,277-280; B. FOSTER, p. 27; L. GERBI, p. 195; H.A.C. HAEVERNICK, 1832, pp. 229-235; W.<br />

HARPER, p. 18; E. HUIT, pp. 51-59; F. JOUBERT, ed. 1745, pp. 35-47; ed. 1749, vol. I, pp. 85-91; A. KINNE, An<br />

210<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

Explication, p. 128; T.F.O. KLIEFOTH, pp. 88-94, 188-209; Ch.H. LAGRANGE, Leçons, vol. I, 2 a ed., pp. 169,306,310;<br />

W.S. LASOR, Creat., p. 172; P. de LAUNAY, Réponse, pp. 200-207; W. LOWTH, ed. 1822, p. 332; J. de MALDONADO, pp.<br />

613-616, 665; G.S. MENOCHIO, 1630, pp. 307,318; 1758, p. 129; 1768, p. 241,248; D. MUELLER; L.W. MUNHALL, p.<br />

160; G. NIGRINUS, 1574, p. 68; J. ŒCOLAMPADE, 1530, f. 80; f. 82b contro Policonius e f. 83a contro Aben Ezra; F.<br />

OGARA, pp. 69-73, 219-224, 237,238; W. PALMER, pp. 23,46,106,107,140,142; J.B. PAYNE, Encycl., pp. 370,371; A.<br />

PELET, pp. 11,40; J.B. PELT, pp. 11,40,353; J.A. PETIT, p. 37; M. POOLE, Synopsis, pp. 830,831; C. ROLLIN, pp. 251-264;<br />

M.F. ROOS, An Exposit., pp. 71,128-134; A. ROHLING, p. 82; J.B. ROSSIER, vol. II, p. 212; C. SÁNCHEZ (Sanctius), 1619,<br />

c. 385; F.G. SMITH, p. 81; STEEN (ALAPIDE), 1622, p. 6,7; W.C. STEVENS, pp. 37, 94,95; A.F. VAUCHER, Lacunziana,<br />

serie I, pp. 37-40; J.C.J. WHITCOMB, The New ..., pp. 29,293; G. WILLIAMS, 6 a ed., pp. 620,625; W. WINGATE, p. 10;<br />

Edw.-Jos YOUNG, The Bible ..., London 1953, 1954, 1962, pp. 671,672,676,677; The Prophecy, 1949, pp. 76,149,305;<br />

J. ZURCHER, Question Débattues, pp. 150-158; J. ZUMBIEHL, Das Buch Daniel ..., pp. 90-114; Anonimo, Kai to the<br />

Prophecy..., pp. 63-100; Remarks on the ..., p. 43.<br />

Comparando i dati che emergono da J. Fabre d’Envieu, p. 641 e da La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 284,<br />

presentiamo i seguenti sistemi interpretativi che hanno lo scopo di eliminare dalle visioni profetiche di Daniele Roma<br />

quale quarto impero universale.<br />

I sistema: II sistema III sistema IV sistema V sistema VI sistema<br />

Babilonia<br />

- Nebucadnetsar<br />

- Beltsatsar<br />

- Neriglissor<br />

- Nabonide<br />

- Ninive<br />

- Babilonia<br />

- Medo-Persia<br />

- Grecia<br />

- Babilonia I<br />

- Babilonia II<br />

- Medo-Persia<br />

- Grecia<br />

- Babilonia<br />

- Medi<br />

- Persia<br />

- Grecia<br />

- Babilonia<br />

- Medo-Persia<br />

- Alessandro<br />

- i success.di Alessandro<br />

- Caldei<br />

- Medo-Persia<br />

- Grecia<br />

- Parti<br />

I J.C. HARENBERG, pp. 379-381.<br />

Critica: <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele prevede una successione di Regni non di re.<br />

II C.J. BUNSEN, pp. 660,661.<br />

Critica: il testo biblico si oppone a identificare Ninive con <strong>la</strong> prima bestia. “Di fronte ai termini così<br />

precisi del testo di 2:38, non può essere preso in considerazione il fatto di vedere il primo impero in quello di<br />

Ninive” La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 285.<br />

III H. SCHULTZ, pp. 804,805. REDEPENNING E.R. - HITZIG F., p. 99.<br />

Critica: “Non si può scindere in due l’Impero Babilonese, per fare del<strong>la</strong> persona di Nebucadnetsar il<br />

primo imperatore e di Beltsatsar il rappresentante del secondo. Le bestie non rappresentano dei re, ma dei<br />

regni” La Bible Annotèe, o.c., t. II, p. 286, vedere anche HOONACKER Albin von, p. 174.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 211


CAPITOLO IV<br />

Purtroppo quanto il testo biblico presenta in modo evidente oggi ancor più del<br />

secolo scorso è rigettato e sono quindi ancor più valide le parole che P. Jurieu che<br />

IV È sostenuta da diversi autori. AMNER R., Essay, p. 220; BALDENSPERGER W., p. 269; BARYLKO J., p. 10;<br />

BEHRMANN G., pp. 16,45; BELLA B.M., p. 4,18; BERNINI G., pp.114,223; BLEEK F., Einleitung, p. 606;<br />

BRUSTON C., Études, pp. 7,8; CAQUOT A., Sur les, p. 5; CLEAVER H., p. 194; CORNFELD G., Adam, pp.<br />

552,553; F.J. DELITZSCH, p. 474; DERESER Th.A., pp. 266,297; DE WETTE W.M..L., t. II, p. 487; DRIVER S.R.,<br />

The Book, p. 28; GESENIUS F.H.W. Lex. Man.; HILDENFELD A.B.C.C., Die Proph., p. 78; HOEPFL H., p. 567;<br />

HOLLARD A., pp. 189-193; HOOPER E.B., p. 88; HOWIE C.G., p. 121; KRAELING E.G.R., Comm. On the<br />

Proph., p. 288; KRANICHFELD W.R., pp. 122,123,257,258; KUENEN A., The Proph., p. 296-309; LODS A.F.P.,<br />

Historie, p. 842; G.C.F. LUECKE, M.L. MARGOLIS e A. MARX, pp. 138,139; MARTI K,. p. 49; MAURER<br />

F.J.V.D., p. 129; MONTGOMERY J.A.,. p. 59-63; NOELDEKE T., p. 325; Ortensio da Spineto<strong>la</strong> URBANELLI, p.<br />

591; PORTEOUS N.W., p. 106; PRINCE J.D., A critic., pp. 6,7; SAHLIN H., p. 43; SOGGIN P. p. 128; STEINMANN<br />

J., pp. 57,108-110; TERRY M.S., p. 183; M. VERNES, Encyclop. des Sc. Religieuses, t. III, p. 678, <strong>la</strong> traduz.<br />

Ecumenica de <strong>la</strong> Bible, Ancien Testament, 1975, p. 1699.<br />

Questa spiegazione è già stata avanzata nel IV secolo da Efrem, pp. 206,214, e nel V secolo da<br />

Policronius, vescovo d’Apame, che ha scritto un Commentario su Daniele. Vedere MAI Angelo, Scriptores<br />

Veterum Nova Coll., Roma 1825, vol. I, p. 111; vol. III, pp. 124-126; nuova ed., Paris 1907, t. II, p. 144 e<br />

seg.<br />

Questo IV sistema ha più sostenitori tra i moderni teologi. “Gli esegeti moderni di Daniele identificano<br />

il quarto impero con quello fondato da Alessandro Magno, che è nelle fonti giudaiche l’Impero Romano. La<br />

Mek. R. Ism., opera assai tardiva e databile per <strong>la</strong> sua redazione finale nel secolo VIII (H.L. STRACK - G.<br />

STEMBERGER, Einleitungim Talmud und Midrasch, München 1982, p. 268) è l’unica fonte giudaica a par<strong>la</strong>re<br />

di 5 imperi: Assiria, Babilonia, Media, Grecia, Roma” cit. M. Delcor, o.c., pp. 274,275.<br />

La Bibbia TOB ha in nota: “In ogni caso, il quarto regno è certamente l’impero greco di Alessandro, di<br />

cui i re seleucidi di Siria sono gli eredi diretti”, ma riconosce che “<strong>la</strong> tradizione ebraica cristiana<br />

identificherà <strong>la</strong> quarta bestia con l’Impero Romano (confr. Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, 10,11,7; 4<br />

Esdra, 11,1; 12,10ss; Apocalisse di Baruc, 39; Episto<strong>la</strong> di Barnaba 4). <strong>Quando</strong> quest’“ultimo nemico”<br />

terreno - il piccolo corno - sarà stato sconfitto, allora inizierà il regno dei santi dell’Altissimo, depositari<br />

umani del regno di Dio” . 1635. Quest’ultima osservazione sul testo è sufficiente per abolire qualsiasi<br />

sistema che non veda in Roma <strong>la</strong> quarta bestia e nelle corna <strong>la</strong> suddivisione del suo impero a seguito delle<br />

invasioni barbariche.<br />

“Questa spiegazione ci sembra inconciliabile sia con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> sia con il modo di esprimersi del testo<br />

biblico. La <strong>storia</strong> non conosce che un Impero Medo-Persiano unico, nel mezzo del quale l’autorità appartiene<br />

prima al<strong>la</strong> dinastia meda e poi al<strong>la</strong> dinastia persiana. Il libro di Daniele considera le cose nello stesso modo.<br />

Distingue senza dubbio una dinastia meda e una dinastia persiana, quando par<strong>la</strong> dei due re: Dario (il medo) e<br />

Ciro (il persiano); ma non stabilisce per nul<strong>la</strong>, per questo motivo, due monarchie diverse. Ben al contrario,<br />

dice (5:28) “Il regno di Babilonia è dato ai Medi e ai Persiani”. In fine, al capitolo 8, il regno dei Medi e dei<br />

Persiani è rappresentato da un solo animale: il capro con due corna” La Bible Annotée,<br />

o.c., t. II, p. 286. GOETTSBERGER J., Das Buch Daniel, Bonn 1928, p. 64; A. von HOONACKER, p. 171; J. ORR,<br />

p. 537; C.H.H. WRIGHT, p. 154, hanno dimostrato l’unità del<strong>la</strong> monarchia bicefa<strong>la</strong> medo persiana.<br />

Come variante di questo sistema WILLET A., p. 211 vide <strong>la</strong> Siria nel<strong>la</strong> quarta bestia; GEIER, p. 202 vide<br />

Alessandro e i suoi successori.<br />

V Questo sistema è difeso da L. BERTHOLDT, p. 425; D. BUZY, Symboles, pp. 266-287; A. CALMET,<br />

Dissertat., pp. 583,584, 651,652; J. CHAINE, p. 217; H. De GROOT (GROTIUS), Opera, pp. 414, 435,436;<br />

P.C.S. DESPREZ, Daniel and John, pp. 80,81; A. DUFOURCQ, p. 99; J. GOETTSBERGER, Das Buch, p. 64; C.F.<br />

HOUBIGANT, pp. 549,568,892,893. Ecc.<br />

Critica: “Una volta che i quattro Stati formatisi dal<strong>la</strong> conquista di Alessandro, per conseguenza <strong>la</strong> Siria,<br />

come l’Egitto, <strong>la</strong> Macedonia e <strong>la</strong> Tracia, sono apparsi come racchiusi nel<strong>la</strong> terza monarchia, essi non<br />

possono, né insieme, né uno d’essi in partico<strong>la</strong>re, formare il quarto impero” La Bible Annotée, o.c, t. II, p.<br />

287.<br />

IV Secondo J. Fabre d’Envieu è stata sostenuta da Johann-Christoph BECMANN. È una tesi sostenuta da<br />

Gottfried KECKERHART, De Monarchia quarta, sotto <strong>la</strong> presidenza di Becmann, Frankfort 1671, 4 a ed., Aufl.<br />

1684, p. 32.<br />

212<br />

Per il titolo completo delle opere degli autori citrati vedere Bibliografia.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

pronunciava nel 1686: “Bisogna essere ciechi per non vedere l’Impero Romano, <strong>la</strong><br />

quarta monarchia, in questa quarta bestia”. 65<br />

Altre specu<strong>la</strong>zioni<br />

Modificando l’interpretazione tradizionale, pur senza un fondamento valido, in<br />

aggiunta alle specu<strong>la</strong>zioni presentante sopra, 66 si è voluto presentare delle varianti, 67<br />

e queste bestie sono state identificate sia con le quattro grandi religioni 68 sia con gli<br />

Stati contemporanei. 69<br />

65<br />

JURIEU Pierre, Accomplissement des Prophéties, ou <strong>la</strong> délivrance prochaine de l’Eglise, vol. I, Rotterdam 1686, p.<br />

231.<br />

Vedere J. BRENZ, pp. 86-92; R.E. FREEMAN, 1968, pp. 299; H. GUINNESS, The divine ..., 1888, p. 301; J. NOBLE, p.<br />

39, 92-102; W.C. SCROGGIE, 1953, pp. 422,423. Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia..<br />

66<br />

Vedere nota n. 54.<br />

67<br />

- La dinastia di Ciro nel leone, quel<strong>la</strong> di Dario nell’orso, Alessandro e i suoi diadochi nel leopardo, l’Impero<br />

Romano nel<strong>la</strong> quarta bestia. BAGLIO Gaetano, Gesù e re Erode nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> da Daniele a S. Paolo, Napoli<br />

1938, pp. 59-61,<br />

- I quattro animali sono quattro nazioni barbare: A<strong>la</strong>ni, Vandali, Svevi e Goti. Il canonico Pedro de AGUILÓN,<br />

Profecía de Daniel, Zaragoza 1636, X-28 pp.<br />

68<br />

I Ido<strong>la</strong>tria, is<strong>la</strong>m, cristianesimo degenerato, deismo chiamato anche anticristinesimo.<br />

Questa spiegazione è stata proposta da M. LACUNZA che non ha saputo discernere il rapporto esistente tra il<br />

capitolo 2 e 7 di Daniele e gli ha fatto dire che “Queste quattro bestie non rappresentano nient’altro che<br />

quattro grandi e false religioni, che dovevano perdere l’umanità nel corso dei secoli” Venida, II, 3. M.<br />

Lacunza è stato seguito su questa strada dal magistrato Pierre Jean AGIER e dal pastore Doria A.<br />

ANTOMARCHI, Ben.Ezra, p. 51. Stessa interpretazione presso Antonio-Maria CLARET Y CLARA, La época<br />

presente, Barcellona 1868, p. 46.<br />

II Sinagoga giudaica, paganesimo romano, arianesimo, is<strong>la</strong>m.<br />

Questo sistema proposta da Gioacchino da Fiore, Apocalisse, Venezia 1537, fol. 162, deve avere influenzato<br />

il gesuita M. Lacunza.<br />

Pietro COLONNA, conosciuto con il nome di GALATINUS, ha riprodotto questa spiegazione del monaco<br />

ca<strong>la</strong>brese nel suo Commentario in Apocalisse, composto nel 1524 (Ms, Vaticano Latino 5567, fol. 336, 237).<br />

III Giudei, pagani, saraceni, ariani.<br />

È una variante del<strong>la</strong> teoria gioacchiniana e si trova in un commentario falsamente attribuito a Tommaso<br />

d’Aquino, In Apocalisse, Venezia 1562, fol. 45.<br />

IV Impero cristiano di Costantino, ariani, saraceni e turchi, impero di Carlomagno.<br />

GROENEWEGEN Henricus, Keten des Prophetische Godgeleerdheyd, Ench, 1682, p. 936,937,<br />

V Roma, i barbari, i maomettani, <strong>la</strong> cristianità apostata.<br />

Manoscritto non firmato, datato Paris 12.9.17, attribuito al<strong>la</strong> penna dell’oratore giansenista Michel PINEL,<br />

Essai sur <strong>la</strong> connaissance des temps, pp. 98-102.<br />

VI Ido<strong>la</strong>tria, maomettanesimo, falso cristianesimo, empietà.<br />

“A seguito di una prospetto che annunciava <strong>la</strong> prossima pubblicazione in Cile del<strong>la</strong> El fin de los Tiempos, di<br />

José-Miguel del PINO, le quattro bestie di Daniele rappresentano l’influenza evidente del padre Lacunza”<br />

VAUCHER Alfred-Félix, Une célébrité oubliée, Le P. Manuel de Lacunza Y Diaz, 1940, p. 249, n. 756, 2 a ed.,<br />

1968, p. 163, paragrafo 137.<br />

VII Prima bestia, ido<strong>la</strong>tria; seconda, maomettanesimo; terza con le quattro teste: eresia, scisma, ipocrisia,<br />

libertinaggio; <strong>la</strong> quarta l’anticristo che è una persona morale.<br />

Riccardo RODRIGUEZ-BLANCO, che ha seguito l’opera di Lacunza senza mai nominarlo, in El Gran Mistero de<br />

<strong>la</strong> misericordia de Dios con <strong>la</strong> humanidad y el Anticristo, Santiago de Composte<strong>la</strong> 1901, pp. 133,137,<br />

presenta <strong>la</strong> suddetta spiegazione alle pp. 134-203.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 213


CAPITOLO IV<br />

Roma<br />

L’espressione di Daniele: “Io contemp<strong>la</strong>vo nel<strong>la</strong> visione notturna”, “è come una<br />

ripresa del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione profetica, nell’attesa di fatti più gravi ancora dei<br />

precedenti”. 70<br />

La quarta bestia suscita un interesse superiore alle precedenti ed è oggetto, da<br />

parte di Daniele, di un interessamento e uno studio partico<strong>la</strong>ri.<br />

La descrizione del<strong>la</strong> quarta bestia: “spaventevole, terribile e straordinariamente<br />

forte; aveva dei denti grandi, di ferro; divorava e sbranava, e calpestava il resto coi<br />

piedi” non può non richiamare quanto Daniele aveva detto a proposito del ferro del<strong>la</strong><br />

statua: “Poi vi sarà un quarto regno forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza<br />

ed abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa”. 71<br />

“... Banchetti, nascite, funerali, trattati di pace, giorni di trionfo, tutto si celebrava<br />

con il sangue umano”.<br />

Ciò che l’evangelo ci riportò a proposito di Giovanni Battista, decapitato in un<br />

banchetto, era una scena giornaliera nei costumi dei romani e molti episodi analoghi<br />

avvenivano a Roma durante il soggiorno dell’apostolo Paolo in quel<strong>la</strong> città.<br />

Per i Romani gli schiavi non erano considerati persone, non avevano diritto di<br />

paro<strong>la</strong>, <strong>la</strong> loro testimonianza era nul<strong>la</strong>, non potevano possedere alcunché, perché essi<br />

stessi erano posseduti, nessuna ingiuria li poteva colpire e quando un romano veniva<br />

assassinato (dice <strong>la</strong> Legge Sil<strong>la</strong>na) tutti gli schiavi che abitavano sotto lo stesso tetto:<br />

uomini, donne e bambini, dovevano essere messi a morte per consacrare <strong>la</strong> sicurezza<br />

del padrone.<br />

La crocifissione era il supplizio degli schiavi e delle torce umane illuminavano <strong>la</strong><br />

città. In questo modo morirono 60.000 schiavi sotto l’imperatore Traiano. Il Colosseo<br />

è il monumento che Roma ci ha <strong>la</strong>sciato del<strong>la</strong> sua sete di sangue e del suo piacere<br />

nell’assistere al<strong>la</strong> morte come spettacolo. Di questi luoghi di atrocità ce ne erano in<br />

tutte le grandi città dell’impero. <strong>Quando</strong> Tito il costruttore ritornò da Gerusalemme,<br />

festeggiò l’evento con combattimenti che durarono 100 giorni consecutivi. Vi<br />

sacrificò 5000 tigri, elefanti e altre bestie feroci e 2000 g<strong>la</strong>diatori. C<strong>la</strong>udio, il 1°<br />

agosto del 52 d.C. (ci riportano Dione, Svetonio, Tacito) volendo celebrare il suo<br />

VIII Identificazione delle quattro bestie con le potenze protestanti: tedesche, svizzere, o<strong>la</strong>ndesi, inglesi.<br />

Pierre Auguste RABOISSON, Les événements prochains d’après le livre de Daniel et l’Apocalypse, Paris 1874,<br />

pp. 32,33<br />

Sul sistema di M. Lacunza vedere PAGÈS Y PUIGDEMONT Félix, La Escatologia del P. Lacunza, S.I., tesina facoltà<br />

di teologia di Barcellona 1979, pp. 55-59, 85-89.<br />

69<br />

Le quattro bestie hanno avuto <strong>la</strong> seguente identificazione: Inghilterra, Prussia, Austria e Russia.<br />

ALBRECHT Christian, Das Buch. der Propheten Daniel, 1840, pp. 35,36,<br />

ANDERSON Robert, The Coming Prince, 5 a ed., London 1895, pp. 274-277, dopo aver adottato l’interpretazione<br />

tradizionale, si è chiesto se tutta <strong>la</strong> visione non avesse un compimento futuro. Suggerisce: il leone britannico, l’orso<br />

moscovita, esita nel presentare il leopardo germanico, e afferma che il quarto mostro annuncia un impero romano<br />

ancora futuro.<br />

70<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 581.<br />

71 Daniele 2:40.<br />

214<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

compleanno, diede come spettacolo una battaglia dal vero sul <strong>la</strong>go Fucino dove<br />

19.000 persone erano condannate a morire su 24 navi. Tacito dice che “i combattenti<br />

mostrarono l’intrepidità dei più grandi guerrieri; e quando ci fu molto sangue sparso<br />

si risparmiarono i superstiti”. 72<br />

“Divorava e sbranava”.<br />

In effetti, durante più di sei secoli tutti i popoli vinti dovettero fornire<br />

gratuitamente e rego<strong>la</strong>rmente, ad ogni cittadino di Roma, il suo pane prima di tutto,<br />

cioè il suo orzo e il suo frumento, poi in seguito <strong>la</strong> sua carne di porco, poi infine, il<br />

suo olio e il suo vino. Sotto l’imperatore C<strong>la</strong>udio si contavano in Roma fino a<br />

6.840.000 cittadini, oltre gli stranieri e gli schiavi.<br />

Per questo motivo, delle navi in grande numero venivano costantemente dall’Asia,<br />

dal<strong>la</strong> Sicilia, dal<strong>la</strong> Sardegna, dall’Africa, dall’Egitto, dal<strong>la</strong> Spagna e dal<strong>la</strong> Francia.<br />

L’Egitto solo forniva a Roma, tutti gli anni, 20 milioni di moggi di frumento, cioè<br />

1.700.000 ettolitri, e l’Africa ne forniva il doppio. 73<br />

Questa quarta bestia “era diversa da tutte le bestie che l’avevano preceduta”.<br />

Gero<strong>la</strong>mo diceva a tale proposito: “Io sono molto meravigliato che avendo nominato<br />

il leone, l’orso e il leopardo, non si è rappresentato l’Impero Romano con nessuna<br />

bestia conosciuta; probabilmente è stato fatto per mostrarci che questa bestia è molto<br />

più impressionante tanto che si è astenuto dal darle un nome, affinché tutto ciò che<br />

noi possiamo immaginare delle bestie più crudeli lo applichiamo all’Impero dei<br />

Romani”. 74<br />

“Si è detto che il carattere del<strong>la</strong> prima bestia è <strong>la</strong> maestà aggiunta al<strong>la</strong> forza; quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> seconda, <strong>la</strong> forza aggiunta al<strong>la</strong> voracità, quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> terza, <strong>la</strong> rapidità. Il carattere<br />

del<strong>la</strong> quarta bestia è formato dall’unione del<strong>la</strong> forza, del<strong>la</strong> brutalità, del<strong>la</strong> ferocia e<br />

del<strong>la</strong> rapidità delle altre bestie. Essa è d’altronde ragguardevole per il terrore che<br />

ispira; essa riunisce in sé tutto ciò che vi era di terribile nelle altre... (ciò spiega anche<br />

perché) in Apocalisse XIII, una bestia-mostro è rappresentata come possedendo tutti<br />

gli attributi delle quattro bestie di Daniele; ed è molto giusto, perché questa bestia<br />

simboleggia l’Impero Romano, che riunisce tutte le caratteristiche delle altre tre in ciò<br />

che riguarda <strong>la</strong> forza, <strong>la</strong> crudeltà e tutto ciò che ispira terrore”. 75<br />

Il re Agrippa, nel 67-68 d.C., dieci anni dopo che il prigioniero Paolo gli presentò<br />

l’evangelo di Cristo, fece un lungo discorso ai Giudei con lo scopo di dissuaderli a<br />

scendere in guerra contro un popolo che era padrone dell’universo. Questo discorso<br />

riportato da Giuseppe F<strong>la</strong>vio è un commentario delle espressioni di Daniele: “questo<br />

regno divorerà tutta <strong>la</strong> terra”.<br />

“O Giudei, che nessuno mi interrompa se mi intende dire delle cose che<br />

dispiacciano. Liberi coloro che vogliono <strong>la</strong> rivolta di dimorare nei loro sentimenti<br />

dopo che io avrò par<strong>la</strong>to; ma che almeno io possa essere ascoltato!...<br />

72<br />

L. Gaussen, o.c., t. II, pp. 102,103.<br />

73<br />

Idem, p. 92.<br />

74<br />

S. Gero<strong>la</strong>mo; cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 658,659.<br />

75<br />

J. Fabre d’Envieu, idem., pp. 582,571; vedere La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 288.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 215


CAPITOLO IV<br />

<strong>Quando</strong> Pompeo invase <strong>la</strong> Giudea (centotrentun anni fa), era allora che bisognava<br />

fare tutto per resistere ai Romani. Ma se i nostri antenati, più ricchi e più potenti di<br />

noi, non furono capaci di respingere una debole parte dei loro eserciti, su chi vi<br />

fondate per sperare di sostenere tutto lo sforzo di un così grande e temibile impero?<br />

I generali ateniesi che, per difendere <strong>la</strong> libertà del<strong>la</strong> Grecia, non temettero di<br />

vedere le loro città in cenere, ora obbediscono e vedono <strong>la</strong> loro repubblica, una volta<br />

<strong>la</strong> regina del<strong>la</strong> Grecia, ricevere gli ordini che provengono dall’Italia. - I Lacedemoni,<br />

che vinsero tante battaglie, riconoscono ugualmente i Romani per loro signori. - I<br />

Macedoni stessi, che non possono dimenticare le imprese gloriose del loro grande<br />

Alessandro e che costituirono un impero nel mondo intero, consentono tuttavia a<br />

piegare le ginocchia davanti a questi uomini invincibili. - Tante altre nazioni, che non<br />

credevano possibile che si togliesse loro <strong>la</strong> libertà, hanno ugualmente ricevuto il<br />

giogo di questi dominatori di tutta <strong>la</strong> terra. - E voi, voi pretendete essere i soli che non<br />

si sottomettono a coloro a cui tutto è sottomesso!..<br />

Che dirò delle cinquecento città dell’Asia? Obbediscono senza guarnigione a un<br />

solo proconsole, e non si prostrano tutte davanti ai fasci conso<strong>la</strong>ri?<br />

Che dirò io dei popoli del<strong>la</strong> Colchide, del Bosforo, del Ponto, del Caucaso, del<strong>la</strong><br />

Palude Meotide, che, non avendo mai avuto dei padroni, neppure del<strong>la</strong> loro nazione,<br />

non osano pensare a sollevarsi contro Roma, benché essa non abbia ora che una so<strong>la</strong><br />

guarnigione di tremi<strong>la</strong> soldati?<br />

E ancora, questi stessi Romani non si sono resi padroni, con so<strong>la</strong>mente quaranta<br />

vascelli, di tutto un mare (di questo vasto Ponte-Eusino), che nessun altro popolo<br />

prima osava tentare di passare?<br />

Quali ragioni <strong>la</strong> Bitinia, <strong>la</strong> Cappadocia, <strong>la</strong> Panfilia, <strong>la</strong> Lidia, <strong>la</strong> Cilicia potrebbero<br />

addurre in favore del<strong>la</strong> loro libertà? e tuttavia esse pagano i tributi senza che i Romani<br />

abbiano bisogno neppure di soldati per costringerli!<br />

Che dirò del<strong>la</strong> Tracia, questa vasta contrada le cui fortezze naturali: le sue<br />

montagne e i suoi ghiacciai sembrano difendere, <strong>la</strong> cui lunghezza è di sette giornate di<br />

cammino e <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza di cinque, e che tuttavia obbedisce interamente a duemi<strong>la</strong><br />

soldati romani?<br />

Vedete ancora questa Illiria che si estende fino al Danubio e al<strong>la</strong> Dalmazia: i<br />

Romani tuttavia <strong>la</strong> fanno obbedire a due legioni.<br />

Chi, più dei Galli, avrebbe delle ragioni per insorgere, i Galli che, difesi all’oriente<br />

dalle Alpi, al nord dal Reno, al sud dai Pirenei, all’ovest dall’Oceano, contano in<br />

mezzo a loro trecentocinque popoli diversi? Tuttavia voi li vedete tributari dei<br />

Romani! Non si può dubitare del loro coraggio, poiché hanno combattuto ottant’anni<br />

per <strong>la</strong> loro libertà; e tuttavia essi obbediscono a milleduecento uomini di questa<br />

nazione romana oggi signora del mondo, mentre questo numero di soldati è appena<br />

quello delle loro città!<br />

Quanto è servito agli Spagnoli avere delle miniere d’oro? Ai Lasitani (popolo del<br />

Portogallo), e al bellicoso popolo del<strong>la</strong> Biscaglia, essere così lontani da Roma sulle<br />

rive dell’Oceano? Questi conquistatori incomparabili non hanno portato le loro armi<br />

216<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

al di là delle colonne d’Ercole e superato, come attraverso le nuvole, i monti Pirenei?<br />

E tuttavia una so<strong>la</strong> delle loro legioni romane è sufficiente oggi per mantenere sotto il<br />

giogo, a una così grande distanza, delle nazioni così marziali!<br />

E chi di voi ancora non ha inteso par<strong>la</strong>re del grande numero dei Germani? Potete<br />

voi non avere sovente notato <strong>la</strong> grandezza del<strong>la</strong> loro taglia e <strong>la</strong> loro forza<br />

straordinaria, poiché non ci sono posti nel mondo dove i Romani non abbiano degli<br />

schiavi di questa potente nazione? E tuttavia, quale sia <strong>la</strong> distesa del loro paese, <strong>la</strong><br />

loro fermezza d’animo e <strong>la</strong> grandezza del loro coraggio che supera ancora quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

loro statura; poiché essi disprezzano <strong>la</strong> morte e che una volta irritati superano in<br />

furore le bestie più feroci, hanno oggi il Reno per frontiera; otto legioni li<br />

assoggettano...<br />

Se mettete <strong>la</strong> fiducia nel<strong>la</strong> forza delle vostre muraglie, considerate ciò che era per<br />

<strong>la</strong> Gran Bretagna essere interamente circondata dal mare..., tuttavia, malgrado i venti<br />

e le onde, i Romani l’hanno domata, e quattro legioni sono sufficienti per mantenere<br />

nell’obbedienza un’iso<strong>la</strong> che potrebbe passare per un mondo!<br />

Che dirò io dei Parti, questa nazione così potente, che dà oggi degli ostaggi a<br />

Roma e le invia, ... in pegno di sottomissione, il fiore del<strong>la</strong> sua nobiltà? E di questi<br />

Cartaginesi, che, malgrado il loro Annibale, sono tuttavia caduti anche loro sotto i<br />

colpi dei Romani? E quest’Africa, questa terza parte del mondo, che si estende dal<br />

Mar Rosso fino al mare At<strong>la</strong>ntico, che comprende con l’Etiopia un così gran numero<br />

di nazioni? Oltre al<strong>la</strong> quantità di grano che fornisce questa vasta contrada, per nutrire<br />

ogni anno durante otto mesi i cittadini di Roma, essa paga ancora dei tributi e porta<br />

senza mormorare molti altri fardelli pesantissimi, mentre una legione è sufficiente per<br />

tener<strong>la</strong> nell’obbedienza!<br />

Ma perché cercare degli esempi così lontani? Questo Egitto di cui voi siete così<br />

vicini, che contiene 750.000 abitanti, senza contare quelli di Alessandria, e che si<br />

estende dalle ricche contrade degli Arabi fino al<strong>la</strong> lontana Etiopia, non vi farà<br />

abbastanza comprendere l’estrema forza del popolo romano, allorquando voi lo<br />

vedete così fedelmente sottomesso a pagargli un tributo che deve essere immenso<br />

poiché si conta per testa? E tuttavia, quale tentazione non avrebbe al<strong>la</strong> rivolta questo<br />

antico regno nel<strong>la</strong> sua Alessandria così popo<strong>la</strong>ta, così ricca, così vasta, lunga trenta<br />

stadi e <strong>la</strong>rga più di dieci? Questa città paga ai Romani in un mese ciò che voi date in<br />

dodici; oltre a ciò fornisce annualmente tutto il grano necessario per nutrire per<br />

quattro mesi <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di Roma. E tuttavia, vedete <strong>la</strong> sua forza: un deserto<br />

invalicabile, questo mare senza porti, queste braccia d’un grande fiume, queste paludi<br />

fangose che lo circondano. Due legioni romane, in guarnigione in questa città sono<br />

sufficienti per tenere in briglia questo profondo Egitto e tutta questa nobiltà macedone<br />

che l’aveva conquistato e che fu per trecento anni <strong>la</strong> padrona!”. 76<br />

Vivere ai tempi di Roma significava per gli ebrei essere coscienti di essere nel<br />

tempo in cui le gambe di ferro e <strong>la</strong> quarta bestia di Daniele VII dominava. Scrive<br />

76<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, XXVIII, riportato da L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 78,82. La traduzione del<br />

testo di Giuseppe è libera.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 217


CAPITOLO IV<br />

infatti A. Wikenhauser: “Questa interpretazione (IV bestia = Roma) si riscontra nel<strong>la</strong><br />

letteratura rabbinica sin dai più antichi documenti. Un eminente conoscitore di questa<br />

letteratura, quale fu Billerbeck, ritiene che negli ultimi quaranta anni del tempio<br />

nessun Giudeo avesse dei dubbi che l’Impero Romano fosse l’ultimo dei regni nemici<br />

di Dio”. 77<br />

Ippolito di Roma verso il 250 d.C. scriveva nel suo commentario: “L’oro, che<br />

raffigura l’Impero dei Babilonesi, è il leone; l’argento, l’Impero dei Persiani, è l’orso;<br />

il rame, l’Impero degli Elleni iniziato da Alessandro il Macedone, è il leopardo. Dopo<br />

questo, par<strong>la</strong> delle gambe di ferro, per significare <strong>la</strong> bestia terribile e spaventevole coi<br />

denti di ferro, figura dei Romani, che dominano ai nostri giorni, e che sono forti come<br />

il ferro”. 78<br />

Ciò che il profeta Osea aveva annunciato due secoli prima 79 , ciò che il profeta<br />

Ba<strong>la</strong>am, invitato da Ba<strong>la</strong>k re di Moab per maledire Israele, indicava ancora sotto gli<br />

antichi nomi di Assur e Kittim 80 , Daniele, contemporaneo di Nebucadnetsar e di Ciro,<br />

li ha contemp<strong>la</strong>ti da vicino nelle due monarchie orientali (Assur): Babilonia e Medo-<br />

Persia, e nelle due monarchie occidentali (Kittim): Greci e Romani. 81<br />

Come <strong>la</strong> statua di Daniele terminava con le dita, così <strong>la</strong> quarta bestia aveva dieci<br />

corna.<br />

Le dieci corna o i regni del<strong>la</strong> divisione dell’Impero Romano<br />

“Le corna indicano, nel linguaggio del<strong>la</strong> visione, dei re con il loro susseguirsi di<br />

re, dei regni; ma sono dei re di regimi e dei regni parziali, che sorgono dalle<br />

monarchie universali. In ebraico, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> qeren significa corno, potenza, splendore.<br />

Si comprende facilmente che un corno indichi una forza: gli animali che hanno le<br />

corna manifestano tramite esse <strong>la</strong> loro forza; è nelle loro corna che essi trovano <strong>la</strong> loro<br />

77 WIKENHAUSER Alfred, L’Apocalisse di Giovanni, 3 a ed., Brescia 1968, pp. 150,151.<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio scriveva: “Eccone l’interpretazione: <strong>la</strong> testa d’oro indicava, designava te e tutti i sovrani tuoi<br />

predecessori, le due mani e le due spalle significano che <strong>la</strong> vostra potenza verrà frantumata da due re. L’impero di<br />

questo ultimo sarà distrutto da un altro, giunto dall’occidente, vestito di bronzo, e a questa potenza sarà messa fine da<br />

parte di un’altra, simile al ferro, che trionferà per sempre, a motivo del metallo del ferro, più resistente dell’oro,<br />

dell’argento, del bronzo. Daniele si spiegò nei riguardi del re a proposito del<strong>la</strong> pietra. Io, invece, non ho ritenuto<br />

doverlo rifare, perché il mio compito è narrare gli avvenimenti passati e accaduti, non quelli futuri” Antichità<br />

Giudaiche, X, 206-210. Anche se Giuseppe non lo dice in modo esplicito, è evidente che attribuisce a Roma <strong>la</strong> qualità<br />

del ferro e M. Delcor fa notare: “Par<strong>la</strong>re di un miscuglio di ferro e di creta (dei piedi n.d.a.) equivarrebbe a sottolineare<br />

<strong>la</strong> debolezza dell’Impero Romano e a rischiare di offendere i lettori romani. È interpretazione di RALPH Marcus (Loeb)<br />

e WEILL Jules, traduttori dell’opera di Giuseppe” p. 276. Lo storico giudeo riporta chiaramente che quando Erode il<br />

Grande fece il suo discorso nel quale presentava <strong>la</strong> sua decisione di riedificare il Tempio seguì <strong>la</strong> tradizione giudaica<br />

nel presentare i grandi imperi: Babilonia, Persia, Grecia e Roma e di quest’ultimo dice: “I dominatori del mondo o<br />

poco ci manca…” XV, 385-387; cit. M. Delcor, o.c., p. 278.<br />

Le popo<strong>la</strong>zioni del Medio-Oriente antico vedevano Roma venente dal mare. Nelle visioni del 4 Esdra 11:1; 12:11<br />

(libro apocrifo scritto verso il 97 a.C.), Roma è pure rappresentata da un animale che esce dal mare.<br />

78 Ippolito di Roma, Commentario su Daniele, IV, VII.<br />

79 Osea 13:7,8.<br />

80 Numeri 24:24.<br />

81 K. Auberlen, o.c., p. 64.<br />

218<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

difesa. Così un corno drizzato sul<strong>la</strong> testa d’una bestia indica un “potere” elevato nel<strong>la</strong><br />

sovranità o nel regno rappresentato da questa bestia. Le corna indicano anche delle<br />

porzioni di monarchie universali. Le quattro corna del becco del capitolo VIII<br />

rappresentano quattro re che si sono divisi l’impero di Alessandro. A proposito del<strong>la</strong><br />

quarta bestia, è detto: “Le dieci corna sono dieci re che sorgeranno da questo regno”.<br />

Il contesto ci mostra che questi dieci re rappresentano dieci regni formati dal<br />

sezionamento del quarto regno universale. Noi constatiamo da questo che gli imperi<br />

universali sono indicati da delle bestie e le sezioni di questi imperi da delle corna”. 82<br />

E per questo dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> qeren (corno) è derivato, presso i Greci e i Latini il nome<br />

di corna e di corona.<br />

“Dieci corna, cioè dieci re, prendendo questa paro<strong>la</strong> nel senso di regni, che ha<br />

spesso; esse corrispondono alle dieci dita del<strong>la</strong> statua. 83 Esse significano <strong>la</strong><br />

moltitudine degli Stati ai quali darà nascita <strong>la</strong> dissoluzione dell’Impero Romano”. 84<br />

“L’Impero Romano continua <strong>la</strong> sua esistenza, sotto una nuova forma, negli Stati<br />

che si sono innestati su lui o che l’hanno soppiantato, e durerà, attraverso le<br />

trasformazioni che essi potranno subire, fino al<strong>la</strong> fine dei tempi”. 85<br />

Queste corna rappresenterebbero gli Stati sorti dalle invasioni barbariche.<br />

Gli studiosi sono pressoché unanimi nel riconoscere in queste corna i seguenti<br />

regni:<br />

1. Burgundi che negli anni 406-476 si stabilirono sui due versanti del Giura e<br />

sulle rive del Rodano da Basilea a Marsiglia.<br />

2. Franchi che negli anni 351-455 si stabilirono tra il Reno, <strong>la</strong> Mosel<strong>la</strong> e <strong>la</strong><br />

Loira.<br />

3. Eruli che nel 475 si stabilirono nel centro Italia.<br />

4. Longobardi che nel 453 occuparono <strong>la</strong> Norica (Austria) e scesero in Italia<br />

nel 568 dopo <strong>la</strong> sparizione degli Eruli e degli Ostrogoti.<br />

5. Ostrogoti che si stabilirono negli anni 453-489 fra il Danubio, il Po e<br />

l’Adriatico.<br />

6. Svevi che negli anni 409-466 si impadronirono del<strong>la</strong> Ga<strong>la</strong>zia e del<br />

Portogallo.<br />

7. Vandali che nel 409 occuparono <strong>la</strong> Spagna e nel 492 il Nord Africa.<br />

8. Visigoti che negli anni 419-466 si stabilirono sui due versanti dei Pirenei,<br />

fra <strong>la</strong> Loira e lo stretto di Gibilterra.<br />

9. A<strong>la</strong>ni che occuparono a loro volta l’Iberia.<br />

10. Cepidi che occuparono <strong>la</strong> Jugos<strong>la</strong>via.<br />

Questi barbari si sono instal<strong>la</strong>ti sul territorio dell’Impero Romano <strong>la</strong>tino. 86<br />

82 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 566. Con il corno si rappresenta <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> divinità: Salmo 18:3; 2 Samuele<br />

22:3; ecc. In Zaccaria 1:18-21; 2:1-4; con il corno si indica un impero, una nazione, il potere politico che ha causato<br />

<strong>la</strong> distruzione.<br />

83 Confr. Apocalisse 17:7,12; Daniele 7:24; 2:44.<br />

84<br />

A. Crampon, o.c., p. 686; vedere La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 288.<br />

85<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. I, p. 672.<br />

86 a<br />

La lista dei regni barbarici è di L. Gaussen, o.c., t. I, 2 ed., pp. 150,151.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 219


CAPITOLO IV<br />

Se tutti gli studiosi non offrono <strong>la</strong> stessa lista 87 ciò non crea nessun problema. La<br />

divergenza è su qualche nome, due o tre, e ciò non deve preoccupare se si considera<br />

che:<br />

I) una statua che rappresenti un essere umano per forza di cose deve avere<br />

dieci dita; 88<br />

II) <strong>la</strong> IV bestia ripropone <strong>la</strong> stessa corre<strong>la</strong>zione di simboli, e<br />

III) dieci è un numero simbolico che indica <strong>la</strong> perfezione nel<strong>la</strong> divisione.<br />

Calvino scriveva: “Quanto al numero di dieci, noi sappiamo che è un modo<br />

di par<strong>la</strong>re ordinario, e che si trova spesso nel<strong>la</strong> Scrittura, che dieci ha valore<br />

di molti... non bisogna qui tormentarsi molto sul numero”. 89<br />

IV) Questo modo di vedere è confermato da Giovanni nell’Apocalisse che<br />

rappresenta <strong>la</strong> sua bestia sempre con le 10 corna, anche se Daniele dice che<br />

tre sono state divelte per permettere il sorgere di un undicesimo corno.<br />

J.B. Bossuet diceva: “Niente forza a tormentarsi per ridurli precisamente al<br />

numero di dieci, quando ancora li si può più o meno ridurre in rapporto ai regni fissi<br />

che essi hanno stabilito”. 90<br />

P. de Benoit scrive: “Non bisogna forse considerare <strong>la</strong> cifra dieci come assoluta, e<br />

noi pensiamo semplicemente, con diversi interpreti, in una decina di regni o paesi”. 91<br />

87 Il Maestro F.A. Vaucher così riassume le divergenze degli studiosi: “Se si scarta <strong>la</strong> Grecia, contata fra i dieci<br />

regni da Mede e Jurieu, ma che appartiene al<strong>la</strong> terza monarchia; se si eliminano gli Unni, ammessi da Isacco Newton,<br />

Thomas Newton, W. Hales, Charles-Louis Loys de Cheseaux, U. Srnith e S.N. Haskell, e gli Alemanni, ammessi da J.<br />

Mede, P. Jurieu e J. Vuilleumier, ma che non hanno costituito un regno all’interno dei limiti dell’impero <strong>la</strong>tino, se<br />

infine si <strong>la</strong>sciano da parte i Sassoni, che figurano nelle liste fornite da Mede, Jurieu, de Cheseaux, Hales, Smith,<br />

Haskell, J. Vuilleumier, ... resta un certo numero di regni che ha ottenuto il suffragio del<strong>la</strong> maggioranza degli<br />

interpreti”. Del<strong>la</strong> lista che noi abbiamo presentato, “Rales rigetta il n. 3, Isacco Newton il 3 e il 5, Mede e Jurieu il 3 e<br />

il 4. Thomas Newton e de Cheseaux accettano i n. 1, 2, 4.... Al posto dei Cepidi si è anche suggerito i Bretoni (Isacco<br />

Newton, Thomas Newton, Mede, Jurieu, de Cheseaux)” VAUCHER Alfred Félix, Pour le predicateur - Les dix rois<br />

apocalyptiques, in Revue Adventiste, Fevr. 1942, pp. 7,8.<br />

Joseph Mede Bishop Newton Uriah Smith Sir Isaac Newton E.R. Thiele<br />

1586-1638 1704-1782 1832-1903 1642-1727<br />

Alemanni<br />

Alemanni<br />

Longobardi Longobardi 351 Alemanni Germani<br />

Ostrog. In Lomba. Longobardi Ostrogoti Svevi<br />

351 Franchi Francia<br />

Visigoti<br />

Goti<br />

Visigoti Visigoti 406 Burgundi Svizzera<br />

Franchi<br />

Franchi<br />

Franchi Franchi 406 Svevi Portogallo<br />

Svevi e A<strong>la</strong>ni Unni<br />

Unni<br />

Unni<br />

406 Vandali Africa<br />

Vandali<br />

Senato di Roma Vandali Vandali e A<strong>la</strong>ni 408 Visigoti Spagna<br />

Burgundi<br />

Burgundi<br />

Burgundi Burgundi 409 Sassoni Britannia<br />

Bretoni<br />

Bretoni<br />

Eruli<br />

Bretoni 453 Ostrogoti Italia<br />

Sassoni<br />

Sassoni<br />

Anglosassoni A<strong>la</strong>ni<br />

453 Longobardi Italia<br />

Greci<br />

Greci in Ravenna Svevi<br />

Ravenna 476 Eruli Italia<br />

FORD Desmond, Daniele (scrittura ebraica), Nashville 1978, p. 158.<br />

88<br />

“Sembra che <strong>la</strong> cifra dieci sia impiegata perché era naturale che <strong>la</strong> statua avesse dieci dita” LOOMIS Harmon, The<br />

Great Conflict, Christ and Antichrist, New York 1874, p. 399.<br />

89<br />

CALVIN Jean, Leçons sur le livre de Daniel, Genève 1562, fol. 97,98.<br />

90<br />

BOSSUET Jacques Bènigne, L’Apocalypse, Paris, p. 273.<br />

91<br />

P. de Benoit, o.c., p. 22.<br />

“Non è sufficiente che ci siano dieci dita ai piedi, perché il numero dei regni simbolici debba essere esattamente<br />

dieci” Basile STEWARD, Foretold and Fulfilled, London 1920, p. 31.<br />

220<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


COME DIO VEDE LA STORIA<br />

Diciamo con un autore anonimo: “Per il compimento di questa <strong>profezia</strong> è<br />

sufficiente che l’Impero Romano sia stato diviso in più pezzi o parti, come lo si può<br />

verificare dai regni e stati che sono usciti e che esistono ancora” 92 risultato delle<br />

grandi immigrazioni del V° secolo del<strong>la</strong> nostra era. Nul<strong>la</strong> impedisce di vedere questa<br />

cifra come un numero tondo. 93<br />

G.A. Rosselet osservava: “Questi dieci regni, di secolo in secolo, si sono<br />

modificati e trasformati, ma sono dimorati sempre nel numero da sette a dieci”. 94<br />

Questa divisione persisterà fino al ritorno di Cristo quando “l’Iddio del cielo farà<br />

sorgere un altro regno che non sarà mai distrutto, e che non passerà sotto <strong>la</strong><br />

dominazione di un altro popolo”. 95<br />

Conclusione<br />

“Esiste una perfetta similitudine tra il simbolismo del<strong>la</strong> statua e quello delle<br />

quattro bestie, con <strong>la</strong> differenza che le quattro bestie ne offrono l’aspetto morale e<br />

spirituale” 96 e <strong>la</strong> natura intima di queste potenze politiche, mentre <strong>la</strong> statua<br />

rappresenta le monarchie come un re pagano le poteva vedere.<br />

92<br />

Anonimo, Le cinquième empire, p. 19. Vedere VAUCHER Félix Alfred, Lacunziana, serie I, 1949, pp. 41,42.<br />

93<br />

Vedere ALLIOLI Joseph Franz von, Commentaire sur tous les Livres des Divines Ecritures, traduzione di Louis<br />

Philippe GIMAREY, vol. V, Paris 1868, p. 467.<br />

94<br />

ROSSELET d’IVERNOIS Gustave-Adolphe, L’Apocalypse et l’Histoire, t. I., Paris 1878, p. 197.<br />

95<br />

Daniele 2:44.<br />

I futuristi cattolici, come Roberto BELLARMINO, De Romano Pontifex, libro III, cap. V, Controversie, Roma 1832,<br />

pp. 638,640, seguito da diversi protestanti ADAMS John Quincy, The Time, pp. 36-40; R. ANDERSON, 5 a ed., 1895, pp.<br />

46,271-277; BARBEY Louis, pp. 127,128,132,133; BONAR Andrew, pp. 32,47-50; K.F.I. KEIL, traduzione inglese, p.<br />

268; KING G.R., pp. 118-121; B.W. NEWTON, London 1849, p. 276; 2 a ed.,1873, pp. VII, 491; R. PACHE, Notes, p. 74;<br />

ROSSIER J.B., t. II, p. 52; TREGELLES S.P., Remarcks, pp. 66,84, (per i titoli delle opere vedere Bibliografia) ed altri,<br />

pretendono che i dieci regni devono ancora venire, sono nel futuro. Partono dall’idea che le due gambe del<strong>la</strong> statua<br />

rappresentino le due metà dell’Impero Romano: l’impero greco in Oriente, e l’impero <strong>la</strong>tino in Occidente. Quindi<br />

cinque dita del<strong>la</strong> gamba destra e cinque del<strong>la</strong> gamba sinistra corrispondono a cinque regni in Oriente e cinque in<br />

Occidente. Siccome una simile divisione non si è mai prodotta nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, bisogna proiettare <strong>la</strong> sua realizzazione in<br />

futuro. Si deve però osservare che nel testo biblico le dieci dita fanno seguito ai piedi senza nessuna interruzione di<br />

tempo. Inoltre Daniele non ha mai stabilito alcun rapporto geografico tra le due gambe e una tardiva divisione<br />

dell’impero in due parti. Diceva L. Gaussen: “Questa divisione in due imperi si è realizzata dopo 400 anni dall’inizio<br />

delle gambe di ferro. Secondo Daniele (2:35), il rame esiste ancora, non so<strong>la</strong>mente dopo <strong>la</strong> conquista di Roma, ma in<br />

un’epoca ancora più avanzata dove l’Impero dei Romani sarà distrutto dal<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> pietra che si stacca dal monte.<br />

Bisogna concludere che <strong>la</strong> Turchia d’Europa, <strong>la</strong> Grecia, <strong>la</strong> Tracia, l’Asia Minore, <strong>la</strong> Siria e l’Egitto siano ancora il<br />

rame, essi non sono mai stati il ferro”, o.c., t. I, pp. 211,212. Si è dunque in diritto di affermare: “Le dita rappresentano<br />

i dieci regni che si sono formati durante e a seguito dell’invasione dei Barbari nell’impero d’Occidente che è il<br />

territorio proprio del quarto regno del<strong>la</strong> statua”.<br />

L’argomento forte dei futuristi è dato dal fatto che <strong>la</strong> lista proposta dei regni barbarici dai diversi esegeti del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> storica non concordano perfettamente tra di loro. Le differenze che riguardano solo due, tre nomi scaturiscono<br />

dal fatto che gli autori non hanno adottato lo stesso punto di vista per quanto riguarda i limiti geografici del<strong>la</strong> quarta<br />

monarchia e l’epoca di apparizione dei dieci regni. Questi regni, che sorgono dallo smembramento dell’Impero<br />

Romano d’Occidente devono essere cercati nei limiti di questo impero, all’esclusione dei territori che sono appartenuti<br />

alle monarchie precedenti. “Dopo un esame maturo, i migliori esegeti sono giunti a una conclusione evidente: i dieci<br />

regni appartengono esclusivamente all’impero d’Occidente” BIRKS Thomas-Rawson, The four propheticals Empires,<br />

London 1844, p. 96.<br />

Sui principi che stabiliscono le regole che delimitano i territori profetici dei vari imperi vedere il nostro Capitolo<br />

VII.<br />

96<br />

BOLOMEY Henri A., Simple Étude sur l’Apocalypse de Jésus Christ, Yuerdon 1914, p. 171.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 221


CAPITOLO IV<br />

Sarebbe però un errore vedere in questo capitolo VII di Daniele una semplice<br />

ripetizione di quanto detto nel capitolo II.<br />

Questa parte del capitolo VII serve da prefazione, da premessa, da introduzione<br />

al<strong>la</strong> descrizione di un altro personaggio che sarebbe sorto dall’Impero Romano, a<br />

seguito del<strong>la</strong> divisione del suo territorio in regni diversi, dal<strong>la</strong> quarta bestia a seguito<br />

del<strong>la</strong> manifestazione delle corna, cosa che vedremo nelle pagine che seguono.<br />

222<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo V<br />

DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Introduzione<br />

“Tutti i Padri del<strong>la</strong> Chiesa hanno detto che <strong>la</strong> IV<br />

bestia è l’Impero Romano. Le dieci corna del<strong>la</strong><br />

bestia e le dieci dita del<strong>la</strong> statua sono <strong>la</strong> divisione<br />

dell’Impero Romano in dieci regni.<br />

Tutti i Padri hanno detto che il piccolo corno è<br />

l’Anticristo, o l’Uomo del peccato...<br />

Tutti i Padri hanno detto che l’Anticristo non si<br />

sarebbe rive<strong>la</strong>to nell’Impero Romano, se non dopo<br />

<strong>la</strong> divisione di questo impero.<br />

Tutti credevano che sarebbe stato un re teologo che<br />

avrebbe regnato a Roma.<br />

Tutti hanno detto che l’Anticristo durerà fino al<br />

ritorno di Cristo Gesù sulle nuvole del cielo.<br />

Questo accordo è bello e eloquente.<br />

Bisogna ammirarlo nel<strong>la</strong> sua pienezza e ammirarlo<br />

anche nel<strong>la</strong> sua cattolicità.<br />

Nel<strong>la</strong> pienezza: sono tutti questi tratti.<br />

Nel<strong>la</strong> cattolicità: sono tutti i Padri del<strong>la</strong> Chiesa;<br />

sono i Greci, sono i Latini, sono i vescovi e sono i<br />

dottori, quelli d’Egitto e quelli del<strong>la</strong> Gallia; quelli<br />

di Gerusalemme e quelli di Cartagine, quelli<br />

dell’Arabia e quelli di Roma; quelli che hanno visto<br />

i discepoli di S. Giovanni, e quelli che hanno già<br />

sentito suonare <strong>la</strong> tromba dei Goti” Louis<br />

Gaussen. 1<br />

“Vi parlo di un dogma prezioso e sacro per i nostri<br />

padri, ma troppo negletto e spesso pure sconosciuto<br />

nelle nostre chiese, benché Dio ci abbia dato, per<br />

apprezzare il valore, molte ragioni nuove che i<br />

nostri padri non avevano... Io potrei mostrarvi che<br />

questa dottrina, continuamente professata nel<strong>la</strong><br />

Chiesa di Dio da più di 1200 anni, non fu considerata...<br />

solo nei tempi di ri<strong>la</strong>ssamento e<br />

d’incredulità” Louis Gaussen. 2<br />

Una partico<strong>la</strong>rità del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> è quel<strong>la</strong> di attirare l’attenzione del lettore sui<br />

momenti in cui <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione si compie nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

1 GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, vol. III, Paris 1849, pp. 149,150.<br />

2 GAUSSEN Louis, L’Antichrist ou le souverain Pontificat dévoilé dans l’Ecriture. Conferenza tenuta all’apertura<br />

dell’anno accademico dell’Università di Ginevra nel 1843; ed. Dammarie-les-Lys 1947, pp. 8,9.


CAPITOLO V<br />

La quarta monarchia universale viene messa da Daniele in partico<strong>la</strong>re rilievo<br />

perché in essa si concentra <strong>la</strong> potenza del mondo nel<strong>la</strong> sua rivolta, nel<strong>la</strong> sua inimicizia<br />

con Dio. Questo impero è molto importante perché in esso sorge <strong>la</strong> figura dell’uomo,<br />

del potere, che incarna il peccato.<br />

224<br />

“La quarta bestia era spaventevole, terribile e<br />

straordinariamente forte; aveva dei denti grandi di ferro;<br />

divorava e calpestava il resto coi piedi; era diversa da tutte<br />

le bestie che l’avevano preceduta, e aveva dieci corna, ed<br />

ecco che un altro piccolo corno spuntò tra quelle, e tre<br />

delle prime corna furono divelte dinanzi ad esso”. 3<br />

Il piccolo corno è stato identificato con diverse figure che hanno segnato il loro<br />

tempo e alcune anche le epoche future. Tutte le spiegazioni date sono sostenute dal<strong>la</strong><br />

corre<strong>la</strong>zione di alcuni partico<strong>la</strong>ri del testo biblico con il potere proposto, ma <strong>la</strong> totalità<br />

dei partico<strong>la</strong>ri trova però <strong>la</strong> realizzazione storica nel potere che ha caratterizzato <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> dell’occidente cristianesimo.<br />

Il piccolo corno non può essere Antioco Epifane IV<br />

Questo mostro non viene nominato perché viene presentato come una macchina<br />

“con denti di ferro”. Già questo tratto è sufficiente per demolire l’identificazione di<br />

questo regno con <strong>la</strong> monarchia greca fondata da Alessandro Magno, perché questo<br />

impero non si distinse in maniera specifica da quelli che l’avevano preceduto; del<br />

resto, al capitolo VIII di Daniele esso viene rappresentato da un capro che si<br />

contrappone a un montone.<br />

La forza straordinaria del<strong>la</strong> quarta bestia non permette di vedere né l’insieme delle<br />

monarchie sorte dal<strong>la</strong> divisione dell’impero di Alessandro, né una di esse, come il<br />

regno di Siria dei Seleucidi, perché questi regni non avranno <strong>la</strong> stessa potenza che ha<br />

avuto l’Impero Greco-Macedone, precisa Daniele stesso. 4<br />

3<br />

Daniele 7:7,8.<br />

4<br />

Vedere La Bible Annotée, Ancien Testament - Les prophètes, t. II, Daniel, Neuchâtel, p. 288. Vedere Daniele<br />

8:21,22.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

L’esegesi razionale identifica <strong>la</strong> quarta bestia con l’impero e <strong>la</strong> dinastia seleucida, 5<br />

e l’undicesimo corno con Antioco Epifane IV (215-163 a.C., re di Siria dal 175 a.C.),<br />

dice che le dieci corna “rappresentano i dieci re seleucidi...: Alessandro Magno,<br />

Seleuco I, Antioco I Sotere, Antioco II, Seleuco III Cerauno Sotere, Antioco III il<br />

Grande, Seleuco IV Filopatore, Antioco figlio di Seleuco IV, Demetrio I ... Il piccolo<br />

corno è Antioco Epifane IV che fa scomparire tre corna e cioè probabilmente Seleuco<br />

IV Filopatore, assassinato da Eliodoro, Antioco figlio di Seleuco, assassinato da<br />

Andronico (169 a.C.), e Demetrio I”. 6 Coloro che sostengono questa spiegazione non<br />

tengono in nessun conto il testo biblico.<br />

Sarebbe bene che si domandassero come mai le sette corna (compagne del piccolo<br />

corno) restino ancora “sul<strong>la</strong> testa” del<strong>la</strong> quarta bestia dal momento che i predecessori<br />

di Antioco erano di già morti. Le corna che li rappresentano sarebbero dovute cadere<br />

successivamente uno dopo l’altro, di modo che non ne sarebbero rimaste che tre, le<br />

quali sarebbero cadute davanti ad Antioco... Chiaramente, secondo il testo, le dieci<br />

corna esistono simultaneamente; l’undicesimo sorge, cresce in mezzo ad esse e ne<br />

abbatte tre. Le altre continuano a esistere... Il piccolo corno coesiste con le dieci<br />

corna; esso si pone “tra loro, in mezzo a loro”. Ora Antioco (che sarebbe<br />

rappresentato dal piccolo corno) non sorge in mezzo agli altri re di Siria; viene<br />

so<strong>la</strong>mente dopo di loro. Antioco non sorge in mezzo ai re (le dieci corna coesistono<br />

con l’undicesimo, il quale abbatte o sradica so<strong>la</strong>mente tre dei suoi compagni)... Tutte<br />

le corna sono dei re-regni... Le dieci corna indicano dieci re (monarchie)... Come si<br />

vuole che questa descrizione si accordi con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Antioco Epifane?”. 7 Un corno<br />

indica un regno, una dinastia, un susseguirsi di re che occupano lo stesso trono, può<br />

indicare il re (persona) solo nel momento in cui esso rappresenta il regno. Quindi un<br />

altro corno, che spunta, indica un altro regno (una dinastia di re) che sorge.<br />

Il piccolo corno e altri errori di identificazione<br />

Il piccolo corno è stato identificato con Maometto dal papa Innocenzo III. 8 Hanno<br />

fatto <strong>la</strong> stessa supposizione anche Lutero 9 e Me<strong>la</strong>ntone. 10<br />

5 A critica di questa spiegazione vedere il nostro Capitolo IV, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> nota n. 64 e Appendice n. 4.<br />

Questa spiegazione ha anche radici lontane. L’identificazione con Antioco Epifane è stata proposta per <strong>la</strong> prima<br />

volta dal neop<strong>la</strong>tonico Porfirio per contrastare il cristianesimo (Già Gero<strong>la</strong>mo lo aveva refutato, MIGNE, P.L., XXV,<br />

col. 530,531,1101 “Invano Porfirio ha supposto che questo piccolo corno, che si eleva dopo i primi dieci, potrebbe<br />

essere Antioco Epifane”). Il pensiero di Porfirio è stato adottato da Policronius (vedere B.Otto BARDENHEWER,<br />

Freiburg, 1879, pp. 77,78). Vedere Appendice n. 2 e Appendice n. 5.<br />

Antioco Epifane è stato visto come tipo dell’Anticristo da: G. BERNINI, pp. 216,226-228; L. BERTHOLDT, p. 429; S.<br />

CAHEN, La Bible, vol. XVII, ed. 1843, p. 36; H. CLEAVER, pp. 194,195; L. GAUTIER, vol. II, ed. 1906, p. 282; ed. 1914,<br />

p. 222; ed. 1939, p. 223; E. HAAG, p. 129; M.J. LAGRANGE, Judaisme, pp. 65,66; J. LIMKE, Disser.; H. VENEMA, VIII<br />

Diss., pp. 403-460; G. LUZZI, pp. 251, 297,300,301; K. MARTI, Daniel, p. 51; J.F.H. MEINHOLD, Das Buch, p. 299; J. de<br />

MENASCE, Daniel, pp. 58,61; T. NOELDEKE, p. 325; Ch. PIEPENBRING, p. 713; H. PINTO, Opera, p. 124; A. POLANUS, p.<br />

587; N.W. PORTEOUS, Daniel, p. 107; B. RIGAUX, p. 164; R. ROLLOCK, Genève 1610, pp. 309,319,330,332-335;<br />

AA.VV., Sagrada Biblia, vol. II, Madrid 1957, p. 1595; E.B. SANFORD, p. 240; C.C. STEEN (ALAPIDE), 1622, p. 67; J.<br />

STEINMANN, p. 116; G. VIDAL, p. 64; A. WESTPHAL, Dictionn., vol. I, pp. 1042,1043; Traduzione ecumenica del<strong>la</strong><br />

Bibbia, Antico Testamento, ed. francese 1975, p. 1699.<br />

6 VATTIONI Francesco, La Sacra Bibbia - l’Antico Testamento, vol. II, Daniele, ed. Marietti, Torino 1964, p. 1087.<br />

7 FABRE d’ENVIER Jules, Le livre du Prophète Daniel, t. II, Paris 1890, pp. 619,624,623,622,619.<br />

8 Innocenzo II, MIGNE, P.L., CCXVII, col. 324-325.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 225


CAPITOLO V<br />

“Questa quarta bestia è evidentemente l’Impero Romano che si eleva dopo<br />

l’Impero Greco, e fu molto più esteso e potente di questi tre imperi che l’avevano<br />

preceduto. Holzhauser... pensa che questo quarto impero sia quello di Maometto. Noi<br />

non possiamo ammettere questo, neppure come semplice ipotesi; bisognerebbe in<br />

questo caso sopprimere, o non vedere da nessuna parte l’Impero Romano, che ha<br />

tuttavia avuto il più grande posto nel mondo”. 11<br />

La caratteristica del<strong>la</strong> quarta monarchia è quel<strong>la</strong> di dare origine a dieci regni, cosa<br />

che non avvenne con l’Is<strong>la</strong>m e inoltre, dal punto di vista del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, come<br />

vedremo nel nostro Capitolo VII - Perché <strong>la</strong> Riforma non è sorta nei paesi <strong>la</strong>tini, il<br />

territorio dell’Is<strong>la</strong>m fa parte del<strong>la</strong> terza monarchia, quel<strong>la</strong> greco-macedone.<br />

Altri autori, 12 e lo stesso abate J. Fabre d’Envieu, hanno visto il piccolo corno<br />

come un tipo dell’Anticristo finale. 13<br />

Altri commentatori vedono in questo potere un personaggio storico. Il Maestro<br />

A.F. Vaucher così elenca: Giulio Cesare, 14 Nerone, 15 Diocleziano, 16 Galero, 17<br />

Napoleone I. 18 Inoltre è stato identificato con il Comunismo 19 e con un ipotetico<br />

anticristo a venire. 20<br />

9 LUTHER Martin, Works, vol. II, 2, Weimar 1960, p. 13.<br />

10 MELANCHTON Philip, In Daniel proph. comm. eiusdem in Hier. proph. vaticinia, argumentum, Basel 1543, pp. 70-<br />

72; Genève 1555, pp. 122,359.<br />

11 NICOLAS Anedée, Conjectures sur les Âges de l’Eglise et les derniers temps, 2 a ed., Paris 1881, p. 199. Vedere<br />

HUNTINGFORD Edwad, A Harmony of the Chronology Prophecies of Daniel, London 1895, p. 40 ha refutato questa<br />

posizione.<br />

12 J.A. BATTENFIELD – Ph.Y. PENDLETON, p. 142; J. DRACH, Comment. vol. II, pp. 7,9; M. GEIER, Operum.., II, 2,<br />

Amsterdam 1696, p. 202; E. HUIT, p. 187; T. MÉMAIN, L’Apocalypse, 1898, pp. 66-70; SCHELLENECKER (SELNECCERUS)<br />

N., Die Propheten, fol. 434; V. STRIGEL, pp. 108-112; H.J. SVANING I, Comment., p. 67;.<br />

13 J. Fabre d’Envieu, o.c., p. 692-695.<br />

14 Luis de ALCAZAR, In Vetus Testamentus partes quas respicit Apoc., Lyon 1631, fol. 278.<br />

15 COLVER Nathaniel, The Prophecies of Daniel,literally fulfilled, Boston 1843, p. 96.<br />

16 BARCELLONA Antonio, Parafrasi dei libri dei profeti, t. IV, Venezia 1828, p. 96.<br />

17 KERKHERDERE Jan-Gerard aveva adottato l’ipotesi di Antioco in Prodromus Danielicum, Louv. 1711, p. 350,<br />

proponendo poi l’imperatore romano Galero in De Monarchia Romae paganae, Louvain 1727, p. 30.<br />

18 ALBRECHT Christian, Das Buch der Prophetem Daniel und Haggai, Saint Gall 1840, p. 37.<br />

19 CLARET Y CLARÁ Antoine-Maria, La época presente considerada come probabilmente <strong>la</strong> última del mondo,<br />

Barcellona 1868, p. 56.<br />

20 Interpretazione adottata da diversi autori cattolici e protestanti. BENOIT de Pierre, pp. 47,48; W.E. BIEDERWOLF,<br />

The Millennium..., pp. 208,209; A.E. BLOOMFIELD, The End, pp. 108-129; D. CAMPBELL, The Jugement, p. 174; F.<br />

DUESTERWALD, pp. 131-145; J. FABRE d’ENVIEU, p. 682: “Il piccolo corno sorge in mezzo al<strong>la</strong> dieci corna del<strong>la</strong> quarta<br />

bestia, rappresenta non Antioco Epifane, ma un anticristo che apparirà al<strong>la</strong> fine dei tempi”. L. GERBI, p. 198; F. GODET,<br />

3 a ed., p. 342; J.N. GORTNER, Daniel., p. 106; E. HUNTINGFORD, A Harmony, pp. 64-65; K.F.I. KEIL, The Prophet, p.<br />

283; S. LIMBACH, Eine, p. 104; A. LONGLEY, p. 60; J. MALDONADO, p. 687; G.S. MENOCHIO, ed. 1630, p. 318, ed. 1758,<br />

p. 128, ed. 1768, p. 248; W.G. MOOREHEAD, Outline, p. 286; L.W. MUNHALL, pp. 161-163; F. OGARA, p. 243-253; R.<br />

PACHE, Notes, p. 78; K. PELLICANUS, Comm. bibl., vol. III, Zürigo 1533, fol. 224; J. PHILIP, p. 106; J. PHILLIPS, p. 171;<br />

H. PINTO, In Daniel, 1583 fol. 120a; SOLA Y MESTRE, pp. 381,392-396; W.C. STEVENS, p. 97; Tommaso d’Aquino, vol.<br />

XIX, ed. 1660, p. 29; S.P. TREGELLES, Remarks, 5 a ed., p. 82; N. WEST, p. 73; G. WILLIAMS, The Student’s ..., 5 a ed.,<br />

pp. 623,624; G.D. YOUNG, The Bible..., vol. II, 1960, p. 273.<br />

In questa ipotesi si potrebbero elencare anche Cirillo di Gerusalemme, traduzione di Faivre vol. I, pp. 119-123;<br />

Ippolito di Roma, ed. Lefèvre, vol. IV, XIV, pp. 288,289; Gero<strong>la</strong>mo, MIGNE, P.L., XXV, col. 531 che per forza di cose<br />

dovevano vedere questo potere nel futuro e prima del ritorno di Gesù.<br />

Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

226<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Non riteniamo che sia necessario confutare ognuna di queste spiegazioni che non<br />

tengono conto di tutte le caratteristiche precisate dal testo biblico che consideriamo<br />

nel<strong>la</strong> spiegazione che segue.<br />

Il piccolo corno e l’interpretazione storica<br />

Il brano con il quale Daniele esprime il suo interesse per <strong>la</strong> quarta bestia e l’azione<br />

dell’undicesimo corno è eloquente:<br />

“Queste quattro grandi bestie, sono quattro re che<br />

sorgeranno dal<strong>la</strong> terra; poi i santi dell’Altissimo<br />

riceveranno il Regno e lo possederanno per sempre,<br />

d’eternità in eternità. Allora desiderai sapere <strong>la</strong> verità<br />

intorno al<strong>la</strong> quarta bestia, che era diversa da tutte le altre,<br />

straordinariamente terribile che aveva i denti di ferro e le<br />

unghie di rame, che divorava, sbranava e calpestava il<br />

resto con i piedi, e intorno alle dieci corna che aveva in<br />

capo, e intorno all’altro corno che spuntava, e davanti al<br />

quale tre erano cadute: a quel corno che aveva degli occhi,<br />

e una bocca proferenti cose grandi e che appariva<br />

maggiore dalle altre corna. Io guardai, e quello stesso<br />

corno faceva guerra ai santi dell’Altissimo, e venne il tempo<br />

che i santi possederono il regno.<br />

Ed egli (l’angelo) mi parlò così: “La quarta bestia è un<br />

quarto regno sul<strong>la</strong> terra, che differirà da tutti i regni,<br />

divorerà tutta <strong>la</strong> terra, <strong>la</strong> calpesterà e <strong>la</strong> frantumerà. Le<br />

dieci corna sono dieci re che sorgeranno da questo regno; e<br />

dopo quelli, ne sorgerà un altro, che sarà diverso dai<br />

precedenti e abbatterà tre re. Egli proferirà parole contro<br />

l’Altissimo, ridurrà allo stremo i santi dell’Altissimo e<br />

penserà di mutare i tempi e <strong>la</strong> legge; i santi saranno dati<br />

nelle sue mani per un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà d’un<br />

tempo. Poi si terrà il giudizio e gli sarà tolto il dominio, che<br />

verrà distrutto e annientato per sempre”. 21<br />

Le dieci corna o i dieci regni, con il piccolo corno che ne abbatte tre, sono <strong>la</strong><br />

continuazione del<strong>la</strong> quarta monarchia e non fanno che uno stesso regno con essa, che<br />

deve durare fino a quando il Regno sarà dato al popolo di Dio.<br />

Questa visione storica era stata talmente ben capita che <strong>la</strong> Chiesa primitiva<br />

attendeva il potere del piccolo corno e lo considerava l’Anticristo.<br />

21 Daniele 7:17-26.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 227


CAPITOLO V<br />

Anticristo è una paro<strong>la</strong> greca composta dal<strong>la</strong> preposizione “anti” e dal nome<br />

Cristo. La preposizione anti in greco ha principalmente due significati: “contro”<br />

dando quindi l’idea di avversario, e “al posto di”.<br />

“Quindi significa un vice-Cristo, o un falso-Cristo (senso adottato dal<strong>la</strong> versione<br />

Siriaca), o tutti e due contemporaneamente.<br />

Come <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> antipapa non indica semplicemente un nemico del papa, come<br />

avrebbe potuto essere un imperatore germanico ghibellino, ma qualcuno che si<br />

sostituisce al papa legittimo, ricevendone gli onori ed esercitandone le funzioni” 22 ;<br />

così Anticristo è colui che è al posto di Cristo, un vice Cristo, colui che sostituisce<br />

Cristo, o l’avversario di Cristo, come lo definisce l’apostolo Paolo.<br />

L’attesa di questo personaggio era molto sentita nei primi secoli del<strong>la</strong> nostra era,<br />

perché Daniele ne aveva descritta l’azione in forma esplicita e chiara. Le sue<br />

precisazioni hanno permesso una identificazione permanente nel corso dei secoli.<br />

Come abbiamo detto sopra, in diversi modi si è voluto identificare il piccolo corno<br />

di Daniele VII, ma <strong>la</strong> spiegazione storica identifica il “piccolo corno” col Vescovo di<br />

Roma. Le caratteristiche così complete e precise permettono di affermare che il<br />

profeta ha descritto <strong>la</strong> teocrazia del Medio Evo che vive nei nostri giorni, <strong>la</strong> cui<br />

crescita attuale di influenza e di vitalità fa credere che essa si prolungherà fino al<br />

momento del prossimo ritorno del Signore. Questa interpretazione non è arbitraria e<br />

motivata da spirito di parte. La chiarezza del testo biblico, come vedremo, ci obbliga<br />

a ripropor<strong>la</strong>. È assolutamente impossibile dare una spiegazione diversa e, come scrive<br />

L. Gaussen, questa identificazione è stata costantemente professata nel<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Dio e non viene considerata so<strong>la</strong>mente nei tempi di ri<strong>la</strong>ssamento e d’incredulità, come<br />

nel<strong>la</strong> nostra epoca.<br />

Possiamo dire che questa sia <strong>la</strong> spiegazione c<strong>la</strong>ssica protestante dal<strong>la</strong> Riforma, ma<br />

è ad essa precedente ed è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> a rispondere a tutte le caratteristiche del testo di<br />

Daniele. 23<br />

22 ELLIOTT Edward-Bishop, Horae Apocalypticae, t. III, 5 a ed., London 1862, p. 105.<br />

23 Alcuni esempi: J. ABBADIE, pp. 456-537; J.H. ALSTED, Trifolium, t. I, p. 104; Anonimo, The Scheme ..., pp. 34-43;<br />

J. BENSON, Honly Bible, p. 700; J.W. BIRCHMORE, p. 35; H.E. BROOKE, The Great Words ..., p. 38; H. BULLINGER, Von<br />

Antichrist ..., ed. 1541, p. 64; W. BURNET, pp. 87,88; P.L.E. BURNIER, pp. 341,342; E.P. CACHEMAILLE, Daniel’s, ed.<br />

1888, pp. 34,35; An Exp<strong>la</strong>n., ed. 1911, p. 43; The first, p. 103; T.W. CHRISTIE, The Book of Reve<strong>la</strong>tion, osserva che<br />

questo 11 o corno non è né Antioco, p. 32, né il maomettanesimo, p. 33, ma il papato, p. 39; J. CUMMINGS, Explicat.,<br />

ed. 1854, pp. 120-161; K.A. DAECHSEL, ed. 1901, pp. 851-853; N.S. FOLSOM - J. TRUAR, A Diss., p. 58; H. GUINNESS,<br />

Div., p. 322; H. HABERSHON, Diss., pp. 304,343,389-419; Hist., p. 302; T.W. HASKINS, Is the Papacy ..., p. 36; H.W.<br />

LOWELL p. 32; W. LOWTH, vol. I 1726, p. 67; 1822, p. 339; Ch.P. MILES, vol. II, p. 130; T. PARKER, p. 15; M. POOLE,<br />

ed. 1968, p. 831; M.F. ROOS, pp. 154-184; P. TAGLIALATELA, ed. 1902, ed. 1908; M.C. TREVILIAN, ed. 1858, pp. 90-<br />

128, 401; J. WILSON, Daniel, pp. 177-207; T. ZOUCH, pp. 46-53.<br />

L’interpretazione è stata contrastata da John-Henry NEWMAN, The protestant. Idea of Antichrist British Critic and<br />

Quarterly Theological Reve<strong>la</strong>tion, ottobre 1840, pp. 391-440; riprodotta in Essays critique and History, vol. II, 1871,<br />

1901, pp. 112-185.<br />

Il cattolico George Steward HITCHCOCK, The Beasts and the Little Horn, London 1911, 1912, p. 4, constatava con<br />

soddisfazione che questa teoria era abbandonata dai protestanti. Essa è però ancora mantenuta da qualche autore.<br />

Vedere Ch. BOUTFLOWER, p. 83; W.B. DAWSON, The Time..., pp. 72-96; H.N. SARGENT, The Marvels ..., pp. 128,158-<br />

166.<br />

Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

228<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Da questo testo di Daniele scaturisce una radiografia del potere che ha<br />

caratterizzato <strong>la</strong> <strong>storia</strong> occidentale, con 15 caratteristiche, che noi porremo in un<br />

ordine che, pur non seguendo sempre quello del testo biblico, non lo altera.<br />

Questo capitolo del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio risplende soprattutto del<strong>la</strong> forza e del<strong>la</strong><br />

speranza di coloro che hanno creduto in secoli difficili e sono stati vincitori grazie<br />

al<strong>la</strong> loro fede.<br />

Le 15 caratteristiche del potere religioso che divenne potere temporale<br />

1. Una monarchia<br />

“Nel linguaggio del<strong>la</strong> visione, cosa è un corno, se non un regno, un re, un<br />

susseguirsi di re? “Un altro corno” 24 è dunque evidente che, come i primi dieci re, è<br />

una potenza territoriale e politica”. 25<br />

“Questo piccolo corno rappresenta un re e, per conseguenza, una monarchia che si<br />

innalza nel mezzo dei dieci stati contemporanei e simultaneamente scaturiti dallo<br />

stesso grande impero”. 26<br />

2. Sua natura<br />

Questo corno però è “diverso dai precedenti” 27 . Legifera nel campo del<strong>la</strong><br />

religione.<br />

“Lo Spirito Santo dichiara che egli sarà contemporaneamente potenza temporale e<br />

spirituale; - temporale: è un corno; - spirituale: questo corno è diverso dai primi: ha<br />

degli occhi e una bocca, bestemmia, perseguita i santi, pretende di cambiare <strong>la</strong> legge<br />

divina; pronuncia grandi parole, guida il mondo”. 28<br />

“La Chiesa di Roma è una potenza contemporaneamente spirituale e temporale.<br />

Che essa possegga un territorio o che non abbia che un pa<strong>la</strong>zzo per dominare, <strong>la</strong><br />

Chiesa di Roma è uno stato... La sua istituzione, come essa ce <strong>la</strong> espone, l’investe<br />

dell’autorità civile e politica su tutto l’universo.<br />

È perché è una potenza spirituale che è una potenza temporale. È perché le anime<br />

le sono effettivamente sottomesse ch’essa intraprende <strong>la</strong> sottomissione dei corpi”. 29<br />

“Noi siamo così indotti a vedere nel piccolo corno del capitolo VII, che si innalza<br />

in mezzo al<strong>la</strong> quarta e ultima monarchia, il personaggio o il potere designato da S.<br />

Paolo come “l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong> perdizione, l’empio””. 30<br />

24<br />

Daniele 7:8.<br />

25<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 5. Confr. Daniele 7:8,24.<br />

26<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 683.<br />

27<br />

Daniele 7:24.<br />

28<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 309; Confr. Daniele 7:24,25.<br />

29<br />

FRANCE Anatole, L’Eglise et <strong>la</strong> République, Paris 1904, pp. 7,8; cit. da VUILLEUMIER Jean, Les prophéties de<br />

Daniel, Genève 1906, p. 136.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 229


CAPITOLO V<br />

3. Sua posizione geografica<br />

““Ed ecco un altro piccolo corno saliva tra esse”. 31 Tra esse, cioè, tra le prime<br />

dieci... Ecco cosa vi indica con <strong>la</strong> più perfetta precisione in quale parte del mondo ha<br />

dovuto elevarsi questa potenza temporale coronata dal diadema dei re, teologo,<br />

nemico di Dio e del suo nome, del<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> e del suo popolo. Dove spunta il<br />

corno, se non sul<strong>la</strong> testa imperiale del<strong>la</strong> quarta bestia? E cosa vuole dire questo<br />

emblema, se non che questo re teologo, in quanto temporale, dovrà apparire, non<br />

so<strong>la</strong>mente nel territorio dei Latini e fra i dieci re, ma ancora come traendo <strong>la</strong> sua<br />

esistenza dal potere degli imperatori romani?”. 32<br />

“Si tratta in effetti... d’un Anticristo che deve apparire in mezzo ai regni formati<br />

dalle macerie dell’Impero Romano (quale) continuazione di questo impero”. 33<br />

Non era forse Roma il punto centrale dell’impero <strong>la</strong>tino?<br />

4. Epoca del<strong>la</strong> sua apparizione<br />

“Le dieci corna sono dieci re che sorgeranno da quel regno; e, dopo quelli, ne<br />

sorgerà un altro, che sarà diverso dai precedenti”. 34<br />

Le invasioni barbariche avvennero tra <strong>la</strong> fine del V e l’inizio del VI secolo come<br />

abbiamo esposto nel capitolo precedente.<br />

“I Padri del<strong>la</strong> Chiesa (Giustino, Ireneo, Lattanzio, Gero<strong>la</strong>mo, Agostino,<br />

Crisostomo) non si sbagliarono dunque quando credevano che il “piccolo corno”<br />

apparirebbe dopo <strong>la</strong> divisione dell’Impero Romano in dieci regni”. 35<br />

Cirillo, vescovo di Gerusalemme, verso il 348 scriveva: “L’Anticristo apparirà<br />

quando i destini di Roma saranno compiuti... Sui resti di questo impero si eleveranno<br />

dieci re che regneranno forse in diversi luoghi, tuttavia nello stesso tempo. A questi<br />

dieci re succederà l’Anticristo”. 36<br />

Gero<strong>la</strong>mo nel 407 scriveva nel suo Commentario su Daniele: “Diciamo quello che<br />

hanno insegnato e trasmesso tutti gli scrittori ecclesiastici, cioè che al<strong>la</strong> fine dei<br />

secoli, quando verrà <strong>la</strong> distruzione dell’Impero dei Romani, dieci re si divideranno tra<br />

30<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 685. Confr. 2 Tessalonicesi 2:1-10. Ricordiamo che questo abate pensava a questo<br />

corno come un tipo dell’Anticristo finale, o.c., pp.692-695.<br />

31<br />

Daniele 7:8.<br />

32<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 6.<br />

33<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. Il, p. 688.<br />

34<br />

Daniele 7:24,8.<br />

35<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 679. I Padri del<strong>la</strong> Chiesa, convinti ancora che il Cristo dovesse ritornare e non<br />

avendo compreso <strong>la</strong> nozione storica del tempo profetico, credevano che le corna-re fossero delle persone fisiche e non<br />

delle dinastie, dei regni.<br />

36<br />

Cirillo di Gerusalemme, Catechesi, XVI, 12. Vedere riferimento precedente.<br />

230<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

loro il mondo romano, e un undicesimo re, più piccolo, sorgerà in mezzo a loro,<br />

prevarrà su tre dei dieci primi”. 37<br />

Col 476 l’impero d’Occidente cade, ma inizia una nuova <strong>storia</strong> d’Italia, inizia una<br />

nuova <strong>storia</strong> dell’impero <strong>la</strong>tino.<br />

“Nel caos che seguì il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, nel<strong>la</strong> tormenta<br />

delle grandi migrazioni che minacciarono di portare via tutto, il papa rappresentava<br />

l’autorità più alta, quel<strong>la</strong> che, so<strong>la</strong>, restava in piedi in Occidente e che i cataclismi,<br />

lontano dal diminuire, ingrandivano e fortificavano. I Romani provavano un bisogno<br />

imperioso di avere un punto di appoggio stabile: da questo si spiegano i loro sforzi a<br />

non tra<strong>la</strong>sciare nul<strong>la</strong> per conservare e accrescere questa autorità”. 38<br />

“Certo è che, col sacco dato dai Vandali, l’antica Roma è caduta, <strong>la</strong> nuova già<br />

comincia a sorgere, facendo prova d’una grandezza diversa, ma non meno<br />

ammirabile. La gloria del Campidoglio non esiste più, ma comincia quel<strong>la</strong> del<br />

Vaticano”. 39<br />

5. Sue dimensioni territoriali<br />

“Ecco un altro piccolo corno”. 40<br />

“Come potenza temporale, come principe coronato, doveva essere notevolmente<br />

piccolo tra tutti gli altri. Come potenza politica, è il più piccolo dei sovrani<br />

dell’impero”. 41<br />

Il territorio degli stati pontifici non ha mai superato, anche nel<strong>la</strong> sua massima<br />

estensione, il terzo dell’Italia. Comprendeva: <strong>la</strong> città di Roma e <strong>la</strong> campagna che <strong>la</strong><br />

circondava, chiamata ducato di Roma; a questo territorio si aggiungevano: l’Umbria,<br />

le Marche, <strong>la</strong> Pentapoli in Romagna, il ducato di Urbino e quello di Ferrara. Ancora<br />

oggi “il papa è un sovrano. Regna sopra uno Stato riconosciuto da tutti gli stati... <strong>la</strong><br />

sovranità del Papa è illustrata da un certo numero di fatti, fra cui <strong>la</strong> presenza, presso<br />

di lui, di 47 missioni diplomatiche straniere. Il papa, per <strong>la</strong> natura specifica del<strong>la</strong> sua<br />

sovranità, gode di un rango a parte rispetto agli altri capi di Stato, siano essi re o primi<br />

cittadini d’una Repubblica. Riceve i loro omaggi e restituisce tali onori soltanto per<br />

tramite di un cardinale”. 42<br />

Una delle caratteristiche di uno stato è quello di battere moneta e 105 papi,<br />

incominciando dal 731 con Gregorio III (731-741), l’hanno fatto.<br />

A tale proposito il Lessico Ecclesiastico Illustrato dice: “La zecca pontificia di<br />

Roma è <strong>la</strong> più illustre del mondo; e <strong>la</strong> sua importanza deriva soprattutto dai grandi<br />

artisti che vi hanno <strong>la</strong>sciato dei veri capo<strong>la</strong>vori. Le monete papali sono parte delle<br />

prove indiscutibili del<strong>la</strong> potenza millenaria del papato, di questa istituzione grandiosa<br />

37<br />

Gero<strong>la</strong>mo, Commentario su Daniele, MIGNE, P.L., 25,1884, col. 531. Vedere riferimento n. 35.<br />

38<br />

SCHMÜRER Gustave, L’Eglise et <strong>la</strong> civilisation au Moyen Âge, Paris 1933, p. 131.<br />

39<br />

VILLARI Pasquale, Le invasioni barbariche in Italia, Mi<strong>la</strong>no 1901, p. 117.<br />

40<br />

Daniele 7:8.<br />

41<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 7,309. Confr. Daniele 7:8.<br />

42<br />

ORMESSON W<strong>la</strong>dimir de, Il Papato, ed. Paoline, Catania 1958, pp. 155,156. Il numero delle Missioni Diplomatiche<br />

straniere è aumentato.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 231


CAPITOLO V<br />

che domina <strong>la</strong> <strong>storia</strong> e che <strong>la</strong> divina Provvidenza collocò e conserva in mezzo<br />

all’Italia, educatrice feconda dei popoli”. 43<br />

Le monete papali sono state “emesse dai sommi pontefici come sovrani temporali<br />

(e) le iscrizioni delle monete più antiche recano il nome di S. Pietro o del<strong>la</strong> vecchia<br />

formu<strong>la</strong> SPQR”, 44 Senatus Populus Que Romanus, formu<strong>la</strong> tipica dell’Impero<br />

Romano.<br />

6. Sua crescita graduale<br />

Sia dal punto di vista spirituale che politico questo potere acquista potenza<br />

gradualmente.<br />

Roma esercitava un’influenza spirituale, grazie al suo spirito <strong>la</strong>tino di affrontare i<br />

problemi senza perdersi nelle specu<strong>la</strong>zioni del pensiero come avveniva nell’Oriente.<br />

“La Chiesa di Roma, situata nel centro dell’orbe romano, eccelleva per ricchezza; i<br />

molti cristiani che vi confluivano da ogni parte del<strong>la</strong> terra vi portavano pure molti<br />

beni, basti pensare che Marcione, un armatore del Ponto e figlio di un vescovo,<br />

<strong>diventa</strong>to poi eretico, le regalò 200.000 sesterzi”. 45<br />

Il primo diacono del<strong>la</strong> chiesa di Roma, ancora prima dell’epoca costantiniana,<br />

amministrava un grosso patrimonio. Questa chiesa già elogiata da Paolo 46 per <strong>la</strong> sua<br />

generosità è esaltata da Dionigi in una lettera al vescovo romano Sotere (155-174):<br />

“Fin dai primordi avete <strong>la</strong> consuetudine di beneficiare in vario modo i fratelli e di<br />

mandare soccorsi a molte chiese. Voi amministrate il necessario ai fratelli che sono<br />

nelle miniere”. 47<br />

L’influenza del<strong>la</strong> Chiesa di Roma cresceva gradualmente anche perché era in<br />

quel<strong>la</strong> città che le prime reazioni imperiali nei confronti del cristianesimo si<br />

manifestavano e diversi personaggi influenti del<strong>la</strong> cristianità venivano portati a Roma<br />

per essere martirizzati.<br />

Da una parte <strong>la</strong> Chiesa di Roma, che risiedeva nel<strong>la</strong> sede dei Cesari, nei momenti<br />

di persecuzione, ha subito le prime rappresaglie suscitando profonda ammirazione<br />

nelle altre comunità sparse nell’impero, dall’altra <strong>la</strong> Chiesa, essendo anche <strong>la</strong> più<br />

vicina al<strong>la</strong> corte imperiale, ha goduto, in tempo di tolleranza religiosa, dei vantaggi<br />

dal<strong>la</strong> conversione degli alti funzionari del<strong>la</strong> corte. È anche per questo motivo che il<br />

Sinodo di Sardica (343-344) sancì che ogni supplica al governo civile di Roma<br />

passasse tramite il vescovo romano.<br />

Tutte le strade partivano da Roma e giungevano a Roma. La presenza di fedeli<br />

provenienti da ogni parte permetteva al<strong>la</strong> Chiesa romana di riflettere <strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong><br />

cristianità, sia quel<strong>la</strong> fedele agli insegnamenti apostolici, sia, in misura sempre<br />

maggiore, quel<strong>la</strong> apostata.<br />

43<br />

Lessico Ecclesiastico Illustrato, vol. III, pp. 590,591.<br />

44<br />

Dizionario Ecclesiastico, vol. II, Torino 1955, p. 1036.<br />

45<br />

SALVONI Fausto, Da Pietro al Papato, ed. Lanterna, Genova 1970, p. 234.<br />

46<br />

Romani 15:14.<br />

47<br />

Eusebio, Histoire Ecclesiastique, vol. IV, 23; 10; vol. VII, 6; cit. da F. Salvoni, idem, p. 244.<br />

232<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

A questo si aggiunga l’abilità di alcuni vescovi nell’estendere <strong>la</strong> loro influenza<br />

nelle controversie religiose e nel riuscire gradualmente a sostituire <strong>la</strong> figura<br />

dell’imperatore che aveva spostato <strong>la</strong> sede imperiale da Roma a Costantinopoli.<br />

Le Grand Larousse Universel du XIX siècle riassume: “Molto umili all’origine,<br />

unicamente occupati a proporre le dottrine religiose, morali e democratiche del<br />

Nazareno, i vescovi di Roma non giocarono alcun ruolo nello Stato fino al momento<br />

in cui Costantino, dopo avere proc<strong>la</strong>mato il cristianesimo religione dell’impero, fece<br />

di Costantinopoli <strong>la</strong> nuova capitale del mondo romano. La Chiesa, fino a quel<br />

momento perseguitata, entra in una sfera nuova e l’ora non è lontana in cui essa<br />

inizierà a perseguitare a sua volta. Il vescovo di Roma, forte dell’appoggio<br />

dell’imperatore, vuole accrescere <strong>la</strong> sua influenza sulle masse, di cui è il difensore<br />

naturale. Le invasioni barbariche aumentano ancora l’influenza del papato e dei<br />

vescovi. Davanti ai flutti che sommersero l’Impero (romano) del V secolo, i capi del<strong>la</strong><br />

Chiesa s’impadronirono degli ultimi resti del potere civile...”. 48<br />

“L’intervento del vescovo di Roma, in occasione delle invasioni barbariche del V<br />

secolo che si riversarono sull’Italia, rappresenta nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del potere temporale una<br />

data decisiva”. 49<br />

“Ormai il problema si imponeva in maniera categorica. Poiché l’impero non<br />

poteva scomparire, poiché era una maniera di essere del mondo, necessario, superiore<br />

agli accidenti storici, bisognava integrarlo con i nuovi venuti, come un innesto che<br />

viene assimi<strong>la</strong>to con <strong>la</strong> sostanza stessa di un albero. La Chiesa, che è ormai il tronco<br />

di questo albero, è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> che può adempiere questa funzione. Ma essa potrà farlo<br />

solo dopo essersi liberata da un grave impedimento. Questo impedimento era di ordine<br />

religioso. Per un caso deplorevole, <strong>la</strong> maggior parte dei Barbari, nel momento in<br />

cui si instal<strong>la</strong>vano nell’impero, erano già battezzati (tranne i Franchi e gli Anglo-<br />

Sassoni, rimasti pagani), non nel<strong>la</strong> grande Chiesa cattolica romana, ma secondo <strong>la</strong><br />

fede ariana”. 50<br />

“La caduta dell’impero d’Occidente ha permesso lo stabilimento di una decina di<br />

Stati barbaro-<strong>la</strong>tini; queste nazioni di origine germanica e professanti l’arianesimo,<br />

occupavano tutto il territorio nel quale si doveva innalzare l’undicesimo re”. 51<br />

7. Tre regni cadono, vengono sradicati davanti al suo sorgere<br />

Per fare spazio a questo re teologo il testo di Daniele dice che “tre corna”, cioè tre<br />

regni, tre popoli barbari che si sono instal<strong>la</strong>ti sul territorio dell’Impero Romano<br />

“furono divelti”, “caddero davanti a lui” ed esso “ne abbatterà o abbasserà tre” 52 .<br />

Questi regni-dinastie devono essere sradicati dal territorio dell’impero <strong>la</strong>tino prima o<br />

48 Art. Papauté, in Grand Larousse Universel du XIX siècle, t. XII, p. 138. Riteniamo corretto precisare che<br />

Costantino concesse <strong>la</strong> libertà religiosa, convocò il concilio di Nicea, ma fu l’imperatore Teodosio che proc<strong>la</strong>mò il<br />

cristianesimo religione di stato.<br />

49 HOMO Léon, De <strong>la</strong> Rome païenne à <strong>la</strong> Rome chrétienne, Paris 1950, p. 290.<br />

50 ROPS Daniel, Storia del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo, vol. II, La Chiesa del tempo dei barbari, Torino 1972, pp. 112, 113.<br />

51 VAUCHER Alfred Félix, L’Antichrist, Collonges sous Salève 1972, p. 12.<br />

52 Daniele 7:8,20,24 (per il versetto 4 confr. 4:37); 5:22,19.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 233


CAPITOLO V<br />

in concomitanza col sorgere del Papato. Essi cadono a causa sua, o per motivi che<br />

coinvolgono <strong>la</strong> sua religione e i suoi interessi.<br />

Siccome il testo di Daniele dice “abbatterà o abbasserà tre re”, alcuni hanno<br />

trovato un problema nell’identificare le corna abbattute e le hanno ravvisate in dei repersone<br />

che il vescovo di Roma ha personalmente umiliato, ma Daniele dice anche<br />

che queste corna non saranno sradicate da lui, ma che saranno “divelte dinanzi a lui”<br />

e “davanti a lui” per favorirne <strong>la</strong> crescita. Ciò che Daniele vuole dire è che questi reregni<br />

impediscono per motivi vari il sorgere e il manifestarsi del re teologo.<br />

Dal<strong>la</strong> scomparsa di questi regni il corno-diverso deve trarre grandi vantaggi.<br />

I commentatori non sono stati unanimi nell’identificare i tre popoli barbarici, 53 ma<br />

riteniamo che l’interpretazione che vede nelle tre corna gli Eruli, i Vandali e gli<br />

Ostrogoti sia <strong>la</strong> migliore. 54<br />

Primo corno sradicato: gli Eruli<br />

Gli Eruli di fede ariana, governati da Odoacre, si stabilirono in Roma nel 476. “Il<br />

regno di Odoacre era limitato quasi esclusivamente all’Italia, (con <strong>la</strong> sua presenza)<br />

evitava quelle grosse guerre che dissanguavano le popo<strong>la</strong>zioni e quindi il regno di<br />

Odoacre fu per qualche tempo come un periodo di sosta alle patite ca<strong>la</strong>mità... La vita<br />

politica del popolo italiano può dirsi spenta del tutto. Con tanta maggiore energia si<br />

svolgeva quindi in esso <strong>la</strong> vita religiosa, al<strong>la</strong> cui testa si trovava il Papa”.<br />

Intanto, prosegue il Vil<strong>la</strong>ri nel<strong>la</strong> sua opera, in Oriente c’era lotta tra i Ne<strong>storia</strong>ni, i<br />

quali dicevano che <strong>la</strong> Vergine era madre di Cristo Gesù, solo in quanto uomo, ed i<br />

Monofisiti, i quali sostenevano che <strong>la</strong> natura umana e divina di Gesù erano una so<strong>la</strong> e<br />

medesima cosa. L’imperatore Zenone, dopo aver ripreso con l’aiuto degli Ortodossi il<br />

trono, cercava una via di mezzo nelle dispute per conciliare Ortodossi e Monofisiti.<br />

“Ma Roma non ammise mai queste vie di mezzo, né ammise mai che l’imperatore<br />

decidesse le dispute religiose”. In questa lotta, papa “Simplicio (468-483), sostenuto<br />

dagli italiani, dimostrò al solito una tenacia veramente romana, mantenendo<br />

l’antagonismo fra Oriente e Occidente, il che riusciva a vantaggio di Odoacre” che,<br />

sostenendolo, cercava di staccarsi ed essere meno dipendente da Costantinopoli.<br />

Inoltre “il papa era allora moralmente, e non solo moralmente, il personaggio più<br />

potente d’Italia. Se Odoacre, come ariano, si fosse messo in aperta opposizione con<br />

53<br />

- Goti, Eruli, Ostrogoti: J.P. BRISSET, p. 59;<br />

- Eruli, Ostrogoti, Longobardi: J. ABBADIE, p. 466; anonimo The Scheme of ..., pp. 36-42; AA.VV., Bible -<br />

The Comprensive, p. 931; È. BROOKE, p. 16; W. BURNET, Essay, pp. 87,88; W. DIGBY, A Treatise, pp. 73,74;<br />

FABER, A Dissert., 2 a ed., vol. I, 1807, pp. XXXV,183; J. FRY, The 2 o -<br />

, t. II, 1822, pp. 15-19; L. GAUSSEN, vol.<br />

II, p. 174; vol. III, p. 26,310; W. HALES, A new ..., vol. II, 1, p. 537; Ch.D. MAITLAND, A brief ..., p. 19;<br />

Eruli, Esarcato di Ravenna, Longobardi: H.W. LOWELL, pp. 52,53;<br />

- Vandali, Ostrogoti, Longobardi: E.P. CACHEMAILLE, 1911, p. 46;<br />

- Vandali, Ostrogoti, Alemanni: J. CUMMINGS, 1854, pp. 159,160;<br />

- Ostrogoti, Vandali, Burgundi: A.E. HATCH, 1913, p. 107;<br />

- Esarcato di Ravenna, Longobardi, Stato di Roma: FABER G.S., The Sacred ..., p. 183.<br />

Per i titoli completi di queste opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

54<br />

D. FORD, p. 152; E. FROOM, vol. I, pp. 397, 514,515; Seventh Day Adventist Bible Commentary, vol. IV, pp.<br />

826,827; N.N. WHITING, 1843, pp. 24,25.<br />

234<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

lui, questi gli avrebbe facilmente potuto sollevare contro tutto il paese e rendergli<br />

impossibile il reggersi a lungo in Italia. Ma finché durava <strong>la</strong> lotta religiosa fra Roma e<br />

Costantinopoli, il Papa e Odoacre si trovavano dal comune interesse spinti a<br />

sostenersi vicendevolmente”. <strong>Quando</strong> Simplicio muore (2 marzo 483) Odoacre riesce<br />

a far eleggere il suo favorito Felice II che continuava nell’ortodossia. Con questa<br />

azione “Odoacre fece allora un passo falso, dal quale non tardò molto a sentire le<br />

conseguenze... Non era un imperatore, ma un re barbaro ed un ariano. Non poteva<br />

quindi sperare che <strong>la</strong> chiesa romana, sempre gelosa delle proprie prerogative, avrebbe<br />

mai potuto approvare il suo procedere” anche se il nome gli era stato suggerito dal<br />

defunto pontefice. Sebbene il dissenso tra Oriente ed Occidente “era tutto a vantaggio<br />

di Odoacre, l’essersi egli ingerito nel<strong>la</strong> elezione papale aveva seminato nel<strong>la</strong> Chiesa<br />

romana il germe pericoloso d’una profonda diffidenza verso di lui” che divenne così<br />

un personaggio scomodo.<br />

Intanto in Oriente l’imperatore Zenone e Teodorico, re degli Ostrogoti, sono legati<br />

da comuni interessi. Teodorico desiderava occupare il territorio degli Eruli e<br />

governare in Italia in nome di Zenone. All’imperatore faceva comodo allontanare<br />

dall’Oriente gli Ostrogoti che gli davano preoccupazioni e oneri, e in Occidente gli<br />

avrebbero messo a tacere Odoacre che si era reso insopportabile con il suo fare da<br />

sovrano indipendente. Inoltre aveva da parte del barbaro Ostrogoto una promessa di<br />

fedeltà. “A tutto ciò si aggiungeva (a favore di Teodorico) che <strong>la</strong> discordia già<br />

cominciata tra Odoacre ed il Papa aveva indebolito e reso quindi assai meno temibile<br />

il primo”.<br />

Odoacre viene sconfitto <strong>la</strong> prima volta sull’Isonzo presso Aquileia il 28 agosto<br />

489, il mese dopo sull’Adige presso Verona, ripiega quindi al Sud cercando di<br />

assicurarsi le spalle nell’Italia meridionale. “Roma gli chiude le porte in faccia e le<br />

popo<strong>la</strong>zioni italiane gli cominciano a manifestare avversione, in parte per <strong>la</strong> lotta da<br />

lui recentemente sostenuta con <strong>la</strong> Chiesa, in parte per le spoliazioni in numero sempre<br />

maggiore da lui fatte negli ultimi anni, sia per crescenti bisogni, sia per <strong>la</strong> poco<br />

rego<strong>la</strong>re amministrazione”.<br />

“E di tutto ciò <strong>la</strong> Chiesa aveva saputo approfittare, per eccitare contro di lui le<br />

moltitudini, tanto che poco dopo si parlò addirittura d’una generale cospirazione, di<br />

una specie di Vespro siciliano organizzato contro di lui dal clero. (Il primo agosto 490<br />

Odoacre viene nuovamente sconfitto sull’Adda). A favore di Teodorico erano<br />

l’autorità dell’impero e del<strong>la</strong> Chiesa, nonché le popo<strong>la</strong>zioni insorte”.<br />

Odoacre si rifugiò a Ravenna dove subì un assedio di tre anni e nel febbraio del<br />

493 cedette. Dopo aver consegnato il figlio come ostaggio, il 27 febbraio “l’accordo<br />

del<strong>la</strong> resa era definitivamente concluso, per mezzo dell’arcivescovo di Ravenna. Altra<br />

prova anche questa del<strong>la</strong> straordinaria importanza assunta allora dal clero e quindi<br />

dal<strong>la</strong> Chiesa in tutti gli affari di maggiore gravità”. 55<br />

Odoacre venne ucciso il 15 marzo dopo essere stato invitato ad un solenne<br />

banchetto.<br />

Nel 493 disparve il primo corno: gli Eruli vennero sradicati dal suolo dell’Impero<br />

Romano <strong>la</strong>tino.<br />

55 P. Vil<strong>la</strong>ri, o.c., pp. 132,133,134-136,140,143-144,145.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 235


CAPITOLO V<br />

Secondo corno sradicato: i Vandali<br />

I Vandali nel 409 occuparono <strong>la</strong> Spagna e si stabilirono nel 439 nel nord Africa,<br />

occupando <strong>la</strong> Sardegna, <strong>la</strong> Corsica e più parti del<strong>la</strong> Sicilia, secondo il trattato del 442.<br />

“I Vandali avevano abbandonato il cattolicesimo per l’arianesimo, quando si<br />

stabilirono in Spagna e poi in Africa; ma Giustino arrestò <strong>la</strong> loro violenza ereticale<br />

distruggendo il loro impero (534)”. 56<br />

Nel 533 da Costantinopoli partì una flotta guidata dal generale Belisario. Egli “si<br />

presentò in Africa non come un conquistatore, ma come un liberatore dei cattolici, dei<br />

Romani, del clero e dei proprietari, tutti ugualmente oppressi dai Vandali, eretici,<br />

stranieri e barbari... Il risultato più notevole del<strong>la</strong> guerra fu che i Vandali, dopo avere<br />

portato tanto terrore, tante rovine nell’impero, scomparvero per sempre dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong>,<br />

senza che più se ne sentisse par<strong>la</strong>re... Molti di essi furono mandati ai confini<br />

dell’impero, verso <strong>la</strong> Persia; non pochi vennero incorporati nell’esercito di Belisario,<br />

ed alcuni furono ammessi addirittura a far parte del<strong>la</strong> sua guardia. Quelli che, per<br />

conto proprio, rimasero in Africa, ebbero confiscati i beni, e furono cacciati dalle loro<br />

chiese, messi in carcere o fatti schiavi”. 57<br />

Terzo corno sradicato: gli Ostrogoti o Goti<br />

Scrive il Vil<strong>la</strong>ri: “La questione religiosa, che aveva in Italia una straordinaria<br />

importanza... (fu) causa non ultima del<strong>la</strong> rovina del regno ostrogoto (che aveva<br />

sostituito quello degli Eruli). Sebbene ariano, Teodorico era stato lungamente in<br />

buona armonia col Papa, favorendolo nel conflitto religioso, che tra Roma e<br />

Costantinopoli, da lungo tempo continuava assai aspro”.<br />

A papa Ge<strong>la</strong>sio succedeva Anastasio II (496-498) al<strong>la</strong> morte del quale c’erano due<br />

pretendenti: Lorenzo e Simmaco. Teodorico interveniva prudentemente per<br />

mantenere l’ordine, non influiva sulle elezioni, ma era soddisfatto del<strong>la</strong> nomina di<br />

Simmaco in quanto meno dispotico.<br />

Si iniziava <strong>la</strong> costruzione del Vaticano e Roma sembrava fiorire di nuovo.<br />

Al<strong>la</strong> morte dell’imperatore Anastasio (omonimo del papa deceduto) succedeva<br />

Giustino <strong>la</strong> cui politica era diretta dal nipote Giustiniano, abile e ortodosso. Si<br />

esaltavano le dottrine ortodosse e iniziava in Oriente un periodo di intolleranza per gli<br />

eretici che venivano perseguitati con soddisfazione del Papa.<br />

In Occidente, se all’inizio <strong>la</strong> situazione sembrava buona, “ben presto tutto si volge<br />

a danno di Teodorico, il quale era ariano e non poteva andare a lungo d’accordo con<br />

un papa e con un imperatore, che, essendo ambedue ortodossi, dovevano trovarsi,<br />

come ben presto si trovarono, uniti contro di lui.<br />

56 REY Jules, Saint Nico<strong>la</strong>s, Paris 1898, p. 9.<br />

57 P. Vil<strong>la</strong>ri, o.c., pp. 182,183.<br />

236<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Verso il 524 l’imperatore Giustino cominciò a perseguitare gli Ariani... Teodorico<br />

fu quindi costretto a reagire, perseguitando i Cattolici, e si trovò subito in urto col<br />

Papa, eccitando lo scontento delle popo<strong>la</strong>zioni... (Qualche anno dopo sul trono<br />

pontificio si trovò) Giovanni I (523-526), che si mostrò lieto anch’esso che<br />

l’imperatore perseguitasse gli Ariani, ciò spinse il furore di Teodorico fino al<br />

parossismo. Egli, nonostante <strong>la</strong> viva resistenza, costrinse il Papa a partire per Costantinopoli,<br />

pretendendo che andasse colà a difendere <strong>la</strong> causa degli Ariani,...<br />

altrimenti minacciava severe rappresaglie. Il Papa assai di ma<strong>la</strong> voglia partì per<br />

l’Oriente, e fu accolto con grande entusiasmo (prima volta che un pontefice romano<br />

compariva a Costantinopoli). Ottenne tutto quello che domandò nell’interesse del<br />

cattolicesimo; nul<strong>la</strong> però, com’era naturale, ottenne, né gl’importava ottenere, a<br />

favore degli Ariani. Lo sdegno di Teodorico fu tale che, quando Giovanni tornò, lo<br />

chiuse in carcere (a Ravenna), dove il 25 maggio 526 morì. Ed ora il re volle, per<br />

propria sicurezza, ingerirsi nelle elezioni del nuovo papa, indicando colui che fu poi<br />

eletto col nome di Felice III (526-530). Tutto questo destò d’ogni parte uno<br />

straordinario e universale malcontento contro di lui” 58 anche se il governo di<br />

Teodorico era stato pieno di civiltà e di gloria, presentando un’Italia molto unita.<br />

L’imperatore, dopo avere neutralizzato i Vandali in Africa nel 534, si preoccupava<br />

dell’Italia, dove inviava Belisario con un esiguo esercito di 7.500 persone, mentre si<br />

combattevano i Goti in Dalmazia per dividere le loro forze.<br />

“Ma nonostante il valore personale (di Belisario), i suoi infiniti accorgimenti, <strong>la</strong><br />

sua capacità strategica, egli non avrebbe mai potuto fare quello che fece, con le poche<br />

sue genti, per quanto valorose, se non avesse avuto il favore e <strong>la</strong> cooperazione dei<br />

Romani, ai quali, con molta accortezza seppe presentarsi fin dal principio, come uno<br />

che veniva a liberarli dal giogo barbarico e dal<strong>la</strong> persecuzione ariana, ed anche come<br />

un restauratore dell’antica grandezza romana”. 59<br />

Belisario, al<strong>la</strong> testa dei suoi, entrò in Roma “dove fu c<strong>la</strong>morosamente accolto”, ma<br />

per Roma iniziò un assedio, da parte dei Goti, che durò oltre un anno, dal marzo del<br />

537 al marzo del 538; tuttavia i Goti non prevalsero.<br />

Nel 553 Narsete, successore di Belisario, nel<strong>la</strong> battaglia sul monte Sant’Angelo<br />

sconfisse definitivamente gli Ostrogoti. Molti di loro passarono le Alpi, raggiunsero i<br />

Franchi nel Nord Italia, cercando di indurli ad attaccare Bisanzio.<br />

58 Idem, pp. 160,164,165,169,170. Siccome Teodorico si era urtato contro il corno nascente, novantasette giorni<br />

dopo <strong>la</strong> morte di papa Giovanni, lui stesso morì e “più d’una leggenda s’andò formando intorno ad essa. Procopio<br />

racconta che, trovandosi Teodorico ad un banchetto, gli fu portato un grosso pesce, il quale, digrignando i denti e<br />

rivolgendo minacciosamente gli occhi, pareva che assumesse le sembianze di Simmaco. Spaventato da ciò il re si sentì<br />

preso da brividi che lo costrinsero a mettersi a letto, dove non vi furono panni che bastassero a riscaldarlo, ed il 30<br />

agosto 526, in età di settantadue anni, fu condotto a morte da una forte dissenteria. Un’altra leggenda, narrata assai più<br />

tardi nei Dialoghi di Gregorio Magno, racconta che un collettore di tasse, passando per l’iso<strong>la</strong> di Lipari, vi trovò un<br />

eremita che subito esc<strong>la</strong>mò: “È morto Teodorico!”. “Come mai rispose l’altro, se non è molto che io lo <strong>la</strong>sciai in<br />

buona salute?”. “Eppure, soggiunge l’eremita, io l’ho visto or ora passare colle mani legate, fra papa Giovanni I e<br />

Simmaco, ed essere gettato nel cratere del vulcano di Lipari”” idem.<br />

59 Idem, pp. 184,185. “Giustiniano succedendo a suo zio nel 527, all’età di 40 anni ereditò i suoi sentimenti religiosi.<br />

Si pose qual difensore dell’ortodossia poco apprezzata dai re barbari dell’Occidente i quali sono quasi tutti ariani.<br />

Nelle sue imprese contro i Vandali e i Goti, c’è di già un po’ dello spirito delle crociate” LOT Ferdinando, La fin du<br />

monde antique et le début du Moyen Âge, Paris 1927, p. 299.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 237


CAPITOLO V<br />

Il terzo corno cadeva, e sebbene <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> passasse un periodo difficile anche a<br />

causa del<strong>la</strong> cattiva amministrazione bizantina, il papa poteva iniziare a costruire a suo<br />

modo <strong>la</strong> grandezza di Roma.<br />

La conversione al cattolicesimo di Roma da parte di Clodoveo, re dei Franchi<br />

(496), il cui paganesimo non era stato intaccato dall’arianesimo, e le sue vittorie di<br />

espansione sugli ariani Burgundi, Visigoti e Alemanni, dava via libera al<br />

cattolicesimo. Grazie a lui “verso il 540, in meno di mezzo secolo, l’arianesimo era<br />

praticamente scomparso dall’impero d’Occidente senza <strong>la</strong>sciare tracce”. 60<br />

Così riassume questo periodo il Maestro Vaucher: “L’Impero Romano<br />

d’Occidente disparve: Eruli, Vandali e Ostrogoti spazzati via; gli altri popoli<br />

barbarici, passati dall’arianesimo al cattolicesimo; tale è <strong>la</strong> situazione verso <strong>la</strong> metà<br />

del VI secolo, nel momento in cui stava per sorgere l’undicesimo re annunciato da<br />

Daniele. Il potere imperiale, che non voleva dividere con nessuno i suoi diritti sovrani<br />

è relegato in Oriente. I barbari di professione ariana, che si erano istal<strong>la</strong>ti in Italia e<br />

nell’Africa del nord, usurpando il potere imperiale senza osare assumersi il titolo,<br />

sono stati sterminati. Il posto è libero”. 61<br />

“Fino al VI secolo il papato offre due aspetti.<br />

Da Lino (67-76) fino a Melchiade (311-314), secondo le parole dell’Apostolo, i<br />

papi compirono il loro aposto<strong>la</strong>to resistendo fino al sangue.<br />

Da Melchiade fino a Gregorio il Grande (590-604), gettarono le basi del diritto<br />

scritto del<strong>la</strong> Chiesa e oppressero gli eretici...<br />

I primi sono apostoli martiri, i secondi apostoli-legis<strong>la</strong>tori ...<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> monarchia cristiana è fondata, quando è passata dallo stato di fatto allo<br />

stato di potere, essa si modifica, cioè aggiunge all’aspetto religioso quello politico.<br />

I papi che sono stati apostoli legis<strong>la</strong>tori, ora <strong>diventa</strong>no sovrani”. 62<br />

60<br />

CHELINI J., Histoire religieuse de l’Occident Mediéval, Paris 1968, p. 36.<br />

61<br />

A.F. Vaucher, o.c., p. 12.<br />

62<br />

BEAFORT Comte de, Histoire des Papes, vol. I, p. 325; cit. J. Vuilleumier, o.c., p. 136.<br />

Vogliamo qui riportare <strong>la</strong> critica a questa interpretazione ormai tradizionale fatta dall’amico prof. Jean FLORJ,<br />

Recherches et Contacts, organo degli studenti avventisti di lingua francese, n. 6, maggio 1969, pp. 2-20. Pur non<br />

condividendo tutte le osservazioni, riteniamo che sia una critica interessante e porti anche un contributo nel<strong>la</strong><br />

spiegazione dello sviluppo del potere papale.<br />

Sebbene gli Eruli e gli Ostrogoti potevano influenzare lo sviluppo politico del papato, non si può dire <strong>la</strong> stessa<br />

cosa per quanto riguarda i Vandali che erano in Africa. La scelta di questo corno-regno sembra almeno molto<br />

contestabile. Inoltre nel VI secolo, 538, il potere politico del papato è ancora insignificante.<br />

Teodorico, a capo degli Ostrogoti, iniziò <strong>la</strong> conquista dal Nord Italia, vincendo gli Eruli, per conto proprio e non<br />

per conto ed interesse del papa. Nel<strong>la</strong> campagna di Belisario, in Africa del Nord, dal 530 al 534, il papa non ebbe<br />

alcun ruolo. Giustiniano, imperatore d’Oriente, ordinò questa riconquista in Occidente per dei motivi di gloria<br />

personale e di politica imperiale e non per conto o interesse del papa. Il papa quindi non può essere considerato<br />

l’autore dell’abbattimento di questo regno-corno. Inoltre il territorio dei Vandali, Nord Africa, dal VII secolo fu<br />

conquistato dagli Arabi e uscì per sempre dall’orbita del cristianesimo.<br />

L’ariano Odoacre venne sostituito dall’ariano Teodorico e quindi il papato guadagnò poco. L’abbattimento dei<br />

Vandali fu vantaggiosa per le popo<strong>la</strong>zioni cattoliche, ma anche qui il potere politico del papa non ha guadagnato<br />

molto. Il testo di Daniele mette in risalto <strong>la</strong> lotta sul piano del potere politico del papato e non su quello del<strong>la</strong> vita dei<br />

cristiani. Anche dopo <strong>la</strong> partenza di Teodorico, Giustiniano sostenne sempre il principio del cesaropapismo e<br />

considerava il papa come uno strumento per trasmettere <strong>la</strong> sua volontà.<br />

Il cattolicesimo per contro ebbe dei veri grandi vantaggi con il re dei Franchi. É in questa direzione che bisogna<br />

guardare. Clodoveo battezzato nel 496 o nel 506 divenne da quel momento il campione del<strong>la</strong> causa cattolica in<br />

238<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Occidente. Fu lui con le sue vittorie del 507 sui Visigoti d’Aquitania, del 532-534 sui Burgundi e del 636 sugli<br />

Ostrogoti di Provenza che fece definitivamente pendere <strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia dal<strong>la</strong> parte del cattolicesimo. La vittoria su questi<br />

regni ariani portò al<strong>la</strong> cattolicità vantaggi maggiori di quel<strong>la</strong> riportata su Eruli, Vandali e Ostrogoti di Roma.<br />

Inoltre già dal V secolo l’autorità del vescovo di Roma in Occidente non era contestata, anche se c’erano i<br />

cristiani ariani. Già nel 445, un decreto di Valentiniano ordinò di considerare come legge tutto ciò che veniva sancito<br />

dall’autorità del seggio apostolico. Lo stesso Oriente riconosceva a Roma un primato d’onore.<br />

Sul piano temporale in quel tempo il papato non guadagnava nul<strong>la</strong>, anche se dei papi come Damaso e Ge<strong>la</strong>sio<br />

avevano affermato <strong>la</strong> superiorità del potere spirituale a quello temporale: l’autoritas dei papi, affermava Ge<strong>la</strong>sio nel<br />

494, è superiore al<strong>la</strong> potestas dei re. In germe c’erano le fondamenta del<strong>la</strong> teocrazia pontificia, ma era ancora pura<br />

teoria. La potenza politica del papato in quel tempo era inesistente per alcune ragioni:<br />

a) dopo <strong>la</strong> sconfitta di Odoacre e di Teodorico, Roma venne minacciata dal 568 dai Longobardi, i quali anche se<br />

<strong>diventa</strong>rono cattolici nel 600, pensavano ancora di fare papa un vescovo longobardo.<br />

b) L’Italia del Nord e Roma sono terre dell’impero d’Oriente. Roma aveva come appoggio Belisario, quando questo<br />

gli venne offerto, per contrastare gli Ostrogoti e i Vandali. Questo appoggio però era equivoco perché: quando<br />

Bisanzio era forte, confermava <strong>la</strong> sua autorità su Roma, ostaco<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> sua indipendenza politica; quando era<br />

debole non gli era di aiuto.<br />

c) Il papato, non avendo nessuna base territoriale, non esercitava un potere temporale. La terra è al<strong>la</strong> base stessa<br />

dell’economia e del potere giuridico o politico.<br />

Fu nel<strong>la</strong> metà dell’VIII secolo che il papato si liberò dell’influenza bizantina, si volse verso i Franchi, per ottenere<br />

da loro protezione, aiuto e territori. La potenza politico-temporale dei papi nacque in quel momento.<br />

I tre re che vennero abbattuti furono: il merovingio Childerico III (754), Astolfo il Longobardo (755) e Desiderio<br />

il Longobardo (774).<br />

Primo corno abbattuto: Clodoveo.<br />

Dopo <strong>la</strong> vittoria di Carlo Martello sugli Arabi a Poitiers nel 732, il papa Gregorio III gli manda dei doni e delle<br />

lettere importanti per avere <strong>la</strong> sua alleanza allo scopo di contrastare i minacciosi Longobardi. Carlo, occupato contro i<br />

saraceni, aveva bisogno dell’alleanza dei Longobardi. Il suo successore, il papa Zaccaria, fece <strong>la</strong> pace con loro anche<br />

se fu di breve durata perché il re Astolfo si fece ben presto minaccioso. Nel 751 Astolfo conquistò l’esarcato di<br />

Ravenna e si preparava a far pagare tributi a Roma.<br />

Zaccaria chiese l’appoggio a Pipino il Breve che aveva il potere, ma non il titolo di re che era del debole<br />

merovingio Childerico. Pipino rispose all’invito di Roma facendo una domanda: Bisogna chiamare re chi ha il potere<br />

o colui che non ce l’ha? Il papa rispose accettando l’usurpazione di Pipino e dando origine a una serie di avvenimenti<br />

molto importanti:<br />

1. Nel 751 il legato pontificio di Bonifacio consacrava re Pipino, conferendo al<strong>la</strong> cerimonia un prestigio quasi<br />

sacerdotale. Il re <strong>diventa</strong>va l’unto di Dio, novello Davide.<br />

2. Nel 754 il papa Stefano riconfermava il gesto estendendolo a tutta <strong>la</strong> famiglia e scomunicava tutti coloro che<br />

avrebbero rifiutato di riconoscere Pipino come il re scelto da Dio.<br />

3. Pipino con l’aureo<strong>la</strong> conferitagli dal papa, patrizio dei romani, abbatteva il legittimo re relegandolo nell’abbazia di<br />

Saint Bertin a finire i suoi giorni. Si compie l’alleanza del trono con l’altare.<br />

Secondo corno abbattuto: Astolfo.<br />

Pipino scese in Italia nel 755 e nel 756 per riportare Astolfo al<strong>la</strong> ragione e prendergli una parte del suo territorio.<br />

Lo destituì nominandogli come successore Desiderio che prometteva di essere più docile.<br />

Nel 754 Pipino aveva promesso al papa di restituirgli dei territori. Con <strong>la</strong> restituzione dei territori, il sovrano<br />

accettava il documento del<strong>la</strong> falsa donazione di Costantino. Nello stesso anno il papa veniva accolto da Pipino a<br />

Ponthion ed il sovrano camminava davanti al vescovo di Roma tenendo le briglia del cavallo facendogli da scudiero,<br />

esprimendo così di considerarsi vassallo del papa, come attestava <strong>la</strong> falsa donazione.<br />

Pipino si comportava secondo le norme previste dalle Decretali di Costantino e così riconosceva giusto che i<br />

pontefici “ottengano da noi (sovrani, imperatori) una potenza sovrana superiore a quel<strong>la</strong> che possiede quaggiù <strong>la</strong><br />

nostra benevo<strong>la</strong> Sovranità imperiale”. Le pretese pontificie venivano così ad essere confermate. Costantino inoltre<br />

decretava che “il pontefice avrà il primato sulle quattro principali sedi di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e<br />

Costantinopoli, e così anche su tutte le altre chiese di Dio nell’universo intero”. La preminenza del papa in Occidente<br />

era sottintesa, ma le false decretali elevavano il papa al<strong>la</strong> direzione assoluta ed universale del<strong>la</strong> chiesa.<br />

Costantino dichiarava che: “Affinché il prestigio del pontificato non diminuisca, ma al contrario sia ancora più<br />

risplendente del<strong>la</strong> dignità dell’Impero... noi concediamo ed abbandoniamo al beato Silvestro nostro padre, papa<br />

universale, non soltanto il nostro pa<strong>la</strong>zzo del Laterano, ma anche <strong>la</strong> città di Roma e tutte le province e città dell’Italia<br />

e delle regioni occidentali, perché egli e i suoi successori le posseggano” PACARE, La Théocratie, Paris 1957, p. 232.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 239


CAPITOLO V<br />

8. Sua apparenza straordinaria<br />

“Daniele ci dice che “appariva maggiore delle altre corna”, <strong>la</strong> sua apparenza era<br />

più grande di quel<strong>la</strong> dei suoi compagni. Ma nello stesso tempo, come potenza<br />

temporale, come corno o principe coronato, doveva essere notevolmente piccolo tra<br />

tutti gli altri”. 63<br />

Gli abati Crampon e Fabre d’Envieu così commentano: “Un piccolo corno:<br />

potenza picco<strong>la</strong>, d’apparenza, ma nel<strong>la</strong> quale sembra concentrarsi tutta <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong><br />

quarta bestia e del<strong>la</strong> sua ostilità contro Dio”. “Questa espressione (piccolo corno)<br />

indica una potenza debole alle sue origini, ma che si ingrandì e si rese terribile.<br />

Sembra che in essa si concentri tutta <strong>la</strong> cattiveria del<strong>la</strong> quarta bestia (Impero Romano<br />

e Stati che vi si rial<strong>la</strong>ccino). Questo piccolo corno designa l’uomo del peccato nel<br />

quale si riprodurrà tutta l’ostilità del quarto impero contro il Messia e contro <strong>la</strong> sua<br />

Chiesa”. 64<br />

In occasione del<strong>la</strong> prima venuta in Italia Pipino restituiva al papa una striscia del territorio che costeggia l’Adriatico<br />

a partire dal<strong>la</strong> frangia meridionale del Veneto, che comprendeva Ravenna e <strong>la</strong> Pentapoli, cioè Rimini, Pesaro,<br />

Fano, Senigallia e Ancona. Con questa donazione gli storici riconoscono che si costituiva “con questi territori con<br />

Roma e il suo ducato attraverso l’Italia centrale, uno Stato pontificio; questa manifesta usurpazione commessa a<br />

detrimento dell’Impero, avvenne senza che il papa denunciasse ufficialmente <strong>la</strong> sua subordinanza nei confronti del<br />

Basileus” GANSHOF F., Histoire des re<strong>la</strong>tions internationales, t. I, 3 a ed., Paris 1964, p. 22.<br />

Terzo corno abbattuto: Desiderio<br />

Pipino non aveva soddisfatto a tutte le richieste del papa. Non aveva voluto o potuto dargli tutti i territori. Inoltre<br />

il re Desiderio non fu fedele ai patti e tentò di porre sul trono pontificio una sua creatura, il prete Filippo.<br />

Le case regnanti dei Franchi e dei Longobardi si imparentarono. Nel 770 Carlo (che diventerà Carlomagno) sposò<br />

<strong>la</strong> figlia del re longobardo, mentre il figlio del re longobardo sposò <strong>la</strong> figlia Gisel<strong>la</strong> di Pipino. Desiderio, forte di<br />

questa unione, invase gli stati del papa Stefano III che morì al<strong>la</strong> fine del gennaio 772.<br />

Adriano, il nuovo papa, si rivolse senza speranze a Carlomagno, il quale rispose all’appello ripudiando <strong>la</strong> moglie<br />

nell’aprile del 772, scendendo in Italia e sconfiggendo le armate longobarde. Il re vinto fu fatto prigioniero e <strong>la</strong> corona<br />

dei Longobardi passò sul<strong>la</strong> testa del re dei Franchi. Sbarazzandosi di questo regno il papa riaveva le città di Parma,<br />

Modena, Mantova, l’esarcato di Ravenna, il Veneto, l’Istria, <strong>la</strong> Corsica, i ducati di Spoleto e di Benevento. Sebbene<br />

l’autorità di Carlomagno rendesse quel<strong>la</strong> restituzione, in quel tempo, più teorica che reale, essa attestava che il papa<br />

era signore di quelle terre conservandole, anche se non tutte, fino al 1870.<br />

A partire da questa epoca Roma si separava definitivamente dall’Oriente e si collocava come sovrana<br />

d’Occidente.<br />

Da allora Roma incarna “il mistero dell’iniquità”, cioè l’utilizzazione del<strong>la</strong> potenza religiosa per fini politici.<br />

Critica:<br />

Questa critica si appoggia su un equivoco. Daniele 7:24 dice: “abbatterà tre re”. Il sostantivo re non si riferisce a<br />

dei re-persone, ma a dei re-regni.<br />

Non bisogna negligere che nel versetto 23 <strong>la</strong> quarta bestia viene chiamata “un quarto regno”, mentre al versetto<br />

17 i quattro grandi animali che rappresentano altrettanti imperi sono chiamati “quattro re”, e ciò dimostra che nel<br />

linguaggio di Daniele re è sinonimo di regno. Inoltre, nei versetti 8 e 20 è detto che sono tre le corna che cadranno<br />

davanti all’undicesimo. Se quest’ultimo corno raffigura una successione di re-pontefici, le dieci, e per conseguenza le<br />

tre corna che ne fanno parte, non possono simboleggiare che dei regni, e non delle persone. Lo stesso significato lo<br />

abbiamo anche in Daniele 8:23 e 11:36.<br />

Pertanto delle tre corna sradicate (versetti 8 e 20), “Daniele non dice che saranno sradicate da lui; dice dinanzi a<br />

lui, o piuttosto davanti al quale tre erano cadute” L. Gaussen, o.c., t. III, p. 12. Dobbiamo però riconoscere che l’espressione<br />

del verso 24 può creare un equivoco, quando dice: “abbatte tre re”.<br />

63<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 7, confr. p. 313; Daniele 7:20.<br />

64<br />

CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, vol. V, Daniel, Paris 1900, p. 687; J. Fabre d’Envieu, o.c.,<br />

t. II, p. 583.<br />

240<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Ricordiamo il pensiero di A. France: “La Chiesa di Roma è una potenza<br />

contemporaneamente spirituale e temporale. Che possieda un territorio o che non<br />

abbia che un pa<strong>la</strong>zzo per dominare, <strong>la</strong> Chiesa di Roma è uno Stato... La sua<br />

istituzione, come essa ce <strong>la</strong> espone, l’investe dell’autorità civile e politica su tutto<br />

l’universo. È perché è un potere spirituale che è una potenza temporale. É perché le<br />

anime le sono effettivamente sottomesse ch’essa intraprende <strong>la</strong> sottomissione dei<br />

corpi”. 65<br />

La <strong>storia</strong> ci presenta in una forma chiara <strong>la</strong> superiorità del papa nei confronti degli<br />

imperatori: il suo disporre del<strong>la</strong> loro corona; l’uso del<strong>la</strong> sua arma segreta: <strong>la</strong><br />

scomunica.<br />

La dottrina del<strong>la</strong> superiorità papale nei confronti degli imperatori, diversi sovrani<br />

<strong>la</strong> dovettero subire amaramente.<br />

Nel Manuale Canonico del<strong>la</strong> De Curia Romana, stampato da Pio X, articolo II si<br />

legge: “I principi, i re, gli imperatori, i preti, i vescovi, i metropolitani, i patriarchi, i<br />

cardinali, in una paro<strong>la</strong> tutti sono tenuti, per obbligo divino, a rendere obbedienza al<br />

Pontefice di Roma... Così grandi sono <strong>la</strong> dignità e l’eccellenza del pontefice romano,<br />

che esse sorpassano l’intelligenza umana, e che egli non sembra essere semplicemente<br />

un uomo, ma in qualche modo Dio (quasi Deus) e il Vicario di Dio”. 66<br />

Questo corno ha una superiorità incontrastata nell’aspetto sfarzoso del<strong>la</strong> sua<br />

persona, nell’incoronamento, nelle festività, nei cortei, nelle cerimonie pubbliche,<br />

negli edifici, nei monumenti, nei pa<strong>la</strong>zzi, nelle città, nei sepolcri. La presenza del<strong>la</strong><br />

Chiesa domina in una forma incontestata. Sotto l’aspetto spirituale ha ripreso lo<br />

splendore, facendo rivivere l’antico impero. Quale re occidentale si è fatto portare<br />

sulle spalle dagli uomini ed è attorniato dalle penne di pavone? A quale sovrano ci si<br />

prostra davanti e si bacia <strong>la</strong> pantofo<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> quale c’è <strong>la</strong> croce del Cristo<br />

strumentalizzata? Su una medaglia di Adriano VI, nel<strong>la</strong> quale viene rappresentato<br />

incoronato dai suoi cardinali, è scritto: “Quem crenat, adorant!” (essi adorano colui<br />

che creano). A Venezia in un quadro viene rappresentato Federico Barbarossa<br />

prostrato davanti al papa Alessandro III che tiene il suo piede sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong><br />

dell’imperatore il cui scettro è gettato a terra; sotto è scritto: “Federicus supplex<br />

adorat, fidem et oboedientiam pollicitus!” (Federico supplicante adora avendo<br />

promesso fede e obbedienza).<br />

“Venite, adoremus!” dicono i cardinali recandosi da lui.<br />

Il canonico Zizelin non temeva di chiamarlo: “Dominum Deum nostrum papam”.<br />

Monsignor Meunier, vescovo di Evreux, dedica a sua santità Pio X una poesia<br />

dove è scrive tra le altre cose:<br />

“O papa ben amato...<br />

Voi al quale noi diciamo come a Dio: “Nostro Padre!””. 67<br />

“Il papa è di tanta autorità e potestà che può anche modificare le leggi divine”. 68<br />

65 A. France, o.c., pp. 7,8.<br />

66 Sacerdote CAPELLO Felix M., De Curia Romana, Fridericus Puoted, Pontificales Bibliopo<strong>la</strong> Romae, 1911; cit. da<br />

VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse, Dammarie-les-Lys 1938, pp. 212,224.<br />

67 Semaine religieuse de Paris, 22 settembre 1906, pp. 395,395; cit. da idem, p. 224.<br />

68 FERRARIS F.L., Prompta Biblioteca - Tomus Quintus.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 241


CAPITOLO V<br />

Questa sua apparenza di grandezza universale viene proposta nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong><br />

dell’incoronamento con il triregno: “Eccoti <strong>la</strong> tiara ornata delle tre corone: sappi di<br />

essere il Padre dei principi e dei re: il Redentore di tutta <strong>la</strong> terra; il Vicario di nostro<br />

Signore Gesù Cristo Salvatore, a cui solo è dovuto onore e gloria nei secoli dei secoli.<br />

Amen”. 69<br />

69 Cit. da F. Salvoni, o.c., p. 316. La cerimonia dell’incoronazione, simbolo dell’autorità temporale dei papi, è stata<br />

soppressa nell’agosto 1978 da papa Giovanni Paolo I, per mettersi in sintonia con i tempi, che vogliono un papa più<br />

pastore, ma soprattutto perché di fatto l’autorità temporale è stata soppressa dal 20 settembre 1870, con il crollo dello<br />

Stato pontificio. Con <strong>la</strong> rinuncia all’incoronazione, il papato ha messo fine al<strong>la</strong> sua politica temporale del passato.<br />

La politica papale, sia nell’applicare una dopo l’altra le tre corone, sia nel sopprimere il Triregno, è stata quel<strong>la</strong> di<br />

agire quando i fatti che l’hanno motivata già da lungo tempo si erano realizzati. La stessa politica <strong>la</strong> Chiesa l’ha usata<br />

anche nel campo delle sue dottrine e dogmi, codificando ciò che il tempo aveva di già reso normativo.<br />

Il Triregno papale ci può aiutare a meglio capire l’espressione di Daniele che, pur essendo piccolo il corno,<br />

“sembrava maggiore degli altri” sul piano temporale.<br />

La prima corona fu posta da papa Leone III (795-816) con <strong>la</strong> vittoria definitiva dei Franchi sul regno longobardo<br />

(775), con <strong>la</strong> conseguente creazione dello Stato Pontificio e Sacro Romano Impero nel<strong>la</strong> notte di Natale dell’800,<br />

ponendo fine all’ormai agonizzante cesaropapismo bizantino in occidente per creare quello francese.<br />

Ma gli imperatori Carolingi, volendo manifestare <strong>la</strong> loro superiorità al vescovo di Roma con <strong>la</strong> legge Constitutio<br />

Romana dell’824, pretendevano che “l’elezione del papa fosse seguita dal giuramento di fedeltà dell’eletto<br />

all’Imperatore”.<br />

I papi reagirono. Giovanni XII (955-964) per impedire che Berengardo, duca d’Ivrea, unificasse l’Italia sotto di<br />

lui, chiamò in suo aiuto il re tedesco Ottone I incoronandolo imperatore il 2 febbraio 962. Con questa elezione Roma<br />

creava il cesaropapismo alemanno.<br />

Ma lo stesso Ottone I, una volta nominato imperatore, si richiamò al<strong>la</strong> costituzione di Lotario dell’824.<br />

Nel 1075, Gregorio VII (1073-1085), non accettando questa situazione, promulgò il Dictatus Papae con il quale<br />

affermava “con termini fino ad allora mai usati:<br />

- “Solo il papa può usare le insegne imperiali.<br />

- Il papa è l’unica persona a cui i principi devono baciare il piede.<br />

- Con il suo consenso e autorizzazione, è lecito ai sudditi accusare i loro superiori.<br />

- Il papa può sciogliere i sudditi dal giuramento di fedeltà fatto ai sovrani indegni”” F. Salvoni, o.c., pp. 305, 306.<br />

A queste pretese papali gli imperatori Enrico IV, Federico Barbarossa, Federico II di Svevia reagirono subendo le<br />

scomuniche.<br />

Dopo <strong>la</strong> morte di Federico II, nel 1250, <strong>la</strong> corona imperiale dagli Alemanni passava a Rodolfo d’Asburgo che<br />

veniva eletto ad Aquisgrana il 24 ottobre 1273. Il papa Urbano IV diede il regno delle due Sicilie come feudo a Carlo<br />

duca d’Angiò e conte di Provenza, fratello del re di Francia, nel 1264, con il patto che si riconoscesse vassallo del<strong>la</strong><br />

Chiesa e non unisse mai quel<strong>la</strong> corona con altre (poteva <strong>diventa</strong>re re di Francia).<br />

Era giunto così il tempo di mettere <strong>la</strong> seconda corona sul<strong>la</strong> tiara papale.<br />

Bonifacio VIII (1294-1303) fu consacrato vescovo di Roma il 23 gennaio 1295, “venne incoronato con una<br />

splendidissima tiara a doppia corona... Carlo II re di Napoli (d’Angiò) e figlio di Carlo Martello, re eletto d’Ungheria,<br />

entrambi con <strong>la</strong> corona in testa, tennero le briglie del bianco cavallo sul quale, dopo <strong>la</strong> funzione religiosa, il papa fece<br />

<strong>la</strong> trionfale cavalcata fino al<strong>la</strong> Basilica di S. Giovanni in Laterano” SABA e CASTIGLIONI, Storia dei Papi, vol. II, Torino<br />

1966, p. 5. Questa tiara a doppia corona, anziché significare il duplice potere: spirituale e temporale, raffigurava <strong>la</strong> sua<br />

autorità sul cesaropapismo francese prima, tedesco poi.<br />

Bonifacio VIII si preoccupò di difendere con tutte le sue forze alcuni dei risultati più importanti, maturati nei<br />

secoli immediatamente precedenti, quali l’autonomia del mondo ecclesiastico nell’ambito dello stato (<strong>la</strong> cosiddetta<br />

libertas ecclesiae, con privilegi per il clero, quali l’esenzione dal<strong>la</strong> milizia, dalle tasse, dai tribunali civili, ecc.) e poi il<br />

potere del papa su tutti i potenti del<strong>la</strong> terra (Enciclopedia Europea, Vol. II, 1976, p. 453). Con <strong>la</strong> bol<strong>la</strong> Unam Sanctam<br />

del 18 novembre 1302, affermava che il potere spirituale era superiore a quello temporale e che questo doveva essere<br />

guidato da quello. I due poteri: “spirituale e civile” sono in mano al<strong>la</strong> chiesa. (F. Salvoni, o.c., p. 387). Questo papa si<br />

impegnò fortemente a subordinare il potere imperiale a quello religioso, creare <strong>la</strong> Chiesa imperiale.<br />

Benedetto XII (1335-1342), in contrasto con Ludovico il Bavaro, re di Germania e imperatore del Sacro Romano<br />

Impero dal 1328 al 1347, promulgò una bol<strong>la</strong> con <strong>la</strong> quale invitava i principi a passare a nuove elezioni. Ludovico<br />

veniva scomunicato da papa Clemente VI (1342-1352).<br />

Carlo IV fu nominato re di Germania e imperatore prestando giuramento al papa e il 26 novembre 1346 si faceva<br />

incoronare a Bonn.<br />

242<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

“Innocenzo III sentenziava che <strong>la</strong> potenza papale sta a quel<strong>la</strong> dell’imperatore o del<br />

re come il sole sta al<strong>la</strong> luna, <strong>la</strong> quale dal primo riceve <strong>la</strong> sua luce. Essa è ciò che<br />

l’anima è per il corpo, il quale non è se non l’umile servitore dell’anima. Le due<br />

spade (di Luca XXII:38), sono il simbolo del potere spirituale e temporale;<br />

appartengono entrambe al papa: l’una è amministrata personalmente da lui, l’altra dai<br />

principi, ma sotto <strong>la</strong> direzione del papa. Il concilio Vaticano I, col<strong>la</strong> definizione<br />

dell’infallibilità, ha consacrato, come articolo di fede cattolica romana, il diritto dei<br />

papi di deporre i principi”. 70<br />

Il piccolo corno papale, sorto in mezzo alle dieci corna, le domina sembrando più<br />

grande.<br />

9. Sua chiaroveggenza eccezionale<br />

“Aveva degli occhi simili a occhi d’uomo”. 71 “Questi occhi rappresentano una<br />

abilità straordinaria, piena di artifici e di genio; o meglio ancora, una sorveglianza<br />

sovrana, universale che si arroga sul<strong>la</strong> Chiesa...”. 72 Il cattolico L.F. Hartman osserva:<br />

“La paro<strong>la</strong> “uomo” è qui usata in senso spregiativo per fare contrasto con Dio”. 73<br />

Isaac Newton nel suo commentario scriveva: “Degli occhi, e soprattutto degli<br />

occhi su un corno, sono il simbolo, non tanto del<strong>la</strong> capacità di vedere, ma dell’ufficio<br />

di vedere, cioè del compito, del<strong>la</strong> dignità di sorvegliare o d’episcopo; poiché presso i<br />

Greci episcopos (vescovo) significa un uomo che, d’ufficio, ha gli occhi sugli altri, un<br />

sorvegliante, un ispettore.<br />

Quale emblema più convenevole avrebbe potuto scegliere lo Spirito Santo, per<br />

l’ufficio di un vescovo, degli occhi, e per quello di un re vescovo, un corno con degli<br />

occhi...”. Newton ha pensato che con questi occhi del piccolo corno, lo Spirito Santo<br />

ha voluto indicare che il (corno) re (diverso) teologo si presenterà al mondo come un<br />

vescovo per eccellenza, un sorvegliante dei sorveglianti; “vescovo, profeta e re”, dice<br />

Newton: “Re per il suo corno, vescovo (cioè vescovo dei vescovi) per i suoi occhi,<br />

profeta per <strong>la</strong> sua bocca”. 74<br />

“Da 1200 anni, ciò che fa dominare Roma è questa chiaroveggenza sovrumana,<br />

questa abilità seco<strong>la</strong>re di cui gli occhi sono l’emblema: è questa vigi<strong>la</strong>nza che esercita<br />

sul<strong>la</strong> terra tramite i suoi preti, i suoi ordini religiosi, quali i Gesuiti, per i suoi profeti<br />

apostolici e soprattutto per le sue confessioni; è questo occhio penetrante sempre<br />

aperto e che non dorme mai, è questa conoscenza consumata che essa ha delle<br />

debolezze umane, per lei il confessionale è <strong>la</strong> grande scuo<strong>la</strong> da 800 anni”. 75<br />

Sebbene quest’opera di supremazia del papa sui principi sia stata portata a termine da Clemente VI, il primo onore<br />

del Triregno andò a Bendetto XII, come viene presentato sul<strong>la</strong> sua tomba.<br />

70<br />

DOELLINGER Ignazio, Il papato dalle origini fino al 1870, Mendrisio 1914, pp. 119,124.<br />

71<br />

Daniele 7:8.<br />

72<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 19; Daniele 7:8,20.<br />

73<br />

HARTMAN Luis F., Daniel, in Grande Commentario Biblico Queriniana, ed. Queriniana, Brescia 1973, p. 585. Poi<br />

aggiunge: “L’intera frase si basa su Isaia 37:23 che è rivolto al re di Babilonia”.<br />

74<br />

NEWTON Sir Isaac, Ad Danielis prophetae vaticinia observat, Amsterdam 1737, (opera postuma); cit. da L.<br />

Gaussen, o.c., t. III, pp. 17,18.<br />

75<br />

L. Gaussen, L’Antichrist ou le souv. Pontif., p. 20.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 243


CAPITOLO V<br />

La confessione resa obbligatoria dal Concilio del Laterano 1215, canone 2 fu per il<br />

poeta italiano Gabriele Rossetti uno “spionaggio organizzato”. “Il formalismo odioso<br />

di spionaggio, una specie di polizia rego<strong>la</strong>rizzata destinata a tenere il registro del<strong>la</strong><br />

vita intima degli individui e delle famiglie... É stata una delle più pericolose<br />

invenzioni concepite dal genio dell’oppressione sull’umanità”. 76<br />

É questa sua chiaroveggenza e abilità nel tutto vedere e giudicare che ha<br />

mantenuto <strong>la</strong> Chiesa alle corti durante i secoli passati e <strong>la</strong> mantiene oggi al tavolo dei<br />

grandi consigli.<br />

10. Suo linguaggio<br />

“Una bocca che proferiva grandi cose”, “proferiva cose grandi”. “Egli proferì<br />

parole contro l’Altissimo”. 77<br />

Questo corno con gli occhi e una bocca “non sarà dunque un uomo ordinario, ma<br />

un posseduto, che ha qualcosa di umano e una potenza demoniaca”. 78<br />

“Daniele è confuso dall’audacia del suo linguaggio contro i re, contro il Cristo,<br />

contro i santi, contro Dio stesso... Questa picco<strong>la</strong> bocca proferirà delle grandi parole<br />

che riempiranno di terrore e di scandalo tutta <strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> visione...<br />

Ecco <strong>la</strong> caratteristica che, più di tutto il resto forse, aveva colpito Daniele: questa<br />

audacia, questa bocca fragorosa, queste enormi parole, grandi di minaccia e di<br />

omicidio, di orgoglio e di maledizione, nei confronti degli uomini, dei re, del<strong>la</strong><br />

Chiesa, del<strong>la</strong> terra; del cielo, che dirò, del Dio del cielo... Questa bocca ha riempito il<br />

mondo del rumore delle sue grandi parole. Parole di condanna, di fuoco, per ordinare<br />

delle spedizioni e delle guerre di sterminio. Gli altri dieci re potevano essere ido<strong>la</strong>tri e<br />

cattivi, ma questo bestemmia; fa direttamente <strong>la</strong> guerra al suo Signore e al suo Dio; le<br />

sue parole si elevano fino al cielo e oltraggiano il suo sovrano”. 79<br />

“Il vescovo di Bitonto, Cornelio Musso, predicando a Roma sul testo dell’episto<strong>la</strong><br />

di S. Paolo ai Romani, ebbe a dire: “Noi dobbiamo accettare quanto dice il papa come<br />

76 ROUSSET Ernest, Un coup d’oeil sur <strong>la</strong> mentalité catholique en France, 1905, p. 47; cit. da VAUCHER Alfred Félix,<br />

Supplément à L’Histoire du Salut, 3 a ed., Collonges-sous-Salève 1969, p. 80.<br />

Un esempio significativo è quello di Luigi XIV il grande, re di Francia, che vivendo in un legame incestuoso con<br />

<strong>la</strong> cognata, moglie di suo fratello, confessa questo peccato, che tutti conoscevano, al celebre prete gesuita Lachaise.<br />

Questi, da gesuita, fece finta di provare orrore e, quale punizione d’un peccato mortale così grave, impose al<strong>la</strong><br />

coscienza ingannata del re cristianissimo, del primogenito del<strong>la</strong> Chiesa, l’obbligo di fare un’opera di straordinaria<br />

pietà per l’esaltazione del<strong>la</strong> santa Chiesa cattolica e per l’estirpazione dell’eresia: <strong>la</strong> revoca dell’editto di Nantes. In<br />

una lettera che Lachaise inviò al suo collega Peters, gesuita confessore di Giacomo II re d’Inghilterra, gli spiega<br />

quanto da lui fatto invitandolo a usare misure simili nei confronti dell’ultimo Stuart alfine di potere finalmente<br />

giungere a schiacciare il protestantesimo nelle isole britanniche. Vedere DIGBY Rev. W., Courte explication des sceaux<br />

et des trompettes de l’Apocalypse, Toulouse 1839, p. 90.<br />

77 Daniele 7:8,20,25.<br />

78 BENOIT Pierre de, Le prophète Daniel, Paris 1941, p. 47. Il protestante K. Auberlen, in un tempo di forte<br />

contrapposizione, esprime il seguente accostamento: “Questi tratti rappresentano ciò che il serpente promette agli<br />

uomini come prezzo del<strong>la</strong> loro ribellione al comandamento di Dio: “I vostri occhi si apriranno e sarete come Dio”.<br />

Ecco <strong>la</strong> promessa di Satana (il par<strong>la</strong>re di Satana), essa si compie nell’Anticristo: potere di grande cultura intellettuale,<br />

ma con un cuore di opposizione aperta al Dio vivente e che giunge al<strong>la</strong> propria divinazione” AUBERLEN Karl, Le<br />

prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 57; confr. Genesi 3:5.<br />

79 L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 57,23,310,327.<br />

244<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

se uscisse dal<strong>la</strong> stessa bocca di Dio. Nelle cose divine noi lo teniamo in luogo di<br />

Dio...”. Paolo IV (1555-1559) aveva proc<strong>la</strong>mato con partico<strong>la</strong>re solennità e<br />

veramente ex cathedra <strong>la</strong> sua bol<strong>la</strong> Cum ex aposto<strong>la</strong>tus officio. L’aveva maturata col<br />

consiglio dei suoi cardinali, ai quali l’aveva fatta firmare, ed “in virtù del<strong>la</strong> pienezza<br />

del suo potere apostolico” definiva tra l’altro questa proposizione: “Nel<strong>la</strong> sua qualità<br />

di Pontifex maximus, rappresentante di Dio in terra, ha <strong>la</strong> pienezza del potere sui<br />

popoli e sui regni; e giudica ed in questo mondo non può essere giudicato da<br />

nessuno””. 80<br />

J. Vuilleumier riporta che nel 1533 un dottore del<strong>la</strong> Sorbona, Guy Furbity,<br />

chiamato a Ginevra per combattere <strong>la</strong> Riforma, faceva <strong>la</strong> dichiarazione seguente: “Un<br />

sacerdote che consacra gli elementi del<strong>la</strong> Cena è al di sopra del<strong>la</strong> Vergine, poiché essa<br />

non ha dato <strong>la</strong> vita a Gesù Cristo che una volta so<strong>la</strong>, mentre il sacerdote <strong>la</strong> crea tutti i<br />

giorni, tanto spesso quanto egli lo voglia... Ah! Il sacerdote!... Non bisognerebbe<br />

so<strong>la</strong>mente salutarlo, bisognerebbe inginocchiarsi e prostrarsi davanti a lui” e Le<br />

Messager du Très-Saint Sacrament, di Montréal, dicembre 1912, pubblicava un<br />

poema con questi due versi:<br />

“... degli uomini rivestiti di grazia sovrumana<br />

Par<strong>la</strong>no, e Dio subito si fa obbediente... ”.<br />

“Prodigiosa ubriachezza d’orgoglio... quale vertigine! Tutti i giorni, portare Dio<br />

sull’altare e farsi obbedire da Dio!... Colui che ogni giorno compie questo miracolo<br />

come lo potremo chiamare? Dio? Non sarebbe abbastanza”. 81<br />

Per <strong>la</strong> Sacra Scrittura attribuire alle creature delle prerogative esclusivamente<br />

divine, è bestemmiare.<br />

Nei commentari pontifici, edizione approvata da Gregorio XIII, si legge: “È una<br />

opinione eretica pensare che Dio il papa (sic) non abbia potuto decidere come ha<br />

fatto”.<br />

Nel concilio del Laterano aperto nel 1512, I a sessione, <strong>la</strong> Chiesa prostrata in<br />

<strong>la</strong>crime ai piedi del papa l’implora chiamandolo Dio sul<strong>la</strong> terra.<br />

Bel<strong>la</strong>rmino, teologo molto apprezzato a Roma, diceva: “Le anime semplici, diritte,<br />

devono ritenere questo che il papa è in qualche modo Dio, ed egli ha ogni potere nei<br />

cieli e sul<strong>la</strong> terra. Egli può fare tutto quello che è necessario per condurre le anime in<br />

paradiso”.<br />

Pio IX che ha anatemizzato le Società Bibliche che avevano lo scopo di diffondere<br />

<strong>la</strong> Bibbia e ha applicato a sé le dichiarazioni del Signore: “Io sono il cammino, <strong>la</strong><br />

verità e <strong>la</strong> vita”, e lo fece in una allocuzione solenne in risposta ad una ambasciata del<br />

1866, si è poi dichiarato infallibile nel 1870.<br />

Questo par<strong>la</strong>re non è finito. Papa Giovanni XXIII, invitando i fratelli separati a<br />

rientrare sotto <strong>la</strong> sua egemonia, diceva che bisognava formare “un solo ovile con un<br />

solo pastore”. Il papa attribuiva a sé <strong>la</strong> figura di pastore mentre Gesù <strong>la</strong> riferiva al<strong>la</strong><br />

sua persona.<br />

80 I. Doellinger, o.c., pp. 310,311,312.<br />

81 MICHELET J., Histoire de <strong>la</strong> Révolution Française, prefazione; cit. da J. Vuilleumier, o.c., p. 229.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 245


CAPITOLO V<br />

“Bisogna notare bene l’esattezza con <strong>la</strong> quale il papato risponde a questa<br />

descrizione profetica”. 82<br />

11. Sua intolleranza<br />

“E quello faceva guerra ai santi e aveva il sopravvento... i santi saranno dati nelle<br />

sue mani”. 83 Questa guerra in cosa consiste?...<br />

Prima di tutto, non è un incidente nel<strong>la</strong> sua lunga vita; è al contrario, per lui,<br />

qualche cosa di sistematico; è <strong>la</strong> sua attività, è il suo diritto; è una guerra legalizzata:<br />

“I santi gli saranno dati nelle mani” è scritto.<br />

Secondo punto, non è una guerra di parole so<strong>la</strong>mente contro i santi; è una guerra di<br />

sterminio. Distruggerà i santi dell’Altissimo...<br />

Terzo, è una guerra sovranamente empia; poiché essa si fa contro Dio, contro il<br />

suo libro e contro il suo popolo...<br />

Quarto, è una guerra orribilmente lunga...<br />

Quinto, è una guerra vittoriosa, poiché è scritto di questo nemico di Dio, che “gli<br />

fu dato di fare guerra ai santi e di vincerli”...<br />

Sesto, infine, è una guerra ecclesiastica; poiché il boia è sì <strong>la</strong> bestia, o il potere<br />

seco<strong>la</strong>re; ma l’istigatore, il vero omicida, è il piccolo corno”. 84<br />

Chi sono i santi?<br />

“I santi dell’Altissimo sono coloro che sono chiamati a fare parte del regno o del<br />

popolo messianico, i discepoli del Messia... i santi dell’Altissimo o, più brevemente, i<br />

santi non sono né i Giudei né i convertiti d’Israele al millennio, ma i membri<br />

dell’alleanza procurata dal Figlio dell’uomo o dal Messia.<br />

Il popolo dei Santi deve essere <strong>la</strong> Chiesa, regno di Dio composto dagli Israeliti e<br />

dai Gentili che avranno riconosciuto il Messia” 85 , sono tutti coloro che avevano il<br />

torto di seguire <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Cristo.<br />

Nelle Decretali di Gregorio I (590-604) leggiamo: “Le potenze seco<strong>la</strong>ri<br />

giudicheranno di sterminare tutti gli eretici condannati dal<strong>la</strong> Chiesa, in caso contrario<br />

esse saranno chiamate anateme”. 86<br />

Il papa Lucio III (1181-1185) promulgò questo editto: “Per abolire <strong>la</strong> malignità di<br />

diverse eresie che si sono ormai innalzate da tempo in diverse parti del mondo, è<br />

molto convenevole che il potere confidato al<strong>la</strong> Chiesa si risvegli, alfine che, con<br />

l’aiuto ed il concorso del<strong>la</strong> forza imperiale, l’insolenza e l’affronto degli eretici, nei<br />

loro perfidi dissensi siano schiacciati, e che <strong>la</strong> verità del<strong>la</strong> semplicità cattolica, che<br />

bril<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> santa chiesa, si dimostri pura e libera dalle abominazioni delle loro false<br />

dottrine. È perciò sostenuta dal<strong>la</strong> presenza e dal potere del nostro carissimo figlio<br />

82<br />

BROOKE Henry E., The great Words of the Little Horn, London 1870, p. 31.<br />

83<br />

Daniele 7:21,25.<br />

84<br />

L. Gaussen, o.c., III, pp. 323,324; confr. Daniele 7:21,25.<br />

85<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 604, 613; vedere Daniele 9:27.<br />

86<br />

Cit. da REY Jules, L’Apocalypse, Trame<strong>la</strong>n-dessus, 1937, p. 54.<br />

246<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Federico (Barbarossa), illustrissimo imperatore dei romani... e il comune avviso e<br />

consiglio dei nostri fratelli e altri patriarchi, arcivescovi e principi... noi condanniamo<br />

ogni specie d’eresia, con qualunque nome essa sia chiamata. Più specialmente, noi<br />

dichiariamo che i Catari, i Patarini e coloro che si chiamano i Poveri di Lione<br />

(Valdesi), i Passegeni, gli Arnoldini dimorino sotto l’eterno anatema. E perché alcuni,<br />

sotto una apparenza di pietà, ma avendo rinnegata <strong>la</strong> fede, come dice l’apostolo, si<br />

arrogano l’autorità di predicare... noi racchiudiamo, sotto <strong>la</strong> stessa sentenza di eterno<br />

anatema tutti coloro che, avendo ricevuto <strong>la</strong> diffida, o non essendo inviati, pretendono<br />

tuttavia di predicare pubblicamente o in privato, senza l’autorizzazione del<strong>la</strong> sede<br />

apostolica o dei vescovi delle loro rispettive diocesi; come anche tutti coloro che non<br />

temono di mantenere o d’insegnare... delle opinioni diverse da quelle che <strong>la</strong> santa<br />

chiesa di Roma predica e osserva..., (<strong>la</strong> bol<strong>la</strong> dichiara in seguito che coloro che,<br />

assecondando in qualunque cosa questi eretici, saranno assoggettati allo stesso<br />

anatema). Noi decretiamo... che chiunque sarà notoriamente convinto di questi errori,<br />

se è un chierico... sarà dimesso immediatamente da ogni prerogativa d’ordine<br />

ecclesiastico e che essendo così spogliato da ogni ufficio e beneficio, sarà<br />

abbandonato al potere seco<strong>la</strong>re, per essere punito secondo il demerito...; se è un<br />

<strong>la</strong>ico... noi ordiniamo che sia abbandonato al<strong>la</strong> sentenza del giudice seco<strong>la</strong>re, per<br />

ricevere <strong>la</strong> punizione convenevole, secondo <strong>la</strong> qualità dell’offesa. (La bol<strong>la</strong> continua<br />

con questo tono) Il vescovo che non sarà accorto nel mettere una barriera all’eresia<br />

sarà sospeso per tre anni dal<strong>la</strong> sua dignità e dal<strong>la</strong> sua amministrazione episcopale; ed<br />

ogni vescovo farà lui stesso, o <strong>la</strong> farà fare da altri, una esatta ricerca degli eretici nel<strong>la</strong><br />

sua diocesi, una o due volte l’anno. (Poi conclude) Noi ordiniamo, inoltre, che tutti i<br />

conti, baroni, governatori e consoli del<strong>la</strong> città e degli altri posti, in seguito all’avviso<br />

dei rispettivi arcivescovi e dei vescovi, promettano sotto giuramento in tutti questi<br />

articoli e tutte le volte che saranno richiesti, che assisteranno potentemente ed<br />

efficacemente <strong>la</strong> Chiesa contro gli eretici e i loro complici; e si sforzeranno<br />

fedelmente, secondo il loro ufficio e potere, di eseguire gli statuti ecclesiastici e<br />

imperiali concernenti le materie qui menzionate. Se alcuni di questi rifiutano di<br />

osservare ciò saranno privati dei loro onori e incarichi, e dichiarati incapaci di<br />

riceverne altri; inoltre, essi saranno avvolti nel<strong>la</strong> sentenza di scomunica, e i loro beni<br />

confiscati all’uso del<strong>la</strong> Chiesa. E se qualche città rifiuta di accordare obbedienza a<br />

queste costituzioni, ...noi ordiniamo che essa sia esclusa da ogni commercio con le<br />

altre città e privata del<strong>la</strong> dignità episcopale...”. 87<br />

Scrive il vescovo Doellinger: “Tutti coloro che hanno finito <strong>la</strong> loro vita sul rogo,<br />

tutti quelli che furono condotti al patibolo dovettero <strong>la</strong> loro condanna al papa o ad un<br />

incarico generale o speciale del<strong>la</strong> Santa Sede. Cominciò Lucio III nel 1183 facendo<br />

bruciare numerosi eretici nelle Fiandre dall’arcivescovo di Reims suo legato, e<br />

l’esempio fu imitato poi per lunghi secoli con logica imp<strong>la</strong>cabile. I papi di quel tempo<br />

ordinarono un numero di esecuzioni capitali forse maggiore di quello voluto da un<br />

sovrano <strong>la</strong>ico qualsiasi”. 88<br />

Nel XIII secolo una crociata fu predicata nel nome del papa dai monaci di Citeaux<br />

contro gli Albigesi del Mezzogiorno del<strong>la</strong> Francia; il primo effetto fu il risultato del<br />

87 Cit. da GUERS Émile, Histoire abrégée de l’Eglise, ed. 1850, pp. 272-275.<br />

88 I. Doellinger, o.c., pp. 195,194.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 247


CAPITOLO V<br />

sacco di Béziers e quello di Carcassonne 1215, 1226. Béziers presa d’assedio fu poi<br />

saccheggiata e data alle fiamme e nel massacro perirono 200.000 abitanti.<br />

Gregorio IX (1227-1241), volendo rialzare <strong>la</strong> causa delle crociate, in una sua bol<strong>la</strong><br />

del 1234 diceva: “La disciplina d’una penitenza rego<strong>la</strong>re avrebbe talmente abbattuto<br />

diversi peccatori, che non avrebbero avuto il coraggio di iniziar<strong>la</strong>; ma <strong>la</strong> guerra è un<br />

mezzo abbreviato di scaricare gli uomini del<strong>la</strong> loro colpevolezza e di ristabilirli nel<br />

favore divino. Se essi muoiono per <strong>la</strong> strada l’intenzione sarà presa per il fatto, e<br />

molti, in questo modo, possono essere coronati senza avere combattuto”. 89<br />

“La Costituzione di Benedetto XI (1303-1304), citata dal Calderini, dimostra come<br />

in virtù di un privilegio di Clemente IV (1265-1268), gli inquisitori fossero “absoluti<br />

a poena et a culpa” (assolti dal<strong>la</strong> pena e dal<strong>la</strong> colpa) in grazia del papa, accordando<br />

loro tutti i favori spirituali ed i privilegi attribuiti ai crociati. Inoltre, già fin dal 1231,<br />

Gregorio IX, nelle istruzioni impartite ai domenicani di Germania, aveva concesso<br />

un’indulgenza di 20 giorni a coloro che li avrebbero assistiti nell’impresa di<br />

perseguire gli eretici. L’indulgenza plenaria a coloro che in queste lotte trovassero <strong>la</strong><br />

morte. Il cardinale Albizzi, dimostra come anche gli inquisitori spagnoli tenessero dal<br />

papa tutta <strong>la</strong> loro potenza; essi erano delegati del papa”. 90<br />

Nel 1295 papa Bonifacio VIII (1295-1303) crea il vescovado di Pamiers alle<br />

dipendenze di quello di Tolosa per combattere più da vicino l’eresia valdese e catara<br />

ancora fiorente in quelle regioni. Nel 1317 Jacques Fournier è nominato vescovo di<br />

Pamiers. Nel suo zelo contro gli eretici userà i metodi dei suoi predecessori pur di<br />

inseguire ogni eretico. Tutti i mezzi gli sono leciti. Assolda degli spioni che<br />

conoscevano le abitudini degli albigesi, e, facendosi passare per dei credenti catari,<br />

cercavano di guadagnare <strong>la</strong> loro fiducia per poi denunciarli. Tale energia nel<strong>la</strong> lotta<br />

contro l’eresia darà al vescovo onori e gloria. Il papa Giovanni XXII (1316-1334) a<br />

diverse riprese gli invia le sue felicitazioni e incoraggiamenti nominandolo poi<br />

cardinale nel dicembre del 1327. Il 13 dicembre del 1334 i cardinali lo nomineranno<br />

successore di Giovanni XXII, che prenderà il nome di Benedetto XII e regnerà dal<br />

1335 al 1342. 91<br />

L’Enciclopedia Cattolica al<strong>la</strong> voce ”Inquisizione” dice: “La procedura<br />

inquisitoriale è conosciuta nei suoi minimi partico<strong>la</strong>ri, grazie ai manuali redatti da<br />

Nico<strong>la</strong> Eymeier, Bernardo Gui e altri. Sospetti, denunce, accuse, <strong>la</strong> stessa voce<br />

pubblica, bastavano all’inquisitore per citare a comparire dinanzi a sé le persone<br />

compromesse, o farle trarre in arresto, sia dalle autorità civili, che dai propri<br />

dipendenti...<br />

Esistevano vari mezzi per costringere l’imputato a confessare: il regime del<strong>la</strong><br />

prigione stretta, che comportava il digiuno, <strong>la</strong> privazione del sonno, <strong>la</strong> prigionia nelle<br />

segrete, i ceppi ai piedi e le catene ai polsi, e tormenti anche più crudeli. Se<br />

recalcitrava, il detenuto era sottoposto al<strong>la</strong> tortura, ossia al cavalletto, al<strong>la</strong> corda, ai<br />

carboni ardenti, o al supplizio dello stivaletto. Tuttavia bisognava evitare sempre <strong>la</strong><br />

muti<strong>la</strong>zione e il pericolo di morte. In forza del decreto “Si adversus” (II, X, V, 7)<br />

89<br />

É. Guers, o.c., p. 208.<br />

90<br />

I. Doellinger, o.c., p. 193.<br />

91<br />

Benedetto XII è il terzo papa di Avignone. Il periodo avignonese non cambia in nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> visione d’insieme del<br />

piccolo corno.<br />

248<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

l’avvocato o il notaio che prestavano il concorso del loro ufficio a un fautore di<br />

eresia, si esponevano al<strong>la</strong> perdita dell’ufficio e incorrevano nell’infamia. Di<br />

conseguenza gli imputati restavano indifesi... Se l’eretico si ostinava a rifiutare <strong>la</strong><br />

ritrattazione dei suoi errori o se ricadeva dopo averli abiurati, l’inquisitore (religiosi<br />

domenicani e francescani si distinsero per il loro ardente zelo) lo abbandonava al<br />

braccio seco<strong>la</strong>re, pregandolo di risparmiare al colpevole <strong>la</strong> muti<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> morte. In<br />

pratica però questa raccomandazione non aveva effetto; solo preservava il giudice<br />

dall’irrego<strong>la</strong>rità, in cui sarebbe incorso, con il partecipare a una sentenza capitale. Se<br />

<strong>la</strong> corte <strong>la</strong>ica di giustizia non avesse dato alle fiamme l’impenitente o il recidivo,<br />

sarebbe stata passibile di scomunica, in quanto favoriva l’eresia. Condotto al luogo<br />

del supplizio, se il condannato dichiarava di pentirsi e di rinnegare i suoi errori, il<br />

tribunale lo restituiva all’inquisitore... Il pentito doveva denunciare, verosimilmente<br />

senza alcuna costrizione fisica, i suoi complici e abiurare una per una le sue eresie.<br />

Per castigo era condannato al<strong>la</strong> prigione perpetua... Il recidivo che si convertiva<br />

all’ultima ora otteneva solo <strong>la</strong> grazia di ricevere i Sacramenti del<strong>la</strong> Penitenza e del<strong>la</strong><br />

Eucarestia, prima di morire sul rogo... Tra le pene inflitte agli eretici che abiuravano i<br />

loro errori, sembra che quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> reclusione fosse <strong>la</strong> più <strong>la</strong>rgamente adoperata dagli<br />

inquisitori. Il regime penitenziario variava a seconda dei casi e dei luoghi: <strong>la</strong><br />

“prigione <strong>la</strong>rga” escludeva i ferri e le segrete, penalità riservata ai condannati al<strong>la</strong><br />

“prigione stretta” o al<strong>la</strong> “prigione strettissima”... In qualunque caso i detenuti non<br />

ricevevano altro cibo che “il pane del dolore e l’acqua del<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione””. 92<br />

Negli schemi con i quali si doveva eseguire l’interrogatorio si insisteva “di par<strong>la</strong>re<br />

sempre con una dolcezza esemp<strong>la</strong>re al pervenuto, mentre gli si bruciavano i piedi unti<br />

di <strong>la</strong>rdo di porco nel richaud, o gli si rompevano le braccia con il supplizio del<strong>la</strong><br />

corda”. 93<br />

Lo storico Lecky scrive: “In ogni prigione si trovavano accanto il crocifisso e <strong>la</strong><br />

ruota, in quasi ogni paese l’abolizione del<strong>la</strong> tortura fu al<strong>la</strong> fine conseguita da un<br />

movimento che <strong>la</strong> Chiesa osteggiava e da uomini che essa malediva... Quasi tutta<br />

l’Europa per molti secoli fu inondata di sangue, che veniva sparso sotto <strong>la</strong> diretta<br />

istigazione e con piena approvazione delle autorità ecclesiastiche. <strong>Quando</strong><br />

consideriamo tutte queste cose, non facciamo certo una esagerazione dicendo che <strong>la</strong><br />

Chiesa Romana ha inflitto una maggiore quantità di sofferenze immeritate di qualsiasi<br />

altra religione che mai sia esistita nell’umanità”. 94<br />

Sebbene <strong>la</strong> Chiesa avesse orrore del sangue, ed era per questo che consegnava le<br />

sue vittime al braccio seco<strong>la</strong>re, “a Roma, sotto Pio V (1566-1572), c’è tutti i giorni<br />

qualche infelice o bruciato, o impiccato, o decapitato - scriveva nel 1568 Tobie<br />

Eglino - tutte le prigioni sono affol<strong>la</strong>te; si è obbligati a costruirne delle nuove; e<br />

questa città immensa non ha abbastanza segrete per <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> di persone pie che vengono<br />

arrestate continuamente”. 95<br />

Nel Direttorium Inquisitorum, pubblicato a Roma nel 1584, sotto Gregorio XIII, è<br />

detto: “Un eretico merita il fuoco. Per l’Evangelo, i canoni, <strong>la</strong> legge civile e il<br />

92 Enciclopedia Cattolica, t. VII, Città del Vaticano, col. 44-46.<br />

93 QUINET Edgard, Œuvres complètes, t. III, Les Jésuites, Paris 1857, p. 225.<br />

94 LECKY Wuilliam, History of the Rise and influence of the Spirit of Rationalism in Europe, t. I, pp. 33; t. Il, pp.<br />

32,38; cit. da NISBET Roberto, Ma il Vangelo non dice così, 15 a ed., ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1965, pp. 159,160.<br />

95 Mac’CRIE, Histoire de <strong>la</strong> Réforme en Italie, p. 304; lettera a Henri Bullinger, cit. L. Gaussen, o.c., t. II, p. 223.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 249


CAPITOLO V<br />

costume, gli eretici devono essere bruciati... Ognuno può attaccare coloro che sono<br />

ribelli al<strong>la</strong> Chiesa, spogliarli delle loro ricchezze e ucciderli, bruciare le loro case e le<br />

loro città. Gli eretici devono essere scoperti, e allontanati dai loro errori o altrimenti<br />

sterminati”. 96<br />

A Parigi, nel<strong>la</strong> notte di S. Bartolomeo del 24 agosto 1572, 70.000 furono i morti, e<br />

<strong>la</strong> testa dell’ammiraglio Colony, fedelissimo suddito del<strong>la</strong> corona, fu inviata a Roma.<br />

Come Salomè, <strong>la</strong> bellissima figlio<strong>la</strong> di Erodiada, aveva domandato ad Erode <strong>la</strong> testa<br />

di Giovanni Battista per consegnar<strong>la</strong> al<strong>la</strong> madre, così a Roma giunse quel<strong>la</strong><br />

dell’Ugonotto, consegnata dal<strong>la</strong> diletta figlia francese.<br />

“La Chiesa, nel<strong>la</strong> notte di S. Bartolomeo, aveva armato il braccio dei cospiratori<br />

reali. Davanti al fatto compiuto, i suoi rappresentanti mostrarono una gioia indicibile.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> notizia pervenne a Roma, Pio V era morto dal mese di maggio. Gregorio<br />

XIII, suo successore, celebrò il massacro facendo tirare il cannone del castello<br />

Sant’Angelo, accendendo dei fuochi di gioia in Roma, e pubblicando un giubileo per<br />

tutti i popoli; fece fare dal Vasari, per <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> detta dei re, tre quadri rappresentanti un<br />

avvenimento così felice, fece battere una medaglia il cui rovescio rappresenta il papa<br />

stesso e l’altra faccia un angelo che tiene in una mano <strong>la</strong> croce, e nell’altra una spada<br />

che trafigge i nemici appena vinti”. 97<br />

“Nello spazio di trenta anni (che seguirono) 39 principi, 158 conti, 234 baroni,<br />

147.518 nobili, 760.000 persone del popolo sono stati uccisi”. 98<br />

I papi stessi hanno creato delle organizzazioni per sopprimere gli eretici. La<br />

Congregazione per <strong>la</strong> propaganda del<strong>la</strong> fede fondata nel 1622 dal papa gesuita<br />

Alessandro Ludovisi (Gregorio XV, 1621-1623) venne perfezionata nel 1650 da G. B.<br />

Panfili (Innocenzo X, 1644-1655) in Congregatio de propaganda fide et Extirpandis<br />

haereticis. 99<br />

L’Enciclica del 29 aprile 1848 affermava di aborrire <strong>la</strong> guerra, l’anno dopo <strong>la</strong><br />

Chiesa offriva l’indulgenza plenaria in articolo mortis a tutti i feriti e infermi francesi<br />

che versassero il sangue per <strong>la</strong> difesa del territorio del<strong>la</strong> santa Sede.<br />

È impossibile raccontare ciò che Roma ha fatto e ha autorizzato in 16 secoli di<br />

<strong>storia</strong>.<br />

I re del<strong>la</strong> terra hanno fatto morire migliaia di uomini per le loro guerre, Roma,<br />

oltre ad aver fatto morire i santi, è stata <strong>la</strong> causa e l’istigatrice delle altre guerre che<br />

hanno causato altrettanti martiri, perché costretti a guerreggiare. E <strong>la</strong> <strong>storia</strong> non è<br />

finita.<br />

È negli anni ‘80 che il Vaticano ha abolito <strong>la</strong> pena di morte nel suo Stato.<br />

Ma <strong>la</strong> sofferenza del popolo di Dio non è stata vissuta inutilmente. La sua<br />

testimonianza è stata un seme di libertà che crediamo sia germogliato anche<br />

nell’intimo di questo potere che lo ha oppresso e che ora si presenta con modi diversi<br />

96 Directorium Inquisitorium, pp. 176,177,212; cit. da J. Rey, o.c., p. 53.<br />

97 VIÉNOT John, Histoire de <strong>la</strong> Réforme Française des Origines à l’Edit de Nantes, Paris 1924, vol. I p. 421, in nota.<br />

Noi dobbiamo <strong>la</strong> descrizione a un gesuita che indica nettamente che <strong>la</strong> medaglia è destinata a rappresentare <strong>la</strong> carneficina<br />

di Parigi, <strong>la</strong>nienam horribilem; carneficina, aggiunge lui, che Dio aveva consigliato e per <strong>la</strong> quale aveva<br />

prestato <strong>la</strong> sua assistenza. Confr. Numismt. pontific. Roman. a Phil. Bonnani, soc. Jesu, t. I, p. 525, Romae 1699.<br />

98 EDWARD, History of the redemption; cit. L. Gaussen, o.c., t. II, pp. 226,227.<br />

99 COMBA Ernesto, Storia dei Valdesi, Torino 1923, p. 127.<br />

250<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

difendendo i principi del<strong>la</strong> libertà e del rispetto di chi al nome di Dio crede<br />

diversamente.<br />

12. Suo attentato contro <strong>la</strong> Legge divina<br />

“Penserà di mutare i tempi e <strong>la</strong> legge”. 100 La versione rabbinica traduce: “Avrà <strong>la</strong><br />

pretesa di cambiare le solennità e <strong>la</strong> legge”.<br />

“Il potere che doveva pronunciare parole arroganti contro l’Altissimo e opprimere<br />

i santi dell’Altissimo doveva anche pretendere di poter manipo<strong>la</strong>re i tempi e <strong>la</strong> legge.<br />

Evidentemente, se si tratta qui dei tempi e delle leggi umane, l’accusa sarebbe senza<br />

importanza, paragonata a ciò che precede”. 101<br />

L’abate Crampon in nota traduce: “I tempi e <strong>la</strong> legge, le osservanze religiose e i<br />

comandamenti del<strong>la</strong> legge”.<br />

L’abate J. Fabre d’Envieu scriveva: “Con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> zimmin, tempo, si deve<br />

intendere, qui, tempi fissati per delle feste, per cerimonie religiose o politiche.<br />

La legge, dat, qui menzionata, è evidentemente <strong>la</strong> legge religiosa, <strong>la</strong> religione.<br />

L’Anticristo vorrà cambiare i tempi destinati, consacrati alle feste, e <strong>la</strong> legge, cioè<br />

<strong>la</strong> religione del popolo messianico”. 102<br />

“I tempi di festa: è il senso dell’originale; <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> designa i giorni festivi”. 103<br />

100 Daniele 7:26.<br />

101 SPICER William Ambrose, I tempi odierni al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, London 1917, p. 152.<br />

102 L’abate J. Fabre d’Envieu continua dicendo: “Maometto ha cambiato i giorni di festa e <strong>la</strong> legge: egli ha trasferito<br />

l’osservanza del settimo giorno al venerdì, stabilì altre feste e pubblicò il Corano”, poi aggiunge presentando ciò che<br />

si è fatto in Francia nel 1792, al tempo del<strong>la</strong> tirannide giacobina “dove il culto cattolico fu proibito e il computo del<br />

tempo modificato con l’introduzione di un nuovo calendario” o.c., t. II, p. 625. Diversi autori cattolici hanno visto<br />

nell’anticristo Maometto che ha cambiato il giorno di sabato con il giorno di venerdì. Il citato abate, che ha fatto<br />

un’opera monumentale, dopo aver insistito a più riprese col dire che questo potere sarebbe sorto in mezzo alle dieci<br />

corna, scrive: “La tradizione ha sempre mantenuto <strong>la</strong> tesi a seguito del<strong>la</strong> quale il piccolo corno rappresenta un<br />

Anticristo, un personaggio del<strong>la</strong> Chiesa messianica, che sorgerà in mezzo alle potenze (le 10 corna) uscite dal quarto<br />

impero o dall’Impero Romano. Questo insegnamento è basato sul testo stesso del libro di Daniele” idem, pp. 619,620.<br />

Prima di Maometto il cambiamento del sabato lo aveva già fatto <strong>la</strong> Chiesa cattolica.<br />

Questa spiegazione che vede in Maometto l’autore del cambiamento del riposo sabbatico è stata pensata da<br />

studiosi ebraici, creduta da protestanti e sostenuta da autori cattolici, alcuni dei quali hanno scritto: “Maometto non ha<br />

egli preteso di cambiare i tempi e cambiare i giorni consacrati dal<strong>la</strong> religione, e trasferendo specialmente il significato<br />

del settimo giorno?” L.E. RONDET, La Sainte Bible, t. 16, 4 a ed., p. 125. “Maometto non ha pretesto cambiare i tempi...<br />

trasferendo soprattutto <strong>la</strong> santificazione del settimo giorno?” DECHAMPS Victor Auguste Isidoro, La Divinité de Jésus<br />

Christ ou le Christ et les Antechrists, vol. II, 2 a ed., 1861, p. 356. Vedere anche: REMUZAT Hyacinthe Marie, Lettre<br />

d’un Chanoine à un de ses amis sur <strong>la</strong> proximité de <strong>la</strong> fin du monde, Marsiglia 1833, pp. 41-43; edizioni precedenti:<br />

1786, 1819, altre edizioni Avignon 1835; il prete italiano CAPPELLETTI Giuseppe, Sul<strong>la</strong> fine del Mondo, 2 a ed., Verona<br />

1860, p. 20.<br />

Per i protestante c’è stato GEIER Martin (1614-1680), Praelectiones in Danielem prophetam, Leipzing 1667, p.<br />

578.<br />

Il rabbino Menasseh ben Joseph ben Israel, Piedra gloriosa o de <strong>la</strong> estatua de Nebuchadnesar, Amsterdam 1655,<br />

pp. 225,226, pur non condividendolo, citava Isaac Abarbanel che riconosceva nel piccolo corno di Daniele 7 il papato<br />

e diceva: ““Fa <strong>la</strong> guerra ai santi, cioè al Popolo d’Israele cambiando i sabati” vi vede Maometto che ha cambiato il<br />

sabato” A.F. Vaucher, L’Antichrist, p. 14.<br />

103 GUERS Émile, Israel aux derniers jours, Genève 1856, p. 76.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 251


CAPITOLO V<br />

Il rabbino Isac Abarbanel (1435-1508) riconosceva nel papato il piccolo corno che<br />

“fa <strong>la</strong> guerra ai santi, cioè al popolo d’Israele, cambiando i sabati”. 104<br />

Al grande riformatore Me<strong>la</strong>ntone si attribuiscono, a commento di “cambia i tempi<br />

e <strong>la</strong> legge", le parole: “Essi hanno rimpiazzato il sabato con <strong>la</strong> domenica”. 105<br />

L. Gaussen commentava: “Penserà di cambiare i tempi e <strong>la</strong> legge: i tempi, cioè i<br />

sabati del Signore; poiché prescriverà a tale riguardo ai popoli di osservare degli anni<br />

o dei giorni che pretendono santi, delle tradizioni e delle ordinanze che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<br />

Signore non ha per nul<strong>la</strong> autorizzati; e <strong>la</strong> legge... nello stile del<strong>la</strong> Scrittura <strong>la</strong> legge<br />

non è so<strong>la</strong>mente il Decalogo, né so<strong>la</strong>mente il Pentateuco; è <strong>la</strong> Bibbia... Egli<br />

pretenderà non so<strong>la</strong>mente di cambiare qualche legge divina, ma stabilire altre regole<br />

di fede al posto di quelle Scritture del Dio vivente e vero; tenterà di imporrere le sue<br />

tradizioni umane e i suoi comandamenti d’uomo, introdurre dei nuovi libri nel<strong>la</strong><br />

Bibbia, autorizzare ciò che essa condanna e condannare ciò che essa autorizza! In<br />

una paro<strong>la</strong>, dice Daniele, “penserà di cambiare i tempi e <strong>la</strong> legge!” - Follia di un<br />

verme di terra!!” 106<br />

Ci troviamo di fronte a un passo biblico così ricco e profondo, nel quale si<br />

concentra tutta l’azione satanica nello svilire e alterare tutto ciò che Dio ha ordinato e<br />

prescritto per il progresso morale e il bene dell’uomo.<br />

La legge con i suoi comandamenti viene alterata, modificata, cambiata, e così<br />

anche sarà del messaggio biblico con le sue dottrine.<br />

“Dice Graziano: come il Cristo in terra fu sottomesso al<strong>la</strong> legge mentre del<strong>la</strong> legge<br />

era maestro, così il papa si eleva al di sopra di tutte le leggi del<strong>la</strong> Chiesa: egli può<br />

servirsene come vuole perché egli è il solo che dia forza alle leggi. Questa divenne<br />

presto, grazie principalmente all’influenza di Graziano, <strong>la</strong> dottrina regnante del<strong>la</strong><br />

curia; tanto che il papa Eugenio IV, nel 1439, anche dopo i grandi concili riformatori,<br />

rispose al re Carlo VII che invocava le leggi del<strong>la</strong> Chiesa essere assolutamente<br />

ridicolo opporre al papa le leggi del<strong>la</strong> Chiesa quando questi poteva a suo piacere farle,<br />

sospenderle, mutarle o annul<strong>la</strong>rle”. 107<br />

Roma aveva così ben esercitato <strong>la</strong> sua influenza che Federico Augusto, re di<br />

Polonia, nel suo atto di abiura diceva: “Io professo che per quanto possa essere un<br />

decreto fatto e proc<strong>la</strong>mato dai papi, che esso sia o no basato sul<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, è di<br />

104<br />

Menasseh ben Joseph ben Israel, o.c., p. 222; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 14.<br />

105<br />

JOYE George, The Exposition of Daniel the Prophet, Genève 1545, p. 119; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 14.<br />

106<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 328, 329.<br />

107<br />

I. Doellinger, o.c., p. 112. Graziano è il canonista che ha scritto il Decretum Gratiani (1140) vasta compi<strong>la</strong>zione<br />

di diritto canonico.<br />

“Il papa, nel<strong>la</strong> sua qualità di signore supremo, fa le leggi, ma può anche abrogarle o in casi speciali sospenderle.<br />

Soltanto lui può dispensare dalle norme in vigore, siano esse canoni dei concili ovvero ordinanze pontificali. I<br />

canonisti hanno anche sorpassato il limite assegnato abitualmente al papa (il papa non poteva dispensare da un<br />

comandamento divino) e ciò si è verificato specialmente, dopo che Innocenzo III, dichiarando che il pontefice a suo<br />

piacimento poteva sciogliere i legami del matrimonio e quelli ancora più sacri del vescovo con <strong>la</strong> sua diocesi, aveva<br />

aperto <strong>la</strong> via all’idea che <strong>la</strong> dispensa delle leggi divine, di alcune per lo meno, rientrasse nel<strong>la</strong> sfera del potere papale.<br />

Non appena il papa promulgava qualche nuova legge, <strong>la</strong> curia faceva il calcolo del guadagno che avrebbe avuto dalle<br />

nuove dispense da questa rese necessarie e senza dubbio il pensiero di questo commercio delle dispense ha concorso<br />

non poco al<strong>la</strong> creazione di molte nuove leggi” Idem, pp. 127,128.<br />

252<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

origine divina e deve come tale essere rispettato dai credenti più altamente di un<br />

comandamento del Dio vivente”. 108<br />

L’opera compiuta nei confronti del Decalogo 109 è stata così radicale che nel<strong>la</strong><br />

mente dei credenti non suscita reazioni e teologi cattolici, protestanti ed evangelici da<br />

secoli <strong>la</strong> giustificano mediante ragionamenti che vorrebbero trovare nelle Scritture il<br />

consenso. Ma sempre il passare da una generazione all’altra ha assistito al<strong>la</strong><br />

testimonianza di uomini, donne, giovani e bambini, pochi, a volte forse emarginati,<br />

che hanno considerato <strong>la</strong> Legge di Dio con rispetto e fedeltà perché creduta come<br />

espressione dell’amore di Dio. Non hanno forse creato un movimento di opinione, ma<br />

hanno testimoniato che il “così dice l’Eterno” è superiore al pensiero e alle tradizioni<br />

degli uomini.<br />

13. Durata del<strong>la</strong> sua supremazia<br />

“Un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo”. 110<br />

L’espressione iddan in aramaico significa: tempo, stagione, “periodo <strong>la</strong> cui<br />

lunghezza non è determinata. Può essere una settimana, un mese, un anno, o qualsiasi<br />

altro spazio di tempo”. 111<br />

108<br />

Cit. da J. Vuilleumier, Les proph. ..., pp. 158,159.<br />

109<br />

Vedere il nostro Capitolo III.<br />

110<br />

Daniele 7:25.<br />

Riportiamo le considerazioni di un autore protestante contemporaneo che prende in considerazioni i periodi<br />

profetici di Daniele. RENDTORFF Rolf, Introduzione all’Antico Testamento, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1990, a pp. 361,362,<br />

dopo aver scritto che Daniele riporta, nei capitoli 3 e 6, “leggende di martiri” p. 360, del piccolo corno e del<strong>la</strong> durata<br />

del<strong>la</strong> sua supremazia scrive: “Qui l’interpretazione storica è ovvia (sic): si par<strong>la</strong> di Antioco IV (Epifane), che profanò<br />

nel 168 a.C. l’altare dei sacrifici del tempio di Gerusalemme, provocando fra l’altro <strong>la</strong> rivolta dei Maccabei.- I dati<br />

temporali sul<strong>la</strong> durata dell’oppressione presentano qualche difficoltà. Secondo 7:25, le intromissioni del culto durano<br />

“un tempo, (due) tempi e un mezzo tempo”, cioè probabilmente tre anni e mezzo; con ciò concordano l’indicazione:<br />

“una mezza settimana (di anni)” (9:27) e quel<strong>la</strong> di 12:7; “un tempo di culto (mo’ed), (due) tempi di culto e mezzo”.<br />

Un computo simile risulta probabilmente da 8:14, dove si par<strong>la</strong> di “2300 sere e mattine” che potrebbero essere intese<br />

come indicazione di 1150 giorni, cioè più di tre anni, comunque un po’ meno di tre e mezzo. In 12:11 si par<strong>la</strong> di 1290<br />

giorni, al versetto 12 (come correzione?) di 1335 giorni. Secondo 1 Maccabei 4:52 e seg. (confrontato con 1:59)<br />

l’altare fu però nuovamente consacrato esattamente tre anni dopo <strong>la</strong> profanazione. I termini di cui sopra sono dunque<br />

troppo lunghi. Sono stati scritti prima di questo evento? Oppure i tre anni e mezzo indicano una grandezza miticoindeterminata?<br />

Se così fosse <strong>la</strong> “correzione” di 12:12 sarebbe ancora più difficilmente comprensibile. Essenzialmente<br />

più difficile ancora è rispondere al<strong>la</strong> domanda su che cosa si intenda in 9:24 e seg. con le settanta settimane (di anni),<br />

presentate come interpretazione dei settanta anni predetti da Geremia (versetto 2, confr. Geremia 25:11 e seg.; 29:10).<br />

Vi sono qui computi di vario tipo, che tentano di trovare un riferimento al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> contemporanea per i 7 per 70<br />

(=490) anni. Anche qui, tuttavia, rimangono interrogativi di fondo: si tratta di calcoli che prevedono il futuro? Oppure<br />

di un vaticinium ex eventu che guarda retrospettivamente? I calcoli sono indirizzati al ripristino dell’altare degli<br />

olocausti oppure, al di là di questo fatto, al<strong>la</strong> fine del mondo?”.<br />

Lasciamo al lettore le considerazioni sullo smarrimento di questo teologo, e di altri, anche professori universitari<br />

che non accettano un testo biblico per quello che nel<strong>la</strong> sua bellezza e grandezza voglia dire.<br />

111<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 293.<br />

JONSSON C. Olof, I Tempi dei Gentili - La Profezia senza fine dei Testimoni di Geova, ed. Dehoniane, Roma 1987,<br />

p. 207,208, fa notare che <strong>la</strong> stessa espressione in Daniele 4:16,23,25,32 è resa come “anni” in un manoscritto del<strong>la</strong><br />

versione greca del<strong>la</strong> LXX del IX secolo. Giuseppe F<strong>la</strong>vio accetta questa lettura in Antichità X:x,6. Questa lettura di<br />

tempi in Daniele 4 non fu condivisa dai primi cristiani i quali preferivano <strong>la</strong> versione greca di Teodozione (II secolo)<br />

<strong>la</strong> quale traduce l’aramaico con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca kairoi, tempi. Nel<strong>la</strong> Preghiera del re Nabonedo, I secolo d.C., trovata a<br />

Qumran, versione distorta del racconto di Daniele, dice che il monarca fu colpito “per sette anni” da un brutto<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 253


CAPITOLO V<br />

Comparando questo periodo con altri testi biblici si deve dare <strong>la</strong> durata di un anno<br />

a questa espressione “tempo”. Un tempo corrisponde ad un anno, il plurale dei tempi<br />

corrisponde a due anni. “Si suppone giustamente che il plurale sta per il duale,<br />

dunque un tempo dei (=2) tempi, e <strong>la</strong> metà d’un tempo”. 112 Questo plurale che<br />

corrisponde al doppio è sostenuto dal fatto che poiché “l’aramaico non ha il duale,<br />

come fa notare Aben-Ezra, questo numero si confonde con il plurale”. 113<br />

Questo periodo di “tre tempi e mezzo”, viene presentata sette volte 114 negli scritti<br />

apocalittici, tre volte con <strong>la</strong> stessa formu<strong>la</strong>: due in Daniele una in Apocalisse, 115 due<br />

volte con <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> quarantadue mesi (=3 anni e mezzo x 12 mesi) in Apocalisse 116 e<br />

due volte con l’espressione 1260 giorni (=42 mesi x 30 giorni) in Apocalisse. 117 Che<br />

queste espressioni siano sinonime ed indichino lo stesso periodo storico è evidente dal<br />

testo. Giovanni in Apocalisse XIII presenta il suo mostro che sale dal mare con le<br />

stesse caratteristiche del piccolo corno di Daniele VII 118 indicando con quarantadue<br />

mesi ciò che Daniele presentava con tre anni e mezzo. Nel capitolo XII Giovanni<br />

presenta <strong>la</strong> donna che fugge nel deserto, quale soggetto principale del<strong>la</strong> sua visione,<br />

per sottrarsi all’azione del dragone e indica il tempo di questa permanenza con<br />

l’espressione tre tempi e mezzo e 1260 giorni. 119<br />

ma<strong>la</strong>nno nell’oasi di Teima. Ippolito nel III secolo dice che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “tempo”, del capitolo 4, è ravvisata da alcuni con<br />

il significato di una delle quattro stagioni dell’anno. Teodoreto nel V secolo notava che nell’antichità i Babilonesi e i<br />

Persiani conoscevano soltanto due stagioni annuali, come pure facevano gli Ebrei in quanto nel<strong>la</strong> Bibbia non c’è<br />

riferimento al<strong>la</strong> primavera e all’autunno, ma soltanto all’estate e all’inverno. In questa prospettiva le “sette stagioni”<br />

del<strong>la</strong> follia di Nebucadnetsar equivarrebbero a tre anni e mezzo. La paro<strong>la</strong> aramaica iddan significa “tempo, periodo,<br />

stagione” e può essere riferita a periodi di tempo di varia lunghezza e non indica quindi un periodo fisso. È il contesto<br />

che di volta in volta stabilisce il significato. Sebbene si debba condividere il pensiero che i sette tempi di Daniele 4<br />

non abbiano nul<strong>la</strong> a che vedere con i tre tempi e mezzo del capitolo 7, riteniamo sia pretestuosa l’affermazione: “Se si<br />

potesse dimostrare che l’espressione “un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo” in Daniele capitolo 7 versetto 25<br />

significhi tre anni e mezzo (il che è dubbio!)…” Idem, p. 209. La critica di C.O. Jonsson è povera di argomentazione<br />

perché in Daniele 7 è evidente che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> iddan, tempo, ha significato di anno. L’evidenza è dimostrata dal fatto,<br />

come riportiamo anche più sotto, che i passi paralleli del libro di Daniele (12:7) e dell’Apocalisse (11:2,3; 12:6,14;<br />

13:5), non solo indicano lo stesso periodo con espressioni diverse, ma utilizzano <strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong> tempo di 7:25<br />

(Apocalisse 12:14; Daniele 12:7).<br />

112 a a<br />

ALLO Ernest (in religione Bernard Marie), S. Jean - l’Apocalypse, 2 ed., Paris 1921, p. 143; 3 ed. 1933, p. 162.<br />

113<br />

GALLÉ A.F., Daniel, Paris 1900, p. 84; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 14.<br />

114<br />

Il numero 7 ha valore di perfezione.<br />

115<br />

Daniele 7:25; 12:7; Apocalisse 12:14.<br />

116<br />

Apocalisse 11:2; 13:5.<br />

117<br />

Apocalisse 12:6; 11:4.<br />

118<br />

Vedere il nostro Capitolo IX.<br />

119<br />

Come abbiamo rilevato nell’Appendice n. 12 <strong>la</strong> Bibbia non usa l’espressione giorni in riferimento a un periodo di<br />

tempo che superi due mesi. Solo una volta riporta 150 giorni. La paro<strong>la</strong> mese solo una volta raggiunge il tempo di un<br />

anno.<br />

Per giorno: Numeri 20:29; Deuteronomio 34:8 (30 giorni); Levitico 12:4 (33 giorni); Genesi 7:14; 50:3; Esodo<br />

24:18; Numeri 13:25; 14:34; Deuteronomio 9:18, 25; 1 Samuele 17:16; 1Re 19:8 Matteo 4:2 (40 giorni); Levitico<br />

23:16 (50 giorni). In Genesi 7:24 abbiamo l’unico testo che presenta un periodo che potrebbe essere calco<strong>la</strong>to, per <strong>la</strong><br />

sua durata, con l’espressione 5 mesi, ma dice 150 giorni. Questo modo di esprimere <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> permanenza delle<br />

acque del diluvio sul<strong>la</strong> terra dà l’idea di un conteggio che giorno dopo giorno veniva registrato, simile a quello che i<br />

militari di leva hanno per contare le albe che li separano dal congedo.<br />

Per mese: Genesi 11:39 (2 mesi); Luca 1:56; Atti 7:20; 19:8; 20:3; 28:11 (3 mesi); Giovanni 4:35 (4 mesi); Luca<br />

1:24 (5 mesi); 1 Samuele 1:6 (7 mesi) ; Daniele 4:29 (12 mesi).<br />

<strong>Quando</strong> lo scrittore sacro presenta un tempo che supera l’anno utilizza <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> anno come abbiamo in due testi:<br />

Atti 18:11 (1 anno e 6 mesi); Giacomo 5:17 (3 anni e 6 mesi); e 1 Samuele 27:7 (7 anni e 6 mesi). Naturalmente <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> anno non è quel<strong>la</strong> presentata da Daniele “tempo”.<br />

254<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Al<strong>la</strong> dimostrazione del parallelismo dei testi si deve aggiungere che <strong>la</strong> vita del<br />

piccolo corno va dal suo sorgere fino a quando i santi riceveranno il regno, quindi ha<br />

una vita millenaria e che i tre anni e mezzo, cioè 1260 anni, presentano solo il<br />

periodo del<strong>la</strong> sua supremazia e del<strong>la</strong> opera nefanda. A ciò possiamo aggiungere che<br />

con questo linguaggio profetico, dove le nazioni sono rappresentate da animali, <strong>la</strong><br />

durata del tempo è espressa in termini crittografici in cui un giorno corrisponde a un<br />

anno so<strong>la</strong>re.<br />

“I tempi di cui par<strong>la</strong> Daniele sono degli anni, ma degli anni profetici, composti di<br />

360 giorni profetici di cui ognuno rappresenta un anno... Per conservare l’armonia<br />

delle figure in queste visioni del<strong>la</strong> notte, bisognava, poiché ognuno dei quattro imperi<br />

è rappresentato da una bestia, che <strong>la</strong> loro durata coincidesse anche con <strong>la</strong> vita di una<br />

bestia... (Inoltre) Era utile al<strong>la</strong> Chiesa di Dio conoscere troppo in anticipo <strong>la</strong> data<br />

precisa di questi tristi avvenimenti. Senza questa precauzione, <strong>la</strong> lunghezza dei tempi<br />

l’avrebbe esposta o ad addormentarsi, o a scoraggiarsi. Bisognava dunque avere un<br />

linguaggio che non gli permettesse di comprendere troppo presto le grandi epoche<br />

profetiche del<strong>la</strong> santa Scrittura”. 120<br />

Questo principio di un giorno-anno con prospettiva profetica è formu<strong>la</strong>to nel libro<br />

di Ezechiele: “Conterai gli anni del<strong>la</strong> loro iniquità in un numero pari a quello di quei<br />

giorni... t’ingiungo un giorno per un anno”. 121<br />

“Che un giorno nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> corrisponda a un anno, è ciò che hanno riconosciuto<br />

i principali esegeti del<strong>la</strong> Riforma”. 122<br />

Uno studioso del XVIII secolo ha potuto dire: “Tutti sanno che un giorno è un<br />

anno nello stile profetico”. 123 Il Maestro Vaucher scrive: “Innumerevoli autori<br />

I passi biblici che indicano periodi di tempo di 1260, 1290, 1335 giorni, 42 mesi, 2300 sere e mattine,<br />

presentando un tempo che supera l’anno, crediamo che intenzionalmente vogliano indicare un tempo simbolico <strong>la</strong> cui<br />

chiave di lettura è offerta dal testo biblico nel suo contesto immediato, che descrive cose, avvenimenti che si<br />

protraggono e portano in un tempo lontano e nelle dichiarazioni di Numeri 4:5,6 e di Ezechiele 14:34.<br />

120<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 74,78,79.<br />

121<br />

Ezechiele 4:5,6; vedere Numeri 14:34<br />

122<br />

DAWSON Bell William, So<strong>la</strong>r and Lunar Cycles implied in the prophetical Numbers in the Book of Daniel,<br />

Transactions of the Royal Soc. of Canada, 2 a series, Xl, III, Ottawa, 1905, p. 51; Cit. da A.F. Vaucher, idem, p. 9.<br />

“Cipriano, Prospero, Ticonio, Primasio e altri, dai tempi più lontani, avevano pensato che questi tre anni e mezzo<br />

potevano ben indicare degli anni profetici e che i 1260 giorni potrebbero ben essere 1260 anni” L. Gaussen, o.c., t. III,<br />

p. 81,82; Giustino Martire, Ireneo, Origene, Tertulliano, Gero<strong>la</strong>mo, Agostino, Crisostomo, Lattanzio hanno creduto<br />

che questo periodo dovesse essere compreso in senso letterale, cioè tre anni e mezzo.<br />

1260 giorni/anni “Sono serviti di base ai calcoli di Saadia ben Joseph (882-942), autore di un commentario<br />

inedito sul libro di Daniele conservato al<strong>la</strong> Biblioteca Bodléienne d’Oxford (ms. Opp. add. Qu 154. Vedere Hermann<br />

SPIEGEL, Saadia al-Fajjûmi’s arabische Danielversion, Berlin 1906. Essa ha attirato l’attenzione dell’abate<br />

Gioacchino da Fiore e dei suoi numerosi discepoli. Vedere Giovanni dei Gioacchini (verso 1130-1202), Concordia<br />

Vetris et Novi Testamenti, Venezia 1519, fol. 134,135. Vedere anche il commentario pseudo-gioacchino Supper<br />

Esaiam prophetam, Venezia 1517, fol.33; Super Hieremiam prophetam, Venezia 1525, fol. 45. Innumerevoli autori<br />

giudei, cattolici, protestanti hanno riconosciuto i 1260 giorni come altrettanti anni, pur differenziandosi sul<strong>la</strong> data di<br />

partenza e di arrivo” VAUCHER Alfred Félix, Les Prophéties Apocalyptiques et leur Interprétation, ed. Fides,<br />

Collonges-sous-Salève 1972, p. 9. L’abate Gioacchino da Fiore è stato il primo cristiano a dare ai 1260 giorni il valore<br />

di anni. In Expositio super Apocal., (Venezia 1527, fol. 131,145,157,165) stabilisce il principio mentre in Concordia<br />

Veteris ac Novi Test., (Venezia 1519, II,I,16, fol. 12 e V,15, fol. 67,118, fol. 134,135) <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> è applicata a questo<br />

numero.<br />

123<br />

COURT Antoine de GEBELIN, Le monde primitif, VIII, Paris 1781, p. 90; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 8.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 255


CAPITOLO V<br />

ebrei, cattolici, protestanti, hanno riconosciuto i 1260 giorni come tanti anni”. 124 Le<br />

Roy Edwin Froom menziona circa duecento autori che si sono serviti del principio<br />

giorno-anno nelle interpretazioni delle profezie cifrate di Daniele e dell’Apocalisse. 125<br />

Sebbene ci sia questa uniformità di spiegazione, 126 crediamo di poter dire che non<br />

tutti sono unanimi nel fissare <strong>la</strong> data di inizio e quel<strong>la</strong> di scadenza.<br />

14. Inizio e fine del<strong>la</strong> sua supremazia<br />

Numerose sono le date di inizio e quindi del<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> supremazia papale che gli<br />

studiosi hanno creduto di identificare. 127 Ecco le principali:<br />

124<br />

A. Vaucher, idem, p. 9; vedere nostro Capitolo XI, pp. 450-459 e Appendice n. 12.<br />

125<br />

FROOM Le Roy Edwin, The Prophetic Faith of Our Fathers, vol. I-IV, Washington 1950, 1948, 1946, 1954.<br />

126<br />

C.O. Jonsson, o.c., p. 19-23, che ha militato per numerosi anni nelle file dei Testimoni di Geova nel dimostrare,<br />

con una ricca documentazione, <strong>la</strong> non sostenibilità del sistema portante sul quale si appoggia <strong>la</strong> Società Torre di<br />

Guardia, contesta il principio giorno-anno. Questo principio ha però le sue origini nel mondo ebraico prima di Cristo<br />

ed è stato adottato, per <strong>la</strong> prima volta, in re<strong>la</strong>zione al testo biblico, da Vittorino nel IV secolo d.C. e <strong>diventa</strong>ndo rego<strong>la</strong>,<br />

per molti studiosi cristiani, dopo l’XI secolo. Riteniamo che le critiche di C.O. Jonsson al principio giorno-anno non<br />

siano sostenibili perché non si può negare <strong>la</strong> validità di una rego<strong>la</strong> ermeneutica per il fatto che essa sia stata utilizzata<br />

arbitrariamente dai propri ex confratelli per fini di opportunità denominazionale e da altri studiosi commettendo degli<br />

errori. Vedere Appendice n. 12.<br />

127<br />

445-1785: G.S. FABER, Sacr. Cal., pp. 122,123;<br />

450-1710: P. JURIEU, vol. II, p. 33;<br />

455-1715: W. BURNET, pp. 104-128, 166; G. BURTON, pp. 264,272,360,364;<br />

476-1735: J.C. SEITZ, Ausfürlicher ..., p. 28; Apocalypses ..., pp. 43,44;<br />

476-1736: P. ALLIX, De Messiae ..., p. 28;<br />

507/508-1767/1768: J.CUMMINGS, Exp<strong>la</strong>nation ..., p. 150;<br />

512-1772: L. TAYLOR, An Essay, 2 a ed., p. 86;<br />

513-1773: R. WATKINSON, p. 7;<br />

519-1770: E. HEMENWAY, The Voice of God, p. 4;<br />

528/33-1789/93: J. THOMAS, Elpis ..., 4 a ed., p. 320-323;<br />

531-1791: E.B. ELLIOTT, 5 a ed., IV diagramma accanto al<strong>la</strong> p. 240;<br />

532-1792: W.N. PILE, pp. 12,13; HATCH, pp. 107,133; J.A. WYLIE, pp. 186,187;<br />

533-1792: E. IRVING, The proph...., vol. II, 1870, pp. 651-660; R.Benton SEELEY, At<strong>la</strong>s ..., pp. 9,17;<br />

533-1793: W. DIGBY, A treatise ..., Dublin 1831, pp. 26,39; J.H. FRERE, The Great Continental ..., p. 109; J.<br />

O. TUDOR, 6 Lectures .., p. 72; A.R. FAUSSET, Signs of ..., p. 50;<br />

536-1796: Anonimo, Antichrist, pp. 8,10,12,13,33;<br />

538-1798: Anonimo, Wiews of the ..., Boston 1842; C. EDWARDSON, Facts ..., Nashv. 1943, pp. 42-48; W.<br />

MILLER, Diss. ..., Boston 1842; E. KING, Remarks, pp. 16-18; N.N. WHITING, La voix, p. 21,23,25;<br />

553-1813: J. FRY, Observ., p. 377;<br />

587-1847: S. KENT, The disp., p. 105;<br />

587-1848: R. FLEMING, Apocalyptical, p. 18;<br />

590-1850: W.H. TRENWITH, The Time, p. 33;<br />

600-1860: K. THEURER, p. 224<br />

604-1864: T. STEPHEN, A briel..., pp. 25-31,263; J. THOMAS, Eureka, t. II, 1866, p. 607;<br />

606-1866: J.F. BERG, Prophecy ..., p. 55-80; G.S. FABER, A Dissert. ..., ed. 1807, 1820, 1824,1828; The Sacred<br />

..., vol. I, p. 136; Bible (The Comprehensive), 931; J.I. HOLMES, vol. I, p. 323; vol. II, pp. 440-443; A.<br />

PELET, p. 35; J. WILSON, Daniel, pp. 204,205;<br />

606-1866: W. WINGATE, pp. 13,20,36,91;<br />

607-1866: A.R. FAUSSET, idem;<br />

608-1868: J. THOMAS, idem; W. WINGATE, idem.<br />

610-1870: J.P. BRISSET, pp. 62-64, 71;<br />

613-1873: M. GEIER, Opera, t. II, p. 202;<br />

620-1860: W. HALES, p. 521;<br />

256<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

a) 607. L’imperatore Foca nomina il papa Bonifacio III vescovo universale<br />

Nel 607 l’imperatore Foca concedeva al vescovo di Roma Bonifacio III il titolo<br />

di Vescovo Universale, che già precedentemente l’imperatore Maurizio nel 595<br />

aveva conferito al vescovo di Costantinopoli, Giovanni il Digiunatore.<br />

Aggiungendo 1260 anni al 607 si arriva nel 1867 quando Garibaldi, dopo aver<br />

vinto le truppe papali, vicino a Monterotondo, non riuscì a sottrarre Roma al papa<br />

per l’intervento dell’esercito francese. L’intervento di questo esercito è visto come<br />

segno di debolezza del<strong>la</strong> forza papale.<br />

Non condividiamo questa tesi per il fatto che il papato nel corso dei secoli ha<br />

sempre fatto affidamento sugli eserciti dei re per vincere le sue cause e il 1867 è<br />

uno dei tanti esempi.<br />

b) 610. L’imperatore Foca dona il Panteon al papa Bonifacio IV<br />

Nel 610 l’imperatore Foca dona al papa Bonifacio IV il Panteon di Roma. “È il<br />

primo esempio di tempio pagano trasformato in tempio cristiano” 128 che, costruito<br />

da Agrippa e consacrato a Giove Ultore per adorare i Cesari, fu consacrato al<strong>la</strong><br />

vergine Maria ad Martyres.<br />

Aggiungendo i 1260 anni al 610 giungiamo nel 1870 anno in cui Roma<br />

divenne capitale d’Italia ed il papato perdette il suo potere temporale chiudendosi<br />

in Vaticano come volontario prigioniero.<br />

Il 1870 è senz’altro <strong>la</strong> data più importante del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> temporale del papato. Il<br />

Governo di Roma per quanto ha fatto sarà messo sotto osservazione dagli stati<br />

europei, sollecitati dalle loro popo<strong>la</strong>zioni cattoliche, affinché al suo Vescovo<br />

vengano garantiti i suoi diritti di indipendenza. I Patti Lateranensi del 1929<br />

segnano per il Vaticano <strong>la</strong> sua riemersione dal<strong>la</strong> crisi.<br />

La critica a questo periodo è data dal fatto che l’anno di inizio è in re<strong>la</strong>zione<br />

al<strong>la</strong> crescita religiosa del potere papale e il 1870 si pone dopo lo scadere del<br />

periodo profetico più lungo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> il quale include tutti gli altri. 129<br />

636-1896: S. di PIETRO, p. 125;<br />

637-1897: J.A. BATTENFIELD and Ph.Y.PENDLETCN, p. 187;<br />

640-1900: K. THEURER, idem;<br />

645-1935: Anonimo, Danielism., p. 55; C.H. LAGRANGE, Concord., 2 a ed., 134;<br />

666-1927: J.A. BATTENFIELD and Ph.Y. PENDLETCN, p. 63;<br />

703-1963: Anonimo, Danielism., p. 55;<br />

755-2013: T. ZOUCH, pp. 52,53;<br />

843-2103: C.H. LAGRANGE, idem, p. 114;<br />

607-1870: 1260 anni lunari, T.W. HASKINS, p. 48.<br />

Per il titolo delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

Nell’Appendice n. 6 c’è l’elenco degli autori che hanno spiegato i 1260 giorni di Daniele 12:7.<br />

128 MEYNIER Enrico, Storia dei papi, Marchirolo 1968, p. 114.<br />

129 Vedere il nostro Capitolo XIV e Appendice n. 12.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 257


CAPITOLO V<br />

258<br />

Inoltre sebbene queste due date (1867-1870) segnino effettivamente un periodo<br />

di decadenza del papato, sul piano temporale, non dobbiamo dimenticare che già<br />

al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo <strong>la</strong> Chiesa Romana era stata scossa fortemente. 130<br />

Nel 1809, dopo <strong>la</strong> battaglia di Wagram, con i decreti di Schoenbrunn e di<br />

Vienna, l’autorità temporale del papa e gli Stati romani venivano aboliti, e Roma<br />

stessa veniva incorporata nel<strong>la</strong> Francia come <strong>la</strong> seconda città dell’impero.<br />

Se il 1870 segna <strong>la</strong> fine del potere temporale, che di fatto non è mai cessato,<br />

segna però anche l’inizio del<strong>la</strong> sua riconquista spirituale con il dogma<br />

dell’infallibilità papale promulgato dal Concilio Vaticano I, e segue quello<br />

dell’Immaco<strong>la</strong>ta Concezione. Sono due dogmi che incideranno fortemente sul<strong>la</strong><br />

vita del<strong>la</strong> Chiesa negli anni successivi.<br />

c) 533 editto di Giustiniano<br />

Altra data come punto di partenza è quel<strong>la</strong> del 533 anno in cui, secondo gli<br />

annali di Baronio, Giustiniano emana il suo editto indirizzandolo a papa Giovanni<br />

II (533-535) per cercare di sanare i dissapori tra il vescovo di Costantinopoli e<br />

quello di Roma.<br />

L’editto riporta: “Giustiniano, vittorioso, pio, felice, illustre, trionfante, sempre<br />

augusto; a Giovanni, patriarca e santissimo Arcivescovo del<strong>la</strong> città di Roma...<br />

Siccome ci siamo sempre sforzati di mantenere l’unità del<strong>la</strong> vostra sede apostolica,<br />

e di mantenere le sante chiese di Dio nello stato in cui si trovano oggi, cioè nel<strong>la</strong><br />

pace ed esenti da ogni contrarietà (leggere da ogni dissidenza dogmatica), noi<br />

abbiamo impegnato tutti i sacerdoti dell’Oriente a unirsi e a sottomettersi al<strong>la</strong><br />

vostra santità... quale capo del<strong>la</strong> Chiesa... Noi domandiamo dunque... che <strong>la</strong> vostra<br />

santità approvi tutti coloro che credono a ciò che noi abbiamo esposto qui sopra, e<br />

che essa condanni <strong>la</strong> perfidia di coloro che hanno osato negare <strong>la</strong> fede legittima...<br />

Che <strong>la</strong> divinità, o santo e religiosissimo Padre, vi dia una lunga vita!”. É. Guers<br />

scriveva: “Nel 533, Giustiniano, imperatore d’Oriente, con un decreto celebre<br />

registrato nelle leggi dell’impero, dichiara il vescovo di Roma capo del<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Gesù Cristo”. 131<br />

L’anno seguente (534) il papa rispondeva in questi termini (che noi<br />

abbreviamo): “Giovanni, vescovo di Roma, al nostro illustrissimo e clementissimo<br />

figlio Augusto Giustiniano: oltre agli elogi meritati che si possono fare al<strong>la</strong> vostra<br />

saggezza e al<strong>la</strong> vostra dolcezza, il più cristiano dei principi, voi vi siete distinto<br />

ancora come un astro religioso, per l’amore del<strong>la</strong> fede e del<strong>la</strong> carità. Istruito su ciò<br />

che concerne <strong>la</strong> disciplina ecclesiastica avete conservato <strong>la</strong> preminenza al<strong>la</strong> sede di<br />

Roma; voi le avete sottomesso ogni cosa, e avete riportato l’unità nel<strong>la</strong> Chiesa...<br />

La pace del<strong>la</strong> Chiesa, l’unità del<strong>la</strong> religione, si elevano e conservano <strong>la</strong> pace a<br />

colui che ne è l’autore... Abbiamo appreso... che avete pubblicato un editto<br />

indirizzato ai vostri fedeli popoli, dettato dall’amore del<strong>la</strong> fede, e tendente a<br />

distruggere gli eretici; il quale è secondo <strong>la</strong> dottrina apostolica, ed è stato<br />

130 Vedere il nostro Capitolo X.<br />

131 É. Guers, o.c., p. 401; confrontare T.W. HASKINS, p. 46.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

confermato dai nostri colleghi e dai nostri fratelli vescovi; noi lo confermiamo con<br />

<strong>la</strong> nostra autorità, perché è conforme al<strong>la</strong> dottrina apostolica”. 132<br />

Fissando quindi come punto di partenza il 533, i 1260 anni scadono nel 1793,<br />

anno in cui, a seguito del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, <strong>la</strong> Francia, figlia primogenita<br />

del<strong>la</strong> Chiesa, cerca di strapparsi il cuore che palpita per <strong>la</strong> Santa Sede, abolendo<br />

ogni forma di religione, causa di tante guerre, proc<strong>la</strong>mando il culto al<strong>la</strong> Dea<br />

Ragione.<br />

Questo modo di vedere è interessante, sia come punto di partenza: editto di<br />

Giustiniano, con il quale egli non solo conferma, ma amplia il decreto<br />

dell’imperatore Valentiniano del 445 che ordinava a tutti i vescovi d’Occidente di<br />

“considerare come legge tutto ciò che sarebbe sanzionato dal<strong>la</strong> autorità del<strong>la</strong> sede<br />

apostolica (romana)” 133 , sia come punto di arrivo: Rivoluzione Francese.<br />

Ma nel 533 so<strong>la</strong>mente uno dei tre regni ariani, quello degli Eruli, era caduto e<br />

gli ariani Ostrogoti regnavano proprio in Italia e ostaco<strong>la</strong>vano lo sviluppo del<br />

piccolo corno.<br />

d) 538 anno del<strong>la</strong> liberazione di Roma dagli Ostrogoti<br />

Preferiamo quindi fissare come data di partenza di questa supremazia papale,<br />

quale inizio di una nuova epoca delle monarchie universali, il 538.<br />

Il Vil<strong>la</strong>ri così presenta quel periodo. Nel 537 il bizantino Belisario conquistava<br />

Roma ai Goti, aiutato dal diacono Vigilio al quale l’imperatrice Teodora aveva<br />

offerto 700 libbre d’oro e <strong>la</strong> tiara papale a condizione che favorisse il<br />

Monofisismo e condannasse il Concilio di Calcedonia che affermava che Cristo è<br />

“una persona in due nature”.<br />

“Papa Silverio (536-537) figlio di papa Ormisda (514-523) venne da Belisario<br />

accusato di volere dare <strong>la</strong> città ai Goti, e quindi fu deposto. Gli successe Vigilio<br />

(537), che tenne, come sempre, una condotta ambigua e mutabile, cominciando col<br />

non osservare le promesse fatte all’imperatrice. L’arbitraria deposizione di<br />

Silverio, che morì esule nell’iso<strong>la</strong> di Palmaro<strong>la</strong> presso Ponza (21 giugno 538), e <strong>la</strong><br />

non meno arbitraria elezione di Vigilio seminarono il primo germe di discordia fra<br />

Belisario e <strong>la</strong> Chiesa romana il che fu poi causa di debolezza pel dominio<br />

bizantino in Italia”. 134<br />

Sul piano politico e sociale gli anni che seguirono il 538 e <strong>la</strong> scomparsa degli<br />

Ostrogoti fecero cadere <strong>la</strong> Peniso<strong>la</strong> in uno stato di deso<strong>la</strong>zione e di abbandono<br />

delle varie attività sia artigiane sia agricole, a tal punto che <strong>la</strong> miseria e lo<br />

spopo<strong>la</strong>mento erano generali. La nuova amministrazione bizantina facendosi<br />

sempre più ostile, pesante, insopportabile, portò gli Italiani a veder<strong>la</strong> con occhio<br />

sempre più avverso.<br />

132<br />

Baronio Cesare, Codice Giustiniano - Annales ecclesiastici lib. I, tit. I, vol. VII, anno 533; sez. 12; cit. da J.<br />

Vuilleumier, L’Apocalypse, pp. 231,232.<br />

133<br />

LOPEZ R.F., Naissance de l’Europe, Paris 1962, p. 44.<br />

134 P. Vil<strong>la</strong>ri, o.c., p. 196.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 259


CAPITOLO V<br />

260<br />

Con l’espulsione dei Goti dal<strong>la</strong> capitale, il vescovo di Roma poté liberamente<br />

esercitare l’ufficio di Patriarca, divenendo pari ai Vescovi di Gerusalemme,<br />

Antiochia, Alessandria (d’Egitto) e Bisanzio, che da tempo erano sedi<br />

patriarcali. 135<br />

Sul piano religioso, con <strong>la</strong> morte di papa Silverio, Vigilio fu generalmente<br />

riconosciuto e <strong>la</strong> sua posizione come papa divenne rego<strong>la</strong>re. Il pontificato di<br />

Vigilio fu caratterizzato dal<strong>la</strong> manifestazione del<strong>la</strong> superiorità del vescovo di<br />

Roma nei confronti dei Concili. Nelle cose del<strong>la</strong> fede Roma non voleva ammettere<br />

né superiori né uguali. L’imperatore per contro “non voleva riconoscere valore<br />

definitivo ai decreti dei Sinodi e del Papa, ma solo a quelli del Concilio<br />

ecumenico, convocato da lui, che ne sanzionava e promulgava le deliberazioni. A<br />

tutto ciò Roma non poteva mai consentire”. 136<br />

È durante il pontificato di Vigilio, anche se <strong>la</strong> sua condotta è stata poco<br />

onorevole, che <strong>la</strong> Chiesa ottiene che il clero sia giudicato dai tribunali<br />

ecclesiastici, e che in caso di giudizio ci si possa appel<strong>la</strong>re al vescovo, <strong>diventa</strong>ndo<br />

tribuno del<strong>la</strong> plebe, responsabile del<strong>la</strong> cura degli edifici pubblici e degli<br />

acquedotti. Nel 554 gli stessi giudici devono essere eletti dai vescovi, e dai<br />

principali cittadini. “Pur tali erano allora <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> Chiesa e l’autorità dei<br />

papi, che anche in questi anni di debolezza e di patite violenze, si ottennero per<br />

essa dall’impero nuove e notevoli concessioni”. 137<br />

Con Vigilio inizia un nuovo periodo nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei papi: “Fino al VI secolo<br />

tutti i papi sono dichiarati santi nei martirologi. Vigilio (537-555) è il primo di una<br />

serie di papi a cui non fu più a lungo concesso quel titolo. Da qui innanzi esso<br />

viene conferito con grande parsimonia: i papi, sempre più potentemente<br />

immischiati in questioni temporali, non appartengono più al<strong>la</strong> Chiesa so<strong>la</strong>mente,<br />

essi sono uomini di Stato e quindi, in seguito dominatori di Stato”. 138<br />

Sebbene Vigilio sia salito al soglio pontificio nel 537, in realtà, come abbiamo<br />

detto, è stato riconosciuto universalmente solo dopo <strong>la</strong> morte di papa Silverio,<br />

avvenuta il 21 gennaio 538. “Nel<strong>la</strong> lista ufficiale dei papi pubblicata ogni anno<br />

dal<strong>la</strong> gerarchia cattolica, si legge: “Silverio, papa dal 536 al 538; Vigilio, papa, dal<br />

538 al 555””. 139<br />

É preferibile <strong>la</strong> data del 538 per i seguenti motivi:<br />

- l’abbandono di Roma da parte degli Ostrogoti ha dato al Vescovo maggiore<br />

libertà e l’editto di Giustiniano del 533 non trova più opposizione;<br />

- sebbene Roma passi sotto l’amministrazione bizantina, l’Oriente viene sempre<br />

meno sopportato;<br />

- inizia di fatto e non più soltanto di diritto <strong>la</strong> supremazia dei papi nel<strong>la</strong><br />

cristianità occidentale.<br />

135<br />

GREGOROVIUS F., Storia del<strong>la</strong> Città di Roma nel Medioevo, vol. II, 1938, pp. 169,171.<br />

136<br />

Idem, pp. 229,230.<br />

137<br />

Idem, pp. 231,232.<br />

138<br />

BERNARD et MONOD, Mediéval Europe, p. 120, cit.; W.F. Spicer, o.c., p 137<br />

139 J. Vuilleumier, o.c., p. 233.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

Nel 1798, anno in cui scadono i 1260 giorni profetici sommati al 538, Richard<br />

Valpy in un sermone, considerando gli avvenimenti di quei mesi e mettendoli in<br />

re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, diceva: “Daniele e Giovanni citano il periodo dei 1260<br />

anni che va dallo stabilimento di quel governo al<strong>la</strong> sua estinzione. Nel 538 fu<br />

abolito in Roma il dominio dei Goti e da quel momento il potere pontificio<br />

progredì rapidamente fino a <strong>diventa</strong>re, con <strong>la</strong> sua influenza e <strong>la</strong> sua autorità, <strong>la</strong><br />

potenza più estesa dell’Europa. Se questa epoca è accettata, il periodo menzionato<br />

dai profeti fissa <strong>la</strong> distruzione dell’autorità pontificia nel presente anno, poiché il<br />

papa è stato costretto a <strong>la</strong>sciare Roma dall’esercito di Francia”. 140<br />

In quell’anno il direttorio del<strong>la</strong> Rivoluzione Francese inviò a Roma il generale<br />

Berthier che, al<strong>la</strong> testa di un forte esercito, occupò <strong>la</strong> città eterna il 15 febbraio<br />

proc<strong>la</strong>mando <strong>la</strong> repubblica di Roma o Tiburtina. A sua volta il generale veniva<br />

nominato liberatore del Campidoglio. Pio VI veniva fatto prigioniero e portato a<br />

Valenza dove, dopo un atroce viaggio e un breve soggiorno, morirà. 141<br />

D. Simpson nel 1799, (<strong>la</strong> sua opera veniva pubblicata tre anni dopo <strong>la</strong> sua<br />

morte), dopo aver considerato le date indicate da alcuni studiosi come inizio dei<br />

1260 giorni-anni quali: 606 (da Foca), 666 (numero apocalittico) e 756 (quando il<br />

papa divenne un principe temporale) e il tempo di Gregorio I, fa <strong>la</strong> seguente<br />

considerazione: “Vi è motivo, in base al presente stato di cose, di supporre che i<br />

1260 anni profetizzati debbano essere calco<strong>la</strong>ti a partire da un periodo in qualche<br />

modo precedente l’inizio del settimo secolo. Per conseguenza l’anno di nostro<br />

Signore, 538, si accorda con <strong>la</strong> caduta del dominio temporale del papa nel<br />

1798”. 142<br />

Possiamo anche dire, se non si vogliono fissare delle date precise, che il periodo<br />

del<strong>la</strong> supremazia papale dei 1260 anni va dal<strong>la</strong> prima metà del VI secolo al<strong>la</strong> fine del<br />

XVIII secolo.<br />

15. <strong>Quando</strong> <strong>la</strong> sua fine<br />

“Poi si terrà il giudizio e gli sarà tolto il dominio, che<br />

verrà distrutto e annientato per sempre. E il regno e il<br />

dominio e <strong>la</strong> grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli<br />

saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno<br />

è un regno eterno, e tutti i domini lo serviranno e gli<br />

ubbidiranno”. 143<br />

Il testo di Daniele ci permette di precisare:<br />

140 VALPY Richard, A Sermon, 1798, p. 10. Riprodotti in Sermons, t. I, London 1811, p. 147.<br />

141 Su questo tornante del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale vedere i nostri Capitoli IX e X.<br />

142 SIMPSON David, A Plea for Religion and Sacred Writings: Addresed to the Disciples of Thomas Paine, and<br />

Wavering Christians of Every Persuasion, With an appendix, etc., Printed for J. Mawman, London 1802, p. 138.<br />

143 Daniele 7:26,27.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 261


CAPITOLO V<br />

1. per 1260 giorni-anni il piccolo corno avrebbe dominato, ma so<strong>la</strong>mente a seguito<br />

del giudizio il dominio gli verrà tolto.<br />

2. “Poi si terrà il giudizio”. Questo giudizio viene descritto nei versetti 9-11. Si<br />

compie mentre il piccolo corno esprime <strong>la</strong> sua arroganza e di lui è detto che<br />

“pronuncia parole orgogliose”. Questo giudizio è iniziato a metà del secolo<br />

scorso. 144<br />

3. In seguito “gli sarà tolto il dominio”. È al<strong>la</strong> conclusione di questo giudizio che il<br />

Signore, il “figlio dell’uomo”, Cristo Gesù, viene insignito del<strong>la</strong> sua regalità “e gli<br />

furono dati dominio, gloria e regno”. 145<br />

4. Come conseguenza il piccolo corno “verrà distrutto e annientato per sempre” e<br />

quindi <strong>la</strong> bestia che porta il piccolo corno, viene “uccisa, e il suo corpo distrutto e<br />

gettato nel fuoco”. 146<br />

5. Sarà allora che : “Il regno e il dominio e <strong>la</strong> grandezza dei regni che sono sotto tutti<br />

i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno<br />

eterno e tutti i domini lo serviranno e gli ubbidiranno”. Questa dichiarazione<br />

ricorda quel<strong>la</strong> del capitolo II:44 dove Daniele dice al re Nabucadnetsar: “L’Iddio<br />

del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto, e che non passerà sotto<br />

<strong>la</strong> dominazione di un altro popolo, ... esso sussisterà in perpetuo”.<br />

Conclusione<br />

Concludiamo con L. Gaussen: “Così dunque, eccoci prevenuti da Dio, che...<br />

sarebbe dovuto apparire in Occidente, in mezzo ai dieci regni del<strong>la</strong> cattolicità romana,<br />

un principe, debole all’inizio come potenza temporale, ma crescendo lentamente con<br />

dei progressi impercettibili, e che riceve i suoi primi poteri dall’autorità degli<br />

imperatori romani, vigi<strong>la</strong>nte, politico, abile quasi fino al miracolo, pretendendo pure<br />

forse al<strong>la</strong> carica episcopale, ed esercitando fino ai nostri giorni, nell’ordine delle cose<br />

spirituali, un impero quasi universale tramite l’audacia e l’empietà del suo<br />

linguaggio”. 147<br />

Queste parole del pastore svizzero mettono in risalto un aspetto del<strong>la</strong> visione<br />

profetica; l’altro, il principale, ma senz’altro meno appariscente, più umile, anche<br />

perché il Regno di Dio non viene attirando gli sguardi delle persone, è il persistere<br />

del<strong>la</strong> speranza, <strong>la</strong> consapevolezza di avere ascoltato <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, il credere e il<br />

sentire l’amore di Dio anche nei momenti difficili, di umana disperazione, dove<br />

sembra che non ci sia più luce, illuminati però dal<strong>la</strong> fede nel Dio dell’eternità, anche<br />

di fronte al suo silenzio, al trionfo dell’ingiustizia e del<strong>la</strong> violenza, come già era<br />

avvenuto al Golgota. Capíta <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, essa ha fatto di persone semplici e<br />

preparate una “nuvo<strong>la</strong>” di testimoni che nel deserto di questo mondo, nelle situazioni<br />

più difficili, di privazione, di abbandono, di persecuzione, di morte, hanno reso<br />

144<br />

Vedere nostro Capitolo XIII.<br />

145<br />

Daniele 7:13,14. Vedere nostro Capitolo XIII.<br />

146<br />

Daniele 7:11.<br />

147<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 21,22.<br />

262<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DA POTERE RELIGIOSO A POTERE TEMPORALE<br />

presente in questo mondo il Regno di Dio nel<strong>la</strong> loro persona in attesa che esso<br />

risplenda nel<strong>la</strong> sua forza al<strong>la</strong> venuta del Signore.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 263


Capitolo VI<br />

L’UOMO DEL PECCATO<br />

“Quel giorno non verrà se prima non... sia stato<br />

manifestato l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong><br />

perdizione, l’avversario” S. Paolo. 1<br />

Avversario: greco antikeimenos = colui che si mette al<br />

posto di, colui che è contro di.<br />

“La paro<strong>la</strong> anticristo, forgiata forse da S. Giovanni, è<br />

da comprendersi secondo il doppio senso dell’avverbio<br />

“anti” (contro e al posto di): egli è l’avversario e <strong>la</strong><br />

contraffazione, <strong>la</strong> scimmia di Cristo” Joseph<br />

Bonsirven. 2<br />

“Anticristo non è un nemico dichiarato del Cristo, ma<br />

qualcuno che si traveste da Cristo al fine di meglio<br />

sedurre il suo popolo” Moulton e Howard. 3<br />

Il pensiero di S. Gero<strong>la</strong>mo può essere così riassunto:<br />

“Si vede chiaramente:<br />

1. Che <strong>la</strong> rivolta dell’Anticristo non deve essere un<br />

puro anticristianesimo, e una assoluta rinuncia al<strong>la</strong><br />

religione cristiana, ma una eresia abominevole che<br />

prevale nel<strong>la</strong> Chiesa.<br />

2. Che questa eresia si debba stabilire nel<strong>la</strong> Chiesa.<br />

3. Che questo impero anticristiano sarebbe apparso<br />

dopo <strong>la</strong> rovina dell’Impero Romano.<br />

4. Che questa distruzione dell’Impero Romano si<br />

sarebbe fatta mediante l’inondazione dei popoli<br />

barbari, e allora l’Anticristo sarebbe stato pronto a<br />

manifestarsi.<br />

5. Che Roma, <strong>la</strong> città delle sette montagne, <strong>la</strong> donna<br />

rivestita di porpora seduta sul<strong>la</strong> grandi acque doveva<br />

essere <strong>la</strong> sede dell’Anticristo.<br />

6. Che già questo impero anticristiano cominciava a<br />

Roma mediante l’orgoglio dei suoi vescovi, il lusso<br />

del<strong>la</strong> corruzione del suo clero” Pierre Jurieu. 4<br />

“Non è difficile stabilire che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> anticristo, che<br />

significa vice-Cristo, è l’equivalente del titolo: vicario<br />

1<br />

2 Tessalonicesi 2:3,4pp.<br />

2<br />

BONSIRVEN Joseph, L’Evangile de Paul, Paris 1948, p. 366; ed. italiana, L’Evangelo di S. Paolo, ed. Paoline,<br />

Roma 1963, p. 502.<br />

3<br />

MOULTON - HOWARD, A Grammar of the New Testament Greek, t. II, 1929, p. 297; cit. da VAUCHER Alfred-Félix,<br />

L’Antichrist, Collonges-sous-Salève 1972, p. 6.<br />

4<br />

JURIEU Pierre, Préjugés légitimes contre le Papisme, vol. I, Amsterdam 1685, p. 147.


CAPITOLO VI<br />

Introduzione<br />

264<br />

di Cristo. Così, tutte le volte che il papa rivendica il<br />

suo titolo di vicario di Cristo, dichiara in faccia al<br />

mondo di essere l’Anticristo” Wylie Tames-Aitken. 5<br />

“Il vicario di Gesù Cristo: questa espressione, per una<br />

coincidenza strana, ha lo stesso significato del nome<br />

aborrito dell’Anticristo. Anticristo, all’origi-ne,<br />

significava un pro Cristo, o un delegato del Cristo, o un<br />

falso Cristo, che usurpa <strong>la</strong> sua autorità e agisce al suo<br />

posto” William Hales. 6<br />

“Il Papato è l’abominazione annunciata e se il Papato<br />

non fosse stato chiaramente predetto nelle Scritture, o<br />

come <strong>la</strong> colonna del<strong>la</strong> verità o come <strong>la</strong> personificazione<br />

dello spirito più abominevole, esse (le Sacre Scritture)<br />

sarebbero al massimo grado d’insufficienza, poiché il<br />

Papato è nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> generale, politica e religiosa, <strong>la</strong><br />

figura che ha più apparenza e più importanza. Ora,<br />

nessun com-mentatore è riuscito un solo istante a<br />

mostrare le profezie che annunciano il Papato come <strong>la</strong><br />

colonna del<strong>la</strong> verità” T. Pierre Brisset. 7<br />

“Far disimparare il papa alle persone è più difficile<br />

che far loro imparare Cristo” Martin Lutero. 8<br />

“Non è il caso di cercare un altro Anticristo;<br />

impossibile trovarne uno più grande di questo. Il<br />

cristianesimo non potrebbe vedere nello stesso<br />

individuo, nel<strong>la</strong> stessa Chiesa, sullo stesso seggio, il<br />

ministro di Dio e quello di Satana, il pastore legittimo e<br />

il <strong>la</strong>dro e assassino, il vicario del Cristo e l’Anticristo,<br />

il centro dell’unità e <strong>la</strong> prostituta dell’Apocalisse, <strong>la</strong><br />

Chiesa di Dio e <strong>la</strong> sinagoga di Satana” Vittore di S.<br />

Maria Sopransi. 9<br />

È importante essere al chiaro su questo personaggio-potere perché, come scrive il<br />

gesuita M. Lacunza: “Sembra non so<strong>la</strong>mente conveniente, ma addirittura necessario,<br />

che si abbia l’idea più chiara possibile dell’Anticristo; altrimenti potrebbe succedere<br />

che entri nel mondo, che lo si veda con i nostri occhi, che si ascolti <strong>la</strong> sua voce, che si<br />

5<br />

WYLIE James-Aitken, The Papacy is the Antichrist, its History - Dogmas, Genius. and Prospects, Edimburg 1852,<br />

p. 12; cit. VAUCHER Félix Alfred, Histoire du Salut, 3 a ed., Dammarie les Lys 1951, p. 366.<br />

6 a<br />

HALES William, A new Analysis of Chronology and Geography History and Prophecy, vol. II, 2 ed., London<br />

1830, p. 505; cit. A.F. Vaucher, idem, pp. 366,367.<br />

7<br />

BRISSET J. Pierre, Les prophéties accomplies, Paris 1906, p. 88.<br />

8<br />

FEBVRE Lucien, Lutero, ed. La Terza, Bari 1969, p. 252.<br />

9<br />

VITTORE di S. Maria Sopransi, Riflessioni sul<strong>la</strong> Chiesa dei tempi presenti, (Cod. Vat. 13, 134, fol. 6); cit. A.F.<br />

Vaucher, idem, p. 43.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

riceva <strong>la</strong> sua legge e <strong>la</strong> sua dottrina, che si ammirino le sue opere e i suoi miracoli,<br />

senza riconoscere in lui l’Anticristo, senza neppure averne il minimo sospetto”. 10<br />

L’apostolo Paolo nel<strong>la</strong> sua seconda lettera ai Tessalonicesi, scritta verso il 49-50,<br />

ricordava loro un suo insegnamento verbale di qualche mese prima.<br />

“Nessuno vi tragga in errore in alcuna maniera; poiché<br />

quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia e<br />

non sia stato manifestato l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong><br />

perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto<br />

quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto<br />

da porsi a sedere nel tempio di Dio mostrando se stesso e<br />

dicendo che è Dio. Non vi ricordate che quand’ero ancora<br />

presso di voi io vi dicevo queste cose? E ora sapete quel che<br />

lo ritiene onde egli sia manifestato a suo tempo. Poiché il<br />

mistero dell’empietà è già all’opera: soltanto v’è chi ora lo<br />

ritiene e lo riterrà finché sia tolto di mezzo. E allora sarà<br />

manifestato l’empio... La venuta di quell’empio avrà luogo,<br />

per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere<br />

potenti, di segni e di prodigi bugiardi; e con ogni sorta<br />

d’inganno, d’iniquità a danno di quelli che periscono<br />

perché non hanno aperto il cuore all’amore del<strong>la</strong> verità per<br />

essere salvati.… Il Signore Gesù lo (l’empio) distruggerà<br />

col soffio del<strong>la</strong> sua bocca, e lo annienterà con l’apparizione<br />

del<strong>la</strong> sua venuta”. 11<br />

Nel nostro capitolo III abbiamo visto <strong>la</strong> realizzazione dell’apostasia come era stata<br />

annunciata dall’apostolo Paolo, e possiamo dire che con il V secolo <strong>la</strong> cristianità,<br />

nel<strong>la</strong> sua maggioranza, si confondeva con il paganesimo.<br />

Il mistero dell’iniquità agiva di già al tempo dell’apostolo: “Chi dice mistero dice<br />

una religione... è un mistero perché ha tutte le apparenze di una religione mistica”. 12<br />

Questo sistema, già in germe nel<strong>la</strong> Chiesa apostolica, una volta pienamente<br />

sviluppato, doveva essere in qualche modo una incarnazione di Satana, del resto si<br />

sarebbe manifestato grazie al<strong>la</strong> sua potenza, e doveva essere una contraffazione del<br />

mistero del<strong>la</strong> pietà.<br />

“Grande è il mistero del<strong>la</strong> pietà: - Dio, il Dio eterno, nel<strong>la</strong> persona del Cristo, si<br />

abbassò fino a <strong>diventa</strong>re uomo. Si può dire anche che il mistero dell’iniquità sia<br />

grande: un uomo, un uomo mortale, esalta se stesso prendendo il carattere di vicario<br />

10 a<br />

LACUNZA P. (pseudonimo Ben Ezra), Manuel, Venida del Mesias en gloria y magistad, 2 parte, phén. III.<br />

11<br />

2 Tessalonicesi 2:3-7,9,10,8.<br />

12<br />

JURIEU Pierre, L’accomplissement des prophéties, Rotterdam, ed. 1686, pp. 70,80. La Babilonia dell’Apocalisse<br />

“non è il paganesimo, è il cristianesimo moderno, è questo cristianesimo degenerato sul<strong>la</strong> fronte del quale le nazioni<br />

cercano <strong>la</strong> croce e non trovano che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>: Mistero” CLAUDEL Paul, Introduction à l’Apocalypse, Paris 1946, p. 60.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 265


CAPITOLO VI<br />

di Cristo, per essere come Dio” 13 , e viene “predicato tra i cristiani, creduto nel<strong>la</strong><br />

Chiesa e siede nel tempio di Dio”. 14<br />

L’apostasia del<strong>la</strong> Chiesa che sfociava nel<strong>la</strong> creazione di questo potere era un<br />

insegnamento così fondamentale che l’apostolo Paolo nei tre sabati che rimase a<br />

Tessalonica 15 ritenne indispensabile istruire i nuovi convertiti su questo argomento,<br />

dopo aver dimostrato che il Gesù di Nazaret, morto e risuscitato, era veramente il<br />

Salvatore promesso.<br />

Qualcuno e qualcosa ne impedivano <strong>la</strong> manifestazione<br />

In questa figura nemica, secondo l’insegnamento di Paolo, si concentra e si<br />

sviluppa ulteriormente l’apostasia del<strong>la</strong> Chiesa. Un ostacolo impediva però <strong>la</strong> piena<br />

manifestazione di questo potere: “Voi sapete quel che lo ritiene - e chi ora lo ritiene”.<br />

“Degli esegeti moderni hanno proposto ogni specie di supposizione: un decreto<br />

divino, l’esercito degli angeli, l’Evangelo, <strong>la</strong> Chiesa cristiana, lo Spirito Santo. -<br />

Scrive il Maestro Vaucher - Se una so<strong>la</strong> di queste ipotesi avesse un fondamento, non<br />

si comprende perché l’autore del<strong>la</strong> seconda lettera ai Tessalonicesi si sia avvolto nel<br />

mistero”. 16<br />

L’apostolo Paolo usa due espressioni “ciò” che fa ostacolo (to katechon - neutro ),<br />

e “colui” o “chi” fa ostacolo (o katechôn - maschile). 17 Cioè ci sono due entità, <strong>la</strong><br />

prima impersonale e <strong>la</strong> seconda personale che tengono indietro, che trattengono, che<br />

impediscono il sorgere di questo avversario.<br />

L’abate Béda Rigaux scriveva: “La prima (espressione) (neutro, impersonale)<br />

impedisce <strong>la</strong> parusia dell’uomo del peccato; <strong>la</strong> seconda (maschile, personale) il pieno<br />

sviluppo dell’iniquità, che deve sfociare con <strong>la</strong> manifestazione dell’empio... In<br />

conclusione, ci sembra dunque che katechon e katechôn non indichino due entità<br />

distinte, ma una persona o una successione di persone” cioè “l’Impero Romano”<br />

quale entità impersonale, neutra, e “l’imperatore” quale entità personale, maschile. 18<br />

Questa spiegazione esegetica, poco condivisa oggi tra gli studiosi sia cattolici sia<br />

protestanti ed evangelici, è in piena armonia con gli scrittori ecclesiastici dei primi<br />

secoli. Essi spiegavano che l’apparizione di questo potere era impedita dall’Impero<br />

Romano (ciò che fa ostacolo) e dall’imperatore (colui che fa ostacolo) e hanno visto<br />

in questo personaggio ciò che seicento anni prima di Paolo aveva detto Daniele del<br />

piccolo corno.<br />

13<br />

ELLIOTT Edward-Bishop, Résumé du Commentaire sur l’Apocalypse, redatto da DAPPLES A., Lausanne 1875, p.<br />

139.<br />

14<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III, Paris 1849, p. 100.<br />

15<br />

Atti 17:1-10.<br />

16<br />

VAUCHER Alfred Félix, L’Antichrist, Collonges sous Salève 1960, p. 31.<br />

17<br />

2 Tessaionicesi 2:6,7, il significato ordinario di katecho è: tenere indietro, impedire.<br />

18<br />

RIGAUX Abate P. Béda O.F.M., L’Antichrist et l’opposition au Royaume Messianique dans l’Ancien et le Nouveau<br />

Testament, Paris 1932, pp. 297,298.<br />

266<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Come i Padri del<strong>la</strong> Chiesa spiegavano le parole dell’apostolo Paolo<br />

L’UOMO DEL PECCATO<br />

Ireneo discepolo di un discepolo dell’apostolo Giovanni è il primo testimone.<br />

Egli completa <strong>la</strong> sua opera destinata a confutare le false scienze a Lione verso il<br />

190, accosta <strong>la</strong> predicazione di Paolo a quel<strong>la</strong> di Daniele VII, re<strong>la</strong>tiva al piccolo<br />

corno, prevedendo <strong>la</strong> sua apparizione al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> quarta monarchia, che esisteva al<br />

suo tempo. 19<br />

Tertulliano nel 197, nel<strong>la</strong> sua Apologetica, rispondendo agli avversari che<br />

consideravano i cristiani come i nemici di Roma e di Cesare, diceva: “Ben lontano da<br />

essere ciò che voi dite, noi tutti preghiamo per Roma e per i Cesari... Ma voi ci direte<br />

che, par<strong>la</strong>ndo così, noi non vogliamo che adu<strong>la</strong>re l’imperatore, e per dei voti simu<strong>la</strong>ti<br />

sottrarci al<strong>la</strong> persecuzione! O tu, che ci accusi di indifferenza verso <strong>la</strong> salute di<br />

Cesare, esamina le nostre Sante Scritture... Noi non le nascondiamo a nessuno, e ogni<br />

sorta di incidente le fanno giungere nelle mani di tutti; tu puoi dunque vedere che esse<br />

ci ordinano di pregare pure per i nostri nemici e i nostri persecutori. Ora, chi, più di<br />

questi Cesari, per <strong>la</strong> maestà dei quali noi siamo trascinati davanti ai tribunali, chi, più<br />

che i Cesari, è nostro nemico e nostro persecutore? Dio ci dice ugualmente “Pregate<br />

ora e ad alta voce per i re, per i principi, per i potenti, affinché tutti dimorino nel<strong>la</strong><br />

pace”. Ma altrove esiste per noi un obbligo più grande ancora di pregare per<br />

l’imperatore, per l’impero e per tutti gli interessi di Roma; è che noi sappiamo che <strong>la</strong><br />

terribile ca<strong>la</strong>mità riservata al mondo universale, al<strong>la</strong> consumazione dei secoli, e le<br />

amare sofferenze che minacciano per questa epoca tutte le nazioni del<strong>la</strong> terra, non<br />

sono ritardate che per l’esistenza e <strong>la</strong> conservazione dell’Impero Romano, perché noi<br />

vogliamo sfuggire a questi dolori, che domandiamo a Dio di differire il giorno. Ora,<br />

pregare così, è impegnarci a prolungare i destini di Roma”. 20<br />

Nell’opera Resurrezione del<strong>la</strong> Carne precisa ancora meglio: “Che cosa è questo<br />

ostacolo, se non lo Stato Romano, <strong>la</strong> cui distruzione sparsa tra dieci re introdurrà<br />

l’Anticristo?, e allora sarà rive<strong>la</strong>to l’iniquo”. 21<br />

Ippolito vescovo di Roma verso il 250, nel suo commentario su Daniele, a<br />

proposito dell’ostacolo, dice <strong>la</strong> stessa cosa: “Chi sarebbe dunque colui che ritiene fino<br />

ad ora, se non <strong>la</strong> quarta bestia, al<strong>la</strong> quale succederà il seduttore quando essa sarà stata<br />

vinta ed eliminata?”. 22<br />

Lattanzio, all’inizio del IV secolo, scriveva: “Non è forse chiaro che, per lo stato<br />

stesso delle cose, i tempi del capovolgimento e del<strong>la</strong> rovina non sono poi tanto<br />

lontani; se non è che, fin tanto che Roma esisterà noi non avremo niente di simile da<br />

temere? Ma quando questa metropoli del mondo sarà caduta, chi può mettere in<br />

dubbio che il momento in cui ogni cosa avrà il suo termine non sia già venuto?<br />

19 Ireneo, Contre les Hérétiques, V, 30, 2, Paris 1969; MIGNE, Patristica Greca - P.G., 7, col. 1205.<br />

20 Tertulliano, Apologetica, cap. 31 e 32; cit. L. Gaussen, o.c., t. III, p. 135.<br />

21 Tertulliano, Resurrezione del<strong>la</strong> carne, cap. 24:18,19; ed. UTET, Opere Scelte, 1974, p. 819.<br />

22 Ippolito di Roma, Commentaire sur Daniel, IV, XXI.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 267


CAPITOLO VI<br />

Prostriamoci dunque davanti al Dio del cielo, e domandiamogli, se tuttavia<br />

l’esecuzione dei suoi decreti può essere ritardata, che non vediamo arrivare, prima di<br />

quanto non pensiamo, l’abominevole tiranno al quale è riservato di tentare questa<br />

grande impresa, e di spegnere l’astro bril<strong>la</strong>nte <strong>la</strong> cui perdita comporterà quel<strong>la</strong> del<br />

mondo intero”. 23<br />

Cirillo di Gerusalemme nel suo catechismo, verso il 348 scriveva, dopo avere<br />

detto, come abbiamo già citato, che l’apostasia era di già in atto: “Questo Anticristo<br />

già profetizzato verrà quando l’Impero Romano avrà compiuto il suo tempo e sarà<br />

vicina <strong>la</strong> fine del mondo. Sorgeranno insieme dieci imperatori romani e regneranno<br />

contemporaneamente in località diverse. Dopo di loro, come l’undicesimo, verrà<br />

l’Anticristo, il quale usurperà l’Impero Romano con arti magiche. Umilierà tre degli<br />

imperatori ch’erano prima di lui, e sette gli saranno soggetti. Da principio ostenterà<br />

clemenza, temperanza e umanità da vero riflessivo e prudente... (ma in seguito, dopo<br />

essersi ingrandito) si rivelerà come segnato di tutte le cattiverie del<strong>la</strong> crudeltà e<br />

dell’empietà tanto che supererà tutti gli ingiusti e gli empi che ci furono prima di lui.<br />

Si mostrerà di animo sanguinario, duro, senza misericordia e versipelle con tutti, ma<br />

specialmente con i cristiani. Dopo che avrà osato tali cose per soli 3 anni e 6 mesi sarà<br />

sbalzato via dal<strong>la</strong> seconda venuta dell’unigenito Figlio di Dio, il Salvatore e Signore<br />

nostro Cristo, il quale ucciderà l’Anticristo col fiato del<strong>la</strong> sua bocca...”. 24<br />

Gero<strong>la</strong>mo nel<strong>la</strong> sua lettera scritta nel 409 ad Ageruchia, durante l’invasione dei<br />

Goti, diceva: “Colui che faceva ostacolo è tolto di mezzo, e voi non capite che<br />

l’Anticristo avanza, lui, che il Signore Gesù Cristo ucciderà col soffio del<strong>la</strong> sua<br />

bocca”. 25<br />

A proposito dell’ostacolo diceva, commentando Geremia XXV (scritto tra il 415-<br />

420): “Ciò che trattiene è l’Impero Romano; poiché se questo impero non sarà<br />

distrutto e tolto dal mondo, secondo il profeta Daniele, l’Anticristo non verrà; se egli<br />

(Paolo) si fosse spiegato più chiaramente, avrebbe imprudentemente eccitato <strong>la</strong><br />

persecuzione contro i cristiani, e <strong>la</strong> rabbia degl’ido<strong>la</strong>tri contro <strong>la</strong> Chiesa”. 26<br />

Commentando <strong>la</strong> dichiarazione di Paolo nel<strong>la</strong> sua lettera ad Algasia, al<strong>la</strong> domanda<br />

XI scriveva: “Vuole dire che le nazioni sottomesse all’Impero Romano devono<br />

sollevarsi contro di lui, e allora arriverà l’uomo del peccato annunciato dai profeti...<br />

Si installerà nel tempio di Dio, sia a Gerusalemme, come qualcuno pensa, sia<br />

piuttosto nel<strong>la</strong> Chiesa... L’apostolo insegna che il Cristo non verrà prima che l’Impero<br />

Romano non sia deso<strong>la</strong>to e che l’Anticristo non abbia fatto <strong>la</strong> sua apparizione...<br />

L’apostolo non vuole dire chiaramente che l’Impero Romano sarà distrutto. Perché sa<br />

che gli imperatori lo credono eterno... Se avesse spinto l’audacia fino a dire<br />

apertamente che <strong>la</strong> distruzione dell’Impero Romano precederebbe <strong>la</strong> venuta<br />

dell’Anticristo, avrebbe potuto offrire un giusto motivo per perseguitare <strong>la</strong> Chiesa<br />

23<br />

Lattanzio, Institutions divines, VII. cap. 25, MIGNE, Patristica Latina - P.L., 6, 1844, col. 812, 813; confr., cap.<br />

18, col. 794-790.<br />

24<br />

Cirillo di Gerusalemme, La catechesi, XV, XII, ed. Paoline.<br />

25<br />

Idem, CXXIII, 116; MIGNE, P.L., 22, col. 1057.<br />

26 Gero<strong>la</strong>mo, MIGNE, P.L., 24, col. 872.<br />

268<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

nascente... Bisogna so<strong>la</strong>mente che l’Impero Romano, che ora tiene in suo potere tutte<br />

le nazioni, sparisca: allora verrà l’Anticristo”. 27<br />

La stessa spiegazione è stata sostenuta da Cipriano, Atanasio, Eusebio di<br />

Cesarea, Metodio, Vittorino, Isidoro di Peluse, Teodoreto, Sulpicio Severo, 28<br />

Ambrosiaste, 29 Œcumenius. 30<br />

Crisostomo, in Oriente, nel<strong>la</strong> sua IV omelia sul<strong>la</strong> nostra episto<strong>la</strong>, tenuta a<br />

Costantinopoli nel 400, diceva: “Ci si potrebbe a buon diritto chiedere il significato di<br />

queste parole: e desiderare di sapere in seguito perché Paolo si circonda di una così<br />

profonda oscurità. Che cosa significa dunque, ciò che lo ritiene fino a quando egli si<br />

manifesti, oppure, ciò che gli impedisce di manifestarsi? Gli uni dicono che è <strong>la</strong><br />

grazia dello spirito, gli altri pensano che si tratti dell’Impero Romano; io mi colloco<br />

tra questi ultimi... Siccome indica <strong>la</strong> potenza romana, egli (Paolo) ha dovuto par<strong>la</strong>re in<br />

termini indiretti e ve<strong>la</strong>ti: poiché non voleva suscitare gratuitamente degli odi ed<br />

esporsi a dei pericoli inutili. Se egli avesse predetto, in effetti, che in breve tempo<br />

sarebbe crol<strong>la</strong>ta questa potenza, lo avrebbero immediatamente sterminato come una<br />

peste pubblica, e tutti i fedeli con lui, come dei soldati che avessero obbedito ai suoi<br />

ordini... quando l’Impero Romano sarà scomparso dal<strong>la</strong> terra colui che deve venire<br />

verrà”. 31<br />

Sebbene con <strong>la</strong> fine del IV secolo si siano affacciate a proposito dell’ostacolo altre<br />

spiegazioni, non dobbiamo dimenticare che quanto spiegato era quel<strong>la</strong> conosciuta dai<br />

Tessalonicesi e dai primi Padri del<strong>la</strong> Chiesa, 32 sia d’Oriente sia d’Occidente, pur non<br />

potendo comunicare e leggersi come potrebbe avvenire oggi.<br />

Il vescovo François Bovet fa giustamente notare: “Questo accordo dei padri non<br />

sembra fissarne il senso? Non suppone almeno una tradizione che conservava il<br />

ricordo di ciò che l’apostolo aveva insegnato a viva voce ai Tessalonicesi, e<br />

probabilmente alle altre chiese, fondate e visitate da lui?”. 33<br />

Osserva H.G. Guinness: “La tradizione spesso è una guida poco sicura. Ma, in<br />

questo caso partico<strong>la</strong>re, essa pare meritare <strong>la</strong> nostra attenzione. Il punto in questione<br />

era contemporaneamente importante e semplice; coloro che raccolsero le istruzioni<br />

orali dell’apostolo non le potevano dimenticare, o sbagliarsi nel riportarle; e <strong>la</strong> Chiesa<br />

dei tempi successivi non poteva attingere a un’altra sorgente che a quel<strong>la</strong> tradizione,<br />

<strong>la</strong> conoscenza di un fatto comunicato a viva voce so<strong>la</strong>mente, e intenzionalmente<br />

27<br />

Gero<strong>la</strong>mo, lettera CXXI, MIGNE, P.L., 22, col. 1037.<br />

28<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 147.<br />

29 a<br />

Ambrosiaste, Commentario al<strong>la</strong> 2 Tessalonicesi; MIGNE, P.L., 17, col. 457.<br />

30<br />

Œcumenius, MIGNE, P.G., 119, col. 119,120.<br />

31<br />

Chrysostome Jean, Œuvres complètes, Paris 1868, pp. 329,330.<br />

32<br />

Agostino, Città di Dio, XX,9 diceva: “Confesso che ignoro completamente ciò che intendeva l’apostolo”, ma poi<br />

aggiungeva: “Alcuni credono che l’ostacolo di cui par<strong>la</strong> Paolo sia l’Impero Romano e che l’apostolo non abbia voluto<br />

dirlo apertamente per non essere accusato di augurare il male all’impero che si credeva eterno... Le parole<br />

dell’apostolo: “Solo c’è chi attualmente lo trattiene” (significherebbero) chi comanda ora, comandi pure fino a quando<br />

non sia tolto di mezzo”.<br />

33<br />

BOVET François, L’Esprit de l’Apocalypse, Paris 1840, p.160.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 269


CAPITOLO VI<br />

omesso nel<strong>la</strong> lettera ispirata dell’apostolo. C’è dunque da felicitarsi che <strong>la</strong> tradizione<br />

re<strong>la</strong>tiva a questo ostacolo sia così antica e così esplicita, che essa sia in accordo con<br />

ciò che noi sappiamo da altri passi biblici, e che non esista una contro tradizione in<br />

merito. Da Ireneo, discepolo di un contemporaneo di S. Giovanni, Policarpo, tutti i<br />

Padri sono unanimi nell’affermazione dello stesso fatto”. 34<br />

Numerosi, ma pochi rispetto al<strong>la</strong> maggioranza, sono gli esegeti cattolici, 35 molto di<br />

più i protestanti 36 che sostengono ancora questa tradizione. Il sacerdote E. Jacquier<br />

dice che “qualunque sia l’interpretazione che si dia al resto del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, colui che<br />

ritiene l’uomo del peccato sarà sempre l’Impero Romano, o un imperatore romano” 37<br />

e il protestante Rochedieu aggiunge che “<strong>la</strong> supposizione più generalmente ammessa<br />

è che Paolo indicasse così l’impero (o l’imperatore) romano, che mediante <strong>la</strong> sua<br />

potente organizzazione opponeva una diga a ogni tentativo che mirava a rimpiazzare<br />

il suo potere”. 38 Il professore di Scrittura di Toronto J.T. Forestell scrive: “Tra i Padri<br />

del<strong>la</strong> Chiesa l’ordine civile dell’Impero Romano fu un candidato favorito del “ciò che<br />

trattiene””. 39<br />

L’ostacolo sia come impero, sia come imperatore viene tolto in due momenti:<br />

- in un primo tempo mediante il trasferimento del<strong>la</strong> sede imperiale da Roma a Costantinopoli;<br />

- successivamente mediante <strong>la</strong> caduta dell’impero nel 476. 40<br />

Questo potere si sarebbe “manifestato a suo tempo” diceva Paolo, e questo tempo<br />

era già stato precisato da Daniele, al quale l’apostolo si riferisce, e cioè dopo le<br />

invasioni barbariche e dopo che tre di queste popo<strong>la</strong>zioni, che si erano instal<strong>la</strong>te<br />

nell’impero, sarebbero state sradicate in concomitanza al<strong>la</strong> sua apparizione.<br />

L’abate Fabre d’Envieu scriveva: “Noi siamo così indotti a vedere nel piccolo<br />

corno di Daniele VII, che s’innalza in mezzo al<strong>la</strong> quarta e ultima monarchia, il<br />

34 a<br />

GUINNESS Henri-Grattan, The approaching End of Age viewed in the Light of History Prophecy, and Science, 8<br />

ed., London 1882, p. 165; cit. A.F. Vaucher, L’Histoire..., pp. 357,358; L’Antichrist, p.32.<br />

35<br />

Alcuni nomi: Voste, Toussaint, Calmet, La Chetardie, Rondet, Walmesley, ecc.<br />

36<br />

Di ogni denominazione, sono una legione. Alcuni nomi: Pierre Du Noulin, Graser, Le Gendre; Philipot, Crinsoz,<br />

Luzzi, Begg. Philippe De Mornay, Charles Lagrange, Gagner, Bosio, Goguel, ecc.<br />

37<br />

JACQUIER Eugène, Histoire des livres du Nouveau Testament, vol. I, Paris 1903, p. 101; cit. A.F. Vaucher,<br />

L’Histoire..., p. 357, L’Antichrist, p. 32.<br />

38 a<br />

ROCHEDIEU Charles, Guide du lecteur de <strong>la</strong> Bible, fasc. 1, 2 ed., Genève, p. 16; cit. A.F. Vaucher, L’Histoire..., p.<br />

357; L’Antichrist, p. 33. “Si ammette generalmente che vedeva nel<strong>la</strong> forte organizzazione dell’Impero Romano<br />

l’ostacolo che, per il momento, ritardava <strong>la</strong> manifestazione dell’Anticristo” August THIEBAUD, Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible<br />

di Westphal, vol. I, p. 59.<br />

39<br />

Poi aggiunge altre interpretazioni che vengono date: “La preghiera del<strong>la</strong> Chiesa o <strong>la</strong> predicazione del vangelo<br />

sono le interpretazioni popo<strong>la</strong>ri tra i moderni; un decreto divino, lo Spirito Santo, l’arcangelo Michele sono state altre<br />

interpretazioni proposte (confr. B. Rigaux, o.c., p. 274-279). Ma nel caso che Paolo e i tessalonicesi sapessero cosa<br />

fosse, non ce lo dissero” FORESTELL J. Terence C.S.B., Le lettere ai Tessalonicesi, in Grande Commentario Biblico<br />

Queriniana, Brescia, 1 a ed., 1973; ristampa, 1974, p. 1129. Non ha senso qualsiasi interpretazione dell’ostacolo che<br />

non sia l’Impero Romano perché se così fosse questa forza positiva, come in alternativa viene presentata, l’apostolo<br />

l’avrebbe dovuta dire con chiarezza in quanto espressione del<strong>la</strong> grazia di Dio. Il fatto che Paolo non lo dica e dia segni<br />

di prudenza è chiaramente per non mettere <strong>la</strong> Chiesa in difficoltà.<br />

40<br />

Vedere HISLOP Alexander, The Light of Prophecy let in the dark p<strong>la</strong>ce of the Papacy; being an Exposition of 2<br />

Tessaloniciens 2:3-12, Edimburg 1846.<br />

270<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

personaggio o il potere designato come l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong> perdizione,<br />

l’empio... ”. 41<br />

Definizione di:<br />

uomo del peccato - figlio del<strong>la</strong> perdizione - avversario - empio<br />

Questo potere viene chiamato “l’uomo del peccato”, in greco: l’uomo senza legge,<br />

senza <strong>la</strong> legge di Dio 42 , “cioè, colui che è senza legge, poiché si leverà al di sopra di<br />

tutte le leggi divine e umane, pretendendo lui stesso di essere legge sovrana<br />

dell’umanità”. 43 Daniele aveva detto di lui: “Cercherà di cambiare i tempi e <strong>la</strong> legge”.<br />

L’abate A. Crampon commentava: “L’uomo del peccato, l’uomo nel quale il<br />

peccato si è come incarnato, personificato” 44 è colui che volontariamente e<br />

coscientemente si oppone a quanto detto dal Signore.<br />

“Il figlio del<strong>la</strong> perdizione”. Con questa espressione Gesù indicava un suo<br />

discepolo che, dopo averlo seguito, lo tradì. Per Paolo quindi questo personaggio non<br />

è un incredulo, un giudeo o pagano che sia, ma un falso apostolo di Cristo. E un<br />

apostolo non al<strong>la</strong> maniera di Pietro, Giacomo, Giovanni, ecc., ma al<strong>la</strong> maniera di<br />

Giuda che riconosce in Gesù il Cristo, ma per <strong>la</strong> sua sete di potere lo tradisce perché<br />

vuole fare di lui un mezzo di dominio. Giovanni, nel<strong>la</strong> sua prima episto<strong>la</strong>, insiste<br />

chiamando anticristo dei credenti che poi abbandonano <strong>la</strong> Chiesa o che, pur<br />

rimanendovi, cercano di sedurre i credenti. 45<br />

Fu “Berengardo, un monaco benedettino del IX secolo, che suggerì, per primo, che<br />

l’anticristo sarebbe un incredulo manifesto, avvocato delle debosce”. 46<br />

“Avversario” greco: antikeimenos = colui che è messo al posto di, colui che è<br />

contro.<br />

41 FABRE d’ENVIEU Jules, Le livre du Prophète Daniel, t. II, Paris 1890, p. 685.<br />

42 “In S. Paolo almeno una volta anomos (senza legge) riveste chiaramente il senso di “senza <strong>la</strong> legge mosaica” 1<br />

Corinzi 9:21. Dappertutto altrove anomos e anomai indicano <strong>la</strong> rivolta contro <strong>la</strong> legge di Dio” P. Béda Rigaux, o.c., 2 a<br />

ed., p. 256.<br />

43 BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. III, Commentaire aux épîtres de Paul - 2 Thessaloniciens, Lausanne<br />

1875, p. 507.<br />

44 CRAMPON Auguste-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, t. VII, 2 Tessaloniciens, imprimatur, Paris 1904, rivista dal<br />

gesuita P.J. GRIESBACH, commento a 2:3.<br />

45 1 Giovanni 2:18,22; 2 Giovanni 7. “Se l’apostolo (Giovanni) dice che colui che è un anticristo rinnega il Padre e<br />

il Figlio, ciò si spiega con altri passi che mostrano che, nel<strong>la</strong> Chiesa dei professanti, ci possono essere dei dottori che<br />

rinnegano il Signore (2 Pietro 2:1). Questo si deve d’altronde intendere in un senso che si accorda con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> stessa<br />

di anticristo. Un anticristo non può rinnegare Dio al<strong>la</strong> maniera degli atei, ma so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> maniera degli gnostici, di<br />

cui l’Apostolo par<strong>la</strong> in questo passo, e di tutti gli altri dottori che, come loro, insegnano una dottrina il cui risultato<br />

finale e l’effetto pratico sono in realtà una negazione di Dio” E.B. Elliott, o.c., p. 129. Questo personaggio non nega<br />

“l’esistenza di Dio, ma come volendolo personificare, prenderà il suo posto, attribuendosi le sue prerogative,<br />

rinnegando il Padre e il Figlio con gli atti piuttosto che con le parole, elevandosi nel<strong>la</strong> Chiesa e rivendicando onori<br />

divini” H.G. Guinness, o.c., p. 173; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 368.<br />

46 CONRADI Ludwing Richardi, The impelling Force of Prophetic Truth, London 1932, p. 139; cit. A.F. Vaucher,<br />

l’Antichrist, p. 8. Questo pensiero sbagliato, come sovente succede, ha avuto poi più sostenitori di quelli del<strong>la</strong> corretta<br />

spiegazione.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 271


CAPITOLO VI<br />

Colui che prende il posto del Cristo, il mistero del<strong>la</strong> pietà, è colui che è contro<br />

Cristo, incarna e manifesta il mistero dell’iniquità.<br />

Da questa espressione di Paolo - antikeimenos, l’apostolo Giovanni conierà, in una<br />

paro<strong>la</strong> più esplicita, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> anti-Cristo, con <strong>la</strong> quale indica qualcuno che è “contro”<br />

Cristo e un falso Cristo che si pone “al posto di” lui. Purtroppo “I padri <strong>la</strong>tini, per<br />

ignoranza del greco, hanno finito per perdere di vista <strong>la</strong> vera portata di questa paro<strong>la</strong><br />

(anticristo), e vi hanno visto sovente quello di un avversario del Cristo; ma i padri<br />

greci non si sono mai sbagliati. Tutti vi hanno visto necessariamente, per <strong>la</strong> natura<br />

stessa di questa espressione, un nemico di Cristo, senza dubbio, ma il suo più grande<br />

nemico in quanto si dice suo vicario, o che pretende di rimpiazzarlo”. 47<br />

Scrive l’abate B. Rigaux: “Il carattere proprio dell’anticristo, nelle lettere<br />

giovannee, è di essere cristiano seduttore”. 48<br />

Sul<strong>la</strong> terra tiene il posto di Satana che è l’avversario, che, pur non negando Dio,<br />

chiede per sé l’adorazione. 49<br />

“L’empio”, colui che incarna il male e, pur par<strong>la</strong>ndo di Dio, allontana nel nome di<br />

Dio i credenti dal Salvatore.<br />

Per spiegare: “<strong>la</strong> venuta di quell’empio avrà luogo per l’azione efficace di Satana”,<br />

Cirillo di Gerusalemme scriveva: “Con queste parole (Paolo) <strong>la</strong>scia capire che Satana<br />

si servirà di lui (empio) come di uno strumento, operando personalmente per mezzo<br />

suo”. 50<br />

Il vescovo di Lione, Ireneo, discepolo di Policarpo, a sua volta discepolo di<br />

Giovanni, scriveva: “Poiché l’Anticristo, dopo aver ricevuto ogni potere dal Diavolo,<br />

verrà, non come un re giusto né come sottomesso a Dio e docile al<strong>la</strong> sua legge, ma<br />

come empio e sfrenato, come un apostata, un ingiusto, e un omicida, come un<br />

brigante che ricapito<strong>la</strong> in sé tutta l’apostasia del diavolo”. 51<br />

La Commedia di Dante, dopo che il Boccaccio <strong>la</strong> lesse e <strong>la</strong> commentò nelle chiese<br />

fiorentine, tradendo il suo significato con una spiegazione allegorica, per evitare che<br />

venisse bruciata come il De Monarchia, divenne Divina. Crediamo che il padre del<strong>la</strong><br />

lingua italiana, come aveva compreso il pensiero di Giovanni, descrivendo <strong>la</strong> Chiesa<br />

di Roma nelle vesti del<strong>la</strong> donna di Apocalisse XVII che siede sul<strong>la</strong> bestia e amoreggia<br />

con i re del<strong>la</strong> terra 52 , abbia capito anche quello di Paolo scrivendo, dopo aver udito<br />

nell’inferno il grido di Pluto, il maledetto lupo, demone dell’avarizia:<br />

“Papè Satàn, papè Satàn, aleppe!”, 53<br />

che significa: “Papa è Satana, Papa è Satana, principe (dall’ebraico “aleph”) di<br />

questo Inferno” o come spiega il poeta italiano Gabriele Rossetti, che ha dovuto<br />

47 L. Gaussen, o.c., t. III, p. 396 nota.<br />

48 B. Rigaux, o.c., p. 387.<br />

49 1 Pietro 5:8; Genesi 3:1-6; Luca 4:7.<br />

50 Cirillo di Gerusalemme, o.c.<br />

51 Ireneo, o.c., V, 25, 1, p. 309.<br />

52 Vedere il nostro Capitolo XIX, riferimento n. 1.<br />

53 Dante Alighieri, La Divina Commedia - Inferno, VII,1.<br />

272<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

emigrare in esilio in Inghilterra a causa delle sue opinioni non gradite al<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Roma: “Colui che sembra essere il Papa sul<strong>la</strong> terra, è Satana stesso che regge <strong>la</strong> sua<br />

Chiesa. Colui che sembra essere Satana nell’abisso, è il Papa stesso, <strong>diventa</strong>to il<br />

luogotenente del suo padrone. Corpo di Papa con spirito di Satana qui in alto; spirito<br />

di Papa con forma di Satana, qui in basso”. 54 Abbiamo in queste parole di Dante <strong>la</strong><br />

natura profonda di questo potere che Paolo nel<strong>la</strong> sua lettera ha saputo intravedere e<br />

rive<strong>la</strong>re.<br />

Si siederà nel tempio di Dio<br />

L’apostasia è l’opera con <strong>la</strong> quale Satana introduce nel<strong>la</strong> Chiesa il mondo pagano<br />

e <strong>la</strong> sua religione. Satana, pur non negando Dio, ha desiderato mettere il suo trono al<br />

di sopra di quello dell’Altissimo, dice nel suo cuore di essere dio e opera in modo che<br />

il suo rappresentante sul<strong>la</strong> terra, l’uomo del peccato, animato dal<strong>la</strong> stessa cieca, folle<br />

ambizione, “si sieda nel tempio di Dio dicendo di essere Dio”.<br />

Qual è questo tempio di Dio?<br />

Ireneo 55 , nel II secolo, pensava al tempio di Gerusalemme supponendone <strong>la</strong><br />

ricostruzione, ma <strong>la</strong> maggioranza degli esegeti hanno visto in questo tempio <strong>la</strong> Chiesa<br />

cristiana.<br />

Già Agostino scriveva: “Nel seno del<strong>la</strong> Chiesa, o nel<strong>la</strong> società dei popoli e delle<br />

nazioni che il nome del Cristo ha così completamente invaso, il crimine strariperà con<br />

il furore che già vediamo in gran parte”. 56<br />

Crisostomo, da parte sua, diceva: “Si farà lui stesso adorare al posto di Dio, e<br />

troneggerà nel suo tempio, non in quello di Gerusalemme so<strong>la</strong>mente, ma nel tempio<br />

del<strong>la</strong> Chiesa universale”. 57<br />

Del tempio di Gerusalemme Gesù aveva chiaramente detto che “non sarebbe<br />

rimasta pietra sopra pietra” e per il Nuovo Testamento “non c’è altro tempio di Dio<br />

54<br />

ROSSETTI Gabriele, Sullo spirito antipapale che produsse <strong>la</strong> Riforma, London 1832, pp. 44,57.<br />

55<br />

Ireneo, idem, V, 30, 4; MIGNE, P.G., 7, col. 1207.<br />

Idea ripresa ai nostri giorni da diversi commentatori cattolici ed evangelici che si pongono nel<strong>la</strong> prospettiva<br />

dell’interpretazione detta futurista. Vedere ad esempio: VIVIEN Louis, L’Apocalypse expliquée par l’Ecriture, Paris<br />

1837, p.88.<br />

56<br />

Agostino, Città di Dio, XX,19.<br />

Nel<strong>la</strong> 2 Timoteo 3:1-6, l’Apostolo descrive <strong>la</strong> corruzione del<strong>la</strong> società cristiana degli ultimi giorni. “Sarà uno<br />

straripamento dell’immoralità, ma sotto apparenze di pietà. La descrizione che ne è fatta richiama quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> società<br />

pagana, Romani 1, ma con <strong>la</strong> differenza che questa volta è <strong>la</strong> cristianità stessa che sarà il teatro di questo stato di cose.<br />

L’avvertimento con il quale inizia il versetto 6 “anche costoro schiva”, persone che non devono venire che al<strong>la</strong> fine<br />

dei tempi, è giustificato al versetto 6 con <strong>la</strong> nota che a questa specie di empi apparterranno di già degli individui<br />

attualmente viventi che l’apostolo caratterizza in ciò che segue, e che sono ai suoi occhi i precursori del<strong>la</strong> generazione<br />

corrotta degli ultimi tempi” GODET Frédéric, Introduction au Nouveau Testament - les épîtres de S. Paul, t. I,<br />

Neuchâtel 1893, pp. 660,661.<br />

57 a<br />

Crisostomo, III Omelia su 2 Tessalonicesi 2, in Œuvres complètes, ed. Bareille, XIX, Paris 1868, p. 324.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 273


CAPITOLO VI<br />

dopo Gesù Cristo se non <strong>la</strong> Chiesa”. 58 Del resto “mai, dopo <strong>la</strong> morte di Cristo, il<br />

tempio di Gerusalemme è stato chiamato dagli apostoli il tempio di Dio”. 59<br />

Paolo con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ”naos” tempio indica <strong>la</strong> Chiesa, sia come insieme dei credenti,<br />

sia come singolo credente nel cui cuore dimora lo Spirito Santo: “Non sapete voi che<br />

siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi? Essendo stati edificati sul<br />

fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso <strong>la</strong> pietra ango<strong>la</strong>re,<br />

sul<strong>la</strong> quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un<br />

tempio santo nel Signore. E non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito<br />

Santo che abita in voi? Poiché noi siamo il tempio dell’Iddio vivente”. 60<br />

Quindi “Paolo ha visto il tempio spirituale, <strong>la</strong> casa di Dio in ispirito, <strong>la</strong> Chiesa”. 61<br />

Che questo tempio si riferisca al<strong>la</strong> Chiesa è ciò che è stato creduto anche durante il<br />

Medio Evo. Il cronista inglese Roger de Hoveden, verso il 1200, par<strong>la</strong>ndo dell’entrata<br />

dell’Anticristo nel tempio di Dio, aggiunge al testo di Paolo questa parafrasi: “cioè<br />

nel<strong>la</strong> santa Chiesa”. 62<br />

Nel XVII secolo, il pastore P. Jurieu, che dal<strong>la</strong> Francia si era rifugiato in O<strong>la</strong>nda,<br />

scriveva: “Il tempio di Dio è <strong>la</strong> Chiesa cristiana stessa, nel<strong>la</strong> quale il trono<br />

dell’Anticristo si è innalzato”. 63<br />

Nel<strong>la</strong> Chiesa questo avversario si innalza al di sopra di tutto ciò che è oggetto di<br />

culto o che si tiene per augusto (greco sebasma = oggetto di culto, corrispondente al<br />

<strong>la</strong>tino augusto). All’imperatore (sebasma = augusto) al tempo di Paolo si rendeva un<br />

culto e lo si chiamava Dio.<br />

Quindi questo potere doveva elevarsi al di sopra di tutti questi semi-dèi, e<br />

attribuirsi onori divini, non so<strong>la</strong>mente nell’ambito dell’impero, ma soprattutto nel<strong>la</strong><br />

Chiesa, 64 dove siede.<br />

Paolo descrive con altre espressioni le parole del profeta Daniele quando diceva di<br />

questo potere: aveva una “bocca” e proferiva grandi cose e parole arroganti,<br />

bestemmie, giungendo a dire (commenta Paolo) “che egli è Dio”, pretendendo di<br />

governare <strong>la</strong> Chiesa con una scienza infallibile, dispensando<strong>la</strong> dall’osservanza del<br />

decalogo, ritenendo i suoi ordini superiori a quelli del<strong>la</strong> Sacra Scrittura, dichiarando<br />

ad ogni creatura che è necessario sottomettersi a lui per essere salvata.<br />

A conferma del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Paolo <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci testimonia che, per esempio<br />

nell’VIII secolo, Gregorio II si vantava davanti all’imperatore d’Oriente che “tutti i re<br />

dell’Occidente riverivano il papa come un Dio sul<strong>la</strong> terra”.<br />

Pipino domandò al papa l’autorizzazione per usurpare il trono di Francia. I<br />

monarchi d’Occidente consentirono a prestare giuramento “di aderire e di<br />

58<br />

P. Jurieu, Préjugés, t. I, p. 78; confr. Matteo 24:2; Efesi 2:20,22.<br />

59<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p. 98.<br />

60<br />

1 Corinti 3:15; Efesi 2:20; 1 Corinti 3:19; 2 Corinti 6:16.<br />

61<br />

L. Bonnet, o.c., p. 499.<br />

62<br />

HOVEDEN Roger de, The Annals, t. II, London 1853, p. 184; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 29.<br />

63<br />

JURIEU Pierre, Accomplissement des prophéties, t. I, Rotterdam 1689, p. 51.<br />

64<br />

Per una considerazione più completa di come avvenne questo passaggio dal culto all’imperatore pagano al<br />

vescovo di Roma, vedere il nostro Capitolo XI.<br />

274<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

sottomettersi al papa e al<strong>la</strong> Chiesa romana”. Giovanni, re d’Inghilterra, cedette <strong>la</strong> sua<br />

corona tra le mani del legato papale, per ricever<strong>la</strong> poi come un vassallo feudatario del<br />

regno di Roma: “Poiché gli è stata data autorità su tutte le tribù, lingue e nazioni”.<br />

E.B. Elliott riporta che gli ambasciatori delle due Sicilie, prostrandosi davanti al<br />

Papa, dicevano ad alta voce: “Tu sei l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.<br />

E il famoso Gerson dichiarava: “Il popolo considera il papa come il solo Dio, che<br />

ha ogni potere nel cielo e sul<strong>la</strong> terra”.<br />

Anche dopo <strong>la</strong> Riforma si trova ancora presso i popoli cattolici una sottomissione<br />

simile. Nel 1600 Ravail<strong>la</strong>c diceva: “Dio era il papa e il papa era Dio”.<br />

L’ultimo concilio prima del<strong>la</strong> Riforma aveva sancito <strong>la</strong> bol<strong>la</strong> del papa Bonifacio<br />

VIII, che racchiudeva <strong>la</strong> seguente dichiarazione di fede: “Come c’è un solo corpo<br />

del<strong>la</strong> Chiesa e del<strong>la</strong> cristianità, così c’è una so<strong>la</strong> testa cioè il Vicario di Cristo, ed è<br />

necessario al<strong>la</strong> salvezza di ogni essere umano essere sottomesso al potere di Roma”. 65<br />

Persona o personificazione<br />

L’apostolo Paolo voleva indicare una persona fisica (un individuo) o una persona<br />

morale (una collettività, un potere dinastico) o tutte e due contemporaneamente?<br />

L’Enciclopedia Cattolica dice: “L’uomo del peccato può dirsi individuale solo in<br />

quanto incarna un tipo”. 66<br />

Come già abbiamo esposto, i Padri del<strong>la</strong> Chiesa e anche i commentatori più recenti<br />

hanno visto nel piccolo corno di Daniele VII l’avversario, l’uomo del peccato di<br />

Paolo. Ma in questa identificazione hanno immaginato spesso questo potere, come<br />

quello delle altre corna, come un individuo singolo, personale. 67 È questo modo di<br />

vedere che ha impedito di identificare questo avversario di Cristo nel suo progressivo<br />

manifestarsi, sebbene numerose siano le testimonianze di coloro che anche nel Medio<br />

Evo vi hanno visto <strong>la</strong> sede romana.<br />

Come già abbiamo avuto modo di dire, per il profeta Daniele, re e regno sono<br />

sinonimi, per il fatto che il re è il rappresentante del regno e il regno è rappresentato<br />

dal susseguirsi dei suoi re, magistrati, leggi, forze che lo sostengono e lo definiscono<br />

come potere.<br />

65 Questa bol<strong>la</strong> non è mai stata revocata. Vedere E.B. Elliott, o.c., p. 140, 141; vedere DOELLINGER Ignazio, Il<br />

Papato dalle origini fino al 1870, Mendrisio 1914, p. 124.<br />

66 Enciclopedia Cattolica, articolo Anticristo, Città del Vaticano, t. I, p. 1438.<br />

67 Il primo a sostenere che si tratti di una persona fisica è stato “il monaco Adson, (De ortu et tempore Antichrist,<br />

scritto nel 954, MIGNE, P.L., 101, col. 1289-1298. Vedere P. de CHARLIAC, L’Antéchrist du moine Adson, Paris 1905)<br />

in un trattato indirizzato al<strong>la</strong> regina Gerberge, moglie del re Luigi d’Oltremare, è stato poi ripreso dal gesuita italiano<br />

Roberto BELLARMINO, che ha consacrato un trattato all’anticristo nelle sue Disputationes de Controversia, pubblicate a<br />

Ingolstadt 1586-1593, a Venezia 1596, a Sedan 1618-1619, a Cologne 1617-1623; dal domenicano spagnolo Tomas<br />

MALVENDA, De Antichristo, Roma 1604, Valenza 1621, Lyon 1647; dal gesuita belga Lenaert LEYS o LESSIUS, De<br />

Antichristos, Anversa 1611. È stata poi difesa dal francescano belga Rigaux, che afferma: “Immediatamente prima<br />

del<strong>la</strong> parusia di Gesù, apparirà un individuo ostile a Dio e agli uomini: l’anticristo” o.c., p. 408” A.F. Vaucher, o.c., p.<br />

33.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 275


CAPITOLO VI<br />

Sia per Daniele, sia per Paolo questo potere sorge quando l’ostacolo viene<br />

rimosso, cioè dopo <strong>la</strong> caduta dell’Impero Romano, e sussiste fino al ritorno di Gesù,<br />

con una durata nel tempo di numerosi secoli. Non è perciò possibile pensare,<br />

basandoci sul<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Dio, che questo potere debba manifestarsi in futuro 68 o<br />

volere cercare nel passato un personaggio che possa realizzare il testo biblico.<br />

Il gesuita cileno M. Lacunza, nel<strong>la</strong> sua opera Venida, consacra oltre cento pagine<br />

al<strong>la</strong> questione di questa figura religiosa e par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> personificazione scriveva:<br />

“Da tutte le caratteristiche date nelle Sacre Scritture, e da altre, non equivoche, che ci<br />

apporta il tempo, che si pensa essere il migliore interprete delle profezie, l’anticristo,<br />

o controcristo, da cui noi siamo minacciati per i tempi che precedono immediatamente<br />

<strong>la</strong> venuta del Signore, non è nient’altro che un corpo morale, composto<br />

d’innumerevoli individui, diversi ma moralmente uniti e animati dallo stesso spirito<br />

d’opposizione contro il Signore e contro il suo Cristo”. 69<br />

Lo stesso gesuita scriveva che del resto il singo<strong>la</strong>re lo si usa correntemente quando<br />

si par<strong>la</strong> di una collettività: d’un gruppo di persone. Si dice: l’assemblea legifera, <strong>la</strong><br />

nazione si difende ecc. Nell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei è detto che il sommo sacerdote entra<br />

nel santuario. Chi è questo sommo sacerdote? Sono tutti i sacerdoti che compiono<br />

questa funzione. Paolo stesso nel<strong>la</strong> sua lettera ai Romani, par<strong>la</strong>ndo dell’atteggiamento<br />

del mondo ebraico, par<strong>la</strong> come se si rivolgesse a una persona so<strong>la</strong>: “... Sprezzi tu le<br />

ricchezze del<strong>la</strong> sua benignità... non riconoscendo che <strong>la</strong> benignità di Dio ti trae a<br />

ravvedimento”. 70<br />

Delle pietre che formano un pa<strong>la</strong>zzo, una cattedrale, una volta che sono assieme,<br />

messe al loro posto, non si può più par<strong>la</strong>re che al singo<strong>la</strong>re, come un tutt’uno: un<br />

edificio. Così questo personaggio, considerato individualmente, è una schiera<br />

innumerevole ma, formando un’unica lega, compone questa macchina anticristiana,<br />

uno stesso corpo chiamato da Paolo “uomo del peccato, figlio del<strong>la</strong> perdizione,<br />

avversario” e da Giovanni “anticristo”. 71<br />

68<br />

Questa idea di un anticristo individuale che deve ancora venire è stata resa popo<strong>la</strong>re da numerosi autori protestanti<br />

di tendenza plimontista (che credono nel rapimento del<strong>la</strong> Chiesa prima del ritorno di Gesù e nel compimento del<strong>la</strong> 70 a<br />

settimane per quello stesso periodo - Vedere a tale proposito il nostro Capitolo XXII, nota n. 12 e Appendice n. 4.<br />

Vedere PEMBER George Hawkins, The Antichrist, London 1886; 2 a ed., 1888.<br />

69 a<br />

M. Lacunza, o.c., 2 parte, phén. III e IV. Per questo gesuita però l’anticristo era rappresentato da quel<strong>la</strong> massa di<br />

cattivi cristiani che, sotto l’influenza volteriana, non avrebbero esitato a tagliare i legami che li univano al<br />

cristianesimo.<br />

70<br />

Ebrei 9:7; Romani 2:4.<br />

71<br />

LACUNZA Manuel., Nouveau Commentaire des prophéties de Daniel, de l’Apocalypse et les nouveaux cieux et <strong>la</strong><br />

nouvelle terre, ed. Antomarchi, 1934, pp. 157-159.<br />

L’idea dell’anticristo come corpo morale “si trova espressa in un trattato al quale alcuni attribuiscono una origine<br />

valdese altri una origine ussita. Traité de Antichrist, testo romano e traduzione francese in PERRIN Jean Paul, Histoire<br />

des Vaudois, Genève 1619, pp. 253-295. Riprodotto in MONASTIER Antoine, Histoire de l’Eglise Vaudoise, vol. II,<br />

Lausanne - Toulouse 1847, pp. 322-363. Il manoscritto che è scomparso avrebbe portato <strong>la</strong> data del 1120. Ma i critici<br />

moderni assegnano a questo trattato una data più tardiva. “La sua origine ussita era stata supposta da DIEHKOFF, ma<br />

GOLL ha il merito di averlo dimostrato. Risale in effetti a Luca di Praga” COMBA Ernesto, Histoire des Vaudois<br />

d’Italie, t. I, pp. 266,267. Luca di Praga è nato verso il 1460 e morto nel 1528. Per l’autore di questo trattato,<br />

l’anticristo è sinonimo di anticristianesimo. “A seguito del<strong>la</strong> sua definizione, l’anticristo non è una persona, ma una<br />

personificazione abbastanza vaga del<strong>la</strong> ribellione ipocrita al<strong>la</strong> Chiesa di Dio e ai suoi statuti legittimi” Comba E.,<br />

Idem, p. 267; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 34.<br />

276<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

Nel supplemento de Le Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible del Vigouroux viene confermata<br />

questa spiegazione per il fatto che “il Nuovo Testamento non favorisce l’idea di un<br />

anticristo personale. Scritturalmente par<strong>la</strong>ndo, non vi è anticristo, non ci sono che<br />

degli anticristi, dei falsi profeti e dei falsi Messia, essendo ben inteso che quelli degli<br />

ultimi tempi potranno avere una ma<strong>la</strong>ttia più perfida e una potenza più terribile”. 72<br />

Quindi questo personaggio, dice il cattolico J. Bonsirven, è “una collettività, ma<br />

che può sfociare in una personalità più marcata”. 73 Questo modo di vedere era quello<br />

del papa Gregorio I, vescovo di Roma (590-640), il cui pensiero è stato riassunto dal<br />

giansenista François Jacquemont: “L’Anticristo, secondo questo santo papa, non è<br />

so<strong>la</strong>mente un uomo partico<strong>la</strong>re; è una società d’uomini malvagi tra i quali ce n’è uno<br />

più terribile di tutti gli altri, che è come <strong>la</strong> testa del corpo”. 74<br />

Calvino scriveva a tale proposito: “Ora egli (Paolo) descrive il re di questa terribile<br />

abominazione con <strong>la</strong> persona di un uomo: poiché questo re non è che uno, benché gli<br />

uni succedano agli altri”. 75<br />

Il papato ne è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> realizzazione<br />

Che nel papato si abbia il prodotto, <strong>la</strong> manifestazione del mistero dell’iniquità, è<br />

ciò che si è riconosciuto da sempre attraverso i secoli. Oggi non più, sia perché il<br />

papato esercita tutta <strong>la</strong> sua influenza anche in favore dei diritti dei più deboli e dei<br />

valori sociali e sia perché, in un clima di pseudo ecumenismo, i protestanti stessi,<br />

avendo ammorbidito i loro punti di riferimento biblici, non vedono più ciò che i loro<br />

padri hanno visto.<br />

<strong>Quando</strong> Giovanni il Digiunatore, vescovo di Costantinopoli, nel 588 prese il titolo<br />

di VESCOVO ECUMENICO o UNIVERSALE, il vescovo di Roma, Pe<strong>la</strong>gio II, respinse vivamente<br />

tale pretesa definendo<strong>la</strong>: esecrabile, profana, diabolica.<br />

Queste invettive furono riprese da Gregorio I, detto il Grande (590-604), che<br />

scriveva una lettera all’imperatore Maurizio nel<strong>la</strong> quale, dopo averlo esaltato per il<br />

suo nobile sentimento cristiano, citava Matteo XVI:18,19 che commentava con queste<br />

parole: “Ecco dunque! Egli (Pietro) ha le chiavi del Regno; e <strong>la</strong> potenza di legare e<br />

sciogliere gli è stata data. Curare e governare <strong>la</strong> Chiesa, è questo il suo compito, e<br />

tuttavia non è chiamato Apostolo Universale. Ma Giovanni (il digiunatore), questo<br />

santo uomo, mio compagno di servizio <strong>la</strong>vora nel farsi chiamare vescovo universale”.<br />

Dopo aver detto che da quelle parti (l’Oriente) sono sorte le varie eresie, aggiungeva:<br />

“Ma, lontano dai cristiani questo nome di bestemmia, con il quale si toglie ogni onore<br />

agli altri sacerdoti, mentre uno solo se lo arroga follemente! Fu offerto (il titolo) ai<br />

vescovi di Roma dal santo concilio di Calcedonia, per onorare S. Pietro, il principe<br />

72<br />

BUZY Denis, art. Antichrist, in Supplement au Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible di Vigouroux, t. I, col. 305.<br />

73<br />

BONSIRVEN Joseph, L’Apocalypse de S. Jean, Paris 1951, p. 232.<br />

74<br />

Anonimo, Avis aux fidèles sur <strong>la</strong> conduite qu’ils doivent tenir dans les disputes qui affligent l’Eglise, 1796, p.<br />

345; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 36.<br />

75<br />

CALVIN Jean, Commentaire sur toutes les Épîtres de l’Apôtre S. Paul, Genève 1560, p. 600.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 277


CAPITOLO VI<br />

degli apostoli; ma nessuno di loro (dei vescovi di Roma) l’ha mai preso, e ha voluto<br />

servirsene, per paura che, se questo privilegio era accordato a uno, tutti gli altri<br />

fossero privati dell’onore che è loro dovuto... Questo uomo (Giovanni il digiunatore),<br />

che disprezza l’obbedienza ai canoni, deve essere umiliato dall’ordine del nostro<br />

piissimo Sovrano sì, deve essere castigato, colui che ha fatto una ingiuria al<strong>la</strong> Chiesa<br />

cattolica; colui il cui cuore si è elevato e che cerca di compiacersi da se stesso,<br />

adottando un titolo straordinario, che lo eleva al di sopra dell’imperatore!... (poi<br />

aggiungeva) Chiunque si eleva sarà abbassato”. 76<br />

Questa lettera non ebbe l’effetto sperato e il vescovo successore di Giovanni ne<br />

conservò il titolo.<br />

Maurizio, imperatore di Costantinopoli, invitò Gregorio I a non fare uno scandalo<br />

per “una sofisticheria di stile”.<br />

Per “questa sofisticheria di stile” Gregorio rispose all’imperatore: “Io dico senza <strong>la</strong><br />

minima esitazione che chiunque si chiama il vescovo universale o desidera questo<br />

titolo, è, per il suo orgoglio, il precursore dell’anticristo, poiché egli pretende anche di<br />

elevarsi al di sopra degli altri. L’errore nel quale cade viene da un orgoglio uguale a<br />

quello dell’anticristo, perché, come questo perverso vuole essere considerato elevato<br />

al di sopra degli altri uomini, come un Dio, così chiunque desidera essere chiamato<br />

solo vescovo si eleva al di sopra degli altri”. 77<br />

Una rondine nel firmamento del papato non fa primavera. Se Gregorio I è stato un<br />

grande vescovo, non così si può dire dei suoi successori e predecessori. G. Calvino<br />

scriveva: “San Gregorio detesta una tale dominazione come esecrabile, piena di<br />

sacrilegio, e propria all’anticristo solo. A chi crederemo, al papato che al papa<br />

stesso?”. 78<br />

Nel 607 Bonifacio III, indipendentemente dal suo predecessore Gregorio I,<br />

sollecita per sé, al nuovo imperatore Foca, il titolo di Vescovo Universale.<br />

Questo imperatore, che aveva usurpato il trono con l’assassinio di Maurizio, e<br />

voleva diminuire l’influenza del vescovo di Costantinopoli, lo spogliò del titolo che<br />

portava da diversi anni assegnandolo a Bonifacio III, ponendo così <strong>la</strong> Chiesa di Roma<br />

al<strong>la</strong> testa di tutte le chiese del<strong>la</strong> cattolicità.<br />

76<br />

Gregorio, Epistole Gregorio Magno, XXXII; cit. da GUERS Émile, Histoire abregée de l’Eglise, Genève 1850, pp.<br />

87-92. A proposito di Matteo 16:18 questo vescovo di Roma diceva: “Perseverate nel<strong>la</strong> vera fede, fondate<br />

solidamente <strong>la</strong> vostra vita sul<strong>la</strong> roccia del<strong>la</strong> Chiesa, cioè sul<strong>la</strong> confessione di S. Pietro, il principe degli apostoli”. I<br />

papi Felice III (526-530), Nico<strong>la</strong> I (858-867) e Giovanni VIII (872-882) davano ancora questa spiegazione. Anselmo,<br />

arcivescovo di Canterbury, nell’XI secolo, spiegava: “Io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra (che è Gesù e<br />

portava così <strong>la</strong> mano sul petto) io edificherò” Idem, pp. 110,111. Per una interpretazione patristica inviamo il lettore a<br />

SALVONI Fausto, Da Pietro al Papato, Genova 1970, pp. 91-98. “Quanti Padri si sono occupati di questi passi (Matteo<br />

16:18; Giovanni 21:18)! Pure nessuno di quelli di cui possediamo tuttora i commentari, Origene, Crisostomo, I<strong>la</strong>rio,<br />

Agostino, Cirillo, Teodoreto, né quelli le cui spiegazioni sono raccolte nelle catene hanno designato, sia pur con una<br />

sil<strong>la</strong>ba, il primato di Roma come conseguenza del<strong>la</strong> missione data a Pietro e delle promesse ch’egli aveva ricevuto.<br />

Neppure uno fra loro ha interpretato <strong>la</strong> “pietra” o fondamento sul quale il Cristo vuol edificare <strong>la</strong> sua Chiesa come un<br />

incarico partico<strong>la</strong>rmente conferito a Pietro e, dopo di lui, trasmissibile ereditariamente; essi intendevano con ciò il<br />

Cristo stesso o <strong>la</strong> fede di Pietro confessata in Cristo” I. Doellinger, o.c., pp. 42, 43.<br />

77<br />

Gregorio I, Epistole, libro VII, lettera XXXII; vedere MIGNE, P.L., LXXII, col. 891, 892; cit. da È. Guers, o.c., pp.<br />

92,93; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 39.<br />

78<br />

CALVIN Jean, L’Intérim, 1549, p. 141, ed. <strong>la</strong>tina 1549, p. 116; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 39.<br />

278<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

Gregorio aveva detto tra l’altro: “Come <strong>la</strong> verità ha scelto, per predicare<br />

l’Evangelo, delle persone semplici e povere, l’anticristo, al contrario sceglierà, per<br />

compiere <strong>la</strong> sua opera d’empietà, degli uomini fini, destri, furbi e ripieni del<strong>la</strong> scienza<br />

del mondo” e ancora: “Il principe dell’orgoglio è prossimo, e ciò è stupefacente, una<br />

schiera di sacerdoti (sacerdotum exercitum), stabiliti per essere dei modelli d’umiltà,<br />

ma non pensando che ad elevarsi, <strong>diventa</strong>no i suoi precursori”. 79<br />

Ed è così che “il sistema che fu più tardi chiamato “sistema papale” fu respinto<br />

con orrore dal migliore e maggiore fra i papi, Gregorio Magno, quando cominciò a<br />

manifestarsi e benché in origine non consistesse se non in titoli onorifici. Secondo<br />

questo sistema il papa possiede <strong>la</strong> pienezza del potere; tutti gli altri vescovi non sono<br />

che degli assistenti, degli aiuti ch’egli si procura. Ogni altro potere è emanazione del<br />

suo proprio ed egli è vescovo di ogni diocesi con <strong>la</strong> concorrenza del vescovo del<br />

luogo. Gregorio, dando questo significato al titolo di “patriarca ecumenico” non<br />

sopportò che gli si decretasse un titolo così delittuoso e irriverente”. 80<br />

Nel documento le Donazioni di Costantino 81 presentato a Pipino re dei Franchi,<br />

troviamo per <strong>la</strong> prima volta, e forse è anche l’unico testo ufficiale, che il Vescovo di<br />

Roma viene menzionato col titolo di Vicarius Filii Dei. “Fino al termine del XII<br />

secolo il papa fu denominato Vicario di San Pietro ma a partire da Innocenzo III<br />

(1198-1216) si preferì il titolo di Vicario di Cristo e l’antica denominazione fu<br />

dimenticata... Anticamente si era dato a tutti i vescovi il titolo di rappresentante di<br />

Cristo; ma il giorno in cui il papa lo prese esclusivamente per sé, questo titolo<br />

significò: Io sono sopra <strong>la</strong> terra il rappresentante di Dio onnipotente, il mio potere<br />

domina dall’alto ogni potenza e barriera terrestre, in me, e solo per mezzo mio, <strong>la</strong><br />

Chiesa è libera. Secondo <strong>la</strong> concezione clericale del Medio Evo <strong>la</strong> Chiesa è libera<br />

so<strong>la</strong>mente quando domina tutto e tutti e, in ultima analisi, il papa è, per sé solo, tutta<br />

<strong>la</strong> Chiesa... Il Papato nel<strong>la</strong> forma assunta, appare nell’organismo del<strong>la</strong> Chiesa come<br />

79 Cit. da É. Guers, o.c., p. 110.<br />

80 I. Doellinger, o.c., p. 55.<br />

81 Questo documento è da secoli universalmente riconosciuto come un falso. Creato nelle officine Vaticane nel 778<br />

o secondo altri tra il 753,754, presenta il riconoscimento che l’imperatore Costantino avrebbe fatto al vescovo di<br />

Roma: “Pietro che è stato stabilito sul<strong>la</strong> terra quale Vicario del Figlio di Dio, i pontefici che esercitano il principato al<br />

suo posto, ottengono, concesso da noi e dal nostro impero una potenza sovrana superiore a quel<strong>la</strong> che possiede qui in<br />

basso (sul<strong>la</strong> terra) <strong>la</strong> nostra benevo<strong>la</strong> serenità imperiale... Così noi siamo decisi a onorare con il più grande rispetto <strong>la</strong><br />

potente e sacrosanta Chiesa romana ... Il pontefice (di Roma) avrà il primato sulle quattro principali sedi di<br />

Alessandria, Antiochia, Gerusalemme e Costantinopoli e anche su tutte le altre Chiese ... Il papa, che al presente è al<strong>la</strong><br />

testa del<strong>la</strong> sacrosanta Chiesa romana, è il capo più eminente di tutti i sacerdoti del mondo; gli affari concernenti il<br />

culto divino, <strong>la</strong> fede e <strong>la</strong> stabilità cristiana sono riservati al suo giudizio. Noi decretiamo anche che il nostro venerabile<br />

padre, Silvestro (314-335), pontefice supremo, come i suoi successori, porteranno il diadema, cioè <strong>la</strong> corona d’oro<br />

purissimo e di pietre preziose che noi gli abbiamo concessa, prendendo<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> nostra testa. Ma il santissimo papa<br />

avendo rifiutato di sovrapporre una corona d’oro a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> clericatura che portava al<strong>la</strong> gloria del beato Pietro,<br />

abbiamo posto di nostra mano sul<strong>la</strong> sua fronte sacrissima il phrygium, il cui colore bianco proc<strong>la</strong>ma <strong>la</strong> splendida<br />

resurrezione del Signore, e, tenendo le briglie del suo cavallo, gli abbiamo reso, per onore al felice Pietro, il servizio di<br />

scudiero... ”. Quest’ultima frase è anacronistica e dimostra l’inautenticità di questo documento. Tenere le briglie e fare<br />

il servizio di scudiero è un segno di vassal<strong>la</strong>ggio che si viene a creare diversi secoli dopo l’epoca di Costantino. Altre<br />

affermazioni nel testo confermano <strong>la</strong> sua inautenticità costantiniana.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 279


CAPITOLO VI<br />

escrescenza ma<strong>la</strong>ta e difforme che l’opprime, arresta e decompone <strong>la</strong> parte migliore<br />

delle sue forze, generando a sua volta numerose infermità”. 82<br />

Nei confronti di questo avversario numerose furono le voci che si levarono<br />

attraverso i secoli.<br />

Il Vescovo di Trèves e di Colonia nel IX secolo al papa Nico<strong>la</strong> I (858-867)<br />

rivolgeva queste parole: “Tu ti sei insolentemente preso gioco dei tuoi fratelli e<br />

compagni di servizio. L’imperatore immortale ha arricchito <strong>la</strong> Chiesa, sua Sposa, di<br />

doni eterni... Ma tu, come un <strong>la</strong>dro, tu glieli rapini tutti, come se essi ti<br />

appartenessero... Sotto l’abito del pastore, tu fai sentire il lupo; il tuo titolo ci<br />

promette un padre, i tuoi fatti ci mostrano un Giove. Ti dici servitore dei servitori 83<br />

ma ti sforzi di essere signore dei signori... Noi non riconosciamo per nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> tua voce;<br />

noi non crediamo per nul<strong>la</strong> alle tue folgori... La città del nostro Dio, del<strong>la</strong> quale siamo<br />

cittadini, è più grande del<strong>la</strong> città che i profeti chiamano Babilonia, che usurpa <strong>la</strong><br />

divinità, che si uguaglia al cielo e si vanta di essere eterna, come se fosse Dio... Essa<br />

si glorifica falsamente di non aver mai errato, e di non potere neppure errare”. 84<br />

Nello stesso periodo si trovano dichiarazioni con le quali il Papa viene definito<br />

ancora più pesantemente.<br />

“C<strong>la</strong>udio, vescovo di Torino, che alcuni citano come il ceppo del<strong>la</strong> setta albigese o<br />

valdese, rimproverato di dec<strong>la</strong>mare contro il Papa, scriveva di sé: “Non è meraviglia<br />

che i membri di Satana parlino di me in tal guisa””. 85<br />

Il cardinale Baronius, ze<strong>la</strong>nte papista, diceva che “il IX secolo vide sul<strong>la</strong> cattedra<br />

di S. Pietro, trono di Gesù Cristo, degli uomini mostruosi, d’una vita infame, di<br />

costumi interamente perduti e d’una turpitudine abominevole” e i papi del X secolo li<br />

sorpassarono in infamia.<br />

Verso <strong>la</strong> fine del X secolo Arnaldo, vescovo di Orléans, si pose al<strong>la</strong> testa<br />

dell’episcopato francese per opporsi alle empietà del papato. Promotore di un concilio<br />

che si tenne nel monastero di S. Basile, vicino Reims, nel giugno del 991, pronunciò<br />

un discorso veemente nel quale si ispirava al passo dell’episto<strong>la</strong> di Paolo ai<br />

Tessalonicesi re<strong>la</strong>tivo all’empio. “Quale è questo uomo seduto sul suo trono<br />

risplendente nel suo abbigliamento di porpora e d’oro? Se <strong>la</strong> carità gli fa difetto, e se<br />

82<br />

I. Doellinger, o.c., pp. 121,122,15.<br />

83<br />

Fu Gregorio I a prendere il titolo di “servo dei servi di Dio”. Nel<strong>la</strong> bocca dei suoi successori fu però spesso un<br />

nome d’orgoglio.<br />

84<br />

Cit. da É. Guers, o.c., p. 137.<br />

85<br />

Apologeticum prescriptum C<strong>la</strong>udii Episcopi etc.; cit. da ROSSETTI Gabriele, La Divina Commedia di Dante<br />

Alighieri, t. II, Londra 1827, p. 479. Il talento oratorio di questo uomo colpì molto Louis le Débonnaire figlio di<br />

Carlomagno, del quale era cappel<strong>la</strong>no. Questo re constatando l’ignoranza del<strong>la</strong> Sacra Scrittura degli italiani del<br />

Piemonte, regione che faceva parte del suo regno, gli offrì l’episcopato di Torino che comprendeva Piemonte,<br />

Provenza e Delfinato (817). C<strong>la</strong>udio sosteneva <strong>la</strong> salvezza per fede, sebbene non volesse una fede disgiunta dalle<br />

buone opere. Rifiutava le preghiere per i morti, e suscitò una grande reazione quando volle liberare le chiese dalle<br />

abominazioni delle immagini. Insegnava che Dio domanda di portare <strong>la</strong> croce in senso spirituale e non di portar<strong>la</strong> in<br />

processione. Se si adora <strong>la</strong> croce allora perché non adorare <strong>la</strong> stal<strong>la</strong>, <strong>la</strong> mangiatoia, le lenzuo<strong>la</strong>, <strong>la</strong> <strong>la</strong>ncia, <strong>la</strong> corona di<br />

spine ecc.. Vedere É. Guers, o.c., pp. 159-165.<br />

280<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

egli non è gonfiato e sostenuto che dal<strong>la</strong> scienza, è l’Anticristo che si siede nel tempio<br />

di Dio, e volendo far credere che egli è Dio”. 86<br />

Nel XII secolo, un sacerdote di Autun, Honorius, esc<strong>la</strong>mava: “Guardate questi<br />

vescovi e questi cardinali di Roma! Questi degni ministri che circondano il trono del<strong>la</strong><br />

bestia! Essi sono sempre occupati da nuove iniquità e non cessano per nul<strong>la</strong> di<br />

commetterne delle altre”. Concludeva poi tristemente: “Il regno di Dio è finito, e<br />

quello dell’Anticristo è incominciato: un nuovo diritto ha rimpiazzato l’antico diritto;<br />

<strong>la</strong> teologia sco<strong>la</strong>stica è uscita dal fondo dell’inferno per soffocare (strango<strong>la</strong>re) <strong>la</strong><br />

religione; infine, non c’è più né morale, né dogma, né culto, ed ecco venire gli ultimi<br />

tempi annunciati dall’Apocalisse”. 87<br />

Del papa Ildebrando, Gregorio VII (1073-1085), si diceva: “Il rabbioso Satanno è<br />

stato scatenato (che <strong>la</strong> potente mano di Dio voglia distruggerlo)”.<br />

E il monaco Ramperto Scaknaburgense, nel<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong> scritta nel 1076, diceva di<br />

lui: “Satanasso è sbucato dal<strong>la</strong> prigione e devasta <strong>la</strong> Chiesa”. 88<br />

Riporta il Guers: “Bernard de C<strong>la</strong>irvaux, l’ecclesiastico più distinto del XII<br />

secolo, si <strong>la</strong>mentava che gli ambiziosi, i fornicatori, gli avari, i simoniaci, i sacrileghi,<br />

gli incestuosi, accorressero da tutte le parti a Roma, per ottenere delle dignità<br />

clericali, o per mantenersi in quel<strong>la</strong> che possedevano di già. Al papa Eugenio III<br />

(11451153) scriveva: “La tua sede è il domicilio dei demoni piuttosto che il parco<br />

delle pecore. S. Pietro faceva così? S. Paolo si rallegrava in tal modo?... Chi mi darà<br />

prima che io muoia, di vedere <strong>la</strong> Chiesa di Dio, come essa era negli antichi giorni,<br />

quando gli apostoli gettavano le reti per prendere non l’oro o l’argento, ma delle<br />

anime? Io mi auguro che tu erediti il linguaggio di colui di cui hai <strong>la</strong> sede! Che il tuo<br />

argento perisca con te! O voce di tuono o voce di grandezza e di forza””.<br />

Ancora nel XII secolo Pierre de Blois diceva: “O vana gloria! O ambizione cieca!<br />

O fame insaziabile degli onori del<strong>la</strong> terra! come ha prevalso questa esecrabile<br />

presunzione che siano i più indegni che ambiscono le dignità... Coloro che<br />

dovrebbero essere i vicari degli apostoli e i figli di Pietro sono <strong>diventa</strong>ti i compagni di<br />

Giuda e i precursori dell’Anticristo e preamboli Anticristi... Coloro che dovrebbero<br />

essere le luci del firmamento sono <strong>diventa</strong>ti delle macchie nel<strong>la</strong> luna. Il sole è<br />

oscurato dal fumo che sorge dal pozzo dell’abisso. Il sale del<strong>la</strong> terra si è reso insipido<br />

e <strong>la</strong> luce del mondo si è cambiata in tenebre... Oggi <strong>la</strong> compagnia dei preti è <strong>la</strong> rovina<br />

dei popoli...”<br />

Fluentius, vescovo di Firenze, predicava che l’Anticristo è venuto nel mondo e che<br />

l’Italia lo ha visto nascere.<br />

Gioacchino, abate di Ca<strong>la</strong>bria, morto nel 1205, insegnava che l’Anticristo era nato<br />

negli Stati romani e che si sarebbe elevato perfino sul seggio di Roma. 89<br />

86 LECLERCQ H., in HEFELE, Histoire des Conciles, vol. IV, 2, p. 858 nota; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 39.<br />

87 CHAVARD F., Le célibat des prètres et ses conséquences, Genève 1874, pp. 383,384.<br />

88 Concili impressi in Colonia, t. II, anno 1551, p. 814; cit. da G. Rossetti, o.c., p. 479.<br />

89 Cit. da É. Guers, o.c., pp. 213,214,221,239.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 281


CAPITOLO VI<br />

Nel sinodo di Ratisbonne, in Baviera, nell’anno 1241, Eberhard de Truchsen,<br />

arcivescovo di Salisbourgo, alzava a sua volta <strong>la</strong> voce contro il dispotismo romano, ed<br />

è al profeta Daniele VII e dal<strong>la</strong> II Tessalonicesi II che prende in prestito le sue armi:<br />

“Da circa 170 anni Ildebrando (Gregorio VII) sotto pretesto del<strong>la</strong> religione, cominciò<br />

a gettare le fondamenta dell’impero dell’anticristo... Colui che si chiama il servitore<br />

dei servitori vuole essere il Signore dei signori come se egli fosse Dio, e par<strong>la</strong><br />

magnificamente come se fosse Dio, svolge dei nuovi disegni nel suo cuore, medita di<br />

farsi un impero in cui lui solo sia il padrone, cambia le leggi, stabilisce le sue,<br />

insozza, guasta, saccheggia, spoglia, imbroglia, uccide: è ciò che fa questo uomo di<br />

peccato che si chiama l’anticristo, sul<strong>la</strong> fronte del quale è scritto questo nome di<br />

bestemmia: io sono Dio, io non posso errare. È seduto nel tempio di Dio e domina in<br />

lungo e in <strong>la</strong>rgo”. 90<br />

Robert Grouteheade (Grosseteste), vescovo di Lincoln, dal 1235 al 1253, fu autore<br />

di un commentario sull’Apocalisse e identificava l’Anticristo con il papato. 91<br />

Seguaci di Gioacchino da Fiore e francescani spirituali, nel XIII e XIV secolo,<br />

cercavano l’Anticristo sul trono pontificio, nel<strong>la</strong> persona dell’antipapa. 92<br />

Valdesi, Wycliffiti e Ussiti combattevano le pretese papali appoggiandosi sugli<br />

scritti di Daniele, di Paolo e dell’Apocalisse. 93<br />

In Lutero stesso c’è stata una evoluzione dall’ipotesi, al<strong>la</strong> convinzione e al<strong>la</strong><br />

assoluta certezza che il papato fosse l’Anticristo.<br />

“Egli aveva emesso questa idea (che le profezie bibliche concernenti l’Anticristo<br />

avessero trovato il loro compimento nel papato) come ipotesi l’11 dicembre 1518 in<br />

una lettera a un amico intimo (Spa<strong>la</strong>tin cioè Georg Burckhardt, cappel<strong>la</strong>no<br />

dell’elettore Federico). Il 13 marzo 1519 scriveva a Spa<strong>la</strong>tin (aggiungendo tra<br />

90<br />

Il discorso ci è stato conservato da Johann THUERMAIER (AVENTINUS) Annal. Boiorum, livre VII, cap. V.<br />

Nell’edizione di Bale, 1850, p. 547, vi si trova il passo in <strong>la</strong>tino. JURIEU Pierre, Préjugés légitimes contre le papisme, t.<br />

I, Amsterdam 1685, pp. 157-159.<br />

91<br />

Vedere BALE John, Scriptorum ill. Majoris Brit. Catalogus, t. I, Basilea 1557, p. 304.<br />

92<br />

“Roger de Hoveden, nel<strong>la</strong> sua Chronica, redatta a partire dal 1192, ed. William Stubbs, III, London 1870, p. 78,<br />

attribuisce all’abate Gioacchino da Fiore <strong>la</strong> strana opinione secondo <strong>la</strong> quale l’anticristo sarebbe stato sul punto di<br />

occupare il seggio apostolico. Pierre de Jean Olivi, annunciava l’apparizione di due anticristi, di cui l’uno, detto<br />

l’anticristo mistico, sarebbe un antipapa. La Chiesa carnale retta da un antipapa non sarebbe che <strong>la</strong> sinagoga di Satana<br />

dal<strong>la</strong> quale bisognerebbe accelerare l’uscita al fine di prepararsi per <strong>la</strong> venuta del Cristo. Vedere CALLAEY Jean<br />

Baptiste Auguste (in religione Frédégand), Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. XI, col. 987. DOUIE Decima<br />

Langworthy, The nature and the effect of the Heresy of the Fraticelli, Manchester 1932, p. 115.<br />

Rinchiuso in una fangosa prigione, nel convento di Figeac, nel 1345, Jean de Roquetail<strong>la</strong>de si domandava perché<br />

Dio aveva permesso che fosse abbandonato in mani di padroni così crudeli. Credette di ricevere una rive<strong>la</strong>zione: “Mi<br />

fu dato di comprendere chiaramente che se ero caduto in una tale prova, era perché dovevo rive<strong>la</strong>re al mondo<br />

l’anticristo, <strong>la</strong> sua razza e <strong>la</strong> sua setta” Prologue des Visions, Paris, Biblioteca Nazionale, manoscritto <strong>la</strong>tino 3598, fol.<br />

1” A.F. Vaucher, o.c., p. 44.<br />

93<br />

“Valdesi, Wyclifiti e Ussiti riunirono papi e antipapi in uno stesso rimprovero, e combatterono le pretese papali<br />

con l’aiuto delle profezie di Daniele, di Paolo e dell’autore dell’Apocalisse. Vedere il Traité de l’Antichrist, testo e<br />

traduzione francese in Jean Paul PERRIN, Histoire des Vaudois, Genève 1619, pp. 253-295; - il trattato di Jean MILICZ,<br />

scritto nel 1637, Prophecia et reve<strong>la</strong>tio de Antichristo, ed. Ferdinand Mencik in Sitzungsberichte der Boehm.<br />

Gesellsch. Der Wissensch. (Philos., Gesch. U. Philol.), Praga 1890, pp. 328-336; - i trattati sull’anticristo (1389) e<br />

sull’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione (1392) di Matthias JANOW, De regulis veteris et novi testamenti, lib. III, fr. 5, 6,<br />

ed. V<strong>la</strong>stimil Kybal, Innsbruck 1911, 1913; - Jan HUSS, De anatomia Antichristi, Strasburg 1526” A.F. Vaucher, o.c.,<br />

p. 44.<br />

282<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

parentesi: “io te lo dico all’orecchio”), che “non so se il papa è l’Anticristo o<br />

so<strong>la</strong>mente il suo apostolo, tanto <strong>la</strong> verità è sfigurata nei suoi decreti”. Il 24 novembre<br />

1520, in una ulteriore lettera a Spa<strong>la</strong>tin, è di già più categorico. Dopo aver letto il<br />

trattato di Hutten, che dichiarava apocrifa <strong>la</strong> donazione di Costantino, esc<strong>la</strong>mava: “La<br />

mia angoscia è tale che io sono vicino a non più dubitare che il papa sia veramente<br />

l’Anticristo che tutti attendono”. Il 18 agosto 1520, qualche giorno dopo <strong>la</strong><br />

pubblicazione del Manifesto, scriveva a Lang: “Noi siamo persuasi che il papato è <strong>la</strong><br />

sede dell’Anticristo vero e autentico”. E l’11 ottobre 1520, dopo aver letto <strong>la</strong> Bol<strong>la</strong><br />

che lo minaccia di scomunica, dichiarava a Spa<strong>la</strong>tin: “Ora io sono certo che il papa è<br />

l’Anticristo” e infine nel suo scritto del 1521 contro Ambrosius Catharinus, spiegava<br />

perché era il papa. Aveva usurpato il potere romano, inventando <strong>la</strong> donazione di<br />

Costantino. È una piaga che Dio ha inviato nel<strong>la</strong> sua collera. Vuole spegnere <strong>la</strong> luce<br />

dell’Evangelo destinata a illuminare il mondo. È dunque l’Anticristo predetto da<br />

Daniele, dal Cristo, da S. Pietro, da S. Paolo e dall’Apocalisse”. 94 Ciò che Lutero<br />

disse confidenzialmente nel<strong>la</strong> sua corrispondenza lo pubblicò nel 1520 nel suo<br />

Appello al<strong>la</strong> Nobiltà Cristiana scrivendo: “Io non posso impedirmi di credere che si<br />

potrebbe senza ingiustizia chiamare il papa hominem peccati, l’uomo di peccato”, 95 e<br />

più lontano lo chiamava Anticristo. Ma è nel 1545 che appare “lo scritto più duro, più<br />

feroce che sia uscito dal<strong>la</strong> penna violenta di Lutero”. 96 Il panflet di Lutero aveva per<br />

titolo Winder das Papstum su Rom, vom Teufel gestiflet - Il Potere del Papato a Roma<br />

è stato costituito dal diavolo.<br />

Nel 1603 <strong>la</strong> Chiesa riformata di Francia, al sinodo Nazionale di Gap, stabilisce una<br />

confessione di fede. Uno dei suoi articoli verteva sull’anticristo e “divenne un affare<br />

di Stato”. L’articolo diceva: “Poiché il vescovo di Roma, essendosi elevato a<br />

monarchia nel<strong>la</strong> cristianità, attribuendosi un dominio su tutte le Chiese e i pastori, si è<br />

elevato fino a nominarsi Dio, a voler essere adorato, a vantarsi d’avere ogni potenza<br />

in cielo e in terra, a disporre di tutte le cose ecclesiastiche, a decidere degli articoli di<br />

fede, ad autorizzare e interpretare a suo piacere le Scritture, a fare traffico delle<br />

anime, a dispensare dai voti e dai giuramenti, a ordinare nuovi servizi a Dio; e sotto<br />

gli occhi del<strong>la</strong> giustizia, a calpestare l’autorità legittima dei magistrati, togliendo,<br />

donando, scambiando i regni: noi crediamo fermamente che è propriamente<br />

l’anticristo e il figlio del<strong>la</strong> perdizione, predetto nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, sotto l’emblema<br />

del vizio vestito di scar<strong>la</strong>tto”. 97<br />

“Malgrado l’opposizione del re, tutte le chiese accettarono, con una approvazione<br />

quasi generale, il decreto del sinodo. Il papa si <strong>la</strong>mentò vivamente. Il suo nunzio fece<br />

a Enrico IV delle <strong>la</strong>mentele amare; ma <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> era scritta, acc<strong>la</strong>mata”. 98<br />

“Il sinodo nazionale del<strong>la</strong> Rochelle, convocato nel 1607 decise che, pur<br />

approvando unanimemente l’articolo contestato, e tenendolo conforme a ciò che è<br />

94<br />

STROHL Henri, L’épanouissement de <strong>la</strong> pensée de Luther, Strasburg 1924, p. 316; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 41.<br />

95<br />

LUTHER Martin, Appel à <strong>la</strong> Noblesse chrétienne, ed. fr. Felix Kuhn, Paris 1879, pp. 69,82,85; cit. A.F. Vaucher,<br />

o.c., p. 41.<br />

96<br />

BUONAIUTI Ernesto, Lutero e <strong>la</strong> Riforma in Germania, p. 373; cit. A.F. Vaucher, o.c., pp. 41,42.<br />

97 a<br />

GUILLAUME Adam de FELICE, Histoire des protestants de France, 8 ed., Toulouse 1895, pp. 291,292.<br />

98<br />

PUAUX F., Histoire de <strong>la</strong> Réformation Française, vol. IV, Paris 1860, p. 277; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 43.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 283


CAPITOLO VI<br />

stato annunciato nelle Scritture, consentiva, dietro ordine espresso del principe, a<br />

<strong>la</strong>sciarlo fuori dal<strong>la</strong> confessione di fede.<br />

Per contro, incaricò uno dei suoi membri di provare che l’accusa era giusta, e il<br />

pastore Viguier adempì <strong>la</strong> richiesta del<strong>la</strong> commissione pubblicando un libro intito<strong>la</strong>to<br />

Le théatre de l’Antichrist”. 99<br />

Altre confessioni di fede protestanti si sono espresse nello stesso modo.<br />

Anche alcuni giansenisti sono giunti alle stesse conclusioni.<br />

Per esempio Vittore di S. Maria Sopransi (1739-1804), giansenista, carmelitano<br />

scalzo, scriveva nelle sue riflessioni sul<strong>la</strong> Chiesa dei suoi tempi: “Non c’è posto per<br />

cercare un altro Anticristo; impossibile trovarne uno più grande di questo. Il<br />

cristianesimo non saprebbe vedere nello stesso individuo, nel<strong>la</strong> stessa Chiesa, sullo<br />

stesso seggio, il ministro di Dio e quello di Satana, il pastore legittimo e il <strong>la</strong>dro e<br />

assassino, il vicario del Cristo e l’Anticristo, il centro dell’unità e <strong>la</strong> prostituta<br />

dell’Apocalisse, <strong>la</strong> Chiesa di Dio e <strong>la</strong> sinagoga di Satana”. 100<br />

Purtroppo oggi “l’interpretazione anti-papale è sul<strong>la</strong> via di essere abbandonata<br />

dagli studiosi protestanti”. 101 Scrive il cattolico J.T. Forestell: “Sul<strong>la</strong> scia di eretici<br />

medioevali, i Riformatori hanno identificato l’anticristo con il Papa; tale opinione è<br />

abbandonata dal<strong>la</strong> seria esegesi protestante moderna”. 102<br />

Ciò che ci rende perplessi non è l’abbandono di una spiegazione pur anche storica,<br />

ma il sostituire una spiegazione, che tiene conto delle espressioni del testo biblico e<br />

del patrimonio del<strong>la</strong> Chiesa, con delle supposizioni moderne nelle quali tutti i teologi,<br />

sia cattolici sia protestanti, si perdono.<br />

Come abbiamo visto, c’è un coro unanime che vede nel papato <strong>la</strong> realizzazione<br />

delle parole di Paolo. Coloro che sono ancora incerti a rial<strong>la</strong>cciarsi al<strong>la</strong> spiegazione<br />

dei padri del<strong>la</strong> Chiesa e quelli che hanno saputo valutare <strong>la</strong> realtà del loro tempo,<br />

possano riflettere sulle parole del cardinale Henry Edward Mannig che, a proposito<br />

del cattolicesimo scriveva: “Un sistema come questo è così diverso da tutto ciò che è<br />

umano; porta delle note, dei segni, delle impronte di un carattere così evidentemente<br />

soprannaturale, che gli uomini vi riconoscono oggi, sia il Cristo, sia l’Anticristo. Non<br />

c’è una via di mezzo tra questi due estremi. Non ci sono altre soluzioni al di fuori di<br />

questa alternativa: o <strong>la</strong> Chiesa cattolica è il capo<strong>la</strong>voro di Satana, o essa è il Regno del<br />

Figlio di Dio”. 103 Si può forse pensare che queste parole del cardinale facciano eco a<br />

quelle del protestante Jacopo Brocardo scritte tre secoli prima: “Il papa è il vicario del<br />

Cristo o altrimenti è l’Anticristo”. 104<br />

99<br />

Guil<strong>la</strong>ume A. de Felice, o.c., p. 291.<br />

100<br />

Vittore di S. Maria Sopransi, vedere nota 9.<br />

101<br />

HICHCOCK George-Stewart, The Beasts and the Little Horn, London 1911, 1912, p. 4; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p.<br />

42.<br />

102<br />

J.T. Forestell, o.c., p. 1128.<br />

103<br />

MANNING Henry Edward, The Fourfold Sovereignty of God, London 1871, pp. 171,172; cit. A.F. Vaucher, o.c., p.<br />

42.<br />

104<br />

BROCARDO Jacopo, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, traduzione di James SANFORO, London 1582, fol. 20.<br />

284<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’UOMO DEL PECCATO<br />

Dopo di lui il cardinale Newman diceva <strong>la</strong> stessa cosa: “Il problema, in realtà, si<br />

riassume in questa alternativa: La Chiesa di Roma è <strong>la</strong> casa di Dio o quel<strong>la</strong> di Satana;<br />

nessuna via di mezzo tra queste due posizioni. - Il Cristo ha, si o no, <strong>la</strong>sciato un<br />

rappresentante dopo di lui? - Colui che par<strong>la</strong> nel nome del Cristo deve essere il suo<br />

vero ambasciatore o l’Anticristo; non può essere che l’Anticristo se non c’è<br />

ambasciatore designato. Quali che siano i suoi atti, è santissimo o colpevolissimo<br />

secondo che ha o che non ha l’autorità voluta. O questi atti sono quelli del Cristo o<br />

l’Anticristo ne è l’autore; essi appartengono all’Anticristo se il Cristo non è l’autore.<br />

Nessuna via di mezzo tra il vice-Cristo e l’Anticristo. - Storicamente, un ordine<br />

sacerdotale costituisce l’essenza del<strong>la</strong> Chiesa; se non è di istituzione divina,<br />

costituisce l’essenza dottrinale dell’Anticristo”. 105<br />

Ancora più vicino a noi il teologo cattolico tedesco Karl Adam afferma: “Il papato<br />

si fonda sul<strong>la</strong> volontà del Cristo, o l’Anticristo ha trovato in esso una forma storica?<br />

Per dei cristiani credenti, solo <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione può risolvere questa<br />

questione”. 106<br />

La luce del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione presenta questo potere con una radiografia con tratti così<br />

distinti che non si <strong>la</strong>sciano contraffare. Sono l’insieme di questi tratti che ci pongono<br />

nell’obbligo morale di riconoscere nel vescovo di Roma <strong>la</strong> loro piena e completa<br />

realizzazione. Del resto il Papato e <strong>la</strong> sua Chiesa non sono altro che, come ha fatto<br />

notare l’accademico francese W<strong>la</strong>dimir conte d’Ormesson che è stato ambasciatore<br />

presso <strong>la</strong> santa sede per otto anni, il punto d’incontro e di fusione di tutte le correnti<br />

spirituali che vengono dall’Asia, dal mondo egiziano, greco, celtico e germanico.<br />

“Quel che si chiama <strong>la</strong> Chiesa romana è una fusione di queste diverse spiritualità”. 107<br />

“Tutte le caratteristiche dell’Anticristo si sono più che abbondantemente<br />

manifestate nel papato, noi non vediamo per nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> necessità di cercare altrove <strong>la</strong><br />

realizzazione del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di S. Paolo”. 108<br />

L’autore sconosciuto del Trattato valdese sull’Anticristo, dopo aver citato II<br />

Tessalonicesi II e aver ricordato che il tempio è <strong>la</strong> Chiesa, dice: “Se questo ribelle è di<br />

già venuto in ogni perfezione, non bisogna più cercarlo”. 109<br />

Conclusione<br />

L’apostolo Paolo è formale nello spiegarci chi è <strong>la</strong> potenza spirituale che lo<br />

sostiene: “La venuta di quell’empio avrà luogo per l’azione efficace di Satana, con<br />

ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi”. 110<br />

105<br />

NEWMAN John Enry, The protestant idea of Antichrist - Essays critical and History, t. II, Basil Montagu<br />

Pickering, London 1901, pp. 116,171-173; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 42.<br />

106<br />

ADAM Karl, Vers l’Unité chrétienne, Paris 1949, p. 100; cit. da A.F. Vaucher, o.c., pp. 42,43.<br />

107<br />

ORMESSON W<strong>la</strong>dimir de, Il Papato, ed. Paoline, Catania 1958, p. 156.<br />

108<br />

ELDIN François, Derniers temps et Avenir éternel du grand œuvre humain d’après l’Apocalypse, Paris 1885, p.<br />

296; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 36.<br />

109 A. Monastier, o.c., p. 333.<br />

110 2 Tessalonicesi 2:9.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 285


CAPITOLO VI<br />

La lunga esistenza del papato sarebbe un enigma per il genere umano se a<br />

sostener<strong>la</strong> non ci fosse una forza che va oltre l’abilità di chi lo ha incarnato, i falsi<br />

documenti e l’opera degli apologeti.<br />

L’apostolo Paolo risolve questo enigma affermando che chi sostiene questo potere<br />

è Satana. Del resto, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa di Roma è, parafrasando le parole di Paolo,<br />

un intrecciarsi di falsi racconti, false tradizioni, false visioni, falsi titoli, falsi libri,<br />

false dottrine e falsi miracoli. Gesù dice di Satana: “Non c’è verità in lui. <strong>Quando</strong><br />

par<strong>la</strong> il falso, par<strong>la</strong> del suo, perché è bugiardo e padre del<strong>la</strong> menzogna”.<br />

Quello che si è scritto in questo e nel precedente capitolo è riconosciuto<br />

universalmente. Ma una domanda s’impone: Perché questo potere continua ad<br />

affascinare e ad essere seguito? L’apostolo Paolo risponde: Non perché gli uomini<br />

non conoscano <strong>la</strong> verità, ma semplicemente perché non “l’amano”. Infatti questa<br />

istituzione opera “a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore<br />

all’amore del<strong>la</strong> verità per essere salvati”. Con rammarico constatiamo che teologi,<br />

biblisti, studiosi, sia cattolici che protestanti, conoscono le spiegazioni storiche,<br />

seco<strong>la</strong>ri, di questi due libri profetici di Daniele e dell’Apocalisse e quanto l’apostolo<br />

Paolo scrive nel<strong>la</strong> sua seconda lettera ai Tessalonicesi e le rifiutano per proporre delle<br />

alternative che le giustificano, con il pretesto che il testo non è sufficientemente<br />

chiaro o che lo scrittore ispirato ha anche sbagliato.<br />

286<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo VII<br />

PERCHÉ LA RIFORMA PROTESTANTE<br />

NON È SORTA E<br />

NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

“Per comprendere bisogna ricordarsi che il territorio “<strong>la</strong><br />

grande città” comprendeva dieci regni” Edward-Bishop<br />

Elliott.<br />

Con questo capitolo vorremmo precisare quanto detto in precedenza spiegando<br />

quali sono, nel<strong>la</strong> prospettiva profetica, i confini geografici di un impero e quando un<br />

impero storicamente entra nel quadro del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>; ciò ci aiuterebbe a capire:<br />

a) perché le nazioni <strong>la</strong>tine, anche a seguito del<strong>la</strong> Riforma protestante, sono rimaste<br />

cattoliche;<br />

b) perché nell’Apocalisse Giovanni vede sorgere per tre volte <strong>la</strong> stessa bestia con<br />

sette teste e dieci corna che rappresenta lo stesso impero, lo stesso territorio<br />

geografico, in tre periodi diversi del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>, mentre il profeta Daniele,<br />

volendo indicare quattro imperi che si susseguono, con i propri territori, presenta<br />

quattro bestie, e l’apostolo, nel presentare un’altra potenza con il suo territorio<br />

geografico, distinta da quel<strong>la</strong> del mostro con le sette teste e dieci corna, descrive il<br />

sorgere di un’altra bestia con le corna simili a quelle di un agnello.<br />

Come abbiamo detto, c’è un perfetto parallelismo tra <strong>la</strong> statua del capitolo II di<br />

Daniele e i quattro animali del capitolo VII.<br />

Tramite <strong>la</strong> statua ci viene presentata <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità o, per meglio precisare,<br />

<strong>la</strong> <strong>storia</strong> delle nazioni che entrano in rapporto con <strong>la</strong> Terra Santa, con il popolo di Dio,<br />

con <strong>la</strong> Chiesa, così come un monarca pagano <strong>la</strong> poteva comprendere nel suo<br />

“splendore straordinario”; mentre con gli animali si viene a conoscere <strong>la</strong> natura intima<br />

di queste potenze politiche, così come un profeta ebreo <strong>la</strong> poteva discernere, e come<br />

in realtà sono per il fatto che <strong>la</strong> natura degli Stati è quel<strong>la</strong> di essere separata dal<strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

I quattro principi che delimitano il territorio geografico di un impero<br />

Noi troviamo accenni a questi principi sotto <strong>la</strong> penna di alcuni commentatori che<br />

però non sempre sono stati con essi coerenti. Già Isaac Newton ha scritto in questo<br />

senso, ma crediamo sia stato Louis Gaussen che ha saputo stabilire a sistema gli<br />

argomenti che permettono di delimitare i confini geografici di ognuna delle quattro<br />

monarchie indicate dal profeta Daniele.


CAPITOLO VII<br />

Primo principio:<br />

dal<strong>la</strong> conquista di Gerusalemme<br />

I confini vengono delimitati dal momento che una potenza estende il suo dominio<br />

su Gerusalemme, il popolo di Dio.<br />

“Ognuna delle quattro monarchie che vide Nebucadnetsar, benché avesse avuto<br />

un’esistenza anteriore, non fu considerata come facente parte del colosso che dal<br />

momento in cui essa s’impadronì del dominio del<strong>la</strong> terra profetica, tramite il<br />

sovvertimento del<strong>la</strong> potenza che c’era precedentemente. Non si calco<strong>la</strong> <strong>la</strong> monarchia<br />

dei Medi e dei Persiani che dal momento in cui essa ha preso il posto dei Babilonesi<br />

nell’impero del mondo e nel<strong>la</strong> possessione di Gerusalemme. Non si calco<strong>la</strong> <strong>la</strong><br />

monarchia dei Greci che dalle conquiste di Alessandro; e non si considera <strong>la</strong><br />

monarchia dei Latini che dal<strong>la</strong> presa di Gerusalemme da parte del grande Pompeo”. 1<br />

Secondo principio:<br />

i confini sono determinati dal<strong>la</strong> lingua che in prevalenza viene par<strong>la</strong>ta<br />

“Per conoscere il territorio di ogni monarchia, bisogna cercare quale sia <strong>la</strong> lingua<br />

par<strong>la</strong>ta in prevalenza... All’oriente del Tigri si par<strong>la</strong> il persiano. Tra l’Eufrate ed il<br />

Tigri il caldeo. Dall’Eufrate all’Adriatico il greco. Nei paesi delle dieci corna il<br />

<strong>la</strong>tino”. 2<br />

I confini dell’Impero Romano al Nord-Ovest e al Nord-Est sono segnati dai due<br />

fiumi: Reno e Danubio, che segnano anche i confini delle lingue neo-<strong>la</strong>tine con quelle<br />

germaniche.<br />

Terzo principio:<br />

un territorio non può essere attribuito a più monarchie<br />

“Cosa è in effetti una bestia se non un impero? Che cosa rappresenta il suo corpo<br />

se non un territorio?... Non si può attribuire ad uno stesso paese più d’una monarchia<br />

come suo territorio specifico; ognuna delle quattro bestie aveva il suo proprio corpo; e<br />

le conquiste che esse hanno potuto fare di volta in volta al di là di questo ultimo non<br />

hanno mai, secondo Daniele, fatto parte dei loro corpi; erano so<strong>la</strong>mente, come è<br />

precisato per l’orso persiano, “delle costole in bocca fra i denti”, piuttosto che delle<br />

membra del suo corpo. “Le tre costole che l’orso teneva tra i denti - ha detto Newton -<br />

erano i regni di Lidia, di Babilonia, e d’Egitto”. Queste prede, nel<strong>la</strong> sua go<strong>la</strong>, non<br />

furono dunque mai delle membra del suo corpo. L’Egitto, per esempio, <strong>la</strong> Siria e<br />

1 GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, t. II, Paris 1848, p. 20.<br />

2 Idem, pp 216,217. “Questa ragione è ben fondata; tuttavia, non bisogna tirare tutte le conseguenze con troppo<br />

rigore; o bene, in questo caso, bisognerebbe porre i limiti dell’Impero (romano) sulle cime delle Alpi Noriche piuttosto<br />

che sulle rive del Danubio altrimenti si dovrebbe escludere dall’Impero, se non l’Ungheria, dove l’uso del <strong>la</strong>tino si è<br />

notevolmente conservato, almeno <strong>la</strong> Baviera dove non si par<strong>la</strong> che il tedesco” Idem, p. 217.<br />

288<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PERCHÈ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

l’Asia Minore sono successivamente appartenute alle quattro monarchie; ma questi<br />

paesi non hanno fatto realmente parte che del corpo del<strong>la</strong> terza bestia”. 3<br />

Quarto principio:<br />

autorità religiosa<br />

“Il territorio proprio al<strong>la</strong> quarta bestia o Impero Romano è quello che non fece<br />

parte delle tre precedenti monarchie. Esso formò più tardi l’Impero d’Occidente,<br />

conservando Roma, come sua capitale”. 4<br />

Secondo <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> del capitolo VII, “I dieci regni del<strong>la</strong> quarta monarchia devono<br />

essere sottomessi al<strong>la</strong> corte di Roma”. 5 “E così, - scrive il Maestro Vaucher - ai criteri<br />

politici e linguistici viene ad aggiungersi un criterio religioso che permette di<br />

eliminare i territori in cui <strong>la</strong> Riforma si è stabilita nazionalmente”. 6<br />

Le gambe di ferro del<strong>la</strong> statua tetrametallica di Daniele non<br />

rappresentano l’Impero Romano d’Oriente e l’Impero Romano<br />

d’Occidente<br />

Le gambe di ferro del<strong>la</strong> statua che raffigurano l’Impero Romano non possono per<br />

nessun motivo rappresentare l’Impero (greco) Romano di Oriente e l’Impero (<strong>la</strong>tino)<br />

Romano d’Occidente. Non ha senso cercare il sorgere di cinque regni, raffigurati<br />

dalle cinque dita di ogni piede sul territorio dell’Occidente e su quello dell’Oriente.<br />

Questo non si è mai verificato nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> (ma non è per questo che bisogna spiegare<br />

<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> diversamente).<br />

Gli esegeti cattolici e protestanti che hanno sostenuto questa spiegazione si sono<br />

dovuti rifugiare nel futuro, dove tutto sarà sempre possibile, immaginando per quel<br />

tempo una simile divisione. Nul<strong>la</strong> però nel testo sacro fa prevedere un tale intervallo<br />

che dal<strong>la</strong> caduta dell’Impero Romano giunga fino al tempo del<strong>la</strong> fine. Le dita fanno<br />

seguito ai piedi senza <strong>la</strong>sso di tempo.<br />

Il Gaussen così spiega: “È impossibile rappresentare, nelle due gambe del<strong>la</strong> statua<br />

i due Imperi d’Oriente e d’Occidente perché questa divisione in due non avrebbe<br />

dovuto cominciare che all’altezza delle caviglie; mentre essa comincia al di sopra<br />

delle ginocchia, con l’inizio del ferro. - Il ferro comincia quando l’Impero dei Romani<br />

<strong>diventa</strong> membro del<strong>la</strong> statua al posto dei Greci, prendendo Gerusalemme, 63 a.C....<br />

La divisione dei due Imperi d’Oriente e d’Occidente avvenne quattrocento anni<br />

più tardi, sotto Costantino il Grande... Cosa avvenne (però) al<strong>la</strong> statua al tempo di<br />

Costantino il Grande? Il ferro si mescolò con l’argil<strong>la</strong> all’altezza delle caviglie... Si<br />

deve concludere quindi che le due gambe di ferro non rappresentano, come si vuole<br />

3<br />

Idem, pp. 237,214.<br />

4<br />

BRISSET J. Pierre, Les prophéties accomplies, Paris 1906, p. 15.<br />

5<br />

L. Gaussen, o.c., p. 220.<br />

6<br />

VAUCHER Alfred Félix, Notes Bibliographiques sur le livre de Daniel, vol. I, 1982, p. 130, dattiloscritto.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 289


CAPITOLO VII<br />

pretendere, i due Imperi dei Latini e dei Greci... Questo perché questa divisione in<br />

due imperi non avvenne che quattrocento anni dopo l’inizio delle gambe di ferro... Se<br />

fosse vero che i due territori dei Latini e dei Greci sono rappresentati dalle due<br />

gambe... si sarebbe dovuto vedere nel<strong>la</strong> statua il rame trasformarsi in ferro a seguito<br />

del<strong>la</strong> conquista di Roma e quindi il rame non ci sarebbe più stato.<br />

Il rame rappresenta <strong>la</strong> terza monarchia il cui territorio è quello di Grecia,<br />

Macedonia, Tracia, Asia Minore, Siria e Egitto.<br />

L’opinione che suppone che dopo <strong>la</strong> conquista di Roma non ci sia più rame perché<br />

il territorio dell’Impero Greco viene incorporato nei confini geografici del<strong>la</strong> quarta<br />

bestia, e che le due gambe rappresentano l’Oriente e l’Occidente è in contrasto con il<br />

testo di Daniele stesso che dice che il rame esiste sempre fino al<strong>la</strong> fine dei tempi<br />

(come pure l’argento e l’oro). Secondo Daniele il rame esiste ancora, non so<strong>la</strong>mente<br />

dopo <strong>la</strong> conquista di Roma, ma pure all’epoca più avanzata in cui l’Impero dei<br />

Romani sarà distrutto dal<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> pietra staccata dal<strong>la</strong> montagna.<br />

La Turchia d’Europa, <strong>la</strong> Grecia, <strong>la</strong> Tracia, l’Asia Minore, <strong>la</strong> Siria e l’Egitto che<br />

sono il territorio del<strong>la</strong> terza monarchia, sono rappresentati dal rame e mai dal ferro.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> pietra colpirà <strong>la</strong> statua, dice Daniele: “Allora il ferro, l’argil<strong>la</strong>, il rame,<br />

l’argento e l’oro saranno frantumati insieme, e diventeranno come <strong>la</strong> pu<strong>la</strong> sulle aie<br />

d’estate”. 7<br />

L’argento è il territorio specifico dei Medo-Persiani che si trova a Oriente del<br />

Tigri. Il territorio specifico del rame è tra l’Eufrate e l’Adriatico, e il territorio<br />

specifico del ferro è a Occidente dell’Adriatico e del Reno...<br />

Daniele par<strong>la</strong>ndo delle bestie dice: “Quanto alle rimanenti bestie (le prime tre), era<br />

stato tolto loro il potere e <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> loro vita era stata fissata fino al tempo e<br />

ora”. 8<br />

Il leone, l’orso e il leopardo hanno perso uno dopo l’altro il loro potere, ma non<br />

sono morti, il loro corpo geografico sussiste distinto da quello del<strong>la</strong> quarta bestia.<br />

Il celebre I. Newton ha scritto nel quarto capitolo del suo Commentario su<br />

Daniele: “I popoli del<strong>la</strong> Caldea e dell’Assiria sono <strong>la</strong> prima bestia; i popoli del<strong>la</strong><br />

Media e del<strong>la</strong> Persia sono <strong>la</strong> seconda; le nazioni del<strong>la</strong> Macedonia, del<strong>la</strong> Tracia,<br />

7 Daniele 2:35,45.<br />

8 L. Gaussen, o.c., t. II, p. 209-212,21. Daniele 7:12 versione RINALDI Giovanni, La Sacra Bibbia - Daniele, Torino<br />

1962, p. 106, in nota. C’è chiaramente una differenza di espressione da parte di Daniele per <strong>la</strong> quarta bestia e le prime<br />

tre bestie. Di loro è detto che “il dominio a loro è tolto”, mentre per <strong>la</strong> quarta: “<strong>la</strong> bestia fu uccisa”. “Queste parole<br />

indicano dunque, per lo meno, una fine violenta e disastrosa. Abbiamo già visto che l’impero dei dieci regni <strong>la</strong>tini<br />

deve essere definitivamente infranto dal<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> pietra che si stacca dal<strong>la</strong> montagna, ma allora non saranno<br />

so<strong>la</strong>mente i dieci regni <strong>la</strong>tini, di ferro e argil<strong>la</strong>, Stato e Chiesa, che saranno messi in polvere: saranno tutte le altre<br />

nazioni del<strong>la</strong> terra profetica: il rame, l’argento e l’oro... Al versetto 12 il profeta ricorda il destino dei tre primi imperi<br />

per paragonarli a quello dei Latini... “Quanto alle altre bestie, il dominio fu loro tolto; ma, fu loro concesso un<br />

prolungamento di vita per un tempo determinato” (versione Luzzi). “Il dominio fu anche tolto alle altre bestie” è <strong>la</strong><br />

traduzione di Lutero; ma sarebbe stato meglio tradurre come Calvino, il verbo al piuccheperfetto e dire: “E il dominio<br />

era stato anche tolto alle altre bestie”, poiché è abbastanza evidente che qui Daniele, dopo che ci ha riportato, nel<br />

versetto 11, <strong>la</strong> rovina del<strong>la</strong> quarta monarchia, faccia un ritorno sulle tre prime (monarchie), per ricordarci <strong>la</strong> durata<br />

del<strong>la</strong> loro vita” Idem, t. III, Paris 1848, pp. 66,67,68 (noi abbiamo aggiunto <strong>la</strong> versione Luzzi).<br />

290<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PERCHÈ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

dell’Asia Minore, del<strong>la</strong> Siria e dell’Egitto sono <strong>la</strong> terza; e per conseguenza, infine, i<br />

popoli che vivono in Europa, a Occidente del<strong>la</strong> Grecia e del Reno, <strong>la</strong> quarta.<br />

Come non cercate il corpo del<strong>la</strong> terza bestia che al di qua dell’Eufrate, non dovete<br />

cercare quello del<strong>la</strong> quarta bestia che al di qua del<strong>la</strong> Grecia. E come non ponete <strong>la</strong><br />

quarta testa del leopardo macedone che al di qua dell’Eufrate, non dovete porre per<br />

conseguenza le undici corna del<strong>la</strong> bestia romana che al di qua del<strong>la</strong> Grecia. <strong>Quando</strong><br />

descrivete i quattro regni nei quali si divise l’Impero Greco-Macedone, non par<strong>la</strong>te né<br />

dei Caldei né dei Persiani. E per questo che quando descrivete gli undici regni nei<br />

quali si è diviso l’impero <strong>la</strong>tino, non dovete di conseguenza par<strong>la</strong>re né dei Greci né di<br />

Costantinopoli; poiché quello è il corpo del<strong>la</strong> terza bestia”. 9 (A riprova dell’esattezza<br />

di questa interpretazione è il fatto che nel<strong>la</strong> statua i metalli restano sempre distinti fra<br />

di loro e uno non soppianta mai l’altro facendolo scomparire. Fino al ritorno del<br />

Cristo i vari metalli - regni - territori geografici non si confonderanno).<br />

Il rame, il ferro, l’argento e l’oro sono sempre esistiti nel<strong>la</strong> statua, benché essi<br />

abbiano dominato di volta in volta. Le dieci dita di ferro e di argil<strong>la</strong> non dovrebbero<br />

dunque essere cercate né in Costantinopoli, né nel<strong>la</strong> Persia, né nel<strong>la</strong> Mesopotamia;<br />

poiché sarebbe come cercare le dita di una persona nel suo bacino, nel suo petto, nel<strong>la</strong><br />

sua testa. Per conseguenza noi concludiamo che le dieci corna non devono essere<br />

cercate che nel territorio dei Latini. 10<br />

Come l’Impero Greco passò per due fasi: un periodo d’unità e un periodo di<br />

divisione, così l’evoluzione politica e sociale del mondo romano comprende, in una<br />

forma analoga, tre periodi:<br />

1 o il periodo delle gambe di ferro: è l’era del<strong>la</strong> prosperità, del<strong>la</strong> conquista;<br />

2 o il periodo dei piedi in parte di ferro e in parte di argil<strong>la</strong>: coesistenza di due forze<br />

diverse nell’Impero Romano ancora unito;<br />

3 o il periodo delle dita in parte di argil<strong>la</strong> e in parte di ferro: è il periodo delle 10<br />

corna, del capitolo VII, nel quale appare il piccolo corno che verrà al<strong>la</strong> fine<br />

distrutto; esso rappresenta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Impero Romano a seguito del<strong>la</strong> sua<br />

divisione causata dalle invasioni dei barbari e durerà fino al<strong>la</strong> fine dei secoli.<br />

“Le dieci corna romano-barbariche indicano, in effetti, <strong>la</strong> continuazione<br />

dell’Impero Romano come le quattro corna del becco e le quattro teste del leopardo <strong>la</strong><br />

continuazione dell’Impero di Alessandro” 11 i cui regni hanno dominato sul corpo<br />

del<strong>la</strong> terza bestia.<br />

Il territorio dell’Impero Romano delle dieci dita e corna non può essere che quello<br />

<strong>la</strong>tino perché, come abbiamo detto, il territorio d’Oriente dell’Impero Romano faceva<br />

parte del corpo geografico delle altre bestie.<br />

9<br />

NEWTON Isaac, Ad Danielis prophetae vaticinia observat, Amsterdam 1737, p. 22; cit. da L. Gaussen, o.c., t. II,<br />

pp. 213,214.<br />

10<br />

L. Gaussen, o.c., t. II, pp. 214,215. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

Sul perché l’Inghilterra non faccia parte del<strong>la</strong> terra profetica dei <strong>la</strong>tini e non sia quindi rappresentata da un corno,<br />

vedere il nostro Capitolo X, nota n. 89.<br />

11<br />

FABRE ENVIEU Jules de, Le livre du Prophète Daniel, Paris 1890, t. II, pp. 666,667; confr. Daniele 8:8,21; 7:6.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 291


CAPITOLO VII<br />

“Dopo un maturo esame i migliori esegeti sono arrivati a una conclusione<br />

evidente: i (dieci) regni (rappresentati dalle dita e dalle corna) appartengono<br />

esclusivamente all’Impero d’Occidente”. 12<br />

“Le dieci dita raffigurano i dieci regni che si sono formati durante e a seguito delle<br />

invasione dei barbari nell’Impero d’Occidente: è il territorio proprio al quarto regno<br />

del<strong>la</strong> statua”. 13<br />

“Si riconosce come un fatto predetto da Dio, che i dieci regni del<strong>la</strong> quarta<br />

monarchia devono essere sottomessi al<strong>la</strong> corte di Roma e al suo sommo pontefice”. 14<br />

Pierre Jurieu scriveva al<strong>la</strong> fine del XVII secolo a proposito dell’Apocalisse:<br />

“Questo libro intero non è che <strong>la</strong> parafrasi di ciò che dice Daniele nel VII capitolo<br />

delle sue rive<strong>la</strong>zioni, riguardanti <strong>la</strong> quarta bestia” 15 e “secondo me tutta l’Apocalisse è<br />

il commentario di ciò che Daniele ha detto in breve del<strong>la</strong> quarta monarchia mondiale,<br />

cioè dell’Impero Romano”. 16<br />

Ecco perché Giovanni nel suo libro, descrivendo le trasformazioni che avvengono<br />

su questo impero <strong>la</strong>tino, presenta una stessa bestia, cioè uno stesso territorio<br />

geografico, che appare tre volte nei capitoli XIII prima parte, XI e XVII.<br />

Appare tre volte perché descrive le differenti fasi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> sul territorio dei<br />

Latini dopo le invasioni barbariche; ha però sette teste che rappresentano le sette fasi<br />

del<strong>la</strong> monarchia universale partendo da Babilonia, riassumendo in sé le caratteristiche<br />

delle quattro bestie di Daniele.<br />

<strong>Quando</strong> poi Giovanni vuole presentare un’altra potenza, con il suo corpo<br />

geografico distinto dalle precedenti monarchie, presenta un’altra bestia, Apocalisse<br />

XIII s.p., che non ha nul<strong>la</strong> delle precedenti.<br />

Gli Stati <strong>la</strong>tini, pur essendo invasi dai movimenti ereticali e protestanti,<br />

rimasero cattolici<br />

Prima del<strong>la</strong> Riforma i territori dell’antico Impero Romano pullu<strong>la</strong>vano di eretici,<br />

oggi “fratelli separati”, “fratelli”. 17<br />

Non c’era un angolo dell’Europa dove non ci fossero i valdesi.<br />

“I valdesi, dopo aver talmente inondato <strong>la</strong> Francia, nel XII secolo, tanto che <strong>la</strong><br />

religione romana vi aveva perso il suo splendore, passarono in Italia, e<br />

s’impadronirono di qualche città del<strong>la</strong> Toscana. Essi erano conosciuti in questo paese<br />

sotto il nome di Fraticelli o Fratercoli, cioè piccoli frati...<br />

Nel<strong>la</strong> so<strong>la</strong> Valcamonica, i valdesi italiani avevano dieci scuole mantenute da<br />

contribuzioni rego<strong>la</strong>ri da tutte le loro società (anno 1229). Oltre alle Chiese che<br />

12<br />

BIRKS Thomas-Rawson, The four prophetic Empire, London 1844, p. 96.<br />

13<br />

J.P. Brisset, o.c., p. 13.<br />

14<br />

L. Gaussen, o.c., t. II, p. 220.<br />

15 a<br />

JURIEU Pierre, L’accomplissement des prophéties, t. I, 3 ed., Rotterdam 1689, pp. 65,66.<br />

16<br />

JURIEU Pierre, Apologie pour l’accomplisscment des prophéties, Rotterdam 1687, pp. 30,31.<br />

17<br />

La prima espressione è di Giovannni XXIII e <strong>la</strong> seconda di Giovanni Paolo II.<br />

292<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PERCHÈ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

possedevano in Lombardia, ne avevano nel<strong>la</strong> Romagna, a Firenze e nelle valli di<br />

Spoleto (1250)... Nel 1280, il loro numero si è considerevolmente accresciuto in<br />

Sicilia”. 18<br />

Nell’XI secolo i Patari si trovavano a Mi<strong>la</strong>no e tenevano le loro riunioni nel<strong>la</strong><br />

strada chiamata Pataria (da cui il loro nome). A Modena si riunivano nei mulini ad<br />

acqua. Avevano delle case a Ferrara, Brescia, Viterbo, Verona, Vicenza, Rimini,<br />

Romandio<strong>la</strong> e in molti altri luoghi.<br />

Reinerius Saccho, il celebre inquisitore dei valdesi, dice che nel 1259 <strong>la</strong> Chiesa<br />

patarina d’Alba contava oltre cinquecento membri; quel<strong>la</strong> di Concorezzo, più di<br />

millecinquecento e quel<strong>la</strong> di Bagnolo circa duecento. Tutte queste comunità eretiche,<br />

in tempo di persecuzione, si riunivano in gruppi da 8, 20, 30 persone.<br />

In Ca<strong>la</strong>bria, nello spazio di dieci anni, verso il 1200, più di 140.000 Albigesi<br />

furono messi a morte.<br />

Nell’ambito stesso del<strong>la</strong> Chiesa romana sorsero dei movimenti di riforma e delle<br />

personalità di prestigio per richiamare <strong>la</strong> Chiesa ai suoi principi evangelici sia nei<br />

costumi sia nel<strong>la</strong> morale. 19<br />

In Portogallo, Spagna, Italia, Francia e Germania si attendeva un rinnovamento<br />

del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

“Negli ultimi anni del XV secolo, Roma sembrava <strong>la</strong> padrona dell’avvenire, e<br />

forse lo sarebbe rimasta, se avesse risolutamente, alle soglie stesse del Rinascimento,<br />

compiuto essa stessa questa riforma che i popoli rec<strong>la</strong>mavano dal tempo del<strong>la</strong> cattività<br />

di Avignone”. 20<br />

Nell’opera cattolica di Fliche e Martin a proposito di quest’azione di<br />

rinnovamento in seno agli ordini e monasteri del<strong>la</strong> Chiesa cattolica in Francia si<br />

legge: “Al<strong>la</strong> fine dello stesso secolo e all’inizio del XVI, <strong>la</strong> situazione non è molto<br />

cambiata... Se, in tale o ta<strong>la</strong>ltro monastero, si constata un certo raddrizzamento, non è<br />

<strong>la</strong> stessa cosa, talvolta, in un monastero molto vicino... Accanto a questi <strong>la</strong>uri, ci sono<br />

anche molte ombre, per molte ragioni: persistenza delle cattive abitudini del<strong>la</strong> corte<br />

romana, mancanza di zelo dei governanti per appoggiare fortemente i riformatori,<br />

decisioni rimaste lettera morta, procedure troppo spesso giudiziarie e poliziesche del<strong>la</strong><br />

riforma, impressione di cose poco chiare e di disordini”.<br />

Per quanto riguarda le opere di rinnovamento in Spagna e in Portogallo è detto:<br />

“Esse non hanno semplicemente lo scopo di restaurare le osservanze primitive delle<br />

antiche austerità, le discipline neglette. Esse s’ispirano anche ad un potere spirituale<br />

apostolico, ed è forse questo che fa <strong>la</strong> loro originalità e che le distingue dal<strong>la</strong> riforma<br />

in genere, più partico<strong>la</strong>rmente preoccupata, a quanto sembra, di ascetismo e di<br />

rego<strong>la</strong>rità”. 21<br />

É inutile dire che a questi tentativi di rinnovamento nell’ambito del<strong>la</strong> Chiesa che,<br />

nel migliore dei casi, sfociavano in un cambiamento di costumi, del<strong>la</strong> morale o del<br />

18 GUERS Émile, Histoire abrégée de l’Eglise, Toulouse 1850, p. 306.<br />

19 La Riforma protestante ha avuto successo perché al<strong>la</strong> base c’era un fondamento dogmatico, teologico, dottrinale,<br />

cosa che era assente o quasi in quei movimenti all’interno del cattolicesimo che l’hanno preceduto.<br />

20 HALPHEN L. - SAGNAC Ph., Les débuts de l’âge moderne, coll. Peuples et Civilisation, vol. VIII, ed. 1929, p. 154.<br />

21 FLICHE Augustin - MARTIN Victor, Histoire de l’Eglise, t. XV, L’Eglise et <strong>la</strong> Renaissance, ed. 1951, pp. 299,310.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 293


CAPITOLO VII<br />

sentimento religioso, si contrapponevano i numerosi conventi che si sollevavano con<br />

violenza espellendo o, nei casi più felici, respingendo i monaci riformatori. “L’odio fu<br />

così forte che creò <strong>la</strong> guerra, guerra giudiziaria a colpi di processi, guerra materiale a<br />

colpi di pugnale, guerra dottrinale a colpi di censura o di libelli. La riforma era<br />

appena stata fatta in un posto che subito doveva essere rifatta. La riforma religiosa<br />

non era che un’operazione di polizia, da interiore e spirituale che avrebbe dovuto<br />

essere, essa <strong>diventa</strong>va esteriore e legale; non più una libera adesione delle coscienze<br />

rigenerate, ma una costrizione dei poteri coalizzati del sacerdote e del principe”. 22<br />

Questa degenerazione del<strong>la</strong> Chiesa “non era causata dal mal vivere, ma dal mal<br />

credere” 23 Non era sufficiente distruggere gli abusi per realizzar<strong>la</strong>. Occorreva una<br />

riforma nel senso di ritorno alle dottrine del<strong>la</strong> Chiesa primitiva, cioè una riforma del<strong>la</strong><br />

fede e dei dogmi. 24<br />

La Riforma protestante<br />

La Riforma, non potendo imporsi nei paesi <strong>la</strong>tini per <strong>la</strong> mancanza di basi<br />

dottrinali, ma soprattutto a causa di una situazione politica non in grado di arginare lo<br />

strapotere delle autorità ecclesiastiche di Roma, esplose in Germania con Lutero.<br />

Questo rinnovamento si estese per tutta l’Europa, dove ebbe varia fortuna.<br />

Nel<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> Iberica<br />

“Qui <strong>la</strong> Riforma, fin dal 1526, fu santa, abbondante, eroica, nei pa<strong>la</strong>zzi come nelle<br />

capanne, nei conventi come nelle scuole, presso i cappel<strong>la</strong>ni ed i confessori<br />

dell’imperatore Carlo V come presso gli ufficiali dei suoi eserciti. Non importa!<br />

bisognò che Roma <strong>la</strong> soffocasse nelle fiamme con gli innumerevoli e orribili supplizi.<br />

Quindici grandi tribunali d’inquisizione in quindici città diverse, <strong>la</strong>vorando notte e<br />

giorno al<strong>la</strong> ricerca dei martiri, li fecero bruciare vivi in un numero immenso per<br />

ordine del papa. “Due mesi più tardi, diceva il grande Inquisitore, al<strong>la</strong> luce dei roghi<br />

di Siviglia e di Val<strong>la</strong>dolid, due mesi dopo sarebbe stato troppo tardi, e <strong>la</strong> Spagna<br />

intera ci sarebbe stata rapita”. Ma non era possibile che questa contrada fosse rapita:<br />

<strong>la</strong> Spagna appartiene al corpo del<strong>la</strong> bestia”. 25<br />

22 IMBART de <strong>la</strong> TOUR P., Les origines de <strong>la</strong> Réforme, t II, Paris 1909, p. 537.<br />

23 FEBURE M. Lucien, Problème général des causes de <strong>la</strong> Réforme, in Revue Historique, t. CLXI 1929; cit.<br />

Dictionnaire de Théologie Catholique, voce Reforme.<br />

24 In questo senso <strong>la</strong> Chiesa Romana non si è mai riformata anzi, con il Concilio di Trento “<strong>la</strong> Chiesa Romana, in<br />

effetti, non riformò né <strong>la</strong> sua tradizione né i suoi dogmi, né <strong>la</strong> sua organizzazione. La sua politica fu essenzialmente<br />

una politica di resistenza, una politica di combattimento contro tutte le innovazioni che erano <strong>la</strong> caratteristica del<strong>la</strong><br />

Riforma. Che essa (Chiesa) sia uscita dal<strong>la</strong> prova con delle forze rinnovate, ciò non cambiava niente ai suoi principi<br />

né alle regole del suo governo, che essa si gloriava al contrario di mantenere immutate” SÉE Henri, Le XVI siècle, Clio,<br />

PUF 1942, p. 235. Al Concilio Vaticano II i Padri Conciliari hanno dovuto firmare un documento prima dei <strong>la</strong>vori del<br />

Concilio che nul<strong>la</strong> avrebbe modificato del<strong>la</strong> dottrina romana. Vedere il nostro Capitolo III, pp. 196,197, nota n. 262.<br />

25 L. Gaussen, o.c., t. II, p. 221.<br />

294<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


In Italia<br />

PERCHÈ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

I valdesi, dice lo storico A. Vulliet, “se ne andavano a due a due a visitare i loro<br />

fratelli dispersi in tutta Europa, e si assicura che ci fu un tempo in cui essi potevano<br />

andare da Cologna a Firenze dormendo ogni notte in una casa di fratelli.<br />

Riconoscevano queste case da certi segni partico<strong>la</strong>ri”. 26<br />

In Italia il pensiero evangelico aveva raggiunto anche Napoli dove dei nobili<br />

cavalieri e nobildonne l’accettarono. Siena e Lucca ne furono contaminate. La<br />

Ca<strong>la</strong>bria pullu<strong>la</strong>va di eretici, in un solo giorno del 1561 ne furono uccisi 180 e il<br />

Cavaliere di Napoli, Salvatore Spinello, buon cattolico, “preferiva spopo<strong>la</strong>re il suo<br />

paese che tollerare questa peste”.<br />

In una lettera inviata da un papista di Ca<strong>la</strong>bro al duca Urbino si racconta come<br />

questi albigesi venissero prelevati da una casa, sgozzati dal boia, messi su un carro e<br />

trasportati ai confini del<strong>la</strong> provincia. 27<br />

“Al Nord vi era tutta una catena di città in parte passate al<strong>la</strong> Riforma, persino nelle<br />

loro c<strong>la</strong>ssi dirigenti: partendo dalle val<strong>la</strong>te valdesi e dal Piemonte, passando per<br />

Pavia, Padova, Modena, Ferrara, Vicenza, Bologna, essa toccava Venezia ove l’eresia<br />

si radicò a tal punto da resistere fino al XVII secolo. La Dalmazia era già intaccata.<br />

Tremi<strong>la</strong> professori, si diceva, erano passati al luteranesimo e anche qualche inquisitore<br />

locale. Se in Italia fosse scoppiato un grande movimento riformatore il<br />

papato non poteva contare sul sentimento popo<strong>la</strong>re che gli era sempre stato fedele<br />

soltanto a Roma. La causa del cattolicesimo... sarebbe stata perduta”. 28<br />

In Italia bastò stabilire l’inquisizione per causare <strong>la</strong> fuga di molti protestanti 29 , e<br />

con l’avvento al potere di Pio IV <strong>la</strong> situazione si aggravò.<br />

“Soprattutto sotto i papi Paolo III (1534-1549), Giulio III (1550-1555), Paolo IV<br />

(1555-1559), Pio IV (1560-1565) e Pio V (1566-1572) <strong>la</strong> persecuzione fu terribile;<br />

Pio IV sorpassò Paolo IV stesso per le crudeltà del suo regno; Pio V li sorpassò tutti e<br />

due. “A Roma, sotto Pio V, tutti i giorni c’è qualche infelice che viene bruciato, o<br />

impiccato o decapitato, - scriveva nel 1568 Tobie Eglino, - tutte le prigioni sono<br />

affol<strong>la</strong>te; si è obbligati a costruirne delle nuove; e questa città immensa non ha<br />

abbastanza segrete per <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> di persone pie che vengono arrestate<br />

continuamente””. 30 “Lo stabilirsi dell’Inquisizione a Roma, dice Pal<strong>la</strong>vicini, salvò il<br />

cattolicesimo in Italia”. 31<br />

26<br />

VULLIET Adam, Histoire du Moyen-Âge, pp. 124; cit. VUILLEUMIER Jean, Les Prophéties de Daniel et leur<br />

Accomplissement Historique, Genève 1906, pp. 340,341.<br />

27<br />

CRESPIN Jean, Histoire des Martirs, t. I, Toulouse, p. 854, <strong>la</strong> lettera pp. 852,853.<br />

28<br />

LÉONARD Emile G., Storia del Protestantesimo, vol. I, La Riforma, ed. Molino, Mi<strong>la</strong>no 1971, pp. 358,359.<br />

29<br />

Un riformatore italiano scriveva a Henri Bullinger nel 1549: “La persecuzione contro i nostri fratelli <strong>diventa</strong> ogni<br />

giorno più violenta. Gli uni sono trascinati alle galere, gli altri condannati al carcere perpetuo. Alcuni, ahimè! hanno<br />

abiurato per paura di morire, tanto è difficile confessare coraggiosamente Cristo in mezzo alle torture! Molti sono<br />

esiliati assieme alle mogli e ai figli. La maggior parte cerca scampo nel<strong>la</strong> fuga” cit. idem, p. 373,374.<br />

30<br />

Mac’CRIE, Histoire de <strong>la</strong> Réforme en Italie, p. 304, lettera a Henri Bullinger; cit, da L. Gaussen, o.c., t. II, p. 223;<br />

cit. da J. Crespin, o.c.<br />

31<br />

PALLAVICINI, Histoire du Concile de Trente, liv. XIV, ch. 9; cit. L. Gaussen, o.c., t. II, p. 222.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 295


CAPITOLO VII<br />

L’Italia è il cuore del potere di Roma e non può essere quindi conquistata al<strong>la</strong><br />

Riforma.<br />

In Francia<br />

In Francia, verso <strong>la</strong> metà del XVI secolo, <strong>la</strong> Riforma protestante si era infiltrata in<br />

tutti gli strati sociali e, a giudizio di Henry Hauser, nel 1560 era <strong>diventa</strong>ta “una<br />

religione popo<strong>la</strong>re”.<br />

“L’abate Carrière osserva inoltre che “negli infimi gradi del<strong>la</strong> magistratura <strong>la</strong><br />

dottrina raccoglie innumerevoli adesioni”, tanto che quasi soltanto gli alti pre<strong>la</strong>ti e i<br />

funzionari, gente legalitaria e prudente, ne erano rimasti indenni... Gli ultimi anni di<br />

Francesco I erano stati contrassegnati dal massacro dei valdesi del Lubéron (aprile<br />

1546) e dal supplizio (8/10/1546) di Pierre Leclerc e di tredici fedeli del<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Meaux; i tre primi anni di regno di Enrico II si distinsero per più di cinquecento<br />

sentenze, emanate contro gli eretici del<strong>la</strong> “Camera ardente” creata 1’8 ottobre 1547...<br />

Enrico II e i suoi consiglieri, il conestabile di Montmorency e i cardinali di Lorena<br />

e di Tournon, avrebbero ben volentieri instaurato l’Inquisizione, se non avessero<br />

dovuto fare i conti con l’opposizione degli alti funzionari dello stato. D’altra parte i<br />

protestanti sapevano ormai di essere molto numerosi ed erano incoraggiati dalle<br />

adesioni di membri dell’alta nobiltà e del<strong>la</strong> famiglia reale”. 32<br />

Nelle sere dal 13 al 16 maggio 1558 quattromi<strong>la</strong> ugonotti passeggiavano sul<strong>la</strong> riva<br />

destra del<strong>la</strong> Senna di fronte al Louvre e alle Tuileries cantando salmi con il re di<br />

Navarre al<strong>la</strong> testa.<br />

Sembra che agli inizi del 1559 a Saint-Maixent si praticasse il culto<br />

pubblicamente.<br />

Dal 26 al 29 maggio 1559 si tenne il primo sinodo protestante parigino, con<br />

rappresentanti del<strong>la</strong> Normandia e del<strong>la</strong> regione dell’Ovest del<strong>la</strong> Loira.<br />

La notte di S. Bartolomeo, 23-24 agosto 1572, fu però “il trionfo degli avversari<br />

del suffragio universale” (espressione questa di Douen), e fino al<strong>la</strong> fine di agosto e i<br />

primi di settembre <strong>la</strong> strage di<strong>la</strong>gò nelle più importanti città: Meaux, Orléans, La<br />

Charité, Lion, Angers, Saumur, Toulouse, Albi, Gail<strong>la</strong>c, Troyer, Bourges, Romans, e<br />

agli inizi di ottobre infuriava ancora a Bordeaux.<br />

Nel 1589 Navarre salì al trono di Francia col nome di Enrico IV e, sebbene avesse<br />

accettato un’umiliante abiura al<strong>la</strong> fede protestante, sostenne gli Ugonotti e proc<strong>la</strong>mò<br />

l’editto di Nantes il 13 aprile 1598. Con questo editto si accordò <strong>la</strong> libertà di<br />

coscienza e si autorizzò l’esercizio del culto pubblico. L’accesso al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> era<br />

ammesso a tutti i giovani. I protestanti potevano avere scuole proprie dove avevano <strong>la</strong><br />

libertà di culto, avevano il diritto di avere cimiteri speciali dove veniva loro proibita<br />

<strong>la</strong> sepoltura nei cimiteri comuni. Lo stesso segreto professionale dei pastori era<br />

riconosciuto. Lo stato avrebbe provveduto al mantenimento dei ministri e i protestanti<br />

32 E.G. Léonard, o.c., vol. II, Il Consolidamento, Mi<strong>la</strong>no 1971, pp. 140,154, 155. Nel<strong>la</strong> notte del 4/9/1557 in una<br />

casa privata in via del Faubourg-Saint-Jacques ci fu una assemblea al<strong>la</strong> quale parteciparono quattrocento persone.<br />

Essendo <strong>la</strong> casa assediata dal<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, <strong>la</strong> maggior parte dei fedeli riuscì a mettersi in salvo grazie ai gentiluomini<br />

presenti. Tuttavia furono arrestate centotrenta persone, soprattutto donne che non avevano osato seguire gli altri.<br />

Secondo l’Histoire ecclésiastique, vol. I, pp. 98-101, erano quasi tutte “dame e damigelle di grandi famiglie” cit.<br />

Idem, p. 157.<br />

296<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PERCHÈ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

potevano essere ammessi ad ogni impiego o carica con il diritto di alcuni seggi nel<br />

consiglio regio. Si accordavano 150 località rifugio, di cui 50 erano posti di sicurezza,<br />

16 posti di matrimonio, con governatori e soldati protestanti pagati dal re, e 80<br />

fortezze private mantenute dai signori. Per il papa fu “il peggiore editto che si potesse<br />

immaginare”. L’editto subì delle modifiche. Il culto fu vietato nelle città sedi<br />

vescovili e lo stesso re dovette lottare non poco per far sì che i protestanti<br />

continuassero a rivestire gli incarichi pubblici.<br />

In un documento del XVII secolo, in seguito a un censimento dei protestanti<br />

ordinato dal re nel 1598, risultavano 274.000 famiglie (di cui 2468 nobili) e<br />

1.250.000 persone, cifra che poi sarebbe aumentata di un terzo fino al tempo di<br />

Richelieu. I protestanti a Parigi potevano essere un ventesimo del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione (cioè<br />

15.000 come a Nimes, dove però erano i tre quarti). Il protestantesimo a Parigi si<br />

riuniva anche a corte facendo capo al<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> del re, Caterina di Borbone, e<br />

celebrava il culto al Louvre nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> delle Cariatidi. Dopo l’assassinio del re Enrico<br />

IV, 1610, iniziò per i protestanti <strong>la</strong> rovina, essi vennero ostaco<strong>la</strong>ti nel<strong>la</strong> vita familiare<br />

e sociale. Il mezzo più coercitivo, anche se fu criticato da qualche ecclesiastico, fu<br />

quello dell’alloggio obbligato dei soldati a cui era permessa ogni licenza. Questa<br />

forma di sopruso e di violenza indiretta fu già utilizzata nel passato per punire e costringere<br />

al<strong>la</strong> resa le popo<strong>la</strong>zioni che avevano accettato l’eresia valdese, albigese e<br />

altre ancora.<br />

Nel 1685 iniziarono le restrizioni civili: i protestanti non potevano svolgere <strong>la</strong><br />

funzione di farmacisti, chirurghi, avvocati, magistrati, librai, tipografi, medici. Non si<br />

potevano avere fittavoli protestanti e <strong>la</strong> sepoltura in cimiteri protestanti era consentita<br />

in quelle città in cui il loro culto era ancora ammesso.<br />

Il 18 ottobre 1685 il Consiglio superiore con Luigi XIV decretò <strong>la</strong> revoca<br />

dell’Editto di Nantes che Enrico IV aveva dichiarato “perpetuo e irrevocabile” con il<br />

“presupposto che in Francia i protestanti non esistevano più”. Sotto Luigi XIV,<br />

400.000 protestanti furono uccisi. 33<br />

Spariti i protestanti si demolirono i templi, si vietava il culto in qualsiasi luogo o<br />

casa, scomparivano così i superstiti. I ministri venivano allontanati dal regno, tempo<br />

quindici giorni. Aiuti ed esenzione dalle tasse a coloro che si convertivano. Le scuole<br />

venivano soppresse e i neonati battezzati. I matrimoni protestanti venivano annul<strong>la</strong>ti.<br />

Ai fedeli protestanti veniva proibito di <strong>la</strong>sciare il regno, pena <strong>la</strong> galera per gli uomini<br />

e il sequestro del corpo e dei beni per le donne. Un editto del 1686 strappò ai genitori<br />

protestanti, non ancora convertiti al cattolicesimo, i figli dai cinque ai sedici anni e<br />

venivano consegnati a parenti cattolici o, in caso di impossibilità di pagare una<br />

pensione, imprigionati. Ben presto le prigioni furono rigurgitanti di persone d’ambo i<br />

sessi e di ogni ceto sociale. Chi poteva cercava <strong>la</strong> via dell’espatrio. Le sorveglianze di<br />

confine di mare e di terra si facevano sempre più rigide con sanzioni sempre più<br />

severe per coloro che venivano scoperti. Un milione di protestanti in settant’anni<br />

<strong>la</strong>sciarono il suolo francese per <strong>la</strong> Germania, <strong>la</strong> Svizzera, l’O<strong>la</strong>nda, l’Inghilterra<br />

portando il segreto delle loro industrie e l’ingegno del<strong>la</strong> loro attività. Questo esodo<br />

forzato spogliò <strong>la</strong> Francia dei suoi cittadini più capaci, fu una emorragia e <strong>la</strong> Nazione<br />

33 Cit. da L. Gaussen, o.c., t. II, p. 227. Come Diocleziano ha fatto scrivere sulle medaglie del suo impero “Extinto<br />

nomine Christianorum”, Luigi XIV ha fatto scrivere nel<strong>la</strong> legge del suo regno: “Non ci sono più Riformati”.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 297


CAPITOLO VII<br />

si impoverì sotto tutti gli aspetti abbandonata al suo clero che <strong>la</strong> corrompeva<br />

portando<strong>la</strong> al<strong>la</strong> Rivoluzione, conseguenza naturale di uno sfacelo religioso.<br />

La Francia, facendo parte del territorio <strong>la</strong>tino, non poteva che restare cattolica.<br />

I confini dell’antico Impero Romano<br />

delimitarono i territori conquistati al<strong>la</strong> Riforma<br />

I confini dell’Impero Romano erano delimitati, come abbiamo detto, ad Ovest dal<br />

Reno (che, salendo verso il Nord, divide l’Europa <strong>la</strong>tina da quel<strong>la</strong> germanica) e a Est<br />

dal Danubio.<br />

“A destra del Danubio, come a sinistra del Reno, regna il papa; e dall’altra parte <strong>la</strong><br />

Riforma di Lutero o quel<strong>la</strong> di Calvino.<br />

Sul Danubio i montanari del Salzbourg, i cittadini di Linz, e altri ancora, sono<br />

cacciati al di là del fiume a causa del<strong>la</strong> loro fede.<br />

Sul bel Reno, a partire dal<strong>la</strong> Svizzera fino al Mare del Nord, a sinistra ci sono gli<br />

uomini del papa, e a destra <strong>la</strong> Riforma; a sinistra, Strasburgo, già (come Ginevra) città<br />

libera e riformata, ma sorpresa in piena pace da Luigi XIV, vide rientrare nel<strong>la</strong> sua<br />

alta cattedrale le ido<strong>la</strong>trie del papato. Al di sotto di Strasburgo, sempre sul<strong>la</strong> riva<br />

romana, le città imperiali e libere di Worms e di Spire, le cui cattedrali sono dovute<br />

restare al papa malgrado i numerosi riformati di cui esse erano popo<strong>la</strong>te; quel<strong>la</strong> di<br />

Mayence ancora, d’Aix-<strong>la</strong>-Chapelle, di Bonn, di Cologne (di cui invano l’arcivescovo<br />

abbracciò l’evangelo nei giorni del<strong>la</strong> Riforma). E sul<strong>la</strong> riva destra, le città protestanti<br />

di Heidelberg e di Francfort-sur-le Mein, quelle del Pa<strong>la</strong>tino, quelle del<strong>la</strong> Hesse e di<br />

Nassau, quelle di Manheim, di Darmstadt, d’Arnheim, d’Utrecht e di Leyde. La legge<br />

del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> si è realizzata in modo ammirevole nei Paesi Bassi”. 34<br />

Paesi Bassi<br />

La dimostrazione di questa legge del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> l’abbiamo partico<strong>la</strong>rmente nei<br />

Paesi Bassi che, attraversati dal Reno, si dividono in due parti, una settentrionale e<br />

l’altra meridionale. Quel<strong>la</strong> a sud faceva parte del corpo del<strong>la</strong> bestia e non poteva<br />

quindi rimanere protestante.<br />

Scrive lo storico E. Léonard: “Il luteranesimo aveva fatto nei Paesi Bassi una<br />

precoce apparizione con l’agostiniano Jacobus Preapositus, priore del convento di<br />

Anversa (1519); ma il clero non aveva tardato a reagire: e il primo luglio 1523 due<br />

monaci agostiniani furono suppliziati a Bruxelles. Le persecuzioni, già<br />

partico<strong>la</strong>rmente crudeli in quei domini personali di Carlo V, dove egli aveva mano<br />

libera, furono codificate da un’ordinanza imperiale (14/10/1529) talmente severa<br />

contro gli eretici e persino contro chi era semplicemente trovato in possesso di libri<br />

proibiti (essa comminava <strong>la</strong> decapitazione per gli uomini, il seppellimento da vive per<br />

le donne e il rogo per i recidivi) che gli Stati di Fiandra vi si opposero”. 35<br />

34 L. Gaussen, o.c., t. II, pp. 229,230.<br />

35 E.G. Léonard, o.c., vol. II, p. 111.<br />

298<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PERCHÈ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

La notte di S. Bartolomeo (23-24/8/1572) in Fiandra privò del<strong>la</strong> principale<br />

col<strong>la</strong>borazione i Paesi Bassi che subirono devastazioni in molte province da parte<br />

delle truppe spagnole.<br />

Le lotte in questo paese si susseguirono e dopo <strong>la</strong> pace di Arras, 17 maggio 1579,<br />

delle 17 province conquistate al<strong>la</strong> Riforma, “una decina di province o signorie<br />

meridionali (Sud-Ovest del Reno), si riconciliarono con Filippo II (ritornando sotto <strong>la</strong><br />

sede di Roma) e le sette province del Nord, con <strong>la</strong> città di Gand, Ypse, Anversa e<br />

Bruges si coalizzarono (e rimasero protestanti)”. 36 Qualche mese dopo le città dei<br />

Paesi Bassi meridionali in mano ai protestanti, Gand (17/9/1584), Bruxelles<br />

(10/3/1585), Anversa (17/8), non lo furono più. In tre anni di guerre ci furono 18.000<br />

morti.<br />

Così conclude E. Léonard: “Dei grandi Paesi Bassi indipendenti e uniti in cui il<br />

protestantesimo, già saldamente instaurato al nord, avrebbe potuto estendersi al sud in<br />

una atmosfera di libertà spirituale, <strong>la</strong> nazione, ripetutamente scesa in campo, era<br />

ormai divisa in due paesi ostili uno all’altro. È vero che un rigido protestantesimo, il<br />

calvinismo, aveva trionfato nelle sette Province Unite settentrionali, ma in compenso<br />

il protestantesimo, di qualunque tipo, era stato completamente cancel<strong>la</strong>to nelle dieci<br />

Province meridionali, dove aveva avuto una così gloriosa e sanguinosa <strong>storia</strong>. I<br />

protestanti ebbero parecchi anni di tempo per andarsene... Quasi tutti i rimasti si<br />

fecero cattolici: fedeli al protestantesimo rimasero soltanto alcuni sparuti gruppi di<br />

minatori a Dour nel Borinage, e di agricoltori a Horebeke Sainte-Marie, vicino ad<br />

Audenarde”. 37<br />

Paesi Ungheresi<br />

L’altra prova del<strong>la</strong> validità di questo sistema di interpretazione del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

l’abbiamo nell’altra regione di confine dell’Impero Romano, ad Oriente, sulle rive<br />

del Danubio.<br />

All’Est <strong>la</strong> Riforma preparata da Huss e da Giro<strong>la</strong>mo da Praga fu introdotta verso <strong>la</strong><br />

metà del XV secolo e nel 1570 aveva raggiunto tutte le parrocchie convertendo anche<br />

numerosi nobili.<br />

<strong>Quando</strong> il cattolicissimo Ferdinando II d’Asburgo divenne imperatore, il 28<br />

agosto 1619, i cechi affidarono <strong>la</strong> loro causa a Federico V, incoronato re di Boemia il<br />

4 novembre a Praga, che <strong>la</strong> difese con scarso impegno.<br />

Scrive Léonard: “Bastò un’ora di combattimento, al<strong>la</strong> Montagna Bianca davanti a<br />

Praga (8 novembre 1620), per assicurare una completa vittoria a Ferdinando e al<br />

cattolicesimo.<br />

La repressione che seguì, ispirata dal legato Carlo Carafa e dai gesuiti, fu diretta<br />

progressivamente contro i pastori calvinisti e contro quelli “dell’Unità dei fratelli”,<br />

36 Idem, p. 132.<br />

37 Idem, pp. 133,134. “Nel 1831 il re protestante, Guglielmo Federico, aveva cercato di riprendere sotto uno stesso<br />

scettro l’uno o l’altro di questi due paesi; ma dopo quindici anni essi furono nuovamente separati per <strong>la</strong> rivolta dei<br />

belgi, allora il re protestante da loro eletto promise di educare tutti i suoi figli nelle dottrine del papa” L. Gaussen,<br />

o.c., t. II, pp. 230,231.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 299


CAPITOLO VII<br />

che furono pertanto costretti ad abbandonare il paese entro otto giorni (3/6/1621);<br />

quindi contro i “difensori del<strong>la</strong> fede” che erano stati a capo del<strong>la</strong> rivolta (giustiziati il<br />

20/6) e infine contro i pastori luterani, prima quelli cechi, poi quelli tedeschi, che<br />

erano stati temporaneamente risparmiati in segno di considerazione per l’elettore di<br />

Sassonia alleato di Ferdinando. Le stesse calco<strong>la</strong>te tappe furono seguite nel tentativo<br />

di soffocare il corpo protestante: un provvedimento generale del luglio 1624 vietò ai<br />

suoi membri tutte le professioni libere, l’industria e il commercio, punì con l’ammenda<br />

<strong>la</strong> mancata presenza alle cerimonie cattoliche, rese obbligatori il catechismo e<br />

chiuse gli ospedali ai dissidenti; <strong>la</strong> legalità dei matrimoni protestanti fu disconosciuta<br />

e si dichiararono illegittimi i bambini che ne sarebbero nati. Il 5 febbraio 1627 fu<br />

autorizzato “l’uso moderato del<strong>la</strong> forza coercitiva”; il 31 luglio, al<strong>la</strong> nobiltà, a cui sin<br />

dal 1624 erano stati proibiti i matrimoni non cattolici, fu ingiunto di convertirsi o di<br />

espatriare (duecento famiglie scelsero <strong>la</strong> seconda alternativa). Nello stesso anno <strong>la</strong><br />

Boemia perse il diritto di eleggere i suoi re: come dice Hauser, essa fu “radiata per<br />

secoli dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong>”. I dragoni del governatore imperiale Carlo del Lichtenstein furono<br />

più spietati di quanto sarebbero stati in futuro quelli di Louvois; si valutano a circa<br />

trentami<strong>la</strong> i cechi che si rifugiarono all’estero.<br />

La vittoria cattolica in Boemia avrebbe potuto preludere al<strong>la</strong> scomparsa del<strong>la</strong><br />

Riforma in tutta l’Europa orientale. Essa infatti precedette di poco <strong>la</strong> sua soppressione<br />

in alcune località del<strong>la</strong> Slesia... Nell’Ungheria propriamente detta, <strong>la</strong> posizione del<br />

protestantesimo, dal principio del secolo, si era notevolmente indebolita”. 38<br />

In quel paese nel 1675 c’erano “250 pastori protestanti. Tolti ai loro greggi, portati<br />

a Presburg, oppressi da colpi, trascinati da una prigione all’altra, condannati ai più<br />

duri <strong>la</strong>vori e privati del cibo, <strong>la</strong> maggior parte morì di stenti; ne restarono 41 che si<br />

inviarono nelle galere del<strong>la</strong> Spagna e a Napoli; e il 5 settembre non ne sopravvissero<br />

più di 27, quando l’ammiraglio Ruyter, di ritorno dai suoi servizi, ottenne <strong>la</strong> loro<br />

libertà. La Riforma non poté stabilirsi in Ungheria, perché questo paese, almeno nelle<br />

sue province a sud del Danubio ed in Budapest sua capitale, apparteneva al corpo<br />

del<strong>la</strong> bestia”. 39<br />

Il protestantesimo si consolidò però nel<strong>la</strong> Transilvana ed in alcune regioni<br />

ungheresi che rimasero come un “masso erratico del<strong>la</strong> Riforma alle soglie<br />

dell’Oriente”.<br />

Ginevra<br />

Qualcuno potrebbe sollevare una obiezione per Ginevra che, pur facendo parte<br />

dell’impero <strong>la</strong>tino, fu conquistata al<strong>la</strong> Riforma.<br />

Il Gaussen risponde a questa obiezione dicendo prima di tutto che Ginevra non<br />

costituiva un regno e quindi non poteva dare grande fastidio all’impero. Questa<br />

repubblica era di “tutte le repubbliche <strong>la</strong> più inosservata. Ridotta quasi al<strong>la</strong> cinta delle<br />

sue mura, <strong>la</strong> cinquantesima parte del<strong>la</strong> repubblica degli svizzeri, era appena<br />

considerata alleata. Le truppe degli svizzeri furono costantemente, sia in Francia, sia<br />

in Spagna, sia in Italia, il sostegno del<strong>la</strong> tirannia romana e <strong>la</strong> bandiera federale era<br />

38 E.G. Léonard, o.c., pp. 261-263.<br />

39 L. Gaussen, o.c., t. II, p. 221.<br />

300<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PERCHÈ LA RIFORMA PROTESTANTE NON È SORTA E NON SI È AFFERMATA NEI PAESI LATINI<br />

stata loro inviata dal papa. Roma ne aveva riconosciuto i servizi confidando loro il<br />

titolo di “difensori del<strong>la</strong> fede”, come al re di Francia quello di “cristianissimo”, al re<br />

del Portogallo quello di “fedelissimo”, al re di Spagna quello di “cattolicissimo”.<br />

Ginevra era nell’impero di Roma... una iso<strong>la</strong> in questo mare delle nazioni; un’oasi<br />

in questo deserto, una luccio<strong>la</strong> in queste tenebre. L’insetto ha un bel risplendere sotto<br />

l’erba sul ciglio del<strong>la</strong> strada, gli si può anche sorridere passando ma non si può non<br />

dire che sia notte nel<strong>la</strong> campagna. - Tale dunque era Ginevra: una luccio<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> notte<br />

dell’impero, in mezzo a dieci popoli irritati e a dieci re in ogni istante desiderosi di<br />

schiacciar<strong>la</strong> sotto i loro piedi.<br />

Ma ahimè! l’obiezione non si deve più fare: i Ginevrini vi hanno messo ordine, si<br />

sono suicidati. Nel 1815, dopo essere stati per trecento anni uno Stato riformato,<br />

hanno volontariamente abdicato a questo glorioso privilegio. E nel tempo in cui<br />

neppure uno dei loro concittadini apparteneva a Roma, il primo uso che hanno fatto<br />

del<strong>la</strong> loro indipendenza, da quando Dio gliel’ha resa, è stato quello di chiedere un<br />

vescovo al pontefice romano, e di vendergli, come Esaù, il loro diritto di<br />

primogenitura in cambio di sette o otto poveri vil<strong>la</strong>ggi, facendo allora un patto con<br />

lui, mettendo <strong>la</strong> sua bol<strong>la</strong> in <strong>la</strong>tino nelle loro leggi 40 , e concludendo questo atto<br />

<strong>la</strong>mentevole con questa frase più <strong>la</strong>mentevole ancora: “Il nostro interesse ben inteso ci<br />

obbliga!!!”. Così facendo i Ginevrini hanno sacrificato il loro dovere all’interesse”. 41<br />

Conclusione<br />

Giovanni, nell’Apocalisse, ci presenta una bestia che appare tre volte, il cui corpo<br />

geografico forma <strong>la</strong> “grande città”, l’impero <strong>la</strong>tino, con dieci piazze, dieci regni, dieci<br />

corna, il cui trono è a Roma.<br />

Oltre i confini di questa grande città gli sforzi di Roma per estendere e mantenere<br />

<strong>la</strong> propria egemonia non hanno avuto <strong>la</strong> stessa efficacia: “Nel regno di Svezia, nel<br />

regno di Norvegia, nel regno di Danimarca, nel regno di Prussia, nel regno di<br />

Sassonia, nel regno di Hannover, nel regno di O<strong>la</strong>nda, nel regno di Wurtemberg e nei<br />

regni di Scozia e d’Inghilterra” 42 il cattolicesimo non è <strong>diventa</strong>to <strong>la</strong> religione dello<br />

stato.<br />

Questi Stati si possono alleare, intendere ed essere favorevoli a Roma, senza per<br />

questo <strong>diventa</strong>re nazioni cattoliche.<br />

40 Tomo V, Recueil des Lois, p. 317.<br />

41 L. Gaussen, o.c., pp. 232,233.<br />

42 Idem, p. 229. “La regina Vittoria, mentre gli arcivescovi <strong>la</strong> incoronavano, prestò questo giuramento: “Io, Vittoria,<br />

professo, attesto e dichiaro che l’invocazione e l’adorazione del<strong>la</strong> Vergine Maria o di ogni altro Santo, e il sacrificio<br />

del<strong>la</strong> messa come vengono praticati oggi nel<strong>la</strong> Chiesa di Roma, sono atti superstiziosi e ido<strong>la</strong>tri”” Idem, p. 231.<br />

Vedere nota n. 10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 301


CAPITOLO VII<br />

302<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo VIII<br />

LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

Il capitolo XII di Apocalisse presenta <strong>la</strong><br />

realizzazione del<strong>la</strong> promessa contenuta in Genesi<br />

III:15, cioè <strong>la</strong> progenie del<strong>la</strong> donna che vince il<br />

serpente.<br />

Giovanni, in una rappresentazione figurata,<br />

descrive <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> lotta tra il bene e il male,<br />

l’uno e l’altro incarnati in due istituzioni rivali.<br />

“... Daniele e S. Giovanni hanno avuto <strong>la</strong> missione<br />

di servire da torcia al popolo di Dio per i tempi<br />

privati di rive<strong>la</strong>zione durante i quali (<strong>la</strong> Chiesa) è<br />

abbandonata tra le mani dei gentili. Daniele<br />

doveva illuminare <strong>la</strong> via delle intelligenze d’Israele<br />

durante i cinque secoli di tenebre che separavano<br />

<strong>la</strong> cattività dal<strong>la</strong> prima venuta di Cristo e dal<strong>la</strong><br />

distruzione di Gerusalemme per opera dei Romani.<br />

Così pure l’Apocalisse di S. Giovanni è stata data<br />

ai santi del<strong>la</strong> nuova alleanza per essere una stel<strong>la</strong><br />

che guidi il loro pellegrinaggio dal<strong>la</strong> prima venuta<br />

di Cristo fino al momento in cui Egli ritornerà per<br />

stabilire sul<strong>la</strong> terra il suo regno di gloria.<br />

Senza dubbio questa ultima epoca è pure compresa<br />

nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele ed è ciò che spiega perché<br />

l’Apocalisse di S. Giovanni deve necessariamente<br />

rial<strong>la</strong>cciarsi nel<strong>la</strong> forma più stretta a questi capitoli<br />

di Daniele” Karl Auberlen. 1<br />

“Il settimo e l’ottavo capitolo di Daniele<br />

dovrebbero essere letti come un commentario del<br />

dragone dell’Apocalisse, e anche del<strong>la</strong> Bestia del<br />

capitolo XIII” M. Kiddle.<br />

“Tutto il libro dell’Apocalisse, ma partico-<strong>la</strong>rmente<br />

il capitolo XII, mostra come <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza<br />

del passato sia messa in re<strong>la</strong>zione con gli<br />

avvenimenti del presente e dell’avvenire” Oscar<br />

Cullmann. 2<br />

“Il capitolo XII dell’Apocalisse è sempre stato<br />

considerato come il centro e <strong>la</strong> chiave dell’intero<br />

libro” Pierre Prigent. 3<br />

1<br />

AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 93.<br />

2<br />

CULMANN Oscar, Heil als Geschichte, J.C.B. Mohr, Tübingue 1965, p. 64; cit. da BRÜTSCH Charles, La C<strong>la</strong>rtée<br />

de l’Apocalypse, 5 a ed., Genève 1966, p. 199.<br />

3<br />

PRIGENT Pierre, Apocalypse l2 - Histoire de 1’exégèse, Tübingue 1959, p. 1.


CAPITOLO VIII<br />

Introduzione<br />

Il testo dell’Apocalisse che va dall’inizio del capitolo XII al<strong>la</strong> fine del capitolo<br />

XIV corrisponde a quanto molti hanno indicato come <strong>la</strong> chiave di volta di tutto il<br />

libro.<br />

I capitoli “XII, XIII e XIV formano un tutto” scriveva J.N.Darby, 4 e J.B. Rossier:<br />

“Io non esito a dire che colui che ha l’intelligenza di questi tre capitoli possiede il<br />

nocciolo e <strong>la</strong> sostanza di tutta <strong>la</strong> Bibbia e, in partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> chiave di tutti gli<br />

avvenimenti che, sotto i nostri occhi, tendono così rapidamente verso <strong>la</strong><br />

consumazione del mistero dell’iniquità in questo povero mondo”. 5<br />

Questi capitoli servono da introduzione al<strong>la</strong> seconda parte dell’Apocalisse. Qui ci<br />

sono le sette mistiche figure: il sole che veste <strong>la</strong> donna; il dragone rosso che <strong>la</strong><br />

perseguita dopo aver fallito con <strong>la</strong> sua progenie; l’Uomo-bambino che vincitore sale<br />

in cielo; <strong>la</strong> Bestia che sale dal mare che incarna l’opera del dragone; <strong>la</strong> bestia che sale<br />

dal<strong>la</strong> terra che opera di supporto al<strong>la</strong> prima bestia; l’Agnello sul Monte Sion con i<br />

salvati; e il Figlio di Dio sulle nuvole che viene a raccogliere gli eletti.<br />

Riteniamo che sia importante sottolineare che questo capitolo dell’Apocalisse e i<br />

due che seguono sviluppano lo stessa tema di Daniele VIII:10-14: <strong>la</strong> guerra al popolo<br />

di Dio, l’opposizione al<strong>la</strong> legge del<strong>la</strong> verità, colpire il Santuario celeste dove il<br />

Signore opera per <strong>la</strong> salvezza degli uomini.<br />

Se nel primo capitolo, prima parte dell’Apocalisse, Giovanni presenta il Re e il suo<br />

regno promesso, ora noi abbiamo nel capitolo XII <strong>la</strong> regina di questo regno, <strong>la</strong> Chiesa.<br />

Il capitolo XII dell’Apocalisse è un vero gioiello profetico ed ha impressionato in<br />

tutti i tempi le menti indagatrici del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio per sapere in quale momento del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> si trovavano, in rapporto al<strong>la</strong> realizzazione del Regno di Dio.<br />

Questo capitolo è <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa, sposa mistica di Dio, madre e progenie di<br />

Gesù Cristo e dei fedeli, vista e rive<strong>la</strong>ta in anticipo in quattro quadri successivi.<br />

Primo quadro: <strong>la</strong> Donna<br />

304<br />

“Poi apparve un gran segno nel cielo: una donna<br />

rivestita dal sole con <strong>la</strong> luna sotto i piedi, e sul capo una<br />

corona di dodici stelle. El<strong>la</strong> era incinta, e gridava nelle<br />

doglie tormentose del parto”. 6<br />

4 DARBY John-Nelson, Notes sur l’Apocalypse, 2 a ed., Genève 1850, p. 61.<br />

5 ROSSIER J.B., Études sur l’Apocalypse, t. II, Lausanne 1850, p. 1.<br />

6 Apocalisse 12:1,2.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Chi non rappresenta<br />

La vergine Maria<br />

LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

Di questa donna con <strong>la</strong> luna sotto i piedi e con una corona di dodici stelle in capo<br />

si è scritto, nell’Enciclica Ad diem Illum del 2 febbraio 1904, sotto <strong>la</strong> guida di papa<br />

Pio X: “Nessuno ignora che questa Donna rappresenta <strong>la</strong> Vergine Maria che partorì<br />

verginalmente il nostro capo... San Giovanni vide dunque <strong>la</strong> santissima madre di Dio<br />

gioire dell’eterna beatitudine e tuttavia in travaglio d’un misterioso parto. Di quale<br />

parto? Del nostro certamente”.<br />

Nel<strong>la</strong> Bol<strong>la</strong> di Dogmatizzazione Munificentissimus Deus del 1 o novembre 1950 è<br />

scritto: “I dottori sco<strong>la</strong>stici videro indicata l’Assunzione del<strong>la</strong> Vergine madre di Dio<br />

non so<strong>la</strong>mente in diverse figure dell’Antico Testamento ma ugualmente in questa<br />

Donna vestita di sole che Giovanni contemp<strong>la</strong> nell’iso<strong>la</strong> di Patmo” (art. 27), <strong>la</strong> bol<strong>la</strong><br />

non entra poi in problemi di esegesi. 7<br />

Sebbene nel<strong>la</strong> spiegazione del testo de La Bibbia del<strong>la</strong> Marietti il teologo, Antonio<br />

Romeo, cerchi ancora di sostenere questa possibilità e nelle ricorrenze annuali del 15<br />

agosto si legga tutt’oggi questo brano, numerosi teologi cattolici riconoscono che il<br />

senso dei termini del testo biblico esclude categoricamente ogni interpretazione che<br />

riguardi Maria.<br />

Chi vuole vedere in questa donna Maria spiega i dolori del parto in senso figurato:<br />

preoccupazioni quotidiane, sofferenze morali causatele dal<strong>la</strong> morte di Gesù, tormenti<br />

interiori dall’annunciazione fino al<strong>la</strong> sua ascensione. In altre parole, chi interpreta<br />

vedendo letteralmente nel<strong>la</strong> donna una persona reale, passa poi a spiegare in senso<br />

figurato tutto il resto, non tenendo così conto delle regole fondamentali<br />

dell’ermeneutica.<br />

La Bibbia di Gerusalemme, dopo aver detto: “La donna rappresenta il popolo<br />

santo dei tempi messianici, quindi <strong>la</strong> Chiesa in lotta”, aggiunge: “Forse Giovanni<br />

pensa anche a Maria nuova Eva, <strong>la</strong> figlia di Sion che ha dato vita al Messia”. La<br />

stessa Bibbia, versione francese, precisa: “Questo sembra dubbioso”. Del resto “i<br />

teologi che oggi si occupano del<strong>la</strong> Vergine Maria hanno qualche volta tentato di dire<br />

più di quanto sia scritto e sollecitato in favore di questa spiegazione dei testi del<strong>la</strong><br />

Sacra Scrittura... Una volta per tutte, bisognerebbe riconoscere... che <strong>la</strong> so<strong>la</strong> esegesi<br />

incontestabile è quel<strong>la</strong> che vi tratteggia <strong>la</strong> Chiesa” così sostiene il cattolico André<br />

Feuillet, 8 o come dice Alfred Läpple: “Quand’anche a causa del<strong>la</strong> nascita del Messia,<br />

si sia potuto dapprima pensare a Maria, Madre di Gesù, <strong>la</strong> presente frase “<strong>la</strong> donna<br />

fugge nel deserto” - allo stato attuale dell’ermeneutica - non permette più una<br />

interpretazione mariologica” 9 tanto è vero che nei documenti editi dal Concilio<br />

7 Cit. C. Brütsch, o.c., p. 202.<br />

8 FEUILLET André, L’Apocalypse - état de <strong>la</strong> question, Paris 1963, p. 96.<br />

9 LÄPPLE Alfred, L’Apocalisse, ed. Paoline, 1962, p. 151.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 305


CAPITOLO VIII<br />

Vaticano II, i testi mariologici, in partico<strong>la</strong>re il capitolo VIII del De Ecclesia, non si<br />

riferiscono all’Apocalisse. Del resto l’abate A. Crampon scriveva: “Così i Padri e gli<br />

interpreti cattolici sono quasi unanimi nel riconoscere in questa donna un simbolo<br />

del<strong>la</strong> Chiesa”. 10<br />

“Già nel 1957 uno studioso italiano 11 esaminando 89 commentatori post-tridentini<br />

dell’Apocalisse, tutti cattolici, ne trovò soltanto due che identificavano direttamente<br />

<strong>la</strong> donna con Maria”. 12<br />

Il soggiorno prolungato nel deserto è fra l’altro in opposizione col dogma dell’assunzione corporale del<strong>la</strong> vergine.<br />

“La donna che fugge nel deserto. È facile scorgere sotto questa immagine l’allegoria del<strong>la</strong> Chiesa militante in mezzo<br />

alle persecuzioni che Satana le ha suscitato contro” Manuel Biblique ad uso dei seminaristi ad opera di VIGOUROUX,<br />

BACUZ e BRASSAC, vol. IV, L’Apocalypse, p. 741.<br />

10 CRAMPON Auguste-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, t. VII, l’Apocalypse, rivista dal gesuita PIFFARD P.A., Paris<br />

1904, p. 471. Possiamo tracciare il seguente elenco dei primi dieci secoli sull’identificazione del<strong>la</strong> donna.<br />

È stata identificata con <strong>la</strong> Chiesa da:<br />

- Ippolito di Roma (III secolo); Pseudo Cipriano; Vittorino di Pattau; Metodio (312); Gero<strong>la</strong>mo (347-420); Ticonio<br />

teologo donatista IV secolo; Agostino (354-430) <strong>la</strong> identifica con <strong>la</strong> città di Dio; Andrea, arcivescovo di Cesarea<br />

(563-613); Pseudo Agostino o S. Cesario d’Arles V, VI secolo; Primasio, vescovo di Adrumette (Africa) (†550-<br />

560); Gregorio il Grande, VII secolo; Beda il venerabile, del monastero di Jarrow (Inghilterra) (672-735); Beato di<br />

Liebana, monaco benedettino spagnolo, (in uno scritto del 776-786); Bruno di Segni (1049-1123), scrive il suo<br />

commentario nel 1080, fu consigliere di papa Vittore III, Urbano II, legato di Gregorio VII in Francia, vescovo di<br />

Segni e infine monaco.<br />

È stata identificata con Maria, figura del<strong>la</strong> Chiesa, da:<br />

- Quovultdeus, vescovo di Cartagine dal 437 (†445); Cassiodoro (†583); Ambroise Autpert (o Alberto) che scrive<br />

verso il 758-767, dipende molto da Ticonio; Vittorino ha due spiegazioni: Maria tipo del<strong>la</strong> Chiesa genera Cristo, <strong>la</strong><br />

Chiesa genera il corpo di Cristo; Alcuino (735-804), teologo di Carlomagno, riassume il pensiero di Ambrogio.<br />

Anche Haymon d’Auxerre (†circa 860) segue Ambrogio.<br />

È stata vista come Maria, madre di Gesù da:<br />

- Œcumenius (VI secolo) il deserto è stato l’Egitto. I due suoi predecessori sono stati: Epifanio ed Efrem (306-372) di<br />

cui si conoscono delle allusioni; Areta (850-932 circa), vescovo di Cesarea, cita senza difficoltà Andrea vescovo di<br />

Cesarea e Œcumenius. Vedere P. Prigent, o.c., pp. 3-30.<br />

11 TRABUCCO A., La donna ravvolta nel sole - Apocalisse 12 - nell’esegesi cattolica post-tridentina, Roma 1957.<br />

12 CORSANI Bruno, L’Apocalisse, guida al<strong>la</strong> lettura, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1987, p. 108.<br />

D’ARAGON Jean Louis, teologo cattolico, professore del Collegio dell’Immaco<strong>la</strong>ta Concezione di Montreal,<br />

Canada, pur riconoscendo che non sia possibile identificare <strong>la</strong> donna con Maria, conclude <strong>la</strong> sua esposizione<br />

giustificando<strong>la</strong>. Scrive: “Molti degli antichi commentatori <strong>la</strong> identificano con <strong>la</strong> Chiesa; nel Medio Evo era diffusa<br />

l’opinione che essa rappresentava Maria, <strong>la</strong> Madre di Gesù. Gli esegeti moderni hanno generalmente adottato <strong>la</strong> prima<br />

interpretazione, apportando alcune modifiche. Negli anni recenti parecchi cattolici hanno preso le difese<br />

dell’interpretazione mariana. Numerosi dettagli contestuali tuttavia mal si adattano a questa spiegazione. Per esempio,<br />

ci è difficile immaginare che Maria sia giunta al massimo delle sofferenze nei dolori del parto, che sia stata inseguita<br />

nel deserto dopo <strong>la</strong> nascita di suo figlio o che infine sia stata perseguitata attraverso gli altri suoi figli (v. 17).<br />

L’accento posto sul<strong>la</strong> persecuzione del<strong>la</strong> donna è veramente appropriato solo se essa simboleggia <strong>la</strong> Chiesa, che viene<br />

continuamente presentata nel libro come oppressa dalle forze del male, ed è tuttavia protetta da Dio. Inoltre<br />

l’immagine di una donna è comune nell’antica letteratura profana orientale e anche nel<strong>la</strong> Bibbia come simbolo di un<br />

popolo, di una nazione, o una città. Molto meglio, pertanto, è ravvisare nel<strong>la</strong> donna il popolo di Dio, il vero Israele del<br />

Vecchio e del Nuovo Testamento. L’Apocalisse (e il cristianesimo primitivo in generale) non fece alcuna chiara<br />

distinzione tra Israele e <strong>la</strong> Chiesa. Il Messia proviene dal popolo delle 12 tribù (v. 5); questo stesso popolo, guidato dai<br />

12 apostoli, è <strong>la</strong> madre di coloro che credono in Cristo (v. 17; Isaia 54:1-3; Ga<strong>la</strong>ti 4:27) e soffre in essi a causa del<strong>la</strong><br />

sua fede in Gesù.- Questa interpretazione comunque non esclude necessariamente qualsiasi riferimento a Maria; è del<br />

tutto possibile che Giovanni abbia scritto da una duplice prospettiva, individuale (dove? nda) e collettiva, implicante<br />

sia il popolo di Dio, <strong>la</strong> Chiesa, sia Maria” L’Apocalisse, in Grande Commentario Biblico Queriniana, ed. Queriniana,<br />

Brescia 1973, p. 1457.<br />

306<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

Nell’identificazione del<strong>la</strong> donna con Maria, non si può non riconoscere l’influenza<br />

che ha avuto l’evolversi del dogma dell’assunta attraverso i secoli che fu proc<strong>la</strong>mato<br />

so<strong>la</strong>mente nel 1950.<br />

Miti e divinità femminili pagane<br />

Una corrente di pensiero in ambito cristiano, non considerando <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio<br />

come rive<strong>la</strong>zione dell’Eterno, come il suo entrare nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> per comunicare agli<br />

uomini i suoi insegnamenti, scambia il pensiero del tempo per rive<strong>la</strong>zione del<br />

Signore.<br />

Così per diversi studiosi moderni, sembra sia “un pensiero generale che una <strong>storia</strong><br />

pagana presti delle immagini a questa sezione. Diversi antichi miti (egiziani,<br />

babilonesi, ecc.) descrivono un mostro che aspetta <strong>la</strong> nascita di un bambino per subito<br />

divorarlo. Nonostante tutto il bambino nasce e fugge; in alcuni casi uccide il mostro.<br />

Questa <strong>storia</strong> faceva parte del<strong>la</strong> cultura dell’ambiente in cui Giovanni viveva. Non è<br />

difficile supporre che egli abbia adattato parte di questo mito ad uso cristiano, perché<br />

i sogni e le visioni sono spesso costruiti da elementi già esistenti nel<strong>la</strong> mente. Le<br />

leggende greche che riguardano <strong>la</strong> nascita di Apollo dicono che sua madre Letona era<br />

inseguita da un serpente Pitone quando essa era incinta. Pitone sapeva che era<br />

destinato ad essere ucciso dal figlio di Letona. Posidone, dio del mare, andò in aiuto a<br />

Letona portando<strong>la</strong> nell’iso<strong>la</strong> di Delo, dove fece nascere Apollo”. 13<br />

Questo modo di fare teologia non è sostenibile. Si legge infatti in Anchor Bible:<br />

“Sembra improbabile che un libro come questo dell’Apocalisse, che contrasta<br />

fortemente l’ido<strong>la</strong>tria, debba utilizzare dei simboli pagani per sostenere <strong>la</strong> comunità<br />

fedele”. 14<br />

Siamo quindi d’accordo con l’affermazione di Hengstenberg: “Lo scrittore<br />

dell’Apocalisse vive interamente nel<strong>la</strong> sacra Scrittura”. 15<br />

Del resto “<strong>la</strong> teoria che <strong>la</strong> donna sia una dea so<strong>la</strong>re non è solo non provata...<br />

L’intera visione, in tutti i suoi complessi dettagli, può facilmente essere illustrata da<br />

altre fonti, tutte dell’ambiente giudaico”. 16<br />

13 GLASSON Thomas Francis, The Reve<strong>la</strong>tion of John. The Cambridge Bible Commentary on the New English Bible,<br />

ed. P.R. Ackroyd, A.R.C. Leaney, J. Packer, Cambridge 1965, pp. 72,73.<br />

14 FORD J. Massyngberde, Reve<strong>la</strong>tion, in The Anchor Bible, New York 1975, p. 188.<br />

Il cattolico J.L. d’Aragon tenta di conciliare le due influenze: pagana ed ebraica, che riteniamo non giustificabile<br />

proprio per i partico<strong>la</strong>re che pone in evidenza. Scrive: “Era credenza diffusa nel mondo antico che sarebbe nato un<br />

salvatore-re. Questa aspettativa è attestata dall’India a Roma, principalmente sotto <strong>la</strong> forma di un mito; spiccano tra<br />

queste narrazioni quelle di Babilonia, dell’Egitto e del<strong>la</strong> Grecia. La dea che doveva generare il salvatore era<br />

perseguitata da un orribile mostro, una personificazione del male. Protetta in modo straordinario, essa poté partorire in<br />

un luogo sicuro, e il bimbo uccise ben presto il mostro maligno, recando in tal modo <strong>la</strong> felicità al mondo. Sembra<br />

impossibile sostenere che l’Apocalisse non sia stata minimamente influenzata da questo mito popo<strong>la</strong>re; con ogni<br />

probabilità Giovanni mutuò da esso alcuni dettagli. Ma certamente egli non fu direttamente influenzato dal mondo<br />

pagano che tanto aborriva; più probabilmente ha usato una versione giudaica epurata del racconto (dipendente da<br />

Genesi 3:15?). Scrivendo per le chiese dell’Asia, potrebbe aver utilizzato dei dettagli tratti da un mito loro familiare,<br />

al fine di proc<strong>la</strong>mare il vero Salvatore e <strong>la</strong> certezza del<strong>la</strong> sua vittoria. Si notino anche le seguenti differenze tra questo<br />

episodio e il mito pagano: il bimbo non distrugge immediatamente il mostro maligno. Egli viene rapito in cielo dove<br />

regna con Dio; <strong>la</strong> nostra attenzione viene appuntata non su di lui ma piuttosto sul<strong>la</strong> donna, che rimane esposta all’odio<br />

del dragone anche dopo l’intronizzazione del figlio” o.c., p. 1457.<br />

15 HENGSTENBERG E.W., The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, trad. Patrick FAIRBAIRN, vol. I, Edimburgh 1851, p. 52.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 307


CAPITOLO VIII<br />

Farrer protesta contro questa supposizione che un autore biblico si rifaccia a dei<br />

miti pagani, sostenendo che Giovanni avrebbe avuto sufficienti riferimenti agli<br />

insegnamenti dell’Antico Testamento. 17<br />

Kiddle fa notare che “Giovanni non stava model<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> sua <strong>storia</strong> cristiana<br />

riformu<strong>la</strong>ndo un mito pagano”. 18 L’apostolo descrive <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione ricevuta<br />

utilizzando il linguaggio del ricco bagaglio avuto in eredità dai padri, che risale<br />

all’origine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Anche gli altri popoli hanno alle loro origini questo<br />

patrimonio così ricco e vero, ma nel loro allontanarsi da Dio, hanno adattato le realtà<br />

originarie ai loro culti so<strong>la</strong>ri trasformandoli così in miti che mantengono un nocciolo<br />

comune ma che vengono impoveriti con gli errori delle nuove credenze.<br />

“Nessuna nuova immagine viene introdotta in questa visione. Quel<strong>la</strong> che viene<br />

utilizzata <strong>la</strong> si può trovare in altre Scritture. Del<strong>la</strong> venuta del Cristo per distruggere<br />

Satana se ne par<strong>la</strong>, in un modo simile e con una immagine che illustra questo testo,<br />

sin dall’inizio del<strong>la</strong> Bibbia, immediatamente dopo <strong>la</strong> caduta dell’uomo. “Io metterò<br />

inimicizia fra te e <strong>la</strong> donna e tra il tuo seme e il seme di lei; egli ti schiaccerà <strong>la</strong> testa e<br />

tu le ferirai il calcagno”. Qui abbiamo una chiara illustrazione dei principali attori di<br />

questa allegoria. La donna dal<strong>la</strong> quale Cristo sarebbe nato e Satana suo nemico”. 19<br />

Rappresenta il popolo di Dio<br />

Più risaliamo nel tempo più troviamo un accordo unanime tra i commentatori<br />

d’Occidente e d’Oriente nel vedere in questa donna il popolo di Dio, <strong>la</strong> Chiesa dei<br />

santi, <strong>la</strong> sposa di Gesù Cristo, pura e senza macchia, come per esempio insegnava<br />

Metodio; quindi per nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> Vergine come vuole da qualche tempo l’insegnamento<br />

del<strong>la</strong> Chiesa Romana.<br />

Vittorino di Pattau, tra i primi interpreti <strong>la</strong>tini dell’Apocalisse, scriveva a tale<br />

proposito: “È l’antica Chiesa dei padri e dei profeti, dei santi e degli apostoli... è <strong>la</strong><br />

Chiesa che comprende tutta l’economia del<strong>la</strong> salvezza, economia unica, che comincia<br />

dai patriarchi e termina con <strong>la</strong> Parusia”. 20<br />

“Questa donna quindi non rappresenta né Israele senza <strong>la</strong> Chiesa, né <strong>la</strong> Chiesa<br />

senza Israele, ma l’assemblea dei credenti tanto del<strong>la</strong> nuova quanto dell’antica<br />

alleanza, che ha vinto il paganesimo e che è il divino cande<strong>la</strong>bro del mondo” 21 <strong>la</strong> luce<br />

dell’umanità.<br />

16<br />

CARRINGTON Philip, The Meaning of the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, in International Critical Commentary, vol. I,<br />

Edimburgh 1920, p. 203.<br />

17<br />

FARRER Austin, A Rebirth of Images, London 1949, p. 7.<br />

18<br />

KIDDLE M., The Reve<strong>la</strong>tion of St John, London 1940, p. 216.<br />

19<br />

HUNTINGFORD Edward, The Apocalypse, London 1881, p. 134.<br />

20<br />

Vittorino di Pattau, citato da BONSIRVEN Giuseppe, L’Apocalisse di S. Giovanni, Roma 1958, p. 204.<br />

21<br />

K. Auberlen o.c., p. 241. E. Bosio nel suo Commentario all’Apocalisse di Giovanni scrive: “I1 popolo di Dio<br />

nel<strong>la</strong> sua vasta unità, l’Israele di Dio che abbraccia i credenti nel Cristo venturo ed i credenti nel Cristo venuto.<br />

L’Apocalisse non fa differenza tra i credenti israeliti ed etnici. La Chiesa cristiana è <strong>la</strong> continuazione sotto forma non<br />

nazionale ma più vasta, del popolo di Dio antico” BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 86.<br />

308<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

È il popolo di Dio che prepara <strong>la</strong> venuta del Salvatore, che vive durante <strong>la</strong><br />

fondazione del Suo regno spirituale, e che attende il Suo ritorno per il compimento<br />

del<strong>la</strong> Sua opera.<br />

La “donna” nel testo sacro, nel linguaggio figurato è il simbolo costante del<br />

popolo di Dio. Si trova questa rappresentazione dal<strong>la</strong> Genesi all’Apocalisse, e <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione esistente tra questa donna e il suo Dio è espressa con un linguaggio<br />

sentimentale.<br />

Nel Pentateuco l’infedeltà d’Israele nei confronti dell’Eterno, per seguire gli altri<br />

dèi, è chiamata fornicazione 22 e Dio viene presentato con sentimenti di gelosia. 23<br />

Nei profeti questo simbolo è utilizzato con frequenza. Le diverse re<strong>la</strong>zioni<br />

dell’Eterno con il suo popolo sono rappresentate con l’immagine del fidanzamento,<br />

del matrimonio, dell’adulterio, del divorzio e del<strong>la</strong> vedovanza. 24<br />

Nel Nuovo Testamento si ha lo stesso linguaggio: Giovanni Battista chiama Gesù<br />

lo sposo, Gesù si dà lo stesso titolo, e Paolo fidanza i credenti al Cristo. 25<br />

Il pastore A. Reymond giustamente fa notare: “Nel linguaggio del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> i<br />

credenti, considerati come individui, sono chiamati figli e figlie di Sion; il Nuovo<br />

Testamento li chiama figli di Dio; e se si tratta dell’insieme di questi, si usa<br />

l’espressione: <strong>la</strong> donna o <strong>la</strong> posterità del<strong>la</strong> donna”. 26 Questa espressione ha <strong>la</strong> sua<br />

origine nell’Eden, a seguito del peccato. 27<br />

“Poi apparve un gran segno nel cielo”.<br />

Questo “grande” portento che Giovanni vede nel cielo è tale perché <strong>la</strong> Chiesa<br />

militante, che descrive, è di già circonfusa del<strong>la</strong> gloria e perfezione futura.<br />

“Nel cielo”. Il cielo è il luogo spirituale dei figli di Dio, è il luogo da dove<br />

discendono le benedizioni divine; è il luogo del<strong>la</strong> vita spirituale, <strong>la</strong> residenza dei figli<br />

di Dio 28 e non un luogo geografico.<br />

La Chiesa militante è di già in cielo nel<strong>la</strong> sua prospettiva finale.<br />

“Una donna rivestita dal sole”.<br />

Il sole è preso nel<strong>la</strong> Scrittura come l’emblema dell’Eterno, è <strong>la</strong> faccia raggiante del<br />

Signore. La donna rivestita dal sole rappresenta <strong>la</strong> Chiesa rivestita del<strong>la</strong> pienezza<br />

del<strong>la</strong> grazia e del<strong>la</strong> vita dell’Eterno. È <strong>la</strong> Chiesa nel suo splendore, a seguito del<strong>la</strong><br />

22<br />

Esodo 34:15; Levitico 17:7; 20:5,6; Deuteronomio 31:16.<br />

23<br />

Esodo 20:4.<br />

24<br />

Isaia 50:1; 54:1,5; 62:4,5; Geremia 2:2,20,23-25; 3:1; Ezechiele 16 e 23; Osea 2:20.<br />

25<br />

Giovanni Battista, Giovanni 3:29; Gesù, Matteo 9:15; Paolo, 2 Corinzi 11:2; Efesi 5:23-32.<br />

26<br />

REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, p. 258.<br />

27<br />

Genesi 3:15. Sul significato messianico di questo testo vedere p. 63, nota n. 11. “Secondo il testo ebraico sarà <strong>la</strong><br />

discendenza del<strong>la</strong> donna a schiacciare <strong>la</strong> testa del serpente. La LXX, che traduce con un maschile, <strong>la</strong>scia supporre che<br />

<strong>la</strong> vittoria sarà opera di uno dei discendenti del<strong>la</strong> donna. La Vulgata traduce con un femminile (ipsa) e apre <strong>la</strong> porta<br />

all’interpretazione mariologica del versetto” SKA Jean Louis S.I., Il Canone ebraico e il Canone cristiano dell’Antico<br />

Testamento, in La Civiltà Cattolica, n. 3, 1997, p. 213, nota n. 1.<br />

28<br />

Efesi 2:6; Filippesi 3:20; Colossesi 3:1-3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 309


CAPITOLO VIII<br />

realizzazione dell’Emanuele: Dio con noi, con <strong>la</strong> sua Chiesa. 29 Questo sole è <strong>la</strong> luce<br />

abbagliante del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione cristiana.<br />

“La donna appare rivestita dal sole, perché essa è nel mondo <strong>la</strong> depositaria del<strong>la</strong><br />

celeste luce del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione; essa è in grande ciò che è in dettaglio ogni Chiesa<br />

partico<strong>la</strong>re, una luce, un cande<strong>la</strong>bro, di modo che si possa dire che <strong>la</strong> donna rivestita<br />

dal sole non è altro che l’insieme dei cande<strong>la</strong>bri del capitolo I” 30 dell’Apocalisse.<br />

La Chiesa non ha altro scopo nel mondo che quello di essere <strong>la</strong> sua luce, o meglio<br />

di fare risplendere <strong>la</strong> grazia, cioè <strong>la</strong> luce ricevuta.<br />

“Con <strong>la</strong> luna sotto i piedi”.<br />

Non accettando l’opinione che vede nel<strong>la</strong> luna il simbolo dei beni passeggeri e che<br />

<strong>la</strong> donna disprezza i miraggi temporali, 31 i commentatori si dividono in due gruppi: gli<br />

uni vi vedono le specu<strong>la</strong>zioni filosofiche ed il paganesimo in genere; gli altri <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione dell’Antico Testamento. Se il sole indica <strong>la</strong> luce diretta data dal Cristo e<br />

che avvolge <strong>la</strong> Chiesa del<strong>la</strong> sua grazia, è logico vedere nel<strong>la</strong> luna <strong>la</strong> luce riflessa che<br />

annuncia il Salvatore e sul<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> Chiesa si basa per affermare che nel Gesù di<br />

Nazareth l’umanità è stata visitata dal suo Creatore. Pensiamo comunque che queste<br />

due spiegazioni non si escludano a vicenda per il fatto che <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione antica, i cui<br />

frammenti si ritrovano dispersi in tutte le religioni anteriori al cristianesimo, sommati<br />

assieme, si ritrovano nel<strong>la</strong> religione israelitica, il cui pallido chiarore era nel<strong>la</strong> notte<br />

del paganesimo il riflesso anticipato del Messia che doveva venire. Essa “aveva<br />

illuminato l’antica Chiesa d’una luce riflessa mediante le sue istituzioni e i suoi tipi,<br />

mentre <strong>la</strong> Chiesa del Nuovo Testamento, rivestita dal sole, tiene tutto questo sotto i<br />

piedi”, 32 non in segno di disprezzo, ma come fondamenta di promesse sulle quali si<br />

appoggia.<br />

“E sul capo una corona di dodici stelle”. 33<br />

29<br />

Salmo 84:11; Ma<strong>la</strong>chia 4:1-3; Apocalisse 1:16; 1 Timoteo 6:16; Giovanni 1:9; Giacomo 1:17.<br />

30<br />

K. Auberlen, o.c., pp. 238, 239; vedere Apocalisse 1:12.<br />

L’apostolo riprende l’abbigliamento del<strong>la</strong> donna in Apocalisse 14:5 quando presenta i santi che hanno dei vestiti<br />

splendenti. Romani 8:1; Colossesi 2:10; Efesi 1:3.<br />

31<br />

MAÎTRE Joseph, La prophétie des papes attribuée à S. Ma<strong>la</strong>chie, Paris Beaune 1901, p. 380.<br />

32<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III, Paris 1849, p. 245.<br />

33<br />

Riteniamo opportuno rilevare che <strong>la</strong> “Corona di dodici stelle” in campo azzurro del<strong>la</strong> bandiera dell’Unione<br />

Europea è ripresa dal<strong>la</strong> bandiera del<strong>la</strong> Vergine che si rial<strong>la</strong>ccia, impropriamente, al testo biblico. Riporta il sacerdote<br />

Pierre Caillon “che nel mese di agosto 1987 si trovava per caso davanti al Carmelo di Lisieux. Un signore gli si<br />

avvicinò e gli disse: “Io sono di Strasburgo. Sono io quello che hanno incaricato di disegnare <strong>la</strong> bandiera d’Europa.<br />

Ispirato da Dio, ho avuto l’idea di una bandiera blu sul<strong>la</strong> quale si staccano le dodici stelle del<strong>la</strong> Medaglia Miracolosa<br />

di rue du Bac (è il centro dell’apparizione mariana del 1830, è uno dei luoghi più importanti. In seguito a quelle<br />

apparizioni si sono coniate le medagliette del<strong>la</strong> Vergine che vengono distribuite in tutto il mondo). Di modo che <strong>la</strong><br />

bandiera d’Europa e <strong>la</strong> bandiera del<strong>la</strong> Madonna abbiano fondo blu, e dodici stelle (Apocalisse 12). Vi dico questo,<br />

padre, portate sul petto <strong>la</strong> picco<strong>la</strong> croce dell’armata azzurra. La bandiera d’Europa è stata adottata nel modo più<br />

ufficiale possibile. Tutte le nazioni d’Europa hanno votato. Gli inglesi esitavano. Nessuno sapeva da dove veniva<br />

questa idea. Al<strong>la</strong> fine tutti hanno firmato”. Mentre mi raccontava tutto ciò, il disegnatore del<strong>la</strong> bandiera, che era<br />

profondamente cristiano, era pieno di gioia. È un vero miracolo che questa bandiera sia nata da una tale ispirazione<br />

mariana. Tutti coloro che conoscono rue du Bac, vedendo questa bandiera vi aggiungeranno, con il pensiero e con il<br />

cuore, nel mezzo di quel fondo blu, <strong>la</strong> Regina del Paradiso, che era Regina di Francia e <strong>diventa</strong> Regina d’Europa”<br />

Pierre CAILLON, Notre Dame des Temps Nouveaux, n. 1-1989; siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra<br />

parentesi. È significativo il fatto che il Consiglio d’Europa nacque il 5 maggio 1949 e che il giorno in cui si<br />

310<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

La corona è il segno del<strong>la</strong> vittoria. La Chiesa viene raffigurata di già pervenuta al<strong>la</strong><br />

regalità non per <strong>la</strong> sua propria forza, ma per quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> potenza celeste che l’avvolge<br />

con <strong>la</strong> sua luce.<br />

Il numero dodici ricorda le dodici tribù d’Israele, e i dodici apostoli che sono gli<br />

eredi spirituali dei figli di Giacobbe, fondatori e continuatori del nuovo Israele. È il<br />

segno dell’antico patto che continua rinnovato nel nuovo, raffigurato nel<strong>la</strong> sua<br />

perfezione.<br />

Nel momento storico in cui si passa dal<strong>la</strong> vecchia al<strong>la</strong> nuova alleanza questi<br />

simboli ci descrivono <strong>la</strong> grande unità che esiste tra i due patti e <strong>la</strong> loro continuità<br />

storica e organica attraverso i secoli.<br />

“El<strong>la</strong> era incinta e gridava nelle doglie tormentose del parto”.<br />

I dolori del parto che Giovanni qui descrive sono quelli che menzionerà più avanti<br />

par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> nascita di Gesù 34 ma sono anche le tribo<strong>la</strong>zioni sopportate dal<strong>la</strong> Chiesa<br />

di Cristo durante il ministero del Signore sul<strong>la</strong> terra e quello degli apostoli e dei<br />

testimoni di ogni tempo, pur di far accettare, o meglio, dare al<strong>la</strong> luce <strong>la</strong> nuova<br />

speranza, il vero Liberatore. L’apostolo Paolo scrive ai Ga<strong>la</strong>ti: “Figlioli miei, per i<br />

quali io sono di nuovo in doglie, finché Cristo sia formato in voi”, e ai Corinzi<br />

ricorda: “Sono io che vi ho generati in Cristo, mediante l’Evangelo”. 35<br />

Diceva nel III secolo Ippolito di Roma: “Essa prova i dolori tormentosi del parto,<br />

perché <strong>la</strong> Chiesa non cessa di generare dal suo cuore il Verbo, che è perseguitato in<br />

questo mondo dagli infedeli” e Berengario nell’XI secolo: “La donna è <strong>la</strong> Chiesa, che<br />

grida per <strong>la</strong> predicazione e che genera con il battesimo”. 36<br />

Concludendo questo primo quadro, diciamo che questi due versetti presentano il<br />

passato, il presente e il futuro del<strong>la</strong> Chiesa, usando una forma retorica che anticipa i<br />

fatti del futuro per una più chiara comprensione del tutto.<br />

Secondo quadro: il dragone<br />

“E apparve un altro segno nel cielo; ed ecco un grande<br />

dragone rosso che aveva sette teste e dieci corna, e sulle<br />

teste sette diademi. E <strong>la</strong> sua coda trascinava <strong>la</strong> terza parte<br />

delle stelle del cielo e le gettò sul<strong>la</strong> terra. E il dragone si<br />

fermò davanti al<strong>la</strong> donna che stava per partorire, al fine di<br />

divorarne il figlio quando l’avrebbe partorito. Ed el<strong>la</strong><br />

partorì un figlio maschio che ha da reggere tutte le nazioni<br />

accordarono per <strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> bandiera fu l’8 dicembre 1955. Marchal, fautore dell’unificazione europea, disse: “Ma<br />

sembra proprio <strong>la</strong> bandiera dell’Immaco<strong>la</strong>ta!”. Riportato da Pietro MANTERO, Il grande libro delle profezie, Udine<br />

1994, p. 107.<br />

34 Apocalisse 12:4,5.<br />

35 Ga<strong>la</strong>ti 4:19; 1 Corinzi 4:15.<br />

36 Mge BOVET François de, L’Esprit de l’Apocalypse, Paris 1840, pp. 42, 776.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 311


CAPITOLO VIII<br />

312<br />

con verga di ferro; e il figlio di lei fu rapito presso a Dio ed<br />

al suo trono”. 37<br />

Al gran segno nel cielo raffigurante il popolo di Dio, si contrappone un altro<br />

segno: quello del dragone rosso, <strong>la</strong> potenza dell’avversario, “il serpente antico che è<br />

chiamato diavolo e Satana il seduttore di tutto il mondo” di cui è “principe”, “omicida<br />

fin dal principio”, “dio di questo secolo”. 38<br />

La sua coda trascinava <strong>la</strong> terza parte delle stelle del cielo e le gettò sul<strong>la</strong> terra. 39<br />

Queste stelle sono gli esseri celesti che ancor prima del<strong>la</strong> creazione dell’uomo,<br />

accettando il suo inganno, si ribel<strong>la</strong>rono a Dio e furono gettati sul<strong>la</strong> terra. 40 Dopo <strong>la</strong><br />

creazione dell’uomo Satana ha inculcato nel suo cuore il dubbio nei confronti di Dio,<br />

dividendolo dal suo Creatore. Come principe di questo mondo ha cercato in ogni<br />

tempo di sopprimere i figli di Dio, incominciando da Abele il giusto, ad opera di<br />

Caino, continuando poi tramite l’Egitto, Babilonia, <strong>la</strong> Medo-Persia, <strong>la</strong> Grecia e<br />

l’Impero Romano nelle sue varie fasi. 41<br />

Nel<strong>la</strong> Donna vediamo lo strumento di Dio che è <strong>la</strong> Chiesa, il sale del<strong>la</strong> terra, nel<br />

Dragone abbiamo lo strumento di Satana che è il potere sia religioso sia politico nel<strong>la</strong><br />

sua opposizione a Dio. La società civile, senza l’evangelo, agisce secondo dei<br />

sentimenti feroci e, tramite <strong>la</strong> forza, impone <strong>la</strong> sua volontà, non a caso si presenta di<br />

colore rosso sangue; perché disgiunta da Dio vuole godere dei frutti del<strong>la</strong> conoscenza<br />

per un benessere terreno, materiale.<br />

Il conflitto millenario fra Dio, che agisce tramite <strong>la</strong> sua Chiesa, e Satana, che<br />

agisce tramite il potere non rigenerato, è presentato in questo capitolo XII<br />

dell’Apocalisse. Il conflitto primitivo che si è svolto nell’Eden tra <strong>la</strong> donna e il<br />

rappresentante di Satana, il serpente, è in questo capitolo ripreso nel<strong>la</strong> sua maturità.<br />

La donna, nel<strong>la</strong> Genesi, era innocente e ignara delle insidie del tentatore, anche se era<br />

stata avvertita, qui non è più un personaggio ingenuo, ma è <strong>diventa</strong>ta consapevole al<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> dell’amore di Dio, non cammina più tra gli alberi e i fiori, ma fra gli astri del<br />

cielo. In lei s’incarna <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> verità e del<strong>la</strong> giustizia, riflette <strong>la</strong> gloria di Dio, è<br />

circondata da luce e da esperienza, garanzia del<strong>la</strong> sua vittoria nel<strong>la</strong> lotta finale.<br />

Analogamente, al posto del serpente viene presentato un drago e ciò significa che<br />

Satana pure ha esteso i suoi poteri a quasi tutta <strong>la</strong> terra e si presenta nel<strong>la</strong> sua<br />

perfezione malefica.<br />

37<br />

Apocalisse 12:3-5.<br />

38<br />

Apocalisse 12 9; Giovanni 12:31; 14:30; 16:11; 8:44; Luca 4:6,7; 2 Corinzi 4:4.<br />

39<br />

In questo testo crediamo che si debba riconoscere il linguaggio di Daniele 8:10, con <strong>la</strong> differenza che mentre il<br />

profeta di Babilonia indicava nelle “stelle” le guide spirituali del popolo di Dio che il suo nemico getterà dal cielo<br />

sul<strong>la</strong> terra per calpestarle, Giovanni presenta le “stelle” come esponenti seguaci del dragone, almeno questa è <strong>la</strong> nostra<br />

comprensione. L’Avversario trascina con sé nel<strong>la</strong> sua caduta un terzo degli esseri dalle corti celesti. Giovanni ha<br />

però utilizzato il simbolo del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong>, come i rappresentanti del popolo di Dio, quando descrive <strong>la</strong> corona di dodici<br />

stelle.<br />

40<br />

Giuda 6. Alcuni commentatori hanno visto in queste stelle le autorità d’Israele rovesciate dall’Impero Romano,<br />

altri i dirigenti cristiani messi a morte dall’autorità romana. Il versetto 9 sembra sostenere meglio quanto esponiamo.<br />

41<br />

Genesi 3:1-5; 4:6,7; 1 Giovanni 3:11,12; Esodo 1:13-16, 5:2; 14:10,11; Daniele 1:2; 6:1-17; Ester 3:8-14;<br />

Daniele 11; 7:21,25; Apocalisse 13:7; 17:13,14.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Sua incarnazione religiosa<br />

LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

Questo drago rappresenta il paganesimo ostile al popolo di Dio. È rosso. Lo<br />

scrittore protestante scozzese A. Hislop scriveva: “La paro<strong>la</strong> tradotta con rosso<br />

significa propriamente colore di fuoco. 42 Dragone rosso significa dunque dragone di<br />

fuoco o serpente di fuoco. Esattamente lo stesso che, nel<strong>la</strong> prima forma di ido<strong>la</strong>tria,<br />

sotto il patronato di Nimrod, 43 apparve nell’antichità. Il serpente di fuoco nel<strong>la</strong><br />

pianura di Scinear sembra essere stato il grande oggetto di culto... L’apostasia iniziò<br />

presso i figli di Noè col culto del fuoco, e ciò, sotto il simbolo di un serpente... Tutta<br />

l’antichità indica Nimrod come colui che iniziò il culto del fuoco... Il sole, grande<br />

sorgente di luce e di calore, era adorato sotto il nome di Baal... Come il sole nel cielo<br />

era il grande oggetto di culto, così il fuoco veniva adorato quale suo rappresentante<br />

sul<strong>la</strong> terra... Così come per il sole, il grande dio del fuoco, il serpente ebbe anche il<br />

suo culto e si identificò con lui... In Egitto uno dei simboli più comuni del sole o del<br />

dio sole è un disco circondato dal serpente”. 44 Dai segni geroglifici egiziani si nota<br />

che, dai tempi più antichi, il potere sovrano presso i pagani era rappresentato dal<br />

doppio segno del sole e del dragone, e spesso, nei geroglifici, il segno del sole che<br />

raffigurava il faraone era attraversato dal segno del dragone. 45 “Come il sole era il<br />

grande luminare del mondo fisico, così il serpente era considerato come il grande<br />

luminare del mondo spirituale, che dava all’umanità <strong>la</strong> conoscenza del bene e del<br />

male”. 46<br />

Il serpente, che si presenta come un dragone nel<strong>la</strong> sua perfezione, cioè con sette<br />

teste, rappresenta una mistificazione del<strong>la</strong> potenza di Dio, infatti nell’antichità gli si<br />

attribuiva qualcosa del<strong>la</strong> natura divina: “Sembra il più spirituale di tutti i rettili: è<br />

del<strong>la</strong> natura del fuoco; poiché ostenta una agilità incredibile, e si muove per il<br />

semplice effetto del<strong>la</strong> sua volontà senza il soccorso delle mani e dei piedi. Inoltre vive<br />

molto tempo e ha <strong>la</strong> virtù di rinnovare <strong>la</strong> sua giovinezza”. 47<br />

Per questa sua ultima caratteristica il serpente era preso nell’antichità come<br />

simbolo dell’immortalità. Il dragone nell’Apocalisse riassume in sé i culti al sole ed al<br />

fuoco divoratore, a lui venivano “sacrificate vittime umane, e principalmente<br />

42<br />

Vedere <strong>la</strong> traduzione interconfessionale in lingua corrente, La Paro<strong>la</strong> del Signore - il Nuovo Testamento, ed.<br />

LDC-ABU.<br />

43<br />

Nimrod, nipote di Noè, discendente di Cam (Genesi 10:8,10-12; 1 Cronache 1:10), primo sovrano potente sul<strong>la</strong><br />

terra. Il suo dominio si stabilì nel<strong>la</strong> pianura di Scinear (Babilonia) Babel, Erec, Accad... poi conquistò il paese di<br />

Assur e vi costruì Ninive e altre città. È all’origine del<strong>la</strong> civiltà assiro-babilonese. Secondo Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità<br />

Giudaiche I,4, quando Dio diede ordine ai figli di Noè di disperdersi sul<strong>la</strong> terra, Nimrod fu il promotore del<strong>la</strong><br />

costruzione del<strong>la</strong> torre di Babel per mettersi al riparo da un nuovo diluvio e acquistare fama e potenza. Vedere<br />

Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. WESTPHAL, t. II, p. 213.<br />

44 a<br />

HISLOP Alexander, Les Deux Babylones, 1 ed. francese, 1886, Paris 1972, pp. 342,343,344.<br />

45 L. Gaussen, o.c., t. III, p. 408, nota d.<br />

46 A. Hislop, o.c., pp. 343,344.<br />

47 Idem, p. 345.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 313


CAPITOLO VIII<br />

bambini, ... quale padre di tutti gli dèi babilonesi”. 48 Era <strong>la</strong> divinità adorata dai Druidi<br />

in Gran Bretagna ed era chiamato altrove Baal, o Moloc.<br />

La vera sede di questa forma di culto era a Babilonia, ma dopo <strong>la</strong> morte di<br />

Beltsatsar e l’espulsione da questa città del clero caldeo ad opera dei Medo Persiani,<br />

si spostò a Pergamo, dove per diversi secoli fu “il trono di Satana” e dove il culto ad<br />

Escu<strong>la</strong>pio, nel<strong>la</strong> forma del serpente, ebbe degli eccessi incredibili. Più tardi, da<br />

Pergamo <strong>la</strong> sede si spostò a Roma, nuovo “trono” di Satana. 49<br />

Nel<strong>la</strong> capitale dell’Impero Romano, tra le numerose divinità, due erano<br />

principalmente oggetto di culto: “il fuoco eterno che bruciava sempre nel tempio di<br />

Vesta, e il serpente sacro di Epidauro. Nel<strong>la</strong> Roma pagana questi culti del fuoco e del<br />

serpente erano qualche volta separati, qualche volta confusi. Il fuoco di Vesta era<br />

considerato uno dei principali protettori dell’Impero, si diceva portato da Enea da<br />

Troia” 50 e alle Vestali era affidato il compito di mantenerlo sempre acceso.<br />

“Il serpente di Epidauro, che i Romani adoravano quanto il fuoco, era considerato<br />

come una divina rappresentazione di Escu<strong>la</strong>pio, figlio del sole... o il sole incarnato”. 51<br />

Questo dio, nel<strong>la</strong> forma di serpente, era stato portato a Roma a causa di una epidemia,<br />

“fu solennemente consacrato come dio protettore dei Romani” e così, “il serpente che<br />

rappresentava il sole come divinità incarnata, ...il serpente di fuoco, divenne quasi<br />

universale”. 52<br />

Sua incarnazione politica<br />

L’espressione dragone <strong>la</strong> troviamo so<strong>la</strong>mente nell’Apocalisse, nel<strong>la</strong> versione greca<br />

dei LXX traduce il termine ebraico tannim, plurale di tan. In alcuni passi questo<br />

termine si attribuisce a “Faraone re d’Egitto, gran coccodrillo... ”. 53<br />

“Il dragone figurava fra le insegne militari degli Assiri. Ciro lo fa adottare dai<br />

Medi e dai Persiani... Non c’è dubbio che lo stendardo del dragone o serpente presso<br />

gli Assiri e i Persiani si riferisca al culto del fuoco, poiché il culto del fuoco e del<br />

serpente erano mesco<strong>la</strong>ti insieme in questi paesi”. 54<br />

Verso <strong>la</strong> fine del III secolo, inizio del IV dell’era cristiana, il dragone<br />

rappresentava il potere assoluto degli imperatori romani e, sotto gli imperatori di<br />

Bisanzio, ogni centuria aveva per insegna il dragone, <strong>diventa</strong>to celebre quanto lo<br />

stemma delle aquile. Ammiano Marcellino, contemporaneo dell’imperatore Giuliano,<br />

diceva: “Il dragone era ricoperto da un manto di porpora; lo si portava sul<strong>la</strong> cima di<br />

una picca arricchita d’oro e di pietre preziose; apriva al vento una <strong>la</strong>rga go<strong>la</strong>, per<br />

48<br />

Idem, p. 351.<br />

49<br />

Apocalisse 2:13; 13:2.<br />

50<br />

Idem, p. 357.<br />

51<br />

Idem, p. 358.<br />

52<br />

Idem, p. 359.<br />

53<br />

Ezechiele 29:3; 32:2; Salmo 74:14. La paro<strong>la</strong> stessa Faraone significa “sole”.<br />

54 A. Hislop, o.c., p. 481.<br />

314<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

riceverne il soffio e poiché era cava fischiava allora come se fosse stato vivente e<br />

irritato, mentre <strong>la</strong> sua coda flottava in aria, ondu<strong>la</strong>ndo a diverse riprese”. 55 Questo<br />

dragone rosso al<strong>la</strong> testa dell’esercito romano era un oggetto di culto e veniva adorato,<br />

così come era avvenuto nell’Assiria e nel<strong>la</strong> Medo-Persia.<br />

L’emblema del dragone degli stendardi romani passò sulle monete papali, coniate<br />

sotto il pontificato di Gregorio XIII (1572-1585). Quel dragone, dice l’abate Joseph<br />

Maître, ricorda quello delle favole dove vegliava a guardia del vello d’oro o dei pomi<br />

del giardino dell’Esperidi. Due di quelle medaglie, in partico<strong>la</strong>re, portano al margine<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Vigi<strong>la</strong>ta. Un’altra Gregorei, dal greco gregoreo che significa vegliare. 56 In<br />

un’altra medaglia il dragone a<strong>la</strong>to viene posto al<strong>la</strong> porta del<strong>la</strong> vigna del Signore. Su<br />

un’altra il dragone a<strong>la</strong>to domina al di sopra del mondo e simboleggia <strong>la</strong> sollecitudine<br />

universale del pontefice con <strong>la</strong> scritta Pro cunctis (per tutti). 57 Per rappresentare<br />

meglio il nuovo Vicario di Cristo, che esercita dappertutto <strong>la</strong> sua azione benefica, <strong>la</strong><br />

medaglia porta <strong>la</strong> scritta Desertis semina terris - semina le terre deserte - e presenta<br />

un carro, trainato nel cielo da due draghi, che spande sul<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> buona semenza. E<br />

siccome il nuovo dragone porporato faceva il bello e brutto tempo, sua “santità”<br />

Gregorio XIII, come guida e direttore illuminato del<strong>la</strong> Chiesa e del mondo, viene<br />

raffigurato da un drago in forma di timone e <strong>la</strong> medaglia porta le parole: Optime<br />

regitur - è governata ottimamente. 58<br />

Giovanni vede il grande dragone nel momento storico dell’Impero Romano in<br />

antagonismo con <strong>la</strong> Chiesa di Dio. 59<br />

Con questo dragone a sette teste e dieci corna l’apostolo ci presenta qui “una<br />

incarnazione dello spirito delle tenebre per <strong>la</strong> guerra che voleva fare al<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Dio nell’impero dei Latini” 60 . Questo potere è già instal<strong>la</strong>to, non sorge dal mare, o<br />

dall’abisso 61 , è di già insediato nel secolo apostolico quando <strong>la</strong> Chiesa prende vita e<br />

prima che fugga nel deserto. “È il principe di questo mondo che si è impadronito di<br />

tutta <strong>la</strong> potenza dell’impero pagano di Roma” 62 , attraverso il quale Satana, per<br />

interposta persona, compie <strong>la</strong> sua opera distruttrice.<br />

Questo dragone è <strong>la</strong> contraffazione di Cristo e F. de Rougemont spiegava: “Le<br />

teste sono in numero di sette come l’Agnello ha sette corna sul<strong>la</strong> sua testa unica 63 , ed<br />

esse sono tanti imperi 64 . L’Agnello non ha che un solo e unico regno, che è eterno;<br />

quelli di Satana periscono e si susseguono gli uni agli altri... I sette imperi (le sette<br />

55<br />

Ammiano Marcellino, Storia degli imperatori romani, Libro XVI, 10; cit. da L. Gaussen, o.c., t. III, p. 253.<br />

56<br />

Daniele aveva detto che questo potere “aveva degli occhi simili ad occhi d’uomo” Daniele 7:8.<br />

57<br />

Daniele aveva scritto che questo regno, sebbene “piccolo”, “appariva maggiore degli altri” Daniele 7:8,20.<br />

58<br />

J. Maître, o.c., pp. 492, 493.<br />

59<br />

Vedere BURNIER Pierre Louis Étienne, Études élémentaires et progressives de <strong>la</strong> parole de Dieu, vol. VII,<br />

Lausanne 1852, p. 475.<br />

60 L. Gaussen, o.c., t. III, p. 252.<br />

61 Apocalisse 13:1; 11:7; 17:8.<br />

62 J.N. Darby, o.c., p. 121.<br />

63 Apocalisse 5:6. Le sette corna sono l’immagine del<strong>la</strong> forza perfetta, i sette occhi quelli del<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza e<br />

dell’onniscienza.<br />

64 Nel nostro Capitolo XIX spieghiamo come le sette teste rappresentano sette imperi universali a partire da<br />

Babilonia.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 315


CAPITOLO VIII<br />

teste) di Satana sono le monarchie universali che egli ha fondato e affermato sul<strong>la</strong><br />

terra dal giorno in cui lo scettro profetico del mondo è stato rotto da Nebucadnetsar<br />

tra le mani del discendente di Davide, Sedechia. Sono gli imperi dei Caldei (I testa),<br />

dei Persiani (II testa), dei Macedoni (III testa) e dei Romani (IV testa); il II Impero<br />

Romano (che va dallo smembramento di Roma a seguito delle invasioni barbariche<br />

fino al<strong>la</strong> Rivoluzione Francese, V testa), lo Stato dell’era rivoluzionaria (VI testa, che<br />

va dal periodo del<strong>la</strong> Rivoluzione Francese al nostro tempo) e un settimo (VII testa)<br />

che l’avvenire farà conoscere (futura confederazione degli Stati europei dell’Impero<br />

Romano che si metteranno sotto le direttive di Roma). Le dieci corna senza diadema<br />

sono i dieci regni secondari che costituiscono i tre ultimi imperi (teste), e che sono i<br />

vassalli dell’uomo del peccato”. 65<br />

Il Rosselet, nell’aiutarci a comprendere meglio il momento storico a cui si riferisce<br />

questo secondo quadro, fa notare: “Abbiamo qui prospettata Roma imperiale e<br />

pagana... Questo impero doveva venire diviso, più tardi, in dieci regni (le 10 corna),<br />

ma al tempo dell’apparizione del dragone i dieci regni erano ancora futuri, e perciò le<br />

corna non sono (come al capitolo seguente) coronate da diademi”. 66<br />

In conclusione, questo dragone rappresenta religiosamente e politicamente <strong>la</strong><br />

rivolta dell’umanità nei confronti di Dio elevando a culto <strong>la</strong> propria specu<strong>la</strong>zione<br />

filosofica, il proprio sentimento religioso e <strong>la</strong> propria politica. Rifiuta <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione<br />

di Dio e di conseguenza non può che agire animata dall’Avversario.<br />

Il dragone si fermò davanti al<strong>la</strong> donna al fine di divorarle il “figlio maschio” che,<br />

una volta nato, ha da reggere <strong>la</strong> terra con verga di ferro.<br />

Il Figlio maschio<br />

316<br />

“E il dragone si fermò davanti al<strong>la</strong> donna che stava per<br />

partorire, alfine di divorarne il figlio maschio, che ha da<br />

reggere tutte le nazioni con <strong>la</strong> verga di ferro”. 67<br />

I commentatori da sempre hanno visto nel figlio maschio il Messia, Gesù.<br />

A quale momento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> si riferiscono le parole: “el<strong>la</strong> partorì”? Alcuni<br />

commentatori pensano al<strong>la</strong> nascita di Cristo a Betlemme, come annunciato dal profeta<br />

Michea. 68 Il tentativo del dragone di divorarlo sarebbe stata l’azione di Erode con <strong>la</strong><br />

sua strage degli innocenti, e tutti gli sforzi di Satana nell’ostaco<strong>la</strong>rlo durante il suo<br />

ministero. Altri pensano al<strong>la</strong> risurrezione del Cristo quando l’Impero Romano era in<br />

agguato al sepolcro, dopo averlo sigil<strong>la</strong>to, per impedire <strong>la</strong> manifestazione del<strong>la</strong> sua<br />

potenza.<br />

65<br />

ROUGEMONT Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, pp. 257,258. Siamo noi che abbiamo<br />

aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

66<br />

ROSSELET D’IVERNOIS Gustave Adolphe, L’Apocalypse et l’histoire, t. II, Paris 1878, p. 180.<br />

67 Apocalisse 12:5.<br />

68 Michea 5:1,2; Matteo 2:6.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

Le parole che il figlio maschio “ha da reggere tutte le nazioni con <strong>la</strong> verga di<br />

ferro” si rifanno al Salmo II che annuncia il Re-Messia, Cristo Gesù, contro il quale i<br />

principi del<strong>la</strong> terra si sarebbero coalizzati, ma l’Eterno ride di loro perché è a Lui che<br />

ha dato lo scettro.<br />

È in occasione del<strong>la</strong> resurrezione che Gesù viene dichiarato “figlio di Dio con<br />

potenza” e viene generato dal Padre, realizzando il Salmo II, come spiega l’apostolo<br />

Paolo. 69 “Questa resurrezione è il compimento di tutte le promesse re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong><br />

redenzione del mondo”. 70 “Il Figlio di Dio era <strong>diventa</strong>to figlio di Davide tramite <strong>la</strong><br />

nascita; è elevato al<strong>la</strong> sua vita gloriosa di Figlio di Dio tramite <strong>la</strong> resurrezione, che è<br />

come una nuova nascita. Tramite il secondo di questi atti, si libera dal manto giudeo e<br />

davidico di cui si era rivestito con il primo, per realizzare il ruolo di Messia giudeo,<br />

ed entra nel modo di esistere conforme al<strong>la</strong> sua essenza. Cessa di essere servitore<br />

del<strong>la</strong> circoncisione per <strong>diventa</strong>re Signore universale”. 71<br />

Gesù non è salito al cielo per mettersi al riparo dai colpi dell’Avversario, che ha<br />

sconfitto in ogni incontro avuto faccia a faccia, ma l’uomo-Dio, ponendosi a sedere<br />

al<strong>la</strong> destra dell’Eterno, in virtù del<strong>la</strong> forza che gli è stata data dal Padre in cielo e in<br />

terra, governa <strong>la</strong> Chiesa tramite il suo Spirito.<br />

In questa nascita crediamo si debba vedere sia l’incarnazione sia l’ascensione di<br />

Gesù; entrambe le spiegazioni si completano. Si passa dal<strong>la</strong> nascita al<strong>la</strong> resurrezione,<br />

non accennando al<strong>la</strong> sua vita, al<strong>la</strong> morte perché esse formano un tutt’uno. L’Evangelo<br />

è una introduzione al<strong>la</strong> morte e il venerdì santo, apparente fallimento dal punto di<br />

vista umano, è <strong>la</strong> vittoria di Dio col Figlio sul principe di questo mondo, <strong>la</strong><br />

resurrezione ne è <strong>la</strong> dimostrazione gloriosa. 72<br />

Qui c’è l’evento del Cristo, anche se <strong>la</strong> croce non è espressamente nominata, ne è<br />

però implicata. La nascita del Messia era il preludio al<strong>la</strong> sua morte che sfociava nel<strong>la</strong><br />

resurrezione-ascensione, trionfo del<strong>la</strong> verità sul<strong>la</strong> menzogna, del bene sul male, del<strong>la</strong><br />

vita sul<strong>la</strong> morte facendo del suo sacrificio il mezzo con il quale il Padre esprime <strong>la</strong><br />

volontà di salvare l’umanità. Con questa ascesa al cielo del Figlio del<strong>la</strong> donna<br />

abbiamo un’altra panoramica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del mondo. Grazie al<strong>la</strong> sua vittoria <strong>la</strong><br />

speranza <strong>diventa</strong> certezza.<br />

Non dobbiamo meravigliarci che si passi dal<strong>la</strong> nascita al<strong>la</strong> resurrezione perché,<br />

scrive il protestante J. Jeremias: “Una delle caratteristiche del linguaggio semitico<br />

consiste nel non menzionare che l’inizio e <strong>la</strong> fine di una azione, senza prendere in<br />

considerazione il tempo intermedio”. 73 Il cattolico J.L. d’Aragon esprime lo stesso<br />

pensiero: “Passando sotto silenzio l’intera vita di Cristo, persino <strong>la</strong> sua passione,<br />

Giovanni <strong>la</strong> sintetizza nei suoi due poli estremi: <strong>la</strong> nascita e <strong>la</strong> gloriosa ascensione.<br />

69<br />

Romani 1:4; Atti 13:33.<br />

70<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. II, Les actes des Apôtres, Lausanne 1885, p. 406.<br />

71 a<br />

GODET Frédéric, Commentaire sur l’épître aux Romains, t. I, 3 ed., Neuchâtel 1968, p. 181. Vedere Romani<br />

15:8; 1:4.<br />

72<br />

Ebrei 2:14; Colossesi 2:15; Atti 2:21-36.<br />

73<br />

JEREMIAS J., Die Gleichnisse Jesu, p. 110; cit. da C. Brütsch, o.c., p. 207.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 317


CAPITOLO VIII<br />

Questi due eventi sono sufficienti per mostrare che malgrado <strong>la</strong> sua vigi<strong>la</strong>nza l’odio<br />

del dragone non riuscì a concludere nul<strong>la</strong>”. 74<br />

In questa dichiarazione dell’Apocalisse noi abbiamo ancora una volta riassunta <strong>la</strong><br />

natura di Cristo. Dal punto di vista divino Gesù è Figlio di Dio, è l’Emanuele; dal<br />

punto di vista umano egli è figlio del<strong>la</strong> Chiesa, dell’umanità, del<strong>la</strong> donna. 75 Tra Gesù<br />

e il popolo di Dio vi è uno stretto legame di parente<strong>la</strong>. Nel<strong>la</strong> Genesi viene promesso<br />

quale posterità del<strong>la</strong> donna ed è quindi perfettamente logico e naturale che qui venga<br />

presentato come figlio del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

“La nascita del bambino maschio non ha portato alcun cambiamento essenziale<br />

nel<strong>la</strong> condizione dei fedeli sul<strong>la</strong> terra. Si sarebbe voluto vedere <strong>la</strong> Chiesa trasportata<br />

nelle alte sfere del<strong>la</strong> gloria... Il Messia è glorioso, ma <strong>la</strong> sua Chiesa dimora, dopo<br />

come prima, di fronte a tutto l’odio del principe di questo mondo... ed è in uno stato<br />

più triste che mai”. 76 Per evitare terribili persecuzioni sul<strong>la</strong> terra “<strong>la</strong> donna fuggì nel<br />

deserto dove ha un luogo preparato da Dio, affinché vi sia nutrita per<br />

milleduecentosessanta giorni”. 77<br />

Giovanni, preoccupato di presentare l’azione del dragone nei confronti del<strong>la</strong><br />

donna, anticipa subito quello che svilupperà con più parole poi. Infatti il versetto 6 è<br />

una parentesi che apre nel suo discorso, a seguito del<strong>la</strong> nascita e resurrezione di Gesù<br />

Cristo.<br />

Questa parentesi vuole assicurare il lettore che <strong>la</strong> Chiesa non è abbandonata al suo<br />

nemico.<br />

Terzo quadro: battaglia in cielo<br />

74 J.L. d’Aragon, o.c., p. 1458.<br />

75 Ga<strong>la</strong>ti 4:4; Genesi 3:15.<br />

76 K. Auberlen o.c., p. 242.<br />

77 Apocalisse 12:6.<br />

318<br />

“E vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli<br />

combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli<br />

combatterono, ma non vinsero, e il luogo loro non fu più<br />

trovato in cielo. E il gran dragone, il serpente antico, che<br />

è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il<br />

mondo, fu gettato giù; fu gettato sul<strong>la</strong> terra, e con lui<br />

furono gettati gli angeli suoi. Ed io udii una gran voce<br />

nel cielo che diceva: “Ora è venuta <strong>la</strong> salvezza e <strong>la</strong><br />

potenza ed il regno dell’Iddio nostro, e <strong>la</strong> potestà del suo<br />

Cristo, perché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri<br />

fratelli, che li accusava dinanzi all’Iddio nostro, giorno e<br />

notte. Ma essi l’hanno vinto a cagione del sangue<br />

dell’Agnello e a cagione del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> loro<br />

testimonianza; e non hanno amata <strong>la</strong> loro vita, anzi l’hanno<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

esposta al<strong>la</strong> morte. Perciò rallegratevi, o cieli, e voi che<br />

abitate in essi - Guai a voi o terra, o mare! Perché il<br />

diavolo è disceso a voi con gran furore, sapendo di non<br />

aver che breve tempo””. 78<br />

Prima di par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> battaglia che il testo ci presenta identifichiamo l’essere<br />

contro cui Satana deve combattere.<br />

Michele<br />

Questo personaggio viene menzionato per <strong>la</strong> prima volta dal profeta Daniele e il<br />

suo nome Mi-ka-el significa: “Chi è simile a Dio?”, domanda con <strong>la</strong> quale indica <strong>la</strong><br />

sua prerogativa essenziale e rivendica a sé <strong>la</strong> posizione di unico Dio. È il “principe<br />

più importante dell’esercito di Dio” è “il gran capo, il difensore dei figlioli del tuo<br />

popolo”, è “l’arcangelo” 79 capo delle schiere celesti.<br />

Nel<strong>la</strong> letteratura giudaica abbiamo più riferimenti a Micael rispetto al testo biblico.<br />

Essa lo pone al<strong>la</strong> destra di Dio, fa di lui il guardiano dei segreti divini, il detentore dei<br />

libri celesti e soprattutto uno dei principali attori del<strong>la</strong> tragedia escatologica: suonerà<br />

<strong>la</strong> tromba del giudizio, giudicherà gli angeli decaduti e sarà il vincitore delle potenze<br />

nemiche di Dio. Con Gabriele e Raffaele ha annunciato ad Abramo <strong>la</strong> nascita di suo<br />

figlio ed è lui che ha par<strong>la</strong>to a Mosè nel pruno ardente. Il misericordioso Micael<br />

compie l’opera di avvocato e d’intercessione, di sommo sacerdote e condottiero delle<br />

anime giuste. 80 Questo personaggio non è altro che Cristo Gesù stesso, l’Angelo del<br />

Patto, “l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito di ogni creatura... poiché in lui<br />

abita corporalmente tutta <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> deità”. 81 Già Ticonio, Beda e Bullinger<br />

hanno identificato Micael con Gesù.<br />

La descrizione che fa Daniele è <strong>la</strong> stessa di quel<strong>la</strong> di Giovanni nell’Apocalisse:<br />

Daniele scrive:<br />

“Ecco un uomo, vestito di lino, con<br />

attorno ai fianchi una cintura d’oro<br />

d’Ufaz. Il suo volto era come un crisolito,<br />

<strong>la</strong> sua faccia aveva l’aspetto del<strong>la</strong><br />

Giovanni scrive:<br />

“... somigliava a un figlio d’uomo, vestito<br />

d’una veste lunga fino ai piedi e cinto<br />

d’una cintura d’oro all’altezza del petto.<br />

E il suo corpo e i suoi capelli erano<br />

78<br />

Apocalisse 12:7-12.<br />

79<br />

Daniele 10:13, traduzione letterale. Altri traducono, come il Luzzi “uno dei primi capi”. Daniele 12:1; Giuda 9;<br />

vedere Zaccaria 3:2.<br />

La seconda persona del<strong>la</strong> Divinità si presenta agli angeli come arcangelo, per poter meglio stabilire una re<strong>la</strong>zione<br />

con questi essere celesti ed essere nei loro confronti il tipo al quale tendere per <strong>la</strong> pienezza del loro sviluppo. Nel<strong>la</strong> sua<br />

re<strong>la</strong>zione con gli umani si presenta come Figlio dell’uomo, l’uomo nel<strong>la</strong> sua pienezza, ed esprime in questo modo<br />

l’ideale che l’umanità deve raggiungere.<br />

80<br />

Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. Westphal, t. II, p. 163.<br />

81 Colossesi 1:15; 2:9.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 319


CAPITOLO VIII<br />

folgore, i suoi occhi erano come fiamme<br />

di fuoco, le sue braccia e i suoi piedi<br />

parevano terso rame, e il suono del<strong>la</strong> sua<br />

voce era come il rumore di una<br />

moltitudine”. 82<br />

Battaglia in cielo<br />

320<br />

bianchi come candida <strong>la</strong>na, come neve; e<br />

i suoi occhi erano come una fiamma di<br />

fuoco, e i suoi piedi erano simili a terso<br />

rame, arroventato in una fornace; e <strong>la</strong> sua<br />

voce era come <strong>la</strong> voce di molte acque”. 83<br />

Michele, Cristo Gesù, combatte col dragone. Quale battaglia è questa? Alcuni<br />

pensano si tratti del<strong>la</strong> battaglia originaria tra Dio e Lucifero, tipicamente descritta sia<br />

dal profeta Isaia sia dal profeta Ezechiele 84 . Pur riconoscendo che questa descrizione<br />

risponde perfettamente a ciò che è accaduto in cielo in quel diabolico giorno in cui il<br />

mistero dell’iniquità è sbocciato, tenendo conto però del contesto: <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong><br />

Chiesa, dobbiamo dire che si tratta di fatti avvenuti tra <strong>la</strong> resurrezione di Gesù e <strong>la</strong> sua<br />

ascensione. Infatti in occasione del<strong>la</strong> sua ascensione, Gesù dirà ai discepoli: “Ogni<br />

potestà mi è stata data in cielo e in terra e in ogni luogo” 85 .<br />

Questo allontanamento di Satana dal cielo è <strong>la</strong> diretta conseguenza del ministero di<br />

Cristo sul<strong>la</strong> terra e del<strong>la</strong> sua ascensione.<br />

“Il racconto del<strong>la</strong> donna che fugge nel deserto è sospeso dall’inserimento di questo<br />

passo. Potremmo avere una chiara indicazione dell’ansietà dello scrittore sacro che<br />

al<strong>la</strong>ccia questa guerra in cielo con il nato e il suo rapimento del bambino-uomo? Il<br />

bambino-uomo è nato per vincere. Il dragone è il suo nemico, e i poteri del nemico<br />

non sono confinati al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> <strong>storia</strong> materiale del mondo; è anche un potere nel mondo<br />

spirituale; ma il bambino-uomo è interamente un conquistatore. Il suo rapimento in<br />

cielo è l’annuncio che là nel più alto, è riconosciuto vincitore; e <strong>la</strong> sua vittoria è sopra<br />

il potere del dragone, il vecchio serpente, <strong>la</strong> cui testa è ammaccata per ora”. 86<br />

“Tutto ciò che Giovanni vede nel cielo è <strong>la</strong> controparte del<strong>la</strong> realtà terrena.<br />

<strong>Quando</strong> si è avuta <strong>la</strong> vittoria in cielo, Cristo sul<strong>la</strong> terra era in croce. Essendo parte<br />

del<strong>la</strong> realtà terrestre, non può allo stesso tempo essere parte del simbolismo celeste. Il<br />

coro celeste spiega che <strong>la</strong> reale vittoria <strong>la</strong> si è avuta con il sangue dell’Agnello.<br />

82<br />

Daniele 10:5.6. Vogliamo qui riportare il commento di F. de Rougemont e dell’abate J. Fabre d’Envieu: “Egli<br />

vide tutto ad un tratto davanti a sé, non il Dio del Sinai che scuoteva il cielo e <strong>la</strong> terra e folgorava i suoi nemici, ma il<br />

Sommo Sacerdote, il cui avvicinamento lo riempie di indicibile terrore che Dio solo può procurare sull’uomo. Questa<br />

apparizione era per Daniele piena di insegnamenti. Riconobbe certamente in questo Dio-uomo il figlio dell’uomo che,<br />

nel<strong>la</strong> visione delle quattro bestie,... aveva ottenuto lo scettro eterno del mondo senza combattere” F. de Rougemont de,<br />

o.c., p. 32, 33; “Questo Essere che appare qui, sotto una forma umana, agli occhi rapiti del profeta, e che egli designa<br />

con <strong>la</strong> semplice paro<strong>la</strong> un Uomo, è il Messia, cioè l’eroe divino, che è sempre <strong>la</strong> figura centrale del libro” di Daniele,<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1336, come del resto lo è anche per l’Apocalisse.<br />

83<br />

Apocalisse 1:12-16.<br />

84<br />

Isaia 14:12-14; Ezechiele 28:1,19.<br />

85<br />

Matteo 28:18.<br />

86<br />

CARPENTER W. Boyd, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, ed. C.J. Ellicott, London, s.d., p. 160 (p. 510)<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

Quindi <strong>la</strong> vittoria celeste di Micael è semplicemente <strong>la</strong> controparte del<strong>la</strong> realtà terrena<br />

del<strong>la</strong> croce”. 87<br />

Il Signore stesso dà il miglior commentario su questo testo dell’Apocalisse.<br />

<strong>Quando</strong> i suoi discepoli ritornarono con gioia a causa del loro trionfo sui demoni,<br />

Gesù esc<strong>la</strong>mò: “Io vedevo Satana cadere come un fulmine dal cielo”. E più tardi, il<br />

giorno prima del Golgota, nel consacrarsi al Padre, annunciava <strong>la</strong> sua morte e le sue<br />

conseguenze: “Ora avviene il giudizio di questo mondo, ora sarà cacciato fuori il<br />

principe di questo mondo”. 88<br />

K. Auber<strong>la</strong>in così scriveva: “Un avvenimento considerevole si è compiuto nel<br />

cielo a seguito dell’ascensione del Signore: il diavolo ne è stato precipitato dopo una<br />

lotta che, pur svoltasi nel mondo invisibile, non ha meno, per il suo esito, una<br />

importanza capitale per gli abitanti del<strong>la</strong> terra. Questa espulsione di Satana fuori dal<br />

cielo non è altro che il giudizio del principe di questo mondo. È il coronamento<br />

dell’opera di colui che è venuto per distruggere le opere del diavolo... La resurrezione<br />

e l’ascensione del Signore sono state un vero trionfo, trionfo pubblico e solenne, su<br />

tutte le potenze del<strong>la</strong> morte e delle tenebre” 89 , perché “il suo (di Satana) luogo non fu<br />

più trovato in cielo”.<br />

Per ben comprendere <strong>la</strong> portata di questa vittoria dobbiamo fare un passo indietro.<br />

Lucifero, questo cherubino che poneva il sigillo al<strong>la</strong> creazione ha, un certo momento,<br />

concepito il folle desiderio di essere come Dio, e ha accusato Dio di opprimere,<br />

mediante <strong>la</strong> sua Legge, <strong>la</strong> libertà delle creature.<br />

Allontanato dal Cielo come abitante, Satana vi poteva però avere accesso e ne<br />

approfittava per accusare gli uomini del<strong>la</strong> terra di temere, rispettare Dio per interesse,<br />

come fece per Giobbe, di rivendicare per loro <strong>la</strong> sentenza di morte per il fatto che<br />

sono peccatori. Questa opera di accusa <strong>la</strong> compiva “dinanzi all’Iddio nostro notte e<br />

giorno” 90 .<br />

L’uomo, creato a seguito dell’originale rivolta di Lucifero, fu fatto ad “immagine<br />

di Dio”, cioè doveva stare di fronte a Dio al fine di celebrare <strong>la</strong> sua gloria e far<br />

conoscere “ai principati e alle potestà, nei luoghi celesti... <strong>la</strong> sua infinitamente varia<br />

sapienza”. Doveva essere il campione del suo Signore nel dimostrare all’universo<br />

intero l’amore, <strong>la</strong> giustizia e <strong>la</strong> santità dell’Eterno.<br />

In seguito alle seduzioni dell’Avversario, l’uomo, al quale Dio aveva confidato il<br />

dominio sul creato, non ebbe fiducia nell’Eterno. 91<br />

87<br />

CAIRD G.B., The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, in International Critical Commentary, London 1966, pp.<br />

153,154.<br />

88<br />

Luca 10:18; Giovanni 12:31.<br />

89<br />

K. Auber<strong>la</strong>in, o.c., pp. 250,251; confr. Giovanni 12:31; 1 Pietro 3:22.<br />

90<br />

Isaia 14:12-14; Giobbe 1:6-10; Zaccaria 3:2. In quest’ultimo passo si presenta l’azione di Gesù nel<strong>la</strong> persona<br />

dell’Angelo dell’Eterno, che è l’Eterno stesso, che difende il sacerdote Giosuè dalle accuse dell’Avversario davanti al<br />

trono di Dio.<br />

91<br />

“Ma che potevano le astuzie, le vittorie stesse di Satana contro i piani del<strong>la</strong> sovrana saggezza? La defezione<br />

dell’umanità, capo<strong>la</strong>voro dell’abilità diabolica, ha fatto dimostrare in una forma più ec<strong>la</strong>tante <strong>la</strong> bellezza del piano di<br />

Dio.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 321


CAPITOLO VIII<br />

Satana anziché prendersi <strong>la</strong> responsabilità, iniziò ad accusarlo al fine di perderlo<br />

completamente. Il suo zelo accusatore è rivolto partico<strong>la</strong>rmente nei confronti di<br />

coloro che dicono di essere figli di Dio e di amarlo. Dio, per farci comprendere <strong>la</strong><br />

natura di questa battaglia, ci ha fatto pervenire l’esperienza di Giobbe 92 .<br />

Satana accusa Giobbe di amare Dio per interesse, di servirlo per un secondo fine;<br />

in altre parole, per Satana, “Dio è circondato da cortigiani, non da amici e i cortigiani<br />

di Dio sono poi suoi (di Satana) servitori... Satana dubita che Dio sia riuscito a creare<br />

un amore nel cuore dell’uomo, scommette che sul<strong>la</strong> terra non esiste un uomo che ami<br />

Dio e che quindi gli appartenga veramente” 93 . Dubita che esista un uomo che possa<br />

amare Dio per quello che è e non per i vantaggi che gli possono derivare.<br />

Il patriarca Giobbe è <strong>la</strong> figura di colui che deve venire e il suo dramma è l’agonia<br />

di Cristo. “Dio prende <strong>la</strong> grande inverosimile decisione di venire egli stesso a<br />

rispondere e a far tacere l’Accusatore. Questo è avvenuto a Natale. Dio manda il suo<br />

Figlio unigenito nel mondo. Egli stesso viene a prendere il posto di Giobbe. Viene ad<br />

essere Giobbe. È facile seguire il parallelismo delle due storie: Gesù deve subito<br />

misurarsi con Satana nel deserto, Satana farà di tutto per tentarlo con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio,<br />

per fargli apprezzare i vantaggi del<strong>la</strong> sua posizione. L’interesse che gli può venire<br />

dall’essere Figlio di Dio. Ma Gesù rifiuta di trarre profitto dal<strong>la</strong> sua qualità di<br />

Servitore di Dio. Tuttavia <strong>la</strong> prova che il suo servizio è gratuito è ancora lungi<br />

dall’essere data. Gesù toccherà prima il successo del suo ministero, godrà<br />

dell’autorità del suo insegnamento, del<strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> sua azione sui ma<strong>la</strong>ti, sui<br />

poveri, sui peccatori. Vivrà prima il periodo del<strong>la</strong> prosperità di Giobbe, periodo in cui<br />

A causa del peccato dell’uomo, Satana è rimasto senza dubbio il padrone di questa terra; ha anzi guadagnato un<br />

agente in più. Colui che gli doveva togliere l’impero è <strong>diventa</strong>to il suo alleato, il suo schiavo; e quale inaridimento ha<br />

inflitto al suo infelice prigioniero? Quali pesanti catene l’hanno caricato? L’ido<strong>la</strong>tria con le sue vergognose pratiche,<br />

<strong>la</strong> guerra con i suoi sanguinosi orrori, <strong>la</strong> morte con le sue inspiegabili angosce, il peccato sopra tutto con le sue<br />

infamie e i suoi rimorsi, ecco i monumenti del potere di Satana sull’umanità, i trionfi del<strong>la</strong> sua vittoria sul<strong>la</strong> nostra<br />

terra.<br />

Che fa Dio? Schiacciare nel suo furore il suo avversario e il nostro? Ciò non significherebbe vincerlo. Per vincere,<br />

in una lotta come questa, bisogna confondere, e confondere è mostrare di essere non il più forte, ma il migliore.<br />

Guardate questo umile bambino coricato in una mangiatoia! Ecco il nuovo campione che Dio si è scelto e con il<br />

quale marcia contro il principe di questo mondo. Satana, creatura, aveva aspirato all’autonomia e al<strong>la</strong> gloria d’un Dio;<br />

Dio stacca dal suo proprio essere una persona misteriosa, un altro se stesso, che, spogliandosi volontariamente dello<br />

stato divino, si riduce al<strong>la</strong> dipendenza e infermità del<strong>la</strong> creatura. L’arcangelo si era fatto Dio, il Figlio di Dio <strong>diventa</strong><br />

uomo; il Verbo si fa carne. Sotto <strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> vita umana più umile, realizza questa sottomissione assoluta a Dio al<strong>la</strong><br />

quale si erano sottratti sia l’arcangelo orgoglioso sia il primo uomo.<br />

Satana sente questa volta nell’umanità un punto che resiste, accorre. Comprende che il suo potere è minacciato.<br />

Come aveva prevalso una volta in Eden, nel giardino dell’abbondanza, spera di vincere ora nel deserto, con il mezzo<br />

del<strong>la</strong> privazione. Ma il suo calcolo è sventato; ha incontrato il suo vincitore. Gesù resta fermo, malgrado tutti i suoi<br />

suggerimenti e le sue offerte; persiste a riferirsi unicamente a Dio; a Dio, per <strong>la</strong> conservazione del suo essere fisico; a<br />

Dio, per i mezzi con i quali stabilire il suo regno qui sul<strong>la</strong> terra; a Dio, per l’ora in cui dovrà fare i suoi miracoli. Tutto<br />

il seguito del suo ministero non è che <strong>la</strong> conferma di questa dipendenza senza riserva di cui ha così fatto voto nel<br />

deserto. E dopo che ha consumato <strong>la</strong> sua opera espiatoria si è coronato e instal<strong>la</strong>to come il nuovo sovrano del<strong>la</strong> terra.<br />

È il vero cambiamento di dinastia sul<strong>la</strong> terra (Giovanni 12:31); il mondo passa ad un altro padrone. Satana è<br />

destituito, e <strong>la</strong> sua sovranità trasmessa a Gesù Cristo. Gesù <strong>la</strong> trasmette a sua volta all’umanità, al<strong>la</strong> sua famiglia, nel<br />

nome del<strong>la</strong> quale ha lottato, obbedito, vinto” GODET Frédéric, Études bibliques, vol. I, 4 a ed., Neuchâtel 1889, pp.<br />

27,28.<br />

92 Giobbe 1:9,10<br />

93 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Giobbe, l’uomo in rivolta, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1962, p. 11.<br />

322<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

non risulta che il Servitore serva il suo Signore per nul<strong>la</strong>. Satana allora si accanirà<br />

contro di lui per cercare di carpirgli nel<strong>la</strong> sofferenza quanto non ha potuto ottenere nel<br />

tempo buono, calco<strong>la</strong>ndo che non vorrà servire fino al<strong>la</strong> fine un Dio che lo opprime<br />

ingiustamente”. 94<br />

Più Gesù si avvicina a Gerusalemme più acuto si fa il combattimento. La voce di<br />

Pietro sul<strong>la</strong> strada di Cesarea esprime il pensiero dell’Avversario: “Se tu sei il Figlio<br />

di Dio, se sei il Servitore fedele <strong>la</strong> tua vita non finirà male, per te c’è tutto da<br />

guadagnare nell’essere fedele a Dio”. 95<br />

“La prova continua e Gesù conoscerà, durante <strong>la</strong> Settimana Santa, l’avvilimento,<br />

l’abbandono e l’angoscia di Giobbe. Potrà dire a sua volta: “Iddio mi dà in balia degli<br />

empi, eppure le mie mani non commisero mai violenza”. Tutta l’abominazione del<br />

mondo si riversa sul servitore sfigurato. Inchiodato al<strong>la</strong> croce un’ultima volta <strong>la</strong> voce<br />

del Tentatore: “Se sei Figlio di Dio scendi giù di croce, affinché noi vediamo e<br />

crediamo”. “Se no perché sarebbe Figlio di Dio e perché avrebbe servito Dio? Se Dio<br />

non lo libera, evidentemente non è il giusto, è un peccatore, un impostore, oppure il<br />

suo Dio non esiste”... I farisei con soddisfazione, gli apostoli con disperazione,<br />

giungono a queste tristi considerazioni (non si guadagna nul<strong>la</strong> a servire il Padre di<br />

Gesù), finché Gesù respira, Satana spera ancora. Finché l’agonia si prolunga può<br />

sempre dire a Dio: “Aspetta, non resisterà fino al<strong>la</strong> fine; sta calco<strong>la</strong>ndo che, grazie a<br />

te, tutto può cambiare ancora a suo vantaggio; per questo resiste. Ma se lo <strong>la</strong>sci<br />

andare fino in fondo se lo <strong>la</strong>sci morire come l’ultimo dei malviventi, allora cederà.<br />

Non potrà restarti fedele fino al<strong>la</strong> morte. Per nul<strong>la</strong>! Una tale fede, una tale speranza,<br />

un tale amore nel<strong>la</strong> disperazione non esistono sul<strong>la</strong> terra. Il suo ultimo pensiero sarà<br />

per me, con esso scenderà dal<strong>la</strong> croce esaudendo tutti i suoi amici e tutti i miei amici.<br />

E mi darà ragione”.<br />

Così fintanto che Gesù non è spirato, fintanto che <strong>la</strong> prova non è stata totale,<br />

l’accusa è continua; finché Gesù respira, Satana respira”. 96 “Può mantenere <strong>la</strong> verità<br />

del<strong>la</strong> sua requisitoria, può affermare che non c’è un solo uomo che preferisca Dio al<strong>la</strong><br />

sua propria vita. Satana diceva all’Eterno: “Pelle per pelle! L’uomo dà tutto quello<br />

che possiede per <strong>la</strong> sua vita; ma stendi un po’ <strong>la</strong> tua mano, toccagli le ossa e <strong>la</strong> carne,<br />

e vedrai se non ti rinnegherà in faccia”. Finché Gesù respira Satana può vincere, può<br />

avere ragione”. 97 “La prova deve continuare, più incomprensibile, più dura e più<br />

radicale di quanto non lo sia stata per Giobbe. E mentre Dio tace, mentre trionfano <strong>la</strong><br />

menzogna, l’ingiustizia, <strong>la</strong> malvagità, Gesù, dal fondo dell’abisso e delle tenebre,<br />

grida: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” riassumendo in questa so<strong>la</strong><br />

invocazione tutto il <strong>la</strong>mento e <strong>la</strong> protesta di Giobbe e mettendosi, allo stesso tempo,<br />

nelle mani di Colui che lo abbandonava. “Io so che il mio Redentore vive - il mio<br />

Testimone è in cielo, il mio garante è nei luoghi altissimi” (diceva Giobbe). - “Padre<br />

nelle tue mani rimetto il mio spirito (rimetto <strong>la</strong> mia causa) ” (diceva Gesù). Nessuna<br />

94<br />

Idem, pp. 65,66. Vedere Giobbe 29:7-17.<br />

95<br />

Vedere Matteo 16:21,22.<br />

96<br />

Idem, p. 67.<br />

97<br />

PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Ton Dieu règne, Neuchâtel 1949, p. 22. Confr. Giobbe 2:4,5.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 323


CAPITOLO VIII<br />

risposta. Nul<strong>la</strong> avviene, ... Dio tace e Gesù muore. Si compie l’irreparabile... per<br />

l’Accusatore, che stavolta non ha più niente da dire. La dimostrazione è fatta: tutto il<br />

ministero di Gesù, tutta l’obbedienza del Servitore sono stati vissuti per niente.<br />

Lo confermerà <strong>la</strong> Resurrezione. Sta ad attestare che quell’uomo è stato fedele fino<br />

al<strong>la</strong> morte, senza secondo fine, per puro amore verso colui che lo abbandonava.<br />

Dimostrerà che Gesù è il vero Giobbe che ha fatto mentire per noi tutti l’Accusatore e<br />

lo ha fatto precipitare; che il servizio gratuito di quell’uomo può essere ricompensato<br />

con <strong>la</strong> gioia del Regno; diciamo piuttosto: può essere tradotto in termini di eternità,<br />

perché <strong>la</strong> sua Signoria è su tutte le cose: “Dio ha fatto Signore colui che voi avete<br />

messo a morte”. L’impero del mondo appartiene d’ora in poi all’Agnello<br />

immaco<strong>la</strong>to” 98 .<br />

“Il grido del Salvatore morente fu il rintocco funebre di Satana” 99 .<br />

“Nell’istante in cui Gesù spira, in cui annienta se stesso, l’Accusatore è<br />

precipitato, poiché <strong>la</strong> sua requisitoria è falsa”. 100<br />

L’Accusatore è menzionato solo dopo che è stato gettato giù a seguito del<br />

messianico trionfo. L’espulsione del dragone dal cielo è il risultato dell’Espiazione.<br />

Ciò che si realizzava nel santuario israelitico trova il suo compimento nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

324<br />

“Ed io udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora è<br />

venuta <strong>la</strong> salvezza e <strong>la</strong> potenza ed il regno dell’Iddio nostro,<br />

e <strong>la</strong> potestà del suo Cristo””. 101<br />

Siamo qui nel cuore dell’intera Apocalisse. I versetti 10-12 sono quelli centrali di<br />

tutto il libro. Sono <strong>la</strong> dossologia dell’Apocalisse. Ci sono 205 versetti prima e 207<br />

dopo.<br />

“Questa gran voce che ascoltiamo nell’Apocalisse non è che l’eco nell’eternità del<br />

grido che Gesù manda spirando. Satana è vinto attraverso il sangue dell’Agnello. Con<br />

<strong>la</strong> sua morte, Gesù smentisce l’Accusatore. È venuto per questo, per smentire Satana e<br />

poter <strong>diventa</strong>re così davanti al<strong>la</strong> faccia del Padre il nostro avvocato (soccorritore).<br />

Poiché Gesù ci può difendere (non che <strong>la</strong> nostra causa sia difendibile, essa è perduta),<br />

ma perché del<strong>la</strong> nostra causa perduta, egli ha fatto <strong>la</strong> sua propria causa, perché ci<br />

attribuisce <strong>la</strong> sua morte, <strong>la</strong> sua vittoria su Satana, <strong>la</strong> sua obbedienza. (Negli abiti<br />

sacerdotali di Michele) par<strong>la</strong> in nostro favore. Par<strong>la</strong> di noi come di Lui. Afferma che<br />

tutto ciò che ha fatto, siamo noi che l’abbiamo fatto. Pretende che tutto ciò che lui è<br />

stato lo siamo anche noi. “Io santifico me stesso per loro””. 102<br />

Davanti al trono del<strong>la</strong> grazia non c’è più l’Accusatore. Cristo, avendo vinto il<br />

principe di questo mondo, da ora in avanti lui solo, il difensore, l’angelo dell’Eterno,<br />

98 Idem, Giobbe..., pp. 67,68. Vedere Giobbe 19:25; 16:19; Luca 23:46.<br />

99 WHITE Ellen, Il gran conflitto, Firenze 1977, p. 367.<br />

100<br />

R. de Pury, Ton Dieu…, p. 22.<br />

101<br />

Apocalisse 12:10.<br />

102<br />

R. de Pury, Ton Dieu..., pp. 22, 23.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

che è Mi-ka-el, ha diritto di Paro<strong>la</strong>. Coloro che sono il tralcio nel<strong>la</strong> vite hanno <strong>la</strong> loro<br />

vita con Cristo in Dio, rigenerati dal<strong>la</strong> sua grazia, hanno <strong>la</strong> loro residenza nel cielo.<br />

La vittoria di Cristo è <strong>diventa</strong>ta <strong>la</strong> nostra vittoria:<br />

“Essi l’hanno vinto per <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> loro testimonianza”.<br />

“Se noi confessiamo che il nostro Dio non è un distributore di medaglie d’oro o di<br />

privilegi, ma che egli è sul<strong>la</strong> croce, spogliato di tutto, al limite del<strong>la</strong> sua debolezza,<br />

incapace di accordarci qualcosa, se il nostro Signore non è veramente che un Agnello<br />

immo<strong>la</strong>to, un condannato a morte, non è più possibile che sia il suo denaro, <strong>la</strong> sua<br />

potenza che noi vogliamo. L’agnello immo<strong>la</strong>to, Gesù sul<strong>la</strong> croce, so<strong>la</strong>mente a lui noi<br />

andiamo. Non è che lui stesso e nient’altro. Ed è per niente, cioè per l’amore di lui<br />

che noi lo serviamo, e non per dei vantaggi. Coloro che rendono testimonianza al<br />

crocifisso, che affermano sinceramente di appartenere a questo miserabile, Satana non<br />

può più pretendere che lo facciano per avere una bel<strong>la</strong> situazione e ricevere dei<br />

favori”. 103<br />

“Chi vorrà servire un Dio crocifisso? A chi può servire un Dio crocifisso? Non<br />

<strong>diventa</strong> forse un Dio inutile ed inutilizzabile?... Dio non ci <strong>la</strong>scia più nul<strong>la</strong> e non ha<br />

più nul<strong>la</strong>. <strong>Quando</strong> siamo davanti al<strong>la</strong> croce, davanti a un Signore spogliato di tutto<br />

come Giobbe e noi stessi siamo spogliati di tutto come lui, non può nascere ed<br />

esistere tra lui e noi che quel rapporto puro da persona a persona, quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

assolutamente gratuita che è l’amore. Sul<strong>la</strong> croce Dio non dà altro che se stesso e non<br />

ci domanda altro che noi stessi”. 104<br />

“Che affare si fa nel compromettersi con colui che muore come un criminale.<br />

(Satana non può pretendere che essi lo facciano per qualche interesse).<br />

L’Accusatore è confuso dal<strong>la</strong> testimonianza che gli uomini rendono all’Agnello.<br />

Non può dire più nul<strong>la</strong>. Non ha nessun potere su loro. Essi hanno vinto Satana, non<br />

so<strong>la</strong>mente per il sangue dell’Agnello, perché sanno che Gesù l’ha vinto, ma l’hanno<br />

vinto doppiamente, osando testimoniare che il Dio di ogni grazia e di ogni<br />

benedizione era per loro in questo uomo agonizzante e maledetto. Dappertutto dove si<br />

testimonia che Gesù è l’Agnello di Dio <strong>la</strong> grande voce risuona”. 105<br />

La vittoria di Cristo continua quindi nei suoi fratelli i quali raccontano al mondo<br />

l’amore del Padre e testimoniano di ciò che <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio ha dato a loro. Per questa<br />

Paro<strong>la</strong>, per questo Dio che non ha nul<strong>la</strong> da dare se non se stesso, i credenti “non<br />

hanno amato <strong>la</strong> loro vita, ma l’hanno esposta al<strong>la</strong> morte”. Amando il Creatore<br />

dell’Universo il credente è un cittadino del Regno dei cieli, pregusta il domani e cerca<br />

di riprodurre nel presente i valori dell’eternità. È uno straniero in questo mondo e <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> del Popolo di Dio attraverso i secoli lo conferma.<br />

La Chiesa di Dio fugge nel deserto dove può vivere l’amore del Padre, ma lo vive<br />

nel<strong>la</strong> sofferenza, nelle privazioni, dove l’onore e <strong>la</strong> gloria di essere figli di Dio è<br />

“nel<strong>la</strong> valle dell’ombra del<strong>la</strong> morte”. È lì che <strong>la</strong> Chiesa serve il suo Dio per niente, per<br />

103 Idem, p. 24.<br />

104 R. de Pury, Giobbe..., pp. 69, 70.<br />

105 R. de Pury, Ton Dieu, p. 24.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 325


CAPITOLO VIII<br />

amore, e quindi viene perseguitata dall’altra chiesa che non ha accettato il Dio<br />

crocifisso anche se lo insegna, ma il dio tentatore che crea <strong>la</strong> parodia del regno di Dio<br />

su questa terra, presentandosi nello sfarzo, nel<strong>la</strong> ricchezza e nello splendore di questo<br />

mondo, rivestita di bisso e di scar<strong>la</strong>tto ricercando il potere nel nome dell’Eterno.<br />

326<br />

“Perciò rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in<br />

essi. Guai a voi, o terra, o mare! Perché il diavolo è<br />

disceso a voi con gran furore, sapendo di non avere che<br />

breve tempo”. 106<br />

L’Avversario è stato “gettato” giù. L’espressione greca ballo ha un valore<br />

giuridico, punitivo 107 , è una espulsione dal<strong>la</strong> comunità. 108<br />

“Il diavolo, che ha perso <strong>la</strong> partita per l’eternità, s’accanirà sempre di più sugli<br />

uomini, che sa vulnerabili. Il verbo “è disceso” al posto del termine “è stato<br />

precipitato” serve di avvertimento: con tutti i mezzi il diavolo cercherà, quale<br />

opportunista matrico<strong>la</strong>to, di girare il passivo (precipitato) in attivo (disceso), <strong>la</strong><br />

sconfitta celeste in offensiva terrestre. Il “breve tempo” che gli resta ancora<br />

corrisponde al “tempo delle nazioni”... “Vana collera” quel<strong>la</strong> di Satana, in verità!<br />

Anche se gli ultimi colpi di raspa del<strong>la</strong> bestia incalzata sono terribili... il suo dominio<br />

non è più che una “pelle di zigrino”. Nel<strong>la</strong> misura in cui <strong>la</strong> sua rabbia <strong>la</strong>cera <strong>la</strong><br />

creazione, accelera controcuore l’avvento del Regno. Il “guai al<strong>la</strong> terra” non è<br />

dunque da considerare come una maledizione, ma come una messa in guardia,<br />

destinata a renderci vigi<strong>la</strong>nti. È come un comunicato di vittoria trasmesso per radio a<br />

una unità di truppe ancora circondate dal nemico, nello stesso tempo in cui le<br />

munizioni sono paracadutate per liberare gli accerchiati”. 109<br />

“Guai a voi, o terra o mare!” è l’invito ancora pressante che Dio rivolge<br />

all’umanità per richiamar<strong>la</strong> a sé alfine di far<strong>la</strong> rinunciare al suo diritto di cittadinanza<br />

sul<strong>la</strong> terra per porlo nel cielo. Il male che colpirà <strong>la</strong> terra, quale ultima reazione di<br />

Satana, aiuterà ancora una volta <strong>la</strong> Chiesa per l’incontro finale con il suo Liberatore.<br />

Quarto quadro:<br />

La Chiesa di Dio attraverso i secoli e sua caratteristica nel tempo del<strong>la</strong><br />

fine<br />

“E quando il dragone si vide gettato sul<strong>la</strong> terra,<br />

perseguitò <strong>la</strong> donna che aveva partorito il figlio<br />

maschio. Ma al<strong>la</strong> donna furono date le due ali del<strong>la</strong><br />

grande aqui<strong>la</strong> affinché se ne vo<strong>la</strong>sse nel deserto, nel suo<br />

106 Apocalisse 12:12.<br />

107 Matteo 3:10; 5:29; 13:42; Apocalisse 2:10.<br />

108 Matteo 13:48; Giovanni 15:6.<br />

109 C. Brütsch, o.c., pp. 211, 212.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

luogo, dove è nutrita un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà<br />

d’un tempo - milleduecentosessanta giorni - lungi dal<strong>la</strong><br />

presenza del serpente. E il serpente gettò dal<strong>la</strong> sua bocca,<br />

dietro al<strong>la</strong> donna, dell’acqua a guisa di fiumana, per<br />

far<strong>la</strong> portare via dal<strong>la</strong> fiumana. Ma <strong>la</strong> terra soccorse <strong>la</strong><br />

donna; e <strong>la</strong> terra aprì <strong>la</strong> sua bocca e inghiottì il fiume<br />

che il dragone aveva gettato fuori dal<strong>la</strong> propria bocca.<br />

E il dragone si adirò contro <strong>la</strong> donna e andò a far<br />

guerra col rimanente del<strong>la</strong> progenie d’essa, che serba i<br />

comandamenti di Dio e ritiene <strong>la</strong> testimonianza di Gesù”. 110<br />

La Chiesa, popolo di Dio, è costantemente <strong>la</strong> dimostrazione del miracolo di Dio.<br />

Essa non può contare su se stessa per vivere; essa può vivere so<strong>la</strong>mente del dono<br />

dello Spirito Santo perché <strong>la</strong> Chiesa non ha altra ragione e altro scopo che di essere<br />

disponibile all’azione di Dio. Finché <strong>la</strong> Chiesa dei primi secoli non si compromette<br />

col paganesimo essa viene perseguitata dal dragone, nel<strong>la</strong> veste del potere dei cesari.<br />

<strong>Quando</strong>, compromettendosi, ricerca l’onore e <strong>la</strong> potenza in Costantino, il suo<br />

protettore, le leggi dello stato <strong>diventa</strong>no le sue leggi, e le sue leggi <strong>diventa</strong>no amate<br />

dallo stato; quando i suoi interessi si identificano con quelli dello stato, il mondo<br />

entra nel<strong>la</strong> Chiesa, il paganesimo viene battezzato cristianesimo e <strong>la</strong> Roma cristiana<br />

prende il posto del<strong>la</strong> Roma imperiale. I papi salgono sul trono dei cesari e i calici di<br />

legno, come diceva Savonaro<strong>la</strong>, <strong>diventa</strong>no d’oro.<br />

“Dopo i primi secoli di fede eroica e di pura dottrina, <strong>la</strong> vittoria del cristianesimo<br />

introduceva nel<strong>la</strong> Chiesa il mondo, e cominciava <strong>la</strong> decadenza del<strong>la</strong> fede. La<br />

crescente potenza del papato, gli sviluppi del dogma e del<strong>la</strong> disciplina capovolgevano<br />

rapidamente <strong>la</strong> Chiesa nel suo contrario: <strong>la</strong> Chiesa di Cristo <strong>diventa</strong>va <strong>la</strong> Chiesa<br />

dell’Anticristo; e <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del “vero” cristianesimo si ridusse al filo d’oro dei<br />

testimoni dell’Evangelo, che nelle “tenebre” del<strong>la</strong> Chiesa papale non erano mai<br />

completamente mancati”. 111<br />

“Il dragone pagano, o l’imperatore romano, non cessa minimamente di<br />

perseguitare <strong>la</strong> donna o <strong>la</strong> Chiesa di Gesù dopo <strong>la</strong> vittoria del cristianesimo; <strong>diventa</strong><br />

capo del<strong>la</strong> Chiesa cattolica e continua le sue persecuzioni contro i discepoli di Gesù,<br />

queste persecuzioni giungono fino al<strong>la</strong> morte... La personalità del dragone sul<strong>la</strong> terra<br />

è l’imperatore romano, che è nello stesso tempo sacerdote o sommo pontefice...<br />

Nessuno può ignorare che gli imperatori romani, dopo <strong>la</strong> loro conversione al<br />

cristianesimo, continuarono nel nome del vero Dio a perseguitare i santi del Sovrano<br />

e incatenare <strong>la</strong> libertà di pensare e soprattutto <strong>la</strong> libertà di par<strong>la</strong>re; fino a che il papato<br />

prese il loro posto e perseguitò nel suo proprio nome” 112 .<br />

110 Apocalisse 12:13,14, 6, 15-17.<br />

111 MIEGGE Giovanni, Protestantesimo e spiritualismo, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino, p. 9.<br />

112 BRISSET J. Pierre, Les prophéties accomplies (Daniel et Apocalypse), Paris 1906, pp. 193,194,195,197.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 327


CAPITOLO VIII<br />

In contrapposizione al<strong>la</strong> chiesa opulenta che domina, quale rappresentante visibile<br />

del dragone, Dio dà al<strong>la</strong> sua Chiesa “le due ali del<strong>la</strong> grande aqui<strong>la</strong> affinché se ne<br />

vo<strong>la</strong>sse nel deserto”.<br />

Questa immagine è presa dall’Esodo e dal Deuteronomio, 113 dove Yahvè, dopo<br />

aver liberato Israele dall’Egitto, è descritto nell’azione di portare il suo popolo<br />

attraverso il deserto verso <strong>la</strong> terra promessa come l’aqui<strong>la</strong> porta i suoi piccini. La<br />

Chiesa è così debole che non ha neppure <strong>la</strong> forza di fuggire con i propri mezzi. In un<br />

momento come quello, al limite del<strong>la</strong> proprie possibilità, Dio interviene, come nel<br />

passato sulle rive del Mar Rosso, e <strong>la</strong> Chiesa, protetta dal braccio potente dell’Eterno,<br />

è portata sulle ali del<strong>la</strong> fede e del<strong>la</strong> speranza, trova un rifugio nel deserto dove vive in<br />

marcia verso <strong>la</strong> terra promessa: <strong>la</strong> Canaan celeste.<br />

La donna nel deserto<br />

Il “deserto” è il rifugio tradizionale dei perseguitati dell’Antico Testamento, è<br />

l’eremo, è il luogo iso<strong>la</strong>to, è ogni luogo incolto e inabitato dove <strong>la</strong> vita è difficile, ma<br />

dove ugualmente si può condurre il proprio bestiame e farvi delle colonie.<br />

Israele ha pellegrinato nel deserto per quarant’anni con i propri armenti, Giovanni<br />

Battista risiedeva nel deserto, cioè in luoghi inabitati. Il Mezzogiorno del<strong>la</strong> Francia, le<br />

<strong>la</strong>nde, gli altipiani sterili delle Cevenne, <strong>la</strong> Crau del<strong>la</strong> Provenza, le <strong>la</strong>nde del<strong>la</strong> regione<br />

di lingua d’oc possono essere considerati dei deserti 114 e possiamo aggiungere le Valli<br />

Valdesi del Piemonte, le località iso<strong>la</strong>te del Nord, Centro e del Sud Italia, del<strong>la</strong><br />

Spagna, di altri Paesi che costituivano il territorio dell’impero dei <strong>la</strong>tini sul quale<br />

domina da Roma il sostituto dei Cesari.<br />

Il deserto non è altro che il complesso dei luoghi resi sacri dal<strong>la</strong> sofferenza dei<br />

rifugiati datisi al<strong>la</strong> macchia per sfuggire alle persecuzioni. È il luogo in cui <strong>la</strong> Chiesa,<br />

malgrado creda a degli errori, è resa santa dal<strong>la</strong> grazia di Dio perché ama questa<br />

grazia, ricerca <strong>la</strong> fedeltà, fa dell’Eterno il suo Signore, non perché l’ha fatta grande,<br />

importante, affermata e potente, ma semplicemente perché ha accettato di essere da<br />

lui visitata, creduto al<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong> e ha fatto del Regno del<strong>la</strong> promessa <strong>la</strong> sua<br />

speranza, <strong>la</strong> sua forza. Desidera <strong>la</strong> giustizia, <strong>la</strong> fraternità. Il deserto è il luogo in cui<br />

malgrado i silenzi e le difficoltà scorge <strong>la</strong> mano protettrice del Signore, coglie il<br />

mistero di Dio, comprende il senso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, del<strong>la</strong> vita.<br />

Il Dictionnaire Larousse illustrato all’articolo “deserto” dice: “Nome dato dai<br />

protestanti del XVII secolo all’altopiano incolto e pietroso che si estende al Nord-<br />

Ovest di Nîmes... Dopo <strong>la</strong> revoca dell’editto di Nantes del 1685, un certo numero di<br />

protestanti continuò a celebrare il proprio culto in segreto nei boschi, nelle caverne,<br />

113 Esodo 19:4; Deuteronomio 32:11. Non sempre tenendo conto del testo biblico <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci riporta altre<br />

identificazione: le braccia di Cristo in croce, Ippolito; i due sogni di Giuseppe, marito di Maria, Oecumenio; i due<br />

testamenti, Ticonio, Primasio e Andrea; l’amore di Dio e del prossimo, Bonaventura; <strong>la</strong> saggezza e l’amore di Dio,<br />

Gioacchino da Fiore e Ga<strong>la</strong>tinus; il doppio colonnato del Bernini, in Piazza S. Pietro, P. C<strong>la</strong>udel.<br />

114 Vedere Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. Westphal, t. I, p. 282.<br />

328<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

nelle montagne, nei luoghi inabitati e di difficile accesso. Queste riunioni ricevevano<br />

il nome di chiese o di assemblee del deserto. Esse durarono, attraverso mille<br />

vicissitudini, dal 1685 al 1792”. I pastori di quelle Chiese, scrive A. Borrel, avevano<br />

il titolo di: “pastori del deserto”; i loro sinodi: “i sinodi del deserto”; gli atti di questi<br />

sinodi, gli atti di battesimo e di matrimonio erano intestati: “Dal Deserto”, e rivestiti<br />

di un sigillo che rappresentava una donna con gli occhi al cielo, con <strong>la</strong> scritta: “Il<br />

trionfo dei fedeli sotto <strong>la</strong> croce”. Questa Chiesa aveva ancora un secondo sigillo<br />

raffigurante una barca con un albero che stava per essere inghiottita dalle onde; <strong>la</strong> sua<br />

ve<strong>la</strong> era piegata e i marinai in preghiera gridavano: “Salvaci Signore noi periamo!”.<br />

Si legge negli atti di un processo verbale di un interrogatorio di un pastore<br />

ugonotto davanti a un consigliere del re:<br />

- In quale luogo avete battezzato ed amministrato <strong>la</strong> cena?<br />

- In piena campagna o nel deserto.<br />

- Cosa intendete voi per Deserto?<br />

- Dei luoghi appartati o inabitati nei quali si riuniscono i fedeli.<br />

Antoine Court, pastore del<strong>la</strong> Chiesa del deserto, scriveva in quel tempo: “Eccoci<br />

ridotti a un piccolo numero di eletti, amati dal cielo, che non vogliono abbandonare <strong>la</strong><br />

loro patria, né rinunciare al<strong>la</strong> loro religione, e che perseguitati, se ne fuggono nel<br />

deserto. Si manda dietro a loro un fiume di truppe per farli perire; ma <strong>la</strong> guerra che<br />

sorge subito dopo, obbliga l’intruso a richiamare i suoi soldati, per opporli ai suoi<br />

nemici; <strong>la</strong> terra si aprì per molti. È così i fedeli che percorrevano i boschi e i deserti<br />

gustavano un po’ di ri<strong>la</strong>ssamento”. 115<br />

Nei secoli del Medio Evo i valdesi d’Italia e di Francia venivano chiamati:<br />

l’“Israele delle Alpi” e <strong>la</strong> Bibbia stampata a loro spese a Serrière presso Neuchâtel,<br />

“La Bibbia d’Olivetani”, porta queste parole significative: “Le Alpi 1530”.<br />

Calvino, scrivendo al re francese nel<strong>la</strong> speranza di salvare dalle fiamme qualche<br />

fedele del Signore diceva: “La causa di Cristo è oggi talmente <strong>la</strong>cerata e calpestata nel<br />

vostro regno, che sembra senza speranza... La verità... è nascosta, seppellita... La<br />

povera Chiesa è scalzata da bandi, consumata da morti crudeli, e talmente spaventata<br />

da minacce e terrori che non osa pronunciare paro<strong>la</strong>... Ah! Quante volte <strong>la</strong> Chiesa è<br />

stata eclissata, senza forma! ...Le montagne, i boschi, i <strong>la</strong>ghi, le prigioni, i deserti, le<br />

caverne,... sparsi e nascosti... è là che i profeti, essendosi ritirati, hanno<br />

profetizzato”. 116<br />

Philippe de Mornay, consigliere di Stato di Enrico IV e governatore di Saumur,<br />

nel<strong>la</strong> prefazione del<strong>la</strong> sua opera dice al lettore: “Tu chiedi dunque in tutti questi secoli<br />

dove pasco<strong>la</strong>va <strong>la</strong> nostra Chiesa...Ascolta ti prego, san Giovanni l’evangelista disse<br />

che questa donna, <strong>la</strong> Chiesa, perseguitata dal Dragone, si salvò nel deserto, in una<br />

solitudine, dove Dio le aveva preparato il suo luogo, dove essa fu nutrita, custodita,<br />

per 1260 giorni, giorni profetici; un tempo certo, ma abbastanza lungo. Non c’è<br />

115 BORREL A., Biografie de Antoine Court, Toulouse 1863, p. 52, vedere pp. 161-165.<br />

116 Cit. da J. Vuilleumier o.c., p. 1931, p. 202.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 329


CAPITOLO VIII<br />

dunque possibilità di cercar<strong>la</strong>, di pensar<strong>la</strong> nel Papato, in questa luce mondana, in<br />

mezzo a questo fasto e al lusso”. 117<br />

È meraviglioso constatare come <strong>la</strong> Chiesa, al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, abbia preso<br />

coscienza del<strong>la</strong> realtà del suo tempo, e questo libro, l’Apocalisse, le è servito da guida<br />

e da incoraggiamento. Infatti “l’Apocalisse è... il libro del<strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> prova, è in<br />

mezzo all’afflizione che essa lo comprende meglio e lo sa meglio apprezzare”. 118<br />

Questa espressione “deserto” ritorna nell’introduzione dell’opera monumentale di<br />

Jean Michelet quando scrive: “So bene che <strong>la</strong> migliore parte di queste grandi<br />

distruzioni non possono più essere raccontate. Essi (gli inquisitori) hanno bruciato i<br />

libri, bruciato gli uomini, ribruciato le ossa calcificate, gettato <strong>la</strong> cenere... Perlomeno<br />

il deserto racconta, e il deserto di lingua d’oc, e le solitudini delle alpi, e le montagne<br />

disabitate del<strong>la</strong> Boemia, tanti altri luoghi dove gli uomini sono spariti, dove <strong>la</strong> terra è<br />

<strong>diventa</strong>ta per sempre sterile, dove <strong>la</strong> natura dopo l’uomo sembra essa stessa<br />

sterminata”. 119<br />

Questa Chiesa apparentemente abbandonata a se stessa, sebbene abbia subìto in<br />

parte l’apostasia dei primi secoli, ha saputo ugualmente riscoprire e vivere numerose<br />

verità dell’evangelo, “ha vinto a cagione del sangue dell’Agnello e cagione del<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sua testimonianza; e non ha amato <strong>la</strong> sua vita, ma l’ha esposta al<strong>la</strong><br />

morte”. La sua opposizione a Roma le ha permesso di mantenere e tramandare <strong>la</strong><br />

fiacco<strong>la</strong> del<strong>la</strong> verità.<br />

Lutero, a una delegazione di Fratelli Uniti che gli aveva ridato ardore nel<strong>la</strong> sua<br />

opera, scriveva nel 1523: “Ho ben voluto rendervi <strong>la</strong> testimonianza che voi siete più<br />

vicini al<strong>la</strong> purezza dell’Evangelo di tutti coloro che io ho potuto conoscere. Noi non<br />

concepiamo ancora bene come voi siate pervenuti a stabilire e a mantenere <strong>la</strong><br />

professione d’una dottrina così santa e una vita così cristiana, come vi dipingono i<br />

vostri. Presso di noi non è <strong>la</strong> stessa cosa; le cose sono ancora lontane dal<strong>la</strong> loro<br />

maturazione e non avanzano che molto lentamente; ma pregate per noi... ”. 120<br />

La donna fuggita nel deserto viene “nutrita per milleduecentosessanta giorni”, per<br />

“un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà d’un tempo” o quarantadue mesi.<br />

In questo periodo, come dice Daniele e lo stesso Giovanni, non solo si<br />

perseguiterà <strong>la</strong> Chiesa, ma si penserà di cambiare <strong>la</strong> Legge di Dio. È il periodo, come<br />

abbiamo detto, 121 in cui il dragone svolge <strong>la</strong> sua azione diabolica tramite <strong>la</strong><br />

supremazia papale, è il periodo del<strong>la</strong> V testa sia del serpente sia del<strong>la</strong> bestia che va<br />

dal VI secolo, (538 d.C.) al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo (1798).<br />

Difficoltà a riconoscere l’evidenza<br />

117<br />

MORNAY Philippe de, Le Mystère d’iniquité, c’est-à-dire l’Histoire de <strong>la</strong> Papauté, Saumur 1611, p.5.<br />

118<br />

A. Reymond, o.c., t. I, p. 34.<br />

119<br />

MICHELET J., Histoire de <strong>la</strong> Révolution française, t. I, prefazione, p. LII.<br />

120<br />

LUTERO Martino, cit. da GUERS Émile, Histoire abregée de l’Eglise, Toulouse 1850, pp. 593,594.<br />

121 Vedere il nostro Capitolo V.<br />

330<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

Innumerevoli autori ebrei, cattolici, protestanti hanno riconosciuto in questi<br />

termini criptografici dei 1260 giorni altrettanti anni so<strong>la</strong>ri.<br />

Alcuni autori cattolici, come per Daniele così per l’Apocalisse, hanno saputo<br />

molto bene spiegare alcune parti del testo, ma il voto di ubbidienza e <strong>la</strong> piena<br />

sottomissione a Roma hanno impedito loro di dire tutta <strong>la</strong> verità e di spiegare con <strong>la</strong><br />

stessa acutezza le altri parti.<br />

Nel 1867 l’abate M. J. Michel, a conclusione dell’avvertimento che introduce <strong>la</strong><br />

sua opera, scriveva: “Del resto, pieno di una filiale e rispettosa sottomissione<br />

all’autorità dal<strong>la</strong> quale deriva ogni coscienza cattolica, noi teniamo a dichiarare che<br />

condanniamo e riproviamo ogni proposizione e ogni interpretazione che<br />

riproverebbero e condannerebbero in questa opera <strong>la</strong> santa chiesa cattolica,<br />

apostolica romana, e il suo capo venerato, giudice infallibile del<strong>la</strong> fede”.<br />

Commentando poi il periodo che <strong>la</strong> donna, <strong>la</strong> Chiesa, passa nel deserto scrive:<br />

“Questo numero 1260 giorni si deve intendere naturalmente per il periodo nel quale <strong>la</strong><br />

verità cattolica trionfa ed è ricevuta dalle coscienze dei principi e dei popoli; essa è<br />

compresa tra lo stabilimento cristiano fondato da Costantino nel IV secolo e <strong>la</strong> guerra<br />

infelice che ha definitivamente dato il libero esame inteso nel senso del<strong>la</strong> Riforma e<br />

del<strong>la</strong> filosofia del diritto che sono <strong>la</strong> negazione formale del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione e delle<br />

istituzioni cattoliche”. 122<br />

L’avvocato cattolico Amédée Nico<strong>la</strong>s a questa spiegazione pone <strong>la</strong> seguente<br />

domanda: “Come può (J. Michel) conciliare questa alta supremazia con lo stato del<strong>la</strong><br />

persecuzione o dell’abbandono durante i 1260 anni, che vede nei 1260 giorni del<br />

capitolo XII versetto 6?”. 123 O, in altre parole, se accettiamo questa spiegazione come<br />

possiamo continuare a rimanere cattolici?<br />

Il magistrato Anatole Chauffard critica Michel scrivendo: “È questo un punto di<br />

vista sovranamente illogico” perché, “cosa incredibile, il periodo con il quale san<br />

Giovanni ha voluto rappresentare l’estrema potenza dell’Anticristo sarebbe quello nel<br />

quale regna incontestato il cristianesimo, i 1260 anni portano al<strong>la</strong> Riforma o piuttosto<br />

al periodo del<strong>la</strong> filosofia, <strong>la</strong> quale sarebbe l’estrema conseguenza del<br />

protestantesimo”. 124 Considera quindi il <strong>la</strong>voro dell’abate Michel, che vede nel<strong>la</strong><br />

donna <strong>la</strong> Chiesa romana, un <strong>la</strong>voro di alta specu<strong>la</strong>zione perché: “<strong>Quando</strong> si passa<br />

dalle sue alte specu<strong>la</strong>zioni all’interpretazione di dettaglio nei testi del capitolo XII, si<br />

riconoscono una serie di anomalie tali che scaturisce chiaramente che questo capitolo<br />

è stato compreso solo nel suo insieme anziché nei suoi dettagli”.<br />

Questa critica all’abate Michel che vede nei 1260 giorni degli anni, e<br />

l’impossibilità di spiegare in un modo soddisfacente tutto il testo di Giovanni, è data<br />

dal fatto che i commentatori cattolici partono da un presupposto che impedisce <strong>la</strong><br />

piena obiettività e lucidità nel comprendere <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

122 MICHEL M. J., Histoire du bien et du mal dépuis Jésus Christ jusqu’à <strong>la</strong> fin des temps d’après <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de S.<br />

Jean, Lyon 1867, pp. XVI,262,263, siamo noi che abbiamo precisato il testo mettendolo in corsivo.<br />

123 NICOLAS Amédée, Conjectures sur les âges de l’Eglise et les derniers temps, 2ª ed., Paris 1881, p. 54.<br />

124 CHAUFFARD Anatole, L’Apocalypse et son interprétation historique, t. I, 2ª ed., Paris 1899, pp. 458,459.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 331


CAPITOLO VIII<br />

Chauffard così introduce il suo <strong>la</strong>voro sull’Apocalisse: “Mettiamo <strong>la</strong> nostra unica<br />

felicità e <strong>la</strong> nostra felicità suprema nel<strong>la</strong> professione più intera del<strong>la</strong> fede cattolica, noi<br />

consideriamo come un dovere, terminando questo sommario generale sull’oggetto e<br />

lo scopo del presente studio, di proc<strong>la</strong>mare qui pubblicamente che noi intendiamo<br />

restare nel<strong>la</strong> più umile e nel<strong>la</strong> più assoluta sottomissione all’autorità del<strong>la</strong> Chiesa e<br />

agli insegnamenti emanati dal<strong>la</strong> chiara infallibilità di Pietro. Se dunque potesse<br />

esservi in questo scritto <strong>la</strong> minima paro<strong>la</strong> che fosse giudicata non essere in perfetto<br />

accordo con questi insegnamenti, noi <strong>la</strong> ritrattiamo fin da questo momento”. 125<br />

Con queste premesse le conclusioni non possono essere obiettive. Gli esegeti<br />

cattolici nel capitolo XII di Apocalisse non possono che trovare delle naturali<br />

difficoltà, perché vogliono attribuire al<strong>la</strong> Chiesa che ha perseguitato e ucciso le<br />

sofferenze che ha fatto subire.<br />

Malgrado queste critiche, l’abate Joseph Maître è costretto dal testo biblico a<br />

vedere nel<strong>la</strong> donna <strong>la</strong> Chiesa e scrive: “Roma pagana è stata distrutta dai barbari, ma<br />

al suo posto si eleva una Roma cristiana, da dove <strong>la</strong> vita divina si spande attraverso il<br />

mondo. La Chiesa vi sarà mantenuta, conservata e rispettata durante 1260 giorni,<br />

durata simbolica che deve forse essere interpretata con un numero uguale d’anni a<br />

partire dal trionfo del<strong>la</strong> società cristiana e dal suo stabilimento nel<strong>la</strong> santa città”. 126<br />

L’abate Th. Mémain, dal canto suo, dà questa spiegazione: “Questa donna è <strong>la</strong><br />

Chiesa già esistente prima di Gesù Cristo, nel popolo ebraico, e che, dopo <strong>la</strong> venuta di<br />

Gesù Cristo continuerà <strong>la</strong> sua missione redentrice fra gli uomini... Dio dà al<strong>la</strong> sua<br />

Chiesa le due ali del<strong>la</strong> grande aqui<strong>la</strong>. Queste grandi ali, ben determinate dal<strong>la</strong><br />

ripetizione dell’articolo greco, ton, è l’aqui<strong>la</strong> romana... Dio dà in seguito al<strong>la</strong> Chiesa,<br />

dopo <strong>la</strong> conversione di Costantino, un luogo preparato per lei, dove essa resterà<br />

protetta dal serpente, durante i 1260 giorni (profetici). Questo luogo è <strong>la</strong> Roma<br />

cristiana, che doveva elevarsi sulle rovine del<strong>la</strong> Roma pagana...<br />

Il serpente, vedendo <strong>la</strong> Chiesa protetta dal<strong>la</strong> potenza imperiale, scatena contro essa<br />

il flutto delle grandi invasioni, ma <strong>la</strong> terra assorbe queste invasioni, cioè il flutto degli<br />

invasori passa senza sommergere <strong>la</strong> Chiesa e che, mediante <strong>la</strong> loro fusione con i<br />

popoli invasi, gli invasori <strong>diventa</strong>no essi stessi dei popoli cristiani”. 127<br />

Con queste spiegazioni, questi abili abati trasformano l’umiliazione del<strong>la</strong> Chiesa,<br />

che deve fuggire nel deserto, nel suo trionfo e fanno dire al<strong>la</strong> Bibbia l’opposto di<br />

quello che essa afferma. 128<br />

125<br />

Idem, pp. 456,XXIV,XXV, siamo noi che abbiamo precisato il testo mettendolo in corsivo.<br />

126<br />

J. Maître, o.c., pp. 382,383.<br />

127<br />

MÉMAIN Théophile, L’Apocalypse de saint Jean et le septième chapitre de Daniel avec leur interprétation, Paris<br />

1898, pp. 34,36,37,45.<br />

128<br />

I Testimoni di Geova che sostengono il principio giorno/anno, in questo testo lo ribadiscono e poi, per motivi<br />

apologetici denominazionali, lo negano. “Questo significa che ciascun “tempo” corrisponde a 360 giorni o a dodici<br />

mesi di trenta giorni ciascuno. Ciò mostra che questi tre anni e mezzo sono profetici (sic! Se questo periodo è letterale<br />

non può essere precisato con profetico)”. In nota precisano: “Poiché tre “tempi” e mezzo sono uguali a 1260 giorni,<br />

sette (2x3½) “tempi” sono uguali a 2520 giorni… o 2520 anni”. Poi presentano questo periodo in tre anni e mezzo<br />

letterali dal 13,14 aprile 1919 al 4,5 ottobre 1922. Watchtower, Quindi è finito il mistero di Dio, USA, 1971, pp.<br />

315,316.<br />

332<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Il dragone getta dell’acqua dal<strong>la</strong> sua bocca<br />

Verso questa donna che si rifugia nel deserto il dragone<br />

LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

“Gettò dal<strong>la</strong> sua bocca... dell’acqua a guisa di fiume, per<br />

far<strong>la</strong> portare via dal<strong>la</strong> fiumana”. 129<br />

Quest’acqua che esce dal<strong>la</strong> bocca presenta una doppia illustrazione:<br />

a) le dispute 130 con le quali Roma ha cercato di aggirare <strong>la</strong> mente dei perseguitati e le<br />

dottrine con cui ha cambiato quelle apostoliche e i comandamenti di Dio;<br />

b) gli eserciti 131 con i quali ha cercato di sopprimere questi fedeli del deserto. La<br />

violenza delle persecuzioni diceva Ticonio; l’inquisizione, scriveva Croly nel<br />

XVII secolo, le armate cattoliche spiegava nel secolo scorso il de Rougemont.<br />

La terra soccorre <strong>la</strong> donna<br />

“Ma <strong>la</strong> terra soccorse <strong>la</strong> donna; e <strong>la</strong> terra aprì <strong>la</strong> sua<br />

bocca e inghiottì il fiume che il dragone aveva gettato<br />

fuori dal<strong>la</strong> sua bocca”. 132<br />

Questa terra che permette al<strong>la</strong> donna di credere nel<strong>la</strong> libertà del<strong>la</strong> sua coscienza e<br />

fa sì che il dragone non <strong>la</strong> possa più colpire sono quei territori che, come abbiamo<br />

visto nel nostro Capitolo VII - Perché <strong>la</strong> Riforma non è sorta nei paesi <strong>la</strong>tini, erano al<br />

di là dei confini dell’impero dei cesari e non furono sottomessi al<strong>la</strong> giurisdizione<br />

ecclesiastica del<strong>la</strong> corte romana, anche se nel corso dei secoli ne furono spesso<br />

influenzati e a volte al suo servizio. Si tratta quindi degli Stati protestanti che nel XVI<br />

e XVII secolo servirono di rifugio ai figli di Dio perseguitati: Svizzera, Paesi Bassi a<br />

Est del Reno, Germania, Inghilterra. “I popoli e gli Stati protestanti”, diceva il de<br />

Rougemont.<br />

I Paesi del<strong>la</strong> vecchia Europa, anche se non sottomessi al<strong>la</strong> corte papale, dopo <strong>la</strong><br />

Riforma <strong>diventa</strong>rono a loro volta clericali e fecero subire l’intolleranza a chi non<br />

accettava <strong>la</strong> religione di stato.<br />

Ma in quel tempo un nuovo mondo diventò il rifugio di quegli uomini: l’America.<br />

Malgrado tutte le sue contraddizioni, questo immenso Paese al di là dell’Oceano<br />

At<strong>la</strong>ntico fu <strong>la</strong> terra verso <strong>la</strong> quale andarono molti di coloro che in Europa non<br />

potevano più vivere secondo <strong>la</strong> loro coscienza. Si sottraevano così al<strong>la</strong> guerra, al<strong>la</strong><br />

129 Apocalisse 12:15.<br />

130 Proverbi 18:4; 15:28.<br />

131 Isaia 8:6,7; Geremia 46:7; Ezechiele 26:3; Nahum 1: 8.<br />

132 Apocalisse 12:16.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 333


CAPITOLO VIII<br />

fame e all’oppressione dei persecutori. A migliaia si stabilirono nel<strong>la</strong> Nuova<br />

Inghilterra.<br />

Nel<strong>la</strong> dichiarazione di indipendenza i fondatori del<strong>la</strong> Repubblica del Nuovo<br />

Mondo affermano: “Tutti gli uomini sono stati creati uguali e tutti sono stati dotati dal<br />

loro Creatore di determinati diritti inalienabili fra cui <strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> libertà e <strong>la</strong> ricerca<br />

del<strong>la</strong> felicità”. “Nessuna formalità o credenza di carattere religioso potrà essere<br />

richiesta come qualifica per un qualsiasi ufficio di pubblica responsabilità negli Stati<br />

Uniti”. “Il congresso non voterà nessuna legge re<strong>la</strong>tiva allo stabilimento di una<br />

religione o al divieto del libero esercizio di essa”.<br />

Sarà su questa “terra”, continente, che si sorgerà <strong>la</strong> seconda bestia di Apocalisse<br />

XIII, il falso profeta.<br />

Il rimanente del<strong>la</strong> donna, sue caratteristiche, sua identificazione<br />

334<br />

“E il dragone si adirò contro <strong>la</strong> donna e andò a far<br />

guerra col rimanente del<strong>la</strong> progenie d’essa, che serba i<br />

comandamenti di Dio e ritiene <strong>la</strong> testimonianza di Gesù”. 133<br />

<strong>Quando</strong> Giovanni presenta il rimanente del<strong>la</strong> progenie del<strong>la</strong> donna che serba i<br />

comandamenti di Dio e ritiene <strong>la</strong> testimonianza di Gesù “sembra accennare ad una<br />

distinzione da fare tra figli genuini e pii del<strong>la</strong> Chiesa di Dio e figli spurii che<br />

porteranno bensì il nome di Cristiani e faranno parte del<strong>la</strong> Chiesa visibile, ma non<br />

avranno né fede del cuore in Cristo, né condotta cristiana. Non a questi figli degeneri,<br />

suoi alleati segreti, muoverà guerra il serpente, bensì alle comunità e agli individui<br />

che si manterranno fedeli all’Evangelo”. 134 In quel tempo difficile “il rimanente” del<strong>la</strong><br />

progenie manifesterà chiaramente <strong>la</strong> sua alleanza con Dio nel<strong>la</strong> lotta finale contro il<br />

male.<br />

La progenie del<strong>la</strong> donna è <strong>la</strong> parte terminale, <strong>la</strong> parte finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong><br />

Chiesa, è il popolo di Dio degli ultimi tempi che si prepara ad incontrare il suo<br />

Signore che viene e al quale è affidato il messaggio dell’ultimo invito rivolto<br />

all’umanità. 135<br />

La donna genera <strong>la</strong> sua progenie dopo il tempo del deserto, e dopo che essa ha<br />

trovato il suo rifugio nel nuovo continente. Il suo rimanente al ritorno di Gesù che<br />

vive nel<strong>la</strong> grazia del Signore e per <strong>la</strong> sua grazia sarà un popolo santo, interamente<br />

purificato, vincitore del peccato e rifletterà l’immagine del Cristo, perché “il residuo<br />

d’Israele non commetterà iniquità, non dirà menzogna, né si troverà nel<strong>la</strong> sua bocca<br />

lingua ingannatrice”, sarà una “Chiesa gloriosa, senza macchia, senza ruga o cosa<br />

alcuna simile... santa ed irreprensibile”, tramite lei Dio dichiarerà al mondo <strong>la</strong> sua<br />

gloria e a lei dirà: “Sorgi, risplendi perché <strong>la</strong> tua luce è giunta, e <strong>la</strong> gloria dell’Eterno<br />

133 Apocalisse 12:17.<br />

134 E. Bosio, o.c. , p. 90.<br />

135 Apocalisse 18:1 e seg.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIESA DI DIO ATTRAVERSO I SECOLI<br />

si è levata su te! Poiché, ecco, le tenebre coprono <strong>la</strong> terra, e una fitta oscurità avvolge<br />

i popoli: ma su te si leva l’Eterno e <strong>la</strong> sua gloria appare su te”. 136<br />

Questo rimanente, generato da quelle denominazioni, da quelle Chiese che durante<br />

i secoli bui del Medio Evo sono state fedeli alle verità da loro comprese e hanno<br />

saputo mantenere alto il loro cande<strong>la</strong>bro, si presenta al mondo con due caratteristiche,<br />

affinché possa essere chiaramente identificabile:<br />

a) “serba i comandamenti di Dio”; li accetta come si trovano scritti nel decalogo,<br />

crede che con Gesù essi non sono stati modificati, che facevano parte del<strong>la</strong><br />

predicazione apostolica e <strong>la</strong> cui osservanza è <strong>la</strong> dimostrazione dell’avvenuta<br />

liberazione; 137<br />

b) “ritiene <strong>la</strong> testimonianza di Gesù”, che “è lo spirito di <strong>profezia</strong>”. 138 Cioè accetta<br />

l’insegnamento dei profeti e da essi si fa condurre, accetta <strong>la</strong> testimonianza che gli<br />

apostoli danno di Cristo e, a sua volta, ripropone con franchezza, senza <strong>la</strong>sciarsi<br />

coinvolgere dalle vane ideologie del presente secolo, l’unica salvezza e liberazione<br />

per il mondo che è giunto al<strong>la</strong> sua fine, il ritorno del grande Iddio e Salvatore<br />

Cristo Gesù e <strong>la</strong> gratuità del<strong>la</strong> sua salvezza mediante <strong>la</strong> fede, affinché nessuno si<br />

glori.<br />

È con l’azione di testimonianza di questo rimanente che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa<br />

giungerà al suo termine.<br />

Nell’Eden Dio disse a Satana: “Io metterò inimicizia fra te e <strong>la</strong> donna, fra <strong>la</strong> tua<br />

progenie e <strong>la</strong> progenie di lei, questa progenie ti schiaccerà il capo, e tu le ferirai il<br />

calcagno”.<br />

Il capitolo XII di Apocalisse ha sviluppato ampiamente questa promessa di<br />

vittoria, questa lotta millenaria tra <strong>la</strong> Chiesa, progenie del<strong>la</strong> donna, e Satana. Nel<strong>la</strong><br />

progenie del<strong>la</strong> donna <strong>la</strong> Chiesa ha trovato il suo campione in Cristo Gesù. Il serpente<br />

è stato vinto, ma a sua volta <strong>la</strong> Chiesa stessa, nel<strong>la</strong> persona del “rimanente”, deve<br />

manifestare il suo trionfo perché: “l’Iddio del<strong>la</strong> pace triterà tosto Satana sotto i loro<br />

piedi” 139 . Anche per questa progenie ci sarà il Getsemani e <strong>la</strong> strada del Golgota<br />

prima del<strong>la</strong> gloria di Pasqua, sarà il tempo di distretta del<strong>la</strong> crisi finale.<br />

Riteniamo che <strong>la</strong> realtà storica di questa dichiarazione dell’Apocalisse s’incarni<br />

nel<strong>la</strong> Chiesa Cristiana Avventista del VII giorno, generata nel secolo scorso dalle<br />

varie denominazioni 140 sul<strong>la</strong> terra che ha soccorso <strong>la</strong> donna. Questa progenie ha preso<br />

forma allo scadere del più lungo periodo profetico del<strong>la</strong> Bibbia, 141 ereditando dal<strong>la</strong><br />

cristianità tutte quelle verità bibliche rimaste vive attraverso i secoli. In questa<br />

progenie si è manifestato e ha preso forma il vero ecumenismo: uomini e donne uniti<br />

tra di loro, perché uniti prima di tutto a Cristo e costantemente disposti a <strong>la</strong>sciarsi<br />

guidare dal<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>.<br />

136<br />

Sofonia 3:13; Efesi 5:26; Isaia 60:1,2.<br />

137<br />

Matteo 5:17,18; 1 Corinzi 7:19; Romani 3:31; Giacomo 2:20.<br />

138<br />

Apocalisse 19:10.<br />

139<br />

Romani 16:20.<br />

140 o<br />

Metodisti, episcopali, battisti, battisti del 7 giorno, congregazionalisti, ecc.<br />

141 Daniele 8:14; vedere i nostri Capitoli XI e XIV.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 335


CAPITOLO VIII<br />

Il dragone non ha ancora iniziato a fare pienamente guerra al rimanente di questa<br />

progenie, ma questo periodo di re<strong>la</strong>tiva calma è <strong>la</strong> bonaccia che precede <strong>la</strong> tempesta<br />

perché Satana sta preparando un piano grandioso ed universale, non tollerando che <strong>la</strong><br />

grazia di Dio possa manifestare <strong>la</strong> sua pienezza nel<strong>la</strong> Chiesa che abita ancora in<br />

questo mondo sul quale rivendica <strong>la</strong> signoria.<br />

Conclusione<br />

“E il dragone si fermò sul<strong>la</strong> riva del mare”. 142<br />

“Quanto ai mezzi con i quali Satana farà ricorso per nuocere a questo residuo, il<br />

capitolo XIII ci darà <strong>la</strong> descrizione completa. Attendendo che si avvicini il gran<br />

giorno dell’epilogo delle sue forze e dell’abbondanza delle sue risorse, il dragone si<br />

tiene sul<strong>la</strong> sabbia del mare, al limite dei due mondi (mare e terra) dal quale<br />

sorgeranno le due creazioni diaboliche del suo genio inventivo, poiché brucia dal<br />

desiderio di vedere le diverse scene del dramma che si svolgerà sotto i suoi occhi, del<br />

quale nul<strong>la</strong> gli deve sfuggire, vuole essere presente al più piccolo degli avvenimenti e<br />

dirigere invisibilmente, secondo l’andamento delle circostanze, le sue milizie<br />

infernali. In conclusione, instal<strong>la</strong>to ai primi posti, è con una soddisfazione profonda,<br />

una gioia intima e un orgoglio colossale che <strong>la</strong> sua opera abominevole sarà da quel<br />

momento l’oggetto delle sue preoccupazioni e del<strong>la</strong> sua contemp<strong>la</strong>zione<br />

prolungata”. 143<br />

142 Apocalisse 12:18. Ticonio ha pensato che <strong>la</strong> sabbia rappresentasse <strong>la</strong> moltitudine degli eretici, Ga<strong>la</strong>tinus l’ha<br />

identificata con chi non è veramente cristiano né veramente infedele, Ribeira con <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> degli empi..<br />

143 A. Reymond o.c., t. I, pp. 312,313. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

336<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo IX<br />

IL PAPA DEPORTATO<br />

“Il Vaticano trono del mondo” Joseph<br />

Bernhart. 1<br />

“Io dedico questo libro - Le Vatican contre<br />

l’Europe - ai Signori delegati dell’UNESCO, organizzazione<br />

delle Nazioni Unite per l’educazione, le<br />

scienze e <strong>la</strong> cultura al servizio del<strong>la</strong> pace.<br />

Possa apportare il suo contributo ai loro <strong>la</strong>vori,<br />

nell’inchiesta approfondita che essi svolgono sulle<br />

cause permanenti di conflitto nel mondo” Edmond<br />

Paris. 2<br />

Il capitolo XII dell’Apocalisse ha presentato <strong>la</strong> guerra che il dragone ha dichiarato<br />

ad oltranza al<strong>la</strong> sposa di Cristo. Nel capitolo XIII Giovanni ci presenta due bestie.<br />

Esse sono gli strumenti che Satana impiega per compiere <strong>la</strong> sua opera. Sono i suoi<br />

ausiliari nei quali s’incarna per meglio mistificare <strong>la</strong> sua azione. La prima bestia,<br />

quel<strong>la</strong> che noi esamineremo, è <strong>la</strong> principale, <strong>la</strong> prima di rango e d’importanza, <strong>la</strong><br />

prima che entra in azione e che è chiamata semplicemente bestia. 3<br />

“E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci<br />

corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi, e sulle teste<br />

nomi di bestemmia. E <strong>la</strong> bestia che io vidi era simile a un<br />

leopardo e i suoi piedi erano come di orso, e <strong>la</strong> sua<br />

bocca come bocca di leone”. 4<br />

“Il termine “bestia” stigmatizza <strong>la</strong> creatura decaduta e pervertita perché<br />

assoggettata al “principe di questo mondo””. 5 Questa bestia con sette teste rappresenta<br />

il potere dell’uomo che aspira a prendere il posto di Dio, al quale appartiene il<br />

numero 7, segno del<strong>la</strong> perfezione. “Ha sette teste e dieci corna, come il dragone,<br />

principe di questo mondo, essa ne è di conseguenza l’immagine ed il vicario… Come<br />

fedele immagine del dragone, deve rappresentare non un impero partico<strong>la</strong>re, l’impero<br />

1<br />

BERNHART Joseph, Le Vatican, trône du monde, Paris 1930.<br />

2<br />

PARIS Edmond, Le Vatican contre l’Europe, Paris 1969, dedica.<br />

3<br />

Per <strong>la</strong> seconda bestia vedere il nostro Capitolo XV.<br />

4<br />

Apocalisse 13:1-2.<br />

5<br />

BRÜTSCH Charles, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, Genève 1966, p. 221.


CAPITOLO IX<br />

romano, per esempio, come si è pensato diverse volte, ma l’insieme delle potenze<br />

terrene”. 6<br />

Questo capitolo XIII dell’Apocalisse riassume il capitolo VII di Daniele, il quale è<br />

un parallelo del capitolo II.<br />

Daniele, presentando i diversi regni in un’unica statua con diversi metalli, ci vuole<br />

semplicemente insegnare “che le rivoluzioni degli imperi, per quanto importanti<br />

possano sembrare ai nostri occhi, non hanno agli occhi di Dio che un’importanza<br />

molto re<strong>la</strong>tiva. La caduta di una monarchia terrena, subito rimpiazzata da un’altra,<br />

non è un elemento capitale per <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>. La <strong>profezia</strong> non considera il regno delle<br />

potenze del mondo che come un solo e stesso fatto. La so<strong>la</strong> vera rivoluzione è quel<strong>la</strong><br />

che rovescerà le potenze definitivamente una volta per tutte”. 7<br />

In questa bestia dell’Apocalisse abbiamo rappresentato lo stesso insegnamento.<br />

Infatti tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità, dal<strong>la</strong> torre di Babele, non è che uno sforzo costante<br />

e continuo nel creare, da parte dell’uomo che ha <strong>la</strong>sciato il suo Creatore e rifiuta il<br />

dialogo con lui, un sistema che non è mai perfettamente riuscito: <strong>la</strong> creazione di una<br />

monarchia universale e duratura che possa realizzare le antiche parole: “Facciamoci<br />

una città e una torre <strong>la</strong> cui cima giunga fino al cielo, e acquistiamoci fama, onde non<br />

siamo dispersi sul<strong>la</strong> faccia di tutta <strong>la</strong> terra”. 8<br />

L’abate A. Crampon scriveva: “Le quattro bestie di Daniele rappresentano ognuna<br />

un impero, quel<strong>la</strong> dell’Apocalisse, che riunisce in sé i tratti di tutte le altre, deve<br />

necessariamente rappresentare l’insieme di questi imperi ed essere il simbolo del<strong>la</strong><br />

potenza politica, del<strong>la</strong> forza materiale degli stati, messi al servizio del dragone, per<br />

opprimere i servitori di Dio… Per conseguenza <strong>la</strong> bestia di Apocalisse, che<br />

rappresenta in generale <strong>la</strong> potenza politica ostile a Dio, può anche rappresentare e, di<br />

fatto, rappresenta diverse volte <strong>la</strong> potenza o <strong>la</strong> persona stessa dell’Anticristo”. 9<br />

Il potere che ha dominato attraverso i secoli secondo l’Apocalisse<br />

338<br />

“E vidi salire dal mare una bestia. La bestia che io vidi<br />

era simile a un leopardo e i suoi piedi erano come di orso, e<br />

<strong>la</strong> sua bocca come bocca di leone”. 10<br />

Come abbiamo spiegato nel nostro Capitolo IV, Come Dio vede <strong>la</strong> <strong>storia</strong>,<br />

Giovanni con l’espressione “salire dal mare” vuole dire che è a seguito di guerre,<br />

spostamenti di eserciti, invasioni di popoli, disordini politici, che si viene a creare un<br />

nuovo impero o meglio, per l’Apocalisse, una mutazione profonda dello stesso<br />

impero.<br />

6<br />

REYMOND Antoine, L’Apocalypse, vol. I, Lausanne 1904, p. 323.<br />

7<br />

AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, pp. 49,50.<br />

8<br />

Genesi 11:4.<br />

9<br />

CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, t. VII, L’Apocalypse, Paris 1904, p. 475.<br />

10 Apocalisse 13:1,2.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

Daniele menziona il sorgere degli imperi in forma cronologica rispetto al suo<br />

tempo: il leone (Babilonia), l’orso (Medo-Persia), il leopardo (Grecia), e infine <strong>la</strong><br />

bestia innominabile (Roma) con le dieci corna, ma non incoronate.<br />

Per Giovanni queste monarchie sono di già passate ed “è per questa ragione che…<br />

le menziona in senso inverso a quello di Daniele. Giovanni le menziona senza<br />

aggiungere nessun dettaglio, perché vede <strong>la</strong> storicità delle forze passate del governo<br />

dei gentili. Il corpo delle prime tre bestie è là, poiché, per il momento, le tre prime<br />

monarchie sono <strong>la</strong>sciate da parte. Queste tre prime monarchie di Daniele sono state<br />

messe al<strong>la</strong> prova e hanno fatto il loro tempo. Esse tuttavia esistono agli occhi di Dio,<br />

e per conseguenza nel<strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> prima bestia dell’Apocalisse”. 11<br />

“Aveva dieci corna e sette teste e sulle corna dieci<br />

diademi”. 12<br />

“Sette teste, che raffigurano sette imperi e dieci corna, che portano dei diademi,<br />

perché esse rappresentano anche dei re o degli imperi. Queste corna sono tutte poste<br />

sul<strong>la</strong> stessa testa, perché Daniele ci insegna che l’ultimo dei quattro imperi deve dare<br />

nascita a dieci regni”. 13 Questi regni hanno il diadema del<strong>la</strong> regalità, perché iniziano a<br />

regnare quando Giovanni è invitato a considerare questa bestia che esce dal mare.<br />

“Al tempo in cui <strong>la</strong> visione situa S. Giovanni, <strong>la</strong> bestia ha le sue corone sulle dieci<br />

corna del<strong>la</strong> bestia romana. Queste corna sono i regni simultanei che si sono perpetuati<br />

attraverso diverse trasformazioni fino ai nostri giorni”. 14<br />

Le sette teste, come quel<strong>la</strong> del dragone, rappresentano le sette fasi del<strong>la</strong> monarchia<br />

universale da Babilonia fino al<strong>la</strong> prossima confederazione degli stati europei.<br />

“Il dragone le diede <strong>la</strong> propria potenza e il proprio<br />

trono e grande podestà”. 15<br />

Il trono di Satana, come abbiamo spiegato nel capitolo XI, aveva <strong>la</strong> sua sede<br />

primitiva, con il culto al<strong>la</strong> persona del re, all’est dell’Eufrate, in Oriente, a Babilonia.<br />

Poi è stato spostato verso l’Occidente, stabilendosi per alcuni secoli nell’Asia Minore,<br />

a Pergamo, per poi trasferirsi in pianta stabile a Roma. 16<br />

L’espressione: “Il dragone diede al<strong>la</strong> bestia il proprio trono”, indica il momento<br />

in cui l’Impero Romano non si presenta più nel<strong>la</strong> sua forma pagana; sul trono di<br />

Roma si cambia il cesare. Indica il tempo in cui Costantino sposta <strong>la</strong> sede dell’impero,<br />

da Roma a Costantinopoli, <strong>la</strong>sciando che il trono di Satana sia occupato da qualcuno<br />

che incarni meglio le sue ambizioni di essere simile a Dio, mascherandosi, per<br />

11<br />

ROSSIER J.B., Étude sur l’Apocalypse, t. II, Lausanne 1850, p. 48.<br />

12<br />

Apocalisse 13:1.<br />

13<br />

A. Crampon, Idem.<br />

14<br />

ROUGEMONT Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 270.<br />

15<br />

Apocalisse 13:2.<br />

16<br />

Babilonia: Daniele 3; 6; Isaia 14:12-14; Pergamo: Apocalisse 2:13; Roma: Apocalisse 13:2.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 339


CAPITOLO IX<br />

raggiungere il suo scopo, a differenza dei re pagani, che avevano espresso <strong>la</strong> loro<br />

ambizione nel nome delle loro divinità, col nome di Gesù Cristo.<br />

Già l’apostolo Paolo, come abbiamo visto, aveva esposto questo insegnamento.<br />

Per lui quando Roma fosse caduta, allora si sarebbe manifestato l’empio <strong>la</strong> cui venuta<br />

si sarebbe realizzata mediante l’azione efficace di Satana 17 . Paolo, nel<strong>la</strong> sua lettera ai<br />

Tessalonicesi, presenta <strong>la</strong> cosa nel suo aspetto religioso, Giovanni pone l’accento più<br />

sull’aspetto politico.<br />

Di questa bestia consideriamo le seguenti caratteristiche:<br />

- sale dal mare;<br />

- riceve potenza e il trono dal dragone;<br />

- ha sette teste;<br />

- ha dieci diademi sulle corna.<br />

Questi partico<strong>la</strong>ri ci permettono di indicare in quale momento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, sul<br />

territorio dell’impero <strong>la</strong>tino, si presenta questa bestia o meglio si ha un cambiamento<br />

nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Roma.<br />

Il primo partico<strong>la</strong>re presenta che il nuovo potere sorge a seguito di guerre e dallo<br />

spostamento di popoli.<br />

Il secondo partico<strong>la</strong>re attesta che <strong>la</strong> sede del nuovo impero è quel<strong>la</strong> precedente,<br />

Roma, con il trono però occupato da un nuovo personaggio.<br />

Il terzo partico<strong>la</strong>re, le sette teste, raffigura i sette imperi universali che hanno<br />

caratterizzato <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del vicino Oriente e il bacino Mediterraneo dai tempi di<br />

Babilonia.<br />

Il quarto partico<strong>la</strong>re ci aiuta a capire che l’impero <strong>la</strong>tino, emergendo dalle<br />

invasioni barbariche, è ora diviso in diversi regni che esercitano <strong>la</strong> loro regalità.<br />

Come abbiamo esposto nel nostro Capitolo VII - Perché <strong>la</strong> Riforma non è sorta<br />

nei paesi <strong>la</strong>tini, ogni bestia con il suo corpo rappresenta un territorio geografico<br />

specifico. Questo ci permette di capire perché Daniele, nel<strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> statua, vede<br />

solo quattro imperi, con mutazioni successive nel<strong>la</strong> quarta monarchia, mentre qui<br />

Giovanni descrive una bestia con sette teste, cioè sette imperi. Essendo sempre lo<br />

stesso il territorio geografico, teatro delle tre ultime fasi degli imperi terreni, Daniele<br />

non vede più sorgere dopo Roma altre bestie, mentre Giovanni vede ritornare per tre<br />

volte lo stesso mostro. 18<br />

17 2 Tessalonicesi 2:9.<br />

18 Apocalisse 13; 11; 17.<br />

340<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

Identificazione storica del potere che sorse dopo che <strong>la</strong> Roma dei Cesari<br />

cambia sede e l’Impero Romano si trasforma nel mare delle invasioni<br />

barbariche<br />

“La bestia è contemporaneamente l’impero e il capo dell’impero, il personaggio<br />

che lo riassume, e può dire: l’impero è mio”. 19<br />

Daniele Rops scriveva nel<strong>la</strong> sua opera Storia del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo: “Verso <strong>la</strong> fine<br />

del V secolo, questo secolo svolta, qual era <strong>la</strong> situazione? Anzitutto materialmente:<br />

abbiamo detto un mosaico di Stati barbari… Molto più importante ancora: al crollo<br />

sopravvive l’idea di unità propria dei secoli di Roma, quell’ideale cantato ancora nel<br />

417 dal buon gallo Rutilio Namaziano: “Di tante nazioni, tu, o Roma, hai fatto una<br />

so<strong>la</strong> patria, e di ciò che era il mondo una so<strong>la</strong> città”. Si conserva <strong>la</strong> nostalgia delle<br />

epoche felici in cui l’Occidente era uno… Tutto spinge dunque gli uomini di questo<br />

tempo a idealizzare <strong>la</strong> grande immagine; per gli antichi romani essa era il segno del<strong>la</strong><br />

tradizionale superiorità e per i cristiani è il pegno dell’avvenire, di un avvenire in cui<br />

<strong>la</strong> Roma battezzata, sostituendo <strong>la</strong> Roma pagana moribonda, assumerà lo stesso<br />

compito unificatore”. 20<br />

Il cardinale Manning riconosce il trasferimento dell’autorità dal<strong>la</strong> Roma pagana a<br />

quel<strong>la</strong> cristiana scrivendo: “L’abbandono di Roma (da parte dei cesari), fu <strong>la</strong><br />

liberazione dei pontefici (che ereditarono il trono del dragone) … La provvidenza di<br />

Dio permise l’invasione e <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione dell’Italia da parte dei Goti, dei Longobardi<br />

e degli Ungheresi in maniera da cancel<strong>la</strong>re le ultime vestigia dell’impero; e allora i<br />

pontefici vennero ad essere i soli depositari dell’ordine, del<strong>la</strong> pace, del<strong>la</strong> legge e del<strong>la</strong><br />

sicurezza… In Roma s’era formata una potenza che imperava assai di più sul<strong>la</strong><br />

volontà e sul<strong>la</strong> ragione dell’uomo, del dispotismo di ferro dell’impero… Tale potenza<br />

interiore e soprannaturale, dispiegantesi sulle nazioni e sui cuori, emanava da un<br />

centro e s’incarnava in una persona: il vescovo di Roma. La mareggiata che aveva<br />

spazzato tutti gli altri poteri diede maggior rilievo e più preminenza al<strong>la</strong> suprema<br />

autorità dei Vicari di Gesù Cristo”. 21<br />

L’ambasciatore francese presso <strong>la</strong> santa sede, W. d’Ormesson, da parte sua<br />

scriveva: “Sul piano storico il Papa è l’erede (al trono) dei pontefici romani e questo<br />

titolo interessa sia l’antico impero di Roma, sia l’era cristiana. Per una lenta<br />

sostituzione avvenuta dopo Costantino, il Papato a poco a poco occupò i vuoti che <strong>la</strong><br />

decadenza e il crollo dell’impero avevano creato. Dopo le tenebre delle invasioni<br />

barbariche, una Roma cristiana rinasceva dalle ceneri del<strong>la</strong> Roma pagana. In un certo<br />

senso è il Papa che diviene capo di questo impero. Tale potenza storica è stata fissata<br />

in numerosi riti e nello splendore dei monumenti”. 22<br />

19 GUERS Émile, Histoire abrégée de l’Eglise, Toulouse 1850, p. 617.<br />

20 ROPS Daniel, Storia del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo, vol. II, La Chiesa dal tempo dei Barbari, Torino 1962, pp. 110,112.<br />

21 MANNING, The temporal Power of the Vicar of Jesus Christ, London 1871, pp. 28,29; cit. da MAGGIOLINI Mario, in<br />

Segni dei Tempi, n. 3, 1966, p. 52. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

22 ORMESSON W<strong>la</strong>dimir de, Il papato, ed. Paoline, Catania 1958, p. 156.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 341


CAPITOLO IX<br />

E lo storico politico P. Vil<strong>la</strong>ri, dopo aver presentato l’abbandono di Roma da parte<br />

di Costantino con le sue molteplici conseguenze, dice che “il vescovo (di Roma) volle<br />

essere non solo il successore di san Pietro, ma anche di Romolo e di Remo, di Cesare<br />

e di Augusto, formando un impero religioso non meno vasto, non meno potente e più<br />

solido di quello politico, che ormai minacciava rovina”. 23<br />

Scrive P. Fedele: “Nel<strong>la</strong> universale catastrofe <strong>la</strong> Chiesa era rimasta salda: essa so<strong>la</strong><br />

nel<strong>la</strong> rovina degli ordini antichi per <strong>la</strong> sua forte costituzione, per <strong>la</strong> sua<br />

organizzazione sapientemente model<strong>la</strong>ta su quel<strong>la</strong> dell’impero, per <strong>la</strong> sua potenza<br />

economica, non fu travolta. Quanto più il mondo romano si andava disgregando, tanto<br />

più si rafforzava nel<strong>la</strong> sua compagine l’organismo del<strong>la</strong> Chiesa romana. Attributo<br />

questo, che ha un significato profondo. Romana <strong>la</strong> Chiesa non soltanto perché ha in<br />

Roma il suo centro, ma anche perché <strong>la</strong> Romanità minacciata politicamente e<br />

nazionalmente dal germanesimo, si stringe intorno al capo del<strong>la</strong> Chiesa, come al suo<br />

capo naturale. Fra il turbinio delle invasioni germaniche, Leone Magno, primo dei<br />

pontefici che si possano chiamare grandi nel Medio Evo, afferma solennemente il<br />

concetto imperiale del<strong>la</strong> Chiesa. “Esulta, Roma, esc<strong>la</strong>ma il pontefice… città<br />

sacerdotale e regia; <strong>la</strong> sacra sede di Pietro ti pone al<strong>la</strong> testa del mondo per esercitare<br />

con l’opera del<strong>la</strong> religione ancor più vasta autorità di quel<strong>la</strong> che tu avesti con <strong>la</strong><br />

dominazione terrena”. Così viene affermato il concetto dell’eredità dell’Impero<br />

passata al<strong>la</strong> Chiesa”. 24<br />

“Il capo che regna a Roma e che si chiama il vicario di Cristo ed il santissimo<br />

Padre, fu per <strong>la</strong> sua autorità spirituale il cemento che unì in uno (impero, <strong>la</strong> quinta<br />

testa del<strong>la</strong> nostra bestia) i dieci regni divisi sul<strong>la</strong> terra dell’impero”. 25<br />

“Il vescovo di Roma, per <strong>la</strong> crescita graduale del<strong>la</strong> sua autorità spirituale sui re e i<br />

popoli del<strong>la</strong> cristianità, riuscì a padroneggiare sempre di più i Barbari e, sotto <strong>la</strong> sua<br />

influenza, l’impero ricoprì in Occidente, a scapito dell’unità politica, una unità morale<br />

e religiosa di cui era, lui, a Roma, il principe e il centro”. 26<br />

Questa bestia rappresenta l’Impero Romano nel<strong>la</strong> fase papale. E “qui appare, o<br />

meglio riappare, l’Impero Romano, non più sotto forma antica e prettamente pagana,<br />

ma sotto <strong>la</strong> forma medioevale, cristiana e pagana ad un tempo. Da Costantino in poi,<br />

<strong>la</strong> religione del mondo civile è una sintesi di ellenismo e di giudaismo. 27 Questa<br />

religione ha assunto <strong>la</strong> forma di una teocrazia, il che costituisce ad un tempo una<br />

retrocessione verso forme di governo antiquate e superate (giudaismo e paganesimo),<br />

e un’audace anticipazione (tentativo prematuro per instaurare il futuro regno di Cristo<br />

23<br />

VILLARI Pasquale, Le invasioni barbariche in Italia, Mi<strong>la</strong>no 1901, p. 33.<br />

24<br />

FEDELE Pietro, La tradizione di Roma, in PICOTTI G.B. - VIOLANTE C., Lineamenti di Storia Antica, per <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse di<br />

collegamento degli istituti, ed. La Scuo<strong>la</strong>, Brescia 1968, pp. 338,339.<br />

25<br />

ROSSELET D’IVERNOIS Adolphe, L’Apocalypse et l’Histoire, t. II, Paris 1878, p. 198. Siamo noi che abbiamo<br />

aggiunto quanto messo tra parentesi.<br />

26<br />

HENRIQUET Alexander, L’Apocalypse, Paris 1873, p. 161.<br />

27<br />

Come abbiamo già citato: “Il Papato è il punto d’incontro e di fusione delle correnti spirituali venute dal mondo<br />

ebraico, dall’Asia, dal mondo egiziano, dal mondo greco, dal mondo celtico, dal mondo germanico” W. D’Ormesson,<br />

o.c., p. 156.<br />

342<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

sul<strong>la</strong> terra, mediante l’alleanza del trono e dell’altare). Anacronismo sempre e da<br />

qualunque <strong>la</strong>to si guardi.<br />

L’Europa medioevale, organizzata teocraticamente, appare al profeta come logica<br />

continuazione del romano impero che i barbari scompaginarono, senza per questo<br />

distruggerne l’idea e <strong>la</strong> realtà storica”. 28<br />

Papa Leone I in un suo sermone, dopo aver esaltato <strong>la</strong> grandezza dell’antica Roma,<br />

proseguiva dicendo: “Esulta, Roma, città sacerdotale e regale. La sede sacra di Pietro<br />

ti pone al<strong>la</strong> testa del mondo per esercitare con l’aiuto del<strong>la</strong> religione un’autorità<br />

ancora più vasta di quel<strong>la</strong> che avevi con l’autorità terrena”. 29<br />

E affinché questa autorità trovasse <strong>la</strong> sua esecuzione sull’antico impero dei Latini,<br />

Roma papale ha assorbito l’antica amministrazione.<br />

Per ben dimostrare come <strong>la</strong> Roma sedicente cristiana del Medio Evo sia succeduta<br />

al<strong>la</strong> Roma pagana dell’antichità, diamo ancora <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> a degli studiosi, senza però<br />

pretendere di solidarizzarli con <strong>la</strong> nostra interpretazione di questo capitolo.<br />

“La parte occidentale del<strong>la</strong> Chiesa cristiana, dominata da Roma e penetrata dallo<br />

spirito romano, è <strong>diventa</strong>ta un potente organismo in cui il vescovo di Roma ha preso<br />

<strong>la</strong> successione dell’impero decadente: ruolo che l’evoluzione storica non ha messo<br />

al<strong>la</strong> portata di alcun vescovo d’Oriente…<br />

I Barbari d’Occidente sono stati incorporati dal<strong>la</strong> Chiesa romana nell’impero che<br />

essi avevano conquistato; il prestigio di questo impero li ha dominati tramite <strong>la</strong><br />

Chiesa di cui avevano accettato <strong>la</strong> fede; e nonostante <strong>la</strong> restaurazione del titolo<br />

imperiale in Carlomagno e negli imperatori germanici, il vero erede del<strong>la</strong> potenza<br />

romana fu il papa, tramite il quale si è mantenuta, finché è durata, l’unità del<br />

cristianesimo occidentale. I vescovi di Roma hanno assunto, in una <strong>la</strong>rghissima<br />

misura, <strong>la</strong> direzione suprema dei popoli sorti dall’impero d’Occidente; essi l’hanno<br />

fatto, in qualità di vicari di Cristo, imperatore celeste; e, sotto il titolo di sommo<br />

pontefice, che era appartenuto agli imperatori dell’antica Roma, sono stati i capi del<strong>la</strong><br />

feudalità cristiana. Così sussistette una coscienza cattolica romana, cioè <strong>la</strong> coscienza<br />

religiosa dell’Impero Romano convertito al Cristo, perpetuata dal<strong>la</strong> chiesa che aveva<br />

battezzato le nazioni barbariche”. 30<br />

“L’Impero Romano soccombette nel V secolo, sotto <strong>la</strong> spinta del<strong>la</strong> sua propria<br />

debolezza e delle invasioni barbariche; ciò che restava di autenticamente romano si<br />

rifugiò nel<strong>la</strong> Chiesa romana, <strong>la</strong> fede ortodossa, per opposizione all’arianesimo, <strong>la</strong><br />

civilizzazione e il diritto.<br />

Tuttavia, i capi barbari non osavano presentarsi come cesari romani e instal<strong>la</strong>rsi<br />

sul trono, oramai non occupato, dell’impero; essi fondarono i loro diversi stati nelle<br />

province. In queste condizioni, il vescovo di Roma appariva come il guardiano del<br />

passato e il rifugio dell’avvenire; dappertutto nelle province occupate dai barbari,<br />

pure in quelle che già avevano rivendicato gelosamente <strong>la</strong> loro indipendenza nei<br />

28<br />

VAUCHER Alfred Félix, Les prophéties Apocalyptiques et leurs interprétation, Collonges sous Salève 1973.<br />

29<br />

Papa Leone I, Sermon., LXXXII, 2; cit. da É. Guers, o.c., p. 288.<br />

30<br />

LOISY Alfred, La religion, Paris 1917, pp. 140,142; cit. da A.F. Vaucher, o.c., pp. 40,41.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 343


CAPITOLO IX<br />

confronti di Roma, preti e <strong>la</strong>ici guardavano ora verso lui. Tutto ciò che i Barbari e gli<br />

Ariani avevano <strong>la</strong>sciato sussistere di romano nelle province - e ciò era considerevole<br />

ancora - fu clericalizzato, e posto così sotto <strong>la</strong> protezione del vescovo di Roma, il<br />

primo dei Romani da quando non ci furono più imperatori.<br />

Ora, nel V secolo, Roma vide passare sul<strong>la</strong> sede episcopale degli uomini capaci di<br />

discernere i segni dei tempi, e di metterli a profitto.<br />

La Chiesa romana si pose insidiosamente al posto dell’Impero Romano; infatti<br />

questo si continua in essa; non è sparito, è so<strong>la</strong>mente trasformato. E quando noi<br />

affermiamo, cosa vera ancora oggi, che <strong>la</strong> Chiesa romana non è altro che il vecchio<br />

Impero Romano consacrato dall’Evangelo, non è una nota spirituale, è <strong>la</strong><br />

constatazione d’un fatto storico e <strong>la</strong> caratteristica più esatta e più feconda di questa<br />

Chiesa.<br />

Ancora oggi essa governa i popoli, i suoi papi regnano come Traiano e Marco<br />

Aurelio; al posto di Romolo e Remo, si sono messi Pietro e Paolo; al posto dei<br />

proconsoli gli arcivescovi e i vescovi; le legioni sono rimpiazzate dalle truppe di preti<br />

e di monaci, e <strong>la</strong> guardia pretoriana dai gesuiti. Fino nei dettagli, fino nei vestiti stessi,<br />

si fa sentire l’azione permanente dell’antico impero e delle sue istituzioni. Non è una<br />

Chiesa simile alle comunità protestanti o alle Chiese nazionali dell’Oriente, è una<br />

creazione politica grandiosa tanto quanto un impero universale, perché è <strong>la</strong><br />

continuazione dell’Impero Romano.<br />

Il papa che s’intito<strong>la</strong> re e pontifex maximus è il successore di Cesare. Tutta<br />

penetrata di spirito romano del III e IV secolo, <strong>la</strong> Chiesa ha restaurato, nel<strong>la</strong> sua<br />

propria costituzione, l’Impero Romano. Dopo il VII e VIII secolo, i patrioti cattolici<br />

di Roma e dell’Italia non l’hanno mai compreso diversamente”. 31<br />

Questa sostituzione del<strong>la</strong> Chiesa all’antica Roma fu tale che “l’autocrazia militare<br />

del<strong>la</strong> Roma pagana s’introdusse pezzo per pezzo nel<strong>la</strong> Chiesa cristiana, fino a che <strong>la</strong><br />

sua organizzazione religiosa fosse <strong>diventa</strong>ta <strong>la</strong> copia esatta dell’organizzazione<br />

politica. Il vescovo di Roma divenne a poco a poco nel<strong>la</strong> Chiesa ciò che era stato il<br />

Cesare nell’impero. Il papato nacque dal<strong>la</strong> copia del cesarismo”. 32<br />

Il filosofo Tommaso Campanel<strong>la</strong> nel suo I 0 discorso ai Principi d’Italia, nel 1607,<br />

diceva: “Tramite <strong>la</strong> Chiesa l’Italia si mantenne signora dell’Universo perché <strong>la</strong><br />

religione armata e ricca non ha potenza che <strong>la</strong> possa vincere… Ci resta questa gloria<br />

nel papato ed è tanto grande che tutti i principi cristiani baciano i piedi al nostro<br />

principe, il che non facevano all’imperatore romano; egli pone e depone tutti i<br />

principi, e dà leggi all’universo, ed è a capo del<strong>la</strong> monarchia terrena e seggio del<strong>la</strong><br />

scuo<strong>la</strong> di Dio, e quanto hanno tutti i principi a lui è soggetto, almeno indirettamente<br />

in temporale come è direttamente in spirituale del che dissi assai nel<strong>la</strong> Monarchia del<br />

Messia” e aggiungeva nel IX discorso: “Il papa mantiene le ragioni di tutti i principi,<br />

essendo legis<strong>la</strong>tore comune e padre del cristianesimo, talché, per esser di autorità<br />

31<br />

Von HARNACK Carl Gustav Adolf, L’essence du Christianisme, Paris 1907, pp. 299,301; cit. A F. Vaucher, o.c., p.<br />

41.<br />

32 a<br />

FROMMEL Gaston, Études religeuses et sociales, 2 ed., Saint-B<strong>la</strong>ise 1908, p. 296.<br />

344<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

grandissima ché le sue parole sono tenute parole di Dio, non potrà nessun principe<br />

sollevarsi contro l’altro, se egli non è dal Papa aiutato dichiarando <strong>la</strong> sua guerra esser<br />

giusta”. 33<br />

L’Apocalisse dice: “Le fu data potestà sopra ogni tribù e popolo e lingua e<br />

nazione”.<br />

La rappresentazione figurata di questo potere da parte di Giovanni è eloquente.<br />

“Il giudizio che porta sul papato scaturisce dal fatto che per rappresentare questa<br />

copia del cesarismo romano si serve dell’immagine di una bestia, come per ben far<br />

notare che se il mondo romano ha adottato ufficialmente il cristianesimo, <strong>la</strong> sua natura<br />

intima non è cambiata. La monarchia terrestre resta animale dopo come prima di<br />

Costantino. Questo giudizio scaturisce ancora meglio da un dettaglio: sulle teste del<strong>la</strong><br />

bestia Giovanni ha visto dei nomi di bestemmia” 34 , cioè il suo carattere religioso,<br />

rivendicando “titoli ed onori divini” o “titoli e delle pretese che attentano al<strong>la</strong> gloria<br />

di Dio”. 35<br />

L’abate Crampon commenta: “La bestia, da qui (versetto 4) al<strong>la</strong> fine del capitolo,<br />

indica l’impero e <strong>la</strong> persona dell’Anticristo. Sul culto d’adorazione che si farà<br />

tributare, vedere 2 Tessalonicesi II:4. L’azione del<strong>la</strong> bestia descritta qui (versetto 5), è<br />

assolutamente conforme a quel<strong>la</strong> che Daniele ci rive<strong>la</strong> nell’ultimo corno (del<strong>la</strong> quarta<br />

bestia); c’è dunque identità evidente tra le due profezie”. 36<br />

Già Ireneo, discepolo di Policarpo, che era stato discepolo di Giovanni l’apostolo,<br />

nel II secolo, identifica il “piccolo corno” di Daniele VII con “l’uomo del peccato” di<br />

Paolo nel<strong>la</strong> lettera ai Tessalonicesi, con <strong>la</strong> prima bestia di Apocalisse XIII.<br />

Linguaggio, persecuzione e durata del<strong>la</strong> supremazia del papato<br />

“E le fu data una bocca che proferiva parole<br />

arroganti e bestemmie e le fu data potestà di agire per<br />

quarantadue mesi. Ed essa aprì <strong>la</strong> bocca per bestemmiare<br />

contro Dio, per bestemmiare il suo nome e il suo<br />

tabernacolo e quelli che abitano in cielo. E le fu dato di<br />

far guerra ai santi e di vincerli; e le fu data potestà sopra<br />

ogni tribù e popolo e lingua e nazione”. 37<br />

La bestia di Apocalisse XIII ripropone in termini evidenti le caratteristiche che<br />

hanno distinto il piccolo corno di Daniele VII quale continuatore dell’Impero<br />

Romano.<br />

33<br />

CAMPANELLA Tommaso, Discorsi ai principi d’Italia, Torino 1945, pp. 95-97, 152.<br />

34<br />

A.F. Vaucher, o.c., p. 43 (vedere Apocalisse 13:1).<br />

35<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, t. III, Paris 1848, p. 272.<br />

36<br />

A. Crampon, o.c., pp. 476,477, confr. Daniele 7:24-26.<br />

37 Apocalisse 13:5-7.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 345


CAPITOLO IX<br />

346<br />

Apocalisse XIII:5<br />

“Le fu data una bocca che<br />

proferiva parole arroganti”.<br />

Daniele VII:8<br />

“Bocca che proferiva grandi<br />

cose”.<br />

Il papa Adriano IV nel XII secolo scriveva ai vescovi del<strong>la</strong> Germania: “È grazie a<br />

noi papi che l’imperatore regna, tutto ciò che egli ha lo riceve da noi, è in nostro<br />

potere di dare <strong>la</strong> regalità a chi vogliamo, perché noi siamo stati stabiliti da Dio al di<br />

sopra delle nazioni e dei regni per distruggere e sradicare, costruire e piantare”. 38<br />

Nel Codex S. Ecclesiae Romanae del 1893 è scritto: “<strong>Quando</strong> egli fa un<br />

concordato con il capo di uno Stato politico, questo concordato non è per nul<strong>la</strong> un<br />

contratto sinal<strong>la</strong>gmatico e uguale per le due parti. Il principe è tenuto a conformarsi<br />

perché il suo dovere di cristiano è d’obbedire al<strong>la</strong> Santa Sede. Ma il Papa, accettando<br />

un Concordato, fa una concessione puramente graziosa e sempre revocabile dal<br />

momento che questa concessione può tornare a detrimento del<strong>la</strong> Chiesa, o<br />

semplicemente cessa d’avere per essa una qualche utilità”. 39 E questo <strong>la</strong> Chiesa l’ha<br />

sempre fatto attraverso i secoli.<br />

Apocalisse XIII:5,6<br />

“Le fu data una bocca che<br />

proferiva... bestemmie.... Aprì<br />

<strong>la</strong> bocca per bestemmiare<br />

contro Dio, per bestemmiare<br />

il suo nome”.<br />

Daniele VII:25<br />

“Parole contro l’Altissimo”.<br />

Queste bestemmie non sono so<strong>la</strong>mente delle diatribe anticristiane, come le si<br />

intendono pronunciare in un momento di perdita di lucidità mentale o interca<strong>la</strong>re di<br />

chi non sa par<strong>la</strong>re, “ma si tratta del<strong>la</strong> tentazione di edificare una religione e di par<strong>la</strong>re<br />

come Dio”. 40 Il teologo cattolico J.L. D’Aragon osserva: “Nomi di bestemmia:<br />

Assegnare titoli divini all’imperatore era, per i giudei e i cristiani, una attribuzione<br />

indebita e b<strong>la</strong>sfema”. 41 Quanto ancora più grave è assegnare titoli divini al vescovo di<br />

Roma che si presenta non nel nome di un dio pagano ma di Gesù Cristo.<br />

I titoli che il papa si è attribuito e ha accettato compiacente che gli venissero dati<br />

sono:<br />

- Il Santo Padre, titolo che Gesù dà al Padre 42 , spesso per il papa si va più lontano e lo<br />

si chiama: Santissimo Padre;<br />

38<br />

Cit. da A. Reymond, o.c., p. 339.<br />

39<br />

PEZZANI, Codex Ecclesiae Romanae, 1893, canone 33.<br />

40<br />

THIELICKE Helmut, Fragen an das Christentum, p. 182; cit. da Ch. Brütsch, o.c., p. 222.<br />

41<br />

D’ARAGON Jean Louis, L’Apocalisse, in Grande Commentario Biblico Queriniana, ed. Queriniana, Brescia 1973,<br />

p. 1459.<br />

42<br />

Giovanni 17:1.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

- Sommo Pontefice, è il titolo che si dà a Gesù nell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei 43 ;<br />

- Capo del<strong>la</strong> Chiesa, titolo che l’apostolo Paolo dà a Gesù 44 ;<br />

- Leone del<strong>la</strong> Tribù di Giuda, titolo che l’Apocalisse attribuisce a Gesù 45 ;<br />

- <strong>la</strong> lettera di credenziali che il papa Martino V diede al suo ambasciatore a<br />

Costantinopoli, portava questa scritta: “Il santissimo e felicissimo, che è l’arbitro<br />

del cielo e il signore del<strong>la</strong> terra, il successore di S. Pietro, l’unto del Signore, il<br />

padrone dell’universo, il padre dei re, <strong>la</strong> luce del mondo”;<br />

- il vescovo di Angoulême scriveva ai suoi diocesani in occasione dell’elezione di Pio<br />

X: “Noi non vediamo nell’eletto che il papa cioè Pietro, cioè il Cristo stesso, ciò<br />

vuol dire che il nostro cuore non vuole vedere nient’altro che il supremo depositario<br />

del<strong>la</strong> potenza divina” 46 ;<br />

- Vicario di Cristo, ne è il titolo per eccellenza, e Gesù lo attribuisce allo Spirito<br />

Santo 47 .<br />

- Perdona i peccati, qualità riservata a Dio 48 ;<br />

- Vescovo Universale, titolo che tutti i vescovi di Roma ebbero dopo Gregorio<br />

Magno, il quale però scriveva: “Questo titolo è diabolico, è un nome di bestemmia,<br />

inventato dal primo apostata, il diavolo… L’Anticristo, al<strong>la</strong> sua venuta, s’arrogherà<br />

tale titolo”. A Gesù solo viene attribuito il titolo di “sommo Pastore”. 49<br />

La lista potrebbe essere allungata.<br />

Apocalisse XIII:6<br />

“Aprì <strong>la</strong> bocca per bestemmiare<br />

contro il tabernacolo<br />

e quelli che abitano in<br />

cielo”.<br />

Daniele VIII:11<br />

“Si elevò anzi fino al capo<br />

di quell’esercito, gli tolse il<br />

continuo, e il luogo del suo<br />

santuario fu abbattuto”.<br />

È importante notare che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ”tabernacolo”, in greco skene, più che<br />

rappresentare il popolo di Dio, ricorda il tempio celeste. In effetti Giovanni fa una<br />

distinzione molto netta tra il tabernacolo e i santi (<strong>la</strong> Chiesa). È dunque il santuario<br />

celeste che sarà profanato con <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> e le sue dottrine.<br />

Il sacrificio unico del<strong>la</strong> croce <strong>la</strong> Chiesa lo sostituisce con <strong>la</strong> messa, ripetizione<br />

costante e continua, in forma incruenta (ma sempre sacrificio), di quanto avvenuto al<br />

Golgota. 50<br />

Al<strong>la</strong> salvezza completa per grazia, <strong>la</strong> Chiesa, come le religioni di tutti i tempi,<br />

insegna <strong>la</strong> salvezza mediante le opere.<br />

43<br />

Ebrei 5:5; 8:1; 9:11.<br />

44<br />

Efesi 1:26.<br />

45<br />

Apocalisse 5:5. È stato portato da Leone X e XIII.<br />

46<br />

VUILLEUMIER Jean, Les prophéties de Daniel, Genève 1906, p. 152.<br />

47<br />

Giovanni 16:7, 8; 15:26; 14:26.<br />

48<br />

Marco 2:5-7.<br />

49<br />

1 Pietro 5:4.<br />

50<br />

Vedere Appendice n. 6.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 347


CAPITOLO IX<br />

Nel 1434 introduce in forma ufficiale, perché ormai accettato universalmente, il<br />

Purgatorio, dove le anime si conquistano, con il merito del<strong>la</strong> sofferenza, del<strong>la</strong><br />

purificazione, il paradiso. 51<br />

Ancor prima di questo insegnamento il cristianesimo, che aveva perso <strong>la</strong> sua<br />

purezza iniziale, aveva rimpiazzato gli dèi dell’Olimpo con i suoi eroi, sostituendo<br />

l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, 52 con l’azione di una fol<strong>la</strong><br />

immensa di santi che essendo defunti che <strong>la</strong> Bibbia definisce demoni, 53 i quali hanno<br />

il compito di p<strong>la</strong>care l’ira di Dio. Questa dottrina purtroppo continua ancor oggi nel<strong>la</strong><br />

Chiesa con <strong>la</strong> canonizzazione di uomini e donne che <strong>diventa</strong>no fonti anche di<br />

ricchezza. La persona del Cristo risorto non è più il centro del<strong>la</strong> salvezza.<br />

Nel santuario celeste Giovanni aveva scorto l’arca del patto che conteneva i dieci<br />

comandamenti. 54 Questo potere terreno nel suo linguaggio contro il tabernacolo,<br />

cambia <strong>la</strong> Legge di Dio come Daniele aveva detto: “Tenterà di cambiare i tempi e <strong>la</strong><br />

legge”.<br />

348<br />

Apocalisse XIII:7<br />

“E le fu dato di far guerra<br />

ai santi e di vincerli”.<br />

Daniele VII:21,25<br />

“Faceva guerra ai santi e<br />

aveva il sopravvento… ridurrà<br />

allo stremo i santi dell’Altissimo”.<br />

“Questa bestia non ha un messaggio vero da portare; essa non può che diffamare.<br />

Non ha nessuna missione storica positiva, non può che distruggere. È per questo che<br />

<strong>la</strong> guerra è per lei un mezzo d’azione indispensabile tanto quanto le bestemmie.<br />

Siccome <strong>la</strong> calunnia nei confronti dei santi non serve a nul<strong>la</strong>, non le rimane altro che<br />

partire in guerra contro di loro… ”. 55<br />

“Una dittatura di carattere religioso sarebbe <strong>la</strong> peggiore di tutte le dittature, perché<br />

appunto ti prenderebbe dal di dentro invadendo <strong>la</strong> stessa coscienza” così si esprimeva<br />

padre don Maria Turoldo nell’articolo: È giusto battezzare un bambino quando non<br />

può capire. 56<br />

“Nel 1864 il gesuita Gerbard Schneemann espose nel<strong>la</strong> Civiltà Cattolica, organo<br />

del suo ordine, che è convenevole e necessario al<strong>la</strong> Chiesa ridurre i non sottomessi<br />

tramite i castighi… I papi attuali pensano del Santo Uffizio esattamente ciò che ne<br />

pensavano i loro predecessori Innocenzo III e Paolo III”. 57<br />

51<br />

Nel<strong>la</strong> bol<strong>la</strong> di Clemente VI in occasione del Giubileo del 1350 si legge: “Quanto all’anima liberata dal purgatorio<br />

noi diamo l’incarico agli angeli di introdur<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> gloria del paradiso” A. Reymond o.c., t. I, p. 340. Lutero diceva nel<br />

1516: “Il papa è troppo crudele se, avendo in realtà il potere di liberare le anime dal Purgatorio, non concede gratis<br />

alle anime sofferenti quello che dispensa in cambio di danaro ai privilegiati” FEBVRE Lucien, Martin Lutero, ed.<br />

Laterza, Bari 1966, p. 80.<br />

52<br />

2 Timoteo 2:5; Atti 4:12.<br />

53<br />

1 Timoteo 4:1.<br />

54<br />

Apocalisse 11:19.<br />

55<br />

LILJE Hanns, L’Apocalypse; le dernier livre de <strong>la</strong> Bible, Paris 1959, p. 193.<br />

56<br />

TUROLDO don Maria, È giusto far battezzare un bambino… , in La Domenica del Corriere, 7.8.1975, p. 9.<br />

57<br />

FRANCE Anatole, L’Eglise et <strong>la</strong> République, 1904, pp. 11,12; cit. J. Vuilleumier o.c., p. 157.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

Negando <strong>la</strong> realtà storica, il vescovo Luigi Barbero scriveva: “Chi cerca di<br />

coinvolgere <strong>la</strong> responsabilità del<strong>la</strong> Chiesa Romana è un ignorante o un bugiardo. Chi<br />

oserà par<strong>la</strong>re di intolleranza cattolica? La letteratura fiorita intorno all’Inquisizione è<br />

fantasia spesso da romanzo e una testimonianza di ignoranza e di menzogna. Ma già!<br />

Tutto serve al<strong>la</strong> calunnia, è sempre stata l’arma dei disonesti”. 58<br />

Ma, affinché non si dimentichi, <strong>la</strong> Chiesa stessa ha messo una <strong>la</strong>pide sul pa<strong>la</strong>zzo<br />

del comune di Lugo di Romagna nel<strong>la</strong> quale è scritto: “Andrea Relencini qui bruciato<br />

dal<strong>la</strong> Santa Romana Inquisizione insegni che <strong>la</strong> Chiesa non tollera ombra di libertà”.<br />

Il Papa Pio IX nel suo Sil<strong>la</strong>bus del 1864, articolo 54, dichiarava, a conferma del<br />

passato, “La Chiesa non deve mai essere separata dal potere civile, <strong>la</strong> Chiesa ha il<br />

diritto di impiegare <strong>la</strong> costrizione corporale”. E nel<strong>la</strong> sua Enciclica del 5 agosto 1854<br />

aveva scritto: “Le dottrine assurde erronee, stravaganti, favorevoli al<strong>la</strong> libertà di<br />

coscienza, sono un errore pestilenziale, una peste delle più riprovevoli per uno Stato”.<br />

Nel<strong>la</strong> Enciclica dell’8 dicembre 1864 “anatemizza quelli che negano al<strong>la</strong> Chiesa il<br />

diritto di servirsi del<strong>la</strong> forza”.<br />

“Vincere non significa qui (nel testo di Giovanni) convincere, guadagnare al<strong>la</strong><br />

propria causa, ma distruggere fisicamente”. 59<br />

Apocalisse XIII:5<br />

“Le fu data potestà di agire<br />

per quarantadue mesi”.<br />

Daniele VII.25<br />

Dominerà “per un tempo dei<br />

tempi e <strong>la</strong> metà d’un tempo”.<br />

Questo periodo viene ancora menzionato da Giovanni in Apocalisse quando dice<br />

che <strong>la</strong> donna fuggì dal deserto per milleduecentosessanta giorni. È il periodo<br />

dell’intolleranza del Dragone, nelle vesti del papato. Periodo che inizia, come<br />

abbiamo presentato nel nostro Capitolo V, nel 538 e finisce al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo,<br />

1798.<br />

Riassumiamo quanto abbiamo detto con le parole di Onorio, sacerdote di Autun,<br />

pronunciate verso il 1120: “Riguardate questi cardinali e vescovi di Roma! Questi<br />

degni ministri che circondano il trono del<strong>la</strong> Bestia! Essi sono sempre occupati da<br />

nuove iniquità e non cessano per nul<strong>la</strong> di commettere crimini. Non so<strong>la</strong>mente questi<br />

infami si abbandonano con i giovani diaconi ad ogni sorta di depravazioni; ma ancora<br />

vogliono obbligare il clero delle province a imitarli. Così in tutte le Chiese, i preti<br />

trascurano il servizio divino, contaminano il sacerdozio con le loro impurità,<br />

imbrogliano il popolo con <strong>la</strong> loro ipocrisia, rinnegano Dio con le loro opere,<br />

<strong>diventa</strong>no lo scandalo delle nazioni e forgiano una rete di iniquità per asservire gli<br />

uomini. Sono dei ciechi che si precipitano nell’abisso e coinvolgono con loro i<br />

semplici che li seguono”. 60<br />

58<br />

BARBERO Luigi, Difendi <strong>la</strong> tua fede, Torino 1952, p. 67.<br />

59<br />

C. Brütsch, o.c., p. 225.<br />

60<br />

CHAVARD F., Célibat des prètres et ses conséquensec, Genéve 1874, p. 383.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 349


CAPITOLO IX<br />

La ferita mortale<br />

350<br />

“Io vidi una delle sue teste come ferita a morte”. 61<br />

Quale è questa testa ferita a morte?<br />

Questa testa che verrà poi guarita non può che rappresentare una delle sette fasi<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale che viene eclissata, ferita mortalmente per un certo tempo, nel<br />

quale perde <strong>la</strong> sua influenza, per riacquistar<strong>la</strong> poi. Giovanni presenta questa testa<br />

ferita perché è una situazione anoma<strong>la</strong> che si viene a creare nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità,<br />

secondo l’ottica profetica. Non è una potenza che finisce <strong>la</strong> sua egemonia per sempre<br />

con il tempo a lei designato, come per Babilonia (I testa), Medo-Persia (II testa),<br />

Grecia (III testa) e Roma pagana (IV testa) che, sebbene vinte e ora nel passato, agli<br />

occhi di Dio esistono ancora e quindi non vengono rappresentate neppure con le teste<br />

morte.<br />

Questa testa dovrebbe essere <strong>la</strong> sesta.<br />

Le quattro teste del<strong>la</strong> monarchia universale (Babilonia, Medo-Persia, Grecia,<br />

Roma) non sono mai state presentate ferite. Questa testa ferita deve essere una delle<br />

tre teste successive. La V testa presenta quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> supremazia papale nel Medio Evo<br />

e ha esercitato il suo potere, come diceva anche Daniele, per 1260 anni. Questa testa<br />

pur perdendo il potere continuerà a sussistere fino al<strong>la</strong> fine, tempo in cui guarirà,<br />

riprendendo dominio sul mondo per compiere le sue ultime azioni, prima che sia<br />

colpita dal giudizio di Dio e vinta dall’apparizione del Cristo. Per questo motivo si è<br />

pensato che <strong>la</strong> testa ferita sia <strong>la</strong> quinta, ma in considerazione del fatto che durante<br />

questa quinta testa il papato ha occupato il trono del dragone, ha ricevuto potenza e ha<br />

manifestato per secoli: supremazia, vitalità, splendore, autorità, dominio, riteniamo<br />

che sia meglio pensare che <strong>la</strong> testa ferita sia <strong>la</strong> sesta che corrisponde al periodo nel<br />

quale il papato ha perso quanto aveva nel passato ed il cui inizio è stato segnato<br />

dall’imprigionamento e dall’esilio di Pio VI.<br />

Il tempo in cui questa testa viene ferita è al<strong>la</strong> fine dei quarantadue mesi, ultimi<br />

anni del XVIII secolo, e crediamo quindi che corrisponda al periodo storico che<br />

segue, caratterizzato dai principi di uguaglianza, di libertà, di giustizia, di democrazia,<br />

ideali che negli ultimi due secoli hanno caratterizzato il pensiero del<strong>la</strong> vecchia Europa<br />

e che <strong>la</strong> Chiesa di Roma ha avversato. È al<strong>la</strong> fine di questa testa, del sesto periodo<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale, che <strong>la</strong> ferità, l’eclissi del potere papale, sarà guarita iniziando<br />

una nuova fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Europa.<br />

Nel tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione francese si pubblicano i diritti dell’uomo e del<br />

cittadino, si proc<strong>la</strong>ma <strong>la</strong> libertà di coscienza e di pensiero. Gli enciclopedisti<br />

disseminano per tutta l’Europa, oltre lo scetticismo, il seme dell’indipendenza ciò che<br />

61 Apocalisse 13:3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

avrebbe dovuto creare l’Evangelo, se non fosse stato strumentalizzato dal<strong>la</strong> bestia. È a<br />

causa di questo rinnovamento ideologico e sociale che <strong>la</strong> bestia è stata ferita<br />

mortalmente.<br />

<strong>Quando</strong> il 4 maggio 1789 in Nôtre Dame a Versaille <strong>la</strong> cerimonia pomposa<br />

inaugurerà i <strong>la</strong>vori dell’Assemblea che si sarebbe tenuta il giorno dopo, inaugurerà<br />

piuttosto una crisi religiosa che darà scosse così violente al potere del<strong>la</strong> Chiesa in<br />

Francia da far temere vicina <strong>la</strong> sua distruzione totale 62 .<br />

“Il primo attacco portato dal<strong>la</strong> Rivoluzione al<strong>la</strong> sovranità pontificia è dovuto al<strong>la</strong><br />

Costituzione che, il 14 settembre 1791, vota un decreto che incorpora al<strong>la</strong> Francia <strong>la</strong><br />

città di Avignone e il Comtat Venaissein. Questa vio<strong>la</strong>zione f<strong>la</strong>grante del diritto<br />

internazionale stupisce le cancellerie di tutte le potenze che vi vedono con ragione il<br />

preludio ad altre spoliazioni.<br />

Nel 1793 il culto cattolico viene abolito in Francia e quando nel 1797 Pio VI si<br />

amma<strong>la</strong> gravemente, Napoleone dà ordine che dopo <strong>la</strong> sua morte non sarebbe stato<br />

eletto nessun successore. Per lui il Papato doveva essere abolito.<br />

Il 3 febbraio 1796, il Direttorio invia il generale Bonaparte ad “andare a Roma, per<br />

spegnervi <strong>la</strong> fiacco<strong>la</strong> del fanatismo. Due anni dopo, sotto il vano pretesto d’un moto,<br />

al quale il governo pontificio è estraneo, il generale Berthier, al<strong>la</strong> testa di un gruppo<br />

di quindicimi<strong>la</strong> uomini, invade Roma, il 10 febbraio 1798, proc<strong>la</strong>ma <strong>la</strong> Repubblica<br />

Romana, viene nominato liberatore del Campidoglio, arresta il Papa Pio VI, e lo<br />

conduce in esilio a Valenza 63 , dopo aver fatto un viaggio estenuante in condizioni<br />

fisiche impossibili con dei soggiorni più o meno prolungati in diverse città d’Italia:<br />

Viterbo, Siena, Firenze, Maschero, Bologna, Modena, Torino. Da Susa a Briazon, a<br />

causa delle sue peggiorate condizioni fisiche, viene portato in portantina attraverso il<br />

valico innevato, a Grenoble, e poi a Valenza. Tramite il suo segretario di Stato,<br />

monsignor Odescalchi, fa pervenire a tutte le corti europee un’energica protesta,<br />

riportando le circostanze, l’ingiusta invasione degli Stati Pontifici e gli indegni<br />

trattamenti inflitti dal Direttorio.<br />

“Era naturale che il papa nel<strong>la</strong> sua angustia si rivolgesse alle Corti cattoliche, per<br />

ottenere con <strong>la</strong> loro mediazione un miglioramento del<strong>la</strong> sua situazione deplorevole<br />

così dannosa anche per il bene del<strong>la</strong> Chiesa (si trovava in quel tempo a Siena). Anche<br />

l’avvenire dello Stato del<strong>la</strong> Chiesa e il destino dei cardinali, accanto al<strong>la</strong> sicurezza per<br />

<strong>la</strong> futura elezione papale, gli procurarono naturalmente grandi preoccupazioni. Egli<br />

pertanto descrisse in lunghi memoriali ai sovrani cattolici, da cui attendeva aiuto,<br />

quanto opprimente fosse <strong>la</strong> sua condizione. Egli però non ottenne per risposta che<br />

belle parole, concludenti con le scuse, che per allora, per riguardo a quel fattore<br />

incalco<strong>la</strong>bile che era <strong>la</strong> Francia, non si poteva far nul<strong>la</strong>. Solo il governo portoghese si<br />

spinse alquanto più avanti, ordinando pubbliche preghiere per il papa”. 64<br />

62 Vedere ROPS Daniel, Storia del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo, t. V,2, La Chiesa del<strong>la</strong> Rivoluzione, Torino 1966, p. 7.<br />

63 Vedere MOURRET F., La Papauté, in Bibliothèque Catholique des Sciences Religeuses, Paris 1929, pp. 50,52. C’è<br />

un problema storico nei confronti del generale Berthier che vogliamo so<strong>la</strong>mente menzionare. Morì a Bamberca<br />

precipitando da una finestra del Pa<strong>la</strong>zzo Vescovile. Fu un omicidio, un suicidio o un incidente?<br />

64 PASTOR Luigi, Storia dei Papi, vol. XVI, Roma 1934, p. 651.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 351


CAPITOLO IX<br />

Il 5 giugno del 1798 Francis Wrangham, professore al Magdalene College di<br />

Cambridge e arcivescovo di York, pronuncia un importante sermone dal titolo: Roma<br />

è caduta. Si ispira ad Apocalisse XIV:8 e applica al<strong>la</strong> caduta di Roma Apocalisse<br />

XVI:17,18: “È fatto. E si fece un gran terremoto...” e ora, nel 1798, dichiara: “Quale<br />

protestante non si rallegra all’udire che quei tuoni al<strong>la</strong> fine sono silenziosi, tuoni che<br />

si erano fatti udire durante un lungo periodo nel quale il Vaticano aveva per così dire<br />

sconvolto l’Europa minando <strong>la</strong> fedeltà dei sudditi e sbalzando i principi dai loro<br />

troni? Quale amante del<strong>la</strong> pace non esulta sapendo che quei fulmini che così spesso<br />

scossero il simbolico ulivo del<strong>la</strong> cristianità sono per sempre cessati? Dobbiamo noi,<br />

che ardentemente desideriamo l’adempimento delle profezie, piangere sul<strong>la</strong> loro<br />

realizzazione?”. 65<br />

Il 13 agosto 1798, Richard Valpy predicando un sermone basato sul testo di<br />

Matteo XXIV:44 dal titolo “Anche voi siate pronti”, davanti alle associazioni di<br />

lettere, espose gli importanti eventi del<strong>la</strong> primavera di Roma come adempimento del<strong>la</strong><br />

conclusione del periodo profetico dei 1260 anni. Tale sermone venne poi pubblicato<br />

dalle associazioni davanti alle quali era stato predicato. “Fra le profezie che debbono<br />

avere suscitato <strong>la</strong> vostra attenzione, vi sono quelle re<strong>la</strong>tive al presente stato di Roma.<br />

Se con tutti i commentatori protestanti noi vediamo il pontefice romano rappresentato<br />

sotto gli emblemi figurativi usati dall’autore dell’Apocalisse, oltre che dal<strong>la</strong><br />

descrizione fatta dall’apostolo Paolo, saremo colpiti dal letterale adempimento del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>. Daniele e Giovanni citano il periodo dei 1260 anni che va dallo stabilimento<br />

di quel governo al<strong>la</strong> sua estinzione. Nel 538 fu abolito in Roma il dominio dei Goti 66<br />

e da quel tempo il potere pontificio andò sempre più crescendo fino a <strong>diventa</strong>re in<br />

Europa il dominio più esteso. Se questa epoca è accettata, il periodo menzionato dai<br />

profeti fissa <strong>la</strong> distruzione dell’autorità pontificia all’anno nel quale il papa fu<br />

costretto a <strong>la</strong>sciare Roma dall’esercito di Francia”. 67<br />

Charles Daubeny, in un discorso dal titolo: La Caduta di Roma Papale,<br />

pronunciato nello stesso anno, enfatizza il ritorno del Signore presentando il<br />

compimento ultimo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> come assicurata da quanto si è compiuto<br />

recentemente. “Il potere papale è stato a lungo sul punto di declinare. Esso subì una<br />

irrecuperabile ferita all’epoca del<strong>la</strong> Riforma protestante. Da allora andò sempre più<br />

declinando fino a raggiungere una insignificante preparazione per <strong>la</strong> sua estinzione<br />

finale. Quell’evento sta ora verificandosi, evento nel quale tutte le nazioni sono più o<br />

meno coinvolte. Nell’adempimento di una importante <strong>profezia</strong> che rispecchia il<br />

progresso del regno di Cristo sul<strong>la</strong> terra, quale nazione può disinteressarsi? Noi<br />

65 WRANGHAM Francis, Rome is Fallen! A Sermon… 1798, Wilson, Spence and Mawman, York 1798, pp. 19,12.<br />

66 Sempre R. Valpy nel suo sermone precisa più avanti: “Nel 538 i Goti furono cacciati da Roma ed a quel tempo<br />

Vigilio, con i suoi intrighi segreti con l’astuta Teodora, venne promosso al<strong>la</strong> dignità papale, che egli acquistò con 200<br />

libre d’oro, prova inequivocabile del carattere dell’uomo del peccato. Durante il pontificato di Vigilio le pretese dei<br />

successori di San Pietro cominciarono ad essere apertamente affermate e poco dopo <strong>la</strong> loro supremazia venne<br />

riconosciuta pubblicamente. Fu allora che il papa assunse il titolo di Vicario di Gesù Cristo... Allora anche il celibato<br />

(ecclesiastico) venne imposto. L’uso dell’acqua santa fu pubblicamente raccomandata da Vigilio nel 538” VALPY<br />

Richard, A Sermon Preached August 13, 1798, in Sermons Preached on Public Occasion. With Notes, and an<br />

Appendix, vol. I, Sold by Longman, London 1811, p. 258.<br />

67 Idem, pp. 146,167.<br />

352<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

abbiamo visto quel<strong>la</strong> nazione i cui precedenti sovrani molto contribuirono<br />

all’elevazione del trono pontificio, usata ora come il più immediato strumento nel<strong>la</strong><br />

mano di Dio per abbattere il proprio idolo che era stato eretto nel tempio”. 68<br />

Nel 1798 si pubblica lo scritto di Edward King nel quale leggiamo: “Il potere<br />

papale a Roma un tempo era considerato così terribile e dominatore da non prendere<br />

fine! Ma soffermiamoci un momento: Non era questa fine predetta nelle sacre<br />

profezie per <strong>la</strong> fine dei 1260 anni? Non fu predetta da Daniele per <strong>la</strong> fine di un tempo,<br />

dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo? Ed ora vediamo, ascoltiamo e comprendiamo.<br />

Questo è l’anno 1798. Proprio 1260 anni fa, all’inizio dell’anno 538, Belisario mise<br />

fine all’impero e al dominio dei Goti a Roma. Egli entrò trionfante in Roma il 10 del<br />

precedente dicembre in nome di Giustianiano imperatore di oriente. A nessun potere a<br />

Roma si poteva dire “dominatore del<strong>la</strong> terra” eccetto al Pontificio Potere<br />

Ecclesiastico”. 69<br />

David Simpson, in un’opera apparsa tre anni dopo <strong>la</strong> sua morte, nel 1802,<br />

scrivendo sui mutamenti profetizzati che si erano realizzati e su come le nazioni che<br />

“per così tanto tempo avevano dato appoggio al<strong>la</strong> bestia” si sarebbero ribel<strong>la</strong>te “al<strong>la</strong><br />

bestia e usato dei mezzi per <strong>la</strong> sua distruzione” si chiedeva: “Questa parte del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong> non può adempiersi attualmente? Tutte le potenze cattoliche non hanno forse<br />

abbandonato sua santità di Roma nel momento del suo maggiore bisogno. Non c’è<br />

colui che, fino a poco tempo prima faceva tremare l’intera Europa al tuonare del<strong>la</strong> sua<br />

voce, <strong>diventa</strong>ndo un essere debole come tutti gli altri uomini? Gli artigli del<strong>la</strong> bestia<br />

non sono stati tagliati e i suoi denti strappati per modo che essa non possa più né<br />

graffiare, né mordere? Non è già ai nostri giorni e sotto i nostri occhi privata del suo<br />

dominio temporale?” e al<strong>la</strong> pagina precedente si era chiesto: “Non vi sono abbastanza<br />

predizioni che si stanno realizzando sotto i nostri occhi? Non sembra che questi 1260<br />

anni siano sul punto di spirare?”. 70<br />

Giovanni, nell’Apocalisse, contemp<strong>la</strong>ndo questi avvenimenti scrive:<br />

“Se uno ha orecchio ascolti. Se uno mena in cattività<br />

andrà in cattività; se uno uccide con <strong>la</strong> spada, bisogna<br />

che sia ucciso con <strong>la</strong> spada”. 71<br />

68<br />

DAUMBENY Charles, The Fall of Papal Rome, T. Cadell, Jun., and W. Davis, London 1798, pp. 26,27,30.<br />

69<br />

KING Edward, Remarks on the Signs of the Time, London 1798; ristampa di Jas. Humpherys, Phi<strong>la</strong>delphia 1799,<br />

pp. 18,19.<br />

70<br />

SIMPSON David, A Plea for Religion and Sacred Writings: Addresed to the Disciples of Thomas Paine, and<br />

Wavering Christians of Every Persuasion, With an appendix, etc., Printed for J. Mawman, London 1802, p. 165,<br />

164,165.<br />

71<br />

Apocalisse 13:9,10. “Le traduzioni correnti seguono il Sinaiticus e le antiche versioni <strong>la</strong>tine.... Il testo potrebbe<br />

servire di avvertimento al<strong>la</strong> Chiesa, affinché essa non s’armi per difendersi, conformandosi così al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Gesù:<br />

“Tutti quelli che prendono <strong>la</strong> spada, periscono per <strong>la</strong> spada” (Matteo 26:52). L’obiezione che si oppone a questa<br />

lettura deriva dal fatto che né all’epoca di Giovanni, né nell’Apocalisse, i santi sono nel<strong>la</strong> prospettiva di immaginare<br />

una eventuale vittoria di fronte alle forze colossali che pesano su loro. Perché avrebbero bisogno di essere prevenuti<br />

dal pericolo di un simile tentativo?<br />

Certi manoscritti applicano le due sentenze ai persecutori e aggiungono il verbo: condurre (apayei), al<strong>la</strong> prima<br />

frase. “Se qualcuno conduce in cattività, egli andrà in cattività”. La frase vorrebbe indicare che i persecutori subiranno<br />

<strong>la</strong> stessa sorte che avranno fatto subire ai santi. In attesa, i santi sono chiamati al<strong>la</strong> pazienza e al<strong>la</strong> perseveranza.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 353


CAPITOLO IX<br />

Il papato che per secoli aveva gettato in prigione migliaia di individui, ora è lui a<br />

prendere <strong>la</strong> via dell’esilio e del<strong>la</strong> prigione, realizzando così <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

Queste parole, pur annunciando <strong>la</strong> rovina del persecutore, sono di incoraggiamento<br />

ai perseguitati. Però questi ultimi vi devono trovare un serio avvertimento a non usare<br />

le sue stesse armi di chi li ha perseguitati per combatterlo, bensì le armi a loro<br />

legittime: <strong>la</strong> perseveranza nel<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio e <strong>la</strong> fede. Queste armi sono solide<br />

perché si fondano sul trionfo del<strong>la</strong> giustizia divina.<br />

Il 29 agosto 1799 Pio VI muore a Valenza, dopo essere stato rinchiuso nel Castello<br />

del<strong>la</strong> città, il 14 luglio. “Il cittadino Jean-Louis Charveau, ufficiale municipale del<br />

Comune di Valenza, constatò il decesso “del detto Giovanni Angelo Braschi,<br />

esercitante <strong>la</strong> professione di Pontefice”, mandò a Parigi un rapporto in cui,<br />

atteggiandosi a profeta, annunciava che il defunto Papa sarebbe certamente stato<br />

l’ultimo. E, a giudizio umano, quel guardaciurma sembrava avesse ragione”. 72<br />

Il padre P.A. Bosio, nel<strong>la</strong> sua Storia Universale del<strong>la</strong> Chiesa da Gesù Cristo a Pio<br />

X, scriveva: “Al<strong>la</strong> morte di Pio VI molti credettero che con lui si spegnesse e cadesse<br />

nel<strong>la</strong> tomba il papato”. 73<br />

Infine, seguendo il codice Alessandrinus, certi interpreti vedono nelle due proposizioni il carattere inesorabile<br />

delle disgrazie che vengono sui santi. Il secondo verbo essendo cambiato in un infinito passivo, dà questa traduzione:<br />

“Se qualcuno deve andare in cattività, che vada in cattività. Se qualcuno debba perire per <strong>la</strong> spada, che perisca per <strong>la</strong><br />

spada”. L’appello al<strong>la</strong> perseveranza trova qui il suo posto. Se questa ultima lettura ha il favore di certi esegeti, è<br />

perché essa si armonizza con le parole di Geremia 15:2. Al<strong>la</strong> preghiera di Geremia per il suo popolo, Dio risponde con<br />

<strong>la</strong> negazione. Il popolo di Gerusalemme deve essere scacciato da davanti al<strong>la</strong> sua faccia. E se il popolo domanda:<br />

“Dove ce ne andremo?”. In un’ironia mordace Yahwé risponde: “Al<strong>la</strong> morte, i destinati al<strong>la</strong> morte; al<strong>la</strong> spada, i<br />

destinati al<strong>la</strong> spada; al<strong>la</strong> fame, i destinati al<strong>la</strong> fame; al<strong>la</strong> cattività i destinati al<strong>la</strong> cattività”.<br />

Con molta evidenza il vocabo<strong>la</strong>rio dell’Apocalisse 13:10 è quello di Geremia 15:2. Il cristiano deve attendere<br />

l’esilio e <strong>la</strong> morte. È <strong>la</strong> loro parte, non devono stupirsi. E.P. PRIGENT giustifica questo dicendo: “Partecipa al martirio<br />

di Cristo”, L’Apocalypse de Saint Jean, De<strong>la</strong>chaux et Niestlé, Lausanne, Paris 1981, p. 207.<br />

Certo, l’Antico Testamento è fondamentale per conoscere l’Apocalisse, e il riferimento a Geremia non deve essere<br />

negletto. Ma <strong>la</strong> dipendenza non è servile. Se il vocabo<strong>la</strong>rio è indubbiamente lo stesso, il contesto è radicalmente<br />

differente. Questa differenza deve avere un significato nell’interpretazione di Apocalisse 13:10. La differenza deve<br />

fare appello all’attenzione del lettore attento.<br />

In Geremia 15, le parole si rivolgono al popolo infedele. In Apocalisse 13, esse sono per il popolo santo. In<br />

Geremia 15, esse costituiscono un giudizio. Fare di un giudizio di Dio una sentenza sui santi e metter<strong>la</strong> in re<strong>la</strong>zione<br />

con Apocalisse 13 sarebbe contrario al favore accordato ai giusti nell’Apocalisse. Esso giustificherebbe, in qualche<br />

modo, sia l’azione del<strong>la</strong> prima bestia (versetto 7), e soprattutto del<strong>la</strong> seconda (versetto 15) che si esercita sui fedeli.<br />

Quest’ultima fa uccidere (apoktantosin, il verbo è lo stesso che al versetto 10) coloro che non adorano l’immagine<br />

del<strong>la</strong> bestia.<br />

Infine, comparando Geremia 15 e Apocalisse 13, non bisogna negligere <strong>la</strong> differenza delle parole e dei modi<br />

verbali. Geremia si esprime con l’imperativo mentre Giovanni introduce una eventualità. Apocalisse 13:10 non è una<br />

forma giuridica, e si basa non sui santi, ma sui persecutori. Non sopprime <strong>la</strong> realtà di ciò che attende i santi, ma non fa<br />

ricadere l’origine su Dio. Al contrario, garantisce <strong>la</strong> giustizia finale e incoraggia così i santi al<strong>la</strong> perseveranza.<br />

Noi crediamo quindi che questo versetto denunci a suo modo l’azione del falso profeta, che sotto il pretesto di<br />

servire Dio farà perire i santi. È per questo che colui che ha delle orecchie deve capire. Al di là dei prodigi, al di là<br />

delle seduzioni, <strong>la</strong> bestia si tradisce da so<strong>la</strong> con i suoi atti di violenza. È prigioniera del suo linguaggio e del<strong>la</strong> sua<br />

propria natura. Finalmente, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Gesù rimane: “Li riconoscerete dai loro frutti” (Matteo 7:16,17). Essi non sono<br />

che violenza” LEHMANN Richard, Le faux Prophète et l’image de <strong>la</strong> Bête, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, vol. I,<br />

Institut Adventiste du Salève, 1988, pp. 180,181.<br />

72 D. Rops, o.c., p. 95.<br />

73 BOSIO P.A., Storia Universale del<strong>la</strong> Chiesa da Gesù Cristo a Pio X, vol. II, Novara 1903, p. 240.<br />

354<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

Ma il testo dell’Apocalisse par<strong>la</strong> di “ferita mortale” e non di morte definitiva;<br />

Daniele diceva che sarebbe durato fino al tempo del giudizio e poi i santi riceveranno<br />

il Regno.<br />

“La morte di Pio VI ha in un certo modo impresso il sigillo al<strong>la</strong> gloria del<strong>la</strong><br />

filosofia dell’età nuova, così scriveva Le Currier universel (<strong>la</strong> Gazzetta di Parigi) nel<br />

suo necrologio dell’8 settembre 1799. Già si credeva di poter tenere sul papato<br />

discorsi funebri, di poter celebrare allegramente <strong>la</strong> sua fine perpetua. I nemici del<strong>la</strong><br />

Chiesa erano pieni di giubilo perché <strong>la</strong> coccarda era sul<strong>la</strong> tiara papale, gli stendardi<br />

del<strong>la</strong> democrazia svento<strong>la</strong>vano sul sepolcro pontificio e il cadavere dell’esiliato<br />

riposava in terra non consacrata. La capitale del<strong>la</strong> cristianità era <strong>diventa</strong>ta preda del<strong>la</strong><br />

rivoluzione, i più alti dignitari del<strong>la</strong> Chiesa dispersi a tutti i venti”. 74<br />

Ma ugualmente viene eletto il nuovo Papa: Pio VII.<br />

<strong>Quando</strong> Pio VI veniva arrestato, diceva al generale Bertier: “... Voi potete bruciare<br />

e distruggere le abitazioni dei vivi e le tombe dei morti: ma <strong>la</strong> religione è eterna; essa<br />

esisterà dopo voi, come esisteva prima di voi, e il suo regno si perpetuerà fino al<strong>la</strong><br />

fine dei secoli”.<br />

Il Conc<strong>la</strong>ve per <strong>la</strong> nomina del successore di Pio VI non poté tenersi a Roma,<br />

sebbene i soldati francesi avessero già abbandonato <strong>la</strong> città. I <strong>la</strong>vori si svolsero a<br />

Venezia, nel monastero di S. Giorgio. Dopo 104 giorni, durante i quali i cardinali non<br />

s’accordarono, fu eletto, il 14 marzo 1800, Gregorio Luigi Barnaba Chiaramonti,<br />

vescovo di Cesena e si fece chiamare Pio VII.<br />

Ai cardinali che l’avevano eletto rivolse un discorso nel quale diceva: “Una grave<br />

ferita ha certamente ricevuto in questi ultimi anni il sacerdozio.- Questa piaga poi<br />

cotanto acerba riputeremo noi che sia stata permessa da Dio nel<strong>la</strong> Chiesa senza un<br />

ammirabile consiglio del<strong>la</strong> sua provvidenza?...”. 75<br />

<strong>Quando</strong> Napoleone volle essere consacrato imperatore dal Papa, non fece come<br />

Carlomagno che si recò a Roma, ma ordinò che il Papa andasse a Parigi, dove il 2<br />

dicembre 1804 celebrava <strong>la</strong> cerimonia. Così facendo il papato fu agli ordini di<br />

Buonaparte e tutta <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> Chiesa venne e<strong>la</strong>rgita per consacrare <strong>la</strong> potenza<br />

materiale dell’impero.<br />

Nel 1806 Napoleone mise fine a ciò che era rimasto del Sacro Romano Impero<br />

obbligando l’imperatore di Germania a deporre il titolo di augusto, di Cesare e quello<br />

di re dei Romani, per prendere so<strong>la</strong>mente quello d’imperatore d’Austria. Nel 1811<br />

Napoleone nominerà suo figlio re di Roma.<br />

Nel febbraio 1808 il generale Miollis arresta brutalmente Pio VII a Roma<br />

infliggendogli barbari trattamenti a Savona durante il viaggio del suo esilio.<br />

74 L. Pastor, o.c., p. 677.<br />

75 MISTRALI Franco, La Roma dei Papi o i Misteri del Vaticano, vol. IV, ed. Libreria Francesco Saverio, Mi<strong>la</strong>no<br />

1862. Siamo noi che abbiamo messo in evidenza il testo. Per il testo in <strong>la</strong>tino vedere Bul<strong>la</strong>rii Romani - continuatio -<br />

Summorum Pontificum Benedicti XIV, Clementis XIII, Clementis XIV, Pii VI, Pii VII, Leonis XII, Pii VIII, t. VII, Paris<br />

I, Pii VII, Prati in Tipographia Aldina, Pius VII Anno Primo.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 355


CAPITOLO IX<br />

Nel 1809, dopo <strong>la</strong> battaglia di Wagram, Napoleone, con i decreti di Schoenbrunn e<br />

di Vienna, abolì l’autorità temporale del papa e gli stati romani, facendo di Roma <strong>la</strong><br />

seconda città del suo impero.<br />

La decadenza del papato è tale che nel 1832 Gregorio XVI constatava ancora: “La<br />

sede di S. Pietro è scossa. I legami di unità si ri<strong>la</strong>ssano di giorno in giorno. La Chiesa<br />

è abbandonata all’odio dei popoli”. 76<br />

Durante il pontificato di Pio IX Victor Hugo compose <strong>la</strong> seguente poesia:<br />

“I vivi sotto il cielo tremano, soffrono e piangono<br />

<strong>la</strong> virtù, <strong>la</strong> ragione e <strong>la</strong> saggezza muoiono;<br />

Il crimine è incoronato<br />

L’uomo raccoglie qui ciò che <strong>la</strong>ggiù semina.<br />

Mastai, Mastai, Pio chiamato nono:<br />

Avvicinati, sfortunato!…<br />

Ora il mondo ti ha visto, tu il santo, tu l’augusto<br />

Dire al crimine: coraggio! e <strong>la</strong> porta del giusto<br />

Ha tremato sui suoi cardini<br />

Cane del gregge, tu fosti un lupo come gli altri!<br />

O re, i suoi attentati amnistiavano i vostri;<br />

Così bene papa romano,<br />

Che oggi nello scompiglio e nell’inquietudine<br />

Non un riparo lontano, non una certezza<br />

Resta al genere umano”. 77<br />

Nel 1839 il reverendo W. Digby al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, considerando <strong>la</strong><br />

situazione del suo tempo, scriveva: “So che si obietta che il papato è attualmente un<br />

nemico indebolito dal<strong>la</strong> vecchiaia, e caduto nell’ultima decrepitudine: che <strong>la</strong> giovane<br />

incredulità, 78 generata dalle dottrine mostruose ch’egli ha insegnato, deve essere nel<br />

momento attuale l’oggetto del<strong>la</strong> nostra guerra offensiva e difensiva; io protesto<br />

formalmente contro queste due affermazioni: il papato non è morto, non sonnecchia.<br />

Privato in parte, ma in parte soltanto, del potere di perseguitare, è <strong>diventa</strong>to più<br />

accorto (scaltro) e più attivo, per sedurre le anime degli uomini e per allontanarli dai<br />

sentieri del<strong>la</strong> salvezza; non sono che troppo numerose le prove di queste<br />

affermazioni”. 79<br />

Già subito dopo <strong>la</strong> ferita mortale nel 1799 G.G. Thube scriveva: “La bestia ha<br />

ricevuto una ferita mortale. Apocalisse XIII:12. La ferita fu provocata dal<strong>la</strong> spada. La<br />

cosa fu attuata dai francesi che spada al<strong>la</strong> mano bandirono da Roma il papa e i suoi<br />

cardinali, dissolvendo gli stati pontifici e costituendo una cosiddetta repubblica<br />

romana. La presente condizione del papato è questa: esso ha ricevuto una ferita inferta<br />

dal<strong>la</strong> spada, ma è tuttora vivo. Per quanto tempo durerà questa situazione e sotto qual<br />

76<br />

Estratto da DEFRANSE Jean et LARAN Michel, Histoire, Le monde de 1848 à 1914, Paris 1970, p. 234.<br />

77<br />

HUGO Victor, La vision de Dante, cit. idem, p. 235.<br />

78<br />

È <strong>la</strong> corrente filosofica sorta al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo con Voltaire e i vari enciclopedisti.<br />

79<br />

DIGBY W., Courte explication des sceaux et des trompettes de l’Apocalypse, Toulouse 1839, p. IV.<br />

356<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

forma non può essere stabilito con certezza. La ferita mortale guarirà però non<br />

sappiamo se questo richiederà molto o poco tempo; neppure sappiamo in che modo e<br />

attraverso quale processo <strong>la</strong> cosa si realizzerà”. 80<br />

Annuncio del<strong>la</strong> sua guarigione<br />

“E <strong>la</strong> sua piaga mortale fu sanata: e tutta <strong>la</strong> terra<br />

meravigliata andò dietro <strong>la</strong> bestia… E tutti gli abitanti<br />

del<strong>la</strong> terra i cui nomi non sono scritti fin dal<strong>la</strong> fondazione<br />

del mondo nel libro del<strong>la</strong> vita dell’Agnello che è stato<br />

immo<strong>la</strong>to, l’adoreranno… E adoreranno il dragone perché<br />

aveva dato il potere al<strong>la</strong> bestia”. 81<br />

L’apostolo Giovanni presenta <strong>la</strong> guarigione del<strong>la</strong> testa ferita a morte.<br />

“È per anticipazione che <strong>la</strong> ferita mortale e <strong>la</strong> sua guarigione sono messe in testa al<br />

quadro… La cronologia di questa ferita risulta dal testo stesso: <strong>la</strong> bestia, succedendo<br />

al dragone, riceve da lui come eredità <strong>la</strong> sua potenza, il suo trono e una grande<br />

autorità: da qui una gloriosa carriera che non può coincidere con una ferita mortale<br />

al<strong>la</strong> testa; questa ferita non può dunque avvenire che al<strong>la</strong> fine del lungo periodo<br />

durante il quale l’autorità del<strong>la</strong> bestia è universale”. 82<br />

Il papato non è morto al<strong>la</strong> fin del XVIII secolo, è stato solo mortalmente ferito. Ha<br />

dato grandi segni di vitalità nel 1870 con i dogmi dell’immaco<strong>la</strong>ta concezione e del<strong>la</strong><br />

sua infallibilità. Nel momento in cui perdeva, con Roma capitale d’Italia, <strong>la</strong> sovranità<br />

territoriale, spogliato dei suoi territori, cessava quasi di essere un regno, rivendicava il<br />

suo dominio sui popoli. La politica svolta dai papi ha fatto sentire <strong>la</strong> loro presenza nel<br />

gioco delle grandi potenze, non più con l’autorità del Medio Evo, perché era ancora<br />

ferito, ma con un’azione svolta dietro le quinte, creando le dittature europee e<br />

cercando poi di influenzare <strong>la</strong> politica mondiale con le sue parole di pace a difesa dei<br />

diritti e del<strong>la</strong> libertà dell’uomo.<br />

80<br />

THUBE Christian Gottlob, Anleitung zum richtigen Verstande der Offenbarung Johannis, Schwerin und Wismar,<br />

Bödner 1799, pp. 123,124.<br />

81<br />

Apocalisse 13:3 s. p., 8,4.<br />

82<br />

VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse, 1938, pp. 206,207.<br />

Diversamente dal<strong>la</strong> nostra spiegazione L. Gaussen vide nel<strong>la</strong> ferita mortale <strong>la</strong> vittoria di Odoacre del 476 che<br />

abolì in Occidente <strong>la</strong> dignità imperiale facendosi nominare re d’Italia. La piaga mortale guarì quando nel 537<br />

Giustiniano e i suoi generali Belisario e Narsete ristabilirono l’autorità dell’Impero in Italia per qualche tempo con <strong>la</strong><br />

guarigione definitiva nell’800 quando Carlomagno fu proc<strong>la</strong>mato in Roma dal papa “imperatore e sempre augusto e re<br />

dei Romani” o.c., t. III, p. 274. É. Guers accettò questa spiegazione e scriveva: “Così fu in qualche modo rinnovata,<br />

nel<strong>la</strong> persona di questo principe, <strong>la</strong> dignità imperiale, abolita in Occidente da tre secoli” o.c., p. 133. Il sacro romano<br />

impero che si è creato con Carlomagno non è <strong>la</strong> guarigione dell’antico Impero Romano. Questo modo di vedere non<br />

crediamo che sia accettabile perché questa bestia di Apocalisse 13 sorge dalle acque delle invasioni barbariche. Questo<br />

nuovo impero papale che si estende sul territorio dei <strong>la</strong>tini ha come trono l’antica sede del dragone: Roma. Carlo<br />

Magno e tutti coloro che hanno continuato l’impero hanno avuto come sedi altre città. I vari regni d’Europa, le corna<br />

incoronate, sono le “piazze del<strong>la</strong> grande città che è Babilonia” il cui trono è sempre a Roma<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 357


CAPITOLO IX<br />

La sua guarigione porterà molti a seguirlo e ad accettare il suo dominio ma<br />

inginocchiandosi davanti a lui, non adoreranno il Dio del cielo.<br />

358<br />

“La terra meravigliata andò dietro al<strong>la</strong> bestia”. 83<br />

“So<strong>la</strong>mente l’apostasia generale del<strong>la</strong> cristianità spiega questo fenomeno”. 84<br />

L’omaggio universale futuro è anticipato oggi dai principali esponenti del mondo<br />

cristiano e politico. Il papa non è adorato dal<strong>la</strong> beghina, ma da cardinali e vescovi.<br />

“Tutti i cardinali vennero ad inginocchiarsi davanti a lui per rendergli omaggio, il che<br />

si chiama ufficialmente <strong>la</strong> prima adorazione e che consiste nel baciare<br />

successivamente piede, mano e guancia del nostro papa”. 85 Questa cerimonia che non<br />

ha nul<strong>la</strong> di evangelico non è più praticata nel nostro tempo, ma <strong>la</strong> venerazione del<strong>la</strong><br />

persona continua in una forma più in sintonia con una società <strong>la</strong>ica.<br />

Tutti l’adoreranno, dice il testo biblico, tranne coloro i cui nomi, secondo <strong>la</strong><br />

preconoscenza di Dio che non è un suo atto di determinismo arbitrario nel destinare<br />

gli uni al<strong>la</strong> salvezza e gli altri al<strong>la</strong> distruzione, sono scritti nel libro del<strong>la</strong> vita e<br />

dell’Agnello.<br />

Conclusione<br />

Concludiamo questo capitolo ricordando le parole del nostalgico Jean Carrière: “È<br />

a Roma, dunque, che bisogna come Goethe, cercare il segreto dell’intelligenza serena.<br />

Poiché Roma è <strong>la</strong> chiave del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ed essa offre agli spiriti inquieti, in un quadro<br />

visibile, questa estensione immensa del passato e questa perpetuità del<strong>la</strong> vita sempre<br />

rinascente per cui nasce in noi <strong>la</strong> virtù suprema del<strong>la</strong> pazienza. Essa è <strong>la</strong> città di noi<br />

tutti occidentali; essa è <strong>la</strong> città veramente infinita: <strong>la</strong> patria ideale di tutti coloro che,<br />

nell’opera dell’uomo, vogliono vedere uno sforzo verso l’eternità”. 86<br />

Roma ha affascinato e affascina. Il suo richiamo è oggi ancora più forte per chi è<br />

al<strong>la</strong> ricerca di valori. Roma li sa esprimere! La terza via che sostiene sul piano<br />

economico tra <strong>la</strong> necessità di produrre, avere capitali e il diritto dei più deboli è un<br />

strada che deve essere seguita per il presente ed il domani del<strong>la</strong> società. Sul piano<br />

etico il papato è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> voce forte di chi non sa farsi sentire. Sul piano religioso è <strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> autorità che viene presa in considerazione e riesce a riunire ancora le masse. Il<br />

suo invito ad “aprire le porte a Cristo” ripropone con forza ad una società stanca,<br />

disorientata, al<strong>la</strong> ricerca del bene, del<strong>la</strong> solidarietà e del<strong>la</strong> giustizia. La Chiesa<br />

cattolica può contare su uomini di grande talenti e capacità, su donne che hanno<br />

consacrato <strong>la</strong> propria vita al prossimo, su istituzioni impegnate per sostenere il<br />

prossimo, su un’opera considerevole a sostegno del<strong>la</strong> giustizia e del<strong>la</strong> dignità umana.<br />

83<br />

Apocalisse 13:3.<br />

84<br />

BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 94.<br />

85<br />

Quadrivio di Roma del 26-2-1939.<br />

86<br />

CARRIÈRE Jean, Le Pape, Paris 1924, pp. 11,12.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PAPA DEPORTATO<br />

La Chiesa del Signore, i veri credenti nel<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, sono orientati verso questi<br />

valori. I frutti di Roma si presentano bene, sembrano buoni e il consenso non può che<br />

essere generale. 87 Di fronte ad una espansione continua di un potere che si presenta<br />

con un volto diverso, in una società per <strong>la</strong> quale ciò che ha valore è ciò che rende,<br />

realizzato nel rispetto degli altri, in un tempo in cui si è poveri di dialettica teologica e<br />

sul piano religioso tutto è re<strong>la</strong>tivo, opinabile e deve essere modernizzato, per le sfide<br />

che <strong>la</strong> società deve affrontare, <strong>la</strong> Chiesa del Signore può perdersi. “La terra -<br />

meravigliata - per come questo potere ha saputo recuperare il passato e proporsi per il<br />

bene del<strong>la</strong> società - seguì” il papato, scrive l’apostolo Giovanni. Oggi Roma si<br />

presenta in un modo nuovo. È <strong>la</strong> voce del<strong>la</strong> giustizia, del<strong>la</strong> solidarietà, del<strong>la</strong> difesa<br />

dell’ambiente, del<strong>la</strong> vita del rispetto del<strong>la</strong> dignità dell’uomo. È <strong>la</strong> memoria storica,<br />

non di chi non vuole dimenticare le brutture, le contraddizione e le miserie del<br />

passato, ma di chi crede nei profeti dell’Eterno e valuta il presente al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Dio, che fa prendere le distanza, pur nel rispetto di chi pensa<br />

diversamente. Continuare ad essere impopo<strong>la</strong>re, essere contro corrente, essere <strong>la</strong> voce<br />

del profeta che ricorda al<strong>la</strong> società “così ha detto il Signore!” è quanto il capitolo XIII<br />

dell’Apocalisse crediamo voglia dire a chi assiste alle “meraviglie” dell’ascesi del<br />

vescovo di Roma di fine secolo e inizio terzo millennio.<br />

87 <strong>Quando</strong> l’onorevole Umberto Bossi ha rivolto delle accuse a questo potere, criticabili sul piano del<strong>la</strong> forma e per<br />

<strong>la</strong> brevità delle parole, tutte le forze politiche non solo di destra, di centro, ma anche di sinistra, crediamo per <strong>la</strong> prima<br />

volta nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, hanno fatto quadrato attorno al Vescovo di Roma.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 359


CAPITOLO IX<br />

360<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo X<br />

LA PROFEZIA E LA RIVOLUZIONE FRANCESE<br />

Introduzione<br />

«Nel capitolo XI dell’Apocalisse noi siamo... in<br />

piena allegoria. Gerusalemme è <strong>la</strong> manifestazione<br />

esteriore del regno di Dio sotto <strong>la</strong> nuova alleanza;<br />

ciò che noi chiamiamo Chiesa visibile, quando<br />

<strong>diventa</strong> infedele crocifigge di nuovo il Signore del<strong>la</strong><br />

gloria e <strong>diventa</strong> simile all’Egitto ido<strong>la</strong>tra o come<br />

Sodoma corrotta» Henri de Perrot. 1<br />

«Siamo pertanto condotti a vedere qui raffigurate,<br />

sotto diversi simboli tolti dal culto e dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

d’Israele, le sorti liete e tristi del<strong>la</strong> Chiesa visibile<br />

del Nuovo Patto» Enrico Bosio. 2<br />

«Ci fu qualcosa di più odioso dei supplizi. Voglio<br />

dire i disprezzi, le brutalità, gli oltraggi verso le<br />

convinzioni. Si davano otto giorni a una<br />

popo<strong>la</strong>zione per convertirsi: dopo di che <strong>la</strong><br />

sciabo<strong>la</strong>. Si rideva di queste anime dopo averle<br />

fiaccate. Il duca di Noailles scrive a Louvois: “I1<br />

numero dei religionari di questa provincia è di<br />

240.000. Io credo che al<strong>la</strong> fine del mese tutto sarà<br />

finito”. Mai un simile cinismo nel<strong>la</strong> persecuzione.<br />

L’ateismo doveva uscire da lì: Bayle ebbe il merito<br />

di annunciarlo per primo. Luigi XIV, Louvois,<br />

Tellier (gesuita, confessore del re) estirparono<br />

Dio.... I1 XVIII secolo continuò a massacrare, a<br />

impiccare, a strango<strong>la</strong>re, per divertimento... Così il<br />

Terrore è stato l’alleato fatale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di<br />

Francia» Edgard Quinet.<br />

«“L’undicesimo capitolo dell’Apocalisse è contemporaneamente conclusione e<br />

introduzione”. 3 Esso conclude <strong>la</strong> prima metà del libro ma introduce <strong>la</strong> seconda. Le<br />

chiavi per <strong>la</strong> comprensione dei capitoli XII-XXII sono qui annunciate: l’attacco al<strong>la</strong><br />

Chiesa, come <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione del vangelo durante <strong>la</strong> crisi finale, il sorgere<br />

dell’Anticristo dallo stato di apparente morte, <strong>la</strong> reale salvezza, l’ultima<br />

rivendicazione dei credenti e <strong>la</strong> loro introduzione nel regno eterno di gloria a seguito<br />

1 PERROT Henri de, Le voyant de Patmos, Lausanne 1902, p. 126.<br />

2 BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 78.<br />

3 PRESTON Ronald H. - HANSON Anthony, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, London 1949, p. 87; cit. FORD<br />

Desmond, Crisis !, A Commentary on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, vol. II, Newcastle 1982, p. 480.


del giudizio su coloro che rigettano l’evangelo. Tutti questi elementi sono qui<br />

rappresentati. A causa del<strong>la</strong> sua importanza, questo capitolo è come una chiave del<br />

resto del libro, del quale è anche un sommario». 4<br />

«Questo capitolo è stato spesso considerato il più difficile del libro. 5 Josef Ernst<br />

caratterizza questo capitolo come appartenente al più buio e al<strong>la</strong> più difficile porzione<br />

del<strong>la</strong> Scrittura 6 , ma, come dice Caird, una fedele interpretazione dei suoi simboli in<br />

armonia con i legittimi principi di esegesi dà il suo significato “libero da ogni specie<br />

di ambiguità” 7 ». 8<br />

In Apocalisse XI abbiamo i temi dei due capitoli che seguono.<br />

- I due testimoni, vestiti di sacco, operano-<br />

La donna fugge nel deserto per 1260 giorni,<br />

per 1260 giorni, XI:3.<br />

tre anni e mezzo, XII:6,14.<br />

- I due testimoni profetizzano - Il falso profeta profetizza<br />

- Dal<strong>la</strong> bocca dei due testimoni può uscire-<br />

La bestia che sale dal<strong>la</strong> terra fa scendere<br />

un fuoco per distruggere i propri nemici, fuoco dal cielo e fa uccidere quelli che non<br />

XI:5.<br />

accettano <strong>la</strong> sua autorità nel fare adorare<br />

l’immagine del<strong>la</strong> prima bestia, XIII:13,15.<br />

- I nemici di Dio calpesteranno <strong>la</strong> santa città-<br />

La bestia domina per 42 mesi e fa<br />

per 42 mesi, XI:3.<br />

guerra a quelli che appartengono al Signore,<br />

XIII:7.<br />

- I due testimoni vengono uccisi al<strong>la</strong> fine del-<br />

Il falso profeta favorisce <strong>la</strong> guarigione del<strong>la</strong><br />

1260 giorni e ritornano in vita dopo 3 giorni ferita mortale del<strong>la</strong> bestia e dà uno spirito<br />

e mezzo, XI:9,11.<br />

all’immagine del<strong>la</strong> bestia, XIII:5,15.<br />

Si misura <strong>la</strong> fedeltà del<strong>la</strong> Chiesa<br />

«Poi mi fu data una canna simile ad una verga; e mi fu<br />

detto: levati e misura il tempio di Dio e l’altare e novera<br />

quelli che vi adorano; ma tra<strong>la</strong>scia il cortile che è fuori del<br />

tempio, e non lo misurare, perché esso è stato dato ai<br />

4<br />

D. Ford, Idem, p. 480.<br />

5<br />

«Il Capitolo 11 è anche uno dei più difficili e il più importante dell’intera Apocalisse... con molto rispetto questo<br />

capitolo è <strong>la</strong> chiave per il tema centrale dello scritto di Giovanni...» KIDDLE M., The Reve<strong>la</strong>tion of St. John - The<br />

Moffat New Testament Commentary, Hodder & Stoughton, London 1944, p. 174. «Il capitolo è straordinariamente<br />

difficile da interpretare, e le più diverse soluzioni sono state proposte» MORRIS Leon, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John,<br />

London 1969, p. 144.<br />

La difficoltà del<strong>la</strong> comprensione di questo capitolo è data da un presupposto teologico: il ritorno in Palestina degli<br />

ebrei, <strong>la</strong> ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, <strong>la</strong> celebrazione del culto levitico.<br />

6<br />

ERNST Josef, Die Eshatologischen Gegenspieler in der Scriften des Neuen Testament, p. 124; cit. D. Ford, o.c., p.<br />

785.<br />

7<br />

CAIRD G.B., The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, in International Critical Commentary, New Yor, London<br />

1966, p. 133,134.<br />

8 D. Ford, o.c., p. 480.


Gentili, e questi calpesteranno <strong>la</strong> santa città per<br />

quarantadue mesi». 9<br />

Giovanni ripresenta il linguaggio del profeta Daniele, riportato nel cuore del suo<br />

libro, quando descrive nel capitolo VIII:10-14 il piccolo corno che, divenuto<br />

estremamente grande, attacca il Santuario e perseguita gli adoratori che seguono il<br />

capo dell’esercito. 10 Dal capitolo X dell’Apocalisse c’è un costante richiamo alle<br />

visioni del profeta dell’esilio.<br />

Numerosissimi sono gli interpreti antichi, medioevali e moderni, 11 che hanno<br />

capito che questo misurare si riferisce non al tempio di Gerusalemme, che era stato<br />

distrutto nel 70 d.C., ma all’edificio spirituale che è <strong>la</strong> Chiesa cristiana che, pur<br />

vivendo sul<strong>la</strong> terra, ha <strong>la</strong> sua origine e dimora in cielo. 12<br />

9<br />

Daniele 11:1,2.<br />

10<br />

Daniele 8:10-14.<br />

11<br />

Bossuet, Allo, Mede, Elliott, Bosio, Bullinger, ecc..<br />

12<br />

Colossesi 3:1-3; Filippesi 2:20. Il capitolo 11 di Apocalisse non vuole in nessun modo presentare il ristabilimento<br />

d’Israele e <strong>la</strong> sua conversione.<br />

Il dispensazionalista J.F. Walvoord scrive: «Il Tempio qui è ciò che esisterà nel tempo del<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione.<br />

Originariamente costruito per l’adorazione dei Giudei e il rinnovamento dei loro antichi sacrifici, durante <strong>la</strong> grande<br />

tribo<strong>la</strong>zione sarà profanato e diventerà <strong>la</strong> casa di un idolo del dominatore del mondo...» John F. WALVOORD, The<br />

Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, Chicago 1966, p. 176.<br />

Preston e Hanson correttamente criticano questa posizione dicendo: «Nel suo libro “il tempio” può solo<br />

significare una cosa: il Tempio di Gerusalemme è stato distrutto. Esso quindi significa “il tempio del corpo”, e questo<br />

corpo è il corpo di Cristo, <strong>la</strong> Chiesa cristiana. È una credenza che si fonda sul Nuovo Testamento; confr. Marco<br />

14:57,58; Giovanni 2:19-21;1 Corinzi 6:19,20».<br />

«Giovanni vede in questa città il tempio di Dio, un tempio differente da quello dell’antica economia, poiché non<br />

ha né cortile, né altare degli olocausti, ma so<strong>la</strong>mente il santuario con l’altare dei profumi. È dunque un tempio nuovo,<br />

in cui entrano gli adoratori in ispirito e in verità e non <strong>la</strong> massa del popolo... Il cortile non fa parte del tempio, come al<br />

tempo del Signore, esso si confonde con <strong>la</strong> città, e condivide <strong>la</strong> sua sorte» REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. II,<br />

Lausanne 1904, p. 238.<br />

«Non è assolutamente necessario che qui Giovanni incorpori <strong>la</strong> teoria di un oracolo di un profeta ebreo,<br />

pronunciata durante l’assedio del 70 d.C., con riferimento al<strong>la</strong> corte interna del tempio. Caird dice che c’è stato un<br />

considerevole numero di studiosi che hanno sostenuto questa idea, ma egli aggiunge, a dispetto dell’importanza dei<br />

suoi sostenitori, questa teoria deve essere giudicata improbabile, inutile ed assurda: improbabile, perché, una volta che<br />

<strong>la</strong> corte esterna sia stata presa dall’esercito di Tito, neppure il più fanatico rabbioso avrebbe supposto che il santuario<br />

sarebbe stato occupato per tre anni e mezzo senza che venisse profanato; inutile, perché qualunque cosa queste parole<br />

vorrebbero dire a un ipotetico zelota, certamente significano qualcosa di molto ben diverso da quello presentato da<br />

Giovanni dopo venticinque anni dall’assedio; e assurdo, perché a causa del<strong>la</strong> assunzione sottolineata, Giovanni vuole<br />

dire che debba essere presa in senso figurato a meno che alcuni abbiano previsto l’uso del senso letterale. In realtà è<br />

troppo difficile sostenere che in un libro nel quale tutte le cose sono espresse in simboli, gli ultimi avvenimenti del<br />

tempio e del<strong>la</strong> santa città potrebbero indicare il tempio materiale e <strong>la</strong> Gerusalemme terrestre. Se Giovanni avesse<br />

voluto par<strong>la</strong>re di loro avrebbe trovato qualche immagine per trasmettere questo significato senza venire meno<br />

all’inconsistenza del letteralismo. Ma Giovanni vede i Giudei come <strong>la</strong> sinagoga di Satana e non aveva nessun interesse<br />

a preservare le loro istituzioni religiose» G.B. Caird, o.c., p. 131.<br />

«Il significato d’insieme del capitolo è cristiano. In partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> preservazione parziale del tempio di<br />

Gerusalemme, di cui Gesù aveva annunciato <strong>la</strong> rovina totale, non è da interpretare, come è stato fatto, in un senso<br />

giudaico. Il linguaggio simbolico utilizzato implica un senso cristiano. A seguito di Swete, Allo, Lohmeyer, Charles,<br />

Wikenhauser, ecc., crediamo inoltre che il tempio di Gerusalemme, di cui doveva essere risparmiata <strong>la</strong> parte interiore<br />

con “coloro che vi adorano”, non può essere qui che una figura e non dovrebbe essere presa nel senso letterale. È<br />

impossibile farlo se Giovanni scrive dopo l’anno 70. E anche, supponendo che il brano sia anteriore a questa data,<br />

come l’autore dell’Apocalisse avrebbe potuto confrontarsi con le parole di Gesù che par<strong>la</strong>ndo del tempio disse: “Non


«Giovanni riceve da un angelo l’ordine di misurare le dimensioni del naos, o<br />

tempio interno, simbolo del<strong>la</strong> Chiesa invisibile o del<strong>la</strong> vera Chiesa di Dio; ma deve<br />

tra<strong>la</strong>sciare i porticati esterni perché questa porzione visibile dei luoghi sacri è<br />

abbandonata alle nazioni che calpesteranno <strong>la</strong> santa città per 42 mesi». 13<br />

Il santuario propriamente detto era tipologicamente formato da un luogo santo e<br />

dal luogo santissimo, nel luogo santo c’era l’altare dei profumi, che Giovanni<br />

menziona, segno delle preghiere degli adoratori le quali riempiono il luogo<br />

santissimo. Questi adoratori sono di tutte le condizioni sociali e di ogni popolo<br />

perché, sotto <strong>la</strong> nuova alleanza, tutti sono sacerdoti. 14<br />

Affinché il veggente di Patmo possa compiere <strong>la</strong> sua opera gli viene data una<br />

“canna”, chiamata altrove «cordicel<strong>la</strong> per misurare», (oggi chiamata “agrimensore”,<br />

misura di 10 metri), simbolo del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> morale, perché è tramite essa che vengono<br />

misurati gli adoratori che sono stati risuscitati spiritualmente in Cristo Gesù e hanno<br />

<strong>la</strong> loro residenza nel cielo. Questa canna è il simbolo del<strong>la</strong> Legge, le dieci parole,<br />

segno del<strong>la</strong> verità, scritte col dito di Dio. 15 Questa legge, oltre a rilevare il peccato,<br />

mostra i veri figli di Dio. La canna, antico strumento di misura, qui simboleggia <strong>la</strong><br />

giustizia di Dio, che giudica ogni azione. L’Apostolo, nel «contare le persone che<br />

adorano nel Santuario» 16 e che <strong>la</strong>vorano all’altare dei profumi, compie un’opera di<br />

giudizio iniziando<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> casa di Dio. 17<br />

L’opera di Giovanni consiste nel tracciare una linea di separazione, di<br />

demarcazione tra coloro che, invitati alle nozze dell’Agnello, presenti nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> del<br />

festino, hanno l’abito del<strong>la</strong> giustificazione per fede, e coloro che, pur presenti, non<br />

l’hanno indossato. 18<br />

«Ciò vuol dire che nel momento in cui in cielo inizia il giudizio dei giusti, ogni<br />

anima che desidera essere trovata preparata è chiamata a pesare il suo credere e le sue<br />

opere al<strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia del santuario, in altre parole a confrontare scrupolosamente <strong>la</strong> sua<br />

fede e <strong>la</strong> sua vita con <strong>la</strong> legge di Dio e l’Evangelo». 19<br />

«Il cortile esterno è considerato come profano ed è l’emblema dell’Israele carnale,<br />

del<strong>la</strong> Chiesa visibile invasa e corrotta dal mondo nel<strong>la</strong> gran maggioranza dei suoi<br />

membri, i quali non adorano Dio in spirito e verità, non sono più il popolo santo che<br />

serve il Signore, non sono più “<strong>la</strong> santa città” ove Dio è glorificato; ma sono <strong>la</strong> città<br />

calpestata dai Gentili, <strong>la</strong> Chiesa mondanizzata. Trascinati dallo spirito d’apostasia e di<br />

resterà pietra sopra pietra che non sarà distrutta...”?» FEUILLET André, Essai d’Interprétation du Chapitre XI de<br />

l’Apocalypse, in New Testament Studies, vol. IV, 1958, p. 184,185.<br />

13 GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III, Paris 1894, p. 230.<br />

14<br />

Apocalisse 5:8; 7:3; 1 Pietro 2:9.<br />

15<br />

Deuteronomio 4:13; Romani 2:20; Esodo 31:18.<br />

16<br />

Versione: Paro<strong>la</strong> del Signore, Nuovo Testamento.<br />

17<br />

1 Pietro 4:17.<br />

18<br />

Matteo 22:11-13.<br />

19<br />

VUILLEUMIER Jean, L’Apocalisse, Dammarie-les-Lys 1938, p. 159; vedere il nostro Capitolo XIII.


empietà questi falsi cristiani giungeranno a perseguitare i veri credenti e a farli<br />

morire». 20<br />

Il cortile esterno, nel tempio di Gerusalemme, era il luogo dove si recavano sia i<br />

Giudei sia i pagani per motivi anche non inerenti al culto. Questo cortile esterno, al<br />

tempo di Erode, era un luogo commerciale. Nel<strong>la</strong> visione di Giovanni questo luogo<br />

raffigura l’Israele secondo <strong>la</strong> carne che ha l’apparenza del popolo di Dio, ma non lo è<br />

in realtà. Nel cortile interno c’era l’altare degli olocausti, lì si recavano i veri<br />

adoratori dell’Eterno.<br />

«Il cortile di fuori raffigura i cristiani in apparenza» 21 cioè <strong>la</strong> cristianità corrotta. A<br />

Giovanni viene ordinato: «Lascialo fuori dal tempio», l’espressione greca significa:<br />

«Gettalo fuori», indica il rigetto che vota al<strong>la</strong> distruzione, 22 perché si «sono<br />

abbandonati allo spirito dell’errore e di superstizione». 23<br />

Il cortile quindi «è stato <strong>la</strong>sciato per i nemici di Dio» 24 che si trovano al di là del<strong>la</strong><br />

linea di demarcazione.<br />

Quanto Daniele ha visto e udito nel<strong>la</strong> visione del capitolo VIII:13, come opera del<br />

piccolo corno, che compie le sue azioni proprio nei confronti del santuario che<br />

calpesta e degli adoratori dell’Eterno che fa cadere a terra, Giovanni lo ha descritto<br />

qui nei primi due versetti, come già l’apostolo Paolo aveva espresso nel<strong>la</strong> 2<br />

Tessalonicesi II:4. 25<br />

Apocalisse XI:1-14, che noi consideriamo in questo nostro capitolo, con il<br />

calpestamento del santuario, l’opposizione agli adoratori di Dio e <strong>la</strong> vittoria su di loro<br />

richiama Daniele VIII:10; mentre <strong>la</strong> seconda parte XI:15-19, che presenta <strong>la</strong> lode a<br />

Dio, al tempo del suono del<strong>la</strong> VII tromba, «perché ha preso in mano il suo gran<br />

potere, ed ha assunto il regno» richiama Daniele VIII:14 dove viene detto che il<br />

santuario sarà rivendicato, cioè rivalutato, e Giovanni vede l’arca nel tempio aperto<br />

del cielo proprio al tempo del<strong>la</strong> sentenza dei giusti e dei malvagi.<br />

In Apocalisse VI:9-11 il sangue dei martiri che sono sotto l’altare, perseguitati ed<br />

oppressi durante <strong>la</strong> supremazia seco<strong>la</strong>re papale invocano l’Eterno chiedendogli: «Fino<br />

20 E. Bosio, o.c., p. 79. «Il cortile del tempio non deve essere misurato dall’apostolo, perché è abbandonato ai<br />

Gentili. Non si tratta qui del<strong>la</strong> Terra santa, abbandonata ai Maomettani, ma delle moltitudini cristianizzate più o meno<br />

pagane, che non bisogna confondere con <strong>la</strong> vera Chiesa di Cristo» H. de Perrot, o.c., p. 126, che è il tempio.<br />

La fedele città di Dio, Gerusalemme, simbolo del popolo di Dio, <strong>la</strong> Chiesa, è <strong>diventa</strong>ta Sodoma ed Egitto e poi<br />

viene descritta come Babilonia. «La città che nel Salmo 48:2 è chiamata “<strong>la</strong> gioiosa città dell’intera terra” è <strong>diventa</strong>ta<br />

come le tradizionali infedeli città del Vecchio Testamento, perché ha crocifisso il suo Signore» R.H. Preston - A.<br />

Hanson, o.c., p. 90.<br />

21 JURIEU Pierre, L’accomplissement des prophéties, t. II, Rotterdam 1686, p 156.<br />

22<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, L’Apocalypse, Lausanne 1905, p. 394; vedere Matteo 8:12;<br />

Giovanni 6:37.<br />

23<br />

P. Jurieu, o.c., p. 157.<br />

24<br />

Versione La Paro<strong>la</strong> del Signore.<br />

25<br />

«L’idea di calpestare, distruggere, disprezzare si trova nel Salmo 79:1; Isaia 63:18; 1 Maccabei 4:60; 2<br />

Maccabei 8:2. Ma il testo che influenza questo versetto è quello di Daniele 8:13,14, che predice che il santuario sarà<br />

calpestato per 2300 sere e mattine e allora sarà ristabilito nelle sue proprie funzioni» J. Massyngberde FORD,<br />

Reve<strong>la</strong>tion, in The Anchor Bible, New York 1975, p. 170.


a quando, o nostro Signore che sei santo e verace, non fai tu giudizio e non vendichi il<br />

nostro sangue...». Queste parole corrispondono a quanto lo stesso Daniele ha udito in<br />

cielo e che riporta sempre nel suo capitolo VIII: «Fino a quando durerà... <strong>la</strong> ribellione<br />

che produce <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione abbandonando il luogo santo e l’esercito (gli adoratori) ad<br />

essere calpestato?». 26 Giovanni con altre espressioni esprime <strong>la</strong> stessa triste realtà<br />

quando scrive: «Calpesteranno <strong>la</strong> santa città per quarantadue mesi».<br />

Il popolo di Dio calpestato<br />

Per 42 mesi i nemici di Dio calpesteranno <strong>la</strong> “santa città”, non <strong>la</strong> Gerusalemme<br />

del<strong>la</strong> Palestina, ma <strong>la</strong> Gerusalemme militante, <strong>la</strong> città mistica, <strong>la</strong> Chiesa di Dio che si<br />

contrappone ai cristiani apostati raffigurati da «<strong>la</strong> grande città», Babilonia.<br />

Questo periodo profetico è quello che è già stato considerato nei nostri Capitoli V,<br />

VIII e IX nei quali il popolo di Dio è contrastato in tutta l’Europa e si rifugia nel<br />

deserto per essere poi soccorso dal<strong>la</strong> terra, il nuovo continente al di là dell’oceano<br />

At<strong>la</strong>ntico.<br />

Le sofferenze sono state insopportabili, numerose e senza fine. I fedeli sono stati<br />

calpestati. L’infedeltà, Babilonia, ha vinto.<br />

La testimonianza millenaria dei due testimoni<br />

«E io darò ai miei due testimoni di profetare, ed essi<br />

profeteranno per 1260 giorni, vestiti di cilicio. Questi sono i<br />

due olivi e i due cande<strong>la</strong>bri che stanno nel cospetto del<br />

Signore del<strong>la</strong> terra». 27<br />

«La specificazione cronologica, 1260 giorni o 42 mesi o un tempo dei tempi e <strong>la</strong><br />

metà di un tempo, sono coniate sullo schema di Daniele VII:25; XII:7 e delimitano un<br />

periodo di durissima tribo<strong>la</strong>zione: l’epoca del predominio dell’anticristo». 28<br />

Il cilicio, o sacco, come vestito, in Oriente, è <strong>la</strong> manifestazione di una profonda<br />

tristezza. Il Medio Evo è stato per <strong>la</strong> vera Chiesa di Dio, e quindi per il Vangelo di<br />

Gesù Cristo, un periodo di sofferenza e di dolore. Durante questo periodo i due<br />

testimoni sono relegati e trovano rifugio nel deserto. 29<br />

Tre forme per indicare lo stesso periodo; in realtà due diversi modi di contare nel<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>, una con <strong>la</strong> rivoluzione dell’astro del<strong>la</strong> notte (42 mesi) per indicare le tenebre<br />

del<strong>la</strong> Chiesa di Roma durante questo periodo; l’altro, con <strong>la</strong> rivoluzione del sole,<br />

descrive il cammino del<strong>la</strong> vera Chiesa, al<strong>la</strong> luce «del sole di Giustizia». 30<br />

26 Daniele 8:13,14.<br />

27 Apocalisse 11:3,4.<br />

28 LÄPPLE Alfred, L’Apocalisse, ed. Paoline, 1969, p. 141.<br />

29 Apocalisse 12:14.<br />

30 Ma<strong>la</strong>chia 4:2.


Camminando nelle tenebre si adora, come mediatrice tra Dio e l’uomo, <strong>la</strong> Vergine<br />

Maria, regina del cielo, rappresentata dal<strong>la</strong> luna, o Astarte, 31 Venere, Iside, <strong>la</strong> Grande<br />

Madre. «Noi abbiamo qui un tipo esatto dell’apostasia del Medio Evo: fu un ritorno<br />

virtuale al<strong>la</strong> religione del paganesimo, nascosto sotto <strong>la</strong> maschera d’una professione<br />

cristiana». 32<br />

I due testimoni: Antico e Nuovo Testamento<br />

Chi sono questi due testimoni che hanno compiuto l’opera di Dio durante i 42<br />

mesi di tenebre del<strong>la</strong> supremazia papale? Scartiamo l’ipotesi nominativa che vede le<br />

persone di Elia ed Enoc, assunti in cielo; Geremia ed Enoc; Elia e Mosè; Giosuè e<br />

Caleb; Mosè ed Aronne; Elia ed Eliseo; Zorobabele ed Hesua; Pietro e Paolo; i due<br />

figli di Zebedeo: Giacomo e Giovanni o i primi due martiri: Stefano e Giacomo. C.<br />

Brütsch ricorda che per Alessandro Minorita i due testimoni furono il papa Silvestro e<br />

Mena, patriarca di Costantinopoli. Dei commentatori del XVII secolo vi hanno<br />

riconosciuto Lutero e Me<strong>la</strong>ntone. Crinsoz de Bionnes, nel secolo successivo, li ha<br />

identificati con <strong>la</strong> confessione riformata e sua sorel<strong>la</strong> luterana. La chiave di lettura di<br />

questo capitolo è allegorica. 33<br />

In questo brano dell’Apocalisse, Giovanni usa lo stesso linguaggio del capitolo IV<br />

del profeta Zaccaria. I due testimoni, come i due ulivi, sono <strong>la</strong> personificazione del<strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio, il cande<strong>la</strong>bro rappresenta il popolo di Dio, <strong>la</strong> luce delle nazioni in<br />

attesa che si levi il sole di giustizia; l’olio è lo Spirito di Dio.<br />

Questi due testimoni che profetizzano, che par<strong>la</strong>no da parte del Signore, sono<br />

l’Antico e il Nuovo Testamento, <strong>la</strong> Legge e i profeti, «<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> vivente di Dio» come<br />

già avevano interpretato Ticonio, Agostino, Gero<strong>la</strong>mo nel IV secolo e Primasio nel<br />

VI..<br />

Quest’opera di testimonianza veniva svolta dai vari cristiani che protestavano nel<strong>la</strong><br />

cristianità cattolica, nel nome di Gesù Cristo, contro le varie forme di ido<strong>la</strong>tria.<br />

Questi due testimoni rivestiti di sacco svolgono <strong>la</strong> loro opera in mezzo al lutto, al<br />

cordoglio, al<strong>la</strong> persecuzione, al dolore e nell’amarezza. La loro luce deve risplendere<br />

nel territorio dei Latini nel tempo in cui i papi, i re, i concili e i vescovi, che<br />

detenevano il potere, erano uniti per proibire <strong>la</strong> lettura del<strong>la</strong> Bibbia sotto pena di<br />

durissimi castighi.<br />

31<br />

Geremia 7:18.<br />

32<br />

DIGBY W., Courte explication des sceaux et des trompettes de l’Apocalypse, Toulouse 1839, pp. 66,67, nota<br />

dell’editore.<br />

33<br />

Se letteralmente i due testimoni raffigurano delle persone fisiche, come Mosè ed Elia, Giosuè e Zarobabele, a cosa<br />

corrisponde il rallegrarsi degli uomini, dei popoli, delle tribù, lingue e nazioni?<br />

«La nostra conclusione a proposito del<strong>la</strong> città conferma quanto noi abbiamo detto nei confronti dei testimoni. Se i<br />

testimoni fossero state due persone cristiane, <strong>la</strong> città nel<strong>la</strong> quale essi vengono uccisi sarebbe dovuta essere una città<br />

nel ristretto senso letterale. Ma questa ipotesi porta, come abbiamo visto, a reductio ad absurdum» KIDDLE, o.c., p.<br />

138.


Concludiamo questa parte introduttiva del testo dell’Apostolo con delle<br />

osservazioni di L. Morris: «Mi sembra importante che l’intera sezione (1-3) sia presa<br />

simbolicamente. È sufficientemente chiaro che il santuario del versetto 1 sia<br />

simbolico, anche se diversi commentatori prendono i due testimoni e <strong>la</strong> santa città<br />

letteralmente. Con questa spiegazione le difficoltà si moltiplicano. Ma sono poche le<br />

difficoltà quando vediamo tutto come simbolico e una coerente idea emerge.<br />

Giovanni ha già usato il simbolismo delle <strong>la</strong>mpade per presentare <strong>la</strong> chiesa o parte di<br />

essa... Ciò che Giovanni sta facendo è tracciare <strong>la</strong> funzione del<strong>la</strong> testimonianza del<strong>la</strong><br />

chiesa. La sua lotta sarà dura, ma il suo futuro trionfo è sicuro». 34<br />

Il tempio di Dio, <strong>la</strong> santa città, i due testimoni, i due alberi di olivo e i cande<strong>la</strong>bri<br />

sono tutti simboli del<strong>la</strong> testimonianza che <strong>la</strong> Chiesa ha reso nell’umiliazione dei 1260<br />

anni.<br />

La Paro<strong>la</strong> di Dio dall’aurora al crepuscolo<br />

Erano passati i tempi in cui si insegnava ad amare <strong>la</strong> Sacra Scrittura.<br />

Nel<strong>la</strong> Chiesa primitiva i <strong>la</strong>ici erano invitati a conoscere <strong>la</strong> Bibbia. I padri del<strong>la</strong><br />

Chiesa si dichiararono in maniera inequivocabile, come dimostrano i loro scritti, in<br />

favore del<strong>la</strong> lettura e dello studio del<strong>la</strong> Sacra Scrittura.<br />

Clemente di Roma raccomandava, intorno all’anno 100: «Leggete assiduamente le<br />

Sacre Scritture; abbiate una buona conoscenza del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, conservate<strong>la</strong> in voi<br />

per poter<strong>la</strong> ricordare».<br />

Policarpo (morto verso il 155), capo del<strong>la</strong> chiesa di Smirne: «Ho <strong>la</strong> ferma certezza<br />

che voi siate ben fondati nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura».<br />

Clemente di Alessandria (150-215): «La Paro<strong>la</strong> divina non è una luce segreta, essa<br />

è per tutti: affrettatevi dunque ad accettar<strong>la</strong> per <strong>la</strong> vostra salvezza».<br />

Tertulliano di Cartagine (160-220): «Dio ci ha dato <strong>la</strong> Scrittura perché possiamo<br />

conoscere in modo più completo e profondo sia lui, sia <strong>la</strong> sua volontà».<br />

Origene (185-254): «Volesse Iddio che tutti investigassimo le Scritture com’è<br />

scritto!». «Stolti e ciechi sono coloro che non riconoscono come <strong>la</strong> lettura del<strong>la</strong><br />

Bibbia risvegli grandi e degni concetti». «Ci auguriamo che tutti siano solleciti<br />

nell’ascoltare <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio non solo in chiesa ma anche nelle proprie case, e che<br />

giorno e notte pongano mente al<strong>la</strong> legge del Signore, poiché Cristo è vicino a chi lo<br />

cerca».<br />

Attanasio il Grande (295-373): « Per <strong>la</strong> nostra salvezza abbiamo <strong>la</strong> Sacra<br />

Scrittura... Questo libro è <strong>la</strong> sorgente del<strong>la</strong> salvezza perché chi ha sete possa dissetarsi<br />

alle sue rive<strong>la</strong>zioni; infatti, solo in essa si trovano gli ammaestramenti per giungere<br />

al<strong>la</strong> vita eterna. Nessuno cerchi di aggiungervi o di togliervi qualcosa!».<br />

34 MORRIS Leon, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1969, pp. 144,145.


Crisostomo (354-407): «Voi credete che <strong>la</strong> lettura delle Sacre Scritture appartenga<br />

soltanto ai monaci, ma essa è più necessaria a voi che a loro, perché coloro che<br />

vivono nel mondo dove non mancano le lotte quotidiane, hanno maggiormente<br />

bisogno di salvezza. È perciò grave e dannoso credere che le Sacre Scritture siano<br />

inutili... questo è quanto insinua il maligno. Ecco quello che dice l’apostolo Paolo:<br />

“Ogni Scrittura è... utile ad insegnare”, e voi non volete nemmeno toccare l’Evangelo,<br />

quando esso viene porto alle vostre mani impure!... Perché disprezzare <strong>la</strong> Sacra<br />

Scrittura? Questo modo di pensare è del Diavolo, che vuole impedirci di guardare nel<br />

tesoro per trarne un ricco beneficio».<br />

Geronimo (347-420): «Devi leggere con molta attenzione le Sacre Scritture; esse<br />

dovrebbero essere quasi sempre nelle tue mani».<br />

Agostino (354-430): «Commetteremmo un grosso sbaglio se non volessimo<br />

leggere quanto è stato scritto per noi». «Con l’aiuto di Dio e con tutte le vostre forze,<br />

fate in modo che nelle vostre case si legga con diligenza <strong>la</strong> Sacra Scrittura».<br />

Gregorio il Grande (verso il 600): «Che cos’è <strong>la</strong> Sacra Scrittura se non una lettera<br />

dell’onnipotente Iddio alle sue creature? Se un re terreno vi scrivesse, non avreste<br />

pace e non vi concedereste riposo prima di aver letto il suo scritto. Il Signore del<br />

cielo e del<strong>la</strong> terra ha dato una lettera importante per <strong>la</strong> vostra vita, e voi non siete<br />

ansiosi di legger<strong>la</strong>?». 35<br />

Durante il Medio Evo, purtroppo però, si assiste ad un attacco violento al<strong>la</strong><br />

diffusione del testo sacro.<br />

Alcuni esempi.<br />

Il concilio di Tolosa, in Francia, 1229 canone n. 14, impose: «Noi proibiamo che<br />

si permetta ai <strong>la</strong>ici d’avere dei libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, a meno che<br />

qualcuno non desideri, per devozione, possedere un salterio (libro dei Salmi) o un<br />

breviario per il servizio divino, o le ore del<strong>la</strong> beata Vergine. Ma noi proibiamo molto<br />

rigorosamente d’avere in lingua volgare pure i libri di cui sopra».<br />

Lo stesso Concilio, oltre a stabilire il tribunale d’inquisizione, tracciava un<br />

programma d’azione: «Si distruggeranno interamente perfino le case, i più umili<br />

rifugi e anche i ripari sotterranei degli uomini convinti di possedere le Scritture. Li si<br />

inseguirà fino nelle foreste e negli antri del<strong>la</strong> terra. Si punirà severamente pure<br />

chiunque darà loro asilo».<br />

Il Concilio di Tarascona, in Spagna, canone 2, del 1232 decretava: «Noi abbiamo<br />

deciso che nessuno deve possedere i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento in<br />

lingua romana (si chiamavano lingua romana le lingue derivanti dal <strong>la</strong>tino), e se<br />

qualcuno li possiede, ch’egli li consegni negli otto giorni successivi al<strong>la</strong><br />

promulgazione di questo decreto, al vescovo del posto affinché essi siano bruciati, in<br />

mancanza di ciò, ch’egli sia del clero o <strong>la</strong>ico, sarà tenuto sospetto di eresia finché sia<br />

liberato da ogni sospetto». 36<br />

35 cit. WHITE Ellen, I1 Gran Conflitto, Firenze 1977, in appendice, p. 505.<br />

36 Vedere LORTSCH D., La Bible en France, Paris 1910, pp. 12-16, 21-27.


Un decreto del Par<strong>la</strong>mento di Parigi, Francia, del 5 febbraio 1526, bandito a suon<br />

di tromba agli incroci del<strong>la</strong> città, proibiva il possesso e <strong>la</strong> vendita del Nuovo<br />

Testamento tradotto in francese.<br />

Nel 1528 il vescovo di Chambéry, Francia, scriveva al papa: «Vostra santità<br />

saprà che questa detestabile eresia ci viene addosso da tutte le parti per mezzo dei<br />

porta-libri. La nostra diocesi sarebbe stata interamente pervertita se il duca non avesse<br />

fatto decapitare dodici signori che seminavano questo Evangelo. Malgrado ciò non<br />

mancano dei chiacchieroni che leggono questi libri e non vogliono cedere a nessuna<br />

somma di denaro». 37<br />

Nel 1534 Etienne de <strong>la</strong> Forge, ricco mercante del<strong>la</strong> rue Saint-Martin, per il fatto di<br />

aver pubblicato l’evangelo a sue spese, fu appeso e poi bruciato al cimitero S. Jean di<br />

Parigi, Francia, il 13 novembre. La stessa sorte colpì diverse altre persone nello<br />

stesso periodo.<br />

Spesso sul<strong>la</strong> stessa piazza dei vil<strong>la</strong>ggi e delle città francesi si facevano due roghi,<br />

su uno si bruciava l’eretico, colui che cercava di introdurre in una città, in un paese, <strong>la</strong><br />

Bibbia e sull’altro i libri stessi confiscati.<br />

Un «decreto reale del 24 aprile 1729 ordinava che tutti i manoscritti, catechismi,<br />

sermoni, preghiere e altri libri ad uso del<strong>la</strong> religione riformata, di qualsiasi<br />

denominazione potessero essere, sarebbero ricercati nelle case, presi, depositati presso<br />

i comandi militari e bruciati in loro presenza. Il più grande autodafé di questo genere<br />

si ebbe a Beaucaire». 38<br />

Nel 1730 il cardinale Fleury inviava a Nîmes, in Francia, l’intendente Bernage:<br />

era il 6 giugno. Questi scriveva che nel primo giorno di mercato sul<strong>la</strong> piazza pubblica<br />

sarebbero stati bruciati quattrocento volumi consistenti in Bibbie, Testamenti, Salmi,<br />

libri di preghiere, catechismi.<br />

La conseguenza del rigetto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio<br />

A questi due testimoni Dio aveva dato un potere partico<strong>la</strong>re:<br />

«E se alcuno li vuole offendere, esce dal<strong>la</strong> loro bocca un<br />

fuoco che divora i loro nemici; e se alcuno li vuole<br />

offendere bisogna ch’egli sia ucciso in questa maniera. Essi<br />

hanno il potere di chiudere il cielo onde non cada pioggia<br />

durante i giorni del<strong>la</strong> loro <strong>profezia</strong>; e hanno potestà sulle<br />

acque di convertirle in sangue, potestà di percuotere <strong>la</strong><br />

terra di qualunque piaga, quante volte vorranno». 39<br />

37 Idem.<br />

38 BORREL A., Antoine Court, Toulouse 1863, pp. 147,148.<br />

39 Apocalisse 11:5,6.


Con questo linguaggio Giovanni riflette <strong>la</strong> sua cultura e anche <strong>la</strong> sua educazione<br />

ebraica.<br />

Questa dichiarazione ci permette di aprire una parentesi per fare una<br />

considerazione sul come interpretare, spiegare <strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Gli elementi che sono al<strong>la</strong> base di un trattato di <strong>storia</strong> che presenta l’evoluzione<br />

umana sono: l’aspetto economico, l’attività di coloro che detengono il potere, le<br />

problematiche sociali, le ideologie politiche, a volte anche le spiccate personalità del<br />

momento, le masse guidate da chi le ha sapute cavalcare. Gli annali del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

sembra che <strong>la</strong> presentino come dipendente dal<strong>la</strong> volontà e dalle prodezze degli<br />

uomini.<br />

A questi elementi validi, che hanno <strong>la</strong> loro ragione, computabili anche con dati<br />

statistici, documentabili, il testo biblico ne aggiunge un altro, forse opinabile,<br />

apparentemente poco misurabile, ma altrettanto reale e coinvolgente: <strong>la</strong> dimensione<br />

verticale dell’uomo, il rapporto uomo-Dio.<br />

Questo modo di fare <strong>storia</strong> esce dagli schemi del<strong>la</strong> nostra formazione, può portare<br />

facilmente a demonizzare il presente, il passato, il futuro ed essere causa di errori e di<br />

integralismi, ma riteniamo che si debba riconoscere che questo aspetto sia un<br />

elemento importante, in quanto fondamentale nell’economia del vero bene dell’uomo.<br />

Tutte le rivoluzioni hanno avuto al centro <strong>la</strong> concezione che l’uomo aveva di sé. La<br />

vera comprensione del<strong>la</strong> natura dell’uomo, il suo valore, che non è solo economico,<br />

aval<strong>la</strong>to da un supporto etico e filosofico, è dato dal<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. Al di fuori del<strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio, e spesse volte in contrasto con essa, l’uomo ha cercato delle scorciatoie<br />

e ha creato i mausolei che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ha disseminato nelle pianure e sui monti del nostro<br />

mondo.<br />

«Nell’opera del<strong>la</strong> creazione era scopo di Dio che <strong>la</strong> terra fosse abitata da esseri <strong>la</strong><br />

cui esistenza fosse una benedizione per loro stessi, per i loro simili e risultasse<br />

all’onore suo. Chi vuole può beneficiare di questo piano». 40<br />

Fin dal<strong>la</strong> prima pagina del<strong>la</strong> Bibbia, dopo aver detto che tutto «era molto buono»,<br />

il male, <strong>la</strong> sofferenza è entrata in questo mondo, perché l’uomo non ha avuto fiducia<br />

nel suo Creatore e ha prestato l’orecchio all’accusatore. Da quel momento, non<br />

accettando <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio come guida del<strong>la</strong> propria vita, come indirizzo al bene,<br />

l’uomo si scopre nudo e perde il suo equilibrio: ha paura di Dio, si nasconde, vede<br />

nel<strong>la</strong> donna e nel suo Creatore <strong>la</strong> causa dei suoi mali. Da allora l’uomo ha percorso<br />

altre strade, le sue, pur riconoscendo Dio, ma ha bisogno d’una guarigione<br />

esistenziale per accettare <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>. Come conseguenza del<strong>la</strong> frattura tra l’uomo e<br />

Dio <strong>la</strong> terra avrebbe prodotto spine e triboli, il <strong>la</strong>voro che sarebbe stato elemento di<br />

sviluppo delle capacità dell’uomo, lo avrebbe fatto vivere con il sudore del<strong>la</strong> propria<br />

fronte e <strong>la</strong> donna avrebbe fiorito nel<strong>la</strong> sofferenza. 41<br />

Dio ha rive<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong> i principi che sarebbero dovuti essere al<strong>la</strong> base<br />

del<strong>la</strong> prosperità del<strong>la</strong> nazione. <strong>Quando</strong> Dio costituisce Israele come popolo gli pone<br />

40 WHITE Ellen, Principi di educazione cristiana, ed. AdV, Firenze 1978, p. 143.<br />

41 Genesi 1:31; 3:6-19.


davanti due indirizzi: una vita in conformità al<strong>la</strong> sua presenza in mezzo al popolo, al<strong>la</strong><br />

sua legge, all’accettazione del<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> e una vita vissuta, usando una espressione<br />

di Paolo, «secondo l’andazzo di questo mondo». 42 La prima avrebbe fatto sì che<br />

Israele sarebbe stato eccelso, in una posizione di privilegio rispetto alle altre nazioni,<br />

avrebbe avuto del bene sia nelle città, sia nelle campagne, sarebbe stato una<br />

testimonianza per i popoli vicini del<strong>la</strong> potenza di Dio. Il rifiuto del<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>,<br />

l’infedeltà, l’allontanamento da essa avrebbe causato sofferenza, deportazione «e fra<br />

quelle nazioni non avrebbe avuto requie, e non vi sarebbe stato per lui luogo di<br />

riposo,... un cuore tremante, degli occhi che si spegneranno e un’anima <strong>la</strong>nguente». 43<br />

Nel testo sacro noi assistiamo a una vita tranquil<strong>la</strong>, nel benessere e nel<strong>la</strong><br />

prosperità, quando Israele è fedele a Dio, in difficoltà quando dimentica l’Eterno e<br />

segue le divinità cananee. Per richiamarlo da questa situazione e liberarlo, il Signore<br />

suscita dei giudici, dei profeti, che compiono un’opera di ravvedimento nel<strong>la</strong> vita del<br />

popolo. Gli storici sono propensi a spiegare i cambiamenti che avvengono nel<strong>la</strong> vita<br />

quotidiana mettendoli in re<strong>la</strong>zione a situazioni economiche, ambientali migliori, ed<br />

emigrazione e programmi di conquiste di altri popoli. Realtà storiche concrete, ma<br />

dietro a questi fenomeni c’è <strong>la</strong> realtà del bene e del male che germoglia sul<strong>la</strong> terra i<br />

propri frutti.<br />

A Mosè l’Eterno diede «il potere di cambiare le acque in sangue e di colpire <strong>la</strong><br />

terra di ogni specie di piaga, ogni volta che lo volle» perché Faraone impediva <strong>la</strong><br />

libertà al popolo di Dio. Alle piaghe d’Egitto gli storici, questo è il loro compito,<br />

cercano delle giustificazioni ambientali, <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> del Signore presenta Dio che<br />

interviene nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Gedeone libera le tribù del Sud dall’invasione dei Madianiti. Non combatte.<br />

Trecento uomini scelti compiono un’azione di disturbo. Precedentemente però, il<br />

popolo che aveva alzato altari a Baal e ad Astarte <strong>la</strong> «regina del cielo», il testo biblico<br />

presenta il rigetto di queste divinità so<strong>la</strong>ri da parte del popolo. 44<br />

<strong>Quando</strong> Israele era pressato a sud dall’Egitto e a nord dall’Assiria o da Babilonia,<br />

<strong>la</strong> sua sicurezza non dipendeva dall’alleanza che poteva fare con una potenza o l’altra,<br />

appoggiandosi sui cavalli di razza, perché forti, e confidando nei carri di guerra,<br />

perché numerosi, ma nel guardare al Santo d’Israele, nel cercare l’Eterno. 45<br />

<strong>Quando</strong> Sennacherib, re d’Assiria, assediò Gerusalemme per conquistar<strong>la</strong>, il testo<br />

biblico ci dice che gli ebrei vennero liberati a seguito del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del profeta perché<br />

c’era stato un ritorno del popolo a Dio, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> assira par<strong>la</strong> di un complotto di corte<br />

che obbliga il re a ritornare a casa. Sono prospettive diverse che spiegano <strong>la</strong> <strong>storia</strong> e<br />

crediamo che entrambe debbano essere prese in considerazione.<br />

42<br />

Efesi 2: 2.<br />

43<br />

Deuteronomio 28:65. I capitoli 28 e 30 di Deuteronomio vengono intito<strong>la</strong>ti benedizioni e maledizioni, promesse<br />

e minacce.<br />

44<br />

Giudici 6,7.<br />

45 Isaia 31:1.


Al tempo del re Acab, quando il popolo, pur riconoscendo <strong>la</strong> realtà dell’Eterno, si<br />

prostrava davanti a Baal, il dio del sole, al profeta Elia Dio diede «il potere di<br />

chiudere il cielo, affinché non cadesse alcuna pioggia» e ci fu carestia nel paese per<br />

tre anni e mezzo a causa del<strong>la</strong> siccità. 46 Giovanni fa riferimento a quanto riporta il<br />

primo capitolo del secondo libro dei Re sul «fuoco che divora i loro nemici». Degli<br />

uomini mandati per arrestare Elia vengono inceneriti in seguito al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del profeta.<br />

La Bible Annotée spiega: «Se l’ordine del profeta fosse stato un suo atto di vendetta<br />

personale, Dio non lo avrebbe realizzato. Ma venendo per prendere l’uomo di Dio per<br />

portarlo prigioniero come un criminale, era Dio stesso che volevano colpire, e in<br />

mezzo a questo popolo che lo dimenticava, Dio aveva punito severamente questo<br />

oltraggio e rivendica con forza il suo onore calpestato». 47<br />

Gesù guardando Gerusalemme «pianse su lei, dicendo: “Oh se tu pure avessi<br />

conosciuto in questo giorno quello che è per <strong>la</strong> tua pace!». 48 «Il Salvatore si<br />

interruppe, e non disse quale sarebbe stata <strong>la</strong> condizione di Gerusalemme se avesse<br />

accettato l’aiuto che il Signore desiderava offrirle: il dono del suo amato Figliolo. Se<br />

Gerusalemme avesse conosciuto ciò che era suo privilegio conoscere e avesse fatto<br />

attenzione al<strong>la</strong> luce che il cielo le aveva mandato, sarebbe potuta avanzare nel<strong>la</strong> piena<br />

prosperità, come regina dei regni, libera nel<strong>la</strong> forza di Dio. Allora non vi sarebbe stato<br />

alcun soldato straniero alle sue porte, e nessuna bandiera romana avrebbe svento<strong>la</strong>to<br />

sulle sue mura. Il Figlio di Dio vide il glorioso destino di Gerusalemme se avesse<br />

accettato il suo Redentore. Vide che avrebbe potuto essere guarita dalle sue terribili<br />

ma<strong>la</strong>ttie, liberata dal<strong>la</strong> sua schiavitù e stabilita come grande metropoli del<strong>la</strong> terra.<br />

Dalle sue mura <strong>la</strong> colomba del<strong>la</strong> pace sarebbe vo<strong>la</strong>ta verso tutte le nazioni.<br />

Gerusalemme sarebbe <strong>diventa</strong>ta il diadema glorioso del mondo intero. Ma quello<br />

splendido quadro si dissolse davanti agli occhi del Salvatore. Egli vide Gerusalemme<br />

qual era: soggiogata dai romani, disapprovata da Dio, minacciata dai suoi giudizi. E<br />

continuò il suo <strong>la</strong>mento interrotto: “Ma ora è nascosto agli occhi tuoi. Poiché<br />

verranno su te dei giorni, nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, e ti<br />

circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; e atterreranno te e i tuoi figli dentro di<br />

te, e non <strong>la</strong>sceranno in te pietra sopra pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel<br />

quale sei stata visitata”». 49<br />

Questo modo di vedere <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dal<strong>la</strong> prospettiva del rapporto uomo-Dio è senza<br />

altro più complesso, difficile, perché non sempre è possibile all’uomo conoscere <strong>la</strong><br />

realtà profonda delle cose. L’uomo, come il profeta Samuele che cercava nel<strong>la</strong> casa di<br />

Isai il nuovo re d’Israele, per poterlo consacrare da parte dell’Eterno, guarda<br />

all’apparenza, Dio al cuore 50 . È in questa prospettiva che l’uomo dovrebbe operare.<br />

Non tanto per ergersi giudice del fratello, ma compagno. Questa prospettiva di lettura<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> è anche resa più difficile dal fatto che il rapporto causa ed effetto non è<br />

46 Giacomo 5:17,18; 1 Re 17:1.<br />

47 La Bible Annotée, Ancien Testament, t. IV, Les Livres Historiques - 2 Re, Neuchâtel 1894, pp. 120,121.<br />

48 Luca 19:42.<br />

49 WHITE Ellen, La Speranza dell’Uomo, ed. AdV, Firenze 1978, pp. 408-409. Vedere Luca 19:43,44.<br />

50 1 Samuele 16:7.


sempre così immediato. La grazia di Dio, <strong>la</strong> sua volontà di ricominciare è senza limiti.<br />

«Il sole splende sui giusti e sugli ingiusti» diceva il Signore e quindi tra il bene e il<br />

male non c’è un territorio neutro e il bene e il male coesistono nel<strong>la</strong> stessa realtà. Non<br />

si può neppure dire che dove c’è il benessere e <strong>la</strong> prosperità c’è fedeltà al Signore e<br />

dove c’è <strong>la</strong> miseria e <strong>la</strong> sofferenza c’è <strong>la</strong> ribellione a Dio. Gli adoratori dell’Eterno<br />

non sono nell’Occidente ricco ed opportunista e i cattivi nei Paesi del Sud dove come<br />

in quelli del Nord c’è fame, disperazione e ma<strong>la</strong>ttia.<br />

È nel considerare <strong>la</strong> <strong>storia</strong> nel<strong>la</strong> prospettiva del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio che l’uomo scopre<br />

il suo vero senso e <strong>la</strong> sua spiegazione. Troppi mali sono <strong>la</strong> conseguenza del fatto che<br />

<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio non è solo assente, ma rigettata.<br />

La <strong>storia</strong> ci documenta che molte volte, troppe, <strong>la</strong> fede è stata imposta. I risultati<br />

sono stati nefasti. Una delle tentazioni che Gesù ha avuto è quel<strong>la</strong> di trasformare le<br />

pietre in pane per conquistare il mondo al Regno di Dio. Il Signore ha vinto <strong>la</strong><br />

tentazione, non facendo il miracolo, evitando di fare degli uomini dei cortigiani del<br />

suo Regno e di avere delle persone che hanno interesse a mangiare con lui. In<br />

occasione dell’ultima cena annuncerà <strong>la</strong> sua morte, ma gli apostoli sono da lui<br />

considerati amici, non solo perché egli è disposto a morire per amore, ma perché<br />

anche loro amano Gesù, quando hanno capito di seguirlo per niente, cioè per amore.<br />

A Nebucadnetsar, re di Babilonia, per evitare <strong>la</strong> minaccia di essere sospeso dal<br />

regnare per un certo tempo, Dio disse: «Poni fine ai tuoi peccati con <strong>la</strong> giustizia, e alle<br />

tue iniquità con <strong>la</strong> compassione verso gli afflitti; forse <strong>la</strong> tua prosperità potrà essere<br />

prolungata». 51 Occorre capire che è «<strong>la</strong> giustizia (che) innalza una nazione», che il<br />

trono, <strong>la</strong> democrazia, il governo sono resi stabili con <strong>la</strong> giustizia e con <strong>la</strong> bontà. 52<br />

Gesù, nel sermone sul monte, presenta <strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> Chiesa come «sale del<strong>la</strong><br />

terra». 53 La sua funzione è quel<strong>la</strong> sì di dare sapore, senso a questo mondo, ma anche<br />

di preservarlo dal male, conservarlo, dare tempo all’uomo affinché si converta, trovi e<br />

torni a Dio.<br />

Nell’impero <strong>la</strong>tino e anche nei paesi limitrofi, nel tempo in cui l’opposizione al<strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio e a coloro che <strong>la</strong> sostenevano si faceva più violenta, si ebbero delle<br />

conseguenze sociali amare.<br />

Taine chiama il X secolo (secolo in cui si inizia l’opposizione al<strong>la</strong> Bibbia) «una<br />

epoca di disordini e di devastazione universale». Il colera, <strong>la</strong> peste nera 54 e <strong>la</strong> fame<br />

colpirono una dopo l’altra l’Austria, <strong>la</strong> Germania, l’Italia, <strong>la</strong> Francia, <strong>la</strong> Svizzera e<br />

l’Inghilterra.<br />

Henri Dacremont, par<strong>la</strong>ndo del XIV e XV secolo, scrive: «Quale prodigioso<br />

accumulo di disordini, di decadenze, di miserie, di massacri. È <strong>la</strong> decadenza rapida,<br />

51<br />

Daniele 4:27.<br />

52<br />

Proverbi 14:34; 16:21; 20:28.<br />

53<br />

Matteo 5:13.<br />

54<br />

La Bibbia ha numerose norme igienico sanitarie che, applicate, avrebbero potuto evitare le epidemie.


impazzita come tutte le decadenze, <strong>la</strong> decadenza di tutto, <strong>la</strong> rovina delle istituzioni...<br />

La società intera si sfascia perché <strong>la</strong> sua ora è arrivata». 55<br />

La Spagna, scrive A. Vulliet: «Così potente, così terribile al<strong>la</strong> fine del XVI<br />

secolo, era rapidamente degenerata. Questo stato che sotto Carlo V e Filippo II, aveva<br />

aspirato apertamente al dominio universale, si vide, dai venti milioni di abitanti,<br />

ridotto a sei milioni. Sotto Carlo II, aveva in tutto l’esercito 20.000 pessimi soldati...<br />

La potente padrona delle ricche miniere del Perù e del Messico aprì dei prestiti e non<br />

trovarono neppure un ducato di credito.... Riunendo e combinando le loro forze,<br />

l’assolutismo cattolico e il dispotismo regale erano riusciti, mediante l’Inquisizione, a<br />

eliminare dal suolo del<strong>la</strong> Spagna ogni movimento in favore del<strong>la</strong> libertà religiosa e di<br />

indipendenza del pensiero. Il piccolo numero di protestanti che si erano manifestati,<br />

erano stati torturati e bruciati con sistemi di raffinata crudeltà nei solenni autodafé<br />

dati al<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> corte e del clero. Ma questo trionfo era stato pagato<br />

all’esterno, con <strong>la</strong> perdita dell’O<strong>la</strong>nda e del Portogallo; all’interno, con il<br />

soffocamento di ogni vita intellettuale e morale e di ogni libertà. Non uno scrittore,<br />

non un pensatore, non un uomo di Stato; <strong>la</strong> fame e i monaci si estendevano come una<br />

lebbra su tutto il paese. “La morte - dice M. Mignet - era penetrata dappertutto nel<strong>la</strong><br />

nazione con <strong>la</strong> distruzione di queste libertà; nel governo con <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong><br />

propria marina, dei suoi eserciti, delle sue finanze; nel<strong>la</strong> proprietà con <strong>la</strong> cessazione<br />

del <strong>la</strong>voro; nel<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione con l’inazione e <strong>la</strong> povertà”.». 56<br />

Come abbiamo già riferito, un milione di protestanti nel XVII secolo <strong>la</strong>sciarono <strong>la</strong><br />

Francia per <strong>la</strong> Germania, Svizzera, O<strong>la</strong>nda, Inghilterra portando il segreto delle loro<br />

industrie e l’ingegno delle loro attività. Questo ha pesato sull’economia difficile del<strong>la</strong><br />

nazione. Nei secoli che hanno preceduto <strong>la</strong> Rivoluzione francese, crediamo di potere<br />

dire, che non ci sia stata generazione che non abbia assistito al<strong>la</strong> tragedia di uomini<br />

che <strong>la</strong>sciavano le loro terre per altri Paesi.<br />

Questa nazione era l’Egitto spirituale. La Francia, docile al potere di Roma, si era<br />

gloriata nel sostenere le esigenze papali sopprimendo l’eresia, estirpando gli Albigesi<br />

e perseguitando i Valdesi. Nel XVI secolo <strong>la</strong> Riforma restituì con forza quel vangelo<br />

che per secoli era stato oppresso e in Francia fu accolto dal popolo, dai borghesi, dai<br />

nobili, da principi e principesse. Margherita d’Angoulême, figlia di Francesco I, come<br />

<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> di Enrico IV, lo fece predicare al Louvre. Ma al<strong>la</strong> istigazione del clero, <strong>la</strong><br />

corte e il popolo si sollevarono contro <strong>la</strong> nuova fede che poneva sempre più profonde<br />

le sue radici. La notte di S. Bartolomeo, il terrore dei Dragoni, <strong>la</strong> revoca dell’editto di<br />

Nantes portarono <strong>la</strong> nazione nell’abisso.<br />

«Dopo <strong>la</strong> revoca dell’editto di Nantes - 1685 -, solo <strong>la</strong> Chiesa cattolica possedeva<br />

degli edifici religiosi per celebrare il servizio divino, mentre gli ugonotti (calvinisti)<br />

dovevano trovare dei ripari nelle contrade nascoste e inaccessibili delle Cevenne.<br />

Nessuna legge proteggeva i protestanti, i cui beni potevano essere confiscati dai<br />

dragoni di sua maestà il re, su semplice denuncia. Dal momento che erano scoperti<br />

55 DECREMENT Henri, Gerson, Paris 1931; cit. J. Vuilleumier, o.c., p. 164.<br />

56 VULLIET A., Histoire Moderne, ed. rivista, Lausanne 1877, p. 297; cit. Idem, p. 165.


cadevano sotto <strong>la</strong> vendetta del<strong>la</strong> legge. Né <strong>la</strong> loro nascita, né il loro matrimonio erano<br />

riconosciuti; tutte le carriere pubbliche erano a loro proibite e i loro figli erano<br />

considerati come appartenenti al<strong>la</strong> Chiesa cattolica. Signora assoluta, <strong>la</strong> Chiesa aveva<br />

in mano lo stato civile del regno, e se per avventura qualche mente illuminata voleva<br />

pubblicare un libro che denunciasse <strong>la</strong> sua condotta o so<strong>la</strong>mente disapprovasse i suoi<br />

modi di procedere, l’autore doveva prendere <strong>la</strong> strada per l’O<strong>la</strong>nda.<br />

L’istruzione dei giovani era quasi interamente nelle sue mani, e nessun<br />

insegnamento poteva essere dato se non era fatto sotto il suo controllo. Da lei<br />

dipendeva il pensiero e l’anima di tutti i sudditi del re. Per sovvenire ai suoi bisogni,<br />

il clero disponeva di immensi beni e rendite diverse che <strong>la</strong> rendevano proprietaria di<br />

una parte sostanziale del regno. Questi beni gli provenivano da doni diversi, ma essi<br />

erano anche stati accaparrati dal terrore al momento dell’allontanamento dei sudditi<br />

indesiderati, come gli Ugonotti e gli Ebrei. Questo triste stato di cose che faceva <strong>la</strong><br />

“fornicazione” dei due poteri oppressori, trovò un apologista geniale nel<strong>la</strong> persona di<br />

Bossuet, “l’aqui<strong>la</strong> di Meaux”, che espose in un linguaggio immortale, destinato<br />

all’educazione di un principe, le massime del doppio dispotismo, che sarà <strong>la</strong> causa<br />

diretta dell’anarchia rivoluzionaria». 57<br />

Scriveva Edmond de Pressansé: «Benché redatto dal suo genio più grandioso, era<br />

fatto per essere destinato come il testamento di Luigi XIV... Il libro di Bossuet è<br />

l’apoteosi dell’antico regime e dei suoi peggiori abusi. Il re vi appariva simile a un<br />

dio, <strong>la</strong> cui vista rallegra i suoi sudditi come il sole, le cui indiscusse volontà dovevano<br />

essere ricevute in ginocchio; è vero, un dio che assomiglia a quelli di Omero, esposto<br />

a tutte le passioni dei mortali, e inclini a soccombervi...<br />

Non c’è alcun diritto di fronte al diritto regale; mi sbaglio, c’è il diritto del<br />

sacerdote per il quale solo Bossuet fa sentire un alto rec<strong>la</strong>mo. Tutti i beni del<strong>la</strong><br />

nazione appartengono al re, eccetto quello dei leviti, dei quali non se ne deve<br />

occupare ad eccezione che per farli aumentare. Un re che comprenda bene questi<br />

doveri non si accontenta di aprire i suoi tesori al<strong>la</strong> Chiesa per arricchir<strong>la</strong>, ricordandoci<br />

ch’essa ha orrore del sangue, ma che essa ne ha tuttavia bisogno, egli gli presta <strong>la</strong> sua<br />

c<strong>la</strong>va o piuttosto <strong>la</strong> volge contro i suoi nemici, li caccia e li immo<strong>la</strong> per <strong>la</strong> più grande<br />

gloria di Dio, come al<strong>la</strong> revoca dell’editto di Nantes; l’eresia non è tollerata nel felice<br />

paese che egli governa. “Coloro che non vogliono soffrire che il principe usi dei<br />

rigori in materia di religione, perché <strong>la</strong> religione deve essere libera, sono in un empio<br />

errore”. Bossuet ricorda il giuramento fatto dal re cristianissimo nel giorno del suo<br />

incoronamento, e l’impegno solenne che ha preso di sterminare l’eresia. Arriva così a<br />

questo doppio risultato di fare odiare insieme <strong>la</strong> monarchia ed il cristianesimo, e di<br />

preparare sicuramente <strong>la</strong> più pericolosa rivoluzione». 58<br />

57 GROSS Charles, La Femme et <strong>la</strong> Bête - 2 Conferences sur le chapitre 17 de l’Apocalypse, Metz, senza data, p. 26.<br />

58 PRESSANSÉ Edmond de, L’Eglise et <strong>la</strong> Révolution Française, ed. Fischbacher, Paris 1890; cit. C. Gross, idem..


La conseguenza di queste nefandezze è quel<strong>la</strong> di un paese economicamente<br />

destinato al<strong>la</strong> fame. Per 100 anni (1733-1817) in Francia i prezzi hanno una crescita<br />

incontrol<strong>la</strong>ta, soprattutto dei prodotti alimentari. 59<br />

Sul piano etico Joseph de Maîstre scriveva: «Che mi si mostri un altro paese al<br />

mondo in cui si vedano, in così breve spazio di tempo, i nomi dei più illustri figurare<br />

nei processi più scandalosi, in cui il rapimento, lo stupro, il furto, il falso, <strong>la</strong><br />

prostituzione, fanno rimanere i tribunali stupiti, e fremere le ombre degli antichi<br />

valorosi... Io potrei riempire venti pagine di prove del<strong>la</strong> manifesta corruzione e<br />

dell’avvilimento infelice troppo generale che regnava in Francia al momento del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione». 60<br />

Lo storico A. Vulliet scriveva che quel<strong>la</strong> fu una «epoca di demoralizzazione<br />

profonda e di scandalosa incredulità. L’esempio era partito dal<strong>la</strong> Francia, e da<br />

nessuna parte il disordine morale si mostrò così grande. Ma il contagio si sparse<br />

tuttavia in tutto l’Occidente, preparando le terribili ca<strong>la</strong>mità che dovevano affliggere<br />

l’Europa verso <strong>la</strong> fine del XVIII secolo». 61<br />

«L’immoralità di Sodoma, ai giorni di Lot, venne ripetuta in Francia, specialmente<br />

nel<strong>la</strong> sua capitale. La grosso<strong>la</strong>na ido<strong>la</strong>tria dell’Egitto, con le sue tenebre proverbiali,<br />

fu trovata nuovamente nel<strong>la</strong> Francia moderna. Come gli Ebrei rigettarono <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di<br />

Dio spiegata dai profeti, si separarono dal cielo e crocifissero il loro Signore, così <strong>la</strong><br />

Francia ripeté lo stesso peccato e di nuovo crocifisse il Figlio di Dio». 62<br />

59 «Tenendo conto dei calcoli di Ernest Labrousse, condotti su ventiquattro derrate o merci, e assegnando l’indice<br />

100 al ciclo di base 1726-41, <strong>la</strong> media del rialzo di lunga durata è del 45% per il periodo 1771-89 e giunge al 65%<br />

negli anni 1785-89. L’aumento è molto ineguale a seconda dei prodotti, considerevole per le derrate alimentari più che<br />

per i manufatti, per i cereali più che per <strong>la</strong> carne: tratti caratteristici di una economia rimasta essenzialmente agrico<strong>la</strong>; i<br />

cereali occupavano allora un posto rilevante nel bi<strong>la</strong>ncio delle c<strong>la</strong>ssi popo<strong>la</strong>ri e di poco aumentava <strong>la</strong> loro produzione,<br />

mentre assai rapidamente cresceva <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e non poteva verificarsi l’intervento concorrenziale dei grani<br />

stranieri. Per il periodo 1785-89 l’incremento dei prezzi raggiunse il 66% per il frumento, il 71% per <strong>la</strong> segale, il 67%<br />

per <strong>la</strong> carne; <strong>la</strong> legna da ardere batte tutti i record: 91%.- Al di sotto del<strong>la</strong> media si tengono i tessili (stoffe di <strong>la</strong>na:<br />

29%) e il ferro (30%). - Nel 1789... porta l’aumento del grano al 127%, mentre quello del<strong>la</strong> segale tocca il 136%. - Il<br />

massimo stagionale coincide con <strong>la</strong> prima quindicina di luglio: l’aumento del frumento raggiunge il 150%, quello<br />

del<strong>la</strong> segale il 165%» SOBOUL Albert, La Rivoluzione francese, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma 1991, p.<br />

26.<br />

60 MAÎSTRE J. de, Mé<strong>la</strong>nges inédits, p. 109, in nota p. 21; cit. J. Vuilleumier, o.c., p. 170.<br />

61<br />

A. Vulliet, o.c., pp. 350, 351; cit. idem.<br />

62<br />

HASKELL Stephanel Nelson, See of Patmos, p. 201.<br />

Tra le cause del<strong>la</strong> crisi de l’Ancien Régime in Francia al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo più che <strong>la</strong> componente<br />

religioso/morale, a critica del<strong>la</strong> nostra spiegazione del testo biblico, si preferisce vedere, oltre allo sviluppo del grande<br />

commercio, l’apparizione del<strong>la</strong> grande industria che non poteva più tollerare una struttura politica e amministrativa<br />

ormai anacronistica, l’illuminismo, <strong>la</strong> politica fiscale del governo, <strong>la</strong> rivoluzione reazionaria-aristocratica del 1787,<br />

l’incremento demografico e l’aumento dei prezzi, dovuto anche all’inf<strong>la</strong>zione monetaria a causa del<strong>la</strong> scoperta delle<br />

miniere d’argento in Messico.<br />

Sebbene queste osservazioni siano valide, non dobbiamo però sottovalutare l’ottica con <strong>la</strong> quale <strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

biblica illumina <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, nel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> religione e <strong>la</strong> morale giocano un ruolo importante. Per <strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale del<br />

mondo, Israele è stato un piccolo popolo di pastori, che ha avuto il suo apogeo, sempre limitato, al tempo di<br />

Salomone, ma tutto il messaggio biblico gravita attorno a questa nazione.<br />

Che <strong>la</strong> situazione economica del<strong>la</strong> Francia non fosse peggiore di quel<strong>la</strong> di altri Paesi, come il meridione d’Italia o<br />

di Spagna, è un fatto. Ma ciò non sminuisce <strong>la</strong> tesi (anche se non possiamo fornire una verifica, perché <strong>la</strong> <strong>storia</strong> non <strong>la</strong><br />

offre), secondo <strong>la</strong> quale, come <strong>la</strong>scia intravedere il testo biblico, se <strong>la</strong> nazione Francia avesse fatto tesoro del<strong>la</strong><br />

possibilità che ha avuto di conformarsi agli insegnamenti del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong> sua <strong>storia</strong> sarebbe potuta essere diversa


«Se di tutte le rivoluzioni, <strong>la</strong> Rivoluzione francese è stata <strong>la</strong> più sanguinosa, è<br />

perché <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Francia è quel<strong>la</strong> che ha <strong>la</strong>sciato accumu<strong>la</strong>re le maggiori iniquità. Il<br />

furore è stato più violento, là dove <strong>la</strong> pazienza era stata più lunga». 63<br />

Una nuova era per l’Europa: <strong>la</strong> bestia sale dall’abisso<br />

«E quando avranno compiuta <strong>la</strong> loro testimonianza, <strong>la</strong><br />

bestia che sale dall’abisso muoverà loro guerra e li vincerà<br />

e li ucciderà. E i loro corpi morti giaceranno sul<strong>la</strong> piazza<br />

del<strong>la</strong> gran città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed<br />

Egitto, dove anche il Signore loro è stato crocifisso». 64<br />

«Notiamo <strong>la</strong> cronologia degli avvenimenti: i due testimoni “saranno uccisi quando<br />

essi avranno compiuto <strong>la</strong> loro testimonianza”, cioè al<strong>la</strong> fine dei milleduecentossessanta<br />

giorni profetici». 65 I due testimoni: l’Antico e il Nuovo Testamento<br />

subiranno questa azione rapida, violenta, terribile verso <strong>la</strong> fine del XVIII secolo.<br />

Chi compirà questa azione empia? La bestia che sale dall’abisso.<br />

Per <strong>la</strong> prima volta Giovanni presenta questo animale, che descriverà con più<br />

partico<strong>la</strong>ri nei capitoli XIII e XVII e che menzionerà poi a diverse riprese con<br />

l’espressione «bestia». 66<br />

La bestia indica nel linguaggio di Daniele e nell’Apocalisse un regno, un impero,<br />

un potere politico o politico-religioso in un periodo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. La bestia per <strong>la</strong> sua<br />

natura raffigura il potere dell’uomo mancante del vero legame spirituale con Dio e<br />

che a lui si oppone. Essa è il risultato visivo dell’azione invisibile del principe di<br />

questo mondo che è Satana, raffigurato nell’emblema del dragone. Come in Daniele<br />

<strong>la</strong> bestia perseguita i santi perché <strong>la</strong> loro adorazione non è per lei, così qui è vittoriosa<br />

per 1260 giorni, calpestando sotto i piedi i fedeli che nel santuario adorano Dio. Così<br />

entrambe le visioni di Daniele e di Giovanni riportano lo stesso insegnamento.<br />

La bestia in Apocalisse rappresenta il potere romano che continua sul territorio<br />

dell’antico impero <strong>la</strong>tino, nelle fasi successive alle invasioni barbariche che ne<br />

ruppero <strong>la</strong> compagine.<br />

e senz’altro più proficua per lei e per il mondo. La Bibbia offre numerosi riferimenti al<strong>la</strong> prosperità ed al benessere<br />

sociale raggiunto grazie all’accettazione dei suoi insegnamenti. La possibilità di una riforma religiosa che ha avuto <strong>la</strong><br />

Francia, non l’ha avuta né l’Italia, né tanto meno il suo mezzogiorno, né <strong>la</strong> Spagna che con <strong>la</strong> sua Inquisizione ha<br />

soffocato nel sangue ogni scoperta di verità. Vedere il nostro Capitolo VII.<br />

63 C. Gross, o.c., p. 27.<br />

64<br />

Apocalisse 11:7,8.<br />

65<br />

L. Bonnet, o.c., p. 396.<br />

66<br />

Giovanni usa l’espressione <strong>la</strong> “bestia” e non “una bestia”, perché si riferisce a qualcosa di ben noto anche se <strong>la</strong><br />

descrive poi. Con l’articolo «<strong>la</strong>» unito al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> bestia, l’apostolo fa capire che questo potere non è qualcosa di<br />

generico, ma di ben precisato, conosciuto, anche se <strong>la</strong> sua descrizione verrà fatta nei capitoli successivi.


Al capitolo XIII ci viene descritta che sale dal mare. Come abbiamo spiegato, essa<br />

rappresenta l’Impero Romano sotto <strong>la</strong> guida del potere papale, le cui azioni erano di<br />

già state descritte dal profeta Daniele. Questo potere del<strong>la</strong> bestia, <strong>la</strong> V testa, sarebbe<br />

durato per 1260 anni, poi avrebbe ricevuto <strong>la</strong> ferita mortale; non sarebbe morta, ma<br />

al<strong>la</strong> ferita sarebbe seguita <strong>la</strong> guarigione. La bestia sale dal mare, cioè a seguito delle<br />

invasioni barbariche e delle guerre che ne sono derivate. Le acque rappresentano i<br />

popoli. 67<br />

In questo capitolo XI <strong>la</strong> bestia sale dall’abisso.<br />

La paro<strong>la</strong> «abisso» nel<strong>la</strong> Bibbia ha principalmente un doppio significato:<br />

a - indica un luogo devastato, deso<strong>la</strong>to, di disordine, di disorganizzazione, di<br />

inabitabilità; 68<br />

b - il soggiorno penoso dei demoni, di Satana, di modo che chi esce dall’abisso deve<br />

portare un carattere eminentemente empio. 69<br />

Questa bestia, a differenza di quel<strong>la</strong> del capitolo XIII che sale dal mare, cioè dal<strong>la</strong><br />

moltitudine delle nazioni agitate dalle guerre, dagli spostamenti degli eserciti, invece<br />

di essere un risultato naturale dei conflitti tra i popoli, sorge dall’abisso cioè da uno<br />

squilibrio sociale, politico, religioso, purtroppo sempre con spargimento di sangue (è<br />

una bestia), continuando ad essere uguale a se stessa; manifestandosi con <strong>la</strong> forza,<br />

l’oppressione e l’ingiustizia.<br />

La Francia, al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo, al tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, era<br />

ridotta ad un abisso sia socialmente sia religiosamente.<br />

Quale fu il numero delle vittime che seguì <strong>la</strong> revoca dell’Editto di Nantes? Forse<br />

non lo si saprà mai. Ma «l’emigrazione tolse al<strong>la</strong> Francia circa 500.000 protestanti,<br />

1.580 pastori, 2.300 operai, 1.500 nobili. Lo stato ed il clero si appropriarono di<br />

diciassette milioni di proprietà confiscate ai loro legittimi proprietari, cacciati dal<br />

paese dei loro padri. Le conseguenze di questa emigrazione furono deplorevoli per <strong>la</strong><br />

Francia. La prosperità fu d’un colpo sospesa, poiché i protestanti avevano quasi tutto<br />

il monopolio del commercio e dell’industria. Per contro, essi arricchirono le contrade<br />

che offrirono asilo, e <strong>diventa</strong>rono i promotori del<strong>la</strong> loro prosperità». 70<br />

Dopo le guerre rovinose di Luigi XIV e il secolo licenzioso del<strong>la</strong> reggenza di<br />

Luigi XV <strong>la</strong> nazione francese era caduta nell’abisso. Il popolo era nel<strong>la</strong> fame: «La<br />

nobiltà era piena di debiti... i paesani in certe province mancavano di tutto, pure del<strong>la</strong><br />

paglia per dormire, quelli che abitavano alle frontiere emigravano all’estero, molte<br />

parti del territorio erano incolte e deserte... Nel<strong>la</strong> provincia di Rouen (capitale del<strong>la</strong><br />

Normandia), su 700.000 abitanti, 650.000 avevano per letto un mazzo di paglia. I<br />

paesani in certe province ritornarono allo stato selvaggio: vivendo molto spesso di<br />

erba e di radici come le bestie». «In quel tempo <strong>la</strong> nobiltà e <strong>la</strong> corte vivevano in un<br />

lusso insensato. Il duca di Orléans, per esempio ritirava 11.500.000 libbre di censo,<br />

67 Apocalisse 17:15.<br />

68 Genesi 1:2; Proverbi 8:27; Ezechiele 26:19; Giobbe 12:24; 26:7.<br />

69 Luca 8:31; Romani 10:7.<br />

70 BONNEFON D., Histoire de l’Eglise, Bonhours et Cie, Paris, p. 373.


una so<strong>la</strong> cortigiana costò 36 milioni a Luigi XV e in un anno (1751), <strong>la</strong> casa reale,<br />

senza contare <strong>la</strong> corte, divorò 68 milioni». La Pompadour e il re stesso, non si<br />

facevano illusioni, si stordivano rispondendo “Aprè moi le deluge - Dopo di me il<br />

diluvio”.<br />

«Il sale del<strong>la</strong> terra» scomparve e quello che rimase non era sufficiente ad impedire<br />

<strong>la</strong> putrefazione sociale. La principessa Pa<strong>la</strong>tine diceva nel 1722 che non credeva che a<br />

Parigi, sia tra gli ecclesiastici sia tra i <strong>la</strong>ici, ci fossero cento persone che avessero <strong>la</strong><br />

vera fede o che credessero pure nel nostro Signore. La fede disparve, l’incredulità e lo<br />

scetticismo trionfò. I filosofi e gli enciclopedisti: Montesquieu, Voltaire. Diderot,<br />

d’Alembert, d’Holbach, Rousseau sparsero le loro massime di incredulità, quale<br />

conseguenza logica che condannava una concezione di vita che nel nome dell’Eterno<br />

non aveva rispettato l’uomo, il capo<strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> creazione di Dio.<br />

Questa nazione era corrotta nei costumi, Giovanni <strong>la</strong> chiama Sodoma. Nel XVIII<br />

secolo per il bel mondo <strong>la</strong> vita era come un carnevale, libera e sguaiata. A differenza<br />

di Venezia dove questa festa durava sei mesi, in Francia era permanente: tutto l’anno.<br />

Giovanni dice che <strong>la</strong> Bestia sale dall’abisso, ucciderà i due testimoni i cui corpi<br />

rimarranno su una «piazza del<strong>la</strong> grande città» che è identificata più avanti con «<strong>la</strong><br />

decima parte del<strong>la</strong> città». 71<br />

Elliott nel secolo scorso scriveva: «Per comprendere, bisogna ricordarsi che il<br />

territorio chiamato <strong>la</strong> grande città comprendeva precisamente dieci regni. La decima<br />

parte del<strong>la</strong> città doveva essere uno di questi regni».<br />

La «piazza del<strong>la</strong> grande città, che spiritualmente (nel senso spirituale, cioè<br />

conforme allo spirito del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, deve essere inteso simbolicamente o<br />

conformemente allo spirito che anima <strong>la</strong> grande città) si chiama Sodoma ed Egitto». Il<br />

nome di Sodoma ricorda l’immoralità e <strong>la</strong> licenziosità. I profeti dell’Antico<br />

Testamento hanno chiamato Gerusalemme Sodoma 72 quando non si atteneva al<strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

Il nome Egitto ricorda l’incredulità, <strong>la</strong> non accettazione del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio per<br />

continuare a seguire <strong>la</strong> propria religione, l’opposizione assoluta a Dio e al suo popolo<br />

che si deve disprezzare, angustiare e ridurre in schiavitù; il potere che non riconosce<br />

l’Eterno, ma accetta l’idolo del<strong>la</strong> propria ragione. Ricorda <strong>la</strong> nazione che anticamente,<br />

per bocca del suo faraone, dichiarò: «Chi è l’Eterno perché io debba obbedire al<strong>la</strong> sua<br />

voce... Io non conosco l’Eterno». 73<br />

Questa piazza è una «decima parte del<strong>la</strong> città», è un regno, corrisponde ad un<br />

corno del<strong>la</strong> bestia, che cade nell’epoca in cui questa sale dall’abisso e i due testimoni<br />

vengono uccisi. 74<br />

71<br />

Apocalisse 11:13.<br />

72<br />

Isaia 1:9,10; Ezechiele 16:16-19; Geremia 23:14.<br />

73<br />

Esodo 5:2.<br />

74<br />

«Le dieci parti del<strong>la</strong> città sono una allusione ai dieci re neopagani, sorti dall’impero dei Cesari» ROUGEMONT<br />

Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 248.


L’impero <strong>la</strong>tino in seguito alle invasioni barbariche, è stato suddiviso in diversi<br />

regni che sono rappresentati in Apocalisse e dal profeta Daniele dalle dieci corna sul<strong>la</strong><br />

testa del<strong>la</strong> bestia. L’insieme di questi regni costituiscono <strong>la</strong> «grande città» che è<br />

chiamata Babilonia. Questa «grande città» ha diverse piazze, una decina, tante quante<br />

sono le corna e indicano le diverse nazioni. Il trono, <strong>la</strong> sede di questo impero si trova<br />

a Roma.<br />

La «grande città» nel<strong>la</strong> quale «il Signore loro è stato crocifisso», non è<br />

Gerusalemme, perché essa «mai è stata chiamata <strong>la</strong> grande città». 75 In questo capitolo<br />

XI di Apocalisse, dove tutto è allegorico, <strong>la</strong> crocifissione del Cristo deve essere intesa<br />

come <strong>la</strong> sua identificazione con coloro che sono perseguitati a causa dell’Evangelo.<br />

«Tutte le volte che avete fatto queste cose ad uno dei più piccoli dei miei fanciulli, è a<br />

me che voi l’avete fatto». Gesù chiese a colui che diventerà l’apostolo Paolo: «Saulo,<br />

Saulo perché mi perseguiti?»; perché aveva fatto molto male «ai santi in<br />

Gerusalemme». 76<br />

La lotta tra <strong>la</strong> monarchia universale e il cristianesimo ha per teatro, in questo<br />

capitolo, <strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> città, una piazza del<strong>la</strong> simbolica «grande città» che è<br />

«Babilonia <strong>la</strong> grande», <strong>la</strong> rivale del<strong>la</strong> «nuova Gerusalemme».<br />

Questa piazza, decima parte dell’Impero Romano, del dominio di Babilonia, è<br />

identificata con <strong>la</strong> terra di Francia.<br />

Dal<strong>la</strong> prima metà del 1600 studiosi protestanti annunciano che al<strong>la</strong> fine<br />

del XVIII secolo ci sarebbe stato in Francia uno sconvolgimento sociale<br />

politico - <strong>la</strong> Rivoluzione francese - che si sarebbe ripercosso sul papato<br />

Towers Joseph, predicatore come ministro Unitariono e dal 1792 bibliotecario<br />

del<strong>la</strong> libreria di William, nel 1796 nel<strong>la</strong> sua opera, Illustrations of Prophecy 77 , faceva<br />

un elenco di autori, che da oltre un secolo a cinque anni prima, avevano annunciato,<br />

basandosi su Daniele e l’Apocalisse, “Una Rivoluzione in Francia” e “Il<br />

Rovesciamento del Potere Papale, e del<strong>la</strong> Tirannia Ecclesiastica”. Il Froom 78 così<br />

sintetizza: il teologo protestante inglese Th. Brightman 79 nel 1644 80 , Durham nel<br />

1660, il pastore anglicano inglese Joseph Mede nel 1663, H. More 81 nel 1680,<br />

Thomas Goodwin 82 nel 1683, il pastore riformato francese esule in O<strong>la</strong>nda Pierre<br />

75<br />

P. Jureu, o.c., t. I, p. 51.<br />

76<br />

Matteo 25:40; Atti 9:7,13.<br />

77<br />

TOWERS Joseph Lomas, Illustrations of Prophecy, London 1796.<br />

78<br />

FROOM Edwin Le Roy, The Prophetic Faith of our Fathers, vol. II, Review and Herald, Washington D.C., 1948,<br />

pp. 723,724.<br />

79<br />

BRIGHTMAN Thomas, The Workes of That Famous, Reverend, and Learned Divine, Mr. Tho. Brightman, London<br />

1644.<br />

80<br />

L’anno indica <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> pubblicazione o di quando hanno sostenuto il pensiero che esponiamo.<br />

81<br />

MORE Henry, A p<strong>la</strong>n and continued exposition or Divine Vision of the prophet Daniele, London 1681.<br />

82<br />

GOODWIN Thomas, The French Revolution Foreseen, in 1639. Extracts From an Exposition of the Reve<strong>la</strong>tion, by<br />

an Eminent Divine of Both Universities, in the Beginning of the Last Century, London 1796.


Jurieu 83 nel 1687, Cradock nel 1696, il pastore anglicano scozzese Robert Fleming 84<br />

nel 1701, l’astronomo battista inglese William Whiston 85 nel 1706, Waple nel 1715, il<br />

teologo riformato o<strong>la</strong>ndese Kempe Vitringa 86 nel 1719, Ch. Daubuz 87 nel 1720,<br />

Robertson nel 1730, Pyle nel 1735, Lowman nel 1745, il vescovo anglicano Thomas<br />

Newton nel 1748, e Johnson nel 1794.<br />

Il vescovo anglicano Thomas Newton alcuni anni prima che il papa venisse<br />

deportato prigioniero in Francia scriveva: «Come i re di Francia hanno notevolmente<br />

contribuito al<strong>la</strong> sua ascesa, non è impossibile né improbabile che prima o poi siano<br />

essi i principali autori del<strong>la</strong> sua distruzione». 88<br />

Nel 1639, 140 anni prima, Thomas Goodwin nel<strong>la</strong> sua opera intito<strong>la</strong>ta French<br />

Revolution Foreseen, scriveva: «Per decima parte del<strong>la</strong> città intendo (come anche<br />

prima di me ha sostenuto Mons. Brightman) una decima parte dell’Europa»;<br />

aggiunge: «Qui <strong>la</strong> città (come è detto diverse volte in questo libro dell’Apocalisse)<br />

indica l’estensione giuridica di Roma, al<strong>la</strong> quale erano stati assegnati questi dieci<br />

regni europei. Il terremoto è qui così spiegato: “Un potente scuotimento con<br />

l’alterazione dell’aspetto delle cose (civili ed ecclesiastiche) si verificherà nel<strong>la</strong><br />

decima parte del<strong>la</strong> città e accompagnerà <strong>la</strong> resurrezione dei testimoni» e precisa:<br />

«Così quel regno (Francia) ..., dovrebbe avere l’onore di dare l’ultimo grande colpo<br />

nel<strong>la</strong> rovina di Roma». 89<br />

Dal momento che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> ci colloca in un preciso momento storico, fine XVIII<br />

secolo, se consideriamo <strong>la</strong> situazione politica dei regni <strong>la</strong>tini, ci rendiamo conto che<br />

essi mantenevano un re<strong>la</strong>tivo status quo tranne <strong>la</strong> Francia <strong>la</strong> quale era protagonista<br />

del<strong>la</strong> più grande rivoluzione che abbia influenzato e preparato il mondo moderno.<br />

Il celebre polemista, ministro protestante, Pierre Jurieu sosteneva di già nel XVII<br />

secolo, cento anni prima che si realizzasse storicamente <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, che quanto<br />

descritto in questo XI capitolo dell’Apocalisse riguardasse <strong>la</strong> Francia. Alcuni prima di<br />

lui avevano visto nel<strong>la</strong> guerra fatta ai due testimoni <strong>la</strong> persecuzione religiosa del<br />

Medio Evo, ma Jurieu è probabilmente il primo che applica <strong>la</strong> «piazza» di questa<br />

città, dell’antico Impero Romano, al<strong>la</strong> Francia, paese dal quale emigra per rifugiarsi<br />

in O<strong>la</strong>nda a causa dell’intolleranza religiosa. Nel 1686 ad Amsterdam, 103 anni prima<br />

del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, il pastore riformato francese rifugiato in O<strong>la</strong>nda Pierre<br />

Jurieu, scriveva: «La città è l’impero di Babilonia e anticristiano» e dopo avere<br />

83<br />

JURIEU Pierre, The Accomplissement of the Scripture Prophecies, or the Approaching Deliverance of the Church,<br />

London 1687.<br />

84<br />

FLEMING Robert, Discours on Several Subjects. The First Containing a New Account of the Rise and Fall of the<br />

Papacy..., London 1701.<br />

85<br />

WHISTON William, An Essay on the Reve<strong>la</strong>tion of Saint John, So Far as Coucerns the Past and Present Times,<br />

University Press, Cambrige 1706.<br />

86<br />

VITRINGA Campegius, Anacrisis Apocalypseos Johannis Apostoli, Amsterdam 1719.<br />

87 DAUBUZ Charles, A Perpetual Commentary on the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1720.<br />

88 NEWTON Thomas, Dissertation on the Prophecies, vol. III, 2 a ed., London 1786, p. 308; cit. da Le Roy E. Froom,<br />

o.c., vol. II, pp, 724.<br />

89 T. Goodwin, o.c., pp. 6,7; (vedere anche pp. 13,14), pp. 7,13.


considerato che questa piazza non può essere l’Inghilterra 90 aggiungeva: «Io non<br />

90 Non pochi sono coloro che, spiegando questo capitolo nel<strong>la</strong> sua prospettiva storico-profetica, hanno identificato<br />

questa decima parte del<strong>la</strong> città, questo regno che cade, con l’Inghilterra.<br />

J.P. Brisset scriveva: «La città è il territorio proprio del<strong>la</strong> quarta bestia (di Daniele), <strong>la</strong> decima parte che cade è<br />

l’Inghilterra che si distaccò dal papato nel 1447. Era una delle corna del<strong>la</strong> bestia a dieci corna». Giustifica questa<br />

spiegazione perché: «La <strong>profezia</strong> non dice che i popoli del Nord si separarono da Roma al tempo del<strong>la</strong> Riforma,<br />

poiché sono al di fuori del<strong>la</strong> terra profetica, essi non facevano parte dell’Impero dei Cesari» BRISSET Pierre J., Les<br />

prophéties accomplies, Paris 1906, p. 188.<br />

Questo modo di vedere l’Inghilterra facente parte del territorio dei Latini non è sostenibile per almeno cinque<br />

ragioni.<br />

Nell’esporre queste motivazioni riportiamo quanto ha scritto L. Gaussen, o.c., t. II, pp. 216-219,231.<br />

«Prima ragione. L’Inghilterra non apparteneva all’Impero Romani quando le gambe di ferro succedettero alle<br />

cosce di rame, cioè quando i Romani divennero <strong>la</strong> quarta monarchia con <strong>la</strong> presa di Gerusalemme; neppure trentatré<br />

anni più tardi, quando Cesare Augusto fondò <strong>la</strong> sua dinastia imperiale e diede delle nuove forme al governo di Roma.<br />

Orazio, nel suo tempo, ne faceva un altro mondo: Et penitus, et penitus toto divisos ab orbe Britamnos. L’Inghilterra<br />

non fu conquistata che sotto il regno di C<strong>la</strong>udio, nell’anno 43 d.C., cioè 106 anni dopo che l’impero delle gambe di<br />

ferro era cominciato nel<strong>la</strong> statua...<br />

Seconda ragione. La lingua che vi si par<strong>la</strong> deriva dal gotico e non dal <strong>la</strong>tino...<br />

Terza ragione. Questo paese, non so<strong>la</strong>mente non apparteneva ancora all’Impero dei Romani quando questo<br />

divenne <strong>la</strong> quarta monarchia; ma, ciò che è ancora più significativo è che questo regno, dopo essere stato conquistato<br />

da Roma, si staccava per sempre ancora prima che le dieci corna si venissero a formare. All’inizio del V secolo, <strong>la</strong><br />

Gran Bretagna fu solennemente dichiarata dagli imperatori stessi di Roma non più appartenente al loro impero<br />

d’Occidente. Onorio, con un atto ufficiale, faceva sapere a tutte le municipalità di questa iso<strong>la</strong> che, non potendole più<br />

proteggere, le scioglieva dal loro giuramento di fedeltà (di obbedienza a Roma) e le separava legalmente dall’Impero<br />

Romano. È da notare che questa separazione fu <strong>la</strong> più perfetta che si possa concepire, poiché essa si compì nel diritto<br />

come di fatto. «L’Indipendenza del<strong>la</strong> Gran Bretagna - scrive lo storico Gibbon - fu ben presto confermata da Onorio<br />

stesso, l’imperatore legittimo d’Occidente; e le sue lettere indirizzate alle trentatré grandi città del<strong>la</strong> Bretagna potevano<br />

essere considerate come una abdicazione assoluta e solenne degli esercizi e dei diritti del<strong>la</strong> sovranità». Gibbon pone<br />

questo atto importante nell’anno 409. «I Romani cominciarono a evacuare l’iso<strong>la</strong> nel 410 e da allora <strong>la</strong> Britannia<br />

venne invasa da Angli, Sassoni e Juti provenienti dal continente» Enciclopedia Europea, vol. II. voce Britannia, p.<br />

580. «Le leggi d’Inghilterra - dice ancora Gibbon - sono sassoni e non romane. E quando Giustiniano diede il suo<br />

codice immortale che è stato nominato “<strong>la</strong> ragione pubblica dei Romani” e che fissa il diritto in tutte le province<br />

d’Europa, d’Asia, e più tardi d’Africa, e lo fece proc<strong>la</strong>mare in tutte le feste solenni alle porte di tutte le chiese, già da<br />

vent’anni <strong>la</strong> Gran Bretagna era separata dal corpo dell’Impero. Così, all’epoca in cui spuntarono le dieci corna, non<br />

c’era più <strong>la</strong> Gran Bretagna nell’Impero Romano. Questo paese, al di là del mare, senza dubbio era stato per un tempo<br />

posseduto dai Romani, come <strong>la</strong> Dacia al di là del Danubio, o come qualche parte del<strong>la</strong> Germania al di là del Reno. Era<br />

per loro una conquista estranea; era una costo<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> go<strong>la</strong> del mostro, non era un membro del suo corpo. Un corno<br />

poteva sorgere in Inghilterra sul<strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> bestia, quando questo paese non era membro del suo corpo e non era più<br />

neppure fra i denti?<br />

Una quarta ragione è che <strong>la</strong> Gran Bretagna, una volta liberata dai Romani nel 409, non si costituì in un regno, ma<br />

rimase divisa quarant’anni in altrettante piccole repubbliche quanti erano i suoi municipi (se ne contavano trentatré).<br />

Ancor più! Gli Anglo-Sassoni, dopo quarant’anni, anziché formare un solo regno, come si è supposto, ne formarono<br />

otto che più tardi si ridussero a sette. Sarebbe stato necessario che al posto di un corno per l’Inghilterra, questi<br />

commentatori (che vedono in questo paese uno dei regni dello smembramento dell’impero) ne avessero contati sette, e<br />

che al posto di dieci nell’Impero, ne avessero contati sedici. Non fu che nel nono secolo, nell’823, che un solo regno si<br />

formò sotto Egbert. Questa ragione so<strong>la</strong> sarebbe sufficiente per <strong>la</strong> nostra tesi, ma ce ne è ancora una quinta non meno<br />

persuasiva.<br />

Quinta ragione. (Ragione religiosa: l’Inghilterra è un paese protestante) i dieci regni del<strong>la</strong> quarta monarchia<br />

devono essere sottomessi al<strong>la</strong> corte di Roma e al suo sommo pontefice... Da ciò si conclude che gli Inglesi non<br />

formarono mai uno delle dieci corna, e che <strong>la</strong> Gran Bretagna non appartiene al<strong>la</strong> terra profetica, perché essa si è<br />

nazionalmente liberata dal dominio del papa. Essa potrebbe essere papista, benché al di fuori del territorio geografico<br />

del<strong>la</strong> quarta bestia; ma non potrebbe essere nazionalmente protestante, stando al di dentro.<br />

Il regno d’Inghilterra, non appartenendo all’impero del<strong>la</strong> bestia, non fu mai uno delle dieci corna ».<br />

La Gran Bretagna, pur non facendo parte del territorio geografico del<strong>la</strong> quarta bestia, fino al XV secolo fu sotto<br />

l’autorità religiosa del vescovo di Roma. Giovanni scrive che «<strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> città cade», cioè cambia il suo<br />

regime allo scadere dei 1260 anni, quindi al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo. Due secoli e mezzo di intervallo sono troppi nel<br />

quadro delle profezie cronologiche.


posso impedirmi di credere che questo ha un partico<strong>la</strong>re riferimento al<strong>la</strong> Francia, che<br />

è sicuramente oggi <strong>la</strong> più eminente delle province dell’Impero del papa. Il suo re si<br />

chiama il primo figlio del<strong>la</strong> Chiesa, il re cristianissimo, cioè molto papista, come si<br />

dice nel<strong>la</strong> lingua di Roma. Sono i re di Francia che hanno fatto grandi i Papi per <strong>la</strong><br />

loro liberalità. È lo stato dell’Europa che oggi è il più florido. E in una paro<strong>la</strong>, <strong>la</strong><br />

piazza del<strong>la</strong> grande città. E io credo che è partico<strong>la</strong>rmente in Francia che i due<br />

Testimoni devono restare morti; cioè che <strong>la</strong> professione del<strong>la</strong> vera religione deve<br />

essere interamente abolita... La verità sarà messa a morte, ma essa non sarà sepolta.<br />

La sepoltura è qualcosa che va al di là del<strong>la</strong> morte, essa è sempre messa in re<strong>la</strong>zione<br />

con <strong>la</strong> corruzione e <strong>la</strong> distruzione totale». 91<br />

L’anno successivo, 1687, un altro pastore riformato francese, anche lui esule in<br />

O<strong>la</strong>nda, Jacques Philipot pubblicava ad Amsterdam Ec<strong>la</strong>rcissements sur l’Apocalypse<br />

de S. Jean, nel quale scriveva: «Siccome il re di Francia fece di tutto per accrescere <strong>la</strong><br />

gloria del papato, sarà il re di Francia a contribuire più di ogni altro al<strong>la</strong> sua rovina».<br />

Quest’opera veniva scritta un secolo prima del<strong>la</strong> Rivoluzione francese. Philipot<br />

concludeva il suo manoscritto nell’agosto del 1685, due giorni prima dell’arrivo dei<br />

dragoni che gli distrussero <strong>la</strong> casa e solo il manoscritto si salvò dal saccheggio. Lo<br />

confrontò con gli scritti dell’insigne P. Jurieu e si compiacque di trovarvi il suo<br />

consenso. Sosteneva che il “terremoto” sarebbe stato simbolico e non letterale. «È<br />

cosa certa che “terremoto” nelle Scritture significa grandi cambiamenti che<br />

avvengono nel<strong>la</strong> nazione» e aggiungeva: «Ci sarà un sorprendente cambiamento in<br />

Francia» - un cambiamento del quale «l’intero mondo sarà contento, tranne il clero, i<br />

monaci e i gesuiti.- Ci si può chiedere quali siano le ragioni in base alle quali io credo<br />

sia <strong>la</strong> Francia - e non un altro regno - ad essere indicata da questa decima parte del<strong>la</strong><br />

città che cadrà in seguito al terremoto. Le mie ragioni sono queste: per prima cosa<br />

prendo per concesso che <strong>la</strong> città qui menzionata sia Babilonia, cioè l’impero papale,<br />

<strong>la</strong> chiesa di Roma, l’impero dell’Anticristo. Questo è stato provato. In secondo luogo<br />

prendo per scontato che <strong>la</strong> Francia sia una delle dieci corna, uno dei dieci stati che<br />

dovevano formarsi, secondo Daniele, sulle macerie dell’Impero Romano e che,<br />

secondo san Giovanni, sarebbe sorto con <strong>la</strong> bestia, cioè con l’Impero Papale. Questo<br />

risulta evidente dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. La monarchia francese come del resto tutti gli stati vicini,<br />

fu stabilita sulle rovine dell’Impero Romano e andò crescendo nello stesso tempo<br />

come il vescovo di Roma. In terzo luogo, prendo per concesso che <strong>la</strong> Francia è parte<br />

del<strong>la</strong> grande città e cioè dell’Impero papale». 92<br />

91 P. Jurieu, o.c., t. II, pp. 191,266,175,176. P. Jurieu aggiungeva: «Quale è <strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> città che deve<br />

cadere? Non ci possono essere dubbi: si tratta del<strong>la</strong> Francia. Questo regno costituisce <strong>la</strong> parte più consistente delle<br />

dieci corna o stati che un tempo costituirono <strong>la</strong> grande città babilonese. Essa cadde. Ciò significa che <strong>la</strong> monarchia<br />

francese sarà ricostituita: essa può essere umiliata. - Chi deve dare inizio a questa ultima rivolta? Molto probabilmente<br />

<strong>la</strong> Francia; non <strong>la</strong> Spagna immersa nel<strong>la</strong> superstizione e si trova sotto <strong>la</strong> tirannia del clero oggi più di prima. Non<br />

l’imperatore che nelle cose temporali è soggetto al papa e permette che nei suoi stati insegni l’arcivescovo di<br />

Strigonia, che il papa gli possa togliere <strong>la</strong> corona imperiale. Non può essere nessun altro paese se non <strong>la</strong> Francia che<br />

già da tempo aveva cominciato a sottrarsi al giogo di Roma. - Siccome <strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> città che deve cadere è<br />

Francia, ciò mi fa credere che <strong>la</strong> morte dei due testimoni abbia una partico<strong>la</strong>re re<strong>la</strong>zione con questo regno» Idem, ed.<br />

inglese pp. 265,266,267.<br />

92 PHILIPOT Jacques Philipos, Ec<strong>la</strong>rcissements sur l’Apocalypse de S. Jean, Amsterdam 1687, pp. 208,209.


Drue Cressener, professore all’Università di Cambridge nel 1689, nel<strong>la</strong> sua opera<br />

The Judgements of God Upon the Roman Catholich Church - Il Giudizio di Dio sul<strong>la</strong><br />

Chiesa Cattolica Romana, dopo aver fissato l’inizio del regno del<strong>la</strong> bestia o del<br />

piccolo corno di Daniele, pone lo scadere del suo dominio al<strong>la</strong> fine dei 1260 anni.<br />

Scriveva: «La prima apparizione del<strong>la</strong> bestia era al tempo dell’imperatore Giustiniano<br />

che governava dall’Impero d’Oriente. Da quel momento fino al 1800 ci sono circa<br />

1260 anni». Dopo aver criticato le date che fanno iniziare il periodo profetico prima<br />

che <strong>la</strong> città di Roma venisse liberata dal potere dei Goti da parte del generale<br />

Belisario, precisava: «Perché se l’inizio del<strong>la</strong> bestia era al tempo del recupero<br />

dell’autorità di Roma da parte di Giustiniano, <strong>la</strong> fine non può avvenire che poco<br />

prima dell’anno 1800». 93<br />

Anche Lord Chesterfield nel 1753 presagiva l’inizio di una grande rivoluzione in<br />

Francia. 94<br />

Studiosi contemporanei al<strong>la</strong> Rivoluzione francese e degli anni successivi<br />

sono consapevoli di vivere <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

In questa sezione presenteremo alcuni esempi di credenti che colsero nel loro<br />

tempo il compiersi del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

James Bicheno, ministro di culto dissidente ed insegnante a Newberry in Berkshire<br />

e a Londra fu autore di numerose opere tra cui I Segni dei Tempi; o abbattimento<br />

del<strong>la</strong> tirannia papale in Francia, preludio del<strong>la</strong> distruzione del papato e del suo<br />

dispotismo, pubblicata per <strong>la</strong> prima volta nel 1793, ebbe una ristampa americana nel<br />

1794 e <strong>la</strong> sesta edizione nel 1808. Nel suo scritto considerava i tremendi giudizi<br />

inflitti dai rivoluzionari francese al papato come una retribuzione per <strong>la</strong> sua seco<strong>la</strong>re<br />

persecuzione dei santi. 95<br />

Il 28 febbraio 1794 Joseph Priestley nel<strong>la</strong> sua predica, dopo aver citato Sir Isaac<br />

Newton, Whiston, e C<strong>la</strong>rke, sostenendo che l’infedeltà papale avrebbe messo fine al<strong>la</strong><br />

propria tirannia, diceva: «Questo grande evento rappresentato dall’ultima rivoluzione<br />

in Francia appare a me, come anche a molti altri, essere l’adempimento probabile<br />

delle parole di Apocalisse XI:13. Un terremoto, come ho osservato, può rappresentare<br />

un grande sconvolgimento e rivoluzione negli stati, e poiché i domini papali erano<br />

93<br />

CRESSENER Drue, The Judgements of God Upon the Roman Catholich Church - Suppositions and Theoremus,<br />

Printed for Richard Chiswell, London 1689, pp. 309,312; cit. E. Froom, o.c., p. 596. Non condividiamo il pensiero di<br />

questo autore, come di molti altri, quando mette in parallelo nel<strong>la</strong> sua opera, le trombe, i sigilli e le ultime piaghe.<br />

Riteniamo però utile segna<strong>la</strong>re che questo autore, come molti altri, già metteva in re<strong>la</strong>zione le piaghe con <strong>la</strong> futura<br />

caduta di Roma.<br />

94<br />

E. Froom, o.c., vol. II, p. 731.<br />

95<br />

BICHENO James, The Signs of the Times; or the Overthrow of the Papal Tyranny in France, the Prelude of<br />

Destruction to Popery and Despotism; but of Peace to Mankind. A New Edition With... an Appendix, Containing<br />

Thoughts on the Fall of the Papal Government; ... with a Symbolical Vocabu<strong>la</strong>ry, for the Illustration of the Prophetic<br />

Style, London 1799, pp. 10-13.<br />

Questo autore data l’inizio dei 1260, 1290 e 1335 anni dal 529 quando venne pubblicato per <strong>la</strong> prima volta il<br />

Codice di Giustiniano. Questi periodi scadono rispettivamente nel 1789, 1819 e 1864.


divisi in dieci parti, una delle quali, <strong>la</strong> principale di esse, era <strong>la</strong> Francia, essa è<br />

giustamente chiamata una decima parte del<strong>la</strong> città, o del<strong>la</strong> mistica Babilonia. È cosa<br />

notevole che i re di Francia furono tra quelli che diedero ai papi il loro potere<br />

temporale e <strong>la</strong> posizione che ora occupano fra i principi del mondo». 96<br />

Su Missionary Magazine di Londra il 24 luglio 1795 appaiono due articoli di<br />

George Bell. Nel primo afferma che l’Anticristo sorge nell’Impero Romano<br />

occidentale non prima del 407, non può sorgere che dopo il «sovvertimento del<br />

governo imperiale di Roma», e «questo ostacolo viene rimosso nell’anno 476» sotto<br />

Augustolo. Allora i re Goti scelsero Ravenna come sede del loro governo e rimasero<br />

in Italia dal 476 al 553, ma «persero il governo di Roma nell’anno 537». Conclude:<br />

«Se questa è una giusta applicazione degli eventi del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, allora l’Anticristo<br />

sorse nel 537 o al massimo nell’anno 553. Sussiste per 42 mesi, o 1260 giorni<br />

profetici, cioè 1260 anni, (Apocalisse XIII:5); conseguentemente noi possiamo<br />

prevedere <strong>la</strong> sua caduta nell’anno 1797, o 1813». 97 Nel secondo articolo si concentra<br />

sul<strong>la</strong> data di Giustiniano quando il suo esercito comandato dal generale Belisario si<br />

avvicinò a Roma, <strong>la</strong> quale aprì le sue porte nel dicembre del 537, segnando così il<br />

trasferimento dell’imperatore romano a Costantinopoli e i Goti a Ravenna. Bell dice<br />

che il pontefice è <strong>la</strong>sciato, per così dire, «come il principale governatore di Roma». Il<br />

terremoto annunciato da Giovanni «significa rivoluzione», e <strong>la</strong> Francia come «uno dei<br />

dieci regni sotto il dominio di Roma sarebbe caduto o si sarebbe ribel<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> sua<br />

giurisdizione» e aggiunge: «Non abbiamo noi un buon argomento per sperare che<br />

l’adempimento delle profezie, re<strong>la</strong>tive al levarsi dei testimoni ed al<strong>la</strong> caduta<br />

dell’Anticristo siano vicini, imminenti?». 98<br />

La scossa causata dal<strong>la</strong> Rivoluzione francese, spinse <strong>la</strong> Chiesa protestante a<br />

ritornare alle Scritture. Così nel periodico Missionary Magazine, edito ad Amburgo<br />

nel 1796, venne affermato: «Col generale consenso del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, il Regno<br />

dell’Anticristo si avvia verso <strong>la</strong> fine.- Questo verrà ad appianare <strong>la</strong> via in vista<br />

dell’abbattimento di ogni sistema mediante il quale è stato sostenuto l’impero<br />

dell’iniquità e dell’errore. Esso verrà sostituito dall’età del<strong>la</strong> ragione e dal<strong>la</strong> verità». 99<br />

In un articolo apparso in London Baptist Annual Register, scritto da un<br />

ecclesiastico americano, <strong>la</strong> cui lettera di accompagnamento datava 31 marzo 1798,<br />

prima che <strong>la</strong> notizia dell’imprigionamento del papa fosse conosciuta sia in Inghilterra<br />

che in America, si legge: «Lettera sul<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> con partico<strong>la</strong>re riferimento al<strong>la</strong><br />

caduta di Roma per mano dei francesi.- Noi non siamo in grado di poter fissare<br />

accuratamente il significato di quelle profezie che stanno per adempiersi, come<br />

potremo fare tra alcuni anni. Però io non posso fare a meno di pensare che Roma<br />

cadrà nelle mani dei francesi e che il papa sarà privato di tutti i suoi domini temporali,<br />

cioè presto egli cesserà di essere una bestia... Io mi aspetto che tutto ciò sia vicino,<br />

96<br />

PRIESTLEY Joseph, The Present State of Europe Compared with the Ancien Prophecies; A Sermon, preached<br />

February 28, 1794, J. Johnson, London 1794, pp. 25-27.<br />

97<br />

BELL Geroge, in Missionary Magazine, London, vol. IV, pp. 54,55.<br />

98 Idem, p. 09,99,104.<br />

99 Missionary Magazine, vol. I, Edimburg, p. 185.


imminente e che forse si realizzerà prima che questa lettera giunga in Gran<br />

Bretagna. Il papa, privato dei suoi beni temporali altro non sarà che un falso profeta,<br />

e allora suonerà <strong>la</strong> seconda tromba». 100 L’editore scriveva a commento: «Le<br />

congetture re<strong>la</strong>tive al rapido crollo del papato civile, si sono realizzate in modo<br />

notevole. Esse si sono realizzate pochi giorni prima che scrivesse, sebbene non<br />

potesse saperlo. Molti prevedono che le attuali condizioni dell’Europa siano intese a<br />

produrre, e produrranno, <strong>la</strong> rovina del papa e dei turchi e di tutti i governi anticristiani<br />

che li sostengono». 101<br />

Nel 1798 Richar Duppa pubblicò un’opera dal titolo: Breve resoconto del<strong>la</strong><br />

sovversione del governo papale, nel<strong>la</strong> quale scrive: «Fu scritto con <strong>la</strong> più stretta<br />

aderenza al<strong>la</strong> verità. I fatti sono ricordati da uno che fu testimone degli eventi. Dopo<br />

un periodo di nove anni nessuna parte è stata invalidata». 102<br />

Il 5 giugno del 1798 Francis Wrangham, professore al Magdalene College di<br />

Cambridge e arcivescovo di York, pronunciava un importante sermone dal titolo<br />

Roma è caduta. Si ispirava ad Apocalisse XIV:8 e applicava il testo di Apocalisse<br />

XVI:17,18 al<strong>la</strong> caduta di Roma e diceva: «È fatto. E si fece un gran terremoto...» e<br />

ora, nel 1798: «Quale protestante non si rallegra all’udire che quei tuoni al<strong>la</strong> fine sono<br />

silenziosi, tuoni che si erano fatti udire durante un lungo periodo nel quale il Vaticano<br />

aveva per così dire sconvolto l’Europa minando <strong>la</strong> fedeltà dei sudditi e sbalzando i<br />

principi dai loro troni? Quale amante del<strong>la</strong> pace non esulta sapendo che quei fulmini<br />

che così spesso scossero il simbolico ulivo del<strong>la</strong> cristianità, sono per sempre cessati?<br />

Dobbiamo noi, che ardentemente desideriamo l’adempimento delle profezie, piangere<br />

sul<strong>la</strong> loro realizzazione?». 103<br />

Il 13 agosto 1798, quindici giorni prima del<strong>la</strong> morte di Pio VI deportato in Francia<br />

a Valenza, Richard Valpy predicando un sermone basato sul testo di Matteo XXIV:44<br />

dal titolo Anche voi siate pronti, davanti alle associazioni di lettere, espose gli<br />

importanti eventi del<strong>la</strong> primavera di Roma come adempimento del<strong>la</strong> conclusione del<br />

periodo profetico dei 1260 anni. Tale sermone venne poi pubblicato dalle associazioni<br />

davanti alle quali era stato predicato. «Fra le profezie che debbono avere suscitato <strong>la</strong><br />

vostra attenzione, vi sono quelle re<strong>la</strong>tive al presente stato di Roma. Se con tutti i<br />

commentatori protestanti noi vediamo il pontefice romano rappresentato sotto gli<br />

emblemi figurativi usati dall’autore dell’Apocalisse, oltre che dal<strong>la</strong> descrizione fatta<br />

dall’apostolo Paolo, saremo colpiti dal letterale adempimento del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>. Daniele<br />

100<br />

Baptist Annual Register, gennaio 1799, p. 144. Il corsivo è dell’autore. Cit. da Le Roy. E. Froom, o.c., vol. II, p.<br />

744.<br />

101<br />

Idem, p. 146.<br />

Un altro contributo nel<strong>la</strong> stessa pubblicazione afferma il suo convincimento che <strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> città<br />

significa «una delle dieci divisioni del<strong>la</strong> grande città babilonese... o regno d’Europa» che corrisponde al<strong>la</strong> Francia. Lo<br />

scrittore conclude dicendo: «Gli uomini siano abbastanza saggi per vedere quello che Dio sta facendo. La generale<br />

insensibilità del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo mi al<strong>la</strong>rma più d’ogni altra cosa» Idem, p. 147.<br />

102 a<br />

DUPPA Richard, A Brief account of the subversion of the Papal Government, 1798, 3 ed. John Murray, London<br />

1807, prefazione.<br />

103<br />

WRANGHAM Francis, Rome is Fallen! A Sermon, 1798, Wilson, Spence and Mawman, York 1798, pp. 19,12. Pur<br />

condividendo il pensiero dell’autore non accettiamo i testi biblici citati che hanno una realizzazione futura.


e Giovanni citano il periodo dei 1260 anni che va dallo stabilimento di quel governo<br />

al<strong>la</strong> sua estinzione. Nel 538 fu abolito in Roma il dominio dei Goti 104 e da quel tempo<br />

il potere pontificio andò sempre più crescendo fino a <strong>diventa</strong>re in Europa il dominio<br />

più esteso. Se questa epoca è accettata, il periodo menzionato dai profeti fissa <strong>la</strong><br />

distruzione dell’autorità pontificia all’anno nel quale il papa fu costretto a <strong>la</strong>sciare<br />

Roma dall’esercito di Francia». 105<br />

Nello stesso anno Edward King scriveva: «Il potere papale a Roma un tempo era<br />

considerato così terribile e dominatore da non prendere fine! Ma soffermiamoci un<br />

momento: Non era questa fine predetta nelle sacre profezie per <strong>la</strong> fine dei 1260 anni?<br />

Non fu predetta da Daniele per <strong>la</strong> fine di un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo?<br />

Ed ora vediamo, ascoltiamo e comprendiamo. Questo è l’anno 1798. Proprio 1260<br />

anni fa all’inizio dell’anno 538, Belisario mise fine all’impero e al dominio dei Goti a<br />

Roma. Egli entrò trionfante in Roma il 10 del precedente dicembre in nome di<br />

Giustianiano imperatore di oriente. A nessun potere a Roma si poteva dire<br />

“dominatore del<strong>la</strong> terra” eccetto al Pontificio Potere Ecclesiastico». 106<br />

Charles Daubeny, in un discorso dal titolo La Caduta di Roma Papale, anche<br />

questo pronunciato nello stesso anno, 1798, enfatizzava il ritorno del Signore<br />

presentando il compimento ultimo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> come assicurata da quanto si era<br />

compiuto recentemente. «Il potere papale è stato a lungo sul punto di declinare. Esso<br />

subì una irrecuperabile ferita all’epoca del<strong>la</strong> Riforma protestante. Da allora andò<br />

sempre più declinando fino a raggiungere una insignificante preparazione per <strong>la</strong> sua<br />

estinzione finale. Quell’evento sta ora verificandosi, evento nel quale tutte le nazioni<br />

sono più o meno coinvolte. Nell’adempimento di una importante <strong>profezia</strong> che<br />

rispecchia il progresso del regno di Cristo sul<strong>la</strong> terra, quale nazione può<br />

disinteressarsi? Noi abbiamo visto quel<strong>la</strong> nazione, i cui precedenti sovrani molto<br />

contribuirono all’elevazione del trono pontificio, usata ora come il più immediato<br />

strumento nel<strong>la</strong> mano di Dio per abbattere il proprio idolo che era stato eretto nel<br />

tempio». 107<br />

Nel 1802, tre anni dopo <strong>la</strong> morte di David Simpson, si stampava <strong>la</strong> sua opera nel<strong>la</strong><br />

quale si legge: «Non è partico<strong>la</strong>rmente notevole quale potente conferma del<strong>la</strong><br />

veridicità delle Scritture che i 1260 anni scadono nell’attuale anno 1798 e iniziarono<br />

nell’anno 538, quando Belisario pose fine all’Impero dei Goti a Roma non<br />

<strong>la</strong>sciandovi altro potere se non quello del vescovo di quel<strong>la</strong> metropoli? Leggete<br />

104 Sempre R. Valpy nel suo sermone precisa più avanti: «Nel 538 i Goti furono cacciati da Roma e in quel tempo, a<br />

seguito dei suoi intrighi segreti con l’astuta Teodora, a Vigilio fu promessa <strong>la</strong> dignità papale, che acquistò con 200<br />

libre d’oro, prova inequivocabile del carattere dell’“uomo del peccato”. Durante il pontificato di Vigilio le pretese dei<br />

successori di San Pietro cominciarono ad essere apertamente affermate e poco dopo <strong>la</strong> loro supremazia venne<br />

riconosciuta pubblicamente. Fu allora che il papa assunse il titolo di Vicario di Gesù Cristo... Allora anche il celibato<br />

(ecclesiastico) venne imposto. L’uso dell’acqua santa fu pubblicamente raccomandata da Vigilio nel 538» VALPY<br />

Richard, A Sermon Preached August 13, 1798, in Sermons Preached on Public Occasion. With Notes, and an<br />

Appendix, vol. I, Sold by Longman, London 1811, p. 258.<br />

105 Idem, pp. 146,167.<br />

106<br />

KING Edward, Remarks on the Signs of the Time, London 1798; ristampa di Jas. Humpherys, Phi<strong>la</strong>delphia 1799,<br />

pp. 18,19.<br />

107<br />

DAUBENY Charles, The Fall of Papal Rome, T. Cadell, Jun., and W. Davis, London 1798, pp. 26,27,30.


queste cose nelle Scritture profetiche paragonandole col presente stato dell’Europa e<br />

allora, ripeto, non potrete negare <strong>la</strong> verità del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione divina. Aprite gli occhi e<br />

guardate queste cose adempiersi in faccia al mondo intero. Quanto sta succedendo<br />

non si compie in un angolo». Nel<strong>la</strong> pagina precedente si era chiesto: «Non vi sono<br />

abbastanza predizioni che si stanno realizzando sotto i nostri occhi? Non sembra che<br />

questi 1260 anni siano sul punto di spirare?». 108<br />

Nel terremoto del<strong>la</strong> Rivoluzione settemi<strong>la</strong> nomi furono soppressi<br />

«In quell’ora si fece un gran terremoto, e <strong>la</strong> decima<br />

parte del<strong>la</strong> città cadde, e settemi<strong>la</strong> persone furono uccise<br />

nel terremoto: e il rimanente fu spaventato e dette gloria<br />

all’Iddio del cielo». 109<br />

J. Vuilleumier sintetizza come segue quanto già estesamente abbiamo riportato<br />

sopra: «Quest’ultimo quadro riassume tutto l’aspetto politico di questa immemorabile<br />

tragedia. Si abbraccia in un colpo d’occhio “l’immensa commozione” (Michelet) che,<br />

a dire di Lamartine, fece del<strong>la</strong> Francia “un vasto cimitero... Fuci<strong>la</strong>te a Tolone,<br />

mitragliate a Lione, annegamenti a Nantes, ghigliottina a Parigi, imprigionamenti,<br />

denunce, sequestri, terrore dappertutto, <strong>la</strong> Francia sembrava una nazione conquistata e<br />

devastata da una di quelle grandi invasioni di popoli che spazzavano vie le vecchie<br />

civiltà al<strong>la</strong> caduta dell’Impero Romano... Il re fu ucciso. Tutti i troni tremarono; tutti i<br />

popoli indietreggiarono di stupore e di orrore davanti a questo sacrilegio del<strong>la</strong><br />

regalità”. 110 La decima parte del<strong>la</strong> città cadde. Espressione <strong>la</strong>pidaria che riassume tutto<br />

ciò che si è visto con una meravigliosa brevità: una decima parte del<strong>la</strong> cristianità, uno<br />

dei suoi dieci regni, quello che occupa <strong>la</strong> terra magnifica dei Galli, stramazzò al<br />

suolo, politicamente, economicamente, moralmente, religiosamente. E tutto questo,<br />

per aver sconosciuto e bandito i Due Testimoni che avrebbero potuto fare del<strong>la</strong> sua<br />

<strong>storia</strong> un susseguirsi incomparabile di Gesta Dei per Francos!». 111<br />

Chi sono le settemi<strong>la</strong> persone che perirono? Le versioni che adottano le varianti<br />

del manoscritto Vaticanus traducono: «Perirono nel terremoto settemi<strong>la</strong> nomi<br />

d’uomini», o: «settemi<strong>la</strong> titoli d’uomini perirono». 112<br />

«Si afferma che i titoli del<strong>la</strong> nobiltà aboliti dai diversi governi rivoluzionari, dal<br />

1789 al 1797, si elevano al<strong>la</strong> cifra approssimativa di settemi<strong>la</strong>». 113<br />

108 SIMPSON David, A Plea for Religion and Sacred Writings: Addresed to the Disciples of Thomas Paine, and<br />

Wavering Christians of Every Persuasion, With an appendix, etc., Printed for J. Mawman, London 1802, p. 166.<br />

109 Apocalisse 11:13.<br />

110 LAMARTINE, Histoire des Girondins, t. VI, Capo<strong>la</strong>go, p. 28; cit. J. Vuilleumier, o.c., p. 182.<br />

111 J. Vuilleumier, o.c., 182,183.<br />

112 Vedere: The Greek New Testament, Edited by Kurt A<strong>la</strong>nd, Mathew B<strong>la</strong>ck, Carlo M. Martini, ecc. in cooperazione<br />

con l’Institute for New Testament Textual Research, 2 a ed, United Bible Societies. Vedere il manoscritto Vaticanus.<br />

113 J. Vuilleumier, o.c., p. 183.


Uccisione e resurrezione dei due testimoni<br />

Uccisione dei due testimoni<br />

«E quando avranno compiuta <strong>la</strong> loro testimonianza, <strong>la</strong><br />

bestia che sale dall’abisso muoverà loro guerra e li vincerà<br />

e li ucciderà.<br />

E i loro corpi morti giaceranno sul<strong>la</strong> piazza del<strong>la</strong> gran<br />

città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove<br />

anche il Signore loro è stato crocifisso.<br />

E gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni<br />

vedranno i loro (dei due testimoni) corpi morti per tre<br />

giorni e mezzo, e non <strong>la</strong>sceranno che i loro corpi morti<br />

siano posti in un sepolcro». 114<br />

Dall’abisso sorge <strong>la</strong> bestia, quale inizio di una nuova era dove <strong>la</strong> funzione dello<br />

Stato, <strong>la</strong> politica, dovrebbe orientare <strong>la</strong> società verso orizzonti migliori rispetto al<br />

passato. Al tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, un momento di transizione, in un<br />

desiderio di rinnovarsi, di cambiare, di migliorare, con l’acqua sporca si gettò via<br />

anche il bambino: i due Testimoni, che già avevano subito dure vessazioni e<br />

profonde violenze, che avrebbero dovuto salvaguardare il Paese e operare in favore<br />

del bene del mondo, furono considerati <strong>la</strong> causa di tanta ingiustizia e miseria<br />

intellettuale e vennero uccisi.<br />

La Rivoluzione ebbe come motto LIBERTÉ, EGALITÉ, FRATERNITÉ.<br />

Inizia, su una piazza dell’impero <strong>la</strong>tino, una nuova fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, <strong>la</strong> sesta, ed è<br />

rappresentata da una delle sette teste del<strong>la</strong> bestia, e darà nel tempo alle nazioni<br />

europee dei governi democratici.<br />

Il giro di pagina del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> avviene in modo drammatico, dall’abisso: «Il popolo<br />

francese si erge in un movimento di collera brutale. Esasperato, accecato, simile ad<br />

una bestia selvaggia attanagliata dal<strong>la</strong> fame, si ripercuote sul clero, sul<strong>la</strong> nobiltà, sul<br />

trono. Rovescia tutto davanti a lui. Non fa distinzione tra religione del<strong>la</strong> Bibbia e<br />

quel<strong>la</strong> di Roma, confondendo <strong>la</strong> libertà con il libertinaggio, innocenti e colpevoli,<br />

calpesta i comandamenti di Dio e le prescrizioni degli uomini, <strong>la</strong> fede nel Creatore e<br />

<strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> creatura, le barriere del<strong>la</strong> superstizione e quelle del<strong>la</strong> morale». 115<br />

Il silenzio del<strong>la</strong> testimonianza del<strong>la</strong> Chiesa può essere sì motivo di rallegramento<br />

per una parte degli abitanti del mondo, ma <strong>la</strong> conseguenza è quel<strong>la</strong> del terrore causata<br />

da un gran terremoto.<br />

114 Apocalisse 11:7-9.<br />

115 J. Vuilleumier, o.c., p. 172.


Il testo biblico pone <strong>la</strong> morte dei due testimoni al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> loro testimonianza<br />

quando finisce un’era del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Europa e ne inizia un’altra.<br />

Studiosi come Elliott e Barnes hanno storicizzato questo testo nel tempo che ha<br />

preceduto <strong>la</strong> Riforma e hanno messo in re<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> resurrezione dei testimoni nel<strong>la</strong><br />

Riforma stessa. Guinness scriveva: «L’inquisizione ha continuato <strong>la</strong> sua opera di<br />

persecuzione con i suoi 44 inquisitori generali fino al 1820, quando finalmente cessò.<br />

Ma come prima del Concilio Laterano del 1514 i testimoni avevano testimoniato in<br />

Francia, Spagna, Piemonte, Italia e Boemia, mediante <strong>la</strong> spada, <strong>la</strong> tortura, il rogo sono<br />

stati resi al silenzio. In Inghilterra i Lol<strong>la</strong>rdi furono estinti. In quel tempo (1514)<br />

nessuno era rimasto per testimoniare <strong>la</strong> verità del Nuovo Testamento. L’oratore del<strong>la</strong><br />

sessione, che salì sul pulpito, si rivolse all’assemblea dei membri del Concilio<br />

Laterano, con una memorabile esc<strong>la</strong>mazione di trionfo: “È finita <strong>la</strong> resistenza al<strong>la</strong><br />

rego<strong>la</strong> del papa e al<strong>la</strong> religione; non ci sono più oppositori». 116<br />

Tre anni e mezzo dopo, il 31 ottobre 1517, Lutero affiggeva le sue tesi a<br />

Wittemberg. «La voce di un oscuro monaco attraversò l’Europa, come un potente<br />

tuono; svegliando gli uomini dal sonno dei secoli e scuotendo dalle sue fondamenta il<br />

dominio usurpatore del Romanismo. In Lutero e nei Riformatori risorsero dal<strong>la</strong> morte<br />

i testimoni trucidati a causa del<strong>la</strong> verità dell’evangelo, stando in piedi davanti a<br />

Roma e davanti al mondo». 117<br />

Nel XIX secolo questo capitolo XI di Apocalisse è stato applicato al tempo del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione francese e crediamo che corrisponda meglio al senso del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione.<br />

I due testimoni saranno colpiti su una piazza del<strong>la</strong> grande città, dove rimarranno<br />

uccisi per tre anni e mezzo suscitando grande stupore.<br />

«Sul<strong>la</strong> piazza del<strong>la</strong> grande città», nel Regno di Francia, «durante il Terrore, <strong>la</strong><br />

religione cristiana è stata abolita dai capi del<strong>la</strong> Nazione, e sostituita con il culto del<strong>la</strong><br />

Ragione». 118<br />

Un calendario che rompe con <strong>la</strong> tradizione cristiana è votato il 5 agosto 1793.<br />

Il 7 novembre l’ateismo è ufficialmente proc<strong>la</strong>mato.<br />

Il 10 novembre il culto al<strong>la</strong> Ragione, <strong>la</strong> cui dea viene rappresentata sotto<br />

l’immagine di una attrice dell’Opera, è inaugurato e osannato al<strong>la</strong> Convenzione e a<br />

Notre-Dame.<br />

Il 30 brumaio 119 del II anno del<strong>la</strong> repubblica (20 novembre 1793), <strong>la</strong> Convenzione<br />

abolisce ogni forma di culto; e tutto viene fatto con bande, canti e danze.<br />

«Il 3 frimaio dell’anno secondo (24 novembre 1793) il Comune di Parigi votò <strong>la</strong><br />

seguente delibera:<br />

Poiché il popolo di Parigi ha dichiarato di non riconoscere nessun’altra religione<br />

se non quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Verità e del<strong>la</strong> Ragione, il Consiglio generale del comune ordina:<br />

116<br />

GUINNESS H. Grattan, History Unveiling Prophecy, New York 1905, p. 111<br />

117<br />

Idem, p. 115.<br />

118<br />

ROSSELET d’IVERNOIS Gustave-Adolphe, L’Apocalypse et l’Histoire, t. II, Paris 1878, p. 173.<br />

119 2 o mese del calendario rivoluzionario, dal 23 ottobre al 21 novembre.


Che tutti i sacerdoti e i ministri di qualsiasi religione siano ritenuti responsabili di<br />

tutti i disturbi derivanti da opinioni religiose.<br />

Che chiunque chiederà l’apertura di una chiesa o di un tempio venga arrestato». 120<br />

Il cristianesimo è finalmente abolito. I due testimoni vengono uccisi sul<strong>la</strong> piazza<br />

dello Stato di Francia.<br />

«Chi è l’Eterno perché lo si obbedisca? Io non lo conosco».<br />

Si è confuso il cristianesimo con <strong>la</strong> caricatura che ne ha dato il papato.<br />

J. Vuilleumier così descrive quel<strong>la</strong> pagina di <strong>storia</strong>. L’oratore Dubois proc<strong>la</strong>ma:<br />

«“La ragione ha una grande vittoria sul fanatismo, una religione di orrore e di sangue<br />

è annientata; dopo diciotto secoli essa non ha causato che dei mali al<strong>la</strong> terra, e <strong>la</strong> si<br />

nomina divina... Le guerre dei crociati, dei Valdesi, degli Albigesi, i Vespri siciliani,<br />

il massacro del<strong>la</strong> San Bartolomeo, ecco <strong>la</strong> sua opera, ecco i suoi trionfi: che sparisca<br />

dal<strong>la</strong> superficie del<strong>la</strong> terra, e <strong>la</strong> felicità rinascerà; gli uomini non saranno più che un<br />

popolo di fratelli e di amici. Questo giorno non è lontano, io oso predirlo... Noi<br />

giuriamo (tutti alzino <strong>la</strong> mano) di non aver altro culto che quello del<strong>la</strong> Ragione, del<strong>la</strong><br />

Libertà, dell’Uguaglianza, del<strong>la</strong> Repubblica!” Un grido unanime parte da tutti gli<br />

angoli del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong>: “Lo giuriamo! Viva <strong>la</strong> Repubblica!” Il discorso e il giuramento sono<br />

accolti con il trasporto di una gioia universale. Il presidente dice: “In un istante, voi<br />

fate entrare nel nul<strong>la</strong> diciotto secoli di errori... L’assemblea riceva il vostro<br />

giuramento nel nome del<strong>la</strong> patria”. Tutte le voci: “Noi lo manterremo”». 121<br />

Il Club del Museo aveva annunciato al<strong>la</strong> Convenzione che i cittadini di questa<br />

sezione hanno fatto giustizia di tutti i libri del<strong>la</strong> superstizione e del<strong>la</strong> menzogna.<br />

Breviari, libri di preghiere, Antichi e Nuovi Testamenti hanno espiato nel grande<br />

fuoco le follie che essi hanno fatto commettere al genere umano.<br />

A Lione, dopo aver fatto bere del vino ad un asino, in parodia del<strong>la</strong> santa cena, gli<br />

si fa trainare una Bibbia attraverso le strade. Durante questa mascherata empia, si<br />

adora un convenzionale morto per <strong>la</strong> causa, poi si conduce in processione l’asino<br />

incappucciato da una mitria, e si brucia in seguito un Evangelo e un crocifisso.<br />

Nel suo numero del 1° frimaio, 122 Le Moniteur pubblicava una lettera di Rochefort<br />

nel<strong>la</strong> quale si leggeva: «Ieri, giorno del<strong>la</strong> Decade, si sono cancel<strong>la</strong>te le ultime tracce<br />

degli onori superstiziosi: un grande rogo elevato sul<strong>la</strong> piazza portava in stendardo un<br />

gran numero di immagini e di quadri prelevati dalle chiese. I1 pubblico ha coperto il<br />

rogo con 5 o 6.000 volumi in mezzo a canti del<strong>la</strong> repubblica. I libri piovevano da tutte<br />

le parti e perfino gli Ebrei che abbiamo in questa città sono venuti solennemente<br />

portando i loro e rinunciando così al<strong>la</strong> ridico<strong>la</strong> attesa del Messia. La massa dei libri<br />

portati è stata tale che il fuoco acceso non era ancora spento alle dieci di questa<br />

mattina. È così che gli abitanti di Rochefort hanno terminato lo spogliamento delle<br />

120<br />

AULARD François Victor Alphonse, The Franch Revolution, a Political History (1789-1804), vol. III, tradotto da<br />

Bernard MIALL, sul<strong>la</strong> 3 a ed., New York 1910, p. 161.<br />

121<br />

Gazzetta Nazionale o Moniteur del 14 novembre 1793; cit. J. Vuilleumier, o.c., pp. 173,174.<br />

122 3 o mese del calendario rivoluzionario, dal 21 novembre al 20 dicembre.


loro vecchie superstizioni e da un mese sono i primi che hanno dato l’esempio a tutta<br />

<strong>la</strong> Francia».<br />

Nel dipartimento del Nord dappertutto si chiudono le chiese, si bruciano i<br />

confessionali e i santi, si fanno delle palle di cannone con i libri di liturgia sacra. Tutti<br />

i cittadini gridano: «Ci si sbattezza in massa. I preti bruciano le loro lettere di<br />

sacerdozio. A Nantes, dei roghi sul<strong>la</strong> piazza pubblica bruciano le statue, le immagini,<br />

i libri sacri... Il delirio e il furore sembravano aver afferrato il popolo. Questo<br />

inebriamento portava le masse ai più odiosi eccessi contro i templi, gli altari, le<br />

immagini del vecchio culto e pure contro i sepolcri dei re. Si assistette alle<br />

profanazioni e alle devastazioni dei templi, al<strong>la</strong> dispersione dei fedeli,<br />

all’imprigionamento e al martirio dei preti che preferivano <strong>la</strong> morte al<strong>la</strong> apostasia». 123<br />

La reazione contro <strong>la</strong> cattolicità coinvolse tutti i culti.<br />

Di fronte a questa azione irresponsabile ed irragionevole, delle voci meravigliate si<br />

levarono in Europa facendo sentire il proprio sdegno per condannare l’azione empia<br />

che avrebbe causato <strong>la</strong> decomposizione del<strong>la</strong> società.<br />

Lavater, predicatore di Zurigo, dopo aver detto che nessuna nazione aveva così<br />

beffato impunemente <strong>la</strong> religione, sconcertato grida: «O Francia! Esempio senza<br />

esempi, non ci servirai tu di avvertimento. Non ci insegnerai tu a quale livello può<br />

scendere un popolo che - credendo di aver raggiunto le sommità del progresso -<br />

b<strong>la</strong>sfema il giuramento, <strong>la</strong> coscienza e <strong>la</strong> religione?».<br />

Burke, uomo di Stato inglese, qualificava ciò che avveniva in Francia una:<br />

«Epidemia di fanatismo ateo», «furore maligno», e vi vedeva una «ulcera che avrebbe<br />

generato <strong>la</strong> corruzione dei costumi e <strong>la</strong> decomposizione del<strong>la</strong> società». 124<br />

Rallegramenti per <strong>la</strong> loro morte<br />

«E gli abitanti del<strong>la</strong> terra si rallegreranno di loro e<br />

faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri,<br />

perché questi due profeti avranno tormentato gli abitanti<br />

del<strong>la</strong> terra». 125<br />

In contrapposizione alle voci di protesta una fol<strong>la</strong> di indifferenti e di deliranti<br />

giubi<strong>la</strong>rono, app<strong>la</strong>udendo gli spettacoli sacrileghi che incoraggiarono <strong>la</strong> Francia nel<strong>la</strong><br />

sua incredulità, come Giovanni aveva scritto.<br />

123<br />

Lamartine, o.c.; cit. da J. Vuilleumier, o.c., pp. 174,175.<br />

124<br />

Revolution Almanac 1794, pp. 25-39. Works, vol. V, p. 140; vol. VII, pp. 40,169,170; cit. J. Vuilleumier, o.c., pp.<br />

175, 176.<br />

125<br />

Apocalisse 11:10.


«I professori tedeschi si estasiavano davanti... a questa canaglia parassita... Tutto il<br />

fango dell’Europa si solleva e tende verso Parigi per un movimento di affinità»<br />

constatava J. de Maîstre. 126<br />

La Francia cessò di essere un sostegno papale e fino al<strong>la</strong> rivoluzione russa fu <strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> nazione che, per un voto unanime del proprio governo, abbia decretato<br />

l’inesistenza di Dio.<br />

Resurrezione dei due testimoni dopo tre anni e mezzo<br />

«In capo ai tre giorni e mezzo uno spirito di vita<br />

procedente da Dio entrò in loro, ed essi si drizzarono in piè<br />

e grande spavento cadde su quelli che li videro. Ed essi<br />

udirono una gran voce dal cielo che diceva loro: “Salite<br />

qua”. Ed essi salirono al cielo nel<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong>, e i loro nemici<br />

li videro». 127<br />

«Tutti gli antichi Padri del<strong>la</strong> Chiesa hanno riconosciuto che questi tre giorni e<br />

mezzo dovevano essere degli anni; e si richiamano espressamente, per questo senso,<br />

al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di Mosè e di Ezechiele». 128 A «tutti i Padri del<strong>la</strong> Chiesa» fanno eccezione,<br />

come dice Elliott, Andreas e Bede. 129<br />

Il pastore P. Jurieu aveva spiegato più di 100 anni prima del realizzarsi di questi<br />

avvenimenti: «La verità sarà messa a morte, ma non sarà seppellita. Il seppellimento è<br />

uno stadio successivo al<strong>la</strong> morte, è sempre unita con <strong>la</strong> corruzione e <strong>la</strong> distruzione<br />

totale». 130 In un’altra sua opera scriveva: «Vale a dire: dopo un breve intervallo in cui<br />

verranno oppressi quelli che professano <strong>la</strong> verità, Dio susciterà nuovi predicatori,<br />

comunicherà un nuovo zelo alle anime addormentate, tanto che <strong>la</strong> verità, ritenuta<br />

morta, riapparirà più vivente che mai; e salirà in cielo. Immagine, questa, tolta<br />

dall’ascensione di Gesù Cristo, come quelle del<strong>la</strong> morte e del<strong>la</strong> crocifissione dei<br />

testimoni sono tolte dal<strong>la</strong> morte e crocifissione di Gesù Cristo». 131<br />

Questa morte sarebbe durata tre giorni e mezzo, cioè tre anni e mezzo.<br />

La Francia stessa non poté sopportare per molto le dure conseguenze del<strong>la</strong> sua<br />

rivolta contro Dio e <strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>. La famiglia si sgreto<strong>la</strong>va e <strong>la</strong> società scricchio<strong>la</strong>va<br />

sulle sue basi. A questa vista, il popolo fu preso da un santo spavento e si fermò<br />

bruscamente nel<strong>la</strong> sua marcia folle verso <strong>la</strong> rovina. Nel mese di maggio 1797, al<br />

consiglio dei Cinquecento, diversi oratori avevano deplorato <strong>la</strong> demoralizzazione e il<br />

126<br />

J. de Maîstre, o.c.; cit. J. Vuilleumier, o.c., p. 176.<br />

127<br />

Apocalisse 11:11,12.<br />

128<br />

L. Gaussen, o.c., t. III, p 341.<br />

129 a<br />

ELLIOTT Edward-Bishop, Horae Apocalypticae, t. III, 3 ed., p. 236; cit., idem, p. 411, nota c.<br />

130 P. Jurieu, o.c., t. II.<br />

131 JURIEU Pierre, Préjugés légitimes contre le papisme, t. I, Amsterdam 1685, p. 99.


igantaggio che si spandeva dappertutto. Una commissione fu incaricata di preparare<br />

una «nuova legge sui culti». Il sabato 17 giugno, in risposta a dei «rec<strong>la</strong>mi venuti da<br />

tutte le parti», Camille Jordan, quale presidente, domandò di presentare il suo<br />

rapporto. Invitato a farlo nello stesso momento, l’oratore ricordò che «l’opinione<br />

pubblica sollecitava da diverso tempo una revisione delle leggi che vertevano sui culti<br />

e sui loro ministri». Cominciò a esaltare <strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> religione per assicurare <strong>la</strong><br />

felicità e <strong>la</strong> prosperità di un popolo, e citò, in favore del<strong>la</strong> sua tesi, gli ultimi quattro<br />

anni. «La fede in Dio, disse, è per lo Stato una garanzia d’ordine e di stabilità che le<br />

migliori leggi sono incapaci di sostenere». Attribuì «i crimini che poco prima<br />

di<strong>la</strong>niavano l’impero» al<strong>la</strong> scomparsa del<strong>la</strong> Legge divina nei cuori. Gridò: «Il<br />

pensiero di proscrivere tutti i culti in Francia è un pensiero empio... esso è condannato<br />

da questa assemblea». Poi proc<strong>la</strong>mò solennemente, di fronte al<strong>la</strong> nazione e al mondo<br />

intero, il ristabilimento del<strong>la</strong> religione: «Che tutti i nostri concittadini siano dunque<br />

oggi pienamente rassicurati: che tutti, cattolici, protestanti, coloro che hanno giurato o<br />

che non hanno giurato, sappiano che è <strong>la</strong> volontà del legis<strong>la</strong>tore, come augurio del<strong>la</strong><br />

legge, che essi seguano in libertà <strong>la</strong> religione che il loro cuore ha scelto. Io rinnovo a<br />

loro, nel vostro nome, <strong>la</strong> promessa sacra: Tutti i culti siano liberi in Francia». 132<br />

Il decreto del<strong>la</strong> Convenzione che proibiva in Francia tutti i culti era stato<br />

promulgato il 30 brumaio del II anno del<strong>la</strong> Repubblica, cioè il 20 novembre 1793. Un<br />

periodo di tre anni e mezzo ci pone al 20 maggio 1797. In quel mese si nominò una<br />

Commissione che preparasse una nuova legge sui culti. Camille Jordan proc<strong>la</strong>mò <strong>la</strong><br />

restaurazione dei culti a nome del Corpo Legis<strong>la</strong>tivo il 17 giugno 1797. 133<br />

132 J. Vuilleumier, o.c., pp. 176,177.<br />

Già CRESSENER Drue (1638-1718) nel<strong>la</strong> sua opera The Judgements of God Upon the Roman Catholick Church -<br />

Suppositions and Theoremus, Printed for Richard Chiswell, London 1689, un secolo prima aveva previsto questa<br />

evoluzione degli avvenimenti scriveva: «Teorema n. 21: “Le piazze del<strong>la</strong> grande Città (Apocalisse XI) sono <strong>la</strong><br />

Dominazione di Babilonia”. Conseguenza n. 1: “La decima parte del<strong>la</strong> città è <strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> dominazione di<br />

Babilonia”. Conseguenza n. 2: “La decima parte del<strong>la</strong> città è uno dei dieci regni, che era dato al<strong>la</strong> bestia”. Teorema n.<br />

25: “L’uccisione dei Testimoni è <strong>la</strong> feroce persecuzione del<strong>la</strong> Chiesa, e quasi <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> bestia”. Teorema n. 27: “I<br />

tre giorni e mezzo, versetto 9, sono minimo tre anni e mezzo”. Teorema 28: “L’espressione ‘i corpi morti dei<br />

testimoni’, non può avere un significato letterale”; perciò (Conseguenza n. 2) “l’uccisione dei testimoni non è un<br />

generale massacro dei protestanti,” ma può essere (Teorema n. 29) <strong>la</strong> “soppressione del<strong>la</strong> vera religione, in tutte le<br />

parti del<strong>la</strong> giurisdizione del<strong>la</strong> bestia”. Teorema n. 32: “La resurrezione dei testimoni è <strong>la</strong> rinascita del<strong>la</strong> vera religione<br />

in alcuni dei domini del<strong>la</strong> Chiesa romana dove essa è stata soppressa” - e questa resurrezione “non è ancora<br />

avvenuta”.» Cit. da E. Froom, o.c., vol. II, pp. 594,595.<br />

133 Questo nostro modo di spiegare il testo biblico ha fatto sorgere alcune obiezioni perché, secondo le parole di<br />

Giovanni di Apocalisse 11:7, i due testimoni vengono uccisi dal<strong>la</strong> bestia dopo aver «compiuto <strong>la</strong> loro testimonianza»<br />

cioè dopo i 1260 anni, versetto 3. Quindi dopo il 1798, anno in cui il papato riceve <strong>la</strong> ferita mortale e viene deportato<br />

prigioniero in Francia e non prima, nel 1797.<br />

Si può supporre che per <strong>la</strong> Francia i due testimoni avessero già compiuto il loro mandato al tempo del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione e che quindi non avrebbero avuto una ulteriore possibilità di successo. Inoltre <strong>la</strong> Rivoluzione francese,<br />

sebbene abbia una data storica, indica un’epoca. Al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo c’è un cambiamento epocale. Le date<br />

hanno valore indicativo, come <strong>la</strong> Rivoluzione è stato il detonatore di un passaggio di un’era ad un’altra. Il nostro<br />

Capitolo V, p. 256 e seg., presenta diverse date per l’inizio e <strong>la</strong> fine dei 1260 giorni profetici. Il 1798 è quel<strong>la</strong> più<br />

accreditata presso i commentatori.


Erano passati 3 anni, 6 mesi e 78 giorni. 134 Crediamo che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio abbia<br />

avuto il suo compimento.<br />

La Dea Ragione, l’idolo di questo mondo, ha fallito. «L’uomo non vive di solo<br />

pane, ma di ogni Paro<strong>la</strong> che proviene dal<strong>la</strong> bocca di Dio».<br />

La religione riprende a vivere in Francia.<br />

Rallegramenti per <strong>la</strong> loro resurrezione<br />

«Ed essi udirono una gran voce dal cielo che diceva<br />

loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nel<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong>, e i<br />

loro nemici li videro». 135<br />

«Salite qua. Ed essi salirono al cielo». È un’espressione eloquente con <strong>la</strong> quale<br />

Giovanni indica il risorgere del<strong>la</strong> fede, il trionfo del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio e l’eternità per<br />

coloro che in un mondo in rivolta hanno posto <strong>la</strong> loro fiducia nell’Eterno.<br />

Il secolo XIX viene chiamato il secolo del<strong>la</strong> Bibbia e delle Missioni.<br />

Tra il 1792 e 1822 nacquero le Società Bibliche, piccoli e grandi, sia in Francia sia<br />

in Europa.<br />

Tra le più importanti indichiamo: nel 1818, <strong>la</strong> Società Biblica Protestante di<br />

Parigi; nel 1820, La Società Biblica Britannica e Forestiera aprì a Parigi <strong>la</strong> sua<br />

agenzia e il ministro del<strong>la</strong> Pubblica Istruzione, nel 1831, fece richiesta di 20.000<br />

copie del Nuovo Testamento; l’anno successivo i membri del Consiglio reale<br />

comandarono 40.000 Nuovi Testamenti per distribuirli nelle scuole di sedici<br />

dipartimenti. L’elenco dell’ascesa dei Testimoni può essere allungato. Limitiamoci a<br />

dire che oggi <strong>la</strong> Bibbia è tradotta in tutte le lingue e in moltissimi dialetti e il numero<br />

delle copie stampate è incalco<strong>la</strong>bile.<br />

Conseguenze del<strong>la</strong> Rivoluzione francese<br />

È un fatto per gli storici che <strong>la</strong> Rivoluzione francese segnò una svolta e un<br />

cambiamento importante di era nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Pone fine - con le guerre di Napoleone<br />

che seguirono fino al<strong>la</strong> sua definitiva sconfitta di Waterloo nel 1815 - ad un periodo<br />

piuttosto lungo di re<strong>la</strong>zioni difficili tra le nazioni europee. L’ordine che si era<br />

costituito in Europa termina e si ha una svolta radicale nel pensiero sia politico, sia<br />

religioso.<br />

Lo storico Palmer nel<strong>la</strong> prefazione dell’opera di G. Lefebre, The Coming of the<br />

French Revolution affermava: «Ancora oggi, a metà del ventesimo secolo, nonostante<br />

tutto quello che è avvenuto di uomini che non sono ancora vecchi, e anche ... in<br />

134<br />

BANHOLZER, Explication de l’Apocalypse, pp. 66, 67. Conta questo periodo dal novembre 1793 al giugno del<br />

1795.<br />

135<br />

Apocalisse 11:12.


America e in altre parti del mondo, nelle quali le nazioni europee non godono più di<br />

una posizione di privilegio, si può affermare che <strong>la</strong> Rivoluzione francese, che si<br />

colloca sul finire del diciottesimo secolo, costituì <strong>la</strong> svolta verso <strong>la</strong> civiltà<br />

moderna». 136<br />

A. Soboul, conclude <strong>la</strong> sua opera, La Rivoluzione francese. con le seguenti parole:<br />

«La Rivoluzione francese si pone da allora nel cuore stesso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del mondo<br />

contemporaneo, all’incrocio di diverse correnti sociali e politiche che hanno diviso le<br />

nazioni e le dividono ancora. Figlia dell’entusiasmo, essa infiamma gli uomini con il<br />

ricordo delle lotte per <strong>la</strong> libertà e per l’indipendenza nonché per il suo sogno di<br />

uguaglianza fraterna, o suscita invece il loro odio. Figlia dei Lumi, essa attira su di sé<br />

gli attacchi concentrati del privilegio e del<strong>la</strong> tradizione o seduce l’intelligenza con il<br />

suo immenso sforzo per organizzare <strong>la</strong> società su basi razionali. Tuttora ammirata o<br />

tuttora temuta, <strong>la</strong> grande Rivoluzione rimane sempre viva e attuale nel<strong>la</strong> coscienza<br />

degli uomini». 137<br />

Durante <strong>la</strong> Rivoluzione francese per <strong>la</strong> prima volta negli annali del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> una<br />

assemblea legis<strong>la</strong>tiva, nel nome del<strong>la</strong> ragione, ha dichiarato l’inesistenza di Dio,<br />

abolito <strong>la</strong> verità religiosa e il culto divino, cambiato <strong>la</strong> settimana. Come ogni follia<br />

umana produce i suoi frutti, così nel XX secolo <strong>la</strong> <strong>storia</strong> assiste ad un altro tentativo<br />

che avrà una durata molto più lunga nel tempo, oltre settanta anni, di abolizione delle<br />

fede. Così è successo anche in Russia, come reazione a un sistema religioso, che<br />

sosteneva il potere politico e da esso era sostenuto, godendo privilegi ed onori a<br />

discapito di un popolo diseredato e dominato.<br />

Conclusione<br />

Questa pagina di <strong>storia</strong> che, all’insegna del<strong>la</strong> LIBERATÉ, EGALITÉ, FRATERNITÉ, ha<br />

dato all’Europa un nuovo volto, non ha però soddisfatto le esigenze più profonde<br />

dell’uomo.<br />

Allo scadere dei milleduecentosessanta giorni, al tempo del<strong>la</strong> ferita mortale del<br />

papato che segna <strong>la</strong> sua temporanea decadenza, sul territorio dell’impero <strong>la</strong>tino una<br />

nuova fase politica deve caratterizzare l’Europa: <strong>la</strong> bestia sale dall’abisso. Con questo<br />

termine si entra nel<strong>la</strong> VI era del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> illuminata dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

È notevole constatare che l’Eterno ha rive<strong>la</strong>to un tornante del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del nostro<br />

pianeta e degli uomini l’hanno compresa più di un secolo prima.<br />

La stessa Rive<strong>la</strong>zione, Apocalisse XVII, ci presenta l’ultima fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

universale del territorio dei <strong>la</strong>tini con <strong>la</strong> bestia che sale nuovamente dall’abisso, cioè<br />

da una situazione di catastrofe e di squilibrio sociale simile a quel<strong>la</strong> che ha preceduto<br />

<strong>la</strong> Rivoluzione francese. La Paro<strong>la</strong> del Signore, malgrado gli spaventi che il futuro ci<br />

136<br />

PALMER R.R., prefazione a: LEFEBRE Georges, The Coming of the French Revolution, New York, Vintage 1947, p.<br />

V.<br />

137<br />

A. Soboul, o.c., p. 492.


può paventare, continua ad essere motivo di speranza. Nel sapere che il Signore ha<br />

tutto previsto può rasserenare i credenti.<br />

Le fasi ultime del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, rive<strong>la</strong>te in Apocalisse XVII, avranno dei risvolti ancora<br />

più drammatici di quelli del XVIII secolo. Se <strong>la</strong> Rivoluzione francese ci presenta le<br />

pagine tragiche dell’Europa al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> VII testa del<strong>la</strong><br />

bestia ha delle conseguenze ancora più gravi, più cariche di drammaticità; violenza,<br />

angoscia degli uomini. È <strong>la</strong> situazione drammatica che precede il trionfo del<strong>la</strong> verità,<br />

l’intervento definitivo di Dio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. La messa a fine del<strong>la</strong> ribellione<br />

dell’umanità nei confronti dell’Eterno. Sarà una situazione senza precedenti, difficile<br />

da immaginare e da descrivere anche perché <strong>la</strong> Bibbia non ha tanto <strong>la</strong> funzione di<br />

presentarci in anticipo i dettagli del<strong>la</strong> tragedia umana, quanto quel<strong>la</strong> di assicurare al<br />

Popolo di Dio che anche in quel momento il Signore è presente e <strong>la</strong> speranza non<br />

verrà meno in chi ha posto <strong>la</strong> sua fiducia nel «così ha detto l’Eterno». Se i due<br />

testimoni di Apocalisse XI hanno «il potere di percuotere <strong>la</strong> terra con qualunque<br />

piaga, quante volte vorranno», 138 e <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> ci presenta <strong>la</strong> Rivoluzione francese<br />

come conseguenza di una opposizione seco<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio e ai fedeli del<br />

Signore, cosa avverrà al<strong>la</strong> fine dei tempi quando <strong>la</strong> bestia raggiungerà <strong>la</strong> pienezza<br />

nel<strong>la</strong> sua opposizione all’Eterno e i governi dell’Europa avranno uno stesso pensiero<br />

e daranno <strong>la</strong> loro potenza e <strong>la</strong> loro autorità al<strong>la</strong> bestia. Guerreggeranno con l’Agnello<br />

e l’Agnello li vincerà. E allora le nazioni europee odieranno <strong>la</strong> meretrice e <strong>la</strong><br />

renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda, e mangeranno le sue carni e <strong>la</strong> consumeranno col fuoco 139<br />

e le piaghe, le ultime cadranno sul<strong>la</strong> terra? In re<strong>la</strong>zione a quel tempo Daniele aveva<br />

scritto: «Sarà un tempo di angoscia, quale non se ne ebbe mai da quando esistono<br />

nazioni fino a quell’epoca». 140<br />

Il Dio del<strong>la</strong> Bibbia è un Dio vivente e si presenta definendosi con queste parole:<br />

«Io, io sono l’Eterno, e fuori di me non v’è salvatore. Io ho annunciato, salvato,<br />

predetto, e non è stato un Dio che fosse tra voi; e voi me ne siete testimoni, dice<br />

l’Eterno: lo sono Iddio. - Confidati nell’Eterno e fai il bene. Non sarai confuso nel<br />

tempo dell’avversità, e sarai saziato nel tempo del<strong>la</strong> fame». 141<br />

138<br />

Apocalisse 11:6.<br />

139<br />

Apocalisse 17:13-16.<br />

140 Daniele 12:1.<br />

141 Isaia 43:11,12; Salmo 37:3,19.


Capitolo XI<br />

ORIGINI E SVILUPPO DEL PONTEFICE MASSIMO<br />

Introduzione<br />

«Tu dicevi in cuor tuo: eleverò il mio trono al di<br />

sopra delle stelle di Dio,... salirò sul<strong>la</strong> sommità<br />

delle nubi, sarò simile all’Altissimo» Isaia. 1<br />

«Il tuo cuore si è fatto altero, e tu dici: “Io sono un<br />

dio! Io sto sopra un trono di Dio”... » Ezechiele. 2<br />

«Tra le diverse forme delle religioni antiche, quel<strong>la</strong><br />

che colpisce di più è forse l’adorazione<br />

all’imperatore» abate E. Beurlier. 3<br />

«Poiché quel giorno non verrà se prima non sia<br />

venuta l’apostasia e non sia stato manifestato<br />

l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong> perdizione,<br />

l’avversano, colui che s’innalza sopra tutto quello<br />

che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al<br />

punto da porsi a sedere nel tempio di Dio,<br />

mostrando se stesso e dicendo che egli è Dio» S.<br />

Paolo. 4<br />

«Sulle rovine sanguinanti di Bellona e di Marte<br />

Un pontefice è seduto sul trono dei Cesari;<br />

Dei preti fortunati calpestano con piede tranquillo,<br />

Le tombe dei Catoni e <strong>la</strong> cenere d’Emilio.<br />

Il trono è sull’altare, e l’assoluto potere<br />

Mette nelle stesse mani lo scettro e il turibolo»<br />

Voltaire.<br />

Introduciamo <strong>la</strong> spiegazione del capitolo VIII del libro di Daniele con questa<br />

osservazione dell’abate A. Crampon: «La visione presentata in questo capitolo si<br />

rial<strong>la</strong>ccia strettamente al<strong>la</strong> visione del capitolo precedente, che essa sviluppa e<br />

chiarisce. Tra le due si pone un intervallo di due anni circa». 5<br />

Il capitolo VIII di Daniele è di grande importanza. In esso c’è il testo chiave di<br />

tutto il libro ed è collocato proprio nel cuore di questo capitolo. «Dopo<br />

duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine il santuario sarà restaurato nel<strong>la</strong> sua giusta<br />

1<br />

Isaia 14:12-14.<br />

2<br />

Ezechiele 28:2.<br />

3<br />

BEURLIER abate E., Le culte imperial son histoire et son organisation, Paris 1891, p. 1.<br />

4 2 Tessalonicesi 2:3,4.<br />

5 CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, t. V, Daniel, 1900, nota.


condizione» versetto 14. In questo versetto troviamo per <strong>la</strong> prima volta il termine<br />

ebraico nisdaq (il niph’al forma di sadaq) che gli studiosi associano all’idea di<br />

“rivendicazione”, attribuendogli il valore di essere il termine più importante del libro.<br />

Questa paro<strong>la</strong> è in re<strong>la</strong>zione con giudizio e giustizia. Lo stesso nome di Daniele<br />

abbraccia lo stesso verbo di questo testo ed il verbo stesso è legato ad ogni capitolo<br />

del libro, sia storico che escatologico. Daniele significa: “Dio è giudice” e le pagine<br />

del libro possono dire che sono una e<strong>la</strong>borazione del nome del profeta. Il libro inizia<br />

con il giudizio di Dio sull’apostasia del suo popolo e si conclude con il giudizio del re<br />

malvagio del<strong>la</strong> Babilonia del tempo del<strong>la</strong> fine che attraverso i secoli si è incarnato nei<br />

poteri e personaggi che si sono susseguiti.<br />

Quadro profetico<br />

«Il terzo anno del regno del re Belsatsar, io, Daniele,<br />

ebbi una visione, dopo quel<strong>la</strong> che avevo avuta al principio<br />

del regno. 6 Ero in visione; e, mentre guardavo, ero a<br />

Susan, <strong>la</strong> residenza reale, che è nel<strong>la</strong> provincia di E<strong>la</strong>m 7 ; e,<br />

nel<strong>la</strong> visione, mi trovavo presso il fiume U<strong>la</strong>i. Alzai gli<br />

occhi, guardai, ed ecco, ritto davanti al fiume, un montone<br />

che aveva due corna; e le due corna erano alte, ma una era<br />

più alta dell’altra, e <strong>la</strong> più alta veniva sull’ultima. Vidi il<br />

montone che cozzava a occidente, a settentrione e a<br />

mezzogiorno; nessuna bestia gli poteva tenere fronte e non<br />

c’era nessuno che <strong>la</strong> potesse liberare dal<strong>la</strong> sua potenza;<br />

esso faceva quel che voleva e diventò grande. E come io<br />

stavo considerando questo, ecco venire dall’occidente un<br />

capro, che percorreva tutta <strong>la</strong> superficie del<strong>la</strong> terra senza<br />

toccare il suolo; e questo capro aveva un corno cospicuo<br />

fra i suoi occhi. Esso venne fino al montone dalle due corna<br />

che avevo visto ritto davanti al fiume e gli si avventò<br />

contro, nel furore del<strong>la</strong> sua forza. E lo vidi giungere vicino<br />

al montone, pieno di rabbia contro di lui, investirlo, e<br />

spezzargli le due corna; il montone non ebbe <strong>la</strong> forza di<br />

6 La data di questa visione viene indicata nel:<br />

- 552: P. RIESSLER, Daniel, Wien 1902, p. XI;<br />

- 548-547: G.H. HASEL, Andrews University Sem. St., XV, 2, autunno 1977, p. 167;<br />

- 538: W.C. SCROGGIE, 1953, p. 420; J. VUILLEUMIER, Daniel, p. 193 che <strong>la</strong> presenta come anche l’anno<br />

del<strong>la</strong> presa di Babilonia da parte di Ciro, che è avvenuta però nel 539.<br />

Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

7 «Giuseppe, Antichità Giudaiche, X, XI, dice che Daniele aveva costruito a Susa (è così che riporta il manoscritto<br />

di Gero<strong>la</strong>mo, che ha citato questo passo e non a Ecbatana, come riportano quelli stampati), in forma di castello, un<br />

edificio celebre, che esisteva ancora al suo tempo e che serviva di luogo di sepoltura al re di Persia e dei Parti.<br />

Giuseppe aggiunge che ancora al suo tempo <strong>la</strong> guardia era affidata a dei Giudei... Ponendo questa città presso E<strong>la</strong>m,<br />

Daniele si esprimeva molto correttamente secondo il linguaggio usato al<strong>la</strong> corte di Babilonia al tempo di Beltsatsar»<br />

FABRE d’ENVIEU Jules, Le livre du prophète Daniel, t. II, Paris 1890, pp. 780,781. Teodoreto pensava che Daniele fosse<br />

trasportato a Susa nello spirito. Idem p. 783.


tenergli fronte, e il capro lo atterrò e lo calpestò; e non ci<br />

fu nessuno che potesse liberare il montone dal<strong>la</strong> sua<br />

potenza. Il capro diventò sommamente grande; ma, quando<br />

fu potente, il suo gran corno si spezzò; e, in luogo di quello,<br />

sorsero quattro corna cospicue, verso i quattro venti del<br />

cielo... E udii <strong>la</strong> voce d’un uomo in mezzo all’U<strong>la</strong>i, che<br />

gridò e disse: "Gabriele 8 , spiega a colui <strong>la</strong> visione". Ed esso<br />

venne presso al luogo dove io stavo; al<strong>la</strong> sua venuta io fui<br />

spaventato, e caddi sul<strong>la</strong> mia faccia; ma egli mi disse: "Il<br />

montone con due corna che hai veduto rappresenta i re di<br />

Media e di Persia. Il capro peloso è il re di Grecia 9 ; e il<br />

gran corno fra i suoi due occhi è il primo re. Quanto al<br />

corno spezzato, al cui posto ne sono sorti quattro, questi<br />

sono quattro regni che sorgeranno da questa nazione, ma<br />

non con <strong>la</strong> stessa sua potenza». 10<br />

Come abbiamo detto, il capitolo VIII riepiloga il precedente con <strong>la</strong> so<strong>la</strong> differenza<br />

del momento d’inizio. 11<br />

Daniele VII<br />

Daniele VIII<br />

Leone<br />

orso<br />

leopardo<br />

bestia innominata<br />

piccolo corno<br />

giudizio nei cieli<br />

bestie distrutte nel fuoco<br />

Babilonia<br />

Medo-Persia<br />

Grecia<br />

Roma pagana e papale<br />

Roma papale<br />

capro<br />

montone<br />

piccolo corno<br />

idem<br />

purificazione del santuario<br />

corno spezzato senza opera<br />

di mano.<br />

Il corno pur essendo presentato con delle varianti, per <strong>la</strong> sua origine, svolge però <strong>la</strong><br />

stessa opera anche se descritta con partico<strong>la</strong>ri diversi.<br />

Daniele VII<br />

versetto 20 maggiore dei precedenti<br />

Daniele VIII<br />

versetto 9 divenne molto grande<br />

8<br />

Il nome di questo angelo appare nell’Antico Testamento, qui e nel capitolo 9:21. Il Nuovo Testamento riporta <strong>la</strong><br />

sua apparizione in occasione dell’annuncio del<strong>la</strong> natività del Battista (Luca 1:26-31).<br />

9<br />

Javan è il nome del figlio di Japhet (Genesi 10:2), antenato dei Greci. Presso gli Ebrei e i Greci Javan indica gli<br />

Ioni. Con Javan «gli antichi popoli orientali comprendevano tutti i regni e tutti i popoli ellenici» A. Crampon, o.c.,<br />

nota.<br />

«Il montone e il capro tra gli animali domestici presentano lo stesso contrasto che c’è tra l’orso e il leopardo<br />

(capitolo 7) tra gli animali selvatici. L’uno è pesante e massiccio, l’altro è agile e focoso» La Bible Annotée, Ancien<br />

Testament - Les Prophètes, t. II, Daniele, p. 296.<br />

Esistono monete con il montone che rappresenta <strong>la</strong> Persia e con il capro ad emblema del<strong>la</strong> Grecia (SPICER W.A.,<br />

Tempi odierni al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, London 1917, p. 205).<br />

10<br />

Daniele 8:1-8,16,17,20-22.<br />

11<br />

In questo capitolo non si par<strong>la</strong> di Babilonia perché questo impero era giunto al<strong>la</strong> sua fine e stava cedendo il posto<br />

al<strong>la</strong> potenza che <strong>la</strong> seguiva. Inoltre si può pensare che strategicamente <strong>la</strong> conquista di Babilonia da parte di Ciro sia<br />

iniziata con <strong>la</strong> campagna militare contro <strong>la</strong> Lidia nel 547 a.C. (Vedere YOUNG Cuylrt, The Early History of de Mede<br />

and the Persians and the archaemenid Empire to the Death of Cambyse, Press University, Cambridges 1988, p. 36.


versetto 25 parole contro l’Altissimo versetti 11,25 auto esaltazione<br />

versetto 25 cambia tempi e legge versetto 13 calpesterà <strong>la</strong> verità<br />

versetto 25 perseguiterà i santi<br />

versetto 10 calpesterà l’esercito del cielo<br />

versetto 26 sarà sterminato<br />

versetto 26 sarà distrutto senza opera<br />

umana (vedere anche II:45; VII:26)<br />

Sebbene il capitolo VIII riepiloghi i precedenti esso, però, è anche il preludio di<br />

quelli che seguono, i quali dipendono da lui e sono a lui collegati. Le rive<strong>la</strong>zioni dei<br />

capitoli X-XII sono <strong>la</strong> spiegazione di questo in tempi diversi, perché il profeta non ha<br />

potuto sopportare l’interpretazione a seguito del malessere causatogli dal<strong>la</strong> visione<br />

rive<strong>la</strong>trice (versetto 27). Infatti dopo il capitolo VIII Daniele non ha più delle nuove<br />

visioni, ma <strong>la</strong> presenza dell’angelo, inviatogli da Cristo Gesù, come avverrà più tardi<br />

per Giovanni nell’Apocalisse I:1, con lo scopo di entrare nei dettagli del capitolo<br />

VIII, come è precisato in IX:23; X:1,14. Anche dopo questi interventi Daniele non<br />

comprenderà tutti i dettagli, i quali, però, nel tempo del<strong>la</strong> fine saranno capiti<br />

(XII:10,3,4,). Dal capitolo IX in poi il testo di Daniele ha un valore letterale non<br />

essendoci più delle visioni simboliche. Subito dopo il testo di VIII:14 abbiamo le<br />

parole di Cristo: «Spiega a costui <strong>la</strong> visione» 16. Tutto ciò che segue fino al<strong>la</strong> fine del<br />

libro è <strong>la</strong> spiegazione del<strong>la</strong> visione di questo capitolo.<br />

Daniele VIII Daniele IX-XII<br />

- versetto 16 spiega <strong>la</strong> visione; - IX:21-23 sono venuto a darti intendimento<br />

del<strong>la</strong> visione;<br />

- versetto 11 santuario abbattuto; - IX:26 distruggerà il santuario;<br />

- versetto 11 si eleverà contro il Prin- - IX:26 l’unto sarà soppresso;<br />

cipe dei principi;<br />

- versetto 2 ero sul<strong>la</strong> riva; - X:4; XII:5 ero sul<strong>la</strong> riva;<br />

- versetti 3,20 vidi un montone; - XI:2 re di Persia;<br />

- versetti 5,21 vidi un capro, il re di-<br />

XI:3 un re potente;<br />

Javan;<br />

- versetti 8,22 quattro corna; - XI:4 il suo regno sarà rotto e diviso ai<br />

quattro venti;<br />

- versetto 9 uscì un piccolo corno che-<br />

XI:30 verranno le navi di Kittim;<br />

divenne sommamente grande;<br />

- versetto 9 santuario fu abbattuto; - XI:31 profanerà il santuario;<br />

- versetti 10,24 distruggerà il popolo dei-<br />

XI:35 dei savi saranno abbattuti;<br />

santi;<br />

- versetto 25 a motivo del<strong>la</strong> sua astuzia-<br />

XI:36 il re agirà a suo talento, si<br />

farà prosperare <strong>la</strong> frode, si inorgoglirà... esalterà, si magnificherà al di sopra di<br />

insorgerà contro il principe dei principi; ogni dio e proferirà cose inaudite contro<br />

Dio;<br />

- versetto 17 questa visione concerne il-<br />

XI:40 e al tempo del<strong>la</strong> fine;<br />

tempo del<strong>la</strong> fine;<br />

- versetto 25 sarà infranto senza opera di-<br />

XI:45 giungerà <strong>la</strong> sua fine;<br />

mano;<br />

- versetto 26 <strong>la</strong> visione è vera; - XI:2 ti farò conoscere <strong>la</strong> verità;


- versetto 26 tieni segreta <strong>la</strong> visione perché-<br />

XII:4 tieni nascoste queste parole e sigil<strong>la</strong><br />

si riferisce al tempo del<strong>la</strong> fine.<br />

il libro fino al tempo del<strong>la</strong> fine.<br />

Non solo il capitolo VIII è il seme dei capitoli IX-XII, ma è anche il seme dal<br />

quale fiorisce tutta l’escatologia del Nuovo Testamento. Non può essere enfatizzato a<br />

sufficienza il testo di VIII:14 perché esso assomma i temi dell’intero libro. Il Regno<br />

di Dio è introdotto dal giudizio il quale per primo rivendicherà coloro che finora sono<br />

stati oppressi e dispersi. I capitoli storici di Daniele presentano le conseguenze del<br />

giudizio/intervento del cielo.<br />

È probabilmente a questo capitolo VIII con il suo ampliamento in IX:24-27, che si<br />

riferisce l’apostolo Pietro quando scrive: «Gli angeli desiderano riguardare ben<br />

addentro». 12 Del resto dal capitolo VIII, ma già nel capitolo VII, il coinvolgimento<br />

degli angeli ed il loro interesse per il piano del<strong>la</strong> salvezza non è mai stato così messo<br />

in risalto dagli altri scritti sacri. Il tema di tutto questo brano di Pietro è <strong>la</strong> salvezza e<br />

<strong>la</strong> sua realizzazione nel tempo. Per noi che viviamo nel «tempo del<strong>la</strong> fine» questa<br />

<strong>profezia</strong> è di partico<strong>la</strong>re importanza perché a noi è dato il privilegio di poter<strong>la</strong><br />

comprendere nel<strong>la</strong> sua pienezza. 13<br />

Non pochi sono gli studiosi che pongono in re<strong>la</strong>zione «l’abominazione che causa<br />

<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» di Matteo XXIV:15 con il testo di Daniele VIII:13, ampliato in<br />

IX:27, XI:31, XII:11. Per questi studiosi le parole di Gesù devono avere una doppia<br />

realizzazione: quel<strong>la</strong> già avvenuta nel 70 d.C., al tempo del<strong>la</strong> distruzione di<br />

Gerusalemme, e nel futuro. Questa seconda applicazione, che per noi esu<strong>la</strong> dal<strong>la</strong><br />

struttura del discorso di Gesù riportato nei sinottici, è sostenuta dal<strong>la</strong> prospettiva<br />

escatologica del sermone stesso. Pur non condividendo il percorso, ci sembra<br />

interessante <strong>la</strong> conclusione e può essere armonizzata con 2 Tessalonicesi II:4 le cui<br />

parole l’apostolo Paolo riprende da Daniele XI:36. Sebbene l’insegnamento<br />

dell’apostolo si sia realizzato nel corso dei secoli, <strong>la</strong> manifestazione dell’uomo del<br />

peccato avrà un’ulteriore e più ampia e completa manifestazione poco prima del<strong>la</strong> sua<br />

definitiva distruzione. Naturalmente quel tempo sarà anche di grande distretta per <strong>la</strong><br />

Chiesa e per difender<strong>la</strong> «sorgerà Micael, il gran capo, il difensore dei figli del tuo<br />

popolo». 14<br />

Medo-Persia<br />

Il montone con le due corna rappresenta <strong>la</strong> potenza medo-persiana. «Sotto questa<br />

figura è rappresentato lo spirito guardiano del regno persiano nel libro sacro del<br />

Bundehesch. Il re persiano in guerra portava ugualmente al posto del diadema una<br />

testa di montone». 15<br />

12<br />

2 Pietro 1:12.<br />

13<br />

Daniele 12:4.<br />

14<br />

Daniele 12:2.<br />

15<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 296.


«Il corno più alto rappresentava i Persiani che, dopo essere stati per molto tempo<br />

subordinati ai Medi, acquisirono <strong>la</strong> preponderanza» 16 sempre però costituendo un<br />

unico impero, un unico potere che <strong>la</strong> visione rappresenta con un unico animale.<br />

«Il montone colpiva con le sue corna gli stati dell’Ovest (Lidia, Asia Minore,<br />

Babilonia, e le isole del<strong>la</strong> Grecia), del Nord (Armenia, Coichide, i paesi del Caspio,<br />

<strong>la</strong> Battriana, <strong>la</strong> Scizia), e del Sud (Egitto, Etiopia, Libia). Il montone non colpiva<br />

verso l’Est. Gli voltava il dorso e guardava verso l’Occidente». 17 «Non colpisce che i<br />

tre <strong>la</strong>ti, sia perché le spedizioni persiane nel<strong>la</strong> parte orientale non hanno avuto<br />

nessuna conquista importante e duratura, sia perché il montone è rappresentato come<br />

proveniente dall’Oriente e rivolto verso l’Occidente». 18<br />

<strong>Quando</strong> Daniele aveva <strong>la</strong> visione il capro attaccava <strong>la</strong> Lidia.<br />

Divenne grande, faceva quello che voleva finché sul<strong>la</strong> scena profetica e nel<strong>la</strong><br />

realtà storica non apparve «un giovane capro, <strong>la</strong> potenza greca, rappresentata da<br />

Alessandro Magno, che oltrepassava, come in volo, tutta <strong>la</strong> distesa dei paesi che<br />

separano <strong>la</strong> Grecia dal<strong>la</strong> Persia». 19<br />

Grecia<br />

Questo capro è <strong>la</strong> potenza greca 20 che nel<strong>la</strong> visione precedente era stata raffigurata<br />

dal leopardo con le quattro ali d’uccello, viene da un punto geografico ben preciso:<br />

dall’Occidente.<br />

Il grande corno corrisponde al<strong>la</strong> fase iniziale di questo impero, quando il regno era unito<br />

sotto il suo fondatore Alessandro il Grande e <strong>la</strong> sua famiglia e, dopo <strong>la</strong> sua morte, dai suoi<br />

successori immediati.<br />

Duecento anni dopo che Daniele ebbe <strong>la</strong> visione, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> confermerà <strong>la</strong> precisa<br />

descrizione del profeta.<br />

Alcune date:<br />

334 a.C. attacca l’Impero Persiano e conquista l’Asia Minore;<br />

333 attacca <strong>la</strong> Siria e l’esercito persiano, condotto dallo stesso re Dario III, viene<br />

distrutto;<br />

332 prende Tiro, occupa <strong>la</strong> Palestina 21 e i Persiani vengono esclusi dal bacino<br />

Mediterraneo;<br />

331 insegue lo sfortunato Dario, respinge le offerte di pace, attraversa l’Eufrate,<br />

passa il Tigri, per <strong>la</strong> terza volta stermina l’esercito persiano ad Arbe<strong>la</strong> e<br />

raggiunge <strong>la</strong> Meda;<br />

16 A. Crampon, o.c., nota su Daniele 8:3; vedere La Bible Annotée, Idem.<br />

17<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 794. «Questi tre attacchi corrispondono alle tre costole nel<strong>la</strong> go<strong>la</strong> dell’orso, al<br />

capitolo 7:5» A. Crampon, o.c., nota.<br />

18<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 296.<br />

19<br />

A. Crampon, o.c., nota su Daniele 8:5. Vedere La Bible Annotée, idem.<br />

20<br />

Daniele 8:21.<br />

21<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, XI, 337 racconta che Alessandro visita Gerusalemme <strong>la</strong> quale le apre le<br />

porte e i capi giudei gli mostrano il passo di questo capitolo.


330 prende una dopo l’altra le grandi capitali dell’Oriente: Babilonia, Susa,<br />

Persepoli, Pasargade, Ecbatana, si spinge verso le montagne limitrofe del<br />

Mar Caspio, facendo con il suo esercito una media di 60/70 chilometri al<br />

giorno;<br />

328 raggiunge l’Afganistan. Costruisce una grande flotta, discende l’Indo, fino<br />

all’Oceano per poi ritornare a Babilonia dove muore.<br />

Dopo 12 anni di conquiste, a 32 anni, moriva a Babilonia <strong>la</strong>sciando l’impero con problemi<br />

all’interno per <strong>la</strong> successione. Prima di morire aveva detto ai suoi 34 generali: «Voi mi farete<br />

dei funerali sanguinosi... ». Infatti nel<strong>la</strong> lotta che seguì <strong>la</strong> sua famiglia fu massacrata. Per<br />

qualche tempo, sotto <strong>la</strong> reggenza prima dell’uno poi dell’altro dei generali, governarono il<br />

fratello Filippo Arideo e il figlio postumo di Alessandro Magno, Alessandro II, sua moglie<br />

Rossana, <strong>la</strong> madre Olimpia e nel 308 <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> Tessalonica. Ma poi tutti quanti perirono. E<br />

così il «gran corno cospicuo» che il capro aveva fra gli occhi, cioè <strong>la</strong> stirpe del Macedone, di<br />

Alessandro il Grande, venne spezzata.<br />

Nel 306 a.C. alcuni generali presero il titolo di re, ma dopo <strong>la</strong> battaglia di Isso, in<br />

Frigia, nel 301 a.C., l’impero fu diviso in quattro regni indipendenti con qualche<br />

frammento trascurabile. L’angelo aveva detto a Daniele, spiegando <strong>la</strong> visione, che<br />

sarebbero sorti dopo di lui quattro regni, situati verso i quattro punti cardinali, che<br />

però «non apparterranno al<strong>la</strong> sua progenie e non avranno <strong>la</strong> sua stessa potenza». 22<br />

«I regni dei diadochi non uguagliarono mai quello del loro fondatore». 23<br />

L’abate Fabre d’Envieu commenta: «L’Impero di Alessandro o l’Impero Greco fu<br />

continuato sotto <strong>la</strong> forma di quattro regni greci. Gli Stati del conquistatore formarono<br />

quattro monarchie situate verso i quattro punti cardinali: all’Est il regno di Siria con<br />

Babilonia e le altre contrade orientali (dinastia Seleucida); al Nord il regno d’Asia con<br />

<strong>la</strong> Tracia (dinastia di Lisimaco); al Sud il regno d’Egitto con <strong>la</strong> Fenicia e <strong>la</strong> Palestina<br />

(dinastia Tolomaica); all’Ovest il regno del<strong>la</strong> Macedonia e del<strong>la</strong> Grecia (dinastia di<br />

Cassandro)». 24<br />

Fin qui l’accordo tra i diversi interpreti è pressoché totale.<br />

Quinto corno<br />

«E dall’una d’esse uscì un piccolo corno, che diventò<br />

molto grande verso mezzogiorno, verso levante, e verso il<br />

paese splendido». 25<br />

22 Daniele 11:4; 8:22.<br />

23 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 839.<br />

24 Idem, p. 798. The Seventh-Day Adventist Bible Commentary (SDABC) vol. IV, Review and Herald Publishing<br />

Association, Washington D.C. 1955, p. 822 così riassume: «Tolomeo ebbe l’Egitto con <strong>la</strong> Palestina e parte del<strong>la</strong> Siria;<br />

Cassandro ebbe <strong>la</strong> Macedonia con <strong>la</strong> sovranità nominale sul<strong>la</strong> Grecia; Lisimaco ebbe <strong>la</strong> Tracia e una buona parte<br />

dell’Asia Minore; e Seleuco ebbe il resto di ciò ch’era stato l’Impero Greco, cioè‚ una parte dell’Asia Minore, il Nord<br />

del<strong>la</strong> Siria, <strong>la</strong> Mesopotamia e l’Est».<br />

25 Daniele 8:9. Da questo testo cessa l’accordo tra gli interpreti.


Prima di continuare nel<strong>la</strong> descrizione dell’opera di questa potenza, vediamo ciò<br />

che l’angelo dice sul momento del<strong>la</strong> sua apparizione storica.<br />

«E al<strong>la</strong> fine del loro regno (del regno dei quattro<br />

diadochi) quando i ribelli avranno colmato <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong><br />

loro ribellione, sorgerà un re dall’aspetto feroce, ed esperto<br />

in stratagemmi». 26<br />

J. Fabre d’Envieu precisa: «Il loro regno si riferisce ai regni continuatori<br />

dell’impero di Alessandro». 27 Il quinto corno dovrebbe quindi manifestarsi al<strong>la</strong> fine<br />

dei diadochi.<br />

Diverse spiegazioni per identificare il quinto corno<br />

Presentiamo 7 spiegazioni, di cui <strong>la</strong> prima è un errore che non tiene conto oggettivamente<br />

del testo biblico. Anche le tre successive sono dei tentativi di spiegazione del testo. La V e <strong>la</strong><br />

VI sono accettabili nelle conclusioni, come identificazione del potere che il corno raffigura,<br />

ma risentono del<strong>la</strong> difficoltà che il testo biblico presenta nello spiegare il suo sorgere.<br />

Nell’ultima spiegazione crediamo di potere spiegare il testo di Daniele con tutte le sue<br />

implicazioni riguardo al momento del suo sorgere.<br />

1. Antioco Epifane IV, re seleucida<br />

La spiegazione che risale a Giuseppe F<strong>la</strong>vio, 28 che vede in questa nuova potenza<br />

Antioco IV Epifane, undicesimo dei ventisei re che si sono succeduti sul trono dei<br />

Seleucidi di Siria, che regnò per 11 anni, dal 176 al 164 a.C., è stata seguita da diversi<br />

26<br />

Daniele 8:23.<br />

27<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 839.<br />

28<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, X, XI, 7.<br />

DELCOR Mathias, Studi sull’Apocalittica, Paideia editrice, Brescia 1987, pp. 277,278 di Giuseppe F<strong>la</strong>vio riporta:<br />

«Il grande corno…. Indicava il primo re, dopo <strong>la</strong> sua morte, e <strong>la</strong> spartizione tra loro, del suo impero. Sarebbe sorto fra<br />

loro un re che avrebbe fatto guerra al popolo giudaico e al<strong>la</strong> sua legge, distrutto <strong>la</strong> sua forma di governo, saccheggiato<br />

il Tempio e interrotto i sacrifici per tre anni».<br />

A questo punto del<strong>la</strong> sua composizione lo storico giudeo identifica questo re con Antioco Epifane: «È, infatti,<br />

questo che il nostro popolo dovette subire da parte di Antioco Epifane, come Daniele aveva previsto e di cui molti<br />

anni prima aveva descritto il compimento». In maniera assai sorprendente aggiunge: «Similmente Daniele ha scritto a<br />

proposito del<strong>la</strong> supremazia dei Romani e del modo con cui si sarebbero impadroniti di Gerusalemme e avrebbero<br />

devastato il Tempio» Antichità Giudaiche, X, 273-276, p. 277. Quest’ultima frase è considerata dai critici una glossa<br />

ed è in questo caso esagerata» A. SCHLATTER, Die Theologie des Judentums nach de Bericht des Josephus, Hildesheim<br />

1975, ristampa ed. 1932, p. 217. Questa frase è omessa nel<strong>la</strong> versione <strong>la</strong>tina e <strong>la</strong> si attribuisce a Crisostomo, ma è<br />

considerata autentica dal traduttore RALPH Marcus, per il motivo che si trova nel contesto di Daniele 11-12 che le fonti<br />

rabbiniche ritenevano che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> par<strong>la</strong>sse anche del<strong>la</strong> conquista romana e quindi non c’è nessun motivo di pensare<br />

che egli avrebbe potuto omettere qui i Romani. Vedere M. Delcor, o.c., p. 278.


Padri del<strong>la</strong> Chiesa tra cui Ippolito, Gero<strong>la</strong>mo, 29 Crisostomo. Questa convinzione è tale<br />

che «<strong>la</strong> versione siriaca ha inserito qui, nel testo siriaco, le parole Antioco Epifane». 30<br />

Sebbene sia esagerato dire, come scrive l’abate Fabre d’Envieu: «Tutti i critici<br />

riconoscono, del resto, che questa <strong>profezia</strong> fu realizzata ai tempi di Antioco<br />

Epifane» 31 o, come asserisce La Bible Annotée di Neuchâtel: «Tutti sono d’accordo<br />

nel vedere qui Antioco Epifane» 32 e G.L. Archer afferma : «Non si può quindi porre<br />

in dubbio che il piccolo corno del capitolo VIII deve alludere a un comandante<br />

dell’impero greco, vale a dire ad Antioco Epifane» 33 è comunque «impossibile -<br />

scrive il Maestro Vaucher - redigere una lista completa dei sostenitori di questa<br />

posizione». 34<br />

La critica a questo modo di interpretare scaturisce dal testo stesso perché: «Questa<br />

visione concerne il tempo del<strong>la</strong> fine», frase che «è sempre impiegata in senso<br />

escatologico e si riferisce in maniera chiara al<strong>la</strong> venuta del Regno» 35 di Cristo o, come<br />

spiega Ludwing Dennefeld in La Sainte Bible di Pirot: «L’ultimo periodo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

del mondo che precederà lo stabilimento del regno di Dio». 36<br />

29 Vedere nota n. 48, p. 410.<br />

30 BARNES Albert, Notes on the Book of Daniel, New York 1853, p. 344; cit. da VAUCHER Alfred Félix, Le Jugement,<br />

Collonges sous Salève 1968, p. 16. Numerose versioni hanno aggiunto in nota il nome di Antioco Epifane. Alcuni<br />

esempi: <strong>la</strong> traduzione ecumenica The Bible; The Berkeley versione in lingua inglese moderna, Grand Rapids 1959;<br />

The Amplified Bible, Grand Rapids 1965, pone Antioco tra virgolette in nota a 8:9 e specifica: «Questo corno (versetti<br />

9-12) non deve essere confuso con il piccolo corno del capitolo 7. Questo annuncia Antioco Epifane che esce dal<strong>la</strong><br />

Siria, una delle quattro dinastie tra le quali fu diviso l’impero di Alessandro e divenne un grande conquistatore.<br />

Profanò il tempio e perseguitò i Giudei». Lo stesso pensiero lo si trova espresso in termini simili in tutte le Bibbie,<br />

edizione italiana, francese, spagno<strong>la</strong>, inglese che hanno delle note. Si arriva anche a scrivere in nota al testo di 8:9,<br />

Paro<strong>la</strong> del Signore <strong>la</strong> Bibbia, in lingua corrente: «Vedere 7:25 e nota», dove si legge: «L’undicesimo re (versetto 24)<br />

potrebbe essere Antioco IV Epifane (175-164 a.C.) che perseguitò gli Ebrei in modo crudele fino a proibire loro di<br />

celebrare il Sabato e le feste del calendario». Nel<strong>la</strong> Sacra Bibbia, ed. Sa<strong>la</strong>ni, annotata dall’abate Giuseppe RICCIOTTI<br />

leggiamo: «Corno piccolo: simbolo di Antioco IV Epifane (vedere 7:8», dove si legge: «Un altro corno piccolo,<br />

simbolo del re del<strong>la</strong> dinastia dei Seleucidi che fu grande persecutore dei Giudei, cioè Antioco IV Epifane». Questa<br />

identificazione con Antioco nel capitolo 7 e 8 è stata fatta anche da I. ASINOV, pp. 605-610, 611, per i capitolo 7 e 11,<br />

pp. 614 e 618,619; CORNHILL Carl Heinrich (The Prophets of Israel Popu<strong>la</strong>r sketches from Old Testament History,<br />

Chicago 1895, p. 383), arriva ad affermare: Antioco «forma il soggetto speciale ed essenziale del libro»; CURTIS A.L.,<br />

A Dict., p. 552-556; T.A. DERESER, pp. 112-135; G. DIODATI, I Commenti ..., p. 842,844; Amos Kidder FISKE, pp.<br />

382,383; H. HOEPFL, p. 568; G.H. KENNEDY, pp. 456,473; C.F. KENT, Sermons, pp. 437-442; A. MERTENS, pp. 73,74;<br />

É. OSTY, pp. 367,368; SCHLATTER, Introduction, pp. 321,322. Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

31 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 779.<br />

32<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 297.<br />

33<br />

ARCHER Gleason Leonard, La Paro<strong>la</strong> del Signore, Introduzione all’Antico Testamento, ed. Voce del<strong>la</strong> Bibbia,<br />

Modena 1972, p. 474.<br />

34<br />

VAUCHER Alfred Félix, Notes bibliographiques sur le livre de Daniel, vol. I, 1982, p. 192, dattiloscritto.<br />

35<br />

CHARLES Robert Henry, A critical and Axegetical Commentary on the Book of Daniel, Oxford 1991, p. 394.<br />

36<br />

DENNEFELD Ludwing, La Sainte Bible, vol. VIII, ed Pirot, Paris 1946, p 684.<br />

L’espressione «tempo del<strong>la</strong> fine» è caratteristica del profeta Daniele che <strong>la</strong> propone cinque volte: 8:17,19;<br />

11:35,40; 12:4,9. Queste parole sono messe in re<strong>la</strong>zione con un tempo lontano da Daniele, nel quale si compiono i<br />

periodi profetici (8:14,17; 7:25;12:7); con <strong>la</strong> comprensione di certe rive<strong>la</strong>zioni del libro stesso, in partico<strong>la</strong>re con il<br />

santuario celeste (8:17; 12:4); con un modo di vivere dei credenti (12:9,10); con il giudizio di Dio sul re orgoglioso;<br />

con le ultime sue azioni militari (11:40). Esso giunge al<strong>la</strong> finale liberazione dei santi e al<strong>la</strong> resurrezione dei morti<br />

(12:1,2) e di Daniele stesso (12:13). Il tempo non indica il momento del<strong>la</strong> fine ma una periodo di tempo. Questa frase<br />

racchiude in sé una successione di avvenimenti che sfociano nel compimento ultimo del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Questa<br />

espressione non è mai messa in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> prima venuta di Cristo Gesù.<br />

Questa espressione tipica di Daniele crediamo che possa essere completata con un’altra espressione c<strong>la</strong>ssica dei<br />

profeti: «l’ultimo giorno» be’acharith hayyamim, che il testo biblico ripropone per quattordici volte. Questa


Il corno stesso «sarà infranto senza opera di mano» cioè al ritorno di Cristo Gesù,<br />

simboleggiato dal<strong>la</strong> pietra «che senza opera di mano» 37 frantumerà <strong>la</strong> dominazione<br />

degli uomini su questa terra per stabilirvi il proprio regno.<br />

Questo corno sussisterà fino al tempo del<strong>la</strong> fine e «il Signore Gesù stesso lo<br />

distruggerà col soffio del<strong>la</strong> sua bocca, e lo annienterà con l’apparizione del<strong>la</strong> sua<br />

venuta». 38<br />

La simbologia del linguaggio non permette una spiegazione in favore di Antioco.<br />

Il celebre Isacco Newton, nel 1700, faceva notare: «Non è molto giudizioso che<br />

alcuni abbiano preso questo ultimo corno per Antioco Epifane. Il corno d’una bestia<br />

non è mai preso per un semplice individuo; esso significa sempre un nuovo regno». 39<br />

Le due corna del montone raffigurano i Medi e i Persiani. «Il primo corno cospicuo<br />

(del capro peloso) era il regno di Alessandro Magno e del<strong>la</strong> sua famiglia». 40 «Il primo<br />

grande corno non indica Alessandro stesso, ma piuttosto il regno di Alessandro, per<br />

tutto il tempo che fu rappresentato da lui, da suo fratello, e dai due suoi figli», 41 e le<br />

quattro corna che sorgono al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sua dinastia, i quattro regni dei diadochi che<br />

espressione viene però tradotta con significati diversi: «nei giorni a venire», «in futuro», «nei giorni che verranno»,<br />

«nell’ultimo giorno» Genesi 49:1; Numeri 24:14; Deuteronomio 4:30; 31:29; Isaia 2:2; Osea 3:5; Michea 4:1;<br />

Geremia 23:20; 30:24; 48:47; 49:39; Ezechiele 38:16; Daniele 2:28; 10:14. La paro<strong>la</strong> ebraica ‘achar significa<br />

“dopo”, “poi” e non “ultimo” o “fine” <strong>la</strong> cui espressione ebraica è qets (Amos 8:2; Ezechiele 7:2; Daniele 8:19;<br />

11:27). Questa indica il futuro e anche l’immediato futuro (Genesi 49:1; Numeri 24:14; 2 Samuele 8:2) o il tempo<br />

dell’esilio in Assiria e Babilonia (Deuteronomio 4:30; 31:29; Geremia 23:20; 30:24), l’epoca messianica e/o il tempo<br />

futuro (Isaia 2:2; Michea 4:1; Osea 3:5; Ezechiele 38:16; Daniele 2:28; 10:14). Il contesto è ciò che ci permette di<br />

capire a cosa si riferisca l’espressione. Anche in Daniele questa espressione non indica specificatamente il tempo<br />

dell’era cristiana (Daniele 2:28,44,45; 10:14), ma indica semplicemente il tempo futuro. Nel Nuovo Testamento<br />

l’espressione ha un tipico carattere cristologico ed è messa in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> prima venuta di Gesù e <strong>la</strong> sua missione<br />

(Atti 2:17: Ebrei 1,2; Giacomo 5:3; 2 Pietro 3:3) e con <strong>la</strong> crescente difficoltà che incontrerà <strong>la</strong> Chiesa fino al<strong>la</strong><br />

seconda venuta di Gesù (2 Timoteo 3:1; 1 Timoteo 4:1). L’èra del vecchio patto giunge al<strong>la</strong> fine con <strong>la</strong> croce del<br />

Cristo che è il «compimento» sunte<strong>la</strong>ia delle età (Ebrei 9:26). La Chiesa comincia a esistere «al<strong>la</strong> fine (ta tale) dei<br />

tempi» 1 Corinzi 10:11. Per il Nuovo Testamento «l’ultimo giorno» è iniziato con l’incarnazione del Figlio di Dio,<br />

quando si è compiuta «<strong>la</strong> pienezza dei tempi - to pleroma tou chronou» Ga<strong>la</strong>ti 4:4. La frase «all’ultimo giorno» si<br />

riferisce agli eventi finali (Giovanni 6:39,40,44,54; 11:24) e al giudizio finale degli increduli (Giovanni 12:48; vedere<br />

1 Pietro 1:5). Con l’espressione «ultima ora» eschate hora (1 Giovanni 2:18), che si trova unicamente sotto <strong>la</strong> penna<br />

di Giovanni, l’apostolo par<strong>la</strong> di una eresia che vive <strong>la</strong> Chiesa del suo tempo, 90-100 d.C., e pone i credenti dell’Asia<br />

Minore nell’“ora” escatologica del<strong>la</strong> decisione finale.<br />

Per Daniele «il tempo del<strong>la</strong> fine» indica un periodo di tempo determinato, stabilito da Dio e costituisce <strong>la</strong> fase<br />

finale dell’èra cristiana, dopo i periodi profetici indicati nei suoi scritti e mai il tempo del<strong>la</strong> prima venuta di Cristo.<br />

Questa espressione può essere messa in re<strong>la</strong>zione con quel<strong>la</strong> dell’«ultimo giorno» per quanto riguarda le fasi finali<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Con un solenne giuramento, che è un chiaro riferimento a Daniele 12:7, in Apocalisse 10:6 si dichiara che «non<br />

c’è più tempo - chronos» cioè non si è giunti al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, ma al<strong>la</strong> fine dei periodi profetici indicati da<br />

Daniele. L’angelo che appare a Giovanni nello splendore del celeste Messia ha in mano un piccolo libro (Apocalisse<br />

10:2), quello di Daniele, che è stato sigil<strong>la</strong>to e di cui, nel<strong>la</strong> metà del XIX secolo, quando si realizza questa visione<br />

apocalittica, si avrà una piena comprensione. Nel tempo profetico del<strong>la</strong> fine questa <strong>profezia</strong> di Daniele viene<br />

annunciata a «molti popoli, nazioni, lingue e re» Apocalisse 10:11; vedere 14:6-12, <strong>la</strong> conoscenza di ciò che era stato<br />

sigil<strong>la</strong>to. Questo movimento mondiale realizza <strong>la</strong> figura di Elia (Ma<strong>la</strong>chia 4:5). (Vedere il nostro Capitolo XIV).<br />

Vedere LaRONDELLE Hans K, The Time of End and the Last Day, in Journal of the Adventist Theological Society, vol.<br />

II, n. 2, 1991, pp. 28-34.<br />

37 Daniele 2:34,45.<br />

38 2 Tessalonicesi 2:8.<br />

39 NEWTON Isacco, Observation upon the Prophecies of Daniel, London 1831, p. 137.<br />

40 NEWTON Thomas, Dissertation on the Prophecies which have remarkably been fulfilled and at this time are<br />

fulfilling in the world, t. II, 7 a ed., London 1896, p. 49.<br />

41 Idem, t. II, ed., 1758, pp. 32,33; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 16.


abbiamo presentato sopra. Isacco Newton continua dicendo: «Ora il regno di Antioco<br />

era un antico regno. Antioco regnava su uno delle quattro corna, mentre il piccolo<br />

corno costituiva un quinto (regno) con i suoi propri re». 42<br />

Il regno di Antioco «non era che <strong>la</strong> continuazione di uno delle quattro corna; non<br />

lo si può dunque considerare come un quinto corno che sorge tra le quattro; il piccolo<br />

corno, con ogni evidenza, è qualche potere diverso e distinto dalle quattro prime<br />

corna». 43<br />

W. Whitt<strong>la</strong> constata: «Più esaminiamo attentamente <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Antioco tale e<br />

quale ci viene data dagli scritti dei Maccabei e dagli autori, più acquistiamo <strong>la</strong><br />

certezza che, qualunque sia il potere rappresentato da questo piccolo corno, esso non<br />

risponde ad Antioco Epifane. Gli argomenti avanzati in favore di questa opinione<br />

sembrano tutti fondati su delle analogie superficiali o di debole rassomiglianza. Le<br />

corna in Daniele non rappresentano mai dei personaggi, ma sempre dei regni. Il regno<br />

di Antioco era uno di quelli che erano già rappresentati da uno delle corna». 44<br />

Théodore Crinsoz, nel 1729, scriveva: «Non bisogna vedere in questo piccolo<br />

corno che sorge da uno delle quattro corna Antioco Epifane re di Siria; poiché, se lo<br />

Spirito Santo avesse voluto par<strong>la</strong>re qui di questo principe persecutore, non lo avrebbe<br />

rappresentato con un piccolo corno che sorge da uno delle quattro corna, ma piuttosto<br />

con uno delle quattro corna. Il motivo è che le quattro corna non rappresentano<br />

quattro persone so<strong>la</strong>mente, ma quattro regni o quattro dinastie di re che hanno regnato<br />

in quattro diversi regni.<br />

Epifane non s’ingrandì per nul<strong>la</strong> verso <strong>la</strong> Palestina. In effetti egli <strong>la</strong> possedeva di<br />

già dal momento del<strong>la</strong> sua incoronazione, e ben lontano dall’affermarvi <strong>la</strong> sua<br />

autorità, ridusse i Giudei al<strong>la</strong> necessità di prendere le armi contro lui, e Giuda<br />

Maccabeo riportò sulle sue truppe delle gloriose vittorie». 45<br />

Mons. Ronald Knox nel<strong>la</strong> traduzione dell’Antico Testamento dal<strong>la</strong> Vulgata <strong>la</strong>tina,<br />

pubblicata a New York nel 1950, una nota del testo confessa: «La descrizione di Antioco<br />

Epifane non è per nul<strong>la</strong> riconoscibile».<br />

Lo stesso testo biblico contrasta con questa spiegazione ormai generalizzata. La<br />

versione di Mons. S. Garofalo, commentata da P. Giovanni Rinaldi, traduce: il<br />

montone (Medo-Persia) a seguito delle sue conquiste «divenne grande», «il caprone<br />

(<strong>la</strong> Grecia) divenne assai grande», e il piccolo corno «si ingrandì enormemente»<br />

oltremisura, ancora di più del capro. Antioco Epifane era un re il cui regno assieme a<br />

quello dei diadochi formava il territorio geografico dell’«assai grande» impero grecomacedone.<br />

In questa potenza che si ingrandì enormemente si è quindi costretti, dal<br />

testo, a vedere un altro potere. Del resto <strong>la</strong> figura storica di «Antioco non ha compiuto<br />

42<br />

I. Newton, o.c., p. 137.<br />

43 a<br />

T. Newton, Dissertation ..., t. II, 5 ed., London 1858, p. 54.<br />

44<br />

WHITTLA William, Sir Isaac Newton Daniele and the Apocalypse, with an introductory Study, London 1922, p.<br />

111.<br />

45<br />

CRINSOZ Théodore, Essai sur l’Apocalypse, avec des éc<strong>la</strong>ircissements sur les prophéties de Daniel qui regardent<br />

les derniers temps, Genève 1729, pp. 384,385.


i sensi del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, che appartiene ancora, come l’ha detto Gabriele (e che ha<br />

confermato il nostro Signore, Matteo XXIV:6,14), al tempo del<strong>la</strong> fine». 46<br />

Il testo di Daniele ci proibisce questa interpretazione. Il quinto corno sorge, come<br />

abbiamo precisato sopra «al<strong>la</strong> fine del loro regno» specifica il versetto 23. Antioco IV<br />

Epifane è stato l’ottavo di una dinastia di 26 re. Si manifestò ben prima del<strong>la</strong> fine.<br />

Concludiamo queste osservazione con il Seventh-Day Adventist Bible<br />

Commentary: «Le quattro corna del capro (VIII:8) erano dei regni (versetto 22); ci si<br />

può dunque attendere che il piccolo corno sia lui stesso un re. Antioco non è che un re<br />

del regno seleucida, dunque una parte di un corno, non un altro corno completo.<br />

L’avanzata di Antioco in Egitto si concluse con una umiliazione inflittagli dai<br />

Romani. I suoi successi in Palestina non furono duraturi, e <strong>la</strong> sua conquista verso<br />

l’Est fu interrotta con <strong>la</strong> sua morte. La sua politica che tendeva ad imporre l’ellenismo<br />

fallì totalmente, e non ebbe nessuna prosperità (versetto 12). In oltre, Antioco non<br />

giunge al tempo del<strong>la</strong> fine (versetto 23). Non si è elevato contro il Principe dei<br />

principi (versetto 25)». 47<br />

2. Antioco Epifane IV tipo dell’anticristo futuro e dell’Is<strong>la</strong>m<br />

In considerazione del fatto che quasi all’unanimità gli studiosi vedono in questo<br />

corno il re seleucida e che qualche espressione di Daniele trovi <strong>la</strong> sua realizzazione in<br />

questo re del<strong>la</strong> Siria, degli studiosi hanno pensato che Antioco fosse un tipo<br />

dell’anticristo finale. Frédéric de Rougement, convinto che «tutti i tratti di questo<br />

quadro profetico si riferiscano esattamente al re di Siria, Antioco l’Illustre», pur<br />

tuttavia aggiunge: «Antioco è il tipo dell’anticristo finale». 48 Anche i Riformatori<br />

Lutero e Me<strong>la</strong>ntone lo hanno creduto. 49<br />

Scrive Wintle Thomas: «Nel<strong>la</strong> spiegazione di questa visione, mi sono riferito alle<br />

usurpazioni d’Antioco per il senso primario dei saccheggi compiuti dal piccolo corno;<br />

tuttavia, nello stesso tempo, numerose volte ho fatto capire che diversi dettagli<br />

importanti del<strong>la</strong> visione favorivano l’opinione di coloro che cercano il compimento<br />

46<br />

NEWELL Philip Rutherford, Daniel, Chicago 1951, p. 141,142.<br />

47<br />

The Sevent-Day Adventist Bible Commentary - SDABC, vol. IV, pp. 846,847.<br />

48<br />

ROUGEMONT Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, précédée d’une brève interprétation des prophéties de Daniel,<br />

Neuchâtel 1866, pp. 26,27. Vedere anche: AUBERLEN Karl-Auguste, Le prophète Daniel et l’Apocalypse, 1880, pp.<br />

74,75; Pierre de BENOIT, pp. 56,57; W.E. BIEDERWOLF, The second, 1972, p. 214; C.P. CASPARI, Popu<strong>la</strong>ire, p. 129;<br />

A.R. FAUSSET, A Commentary, vol. IV, p. 426; G. GALBIATI, p. 99; J.N. GORTNER, Daniel, pp. 127,128; W. KELLY,<br />

Notes, p. 152; G.R. KING, p. 135; H.C. LEUPOLD, pp. 344-368, 437; PACHE René‚ Notes sur le prophète Daniel, Vennes<br />

sur Lausanne, 946, pp. 87,88; J.D. PENTECOST, Things..., p. 145; J. PHILIP, pp. 109-115; H. PRIDEAUX, pp. 440-443; T.<br />

ROBINSON, pp. 162-179; W.C. SCROGGIE, The Unfolding ..., vol. I, p. 424; A. THIÉBAUT, art. Antéchrist, in Dictionn.,<br />

vol. I, p. 59; M.M. WILSON, p. 398; L.J. WOOD, p. 212; G.D. YOUNG, Daniel’s..., p. 274. Per i titoli delle opere vedere<br />

<strong>la</strong> Bibliografia.<br />

Gero<strong>la</strong>mo che aveva respinto l’identificazione del piccolo corno del capitolo 7 con Antioco, proposto da Porfirio<br />

(Daniele, MIGNE, P.L., 25, 1865, col. 530,531), accetta le vedute del filosofo neop<strong>la</strong>tonico per il capitolo 8 (col. 536),<br />

aggiungendo tuttavia (col. 537): «La maggior parte dei nostri commentatori applicano questo passo all’anticristo e<br />

pensano che ciò che ha compiuto Antioco è un tipo di ciò che si compirà con l’anticristo».<br />

49<br />

Vedere: Commentaire sur le livre des Révé<strong>la</strong>tions du prophète Daniele, di MELANCHTON, seguito dal<strong>la</strong><br />

Explication de Martin LUTHER sur les mêmes prophéties, tradotto da CALVIN Jean, Genève 1555; pp. 136-137 per<br />

Me<strong>la</strong>ntone; pp. 360,361 per Lutero.


nei tempi più lontani, sotto <strong>la</strong> gerarchia papale, cioè <strong>la</strong> dominazione dell’Anticristo.<br />

Penso che lo spirito di <strong>profezia</strong> prevedesse le due applicazioni». 50<br />

C’è chi ha anche pensato che Antioco fosse un tipo del<strong>la</strong> religione di Maometto. 51<br />

Si è anche supposto che Antioco fosse il tipo sia del papato 52 sia dell’Is<strong>la</strong>m. 53<br />

Ma tutte queste spiegazioni sono altrettanto insostenibili, sia per i numerosi secoli<br />

che trascorrono fra <strong>la</strong> caduta dei regni dei diadochi e il sorgere di Maometto, sia<br />

perché questa potenza politico-religiosa non entra nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele, per il<br />

fatto che sorge al di fuori dell’Impero greco-macedone. L’Arabia non fu conquistata<br />

da Alessandro.<br />

Non possiamo condividere questo modo di spiegare il testo di Daniele perché le<br />

profezie apocalittiche, come abbiamo detto, hanno un valore cronologico e si<br />

realizzano una so<strong>la</strong> volta nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

3. L’anticristo finale<br />

Si è anche pensato che questo quinto corno, come l’undicesimo del capitolo VII, si<br />

riferisca ad un ipotetico anticristo futuro.<br />

Il testo biblico però non <strong>la</strong>scia un vuoto di numerosi secoli tra il passato, <strong>la</strong><br />

divisione dell’Impero Greco e il lontano futuro. Per questa ragione questa tesi <strong>la</strong><br />

riteniamo non accettabile. «Del resto come potrebbe sorgere un personaggio futuro da<br />

uno dei quattro regni ellenistici che hanno cessato di esiste da così tanti secoli?» si<br />

chiede il maestro Vaucher. 54<br />

4. L’Is<strong>la</strong>m<br />

Diversi autori hanno creduto di identificare il quinto corno con l’Is<strong>la</strong>m, quale<br />

anticristo d’Oriente, in contrapposizione all’anticristo d’Occidente del capitolo VII. 55<br />

50<br />

WINTLE Thomas, Daniele, Oxford 1792, pp. 147,148. BENOIT Pierre de, Le prophète Daniel, Paris 1941, pp. 46-<br />

58.<br />

51<br />

PICKETT Leander Lycurgus - WIMBERLY Charles Franklin, Who is the Beast?, Lousville Ky 1919, pp. 61-73,93.<br />

52<br />

N. SCHELLENECKER, Die ..., vol. I, f. 436r.<br />

53<br />

McHARDIE E., The Midnight Cry, London 1883, pp. 304-307; L.L. Pickett - C.F. Wimberly, o.c., pp. 61-75,93;<br />

G.H. PATCH, 1921, p. 113.<br />

Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

54<br />

A.F. Vaucher, L’Antichrist, p. 18.<br />

Gli autori cattolici che hanno avuto questo pensiero sono: RIBERA, Apocalypse, Anversa 1594, p. 339, a proposito<br />

di Apocalisse 13:5; Pierre LACHÈZE, Les temps de <strong>la</strong> fin, Paris 1841; Le Retour de Juifs, Paris 1846, p. 359.<br />

I protestanti sono: L. BARBEY, Essais, pp. 285-289; B.W. NEWTON, Prospects of the ten Kingdoms, 2 a ed., pp.<br />

193-195; GAUDIBERT, Court examen, 2 a ed., pp. 17,18.<br />

55<br />

Jephet ibn Ali Kalei, A Commentary on the book of Daniel, ed. Margoliouth, Oxford 1889, pp. 41,43; BIRCHMORE<br />

J.W. p. 41; E.P. CACHEMAILLE, Daniel’s, 1888, p. 36; D. CAMPBELL, Illustr...., 2 a ed., pp. 71,73-80; W.B. DAWSON, The<br />

Time, London 1926, pp. 72-74; DIGBY William, Courte Explication Historique des Sceaux et des Trompettes de<br />

l’Apocalypse, Toulouse 1839, p. 46; ELLIOTT Edward Bishop, Horae Apocalyptique, ou Commentary on the<br />

Apocalypse, t. III, 5 a ed, London 1847, pp. 423-447; J. FRY, pp. 36-41; L. GAUSSEN nelle lezioni inedite sul capitolo 8


Questo quinto corno, che nel<strong>la</strong> sua crescita progressiva avrebbe dovuto estendersi<br />

sull’Egitto, sul<strong>la</strong> Siria e sul<strong>la</strong> Giudea, doveva dunque sorgere nel<strong>la</strong> parte nord<br />

occidentale di queste nazioni. Questa potenza deve essere occidentale perché essa si<br />

spande verso l’Oriente e al<strong>la</strong> fine dei successori di Alessandro. 56<br />

Anche se l’Is<strong>la</strong>m conquisterà quelle aere geografiche, non è sorto in quei Paesi.<br />

«Maometto è un arabo e non un macedone. Non si può neppure pretendere che <strong>la</strong> sua<br />

patria sia stata incorporata all’Impero greco o siriano, e questo impero era distrutto da<br />

sette secoli quando apparve il falso profeta» osserva F. de Rougemont. 57<br />

Vedere le osservazioni del<strong>la</strong> sezione b).<br />

5. Il papato<br />

Alcuni autori colpiti da alcune assomiglianze esistenti tra l’undicesimo corno del<br />

capitolo settimo e questo quinto corno 58 hanno riconosciuto in questo potere il papato<br />

come Daniele aveva già descritto. 59<br />

Scrive il Crinzos: «Il capo dell’esercito dei cieli è Dio stesso, che è il Re dei re e il<br />

Signore dei signori. I pontefici romani si sono elevati contro lui in diverse maniere<br />

attribuendosi delle cose che si addicono solo a Dio, autorizzando <strong>la</strong> superbia e<br />

l’ido<strong>la</strong>tria, perseguitando i veri cristiani. Hanno fatto cessare il profumo continuo<br />

di Daniele; GIRDLESTONE W.E., pp. 38-46; GUERS Émile, Histoire abrégée de l’Eglise de Jésus Christ, t. I, Genève<br />

1832, 386-390; HABERSHON, An Histor., p. 289; W. HARPER, pp. 21-23; IRVING Edward, Babylon and Infidelity<br />

foredoomed of God, 2 a ed., G<strong>la</strong>sgow 1826, p. 207; J.G. MURPHY, The Book ..., 1884, 1885, pp. 143-151; G.G. RUPERT,<br />

Thw Gathering, 1903, pp. 44,45; J. TANNER, 1898, pp. 511-516. Per il titolo delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

56 Daniele 8:9,23. Questa interpretazione (quinto corno Is<strong>la</strong>m) è stata refutata da: T.R. BIRKS, The two ..., 2 a ed., pp.<br />

VI,178,179; W. EMMERSON, God’s ..., 1950, p. 190; T. ZOUCH, 1880, pp. 138-162.<br />

57 F. de Rougemont, o.c., p. 27.<br />

58<br />

Daniele 7Daniele 8- «Faceva guerra ... ridurrà allo stremo i santi dell’Altissimo - e i santi saranno dati nelle sue<br />

mani» 21,25.- «S’ingrandì, fino a raggiungere l’esercito del cielo; fece cadere in terra parte di quell’esercito e delle<br />

stelle, e le calpestò. In piena pace distruggerà molta gente» 10,25.- «Appariva maggiore delle corna» 20.- «Diventò<br />

molto grande» 9.- «Proferirà parole contro l’Altissimo» 25.- «S’elevò fino al capo dell’esercito, gli tolse il<br />

continuo» 11.- «Per bestemmiare contro Dio, e il suo tabernacolo e quelli che abitano in cielo» Apocalisse 13:6.-<br />

«Il santuario fu abbattuto» 11.- «Penserà di cambiare i tempi e <strong>la</strong> legge» 25.- «Gettò a terra <strong>la</strong> verità» 12.- «Guardai<br />

a motivo delle parole orgogliose che il corno proferiva; guardai, finché <strong>la</strong> bestia non fu uccisa, e il suo corpo<br />

distrutto, gettato nel fuoco per essere arso. Poi si terrà il giudizio e gli sarà tolto il dominio, che verrà distrutto ed<br />

annientato per sempre» 11,26.- «Sarà infranto senz’opera di mano» 25.<br />

59<br />

Anonimo, Éc<strong>la</strong>ircissements ..., pp. 3-9,14; J.P. BRISSET, pp. 38,39; CALVINO Jean, The Pope confounded and his<br />

kingdom exposed, in a divine opening of Daniel VIII: 23-25, traduzione di Henry COLE, London 1836; DAWSON<br />

William Bel, The Time is at Hand, London 1926, pp. 72-74; GUINNESS Henry Grattan, Light for the <strong>la</strong>st Day, ed.<br />

Cachemaille, p. 21; KEITH Alexander, The Signs of the Times, vol. I, 5 a ed., Edinburg 1834, p. 35; KERKHERDERE Jan<br />

Gerard, Prodromus Danielicum, Louvain 1711, pp. 350,353; MADROLLE Antoine, La grande Apostasie dans le lieu<br />

saint, Paris 1850, p. 48; Mrs. Cora MARTIN, World History in prophecy Outlines. The Book of Daniel and the<br />

Reve<strong>la</strong>tion, Madison, Tennesse, 1941, p. 46; PAYRAUBE, Essai, 2 a ed., Genève 1866, pp. 65-71; RIBERT G.G., The<br />

Inspired History of the Nations, II, 1903, pp. 44,45; THURMAN William Carr, The Sealed Book of Daniel opened, 3 a<br />

ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1864, p. 124,285,286.<br />

Vedere nota n. 30, p. 407.


delle lodi e delle preghiere, che doveva essere offerto a Dio solo, hanno profanato e<br />

sporcato il santuario, cioè <strong>la</strong> Chiesa con mille false devozioni». 60<br />

Sebbene possiamo condividere le conclusioni di questa identificazione essa però<br />

non spiega il grande intervallo di tempo tra le monarchie macedoni e questo potere.<br />

6. Roma<br />

Questa spiegazione è vera, come punto di arrivo. Essa è stata sostenuta da alcuni<br />

studiosi, 61 e <strong>la</strong> spiegazione che viene data crea delle difficoltà.<br />

Si è detto che, sebbene Roma abbia conquistato <strong>la</strong> Grecia, essa viene a sua volta<br />

conquistata dal<strong>la</strong> cultura, dal<strong>la</strong> civiltà ellenica, e quindi sembra che sorga dal<strong>la</strong> Grecia. A<br />

Daniele sembra che il corno venga da uno delle corna, perché questo quinto potere viene<br />

geograficamente dal di là del<strong>la</strong> Grecia ed entra nel<strong>la</strong> prospettiva profetica iniziando il suo<br />

impero con <strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Grecia.<br />

Jephet ibn Hali, che visse a Gerusalemme nel<strong>la</strong> seconda metà del X secolo il cui<br />

commentario su Daniele è stato pubblicato nel 1889, rilevava che per il quarto regno<br />

di Daniele II:40 il profeta non aveva detto un altro regno, come l’aveva fatto al<br />

versetto precedente per il secondo e terzo, «perché‚ i Greci sono i fondatori del regno<br />

di Roma». 62<br />

Thomas Newton scriveva: «Quale regno ha potuto elevarsi quando sussistevano<br />

ancora i quattro regni dell’Impero Greco e ha potuto arrivare a un certo grado di<br />

potenza e autorità, se non i Romani? Il primo grande corno era il regno di Alessandro<br />

e del<strong>la</strong> sua famiglia. Le quattro corna erano i quattro regni del<strong>la</strong> stessa nazione, ma<br />

non del<strong>la</strong> sua famiglia; e ciò non significa che questo ultimo regno, quello del piccolo<br />

corno, non doveva appartenere al<strong>la</strong> stessa nazione? Dunque il carattere generale si<br />

adatta soprattutto ai Romani». 63 E aggiunge: «<strong>Quando</strong> i Romani si stabilirono prima<br />

in Grecia, divennero un corno del capro. È da questo corno che uscirono, furono<br />

all’inizio un piccolo corno, ma finirono per sostituirsi alle altre corna. Partendo dal<strong>la</strong><br />

Grecia estesero le loro conquiste ed invasero le altre parti dell’impero del capro». 64<br />

G. Price scriveva: «Si tratta di un potere interamente distinto da questi quattro<br />

benché‚ all’origine, lo si abbia potuto considerare come uscente da uno di essi.<br />

Diventa in realtà un quinto corno, un regno indipendente e distinto di ciascuno dei<br />

quattro, da quel momento è l’unico potere di cui si occupa <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>. Ciò implica il<br />

60 CRINSOZ Théodore, L’esprit de Bionnens sur l’Apocalypse et le prophète Daniel, ed. J. Astier, Privas 1798, p. 337;<br />

vedere, Essai sur l’Apocalypse avec des éc<strong>la</strong>rcissements sur les prophéties de Daniel, Genève 1729, pp. 385,386.<br />

Stesso pensiero in S. LEE, The events and time, 1851, pp. 5,6; 1859, pp. 201-223; J. LITCH, Proph. Expos., pp. 143,144;<br />

M. LUTHER, Ad Librum ...; T. PARKER, pp. 35-39. Per il titolo delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

61 A.J. FERRIS, p. 208; W. HALES, A new ..., p. 492; G.C.A. HARLESS, Bible..., p. 33; T.W. HASKINS, p. 37; T.H.<br />

HORNE, p. 191; C.L. LOYS de CHÉSEAUX, Harmonie..., pp. 32-34; G. MONTAGUE, The Time ..., pp. 397-399; R.<br />

PHILLIPS, On Daniel’s..., 15-35; J. ROBINSON, p. 11; J. SMITH, p. 177; J.T. WHEELER, Complete..., p. 275; H. WOOD,<br />

The Reve<strong>la</strong>tion, pp. 378-380. Al seguito di W. MILLER, Evidence..., p. 42, tutti gli autori avventisti. Per i titoli completi<br />

delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

62 Jephet ibn Hali, vedere MARGOLIOUTH Samuele a Oxford 1889, p. 13.<br />

63 T. Newton, o.c., vol. I, 5 a ed., p. 53,55.<br />

64 T. Newton, o.c., II, 5 a ed., p. 55; Idem , 7 a ed., p. 50.


fatto che questo quinto corno, oltre a succedere ai diadochi, eredi di Alessandro, li<br />

assorbe tutti e ciò caratterizza bene Roma. - Poiché‚ l’Impero Greco è sempre<br />

considerato come un impero universale, e poiché si attribuisce ad Alessandro di aver<br />

pianto perché non aveva più nul<strong>la</strong> da conquistare, lo Stato di Roma che sorgeva<br />

doveva necessariamente uscire da qualche parte del regno di Alessandro». 65<br />

R. H. Graves sosteneva che questo corno raffigurava «<strong>la</strong> dominazione di Roma<br />

nell’Est». 66<br />

Bel<strong>la</strong>h C.G. spiega: «Sappiamo che Roma fece <strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Macedonia nel<br />

168 a.C. e ne fece una parte del suo impero. È da quel<strong>la</strong> regione che essa si estese<br />

verso le altre conquiste. È per questo motivo che Daniele vide uscire Roma dal corno<br />

macedone del capro. La sua supremazia cominciò con <strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Macedonia,<br />

uno delle quattro corna». 67<br />

In contrapposizione a questo pensiero e a completamento, C. Bollman scrisse: «È<br />

impossibile ammettere, come qualche volta si è supposto, che Roma sia uscita dal<br />

corno macedone del capro peloso unicamente per il fatto che appaia al<strong>la</strong> vista del<br />

profeta con il simbolo di un corno che inaugura una carriera di conquiste dopo <strong>la</strong><br />

battaglia di Pidna, 168 a.C., ma piuttosto come padrona del<strong>la</strong> civiltà mondiale...<br />

Etnologicamente i fondatori dell’Impero Romano sono sorti dallo stesso ceppo dei<br />

Greci... Dal punto di vista del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, Roma era strettamente legata al<strong>la</strong> Grecia, sia<br />

politicamente sia geograficamente». 68 Questo pensiero potrebbe essere anche aval<strong>la</strong>to<br />

dal fatto che Kittim indica l’Occidente e quindi viene identificato sia con <strong>la</strong> Grecia sia<br />

con Roma.<br />

Per F.L. Sharp: «La <strong>storia</strong> antica di Roma attesta il fatto che <strong>la</strong> nazione romana è<br />

di origine greca». 69<br />

David Riemens, scriveva: «Crediamo che l’Apocalisse ci dia <strong>la</strong> soluzione (del<br />

problema). In effetti, <strong>la</strong> prima bestia del capitolo XIII ci viene presentata come simile<br />

a un leopardo. I simboli impiegati qui (leone, orso, leopardo) ci rinviano al libro di<br />

Daniele. Poiché è soprattutto l’insieme del potere papale che è rappresentato qui dal<br />

leopardo (<strong>la</strong> Grecia), ci sembra che <strong>la</strong> Bibbia spieghi qui Daniele VIII». 70<br />

65 PRICE George-Mac Cready, The Greatest of the Prophets, Mountain View 1955, pp. 166,167. In Signes des Temps<br />

del 1982 si legge: «Ci si può domandare perché Roma, simboleggiata da una bestia distinta… nel capitolo 7…, appare<br />

qui come una escrescenza dell’Impero Greco. Ma quando si misura fino a che punto <strong>la</strong> potenza romana si sia ispirata e<br />

impregnata del<strong>la</strong> cultura greca… si comprende perché <strong>la</strong> Bibbia abbia presentato Roma come essendo il<br />

prolungamento del<strong>la</strong> Grecia… Se, sul piano culturale e religioso, Roma fu l’erede diretto dell’ellenismo, <strong>la</strong> Roma<br />

papale fu in molti aspetti l’erede del<strong>la</strong> potenza imperiale romana» A l’écoute de <strong>la</strong> Bible, Guide de l’étude de <strong>la</strong> Bible,<br />

1982, pp. 278,279.<br />

66 GRAVES Richard-Hastings, Daniel’s great period of 2300 days discovered and determined in a dissertation on the<br />

<strong>la</strong>tter part of the vision of the ram and the he-goat, London 1854, p. 24.<br />

67 BELLAH Charles Greeley, The Hero of Babylon, Montain View 1940, p. 154.<br />

68 BOLLMAN Calvino P., Review and Herald, 20.10.1932, pp. 988,989; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 20.<br />

69 SHARP F.L., Antiochus or Rome? A Defence of the La Bible Doctrine of the 2300 days of Daniel 8:14, Auck<strong>la</strong>nd,<br />

s.d, p. 18; cit. A.F. Vaucher, o.c. p. 21.<br />

70 Citato A.F. Vaucher, o.c., p. 21.


7. Roma pagana e cristiana nel<strong>la</strong> continuità del “Pontifex Maximus”<br />

Questa spiegazione vede nel Cesare pagano e nel Vescovo di Roma gli eredi e i<br />

continuatori del<strong>la</strong> figura divina del Pontifex Maximus sorto in Babilonia e poi<br />

espresso nelle monarchie orientali e occidentali. Questo modo di capire il testo biblico<br />

ci sembra tenga conto del:<br />

- rapporto tra il quinto corno e l’Impero Greco-Macedone;<br />

- momento storico dell’apparizione del quinto corno.<br />

Rapporto del piccolo grande corno con il capro greco-macedone<br />

1. Rapporto tra il quinto corno e l’Impero Greco-Macedone<br />

Il problema di questo testo di Daniele è nello spiegare come il piccolo grande<br />

corno possa sorgere da uno delle corna del capro dell’antico impero macedone.<br />

Le spiegazioni precedenti ne sono <strong>la</strong> prova. Essendo questo partico<strong>la</strong>re un<br />

problema importante, si è tentato anche di eliminarlo dicendo che il corno non viene<br />

da uno delle quattro corna, ma da uno dei quattro venti presentati nel versetto<br />

precedente: «E dall’uno d’essi (venti) uscì un piccolo corno». 71<br />

La paro<strong>la</strong> “hem” = essi e il verbo “yasa” = uscire sono al maschile nel testo<br />

ebraico, benché i masoreti abbiano messo il verbo al femminile (yaseah) in margine al<br />

testo.<br />

Questa identificazione che il corno non sorge da uno delle quattro corna, ma da<br />

uno dei quattro venti è stato pensato da diversi studiosi avventisti e anche prima del<br />

costituirsi del<strong>la</strong> Chiesa avventista. Un col<strong>la</strong>boratore di William Miller, S. Bliss<br />

sosteneva: «Il piccolo corno doveva sorgere, o provenire dal<strong>la</strong> direzione di uno dei<br />

quattro venti del cielo». 72 L.T. Cunningham scriveva: «Daniele VII disse che vide i<br />

quattro venti soffiare sul grande mare, dal quale sorsero le quattro bestie.<br />

Dall’Occidente, dal<strong>la</strong> stessa regione dal<strong>la</strong> quale sorse <strong>la</strong> quarta bestia, sorse questo<br />

piccolo corno, che ingrandì smisuratamente, poiché le due (potenze) sono identiche. -<br />

Roma cominciò le sue conquiste fuori dal territorio greco, essendo situata all’Ovest<br />

del<strong>la</strong> Grecia. È da questo punto del<strong>la</strong> rosa dei venti che essa è uscita». 73<br />

Anche The Seventh Day Bible Commentary sostiene questa spiegazione che<br />

questo corno sarebbe dovuto sorgere da uno dei quattro venti del cielo e <strong>la</strong> giustifica<br />

dicendo: «I commentatori che applicano al piccolo corno del versetto 9 Roma non<br />

riescono a spiegare in un modo soddisfacente come Roma possa essere rappresentata<br />

uscendo da una delle divisioni dell’impero di Alessandro. Se loro si riferisce a venti,<br />

ogni difficoltà sparisce. In questo modo il testo dice semplicemente che un nuovo<br />

71 Daniele 8:9.<br />

72 BLISS Sylvester, Inconsistences of Colver’s literal fulfilment of Daniel’s Prophecies, Boston 1852, p. 31.<br />

73<br />

CUNNINGHAM L.T., La Bible exegesis and impending judgment as unfolding the design of God, New Upper Falls,<br />

Massachusset, 1892, pp. 269,270.


potere viene da uno dei quattro punti dell’orizzonte. 74 Roma viene dall’Occidente.<br />

Nel<strong>la</strong> spiegazione data dei simboli del<strong>la</strong> visione, Roma viene presentata come uscente<br />

“al tempo del<strong>la</strong> fine dal loro regno”. 75 Questo versetto non par<strong>la</strong> che del tempo in cui<br />

doveva sorgere il piccolo corno e non indica <strong>la</strong> località, mentre il versetto 9 menziona<br />

<strong>la</strong> sua situazione geografica.- Dal momento che <strong>la</strong> visione del capitolo VIII è paralle<strong>la</strong><br />

a quanto tratteggiato nei capitoli II e VII, e che in queste due prime visioni Roma è il<br />

potere che segue <strong>la</strong> Grecia, è ragionevole pensare che il potere rappresentato dal<br />

corno del versetto 9 si applichi ugualmente a Roma. Questa interpretazione è<br />

confermata dal fatto che giustamente Roma risponde ai dettagli contenuti nel<strong>la</strong><br />

visione. Il piccolo corno rappresenta Roma nelle sue due fasi, pagana e papale.<br />

Daniele ha prima di tutto visto Roma nel<strong>la</strong> sua fase pagana, imperiale, che guerreggia<br />

contro il popolo ebraico e i primi cristiani, poi nel<strong>la</strong> sua fase papale, continuando fino<br />

ai nostri giorni ed oltre, combattendo contro <strong>la</strong> vera Chiesa». 76<br />

Questa spiegazione avrebbe lo scopo di presentare il nuovo corno senza farlo<br />

sorgere dal territorio delle corna del diviso Impero Greco. Presenta il corno come una<br />

nuova potenza del<strong>la</strong> quale non si presenta il territorio geografico di provenienza e non<br />

presenta neppure il corpo del<strong>la</strong> bestia dal<strong>la</strong> quale proviene. Viene da uno dei quattro<br />

punti cardinali, 77 dall’Ovest se si considera che le prime due monarchie sono orientali<br />

74 DOUKHAN Jacques, Le soupir de <strong>la</strong> Terre, Étude prophétique du livre de Daniel, ed. Vie et Santé, Dammarie les<br />

Lys 1993, p. 178, scrive: «“Quattro venti del cielo” v. 8. Questa espressione ci rinvia al capitolo 7 in cui è utilizzata<br />

per indicare le quattro direzioni dalle quali fanno irruzione i quattro animali (7:2). Il piccolo corno sembra dunque<br />

sorgere da una di queste direzioni, e non dalle corna come le nostre traduzioni sembrano <strong>la</strong>sciare intendere. È evidente<br />

che un corno non sorge da un altro corno ma dal<strong>la</strong> testa dell’animale. Inoltre, nel libro di Daniele, un nuovo corno che<br />

appare a seguito di altre corna comporta sempre <strong>la</strong> caduta di quelle che lo precedono (7:8; 8:8)».<br />

75 Daniele 9:23.<br />

76<br />

SDABC, vol. IV - Daniel, p. 841.<br />

Il pensiero di SHEA William H., Selected Studies on Prophetic Interpretation, Washington D.C., pp. 42,43; ed.<br />

francese, p. 49,50, che sostiene questa spiegazione considerando il genere dei sostantivi e dei pronomi, può essere così<br />

riassunto: «Quattro corna (femminile)... quattro venti (femminile) dei cieli (maschile plurale)... Dall’una (femminile)<br />

di loro (maschile)...». Esaminando con cura <strong>la</strong> concordanza di generi, noi abbiamo un’unica possibilità. Il pronome<br />

«esse» non può essere riferito alle corna, perché in ebraico «corna» sono al femminile e «esse» è al maschile. «Esse»<br />

non può che riferirsi ai «cieli» che, in ebraico, sono al maschile plurale. «L’una» non può riportarsi che ai «venti»<br />

poiché in ebraico, entrambe, sono al femminile. Noi possiamo dunque parafrasare così il versetto 9: «Da uno dei venti<br />

dei cieli uscì un corno» RODRIGUEZ Angel Manuel, Le Sanctuaire et sa purification, in Servirs, n. 2, 1995, p. 40.<br />

«“Dall’una di esse” v. 9 presenta in effetti una anomalia che non si rileva nelle nostre traduzioni. Letteralmente si<br />

dovrebbe rendere: “Da una (f) di loro (m)”. Questa irrego<strong>la</strong>rità suggerisce un rapporto con <strong>la</strong> frase precedente: “i<br />

quattro venti (f) del cielo (m)”. Noi abbiamo qui a che fare con un genere stilistico corrente nel<strong>la</strong> poesia ebraica: un<br />

parallelismo grammaticale che si doppia al bisogno di una corrispondenza di rima (testo Masoretico). Da una (f) di<br />

loro (m): ahat mehem - venti (f) del cielo (m): ruhot hashamaim (8:8,9)» J. Doukhan, o.c., p. 178,179. Precisa però<br />

VASSALLO Giampiero: «L’accordo nel chiasmo tra un numero e un nome non è valido che per le cifre da tre a dieci; le<br />

cifre uno e due si accordano in genere con il nome. Così, questo accordo è possibile al<strong>la</strong> fine del versetto 8 per <strong>la</strong> cifra<br />

quattro, ma impossibile grammaticalmente all’inizio del versetto 9 per <strong>la</strong> cifra uno. È dunque unicamente grazie<br />

all’argomento del parallelismo del<strong>la</strong> poesia ebraica che si può giustificare questo errore grammaticale. Si può notare<br />

tuttavia che non ci troviamo in un testo poetico, ma profetico (narrativo, nda.). Pensiamo inoltre che Daniele abbia<br />

volontariamente effettuato questo errore grammaticale, allo scopo di dirigere il lettore sugli antecedenti venti al posto<br />

delle corna, giustamente al fine di evitare di considerare che il piccolo corno sorga da uno delle quattro che lo hanno<br />

preceduto!» Daniel 8 et <strong>la</strong> justification du sanctuaire, Collonges sous Salève 1997, p. 5, dattiloscritto. Perché dover<br />

ricorrere a pensare ad un errore grammaticale nel testo, quando il brano può essere spiegato correttamente in maniera<br />

diversa?<br />

77<br />

Ci si chiede se questo modo di spiegare il testo biblico non voglia supporre che questo quinto corno (del capitolo<br />

8) sia il piccolo corno del<strong>la</strong> quarta bestia di Daniele 7.


e <strong>la</strong> terza e <strong>la</strong> quarta sono occidentali. La LXX traduce il versetto 9 dicendo che il<br />

corno s’ingrandì verso l’Est, verso il Sud e verso il Nord. Viene dunque dall’Ovest,<br />

cioè da Roma. 78<br />

Alcuni studiosi hanno criticato l’aspetto debole di questa posizione sostenuta da<br />

diversi autori avventisti. 79<br />

Scrive il maestro Vaucher: «È difficile fare uscire un corno (un regno) dal vento. È<br />

vero che il versetto 8 dice che, a seguito del<strong>la</strong> rottura del grande corno, quattro corna<br />

importanti si elevarono verso i quattro venti del cielo. Ma benché i venti siano<br />

menzionati al<strong>la</strong> fine del versetto, è evidente che il soggetto del<strong>la</strong> frase sono le corna.<br />

È dunque più naturale fare uscire il piccolo corno del versetto 9 da uno delle quattro<br />

corna del versetto 8, tanto più che in diversi manoscritti troviamo esse, al femminile;<br />

che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> (articolo) una (achath) è femminile nel testo ebraico, e che se si<br />

conservasse il maschile per hem (essi), ciò permetterebbe, dal punto di vista<br />

puramente grammaticale, di collegare questa paro<strong>la</strong> al vento, che in ebraico può<br />

essere sia al maschile sia al femminile, nul<strong>la</strong> impedisce di supporre che il profeta<br />

abbia utilizzato <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> al maschile per hem e per il verbo yasa (uscire) pensando al<br />

regno (maschile) rappresentato dal corno. Inoltre c’è da considerare che diversi<br />

manoscritti hanno <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> hem al femminile (esse), in accordo con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> achath<br />

(una), ugualmente al femminile.<br />

In queste condizioni è preferibile adottare <strong>la</strong> traduzione data in tutte le versioni:<br />

“Da una di esse”, cioè il piccolo corno esce da uno delle quattro corna precedenti». 80<br />

«Daniele dice (7:2) che vide i quattro venti soffiare sul mar grande, dal quale sorsero quattro bestie.<br />

Dall’Occidente, dal<strong>la</strong> stessa regione dal<strong>la</strong> quale sorse <strong>la</strong> quarta bestia, uscì questo piccolo corno, che si fece grande<br />

smisuratamente, poiché i due sono identici. - Roma cominciò le sue conquiste al di fuori del territorio greco, essendo<br />

situata a Ovest del<strong>la</strong> Grecia. È da questo punto del<strong>la</strong> rosa dei venti che essa è uscita» Cunningham L.T., o.c., pp.<br />

269,270,<br />

78<br />

Septuaginta Id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX interpretes, edit A. Rahlfs, edito nova, 2 vol., Stuttgart<br />

1935, Daniele 8:9.<br />

«Questa re<strong>la</strong>zione tra il piccolo corno e i quattro venti del cielo indica che il posto in cui sorge il piccolo corno è<br />

quello di uno dei quattro animali del capitoo 7, più precisamente il quarto, che l’autore ha volontariamente passato<br />

sotto silenzio nel capitolo 8. La ragione di questa omissione è semplice: l’autore vuole limitarsi unicamente ai regni<br />

rappresentati dal montone e dal capro» J. Doukhan, o.c., p. 179.<br />

79<br />

COMTE Jules D., Quelques réflexions au sujet du chapitre 8 de Daniel, tel qu’il est interprété par les Adventistes<br />

du 7 e Jour, opuscolo di 14 pagine, senza luogo né data di stampa. KELLOGG Moses Eastman, An Examination of the<br />

1844 time theory, Battle Creek, Michigan, 1907, p. 72; KOLVOORD John, The prophecy of Daniel 8 - The Vision of the<br />

Evenings and the Mornings Battle Creek, Michigan, 1907. RUPERT G.G., The Gathering of the Nations to<br />

Armageddon, 3 a ed., Britton, Ok<strong>la</strong>oma, 1903; RUPERT G.G., Time, Tradition and Truth, 3 a ed., 1914. Per i titoli<br />

completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

80<br />

A.F. Vaucher, o.c., p. 20.<br />

Proponiamo alcune versioni:<br />

Il quinto corno proviene da uno dei venti:<br />

- La Bibbia Sistoclementina: «…quattro corna volte ai quattro venti del cielo. Da uno di questi scappò fuori un<br />

piccolo corno che s’ingrandì…». In nota: il piccolo corno è Antioco Epifane…<br />

- La Sacra Bibbia, Mons. Antonio Martini: «… nacquero quattro corna … volte ai quattro venti del cielo. E da uno di<br />

questi scappò fuori un piccolo corno». “Questi”, in nota: «Dal regno di Siria uscì Antioco Epifane».<br />

- La Bibbia ed. Sa<strong>la</strong>ni: «... e quattro altre corna spuntarono sotto di esso, verso i quattro venti del cielo. Da uno di<br />

questi uscì un altro piccolo corno...». La nota dell’abate Giuseppe Ricciotti (le quattro corna = i Diadochi; piccolo<br />

corno = Antioco), crediamo contraddica <strong>la</strong> traduzione, nel<strong>la</strong> quale l’aggettivo dimostrativo plurale «questi» si<br />

dovrebbe riferire ai venti e non alle corna per le quali avrebbe dovuto usare: queste o quelle.


Abbiamo quindi:<br />

- versetto 8: «sorsero quattro (f) corna (f) cospicue, verso i quattro venti (m-f-plur.)<br />

dei cieli (m-plur)»<br />

- versetto 9: «e dall’una (f) di essi/e (m - molti manoscritti f) uscì un piccolo corno».<br />

Come risulta evidente dal testo, il soggetto principale del<strong>la</strong> visione è costituito<br />

dalle quattro corna. Il menzionare i venti è un aspetto secondario, è il complemento di<br />

luogo del<strong>la</strong> preposizione principale. Se con le parole del versetto 9 il profeta voleva<br />

riferirsi al complemento di luogo, i venti, e non al soggetto del<strong>la</strong> frase precedente, le<br />

corna, le regole grammaticali e di sintassi avrebbero chiesto a Daniele una<br />

precisazione. Questa evidenza grammaticale ci permette di sostenere che il profeta,<br />

pur avendo presentato i venti del cielo, si riferisce al soggetto del versetto precedente.<br />

Questo modo di vedere il testo biblico è stato ben compreso dagli autori de The New<br />

English Bible - La Nuova Bibbia Inglese 81 , i quali hanno così tradotto: «Al suo posto<br />

sorsero verso le quattro direzioni del cielo quattro corna prominenti. Dall’uno di esse<br />

sorse un piccolo corno». The Good News Bible, traduce: «Da uno di quelle quattro<br />

corna crebbe un piccolo corno...». La Sainte Bible tradotta in francese corrente del<br />

1991 riporta: «Al suo posto, quattro altre corna impressionanti spuntarono, orientate<br />

verso i quattro angoli dell’orizzonte. Dall’uno di esse, il più piccolo, uscì un nuovo<br />

- La Bibbia di Gerusalemme; La Sacra Bibbia, ed. SEI; La Bibbia nuovissima versione dai testi originali s. Paolo; La<br />

Bibbia TOB: «... verso i quattro venti del cielo, e da uno di quelli…».<br />

- Card. Ferraris: «... e quattro altre corna spuntarono sotto di esso, verso i quattro venti del cielo. E da uno di essi<br />

uscì un altro corno piccolo che s’ingrandì... ».<br />

- La Nuova Diodati: «... al suo posto spuntarono quattro corna cospicue, verso i quattro venti del cielo. Da uno di<br />

questi uscì un piccolo corno...».<br />

- Luzzi - nuova riveduta: «... al suo posto spuntarono quattro grandi corna verso i quattro venti del cielo. Da uno di<br />

essi uscì un piccolo corno..».<br />

Queste versioni presentano il piccolo corno che esce dai venti, però poi quando c’è <strong>la</strong> nota si presenta il re<br />

Antioco Epifane, quale quinto corno che sorge dal regno Seleucida, uno dei quattro corni.<br />

Ricordiamo che i venti sono il complemento di luogo del<strong>la</strong> crescita delle corna. Il soggetto del versetto 9<br />

dovrebbe fare quindi riferimento al soggetto del versetto 8 che sono le corna.<br />

Il quinto corno proviene dalle corna<br />

- La Bibbia Concordata, ed. A. Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1968, 2 a e 3 a ed.,1969: «… spuntarono quattro corna cospicue, in<br />

direzione dei quattro venti del cielo. Da uno di essi, dal più piccolo, spuntò un corno…».<br />

- La Paro<strong>la</strong> del Signore: «... sorsero altre quattro grosse corna rivolte verso i quattro angoli dell’orizzonte. Da uno di<br />

essi, il più piccolo, spuntò un nuovo corno...».<br />

In queste versioni l’aggettivo maschile «piccolo», che nelle altre versioni è riferito al corno nascente, non ha<br />

senso che sia riferito ai venti del cielo, angoli dell’orizzonte e crediamo quindi si riferisca a uno delle quattro corna<br />

(femminile), quello seleucida. Ci permettiamo pensare che queste traduzioni possano essere viziata dal<strong>la</strong><br />

spiegazione che viene data: il piccolo corno è Antioco.<br />

Le tre versioni che seguono sono precise e non <strong>la</strong>sciano equivoci:<br />

- Diodati: «... in luogo di quello sorsero altre quattro corna ritorte, verso i quattro venti del cielo. E dall’uno di esse<br />

uscì un piccolo corno...».<br />

- Luzzi: «... sorsero quattro corna cospicue, verso i quattro venti del cielo. E dall’una d’esse uscì un piccolo corno...».<br />

- La Bibbia ed. Paoline: «... e in suo luogo ne sorsero quattro, verso i quattro venti del cielo. Or, da uno di quelli, dal<br />

piccolo, uscì fuori un altro corno».<br />

Come abbiamo già detto, a causa del<strong>la</strong> spiegazione che viene data, che tranne qualche eccezione, come <strong>la</strong> nostra,<br />

si identifica il corno nascente con Antioco Epifane, è normale pensare che questo corno sorga da uno delle quattro<br />

corna precedenti e non dai quattro punti cardinali. Riconosciamo che questo pensiero radicato, possa influenzare <strong>la</strong><br />

traduzione.<br />

81<br />

The New English Bible, Oxford 1970.


corno». 82 La Bibbia Concordata nel 1968 così traduceva: «In sua vece spuntarono<br />

quattro corna cospicue, in direzione dei quattro venti del cielo. Da uno di essi, dal più<br />

piccolo, spuntò un corno...». 83<br />

A queste osservazioni possiamo aggiungere: l’espressione che le quattro corna si<br />

diramarono «verso i quattro venti del cielo» non vuole dire che salirono verso il cielo, ma che<br />

i loro territori geografici si estesero verso i punti cardinali, e non dai punti cardinali, ma da<br />

uno dei territori che raffiguravano queste corna sorse il quinto corno.<br />

2. Momento storico dell’apparizione del quinto corno<br />

La <strong>storia</strong> di questi quattro regni sorti dal<strong>la</strong> divisione dell’impero di Alessandro fu<br />

caratterizzata da continue sommosse, guerre all’interno e all’esterno. A poco a poco<br />

questo impero macedone passò sotto il dominio di Roma.<br />

Nel 168 a.C. <strong>la</strong> Macedonia venne conquistata dai Romani e nel 146 a.C. diventò Provincia<br />

romana; nel 145 a.C. fu <strong>la</strong> volta del<strong>la</strong> Grecia col nome di Acaia. I Seleucidi mantennero il loro<br />

regno sul<strong>la</strong> Siria fino al 63 a.C. e l’Egitto venne annesso, come proprietà personale<br />

dell’imperatore, nell’anno 30, dopo che Ottaviano Augusto vinse Antonio, amante del<strong>la</strong><br />

seducente Cleopatra, nel<strong>la</strong> famosa battaglia di Azio del 31 a.C.<br />

Questi regni caddero, finirono, dice il testo biblico, perché colmarono <strong>la</strong> misura<br />

del<strong>la</strong> loro ribellione, cioè del loro peccato. Come Babilonia passò sotto <strong>la</strong><br />

dominazione dei Medo-Persiani, a causa del<strong>la</strong> sua corruzione morale, 84 così i regni<br />

ellenici vennero scalzati nel momento culminante del<strong>la</strong> loro licenziosità, del loro<br />

crimine e del<strong>la</strong> loro corruzione.<br />

Lo storico F. Laurent così riassume gli ultimi anni degli ultimi due regni<br />

dell’Impero Greco: «La <strong>storia</strong> degli ultimi Seleucidi può riassumersi in qualche<br />

paro<strong>la</strong>: discordia, patricidi e dissolutezze... I Tolomei, tanto quanto i Seleucidi, si<br />

distinsero per <strong>la</strong> loro condotta, <strong>la</strong> loro vigliaccheria, <strong>la</strong> loro imbecillità, i loro terribili<br />

piaceri... Gli omicidi e l’incesto erano <strong>la</strong> vita comune del<strong>la</strong> famiglia reale». 85<br />

Questo quinto corno sarebbe dovuto quindi sorgere dopo il 31 a.C. (al<strong>la</strong> fine del<br />

loro regno), <strong>diventa</strong>ndo grande verso mezzogiorno, verso levante e verso il Paese<br />

splendido, che non è altro che <strong>la</strong> Palestina.<br />

Questo corno rappresenta un re politico e religioso, <strong>la</strong> cui azione si svolge<br />

prettamente sul terreno religioso. Lo stesso abate J. Fabre d’Envieu e quasi tutti i<br />

commentatori, anche se non seguono <strong>la</strong> nostra spiegazione, riconoscono che «questo<br />

re è descritto sotto i tratti analoghi a quelli dell’Anticristo del capitolo VII». 86<br />

82 La Sainte Bible, con i libri Deuterocanonici, francese corrente, ABU, 1991.<br />

83<br />

La Sacra Bibbia Concordata, ed. A. Mondadori, 1968.<br />

84<br />

Vedere Daniele 5.<br />

85 a<br />

LAURENT F., Histoire du droit des gens et des re<strong>la</strong>tions internationales, t. III, 2 ed., Bruxelles 1862, pp. 153,156.<br />

86 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 774.


Come abbiamo visto, diversi studiosi hanno identificato questo corno con Roma.<br />

La spiegazione che noi daremo segue <strong>la</strong> tesi di Pedro de Felipe. 87 Essa ci sembra che<br />

tenga conto al meglio del testo biblico stabilendo il sorgere di questo quinto regno<br />

so<strong>la</strong>mente dopo <strong>la</strong> caduta dei diadochi. Roma, come potenza imperiale, sorge molto<br />

tempo prima. Questo corno non può essere so<strong>la</strong>mente l’Impero Romano pagano,<br />

perché questo potere giunge fino al tempo del<strong>la</strong> fine. Non può essere neppure<br />

so<strong>la</strong>mente Roma papale, come hanno spiegato diversi esegeti, per il fatto che questa<br />

sorge diversi secoli dopo <strong>la</strong> caduta dell’Impero Greco macedone, e per lo stesso<br />

motivo non può essere neppure l’Is<strong>la</strong>m. Questo corno rappresenta <strong>la</strong> potenza di Roma<br />

pagana che continua sotto le vesti del<strong>la</strong> potenza cristiana nel<strong>la</strong> figura del Pontefice<br />

massimo che, pagano o/e cristiano, è motivo di adorazione.<br />

«C’è una differenza tra il piccolo corno del capitolo VII e quello del capitolo VIII.<br />

Il primo rappresenta Roma papale, mentre il secondo rappresenta Roma in tutte le fasi<br />

del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>, <strong>la</strong> fase pagana e <strong>la</strong> fase papale», 88 sotto il suo aspetto prettamente<br />

religioso; e ciò spiegherebbe perché viene descritta dall’emblema del corno e non da<br />

un animale, come nel capitolo precedente. Il capitolo VIII di Daniele amplia e precisa<br />

meglio l’origine del piccolo corno del capitolo VII e del perché esso è per natura<br />

«diverso» dalle altre dieci corna e nello stesso tempo perché esso riassume in sé tutta<br />

<strong>la</strong> potenza e <strong>la</strong> brutalità del<strong>la</strong> quarta bestia. «Questa visione (del capitolo VIII) è<br />

chiaramente paralle<strong>la</strong> al<strong>la</strong> precedente e completa anche <strong>la</strong> prima visione dei quattro<br />

imperi del capitolo II». 89<br />

È chiaro dal testo biblico «che il piccolo corno del capitolo VIII giochi il ruolo<br />

combinato sia del<strong>la</strong> quarta bestia sia del piccolo corno del capitolo VII». 90<br />

Questo corno è <strong>la</strong> figura dell’imperatore romano divinizzata che giunge fino al<br />

nostro tempo, culto che sorge non sul territorio dei Latini, ma su quello dell’Impero<br />

Greco, da uno delle quattro corna. Nel<strong>la</strong> sua crescita in origine, questo corno si<br />

annette il Mezzogiorno, cioè l’Egitto, quando Ottaviano, di ritorno dal<strong>la</strong> Siria, vi entra<br />

con il suo esercito nel 30 a.C. Dopo il Mezzogiorno s’ingrandisce verso levante, e <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> ci dice che «al principio dell’anno 21 a.C. Augusto... cominciò una ispezione<br />

generale verso l’Oriente. In Asia esercitò, contro i Parti, una tale pressione militare e<br />

diplomatica che obbligò il re Fraates a restituire, a Tiberio, le insegne di Crasso (20<br />

a.C.); <strong>la</strong> propaganda presenta questo successo come <strong>la</strong> realizzazione dell’Impero<br />

universale». 91<br />

Nel 6 d.C. Augusto diede <strong>la</strong> Giudea, «il paese splendido», a un procuratore.<br />

3. Origine e sviluppo del culto all’imperatore romano pagano prima e al vescovo di<br />

Roma poi<br />

87 FeLIPE del REY Pedro de, La identificacion del Cuerno Pequeno de Daniel 8, Madrid 1970, ciclosti<strong>la</strong>to. Edizione<br />

ampliata del mémoire presentato al Seminaire Adventiste de Collonges sous Salève, Identification de <strong>la</strong> petite corne<br />

de Daniel 8 - de son origine à 476, Collonges sous Salève, aprile 1969, dattiloscritto.<br />

88 WAGGONER Joseph Harevey, D’Eden en Eden, Étude scripture et pratique, Bâle 1889, p. 148.<br />

89 L. Dennefeld, o.c., p. 681.<br />

90 FORREST CONTRELL Raymond, Beyond tomorrow, 1962, p. 151.<br />

91 PICARD G. Charles, Auguste et Neron, le secret de l’Empire, Paris 1962, pp. 18,22.


Il profeta Daniele veniva quindi posto a considerare il sorgere del<strong>la</strong> potenza<br />

romana, potenza che sussiste fino ai nostri giorni, sotto l’aspetto del culto<br />

all’imperatore di Roma, culto che sorse da principio su uno dei regni delle quattro<br />

corna.<br />

«Tra le diverse forme delle religioni antiche, quel<strong>la</strong> che colpisce di più è forse<br />

l’adorazione dell’imperatore». 92<br />

È questa abominazione che, con il cristianesimo, raggiunge il suo apogeo. Se<br />

questa empietà prima si manifestava nel mondo pagano, nel nome delle varie divinità,<br />

successivamente è continuata nel<strong>la</strong> Chiesa di Cristo nel nome dell’Eterno.<br />

Per comprendere bene questo dobbiamo risalire molto nel tempo e vedere come<br />

l’imperatore-dio fosse un agente dell’Avversario. Infatti questo culto del<strong>la</strong> creatura<br />

trova <strong>la</strong> sua origine in Satana che volle essere «simile all’Altissimo» trasmettendo<br />

questo sentimento nell’uomo quando disse ad Eva: «Sarete come Dio». 93<br />

Il profeta Daniele nel<strong>la</strong> sua rive<strong>la</strong>zione presenta questa realtà incarnata nel re di<br />

Babilonia Nebucadnetsar cercò di farsi adorare sotto l’emblema di una statua d’oro,<br />

davanti al<strong>la</strong> quale i figli di Dio, gli amici di Daniele, non si inginocchiarono. Sebbene<br />

il libro apocrifo di Giuditta, del II secolo a.C., riporti dei fatti storici imprecisi e non<br />

realizzati, si legge che il generale Oloferne «aveva ricevuto da Nabuccodonosor<br />

l’ordine di distruggere tutti gli dèi del<strong>la</strong> terra. I popoli e le tribù del mondo dovevano<br />

adorare soltanto Nabuccodonosor. In tutte le lingue dovevano invocarlo come l’unico<br />

Dio» e gli fa dire: «Non esiste nessun altro Dio all’infuori di Nabuccodonosor». 94<br />

L’ambizione umana continuò nel<strong>la</strong> corte caldea e fu <strong>la</strong> causa, secondo il profeta Isaia,<br />

del<strong>la</strong> sua caduta. 95 Dario, re dei Medi e dei Persiani, dopo aver conquistato Babilonia,<br />

emanò un decreto, dietro suggerimento dei suoi consiglieri, con il quale faceva<br />

conoscere che nessun altro dio all’infuori di lui doveva ricevere qualsivoglia richiesta,<br />

cioè essere pregato, adorato per lo spazio di trenta giorni: «Rivolgerà qualche<br />

richiesta a qualsivoglia dio o uomo tranne che a te, o re, ... ». 96 La Bible Annotée<br />

commenta: «Adorare il re, secondo le idee religiose dei Persiani, non era cosa empia,<br />

al contrario. Gli autori antichi testimoniano che il re persiano era riverito come<br />

“figlio” e “immagine degli dèi”, e pure come “dio”. Era <strong>la</strong> stessa cosa presso gli<br />

Egiziani, gli Etiopi; si sa che Alessandro il Grande ebbe in Egitto gli onori divini». 97<br />

L’abate Beurlier scriveva: «Gli Egiziani veneravano nei loro re le incarnazioni<br />

successive di Ra, il sole, il più grande degli dèi. I re persiani erano adorati dai loro<br />

sudditi. Alessandro non poteva essere inferiore nei confronti di coloro che aveva<br />

vinto e che voleva sostituire. Così si fece proc<strong>la</strong>mare figlio di Zeus dall’oracolo di<br />

Ammon, e adorato dagli abitanti dell’Asia. La sua ambizione fu completamente<br />

soddisfatta solo nel giorno in cui i suoi compatrioti e le città del<strong>la</strong> Grecia riconobbero<br />

92 E. Beurlieri, o.c., p. 1.<br />

93 Isaia 14:12-14; Genesi 3:5.<br />

94 Giuditta 3:8; 6:2.<br />

95 Daniele 3; Isaia 14:12-14.<br />

96 Daniele 6:7.<br />

97 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 280


<strong>la</strong> sua divinità. Essi lo fecero di ma<strong>la</strong>voglia, ma infine cedettero, e dei decreti solenni<br />

salutarono in Alessandro l’uguale dei più grandi dèi. La divinità di Alessandro restò<br />

popo<strong>la</strong>re dopo <strong>la</strong> sua morte, e il suo culto rimase ancora per molto tempo dopo <strong>la</strong><br />

conquista dei rimasugli del suo impero dal<strong>la</strong> potenza romana... I Tolomei ereditarono<br />

dei titoli dai Faraoni. Essi furono, come loro, figli di Ra, e, nei templi del<strong>la</strong> religione<br />

egiziana, furono associati agli dei del paese... Con dei mezzi un po’ diversi i Seleucidi<br />

arrivarono agli stessi risultati. Essi portarono secondo i loro desideri il titolo di<br />

Salvatore e quello di Dio... Ecco ciò che i Romani trovarono stabilito quando si<br />

appropriarono di queste regioni... Era dunque naturale che il giorno in cui al<strong>la</strong><br />

repubblica fosse successa una monarchia, il principe avrebbe trovato, da parte dei<br />

popoli greci, <strong>la</strong> stessa premura all’adorazione». 98<br />

Al<strong>la</strong> morte di Alessandro, Lisimaco eresse l’acropoli di Pergamo e vi depose 9000<br />

talenti <strong>la</strong> cui custodia fu affidata a Filotero (283-263 a.C.) il quale, al<strong>la</strong> morte di<br />

Lisimaco, si appropriò del tesoro e fondò una dinastia indipendente. A questo regno<br />

aderirono <strong>la</strong> Misia, <strong>la</strong> Lidia, <strong>la</strong> Caira, <strong>la</strong> Panfilia e <strong>la</strong> Frigia. Con Eumenes II questo<br />

regno raggiunse l’apice del suo splendore e Attalo III Filometore (138-133) lo<br />

mantenne con l’appoggio dei Romani, i quali lo ereditarono nel 133 a.C. facendone<br />

una provincia romana nel l29 a.C. col nome di Asia Propria, mantenendo come<br />

capitale Pergamo. I re di questo regno erano considerati come delle divinità. La<br />

devozione a questi re continuò nel culto ai Cesari romani quando eressero sopra<br />

l’acropoli il primo tempio del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> al<strong>la</strong> dea Roma e al dio Augusto, nel 29 a.C.<br />

Prima di Ottaviano Augusto, Giulio Cesare aveva cercato di creare in Roma una<br />

monarchia simile a quel<strong>la</strong> dei regni ellenici. I pugnali di Bruto e Cassio posero fine<br />

al<strong>la</strong> sua impresa.<br />

Sebbene Ottaviano Augusto si presentasse a Roma «e ai Romani nel<strong>la</strong> toga<br />

repubblicana, il mondo, e soprattutto l’Oriente, lo vedeva rivestito dal manto di<br />

porpora di Alessandro». 99<br />

Era riservato in Roma, e adorato nelle province, ma <strong>la</strong> monarchia di tipo ellenico<br />

doveva con il tempo conquistare <strong>la</strong> capitale stessa. Nell’anno 27 a.C. il Senato attribuì<br />

ad Augusto il nome di dio, conferendo al<strong>la</strong> sua persona un carattere sacro. Nel 26 a.C.<br />

<strong>la</strong> propaganda al culto dell’imperatore uscì da Pergamo e creò in Spagna, a<br />

Tarragona, un nuovo centro di adorazione. «Nell’anno 12 a.C. - ultima delle grandi<br />

tappe - al<strong>la</strong> morte di Lepido, Augusto si fece nominare Sommo Pontefice. Questo atto<br />

risuscitò, a profitto dell’imperatore, l’antica unione del trono e dell’altare rotta con <strong>la</strong><br />

caduta dei re, e lo costituì, sotto una forma visibile, capo ufficiale del<strong>la</strong> religione<br />

romana». 100<br />

Il sistema pontificio che Numa Pompilio creò a Roma nel VI secolo a.C. il cui<br />

presidente control<strong>la</strong>va tutti i riti religiosi pubblici o privati del popolo romano, «non<br />

era che un germoglio del grande sistema babilonese primitivo». 101<br />

98 E. Beurlier, o.c., p. 3,4.<br />

99 LIETZMANN H., Histoire de l’Eglise ancienne, Paris 1950, p. 176.<br />

100 HOMO Léon, De <strong>la</strong> Rome païenne à <strong>la</strong> Rome chrétienne, Paris 1950, p. 41.<br />

101 HISLOP Alexandre, Les Deux Babylones, Paris, ed. 1972, p. 364.


L’istituzione vera d’un culto imperiale per Roma e per l’Italia data l’anno 8 a.C.<br />

<strong>Quando</strong> Augusto morì nel 14 d.C. <strong>la</strong> sua opera era definitivamente stabilita. «Se<br />

durante il primo secolo del<strong>la</strong> nostra era il culto all’imperatore vivente incontrò ancora<br />

un certo numero di ostacoli, se quello dell’imperatore morto suscitò qualche<br />

reticenza e qualche sarcasmo, ... con gli Antoniani (nome dato agli imperatori romani:<br />

Nerva, Traiano, Adriano, Antonio, Marco Aurelio, Verus e Commodio, che<br />

imperarono dal 96 al 192) l’uno e l’altro furono accettati da tutti... D’ora in avanti il<br />

culto imperiale fu parte integrante del<strong>la</strong> religione... Tale è l’apporto di Augusto e<br />

del<strong>la</strong> sua opera al<strong>la</strong> religione romana». 102<br />

Par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> fedeltà del<strong>la</strong> Chiesa di Pergamo al<strong>la</strong> fine del I secolo, Giovanni<br />

nell’Apocalisse scrive: «Io conosco dove tu abiti cioè là dove è il trono di Satana». 103<br />

Era a causa del culto all’imperatore romano, <strong>la</strong> cui origine è proprio nel<strong>la</strong> città di<br />

Pergamo, che i cristiani furono perseguitati perché rifiutavano di rendere il loro<br />

omaggio a Domiziano (81-96), che esigeva l’adorazione come “signore e dio”.<br />

Oscar Cullmann fa notare: «Il culto all’imperatore era il punto in cui lo Stato<br />

romano superava i suoi limiti, in cui si erigeva per così dire ad istituzione divina, al<br />

fine di dominare anche sulle anime dei suoi sudditi... Rifiutare di offrire i sacrifici<br />

all’immagine dell’imperatore e di pronunciare Kyrios Kaiser (Signore Cesare)<br />

comportava d’ufficio <strong>la</strong> condanna a morte». 104<br />

«La... religione so<strong>la</strong>re rinforzava il carattere divino dell’autorità imperiale... Le<br />

religioni so<strong>la</strong>ri e le teorie astrologiche orientali tendevano a fare del sovrano<br />

l’emanazione e il rappresentante sul<strong>la</strong> terra del Sole... Il sincretismo religioso ha il suo<br />

centro nel<strong>la</strong> capitale». 105<br />

<strong>Quando</strong> gli imperatori dopo Costantino divennero cristiani non rinunceranno al<br />

titolo di Pontefice Massimo o Sommo Pontefice. «Il Principe è rimasto Pontefice<br />

Massimo, cioè capo religioso del<strong>la</strong> città di Roma». 106<br />

«Esattamente come il Pontefice Massimo del passato, egli si sentì chiamato, nel<strong>la</strong><br />

sua qualità di Imperatore divino, a essere sul<strong>la</strong> terra l’organo visibile del<strong>la</strong><br />

divinità». 107<br />

«La conversione 108 di Costantino avrebbe dovuto comportare l’abolizione del culto<br />

imperiale» 109 ma, scrivono Brehier e Batiffol: «Non so<strong>la</strong>mente Costantino non ha<br />

102 GORGE M. - MORTIER R., Histoire générale des Religions, Paris 1948, p. 374.<br />

103 Apocalisse 2:13.<br />

104 CULLMANN Oscar, Dieu et César, Neuchâtel 1936, pp. 83,84.<br />

105 L. Home, o.c., pp. 153,154,157.<br />

106 PALANQUE Jean-Rémy, De Costantin à Charlemagne à travers le chaos barbare, Paris 1959, p. 14.<br />

107<br />

RAHNER Hugo, L’Eglise et l’Etat dans le christianisme primitif, Paris 1964, p. 71.<br />

108<br />

Possiamo asserire che Costantino non si è mai convertito. C’è stata una evoluzione religiosa che è <strong>la</strong> conseguenza<br />

di una necessità contingente ed un adattamento ai tempi. Anche il segno, a forma di croce, che ha fatto dipingere sugli<br />

scudi, se lo vogliamo vedere in chiave prettamente cristiana esso è un atto di propiziazione di una divinità che non<br />

faceva ancora parte del Panteon e che, malgrado <strong>la</strong> persecuzione subita dai suoi fedeli, aveva fatto crescere il numero<br />

degli adepti in tutto l’impero. Di questo segno Will DURANT, Hi<strong>storia</strong> de <strong>la</strong> Civilisation, Simon - Schuster, Inc. New<br />

York, scrive: «Negli eserciti di Costantino <strong>la</strong> croce non avrebbe potuto offendere gli adoratori di Mitra (i pagani)<br />

perché per molto tempo avevano combattuto sotto lo stendardo mitraico del<strong>la</strong> croce di luce». È quindi più corretto<br />

par<strong>la</strong>re di evoluzione di Costantino e di inversione di marcia del<strong>la</strong> politica di Roma nei confronti del cristianesimo.


abolito il culto all’imperatore, ma lo ha messo in onore con il cristianesimo ed è<br />

riuscito a farlo accettare dal<strong>la</strong> Chiesa... Costantino ha mantenuto, sembra, quasi tutte<br />

le pratiche e gli usi dell’antico culto imperiale». È lui il primo Sommo Pontefice del<strong>la</strong><br />

Chiesa.<br />

«Non rifiuta il nimbo, simbolo del<strong>la</strong> divinità che appare sulle monete imperiali<br />

sotto gli Antoniani».<br />

Il rifiuto all’adorazione del<strong>la</strong> immagine imperiale, offesa di Lesa Maestà, aveva<br />

causato molti martiri. Nel 328 Costantino fece innalzare <strong>la</strong> sua statua nel Foro, in una<br />

mano tiene <strong>la</strong> <strong>la</strong>ncia, nell’altra il globo sormontato dal<strong>la</strong> croce. L’inaugurazione di<br />

questa statua dette origine a delle feste solenni, e, molto tempo dopo <strong>la</strong> morte di<br />

Costantino, essa era ancora in grande venerazione». 110<br />

«Gli imperatori cristiani... hanno in realtà posseduto un carattere sacro ben più<br />

importante di quello degli imperatori pagani candidati al<strong>la</strong> divinità, dopo <strong>la</strong> morte. La<br />

migliore prova è fornita dal<strong>la</strong> persistenza, nell’impero cristiano, del culto imperiale.<br />

Durante più di un secolo, l’adorazione resta <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> assoluta, che consiste nel<br />

prostrarsi davanti al<strong>la</strong> Maestà imperiale, baciare il panno del<strong>la</strong> sua porpora, vestia<br />

regis, <strong>la</strong> stoffa sacra, inginocchiarsi davanti al trono». 111<br />

«A Costantino morto si rende l’omaggio piegando il ginocchio... è il rito di<br />

adorazione che era d’etichetta al<strong>la</strong> corte imperiale dal tempo di Diocleziano». 112 Per i<br />

pagani, l’imperatore dopo <strong>la</strong> sua morte <strong>diventa</strong>va divus (divino), questo status<br />

corrisponde per i cristiani a quello di beato. 113 Per questo motivo in Oriente<br />

Costantino è elevato al rango dei santi. La Chiesa greca, il 21 maggio, celebra <strong>la</strong> festa<br />

del «glorioso sovrano, coronato da Dio...». 114<br />

Il cattolico F. Mourret dichiara che, quando Costantino trasferì <strong>la</strong> sede dell’impero<br />

da Roma a Costantinopoli, nel 329: «Qualunque sia stata <strong>la</strong> sua intenzione personale,<br />

<strong>la</strong>sciò che il Papa occupasse più liberamente e più ostensibilmente il primo posto<br />

nel<strong>la</strong> città di Roma... Il Pontefice (allora vescovo) era ormai incaricato del<strong>la</strong> gestione<br />

e manutenzione di acquedotti, ponti e mura; era il protettore legale di chiunque<br />

ricevesse vessazioni dai giudici; il giorno del combattimento, egli deve essere il primo<br />

sulle roccheforti. “Il Papa, dice Ernest Lavisse, è fin da quel momento il vero padrone<br />

di Roma”». 115<br />

Nel 378 l’imperatore Graziano rinunciò al titolo di Pontefice Massimo, nello<br />

stesso tempo, mentre in Oriente lo Stato cerca di assorbire <strong>la</strong> Chiesa, in Occidente,<br />

Roma, dal 382, affermava il primato del<strong>la</strong> sua sede mettendo le basi del<strong>la</strong> teocrazia<br />

pontificia.<br />

Ciò che distingue Costantino dagli altri imperatori che lo hanno preceduto non è <strong>la</strong> sua conversione, ma <strong>la</strong> sua politica,<br />

che è stata poi seguita costantemente dai suoi successori.<br />

109 LEBRETON Jules, Les origines du dogme de <strong>la</strong> Trinité, 1919, p. 13.<br />

110 BREHIER Louis René - BATIFFOL Pierre, La survivance du culte impérial romain, Paris 1920, pp. 17,27,39.<br />

111 MESLIN Michel, Le christianisme dans l’empire romain, Paris 1970, p. 111.<br />

112<br />

L.R. Brehier et P. Batiffol, o.c., p. 40.<br />

113<br />

J. Lebreton, o.c., p. 17.<br />

114<br />

Vedere FLICHE Augustine - MARTIN Victor, Histoire de l’Eglise, t. I, pp. 29,30.<br />

115 MOURRET F., La papauté‚ Paris 1929, pp. 24-26.


Hans Kueng scrive: «L’insigne vescovo giurista Leone, per primo si fregiò del<br />

titolo spettante al sommo sacerdote pagano, Pontifex Maximus» 116 , e Nino Lo Bello<br />

precisa che «nell’anno 440 il titolo di Pontifex Maximus fu trasferito al papa Leone<br />

I o ». 117<br />

Nel 533 l’imperatore Giustiniano, per motivi politici, riconosceva al vescovo di<br />

Roma il primo posto nel<strong>la</strong> cristianità e al vescovo di Costantinopoli, Nuova Roma,<br />

quello di secondo.<br />

Il teologo protestante Harnack scriveva: «La Chiesa romana scivolò insediandosi<br />

al posto dell’Impero Romano, in effetti, questo continuò in essa; non è sparito, si è<br />

solo trasformato». 118 Lo storico Ferdinando Lot, riportando una dichiarazione di<br />

Harnack, scrive: «Il papa - Pontefice Massimo - è succeduto a Cesare, il Papa è<br />

l’Imperatore». 119 Il cattolico W<strong>la</strong>dimir d’Ormesson, accademico francese e<br />

ambasciatore per otto anni presso <strong>la</strong> santa sede, scrive: «Sul piano storico il Papa è<br />

l’erede dei Pontefici Romani e questo titolo interessa sia l’antico Impero di Roma sia<br />

l’era cristiana». 120<br />

Purtroppo oggi, come confessano Brehier e Batiffol: «Nessuno è stupito di vedere<br />

il titolo di Pontefice Massimo dato ai successori di S. Pietro». 121<br />

«Una forma di governo, ispirata dall’assolutismo più brutale mai esistito, s’impose<br />

ad una istituzione (<strong>la</strong> Chiesa) che aveva avuto per privilegio e per scopo <strong>la</strong> libertà e <strong>la</strong><br />

denominazione pagana restò attaccata con ironia al frontespizio dell’edificio cristiano:<br />

Pontifex Maximus!» 122<br />

Con il papato il culto all’uomo, all’imperatore, «il mistero dell’iniquità», come<br />

scrive l’apostolo Paolo, raggiunge <strong>la</strong> sua pienezza e <strong>la</strong> potenza religiosa viene<br />

impiegata per fini politici.<br />

L’apostasia predetta dall’apostolo si compie e il presunto successore di Pietro<br />

<strong>diventa</strong>: «l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong> perdizione, l’avversario, colui che<br />

s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da<br />

porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo che egli è Dio». 123<br />

A Montecitorio c’è l’obelisco di granito rosso, di 80 piedi d’altezza che il grande<br />

Sesostri, del tempo di Abramo, si fece costruire per <strong>la</strong> sua Ierapoli. Dopo sedici<br />

secoli, Augusto lo fece portare a Roma e su un <strong>la</strong>to vi fece scolpire: «Il divino<br />

augusto, Pontefice Massimo, l’anno XIV del suo regno» mentre sull’altro ‘sua santità’<br />

Benedetto XIV, successore del I pontefice romano, vi fece incidere: «Benedetto XIV,<br />

Pontefice Massimo, l’anno XVIII del suo regno»; più tardi Pio VI vi scolpiva: «Pio<br />

sesto Pontefice Massimo». La stessa cosa è per l’obelisco di Piazza del Popolo. Nel<br />

116 KUENG Hans, L’infallibilità, ed. Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1977, p. 81.<br />

117 Lo BELLO Nino, The Vatican Empire, New York 1968, p. 75.<br />

118 HARNACK Carl Gustav Adolf, L’essence du christianisme, Paris 1907, pp. 299,300.<br />

119 LOT Ferdinando, La fin du monde antique et le début du Moyen Âge, Paris 1927, p. 60.<br />

120 ORMENSON W<strong>la</strong>dimir de, Il Papato, ed. Paoline, Catania 1958, p. 156.<br />

121 Brehier L.R. et Batiffol P., o.c., p. 27.<br />

122 LANFREY P., Histoire politique des papes, Paris 1860, p. 16.<br />

123 2 Tessalonicesi 2:3 up,4.


Campidoglio, sul<strong>la</strong> statua di Antonio, è scritto: «Antonio, Dio, figlio di Dio, Pontefice<br />

Massimo», e sopra, a conferma del<strong>la</strong> continuazione del potere: «Paolo III Pontefice<br />

Massimo». Nel Foro romano, sull’arco di trionfo del crudele imperatore Settimio<br />

Severo, lo stesso vi faceva scrivere il suo nome seguito dal<strong>la</strong> dicitura: «Pontefice<br />

Massimo», più tardi Pio VII vi pose il proprio nome con lo stesso titolo.<br />

Questo potere che incarna l’ambizione diabolica del<strong>la</strong> creatura di essere come Dio,<br />

Daniele dice che «non agirà per forza sua» e Paolo precisa che <strong>la</strong> venuta di questo potere nel<strong>la</strong><br />

Chiesa si manifesterà mediante l’azione efficace di Satana.<br />

L’opera svolta dal Pontifex Maximus<br />

«S’ingrandì, fino a giungere all’esercito del cielo; fece<br />

cadere in terra parte di quell’esercito e delle stelle, e le<br />

calpestò. S’elevo anzi fino al capo di quell’esercito, gli tolse<br />

il sacrificio perpetuo, e il luogo del suo santuario fu<br />

abbattuto. L’esercito gli fu dato in mano col sacrificio<br />

perpetuo a motivo del<strong>la</strong> ribellione; e il corno gettò a terra<br />

<strong>la</strong> verità, e prosperò nelle sue imprese. Poi udii un santo<br />

che par<strong>la</strong>va; e un altro santo disse a quello che par<strong>la</strong>va:<br />

“Fino a quando durerà <strong>la</strong> visione del sacrificio continuo e<br />

<strong>la</strong> ribellione che produce <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione, abbandonando il<br />

luogo santo e l’esercito ad esser calpestati?” Egli mi disse:<br />

“Fino a duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine; poi il santuario<br />

sarà purificato”».<br />

Nel<strong>la</strong> spiegazione Gabriele dice: «Questa visione<br />

concerne il tempo del<strong>la</strong> fine», «concerne quello che avverrà<br />

nell’ultimo tempo dell’indignazione», «poiché si tratta del<br />

tempo fissato per <strong>la</strong> fine», e «a motivo del<strong>la</strong> sua astuzia<br />

farà prosperare <strong>la</strong> frode nelle sue mani; s’inorgoglirà in<br />

cuor suo, e in piena pace distruggerà molta gente;<br />

insorgerà contro il principe dei principi, ma sarà infranto,<br />

senza opera di mano. E <strong>la</strong> visione delle sere e delle mattine,<br />

di cui è stato par<strong>la</strong>to, è vera. Tu tieni segreta <strong>la</strong> visione,<br />

perché si riferisce ad un tempo lontano». 124<br />

Questo potere compie un’opera che nessun altro regno prima di lui, in questo<br />

capitolo VIII, e nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> aveva fatto. Gli orizzonti di queste potenze che l’hanno<br />

preceduto avevano mire espansionistiche geografiche orizzontali. Il piccolo corno ha<br />

una trasformazione radicale nel suo bisogno di potere. Passa dalle sue conquiste<br />

militari a quelle prettamente religiose, verticali. Incarna il programma di Lucifero: «Io<br />

salirò in cielo, eleverò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio... sarò simile<br />

124 Daniele 8:10-14,17,19,25.


all’Altissimo». 125 Questa «potenza politica e religiosa <strong>la</strong>ncia un attacco militare contro<br />

il centro stesso dell’universo, il santuario celeste». 126<br />

1. Contro l’esercito del cielo<br />

«S’ingrandì fino a giungere all’esercito del cielo; fece<br />

cadere in terra parte di quell’esercito e delle stelle, e le<br />

calpestò... distruggerà... il popolo dei santi... e in piena<br />

pace distruggerà molta gente». 127<br />

L’esercito del cielo, come spiega l’angelo, è <strong>la</strong> gente, il popolo di Dio - Israele<br />

prima, <strong>la</strong> Chiesa poi di cui fanno parte gli adoratori dell’Eterno sul<strong>la</strong> terra 128 - che, non<br />

riconoscendo il sommo pontefice come Signore, viene soppresso. Le stelle sono i suoi<br />

capi 129 , i suoi principali esponenti. È un esercito speciale, di santi, raffigurati con delle<br />

stelle che bril<strong>la</strong>no in un mondo pagano. La guerra del corno, cioè, del sommo<br />

pontefice, nei confronti di questo esercito è svolta in «piena pace», non è quindi una<br />

guerra tradizionale.<br />

Di conoscenza universale sono le persecuzioni che <strong>la</strong> Chiesa cristiana ha subito nei<br />

primi secoli per non avere condisceso al culto stabilito dall’imperatore. <strong>Quando</strong> il<br />

sommo pontefice cambia religione, da pagano <strong>diventa</strong> cristiano, esercita <strong>la</strong> stessa<br />

intolleranza nei confronti di coloro che non accettano <strong>la</strong> religione costituita.<br />

«Il riconoscimento del 313 d.C. del<strong>la</strong> libertà religiosa... (a opera di Costantino)<br />

pone il Cristianesimo in situazione di uguaglianza nei confronti delle altre religioni ed<br />

è il primo passo per <strong>la</strong> sua trasformazione in religione ufficiale dell’impero in virtù<br />

dell’editto di Tessalonica del 380. A partire da Teodosio l’impero si trasforma in uno<br />

stato confessionale: <strong>la</strong> religione è imposta dal pubblico potere ai suoi sudditi, fino a<br />

proibire il paganesimo, chiudere e distruggere i suoi templi, perseguitare <strong>la</strong> gerarchia<br />

ecc..». 130<br />

125<br />

Isaia 14:12-14.<br />

126<br />

A.M. Rodriguez, o.c., p. 41.<br />

127<br />

Daniele 8:10,24,25.<br />

128<br />

Esodo 6:26; 7:4; Daniele 12:3; 1 Maccabei 1:24; 1 Pietro 2:9,10; Apocalisse 14:12.<br />

129<br />

Apocalisse 1:20; 2:1.<br />

130<br />

ARTOLA M., Textes fundamentales para <strong>la</strong> Hi<strong>storia</strong>, Sa<strong>la</strong>manca 1968, p. 15.<br />

«Un grande numero di testi giuridici completarono quelli di Graziano e di Valentiniano II, colpirono gli ido<strong>la</strong>tri,<br />

interdicendo loro una dopo l’altra tutte le manifestazioni, anche private, delle loro convinzioni, e poi proibendo queste<br />

stesse convinzioni. La legge (329) proibì non solo d’immo<strong>la</strong>re vittime e di consultarne le viscere, ma anche<br />

d’accendere <strong>la</strong>mpade, di alimentare una fiamma, di bruciare l’incenso o di appendere al<strong>la</strong> propria porta corone in<br />

onore degli dèi. I templi furono chiusi dal<strong>la</strong> polizia. Nelle campagne si diede <strong>la</strong> caccia alle antiche tradizioni di culto,<br />

alzare un altare con un rialzo di terriccio e d’erba o intrecciare striscioline ai rami degli alberi divenivano delitti.<br />

Anche nel<strong>la</strong> propria casa, nell’intimità di quel foco<strong>la</strong>re che i vecchi romani consideravano sacro, venerare i Lari o<br />

par<strong>la</strong>re dei Penati, bruciare un boccone di pane o versare una libagione di vino furono cose proibite. Ogni casa in cui<br />

sarà stato bruciato l’incenso sarà proprietà del fisco» ROPS Daniel, Storia del<strong>la</strong> Chiesa del Cristo, vol. I, La Chiesa<br />

degli Apostoli e dei martiri, Torino 1961, pp. 580,581. «I ministri dei culti e gli altri ierofanti furono nel 396 spogliati<br />

dei loro ultimi privilegi, nel 408 fu vietato l’ingresso nell’Amministrazione del “Pa<strong>la</strong>zzo” a tutti i “nemici” del<strong>la</strong> fede<br />

dell’Impero» Idem, vol. II, La Chiesa nel tempo dei barbari, Torino 1972, p. 78.


Chi quindi non riconosceva <strong>la</strong> religione dell’imperatore veniva messo al bando.<br />

La persecuzione divenne più terribile, senza confronti, quando al<strong>la</strong> carica di<br />

sommo pontefice salì il vescovo di Roma.<br />

In quel tempo gli eretici, nell’impero cristiano, erano colpevoli di adorare il<br />

Signore secondo <strong>la</strong> loro coscienza illuminata dal<strong>la</strong> luce che ricevevano dai frammenti<br />

del<strong>la</strong> Sacra Scrittura. Per loro si costituì il tribunale dell’inquisizione.<br />

Esce dai quadri del nostro <strong>la</strong>voro, anche se a diverse riprese ne abbiamo<br />

accennato, <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> carità fraterna del<strong>la</strong> santità che sedeva a Roma. La<br />

comparazione che J. Michelet fa tra il Terrore del<strong>la</strong> Rivoluzione francese e il terrore<br />

religioso nel Medio Evo, crediamo che sia più che sufficiente: «Che il Terrore del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione si guardi bene dal confrontarsi con l’inquisizione. Che esso non si vanti<br />

mai d’avere, nei suoi due o tre anni, reso al vecchio sistema ciò che esso ci fece in<br />

seicento anni!... Quanto l’inquisizione avrebbe diritto di ridere!... Che cosa sono i<br />

dodicimi<strong>la</strong> ghigliottinati dell’uno davanti a quei milioni d’uomini sgozzati, impiccati,<br />

rotti... La so<strong>la</strong> Inquisizione in una delle province del<strong>la</strong> Spagna stabilì un monumento<br />

autentico che in sedici anni essa bruciò ventimi<strong>la</strong> uomini... La <strong>storia</strong> dirà che nel suo<br />

momento feroce, <strong>la</strong> Rivoluzione temette di aggravare <strong>la</strong> morte, che essa addolcì i<br />

suppliziati, allontanò <strong>la</strong> mano dell’uomo, inventò una macchina per abbreviare il<br />

dolore. Essa dirà anche che <strong>la</strong> Chiesa del Medio Evo si esaurì in invenzioni per<br />

aumentare <strong>la</strong> sofferenza, per render<strong>la</strong> pungente, penetrante, che essa trovò delle arti<br />

squisite di tortura, dei mezzi ingegnosi per fare sì che, senza morire, si assaporasse<br />

per molto tempo <strong>la</strong> morte...». 131<br />

<strong>Quando</strong> il dr. Nussbaum, segretario generale protestante dell’Associazione<br />

Internazionale per <strong>la</strong> Libertà Religiosa, chiese a papa Pio XII, al<strong>la</strong> fine di una<br />

conversazione che era durata più d’una ora: «Avrei piacere di sapere quale sarebbe il<br />

vostro atteggiamento se ci fosse nel mondo uno Stato che vi fosse interamente devoto,<br />

a un punto tale che non farebbe nul<strong>la</strong> senza <strong>la</strong> vostra approvazione. Ci dareste in quel<br />

caso <strong>la</strong> libertà religiosa?» Il papa ebbe una risposta immediata: «Voi sapete bene, mio<br />

caro dottore, che noi crediamo di avere <strong>la</strong> verità. Noi non potremo accordare<br />

all’errore gli stessi diritti che al<strong>la</strong> verità». 132<br />

Ci auguriamo che non si debba ancora verificare quanto il gesuita Joseph Keating<br />

scriveva: «Debbo ricordare che <strong>la</strong> possibilità di adoperare <strong>la</strong> costrizione fisica, anche<br />

in forma più mite da parte del<strong>la</strong> Chiesa, dipende dalle circostanze, se cioè si trova in<br />

un ambiente in cui questa costrizione è considerata come cosa naturale dall’opinione<br />

pubblica e un dovere da parte dell’autorità». 133<br />

Il profeta Daniele aveva scritto che questa manifestazione visibile dell’Avversario<br />

«non agirà per forza sua», perché sul piano esecutivo sarà il potere seco<strong>la</strong>re ad<br />

eseguire le sue sentenze. E <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci documenta assai ampiamente ciò che Tommaso<br />

d’Acquino scriveva: «Se ancora l’eretico viene trovato pertinace, <strong>la</strong> Chiesa,<br />

131 MICHELET Jean, Histoire de <strong>la</strong> Révolution Française, t. I, prefazione, p. XLIX,L.<br />

132<br />

Articolo pastore STAHLER, L’Annuaire protestant du 1961 e nel giornale Le Protestant de Genève; cit. da HOFFET<br />

Frédéric, Politique Romaine et démission des protestants, Paris 1962, p. 64.<br />

133<br />

KEATING Joseph, Does the Catholic Churck persecute, p. 23; cit. da NISBET Roberto, Ma il vangelo non dice così,<br />

Torino, ed. 15 a , 1965, p. 161.


disperando del<strong>la</strong> conversione di lui, provvede al<strong>la</strong> salute degli altri, separandolo dal<strong>la</strong><br />

Chiesa per sentenza di scomunica, e appresso lo abbandona al giudizio seco<strong>la</strong>re onde<br />

sia sterminato mediante <strong>la</strong> morte». 134<br />

2. Contro il Capo dell’esercito<br />

«Si elevò fino al capo di quell’esercito». 135<br />

Non contento di colpire il popolo di Dio, il piccolo corno esprime il suo orgoglio,<br />

<strong>la</strong> sua ribellione contro il capo/principe.<br />

Il capo di questo esercito non può essere né un sacerdote, né un principe, né<br />

qualsiasi persona fisica. Il capo dell’esercito è il Dio degli eserciti. L’espressione che<br />

segue: «Il suo santuario», fa ancora pensare a Dio stesso 136 che è il «Principe dei<br />

principi», come Daniele specifica più avanti e che chiama anche capo del popolo:<br />

Micael “vostro principe”, cioè il principe del popolo di Dio. L’impegno di “Micael, il<br />

grande principe”, in favore del suo popolo è descritto in Daniele XII:1-3, 137 che secoli<br />

prima si presentò a Giosuè come «il capo dell’esercito dell’Eterno» e dal quale<br />

ricevette l’adorazione. 138 Questo capo è «l’angelo dell’alleanza», «l’angelo del<strong>la</strong><br />

faccia», 139 è Colui che nel Nuovo Testamento è chiamato arcangelo 140 e incarnandosi<br />

si presenta nel<strong>la</strong> persona di Gesù Cristo, è l’Emanuele, Dio con noi e viene adorato, è<br />

il «Principe del<strong>la</strong> Pace» e «Principe dei popoli». 141 Nel capitolo seguente sarà<br />

presentato come l’Unto-Capo 142 il quale incarnerà <strong>la</strong> funzione regale e sacerdotale.<br />

Nel libro di Daniele <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “principe” sar indica abitualmente un essere celeste. 143<br />

È dunque normale considerare che voglia dire <strong>la</strong> stessa cosa qui.<br />

Gli evangeli sono unanimi nel riconoscere che <strong>la</strong> responsabilità giuridica del<strong>la</strong><br />

morte di Cristo fu dei Romani, nel<strong>la</strong> persona di Ponzio Pi<strong>la</strong>to. Le autorità giudaiche si<br />

limitarono a denunciare Gesù e accusarlo ricordando a Pi<strong>la</strong>to che esse non potevano<br />

uccidere nessuno. 144<br />

Del resto «<strong>la</strong> tradizione penale giudaica non ammetteva (almeno nel secolo di<br />

Augusto) che quattro generi di pene capitali, tutte però meno obbrobriose del<strong>la</strong><br />

crocifissione: <strong>la</strong> spada, <strong>la</strong> corda, il fuoco e <strong>la</strong> <strong>la</strong>pidazione». Questo elenco è di<br />

134 S. Tommaso, Summae Theologicae Minutae; cit. da Italia Evangelica, 4.2.1888.<br />

135<br />

Daniele 8:11.<br />

136<br />

Vedere La Bible Annotée, o.c., t. Il, e A. Crampon, o.c..<br />

137<br />

Daniele 10:13,21; 12:1.<br />

138<br />

Giosuè 5:13-15.<br />

139<br />

Ma<strong>la</strong>chia 3:1; Isaia 63:9.<br />

140<br />

Giuda 9; 1 Tessalonicesi 4:16.<br />

141<br />

Giovanni 20:28; Atti 7:59; Filippesi 2:10,11; Isaia 9:5; 55:4.<br />

142<br />

Daniele 9:25. Vedere il nostro Capitolo II, p. 87 e seg..<br />

143<br />

Daniele 8:25; 10:13,20,21; 12:8. Solo con qualche eccezione, come noi, gli interpreti identificano questo brano<br />

(8:9-14) con Antioco Epifane e sostengono che il principe sia il sommo sacerdote Onia ucciso nel 171 a.C.. Ma <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> «principe degli eserciti» non indica mai nell’Antico Testamento un sacerdote o un personaggio terreno.<br />

144<br />

Giovanni 18:31.


Giuseppe F<strong>la</strong>vio. 145 I Romani invece nelle Province, per i reati contro l’ordine<br />

pubblico, usavano <strong>la</strong> croce. 146<br />

In questo elevarsi del corno contro il Principe dei principi, il Figlio di Dio,<br />

Daniele riassume tutta l’azione che il sommo pontefice, pagano prima, cristiano poi,<br />

ma sempre romano, ha avuto nei confronti di Cristo e del<strong>la</strong> sua opera.<br />

All’origine del<strong>la</strong> Chiesa, <strong>la</strong> lettera agli Ebrei presenta Gesù, dopo <strong>la</strong> sua morte e<br />

resurrezione, come «sommo sacerdote, che si è posto a sedere al<strong>la</strong> destra del trono<br />

del<strong>la</strong> Maestà dei cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore e<br />

non un uomo ha eretto - ond’è che può anche salvare appieno quelli che per mezzo di<br />

lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro». 147 È nei<br />

confronti del Signore che compie questa opera in favore dell’umanità e del<strong>la</strong> sua<br />

Chiesa che il piccolo corno combatte.<br />

G. Hasel fa notare che il verbo dell’espressione «s’ingrandì fino al Principe<br />

dell’esercito» «esprime l’idea che (questa) potenza si attribuisce con arroganza delle<br />

prerogative che non appartengono a nessun altro che al “Principe dell’esercito”». 148<br />

3. Al Capo di questo esercito toglie il «continuo»<br />

«Gli tolse il sacrificio continuo».<br />

Il piccolo corno, sebbene sul<strong>la</strong> terra abbia soppresso l’Unto dell’Eterno, non è<br />

riuscito né a vincerlo né tanto meno a distruggerlo. Ora che il Signore è salito in cielo,<br />

nel suo santuario, cerca di togliergli il tamid, il “continuo”. Letteralmente: «e a lui fu<br />

tolta <strong>la</strong> perpetuità».<br />

Nel testo ebraico non c’è il termine sacrificio, ma so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “perpetuo”<br />

o, come altri traducono, continuo, quotidiano, perenne 149 quale «traduzione del<strong>la</strong><br />

145 Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, 16, 10, 5, 117.<br />

146 «Quintino Varo, Legato del<strong>la</strong> Siria dall’anno 6 all’anno 4 a.C., aveva messo in croce 2.000 giudei ribelli, proprio<br />

nel<strong>la</strong> città santa. Al tempo di Gesù tutti ancora ricordavano il fatto atroce» BORGONCINI DUCA Mons. F., Le LXX<br />

settimane di Daniele e le date Messianiche, Padova 1951, p. 309.<br />

147 Ebrei 8:1,2; 7:25.<br />

148<br />

HASEL Gerhard F. La petite corne, les saints et le sanctuaire en Daniel 8, in AA.VV., Prophétie et Eschatologie,<br />

Collonges sous Salève 1982, p. 210.<br />

149<br />

ed. Diodati, Paoline, Sa<strong>la</strong>ni.<br />

Questa espressione ha avuto diverse applicazioni, nel nostro <strong>la</strong>voro presentiamo <strong>la</strong> terza:<br />

1. Culto pagano.<br />

È una idea bizzarra introdotta da MILLER William, Evidences, 1836, pp. 56,60,61,71; 1838, p. 75,80,81; 1842, pp.<br />

40,55. J. LITCH, Proph. Expos., vol. I, p. 127; C. FRENCH, The Midnight Cry, 18 novembre 1842, p. 4; J.N. ANDREWS,<br />

The Sanctuary, 2 a ed., 1872, pp. 33-39; U. SMITH, Daniel, Battle Creek 1885, p. 32; J.G. LAMSON, The 11 o chapter, p.<br />

20, 2 a ed., p. 60; J.G. MATTESON, Prophecies, p. 376,378,408; O.A. JOHNSON, The Daily; J. VUILLEUMIER lo spiega<br />

diversamente nel suo commentario, pp. 213,214, ma riabilita questa posizione in Les Signes des Temps, aprile 1927, p.<br />

14 e in Future unrolled, 1928, pp. 116,117; N.J. WALDORF, The Vicar...; H.A. WASHBURN, Lessons..., pp. 53,54; J.S.<br />

WASHBURN, The Fruit..., pp. 53,54; J.S. WHITE, Bible, p. 127; Redemer, p. 127.<br />

2. Culto Israelita.<br />

Anonimo, in Adven. Herald, 3/3/1849, p. 36; D. ARNOLD, in Present Truth, ed. J.S. White, Oswego, New York,<br />

marzo 1850, pp. 59,60; F.H. BERICK, The Great Crisis, Lowell 1854, p. 82; A. CLARKE, The Honly Bible, p. 598; J.<br />

CUMMINGS, Exp<strong>la</strong>n., pp. 3,7; M. GRANT, Divine, p. 6: il continuo è stato soppresso nel 70 d.C.


paro<strong>la</strong> ebraica “tamid”, che è impiegata come aggettivo nelle espressioni pane<br />

perpetuo, 150 <strong>la</strong>mpada continua, 151 fuoco sacro sull’altare dei sacrifici 152 e olocausto. 153<br />

Come avverbio, il tamid, indica il servizio sacerdotale davanti all’arca<br />

dell’Alleanza. 154 Impiegato come sostantivo solo nel libro di Daniele, 155 e non ricorre<br />

altrove nell’Antico Testamento, il continuo indica l’insieme del servizio divino, in cui<br />

il sacrificio era <strong>la</strong> parte più appariscente, fondamentale, e che non poteva essere<br />

offerto che nel tempio di Gerusalemme». 156 «Questa paro<strong>la</strong> è abitualmente impiegata<br />

per indicare <strong>la</strong> permanenza del rito mosaico attraverso <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> nazione<br />

ebraica». 157 «Indica tutte le cerimonie giornaliere del culto levitico, e specialmente<br />

l’olocausto che si offriva al<strong>la</strong> mattina e al<strong>la</strong> sera e nel quale si concentrava il culto». 158<br />

«La paro<strong>la</strong> (tamid - perpetuo) comprende tutto ciò che è permanente nei servizi sacri<br />

del culto divino». 159<br />

Il “continuo” è l’insieme del servizio del santuario che nel Nuovo Patto indica<br />

tutto ciò che si riferisce al vero culto celebrato in spirito e verità. All’adorazione<br />

dell’Eterno questo culto ha in Cristo Gesù l’unico mediatore, sacerdote, il quale<br />

svolge <strong>la</strong> sua opera nel santuario celeste, opera che era stata rappresentata<br />

3. Culto cristiano.<br />

Il sacrificio perpetuo, <strong>la</strong> predicazione evangelica soppressa dal papato: N. von AMSDORF, Fünf..., f. 7: J.P.<br />

BRISSET, p. 39; P. JURIEU, Accompl., I, 1686, p. 233: il vero servizio di Dio; Mrs. MARTIN CORSA, The two System, pp.<br />

27-31; gli avventisti CONRADI, Whoso, pp. 27-30; B.L. HOUSE, pp. 219-223; W.W. PRESCOTT, The Daily, G.M. PRICE,<br />

The greatest, pp. 172,172; F.A. VAUCHER, L’Antichrist, p. 23, 2 a ed., pp. 21,22; M.C. WILCOX in Signs of the Times, 12<br />

marzo 1912, p. 7; 19 marzo, p. 6.<br />

4. Fusione del<strong>la</strong> n. 2 e 3.<br />

T.W.H. CHRISTIE, p. 35; W. EMMERSON, p. 200; C.H. LAGRANGE, Leçons, vol. I, 2 a ed., pp. 65,68: lettera al re<br />

Alberto I: il sacrificio del Cristo sostituito dal<strong>la</strong> messa. MELANTONE, 1543, pp. 92,93: il vero culto abolito da Antioco<br />

IV e dal papato; J. VUILLEUMIER, Daniel, pp. 213-215; Ch.H.H. WRIGHT, Daniel, 1906, p. 136; Daniel and his proph.,<br />

p. 178; J.A. WYLIE, p. 173; SDABC, vol. IV, p. 843.<br />

150<br />

Numeri 4:7; Levitico 24:8.<br />

151<br />

Esodo 27:20; Levitico 24:2.<br />

152<br />

Levitico 6:13; 6:6 in ebraico.<br />

153<br />

Quindici volte in Numeri 28 e 29. In Daniele 9:21 il profeta menziona «l’ob<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> sera». Se nel nostro testo<br />

8:11-13 e 11:31; 12:11 Daniele avesse voluto riferirsi al sacrificio che veniva fatto al<strong>la</strong> sera e al mattino, parte del<br />

continuo, avrebbe utilizzato l’espressione tecnica «olocausto continuo - o<strong>la</strong>th haththamît» tipica del<strong>la</strong> terminologia del<br />

santuario. Ci sembra quindi evidente che Daniele con l’espressione thamid abbia voluto indicare una cosa diversa,<br />

l’insieme del servizio nel santuario, il culto all’Eterno.<br />

154<br />

1 Cronache 16:37.<br />

155 Daniele 8:11,12,13; 11:31 e 12:11. Nell’Antico Testamento è impiegato come avverbio o come aggettivo. È<br />

utilizzato 26 volte come aggettivo qualificativo a proposito dell’olocausto, pane di presentazione, offerta di farina,<br />

feste, ecc. Poiché il tamid qualifica generalmente il sacrificio o l’olocausto nelle traduzioni si è pensato che questi<br />

sostantivi fossero sottintesi. Sarebbe più corretto tradurre questo sostantivo con “servizio” piuttosto che con sacrificio.<br />

156 VUILLEUMIER Jean, Daniel le Prophète, Genève 1906, pp. 213,214.<br />

157 a<br />

GIRDLESTONE Robert Baker, Syntetic of the Old Testament, 3 ed., London 1897, p. 314; cit. F. A.F. Vaucher, o.c.,<br />

p. 23<br />

158<br />

La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 298.<br />

Se questa espressione tamid <strong>la</strong> si vuole riferire ai doppi olocausti del mattino e del<strong>la</strong> sera non è ammissibile<br />

pensare che i 2300 tamid corrispondano a 1150 giorni. Non è il sacrificio del mattino o del<strong>la</strong> sera che costituiscono il<br />

tamid, ma entrambi i sacrifici con i servizi del<strong>la</strong> giornata sono il tamid.<br />

159<br />

KEIL Karl Friedrich Johann, Biblical Commentary on the Prophet Daniel, trad. EASTON M.G., Edinburg 1884, p.<br />

298.


tipologicamente nel servizio che veniva svolto nel<strong>la</strong> tenda di convegno prima, nel<br />

tempio di Gerusalemme dopo.<br />

Il piccolo corno ha tolto al Principe dei principi, cioè a Cristo Gesù, il continuo,<br />

cioè ha usurpato <strong>la</strong> sua opera sacerdotale. «Arrogandosi l’opera del Principe, il<br />

piccolo corno rende <strong>la</strong> mediazione del Principe inefficace per coloro che sostengono<br />

le aspirazioni politiche e religiose del piccolo corno». 160<br />

«L’impero anticristiano ha abolito il servizio continuo, perché ha distrutto il vero<br />

servizio di Dio, e i sacrifici delle preghiere pure, mischiandole con il culto delle<br />

creature, l’invocazione dei santi e delle sante (il culto al<strong>la</strong> vergine che svolge un ruolo<br />

fondamentale nel<strong>la</strong> cristianità di Roma), l’adorazione delle immagini e delle reliquie,<br />

e stabilendovi un nuovo sacrificio continuo (<strong>la</strong> messa), al posto del vero sacrificio<br />

(compiuto da Cristo Gesù)». 161<br />

Questo potere prendendo il posto di Gesù morto e risuscitato, si è arrogato il diritto di<br />

offrire sacrifici per i vivi e per i morti e così, con <strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> messa, toglie a Cristo<br />

l’unico grande e irripetibile sacrificio di salvezza compiuto sul Golgota. L’abolizione di<br />

questo continuo è <strong>la</strong> soppressione del<strong>la</strong> predicazione dell’Evangelo e del<strong>la</strong> fede in Gesù. Il<br />

papa, facendosi eleggere Vicario di Dio, prendeva il posto di Cristo e assumeva <strong>la</strong> funzione di<br />

sommo sacerdote o di pontefice massimo. Questa pretesa del Vescovo di Roma non fu però in<br />

forma assoluta, ma nel<strong>la</strong> misura in cui il potere umano glielo permetteva o accondiscendeva a<br />

simile pretesa. La Chiesa, rimasta fedele al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, si è sottratta a questo potere.<br />

4. Abbatte il santuario<br />

«Il luogo del suo santuario fu abbattuto».<br />

Il sostantivo “luogo” - makôn, tradotto con stanza dal Diodati, “fondamento” dal<strong>la</strong><br />

Concordata e da G. Bernini, omesso dal<strong>la</strong> TOB, ha significato di dimora, luogo,<br />

fondamento. Su 17 volte che viene utilizzato nell’Antico Testamento, 16 volte è<br />

utilizzato in un contesto cultuale, in 7 passi come luogo del<strong>la</strong> dimora, santuario di Dio<br />

in cielo, 162 3 volte al<strong>la</strong> dimora di Dio sul<strong>la</strong> terra sia come tenda sia come tempio<br />

costruito da Salomone 163 e 2 volte è associato al trono celeste, dove si dice che<br />

«giustizia ed equità sono le basi (makôn) del suo trono». 164<br />

160<br />

A.M. Rodriguez, o.c., p. 43.<br />

161<br />

JURIEU Pierre, Accomplissement des Prophéties, t. I, Rotterdam 1686, p. 233. Siamo noi che abbiamo aggiunto<br />

quanto messo tra parentesi.<br />

162<br />

1 Re 8:39; Esodo 15:17.<br />

163<br />

Esodo 15:17; 1 Re 8:13; 2 Cronache 6:2.<br />

164<br />

Salmo 89:14 (15 in ebraico); 97:2.<br />

«Il soggetto dell’ultima frase di questo versetto è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “luogo” e non <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “santuario”. L’interpretazione<br />

che nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “luogo” makon vede il “luogo” dei sacrifici quotidiani, cioè “l’altare del sacrificio” (vedere HARTMAN<br />

L.F. - DI LELLA A.A, The Book of Daniel, Garden City 1978, p. 236), non si appoggia su nessuna base, perché <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> non è mai utilizzata in questo senso nel<strong>la</strong> Bibbia ebraica. La maggioranza delle volte questo termine è<br />

impiegato nell’Antico Testamento per indicare <strong>la</strong> dimora di Dio che è nel cielo (1 Re 8:39,43,49; 2 Cronache<br />

6:30,33,39; Isaia 18:4; Salmo 33:14) o sul<strong>la</strong> terra (1 Re 8:13; 2 Cronache 6:2); in quest’ultimo caso può indicare <strong>la</strong><br />

sua montagna o il Monte Sion (Esodo 15:17; Isaia 4:5). La paro<strong>la</strong> può così rinviare precisamente al “posto” del trono<br />

di Dio (Salmo 89:14(15); 97:2) o al “posto” (Ezechiele 2:68) o al “fondamento” (vedere “fondazione delle terra”<br />

Salmo 104:5) sul<strong>la</strong> quale si pone il tempio. La combinazione “il luogo del suo santuario” appare nell’Antico


«In 140 passi biblici <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> santuario è impiegata per indicare il tabernacolo<br />

mosaico sostituito più tardi dal tempio di Gerusalemme». 165<br />

Coloro che spiegano che questo corno sarebbe stato Antioco IV Epifane urtano<br />

contro <strong>la</strong> realtà storica e quei passi del libro dei Maccabei che citano a sostegno del<strong>la</strong><br />

loro tesi dimostrano il contrario. Questo re seleucida non «abbatté» il santuario. Il<br />

tempio di Gerusalemme rimase intatto sebbene lo avesse profanato e avesse fatto<br />

molto soffrire il popolo ebraico del quale uccise numerosi uomini, donne e<br />

bambini. 166<br />

L’abbattimento del santuario, oltre a riferirsi al<strong>la</strong> distruzione del tempio di<br />

Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., ad opera di Tito, 167 sulle cui rovine si poneva <strong>la</strong><br />

statua di Giove Capitolino e si celebrava il culto all’imperatore (si collocava <strong>la</strong> statua<br />

di Venus - Astarte sul Calvario), riguarda <strong>la</strong> realtà trascendentale del Tempio.<br />

Il santuario israelitico era tipo del santuario celeste, 168 <strong>la</strong> vera realtà del santuario è<br />

quindi nel cielo. Con <strong>la</strong> morte di Gesù, <strong>la</strong> sua resurrezione ed ascensione, tutto ciò che<br />

tipologicamente veniva effettuato nel tempio di Gerusalemme come l’agnello<br />

Testamento solo nel nostro testo di Daniele 8:11, con il termine miqdas, che ha il significato di “santuario” (è il<br />

significato maggiore dell’Antico Testamento, 74 volte: Esodo 25:8; Levitico 12:4; 19:30; 20:3; 21:12; 26:2,31;<br />

Numeri 3:38; 18:1; 19:20. Restrittivamente significa anche “altare” in Levitico 16:33, “utensili sacri” in Numeri<br />

10:21, “luogo santissimo” in Levitico 16:33 e “doni santi” Numeri 18:29), come nel resto del libro di Daniele (9:17).<br />

Bisogna notare che miqdas può indicare il santuario/tempio di Dio sul<strong>la</strong> terra, ma anche il suo santuario nel cielo<br />

(Salmo 68:35(36); 96:6; 78:69; Geremia 17:12) o i due contemporaneamente (Salmo 96:6). Sul<strong>la</strong> base di queste<br />

considerazioni filologiche e terminologiche, noi tiriamo <strong>la</strong> seguente conclusione: ci sono buoni motivi per pensare che<br />

l’accento partico<strong>la</strong>re del versetto 11c riguardi <strong>la</strong> dimora cosmica. Il “piccolo corno” sviluppa nuovamente <strong>la</strong> sua<br />

attività contro Dio facendo perdere il significato al luogo celeste del santuario dove il Cristo compie un ministero in<br />

favore del suo popolo. La dimora cosmica del rovesciamento del santuario sottolinea <strong>la</strong> realtà dell’azione portata<br />

contro il ministero celeste del Cristo mediante lo stabilimento di un sistema rivale di mediazione. Questo sistema<br />

toglie l’attenzione degli umani dall’opera del grande sacerdote compiuta dal Cristo nel<strong>la</strong> sua intercessione, e li priva<br />

così delle benedizioni del suo ministero nelle corti celesti» G.H. Hasel, o.c., p. 215.<br />

165 VAUCHER Alfred Félix, Le Jugement, p. 24.<br />

166 «Antioco... nell’anno 143 (170 a.C.), marciò contro Israele e giunse a Gerusalemme con grandi forze. Entrò<br />

insolentemente nel santuario, prese l’altare d’oro, il cande<strong>la</strong>bro con tutti i suoi utensili; <strong>la</strong> mensa del<strong>la</strong> presentazione,<br />

le coppe del<strong>la</strong> libagione, le tazze, i turiboli d’oro, il velo, le corone e l’ornamento d’oro sul<strong>la</strong> facciata del tempio,<br />

asportandone tutti i fregi. Prese l’argento, l’oro e gli oggetti preziosi, i tesori nascosti che trovò e, portando via tutto,<br />

se ne ritornò in patria. Fece strage di uomini e parlò con burbanzosa arroganza. In Israele vi fu gran lutto in ogni<br />

luogo... Due anni dopo, il re mandò il Misarca nelle città di Giuda e giunse a Gerusalemme con grandi forze...<br />

Saccheggiò <strong>la</strong> città, le appiccò il fuoco, poi distrusse le case e le mura di cinta tutto all’intorno... Quindi fortificarono<br />

<strong>la</strong> città di Davide con un massiccio e solido muro munito di torri poderose e divenne <strong>la</strong> loro cittadel<strong>la</strong>. Vi stabilirono<br />

gente perversa, uomini iniqui, che in essa presero dimora... E quel<strong>la</strong> guarnigione divenne un grande <strong>la</strong>ccio, fu una<br />

insidia continua per il tempio, un nemico perverso per tutto Israele. Sparsero sangue innocente intorno al tempio e lo<br />

profanarono. Per causa di costoro fuggirono gli abitanti di Gerusalemme e <strong>la</strong> città divenne una colonna di stranieri,<br />

anzi <strong>la</strong> città stessa diventò straniera per i suoi figli che l’abbandonarono. Il tempio fu <strong>la</strong>sciato vuoto come un deserto,<br />

le sue feste si volsero in lutto, i suoi Sabati in obbrobrio, il suo onore in disprezzo... Nel giorno quindicesimo del mese<br />

di Casleu dell’anno 145 (168 a.C.) Antioco fece erigere un abominevole idolo sull’altare stesso degli olocausti e si<br />

costruirono altari in tutte le città di Giuda all’intorno... I libri del<strong>la</strong> legge che trovavano, li strappavano e li bruciavano.<br />

E chiunque fosse trovato col libro del Testamento, o avesse dimostrato attaccamento al<strong>la</strong> legge, veniva messo a morte<br />

secondo l’editto del re... Il 25 del mese si facevano sacrifici sull’altare, che era stato costruito sopra quello degli<br />

olocausti» 1 Maccabei 1:20-25,29-31,33,34,35,sp-39,54,56,57,59; versione Paoline.<br />

167 Tito sebbene cercasse all’ultimo momento, ad incendio avvenuto, di impedire <strong>la</strong> distruzione del Santuario,<br />

qualche tempo prima par<strong>la</strong>ndo con i suoi ufficiali, stimava che, distruggendo il tempio, avrebbe abolito <strong>la</strong> religione dei<br />

Giudei e dei Cristiani per il fatto che provenivano, dallo stesso ceppo e non si amalgamavano con le religioni del<br />

tempo. Vedere ALLARD P., Histoire des persécutions, vol. I, Paris 1911, p. 88.<br />

168 Ebrei 8:5; Esodo 25:40; 26:30.


immo<strong>la</strong>to sull’altare, ha trovato il suo antitipo nell’Agnello che toglie i peccati del<br />

mondo immo<strong>la</strong>to sull’altare del Golgota. L’opera del sacerdozio israelitico, che<br />

raffigurava l’azione del mediatore celeste, cessa <strong>la</strong> sua funzione tipologica con l’opera<br />

che il Cristo compie in cielo. La distruzione del tempio di Gerusalemme è <strong>la</strong><br />

conseguenza del rifiuto d’Israele del suo vero Liberatore. Tito, nel 70 d.C., abolisce<br />

un cerimoniale che non doveva più essere continuato. Già quarant’anni prima il<br />

significato del sacrificio era stato realizzato. <strong>Quando</strong> l’angelo riprenderà più tardi <strong>la</strong><br />

spiegazione di una parte del periodo che viene indicato in questa visione, dirà che il<br />

Messia, dopo aver messo fine al peccato, espiato l’iniquità, avrebbe fatto cessare i<br />

sacrifici e le ob<strong>la</strong>zioni e avrebbe unto un luogo santissimo, 169 riferendosi appunto<br />

all’inaugurazione del<strong>la</strong> sua opera sacerdotale nel santuario celeste, dal momento del<strong>la</strong><br />

sua ascensione, sedendosi o stando in piedi al<strong>la</strong> destra di Dio. 170<br />

Il tempio qui menzionato, piuttosto che indicare quello di Gerusalemme, si<br />

riferisce al vero santuario celeste, del quale il Pontefice Massimo ha abolito il luogo,<br />

cioè ha privato <strong>la</strong> Chiesa dell’insegnamento del<strong>la</strong> salvezza che esso rappresenta,<br />

luogo nel quale Gesù opera per <strong>la</strong> rigenerazione dei credenti e, come mediatore,<br />

unisce <strong>la</strong> terra al cielo. Il Pontifex Maximus si è impossessato illegalmente di questo<br />

ministero, togliendo <strong>la</strong> persona del Signore al<strong>la</strong> vista dei credenti. Ciò è stato fatto<br />

dopo aver tolto al capo del popolo di Dio il continuo. 171<br />

«Il luogo del suo santuario fu abbattuto».<br />

«Daniele VIII:11 dice che, come risultato dell’azione del potere del piccolo corno, il<br />

tempio celeste fu “gettato giù” o “portato in basso” sul<strong>la</strong> terra. Ciò significa che il<br />

ministero che veniva svolto in quel tempio era presentato agli abitanti del<strong>la</strong> terra sotto<br />

il controllo di un potere terreno. Ma il tempio celeste non veniva gettato letteralmente<br />

o fisicamente sul<strong>la</strong> terra; esso appariva gettato giù agli occhi degli uomini. Così anche<br />

<strong>la</strong> profanazione del tempio, in XI:31 è stata eseguita da questo stesso potere». 172<br />

Daniele, descrivendo il piccolo corno, presenta <strong>la</strong> progressività del suo sviluppo e<br />

del<strong>la</strong> sua opera: «Diventò molto grande verso mezzogiorno, verso levante, e verso il<br />

paese splendido. S’ingrandì fino a giungere all’esercito del cielo... S’elevò fino al<br />

capo di quell’esercito, gli tolse il sacrificio perpetuo e il luogo del suo santuario fu<br />

abbattuto». 173<br />

5. L’esercito gli è stato dato con il perpetuo a causa del<strong>la</strong> ribellione<br />

169<br />

Daniele 9:24,26,27.<br />

170<br />

Atti 2:33; 3:31; 7:56; Romani 8:34.<br />

171<br />

Vedere nota n. 149,153,155,201.<br />

172<br />

SHEA William H., Bible Amplified, p. 204.<br />

173<br />

Il prof. G. F. Hasel osserva: «La traduzione letterale “... e il luogo del suo santuario fu rovesciato”. Certe versioni<br />

o certi interpreti abbreviano <strong>la</strong> frase e traducono: “... il santuario fu abbattuto” o modificano il verbo rendendolo per<br />

“dissacrato” (PLÖGER), “insozzato” (HARTMAN - DI LELLA), “profanato” (H.L. GINSBERG). Questi tentativi testimoniano<br />

l’intenzione di armonizzare il testo con l’interpretazione di Antioco con un cambiamento di soggetto, sostituendo<br />

“santuario” con “luogo”, e con l’introduzione di un nuovo verbo» o.c., p. 214.


«L’esercito gli fu dato in mano con il sacrificio perpetuo a motivo del<strong>la</strong><br />

ribellione».<br />

Questo versetto presenta delle difficoltà perché il testo ebraico è un po’ oscuro. Due<br />

spiegazioni.<br />

La prima. Alcuni hanno pensato che l’esercito del cielo, il popolo di Dio, a causa del<strong>la</strong><br />

propria infedeltà all’evangelo, sia stato afferrato, dominato, perseguitato dal piccolo corno e<br />

quindi punito perché si è ribel<strong>la</strong>to al Signore. L’opera del piccolo corno è stata possibile a<br />

causa del<strong>la</strong> ribellione, dell’apostasia dall’evangelo da parte del popolo di Dio. É l’abbandono<br />

del puro evangelo che ha esposto il popolo di Dio al<strong>la</strong> sofferenza. Se <strong>la</strong> Chiesa dei primi<br />

secoli fosse rimasta fedele al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>ta avrebbe potuto emarginare l’azione del<br />

Pontefice Massimo impedendogli di spadroneggiare ponendosi a sedere «nel tempio di Dio»<br />

che è <strong>la</strong> Chiesa.<br />

Ma nul<strong>la</strong> in tutto il testo di Daniele, e anche nel capitolo precedente, <strong>la</strong>scia<br />

intravedere che le sofferenze dei credenti siano <strong>la</strong> conseguenza, <strong>la</strong> punizione del loro<br />

peccato.<br />

La seconda. La traduzione del Bernini 174 : «Una milizia fu incaricata del sacrificio<br />

perpetuo sacrilego». A.M. Rodriguez spiega: «Ciò che il testo sembra voglia dire è<br />

che, dal momento che il piccolo corno si è impossessato del “perpetuo”, ha<br />

immediatamente posto un esercito per dominarlo ed amministrarlo. Una traduzione<br />

p<strong>la</strong>usibile: “Un esercito sarà posto sul perpetuo in un atto di ribellione”». 175 Il piccolo<br />

corno, dopo aver tolto al<strong>la</strong> vista dei credenti il Cristo nel<strong>la</strong> sua opera sacerdotale, il<br />

“perpetuo”, sostituisce al suo ministero un nuovo culto, con nuovi riti e sacrifici e un<br />

“esercito” di persone ecclesiastiche (preti, monaci e suore) che gli contrappongono<br />

un’“armata” di mediatori e mediatrici, santi e protettrici. Il Pontifex Maximus crea<br />

questo nuovo culto e nel nome di Cristo, ma esso è sacrilego, crea <strong>la</strong> ribellione, è<br />

apostata.<br />

Il testo sembra voler dire che l’opera compiuta contro il ministero sacerdotale di<br />

Cristo Gesù: <strong>la</strong> “vera” adorazione dei credenti, l’insegnamento del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, il<br />

santuario celeste, e contro l’esercito del cielo esprime lo spirito di ribellione di questo<br />

corno, <strong>la</strong> cui anima è quel<strong>la</strong> dell’Avversario, dice l’apostolo Paolo. La paro<strong>la</strong><br />

«ribellione» in ebraico peshac è una delle espressioni più forti che l’Antico<br />

Testamento utilizza per indicare il peccato, cioè un attacco contro <strong>la</strong> sovranità di Dio.<br />

«Chi commette un peshac non si ribel<strong>la</strong> e non si eleva semplicemente contro Yahvé;<br />

rompe con lui, s’impadronisce di ciò che gli appartiene, lo deruba e lo imbroglia». 176<br />

6. Getta a terra <strong>la</strong> «verità»<br />

174 BERNINI Giuseppe, Daniele, ed. Paoline, 1977, p. 236. L’abate J. Fabre d’Envieu traduce: «E un esercito sarà<br />

posto presso al (sacrificio) perpetuo per il crimine» e commenta: «Il veggente può avere davanti a lui lo spettacolo del<br />

culto pagano introdotto nel luogo santo. Poiché l’empio non si accontenta di distruggere il sacerdozio del tempio e<br />

togliere a Dio il sacrificio perpetuo. Stabilì un altro corpo di sacerdoti; di modo che una “zebae” pagana rimpiazzò<br />

l’esercito del cielo e fece offrire dei sacrifici impuri» o.c., t. II, p. 804.<br />

175 A.M. Rodriguez, o.c., p. 45.<br />

176<br />

KNIERM R., Pechac Verbrechen, in Theologisches Handwörterbuch zum Alten Testament, vol. 2, Munich 1976,<br />

col. 493; cit. Idem.


«E il corno gettò a terra <strong>la</strong> verità e prosperò nelle sue imprese».<br />

Questa espressione riassumerebbe l’opera del piccolo corno. La verità gettata a<br />

terra è l’ido<strong>la</strong>tria sostituita all’adorazione del vero Dio, è <strong>la</strong> verità sull’evangelo,<br />

l’opera che Dio ha compiuto e vuole continuare a compiere per <strong>la</strong> salvezza, per<br />

richiamare l’umanità a sé, è <strong>la</strong> volontà di Dio. Tutto questo viene gettato a terra,<br />

considerato nullo, disprezzato. 177<br />

La paro<strong>la</strong> verità nel<strong>la</strong> Bibbia è messa in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> sana dottrina, con <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> di Dio, con <strong>la</strong> legge dell’Eterno. 178 Daniele <strong>la</strong> usa in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione<br />

che riceve dall’Eterno. 179 Essa indicherebbe quindi <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Dio nel suo<br />

insieme.<br />

«La nozione filosofica di verità è assente dal<strong>la</strong> mente ebraica. In ebraico è vero ciò<br />

che è conforme al<strong>la</strong> legge. Così un buon numero di commentatori ebraici, fra i quali<br />

Ibn Ezra, Rachi, Metsoudath David, hanno compreso il nostro passo nel senso del<br />

rigetto del<strong>la</strong> legge. “Esso (il piccolo corno) annullerà <strong>la</strong> legge (Tora) e l’osservanza<br />

dei comandamenti” 180 ». 181<br />

Due autori cattolici così spiegano: «La verità “emet”, cioè <strong>la</strong> vera religione, il<br />

culto al vero Dio, <strong>la</strong> legge mosaica; <strong>la</strong> religione rive<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> Legge e nei Profeti sarà<br />

abbassata, gettata a terra, umiliata». 182 La “verità”, <strong>la</strong> legge, <strong>la</strong> vera religione; queste<br />

cose appena credibili, il corno riuscirà a fare». 183<br />

Il 7 marzo del 321 il sommo pontefice, l’imperatore Costantino, emana <strong>la</strong> prima<br />

legge sull’osservanza del<strong>la</strong> domenica quale giorno di riposo: «Nel giorno venerabile<br />

del sole, che i magistrati e gli abitanti delle città si riposino, e che tutte le officine<br />

siano chiuse... ». «La conservazione del vecchio nome pagano di dies solis per<br />

indicare <strong>la</strong> festa settimanale cristiana è dovuta in gran parte all’unione di sentimenti<br />

pagani e cristiani... Il decreto con il quale si è rego<strong>la</strong>rizzata l’osservanza (del primo<br />

giorno del<strong>la</strong> settimana) ha segnato un’era nuova nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del giorno del Signore.<br />

Egli (Costantino) intendeva, in questo modo, mettere in accordo le religioni<br />

dell’impero sotto una istituzione comune». 184 Con il tempo, vari concili, che furono <strong>la</strong><br />

voce ufficiale del<strong>la</strong> Chiesa, stabilirono <strong>la</strong> stessa cosa.<br />

E così dai tempi del primo pontefice del<strong>la</strong> Chiesa, Costantino, 185 il culto cristiano<br />

si mimetizzerà nel culto pagano.<br />

«Roma pagana aveva i suoi cortei trionfali; Roma cristiana le sue processioni;<br />

Giove ha fatto il posto a Cristo, ma il quadro è rimasto lo stesso ed è il Foro». 186<br />

177<br />

Ma<strong>la</strong>chia 2:5-8.<br />

178<br />

Salmo 119:142.<br />

179<br />

Daniele 8:26; 10:1,21; 11:2.<br />

180<br />

Commentaire de Ibn Ezra, 8:12, in Miqraoth Gdoloth, 1959; pure per Rachi e Metsoudath David.<br />

181 DOUKHAN Jacques, Aux Portes de l’Espérance, ed. Vie et Santé, Dammarie les Lys 1983, p. 73.<br />

182<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., p. 804.<br />

183<br />

A. Crampon, o.c., nota<br />

184<br />

STANLEY Artur Feurhyn, A Histoiry of the Eastern Church, New York 1884, p. 184.<br />

185<br />

L’imperatore ha indetto il Concilio di Nicea nel 325 e lo ha presieduto senza essere un cristiano, ma era il<br />

Pontifex Maximus.


L’apostasia predetta dall’apostolo Paolo si è compiuta, <strong>la</strong> Chiesa cristiana da<br />

apostolica <strong>diventa</strong> imperiale e poi papale. Del resto il papato incarna lo spirito del<br />

cessato impero romano.<br />

Le parole che l’angelo dice a Daniele di questo potere: «A motivo del<strong>la</strong> sua astuzia<br />

farà prosperare <strong>la</strong> frode nelle sue mani», ispirano quelle dell’apostolo Paolo quando,<br />

descrivendo le sue azioni, dirà che le compirà: «Con ogni sorta di opere potenti, di<br />

segni e di prodigi bugiardi; e con ogni sorta d’inganno, d’iniquità». 187<br />

Ma ringraziamo il Signore che attraverso quei secoli bui si sono mantenuti,<br />

disseminati qua e là, seppure non nel<strong>la</strong> luce completa dell’Evangelo primitivo, gli<br />

adoratori di Dio, costituendo il filone d’oro del Medio Evo.<br />

Agli eretici: valdesi, albigesi, catari, patarini; ai vari Huss, Giro<strong>la</strong>mo da Praga,<br />

Savonaro<strong>la</strong>, per <strong>la</strong> loro fedeltà a quanto compreso dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, il Signore<br />

diceva: «Soltanto, quel che avete tenetelo fermamente finché io venga». 188<br />

Nel XVI secolo scoppia <strong>la</strong> Riforma protestante e le verità bibliche riscoperte<br />

danno nuovo splendore all’Evangelo. Purtroppo l’opera dei grandi riformatori non fu<br />

completa. Nel 1519 al grande Lutero il dottore cattolico Eck faceva notare <strong>la</strong> sua<br />

contraddizione nel pretendere di appoggiarsi esclusivamente al<strong>la</strong> Bibbia: «La Chiesa<br />

(gli diceva) senza un solo passo del<strong>la</strong> Scrittura, e senza nessun dubbio guidata dallo<br />

Spirito Santo ha, di sua propria potenza, trasferito il giorno di riposo dal sabato al<strong>la</strong><br />

domenica... Se voi <strong>la</strong>sciate <strong>la</strong> Chiesa (romana) per <strong>la</strong> so<strong>la</strong> Scrittura, siete forzati<br />

d’osservare con gli ebrei il sabato solennizzato dal principio del mondo». 189<br />

Col tempo le Chiese del<strong>la</strong> Riforma caddero nel sistema del<strong>la</strong> Chiesa romana ed<br />

esse stesse si posero a chiese nazionali.<br />

<strong>Quando</strong> i puritani d’Inghilterra furono costretti a <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> loro patria a causa<br />

dell’intolleranza del<strong>la</strong> Chiesa anglicana, trasferendosi in O<strong>la</strong>nda, si dichiararono liberi<br />

servitori dell’Eterno e s’impegnarono a «camminare insieme in tutte le vie che Dio<br />

aveva e avrebbe ancora fatto conoscere». 190 Questo era il vero spirito del<strong>la</strong> Riforma,<br />

il principio vitale del Protestantesimo che i pellegrini portarono con sé quando<br />

<strong>la</strong>sciarono l’O<strong>la</strong>nda per stabilirsi nel Nuovo Mondo. Giovanni Robinson, loro pastore,<br />

nel discorso di addio agli esuli disse: «Se Dio dovesse rive<strong>la</strong>rvi altre verità tramite<br />

strumenti di sua scelta, siate pronti ad accettarle con <strong>la</strong> stessa prontezza con <strong>la</strong> quale<br />

voi accettereste ogni nuova luce che vi giungesse per mezzo del mio ministero, perché<br />

io sono persuaso che Egli farà scaturire dal<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> altre verità e altre luci. Da<br />

parte mia, non potrò mai deplorare abbastanza lo stato delle chiese riformate: esse<br />

sono giunte ad un punto statico in materia di religione e ricusano di compiere fosse<br />

pure un solo passo oltre a quelli fatti dalle loro guide spirituali. Infatti, non è possibile<br />

indurre i luterani a fare un passo in più rispetto a Lutero... I calvinisti, lo sapete<br />

benissimo, rimangono ancorati dove li <strong>la</strong>sciò Calvino, il grande uomo di Dio. Egli<br />

186<br />

L. Homo, o.c., p. 244.<br />

187<br />

2 Tessalonicesi 2:9,10.<br />

188<br />

Apocalisse 2:25.<br />

189<br />

ECK dr., Encliridion, 1533, pp. 78,79; cit. da VUILLEUMIER Jean, Le jour de repos à travers les âges, p. 152.<br />

190 BROWN John Aqui<strong>la</strong>, The Pilgrim Fathers, p. 74; cit. WHITE Ellen, Il gran conflitto, ed. AdV, Firenze 1977, p.<br />

213.


non poteva vedere e conoscere tutto. È una realtà che addolora, perché sebbene quegli<br />

uomini (i riformatori) fossero per il loro tempo delle <strong>la</strong>mpade ardenti e risplendenti,<br />

non furono, né del resto lo potevano essere, in condizione di sviscerare l’intero<br />

consiglio di Dio. Se essi vivessero oggi, accetterebbero le nuove luci con lo stesso<br />

s<strong>la</strong>ncio col quale accettarono <strong>la</strong> luce allora». 191<br />

Lo scrittore protestante francese del secolo scorso, Agènor conte de Gasparin,<br />

diceva, par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> Riforma: «Il suo grande torto è stato quello di restare<br />

incompleta. Essa ha indicato il cammino, più che l’abbia percorso; o piuttosto essa lo<br />

ha segnato, ma non è arrivata... arrivare al punto di partenza o avanzare abbastanza<br />

per raggiungere il cristianesimo apostolico questo è il compito che ci è riservato». 192<br />

Fino a quando Signore aspetteremo questa luce completa?<br />

Il sommo pontefice ha prosperato nelle sue imprese. La sua opera è continuata a<br />

crescere fino in cielo vincendo e opprimendo gli oppositori, ma <strong>la</strong> sua conquista, le<br />

sue seduzioni, <strong>la</strong> sua opera fuorviante non ha una durata permanente, assicura il testo<br />

biblico.<br />

«Fino a quando?»<br />

Il piccolo corno ha operato per contrapporsi al<strong>la</strong> realtà celeste, essere come Dio, alterare,<br />

togliere al Cristo <strong>la</strong> sua opera di mediazione, di rappresentante dei credenti, <strong>la</strong> vera<br />

adorazione, distruggere il cuore dell’universo, il santuario celeste al<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> Chiesa<br />

sul<strong>la</strong> terra e c’è riuscito in una certa misura. Ma il Signore nel cielo opera affinché le porte<br />

dell’Ades non prevalgano sul<strong>la</strong> sua Chiesa. Daniele vede ed ode un dialogo tra due esseri<br />

celesti, due angeli che sono in cielo e scrive:<br />

«Poi vidi un santo che par<strong>la</strong>va; e un altro santo disse a<br />

quello che par<strong>la</strong>va: “Fino a quando <strong>la</strong> visione, il continuo,<br />

<strong>la</strong> trasgressione deso<strong>la</strong>trice per cui il santuario e l’esercito<br />

saranno calpestati?”» 193<br />

191<br />

Cit. E. White, o.c., p. 214.<br />

192<br />

GASPAREN Agénor de, Les écoles du doute et l’école de <strong>la</strong> foi, Genève 1853, p. CII.<br />

193<br />

Daniele 8:13, traduzione letterale. Il rabbino CHOURAQUI André, nel<strong>la</strong> Bible de <strong>la</strong> Pléide, ed. 1975 traduce: «Fino<br />

a quando durerà <strong>la</strong> visione, il sacrificio perpetuo e l’iniquità devastatrice, il santuario abbandonato e l’esercito<br />

calpestato sotto i piedi?».<br />

Il santo che par<strong>la</strong>va è stato identificato con diverse figure:<br />

- un angelo: CRAMPON A., nota;<br />

- Gabriele: TROCHON Th., p. 195; VUILLEUMIER J., p. 2389;<br />

- Dio Padre: FABRE d’ENVIEU J., vol. II, pp. 806-808;<br />

- Michele: GINSBERG H.L., The Jewish..., vol. I, p. 38;<br />

- il Figlio di Dio: WINTLE T., Daniel, 1836, pp. 138,139.<br />

Chi lo interroga è stato identificato con:<br />

- il Figlio di Dio: FABRE d’ENVIEU J., vol. II, p. 806;<br />

- un angelo: sembra <strong>la</strong> spiegazione più naturale; vedere però Th.TROCHON, p. 195.<br />

Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.


La maggior parte delle traduzioni e dei commentatori hanno pensato che <strong>la</strong><br />

“visione” si riporti unicamente al continuo e, più che tradurre il testo, lo hanno<br />

interpretato.<br />

La versione greca permette questa traduzione: «Fino a quando (dureranno) <strong>la</strong><br />

visione mostrata, il sacrificio tolto di mezzo e l’iniquità che devasta, il santuario<br />

abbandonato e l’esercito calpestato sotto i piedi?» 194<br />

Se si traduce fedelmente il testo ebraico come ha fatto <strong>la</strong> versione greca dei LXX e<br />

<strong>la</strong> Vulgata, e diverse versioni come La Paro<strong>la</strong> del Signore che riporta: « a ) Quanto<br />

dureranno gli avvenimenti annunciati in questa visione? b ) Per quanto tempo sarà<br />

abolito il sacrificio quotidiano, c ) trionferà l’iniquità, d ) il santuario e e ) gli essere<br />

celesti saranno calpestati?»: il nostro passo racchiude chiaramente cinque domande:<br />

«Fino a quando durerà:<br />

- <strong>la</strong> visione,<br />

- il continuo,<br />

- il peccato che produce <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione,<br />

- i luoghi santi (o il santuario) abbandonati e calpestati,<br />

- l’esercito calpestato?».<br />

E ciò corrisponde:<br />

«Fino a quando durerà <strong>la</strong> visione» del montone a due corna che viene vinto dal<br />

capro peloso, dal cui corno spezzato ne sorgono quattro, e da uno di questi spunterà il<br />

piccolo corno che compierà <strong>la</strong> sua opera nefasta? Quale sarà il tempo in cui questa<br />

visione prenderà fine? 195<br />

«Fino a quando durerà il continuo» cioè fino a quando il continuo sarà soppresso<br />

a causa dell’opera del corno?<br />

194<br />

Nel<strong>la</strong> Vulgata Gero<strong>la</strong>mo traduce: «Fino a quando <strong>la</strong> visione e il sacrificio abolito e il peccato del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

che ne deriva, e il santuario e l’esercito sarà conculcato?»<br />

Alcune versioni, credendo che <strong>la</strong> “visione” si riferisca so<strong>la</strong>mente al sacrificio, hanno forzato il testo aggiungendo<br />

tra parentesi delle parole per farlo comprendere in questo modo. La versione italiana fatta sul<strong>la</strong> Vulgata, corretta per<br />

ordine del papa Sisto V ed edita sotto Clemente VIII, detta per questo Sisto-Clementina, traduce: «Fino a quando<br />

durerà (quello di cui par<strong>la</strong>) <strong>la</strong> visione (intorno) al sacrificio perpetuo, al peccato causa del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione, fino a quando<br />

il santuario e l’esercito saranno conculcati?». Il Tintori adotta lo stesso testo.<br />

195<br />

«L’uso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “visione” (hazon) in Daniele 8 conferma l’idea che al versetto 13 il profeta si riferisce a tutta<br />

<strong>la</strong> visione dei versetti 3-12. Questa paro<strong>la</strong> appare tre volte nell’introduzione di questa visione, ai versetti 1,2, e ogni<br />

volta si riferisce a tutta <strong>la</strong> visione che segue. La volta successiva appare al versetto 13 ed è in rapporto con le tre<br />

menzionate nell’introduzione.... Poi il profeta reagisce alle diverse scene che passano davanti a lui e dice: “Mentre io<br />

Daniele avevo questa visione e cercavo di capir<strong>la</strong>” 15. Tutta <strong>la</strong> visione sembra essere presa in considerazione qui,<br />

poiché in risposta al<strong>la</strong> domanda di Daniele, Gabriele comincia <strong>la</strong> sua spiegazione a partire dal capro persiano (20). Più<br />

avanti, quando Gabriele par<strong>la</strong> di comprendere <strong>la</strong> visione (17) e di sigil<strong>la</strong>r<strong>la</strong> (26), si riferisce a tutta <strong>la</strong> visione dei<br />

versetti 3-12. La paro<strong>la</strong> “visione” o hazon appare sette volte in Daniele 8: tre volte prima del<strong>la</strong> domanda del versetto<br />

13 (1,2) e tre volte dopo (15,17,26). Sei volte il suo impiego si riferisce senza dubbio a tutta <strong>la</strong> visione dei versetti 3-<br />

12. È per questo che noi pensiamo che <strong>la</strong> stessa cosa deve essere per <strong>la</strong> domanda al versetto 13» W. Shea, Étude, p. 91.<br />

T. BERVERLY commenta: «Queste 2300 sere e mattine non si riferiscono so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> cessazione del sacrificio<br />

perpetuo, ma <strong>la</strong> visione tutta intera, a partire dal periodo del<strong>la</strong> Persia, passando dal periodo greco, fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

monarchia romana anticristiana, e al regno di Cristo» o.c., parte 1, pp. 1,14; cit. da W. Shea, o.c, p. 93. Desmond FORD<br />

nel suo commentario scrive: «Inoltre, bisogna prestare attenzione al fatto che <strong>la</strong> domanda non è: “Per quanto tempo il<br />

santuario sarà calpestato?”, ma piuttosto: “Per quanto tempo durerà <strong>la</strong> visione che trova il suo punto culminante al<br />

livello dell’opera terribile del piccolo corno?” Infatti <strong>la</strong> visione incomincia al tempo dei Medi e dei Persiani e ci si<br />

deve dunque attendere che il periodo dei 2300 giorni comincia ugualmente nel corso di quel periodo» Daniel,<br />

Nashville 1978, p. 188.


«Fino a quando durerà il peccato che produce <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione», cioè fino a quando<br />

l’azione di ribellione del piccolo corno, <strong>la</strong> sua autorità riuscirà a produrre<br />

deso<strong>la</strong>zione, apostasia, infedeltà nel<strong>la</strong> Chiesa di Dio e nel mondo?<br />

«Fino a quando il santuario sarà abbandonato», cioè fino a quando il piccolo<br />

corno calpesterà <strong>la</strong> verità del santuario celeste, l’opera che in esso si compie e lo<br />

renderà inaccessibile a coloro che si sottopongono al<strong>la</strong> sua autorità?<br />

«Fino a quando l’esercito celeste, il popolo di Dio sarà calpestato?» cioè sarà<br />

soggiogato da questo regno e i suoi errori lo influenzeranno?<br />

«Fino a 2300 sere e mattine, poi il santuario sarà purificato»<br />

A queste angosciose domande segue una so<strong>la</strong> risposta 196 :<br />

«Fino a duemi<strong>la</strong>trecento 197 sere e mattine poi il<br />

santuario sarà purificato». 198<br />

L’influenza del piccolo corno sul santuario non è destinata a continuare per sempre fino<br />

al<strong>la</strong> fine dei tempi. La sua opera sul<strong>la</strong> Chiesa sarà interrotta prima che senza opera di mano<br />

verrà distrutto e il Signore lo annienterà con l’apparizione del<strong>la</strong> sua venuta.<br />

196 Al<strong>la</strong> prima domanda il testo biblico risponde al versetto 25 ed è in parallelo con Daniele 2:45; 7:26. Al<strong>la</strong> seconda<br />

e al<strong>la</strong> terza domanda risponde in Daniele 12:11; al<strong>la</strong> quinta domanda si ha ancora <strong>la</strong> risposta nel capitolo 12:7.<br />

197 Gero<strong>la</strong>mo nel suo commentario su Daniele, Opera, V, 1516, pp. 448,449, dichiara che certi critici leggono 2200<br />

al posto di 2300. Nessuno però sostiene questa lettura evidentemente errata.<br />

Una edizione del<strong>la</strong> versione greca del<strong>la</strong> LXX, pubblicata a Roma nel 1587, f. 732, dava <strong>la</strong> cifra di 2400. È stato un<br />

errore di stampa, perché il manoscritto greco Vaticanus che è stato riprodotto in quel<strong>la</strong> edizione porta chiaramente<br />

2300. TREGELLES Samuel Prideaux, Remarks on the prophecy. Visions of the Book of Daniel, nuova ed., London 1852,<br />

p. 95, osserva che l’originale esaminato da lui personalmente ha <strong>la</strong> cifra di 2300, e che i 2400 sono un errore<br />

tipografico, assieme a molti altri, fatto dagli editori del 1587 e purtroppo riprodotto nelle edizioni che sono seguite:<br />

Amsterdam 1725, p. 530; Leipzig 1824, p. 947. Vedere anche Atene 1928, p. 932; ecc. Le migliori edizioni moderne<br />

danno tutte <strong>la</strong> cifra di 2300. Esempio: H.B. SWETE, The Old Testament in greck according to the Septuaginta, vol. III,<br />

1894, p. 552; Luigi GRAMMATICA, Bibliorum Sacrorum iuxta Vulgatam Clementinam, nuova edizione, Mi<strong>la</strong>no 1914,<br />

p. 835; Alfred RAHLFS, Septuaginta, vol. II, 1935, p. 918. Non esiste comunque nessun manoscritto greco che porti <strong>la</strong><br />

cifra 2400. Il testo ebraico, <strong>la</strong> versione greca del<strong>la</strong> LXX, <strong>la</strong> Vulgata <strong>la</strong>tina e altre antiche versioni si accordano per dare<br />

<strong>la</strong> cifra 2300, che può essere considerata assolutamente sicura. «Non c’è una cifra nel<strong>la</strong> Bibbia <strong>la</strong> cui autenticità sia<br />

meglio stabilita di quel<strong>la</strong> dei 2300 giorni» William HALES, A new Analysis of Chronology, t. II, 1830, p. 557.<br />

JANNAWAY Franck George, Bible Times and Seasons with illustrations from the Books of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion,<br />

London 1923, p. 19: «È senza alcun motivo che si è voluto leggere 2400. È falso affermare che il manoscritto<br />

Vaticanus porti <strong>la</strong> cifra 2400. L’errore è nato dal fatto che <strong>la</strong> cifra sbagliata è scivo<strong>la</strong>ta in una certa edizione stampata.<br />

Nessun manoscritto ha <strong>la</strong> lettura 2400. Il manoscritto Alessandrinus, <strong>la</strong> versione siriaca (Peshitta) del III secolo, tutti i<br />

manoscritti <strong>la</strong>tini del<strong>la</strong> Vulgata del IV secolo, le versioni autorizzate e <strong>la</strong> versione riveduta inglese sono d’accordo per<br />

<strong>la</strong> cifra 2300».<br />

Alcuni autori moderni sono stati tratti in errore dalle edizioni sbagliate e hanno basato i loro calcoli su 2400.<br />

Anonimo, The Scheme of Prophecy, p. 107: 536 a.C.-1864 d.C.; J.A. BEGG, 1830, p. 19 nota; G.S. FABER, A<br />

Dissertation, vol. I, 5 a ed., p. 296; E. IRVING, On the prophecy..., p. 12: 553 a.C.-1847 d.C.; M.C. TREVILLAN, p. 403:<br />

552 a.C.-1848 d.C.; J. THOMAS, Eureka, vol. II, 1866, pp. 684-688; ma nel<strong>la</strong> 1 a e 2 a edizione, 1869, aveva condiviso i<br />

2300. Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

198 Daniele 8:14.


<strong>Quando</strong> inizia il giudizio preliminare<br />

che si conclude con <strong>la</strong> purificazione del santuario celeste<br />

I futuristi, cattolici e protestanti e i dispensazionalisti evangelici, pensano a un<br />

tempio futuro che sarà ricostruito a Gerusalemme.<br />

Gli Avventisti pensano al santuario celeste. 199<br />

<strong>Quando</strong> si applica questo capitolo ad Antioco Epifane si pensa al<strong>la</strong> purificazione<br />

del tempio di Gerusalemme dopo <strong>la</strong> vittoria dei Maccabei, ma si è anche portati a<br />

pensare, per giustificare questa spiegazione, che ci sia un errore cronologico da parte<br />

dell’autore del libro di Daniele. Già nel 1777 Loys de Cheseaux scriveva: «Io oso dire<br />

che tutti gli sforzi che gli interpreti hanno fatto fino a questo momento per applicare<br />

alle persecuzioni di Antioco l’oracolo delle 2300 sere e mattine non hanno portato a<br />

nul<strong>la</strong>». 200 T. Crinsoz, qualche decennio prima scriveva: «Questo numero 2300, sere e<br />

mattine, fornisce una nuova prova convincente, che non si tratta per nul<strong>la</strong>, in questo<br />

capitolo, del<strong>la</strong> persecuzione di Antioco Epifane». 201 La Bibbia di Gerusalemme<br />

199<br />

«È indubitabilmente il santuario che deve essere purificato al<strong>la</strong> fine dei 2300 anni, cioè negli ultimi tempi. In<br />

effetti, nel tempo lontano di cui par<strong>la</strong> Daniele, il santuario terrestre era da molto tempo sparito; non può trattarsi<br />

dunque qui che del santuario celeste» J. Vuilleumier, o.c., pp. 268,271. «Poiché i 2300 anni ci portano lontani nell’era<br />

cristiana, il santuario qui menzionato non potrebbe essere il tempio di Gerusalemme distrutto nel 70 d.C.. Il santuario<br />

del<strong>la</strong> nuova alleanza è evidentemente il santuario celeste» SDABC, vol. IV, p. 844. E. WHITE, Il gran conflitto, cap. 23;<br />

J.N. ANDREWS, The Sanc., C.M. MAXWELL, vol. I, pp. 173-181; U. SMITH, The Santuaire. Per i titoli completi vedere <strong>la</strong><br />

Bibliografia.<br />

200<br />

LOYS CHESEAUX Jean-Phil. de, Remarques sur Daniel, 1777, p. 11.<br />

201<br />

T. Crinsoz, o.c., p. 389.<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità Giudaiche, fu il primo autore che vide in questo corno Antioco Epifane, ma non dice<br />

nul<strong>la</strong> delle 2300 sere e mattine. Par<strong>la</strong> di 1290 giorni e di 3 anni a proposito del<strong>la</strong> profanazione del tempio.<br />

«Ci sono due modi di valutare questa espressione, a seconda del modo con il quale si comprende il termine “sere e<br />

mattine”. Si può intenderlo di 2300 giorni, - sia 6 anni, 4 mesi e 20 giorni, se si conta 360 giorni per anno, o 6 anni, 3<br />

mesi e 20 giorni, se si conta un anno di 365 giorni - e riportare questo periodo di tempo ai sei anni e più che sarebbero<br />

trascorsi dal momento in cui <strong>la</strong> persecuzione cominciò (morte del grande sacerdote Onia III; 2 Maccabei 4:33 e seg.)<br />

fino al<strong>la</strong> purificazione del tempio (1 Maccabei 4:53), 171-165 a.C. Ma si può anche applicare il termine di “sere e<br />

mattine” agli olocausti che si offrono in quei momenti, di modo che <strong>la</strong> somma totale indicherebbe non <strong>la</strong> cifra dei<br />

giorni durante i quali è durata <strong>la</strong> persecuzione, ma quel<strong>la</strong> degli olocausti soppressi. Si diminuisce così a metà <strong>la</strong> cifra<br />

di 2300 e si arriva a 1150 giorni pieni: sia 3 anni 2 mesi, 10 giorni (anno di 360 giorni) o 3 anni, 1 mese, 25 giorni<br />

(anno di 365 giorni). La soppressione dell’olocausto giornaliero, sotto <strong>la</strong> persecuzione di Antioco, per quanto è<br />

possibile calco<strong>la</strong>r<strong>la</strong>, secondo il libro dei Maccabei è durata: 3 anni e 10 giorni (confr. 1 Maccabei 1:53 e 4:43)<br />

(15/12/167-25/12/164 a.C.), più alcune settimane che precedettero probabilmente l’erezione dell’altare pagano a<br />

partire dall’arrivo del commissario Apollonio (1 Maccabei 1:29 e seg., confr. 2 Maccabei 5:32 e seg.)» La Bible<br />

Annotée, o.c., t. II, p. 299. Per colmare <strong>la</strong> differenza dei 55 giorni si è pensato di giungere fino al<strong>la</strong> morte di Antioco<br />

che è avvenuta nel<strong>la</strong> primavera del 163 a.C. al ritorno da una campagna militare contro <strong>la</strong> Persia. Ma anche così i<br />

numeri non sono esatti.<br />

«Sia che si intenda con questo numero 2300 giorni naturali o 1150 sacrifici del<strong>la</strong> sera e altrettanti sacrifici del<br />

mattino, che farebbero 2300 sere e mattine, non si troverà né l’uno né l’altro di questi numeri precisi nel<strong>la</strong> durata del<strong>la</strong><br />

persecuzione del re di Siria» T. Crinsoz, o.c., p. 390.<br />

Inoltre «non è possibile che un lettore israelita abbia compreso le 2300 sere e mattine come delle mezze giornate,<br />

1150 giorni, perché nel<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> creazione (Genesi 1), sera e mattina costituiscono dei giorni interi.<br />

Nell’espressione fino a 2300 sere e mattine, le sere-mattine possono essere almeno prese per il sacrificio del<strong>la</strong> sera e<br />

del mattino e non come se 1150 sacrifici del mattino o 1150 del<strong>la</strong> sera devono essere soppressi. Dobbiamo prendere le<br />

parole tali e quali sono e accettare che si tratti di 2300 giorni interi» KEIL. Inoltre : «Non c’è nessun posto del<strong>la</strong><br />

Scrittura che faccia vedere che <strong>la</strong> sera si prenda qualche volta per il sacrificio del<strong>la</strong> sera, e <strong>la</strong> mattina per il sacrificio<br />

del<strong>la</strong> mattina» T. Crinsoz, o.c., p. 391. - L’espressione «sera e mattina» (vedere anche il versetto 26) mostra<br />

chiaramente che l’autore non impiega qui il linguaggio del<strong>la</strong> legge del sacrificio in cui l’ordine è invariabilmente<br />

opposto: mattina e sera (1 Cronache 23:30), ma quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> creazione (Genesi 1).


iconosce: «Duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine: dunque 2300 giorno, sia 1150 giorni, se<br />

l’espressione intende i due sacrifici quotidiani soppressi durante il tempo del<strong>la</strong><br />

persecuzione. L’una e l’altra cifra si allontanano notevolmente dai tre anni e mezzo<br />

(1260) di VII:25, e il senso resta oscuro».<br />

Questa espressione «sera e mattina» risente dello stile del Pentateuco, del<br />

linguaggio <strong>la</strong>pidario di Genesi I, che è unico nel suo genere per indicare un giorno<br />

completo di 24 ore.<br />

Con questo senso l’hanno compreso le antiche versioni dei LXX, Teodozione e<br />

Vulgata le quali aggiungono dopo 2300 l’espressione “giorno”, come fanno pure <strong>la</strong><br />

traduzione italiana del<strong>la</strong> Sisto Clementina, il Diodati. 202<br />

Come abbiamo già accennato in precedenza, l’angelo, spiegando a Daniele <strong>la</strong><br />

visione, dice: «La visione delle sere e delle mattine, di cui ti è stato par<strong>la</strong>to, è vera. Tu<br />

tieni segreta <strong>la</strong> visione, perché si riferisce ad un tempo lontano», «perché questa<br />

visione concerne il tempo del<strong>la</strong> fine». 203 Questo periodo giunge fino al tempo<br />

escatologico in cui il «venga il tuo Regno» potrà trovare <strong>la</strong> sua realizzazione storica.<br />

Tutti i tentativi fatti per ridurre <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> di Daniele in mezze giornate sono un tentativo per accordare <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

con i pregiudizi di una interpretazione che non crede nel<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione. Come tali sono un fallimento.<br />

Come abbiamo detto, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “tarnid” non si riferisce soltanto ai sacrifici ma all’insieme del servizio del<br />

santuario. Anche se questa espressione <strong>la</strong> vogliamo limitare all’olocausto, il suo impiego più frequente indica <strong>la</strong><br />

doppia offerta cruenta del<strong>la</strong> mattina e del<strong>la</strong> sera. Il testo di Esodo 29:38-42 è chiaro a tale riguardo. Dopo aver dato <strong>la</strong><br />

prescrizione per il sacrificio quotidiano dei due agnelli d’un anno, per <strong>la</strong> mattina e per <strong>la</strong> sera, il versetto 42 riassume i<br />

precedenti dicendo: «Sarà un olocausto perpetuo». Il testo parallelo, Numeri 28:3-6, ribadisce lo stesso principio:<br />

«Tale è l’olocausto perpetuo». Nei capitoli 28 e 29 vengono indicati gli altri sacrifici offerti di sabato (28:9,10), nei<br />

noviluni (versetti 11-15), nei sette giorni del<strong>la</strong> festa degli azzimi che seguivano <strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> Pasqua (versetti<br />

16-25), nel giorno delle primizie o pentecoste (versetti 26-31), nel novilunio del settimo mese (29:1-6), nel<strong>la</strong> festa<br />

delle capanne (versetti 12-39). Tutti questi sacrifici erano fatti «oltre l’olocausto perpetuo» (28:10,15,24,31;<br />

29:6,11,19,25,28,31,34, 38,39). Una so<strong>la</strong> volta è detto: «Offrirete questi sacrifici oltre l’olocausto del<strong>la</strong> mattina e del<strong>la</strong><br />

sera, che è un olocausto perpetuo» (28:23). Ma <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>: «l’olocausto perpetuo» riunisce i sacrifici rego<strong>la</strong>ri del<br />

mattino e del<strong>la</strong> sera come indicati nei versetti 3-6. Questa so<strong>la</strong> eccezione del versetto 23 non invalida il principio che<br />

abbiamo esposto, semmai lo conferma.<br />

È da notare che il profeta Daniele utilizza differenti espressioni per indicare degli intervalli di tempo: giorno<br />

(1:12,15; 12:11 e 12); settimana (9:24,25,26,27); mô’ed tempo (12:7), o l’espressione aramaica ‘idan tempo<br />

(4:13,20,22,29; 7:25 testo masoretico). Con questo ricco vocabo<strong>la</strong>rio stupirebbe che Daniele voglia indicare una<br />

durata di tempo con l’espressione di sacrifici, quando le parole erabh e boqer non hanno mai questo significato. Le<br />

espressioni sera e mattina di Daniele 8:14,26 dimostrano che l’autore non usa il linguaggio del<strong>la</strong> legge cultuale dei<br />

sacrifici, il cui ordine è inverso, ma il linguaggio <strong>la</strong>pidario di Genesi 1 le cui parole indicano un giorno di 24 ore.<br />

202<br />

La traduzione italiana del<strong>la</strong> Sisto-Clcmentina: «Da sera a mattina, per 2300 giorni». Il Diodati traduce: «Fino a<br />

2300 giorni di sere e mattine».<br />

Che il giorno iniziasse con <strong>la</strong> sera è quanto detto a più riprese per l’osservanza del sabato, IV comandamento, e<br />

delle festività levitiche (Nehemia 13:19; Levitico 23:32).<br />

Le parole ebraiche “erebh” sera e “boquer” mattina non corrispondono al tempo del<strong>la</strong> notte e del giorno, ma<br />

semplicemente al momento del “tramonto” e dell’“alba”. Se si vuole indicare <strong>la</strong> durata del tempo tra l’alba e il<br />

tramonto si usa <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “yom” giorno, e per le ore del<strong>la</strong> notte “eilu”, che sono precisamente le espressioni impiegate<br />

in Genesi 1:5, per indicare <strong>la</strong> parte luminosa e <strong>la</strong> parte buia del giorno completo. Monsignor GAROFALO traduce questo<br />

passo del<strong>la</strong> Genesi: «E Dio chiamò giorno <strong>la</strong> luce e chiamò notte le tenebre. Poi venne sera, poi venne mattina: un<br />

giorno» La Bibbia, ed. Marietti, Torino 1964, p. 17.<br />

L’uso del calendario ebraico di calco<strong>la</strong>re il giorno dal crepuscolo del<strong>la</strong> sera al crepuscolo del<strong>la</strong> sera seguente lo<br />

troviamo anche nell’Is<strong>la</strong>m c<strong>la</strong>ssico. È il tramonto che fissava per gli Ebrei l’inizio del sabato, delle feste e dei<br />

noviluni e quindi per estensione tutti gli altri giorni del<strong>la</strong> settimana.<br />

La versione greca dei LXX e <strong>la</strong> Vulgata <strong>la</strong>tina traducono l’espressione «sere e mattine» con giorni 2300.<br />

203<br />

Daniele 8:26,27.


Nel 1729 T. Crinsoz scriveva: «Io non penso che le 2300 sere e mattine, dopo le<br />

quali il santuario deve essere purificato, significhino duemi<strong>la</strong>trecento giorni naturali.<br />

L’avvenimento ha fatto fin troppo vedere che il santuario e l’esercito dovevano essere<br />

calpestati per un periodo molto più lungo. Trattandosi qui di una <strong>profezia</strong>, è<br />

ragionevole intendere attraverso questo numero di sere e mattine, non dei giorni<br />

naturali, ma dei giorni profetici. E secondo una abitudine dello Spirito Santo di<br />

rappresentare in abbreviato le grandi rivoluzioni del sole, attraverso le piccole<br />

rivoluzioni dello stesso astro», 204 cioè il tempo che <strong>la</strong> terra impiega a girare attorno al<br />

sole è raffigurato dal tempo che <strong>la</strong> terra impiega a girare su se stessa.<br />

Che le 2300 sere e mattine debbano essere prese non in senso letterale è dato<br />

dall’evidenza del testo stesso. Al<strong>la</strong> domanda: «Fino a quando durerà <strong>la</strong> visione...» si<br />

risponde con 2300 sere e mattine. La «visione» riguarda tutto il quadro che viene<br />

presentato. Per tre volte nei versetti 1 e 2 si par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> visione. Inoltre viene detto che<br />

questa visione riguarda un tempo lontano e concerne il tempo del<strong>la</strong> fine. La visione va<br />

204 T. Crinsoz, o.c., p. 391. «Questo numero 2300 sere e mattine fornisce una prova convincente che non si tratta per<br />

nul<strong>la</strong>, in questo capitolo, del<strong>la</strong> persecuzione di Antioco Epifane. Poiché, sia che si intenda con questo numero 2300<br />

giorni naturali, o 1150 sacrifici del<strong>la</strong> sera e del mattino, che farebbero 2300 sere e mattine, non si troverà né l’uno né<br />

l’altro di questi numeri precisi nel<strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> persecuzione del re di Siria» Idem, pp. 389,390. «Oso dire che tutti<br />

gli sforzi che gli interpreti hanno fatto per applicare alle persecuzioni di Antioco l’oracolo delle 2300 sere e mattine<br />

non hanno portato a nul<strong>la</strong>» J.P. Loys de Chéseaux, o.c., p. 132.<br />

Il teologo cattolico C. Schedl con abilità tenta di applicare i periodi profetici di Daniele all’azione di Antioco<br />

Epifane adattando il “tempo” indicato dal profeta all’anno lunare, bisestile e l’espressione “metà tempo” a un<br />

quadrimestre, a un semestre più una settimana, e a un tempo rimanente, per far tornare <strong>la</strong> somma, per 1335 giorni.<br />

Lasciamo al lettore <strong>la</strong> valutazione di quanto riportiamo. «2300 sere e mattine equivalgono a 1150 giorni. In questo<br />

passo viene espresso chiaramente il punto di partenza: si tratta del 15 Kasleu dell’anno 145 E.T. (6 dicembre 167<br />

a.C.), il giorno del<strong>la</strong> profanazione del tempio... al punto terminale si arriva al 15 Shebat dell’anno 148 E.T. (31<br />

gennaio del 168), una data estremamente importante per le lotte maccabaiche. Due anni dopo <strong>la</strong> ricostruzione del<br />

tempio (4 dicembre del 164) il monte Sion fu rafforzato e munito di torri e di sbarramenti. In tal modo il tempio era<br />

ripristinato definitivamente nei suoi diritti, l’esercito conculcatore veniva cacciato dal luogo sacro e si adempiva <strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>. Il numero si può pure dividere secondo lo schema fondamentale di Daniele: un tempo (anno lunare): 354<br />

giorni; un doppio tempo: 708 giorni; una frazione di tempo (un quadrimestre (sic!)): 88 giorni; si ha così un totale di<br />

1150 giorni, cioè di 2300 sere e mattine. La frase misteriosa “un tempo dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo” si trova in<br />

12:7 e 7:25. Per sciogliere l’enigma è necessario tenere presente che, sia il numero sacro sette, sia <strong>la</strong> sua metà<br />

(1+2+½=3½) devono essere considerati come valori simbolici. ... Anche (per i 1290 giorni) il punto di partenza è<br />

indicato chiaramente.... Si tratta di una data importante per <strong>la</strong> riscossa maccabaica: il 6 Sivan dell’anno 145 E.T. (19<br />

giugno del 163) giorno in cui cadeva <strong>la</strong> festa delle settimane o di Pentecoste... Computando secondo lo schema dei<br />

numeri di Daniele si ha: un tempo (anno bisestile (sic!)): 381 giorni; un doppio tempo: 708 giorni, mezzo tempo<br />

(semestre di anno bisestile più una settimana): 198; si ottiene così un totale di 1290 giorni». Ma 381x2=762 non 708.<br />

Inoltre 381+708+198=1287. Per i «1335 giorni... scomponendo e calco<strong>la</strong>ndo in base ai numeri simbolici (sic!), si<br />

ottiene: un tempo (anno bisestile): 384 giorni (prima 381 n.d.a.); un doppio tempo: 708 giorni; tempo rimanente: 243;<br />

in tutto quindi 1335 giorni». Dopo questi virtuosismi l’autore arriva a dire in conclusione: «La concordanza di queste<br />

tre date non è certamente un caso fortuito» SCHEDL C<strong>la</strong>us, Storia dell’Antico Testamento, vol. IV, traduzione di Pietro<br />

CANOVA, ed. Paoline, Roma 1966, pp. 326,327,325,327,328.<br />

Si ha così che, per <strong>la</strong> teologia liberale, i tre tempi e mezzo (Daniele 7:25), le 2300 sere e mattine (8:14), i 1290<br />

giorni (12:11) e i 1335 giorni (12:12) sarebbero delle correzioni successive al testo, fatte dallo scrittore, per salvare <strong>la</strong><br />

faccia. Vedere: teologo cattolico francese DELCOR Matthias, Le livre de Daniel, Paris 1971, p. 258; teologo luterano<br />

danese BENTZEN Aage, Das Buch Daniel, Tübingen 1952, p. 86,87; teologo luterano tedesco EISSFELDT Otto Hermann<br />

Wilhem Leomnard, Einleitung in das Alte Testament, Tübingen 1964, p. 718; LECOCQUE André, Le livre de Daniel,<br />

Neuchâtel 1976, p. 183; cit. da SCHWANTES Sigfried, La date du livre de Daniel, in AA.VV., Daniel - Questions<br />

Débattues, Collonges sous Salève 1980, p. 58.<br />

Di fronte a tutti questi tentativi di giustificare l’ingiustificabile, crediamo che si debba riconoscere quanto ha<br />

scritto il teologo liberale anglicano inglese S. R. DRIVER: «Sembra impossibile trovare due elementi che siano separati<br />

da duemi<strong>la</strong>trecento giorni e che corrispondano al<strong>la</strong> descrizione» cit. SDA Bible Commentary, vol. IV, Washington<br />

D.C. 1955, p. 844.


quindi dal tempo dell’Impero Medo Persiano al<strong>la</strong> fine. È fare violenza<br />

all’intenzionalità del testo se si vuole sostenere 2300 giorni come tempo letterale.<br />

«Una quindicina di esegeti ebrei hanno adottato il senso simbolico... Il rabbino<br />

palestinese Jephet ibn Ali Kalevi, nel suo commentario composto verso l’anno mille,<br />

...affermava: “Gli studiosi che hanno preceduto Joseph ibn Bakhtavi hanno spiegato i<br />

2300, 1290 e 1335 come degli anni; i Rabbini hanno fatto <strong>la</strong> stessa cosa. - Anche<br />

qualche Karaïtes”». 205<br />

Georges Stanley Faber, canonico del<strong>la</strong> cattedra di Salisburgo, dottore in teologia,<br />

scriveva: «Quasi senza eccezione, i dottori del<strong>la</strong> Sinagoga ebraica si accordano nel<br />

205 VAUCHER Alfred Félix, Jusques à quand, Seigneur, Collonges sous Salève 1973, p. 12.<br />

«1. Verso l’anno 800, Benjamin ben Moïse Nahawendi, giudeo karaita di Persia autore di un commentario su<br />

Daniele che non è stato trovato. Conosciamo il suo modo di vedere da Joseph ibn Ali, che non ha condiviso il suo<br />

pensiero e da Abarbanel, che lo ha sostenuto (Isaac Judah Abravanel (ABARBANEL) in REINES Alvin-Jay, Maimonides<br />

and Abrabanel on Prophecy, Cincinnaty 1970, pp. 85,86).<br />

2. Saadia ben Joseph (882-942), autore di un commentario inedito su Daniele, conservato al<strong>la</strong> Biblioteca<br />

Bodléienne d’Oxford (ms. Opp. add. Qu. 154). Sul passo re<strong>la</strong>tivo ai 2300 si può vedere Hermann SPIEGEL, Saadia al-<br />

Fajjûmi’s arabische Danielversion, Berlin 1906, p. 109. Il pastore francese Pierre ALLIX, rifugiato in Inghilterra, ha<br />

dato una traduzione inglese dell’ottavo trattato del Sepher Amunoth (Livre de l’Espérance), scritto nel 873, dove<br />

Saadia stabiliva <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>: un giorno profetico = un anno letterale (A Confutation of the hopes of the Jews concerning<br />

the <strong>la</strong>st Redemption, London 1707). Un giorno vale un anno (pp. 7,8). Noi abbiamo dunque 1335 anni (p. 7), 1290<br />

anni (pp. 8, 9), 2300 anni (p. 9).<br />

3. Sahl ben Mazliah, nato nel 910, esegeta palestinese, karaita autore di un commentario su Daniele (vedere<br />

SILVER Abba Hillel, A History of Messianic Specu<strong>la</strong>tion in Israel From the First Through the Seventeenth Centuries,<br />

The MacMil<strong>la</strong>n Company, New York 1927, pp. 50-52.54).<br />

4. Salomon ben Isaac Jarchi, detto Raschi (1040-1105), il cui commentario sul profeta Daniele è stato tradotto in<br />

<strong>la</strong>tino e pubblicato sotto il nome di Jarchi da Johann Friedrich BREITHAUPT (Commentarius in Prophetas Maiores et<br />

Minores, Gotha 1713, pp. 771,772,795,796).<br />

5. Lo spagnolo Abraham ben Chija (1065-1136), autore di un’opera su Daniele conservata in manoscritto al<strong>la</strong><br />

Biblioteca di Monaco e pubblicato a Berlino nel 1924.<br />

6. Nel secolo XII abbiamo un esegeta israelita che abitualmente è confuso con Saadia ben Joseph, detto il Gaon,<br />

il cui commentario su Daniele si trova nelle Bibbie rabbiniche.<br />

7. Moïse ben Nachman (verso 1194-1270), spagnolo, autore di un’opera stampata a Costantinopoli nel 1579.<br />

8. Un altro spagnolo, Bahia ben Asher (verso 1260-1340) menzionato da H. Silver (o.c., pp. 95-97). Riduce i<br />

2300 a 1150 anni.<br />

9. Levi ben Gershon (1288-1344), francese, autore di un commentario su Daniele, apparso prima del 1480. È<br />

menzionato da Abarbanel. Conta a partire da Samuele.<br />

10. Simon ben Zemah Duran, o RaSHBaZ (1310-1385) rabbino e fisico di Algeria, dal 1394 capo rabbino. Cita<br />

Ezechiele 4:4 come evidenza del principio giorno/anno (vedere Le Roy Edwin FROOM, The Prophetic Faith of our<br />

Fathers, vol. II, Washington D.C., 1948, p. 218).<br />

11. Isaac Abarbanel (1437-1508), celebre rabbino portoghese, finì nel 1496 un commentario su Daniele che è<br />

stato stampato diverse volte (Napoli 1497, Ferrara 1551, Venezia 1556, Amsterdam 1647, Venezia 1652).<br />

Nell’edizione veneziana del 1570, f. 85, sono spiegati i 2300 giorni/anni.<br />

12. Secondo Johann Christoph WAGENSEIL (Te<strong>la</strong> ignea Satanae, 1681, p. 335), Rabbi Isaac ben Abraham,<br />

portoghese del XV secolo, autore del Liber Munimen fidei.<br />

13. Abraham ben Eliezer ha-Levi (verso 1460-1530), cabalista spagnolo, ha pubblicato a Costantinopoli, nel<br />

1510, un’opera nel<strong>la</strong> quale spiega le 70 settimane di Daniele.<br />

14. Il rabbino italiano Giuseppe ben David ibn Jachia (JACCHIADES) (1494-1539), Paraphrase sur Daniel,<br />

composto nel 1528; stampato in ebraico a Bologna nel 1538, è stato tradotto in <strong>la</strong>tino da Costantin L’EMPEREUR,<br />

Amsterdam 1633. Pur applicando <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> ad Antioco IV, afferma che i 2300 giorni sono anni (pp. 153,154)»<br />

VAUCHER Alfred Félix, Lacunziana, I serie, Collonges-sous-Salève 1949, pp. 54-56.<br />

In epoca recente possiamo citare Abraham Bar Hiyya HANASI, Megillot Ha Megalleh (Rouleau du Révé<strong>la</strong>teur), ed.<br />

Arthur Poznanski, Berlin 1924, 1967, pp. 170,171; traduzione cata<strong>la</strong>na José-Maria MILLAS-VALLICROSA, Barcellona<br />

1929, LVIII-253 pagine.


considerare i 2300, 1290, e 1335 giorni di Daniele, come essendo altrettanti anni;<br />

questo non si può spiegare, a mio avviso, se questo principio di calcolo non sia stato a<br />

loro trasmesso interrottamente». 206<br />

Elliott nell’ambito del<strong>la</strong> cristianità scriveva che già: «dai tempi di Cipriano, verso<br />

<strong>la</strong> metà del III secolo, fino ai tempi di Gioacchino e dei valdesi, al XIII secolo, il<br />

principio d’interpretazione secondo il quale un giorno ha il valore di un anno è stato<br />

riconosciuto nel<strong>la</strong> Chiesa da una continuazione di commentatori; l’applicazione ne è<br />

stata fatta e con prova a sostegno, sia dall’uno che dall’altro dei periodi di giorni<br />

profetici, compreso il più corto che si riporta all’Anticristo». 207 Pur essendo stabilito il<br />

principio giorno-anno per i periodi profetici apocalittici, il maestro A.F. Vaucher<br />

precisa, a proposito dei 2300 giorni: «Non sembra che i teologi cristiani abbiano<br />

pensato di dare una interpretazione simbolica alle 2300 sere e mattine di Daniele VIII<br />

prima del XIII secolo. Dopo Giuseppe F<strong>la</strong>vio si era presa l’abitudine di applicare ad<br />

Antioco IV ciò che è detto del quinto corno. È poco tempo dopo <strong>la</strong> morte dell’abate<br />

Gioacchino († 1202) che per <strong>la</strong> prima volta nel<strong>la</strong> letteratura cristiana i 2300 giorni<br />

sono stati calco<strong>la</strong>ti come degli anni». 208<br />

Infatti è nel 1204 che per <strong>la</strong> prima volta, in un trattato cristiano, De Semina<br />

scripturarum - Del seme del<strong>la</strong> Scrittura - si trovano i 2300 giorni calco<strong>la</strong>ti come anni.<br />

Lo scritto è stato da principio attribuito a Gioacchino da Fiore e poi gli si è dato delle<br />

altre paternità. Il medico cata<strong>la</strong>no Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova (1240-1312) nel 1292 diede<br />

un commento al De Semina dello pseudo Gioacchino. 209 Scriveva: «Se si obietta che<br />

si tratta di centinaia di giorni, secondo le parole del<strong>la</strong> visione di Daniele, perché dice:<br />

duemi<strong>la</strong>trecento giorni, bisogna dire che per giorni intende degli anni, è quanto<br />

scaturisce chiaramente dal<strong>la</strong> spiegazione data dall’angelo quando dice che <strong>la</strong> visione<br />

si completa al<strong>la</strong> fine: ciò fa comprendere in modo chiaro che per giorni, in questa<br />

visione, si intendono anni. Poiché è detto che il numero conduce al<strong>la</strong> fine, sarebbe<br />

ridicolo dare al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> giorno il suo significato ordinario. Non è raro nel<strong>la</strong> scrittura<br />

designare degli anni per dei giorni. Questo uso è certo e frequente. È così che per<br />

esempio lo Spirito dice ad Ezechiele: “Io ti ho contato un giorno per un anno”». 210<br />

206 FABER Georges Stanley, Sacred Calendar of Prophecy, vol. I, ed. 1844, p. 34; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 43.<br />

207 E.B. Elliott, o.c, p. 283.<br />

208 VAUCHER Alfred Félix, Jusques à quand, Seigneur?, Collonges sous Salève 1973, pp. 14,15.<br />

209<br />

Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova, Incipit introductio in librum Joachim de semine scripturum, 1292.<br />

210<br />

Cit. A.F. Vaucher, Jusques..., p. 18. Qualche anno dopo, Arnaldo ritorna sullo stesso problema nel Tractatus de<br />

tempore adventus Antichrist et fine mundi, <strong>la</strong> cui prima parte, che ci interessa è del 1297, ms Cod. Vat. <strong>la</strong>t. 3824, 2 a<br />

col., nel verso del fol. 60 e al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> colonna scriveva: «È evidente che i giorni non sono dei giorni ordinari,<br />

poiché i 2300 giorni ordinari non fanno che sei anni e centodieci giorni, e in questo caso <strong>la</strong> visione si sarebbe dovuta<br />

compiere al tempo di Daniele, e ciò sarebbe falso, come scaturisce chiaramente dalle parole dell’angelo: “<strong>Quando</strong> sarà<br />

completata <strong>la</strong> dispersione dei santi, tutte queste cose arriveranno al<strong>la</strong> loro fine”. È chiaro che questa dispersione, che<br />

corrisponde al<strong>la</strong> persecuzione universale del popolo fedele e santo, non si è completata al tempo di Daniele e non lo è<br />

ancora attualmente. Colui che conterà gli anni trascorsi dal terzo anno del regno di Belthazar, re di Babilonia, fino al<strong>la</strong><br />

venuta del Salvatore, e che aggiungerebbe questo numero agli anni di già passati dal<strong>la</strong> sua venuta, saprebbe senza<br />

alcun dubbio quanti anni ci restano fino a quando cesseranno tutte le generazioni e ogni corruzione. Allora non ci sarà<br />

più tempo, come l’ha detto Giovanni nell’Apocalisse. Ciò sarà il tempo del<strong>la</strong> consumazione dei secoli, del quale ha<br />

par<strong>la</strong>to chiaramente l’angelo a Daniele quando gli ha detto: “Fino al<strong>la</strong> sera, cioè al<strong>la</strong> fine dei tempi o del secolo<br />

presente, e al<strong>la</strong> mattina, cioè all’inizio dell’eternità o del secolo futuro, 2300 giorni» cit. A.F. Vaucher, Jusques..., p.<br />

18. Può essere interessante comparare questa spiegazione con quel<strong>la</strong> di Teodoreto che secondo <strong>la</strong> traduzione <strong>la</strong>tina di<br />

GABIUS, Opera, t. II, p. 1220, diceva: «Per sera intende l’inizio del<strong>la</strong> ca<strong>la</strong>mità; per mattino, <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> ca<strong>la</strong>mità». Nel


Daniele, che è contemporaneo di Ezechiele, dice a parole ciò che egli insegnava con<br />

le azioni.<br />

Anche per questo motivo il principio giorno anno è stato utilizzato dai giudei nel<br />

periodo intertestamentario, dai membri del<strong>la</strong> comunità di Qumran, da Giuseppe<br />

F<strong>la</strong>vio e da qualche autorità rabbinica. 211<br />

«Dall’inizio del XIII secolo - scrive il maestro A.F. Vaucher - fino ai nostri giorni,<br />

ci sono stati degli interpreti del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> che hanno compreso <strong>la</strong> necessità di<br />

attribuire un senso simbolico a questa cifra: 2300 anni so<strong>la</strong>ri, come avevano fatto<br />

diversi commentatori israeliti». 212 «Diverse pagine non sarebbero sufficienti per<br />

menzionare tutti gli autori protestanti che si sono occupati dei 2300 giorni compresi<br />

come tanti anni». 213 Anche tra i cattolici ce ne è un buon numero. 214<br />

Ciò che viene descritto da Daniele non permette altra interpretazione che quel<strong>la</strong> di<br />

vedere in questo periodo degli anni.<br />

<strong>Quando</strong> dovrebbero iniziare questi 2300 giorni profetici?<br />

«Il periodo deve cominciare con <strong>la</strong> visione; dunque al momento in cui il potere<br />

Medo-Persiano era al suo apogeo». 215 Il testo biblico è preciso: «Il montone cozzava<br />

ad Occidente, c’era nessuno che <strong>la</strong> potesse liberare dal<strong>la</strong> sua potenza; esso faceva<br />

quello che voleva e diventò grande».<br />

L’angelo Gabriele dice a Daniele, nel capitolo IX del suo libro, che è venuto da lui<br />

per fargli comprendere <strong>la</strong> «visione» che stiamo considerando, perché a causa di quello<br />

che aveva visto precedentemente era svenuto. 216 Un tempo di settanta settimane, 490<br />

anni, sono tolte da un periodo più lungo e messe da parte per il popolo d’Israele.<br />

Midrash Rabbah, sul<strong>la</strong> Genesi, si legge: «Questo vuol dire: quando il mattino delle nazioni del mondo fa posto al<strong>la</strong><br />

sera e che <strong>la</strong> sera d’Israele fa posto al mattino» dal<strong>la</strong> traduzione inglese di H. FREEDMAN, vol. I, London 1939, pp.<br />

172,173.<br />

211 Vedere SHEA William, Études sur l’interprétation prophétiques. Washington 1992, pp. 89-93.<br />

212 F.A. Vaucher, Le Jugement, p. 21.<br />

«Questo periodo profetico è stato l’oggetto di specu<strong>la</strong>zioni da parte di un monaco bavarese <strong>la</strong> cui opera, composta<br />

nel 1204, è stata attribuita all’abbate Gioacchino da Fiore (De semina scripturarum). Il manoscritto archetipo si trova<br />

a Bamberg. Da quest’opera l’idea è passata in diversi scritti gioachimiti (pseudo Gioacchino), Arnaldo di Vil<strong>la</strong>nova,<br />

Jean de Pierre Olieu (Olivi), Ubertino di Casale, Oraculum Angelicum Cyrilli, attribuito a S. Cirillo di Costantinopoli,<br />

terzo priore dei carmelitani dal 1221, accompagnato da un commento dello pseudo Gioacchino, composto dopo.<br />

Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova ha par<strong>la</strong>to dei 2300 anni in diversi altri suoi scritti escatologici. Il cardinale Nico<strong>la</strong>us Khryppfs,<br />

conosciuto con il nome di Nico<strong>la</strong>s di Cues (Cusa), ha studiato questo periodo in un trattato redatto nel 1452,<br />

Conjectura de novissimis diebus, Nuernb. 1471. Il cardinale possedeva una introduzione al De semine scripturarum di<br />

Arnaldo di Vil<strong>la</strong>nova» VAUCHER Alfred, Les prophéties Apocalyptiques, 1972, pp. 9,10. L’opera è stata tradotta in<br />

francese da François BOHIER, Les Conjectures des derniers jours, Paris 1652, 48 pagine; e da Isaac de LARREY,<br />

Conjecture des derniers temps, Amsterdam 1700, XXX-96-215 pagine; in inglese da D. FOOTE, A Conjecture<br />

concerning the <strong>la</strong>st days, London 1696.<br />

213 A.F. Vaucher, o.c., p. 10. «Citiamo so<strong>la</strong>mente l’astronomo Isaac NEWTON, l’astronomo valdese Jean Philippe<br />

Loys de CHESEAUX, il vescovo anglicano Thomas NEWTON, il cronologo William HALES, Théophile MOREUX,<br />

Alexander KEITH, Richard Hastings GRAVES, C.F. HINRICHS» Idem, pp. 10,11. Per i titoli completi delle opere vedere<br />

<strong>la</strong> Bibliografia.<br />

214 Idem, p. 11. «Tra i cattolici che si sono interessati a dei calcoli sui 2300 anni, menzioniamo il canonico C<strong>la</strong>ude<br />

LESQUEVIN, l’ebraizzante François HOUBIGANT, il canonico giansenista Pierre JOURDAIN, il giurista messicano José<br />

Maria de ROZAS-GUTIERREZ, Pierre LACHEZE, William PALMER, il gesuita Salvatore Di PIETRO, Pedro Alvaro-<br />

NAVARRO, Rafael Pijoan» Idem. (vedere <strong>la</strong> Bibliografia).<br />

215 ANDREWS John Nevins, The Sanctuary and the 2300 days, 2 a ed., Battle C. 1872, p. 15.<br />

216 Daniele 9:21-23; 8:27, 16. Vedere nostro Capitolo II, p. 67 e seg.


L’angelo indica anche <strong>la</strong> data precisa da quando far partire questo periodo: l’editto di<br />

ricostruzione di Gerusalemme. 217 Quindi <strong>la</strong> data dell’inizio delle settanta settimane e<br />

dei 2300 giorni è <strong>la</strong> stessa.<br />

Questo periodo profetico, iniziato con l’editto di Artaserse, nel 457 a.C. 218 termina<br />

nel 1844.<br />

217 Daniele 9:25.<br />

218 Esdra 1. «Il VII anno del regno di Artaserse, 457 a.C., è una data ben stabilita nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> antica. Secondo i dati<br />

di informazione dei documenti greci, Serse, il padre di Artaserse, morì nel<strong>la</strong> seconda metà dell’anno 465 a.C. I testi<br />

astronomici egiziani suggeriscono che morì tra dicembre ed il nuovo anno del<strong>la</strong> Persia che inizia in primavera. Dei<br />

testi astronomici babilonesi e dei papiri scoperti nell’iso<strong>la</strong> di Elefantina in Egitto confermano che Artaserse salì sul<br />

trono nel 465 a.C. Questo fu l’anno del suo accesso al trono. Il suo primo anno completo di regno cominciò nel<strong>la</strong><br />

primavera del 464 a.C, all’inizio del nuovo anno. Il VII anno di Artaserse ci porta dunque nel 457 a.C. - Gli studi sul<strong>la</strong><br />

cronologia dei re di Giuda ci indicano che il calendario civile utilizzato a Gerusalemme andava da un autunno<br />

all’altro. Questo veniva applicato anche al periodo dell’esilio (Ezechiele 1:2; 8:1; 40:1) e all’epoca di Esdra e di<br />

Nehemia (Nehemia 1:1; 2:1). Il calendario utilizzato da Esdra andava dunque dall’autunno all’autunno, e questo situa<br />

il settimo anno di Artaserse nel 457 a.C.» A.M. Rodriguez, o.c., p. 58.<br />

Vedere Jsaac NEWTON, La Chronologie des Anciens Royaumes, Paris 1728, p. 43; Leonhard Sen KRENTZHEIM,<br />

Chronologia, vol. I, Goerlitz 1577, p. 131b, 136b, 159a; Sieggfried HORN and Lynn-Harper WOOD, The Chronology of<br />

Ezra 7, Washington D.C., 1953; John-Stafford WRIGHT, The date of Ezra’s Coming to Jerusalem, London 1947, 1958;<br />

The SDABC, vol. III, pp. 369-574, 400; VIII pp. 76,77.<br />

Vedere il nostro Capitolo II, pp. 76-85; Capitolo XIII, p. 540 e seg.<br />

I commentatori che non hanno saputo cogliere il rapporto tra il capitolo 8 e 9 e hanno considerato i 2300 giorni<br />

come anni, si sono perduti in congetture. Gli studiosi ebrei sono stati preoccupati di fissare <strong>la</strong> redenzione d’Israele e<br />

l’hanno indicata in un tempo vicino al loro. Gli esegeti che non hanno fissato l’anno d’inizio nel 457 a.C. hanno<br />

proposto le seguenti date:<br />

- dal tempo di Samuele, Levi ben Gershon;<br />

- 942 a.C.-1358 d.C.: dal<strong>la</strong> distruzione di Schilo, Benjamin ben Moïse;<br />

- 942 a.C.-1358 d.C.: dal regno di Davide, Moïse ben Nachmann;<br />

- 797 a.C.-1503 d.C.: Isaac Abarbanel, Venezia 1570, f. 85;<br />

- 784 a.C.-1516 d.C.: FABER G.S., vol. II, 1844, pp. 124-125;<br />

- 783 a.C.-1517 d.C.: P. ALLWOOD, p. 61;<br />

- 753 a.C.-1547 d.C.: fondazione Roma, Anonimo, Se Semine;<br />

- 752/5 a.C.-1548/5 d.C.: Christopher Frederic TRIEBNER;<br />

- 770 a.C.-1530 d.C.: Abraham ben Eliézer ha Levi;<br />

- 610 a.C.-1690 d.C.: EYTON E.T., p. 74;<br />

- 600 a.C.-1700 d.C.: cattività di Babilonia, William SHERWIN, 1675, p. 57,74;<br />

- 599 a.C.-1701 d.C.: John TILLINGHAST, 1654, p. 309; 1655, p. 151;<br />

- 584 a.C.-1716 d.C.: ALLIX P., De Messiae..., p. 28,60; WHISTON W., p. 10,236,237, più tardi ha proposto<br />

altri calcoli poi ha rinunciato a ogni calcolo.<br />

- 559 a.C.-1741 d.C.: CHAMBERLAIN W., p. 21<br />

- 555 a.C.-1745 d.C.: dal<strong>la</strong> visione di Daniele, BURNET W., p. 147; T. CRINSOZ, 1729, p. 392;<br />

- 552 a.C.-1748 d.C.: dal<strong>la</strong> visione di Daniele, M.C. TREVILIAN, p. 402; Johann Christian SEITZ, Apoc....<br />

1721, pp. 48,49; JOURDAIN P., p. 23;<br />

- 550 a.C.-1750 d.C.: dal<strong>la</strong> visione di Daniele, Jean-Guil<strong>la</strong>ume de LaFLÉTCHÈR, ed. 1800, pp. 373-375; ed.<br />

1826, p. 536;<br />

- 540 a.C.-1760 d.C.: GIBLEHR G.H., 1702, pp. 4,6,14;<br />

- 538 a.C.-1762 d.C.: dal<strong>la</strong> visione di Daniele, R.B. SEELEY, p. 23; William WHISTON;<br />

- 536 a.C.-1764 d.C.: Anonimo, Éc<strong>la</strong>irciss. , pp. 5,6;<br />

- 534 a.C.-1766 d.C.: dal<strong>la</strong> visione di Daniele, James PURVES, vol. I, 1777, p. 6; vol. II, 1778, p. 3;<br />

- 530 a.C.-1770 d.C.: R.A. WATKINSON, p. 7; HORCHE H., 1719;<br />

- 529 a.C.-1771 d.C.: TAYLOR Lauch<strong>la</strong>, 1870, p. 136;<br />

- 528 a.C.-1772 d.C.: BEVERLEY T., A Script., p. 1;<br />

- 519 a.C.-1781 d.C.: HORCHE H., pp. 163-181;<br />

- 515 a.C.-1785 d.C.: Charles David MAITLAND, 1814, p. 40;<br />

- 510 a.C.-1790 d.C.: H. HORCHE, 1697, p. 163-181; 1719;<br />

- 509/8 a.C.-1791/2 d.C.: dal<strong>la</strong> visione di Daniele, Lewis WAY, 1818, pp. 78,79;<br />

- 508 a.C.-1792 d.C.: SARGENT F., 1833, p. 30;


Nel 1844 l’usurpazione del perpetuo da parte del piccolo corno, prende fine.<br />

Questa <strong>profezia</strong> dei 2300 giorni/anno, unica in tutta <strong>la</strong> Bibbia, si realizza nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> con<br />

una esattezza così impressionante che dimostra in un modo inequivocabile, al di là delle<br />

mostruosità che i secoli ci raccontano, che Dio è veramente il Signore del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e che <strong>la</strong> sua<br />

paro<strong>la</strong> di salvezza si compie.<br />

- 481 a.C.-1819 d.C.: J. BICHENO, Signs of the Times, t. III, p., London 1797, p. 268; John BAYFORD, p. 281,<br />

481-1819 forse; Etan SMITH, 1811 e 1814; G. ALLAN, p. 20;<br />

- 480 a.C.-1820 d.C.: ELLIOTT E.B., vol. III, 5 a ed., pp. 446-448; Hans WOOD, 1787, pp. 382,387,388;<br />

Alexander KEITH, 5 a ed., 1834, The Harmon; Jacob TOMLIN, diagramma al<strong>la</strong> fine di A<br />

Script., 1868; John CUMMING, Lectures, pp. 274,275; Redemption, pp. 145-147; The<br />

fall…, p. 466;<br />

- 465 a.C.-1835 d.C.: HOLMES W.A., 1833; pp. 93,167;<br />

- 454 a.C.-1846 d.C.: A. ROZAS de GUTIERREZ, p. 122;<br />

- 453 a.C.-1847 d.C.: A.H. BURWELL, pp. 38,39,209; W.W. PYM 1843, pp. 59,91,112;<br />

- 450 a.C.-1850 d.C.: art. Simon ben Zemah Duran, in The Universal Jrwish Encyclopedia, vol. III, p. 612;<br />

- 446/5 a.C.-1854/5 d.C.: F. H. BERICK, The Grand Crisis, 1854; CUMMINGS J. carta profetica;<br />

- 445 a.C.-1855 d.C.: Elisabeth BAXTER, 1893, p. 73;<br />

- 445 a.C.-1856 d.C.: PIJOAN R., p. 205;<br />

- 434 a.C.-1866 d.C.: J. BELLAMY, 1863, pp. 20,21; G.S. FABER, 1807;<br />

- 433 a.C-1867 d.C.: J. CUMMING, The Great, p. 241,242; The Sound, p. 408;<br />

- 426 a.C.-1874 d.C.: W.C. THURMAN, Our Bible ..., 3 a ed., pp. 167,168;<br />

- 424 a.C.-1876 d.C.: George MONTAGUE, 1845;<br />

- 420 a.C.-1880 d.C.: William HALES, A new, p. 518;<br />

-1880/1881 d.C.: WEETHEE J.P., p. 63;<br />

- 417 a.C.-1883 d.C.: W. ETTRICK, 13; nel 1883 scadevano per questo autore anche i 1335 anni;<br />

- 400 a.C.-1900 d.C.: P. LACHÈZE, Le Retour ..., 1846, p. 369;<br />

-1901 d.C.: WIMBLEBY J.B., p. 126 nota;<br />

- 369 a.C.-1931 d.C.: Giuseppe ben David ibn Jachija;<br />

- 363 a.C.-1937 d.C.: J. SAMUELS, 1906, p. 446;<br />

- 337 a.C.-1963 d.C.: ALVARO-NAVARRO P., p. 146,148;<br />

- 335 a.C.-1965 d.C.: William GIRDLESTONE, p. 47;<br />

- 334 a.C.-1966 d.C.: CLARKE A., p. 392;<br />

- 334/2 a.C.-1966/68 d.C.: RALSTON S., pp. 118,122;<br />

- 330 a.C.-1970 d.C.: Samuel OSGOOD, pp. 63,64,253,434;<br />

- 329 a.C.-1971 d.C.: S. HARDY, p. 51;<br />

- 328 a.C.-1972 d.C.: George BINGHAM, p. 402;<br />

- 301 a.C.-1999 d.C.: G.G. RUPERT, Time, 3 a ed., p. 100;<br />

- 302 a.C.-2000 d.C.: G. KOHLREIFF, pp. 79,109,112: dal<strong>la</strong> morte di Antigone al<strong>la</strong> fine del mondo;<br />

- 300 a.C.-2000 d.C.: Robert CULBERTSON, p. 574;<br />

- 185 a.C.-2115 d.C.: Saadia Gaon, ha ridotto i 2300 giorni/anni a 1150;<br />

- 171 a.C.-2129 d.C.: William HUTCHESON, p. 263;<br />

- 170 a.C.-2130 d.C.: HUNTINGFORD E., Hamony, 1854, p 13; Daniel, p. 65;<br />

- 168 a.C.-2132 d.C.: ROBINSON Thomas pp. 172,173; VANDENDROESCHE Raoul, 1925, p. 40;<br />

- 167 a.C.-2133 d.C.: LAGRANGE C.H., Sur <strong>la</strong> Concord., 2 a ed., p. 88;<br />

- 165 a.C.-2135 d.C.: WHITE W., pp. 537,538;<br />

- 70 d.C.-2370 d.C.: DI PIETRO S,. pp. 177,359;<br />

- 136 d.C.-2436 d.C.: BURTON G., An Essay, 1766, p. 380; Suppl., 1768, pp. 20,50;<br />

- 198 d.C.-2498 d.C.: Bahia ben Asher, ha ridotto i 2300 anni a 1150.<br />

Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

Scrive il Maestro A.F. Vaucher: «Nessuna delle date indicate qui può essere giustificata. Una supposizione che<br />

poteva sembrare p<strong>la</strong>usibile, è quel<strong>la</strong> di iniziare i 2300 anni dal momento in cui Daniele ebbe <strong>la</strong> visione. Nul<strong>la</strong>, tuttavia,<br />

nel testo di Daniele, ci autorizza a contare i 2300 anni a partire dal<strong>la</strong> data del<strong>la</strong> visione. La soluzione del problema<br />

deve essere cercata in tutt’altra direzione. Dal XVII secolo, J. TILLINGHAST aveva notato il rapporto intimo esistente tra<br />

il capitolo 8 e il capitolo 9; aveva compreso che le 70 settimane (490 anni) del capitolo 9 fanno parte del periodo più<br />

lungo (2300 anni) del capitolo precedente. Ma aveva lui stesso negletto di assegnare lo stesso punto di partenza» A.F.<br />

Vaucher, o.c., p. 74.<br />

Per gli autori che hanno interpretato correttamente l’inizio dei 2300 anni con l’editto di Esdra, vedere il nostro<br />

Capitolo XIII, p. 528 e seg.


Il Giudizio preliminare e <strong>la</strong> Purificazione del santuario celeste<br />

«Dopo duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine il santuario sarà purificato».<br />

La paro<strong>la</strong> “purificato” dall’ebraico nisdaq, dal<strong>la</strong> radice sdq, ha un ventaglio di<br />

significati e <strong>la</strong> si trova tradotta nelle differenti lingue del<strong>la</strong> versione del<strong>la</strong> Bibbia in<br />

vari modi: giustificato, reso giusto, restaurato, ristabilito, rivendicato, consacrato, ha<br />

conseguito <strong>la</strong> sua purificazione, mondato.<br />

Il prof. Hasel osserva che è un termine che viene utilizzato nei tribunali e nelle<br />

procedure legali. 219 Questa espressione è nel<strong>la</strong> risposta ad una domanda in re<strong>la</strong>zione<br />

219 «“Sarà purificato”. Questo modo di tradurre ha una sua <strong>storia</strong> che risale al<strong>la</strong> Vulgata <strong>la</strong>tina (mundabitur) e anche<br />

alle più antiche versioni greche (<strong>la</strong> versione dei LXX e quel<strong>la</strong> di Teodozione hanno katharithesetai) dell’èra<br />

precristiana. Molte traduzione recenti usano <strong>la</strong> stessa espressione. Altre traduzioni non riflettono il senso tradizionale<br />

del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> tsadaq. Però diversi commentatori tuttavia sostengono che “purificato” (HARTMAN L.F. - DI LELLA A.A,<br />

The Book of Daniel, Garden City 1978, p. 222; GINSBERG H.L., Studies in Daniel, New York 1948, p. 52; F.<br />

ZIMMERMANN, The Aramaic Origin of Daniel 8-12, in JBL - Journal of Biblical Literature, n. 57, 1938, p. 262) sia <strong>la</strong><br />

maniera corretta di tradurre tsadaq, che è un <strong>la</strong>pax legomena e appare solo qui in tutto il Vecchio Testamento, per il<br />

fatto che le altre interpretazioni proposte, come “sarà giustificato”, “non può essere detto del santuario” (Hartmann e<br />

Di Lel<strong>la</strong>). Questo termine ebraico tsadaq è un derivato verbale (forma Niphal) del<strong>la</strong> radice sdq, di cui l’Antico<br />

Testamento conosce 40 usi su quattro forme variabili diverse e 482 usi sotto <strong>la</strong> forma nominale. Tra i significati<br />

semantici appaiono frequentemente menzionate le idee di essere giusto, giustificato, riconosciuto come giusto, ecc. È<br />

chiaro che sadaq è utilizzato come un sinonimo di taher (“essere puro, pulito”, Giobbe 4:17; 17:9), di zakah (“essere<br />

(moralmente) puro, pulito”, Giobbe 15:14; 25:4) e di mispa (“giudizio” Giobbe 8:3; Salmo 37:6), per menzionarne<br />

solo alcuni. Il campo semantico più ampio permette di associare sadq non so<strong>la</strong>mente a ciò che è dritto, giusto,<br />

conforme al<strong>la</strong> giustizia, giustificato, ma anche a delle connotazioni come purificato, reso pulito. È almeno uno dei<br />

valori semantici di questa paro<strong>la</strong>. Non è possibile attribuire un senso univoco ai derivati del<strong>la</strong> radice sdq. Ma <strong>la</strong> breve<br />

analisi che abbiamo fatto ci indica certi indirizzi semantici che ci debbono aiutare a interpretare correttamente <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> tsadaq. L’idea di “purificazione”, “giustificazione”, “stabilimento del diritto” e “riconoscimento del<strong>la</strong><br />

giustizia” sono dei significati paralleli di nisdaq. Senza dubbio bisogna comprendere <strong>la</strong> “purificazione “ del santuario<br />

in un senso molto <strong>la</strong>rgo che include l’idea di restaurazione nel suo stato legittimo (è purificato, riconosciuto giusto e<br />

stabilito nei suo diritti se si può dire)» G. Hasel, La petite…, pp. 230,231.<br />

Il fatto che il verbo di Daniele 8:14 non sia quello di Levitico 16 crediamo possa essere intenzionale. Se il profeta<br />

avesse usato <strong>la</strong> stessa espressione si sarebbe dovuto credere che al<strong>la</strong> fine delle 2300 sere e mattine sarebbe iniziato ciò<br />

che Levitico 16 descrive: <strong>la</strong> purificazione del santuario. Siccome in Israele il giorno dell’espiazione, del<strong>la</strong><br />

purificazione, era celebrato nel decimo giorno del settimo mese ed era <strong>la</strong> conseguenza del giorno del giudizio,<br />

celebrato nel primo giorno del mese, e i dieci giorni di intervallo erano giorni di pentimento in vista del<strong>la</strong><br />

purificazione vera e propria del santuario, il termine utilizzato da Daniele riteniamo che unisca in una paro<strong>la</strong> sia il<br />

giudizio, prima fase, sia <strong>la</strong> purificazione, quale sua conseguenza, seconda fase. Inoltre in Levitico 16 abbiamo tre verbi<br />

che esprimono il concetto del<strong>la</strong> purificazione: versetti 16,10,20; 23:28 “espiazione”, ebraico kafar, con significato di:<br />

coprire, espiare, riconciliare; versetto 19 “purificherà”, ebraico taher, con significato di: purificare, dichiarare puro; e<br />

“santificherà” (conseguenza del<strong>la</strong> purificazione), ebraico qadash, consacrare, dedicare. Che il testo di Daniele debba<br />

essere messo in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> purificazione del santuario è confermato dal<strong>la</strong> visione stessa. I simboli dell’Impero<br />

Medo Persiano e del<strong>la</strong> Grecia, il montone ed il capro, non erano animali presentati in sacrificio quando l’israelitica<br />

andava ad offrirli quotidianamente per l’espiazione del peccato commesso, ma venivano offerti in occasione del<strong>la</strong><br />

purificazione del santuario (Levitico 16:5).<br />

Si critica <strong>la</strong> spiegazione che <strong>la</strong> purificazione del santuario celeste sia in re<strong>la</strong>zione ai peccati confessati dei credenti<br />

che lo hanno profanato con <strong>la</strong> confessione, quando per contro il contesto fa pensare che il santuario sia profanato a<br />

causa dell’opera del quinto corno. Vedere Torre di Guardia, 15 luglio 1997, p. 26 e seg..<br />

Riteniamo si debba dire che il santuario è profanato sia dall’opera del piccolo corno sia dai peccati del popolo di<br />

Dio.<br />

Per l’Antico Testamento il santuario veniva profanato sia dai popoli che non avevano rispetto per il luogo di Dio<br />

(Salmo 79:1) e sia dalle seguenti empietà d’Israele per le quali non c’era espiazione: ido<strong>la</strong>tria del popolo (Levitico<br />

18:31; Geremia 19:4; 32:34), falso giuramento (Levitico 19:12), tonsurandosi il capo (Levitico 21:5,6), non<br />

astenendosi dalle cose sante (Levitico 22:3), presentandosi nel santuario in stato di impurità rifiutando <strong>la</strong> purificazione


anche all’opera del quinto corno che ha abbattuto il santuario, oppresso il popolo di<br />

Dio, calpestato <strong>la</strong> verità. Pure nel capitolo precedente, VII, Daniele presenta lo stesso<br />

potere che s’impone nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e «proferirà parole contro l’Altissimo, ridurrà allo<br />

stremo i santi dell’Altissimo, e penserà di mutare i tempi e <strong>la</strong> legge (verità); i santi<br />

saran dati nelle sue mani per un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà d’un tempo» 220 ,<br />

precisando che, senza indicare esattamente quando, «poi si terrà il giudizio» 221 in cielo<br />

a seguito del quale ci sarà l’investitura del Figlio dell’uomo 222 che si concluderà con<br />

<strong>la</strong> purificazione del santuario stesso, come il rituale ebraico insegnava. 223 Allo scadere<br />

(Levitico 15:31; Ezechiele 44:7), facendo sacrifici a Moloc (Levitico 18:21; 20:3), rifiutando di celebrare il Giubileo<br />

per non liberare gli oppressi (Geremia 34:15,16), mediante una condotta riprovevole (Ezechiele 36:17). Erano i<br />

peccati commessi «a mano alzata» (Numeri 11:50). In questi casi <strong>la</strong> purificazione del santuario avveniva non<br />

attraverso il rito sacrificale, ma attraverso <strong>la</strong> distruzione di coloro che l’hanno contaminato e attraverso l’esilio.<br />

Il piccolo corno di Daniele 8 profana il santuario celeste sia nel<strong>la</strong> sua posizione di nemico di Dio, sia nel<strong>la</strong> veste<br />

di colui che si presenta come guida del popolo di Dio.<br />

Il santuario veniva contaminato a seguito delle “impurità”, delle “trasgressioni” e dei “peccati” del popolo<br />

(Levitico 16:16) compiuti durante l’anno anche se erano stati confessati e temporaneamente perdonati mediante i riti di<br />

purificazione.<br />

Il pastore Ro<strong>la</strong>nd de PURY commentando del Padre nostro, “il tuo nome sia santificato” scrive: «E noi ora, popolo<br />

di Dio, corpo di Gesù Cristo, portiamo davanti agli uomini il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Noi,<br />

battezzati, siamo coperti da questo nome tre volte santo, e il mondo non conoscerà questo Dio, <strong>la</strong> sua santità, <strong>la</strong> sua<br />

verità, <strong>la</strong> sua giustizia, se non attraverso <strong>la</strong> nostra testimonianza. Poiché noi parliamo nel suo nome, e viviamo nel suo<br />

nome, non possiamo impedire che il nostro atteggiamento ricada su lui. Nel bene e nel male il suo nome è unito a noi,<br />

e, più o meno coscientemente, il mondo intero ha lo sguardo posto sul<strong>la</strong> Chiesa per sapere quale sia il Signore nel<br />

nome del quale pretende di agire e par<strong>la</strong>re, quale sia questo Dio al quale si richiama, questo Re del quale è ministro. È<br />

per questo motivo che <strong>la</strong> prima preoccupazione del cristiano deve essere <strong>la</strong> preoccupazione del nome del suo Dio, al<br />

quale, dopo il giorno del suo battesimo, è unito al suo destino. La preoccupazione del proprio nome, che è <strong>la</strong><br />

preoccupazione dell’incredulo, è sostituita dal<strong>la</strong> preoccupazione del nome di Dio» Notre Père, ed. De<strong>la</strong>chaux &<br />

Niestlé, Neuchâtel - Paris, pp. 28,29. Il comportamento del credente onora il suo Signore o profana il santuario celeste.<br />

Il santuario celeste è profanato dall’opera del quinto corno, che nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ha agito nel nome del Dio di Gesù Cristo.<br />

Il giudizio che si compie nel cielo è nei confronti del<strong>la</strong> Chiesa fedele, che a causa dei loro peccati hanno disonorato il<br />

Signore e contaminato il santuario celeste, anche se per quanto fatto sono stati perdonati; il giudizio si compie anche<br />

nei confronti di coloro che si dicono credenti e non lo sono e di coloro che non sono credenti nell’Eterno, ma che<br />

ugualmente, non avendolo conosciuto tramite <strong>la</strong> sua rive<strong>la</strong>zione scritta, cercano di vivere secondo quanto lo Spirito<br />

Santo riesce ad illuminare il loro spirito, le loro coscienze. Il giudizio preliminare è un giudizio che permetterà a Gesù<br />

di separare l’umanità in due gruppi quando ritornerà e richiamare al<strong>la</strong> vita coloro che dovranno ereditare il suo Regno.<br />

Vedere il nostro Capitolo XIII, nota n. 209.<br />

220 Daniele 7:25.<br />

221<br />

Daniele 7:26.<br />

222<br />

Daniele 7:13.<br />

223<br />

Levitico 16.<br />

«Al versetto 13, il testo ebraico contiene <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> qodes. Il nostro studio ci ha condotto a concludere che non<br />

indica mai l’“altare” o qualche cosa di “santo” nel senso di verità speciale che dovrebbe essere ristabilita negli ultimi<br />

giorni. Dalle traduzioni più antiche a quelle più recenti, si è resa <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> qodes per “santuario”. Questo modo di<br />

tradurre si appoggia sugli impieghi frequenti di questo termine nell’Antico Testamento in rapporto con il santuario<br />

(terrestre o celeste).<br />

Il cambiamento terminologico di miqdas (santuario) in Daniele 8:11,12 a qodes (santuario) in Daniele 8:13,14<br />

sembra inscriversi in un movimento preciso che va dal<strong>la</strong> visione (versetti 3-12) all’ascolto (versetto 13,14). I diversi<br />

aspetti del<strong>la</strong> visione sono ricapito<strong>la</strong>ti al versetto 13; ciò mostra che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> qodes, in questo quadro, deve fare<br />

allusione contemporaneamente al santuario terrestre e al santuario celeste, attaccato dal potere del “piccolo corno”. In<br />

questo senso, il versetto 13 costituisce una cerniera tra il passato e ciò che deve avvenire al<strong>la</strong> fine del periodo delle<br />

2300 “sere e mattine”, evocato al versetto 14. In quest’ultimo versetto <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> qodes non può più indicare il santuario<br />

terrestre, poiché questo è stato distrutto nell’anno 70 del<strong>la</strong> nostra era. Il solo santuario che esiste ancora al<strong>la</strong> fine del<br />

periodo profetico, è il santuario celeste.<br />

L’intenzione del testo appare più chiaramente se noi studiamo attentamente il giorno delle espiazioni in Levitico<br />

16. La paro<strong>la</strong> qodes costituisce in effetti un legame terminologico supplementare tra Daniele 8:14 e Levitico 16, e<br />

questo legame è esplicito. Il lettore occasionale del<strong>la</strong> Bibbia sarà forse sorpreso di apprendere che il termine chiave


del periodo profetico, nel<strong>la</strong> metà del secolo scorso, il santuario sarebbe stato<br />

riabilitato, avrebbe trovato in seno al<strong>la</strong> cristianità il suo giusto collocamento, <strong>la</strong> verità<br />

biblica, che per diversi secoli era stata dimenticata, non compresa, abbandonata,<br />

sarebbe riemersa permettendo al popolo di Dio di proc<strong>la</strong>mare al mondo intero<br />

«l’evangelo eterno», invitando l’umanità a prepararsi per incontrare il Signore che<br />

viene.<br />

La purificazione del santuario, come vedremo nel nostro capitolo XIII, è <strong>la</strong><br />

conseguenza dell’opera di giudizio preliminare che si compie nel cielo e ha come<br />

risultato sul<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> purificazione del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

Il cerimoniale levitico ci permette di comprendere quanto avviene nel cielo dal<br />

1844. In Israele, una volta all’anno, in autunno, si celebrava il giudizio inaugurato<br />

all’inizio del mese dal<strong>la</strong> festa delle trombe per compiere dopo dieci giorni di<br />

pentimento, penitenza di rigenerazione spirituale in cui il popolo di Dio era<br />

consapevole di essere giudicato dall’Eterno, <strong>la</strong> cerimonia di purificazione del<br />

santuario.<br />

Durante l’anno il santuario veniva contaminato dai peccati del popolo 224 e una<br />

volta all’anno, nel giorno dello Yom Kippur, dopo dieci giorni, si concludeva il<br />

giudizio di Dio sul popolo, per poi compiere <strong>la</strong> purificazione del santuario dai peccati<br />

commessi durante l’anno 225 e confessati dagli ebrei in occasione dei riti espiatori<br />

(purificatori) che venivano compiuti quotidianamente per chiederne il perdono.<br />

Questa cerimonia, 226 come tutte le altre feste annuali, annunciava un avvenimento che<br />

si sarebbe realizzato nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> per salvare l’uomo. In occasione di quel<strong>la</strong> festa<br />

solenne, il sommo sacerdote entrava per l’unica volta nel Santo dei Santi del santuario<br />

israelitico, faceva l’opera di purificazione del luogo Santo e ne usciva,<br />

simbolicamente caricato dei peccati del popolo commessi e perdonati durante l’anno.<br />

Questi peccati venivano messi sul capro espiatorio per Azazel che, non essendo<br />

sacrificato, veniva allontanato dal santuario e dal popolo per essere condotto nel<br />

utilizzato in Levitico 16 per evocare <strong>la</strong> “purificazione” del “santuario” nel giorno dell’espiazione, è precisamente<br />

qodes. Sembrerebbe che un ebreo, immerso fin dal<strong>la</strong> sua infanzia nel ciclo rituale dell’anno religioso che si<br />

concludeva con <strong>la</strong> purificazione del santuario, non poteva comprendere l’espressione nisdaq qodes (“il santuario sarà<br />

purificato”) senza associarlo mentalmente al giorno dell’espiazione. Notiamo ancora che qodes è direttamente legato<br />

al<strong>la</strong> purificazione (taher) in un altro passo. Il linguaggio utilizzato in Daniele 8:14 a proposito del<strong>la</strong> “purificazione del<br />

santuario” doveva incitare il lettore a fare delle associazioni con <strong>la</strong> vita cultuale, in partico<strong>la</strong>re con gli eventi del<br />

giorno delle espiazioni (detto anche del<strong>la</strong> purificazione)» G.F. Hasel, o.c., pp. 231,232.<br />

224<br />

Levitico 15:31; 18:21; 20:3.<br />

225<br />

Levitico 16.<br />

226<br />

Questa cerimonia di purificazione univa il giudizio e <strong>la</strong> creazione. Per il rapporto santuario, Tempio, creazione,<br />

vedere il nostro Capitolo XVI. «Per l’israelita del<strong>la</strong> Bibbia, Kippur significa <strong>la</strong> purificazione del mondo, cioè una vera<br />

ricreazione. Ecco perché Daniele profetizza utilizzando il linguaggio del<strong>la</strong> creazione “sera e mattina”, una espressione<br />

molto rara che non si trova che nel racconto del<strong>la</strong> creazione (Genesi 1:5,7,13,19,23,31).- La <strong>profezia</strong> di Daniele vede<br />

dunque al<strong>la</strong> fine dei tempi un Kippur celeste che descrive in termini di giudizio e di creazione.- La <strong>storia</strong> è pervenuta<br />

al<strong>la</strong> sua fine e il Dio-Giudice si alza per sigil<strong>la</strong>re il destino degli uomini e per preparare a loro un altro regno. Si<br />

comprende allora l’importanza del riferimento al giudizio e al<strong>la</strong> creazione in questo ultimo stadio del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana.-<br />

Attraverso il giudizio si prepara un nuovo popolo strappato al peso del peccato e del<strong>la</strong> sofferenza , un popolo provato<br />

e separato dagli altri, ma anche un popolo perdonato. Attraverso <strong>la</strong> creazione si prepara un nuovo mondo strappato alle<br />

tenebre e al<strong>la</strong> morte, un mondo purificato. In questo senso, si può dire che il giudizio si comprende come una vera<br />

creazione. Poiché il giudizio come <strong>la</strong> creazione implicano una separazione radicale (BEAUCHAMP P., Création et<br />

Séparation: Étude exégétique du chapitre premier de <strong>la</strong> Genèse, Paris 1969). Kippur significa contemporaneamente<br />

coscienza del giudizio di Dio e <strong>la</strong> speranza del<strong>la</strong> ricreazione» J. Doukhan, Le soupir…, pp. 185,186,187.


deserto dove sarebbe morto. Questa opera di purificazione testimoniava che il popolo,<br />

nei giorni precedenti, era stato giudicato da Dio positivamente, perché era stato fedele<br />

al perdono che il Signore gli aveva concesso in occasione del<strong>la</strong> confessione dei propri<br />

peccati.<br />

Tipologicamente quanto veniva compiuto una volta all’anno in Israele era ma<br />

simbolo di ciò che l’unico e vero sommo sacerdote Cristo Gesù avrebbe compiuto una<br />

volta nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> nel vero santuario, che è <strong>la</strong> dimora di Dio nei cieli.<br />

Gesù è stato rivestito del<strong>la</strong> funzione di sommo sacerdote a seguito del<strong>la</strong> sua morte<br />

ed ascensione al cielo, come Daniele ha annunciato con le parole per «ungere un<br />

luogo santissimo». 227 In cielo, quale Figlio dell’uomo che ha vinto il peccato e<br />

l’Avversario, svolge un’opera di rappresentante del<strong>la</strong> Chiesa, dei credenti ed opera in<br />

favore del suo popolo che è sul<strong>la</strong> terra. 228<br />

A questa opera di salvezza che il Signore svolge in cielo per l’umanità, che<br />

corrisponde a ciò che il sacerdozio israelitico compiva quotidianamente nel santuario<br />

israelitico, mediante <strong>la</strong> cerimonia che veniva compiuta nel luogo santo, dall’autunno<br />

del 1844 aggiunge un secondo ministero: quello di giudizio, che si conclude con<br />

l’investitura del Figlio dell’uomo a Re dei popoli, dei salvati, come presenta Daniele<br />

VII:13,14 e che ha come conseguenza <strong>la</strong> purificazione del santuario celeste come<br />

anticamente il sommo sacerdote israelita faceva una volta so<strong>la</strong> all’anno, nel luogo più<br />

interno, nel santissimo, quale conseguenza del giudizio compiuto da Dio sul popolo.<br />

Nel capitolo VII Daniele aveva già presentato il giudizio preliminare che si ha<br />

prima del ritorno di Cristo Gesù, a seguito del quale il Signore, tornando, potrà dare ai<br />

suoi credenti <strong>la</strong> salvezza, introdurli nel suo Regno e separare da essi i non salvati,<br />

anche se hanno dichiarato durante <strong>la</strong> vita di essere figli di Dio. Questo giudizio del<br />

preavvento sarà poi seguito dal giudizio ultimo, dopo che Satana, il vero Azazel, sarà<br />

stato abbandonato nel deserto di questo mondo per un <strong>la</strong>sso di tempo che Giovanni, in<br />

Apocalisse XX, designa con l’espressione mille anni.<br />

Ora viviamo nel tempo in cui nel cielo si compie quest’opera di giudizio, di<br />

separazione tra i veri adoratori e coloro che non lo sono, tra chi ha riconosciuto il<br />

Signore e coloro che pur avendolo confessato non hanno accettato <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>. È un<br />

tempo di grande importanza. È un tempo nel quale gli esseri celesti comprendono <strong>la</strong><br />

realtà del cuore delle persone e <strong>la</strong> veridicità del<strong>la</strong> valutazione dell’Eterno.<br />

Non è Dio che ha bisogno di questo giudizio preliminare. Egli è l’onnisciente. 229<br />

«Il Signore conosce quelli che sono suoi». 230 Questo giudizio preliminare per il quale<br />

vengono aperti i libri 231 permette agli esseri celesti di valutare le azioni degli uomini,<br />

buone o cattive che siano, per vedere se gli individui hanno accettato o rigettato <strong>la</strong><br />

salvezza che Dio vuole offrire all’umanità, mediante l’azione dello Spirito Santo 232 e<br />

227<br />

Daniele 9:24.<br />

228<br />

Colossesi 3:1-3; Ebrei 7:25.<br />

229<br />

Salmo 33:13-15; 56:8; 104:24; 139:2,6; 147:4; Isaia 44:28; 46:9,10; Ma<strong>la</strong>chia 3:16; Matteo 10:29,30; Atti<br />

15:8; Romani 11:33; Efesi 3:10.<br />

230<br />

2 Timoteo 2:19.<br />

231 Daniele 7:10.<br />

232 Giovanni 16:8.


che ha nel sacrificio di Cristo Gesù <strong>la</strong> manifestazione inequivocabile di questa<br />

volontà di Dio. Ciò che determinerà il destino degli uomini è l’accettazione o il rifiuto<br />

del<strong>la</strong> grazia di Dio che raggiunge l’umanità sia mediante <strong>la</strong> testimonianza, o <strong>la</strong><br />

predicazione dell’evangelo, sia mediante quanto lo Spirito Santo compie nelle<br />

persone. Al centro di questo giudizio c’è ancora Cristo Gesù e il suo sacrificio quale<br />

volontà di salvezza.<br />

L’escatologia, le fasi finali del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità: giudizio di Dio su Babilonia,<br />

le piaghe, Harmaghedon, il ritorno trionfale di Cristo Gesù, <strong>la</strong> vittoria sul male, <strong>la</strong><br />

salvezza del<strong>la</strong> Chiesa, sono le conseguenze del giudizio iniziato nel 1844.<br />

Scrive E. White: «Mentre Gesù esercita il suo ministero nel santuario celeste,<br />

continua a servire <strong>la</strong> sua Chiesa che è sul<strong>la</strong> terra mediante il suo Spirito». 233 «Mentre<br />

in cielo si compie l’istruzione del giudizio (preliminare)... un’opera partico<strong>la</strong>re di<br />

purificazione si deve compiere sul<strong>la</strong> terra, fra il popolo di Dio, che consiste<br />

nell’allontanare il peccato». 234 «Noi viviamo nel grande giorno delle espiazioni.<br />

<strong>Quando</strong> il sommo sacerdote faceva l’espiazione per Israele nel servizio tipico, tutti<br />

dovevano affliggere le proprie anime, pentirsi dei loro peccati e umiliarsi davanti al<br />

Signore, col rischio di essere separati dal popolo di Dio. Nello stesso modo, tutti<br />

coloro che desiderano che il proprio nome rimanga scritto nel libro del<strong>la</strong> vita, devono<br />

ora, nei giorni di grazia che rimangono, affliggere le loro anime davanti a Dio,<br />

testimoniare un vero dolore a causa dei loro peccati, e pentirsi sinceramente. I cuori<br />

devono essere esaminati con <strong>la</strong> più grande cura. Bisogna rinunciare a uno spirito<br />

frivolo, leggero, così spesso caratterizzante i cristiani di professione». 235 «Cristo<br />

purifica il tempio celeste dai peccati del suo popolo. Noi dobbiamo <strong>la</strong>vorare in<br />

armonia con lui sul<strong>la</strong> terra, purificando il tempio dell’anima dalle sozzure<br />

spirituali». 236<br />

Precisa M.C. Wilcox: «I tempi indicati (2300 anni) non coprono necessariamente<br />

l’intera durata del potere rappresentato dal piccolo (grande) corno, ma <strong>la</strong> fine di<br />

questo periodo segna <strong>la</strong> fine dell’influenza esercitata dal piccolo corno sull’esercito e<br />

sul<strong>la</strong> verità di Dio. Sarebbe forse più corretto dire che al termine del periodo profetico<br />

il quotidiano, o il continuo (tamid) sarà ristabilito nel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione divina rive<strong>la</strong>ta nel<br />

santuario... La fine del periodo segna l’inizio di un’era nuova per <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong><br />

verità di Dio». 237<br />

Con l’inizio del giudizio in cielo e con <strong>la</strong> conseguente purificazione del santuario<br />

celeste, sul<strong>la</strong> terra le verità bibliche dimenticate e disseminate nei vari gruppi religiosi<br />

vengono riproposte all’umanità nel<strong>la</strong> predicazione del triplice messaggio di<br />

Apocalisse XIV.<br />

233<br />

WHITE Ellen, La speranza dell’uomo, Firenze, p. 166, ed. inglese.<br />

234<br />

WHITE Ellen, Review and Herald, 7 gennaio 1907.<br />

235<br />

WHITE Ellen, Il gran Conflitto, Firenze, pp. 489,490, ed. inglese.<br />

236<br />

WHITE Ellen, Review and Herald, 11 febbraio 1890.<br />

237<br />

WILCOX Milton-Charles, Studies in Daniel, in The Signs of the Times, 26 marzo 1912, p. 6; Cit. A.F. Vaucher, Le<br />

Jugement, pp. 27,28.


Conclusione<br />

«Lo studio di Daniele VIII:14 fu (ed è) il punto di partenza dell’esistenza del<br />

Movimento avventista in quanto movimento storico (che si presenta con <strong>la</strong> Chiesa<br />

Cristiana Avventista del 7 o Giorno), e gli permette <strong>la</strong> sua identità dottrinale e di<br />

definire <strong>la</strong> sua missione. Si ha qui a che fare con un aspetto fondamentale del pensiero<br />

avventista.<br />

Questa evoluzione fu resa possibile dal fatto che Daniele VIII comprende una<br />

<strong>profezia</strong> cronologica dove il 1844 rappresenta una data importante nel calendario<br />

divino, e anche questo stesso capitolo, come Daniele IX:23-27, annuncia l’opera<br />

redentrice del Cristo. Questi brani biblici uniscono l’opera del<strong>la</strong> salvezza non<br />

so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> croce, ma anche all’opera mediatrice del Cristo nel santuario celeste.<br />

Lo studio dei servizi del santuario e del loro significato simbolico producono <strong>la</strong><br />

dottrina avventista del santuario.<br />

Daniele VIII:14, offre agli avventisti una identità storica. Il movimento avventista<br />

non è un incidente del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, ma il risultato dell’intervento speciale di Dio negli<br />

affari umani. La realizzazione di Daniele VIII:14 nel 1844 giustifica e pure legittima<br />

<strong>la</strong> sua presenza nel mondo e in partico<strong>la</strong>re in seno al cristianesimo.<br />

All’inizio dell’opera sacerdotale del Cristo nei cieli, <strong>la</strong> Chiesa ricevette il<br />

battesimo dello Spirito Santo. 238 Vedendo lo Spirito Santo versato su loro, i discepoli<br />

compresero che qualche cosa di fondamentale si era realizzato nel cielo. Nello stesso<br />

modo, quando <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> dei 2300 anni si realizzò nel 1844, un avvenimento senza<br />

precedenti si è realizzato nel santuario celeste: il giorno antitipico del giudizio che<br />

sfocia nell’espiazione era cominciato. 239 Nello stesso momento Dio suscita sul<strong>la</strong> terra<br />

un movimento di riforma che deve col<strong>la</strong>borare con lui per preparare il mondo ad<br />

accoglierlo come giudice, per restaurare <strong>la</strong> verità divina calpesta e per smascherare le<br />

ultime seduzioni di Satana prima del<strong>la</strong> seconda venuta di Cristo. 240<br />

Non si può separare l’identità, <strong>la</strong> teologia e <strong>la</strong> missione del movimento avventista<br />

dall’opera di redenzione del Cristo. È proprio l’opera redentiva di Cristo che rende<br />

necessaria <strong>la</strong> formazione di questo movimento. Il Cristo dunque gli dona <strong>la</strong> sua<br />

identità. La dottrina del santuario è una interpretazione del piano del<strong>la</strong> salvezza in<br />

Cristo e pone le fondamenta del<strong>la</strong> fede avventista.<br />

La dottrina del santuario offre una prospettiva unica per studiare il piano del<strong>la</strong><br />

redenzione. Essa illumina lo svolgersi di questo piano nel contesto del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<br />

mondo. Essa identifica i suoi principali protagonisti. Associata alle profezie di<br />

Daniele indica pure i momenti storici in cui questi devono manifestarsi e descrive<br />

l’opposizione storica manifestata dai nemici di Dio. Questa dottrina è centrata<br />

sull’opera di Cristo e ci offre una prospettiva completa. Si possono seguire<br />

facilmente gli sviluppi dell’opera del Cristo grazie allo studio del<strong>la</strong> teologia del<br />

santuario. Il Cristo presentato come vittima sacrificale, sommo sacerdote, mediatore,<br />

giudice, avvocato (soccorritore n.d.a) e re.<br />

238 Atti 2:23.<br />

239 Il testo di Rodriguez ha soltanto: «giorno antitipico dell’espiazione».<br />

240 Apocalisse 10:1; 14:7-12.


Il compimento dei 2300 anni nel 1844, ricorda che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza continua<br />

nel suo divenire e che il piano di Dio evolve nel modo che l’ha concepito e anticipato.<br />

La <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza non termina nel 31 d.C. I profeti biblici ci ricordano che Dio<br />

ha agito, e agisce ancora, nel contesto del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del mondo. Egli <strong>la</strong> dirige verso<br />

l’obiettivo che ha scelto, cioè l’instaurazione del suo Regno sul<strong>la</strong> terra. I periodi<br />

profetici hanno <strong>la</strong> funzione di cartelli indicatori nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e annunciano il momento<br />

in cui il piano divino del<strong>la</strong> redenzione si avvicina al suo compimento.<br />

Daniele VIII:14 e <strong>la</strong> dottrina del santuario insegnano che il Cristo sta compiendo,<br />

in questo stesso momento, l’ultimo atto del<strong>la</strong> sua opera sacerdotale nel santuario<br />

celeste. Noi sappiamo cosa si sta compiendo nel cielo. Il giorno antitipico<br />

dell’espiazione si sta per realizzare, e Dio sta giudicando il suo popolo. Presto<br />

arriveremo al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> misericordia divina e al confronto finale tra le forze divine e<br />

quelle di Satana. Il compimento del<strong>la</strong> nostra salvezza presto si realizzerà.<br />

Non so<strong>la</strong>mente l’opera di mediazione e di giudizio di Cristo chiama i membri del<strong>la</strong> sua<br />

Chiesa ad essere coinvolti risolutamente nel<strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione dell’Evangelo eterno di Dio, nel<br />

quadro del messaggio dei tre angeli, ma esso invita gli stessi membri di Chiesa a valutare <strong>la</strong><br />

propria re<strong>la</strong>zione con il Cristo. L’esperienza spirituale si deve caratterizzare mediante<br />

un’umile dipendenza dal Salvatore e mediante una fede che si fonda interamente su lui.<br />

Durante il tempo in cui si svolge <strong>la</strong> purificazione del santuario, <strong>la</strong> nostra vita spirituale deve<br />

essere purificata da ogni peccato. Questa purificazione personale si realizza mediante il<br />

pentimento e il perdono di Cristo.<br />

Lo svolgimento del giudizio che è in atto attualmente nel cielo, testimonia che<br />

Dio e l’universo prendono sul serio ogni essere umano. Attraverso il Cristo, Dio si<br />

occupa individualmente di ogni essere umano nel santuario celeste. Ciò riafferma <strong>la</strong><br />

dignità delle persone e il loro valore in Cristo che, essendo il nostro avvocato<br />

(soccorritore), rappresenta ogni credente. Per il consiglio celeste, nessun essere<br />

umano è uno sconosciuto. I riscattati si uniscono al<strong>la</strong> famiglia celeste non come degli<br />

estranei, ma come delle persone ben conosciute, dei membri del<strong>la</strong> famiglia,<br />

beneficianti del<strong>la</strong> simpatia e del rispetto del resto del<strong>la</strong> famiglia di Dio.<br />

L’istruzione del giudizio significa che le decisioni e le azioni degli uomini hanno<br />

delle conseguenze cosmiche. Ciò che ognuno di noi è, pensa e fa è conservato in<br />

forma indelebile negli “archivi” celesti. Ciò, ben lontano dall’essere una causa di<br />

ansietà e di terrore, deve costituire per il credente un motivo di gioia. Ciò che ognuno<br />

di noi fa, ciò che diventiamo, non è perduto nell’infinità del tempo e dello spazio, ma<br />

è conservato nel santuario di Dio. Ogni buona azione, ogni preghiera, ogni paro<strong>la</strong><br />

d’incoraggiamento, ogni espressione d’amore è conservata come testimonianza al<strong>la</strong><br />

saggezza infinitamente varia di Dio, che è capace di trasformare degli esseri umani e<br />

peccatori in creature nuove e sante. Ben inteso, anche il peccato viene iscritto. Le<br />

debolezze, le ribellioni, gli errori e le sconfitte degli uomini sono anche registrate. Ma<br />

poiché il Cristo è l’avvocato (soccorritore, n.d.a.) di colui che crede, il perdono è<br />

offerto ed accordato a colui che si avvicina a Dio mediante lui. Durante l’istruttoria<br />

del giudizio, i peccati non saranno imputati a colui che è rimasto in una re<strong>la</strong>zione di<br />

alleanza con il Cristo... Questi peccati saranno allora cancel<strong>la</strong>ti, per non più essere<br />

evocati. Il carattere del credente, simile a quello del Cristo, sarà fissato per l’eternità.


La purificazione del santuario celeste rive<strong>la</strong> in un modo speciale <strong>la</strong> natura morale<br />

del nostro Dio. Colui che governa l’universo è una persona <strong>la</strong> cui volontà fa legge:<br />

una legge d’amore. È l’arbitro morale dell’universo. Il popolo del rimanente (<strong>la</strong><br />

Chiesa finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>) deve trovare un conforto nel sapere che esiste qualcuno che<br />

è responsabile del cosmos, che è onnipotente, e che è un Dio d’amore. Per restaurare e<br />

preservare l’ordine nell’universo, giudizio e responsabilità sono indispensabili.<br />

Poiché il giudizio è fondato sul<strong>la</strong> legge divina, il popolo di Dio (<strong>la</strong> Chiesa) del tempo<br />

del<strong>la</strong> fine si caratterizza come colui che osserva i comandamenti di Dio quale risposta<br />

d’amore al<strong>la</strong> sua grazia.<br />

La purificazione del santuario ci attesta che il male non è eterno. Un giorno finirà,<br />

sotto l’acc<strong>la</strong>mazione delle creature fedeli a Dio che loderanno <strong>la</strong> sua giustizia e il suo<br />

amore. È per <strong>la</strong> giustizia e l’amore che il peccato ed il male saranno estirpati. Al<strong>la</strong><br />

fine del suo ministero nel luogo santissimo del santuario celeste, il Cristo verrà a<br />

liberare il suo popolo dal<strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> morte e dai suoi nemici. In quel momento,<br />

Azazel (Satana) sarà smascherato davanti a tutto l’universo come <strong>la</strong> sorgente e<br />

l’origine del peccato e del male, e <strong>la</strong> sua distruzione sarà pronunciata. La vittoria di<br />

Dio e dell’Agnello sul male sarà definitiva.<br />

La predicazione del<strong>la</strong> croce viene arricchita dallo studio del sacerdozio di Cristo.<br />

Oggi possiamo solo intravedere le conseguenze del<strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> croce. Essa<br />

costituisce, in effetti, <strong>la</strong> più grande rive<strong>la</strong>zione di Dio all’universo quale avvenimento<br />

indispensabile nel<strong>la</strong> soluzione al problema del male. Ma questa rive<strong>la</strong>zione non è<br />

ancora stata sondata fino in fondo, essa conserva delle profondità per comprendere <strong>la</strong><br />

quale sarà necessaria l’eternità. L’opera sacerdotale del Cristo nel santuario celeste<br />

rive<strong>la</strong> costantemente i tesori del<strong>la</strong> croce. In effetti, <strong>la</strong> sua opera di mediazione e di<br />

giudizio è semplicemente e fondamentalmente una rive<strong>la</strong>zione del mistero del<strong>la</strong><br />

croce». 241<br />

Se l’azione di colui che incarna il culto al<strong>la</strong> persona è il filo conduttore di questo capitolo<br />

VIII di Daniele, Dio rispondendo al<strong>la</strong> domanda: «Fino a quando?» presenta <strong>la</strong> purificazione<br />

del santuario e dà un senso al divenire del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, e il Cristo, soppresso a seguito del<strong>la</strong> sua<br />

incarnazione, combattuto a seguito del<strong>la</strong> sua risurrezione e ascensione è il Signore.<br />

Affinché questa risposta sia ben compresa, i nostri due capitoli che seguono ci<br />

presentano il significato del santuario israelitico e il significato storico ed<br />

escatologico del giorno del giudizio e del giorno dello Yom kippur che Israele<br />

celebrava ogni anno per attualizzare nel suo tempo il giudizio preliminare e <strong>la</strong><br />

purificazione del popolo di Dio, del<strong>la</strong> sua Chiesa, prima del<strong>la</strong> distruzione del male.<br />

241 A.M. Rodriguez, o.c., pp. 59-62.


Capitolo XII<br />

IL SANTUARIO ISRAELITICO<br />

1 ŒHLER Gustav-Friedrich, Création et Révé<strong>la</strong>tion, Paris 1876.<br />

2 GUERS Émile, Le camps et le tabernacle, Paris 1849, pp. 7,8.<br />

«Il tabernacolo è destinato a rendere palpabili le<br />

idee che sono al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> redenzione» Gustav-<br />

Friedrich Œhler. 1<br />

«Il culto del tabernacolo, magnifico nelle sue<br />

pompe, più sublime ancora nel suo significato,<br />

esprime le cose profonde di Dio, i misteri del suo<br />

regno; racchiude tutti i tesori del<strong>la</strong> saggezza e<br />

del<strong>la</strong> scienza divina... Lo studio del tabernacolo<br />

testimonia altamente del<strong>la</strong> saggezza e del<strong>la</strong> bontà<br />

del Signore nei nostri confronti. Egli ha voluto<br />

proporci le verità del<strong>la</strong> salvezza sotto tutte le forme<br />

possibili, sotto quel<strong>la</strong> dei tipi, delle parabole o<br />

dell’allegoria, come quel<strong>la</strong> dell’insegnamento del<strong>la</strong><br />

dottrina» Émile Guers 2 .<br />

«Il santuario israelita presenta i tre gradi del<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione dell’uomo peccatore con l’Eterno» La<br />

Bible Annotée. 3<br />

«Il soggetto del santuario è il centro stesso<br />

dell’opera di Dio in favore degli uomini. Interessa<br />

tutti gli abitanti del<strong>la</strong> terra. Ci espone il piano del<strong>la</strong><br />

redenzione, ci porta al<strong>la</strong> fine dei tempi, e ci rive<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong> soluzione trionfante dei conflitti tra <strong>la</strong> giustizia e<br />

il peccato» Ellen White.<br />

«Questo tempio, costruito come dimora dell’Iddio<br />

vivente, doveva essere per Israele e per il mondo<br />

una parabo<strong>la</strong>. Il piano eterno di Dio era che ogni<br />

creatura, dal serafino risplendente e santo sino<br />

all’uomo, fosse un tempio dove potesse dimorare il<br />

Creatore. Ma a causa del peccato l’umanità non è<br />

stata più il tempio di Dio; offuscato e contaminato<br />

dal male, il cuore dell’uomo non rive<strong>la</strong> più <strong>la</strong> sua<br />

gloria. Ma il piano di Dio si adempie con<br />

l’incarnazione del suo Figlio. Dio abita in mezzo<br />

agli uomini tramite <strong>la</strong> sua grazia salvatrice, e il<br />

cuore dell’uomo <strong>diventa</strong> nuovamente il suo tempio.<br />

Dio voleva che il santuario di Gerusalemme fosse<br />

3 La Bible Annotée, Ancien Testament - Les livres historiques, t. I, Exode, Neuchâtel 1889, p. 540.


Introduzione<br />

una testimonianza perenne dell’alto destino di ogni<br />

anima» Ellen White. 4<br />

Se le prime pagine del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>ta attestano che l’uomo è stato creato ad<br />

immagine di Dio e che Dio lo ha posto in un luogo dove «tutto era molto buono»,<br />

esse ci raccontano anche che, a un certo momento, l’uomo ha voltato le spalle al suo<br />

Creatore, interrompendo il dialogo con Colui che lo aveva chiamato all’esistenza.<br />

L’uomo, non avendo più fiducia nell’Eterno, elegge come dio se stesso ma, non<br />

essendo che creatura, per conseguenza si nasconde, ha vergogna, ha paura del Signore<br />

e non ha più <strong>la</strong> forza morale di prendere <strong>la</strong> propria responsabilità. Sorge allora in lui il<br />

bisogno di discolparsi, vede nell’altro l’inferno, nel suo prossimo il nemico e <strong>la</strong> causa<br />

del<strong>la</strong> propria disgrazia. Si formu<strong>la</strong>no le prime accuse al Creatore: quanto è successo è<br />

avvenuto a causa del<strong>la</strong> donna che mi hai messo accanto, dice l’uomo, e <strong>la</strong> donna a sua<br />

volta: «il serpente (...che tu o Dio hai messo nel giardino) mi ha sedotta». 5 Sei tu che<br />

lo hai creato, e tu lo hai <strong>la</strong>sciato entrare nel giardino, se tu sai tutto perché non sei<br />

intervenuto prima, anziché limitarti a darci <strong>la</strong> tua creazione e <strong>la</strong> tua paro<strong>la</strong>?<br />

Tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana non è altro che una continua lista di autogiustificazioni per<br />

l’uomo e di accuse a Dio.<br />

Nel cuore dell’uomo si instaura l’orgoglio che si manifesterà apertamente in Caino<br />

e nei suoi discendenti. <strong>Quando</strong> Dio chiese a Caino dove fosse suo fratello Abele,<br />

Caino rispose con arroganza: «Non lo so: sono io forse il guardiano di mio fratello?» 6<br />

Il peccato porta l’uomo a vivere secondo i pensieri del proprio cuore che si<br />

manifestano in un linguaggio arrogante: «Chi è l’Eterno ch’io debba ubbidire al<strong>la</strong> sua<br />

voce?» 7<br />

La trasgressione del<strong>la</strong> prima coppia fa di essi dei ribelli. «Il peccato è <strong>la</strong> volontà<br />

del<strong>la</strong> creatura che si afferma contro <strong>la</strong> volontà del Creatore». 8 Il rifiuto del<strong>la</strong> volontà<br />

di Dio, e quindi <strong>la</strong> trasgressione del<strong>la</strong> sua legge fisica, morale e spirituale non rimane<br />

senza conseguenza, l’umanità si amma<strong>la</strong> e soffre, <strong>la</strong> terra si corrompe e s’inquina, <strong>la</strong><br />

comunione con Dio è interrotta e <strong>la</strong> morte si estende sul<strong>la</strong> terra. 9<br />

Rive<strong>la</strong>zione del piano del<strong>la</strong> salvezza<br />

Se poche sono le pagine che par<strong>la</strong>no del<strong>la</strong> creazione dell’uomo, anche se <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

di Dio riporta continuamente questa verità, numerose sono quelle che presentano<br />

l’azione di Dio per riconciliare l’uomo a Sé. Già fin dal<strong>la</strong> prima pagina Dio presenta<br />

4 WHITE Ellen, La Speranza dell’Uomo, ed. Adv, Firenze, 1978, p. 104.<br />

5<br />

Genesi 3:19-13.<br />

6<br />

Genesi 4:9.<br />

7<br />

Esodo 5:2.<br />

8<br />

SAILLENS Ruben, Le Mystère de <strong>la</strong> foi, p. 176.<br />

9<br />

Genesi 3:9-13,16-19; Romani 8:19,20; Isaia 59:1,2; Genesi 4:8; Romani 5:12; 1 Corinzi 15:22.


all’uomo <strong>la</strong> sua volontà di salvezza. Questo insegnamento viene poi ripreso ed<br />

ampliato nei suoi aspetti: tipico, allegorico, dottrinale.<br />

Quale atteggiamento Dio doveva assumere nei confronti dell’uomo rivoltato che si<br />

era posto sotto <strong>la</strong> minaccia di una morte eterna, che aveva rifiutato i legami che lo<br />

univano a Lui?<br />

Ci potevano essere diverse soluzioni: fare finta di niente, comportarsi come se<br />

nul<strong>la</strong> fosse accaduto, ma quale dialogo, quale azione Dio avrebbe potuto svolgere per<br />

l’uomo se questi non lo accettava? Altra possibilità era quel<strong>la</strong> di fare dell’uomo un<br />

automa, ma, così facendo, l’uomo non sarebbe più stato ad immagine e somiglianza di<br />

Dio. Dio non avrebbe più potuto dialogare con un essere dotato di volontà propria e<br />

d’una mente creatrice con <strong>la</strong> possibilità di scegliere e di amare. Se Dio avesse fatto<br />

questo, Egli, il Dio libero, sarebbe <strong>diventa</strong>to il nemico e lo strumentalizzatore<br />

dell’uomo. Altra possibilità sarebbe stata quel<strong>la</strong> di distruggere subito l’uomo. Ma il<br />

Dio del<strong>la</strong> creazione è il Dio di amore e, come tale, è il Dio del<strong>la</strong> vita.<br />

Anziché <strong>la</strong>sciare l’uomo a se stesso Dio trovò una soluzione, in armonia con<br />

l’ordine dell’universo, resa possibile dal<strong>la</strong> sua natura di amore. Grazie ad essa l’uomo<br />

avrebbe potuto nuovamente tornare a godere del<strong>la</strong> Sua vita, del Suo amore, del<strong>la</strong> Sua<br />

libertà.<br />

Dopo aver annunciato che <strong>la</strong> posterità del<strong>la</strong> donna avrebbe trionfato sul male, 10<br />

Dio compie il primo sacrificio, illustrando come il suo amore, <strong>la</strong> sua opera avrebbe<br />

permesso all’uomo di essere nuovamente davanti a Lui non più nel<strong>la</strong> sua miseria<br />

ricoperto con le foglie di fico, ma rivestito nuovamente del<strong>la</strong> grazia di Dio: l’abito<br />

delle nozze. «L’Eterno Iddio fece ad Adamo e al<strong>la</strong> sua moglie delle tuniche di pelle e<br />

li vestì». 11<br />

Un innocente era morto: l’agnello esprime <strong>la</strong> vita di Dio per il colpevole.<br />

La morte dell’agnello ha provocato senz’altro nel<strong>la</strong> mente del<strong>la</strong> prima coppia quel<br />

senso di dolore che si prova di fronte al<strong>la</strong> morte di un essere caro. Compresero <strong>la</strong><br />

lezione e <strong>la</strong> prova l’abbiamo nei sacrifici che il loro figlio Abele faceva. 12 «Per fede<br />

Abele offerse a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo d’essa<br />

gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue<br />

offerte; e per mezzo d’essa, benché morto, egli par<strong>la</strong> ancora». 13<br />

La fede di Abele è stata condivisa da tutti i patriarchi: Noè, Abrahamo, Isacco,<br />

Giacobbe, 14 formando gli anelli di quel<strong>la</strong> catena che ci porta al<strong>la</strong> costituzione del<br />

popolo di Dio: Israele prima, Chiesa poi. I loro olocausti esprimevano <strong>la</strong> fede in un<br />

Salvatore promesso, che innocentemente sarebbe morto a causa del peccato<br />

10 Genesi 3:15. La posterità del<strong>la</strong> donna è l’umanità che riconosce Dio e sfocia nell’unigenito Figlio di Dio. La<br />

posterità del serpente è <strong>la</strong> parte dell’umanità che rimane ostile a Dio e al suo piano di salvezza. La donna è <strong>la</strong> Chiesa<br />

fedele che prepara le due venute del Signore.<br />

11 Genesi 3:21.<br />

12<br />

Genesi 4:4.<br />

13<br />

Ebrei 11:4.<br />

14<br />

Genesi 8:20; 21:7,8; 13:18; 26:25; 33:20; 35:1,3,7.


dell’uomo e, nello stesso tempo, dimostravano non un’azione per p<strong>la</strong>care <strong>la</strong> collera di<br />

Dio nei confronti dell’uomo, nozione che si é sviluppata nei popoli che persero il<br />

significato del valore originario del sacrificio, ma il senso del<strong>la</strong> promessa di salvezza<br />

da parte di Dio e del<strong>la</strong> loro consacrazione a Lui. 15 Attraverso il sacrificio, il dialogo e<br />

<strong>la</strong> comunione dell’uomo con Dio venivano ristabiliti.<br />

La schiavitù d’Israele in Egitto<br />

<strong>Quando</strong> i faraoni egiziani ritornarono al potere in Egitto cercarono di soffocare,<br />

asservire, distruggere i discendenti di Giacobbe che avevano trascorso un periodo di<br />

prosperità sotto il dominio Hyksos. 16 L’Egitto viene quindi rappresentato come <strong>la</strong><br />

manifestazione di Satana, il Leviatan, il coccodrillo, il dragone, principe di questo<br />

mondo, l’oppressore. 17 L’Egitto con <strong>la</strong> sua potenza, con <strong>la</strong> sua ricchezza, con<br />

l’orgoglio datogli dal<strong>la</strong> sua ido<strong>la</strong>tria, impone <strong>la</strong> sua volontà politica e impressiona gli<br />

uomini con <strong>la</strong> sua potenza intellettuale, con il suo saper leggere e far di conto,<br />

scrivere e costruire. Gli intellettuali hanno sempre impressionato <strong>la</strong> gente semplice<br />

del<strong>la</strong> campagna. Israele, gente di campagna, era portato a riflettere sulle opere del<br />

Dio del<strong>la</strong> creazione.<br />

In Egitto Israele era schiavo non solo socialmente e materialmente, in seguito, in<br />

parte anche spiritualmente, moralmente e interiormente, acquistando un’altra<br />

mentalità. Non aveva più il tempo di pensare a Dio e alle sue promesse. Queste le si<br />

raccontavano al fuoco di campo, al<strong>la</strong> sera, nel riportare al<strong>la</strong> mente <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei padri.<br />

Le si raccontavano ai bambini come cose di altri tempi, ma intanto <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio si<br />

compiva: «I figli d’Israele furono fecondi, moltiplicarono copiosamente, <strong>diventa</strong>rono<br />

numerosi e si fecero oltremodo potenti e il paese ne fu ripieno». 18<br />

Israele in Egitto fu influenzato dal<strong>la</strong> sua immoralità e religiosità. Questi elementi<br />

lo porteranno a conoscere una nuova caduta, che accentuerà <strong>la</strong> forza del peccato, del<br />

male. Si abituerà a delle rappresentazioni del<strong>la</strong> divinità, si accentuerà in lui <strong>la</strong> paura di<br />

Dio, del futuro, di Faraone che si faceva sempre più crudele e <strong>la</strong> paura di se stesso nel<br />

constatare il proprio stato, <strong>la</strong> propria miseria. Al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia seguì <strong>la</strong> morte perché si<br />

spegneva <strong>la</strong> speranza. L’Egitto divenne nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> il simbolo delle tenebre materiali<br />

e spirituali. Il popolo di Dio fu in una situazione tragica e drammatica, e <strong>la</strong> sua <strong>storia</strong><br />

rischiò di sfociare in un fallimento spirituale, morale e materiale.<br />

Israele liberato<br />

15<br />

Romani 12:1.<br />

16<br />

Esodo 1:8.<br />

17<br />

Isaia 27:1; Ezechiele 29:3; Isaia 51:9,10.<br />

18 Esodo 1:7.,


Liberato dall’Egitto, Israele stabilì nel deserto del Sinai il suo campo, <strong>la</strong> sua<br />

dimora. L’avvenuta liberazione divenne il riferimento storico dell’azione di Dio e <strong>la</strong><br />

manna, che alimentava quotidianamente <strong>la</strong> nazione, il segno del Suo sostentamento<br />

concreto.<br />

«Il campo d’Israele par<strong>la</strong> al<strong>la</strong> mente come ai nostri sensi. Prima di tutto il deserto<br />

nel mezzo del quale è innalzato, il deserto abitato dalle tribù nomadi e dalle bestie<br />

pericolose, non offre all’uomo nessun alimento, sprovvisto di tutti i segni indicatori di<br />

strade, il deserto dipinge vivamente lo stato attuale del mondo sul quale riposa<br />

l’anatema… Patria e luogo di riposo degli Amalechiti, non è per Israele, liberato dal<strong>la</strong><br />

schiavitù del demone, che un luogo di deso<strong>la</strong>zione, che una solitudine terribile da<br />

attraversare per andare al<strong>la</strong> celeste Canaan... Il campo era l’abitazione dell’Eterno e<br />

del suo popolo, e il simbolo del<strong>la</strong> reciproca comunione. Essere nel campo significava<br />

trovarsi nel<strong>la</strong> comunione del Signore e dei suoi, nel<strong>la</strong> luce e nel<strong>la</strong> gioia del<strong>la</strong> sua<br />

presenza benedetta... Così <strong>la</strong> prima immagine che si offre al nostro sguardo quando<br />

vogliamo entrare nel campo d’Israele, è quel<strong>la</strong> dell’inferno e del<strong>la</strong> maledizione». 19<br />

Il deserto è il luogo di transizione, tra il paese del<strong>la</strong> schiavitù, l’Egitto, dove<br />

l’oppressione, il male, il peccato è chiaramente manifesto e <strong>la</strong> terra promessa. Per il<br />

popolo liberato, ma non ancora nel Regno dei cieli, <strong>la</strong> vita è ancora dura; il deserto è<br />

«grande e spaventevole», «grande e terribile, pieno di serpenti ardenti e di scorpioni,<br />

terra arida senz’acqua», 20 le insidie dell’avversario sono meno appariscenti e più<br />

mascherate. Il deserto è ancora il mondo dove vive il popolo di Dio. In questo luogo<br />

arido c’è un’oasi dove ci si può riposare, trovare aiuto e mantenere <strong>la</strong> speranza: il<br />

campo è <strong>la</strong> Chiesa. In questo campo e per questo campo del deserto Dio fa sgorgare<br />

l’acqua e offre per tutto il tempo del suo soggiorno il pane di vita. 21<br />

Nel deserto, «fuori dal campo, i corpi degli animali il cui sangue è portato dal<br />

sommo sacerdote nel santuario come un’offerta per il peccato, sono arsi». 22 Era anche<br />

presso questo fuoco che Israele eseguiva le sue sentenze nei confronti di coloro che<br />

ostinatamente rifiutavano l’Eterno. 23 Il deserto era così anche il luogo del giudizio e<br />

del<strong>la</strong> distruzione completa dell’uomo senza Dio. Questa immagine di distruzione<br />

totale, immagine orribile, Dio <strong>la</strong> pone davanti a colui che vuole entrare a far parte del<br />

Suo popolo e a colui che ne esce fuori rifiutando <strong>la</strong> salvezza. Non c’è salvezza per<br />

colui che non crede al<strong>la</strong> realtà del giudizio. Ma se «<strong>la</strong> prima immagine che si offre al<br />

nostro sguardo quando vogliamo entrare nel campo d’Israele, è quel<strong>la</strong> dell’inferno e<br />

del<strong>la</strong> maledizione», 24 l’occhio ve ne scorge un’altra, quel<strong>la</strong> dell’Agnello di Dio<br />

sacrificato, segno del<strong>la</strong> grazia che vuole ristabilire ogni cosa.<br />

19 É. Guers, o.c., pp. 43,47.<br />

20 Deuteronomio 1:19; 8:15.<br />

21 Deuteronomio 8:15,16; Esodo 16.<br />

22 Ebrei 13:11; Esodo 29:14.<br />

23 Levitico 24:14; Numeri 15:35.<br />

24 É. Guers, o.c., p. 53.


Nel<strong>la</strong> sua realizzazione storica <strong>la</strong> vittima ha sofferto fuori di Gerusalemme,<br />

crocifissa in Cristo Gesù «fuori dal<strong>la</strong> porta, per santificare il popolo con il proprio<br />

sangue» 25 , là dove regna il disprezzo, l’equivoco, <strong>la</strong> derisione. Muore come un<br />

criminale e dove i criminali, nel calore del<strong>la</strong> febbre che brucia a causa del<strong>la</strong><br />

f<strong>la</strong>gel<strong>la</strong>zione e dei chiodi nel<strong>la</strong> carne con le <strong>la</strong>bbra screpo<strong>la</strong>te dal<strong>la</strong> sete, nel<strong>la</strong><br />

solitudine assoluta, abbandonato da tutti e apparentemente anche dal Padre, per<br />

portare nel<strong>la</strong> sua carne <strong>la</strong> nostra morte e maledizione affinché ne fossimo<br />

completamente liberati. L’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è sacrificato<br />

fuori dalle porte di Gerusalemme, che è <strong>diventa</strong>ta il simbolo delle vecchie tradizioni<br />

sterili, rigide, senza vita, anche se ricche di emozioni, il mondo religioso in cui ci si<br />

accontenta di soddisfare delle prescrizioni, delle cerimonie, fare il proprio dovere e<br />

non fare del male a nessuno, cioè vivere per se stessi, dove <strong>la</strong> ricerca, l’ascolto del<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> di Dio è anchilosata e paralizzata. L’Agnello di Dio è venuto ad incontrarci nel<br />

nostro deserto e ci invita a uscire del<strong>la</strong> nostra falsa religione.<br />

La tenda di convegno nel deserto e suo significato tipologico<br />

Mentre il popolo d’Israele si trovava ai piedi del monte Sinai, l’Eterno disse a<br />

Mosè: «Mi facciano un santuario perché io abiti in mezzo a loro. Me lo farete in tutto<br />

e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi<br />

arredi, che io sto per mostrarvi». 26<br />

L’Iddio che «i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere» 27 manifesta di<br />

prendere dimora presso gli uomini. Questa tenda di convegno che più tardi verrà<br />

chiamata santuario, tempio, fu costruita secondo il modello che Dio mostrò a Mosé<br />

nel cielo. La paro<strong>la</strong> greca che viene tradotta con modello è tupos, cioè tipo. Il<br />

santuario israelitico non è una riproduzione in miniatura di quello celeste, come<br />

potrebbe dar adito <strong>la</strong> traduzione, ma una riproduzione del valore e del significato<br />

del<strong>la</strong> realtà celeste. Mosé, come Giovanni nell’Apocalisse, non vede <strong>la</strong> realtà celeste,<br />

ma <strong>la</strong> sua rappresentazione figurata. Se il santuario israelitico doveva essere una<br />

riproduzione fedele del<strong>la</strong> realtà celeste si sarebbe dovuto usare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca schema<br />

= forma, schizzo.<br />

Il santuario terreno ci aiuta a comprendere e penetrare l’infinita grande sapienza di<br />

Dio.<br />

Non negando <strong>la</strong> realtà del santuario celeste, dobbiamo dire però che il linguaggio<br />

degli autori del sacro testo nel descriverlo è quello antropomorfico che ci aiuta a<br />

comprendere l’azione che Dio ha compiuto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> per salvare l’uomo. Il<br />

santuario celeste è rappresentato tipologicamente dal santuario terreno, come Gesù<br />

Cristo è rappresentato tipologicamente dall’agnello. Come l’agnello sacrificale era<br />

25 Ebrei 13:12.<br />

26 Esodo 25:8,9, Ebrei 8:5.<br />

27 1 Re 8:27.


tipo di una realtà più grande, più profonda, divina, così il santuario terreno era ciò che<br />

permetteva all’uomo di cogliere una realtà infinitamente grande che solo <strong>la</strong> sua<br />

rappresentazione tipologica rendeva possibile.<br />

Il santuario terreno «era il simbolo visibile dei pensieri invisibili di Dio». 28<br />

Sebbene il tempio abbia sempre rappresentato, presso tutti i popoli, <strong>la</strong> dimora del<strong>la</strong><br />

divinità «ciò che distingue essenzialmente il culto israelitico dalle numerose forme<br />

del culto egiziano, come da tutti i culti dei popoli vicini, è l’assenza di ogni<br />

rappresentazione materiale del<strong>la</strong> divinità». 29 «L’idea essenziale del tabernacolo ... è<br />

che Dio abita in Israele. È una tenda perché il popolo nel deserto vive sotto le tende;<br />

Dio si pone sullo stesso piano del popolo; Dio l’accompagna nelle sue<br />

peregrinazioni». 30<br />

<strong>Quando</strong> Israele si stabilirà in Canaan e il popolo abiterà nelle città e nei pa<strong>la</strong>zzi, <strong>la</strong><br />

tenda di convegno verrà sostituita dal tempio di Salomone.<br />

Il tabernacolo si presentava costituito da tre parti distinte:<br />

- una parte scoperta, il cortile,<br />

- e due parti coperte che costituivano <strong>la</strong> tenda o il tempio vero e proprio. In questa<br />

costruzione una tenda divideva il luogo santo dal luogo santissimo.<br />

«La divisione in tre parti, distinte le une dalle altre: cortile, luogo santo e luogo<br />

santissimo, esprimevano i diversi gradi del<strong>la</strong> santità dell’insieme e delle condizioni<br />

imposte a coloro che vi penetravano». 31<br />

«Il santuario israelitico presentava così i tre gradi del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dell’uomo<br />

peccatore con l’Eterno. Il primo, quello del<strong>la</strong> riconciliazione attraverso l’espiazione e<br />

<strong>la</strong> consacrazione che ne risulta, aveva per teatro ordinario il cortile; il secondo, quello<br />

dell’adorazione attraverso il quale il peccatore graziato glorificava il suo Dio, era<br />

rappresentato dal luogo santo; infine, il luogo santissimo, in cui Dio abitava e dove si<br />

comunicava direttamente con colui che doveva eseguire i Suoi ordini, corrispondeva<br />

allo stato di comunione diretta e personale con Dio al quale è ammesso l’uomo<br />

entrato in grazia e penetrato di riconoscenza per il suo perdono. Dal<strong>la</strong> riconciliazione<br />

all’adorazione, dall’adorazione al<strong>la</strong> comunione: ecco il progresso e, per così dire,<br />

l’ascensione che rappresentava il luogo di culto israelitico». 32<br />

Il santuario d’Israele era il frutto di una rive<strong>la</strong>zione. «Mosé contemplò un modello;<br />

il tabernacolo che costruì non era una semplice imitazione dei santuari che aveva<br />

visto in Egitto; questo tabernacolo era un edificio avente il suo significato proprio, il<br />

simbolo visibile dei pensieri divini». 33 Questo santuario era una prova del<strong>la</strong><br />

condiscendenza di Dio verso l’uomo, verso il suo popolo. Per Israele «abituato in<br />

28 JAVET Jean Samuel, Dieu nous parle - Commentaire sur l’épître aux Hébreux, Paris 1941, p. 106.<br />

29 La Bible Annotée, o.c., p. 540.<br />

30 ŒHLER Gustav Friederich, Théologie de l’Ancien Testament, t. I, Paris 1876, p. 370.<br />

31 Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. Westphal, t. II, p. 710.<br />

32 La Bible Annotée, o.c., p. 540.<br />

33 BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, Épître aux Hébreux, Lausanne 1905, p. 73.


Egitto a delle rappresentazioni materiali del<strong>la</strong> Divinità, in forme degradanti,<br />

(mediante esseri inferiori, come gli animali sebbene essi raffigurino <strong>la</strong> forza ed altre<br />

qualità) era difficile concepire l’esistenza o il carattere del Dio invisibile.<br />

Compassionevole verso <strong>la</strong> loro debolezza, Dio diede un simbolo del<strong>la</strong> sua<br />

presenza». 34<br />

Il santuario mosaico era il mezzo attraverso il quale:<br />

- si rendeva manifesta <strong>la</strong> presenza di Dio;<br />

- si raffigurava <strong>la</strong> vita del popolo di Dio o del<strong>la</strong> Chiesa, dell’uomo che ritorna a Dio<br />

per essere introdotto nel<strong>la</strong> casa paterna;<br />

- si rappresentava <strong>la</strong> realtà celeste.<br />

In questo nostro capitolo prendiamo in considerazione i primi due aspetti, senza<br />

entrare in tutti i dettagli, ma presentiamo una visione d’insieme del suo insegnamento.<br />

Sarà nel nostro capitolo XIII che affronteremo <strong>la</strong> spiegazione del santuario celeste.<br />

Anziché seguire <strong>la</strong> descrizione biblica per presentare gli arredi del santuario:<br />

dall’arca, che rappresentava il trono di Dio, posta nel luogo santissimo, all’altare di<br />

rame, dove avveniva il sacrificio, posto nel cortile, descrizione che presenta «il<br />

cammino seguito da Colui che è raffigurato in tutte queste immagini, che è <strong>la</strong> sostanza<br />

di tutte queste ombre» 35 che scende dal trono eterno di Dio nei cieli fino al<strong>la</strong><br />

profondità del<strong>la</strong> croce, seguiamo il cammino inverso. Preferiamo questa strada perché<br />

noi siamo invitati a procedere dal perdono al<strong>la</strong> gloria, dall’altare di rame all’arca<br />

d’oro che contiene le tavole del<strong>la</strong> legge, il «monumento del<strong>la</strong> santa volontà del Dio<br />

invisibile». 36 «Tutta <strong>la</strong> strada dall’arca all’altare di rame, portava l’impronta<br />

dell’amore; tutta <strong>la</strong> strada, dall’altare di rame all’arca, era cosparsa col sangue<br />

dell’espiazione». 37<br />

Con il santuario l’Eterno voleva preservare il suo popolo dall’ido<strong>la</strong>tria, perpetuare<br />

<strong>la</strong> conoscenza e il vero culto a Dio, preparare <strong>la</strong> strada al Messia.<br />

Il cortile<br />

Il cortile era il luogo di appuntamento tra Dio e l’uomo peccatore, era un recinto<br />

rettango<strong>la</strong>re che misurava 50 metri di lunghezza e 25 di <strong>la</strong>rghezza. 38<br />

34 WHITE Ellen, Education, 1924, p. 27.<br />

35 MACKINTOSH C.H., L’Esodo, ed. Messaggio Cristiano, Verona, p. 262; vedere Esodo 25-27.<br />

36<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 540.<br />

37<br />

C.H. Mackintosh, Idem.<br />

38<br />

Esodo 27:9-19. Un cubito è circa 45-50 cm. Il significato delle dimensioni nel santuario, espresso in cubiti non<br />

dovrebbe essere causale. «La cifra 10, esprime una totalità, era al<strong>la</strong> base di tutte le misure: era <strong>la</strong> so<strong>la</strong> impiegata per il<br />

luogo santissimo e ne simboleggiava <strong>la</strong> perfezione; per le altre parti del santuario (luogo santo e cortile), <strong>la</strong> minore<br />

santità era resa sensibile per dei multipli di 10 (20,100,50,60) o dei sottomultipli (5). La cifra sacra 7 appare so<strong>la</strong>mente<br />

nelle sette <strong>la</strong>mpade del cande<strong>la</strong>bro d’oro; <strong>la</strong> cifra 3, so<strong>la</strong>mente nel<strong>la</strong> divisione triplica del santuario, che è data d’altra<br />

parte per i gradi del<strong>la</strong> santità. La cifra 4 indica il numero delle colonne che portano il velo del luogo santissimo e<br />

quello delle basi che portano il velo d’entrata del cortile» Dictionnaire Encyclopédique, t. II, p. 711.


La porta<br />

Per accedere al cortile c’era una porta «di venti cubiti (10 metri), di filo vio<strong>la</strong>ceo,<br />

porporino, scar<strong>la</strong>tto e di lino fino ritorto, in <strong>la</strong>voro di ricamo, con quattro colonne e le<br />

loro quattro basi».<br />

«L’Eterno parlò ancora a Mosé, dicendo: “Fatti due trombe d’argento; le farai<br />

d’argento battuto... Al suono d’esse tutta <strong>la</strong> raunanza si raccoglierà presso di te,<br />

all’ingresso del<strong>la</strong> tenda di convegno.”». 39 Al suono di queste trombe Israele si riuniva<br />

al<strong>la</strong> mattina e al<strong>la</strong> sera di ogni giorno ed in occasione delle grandi feste. Il Sabato<br />

suonavano per invitare il popolo a presentarsi davanti al suo Creatore onnipotente.<br />

L’israelita che si dirigeva verso questa porta, anche in momenti diversi da quelli<br />

convenuti, per motivi personali, attraversando<strong>la</strong>, manifestava <strong>la</strong> sua fede e il suo<br />

bisogno di perdono.<br />

Questa porta rive<strong>la</strong>va al<strong>la</strong> mente dell’israelita diversi significati:<br />

a) c’è una so<strong>la</strong> entrata che introduce nel<strong>la</strong> casa del Padre, anche le tribù che avevano<br />

posto le loro tende agli altri tre <strong>la</strong>ti del santuario potevano accedere a esso<br />

so<strong>la</strong>mente da questa porta;<br />

b) era molto <strong>la</strong>rga, 9-10 metri, era l’ingresso più imponente e non ha uguali in<br />

qualsiasi altro tempio. Dimostrava <strong>la</strong> disponibilità senza limiti del<strong>la</strong> Divinità nei<br />

confronti di qualsiasi peccatore;<br />

c) ogni mattina andare verso questa porta (verso Ovest), significava voltare le spalle<br />

al sole levante, 40 divinità adorata in Egitto e in tutto il mondo pagano e nel<strong>la</strong> stessa<br />

Palestina con il nome di Baal. Adorare questo astro come divinità corrispondeva a<br />

voltare le spalle al santuario, al<strong>la</strong> dimora di Dio, all’Eterno.<br />

Questa porta era meravigliosa e le sue ricchezze contrastavano enormemente con<br />

<strong>la</strong> vita dei fuggiaschi e il deserto che <strong>la</strong> circondava,<br />

I colori di questo ingresso avevano un significato simbolico. Li si trovano anche in<br />

altre parti del santuario. Il bianco, che forma il fondo delle tinture, è evidentemente<br />

l’emblema del<strong>la</strong> purezza, del<strong>la</strong> santità. 41 Il rosso è il simbolo naturale del<strong>la</strong> vita che<br />

si manifesta attraverso il sangue. 42 Il violetto o blu, ricorda l’azzurro del cielo,<br />

rappresenta <strong>la</strong> felicità divina. La porpora è il simbolo del<strong>la</strong> regalità. 43 Questi colori si<br />

ritrovano anche nei paramenti del sommo sacerdote, figura naturale che riunisce in sé<br />

il compito di rappresentare <strong>la</strong> divinità agli uomini e l’umanità a Dio. 44 Le quattro<br />

colonne e le quattro basi volevano indicare che questa porta era aperta in ogni tempo<br />

39 Esodo 27:16; Numeri 10:1-3.<br />

40 Ezechiele 8:16; Deuteronomio 4:19; 2 Re 23:5,11; Geremia 4:17,19.<br />

41<br />

Isaia 1:18.<br />

42<br />

Levitico 17:11.<br />

43<br />

Marco 15:17; Giovanni 19:2.<br />

44 Apocalisse 1:14 e seg.


a tutte le tribù d’Israele che avevano posto le loro tende ai quattro punti cardinali e<br />

per ogni tempo, finché si sarebbero succedute le quattro stagioni.<br />

«Ciò che <strong>la</strong> porta del campo ci predica, il cortile ce lo ripete. Pubblica<br />

contemporaneamente <strong>la</strong> miseria dell’uomo e <strong>la</strong> misericordia di Dio». 45<br />

Nel cortile, tra <strong>la</strong> porta d’ingresso e <strong>la</strong> costruzione del tabernacolo, c’erano i due<br />

simboli del<strong>la</strong> riconciliazione.<br />

La grande idea che si trova scritta nel cortile è l’appello, l’invito che Dio rivolge<br />

all’uomo affinché non rimanga al di fuori del<strong>la</strong> sua grazia. L’invito è rivolto a tutti, ed<br />

è come se Dio dicesse: «Io sono qui, il peccato ci ha separati quando vivevamo<br />

assieme nel giardino, il peccato è venuto ed io vi ho dovuti allontanare perché non<br />

potevate sussistere al<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> mia santità, 46 ma io desidero sopprimere <strong>la</strong><br />

distanza che c’è tra me e voi rigenerandovi; venite nel cortile».<br />

L’altare degli olocausti<br />

Il primo simbolo presente nel cortile è l’altare degli olocausti.<br />

Il Dio delle creazioni è santo e il peccato non può quindi tollerare <strong>la</strong> sua vicinanza.<br />

«Ogni giorno il popolo che dimorava attorno al santuario doveva essere purificato e<br />

consacrato di nuovo dal sangue degli olocausti offerti mattina e sera». 47<br />

Perché tanto sangue? Perché questa crudeltà? Perché <strong>la</strong> croce? L’Eterno d’Israele è<br />

egli crudele e sadico, violento, lo si porta al<strong>la</strong> ragione mediante il sacrificio? Le sue<br />

orecchie sono sorde al<strong>la</strong> nostra situazione e le sue mani troppo corte per salvarci<br />

diversamente?<br />

A queste nostre domande di perplessità Dio risponde tramite il profeta Isaia: «La<br />

mano dell’Eterno non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per<br />

udire, ma sono le vostre iniquità quelle che hanno posto una barriera tra voi e il vostro<br />

Dio; sono i vostri peccati che hanno fatto sì che Egli nasconda <strong>la</strong> sua faccia da voi,<br />

per non darvi più ascolto». 48<br />

Questa affermazione è precisa: Dio non è crudele. Ma <strong>la</strong> barriera che abbiamo<br />

posto tra noi e Lui è insuperabile pur anche da Dio, perché non può costringere<br />

l’uomo ad amarlo e, affinché l’uomo ritorni a Lui, Egli si pone sull’altare quale<br />

vittima del<strong>la</strong> spada. Siamo noi che ci siamo separati da Lui e ci nascondiamo, come<br />

fecero Adamo, Caino, Giuda. 49 Il peccato è <strong>la</strong> strada che conduce nel<strong>la</strong> notte, nel<br />

suicidio, nel<strong>la</strong> morte. Questo muro innalzato dall’uomo non so<strong>la</strong>mente separa l’uomo<br />

da Dio, ma l’uomo dall’uomo.<br />

L’altare del sacrificio aveva <strong>la</strong> funzione di togliere dal cuore dell’uomo quel<strong>la</strong><br />

montagna di malintesi che egli aveva posto tra sé e Dio, gli ricordava <strong>la</strong> necessità<br />

45 É. Guers, o.c., p. 119.<br />

46 Esodo 33:20.<br />

47 La Bible Annotée, o.c., p. 541.<br />

48 Isaia 59:1,2.<br />

49 Genesi 3:10; 4:16; Giovanni 13:30.


del<strong>la</strong> rigenerazione, ma gli dichiarava anche che da solo non sarebbe stato capace di<br />

effettuar<strong>la</strong>. L’uomo è incapace di realizzare <strong>la</strong> sua giustizia, 50 può pentirsi, può<br />

prendere coscienza del suo peccato, ma non può toglierlo, cioè modificare da solo <strong>la</strong><br />

sua natura degenerata, amma<strong>la</strong>ta. Togliere il peccato dall’uomo significa trasformarlo,<br />

ricrearlo, significa mettere in lui un cuore nuovo, una nuova volontà, uno spirito<br />

diverso, significa rinnovare tutto il suo essere interamente, significa rigenerarlo.<br />

L’uomo può prendere coscienza del suo bisogno, del<strong>la</strong> sua nudità, del<strong>la</strong> sua miseria,<br />

ma quando ha preso coscienza del suo stato, ha bisogno di Dio, del<strong>la</strong> sua azione<br />

redentrice.<br />

Questo altare del cortile era il più grande mobile del santuario 51 era di legno di<br />

acacia, legno molto resistente, ma leggero, era ricoperto di rame, non solo per evitare<br />

di venire bruciato dal fuoco che consumava l’offerta, ma per indicare che nessun<br />

essere umano avrebbe potuto, come tale, portare le conseguenze del<strong>la</strong> nostra rivolta. Il<br />

rame è un simbolo del<strong>la</strong> potenza divina. 52 Questo altare par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> potenza divina<br />

nell’abbattere il muro che noi abbiamo innalzato. Ai quattro angoli dell’altare c’erano<br />

quattro corna, 53 che raffiguravano <strong>la</strong> sovrabbondante potenza del<strong>la</strong> grazia che<br />

dall’altare s’irradiava per tutta <strong>la</strong> terra. «Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le<br />

estremità del<strong>la</strong> terra! Poiché io sono Dio e non ve ne è alcun altro. - Nell’Eterno sarà<br />

giustificata (resa giusta) e si glorierà tutta <strong>la</strong> progenie d’Israele». 54 A queste corna si<br />

aggrappava colui che temeva <strong>la</strong> vendetta. 55<br />

«Se qualcuno del popolo del paese peccherà per errore e farà alcuna delle cose che<br />

l’Eterno ha vietato di fare, rendendosi così colpevole, quando il peccato che ha<br />

commesso gli sarà fatto conoscere, dovrà menare, come una offerta, una capra, una<br />

femmina senza difetto, per il peccato che ha commesso». 56<br />

All’israelita colpevole si richiedevano delle azioni ben precise:<br />

- <strong>la</strong> scelta dell’animale,<br />

- le imposizioni delle mani sul suo capo,<br />

- <strong>la</strong> sua uccisione,<br />

50 Isaia 64:6; Geremia 13:23.<br />

51 «Era di grandezza tale che tutti gli arredi dei luoghi santi potevano esservi contenuti. Nel grande sacrificio del<br />

Signore Gesù sul<strong>la</strong> croce, ogni altro è compreso» HABERSCHON Ada R., Il Tabernacolo, Firenze, p. 11.<br />

52 Daniele 10:6; Apocalisse 1:15.<br />

53 Il corno nell’antichità rappresentava <strong>la</strong> potenza e <strong>la</strong> forza. Deuteronomio 33:17; Geremia 48:25.<br />

54<br />

Isaia 45:22,25.<br />

55<br />

1 Re 1:50; 2:28.<br />

56<br />

Levitico 4:27,28. «Il sacrificio per il peccato (rhattaat) e il sacrificio per il delitto (asham) hanno in comune <strong>la</strong><br />

confessione (Levitico 5:5; 16:21; Numeri 5:7) e che sono destinati sia l’uno che l’altro a ristabilire tra Dio e l’uomo <strong>la</strong><br />

buona armonia alterata dal peccato commesso bishegagah, cioè per errore. Vedere per il sacrificio per il peccato<br />

Levitico 4:2,13,22,27; Numeri 15:27,28, e per il sacrificio per il delitto Levitico 5:15,18. Per errore, cioè senza saperlo<br />

(Levitico 4:13; 5:12,17); senza sapere, pur conoscendo il comandamento che si trasgrediva; poi, senza volerlo<br />

(Deuteronomio 4:42; Numeri 35:11); poi questo va più lontano del semplice peccato d’inavvertenza, i peccati che si<br />

commettono per precipitazione, per debolezza, per leggerezza, vi entrano ugualmente; poiché, il contrario del peccato<br />

per errore è il peccato commesso a mano alzata (Numeri 15:30), cioè con fierezza, di proposito deliberato, sapendo<br />

che si infrangeva un comandamento di Dio, peccato per il quale non c’è sacrificio, ma so<strong>la</strong>mente un inesorabile<br />

giudizio di sterminio» Œhler G.F., o.c., t. II, pp. 65,66.


- l’aspersione del sangue del<strong>la</strong> vittima sugli arredi del santuario.<br />

L’israelita, dopo aver scelto un animale senza difetto, attraversava il campo,<br />

attestando così pubblicamente il suo peccato ma anche <strong>la</strong> sua confessione e il suo<br />

pentimento. Entrato nel cortile, l’israelita si presentava al sacerdote, che doveva<br />

constatare l’integrità dell’animale, e poi confessava il proprio peccato, imponendo le<br />

mani sull’animale il quale, ricevuta <strong>la</strong> confessione del peccato, veniva scannato dal<br />

peccatore stesso. 57<br />

La vittima veniva uccisa sul <strong>la</strong>to settentrionale dell’altare, davanti all’Eterno.<br />

«Secondo <strong>la</strong> tradizione, si poneva <strong>la</strong> vittima tra l’altare e il santuario, <strong>la</strong> testa era posta<br />

in direzione Sud, <strong>la</strong> faccia rivolta verso l’Ovest cioè guardando il santuario. Si<br />

immo<strong>la</strong>va l’offerta tenendosi ad Est, dietro di lei, e girandosi verso l’Ovest, di fronte<br />

al tempio». 58 «L’imposizione delle mani... esprimeva l’identificazione del<strong>la</strong> vittima<br />

con l’israelita che <strong>la</strong> presentava». 59 Il credente si identificava con <strong>la</strong> vittima ponendo<br />

<strong>la</strong> mano sul<strong>la</strong> sua testa. La vittima espiatoria pur morendo non era però contaminata<br />

dal peccato confessato e continuava ad essere «cosa santissima» 60 come è detto<br />

diverse volte, con insistenza voluta. «Questo punto è essenziale. Differenzia<br />

l’espiazione giudaica dal<strong>la</strong> maggior parte delle espiazioni pagane, nelle quali<br />

l’animale sacrificato si caricava di tutte le impurità delle quali liberava l’altro. Mentre<br />

i Greci e i Romani non mangiavano mai le carni delle vittime purificatrici, i sacerdoti<br />

di Gerusalemme al contrario avevano l’ordine di completare l’espiazione mangiando<br />

<strong>la</strong> vittima nel luogo santo 61 ... La vittima già bel<strong>la</strong> e pura, alfine di essere degna di<br />

Dio, si santificava definitivamente avvicinandosi all’altare di Yahvé». 62<br />

Questo atto era una causa di sofferenza per il peccatore. Egli amava quell’animale,<br />

faceva parte del suo gregge, forse era il più bello, sano, un capo esemp<strong>la</strong>re. Era<br />

innocente e lo uccideva lui stesso a causa del suo peccato.<br />

«Chi ha creduto quel che ci è stato annunciato? / Chi saprebbe vedere qui il<br />

braccio dell’Eterno? » annuncia stupito il profeta Isaia. 63<br />

Questo «braccio dell’Eterno» è il “Servo dell’Eterno” che Yahvé ha abbandonato<br />

al supplizio per elevarlo, in seguito, al<strong>la</strong> gloria più alta: dopo essere stato il Creatore<br />

dell’umanità, divenire il suo Salvatore.<br />

Come ha potuto il Servitore innocente, senza macchia e difetto, santo, <strong>diventa</strong>re il<br />

rifiuto dell’umanità?<br />

57<br />

Levitico 4:4,14,15,22,24.<br />

58<br />

MÉDÉBIELLE P.A., L’Expiation dans l’Ancien et le Nouveau Testament, vol. I, Rome 1924, p. 39. Vedere Levitico<br />

1:11.<br />

59<br />

É. Guers, o.c., p. 147.<br />

60<br />

Levitico 6:25,29; 7:1,6; 10:17; Numeri 18:9,10.<br />

61<br />

Levitico 6:26; 7:6,7.<br />

62<br />

P.A. Médébielle, o.c., pp. 157,56,157. Levitico 6:30. Il sangue che veniva portato nel luogo santo era quello del<strong>la</strong><br />

vittima per il peccato del sacerdote e di tutto il popolo (Levitico 4:3-7,13-18); per il peccato di un membro del popolo<br />

il sangue veniva sparso ai piedi dell’altare dei sacrifici.<br />

63<br />

Isaia 53:1.


«Molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti / (tanto era disfatto il suo sembiante / sì<br />

da non sembrare più un uomo, / e il suo aspetto sì da non assomigliare più a un figlio<br />

d’uomo)».<br />

Il Servitore, il Signore, soffre non per lui, ma per noi: «Noi lo reputavamo colpito,<br />

/ battuto da Dio, ed umiliato! / Erano le nostre ma<strong>la</strong>ttie ch’egli portava, / erano i<br />

nostri dolori quelli di cui s’era caricato... / È stato trafitto a motivo delle nostre<br />

trasgressioni, / fiaccato a motivo delle nostre iniquità». 64<br />

In queste parole d’Isaia c’è il significato dell’espiazione. È “a causa” dei peccati<br />

del suo popolo che il giusto soffre, porta le loro iniquità, subisce <strong>la</strong> pena che hanno<br />

meritato. Sebbene il Servo dell’Eterno si sia caricato delle nostre iniquità, non si è<br />

però contaminato con il male. Prende su di sé i nostri peccati in quanto ne porta <strong>la</strong><br />

pena, le conseguenze. Il profeta insiste su questo punto: sottolinea l’opposizione tra<br />

l’apparenza e <strong>la</strong> realtà: gli uomini lo vedono trattato come peccatore, l’hanno creduto<br />

colpevole e oggetto del<strong>la</strong> collera di Dio mentre, innocente, compiva una missione<br />

divina.<br />

«Il castigo, per cui abbiamo pace, è stato su di lui, / e per le sue lividure noi<br />

abbiamo avuto guarigione».<br />

Questa salvezza, questa guarigione, è <strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> grazia di Dio offerta al peccatore e<br />

da lui accettata, è <strong>la</strong> giustizia accettata da coloro che prima erano colpevoli: «Il mio<br />

Servo, il Giusto, renderà giusti i molti».<br />

Come il credente si è identificato con il Servo dell’Eterno, così si è identificato<br />

pure con l’Agnello di Dio senza peccato, mediante l’imposizione del<strong>la</strong> sua mano, <strong>la</strong><br />

cui vita, raffigurata dal sangue, viene presentata davanti all’Eterno in segno di<br />

consacrazione e di comunione.<br />

Oltre all’idea che qualcuno sarebbe venuto per purificare il peccato, cioè liberare<br />

l’uomo dal suo male, il sacrificio esprimeva <strong>la</strong> volontà dell’adoratore di consacrarsi a<br />

Dio. Il peccato che si commetteva «contaminava il santuario e profanava il santo<br />

nome» dell’Eterno. 65<br />

<strong>Quando</strong> tutto Israele peccava o il sacerdote commetteva una infedeltà dopo che <strong>la</strong><br />

mano degli anziani o del sacerdote erano state poste sul<strong>la</strong> vittima e questa era stata<br />

sacrificata, «il sacerdote che ha ricevuto l’unzione prenderà del sangue... e lo porterà<br />

dentro al<strong>la</strong> tenda di convegno; e il sacerdote intingerà il suo dito nel sangue, e farà<br />

aspersione di quel sangue sette volte davanti all’Eterno, di fronte al velo del<br />

santuario. Il sacerdote quindi metterà di quel sangue sui corni dell’altare del profumo<br />

fragrante, altare che è davanti all’Eterno, nel<strong>la</strong> tenda di convegno; e spanderà tutto il<br />

sangue... appiè dell’altare degli olocausti, che è all’ingresso del<strong>la</strong> tenda di<br />

convegno». 66<br />

64<br />

Isaia 52:14; 53:4,5. Per dodici volte Isaia ribadisce l’idea che il Servo si è caricato dei nostri mali: 53:4a,b,c,d,<br />

6c, 8d, 10a, 11d, 12d,e.<br />

65<br />

Levitico 20:3; vedere 18:21;15:31.<br />

66<br />

Levitico 4:5-7,15-18; Numeri 15:24. Per il peccato di un capo del popolo il sangue veniva portato nel luogo<br />

santo; vedere 4:25,30.


Il sangue era il simbolo del<strong>la</strong> vita «poiché <strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> carne è nel sangue». 67<br />

Come abbiamo detto, per un simbolismo che par<strong>la</strong>va agli occhi, il gesto del<strong>la</strong><br />

mano posta sul<strong>la</strong> vittima, era come un trait d’union, un segno di solidarietà. Indicava<br />

una unione fino a una specie d’identità, di solidarietà. L’uomo si identificava con <strong>la</strong><br />

sua offerta per presentare tramite essa al Signore <strong>la</strong> sua adorazione o <strong>la</strong> sua vita<br />

purificata-espiazione, <strong>la</strong> sua domanda o <strong>la</strong> sua azione di grazia. Il sangue del<strong>la</strong><br />

vittima, conformemente ai simbolismi dei riti di alleanza, rappresentava <strong>la</strong> vita del<br />

peccatore, desideroso di rinnovare con Dio l’unione compromessa, il suo perdono.<br />

L’adoratore vedeva il suo proprio sangue sparso e portato, dal ministro del<strong>la</strong> giustizia<br />

divina, davanti al trono del<strong>la</strong> Maestà. Il sacerdote offriva a Dio <strong>la</strong> vita del peccatore<br />

pentito, come se <strong>la</strong> sua anima si <strong>la</strong>nciasse in uno sforzo sublime, in un trasporto<br />

d’amore, in un desiderio ardente di riconciliazione e di unione.<br />

Questo insegnamento del cerimoniale israelitico dell’Antico Testamento: <strong>la</strong> vita<br />

del credente unita a Dio, lo ritroviamo sotto <strong>la</strong> penna dell’apostolo Paolo quando ai<br />

Colossesi scrive che coloro che sono stati «risuscitati con Cristo», cioè che si sono<br />

“identificati”, mediante il battesimo, nel<strong>la</strong> sua morte e resurrezione, sono «<strong>diventa</strong>ti<br />

una stessa cosa con lui» e hanno «<strong>la</strong> loro vita nascosta con Cristo in Dio». 68 Come<br />

quindi <strong>la</strong> vita (il sangue) dell’Agnello è ora sul trono di Dio, nel luogo santissimo,<br />

così pure il credente, sebbene viva ancora come l’antico israelita nel deserto di questo<br />

mondo, ha <strong>la</strong> sua vita nel tabernacolo di Dio in cielo.<br />

Augustin Gretil<strong>la</strong>t scriveva: «L’aspersione del sangue non veniva fatta<br />

sull’offerente, ma sugli oggetti che rappresentavano per eccellenza il culto teocratico<br />

simboli dell’aspirazione del<strong>la</strong> creatura verso Dio: i tre altari del cortile, del luogo<br />

santo e del luogo santissimo». Considerando poi che <strong>la</strong> vittima sacrificata in parte<br />

veniva bruciata sull’altare del cortile e in parte veniva bruciata fuori dal campo, nel<br />

deserto, aggiungeva: «La prima simboleggiava <strong>la</strong> consacrazione attiva al servizio di<br />

Yahvé: <strong>la</strong> seconda, <strong>la</strong> purificazione dell’uomo mediante <strong>la</strong> distruzione di ogni<br />

sozzura». 69<br />

Con l’olocausto, l’israelita, bruciando tutta <strong>la</strong> vittima, abbandonava tutto il suo<br />

essere a Yahvé. Attraverso il sacrificio, il legame tra l’uomo e Dio veniva<br />

nuovamente ristabilito. «Tale è precisamente <strong>la</strong> natura del sacrificio:<br />

contemporaneamente comunione divina e umana; preghiera simbolica e banchetto<br />

fraterno; <strong>profezia</strong> eterna e universale del<strong>la</strong> redenzione e dell’eucarestia; poiché gli<br />

uomini che si danno a Dio sotto <strong>la</strong> figura dell’offerta, si associano o comunicano nel<br />

mangiare in comune». 70<br />

67 Levitico 17:11. «I1 significato generale del sacrificio è indicato in Levitico 17:11. “L’anima del<strong>la</strong> carne è nel<br />

sangue; io ve <strong>la</strong> dono per l’altare, al fine che serva di espiazione per le vostre anime, poiché è per l’anima che il<br />

sangue fa l’espiazione”. Lo scopo del sacrificio è l’espiazione del peccato. Questo procede dal<strong>la</strong> concupiscenza, che<br />

ha <strong>la</strong> sua sede e <strong>la</strong> sua origine nell’anima e l’anima dimora nel sangue. Il peccato procede dunque dal sangue; così <strong>la</strong><br />

punizione (leggere espiazione/purificazione, ndt) si indirizza al sangue, per il fatto (che rappresenta) <strong>la</strong> sede<br />

dell’anima» KURTZ Johann-Heinrich, La révé<strong>la</strong>tion salutaire de Dieu, Lausanne 1866, pp. 114, 115.<br />

68 Colossesi 3:1-3; Romani 6:3-5.<br />

69 GRETILLAT Augustin, Théologie systématique, t. IV, Dogmatique, Neuchâtel 1890, pp. 43,54.<br />

70<br />

BRUNEL Henri, Avant le Christianisme ou Histoire de Doctrines religieuses et philosophiques de l’Antiquité‚<br />

Paris 1852, p. 372.


La conca di rame<br />

«L’Eterno parlò ancora a Mosè dicendo: “Farai pure una conca di rame con <strong>la</strong> sua<br />

base di rame, per le abluzioni, <strong>la</strong> porrai fra <strong>la</strong> tenda di convegno e l’altare, e ci<br />

metterai dell’acqua”». 71<br />

Di questa conca non vengono indicate le dimensioni, essa è il simbolo del<strong>la</strong> grazia<br />

purificatrice di Dio, serviva per le abluzioni dei sacerdoti e per <strong>la</strong>vare alcune parti<br />

delle vittime offerte 72 e probabilmente anche l’altare stesso. Per <strong>la</strong> costruzione di<br />

questa conca si usarono gli specchi artisticamente costruiti che le donne ebree 73<br />

portarono dall’Egitto. Le donne d’Israele, offrendo questi loro specchi di metallo,<br />

espressero forse anche <strong>la</strong> loro volontà di abbandonare <strong>la</strong> vanità del trucco egiziano, di<br />

non più apparire diversamente da ciò che erano in realtà, di rinunciare alle attrattive<br />

del mondo e al<strong>la</strong> sua ricerca di esteriorità, aspirando ad una bellezza originaria e<br />

superiore. «Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei<br />

capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossare vesti sontuose, ma<br />

l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno<br />

e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo». 74<br />

Le donne, offrendo questi specchi, avevano dato qualcosa che per loro era di<br />

valore e senz’altro avevano caro. La conca di rame seguiva l’altare dell’olocausto<br />

dove ci si era consacrati per purificarsi. In questa conca di rame i sacerdoti si<br />

rispecchiavano e si purificavano <strong>la</strong>vandosi con l’acqua in essa contenuta affinché non<br />

morissero nel comparire davanti all’Eterno, a causa delle mani e dei piedi sporchi.<br />

Isaia ripeterà questo ordine quando dirà: «Purificatevi, voi che portate i vasi<br />

dell’Eterno». 75<br />

Nel cortile si compie ciò che Giovanni scriveva nel<strong>la</strong> sua prima lettera: «Se<br />

confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterceli e da purificarci da<br />

ogni iniquità»; e l’apostolo Paolo scriveva agli efesini: «Cristo ha amato <strong>la</strong> sua Chiesa<br />

e ha dato se stesso per lei, al fine di santificar<strong>la</strong>, dopo aver<strong>la</strong> purificata col <strong>la</strong>vacro<br />

dell’acqua mediante <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>». 76<br />

Questi specchi dovevano ricordare all’israelita <strong>la</strong> necessità di un continuo<br />

confronto con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio <strong>la</strong> quale rive<strong>la</strong>va non so<strong>la</strong>mente l’impurità, ma anche<br />

l’ideale di Dio, una vita santa ed irreprensibile, creando il desiderio di una<br />

purificazione tale che permetteva al credente di entrare in re<strong>la</strong>zione con il Dio tre<br />

volte santo. Questo specchio: <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, doveva venire nel mondo, farsi carne,<br />

71<br />

Esodo 30:18.<br />

72<br />

Esodo 30:19-21; Levitico 1:9-13.<br />

73<br />

Esodo 38:8.<br />

74<br />

1 Pietro 3:3,4; vedere 1 Timoteo 2:9. In Israele le riforme morali del popolo venivano manifestate anche con<br />

l’abbandono degli ornamenti.<br />

75<br />

Isaia 52:11; Esodo 30:21.<br />

76 1 Giovanni 1:9; Efesi 5:25,26.


ed essere legge per chiunque l’avrebbe ascoltata: «Perciò, deposta ogni lordura e resto<br />

di malizia, ricevete con mansuetudine <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> che è stata piantata in voi, e che può<br />

salvare le anime vostre. Ma siate facitori del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> e non so<strong>la</strong>mente uditori,<br />

illudendo voi stessi. Perché, se uno è uditore del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> e non facitore, è simile a un<br />

uomo che mira <strong>la</strong> sua naturale faccia in uno specchio; e quando s’è mirato se ne va, e<br />

subito dimentica qual era. Ma chi riguarda ben addentro nel<strong>la</strong> legge perfetta, che è <strong>la</strong><br />

legge del<strong>la</strong> libertà, e persevera, questi, non essendo un uditore dimentichevole ma<br />

facitore dell’opera, sarà beato nel suo operare». 77<br />

L’acqua che fu posta nel<strong>la</strong> conca è stata anche quel<strong>la</strong> che scaturì dal<strong>la</strong> roccia<br />

percossa dal bastone di Mosè e che l’apostolo Paolo identificò con Cristo. È questa<br />

roccia che è stata colpita a causa dei nostri mormorii e malcontenti. 78 Da questa roccia<br />

trafitta dal<strong>la</strong> <strong>la</strong>ncia è scaturito del sangue e dell’acqua. Acqua che, messa in rapporto<br />

con <strong>la</strong> croce, è capace di purificarci dai peccati, dall’amore per il peccato, dal<strong>la</strong><br />

potenza del peccato, dal desiderio del peccato, purificando le intenzioni, le<br />

inclinazioni e i desideri, dando un cuore nuovo che per l’effetto del<strong>la</strong> grazia non solo<br />

non desidera più fare il male, ma porta l’uomo ad essere una nuova creatura.<br />

Questa legge di purificazione dei sacerdoti doveva avere un valore perpetuo 79 e<br />

continua oggi nel<strong>la</strong> Chiesa attraverso il battesimo che «è in effetti il coronamento<br />

delle lustrazioni simboliche dell’antica alleanza». 80 È sul<strong>la</strong> croce e sul<strong>la</strong> resurrezione<br />

che si fonda l’insegnamento del battesimo, il quale «non è il nettamento delle sozzure<br />

del<strong>la</strong> carne, ma <strong>la</strong> richiesta di una buona coscienza fatta a Dio», <strong>diventa</strong>ndo così<br />

l’esperienza individuale del<strong>la</strong> croce e del<strong>la</strong> resurrezione, come scrive l’apostolo<br />

Paolo: «Ignorate voi che quando siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati<br />

battezzati nel<strong>la</strong> sua morte? Noi siamo dunque stati con lui seppelliti mediante il<br />

battesimo del<strong>la</strong> sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante <strong>la</strong><br />

gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita». 81<br />

È perché c’è stata <strong>la</strong> purificazione e il ritorno a Dio che l’uomo in Cristo Gesù può<br />

entrare nel<strong>la</strong> casa del Padre, vivere una nuova vita in Dio ed essere introdotto nel<strong>la</strong><br />

tenda di convegno. Dio voleva fare di Israele un intero popolo di sacerdoti, 82 ma<br />

affidò temporaneamente al<strong>la</strong> tribù di Levi di esercitare questa funzione, cosa che si<br />

estese a ogni credente del<strong>la</strong> Chiesa, nel nuovo patto, i quali sono «una razza eletta e<br />

un regale sacerdozio», per fare da ambasciatori di Cristo, come se Dio par<strong>la</strong>sse<br />

attraverso loro per invitare il mondo a riconciliarsi con Lui. 83 È in occasione del<br />

77<br />

Giacomo 1:21-25.<br />

78<br />

Esodo 17:6; 1 Corinzi 10:4; Isaia 53:4,5; Giovanni 19:34.<br />

79<br />

Esodo 30:21.<br />

80<br />

GODET Frédéric, Commentaire sur l’Évangile de S. Jean, Paris 1885, p. 270; vedere Salmo 51:7,9; Ezechiele<br />

36:25: Zaccaria 13:1<br />

81<br />

1 Pietro 3:21; Romani 6:3,4.<br />

82 Esodo 19:16.<br />

83 1 Pietro 2:9; 2 Corinzi 5:20.


attesimo che ogni credente riceve il sigillo dello Spirito Santo per il giorno del<strong>la</strong><br />

redenzione futura. 84<br />

Come i sacerdoti d’Israele, che al momento dell’unzione per il loro ministero<br />

furono completamente <strong>la</strong>vati all’ingresso del<strong>la</strong> tenda di convegno 85 , così il credente<br />

viene purificato mediante il battesimo al momento del<strong>la</strong> sua investitura di “figlio di<br />

Dio”, ma, come il servizio quotidiano nel santuario prevedeva per tutti i giorni il<br />

<strong>la</strong>vamento dei piedi e delle mani, così Gesù dirà a Pietro: «Chi è <strong>la</strong>vato tutto non ha<br />

bisogno che di avere <strong>la</strong>vati i piedi; è netto tutto quanto». 86<br />

È accettando il valore del<strong>la</strong> conca di rame che <strong>la</strong> promessa di Dio si compie: «Io vi<br />

aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di<br />

tutti i vostri idoli. E vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito<br />

nuovo; toglierò dal<strong>la</strong> vostra carne il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne.<br />

Metterò dentro di voi il mio spirito, e farò sì che camminerete secondo le mie leggi e<br />

osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni. E voi abiterete nel paese ch’io<br />

detti ai vostri padri e voi sarete mio popolo e io sarò vostro Dio». 87<br />

È a seguito del<strong>la</strong> purificazione che l’uomo può entrare nel<strong>la</strong> casa del Padre.<br />

La tenda di convegno o il santuario: luogo santo e luogo santissimo<br />

Sebbene smontabile, il santuario era una costruzione superba lunga 15 metri e <strong>la</strong>rga 5. Le<br />

sue pareti, formate da assi di legno di acacia, erano ricoperte d’oro, disposte verticalmente ed<br />

incassate in zoccoli o sostegni d’argento.<br />

Il luogo santo formava <strong>la</strong> prima parte del santuario (10 metri per 5) ed era separato<br />

dal luogo santissimo da una tenda di lino ritorto.<br />

«L’oro, il più pregiato dei metalli, è quello che domina nel luogo santissimo e del<br />

quale sono pure ricoperti i mobili del luogo santo più vicini. Per contro è il rame,<br />

materiale modesto, ma solido, che domina nel cortile. Nello spazio intermedio si<br />

ritrova frequentemente l’argento, specie di transizione tra i due metalli: oro e rame». 88<br />

Realizzato nell’Emanuele<br />

«E mi facciano un santuario perché io abiti in mezzo a loro».<br />

Nel tabernacolo c’era l’arca dell’alleanza nel<strong>la</strong> quale erano deposte le tavole del<strong>la</strong><br />

legge e sull’arca stessa si manifestava il segno del<strong>la</strong> gloria di Dio. Questa costruzione<br />

era un segno solenne del<strong>la</strong> realtà dell’Eterno anche se Salomone, in occasione<br />

84 Efesi 1:13; 4:30.<br />

85 Esodo 29:4.<br />

86 Giovanni 13:10.<br />

87 Ezechiele 36:25-28.<br />

88 La Bible Annotée, o.c., p. 543


dell’inaugurazione del tempio, dirà: «Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti possono<br />

contenere; quanto meno questa casa che ti ho costruito!». 89 L’arca era un segno, una<br />

parabo<strong>la</strong> precisa e annunciava ciò che sarebbe avvenuto nel giorno in cui si sarebbe<br />

compiuta <strong>la</strong> promessa di Dio pronunciata da Zaccaria: «Rallegrati, o figlia di Sion!<br />

Poiché ecco, io (l’Eterno) sto per venire, e abiterò in mezzo a te!» In quel giorno gli<br />

angeli annunciarono: «Vi è nato un Salvatore, che è Cristo il Signore»; e l’evangelo<br />

di Giovanni dirà: «La paro<strong>la</strong> è stata fatta carne ed ha innalzato <strong>la</strong> sua tenda fra noi». 90<br />

La tenda del santuario, trasportata di tappa in tappa, nel deserto, testimoniava a Israele<br />

che un giorno, e in una maniera ancora incomprensibile, Dio stesso sarebbe venuto a<br />

condividere l’esistenza precaria e provvisoria del suo popolo, «nel<strong>la</strong> nostra abitazione<br />

terrestre che è una tenda». 91<br />

Questa “tenda” indica <strong>la</strong> nostra carne di uomini erranti in questo mondo. Essa<br />

rivestirà lo stesso Figlio di Dio, e allora sarà il luogo preciso dove <strong>la</strong> gloria di Dio si<br />

nasconderà nel<strong>la</strong> fragilità di una esistenza umana. La potenza di Dio si velerà<br />

nell’impotenza umana, e una tale presenza sarà per ogni credente<br />

contemporaneamente il supremo rifugio e <strong>la</strong> profonda angoscia, <strong>la</strong> chiara e calma<br />

certezza ma anche <strong>la</strong> domanda inquietante: «Tu che sei <strong>la</strong> speranza d’Israele, il suo<br />

liberatore nel tempo del<strong>la</strong> distretta perché saresti nel paese come un forestiero, come<br />

un viandante che innalza <strong>la</strong> sua tenda per passarvi <strong>la</strong> notte? Perché sarai tu come un<br />

uomo smarrito come un eroe impotente a liberarci? Tuttavia tu sei in mezzo a noi, o<br />

Eterno!» 92 Il Tabernacolo pur essendo «figura e ombra delle cose celesti» 93 annuncia<br />

una realtà che si doveva compiere. Non sono dunque (ribadiamolo ancora una volta)<br />

delle rappresentazioni primitive, una immaginazione grosso<strong>la</strong>na dei giudei, superata<br />

dal<strong>la</strong> spiritualità dell’evangelo. No, <strong>la</strong> tenda è una anticipazione, una prefigurazione<br />

del corpo di Gesù Cristo. E si sa che Gesù stesso affermerà l’identità del tempio con<br />

il suo corpo quando dirà: «Distruggete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni»;<br />

89 1 Re 8:27.<br />

90 Esodo 25:8; Atti 17:24, Zaccaria 2:10; Luca 2:11; Giovanni 1:14 traduzione letterale. «La paro<strong>la</strong> che noi<br />

traduciamo con “ha abitato” significa propriamente “drizzare una tenda” e “soggiornarvi”. Questo termine è scelto<br />

in modo da fare una allusione evidente al<strong>la</strong> “tenda” o tabernacolo in cui l’Eterno abitava in mezzo al suo popolo nel<br />

campo d’Israele e che fu riempita del<strong>la</strong> gloria dell’Eterno, in occasione del<strong>la</strong> sua inaugurazione (Esodo 40:34; confr.<br />

Ezechiele 37:27)» BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. II, Evangile de Jean, Lausanne 1885, p 50.<br />

L’espressione greca skenoum ricorda un’altra espressione tecnica, “schekina”, <strong>la</strong> dimora, che indica <strong>la</strong> presenza visiva<br />

di Dio con il suo popolo. «Il nostro evangelista, con il termine utilizzato ricorda con piacere queste gloriose<br />

manifestazioni di Dio a Israele e le vede realizzate nel<strong>la</strong> loro pienezza nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> fatta carne. In essa Dio ci è<br />

veramente apparso, è sceso al<strong>la</strong> nostra portata, simile a noi, accessibile al più povero, al più debole, al più ignorante, al<br />

più colpevole. E nel compimento dei tempi questa dimora di Dio con noi sarà <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> sua comunione, del<strong>la</strong><br />

sua luce, del suo amore (Apocalisse 7:15; 21:3)» Idem. Questa paro<strong>la</strong> skenoun, abitare, comparire, «indica tutte le<br />

re<strong>la</strong>zioni familiari che ha sostenuto con i suoi simili; le varie re<strong>la</strong>zioni come quelle che un pellegrino ha con gli altri<br />

membri del<strong>la</strong> carovana. È come se Giovanni dicesse: «Noi abbiamo mangiato e bevuto al<strong>la</strong> stessa tavo<strong>la</strong>, dormito<br />

sotto lo stesso tetto, camminato e viaggiato assieme; noi l’abbiamo conosciuto figlio, fratello, amico, ospite, cittadino.<br />

Egli è stato fedele fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> via nel<strong>la</strong> quale era entrato fecendosi uomo. Questa espressione ricorda dunque<br />

tutta <strong>la</strong> condiscendenza di questo essere divino che ha così ve<strong>la</strong>to <strong>la</strong> sua maestà per condividere l’esistenza dei suoi<br />

compagni di viaggio» F. Godet, o.c., t. II, p. 83.<br />

91 2 Corinzi 5:1.<br />

92 Geremia 14:8,9.<br />

93 Ebrei 8:5.


e l’Evangelista aggiunge che Egli voleva par<strong>la</strong>re del tempio del suo corpo. Non era<br />

una immagine ma <strong>la</strong> realtà stessa. «La pienezza di Dio abita corporalmente in Gesù<br />

Cristo». 94<br />

Il tabernacolo annunciava <strong>la</strong> presenza di Dio nel Cristo abbassato, nel<strong>la</strong> nostra<br />

tenda e anticipava <strong>la</strong> fine dei secoli, <strong>la</strong> presenza finale di Dio nel Cristo glorificato,<br />

non più come uno straniero nel<strong>la</strong> sua propria creazione, ma come il Signore<br />

incontestato <strong>la</strong> cui volontà sarà <strong>la</strong> perfetta misura dei nuovi cieli e del<strong>la</strong> nuova terra<br />

in cui abita <strong>la</strong> giustizia. «Ecco il tabernacolo di Dio in mezzo agli uomini; ed Egli<br />

abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro». 95 Qui<br />

l’Apocalisse, per pronunciare l’ultima paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, non trova altra<br />

espressione da menzionare, per presentare <strong>la</strong> presenza di Dio tra l’umanità<br />

dell’eternità, che il tabernacolo, affermando così che l’Esodo non sarà mai superato,<br />

ma un giorno eternamente compiuto.<br />

«“È là che io m’incontrerò con te”. Questa tenda (il corpo di Gesù Cristo) è<br />

dunque il rendez-vous unico e definitivo che Dio ci assegna. È dunque là, e non<br />

altrove, che ci par<strong>la</strong>. “Io sono il cammino. Nessuno viene al Padre se non per mezzo<br />

di me”. È dunque vero che il tabernacolo è l’ombra portata da colui che viene,<br />

l’ombra che <strong>la</strong> realtà dell’incarnazione farà sparire confermando<strong>la</strong>. Nient’altro che<br />

un’ombra, ma un’ombra veramente portata da colui che si avvicina, poi cancel<strong>la</strong>ta con<br />

<strong>la</strong> presenza. “Io non vidi (nel<strong>la</strong> nuova Gerusalemme) alcun tempio, perché il Signore<br />

Iddio, l’Onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio”». 96 Queste parole del pastore<br />

riformato Ro<strong>la</strong>nd de Pury non sono poesia, è l’insegnamento che scaturisce dalle<br />

Sacre Scritture.<br />

«Non è che temporaneamente, e in una forma preparatoria, che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio è<br />

dimorata nel tempio di Gerusalemme, attendendo di potere finalmente abitare nel<strong>la</strong><br />

carne umana e divenire di conseguenza il tempio, il luogo sacro dove tutta l’umanità<br />

può adorare». 97<br />

Il «tempio, costruito come dimora dell’Iddio vivente, doveva essere per Israele e<br />

per il mondo una parabo<strong>la</strong>. Il piano eterno di Dio era che ogni creatura, dal serafino<br />

risplendente e santo sino all’uomo, fosse un tempio dove potesse dimorare il<br />

Creatore. Ma, a causa del peccato, l’umanità non è stata più il tempio di Dio;<br />

offuscato e contaminato dal male, il cuore dell’uomo non rive<strong>la</strong> più <strong>la</strong> sua gloria. Ma<br />

<strong>la</strong> volontà di Dio di abitare con gli uomini si adempie con l’incarnazione del suo<br />

Figlio». 98 Cristo è il vero tempio in cui Dio risiede.<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa<br />

94<br />

Giovanni 2:19,21; Colossesi 2:9. «È precisamente Dio in mezzo agli uomini. Ciò che Mosè ha visto sul<strong>la</strong><br />

montagna e che ha in seguito tracciato nel tabernacolo non era che l’ombra e <strong>la</strong> silouette del<strong>la</strong> Sua vita» VISCHER<br />

Wilhelm, La Loi ou les cinq livres de Moïse, Neuchâtel 1949, p. 284.<br />

95<br />

Apocalisse 21:4.<br />

96 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Le Libérateur, Genève 1948, pp. 97-101. Vedere: Giovanni 14:6; Apocalisse 21:22.<br />

97 BRIGGS Charles-Augustus, The incarnation of the Lord, New York 1902, p. 203.<br />

98 E. White, cit. VAUCHER Alfred-Félix, Le Sanctuaire, 1970, p. 10


Come gli uomini si esprimono attraverso il corpo, così Cristo, assunto in cielo, si<br />

manifesta tramite il suo corpo che è <strong>la</strong> Chiesa. Le membra di questo corpo sono pietre<br />

viventi, edificate come casa spirituale. 99<br />

L’uomo che è ritornato a Dio <strong>diventa</strong> «tempio dello Spirito Santo», «l’edificio di<br />

Dio», «per servire di dimora a Dio per lo Spirito», «casa di Dio, che è <strong>la</strong> Chiesa<br />

dell’Iddio vivente». 100<br />

La Chiesa, tramite <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, è <strong>diventa</strong>ta <strong>la</strong> residenza di Dio in mezzo al<br />

campo di battaglia del<strong>la</strong> creazione in rivolta. È in questa casa sul<strong>la</strong> roccia il luogo del<br />

riposo di Dio, dove Dio viene a riposarsi nel cuore dei suoi fedeli. Il tabernacolo<br />

israelitico era tipo del<strong>la</strong> Chiesa, del popolo di Dio dell’Antico Testamento, che Dio<br />

stesso ha edificato mediante <strong>la</strong> sua potenza ricreatrice e non mediante mano d’uomo.<br />

In questo tabernacolo ufficia Cristo Gesù stesso, come unico mediatore e sommo<br />

sacerdote.<br />

In quest’opera di ricreazione spirituale dell’uomo e di costruzione del tempio, Dio<br />

chiede, come col<strong>la</strong>borazione dell’uomo, <strong>la</strong> sua disponibilità. Paolo scrive: «Compite<br />

<strong>la</strong> vostra salvezza con timore e tremore, poiché Dio è quel che opera in voi il volere e<br />

l’operare, per <strong>la</strong> sua benevolenza, e invita i rigenerati a far parte di tutti i loro beni a<br />

coloro che li hanno ammaestrati. 101<br />

Dio disse a Mosè, affinché il tabernacolo venisse eretto con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del<br />

popolo: «Prelevate da quello che avete un’offerta all’Eterno: oro, argento, rame... E<br />

tutti i figli d’Israele, uomini e donne, portarono volenterosamente il necessario per<br />

tutta l’opera che l’Eterno aveva ordinato». 102 Per il mantenimento del servizio le<br />

persone portarono i loro sacrifici di buon cuore. «Così <strong>la</strong> vita materiale del<strong>la</strong> Chiesa è<br />

assicurata dall’offerta dei membri il cui cuore è buono, cioè il cui cuore è stato<br />

cambiato... L’offerta non è so<strong>la</strong>mente d’oro e d’argento. Essa è anche e soprattutto<br />

l’offerta del <strong>la</strong>voro del popolo, del suo talento, del suo genio. Tutta <strong>la</strong> cultura umana è<br />

impegnata nel<strong>la</strong> costruzione del tabernacolo. “Chiunque tra Voi ha dell’abilità venga<br />

ed esegua tutto quello che l’Eterno ha ordinato”. 103 Le donne più capaci portarono ciò<br />

che avevano fi<strong>la</strong>to con le loro mani, delle stoffe tinte in blu, in scar<strong>la</strong>tto, in porpora, e<br />

del fino lino. Altre fi<strong>la</strong>rono <strong>la</strong> <strong>la</strong>na delle capre. Si portarono delle pietre preziose e<br />

dell’olio aromatico. L’incanto dei colori, delle forme e dei profumi contribuì a<br />

comporre l’offerta. Dall’opera degli artigiani fino ai capo<strong>la</strong>vori di Betsaleel,<br />

specialmente “chiamato per nome dall’Eterno e riempito di Spirito di Dio, di abilità,<br />

di intelligenza e di sapere per ogni sorta di <strong>la</strong>vori, per concepire opere d’arte per<br />

<strong>la</strong>vorare l’oro, l’argento e il rame, ecc...”, 104 ogni tecnica, come pure <strong>la</strong> fantasia<br />

99 1 Corinzi 12:12-18; 1 Pietro 2:5.<br />

100 1 Corinzi 6:19; vedere come insieme dei credenti 1 Corinzi 3:16,9; Efesi 2:22; 1 Timoteo 3:15.<br />

101 Filippesi 2:12,13; Ga<strong>la</strong>ti 6:6..<br />

102 Esodo 35:5,29.<br />

103 Esodo 35:10.<br />

104 Esodo 35:30,33.


creativa del popolo, sono offerte all’Eterno. È <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> del giorno in cui “<strong>la</strong> gloria e<br />

l’onore delle nazioni” 105 saranno portate nel<strong>la</strong> nuova Gerusalemme». 106<br />

Il luogo santo<br />

Nel luogo santo c’erano tre mobili:<br />

- entrando sul<strong>la</strong> destra (<strong>la</strong>to Nord), si trovava l’altare dei pani 107 ;<br />

- avanti sul<strong>la</strong> sinistra (<strong>la</strong>to Sud), il cande<strong>la</strong>bro a sette fiamme 108 ;<br />

- a ridosso del<strong>la</strong> tenda che divideva il luogo santo dal santissimo, l’altare dei<br />

profumi 109 .<br />

105<br />

Apocalisse 21:26<br />

106<br />

R. de Pury, o.c., pp. 95,96. Il pensiero continua: «Sembra che noi siamo un po’ lontani da questa <strong>profezia</strong> e da<br />

questa offerta di tutte le nostre capacità, in una chiesa in cui dei luoghi di culto sono di abitudine polverosi ed hanno<br />

un aspetto abbandonato; dove non c’è <strong>la</strong> possibilità di rifare una porta o sostituire una panca; dove si ha come tavo<strong>la</strong><br />

per <strong>la</strong> santa cena ciò che non si vorrebbe neppure per tavo<strong>la</strong> da cucina; dove nessuno si preoccupa del<strong>la</strong> dignità, del<strong>la</strong><br />

pulizia e del<strong>la</strong> bellezza del luogo di appuntamento che il Signore ci ha fissato; in cui non c’è organo né vetri; dove non<br />

si inventa niente e si segue inesorabilmente il corso delle cattive abitudini; dove <strong>la</strong> descrizione musicale è tale che vi<br />

si cantano i valzer o marce militari, in forma tale che spinge a invitare il proprio vicino a danzare o galoppare con lei il<br />

“cantico” per <strong>la</strong> lunghezza del corridoio del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong>, dove <strong>la</strong> preoccupazione dominante sembrerebbe essere a buon<br />

mercato in tutti i campi, cioè <strong>la</strong> musica che non costa nul<strong>la</strong>, <strong>la</strong> decorazione che non costa nul<strong>la</strong>, <strong>la</strong> letteratura che non<br />

costa nul<strong>la</strong>, niente soldi e soprattutto nessuno sforzo» Idem, pp. 96,97.<br />

107<br />

Esodo 25:23-30.<br />

108<br />

Esodo 25:31-40.<br />

109<br />

Esodo 30:1-10. Nel breve riassunto dato nel<strong>la</strong> lettera agli Ebrei 9:2-5, si legge che fu preparato «un primo<br />

tabernacolo, nel quale si trovava il cande<strong>la</strong>bro, <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, e <strong>la</strong> presentazione dei pani; e questo si chiama il luogo santo.<br />

E dietro <strong>la</strong> seconda cortina c’era il luogo santissimo, contenente un turibolo d’oro e l’arca del patto». Diversi<br />

commentatori pensano che l’autore di questa lettera abbia commesso un errore non mettendo nel luogo santo l’altare<br />

dei profumi, ma designandolo nel luogo santissimo, dietro <strong>la</strong> tenda. Senza risolvere il problema, vogliamo presentare<br />

le varie spiegazioni.<br />

«La difficoltà… principale di questi versetti sta nelle parole “avente un thumiaterion d’oro” (versetto 3). L’ultimo<br />

vocabolo può significare sia l’altare, sia il turibolo, sul quale e nel quale si ardeva l’incenso. L’hanno inteso nel primo<br />

senso <strong>la</strong> versione Ita<strong>la</strong>, Ecumenico, Calvino, Bleek, De Wette, Lûnemann, Delitzsch, Reuss, Davidson, Edwards, ecc.;<br />

nel secondo senso <strong>la</strong> versione Siriaca, <strong>la</strong> Vulgata, Teofi<strong>la</strong>tto, Lutero, Diodati, Bengel, Ger<strong>la</strong>ch, Stier, Alford, Guers,<br />

ecc. Stanno in favore di ciascuna opinione delle ragioni p<strong>la</strong>usibili... Coloro che vedono in quell’inciso indicato l’altare<br />

d’oro dei profumi fanno valere l’uso ellenistico generale, per es. in Filone e Giuseppe F<strong>la</strong>vio, (e i Padri del<strong>la</strong> Chiesa)<br />

di designare quell’altare con <strong>la</strong> voce thumiaterion. Notano inoltre che, in caso diverso, l’altare dei profumi sarebbe del<br />

tutto omesso nell’enumerazione, mentre sono mentovati gli altri arredi del luogo santo e del santissimo. (Inoltre il<br />

turibolo d’oro non è mentovato nell’Antico Testamento come appartenente al luogo santissimo, né se ne par<strong>la</strong> in<br />

connessione col giorno delle espiazione. La principale obiezione a questo modo di vedere sta nel fatto che l’altare<br />

d’oro sarebbe collocato dall’autore nel santissimo “dietro al<strong>la</strong> seconda cortina”, mentre esso era posto nel luogo santo<br />

davanti al<strong>la</strong> cortina. Si fa presto a dire, con alcuni espositori, che l’autore, essendo un giudeo alessandrino, ha<br />

commesso un errore; ma ciò è sommamente inverosimile per chi ha studiato tanto attentamente il santuario levitico e<br />

ne potrebbe par<strong>la</strong>re “partitamente” (come ne fa l’autore di questa lettera). L’essere alessandrino o palestinese (non si<br />

pensa che l’autore del<strong>la</strong> lettera sia Paolo) non conta, poiché lo scrittore prende i suoi dati principalmente nell’Esodo.<br />

Filone Alessandrino e il semipagano Giuseppe F<strong>la</strong>vio sono precisi nelle loro enumerazioni. Si è cercato di dare al<br />

participio echousa (avente) un senso non locale, ma di appartenenza o di connessione rituale, facendo notare come<br />

spesso nell’Antico Testamento il posto dell’altare d’oro è indicato colle parole: “di faccia all’arca” (Esodo 30:6; 40:5)<br />

ovvero “di faccia all’oracolo” (1 Re 6:22); che l’altare è mentovato in re<strong>la</strong>zione coi riti del giorno dell’espiazione; e<br />

che esso figura l’omaggio delle preghiere salenti davanti al trono di Dio (confr. Apocalisse 8:3-5)» BOSIO Enrico,<br />

Episto<strong>la</strong> agli Ebrei, ed. C<strong>la</strong>udiana, Firenze 1904, pp. 54,55. Infatti così traduce La Bible Annotée: «L’altare che<br />

appartiene al santuario» e commenta: «Sebbene l’altare d’oro fosse propriamente nel luogo santo, era situato davanti<br />

al<strong>la</strong> porta del luogo santissimo e poteva essere considerato come appartenentevi poiché il profumo che vi era offerto


La tavo<strong>la</strong> dei pani<br />

«Era lunga circa un metro; <strong>la</strong>rga cm. 50; alta cm. 75. Fatta di legno di Sittim<br />

coperta d’oro; portava 12 pani di presentazione, fatti di fior di farina, disposti in due<br />

ordini, sui quali veniva messo l’incenso puro. Segno di un patto perpetuo. I pani<br />

freschi venivano messi sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> ogni Sabato. Quelli che venivano tolti erano<br />

mangiati dal sommo sacerdote e dai suoi figli». 110<br />

Realizzata nell’Emanuele<br />

Questi pani simboleggiano il pane spirituale che Dio dà al suo popolo: <strong>la</strong> sua<br />

paro<strong>la</strong> che non dovrebbe mai mancare nel nutrimento giornaliero. È <strong>la</strong> «paro<strong>la</strong> di Dio<br />

che dà vita e che è vero cibo». 111 I pani sono 12 e questo «numero proviene dal<strong>la</strong><br />

combinazione del 3 e del 4, di cui il primo è <strong>la</strong> cifra dell’essere divino considerato<br />

nel<strong>la</strong> sua essenza; il secondo indica quel<strong>la</strong> del mondo, indica di conseguenza <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione di Dio con <strong>la</strong> creatura, partico<strong>la</strong>rmente con quel<strong>la</strong> che, per <strong>la</strong> sua natura<br />

spirituale, può entrare in re<strong>la</strong>zione morale con Lui. È anche <strong>la</strong> cifra che caratterizza<br />

l’unione di Dio con gli uomini, <strong>la</strong> penetrazione dell’umano da parte del divino; è <strong>la</strong><br />

cifra del popolo dell’alleanza». 112<br />

Come l’uomo per vivere ha bisogno di nutrirsi tutti i giorni con un cibo sano ed<br />

abbondante, così il credente, per potere vivere spiritualmente, ha bisogno di ricorrere<br />

quotidianamente a quel cibo spirituale che è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Come il pane che<br />

mangiamo <strong>diventa</strong>, dopo il processo dell’assimi<strong>la</strong>zione, sangue, carne, muscoli, così<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio deve essere assimi<strong>la</strong>ta e <strong>diventa</strong>re in noi energia vitale.<br />

doveva salire verso il Dio invisibile che sedeva al di sopra dell’arca. Ciò spiega <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> che ha tanto stupito gli<br />

interpreti, Ebrei 9:3,4». Poi rimanda ad Esodo 30:6 che così spiega: «L’altare dei profumi era dunque posto nel fondo<br />

del luogo santo e non era separato dal luogo santissimo che dal velo interno. È questo che spiega senza dubbio come<br />

può essere considerato in Ebrei 9:3,4 come appartenente al luogo santissimo; confr. Esodo 40:5» La Bible Annotée,<br />

o.c., t. IV, 1 Re, Neuchâtel 1894, p. 34; t. I, Exode, 1889, pp. 503,504. Il domenicano Bernard SPICQ dopo aver<br />

tradotto il versetto 3 del<strong>la</strong> lettera agli Ebrei «un altare dei profumi in oro», commenta: «Secondo una tradizione<br />

liturgica, che associa questo altare al santo dei santi, che era invaso dal suo fumo (Pentateuco Samaritano, Apocalisse<br />

siriaca di Baruch, 7:7; confr. Cirillo di Alessandria, MIGNE, P.G. LXXlV, 980)» E. Bosio, o.c., p. 55. «Ma tutto<br />

questo si infrange contro le precise indicazioni del testo che colloca il thumiaterion “dietro al<strong>la</strong> seconda cortina” e dà<br />

al verbo echousa il senso di “contenente’ nel medesimo verso. Coloro che danno a thumiaterion il senso di turibolo<br />

insistono sul fatto che tanto <strong>la</strong> versione dei LXX quanto il Nuovo Testamento ed in partico<strong>la</strong>re lo scrittore dell’episto<strong>la</strong><br />

(confr. 13:10) adoperano costantemente, per designare l’altare, una paro<strong>la</strong> diversa (thusiasterion) mentre thumiaterion<br />

rende l’ebraico mikteret che significa turibolo (Ezechiele 8:11; 2 Cronache 26:19). Vero è che nel Pentateuco non si<br />

fa paro<strong>la</strong> di un turibolo d’oro deposto nel luogo santissimo, ma è da notare che nel giorno dell’espiazione (Levitico<br />

16:12) il sommo sacerdote doveva prendere un turibolo pieno di brace e portarlo nel santissimo per ardervi su<br />

dell’incenso. La Mishna par<strong>la</strong> di un turibolo d’oro finissimo adoperato nel giorno di Kippurim. Questo poteva essere<br />

collocato dietro <strong>la</strong> cortina in modo però che non fosse necessario per il sommo sacerdote di entrare nel santissimo<br />

quando doveva prenderlo. Quest’ultima spiegazione ha il vantaggio di non fare al testo alcuna violenza» E. Bosio,<br />

o.c., p. 55. Possiamo concludere con le parole di Ada R. Haberschon «Nessuna allusione (all’altare dei profumi) se ne<br />

fa nell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei, perché <strong>la</strong> cortina è stata rotta, e noi ora offriamo profumo spirituale sul propiziatorio (Ebrei<br />

4:16)» o.c., p. 33.<br />

110 A. R. Haberschon, o.c., p. 36; vedere Levitico 24:5-9; Esodo 25:23-30.<br />

111 Giovanni 6:35,53-55, 63; 1 Corinzi 10:16.<br />

112 La Bible Annotée, o.c., t. I, Exode, p. 542.


Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa<br />

L’uomo, entrato nel cortile, ricreato dal sacrificio, purificato dal<strong>la</strong> conca di rame, è<br />

ora pronto per entrare nel luogo santo, per <strong>la</strong> santificazione. La santificazione è una<br />

vita vissuta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con Dio. Dio vuole <strong>la</strong> nostra santificazione e senza questa<br />

non è possibile vedere il Signore. 113 È l’Eterno che ancora santifica Israele, il credente<br />

e <strong>la</strong> Chiesa. 114 L’uomo è santificato non nel<strong>la</strong> perdita del<strong>la</strong> sua libertà o dei suoi beni,<br />

ma per una consacrazione costante, continua e perfetta nel Signore. Essere santificati<br />

significa ricevere da Dio nel<strong>la</strong> propria esistenza il suo essere, <strong>la</strong> sua vita, <strong>la</strong> sua<br />

rive<strong>la</strong>zione, cioè il suo pane.<br />

Il pane rappresenta il risultato del <strong>la</strong>voro dell’uomo che, reso giusto, non vive più<br />

per se stesso, ma in unione con i suoi fratelli (ognuna delle dodici tribù presentava un<br />

pane). L’uomo manifesta a Dio, offrendo il pane, il suo sentimento di riconoscenza<br />

per le benedizioni ricevute mediante il cibo quotidiano, frutto del suolo, del<strong>la</strong> terra di<br />

Dio.<br />

La presentazione del pane avveniva ogni Sabato per ringraziare Dio del<strong>la</strong><br />

creazione avuta in eredità, lodandolo per essere stati creati e manifestandogli <strong>la</strong><br />

consacrazione del proprio <strong>la</strong>voro svolto nel<strong>la</strong> settimana trascorsa e per questo che<br />

svolgerà in quel<strong>la</strong> seguirà.<br />

Così facendo l’uomo trova piacere nel dare a Dio ciò che gli appartiene come<br />

frutto del<strong>la</strong> propria attività, riconoscendo che da Dio ha ricevuto i talenti che gli<br />

permettono di realizzare il suo <strong>la</strong>voro.<br />

Il cande<strong>la</strong>bro a sette <strong>la</strong>mpade<br />

«Noi non conosciamo le sue dimensioni. I rabbini dicono che aveva un metro e<br />

mezzo di altezza e che le due <strong>la</strong>mpade estreme erano distanti l’una dall’altra un<br />

metro». 115<br />

Sembra che non sia stato usato tanto oro per un altro arredo quanto per questo<br />

cande<strong>la</strong>bro. Fatto interamente d’oro battuto, pesava un talento 116 , circa 48 chili. Era<br />

anche l’oggetto più artisticamente <strong>la</strong>vorato del luogo santo. Su ogni braccio c’erano<br />

tre calici in forma di mandor<strong>la</strong>, con un pomo e un fiore. Si può forse dire che è<br />

l’arredo più importante perché illumina l’interno del tabernacolo. È l’unica sorgente<br />

di luce, quel<strong>la</strong> esterna è del “mondo” e non vi entra.<br />

Realizzato nell’Emanuele<br />

113 Ebrei 12:14; 1 Tessalonicesi 4:3.<br />

114 Esodo 31:13; vedere Levitico 20:8; Ezechiele 37:28; 20:12; Efesi 5:26; 1 Tessalonicesi 5:23.<br />

115 La Bible Annotée, o.c., p. 483.<br />

116 Esodo 37:24.


«Israele non ringrazia so<strong>la</strong>mente per i beni terreni di cui Dio lo colma, ma celebra<br />

anche nel suo Dio il Dio del<strong>la</strong> santità e del<strong>la</strong> verità di cui <strong>la</strong> luce è l’emblema... Il Sud<br />

è il <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> luce... Il numero 7 che incontriamo una so<strong>la</strong> volta nel tabernacolo e nel<br />

cande<strong>la</strong>bro... è generalmente applicato nel<strong>la</strong> Scrittura al<strong>la</strong> ricchezza delle forze che<br />

scaturiscono dal<strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> vita divina e dalle attività nelle quali queste forze si<br />

spiegano... Il cande<strong>la</strong>bro a sette <strong>la</strong>mpade rappresenta <strong>la</strong> verità divina con cui Dio<br />

illumina il suo popolo». 117<br />

I calici potrebbero simboleggiare <strong>la</strong> presenza divina: «l’Eterno è <strong>la</strong> mia parte<br />

d’eredità e il mio calice». 118 Sono in forma di mandor<strong>la</strong> forse perché, essendo il<br />

mandorlo il primo albero che fiorisce in Israele, annuncia <strong>la</strong> primavera, <strong>la</strong> nuova vita<br />

dell’eternità, <strong>la</strong> resurrezione, dopo l’inverno del<strong>la</strong> morte. Il cande<strong>la</strong>bro raffigurava <strong>la</strong><br />

sollecitudine eterna di Dio nei confronti del suo popolo, <strong>la</strong> luce doveva bril<strong>la</strong>re<br />

«continuamente». 119<br />

Questa luce annunciava il nuovo mondo del<strong>la</strong> redenzione dove: «Non più il sole<br />

sarà <strong>la</strong> tua luce, nel giorno;... ma l’Eterno sarà <strong>la</strong> tua luce perpetua», <strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme «non avrà bisogno di sole... perché <strong>la</strong> illumina <strong>la</strong> gloria di Dio, e<br />

l’Agnello è il suo luminare». 120<br />

Questo cande<strong>la</strong>bro allude al<strong>la</strong> salvezza messianica con tutto quanto comporta in<br />

fatto di felicità, di vita nuova e di conoscenza, mettendo l’accento ora su un aspetto<br />

ora su un altro. 121<br />

La luce del cande<strong>la</strong>bro è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dei profeti che splende in un mondo oscuro, in<br />

attesa che si manifesti Colui che deve venire ad essere, in mezzo agli uomini, <strong>la</strong><br />

vivente «luce delle nazioni», il Servitore dell’Eterno che venendo dirà: «Io sono <strong>la</strong><br />

luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong><br />

vita» perciò «Io sono <strong>la</strong> via, <strong>la</strong> verità e <strong>la</strong> vita». 122<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa<br />

Il cande<strong>la</strong>bro voleva ricordare a Israele che non c’era so<strong>la</strong>mente il <strong>la</strong>voro manuale<br />

con il suo conseguente frutto, ma anche una attività spirituale che il popolo avrebbe<br />

dovuto compiere. Non solo <strong>la</strong> sua vita <strong>la</strong>vorativa doveva essere consacrata a Dio, ma<br />

<strong>la</strong> sua vita doveva essere una testimonianza: una luce per gli altri popoli. La<br />

rive<strong>la</strong>zione divina che il popolo di Dio riceve <strong>la</strong> deve trasmettere e fare bril<strong>la</strong>re nel<br />

mondo. <strong>Quando</strong> <strong>la</strong> luce è venuta in mezzo agli uomini, ha detto a coloro che l’hanno<br />

accettata, a coloro che si sono identificati con lei, che si sono purificati come l’oro<br />

117 La Bible Annotée, o.c., pp. 483,542,540; vedere 1 Giovanni 1:5; Salmo 27:1; Michea 7:8. «Tuttavia <strong>la</strong> mentalità<br />

ebraica permane estranea a qualsiasi opposizione metafisica tra <strong>la</strong> luce e le tenebre» FEUILLET A., voce luce, in<br />

Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, ed. Elle di Ci, vol. IV, col. 765.<br />

118 Salmo 16:5.<br />

119 Salmo 27:20.<br />

120 Isaia 60:19; Apocalisse 22:23.<br />

121 Isaia 9:1; 42:6; 49:6; 2:5.<br />

122 Isaia 49:6; Giovanni 8:12; 14:6.


puro: «Voi siete <strong>la</strong> luce del mondo». È il credente e <strong>la</strong> Chiesa che possono illuminare<br />

il mondo, spiegare il senso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e dare una speranza di liberazione, predicando<br />

<strong>la</strong> verità presente e riconciliando il mondo con Dio. Paolo scriveva: «In mezzo a una<br />

generazione storta e perversa... voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> vita». 123<br />

Bril<strong>la</strong>re per Dio non è vivere una vita iso<strong>la</strong>ta, ma avere uno spirito di<br />

col<strong>la</strong>borazione con gli altri membri del popolo e del<strong>la</strong> comunità, formare il<br />

cande<strong>la</strong>bro.<br />

L’apostolo Giovanni, nell’Apocalisse, raffigura <strong>la</strong> Chiesa nel suo divenire<br />

attraverso i secoli sotto <strong>la</strong> rappresentazione di cande<strong>la</strong>bri in mezzo ai quali Cristo<br />

Gesù si muove nelle vesti sacerdotali. 124<br />

L’altare dei profumi<br />

Fatto in legno di Sittim, rivestito d’oro. Il suo piano era quadrato con 50 cm. di<br />

<strong>la</strong>to. La sua altezza un metro. Ai quattro angoli aveva quattro corna.<br />

Era posto a ridosso del<strong>la</strong> cortina che divideva il luogo santo da quello santissimo.<br />

Sopra questo altare ogni giorno veniva fatto fumare il profumo. 125<br />

Realizzato nell’Emanuele<br />

L’espressione ebraica tradotta per «altare dei profumi» è <strong>la</strong> stessa che è stata<br />

impiegata per indicare l’“altare” degli olocausti; e significa: luogo di immo<strong>la</strong>zione. Si<br />

usa lo stesso verbo per dire bruciare le vittime e bruciare l’incenso. L’olocausto<br />

quotidiano del<strong>la</strong> mattina e del<strong>la</strong> sera nel cortile e il profumo nel luogo santo si<br />

offrivano nello stesso tempo. 126<br />

«Così, come l’altare di rame presenta Cristo nel valore del suo sacrificio, l’altare<br />

d’oro presenta Cristo nel valore del<strong>la</strong> sua intercessione», 127 nel suo incontro con il<br />

Padre quale rappresentante dei credenti. 128<br />

Il pastorello d’Israele, nel Cantico dei Cantici, ha profumi di un odore soave e il<br />

suo nome è un profumo che si spande. 129<br />

123<br />

Filippesi 2:15:16; Matteo 5:14; Isaia 55:4; 60:1,2.<br />

124<br />

Apocalisse 1:12-20.<br />

125<br />

Nove dovevano essere gli ingredienti che entravano a formare l’olio del<strong>la</strong> sacra unzione ed il profumo (Esodo<br />

30:23,24,34,35). Nove aromi erano nel giardino descritto nel Cantico dei Cantici (4:13,14). Nove sono i frutti dello<br />

Spirito Santo (Ga<strong>la</strong>ti. 5:22,23). Nove esempi di pazienza (2 Corinzi 6:4,5). Nove virtù (2 Pietro 1:5-7). Gli aromi<br />

possono quindi essere presi a simbolo dell’opera dello Spirito Santo. Vedere A. R. Haberschon, o.c., pp. 33,34.<br />

126<br />

Esodo 29:38 e seg.<br />

127 C.H. Mackintosh, o.c., p. 308.<br />

128 Colossesi 3:1-3.<br />

129 Cantico dei Cantici 1:3.


Il profumo, salendo, andava a riempire il luogo santissimo, residenza del Dio<br />

invisibile il cui trono era rappresentato dall’arca. Il profumo raffigurava Colui che si<br />

presentava all’Eterno con <strong>la</strong> vita di coloro che lo avevano accettato come Salvatore. 130<br />

Il tempo dell’offerta dell’olocausto e del profumo del mattino e del<strong>la</strong> sera, era un<br />

momento di crisi e di esaudimento di preghiere. 131<br />

Fu nell’ora nona che il Signore si offriva in offerta di sacrificio, innalzato sul<strong>la</strong><br />

croce, mentre nel tempio si presentava il sacrificio dell’agnello, si facevano fumare i<br />

profumi e in Israele si pronunciava <strong>la</strong> preghiera del<strong>la</strong> sera. Nel<strong>la</strong> morte di Gesù<br />

l’insegnamento tipologico del santuario fu realizzato e <strong>la</strong> cortina, che divideva il<br />

luogo santo da quello santissimo, si squarciò 132 indicando il compimento del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

di Dio.<br />

La forma quadrata e le corna agli angoli dell’altare insegnavano che ciò che veniva<br />

bruciato era a favore dell’intera creazione e veniva fatto con potenza.<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa<br />

«Il profumo che si bruciava sull’altare rappresentava l’adorazione del popolo.<br />

L’incenso è sovente nel<strong>la</strong> Bibbia il simbolo del<strong>la</strong> preghiera. 133 Questo profumo<br />

ritualmente puro, simbolo perfetto dell’adorazione umana, sempre imperfetta, ne<br />

copriva le <strong>la</strong>cune. L’olocausto quotidiano nel cortile e il profumo nel luogo santo si<br />

offrivano contemporaneamente. Questa simultaneità rappresentava senza dubbio <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione stretta che c’era nel cuore del<strong>la</strong> creatura tra l’atto con il quale essa adora il<br />

Creatore e quello con il quale si consacrava al suo servizio». 134 Questo profumo di<br />

odore soave che saliva verso l’alto, passava al di sopra del<strong>la</strong> tenda che divideva i due<br />

ambienti e andava a riempire il luogo santissimo voleva indicare <strong>la</strong> comunione che si<br />

era creata tra l’uomo e il suo Dio, comunione che, partendo dal pensiero, coinvolge<br />

tutta <strong>la</strong> persona. Il credente che vive questa realtà dell’altare dei profumi esercita un<br />

controllo sui pensieri che sorgono dal suo cuore e prende le sue distanze nei confronti<br />

di spettacoli, letture, conversazioni che potrebbero alterare <strong>la</strong> santità del<strong>la</strong> propria<br />

mente. Realizza ciò che l’apostolo Paolo scrive: «Tutte le cose vere, tutte le cose<br />

onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di<br />

buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri<br />

pensieri», al fine di potere dire: «Noi abbiamo <strong>la</strong> mente di Cristo». 135<br />

La cortina che divide il luogo santo dal luogo santissimo<br />

130 Colossesi 3:1-3; Romani 8:34.<br />

131 Salmo 141:2; 1 Re 18:29; Esdra 9:5; Daniele 9:21; Atti 10:2,3,30; 3:1.<br />

132 Luca 23:44; Matteo 27:45,46.<br />

133 Salmo 141:1; Luca 1:9,10; Apocalisse 5:8.<br />

134 La Bible Annotée, o.c., t. I, p. 503.<br />

135 Filippesi 4: 8; 1 Corinzi 2:16; 1 Pietro 1:13.


La cortina separava il luogo santo dal luogo santissimo, era di 5 metri in ogni suo<br />

<strong>la</strong>to. Era di colore vio<strong>la</strong>, porpora, scar<strong>la</strong>tto e di fino lino ritorto, divideva il luogo<br />

santo dal santissimo. 136 Veniva chiamata <strong>la</strong> «cortina che copre» perché veniva messa<br />

sopra all’arca quando il santuario era smontato per essere trasportato e impediva che<br />

venisse vista quando il tabernacolo era eretto. 137<br />

Essa segnava il passaggio dal luogo del<strong>la</strong> santificazione a quello del<strong>la</strong><br />

glorificazione.<br />

Questa cortina raffigurava <strong>la</strong> natura umana, nel<strong>la</strong> sua carnalità anche se nello stato<br />

del<strong>la</strong> santificazione, che può però accedere al<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> gloria di Dio. Passare<br />

dal<strong>la</strong> santità al<strong>la</strong> gloria è il risultato di un intervento diretto di Dio. Adamo vi sarebbe<br />

pervenuto se non avesse peccato.<br />

«Lo Spirito Santo voleva con questo insegnare che <strong>la</strong> via al santuario (al luogo<br />

del<strong>la</strong> gloria) non era ancora manifestata finché sussisteva ancora il primo tabernacolo<br />

(il luogo del<strong>la</strong> santificazione)». 138<br />

Questa cortina insegna all’uomo attraverso quale via può raggiungere il suo stato<br />

di gloria.<br />

Era davanti a questa cortina che veniva spruzzato il sangue dei sacrifici per il<br />

popolo e per il sacerdote.<br />

Realizzata nell’Emanuele<br />

La cortina, come tutto il santuario, raffigurava l’incarnazione di Dio. Questo Dio<br />

che poteva essere visto a Betlemme, a Nazaret, sul Mar di Galilea, a Gerusalemme, in<br />

Giudea, in Galilea e Samaria, era ve<strong>la</strong>to dall’incarnazione.<br />

«Il corpo di Gesù Cristo è, in qualche modo, un velo che impedisce agli sguardi<br />

profondi di contemp<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sua divinità». 139 Solo al<strong>la</strong> morte di Gesù i pagani vi<br />

scoprirono Dio: «Veramente, costui era Figlio di Dio». 140 Fu in seguito al<strong>la</strong> rottura<br />

del<strong>la</strong> sua carne che Gesù Cristo ascese al<strong>la</strong> gloria del Padre. «Il velo, simbolo<br />

complesso, prefigurava <strong>la</strong> carne o natura umana del Signore, <strong>la</strong> quale, in effetti,<br />

ve<strong>la</strong>va sul<strong>la</strong> terra gli splendori del<strong>la</strong> divinità che risiedevano in lui corporalmente, <strong>la</strong><br />

quale anche fu martoriata e strappata al<strong>la</strong> croce per aprirci il cammino del cielo». 141<br />

«Dall’innocenza al<strong>la</strong> santità, dal<strong>la</strong> santità al<strong>la</strong> gloria: tale è in due parole il<br />

riassunto del destino dell’uomo, il tracciato del<strong>la</strong> via reale aperto davanti a lui. Una<br />

volta almeno questa ascensione ideale doveva realizzarsi e si è in effetti realizzata<br />

136<br />

Esodo 26:31-37.<br />

137<br />

Numeri 4:5; Esodo 40:3.<br />

138<br />

Ebrei 9:8. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

139 NICOLE A., L’Épître aux Hébreux, Lausanne 1940, p. 312.<br />

140 Matteo 27:54.<br />

141 GUERS Émile, Étude sur l’épître aux Hébreux, Genève 1862, p. 312.


nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità». 142 Questo passaggio dal<strong>la</strong> santificazione al<strong>la</strong> glorificazione<br />

si stava manifestando in occasione del<strong>la</strong> trasfigurazione del Cristo. 143<br />

«La grandezza dei miracoli precedenti avevano provato che Gesù era allora<br />

pervenuto all’apogeo del<strong>la</strong> sua potenza vivificante. Ora, come tutto era in armonia<br />

nel<strong>la</strong> sua vita, questo momento doveva essere anche quello in cui egli raggiungeva<br />

l’apogeo del suo proprio sviluppo interiore. Una volta giunto là, quale doveva essere<br />

il suo avvenire normale? Egli non poteva avanzare, non poteva indietreggiare.<br />

L’esistenza terrestre <strong>diventa</strong>va dunque da questo momento un quadro troppo stretto<br />

per questa personalità compiuta. Non gli restava che <strong>la</strong> morte; ma <strong>la</strong> morte è l’uscita<br />

del peccatore, o, come dice Paolo, è il sa<strong>la</strong>rio del peccato. 144 Per l’uomo senza<br />

peccato, l’uscita dal<strong>la</strong> vita non è il passaggio oscuro del sepolcro; è <strong>la</strong> via regale del<strong>la</strong><br />

trasfigurazione gloriosa. La trasfigurazione, dice Gess: “indica che Gesù era maturo<br />

per l’entrata immediata nell’esistenza eterna”... Marco scrive che fu<br />

“metamorfizzato”, Matteo, all’espressione di Marco, aggiunge: “Il suo viso<br />

risplendeva come il sole”. Luca ne descrive l’effetto in una forma più semplice:<br />

“L’aspetto del suo volto fu mutato”. Questo fenomeno luminoso, provenendo dal di<br />

dentro, penetra talmente il corpo di Gesù, che <strong>diventa</strong> percettibile attraverso i suoi<br />

vestiti. La sua veste divenne candida, sfolgorante. Gesù aveva in quel momento<br />

superato il primo di questi due stadi. Era normale, razionale, naturale, si può dire, che<br />

fosse da quel momento ammesso a superare il secondo. La trasfigurazione è il primo<br />

passo di questa elevazione nel<strong>la</strong> gloria, l’inizio del<strong>la</strong> trasformazione del corpo<br />

psichico e mortale in un corpo pneumatico (spirituale) e imperituro... Se Gesù non<br />

avesse volontariamente arrestato <strong>la</strong> trasformazione che cominciava ad operarsi in lui,<br />

questo cambiamento sarebbe senza dubbio divenuto <strong>la</strong> sua ascensione... Per <strong>la</strong> porta<br />

che già si intravede per lui, il cielo e <strong>la</strong> terra comunicano... il cielo discende o, è <strong>la</strong><br />

stessa cosa, <strong>la</strong> terra si eleva.... Ma Gesù fa comprendere ai due uomini (che stavano<br />

par<strong>la</strong>ndo con lui: Mosè ed Elia) che questa sua ascensione in gloria lo porterebbe a<br />

rinunciare al<strong>la</strong> sua missione e che il suo compito lo chiama ad una uscita dal<strong>la</strong> vita<br />

tutta diversa... Il termine exodus, uscita, è notevole; Luca sceglie con intenzione una<br />

espressione che racchiude contemporaneamente le due nozioni di morte e ascensione.<br />

L’ascensione era per Gesù <strong>la</strong> via naturale per uscire dal<strong>la</strong> vita, come lo è <strong>la</strong> morte per<br />

un peccatore. Egli poteva dunque optare in questo momento per questo modo di<br />

uscire che gli era dovuto. Poteva risalire con i suoi due interlocutori celesti (Mosè ed<br />

Elia). Ma salire ora, sarebbe equivalso a salire senza di noi (cioè passare nel luogo<br />

santissimo senza i peccatori convertiti). Là in basso, nel<strong>la</strong> pianura, Gesù vede una<br />

umanità… curva sotto il peso del peccato e del<strong>la</strong> morte. L’abbandonerà al suo<br />

destino? No, non salirà che quando egli potrà ricondur<strong>la</strong> con sé. E per questo, bisogna<br />

che affronti l’altro modo di uscire, l’uscita che si consuma a Gerusalemme». 145<br />

142 GODET Frédéric, Commentaire sur l’Evangile de S. Luc, t. II, 4 a ed., Neuchâtel 1969, p. 609.<br />

143 Vedere Luca 9:29; Matteo 17:2; Marco 9:3.<br />

144 Romani 6:23.<br />

145 F. Godet, o.c., pp. 596-601,609.


Se Gesù fosse salito in cielo dal monte del<strong>la</strong> trasfigurazione, <strong>la</strong> sua incarnazione<br />

avrebbe semplicemente dimostrato all’universo intero che l’uomo, Adamo, poteva<br />

vivere e raggiungere <strong>la</strong> gloria osservando <strong>la</strong> legge di Dio e che quindi era possibile<br />

all’uomo ubbidire al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Per salire con noi, occorreva che Gesù passasse<br />

attraverso l’altare innalzato a Gerusalemme, <strong>la</strong> città che uccide i profeti.<br />

Morendo sul<strong>la</strong> croce, strappando <strong>la</strong> cortina, <strong>la</strong>cerando <strong>la</strong> sua carne, Gesù ha fatto<br />

del<strong>la</strong> sua carne simile a carne di peccato, un corpo glorioso e lo ha introdotto nel<strong>la</strong><br />

gloria sedendosi sul trono di Dio e rimanendo per l’eternità il “Figlio dell’uomo” che<br />

verrà sulle nuvole del cielo. 146<br />

Con l’incarnazione <strong>la</strong> divinità è <strong>diventa</strong>ta un membro del<strong>la</strong> famiglia umana e in<br />

Cristo <strong>la</strong> famiglia umana e quel<strong>la</strong> celeste sono unite. «È l’unico mediatore tra Dio e<br />

gli uomini» 147 perché fonde in sé <strong>la</strong> divinità e l’umanità. Il Cristo sul trono del<strong>la</strong> gloria<br />

è nostro fratello e vuole condividere con noi il suo trono. 148 «Egli ha voluto <strong>diventa</strong>re<br />

uomo. E avendolo voluto ed essendolo <strong>diventa</strong>to, rimase e rimarrà per sempre uomo.<br />

Poiché si è sempre quello che si è stati se lo si è stati veramente... Noi non cesseremo<br />

di essere per lui quello che gli uomini furono “nei giorni del<strong>la</strong> sua carne”. Così tutti<br />

fino al<strong>la</strong> fine del mondo potranno essere i contemporanei di Gesù Cristo, poiché Gesù<br />

Cristo vuole essere loro contemporaneo. Tutti e sempre potremo par<strong>la</strong>rgli come se<br />

egli fosse qui, anzi, perché è qui al nostro fianco, noi siamo al suo fianco. E tutti<br />

potranno pensare: Egli non è vicino a me come uno straniero, ma come mio simile<br />

nell’umanità, secondo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> meravigliosa dell’Evangelo: come “mio prossimo”,<br />

come uno dei miei parenti, come mio amico congiunto». 149<br />

Con <strong>la</strong> resurrezione il corpo di Cristo è rivestito dello splendore del<strong>la</strong> gloria, però<br />

continua a mantenere <strong>la</strong> sua realtà fisica: «Guardate le mie mani ed i miei piedi,<br />

perché sono ben io; palpatemi e guardatemi; perché uno spirito non ha carne e ossa<br />

come vedete che ho io». 150 Con questo nuovo corpo Gesù appartiene a una nuova<br />

creazione ed è sul<strong>la</strong> terra il primogenito del<strong>la</strong> vita futura. Noi saremo simili a lui<br />

perché Egli trasformerà il nostro corpo rendendolo conforme al suo. 151<br />

L’ascensione non significa che Gesù si sia allontanato dal mondo, ma che con <strong>la</strong><br />

sua persona ha portato il mondo, l’umanità riscattata, nel seno del Padre. Nel<strong>la</strong> lettera<br />

agli Ebrei è scritto: «Avendo dunque, fratelli, libertà d’entrare nel santuario in virtù<br />

del sangue di Gesù, per quel<strong>la</strong> via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi<br />

attraverso <strong>la</strong> cortina, vale a dire <strong>la</strong> sua carne». 152<br />

La strada che porta al<strong>la</strong> glorificazione dell’uomo passa attraverso <strong>la</strong> porta di Gesù<br />

e nessuno va al Padre se non per lui.<br />

146 Daniele 7:13; Atti 1:11; 17:31; Matteo 24:27,30; 25:31.<br />

147<br />

1 Timoteo 2:3.<br />

148<br />

Apocalisse 3:21.<br />

149<br />

MAURY Pierre, Jésus Christ cet inconnu, Oberlen 1948, pp. 37,38.<br />

150 Luca 24:39.<br />

151 1 Giovanni 3:2; Filippesi 3:31.<br />

152 Ebrei 10:19,20.


Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa<br />

Questo velo è <strong>la</strong> carne, <strong>la</strong> natura umana decaduta, sottomessa a tutte le<br />

concupiscenze del peccato.<br />

«Il primo uomo, terrestre, è stato fatto anima vivente. 153 Sottomesso al<strong>la</strong> prova,<br />

doveva passare dall’innocenza al<strong>la</strong> santità, e da uomo psichico doveva <strong>diventa</strong>re<br />

uomo spirituale. 154 Invece di innalzarsi a un grado superiore, Adamo è caduto a un<br />

livello inferiore: è <strong>diventa</strong>to peccatore, carnale e mortale. L’ultimo Adamo, Gesù<br />

Cristo, l’uomo celeste, è spirito vivificante. La redenzione eleva l’uomo al... livello<br />

del Cristo, l’uomo perfetto, l’uomo normale». 155<br />

L’autore dell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei considera il velo come <strong>la</strong> carne stessa di Gesù<br />

Cristo. Con l’espressione “carne” <strong>la</strong> Scrittura intende <strong>la</strong> natura umana decaduta, 156 è in<br />

effetti <strong>la</strong> barriera che ci separa dal<strong>la</strong> comunione con Dio. Cristo, <strong>diventa</strong>to con <strong>la</strong> sua<br />

incarnazione carne del<strong>la</strong> nostra carne, 157 passando per <strong>la</strong> morte, essendo «vivificato<br />

nello Spirito» 158 , ha rotto il velo. Ha reso possibile l’accesso al<strong>la</strong> comunione di Dio<br />

per tutti coloro che, uniti a lui, lo seguono in questa via del<strong>la</strong> morte del vecchio uomo<br />

e nel<strong>la</strong> via nuova.<br />

«Lo spirito dell’uomo, in comunione vivente con lo Spirito di Dio, avrebbe<br />

penetrato l’anima, e da essa il corpo, l’essere tutto intero. Così lo spirito avrebbe<br />

dominato su tutte le facoltà dell’uomo, come l’uomo avrebbe dovuto dominare su<br />

tutta <strong>la</strong> natura intera, e sarebbe pervenuto al suo destino glorioso senza passare<br />

attraverso <strong>la</strong> morte e <strong>la</strong> resurrezione. Ma a causa del<strong>la</strong> caduta tutta questa armonia si è<br />

spezzata: <strong>la</strong> comunione con Dio, sorgente di vita, fu interrotta: lo spirito, al posto di<br />

regnare, cadde sotto <strong>la</strong> dominazione dell’anima e del corpo, cioè sotto <strong>la</strong> passione e i<br />

sensi; l’ordine del processo fu invertito; l’uomo destinato ad essere spirituale, divenne<br />

carnale e terrestre, e il re del<strong>la</strong> creazione fu lo schiavo del peccato e del<strong>la</strong> morte». 159<br />

«L’umanità psichica era chiamata a sviluppare in tutte le direzioni le facoltà<br />

molteplici di cui essa era dotata, al fine di potere offrire all’ospite celeste lo Spirito,<br />

quando sarebbe venuto ad abitare in essa, l’organo psichico e corporale atto a<br />

sviluppare sotto le forme più ricche e più varie, quelle dell’arte, del<strong>la</strong> scienza,<br />

153 Genesi 2:7.<br />

154 «Spirituale non vuole dire immateriale, ma conforme allo spirito, sottomesso allo spirito. Il corpo attuale<br />

ubbidisce all’anima, sede delle passioni e del<strong>la</strong> vita puramente animale. Il corpo celeste obbedirà allo spirito, che è <strong>la</strong><br />

parte superiore dell’essere umano» VAUCHER Alfred Félix, L’Histoire du Salut, 3 a ed., p. 84.<br />

155 A.F. Vaucher, Idem, p. 85.<br />

156 Romani 8:3. «La carne indica propriamente <strong>la</strong> sostanza materiale di cui è composto il corpo umano, organo delle<br />

facoltà dell’anima». A causa del peccato essa «è <strong>diventa</strong>ta l’espressione del<strong>la</strong> natura umana, decaduta, corrotta,<br />

assoggettata al peccato (Genesi 6:3; Giovanni 3:6), incapace da se stessa di rialzarsi per <strong>la</strong> verità, anche quando questa<br />

gli è presentata (Matteo 16:17; 1 Corinzi 2:14). Infine, come le conseguenze del peccato, se non le più funeste,<br />

almeno le più apparenti, si manifestano soprattutto nel<strong>la</strong> carne che gli è servita di strumento» L. BONNET, o.c., t. III,<br />

L’Épîtres de Paul aux Romains, Lausanne 1875, p. 36.<br />

157 Ebrei 2:14; 10:5.<br />

158 1 Pietro 3:18.<br />

159 L. Bonnet, o.c., t. III, L’Épître aux Corinthiens, p. 246.


dell’industria, del<strong>la</strong> vita sociale in tutte le sue manifestazioni». 160 Il peccato ha creato<br />

nell’uomo una propensione al male, cioè ha posto una forza irresistibile nel suo essere<br />

che lo porta naturalmente al<strong>la</strong> rivolta cosciente e voluta nei confronti di Dio. 161<br />

Affinché l’uomo potesse riavere <strong>la</strong> gloria, Dio è sceso in mezzo all’umanità, ha<br />

offerto se stesso per <strong>diventa</strong>re per gli uomini, mediante un corpo umano glorioso, lo<br />

spirito vivificante. Chi è santificato in Cristo Gesù può passare al<strong>la</strong> gloria di Dio.<br />

«Non vi è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù; perché <strong>la</strong><br />

legge dello Spirito del<strong>la</strong> vita in Cristo Gesù mi ha affrancato dal<strong>la</strong> legge del peccato e<br />

del<strong>la</strong> morte. Poiché quel che era impossibile al<strong>la</strong> legge, perché <strong>la</strong> carne <strong>la</strong> rendeva<br />

debole, Iddio l’ha fatto; mandando il suo proprio Figlio in carne simile a carne del<br />

peccato 162 e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nel<strong>la</strong> carne, affinché il<br />

comandamento del<strong>la</strong> legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo <strong>la</strong><br />

carne, ma secondo lo spirito». 163 Cristo Gesù “ha condannato il peccato nel<strong>la</strong> carne”<br />

cioè nel<strong>la</strong> carne del Cristo, <strong>diventa</strong>to uomo mortale e rappresentante del<strong>la</strong> nostra<br />

umanità di modo che il peccato condannato, distrutto nel<strong>la</strong> sua potenza, ha da quel<br />

momento perduto ogni suo diritto su coloro che sono in Cristo, e non sono più<br />

debitori al<strong>la</strong> carne». 164<br />

Giovanni, nel<strong>la</strong> sua prima lettera, scrive: «Diletti, ora siamo figli di Dio e non è<br />

ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiate che quando Egli sarà manifestato<br />

160 GODET Frédéric, Commentaire sur <strong>la</strong> I épître aux Corinthiens, t. II, Neuchâtel 1887, p. 420.<br />

161 Romani 5:12.<br />

162 «La locuzione abbastanza complessa en omoiomati sarkos amartis “nel<strong>la</strong> rassomiglianza di una carne di peccato”,<br />

è stata formu<strong>la</strong>ta dall’Apostolo con una cura partico<strong>la</strong>re. Se egli avesse detto: en sarki amartia “in carne di peccato”,<br />

sarebbe sembrato che gli attribuisse un minimo di peccato, come hanno fatto Menken, Irving, Holsten, etc., il che<br />

sarebbe in contraddizione con 2 Corinzi 5:21. Se avesse scritto: en emoiomati sarkos, “in rassomiglianza di carne”,<br />

avrebbe attribuito a Gesù soltanto una apparenza corporale e avrebbe insegnato il docetismo... Paolo ha evitato questi<br />

due scogli con l’espressione che ha usato, espressione nel<strong>la</strong> quale il termine rassomiglianza non si riferisce so<strong>la</strong>mente<br />

al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> carne, ma al<strong>la</strong> locuzione intera carne di peccato. Gesù è stato realmente rivestito di carne, proprio come<br />

noi; <strong>la</strong> sostanza del suo corpo è stata materiale e sensibili come quel<strong>la</strong> del nostro corpo, ma <strong>la</strong> sua carne non è stata,<br />

come <strong>la</strong> nostra, una carne di peccato, cioè al<strong>la</strong> quale si sia attaccato il peccato. Questa espressione ricorda quel<strong>la</strong> del<br />

corpo del peccato (6:6) il cui senso era non che il corpo è per sua natura contaminato dal peccato, ma che, nel<strong>la</strong><br />

condizione dell’umanità attuale, esso è per <strong>la</strong> sua cupidigia l’agente abituale del peccato. L’espressione “carne di<br />

peccato” va tuttavia ancora più lontano. La carne indica, in senso letterale, le parti molli del corpo sensibili al piacere e<br />

al dolore, poi in senso neutro (moralmente par<strong>la</strong>ndo) questa stessa sensibilità che in sé non è buona né cattiva, e infine,<br />

in senso sfavorevole, <strong>la</strong> dominazione ereditaria ed istintiva che esercita sul<strong>la</strong> volontà dell’uomo decaduto <strong>la</strong> ricerca del<br />

piacere e il timore del<strong>la</strong> sofferenza. Questa dominazione costituisce <strong>la</strong> carne del peccato. Gesù ha posseduto <strong>la</strong> carne<br />

nei primi due sensi; nel terzo non ne ha avuto che <strong>la</strong> rassomiglianza, le apparenze. (Per quale ragione il Figlio di Dio è<br />

venuto in carne simile a carne di peccato e non nel suo stato divino?). Questa ragione è indicata dalle parole: “kai<br />

pari amartias”, e per il peccato... Se l’uomo fosse stato ancora nello stato normale, l’apparizione del Figlio non<br />

avrebbe dovuto prendere questo carattere anormale. Ma vi era un fatto contro natura da distruggere: il peccato. Ed è<br />

ciò che ha reso necessaria <strong>la</strong> venuta del Figlio in una carne simile al<strong>la</strong> nostra carne peccatrice. Tutta <strong>la</strong> vita di Cristo è<br />

stata <strong>la</strong> condanna del peccato. La carne era presente in lui come lo è in noi, offrendo incessantemente accesso a tutte le<br />

tentazioni che derivano dal piacere o dal dolore; tuttavia Egli è sempre rimasto fermo rifiutando ogni inserimento del<br />

peccato nel<strong>la</strong> sua volontà e nel<strong>la</strong> sua attività. In una carne del<strong>la</strong> stessa natura del<strong>la</strong> nostra Egli ha mantenuto il peccato<br />

estraneo al<strong>la</strong> sua persona, e con questa esclusione perseverante, assoluta, Egli lo ha dichiarato indegno di esistere<br />

nell’umanità. Quello che <strong>la</strong> legge ha fatto in un certo modo sul<strong>la</strong> carta, Egli l’ha fatto nel<strong>la</strong> carne, quel<strong>la</strong> carne per<br />

mezzo del<strong>la</strong> quale il peccato cattura <strong>la</strong> volontà e <strong>la</strong> spinge al<strong>la</strong> disubbidienza» GODET Frédéric, Commentaire sur<br />

l’Épître aux Romains, Neuchâtel, t. I, 1890, pp. 146,147.<br />

163 Romani 8:1-4.<br />

164 L. Bonnet, o.c., t. III, L’Épître aux Romains, p. 90.


saremo simili a lui, perché lo vedremo come Egli è». Perché come scrive l’apostolo<br />

Paolo: «I1 quale trasformerà il corpo del<strong>la</strong> nostra umiliazione rendendolo conforme al<br />

corpo del<strong>la</strong> sua gloria». «Il primo uomo, Adamo, fu fatto anima vivente; l’ultimo<br />

Adamo è spirito vivificante» 165 «I1 testo ebraico del<strong>la</strong> creazione dice: “E l’uomo fu<br />

fatto anima vivente”. Paolo conserva i due termini: l’uomo e Adamo, perché questo<br />

racchiude l’idea di un capospecie. Oltre a questo aggiunge l’espressione protos, primo<br />

in vista dell’antitesi che segue. Il suo scopo è di tracciare nettamente <strong>la</strong> linea che<br />

questo uomo, che non è ancora che il primo e non “uomo definitivo”, non potrà<br />

superare. Questo stato fisico non sarà che un punto di partenza: un nuovo atto<br />

creativo sarà necessario per produrre l’uomo perfetto». 166 Il Cristo è chiamato<br />

Adamo, al fine di caratterizzarlo come capo del<strong>la</strong> razza, non meno del primo. 167<br />

Quindi Paolo prosegue dicendo: «Ciò che è spirituale non viene prima; ma prima ciò<br />

che è naturale; poi viene ciò che è spirituale. - Quale è il terreno, tali sono anche i<br />

terreni: e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato<br />

l’immagine del terreno, così porteremo anche l’immagine del celeste». 168 L’Apostolo<br />

rende sensibile <strong>la</strong> distinzione tra le due economie che ha appena distinto, quel<strong>la</strong><br />

dell’anima e dello Spirito, tramite il contrasto tra i due capi dell’una e dell’altro; ne<br />

derivano di conseguenza due razze e anche due corpi». 169 Quest’opera creatrice che si<br />

manifesterà nel<strong>la</strong> sua pienezza al ritorno di Cristo Gesù è iniziata dal momento in cui<br />

Gesù, dopo <strong>la</strong> resurrezione, «soffiò su loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”». 170<br />

Questo soffiare di Gesù per dare lo Spirito Santo era una ripetizione in un altro piano<br />

dell’atto divino al momento del<strong>la</strong> creazione, quando l’Emanuele soffiò nelle narici<br />

dell’uomo un soffio di vita facendolo <strong>diventa</strong>re un’anima vivente. Questo soffio, non<br />

più di vita ma di Spirito Santo, è il simbolo del<strong>la</strong> nuova nascita, <strong>la</strong> nascita mediante lo<br />

Spirito, <strong>la</strong> nuova creazione grazie al<strong>la</strong> quale l’uomo è introdotto nel luogo santissimo<br />

e può così partecipare al<strong>la</strong> «natura divina, dopo essere fuggito dal<strong>la</strong> corruzione»,<br />

come scrive l’apostolo Pietro. 171<br />

165 1 Giovanni 3:2; Filippesi 3:20; 1 Corinzi 15:45.<br />

166 F. Godet, Commentaire I épître aux Corinthiens, p. 414. «L’anima è <strong>la</strong> sede del<strong>la</strong> personalità che, tramite il corpo,<br />

comunica con il mondo inferiore e, attraverso lo spirito, con Dio all’immagine del quale è stato creato. Dal punto di<br />

vista del<strong>la</strong> Genesi, l’espressione anima vivente indica un punto d’arrivo. Al termine del<strong>la</strong> prima creazione mentre per<br />

l’apostolo Paolo questo termine era un primo stadio, un semplice stato d’attesa. Ecco perché Paolo continua con <strong>la</strong><br />

seconda proposizione. La prima anima (anima vivente) constata una ricchezza, ma anche un vuoto; e questo vuoto è<br />

colmato dal secondo» Idem.<br />

167 «Nello stesso tempo è chiamato l’ultimo. Perché non il secondo, come al v. 47? A causa del soggetto trattato in<br />

questo capitolo, Paolo è preoccupato non del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di Cristo con l’altro Adamo, ma del suo ruolo nei confronti<br />

dell’umanità, del<strong>la</strong> missione che ha ricevuto per condur<strong>la</strong> allo stato definitivo» Idem, pp. 415,416. «Il primo uomo per<br />

l’origine terrena del suo corpo è polvere (gr.) e condannato a ritornare in polvere. Il secondo uomo è dal cielo e<br />

comunica ai suoi santi <strong>la</strong> sua natura celeste» L. Bonnet, o.c., t. III, I épître aux Corinthiens, p. 247.<br />

168 1 Corinzi 15:46,48,49.<br />

169 F. Godet, o.c., p. 420.<br />

170 Giovanni 20:22.<br />

171 2 Pietro 1:4.


Lo Spirito di Dio non so<strong>la</strong>mente strappa, rompe <strong>la</strong> cortina del<strong>la</strong> nostra carne, del<br />

nostro stato di peccato ma come Dio, facendosi uomo, ha unito in sé <strong>la</strong> natura umana<br />

a quel<strong>la</strong> divina, così l’uomo, grazie a questo Spirito, partecipa al<strong>la</strong> natura divina.<br />

«La redenzione realizzata nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza è molto più che il<br />

ristabilimento dello stato paradisiaco: essa è una nuova creazione che completa e<br />

supera di molto <strong>la</strong> prima». 172 «La redenzione ci ha dato ben al di là di ciò che Adamo<br />

aveva posseduto. Essa ci ha resi partecipi del<strong>la</strong> vita stessa di Dio». 173<br />

Il luogo santissimo<br />

Superata <strong>la</strong> cortina si entrava nel luogo santissimo, questo luogo conteneva l’arca<br />

del patto, nel<strong>la</strong> quale erano le due tavole del<strong>la</strong> legge 174 e, accanto ad essa, <strong>la</strong> verga di<br />

Aronne fiorita e un vaso di manna. 175<br />

172<br />

PREISS Théo, La Vie en Christ, Neuchâtel 1951, p. 94.<br />

173<br />

NEE To-Sheng, La Vie chrétienne normale, Paris 1961, p. 135; cit, A.F. Vaucher, L’Histoire du Salut -<br />

supplément à <strong>la</strong> 3 a édition, 1968, p. 28.<br />

174<br />

I dieci comandamenti scritti sulle tavole di pietra erano una prova dell’autorità divina, del<strong>la</strong> sua natura di creatore<br />

e una testimonianza del<strong>la</strong> sua volontà, del suo carattere, dell’armonia tra Dio e <strong>la</strong> sua volontà. Rigettando l’uno si<br />

rigetta anche l’altra, Dio è inseparabile dal<strong>la</strong> sua legge.<br />

Dio è:<br />

Matteo 5:48<br />

Ma<strong>la</strong>chia 3:6<br />

Geremia 10:10<br />

Levitico 19:2<br />

Salmo 34:8<br />

Perfetto<br />

immutabile<br />

eterno<br />

santo<br />

buonoLa legge è:<br />

Salmo 19:7<br />

Matteo 5:17<br />

Salmo 111:7,8; 119:152<br />

Romani 7:12<br />

Romani 7:18Esdra 9:15<br />

Isaia 45:19giusto<br />

veroSalmo 119:172<br />

Salmo 119:142,151 Poiché Dio è santo e non varia nei suoi piani perché sono veri, <strong>la</strong> sua legge non può subire<br />

nessun cambiamento. Questo insegnamento è sostenuto dal fatto che le tavole erano:<br />

a) di pietra, un materiale che non si deteriora (Esodo 31:18);<br />

b) scritte da Dio nel<strong>la</strong> pietra dove <strong>la</strong> scrittura non può essere cancel<strong>la</strong>ta (Esodo 32:16);<br />

c) scritta dai due <strong>la</strong>ti (Esodo 32:15). Prendendo al<strong>la</strong> lettera questo ultimo testo si può forse concludere che i dieci<br />

comandamenti erano scritti in doppio esemp<strong>la</strong>re e posti nell’arca. Su ogni tavo<strong>la</strong> c’erano scritti i dieci comandamenti:<br />

quattro su una faccia, sei sull’altra. Rabbi Abraham Ibin Ezra (1092-1167) interpreta questo testo letteralmente e<br />

scrive: «La legge tutta intera era scritta su una so<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>» Cit. da PECK Sarat Elizabeth, The Path to the Throne of<br />

God - the Sanctuary, p. 93. Anticamente un documento era scritto sulle due facce di uno stesso foglio. <strong>Quando</strong> si<br />

rompeva il sigillo, quanto era scritto all’esterno, che poteva subire delle manomissioni, doveva corrispondere a quanto<br />

scritto all’interno per essere autentico.<br />

175<br />

Nel tempio costruito da Salomone <strong>la</strong> manna e <strong>la</strong> verga di Aronne erano posti fuori dall’arca (1 Re 8:9),<br />

probabilmente perché, essendo segno dei mormorii e del<strong>la</strong> rivolta del popolo, non dovevano più essere ricordati nel<strong>la</strong>


In questo luogo entrava una volta so<strong>la</strong> all’anno il sommo sacerdote, per compiere<br />

<strong>la</strong> purificazione del santuario. 176<br />

Il santissimo era il luogo del<strong>la</strong> gloria di Dio, era un cubo perfetto di cinque metri<br />

di <strong>la</strong>to. «Questa figura cubica è un composto del quadrato perfetto, e l’entrata di<br />

questa parte del santuario è formata da quattro colonne, mentre quelle del luogo santo<br />

e del cortile ne hanno cinque. Ci doveva essere di conseguenza una intenzione<br />

precisa. E <strong>la</strong> si comprende perché il numero 4, che ricorda i quattro punti<br />

dell’orizzonte, le 4 stagioni, è di conseguenza <strong>la</strong> cifra più adatta a rappresentare l’idea<br />

del mondo; applicata al luogo santissimo, questo numero sembra dunque significare<br />

che il mondo intero è destinato a <strong>diventa</strong>re un giorno ciò che è attualmente questo<br />

luogo sacro, <strong>la</strong> dimora di Dio e il teatro delle sue manifestazioni; confrontare con<br />

Apocalisse XXI:16, in cui <strong>la</strong> nuova Gerusalemme ha, come il luogo Santissimo del<br />

tabernacolo, <strong>la</strong> forma di un cubo, e appare così come il luogo santissimo<br />

ingrandito». 177<br />

Era lì che si manifestava <strong>la</strong> schekina 178 , cioè <strong>la</strong> presenza visibile dell’invisibile<br />

maestà di Dio, mediante <strong>la</strong> nube luminosa che p<strong>la</strong>nava sul propiziatorio dell’arca. 179<br />

L’arca<br />

L’arca era un cofano di legno di Sittim ricoperto di dentro e di fuori d’oro.<br />

Misurava 125 cm di lunghezza e 75 di <strong>la</strong>rghezza e di altezza. Un coperchio d’oro<br />

puro, chiamato propiziatorio, chiudeva l’arca. Su questo coperchio c’erano<br />

raffigurati dei cherubini d’oro. Questi cherubini si fronteggiavano e stendevano<br />

un’a<strong>la</strong> sul propiziatorio, mentre l’altra ricadeva lungo il fianco fino ai piedi. 180<br />

gloria. A. R. Haberschon, o.c., p. 48. La Bible Annotée‚ o.c., t. IV, 1 Rois, pp. 47,48 però commenta: « Secondo Esodo<br />

25:16, <strong>la</strong> funzione dell’arca era di racchiudere e di conservare le tavole del<strong>la</strong> legge, e l’autore (del libro dei Re) vuole<br />

affermare qui che questa funzione non era stata per nul<strong>la</strong> modificata nel corso dei secoli. Il dato di Ebrei 9:4, secondo<br />

il quale l’urna racchiudeva <strong>la</strong> manna e <strong>la</strong> verga... riposa non sul testo dell’Antico Testamento che dice so<strong>la</strong>mente che<br />

questi oggetti furono posti davanti all’arca o al <strong>la</strong>to di essa (Esodo 16:34; Numeri 17:10), ma su una tradizione<br />

giudaica che aveva preso queste espressioni nel senso di: nell’arca». «Ebrei 9:4 sembra mettere il vaso e <strong>la</strong> verga<br />

nell’arca, e non al suo <strong>la</strong>to; ma al posto di dire: nel<strong>la</strong> quale (arca) era il vaso d’oro, ecc., si dovrebbe leggere piuttosto:<br />

nel<strong>la</strong> quale (tenda, tenda interna) era il vaso d’oro, ecc. Il greco permette questa maniera di leggere, e i paralleli lo<br />

aval<strong>la</strong>no, poiché fu espressamente raccomandato a Mosè di mettere il vaso d’oro e <strong>la</strong> verga fiorita d’Aronne davanti<br />

al<strong>la</strong> testimonianza e non nel di dentro (Esodo 16:33,34; Numeri 17:10), e 1 Re 8:9 dice espressamente che l’arca non<br />

conteneva altra cosa che le tavole dell’alleanza (vedere anche 2 Cronache 5:10)» É. Guers, o.c., p. 367.<br />

Il vaso di manna e <strong>la</strong> verga fiorita d’Aronne nel loro significato erano posti in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> legge stessa di Dio.<br />

La manna è in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> fedeltà e <strong>la</strong> trasgressione del IV comandamento, prima parte del decalogo che indica il<br />

rispetto dell’uomo nei confronti di Dio. La verga d’Aronne è in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> trasgressione del X comandamento:<br />

«tu non concupirai», seconda parte del decalogo che indica i rapporti che devono intercorrere tra le persone.<br />

176 Levitico 16.<br />

177 La Bible Annotée‚ o.c. - Exode, p. 540.<br />

178 Paro<strong>la</strong> ebraica del Talmud che significa abitare.<br />

179 Esodo 40:34-38; Levitico 16:2.<br />

180 Esodo 25:10-22.


«L’arca dell’alleanza deve essere presentata come il trono di Yahvé». 181 «Si<br />

riteneva che l’Eterno risiedesse sopra l’arca; è da lì che partiva <strong>la</strong> sua voce quando si<br />

intratteneva con Mosè per par<strong>la</strong>rgli a “faccia a faccia, come un uomo par<strong>la</strong> col proprio<br />

amico”. 182 L’arca non era là per il tabernacolo ma il tabernacolo era là per l’arca. Se il<br />

tabernacolo raffigurava <strong>la</strong> dimora di Yahvé‚ l’arca era come lo sgabello del suo trono<br />

celeste. 183 Essa era chiamata l’arca del<strong>la</strong> testimonianza perché racchiudeva le tavole<br />

del<strong>la</strong> legge; e anche l’arca di Dio, l’arca dell’Eterno, l’arca del<strong>la</strong> forza dell’Eterno; 184<br />

il più spesso l’arca dell’alleanza... Le due tavole dell’alleanza che solo riempiono<br />

questa arca, ricordano le parole del salmista: “La giustizia e il giudizio sono <strong>la</strong> base<br />

del tuo trono”. 185 Sull’arca riposa una <strong>la</strong>stra d’oro massiccio del<strong>la</strong> quale si ignora lo<br />

spessore. Veniva chiamata capporet, propiziatorio, nome che deriva da ciò che si<br />

faceva nel grande giorno delle espiazioni; era su questo coperchio d’oro che il<br />

sommo sacerdote faceva l’aspersione del sangue del<strong>la</strong> vittima offerta per il popolo. Il<br />

propiziatorio è sempre presentato come indipendente dall’arca e come più importante<br />

dell’arca stessa... È l’oggetto più santo del luoghi consacrati al culto israelitico,<br />

perché è là che Dio si manifesta al suo popolo e, dopo avergli fatto conoscere <strong>la</strong> sua<br />

volontà generale con le tavole del<strong>la</strong> legge, gli rive<strong>la</strong> <strong>la</strong> sua volontà partico<strong>la</strong>re. È per<br />

così dire il luogo di appuntamento d’Israele con il suo Dio. 186 In 1 Cronache XXVIII<br />

il luogo santissimo è chiamato camera del propiziatorio, e non camera dell’arca. Se le<br />

tavole del<strong>la</strong> legge racchiuse nell’arca testimoniavano altamente contro il peccato del<br />

popolo e contro quelli di ogni israelita, il propiziatorio che ricopriva l’arca, una volta<br />

asperso di sangue del<strong>la</strong> vittima, ricordava l’espiazione e testimoniava più ancora del<br />

perdono di Dio. L’arca con il propiziatorio era un oggetto di culto così santo che non<br />

so<strong>la</strong>mente nessuno osava toccare, ma che il sommo sacerdote, quando vi si<br />

avvicinava, presentandosi una so<strong>la</strong> volta all’anno nel luogo santissimo, doveva<br />

cominciare ad avvolger<strong>la</strong> in una nube d’incenso che <strong>la</strong> ve<strong>la</strong>va al<strong>la</strong> sua vista. 187 (Per<br />

quanto riguarda i cherubini), ci mancano i dettagli sul<strong>la</strong> forma di queste figure poste<br />

sul propiziatorio. Tutto ciò che sappiamo è che essi dovevano formare corpo con lui e<br />

dimorare inseparabili; inoltre erano di oro battuto, mentre il propiziatorio era d’oro<br />

massiccio, e avevano una faccia (senza dubbio umana) e due ali. Dovevano<br />

rappresentare le creature coscienti di se stesse, intelligenti e libere (uomini e angeli)<br />

raffigurandole nell’atteggiamento di adorazione e di contemp<strong>la</strong>zione delle perfezioni<br />

divine». 188<br />

181 SCHEDL C., Storia del Vecchio Testamento, vol. I, Roma 1963, p. 373.<br />

182<br />

Esodo 33:11.<br />

183<br />

Salmo 99:5; 132:7; 1 Cronache 28:2.<br />

184<br />

Esodo 30:6; 2 Samuele 6:2; Giosuè 7;6.<br />

185<br />

Salmo 97:2.<br />

186<br />

Esodo 25:22.<br />

187<br />

Levitico 16:12,13.<br />

188<br />

La Bible Annotée‚ o.c. Exode, pp. 478,479,490. «L’origine di questa paro<strong>la</strong> cherubino è ancora un motivo di<br />

discussione. Gli uni <strong>la</strong> mettono in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ebraica rachav (andare a cavallo o in carro), gli altri con <strong>la</strong><br />

radice ariana gribh (afferrare, da cui gruf, grifone, ecc.); altri ancora differiscono. La prima etimologia è resa<br />

verosimile dal Salmo 18:11. Quanto al<strong>la</strong> natura di questi esseri può essere compresa in due maniere. O essi formano


Realizzata nell’Emanuele<br />

«L’arca è il tipo eccelso di Cristo nel tabernacolo». 189<br />

Fatta di legno di Sittim e ricoperta d’oro, rappresenta <strong>la</strong> natura umana rivestita del<br />

Signore del<strong>la</strong> divinità. Rappresenta Colui che sarebbe dovuto venire per confermare<br />

<strong>la</strong> legge e fare il nuovo patto che consiste nello scrivere nel cuore dell’uomo i<br />

comandamenti di Dio. Cristo, come l’arca, ha <strong>la</strong> legge di Dio in sé ed è venuto per<br />

fare <strong>la</strong> sua volontà. Il coperchio dell’arca, il propiziatorio, d’oro massiccio, era ciò<br />

che copriva, nascondeva <strong>la</strong> legge trasgredita, e che accusava di peccato. Su di esso<br />

veniva sparso il sangue nel giorno del<strong>la</strong> purificazione. Questo coperchio, ebraico<br />

kapporets, greco i<strong>la</strong>sterios, viene anche tradotto propiziatorio per il rito di<br />

purificazione che il sacerdote compie; ess è posto tra <strong>la</strong> gloria di Dio e <strong>la</strong> sua santa<br />

legge. Collocato nel luogo santissimo e messo in re<strong>la</strong>zione con il peccato commesso<br />

dal popolo, infrangendo <strong>la</strong> legge, e per il quale si è offerto il sacrificio, acquista il<br />

senso di cancel<strong>la</strong>re il peccato. 190 Nel Nuovo Testamento il verbo che deriva da questa<br />

paro<strong>la</strong> si presenta due volte: nel vangelo di Luca in cui il pubblicano chiede a Dio:<br />

«Sii propizio verso di me», cioè perdonami, e nel<strong>la</strong> lettera agli Ebrei: «Per compiere<br />

l’espiazione dei peccati del popolo». 191<br />

Ci sono differenti nozioni di espiazione. Il pensiero pagano vede nell’espiazione<br />

l’azione dell’uomo per p<strong>la</strong>care <strong>la</strong> divinità. «Gli dèi sono irritati: bisogna calmarli.<br />

Questo avviene infliggendo una pena a se stessi o immo<strong>la</strong>ndo qualcuno agli dèi...<br />

L’uomo (in questo caso è) l’autore del<strong>la</strong> riconciliazione; questa si ottiene agendo sulle<br />

disposizioni divine. - In secondo luogo abbiamo l’idea corrente di riparazione per<br />

mezzo del<strong>la</strong> sofferenza ... il soggetto è l’uomo. Infine noi abbiamo l’idea biblica di<br />

espiazione. Non si tratta più di cercare qui l’uomo come soggetto. Dio è l’agente nel<br />

kipper. - L’espiazione parte da Dio. È per questo che Paolo ci mostra Dio come<br />

attivo, come riconciliante e non come colui che si <strong>la</strong>scia riconciliare». 192<br />

Il coperchio dell’arca rappresenta quindi Colui che doveva venire ad essere <strong>la</strong><br />

propiziazione mediante <strong>la</strong> fede nel suo sangue, Colui che doveva venire a coprire,<br />

cancel<strong>la</strong>re il peccato. Questo propiziatorio ci vuole insegnare ancora che <strong>la</strong> salvezza<br />

del mondo non è stata strappata a Dio mediante il sacrificio del Cristo, ma è Lui (Dio)<br />

una c<strong>la</strong>sse di creature a parte che occupano con i serafini (Isaia 6) <strong>la</strong> cima del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> degli esseri: i serafini come i<br />

rappresentanti dell’adorazione celeste: i cherubini, come agenti nel<strong>la</strong> natura, dell’azione onnipotente di Dio. In effetti,<br />

i primi si tengono davanti al trono; questi vo<strong>la</strong>no portando il trono. O i cherubini sono <strong>la</strong> personificazione poetica<br />

delle forze divine che penetrano e vivificano <strong>la</strong> creazione tutta intera. La prima interpretazione pare accordarsi meglio<br />

con il ruolo dei cherubini nel luogo santissimo, <strong>la</strong> seconda, con Salmo 18:10. Ma in entrambi i casi questi esseri sono<br />

sempre in re<strong>la</strong>zione immediata con l’apparizione personale di Dio e funzionano come portatori del<strong>la</strong> sua gloria,<br />

quando si manifesta in mezzo al suo popolo» La Bible Annotée, o.c. - Les Prophètes, t. II, Ezéchiel, Neuchâtel, p. 11.<br />

189 É. Guers, o.c., p. 282.<br />

190<br />

Esodo 29:36.<br />

191<br />

Luca 18:13; ed. Paoline. Ebrei 2:17.<br />

192<br />

NAVILLE Théodore, Les sacrifices lévitiques et l’Expiation, Lausanne 1891, pp. 98,100. Vedere 2 Corinzi 5:18,19;<br />

confr. Colossesi 1:20,22.


l’autore di questa salvezza, e l’ha manifestata mediante <strong>la</strong> sua grazia divina,<br />

mandando suo Figlio, riconciliando così il mondo con sé. 193<br />

Il coperchio ricorda il primo gesto divino per <strong>la</strong> salvezza dell’uomo. «E l’Eterno<br />

fece ad Adamo e al<strong>la</strong> sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì». 194<br />

Cristo, che ha vissuto <strong>la</strong> legge, è colui che dà vita a chi riconosce le proprie<br />

sconfitte. È grazie a lui che possiamo comparire davanti al trono di Dio ed essere<br />

riconciliati con lui. 195<br />

Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa<br />

«Come è vero che c’è un santuario nel cielo, ce n’è uno nel cuore. L’oggetto<br />

principale del luogo santissimo era <strong>la</strong> legge, depositata nell’arca, ricoperta dal<br />

propiziatorio sparso di sangue. È <strong>la</strong> legge scritta nel cuore, sotto l’aspersione del<br />

sangue, che ne fa un santuario, e solo quando il cuore è <strong>diventa</strong>to un santuario può<br />

entrare nel vero santuario». 196<br />

«Il cofano, o corpo di questo magnifico vassoio, fatto di legno di Sittim, tutto<br />

ricoperto d’oro puro, di dentro e di fuori,.... rappresenta il Corpo mistico del<br />

Salvatore, <strong>la</strong> Chiesa, ma <strong>la</strong> Chiesa vista nel<strong>la</strong> gloria. Povera e dimessa in se stessa, ma<br />

rivestita di Gesù e resa conforme al suo corpo glorioso, essa risplende fin da questo<br />

momento davanti a Dio come l’oro fino. Il propiziatorio fatto d’oro massiccio è il<br />

Cristo in re<strong>la</strong>zione con il suo corpo mistico... esso s’inquadra esattamente nel<br />

coronamento o nel<strong>la</strong> bordatura del cofano, in modo da formare con lui una so<strong>la</strong> e<br />

stessa arca. Cristo e <strong>la</strong> Chiesa non formano che un solo e stesso corpo. E come il<br />

cofano non è senza propiziatorio, né il propiziatorio senza il cofano, così Cristo non è<br />

senza <strong>la</strong> Chiesa, né <strong>la</strong> Chiesa senza Cristo: si completano reciprocamente davanti a<br />

Dio... Separato dal propiziatorio e spogliato dal suo corpo, il cofano non era che una<br />

scato<strong>la</strong> di legno. Separato da Cristo, <strong>la</strong> Chiesa non sarebbe che un ammasso di poveri<br />

peccatori, spogliati davanti a Dio di ogni vera giustizia e santità, ma se sono uniti a<br />

Cristo, essa risplende ai suoi occhi di tutta <strong>la</strong> bellezza dello Sposo divino». 197<br />

Il coperchio che copriva il Decalogo voleva insegnare già al tempo dell’Antico<br />

Testamento che <strong>la</strong> legge non doveva essere osservata in forma legalistica, ma nel<strong>la</strong><br />

grazia, di cui il coperchio era il simbolo.<br />

Come <strong>la</strong> legge era nell’arca, <strong>la</strong> volontà del Padre era nel cuore di Cristo che l’ha<br />

pienamente compiuta, così essa è ora nel cuore del suo popolo che lo ama e <strong>la</strong> compie<br />

mediante <strong>la</strong> grazia del Signore, dal quale trae vita e forza. Il luogo santissimo<br />

193<br />

Romani 3:25.<br />

194<br />

Genesi 3:21.<br />

195<br />

Romani 8:33,34; Ga<strong>la</strong>ti 3:10,13; Ebrei 7:25.<br />

196 MURRAY Andrew, Le voile déchiré, 2 a ed., Valence sur Rone, 1953, p. 167.<br />

197 É. Guers, o.c., pp. 282,283.


affigurava «Cristo in voi, speranza di gloria» affinché il credente possa dire: «Non<br />

sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me». 198<br />

Inaugurazione del<strong>la</strong> tenda di convegno<br />

«Così Mosè compì l’opera. Allora <strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> coprì <strong>la</strong> tenda di convegno e <strong>la</strong> gloria<br />

dell’Eterno riempì il tabernacolo». 199<br />

« Appena <strong>la</strong> dimora è eretta e consacrata dall’unzione, l’Eterno vi viene<br />

visibilmente ad abitare... Se <strong>la</strong> gloria dell’Eterno riempì <strong>la</strong> casa, <strong>la</strong> nube al di sopra<br />

(del<strong>la</strong> tenda di convegno) mostra che l’Eterno stesso non vi é racchiuso. Il Dio<br />

d’Israele è anche il Dio dell’universo; Dio che nello stesso tempo vive sul<strong>la</strong> terra e<br />

regna nel cielo. 200 Questa unione dell’immanenza e del<strong>la</strong> trascendenza divina<br />

caratterizza tutta <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione biblica». 201<br />

<strong>Quando</strong> tutto fu ultimato, <strong>la</strong> gloria dell’Eterno riempì il tabernacolo: nube oscura<br />

durante il giorno e luminosa durante <strong>la</strong> notte. Questa discesa sul tabernacolo quale<br />

segno di consacrazione è l’ultima testimonianza che il libro dell’Esodo rende al<br />

Pastore d’Israele quale luce del mondo. È <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> promessa di essere<br />

tutti i giorni con noi fino al<strong>la</strong> fine del mondo. La nube nel consacrare il tabernacolo è<br />

segno del<strong>la</strong> presenza effettiva di Dio fra il popolo e annuncia l’Emanuele. Come i<br />

pastori nei campi, sulle colline che attorniavano Betlemme, videro gli eserciti celesti e<br />

udirono cantare <strong>la</strong> gloria, l’onore e <strong>la</strong> lode di Dio, per l’avvento dell’Emanuele, così<br />

pure Mosè sul<strong>la</strong> montagna vide Dio tra gli uomini. Quanto veniva mostrato allora al<br />

popolo sotto forma d’immagine, Cristo venne a compierlo mettendo fine a queste<br />

ombre. 202<br />

« Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono del<strong>la</strong> grazia». 203<br />

« Dio ha creato l’uomo al fine di avere una creatura che trovi il suo piacere in Lui.<br />

Ciò che fa <strong>la</strong> grandezza e <strong>la</strong> nobiltà dell’uomo è che ha un cuore capace di gioire del<strong>la</strong><br />

comunione di Dio, un cuore, un cuore così vasto che non può essere soddisfatto<br />

pienamente da nul<strong>la</strong> se non da Dio». 204<br />

Quindi fratelli «avendo dunque libertà d’entrare nel santuario in virtù del sangue<br />

di Gesù, per quel<strong>la</strong> via recente e vivente che egli ha inaugurata per noi attraverso <strong>la</strong><br />

cortina, vale a dire <strong>la</strong> sua carne... accostiamoci di vero cuore, con piena certezza di<br />

198 Colossesi 1:27; Ga<strong>la</strong>ti 2:20. «Secondo il testo originale, Cristo elegge domicilio nei nostri cuori (Efesi 3:7).<br />

L’Apostolo impiega il verbo katoikeo = stabilirsi in una maniera permanente, e non oikeo = abitare, che non esprime<br />

l’idea di dimora definitiva. Gli efesini avevano senza dubbio fatto, in qualche maniera, l’esperienza di Cristo abitante<br />

nel loro cuore; ma l’Apostolo desidera ardentemente che facciano una esperienza più profonda del<strong>la</strong> grazia divina» A.<br />

Murray, o.c., p. 170.<br />

199 Esodo 40:34.<br />

200 Isaia 66:1; 1 Re 8:27.<br />

201 La Bible Annotée, o.c., p. 538; vedere Efesi 4:6.<br />

202 R. de Pury, o.c., p. 100.<br />

203 Ebrei 5:16.<br />

204 A. Murray, o.c., p. 168.


fede, avendo i cuori aspersi di quell’aspersione che li purifica dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong><br />

coscienza». 205<br />

Riepilogo<br />

Il santuario era il luogo d’incontro tra Dio e l’uomo; era là che, a seguito del<strong>la</strong><br />

conversione, del<strong>la</strong> rigenerazione, del<strong>la</strong> purificazione, il credente veniva introdotto<br />

nel<strong>la</strong> casa del Padre per partecipare al<strong>la</strong> sua vita ed essere, a sua volta, <strong>la</strong> dimora di<br />

Dio.<br />

Questo tabernacolo costruito da mano d’uomo annunziava «un uomo, che ha nome<br />

il germoglio; egli germoglierà nel suo luogo ed edificherà il tempio dell’Eterno; egli<br />

edificherà il tempio dell’Eterno, e porterà le insegne del<strong>la</strong> gloria, e si siederà e<br />

dominerà sul suo trono, sarà sacerdote sul suo trono», come aveva detto il profeta<br />

Zaccaria. 206<br />

Questo Germoglio, il servo dell’Eterno, come aveva precisato prima, 207 uscirà dal<br />

tronco d’Isai, padre di Davide, «come una radice che esce da un arido suolo», dal<br />

deserto del nostro mondo, dal seno d’Israele profondamente abbassato, egli «non<br />

aveva forma, né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza da farcelo<br />

desiderare. Disprezzato ed abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col<br />

partire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde <strong>la</strong> faccia; era spregiato, e<br />

noi non ne facemmo stima alcuna. E, nondimeno, erano le nostre ma<strong>la</strong>ttie ch’egli<br />

portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato; e noi lo reputavamo colpito,<br />

battuto da Dio, ed umiliato. Ma egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni,<br />

fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è stato su lui,<br />

e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione». 208 Sarà lui che costruirà il tempio<br />

dell’Eterno. 209 Il vero santuario dell’Eterno, cioè il vero tempio di Dio, nel quale vivrà<br />

lui stesso, di cui il tempio materiale non era che un emblema ed un pegno è nel<br />

Messia che deve venire . Sarà lui che porterà le insegne e sarà il sacerdote realmente<br />

degno di essere coronato come re. 210<br />

«L’Eterno degli eserciti... sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, un<br />

sasso d’inciampo» sul quale “stanno sette occhi”, cioè <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> sollecitudine<br />

del<strong>la</strong> sua preveggenza, perché “lo Spirito dell’Eterno riposerà su lui: spirito di<br />

sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di<br />

timore dell’Eterno”. L’Eterno “toglierà via l’iniquità del paese in un sol giorno... e in<br />

quel giorno molte nazioni s’uniranno all’Eterno, e diventeranno mio popolo; ed io<br />

205<br />

Ebrei 10:19,20,22.<br />

206<br />

Zaccaria 6:12,13.<br />

207<br />

Zaccaria 3:8.<br />

208<br />

Isaia 53:2; 11:1; 53:2-5.<br />

209<br />

«Non si tratta qui del tempio attuale di Giosuè e di Zorobabele che hanno avuto <strong>la</strong> missione di costruire. Per<br />

questa impresa è stato promesso il soccorso di Dio e il successo è stato garantito (Zaccaria 4:7). Così, mentre il<br />

profeta si era servito fino a questo momento del termine “<strong>la</strong> Casa dell’Eterno” (Beth Yahvé), impiega ora un nuovo<br />

termine più solenne (Hécal) che indica un edificio regale» La Bible Annotée‚ Les prophètes, t. III, Zacharie, p. 251.<br />

210<br />

Idem.


abiterò in mezzo a te, e tu conoscerai che l’Eterno degli eserciti mi ha mandato a te...<br />

In quel giorno, dice l’Eterno degli eserciti, voi vi inviterete gli uni gli altri sotto <strong>la</strong><br />

vigna e sotto il fico... senza che alcuno vi spaventi». 211<br />

Conclusione<br />

A conclusione di questo capitolo, invitiamo coloro che sono nel<strong>la</strong> perplessità circa<br />

l’azione di Dio nel<strong>la</strong> loro vita a ricordare le parole con le quali Asaf compone il<br />

Salmo LXXIII:<br />

«Certo, Iddio è buono verso Israele,<br />

verso quelli che sono puri di cuore.<br />

Ma, quant’è a me, quasi inciamparono i miei piedi;<br />

poco mancò che i miei passi non sdruccio<strong>la</strong>ssero.<br />

Poiché io portavo invidia agli orgogliosi,<br />

vedendo <strong>la</strong> prosperità degli empi.<br />

Poiché per loro non vi sono dolori,<br />

il loro corpo è sano e pingue.<br />

Non sono travagliati come gli altri mortali,<br />

né sono colpiti come gli altri uomini.<br />

Perciò <strong>la</strong> superbia li cinge a guisa di col<strong>la</strong>na,<br />

<strong>la</strong> violenza li copre a guisa di vestito.<br />

Dal loro cuore insensibile esce l’iniquità;<br />

le immaginazioni del cuore loro traboccano.<br />

Sbeffeggiano e malvagiamente ragionano d’opprimere;<br />

par<strong>la</strong>no altezzosamente.<br />

Mettono <strong>la</strong> loro bocca nel cielo,<br />

e <strong>la</strong> loro lingua passeggia per <strong>la</strong> terra.<br />

Perciò il popolo si volge dal<strong>la</strong> loro parte,<br />

e beve copiosamente al<strong>la</strong> loro sorgente,<br />

e dice: Com’è possibile che Dio sappia ogni cosa,<br />

che vi sia conoscenza nell’Altissimo?<br />

Ecco, costoro sono empi:<br />

eppure, tranquilli sempre, essi accrescono i loro averi.<br />

Invano dunque ho purificato il mio cuore,<br />

e ho <strong>la</strong>vato le mie mani nell’innocenza!<br />

Poiché son percosso ogni giorno,<br />

e il mio castigo si rinnova ogni mattina.<br />

Se avessi detto: Parlerò a quel modo,<br />

ecco, sarei stato infedele al<strong>la</strong> schiatta de’ tuoi figlioli.<br />

Ho voluto riflettere per intendere questo,<br />

ma <strong>la</strong> cosa mi è parsa molto ardua,<br />

finché non sono entrato nel santuario di Dio...<br />

211 Isaia 8:14; Zaccaria 3:9; Isaia 11:2: Zaccaria 3:9; 2:11; 3:10; Michea 4:4.


Ma pure, io resto del continuo con te;<br />

tu m’hai preso per <strong>la</strong> man destra;<br />

tu mi condurrai col tuo consiglio,<br />

e poi mi riceverai in gloria.<br />

Chi ho io in cielo fuori di te?<br />

E sul<strong>la</strong> terra non desidero che te...<br />

Quanto a me, il mio bene è d’accostarmi a Dio;<br />

io ho fatto del Signore, dell’Eterno, il mio rifugio,<br />

per raccontare, o Dio, tutte le opere tue».<br />

Amma<strong>la</strong>ti come siamo del peccato di Adamo, di fronte al male siamo portati<br />

istintivamente ad accusare Dio del<strong>la</strong> nostra sofferenza, sia che ce <strong>la</strong> causiamo sia che<br />

ci venga causata, o, se non accusiamo Dio, nel migliore dei casi, siamo portati a<br />

dubitare del valore del<strong>la</strong> fedeltà a Dio e di Dio. Cosa fa Dio per noi?<br />

Il santuario israelitico ci presenta, mediante le cerimonie che in esso venivano celebrate, e<br />

i suoi simboli e arredi, che Dio non se ne sta tranquillo, ma anzi è sceso dal Suo trono di<br />

gloria come un padre amoroso al quale hanno carpito i figli, ed è venuto non solo a chiamarci,<br />

e cercarci, ma ha subito in prima persona tutte le conseguenze del<strong>la</strong> nostra rivolta fino a<br />

<strong>diventa</strong>re sacrificio, affinché con Lui potessimo rientrare a far parte del<strong>la</strong> Sua famiglia, sedere<br />

con Lui sul trono del<strong>la</strong> Sua gloria e partecipare al<strong>la</strong> Sua natura.<br />

Il santuario dunque è qui per presentare <strong>la</strong> strada che Dio ha percorso: dal<strong>la</strong> gloria<br />

all’altare del sacrificio, e quel<strong>la</strong> che dobbiamo percorrere noi in senso opposto:<br />

dall’altare del sacrificio al trono del<strong>la</strong> gloria.<br />

Se Dio non ha ancora esercitato il suo giudizio sugli uomini, all’esterno del<strong>la</strong><br />

Nuova Gerusalemme, è perché vuole impiegare il tempo, tempo del<strong>la</strong> nostra<br />

sofferenza e del<strong>la</strong> sua crocifissione, per chiamarci a ravvedimento affinché nessuno<br />

perisca, ma «tutti giungano a ravvedersi». 212<br />

212 2 Pietro 3:9.


Capitolo XIII<br />

IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

Introduzione<br />

«Dopo duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine il santuario<br />

sarà purificato» Daniele. 1<br />

Il santuario d’Israele era il principale mezzo con cui Dio istruiva il popolo allo<br />

scopo di salvarlo.<br />

Le feste che vi venivano celebrate ogni anno ricordavano i grandi avvenimenti del<br />

passato e prefiguravano degli eventi futuri:<br />

- <strong>la</strong> Pasqua, faceva rivivere ogni volta che veniva celebrata <strong>la</strong> liberazione dal<strong>la</strong><br />

schiavitù dell’Egitto e annunciava il grande Liberatore;<br />

- <strong>la</strong> Pentecoste, festa delle primizie, all’inizio dell’estate, ricordava <strong>la</strong> promulgazione<br />

del<strong>la</strong> legge al Sinai e prefigurava il giorno in cui questa legge sarebbe stata scritta<br />

nei cuori degli uomini;<br />

- <strong>la</strong> festa delle trombe, del raccolto, al<strong>la</strong> fine dell’estate, primo giorno del settimo<br />

mese, inizio dell’anno civile. In ebraico Rosh Hashanah, capodanno, era il giorno di<br />

giudizio per tutto il popolo. Figura del giudizio di Dio prima del<strong>la</strong> grande<br />

restaurazione finale;<br />

- <strong>la</strong> festa delle capanne, celebrata in autunno sette giorni dopo quel<strong>la</strong> dello Yom<br />

Kippur. Tutta <strong>la</strong> terra era stata mietuta e vendemmiata. Il popolo per alcuni giorni<br />

viveva in capanne fatte con rami a ricordo del soggiorno nel deserto, dopo l’uscita<br />

dall’Egitto, e annunciava il periodo intermedio, provvisorio, tra <strong>la</strong> liberazione da un<br />

mondo dove domina il male e <strong>la</strong> vita nell’eternità, nel<strong>la</strong> nuova Canaan in una terra<br />

restaurata;<br />

- ma quel<strong>la</strong> dello Yom Kippur, collegata e conseguente al<strong>la</strong> festa delle trombe e prima<br />

del<strong>la</strong> festa delle capanne, era «<strong>la</strong> festa principale nel sistema Levitico, era il giorno<br />

dell’espiazione... Dal punto di vista religioso, <strong>la</strong> grande espiazione annuale aveva<br />

una importanza eccezionale. Era, per il sommo sacerdote, il più grande compito<br />

del<strong>la</strong> sua carriera; era il solo giorno dell’anno in cui il santo dei santi (il luogo<br />

santissimo) gli fosse aperto, e compiva allora nel<strong>la</strong> sua pienezza il suo ruolo di<br />

mediatore tra Dio e il popolo. Si presentava davanti al trono di Yahwé per<br />

intervenire in favore di tutti gli Israeliti, sacerdoti e fedeli e <strong>la</strong> sua mediazione era<br />

gradita». 2<br />

1 Daniele 8:14.<br />

2 MÉDÉBIELLE P.A., Supplément au Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, t. III, col. 61.


CAPITOLO XIII<br />

Importanza del giudizio preliminare e del<strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> purificazione<br />

Giorno di giudizio<br />

«La festa dei Kippurim è <strong>la</strong> pietra di volta del sistema levitico... La Mishna diceva<br />

che in quel giorno, grazie ai riti di riparazione, i sacerdoti e i fedeli ricevevano <strong>la</strong><br />

piena assoluzione “di tutte le loro iniquità, di tutte le loro trasgressioni e di tutti i loro<br />

peccati”». 3<br />

Questa festa era preceduta da quel<strong>la</strong> del giudizio o delle trombe, annunciata dal<br />

suono del sofar (corno). Per l’occasione si sospendeva il <strong>la</strong>voro, si invitava il popolo<br />

a riunirsi. 4 Veniva celebrata al<strong>la</strong> fine dell’anno civile, inaugurava il nuovo anno, da<br />

qui l’espressione Rosh Hashanah. Era celebrata al tempo del raccolto, sette mesi dopo<br />

quel<strong>la</strong> di Pasqua, <strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> liberazione/redenzione. Si prolungava per dieci giorni<br />

fino al giorno dello Yom Kippur. 5 Erano considerati tutti giorni di giudizio, di<br />

penitenza e di ritorno a Dio.<br />

Rabbi Yechied Eckstein spiegava che il sofar «veniva suonato nel giorno di Rosh<br />

Hashanah per risvegliarci dal nostro sonno morale e chiamarci ad una rigenerazione<br />

spirituale, e per scuoterci con forza al bisogno di pentimento. Il sofar è il suono che ci<br />

chiama a esprimere pentimento investigando le nostre opere per riparare le nostre vie<br />

davanti al terribile giorno del giudizio. Ci fa ricordare il bisogno di confrontare il<br />

nostro più intimo io nel modo in cui Dio confrontò Adamo con <strong>la</strong> domanda<br />

esistenziale “Dove sei?”». 6<br />

Nel<strong>la</strong> stessa linea di pensiero, Maimonide, il grande pensatore ebreo del Medio<br />

Evo, spiegava che il suono delle trombe del Rosh Hashanah è un appello al risveglio<br />

affinché il popolo abbandoni le sue vie malvagie e ritorni a Dio. «Risvegliatevi o voi<br />

che dormite, risvegliatevi dal vostro sonno! Investigate le vostre opere e pentitevi. O<br />

voi che dimenticate <strong>la</strong> verità nelle vanità del tempo e vi smarrite per tutto l’anno<br />

seguendo vanità e follia dimenticando il vostro Dio. Guardate le vostre anime, e ancor<br />

più le vostre vie e le azioni. Che ognuno di voi abbandoni le sue vie malvagie e i suoi<br />

pensieri stolti e ritorni a Dio affinché possa avere misericordia di voi». 7<br />

Si legge nel Talmud di Gerusalemme: «Durante <strong>la</strong> festa del nuovo anno tutti gli<br />

esseri del<strong>la</strong> terra passano davanti all’Eterno come il gregge davanti al pastore... Il<br />

giudizio è pronunciato nel momento del gran perdono... Ci sono tre registri diversi,<br />

aperti in questo giorno di giudizio; nel primo, sono iscritti i veri giusti; nel secondo, i<br />

veri empi; infine, nel terzo, <strong>la</strong> gente intermedia. Per i primi, <strong>la</strong> sentenza di vita è<br />

3<br />

MÉDÉBIELLE P.A., L’expiation dans l’Ancien et le Nouveau Testament, t. I, Ancien Testament, Rome 1924, pp.<br />

102,145; vedere Misna Yoma 8, 8.<br />

4<br />

Levitico 23:24.<br />

5<br />

Levitico 23:27.<br />

6<br />

ECKSTEIN Yechiel, What Christians Should Know about Jews and Judaism, Waco, Texas, 1984, p. 119; cit.<br />

BACCHIOCCHI Samuele, God’s Festivals, in Scripture and History, part 2, The Fall Festivals, Biblical Perspectives,<br />

Berrien Springs, Michigan, 1997, p. 57.<br />

7<br />

Maimonide Moses, Mishna, Torah, Laws of Teshuvah 3:4; GREENBERG Irving, The Jewish Way: Living the<br />

Holiday, New York 1988, p. 119; cit. S. Bacchiocchi, idem, p. 57.<br />

500<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

pronunciata dal primo giorno del nuovo anno; per i secondi, <strong>la</strong> sentenza di morte è<br />

pronunciata dal primo giorno; infine agli ultimi è accordata una deroga di dieci giorni,<br />

dal nuovo anno fino al gran perdono, e se essi hanno fatto penitenza, saranno iscritti<br />

sul<strong>la</strong> sentenza favorevole dei giusti; o in caso contrario saranno condannati con gli<br />

empi». 8<br />

Si legge nelle Preghiere dei giorni di Rosch-Haschana a uso degli Israeliti di rito<br />

portoghese: «Oggi, Signore, il mondo è stato concepito; oggi tutte le creature<br />

dell’universo si presentano davanti a te in giudizio... Qual è <strong>la</strong> creatura che non è<br />

visitata in un giorno come questo? Il ricordo di tutte le sue azioni si presenta davanti a<br />

te, le azioni degli uomini e <strong>la</strong> loro esecuzione, le loro operazioni e i loro intrighi, e i<br />

moventi di tutte le loro opere... Sì, il ricordo di tutte le creature si presenta davanti a<br />

te, tu consulti tutte le loro opere». 9<br />

Albert Vincent nel suo libro, Le judaïsme, ribadisce l’importanza del<strong>la</strong> festa con<br />

queste parole: «Il nuovo anno civile cadeva al 1° di Tisri e <strong>la</strong> festa di Rosch-Ha-<br />

Chana durava dieci giorni. Essa commemorava l’anniversario del<strong>la</strong> creazione del<br />

mondo. 10 È una festa... che si fonda su Levitico XXIII:23-25. Si chiama anche giorno<br />

del ricordo, perché in questo giorno Dio si ricorda di tutti gli uomini per giudicarli. Il<br />

periodo di dieci giorni che comincia con il Rosch-Ha-Chana e finisce con lo Yom<br />

Kippur, si chiama “i dieci giorni di penitenza”. Durante questo tempo si recitano nei<br />

servizi del mattino delle suppliche di perdono (Selinoth). Sono dei giorni di penitenza,<br />

in cui il fedele, con il suo pentimento, i suoi digiuni, le sue preghiere e le sue<br />

mortificazioni, si sforza di ottenere il perdono nel giorno del Kippur in cui il giudizio<br />

di Dio <strong>diventa</strong> definitivo». 11<br />

Edward Chumney scrive in re<strong>la</strong>zione al giudizio riportato nel testo di Daniele VII:<br />

«Poiché <strong>la</strong> corte era seduta e i libri erano aperti, si capisce che si tratta del Rosh<br />

Hashanah. I libri sono: il libro dei giusti, il libro degli empi, e il libro dei ricordi. Il<br />

terzo libro che verrà aperto è il libro dei ricordi (zikkaron). Ecco perché il saluto<br />

comune durante Rosh Hashanah è: “Possa tu trovarti scritto nel libro del<strong>la</strong> vita”». 12<br />

Il suono del sofar non era visto soltanto come un appello di esame davanti al trono<br />

del giudizio di Dio, ma anche un mezzo per riaffermare <strong>la</strong> sovranità di Dio e il suo<br />

regno sul mondo. I temi del giudizio e del regno sono strettamente collegati perché il<br />

8<br />

Talmud de Jérusalem, traité Rosch-Ha-Schana, trad. M. SCHWAB, t. Vl, pp. 63,64; cit. VAUCHER Alfred Félix, Le<br />

Sanctuaire, 1970, p. 34.<br />

9<br />

Prières des Jours de Rosh-Haschana à l’usage des Israélites du rit portugais, tradizione Mardochée VENTURE,<br />

Paris 1815, p. 284; cit. da A.F. Vaucher, o.c., pp. 34,35.<br />

10 Idem, in una nota (pp. 75,76) l’editore spiega così il Ros-Haschana: «Cioè capo d’anno; è <strong>la</strong> festa dell’inizio del<br />

nostro anno religioso che noi celebriamo durante i due primi giorni del<strong>la</strong> nuova luna di Tisri, o settembre, come è<br />

detto in Levitico 23:24, in memoria del<strong>la</strong> creazione dell’uomo; poiché, secondo l’opinione più comune fra i nostri<br />

rabbini, i1 mondo è nato in autunno. Durante quei due giorni di giudizio, giorni terribili, e infine giorni di penitenza,<br />

noi ci asteniamo da tutte le opere servili, e li consideriamo come dei giorni in cui Dio giudica gli uomini,<br />

re<strong>la</strong>tivamente alle azioni dell’ultimo anno». Si suona <strong>la</strong> tromba (lo Sofar) nei giorni di Ros-Haschana, dice lo stesso<br />

autore (nota del<strong>la</strong> p. 252), «per fare pensare al giudizio di Dio, e per intimidire i peccatori e portarli a pentirsi».<br />

11 VINCENT Albert, Le Judaisme, Paris 1932, p. 218-220; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 35.<br />

12 CHUMNEY Edward, The Seven Festivals of the Messiah, Shippensburg 1994, p. 111; cit. S. Bacchiocchi o.c., p.<br />

60.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 501


CAPITOLO XIII<br />

re si sedeva sul trono per giudicare il suo popolo. L’unzione di un nuovo re veniva<br />

annunciata dal suono del sofar.<br />

Lo Yom-Kippur segue <strong>la</strong> festa del giudizio compiendo <strong>la</strong> purificazione del<br />

santuario<br />

I peccati commessi durante l’anno, sebbene confessati, continuavano a profanare il<br />

santuario 13 e da qui <strong>la</strong> necessità di un rito di purificazione e di una nuova<br />

consacrazione. Il peccato era stato sì perdonato, ma era tenuto come in sospeso fino al<br />

giorno del giudizio nel quale esso sarebbe stato allontanato per sempre dal<strong>la</strong> dimora<br />

di Dio per essere distrutto, annientato. Se nell’attesa del giudizio l’israelita si fosse<br />

allontanato da Dio, il peccato che precedentemente era stato confessato e perdonato<br />

gli sarebbe stato nuovamente attribuito. Se invece si manteneva fedele, <strong>la</strong><br />

trasgressione sarebbe stata definitivamente cancel<strong>la</strong>ta. 14 Il perdono del peccato<br />

rimaneva così condizionato dal<strong>la</strong> fedeltà dell’uomo a Dio.<br />

La solennità si celebrava nel decimo giorno del mese di Tisri. Il suono delle<br />

trombe, il primo di Tisri, annunciava l’inizio del mese e l’avvicinarsi del Kippur; dal<br />

giorno dopo, gli ebrei si preparavano a celebrare <strong>la</strong> festa che doveva assicurare loro il<br />

perdono dei peccati. I primi giorni del mese, secondo il Talmud, erano chiamati<br />

“giorni di conversione”. Dal<strong>la</strong> sera del 9° giorno al<strong>la</strong> sera del 10° ogni <strong>la</strong>voro era<br />

proibito e il digiuno era prescritto. Era un giorno di digiuno e di giudizio. Il perdono<br />

veniva conferito al popolo a seguito del<strong>la</strong> sua identificazione con l’opera del sommo<br />

sacerdote.<br />

502<br />

Nel decimo giorno si «farà l’espiazione per il santuario,<br />

a motivo delle impurità dei figli d’Israele, delle loro<br />

trasgressioni e di tutti i loro peccati. Lo stesso si farà del<strong>la</strong><br />

tenda di convegno che è stabilita fra loro, in mezzo alle loro<br />

impurità... Poiché in quel giorno si farà l’espiazione per<br />

voi, al fine di purificarvi; voi sarete purificati da tutti i<br />

vostri peccati, davanti all’Eterno. È per voi un sabato di<br />

riposo solenne, e voi umilierete le anime vostre; è una legge<br />

perpetua... E ogni persona che farà in quel giorno qualsiasi<br />

<strong>la</strong>voro, io <strong>la</strong> distruggerò di fra il suo popolo». 15<br />

«Queste parole danno l’idea dell’eccezionale importanza che gli Ebrei attribuivano<br />

a questo giorno, questo Sabato dei Sabati (shabbath shabbathon), che essi hanno<br />

spesso, e a ragione, chiamato “Giorno del Giudizio!” (Yom A<strong>la</strong>din). Era, infatti, un<br />

giorno di “vaglio”, di separazione. Ognuno doveva fare un serio esame di coscienza,<br />

umiliarsi, pentirsi e pregare con fervore. I nove giorni precedenti erano consacrati a<br />

13 Levitico 20:13; 18:21; 15:31.<br />

14 Ezechiele 18:22,24.<br />

15 Levitico 16:16,17,30,31; 23:30; vedere Esodo 30:10; Numeri 29:7-11.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

questa preparazione. L’indifferenza determinava <strong>la</strong> “recisione”, cioè una vera e<br />

propria proscrizione, una separazione dal<strong>la</strong> tribù e dal<strong>la</strong> nazione». 16<br />

«Nel giudaismo rabbinico il giorno delle espiazioni completa il periodo<br />

penitenziale di dieci giorni con i quali si inizia il nuovo anno. Il giorno<br />

dell’espiazione è un tempo di pentimento e di preghiera... Il nuovo anno e il giorno<br />

delle espiazioni sono dei giorni di seria meditazione, dei giorni terribili... Il primo è il<br />

giorno annuale di giudizio, in cui tutte le creature passano in rivista davanti all’occhio<br />

scrutatore dell’Onnisciente... Il destino... è sospeso fino al giorno delle espiazioni, in<br />

cui <strong>la</strong> sorte di ogni uomo è determinata, fissata». 17<br />

«Il grande giorno delle espiazioni era contemporaneamente una purificazione del<br />

santuario, insudiciato dai peccati del popolo e dei sacerdoti, e un’espiazione dei<br />

peccati del popolo». 18<br />

«Le cerimonie di questo giorno affermavano all’israelita <strong>la</strong> possibilità di rientrare<br />

in grazia e di avvicinarsi a Dio. Tramite esse, era assicurato del<strong>la</strong> sua purificazione e<br />

riceveva <strong>la</strong> garanzia che Dio considerava <strong>la</strong> sua sozzura cancel<strong>la</strong>ta». 19<br />

Quindi, «una volta l’anno una remissione generale dei peccati che erano stati<br />

perdonati era garantita». 20 Perché secondo «gli Ebrei, <strong>la</strong> confessione, sebbene<br />

accompagnata da una risoluzione di vivere bene, sospende so<strong>la</strong>mente i peccati, ma <strong>la</strong><br />

festa dell’espiazione li abolisce». 21<br />

Cerimoniale del giorno dello Yom-Kippur: i due capri<br />

Il sommo sacerdote, rivestito dai «paramenti sacri», doveva compiere in quel<br />

giorno diversi sacrifici: 22<br />

- un giovenco in sacrificio per il peccato del sacerdote e del<strong>la</strong> sua casa<br />

- un montone da offrire in olocausto per il sacerdote e <strong>la</strong> sua casa<br />

- due capri, uno da offrire in sacrificio per il peccato d’Israele e l’altro da<br />

inviare nel deserto per esservi abbandonato<br />

- un montone da offrire in olocausto per il popolo.<br />

La parte centrale del<strong>la</strong> cerimonia riguardava i due capri. Il sommo sacerdote li<br />

presentava davanti all’Eterno, al<strong>la</strong> tenda di convegno, per trarre a sorte quale dei due<br />

doveva essere per l’Eterno e quale per Azazel.<br />

16<br />

GERBER Charles, Dal Tempo all’Eternità, ed. AdV, Firenze, p. 258.<br />

17<br />

MARGOLIS M.L., The jewish Encyclopedie, p. 286; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 35.<br />

18<br />

AUBERT Louis, Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, t. I, p. 432; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 36.<br />

19<br />

BELATTRE Benjamin, Les sacrifices de <strong>la</strong> Loi mosaïque et <strong>la</strong> notion de l’Expiation, Nîmes 1890, pp. 18,19; cit.<br />

A.F. Vaucher, idem.<br />

20<br />

MOELLER Ernest-Wilhelm, The interpreation Stand. Bible Encyclopedia, t. I, p. 326; cit. Yoma, 6, 5; cit. A.F.<br />

Vaucher, idem.<br />

21<br />

CALMET A., Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, t. II, 1783, p. 473; cit. A.F. Vaucher, idem.<br />

22 Levitico 16: 3,5; Numeri 29:7-11; Levitico 16:21,22.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 503


CAPITOLO XIII<br />

Quello che veniva toccato dal<strong>la</strong> sorte sarebbe stato sacrificato quale vittima<br />

espiatoria per il peccato del popolo e per <strong>la</strong> purificazione del<strong>la</strong> tenda di convegno,<br />

l’altro per Azazel veniva portato nel deserto dove era abbandonato. 23<br />

Chi era Azazel?<br />

«Questa paro<strong>la</strong> indica il cattivo spirito come esiliato dall’abitazione dell’Eterno,<br />

relegato ben lontano e tenuto in disparte dal popolo. Del resto il parallelismo tra le<br />

parole “per l’Eterno” e “per Azazel” rendono probabilmente il senso concreto e<br />

personale. 24<br />

L’idea di un regno dei cattivi spiriti non era estranea agli antichi Ebrei 25 ; e l’idea<br />

di un capo personale di questo regno di tenebre, senza essere chiaramente espressa<br />

nell’Antico Testamento, scaturisce pertanto dai due primi capitoli del libro di Giobbe,<br />

da 1 Cronache XXI:1 e pure dal capitolo III del<strong>la</strong> Genesi. I cattivi spiriti sono<br />

presentati come dimoranti nel deserto». 26<br />

«Le versioni antiche, pur non essendo uniformi, hanno tradotto Azazel senza<br />

considerarlo nome proprio. Oggi, studi sulle religioni ittita e assiro-babilonese e sui<br />

testi ugaritici invitano a vedere in Azazel il nome proprio di un demone che <strong>la</strong><br />

credenza popo<strong>la</strong>re degli antichi Ebrei riteneva abitasse nel deserto, dimora delle<br />

potenze malefiche, spazio nemico dell’abitato e in continua antitesi con esso, luogo<br />

sterile e infecondo». 27<br />

Nel libro del<strong>la</strong> letteratura giudaica di Enoc, Azazel viene menzionato sei volte. È<br />

presentato come un angelo decaduto che insegna agli uomini il male, quindi come<br />

l’iniziatore del male sul<strong>la</strong> terra. 28 Per lui non ci sarà intercessione. 29 Tutto ciò che Dio<br />

proibisce, Azazel lo insegna. 30 Nell’epoca intertestamentaria non c’è dubbio<br />

23<br />

Levitico 16:7,8,15,16,21.<br />

24<br />

Nel secolo scorso i teologi de La Bible Annotée scrivevano: «Non si è completamente sicuri sul significato di<br />

questo nome (Azazel), che si trova nel<strong>la</strong> Bibbia solo in questo capitolo (16 di Levitico). Per molto tempo lo si è dato<br />

composto da “az”, capra, e “azal”, partire o rinviare; da qui <strong>la</strong> traduzione del<strong>la</strong> Vulgata: “becco emissario”. Ma, per<br />

giustificare questo senso nel nostro versetto, bisogna spiegare: “Per inviarlo nel deserto quale becco emissario”, cosa<br />

contraria al<strong>la</strong> grammatica. Si è visto anche nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Azazel il nome di una montagna, che questo termine<br />

indicherebbe come “scoscesa, dirupata”. Ma come opporre una montagna all’Eterno? Questa paro<strong>la</strong> è piuttosto una<br />

forma raddoppiata del<strong>la</strong> radice “azalee” presa qui nel senso astratto di rinvio, o nel senso concreto di rinvio» o.c., Les<br />

Livres Historiques, t. II, Lévitique, p. 75. Siccome il peccato viene da Satana, a lui viene rinviato e «Azazel, messo in<br />

opposizione con Yahvé, è un termine che designa logicamente l’autore di ogni male, <strong>la</strong> causa prima di ogni<br />

deso<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong> fonte al<strong>la</strong> quale debbono ritornare in ultima analisi, come conseguenza che risale al<strong>la</strong> propria causa,<br />

tutti gli effetti dei suoi abominevoli falli» C. Gerber, o.c., p. 259.<br />

25<br />

Levitico 17:7;19:31; Deuteronomio 32:17.<br />

26<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 75,76. Vedere: Isaia 13:21; Giobbe 8:3.<br />

27<br />

MORALDI Luigi, La Sacra Bibbia, t. I, ed. Marietti, Torino 1964, p. 282.<br />

28<br />

«E Azazel insegnò agli uomini a fabbricare <strong>la</strong> spada e <strong>la</strong> mazza, lo scudo e <strong>la</strong> corazza...» Enoc 8:1. «Tutta <strong>la</strong> terra<br />

è stata corrotta dal<strong>la</strong> scienza e dall’opera di Azazel, imputagli dunque ogni peccato» Enoc 10:8.<br />

29<br />

«Non ci sarà né di<strong>la</strong>zione né intercessione perché tu hai insegnato agli uomini l’ingiustizia e delle opere b<strong>la</strong>sfeme,<br />

di violenza e di peccato» Enoc 13:2.<br />

30<br />

504<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

nell’identificare Azazel con Satana. È in questo modo che hanno compreso <strong>la</strong><br />

versione siriaca e il Targum. 31<br />

Nel<strong>la</strong> cristianità gli autori del<strong>la</strong> lettera detta di Barnaba 32 e Tertulliano 33 , seguiti da<br />

altri moderni, purtroppo vi hanno visto il Cristo, ma già Origene 34 , seguito da altri, vi<br />

ha visto Satana.<br />

«Il fatto stesso che i due becchi venissero presentati davanti all’Eterno prima che<br />

l’uno fosse sacrificato e l’altro inviato nel deserto, è sufficiente a provare che Azazel<br />

non era messo sullo stesso piano di uguaglianza con Yahvé. Era semplicemente<br />

considerato come essendo <strong>la</strong> personificazione del<strong>la</strong> malvagità in contrasto con il<br />

giusto governo di Yahvé». 35<br />

Il capro per l’Eterno veniva offerto «come sacrificio per i peccati» del popolo. 36 Il<br />

sangue veniva preso e portato nel luogo santissimo, dove per sette volte veniva<br />

asperso sul propiziatorio, che era stato coperto dal<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> del profumo bruciato nel<br />

turibolo d’oro. Con l’aspersione del sangue sul propiziatorio si voleva confermare in<br />

forma definitiva <strong>la</strong> purificazione del popolo presentando all’Eterno il simbolo del<strong>la</strong><br />

vita. Questa consacrazione garantiva l’espiazione, cioè il togliere, il rimuovere,<br />

l’allontanare i peccati, commessi dal popolo durante l’anno, che avevano profanato <strong>la</strong><br />

dimora dell’Eterno e il suo nome 37 affinché Israele potesse sussistere davanti a Dio.<br />

Questo sacrificio esprimeva <strong>la</strong> grande opera che il Signore stesso avrebbe compiuto<br />

per il suo popolo, per l’umanità.<br />

Poi, uscendo dal<strong>la</strong> tenda, il sommo sacerdote metteva del sangue sulle corna<br />

dell’altare dei sacrifici e faceva per sette volte l’aspersione del sangue sull’altare<br />

stesso.<br />

Dio:<br />

- vuole <strong>la</strong> pace e non <strong>la</strong> guerra, Isaia 2:4.<br />

- non vuole ornamenti come segno di ricchezze, ma si<br />

compiace in chi fa <strong>la</strong> sua volontà, Isaia 3:18-24.<br />

- non vuole il trucco e che l’uomo si dipinga, Geremia<br />

4:30.<br />

- non vuole che si confidi nelle ricchezze, Giobbe 31:24.<br />

- vuole stabilire un regno di pace eterna, Isaia 9:6.<br />

- non vuole l’adulterio, Esodo 20:14.<br />

- proibisce <strong>la</strong> divinizzazione, l’astrologia, ecc., Deute-<br />

ronomio 18:10,11.<br />

Azazel:<br />

- insegna a fabbricare le spade, Enoc 8:1.<br />

- insegna a costruire: «braccialetti, acconciature»<br />

Enoc 8:2.<br />

- insegna a dipingere gli occhi e ad abbellire le palpebre,<br />

Idem.<br />

- insegna a <strong>la</strong>vorare le pietre preziose e a fare le col<strong>la</strong>ne,<br />

Idem.<br />

- vuole <strong>la</strong> rivoluzione nel mondo, Idem.<br />

- a causa di Azazel «essi fornicarono» Idem.<br />

- Gli angeli di Azazel insegnano gli incantesimi,<br />

Idem.<br />

31<br />

Vedere VAUX Ro<strong>la</strong>nd de, Les Institutions de l’Ancien Testament, t. II, Paris 1960, p. 418.<br />

32<br />

Lettera di Barnaba, cap. VII.<br />

33<br />

Tertulliano, Contro Marcione, III, 7.<br />

34<br />

Origene, Contro Celso, VI 43.<br />

35<br />

KAUFMANN Kohler, The Jewish Encyclopedia, vol. II, p. 366; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 33.<br />

36 Levitico 16:9.<br />

37 Levitico 20:3; 18:21; 15:31.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 505


CAPITOLO XIII<br />

Tutto questo era fatto «a motivo delle impurità dei figli d’Israele». L’altare così<br />

purificato veniva consacrato di nuovo per l’anno che seguiva e <strong>la</strong> tenda purificata<br />

continuava a essere <strong>la</strong> dimora dell’Eterno. 38<br />

«Il santo dei santi, il santo e l’altare bril<strong>la</strong>vano di nuovo del<strong>la</strong> loro purezza<br />

primitiva, sacerdoti e <strong>la</strong>ici hanno ricevuto il perdono di tutti i loro peccati:<br />

l’espiazione è perfetta». 39<br />

Il sommo sacerdote non poneva però <strong>la</strong> mano su questo capro prima del sacrificio,<br />

come faceva quando sacrificava un animale per un suo peccato o come faceva<br />

l’israelita penitente. Non poneva le mani perché i peccati erano già stati confessati e<br />

le vittime per tale scopo erano già state offerte. Questo sacrificio era offerto per<br />

togliere dal santuario i peccati che lo avevano profanato e che erano già stati<br />

perdonati.<br />

Il sommo sacerdote, uscendo dal santuario, ne usciva caricato da tutte le<br />

trasgressioni d’Israele, era un momento partico<strong>la</strong>rmente difficile, portava il peso dei<br />

peccati del popolo e, giunto davanti al capro per Azazel, «poneva ambedue le mani<br />

sul suo capo, confessava sopra esso tutte le loro iniquità, tutte le loro trasgressioni,<br />

tutti i loro peccati, e li metteva sul<strong>la</strong> testa del capro (per Azazel); poi, per mano d’un<br />

uomo incaricato di questo, veniva mandato nel deserto. E quel capro porterà su di sé<br />

tutte le loro iniquità in terra solitaria, e sarà <strong>la</strong>sciato andare nel deserto». 40 Così<br />

facendo, i peccati del popolo venivano definitivamente allontanati dal<strong>la</strong> presenza<br />

dell’Eterno e rinviati allo spirito del male quale causa movente dei peccati commessi.<br />

«Israele restituiva allo spirito impuro ciò che aveva ricevuto da lui. Ecco perché <strong>la</strong><br />

confessione dei peccati, sebbene perdonati, e l’imposizione delle mani sul<strong>la</strong> testa del<br />

becco, 41 per mezzo del<strong>la</strong> quale gli erano attribuiti, dovevano precedere il suo invio nel<br />

deserto per perirvi. Perché i peccati perdonati devono perire». 42<br />

38<br />

Levitico 16:16.<br />

39<br />

P A. Médébielle, o.c., . p. 98.<br />

40<br />

Levitico 16:21 22.<br />

41<br />

«È vero che (il sommo sacerdote) Aaronne confessava i peccati del popolo mentre imponeva le mani al becco di<br />

Azazel; ma era questa una dichiarazione piuttosto che una confessione; con questo si voleva dire che i peccati passati<br />

erano ora perdonati e distrutti; gli si diceva addio, se ne prendeva congedo, li si inviavano al cattivo spirito il cui<br />

dominio è senza comunione alcuna con le dimore del popolo santo» ŒHLER Gustav-Friedrich, Théologie de l’Ancien<br />

Testament, t. II, Paris 1876, p. 89.<br />

42<br />

La Bible Annotée, o.c. - Levitique, p. 77. «Non è che questo becco venisse inviato al demone come un sacrificio<br />

che gli si sarebbe dovuto offrire: non sono che i peccati del popolo di cui si è caricato che gli erano ritornati come al<br />

loro primo autore» CRELIER Henri Joseph, Lévitique, Paris 1886, p. 83; cit. da A.F. Vaucher, idem.<br />

«S.H. LANGDON ha raccolto tutti i documenti re<strong>la</strong>tivi all’espiazione del “becco emissario” in Babilonia e li ha<br />

pubblicati in un articolo The scapegoat in Babylonian Religion, in the Expository Times, ottobre 1912, pp. 9-13. Egli<br />

constata che, nelle molteplici cerimonie di purificazione e d’espiazione del<strong>la</strong> religione babilonese, non si trova alcuna<br />

traccia certa di un animale condannato a portare i peccati del popolo e allontanato nel deserto. Si tratta di espiazione<br />

individuale, l’idea di una espiazione nazionale è totalmente assente... P. DHOME ha pubblicato in Revue<br />

d’Assyriologie, t. VIII, 1911, pp. 41-63, Tablette rituelle néo-babylonienne, un frammento del rituale in uso a<br />

Babilonia per il 4° e 5° giorno del nuovo anno. Questo testo descrive <strong>la</strong> purificazione del “Santo dei Santi” nel tempio<br />

di Nébo ed offre un parallelismo toccante con il Levitico... I punti di contatto sono numerosi tra il Levitico e le<br />

tavolette babilonesi: purificazione solenne del tempio e del santuario, nello stesso periodo dell’anno, con l’impiego<br />

d’incensi e aspersioni... Ma a Babilonia, <strong>la</strong> purificazione del tempio sembra considerata come una operazione bassa,<br />

quasi indecente; <strong>la</strong> si confida a un ministro di secondo o di terzo ordine; il sommo sacerdote, anziché presieder<strong>la</strong>, non<br />

vi deve neppure assistere, non <strong>la</strong> può guardare senza contaminarsi! Quale differenza con ciò che avviene a<br />

506<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

«Il popolo comprendeva a meraviglia il ruolo simbolico del becco emissario.<br />

Secondo <strong>la</strong> Mishna, si costruiva per <strong>la</strong> circostanza (quando il culto veniva celebrato in<br />

Gerusalemme) un ponte sopra il Cedron, per sottrarre l’animale all’importunità del<strong>la</strong><br />

plebaglia che gli andava a tirare i peli e accelerare <strong>la</strong> sua marcia gridando: “Va’<br />

dunque, esci, porta i nostri peccati”. L’emissario era condotto fino a “Souq”, a 12<br />

miglia da Gerusalemme. Dieci tende erano poste a distanza, dove il messaggero<br />

poteva, malgrado <strong>la</strong> legge del digiuno, mangiare e bere per riprendere le forze e<br />

assicurare <strong>la</strong> sua missione fino al lontano posto designato. La strada portava a un<br />

precipizio nel quale spingeva l’animale, che si <strong>la</strong>cerava sulle punte delle rocce ancora<br />

prima di arrivare in fondo. 43 Il Levitico non esigeva che l’animale fosse messo a<br />

morte: era sufficiente che fosse scacciato lontano nel deserto; era <strong>la</strong> traduzione<br />

sensibile del pensiero del Salmo CIII:12 “Quanto è lontano il levante dal ponente,<br />

tanto ha egli allontanato da noi le nostre trasgressioni”». 44<br />

Il becco per Azazel faceva “l’espiazione” dei peccati di tutto il popolo d’Israele.<br />

Per tale motivo era considerato impuro 45 e subiva il giudizio di Dio. Abbandonato nel<br />

deserto, moriva d’inedia, di fame, o sbranato da qualche animale. L’Avversario non<br />

aveva più ora a che fare con il popolo liberato dal male.<br />

Ciò che Israele compiva con le azioni, Giovanni ce lo descrive in Apocalisse XX.<br />

Il becco abbandonato nel deserto raffigurava Satana relegato solo, abbandonato in<br />

questo mondo reso inabitato ed inabitabile durante il millennio, periodo nel quale <strong>la</strong><br />

Chiesa ha preso temporaneamente dimora nel cielo. Sul<strong>la</strong> terra deserta, deso<strong>la</strong>ta a<br />

causa del male commesso, l’Avversario attende <strong>la</strong> morte e il tempo del<strong>la</strong> sua<br />

distruzione. 46<br />

In conclusione, nel giorno dell’espiazione, il peccatore sceglieva il suo capro e si<br />

identificava col personaggio da esso rappresentato. Scegliendo il capro per Yahvé,<br />

rinnovava <strong>la</strong> sua consacrazione, confermava di non aver mutato idea e che il suo<br />

pentimento e <strong>la</strong> sua conversione erano reali. Così egli non solo otteneva il perdono,<br />

ma riceveva anche <strong>la</strong> purificazione. Il peccatore purificato e accettato da Dio era<br />

degno di sussistere e veniva, in un certo senso, suggel<strong>la</strong>to: il suo nome veniva scritto<br />

nel libro del<strong>la</strong> vita.<br />

Al peccatore impenitente il capro per Azazel raffigurava il suo destino, <strong>la</strong> sua<br />

fine.<br />

Tutto ciò che veniva celebrato durante l’anno in Israele era figura e ombra di<br />

quanto si sarebbe dovuto realizzare nel corso dei secoli in terra, nel compimento del<br />

Gerusalemme! Qui, <strong>la</strong> purificazione annuale è l’atto santo per eccellenza, l’atto supremo del culto, solo il sommo<br />

sacerdote può compierlo; questo atto lo introduce al<strong>la</strong> presenza di Dio, lo rende grande agli occhi del popolo, di cui è<br />

in quel giorno il benefattore e il salvatore» P.A. Médébielle, o.c., pp. 119,111,112.<br />

43<br />

Yoma, 6, 5; cit. P.A. Médébielle, o.c., p. 99.<br />

44<br />

P.A. Médébielle, o.c., pp. 99,100.<br />

45<br />

Levitico 16:10,26. Gli animali sacrificati per il peccato erano santi e santissimi, vedere Levitico 6:18,25; 7:1.<br />

Questa capro era considerato impuro, perché caricato dei peccati del popolo, non veniva sacrificato. Questo capro<br />

si differenziava da quello che veniva sacrificato ed era considerato «cosa santissima», come intenzionalmente più<br />

volte ribadisce il testo sacro: Levitico 6:25,29; 7:1,6; 10:17; Numeri 18:9,10.<br />

46<br />

Vedere Apocalisse 20.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 507


CAPITOLO XIII<br />

piano del<strong>la</strong> salvezza, e nel santuario celeste, di cui <strong>la</strong> tenda di convegno era <strong>la</strong><br />

rappresentazione figurata.<br />

L. Ligier osserva che «le due feste (Rosh Hashanah e dello Yom Kippur) hanno <strong>la</strong><br />

loro importanza in un comune tema escatologico: <strong>la</strong> determinazione del destino del<strong>la</strong><br />

comunità, individuale e universale». 47<br />

Il santuario celeste nell’Antico Testamento<br />

Oltre ai brani citati con i quali abbiamo detto che Dio ordinò a Mosè di costruire<br />

un santuario secondo il tipo presentatogli sul monte, i credenti dell’antica<br />

dispensazione conoscevano <strong>la</strong> realtà del santuario celeste. Diversi Salmi menzionano<br />

un “santuario”, o un “tempio” situato nel cielo. 48 I profeti Isaia, Michea, Habacuc e<br />

Giona testimoniano del<strong>la</strong> sua realtà. 49 Lo stesso profeta Daniele, che noi<br />

considereremo nel corso di questo capitolo, ci offre un valido contributo.<br />

Il santuario celeste nel Nuovo Testamento<br />

Giovanni, nell’Apocalisse, nel descrivere <strong>la</strong> rappresentazione figurata del<strong>la</strong> realtà,<br />

ci offre dei dettagli precisi stabilendo una distinzione tra cielo, in quanto cielo, realtà<br />

geografica, e il santuario che è nel cielo. 50 Esso è di dimensioni enormi. Vi si<br />

possono riunire miriadi e miriadi di angeli, 51 in esso si decidono i destini degli uomini<br />

e da lì provengono i giudizi divini. 52 Gli arredi tipologici del<strong>la</strong> tenda di convegno di<br />

Mosè vengono anche visti da Giovanni nel<strong>la</strong> visione che ha del santuario del cielo. Vi<br />

vede l’arca del patto e il trono sul quale l’Eterno è seduto 53 facenti parte del luogo<br />

santissimo. Del luogo santo presenta l’altare d’oro (che era davanti al trono e sul<br />

quale si bruciavano i profumi che si univano alle preghiere dei santi) e il cande<strong>la</strong>bro<br />

dalle «sette <strong>la</strong>mpade ardenti, che sono i sette Spiriti» 54 .<br />

Il tema del santuario celeste si ritrova ampiamente trattato, come vedremo<br />

nell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei. In essa si sottolinea in diversi testi che il “vero” santuario è<br />

nel cielo e che quello che era stato costruito sul<strong>la</strong> terra non era che una «immagine e<br />

ombra». 55 In questo santuario, che non è stato costruito da mano d’uomo, Cristo Gesù<br />

47<br />

LIGIER L., Peché d’Adam et Peché du Monde, Aubier, 1960, p. 215; cit. S. Bacchiocchi, o.c., p. 72.<br />

48<br />

Salmo 63:3; 68:36; 96:6; 150:1; 60:8; Salmo 11:4; 18:7.<br />

49<br />

Isaia 6:1; Michea 1:2,3; Habacuc 2:20; Giona 2:7.<br />

50<br />

Apocalisse 11:19; 14:15,17; 15:5.<br />

51<br />

Apocalisse 5:11.<br />

52<br />

Apocalisse 14:15-20; 15:5-8.<br />

53<br />

Apocalisse 11:19; 4:1,2; 7:15.<br />

54<br />

Apocalisse 4:1,2; 7:15; 8:3; 4:5.<br />

55<br />

Ebrei 9:24; 8:2,5. In tutto questo insegnamento biblico non c’è nul<strong>la</strong> del concetto filosofico di P<strong>la</strong>tone o del<br />

p<strong>la</strong>tonismo-filoniano.<br />

508<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

compie <strong>la</strong> sua opera come ministro, nel<strong>la</strong> funzione di Sacerdote e di Sommo<br />

Sacerdote. 56<br />

Il suo sacerdozio viene anche presentato come superiore a quello dei leviti,<br />

essendo dell’ordine di Melchisedec, cioè non fondato su una legge di successione<br />

familiare, ma su una potenza di vita indistruttibile, apportatrice di migliore speranza,<br />

perché capace di effettuare l’idea del sacerdozio ch’è quel<strong>la</strong> di avvicinare l’uomo a<br />

Dio, operando <strong>la</strong> riconciliazione tra l’uomo e Dio. Infatti questo Sommo Sacerdote è:<br />

«perfetto», «misericordioso», «fedele», «grande», «senza macchia», «assolutamente<br />

senza peccato», «santo, innocente, immaco<strong>la</strong>to, separato dai peccati... il quale non ha<br />

ogni giorno bisogno, come gli altri sommi sacerdoti, d’offrire dei sacrifici prima per i<br />

propri peccati e poi per quelli del popolo; perché questo egli ha fatto una volta per<br />

sempre, quando ha offerto se stesso». 57<br />

Melchisedec, sacerdote dell’Eterno, re di Salem (antica Gerusalemme), appare per<br />

<strong>la</strong> prima e unica volta nel<strong>la</strong> Genesi al tempo di Abramo. Di lui non si conosce né il<br />

padre né <strong>la</strong> madre e <strong>la</strong> Bibbia per questo lo presenta quale tipo del Sacerdote le «cui<br />

origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni». 58<br />

Il ministero redentore di Cristo sul<strong>la</strong> terra<br />

Tre sono gli aspetti fondamentali dell’opera di redenzione del Cristo. Il punto<br />

centrale dal quale derivano anche gli altri due è il primo: il sacrificio compiuto da<br />

Cristo stesso una volta per sempre sul Golgota. Il secondo è l’opera redentrice<br />

inaugurata da Gesù nel cielo a seguito del<strong>la</strong> sua ascensione e manifestata con <strong>la</strong><br />

discesa dello Spirito Santo.<br />

Frédéric de Rougement così si esprimeva a tale proposito: «L’opera di salvezza<br />

operata sul<strong>la</strong> croce non termina bruscamente al<strong>la</strong> tomba del Salvatore. Essa prosegue<br />

nei cieli; poiché Gesù Cristo ha prodotto una redenzione eterna, ed egli esercita<br />

presso Dio il sacerdozio che non può passare, essendo per sempre vivente per<br />

intercedere in nostro favore e per propiziare i nostri peccati... Qui si offre a noi tutto<br />

un ciclo di verità rive<strong>la</strong>te che non ha per nul<strong>la</strong> preso il suo posto nel<strong>la</strong> coscienza e<br />

nel<strong>la</strong> teologia del<strong>la</strong> chiesa». 59<br />

É. Guers scriveva: «Gesù Cristo ha cominciato il suo sacerdozio al<strong>la</strong> croce con<br />

l’ob<strong>la</strong>zione del suo corpo, e lo completa ora nel cielo con <strong>la</strong> sua intercessione».<br />

Il compito del sacerdote in Israele era quello di presentare Dio al popolo e il<br />

popolo a Dio. Cristo Gesù, quale Sacerdote e sommo Sacerdote, realizza nel<strong>la</strong> forma<br />

più completa questa figura; nel<strong>la</strong> sua persona di crocifisso e resuscitato presenta<br />

l’umanità salvata al Padre e l’Eterno agli uomini. È lui che veramente ha portato «le<br />

56<br />

Ebrei 8:2; 7:15; 8:4; 10:21; Ebrei 2:17; 3:1; 4:14; 5:5,10; 6:20; 7:26; 8:1; 9:11.<br />

57<br />

Ebrei 2:10; 4:15; 5:1-3; 2:17; 3:2; 4:14; 7:26; 7:27.<br />

58<br />

Ebrei 7:3; Genesi 14:18 e seg.; Michea 5:1.<br />

59<br />

ROUGEMONT Frédéric de, Un Mystère de <strong>la</strong> Passion et <strong>la</strong> théorie de <strong>la</strong> Rédemption, Neuchâtel 1876, pp. 495,496.<br />

Vedere Ebrei 9:12; 7:24,25,17.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 509


CAPITOLO XIII<br />

iniquità commesse dai figlioli d’Israele», se le è caricate su di sé 60 cioè si è impegnato<br />

a sradicarle dal cuore dell’umanità, portarle con sé nel<strong>la</strong> morte, liberando così <strong>la</strong> sua<br />

Chiesa dal male. È lui che ha reso visibile all’uomo il volto del Padre.<br />

Il terzo aspetto dell’opera di redenzione si compirà al suo ritorno quando apparirà<br />

«una seconda volta a quelli che l’aspettano per <strong>la</strong> loro salvezza». 61<br />

A conclusione di ogni fase dell’opera di redenzione si dichiara: «È compiuto». 62<br />

Il ministero redentore di Cristo nel santuario celeste<br />

Il santuario celeste è reale come abbiamo presentato sopra e non lo si può<br />

confondere con il cielo stesso, come hanno fatto alcuni esegeti. 63 Ugualmente il<br />

santuario celeste fa sorgere una domanda: “Come è fatto?”. Non ci è possibile<br />

rispondere, dovremmo, per poterlo fare, essere di già nel<strong>la</strong> dimensione eterna. La<br />

nostra mente può concepire so<strong>la</strong>mente le cose di questa creazione quindi questo<br />

santuario non deve essere compreso in funzione delle nostre categorie di tempo e di<br />

spazio. Possiamo capire <strong>la</strong> realtà del santuario celeste proiettando in esso gli<br />

insegnamenti che scaturiscono da quello terreno.<br />

Al<strong>la</strong> domanda: “I1 santuario è letterale o simbolico?” gli Avventisti che hanno<br />

accettato questa dottrina, facendone uno degli insegnamenti fondamentali del<strong>la</strong><br />

propria teologia, rispondono: «Se con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “letterale” si pensa che noi<br />

concepiamo il santuario celeste fatto di mattoni e di calce, rispondiamo: “No”. Se<br />

nell’altro senso, con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “simbolico” si pensa a qualche cosa di irreale, mitico,<br />

immaginario o visionario, <strong>la</strong> risposta sarà di nuovo: “No”. Noi comprendiamo che,<br />

come il trono di Dio è reale, il santuario o tabernacolo che è nel cielo deve per forza<br />

essere reale». 64<br />

«La testimonianza del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> è che il tempio nel cielo è una superba realtà, una<br />

realtà divinamente ispirata, reale come Dio stesso. È il centro del comando dal quale<br />

tutte le sue sublimi promesse prendono <strong>la</strong> loro origine e si concludono». 65<br />

Il santuario terreno differisce da quello celeste nel senso che non lo riproduce<br />

come specchio, ma si identifica con esso nel rappresentare l’opera che vi viene<br />

compiuta.<br />

Come abbiamo detto, il santuario celeste ha una dimensione incalco<strong>la</strong>bile e,<br />

sebbene <strong>la</strong> Bibbia ce lo presenti nel<strong>la</strong> sua divisione, luogo santo e luogo santissimo,<br />

non dobbiamo però pensare che Gesù debba spostarsi per passare da un luogo all’altro<br />

60<br />

Esodo 28:38; Isaia 53:11.<br />

61<br />

Ebrei 9:28.<br />

62<br />

Giovanni 19:30; Apocalisse 15:8; 21:6.<br />

63<br />

CASTEL S. Pietro Teodorico da, Episto<strong>la</strong> agli Ebrei, in La Sacra Bibbia, ed. Marietti, Torino 1964. JAVET Jean<br />

Samuel, Dieu nous parle, Commentaire de l’Épître aux Hébreux, De<strong>la</strong>chaux & Niestlé, Neuchâtel - Paris, 1945, p.<br />

82.<br />

64<br />

FROOM Le Roy Edwin, Seventh-Day Adventist Answers - Questions in Doctrine, Washington D.C. 1957, p. 365.<br />

65<br />

FROOM Le Roy Edwin, Movement of Destiny, Washington D.C. 1971, p. 544; cit. ABIUSI Michele, Le Sanctuaire<br />

dans l’Epître aux Hébreux, tesi presentata al Seminaire Adventiste, Collonges sous Salève 1974; p. 31.<br />

510<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

per compiere <strong>la</strong> sua funzione. Nel santuario celeste non c’è un luogo molto santo e<br />

uno meno santo. Del resto non è possibile che vi possa essere nel cielo un luogo più<br />

santo di quello in cui si trovi il Cristo stesso. Ciò che Mosè e Giovanni hanno visto<br />

nel cielo non sono tanto gli oggetti materiali che troviamo rappresentati nel<strong>la</strong> tenda di<br />

convegno, quanto le varie funzioni successive da essi rappresentati. Il passaggio di<br />

Gesù dal luogo santo al luogo santissimo non significa il superamento di un certo<br />

spazio, ma il passare da una funzione all’altra. Non <strong>la</strong> sostituzione di una funzione<br />

con un’altra, ma l’aggiunta di una all’altra, da Sacerdote a Sommo Sacerdote, perché<br />

Gesù alle funzioni del servizio continuo di ogni giorno aggiunge quel<strong>la</strong> del giudizio<br />

che, come vedremo, è già iniziata per poi concludere con quel<strong>la</strong> speciale del grande<br />

giorno dell’espiazione.<br />

Gesù, Sommo Sacerdote nel santuario celeste<br />

rappresenta i credenti e li soccorre<br />

Gesù è morto sul<strong>la</strong> croce «a causa dei nostri peccati, ma è stato risuscitato dal<br />

Padre in vista del<strong>la</strong> nostra giustificazione». 66<br />

Gesù, dopo aver «espiato l’iniquità, ha portato una giustizia eterna, suggel<strong>la</strong>to<br />

visione e <strong>profezia</strong>», è salito in cielo «per ungere un luogo santissimo», cioè<br />

consacrare il santuario celeste per <strong>la</strong> sua opera di mediatore tra Dio e gli uomini. 67<br />

Quanto fatto da Gesù sul<strong>la</strong> terra per salvare gli uomini viene completato con il suo<br />

essere presente nel santuario celeste accanto al Padre dove, nel<strong>la</strong> sua duplice natura di<br />

Dio e uomo, nel<strong>la</strong> santità del<strong>la</strong> sua vita, quale sommo Sacerdote manda sui suoi<br />

discepoli, come aveva promesso, il dono dello Spirito Santo. La Pentecoste rive<strong>la</strong> che<br />

<strong>la</strong> seconda fase dell’opera di salvezza è già cominciata.<br />

Il Nuovo Testamento a più riprese testimonia che, dopo <strong>la</strong> sua ascensione, Gesù è<br />

stato posto e si è posto a sedere al<strong>la</strong> destra del<strong>la</strong> maestà divina. 68 Questa elevazione<br />

realizzava le profezie dell’Antico Testamento perché «l’Eterno ha detto al mio<br />

Signore: siedi al<strong>la</strong> mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi<br />

piedi» 69 , e ciò che Dio aveva giurato a Davide dicendogli: «Io innalzerò al trono dopo<br />

66 Romani 4:25.<br />

67 Daniele 9:2; 1 Timoteo 2:5.<br />

68 Efesi 1:20; 2:6; Ebrei 1:3,13; Atti 2:33; ecc.<br />

69 Salmo 110:1. «L’applicazione messianica non è indiretta; essa è al contrario quel<strong>la</strong> che si presenta a prima vista...<br />

Senza dubbio, i colori del quadro sono presi dall’ambiente nel quale viveva il salmista, alle idee e ai costumi del<br />

tempo... Ciò che dona al salmo il suo carattere proprio non è applicabile né a Davide, né al<strong>la</strong> dignità reale israelita nel<br />

suo insieme. È il caso in partico<strong>la</strong>re del versetto 4, in cui si dichiara che il re al quale Dio sottomette il mondo è nello<br />

stesso tempo sacerdote per sempre. Si sa con quale cura gelosa il sacerdote israelita ha costantemente fatto rispettare i<br />

diritti esclusivi che <strong>la</strong> legge divina gli attribuiva, diritti interamente distinti da quelli del<strong>la</strong> regalità e come furono<br />

rigorosamente puniti i capi politici che tentarono in questo qualche empietà. Ricordiamo l’esempio di Uzzia che fu<br />

colpito dal<strong>la</strong> lebbra per aver osato prendere il turibolo e offrire i1 profumo nel luogo santo (2 Cronache 26:16-21;<br />

Giudici 8:27). Ora, ecco un Salmo che par<strong>la</strong> di un monarca rivestito dall’Eterno del doppio incarico di re e di<br />

sacerdote, e questo non a titolo temporaneo, ma d’una maniera permanente e definitiva. E questa unione, questa<br />

fusione dei due poteri è presentata come una cosa così realmente nuova, così pure strana, dal punto di vista del<strong>la</strong><br />

tradizione israelitica, che il decreto divino, in virtù del quale si pronuncia, è suggel<strong>la</strong>to da un giuramento<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 511


CAPITOLO XIII<br />

di te, <strong>la</strong> tua progenie», 70 ed è anche <strong>la</strong> realizzazione di ciò che Gesù stesso disse ai<br />

suoi giudici: «Da ora innanzi il Figlio dell’uomo sarà seduto al<strong>la</strong> destra del<strong>la</strong> potenza<br />

di Dio». 71<br />

Sul suo trono Cristo non è nell’inoperosità 72 , continua <strong>la</strong> sua azione interrotta al<br />

Calvario per <strong>la</strong> sua Chiesa, è presente accanto al Padre quale nostro rappresentante a<br />

significare che il posto che occupa un giorno sarà occupato da ogni credente.<br />

«“Seduto al<strong>la</strong> sua destra” o “al<strong>la</strong> destra”, è un’espressione figurata, presa dagli usi<br />

dei re del<strong>la</strong> terra, e che indica l’onnipotenza divina data al Figlio di Dio dopo il suo<br />

trionfo». 73 E il posto d’onore per eccellenza 74 indica <strong>la</strong> partecipazione al regno.<br />

Partecipando al<strong>la</strong> gloria e al<strong>la</strong> potenza di Dio, protegge <strong>la</strong> sua Chiesa, <strong>la</strong> sostiene<br />

dandole le grazie e le liberazioni di cui essa ha bisogno, trionfando su tutti coloro che<br />

si oppongono a lui. 75 L’essere “seduto” «non implica l’idea di riposo, bensì quel<strong>la</strong><br />

dell’esercizio attivo e regale affidato al Cristo per condurre al compimento l’opera<br />

del<strong>la</strong> redenzione. “Egli ha da regnare finché abbia posto sotto ai suoi piedi tutti i suoi<br />

nemici” compresa <strong>la</strong> morte». 76<br />

È grazie a questa posizione del Cristo che <strong>la</strong> Chiesa stessa è seduta nei luoghi<br />

celesti, perché i credenti sono morti al peccato per essere risuscitati viventi a Dio in<br />

Cristo Gesù e avendo <strong>la</strong> loro vita nascosta con Cristo in Dio. 77<br />

Per conoscere <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> nostra vittoria sul mondo, per credere che Gesù ha<br />

trionfato sul<strong>la</strong> morte, aggiungiamo che il Signore è entrato ormai nel suo regno<br />

universale ed eterno, e che vi è entrato con <strong>la</strong> nostra natura umana, per farci partecipi<br />

al suo dominio su tutte le potenze avverse<br />

Se prima il trono del<strong>la</strong> maestà di Dio poteva apparire all’uomo, nel<strong>la</strong> sua coscienza<br />

di peccato, come il trono del<strong>la</strong> giustizia che suscita paura, ora, in Cristo, esso è il<br />

trono del<strong>la</strong> giustizia che è grazia. Da qui l’invito: «Accostiamoci dunque con piena<br />

fiducia al trono del<strong>la</strong> grazia... e troviamo grazia per essere soccorsi al momento<br />

opportuno». 78<br />

dell’Eterno!... La <strong>profezia</strong> del nostro Salmo non ha analogia, nell’Antico Testamento, che nel<strong>la</strong> visione di Zaccaria<br />

6:9-13, che par<strong>la</strong> in termini molto chiari di un re elevato al<strong>la</strong> funzione di sacerdote» La Bible Annotée, o.c., Les<br />

hagiographes, t. I, Ecclésiaste, Neuchâtel 1898, p. 293.<br />

70<br />

2 Samuele 17:12,13. «La promessa si riferisce prima di tutto all’elevazione del figlio sul trono di suo padre, come<br />

lo prova il versetto 13 e le parole parallele di 1 Cronache 28:5,6; ma nello stesso tempo è manifestato che, nel<strong>la</strong><br />

persona di Salomone, è compresa <strong>la</strong> sua discendenza tutta intera, poiché i versetti 14,16 non hanno senso che<br />

ammettendo l’estensione di questa promessa a tutta <strong>la</strong> razza di Davide» La Bible Annotée, o.c., Les livres Historiques,<br />

t. III, Neuchâtel 1892, p. 296; Atti 2:23,24,33,30.<br />

71<br />

Luca 22:69.<br />

72<br />

1 Corinzi 15:25.<br />

73 a<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. III, Épîtres de Paul, Lausanne , 3 ed., 1892, p. 374.<br />

74<br />

1 Re 2:19.<br />

75<br />

Vedere, L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 29.<br />

76<br />

BOSIO E., Commentario Esegetico-Pratico del Nuovo Testamento, L’Episto<strong>la</strong> agli Ebrei, C<strong>la</strong>udiana, Firenze 1904,<br />

p. 3.<br />

77<br />

Efesi 2:5; Romani 6:3,11; Colossesi 3:3.<br />

78 Ebrei 4:16.<br />

512<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

Tutto questo è possibile perché «non c’è ora alcuna condanna per quelli che sono<br />

in Cristo Gesù, (perché) chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è quello che li giustifica.<br />

Chi sarà quel che li condanni? Cristo Gesù è quel che è morto e più che questo, è<br />

risuscitato; ed è al<strong>la</strong> destra di Dio; e anche intercede per noi». 79<br />

Gesù non intercede presso il Padre allo scopo di intenerirlo nei nostri confronti.<br />

Dio non ha bisogno di nessuna supplica, è lui che ci ha amati avanti <strong>la</strong> fondazione del<br />

mondo. È lui che ci amava quando ancora noi gli eravamo nemici. 80 «Il verbo<br />

entugchanein (intercedere) significa propriamente incontrare uno, venirlo a trovare<br />

per conversare con lui». 81<br />

Gesù si presenta al Padre al<strong>la</strong> maniera del Sommo Sacerdote che entrava nel<br />

tabernacolo di Mosè portando sul pettorale i nomi delle dodici tribù d’Israele.<br />

Stefano, nel momento in cui il potere di questo mondo lo accusava e lo<br />

condannava <strong>la</strong>pidandolo, vide colui il cui dominio e regno sono eterni nel<br />

compimento del<strong>la</strong> sua funzione «attraverso i cieli aperti... in piè al<strong>la</strong> destra di Dio». 82<br />

«Stefano lo vede in piedi... a differenza di altri passi, (nei quali viene detto che è<br />

seduto), Gesù non appare come giudice, ma piuttosto come testimone, come<br />

avvocato» 83 cioè come soccorritore, come paracleto che viene da Dio, garante del<strong>la</strong><br />

sua (di Stefano) giustizia e salvezza, questo perché «può salvare appieno quelli che<br />

per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro». 84<br />

«Questa intercessione è continua, (cioè questo suo essere presente davanti al Padre<br />

è costante). Gesù Cristo raccoglie tutte le nostre preghiere e vi aggiunge il suo amore<br />

onnipotente. Cominciate sul<strong>la</strong> terra, nel fondo dei nostri cuori, spesso rotte e<br />

accasciate, si completano nel<strong>la</strong> sua bocca divina. Egli porta davanti al Padre i nostri<br />

desideri, le nostre aspirazioni, le nostre tristezze, e essendo egli <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> eterna, cioè<br />

l’espressione perfetta del pensiero del<strong>la</strong> divinità e del<strong>la</strong> volontà di Dio, <strong>la</strong> sua<br />

preghiera è esaudita ancora prima di essere formu<strong>la</strong>ta». 85<br />

Quindi «figlioletti miei io vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se alcuno<br />

ha peccato, noi abbiamo un avvocato, paracleto, presso il Padre, cioè Gesù Cristo, il<br />

giusto». 86<br />

A torto si è tradotto paracleto per avvocato, come se Gesù dovesse difendere i suoi<br />

fratelli da qualcuno: «Iddio è quel che li giustifica» dice Paolo. 87 I1 termine greco è lo<br />

stesso che Gesù ha espresso nel<strong>la</strong> camera alta quando, par<strong>la</strong>ndo agli apostoli,<br />

prometteva colui che sarebbe accorso accanto a loro per conso<strong>la</strong>rli, incoraggiarli,<br />

sostenerli, aiutarli, cioè <strong>la</strong> persona dello Spirito Santo. Essendo egli, Gesù, il<br />

79 Romani 8:1,33,34.<br />

80 Romani 5:6-8; Giovanni 3:16.<br />

81 «Atti 25:24. L’atto può essere contro uno “katà”, Romani 11:2; o a favore uper di uno ed è allora un intercedere<br />

presso altri in suo favore (Romani 8: 27, 34)» E. Bosio, o.c., p. 46.<br />

82 Atti 7:56.<br />

83 CULLMANN Oscar, Christologie du Nouveau Testament, Neuchâtel 1968, p. 158; confr. p. 136.<br />

84 Ebrei 7:25.<br />

85 PRESSANSÉ Edmond de, Le Rédempteur, Paris 1854, p. 365.<br />

86 1 Giovanni 2:1.<br />

87 Romani 8:32.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 513


CAPITOLO XIII<br />

conso<strong>la</strong>tore, può dire dello Spirito Santo: Io vi mando «un “altro” conso<strong>la</strong>tore». 88 Nel<br />

cielo quindi, scrive Giovanni, c’è colui che è pronto a venire in aiuto, a soccorrerci<br />

tutti i giorni, di fronte a tutte le nostre tentazioni. È salito in cielo per continuare <strong>la</strong><br />

sua opera di rigeneratore. È a lui che abbiamo affidato <strong>la</strong> nostra vita, e in lui noi<br />

siamo sul propiziatorio, sul trono di Dio. La comunione con lui ci permette di credere<br />

che <strong>la</strong> vittoria sarà sicura perché è lui che ci viene in aiuto nel<strong>la</strong> persona dello Spirito<br />

Santo, come ha promesso, per sostenerci nei momenti di debolezza, consigliarci nelle<br />

difficoltà del<strong>la</strong> vita; conso<strong>la</strong>rci nel<strong>la</strong> sofferenza.<br />

Cristo in piedi o seduto sul trono di Dio, sul propiziatorio, compie <strong>la</strong> funzione di<br />

intercessore, cioè di nostro rappresentante, colui che ci rappresenta davanti al Padre,<br />

come il sacerdote compiva questa opera nel luogo santo del tabernacolo, e invita <strong>la</strong><br />

Chiesa a fare l’esperienza del luogo santissimo, di una vita vissuta e sviluppata<br />

secondo <strong>la</strong> legge di Dio iscritta nel proprio cuore, secondo quanto stabilisce il nuovo<br />

patto. Per questo motivo nel luogo santissimo «Gesù è entrato per noi quale<br />

precursore, essendo <strong>diventa</strong>to Sommo Sacerdote in eterno» e ci invita ad «accostarci<br />

con piena fiducia al trono del<strong>la</strong> grazia».<br />

Gesù Sommo Sacerdote nel santuario celeste durante il giudizio<br />

e sua opera di purificazione<br />

Al<strong>la</strong> fine dell’anno, nel gran giorno delle espiazioni, un sacrificio solenne<br />

d’espiazione-purificazione finale veniva fatto. Il sommo sacerdote penetrava allora<br />

nel luogo santissimo con il sangue dell’animale immo<strong>la</strong>to; una cerimonia di<br />

purificazione era compiuta; in seguito al<strong>la</strong> quale tutti i peccati ritualmente accumu<strong>la</strong>ti<br />

nel santuario durante l’anno erano posti sul<strong>la</strong> testa di un altro animale simbolico che<br />

era cacciato fuori del campo israelita, nel deserto dove periva.<br />

L’opera sacerdotale che il Cristo compie nel cielo si realizza in due fasi:<br />

a) un’opera di rappresentanza del credente a garanzia del<strong>la</strong> sua presenza futura nel<br />

regno di Dio e di soccorso in suo favore, cominciata a seguito dell’ascensione del<br />

Cristo, che continuerà fino al<strong>la</strong> fine del tempo di grazia. 89 In questo tempo i<br />

peccati commessi dai credenti contaminano il santuario. Essi vengono perdonati<br />

condizionatamente e provvisoriamente;<br />

b) Dio compie un’opera di giudizio che avrà come risultato, usando una immagine<br />

dell’evangelo, <strong>la</strong> separazione delle pecore dai capri quando Gesù ritornerà. In<br />

questa fase di giudizio il Signore è il rappresentante e garante di coloro che<br />

saranno salvati. Al<strong>la</strong> fine del giudizio i peccati commessi dai salvati verranno<br />

definitivamente cancel<strong>la</strong>ti. Il santuario e il popolo verranno purificati, il Figlio<br />

88 Giovanni 14:16.<br />

89 «Fino al<strong>la</strong> fine del tempo di grazia» è il periodo entro il quale avviene <strong>la</strong> predicazione dell’Evangelo. <strong>Quando</strong><br />

l’umanità, a seguito del<strong>la</strong> predicazione dell’Evangelo, ha fatto <strong>la</strong> sua scelta di fedeltà o di rifiuto allora finirà il tempo<br />

nel quale si annuncerà <strong>la</strong> grazia del Signore e le ultime piaghe, descritte in Apocalisse 16, cadranno su questo mondo.<br />

Vedere nostro Capitolo XVII.<br />

514<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

dell’uomo si accosterà al Padre e riceverà dominio, gloria e il regno su un’umanità<br />

salvata. Al suo ritorno le colpe dei salvati verranno attribuite al vero autore di ogni<br />

male.<br />

Giudizio preliminare,<br />

suo inizio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e purificazione del santuario celeste<br />

Giudizio preliminare<br />

Dopo aver descritto le caratteristiche del potere nemico del popolo di Dio, il<br />

piccolo corno, Daniele in forma poetica scrive:<br />

«Io continuai a guardare<br />

fino al momento in cui furono collocati dei troni,<br />

e un vegliardo si assise.<br />

La sua veste era bianca come <strong>la</strong> neve<br />

e i capelli del suo capo erano come <strong>la</strong>na pura;<br />

fiamme di fuoco erano il suo trono<br />

e le ruote di esso erano fuoco ardente.<br />

Un fiume di fuoco sgorgava e scendeva dal<strong>la</strong> sua presenza;<br />

mille migliaia lo servivano<br />

e diecimi<strong>la</strong> miriadi gli stavano davanti.<br />

Il giudizio si tenne e i libri furono aperti.<br />

Allora io guardai a motivo delle parole orgogliose che il<br />

corno proferiva; finché <strong>la</strong> bestia non fu uccisa ed il suo<br />

corno distrutto, gettato nel fuoco per essere arso. Quanto<br />

alle altre bestie il dominio era stato loro tolto; ma fu loro<br />

concesso un prolungamento di vita per un tempo<br />

determinato.<br />

Io guardavo, nelle visioni notturne,<br />

ed ecco venire sulle nuvole del cielo<br />

uno simile a un figlio d’uomo; 90<br />

90 In considerazione del carattere simbolico del<strong>la</strong> visione si è creduto che il Figlio dell’uomo fosse una<br />

personificazione del popolo di Dio che viene menzionato poi nei versetti 19 e 27. Per il rabbino Eben-Ezra, G. DUPON,<br />

p. 8, si tratta d’Israele. G. LUZZI, p. 299; G.A. KRUEGER, p. 824; S.R. NOYER, t. I, 1890, pp. 356,357; M. POMMERET, p.<br />

11: sarebbe l’Israele spirituale; M. VERNES, Encyclop., p. 588: il regno messianico.<br />

Scrive il Maestro A.F. Vaucher che non è raro trovare, in una visione simbolica, degli elementi con un carattere<br />

visibilmente letterale. Il Figlio dell’uomo non è più simbolico dell’Antico dei giorni (l’Eterno) che gli dà l’investitura<br />

(versetti 8,14). È quanto ha ben visto BARNES Alber, Notes on the Book of Daniel, New York 1853, 1881, ed.<br />

Henderson, Edimburg 1853 pp. 67, 69: «È da rilevare che Daniele non cerca qui di servirsi di un simbolo. La<br />

presentazione dei simboli cessa con <strong>la</strong> quarta bestia; ora <strong>la</strong> descrizione riveste una forma letterale, ... lo stabilimento<br />

del regno del Messia e dei santi. ... Lo scrittore sacro sembra aver evitato con cura di rappresentare il Messia con dei<br />

simboli. Il titolo impiegato così frequentemente dal Salvatore; <strong>la</strong> menzione delle nuvole dei cieli; il posto che questo<br />

frammento occupa, immediatamente prima dello stabilimento del regno dei santi; e il fatto che questo regno non possa<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 515


CAPITOLO XIII<br />

516<br />

egli giunse fino al vegliardo e fu fatto accostare a lui.<br />

E gli furono dati dominio, gloria e regno,<br />

perché tutti i popoli, le nazioni e le lingue lo servissero;<br />

il suo dominio è un dominio eterno<br />

che non passerà, e il suo regno, un regno<br />

che non sarà distrutto». 91<br />

Esaminando questo brano non si può non concludere che il giudizio si svolge nello<br />

stesso tempo in cui <strong>la</strong> <strong>storia</strong> sul<strong>la</strong> terra continua, prima del grande giorno.<br />

Daniele dice: «Io continuavo a guardare». «La ripresa di questa espressione indica<br />

che sta avvenendo qualcosa di nuovo». 92 «Dei troni», ciò fa supporre un tribunale che<br />

si compone di giudici, «furono collocati». 93<br />

«Un antico dei giorni si assise». Questo antico dei giorni è l’Eterno stesso: «Il<br />

vivente dell’eternità». 94 La sua «veste era bianca come <strong>la</strong> neve 95 e i capelli del suo<br />

essere stabilito che dal Messia; tutto ciò mostra che il personaggio in questione non potrebbe essere che il Messia».<br />

Leone TONDELLI, Il Disegno divino nel<strong>la</strong> Storia, Torino 1947, p. 154, spiega:. «Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> (versetto 27), il<br />

regno sembra essere conferito al popolo dei santi, del quale si è potuto concludere che l’espressione Figlio dell’Uomo<br />

indichi una collettività; nello stesso modo che gli imperi precedenti erano rappresentati da bestie feroci, così il regno<br />

dei santi sarebbe rappresentato dal Figlio dell’Uomo. Ma il regno dato ai santi dall’Altissimo non esclude un re al<br />

quale questo regno è conferito. La scena nel<strong>la</strong> quale il Figlio dell’Uomo è presentato all’Antico dei giorni che gli<br />

conferisce un potere illimitato (versetti 13,14), riveste dei caratteri strettamente personali. Il valore personale è<br />

confermato da una parte dal<strong>la</strong> concezione profetica anteriore che univa il regno messianico a un re davidico, e<br />

dall’altra parte dall’interpretazione data più tardi da Gesù Cristo stesso». Vedere Eusebio in MIGNE, P.G., XXIV, col.<br />

525, 526; stesso pensiero in J.C.L. COPPENS, Miscel<strong>la</strong>nea Bibliques, 1970, pp. 55-108; F. OGARA, pp. 228-232; J.<br />

TYCIAK, p. 15; Ortensio da Spineto<strong>la</strong> URBANELLI, pp. 597-600. Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

91 Daniele 7:9-14. Per il versetto 12 vedere versione Sisto-Clementina, Rinaldi.<br />

Nel capitolo 7 Daniele ha tre parti importanti scritti in poesia: versetti 9,10,13,14,23,27. I primi due sono nel<br />

nostro testo e descrivono le scene celesti. Solo le scene celesti sono descritte in poesia. Nessuna scena terrestre è<br />

riportata in poesia, e nessuna scena celeste è descritta in prosa. La distinzione dei due generi letterali riteniamo che sia<br />

volutamente intenzionale. Alle «potenze che salgono dal mare, l’autore sacro contrappone una scena celeste di elevata<br />

e pacata serenità. I versetti 9,10,13,14 hanno una struttura ritmica; anche il linguaggio assume una tonalità elevata e<br />

misurata, quale si conviene al mondo celeste» W. KESSLER, Zwischen Gott und Weltmacht, CalwK 22, 1956, p. 91; cit.<br />

da SCHEDL C<strong>la</strong>ud, Storia dell’Antico Testamento, ed. Paoline, Roma, 1966, p. 69.<br />

92 La Bible Annotée, o.c., Les prophètes, t. II, Daniel, p. 289.<br />

93 La paro<strong>la</strong> “remiv” dell’originale può appartenere a due verbi diversi: “rum” o “ramah”, che il profeta usa<br />

sovente e che vogliono dire: “essere elevato”, “innalzato”, e “gettato giù”, “rovesciato”. Nel primo senso<br />

indicherebbe il trono di Dio quale giudice e quelli degli angeli quali suoi assessori che siedono attorno a lui a migliaia.<br />

Nel secondo senso i troni sono “gettati giù” dal cielo. «Sembra che si debba presentare questo giudizio come se si<br />

passasse sul<strong>la</strong> terra o almeno tra cielo e terra» Idem. In questo senso si può pensare ai santi, cioè al<strong>la</strong> Chiesa,<br />

testimone del giudizio di Dio e lo annuncia al mondo con le parole: «Temete Iddio e dategli gloria perché l’ora del suo<br />

giudizio è giunta» Apocalisse 14:6. Entrambe le spiegazioni possono essere accettate.<br />

94 Deuteronomio 33:27. «Antico dei giorni, espressione che ricorre quasi identica nei papiri di Elefantina, è Dio<br />

(confr. Apocalisse 1:14-16) <strong>la</strong> cui longevità eterna è considerata in una serie infinita di giorni. Il concetto ha origini<br />

bibliche (Giosuè 36:26; Salmo 102:24-28; Isaia 41:4; ecc.) e non ha bisogno d’essere derivato dal vecchio Abzu del<strong>la</strong><br />

cosmogonia babilonese, né da Kronos o dal dio Tempo del mondo hurrita-hittita, né da Zeus, né dal mondo dei Fenici<br />

e dei Cartaginesi. Il trono di Dio si distingue per il fuoco inteso come variazione (Ezechiele 1:13; 10:2) del<strong>la</strong> solita<br />

messa in scena delle teofanie tra <strong>la</strong>mpi e tuoni (Esodo 3:2 e seg.; 19:18; 20:18) per designare l’inaccostabilità divina.<br />

Non si deve vedere l’influsso del persismo nel giudizio tramite il fuoco e nei metalli fusi o del fuoco purificatore<br />

elemento degli stoici. Nel<strong>la</strong> Bibbia il fuoco è l’elemento proprio del<strong>la</strong> divinità (Deuteronomio 4:24; 33:2; 1 Timoteo<br />

6:18; Ebrei 12:29) e l’espressione simbolica dell’ira divina (Atti 7:4 e seg.; Salmo 50:3; Nahum 1:6)» VATTIONI<br />

Francesco, La Bibbia, t. II, Daniele, ed. Marietti, pp. 1087,1088.<br />

95 Simbolo del<strong>la</strong> purezza perfetta (Marco 9:3).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

capo come <strong>la</strong>na pura; 96 fiamme di fuoco erano il suo trono e le ruote d’esso erano...<br />

fuoco ardente. 97 Una fiamma di fuoco sgorgava e scendeva dal<strong>la</strong> sua persona; 98 mille<br />

migliaia lo servivano e diecimi<strong>la</strong> miriadi gli stavano davanti. 99 Il giudizio si tenne».<br />

Quest’ultima espressione viene tradotta in diversi modi: «Il giudizio si tenne», «<strong>la</strong><br />

seduta giudiziale incominciò», «Egli (l’Eterno) si sedette», «<strong>la</strong> corte sedette». 100<br />

«I libri furono aperti». Questi libri sono l’emblema dell’onniscienza di Dio che<br />

conserva <strong>la</strong> conoscenza distinta di tutte le azioni umane. Rappresentano una specie di<br />

archivio che si tiene nel cielo. L’esame di questi dossier, qualunque sia il loro genere,<br />

è una illustrazione implicita del giudizio. «Ecco perché il giudizio celeste è per natura<br />

un giudizio investigativo. La frase “il giudizio si tenne”, implica una certa forma di<br />

deliberazione, e il riferimento ai libri aperti conferma l’azione d’investigazione.<br />

Certamente questi “libri” contengono i rapporti che devono essere esaminati nel corso<br />

di queste sessioni». 101<br />

L’abate A. Crampon scriveva: «Sovente altrove è il Messia incaricato di<br />

giudicare, 102 ma qui si tratta non del giudizio ultimo, ma di un giudizio preliminare,<br />

anteriore e preparatorio a quello e nel quale il Padre sottometterà a suo Figlio i suoi<br />

nemici». 103 Lo stesso L. Gaussen diceva: «Io non penso che in questi versetti, si tratti<br />

propriamente del giudizio ultimo» e interpretava questa descrizione come il giudizio<br />

di Dio sui regni costituitisi sull’antico impero <strong>la</strong>tino. 104 Il pastore presbiteriano<br />

americano Thomas Robinson scriveva: «Non si tratta qui del giudizio generale al<br />

termine del regno intermediario del Cristo, che convenzionalmente si chiama fine del<br />

mondo. Sembra piuttosto che si tratti di un giudizio invisibile esercitato dietro il velo<br />

e che non si manifesterà che per i suoi effetti e per l’esecuzione del<strong>la</strong> sua sentenza,<br />

causato dalle grandi parole del piccolo corno e seguito dal<strong>la</strong> spartizione del suo<br />

dominio, ci sarebbero delle ragioni per pensare che sia di già cominciato». 105<br />

«Allora io guardai». Precisa La Bible Annotée: «Questo raddoppiamento di<br />

attenzione è spiegato dal<strong>la</strong> frase seguente: a causa delle parole orgogliose che il corno<br />

proferiva. È bene notare che, sebbene il tribunale sia di già in assise, <strong>la</strong> bestia<br />

continua nondimeno a proferire delle parole orgogliose. - La ripetizione del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

“io guardavo” e l’espressione “fino a che” indica che questo stato di cose si<br />

prolunga per un certo tempo. Questa coesistenza del tribunale e del<strong>la</strong> quarta bestia è<br />

96<br />

Simbolo del<strong>la</strong> santità.<br />

97<br />

Una descrizione più partico<strong>la</strong>reggiata <strong>la</strong> troviamo in Ezechiele 1:4-14.<br />

98<br />

È l’emblema del<strong>la</strong> vita divina che irresistibilmente si spande in tutto l’universo.<br />

99<br />

È <strong>la</strong> corte celeste (Salmo 68:18; 1 Re 22:19; Deuteronomio 33:2; Salmo 103:20).<br />

100<br />

Vedere: Luzzi, ed. Sa<strong>la</strong>ni, La Bible Annotée, Rinaldi.<br />

101<br />

SHEA H. William, Études sur l’interprétation prophétique, Washington 1992, p. 135.<br />

102<br />

Salmo 2:7: Isaia 11:4.<br />

103<br />

CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, t. V, Daniel, Paris 1900, p. 688, nota.<br />

104<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, t. III, Paris 1849, p. 44<br />

105<br />

ROBINSON Thomas, A homiletical Commentary on the Book of Daniel, New York 1892, p. 139; cit. da A.F.<br />

Vaucher, Le Jugement, p. 12.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 517


CAPITOLO XIII<br />

un partico<strong>la</strong>re che non bisogna negligere. Si vede che i fatti qui enumerati non sono<br />

assolutamente successivi, ma che essi si sviluppano simultaneamente». 106<br />

Riteniamo che sia opportuno riportare le considerazioni di W. Shea sul tempo in<br />

cui avviene questo giudizio, secondo il testo del capitolo VII di Daniele.<br />

Daniele VII:8-14 Daniele VII:20-22 107 Daniele VII:24-27<br />

1. Il piccolo corno s’in- - Il piccolo corno si - Il piccolo corno si<br />

nalza;<br />

eleva;<br />

eleva;<br />

2. Tre corna vengono - Le tre corna vengono - Le tre corna vengono<br />

abbattute;<br />

abbattute;<br />

abbattute;<br />

3. Par<strong>la</strong> con arroganza; - Par<strong>la</strong> con arroganza - Par<strong>la</strong> con arroganza;<br />

4. - - Perseguita i santi; - Perseguita i santi;<br />

5. - - - Cambia leggi e tempi;<br />

6. L’Antico dei giorni - L’Antico dei giorni vie- -<br />

viene;<br />

ne<br />

7. Il giudizio si insedia; - Giudizio in favore dei<br />

santi;<br />

- Il giudizio si insedierà<br />

8. Il corpo del<strong>la</strong> bestia è<br />

bruciato<br />

- - Il corno è distrutto<br />

9. Il Regno del Figlio - - Il Regno del Figlio del-<br />

dell’uomo;<br />

l’uomo<br />

10. - l Regno ai santi. - Il Regno ai santi.<br />

«Il giudizio di Daniele VII, come è presentato nel suo contesto a partire da una<br />

analisi letterale, tematica e linguistica, occupa un posto chiave nel contesto profetico.<br />

È il giudizio, in effetti, che segna <strong>la</strong> transizione tra i regni di questo mondo e il<br />

regno eterno di Dio. Questo fatto costituisce di già una indicazione dell’epoca di<br />

questo giudizio. Ma l’interpretazione degli altri simboli di questo capitolo permettono<br />

una cronologia ancora più precisa.<br />

È logico affermare che questo giudizio si compia nell’ultima tappa del<strong>la</strong> carriera<br />

del piccolo corno. Poiché è allora soltanto che esso è nelle condizioni di compiere<br />

tutti gli aspetti del<strong>la</strong> sua opera predetta dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

Bisogna anche notare che <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> potenza del piccolo corno costituisce una<br />

delle conseguenze di questo giudizio. Abbiamo quindi delle forti ragioni di pensare<br />

106 La Bible Annotée, o.c., p 289<br />

107 Daniele 7:22 viene tradotto: «giunse il vegliardo. Allora il potere di giudicare fu dato ai santi dell’Altissimo, e<br />

venne il tempo che i santi ebbero il regno». Nei confronti di questi santi al versetto precedente il corno faceva guerra.<br />

<strong>Quando</strong> ai santi è stato dato questo potere di giudicare? Se si mantiene questa traduzione si deve pensare a quanto il<br />

Nuovo Testamento dice in Matteo 19:28; 1 Corinzi 6:2 e corrisponde a quello che faranno durante il millennio come<br />

descritto in Apocalisse 20:4, prima del giudizio universale (20:11-15) e dell’eternità. Se l’espressione «il giudizio fu<br />

dato ai santi» viene tradotta, come <strong>la</strong> grammatica lo permette: «giustizia fu resa ai santi» si ha qui il risultato del<br />

giudizio preliminare. Ci sembra che questa traduzione corrisponda meglio all’insieme del testo. I santi oggetto di<br />

persecuzione, considerati senza valore, vengono rivendicati dal giudizio del cielo.<br />

518<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

che <strong>la</strong> data del giudizio si situi in qualche momento dell’ultima fase del<strong>la</strong> carriera del<br />

piccolo corno, come è indicato in forma generale nei testi indicati sopra.<br />

È l’ultima strofa di questo poema profetico che offre il dato più preciso<br />

concernente <strong>la</strong> data del giudizio. Questa strofa contiene, in effetti, il solo dato<br />

cronologico del capitolo, i tre tempi e mezzo, dei versetti 25 e 26.<br />

La frase “poi verrà il giudizio” - letteralmente: “poi il giudizio si insedierà” segue<br />

immediatamente <strong>la</strong> menzione cronologica dei tre tempi e mezzo di persecuzione e,<br />

utilizzando ancora il verbo all’imperfetto, si dimostra evidente che il giudizio segue<br />

cronologicamente <strong>la</strong> fine del periodo dei tre anni e mezzo.<br />

Se si applica il principio giorno-anno a questo periodo di tempo, che altrove è<br />

presentato in 1260 giorni, 108 e se si mette questo in re<strong>la</strong>zione con gli avvenimenti<br />

storici significativi, si arriva al<strong>la</strong> conclusione che <strong>la</strong> data del 1798 d.C. segna <strong>la</strong> fine<br />

dei tre tempi e mezzo. L’avvenimento del giudizio dovrebbe dunque cominciare<br />

qualche tempo dopo il 1798.<br />

La <strong>profezia</strong> di Daniele VII non determina <strong>la</strong> fine del piccolo corno, ma piuttosto <strong>la</strong><br />

fine del<strong>la</strong> sua opera persecutrice. La <strong>profezia</strong> non precisa neppure quanto tempo<br />

bisognerà aspettare dopo i tre tempi e mezzo perché inizi il giudizio. Questa domanda<br />

avrà <strong>la</strong> sua risposta al<strong>la</strong> luce di Daniele VIII e IX». 109<br />

Questo giudizio è una inchiesta, una investigazione dei libri celesti, viene fatto in<br />

concomitanza con le parole arroganti del piccolo corno. In quel tempo (dopo il 1844),<br />

l’8 dicembre 1854, <strong>la</strong> bocca orgogliosa proferiva i dogmi più inauditi, quello<br />

dell’Immaco<strong>la</strong>ta Concezione e, nel 1870, il XX Concilio Ecumenico Vaticano I<br />

dichiarava l’infallibilità del proprio capo quando par<strong>la</strong> ex cathedra. 110 Due dogmi di<br />

108 Ricordiamo: Apocalisse 12:6,14.<br />

109 W. Shea, o.c., pp. 130-132.<br />

110 Scrive Mons. Robert GROSCHE: «Definendo nel 1870 l’infallibilità del papa, <strong>la</strong> Chiesa anticipava, su un piano più<br />

elevato, quel<strong>la</strong> decisione storica che oggi viene presa sul piano politico: per l’autorità e contro <strong>la</strong> discussione, per il<br />

papa e contro <strong>la</strong> sovranità del Concilio, per il Führer e contro il Par<strong>la</strong>mento» cit. da HASLER August Bernhard, Come il<br />

papa divenne infallibile, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1982, p. 5.<br />

Riportiamo alcuni passaggi dell’intervento del vescovo Joseph Georg STROSSMAYER che prese <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> durante il<br />

Concilio Vaticano I per contestare questo dogma. È ovvio immaginare che il discorso sia stato più volte interrotto da<br />

grida e da inviti ad una azione di forza per allontanarlo. «Ho chiesto a questi venerandi monumenti del<strong>la</strong> verità<br />

(Antico e Nuovo Testamento) di farmi conoscere se il santo pontefice che qui presiede è veramente il successore di S.<br />

Pietro e vicario di Gesù Cristo, nonché dottore infallibile del<strong>la</strong> Chiesa. ... io non ho trovato nul<strong>la</strong> che si avvicini<br />

all’opinione degli ultramontanisti. Inoltre, con mia grandissima sorpresa, io non trovo nei giorni apostolici alcun<br />

accenno ad un papa successore di S. Pietro e vicario di Gesù Cristo... Voi ... direte che io sono un b<strong>la</strong>sfemo; ... direte<br />

che io sono un pazzo. No, Monsignori, io non bestemmio e neppure sono un pazzo. Ora, dopo aver letto l’intero<br />

Nuovo Testamento, io dichiaro di fronte a Dio, con <strong>la</strong> mano levata verso quel gran crocifisso, che non ho trovato<br />

alcuna traccia del papato qual esso esiste attualmente. Se Simone, figlio di Giona, fosse stato quello che noi crediamo<br />

essere oggi Sua Santità Pio IX, è sorprendente che Egli (Gesù) non abbia detto loro: “<strong>Quando</strong> sarò salito al Padre, voi<br />

tutti obbedirete a Simone Pietro nel<strong>la</strong> stessa maniera in cui obbedite a me. Io lo stabilisco mio vicario in terra”...<br />

Promise loro dodici troni, uno per ciascuno, senza dire che tra questi troni uno sarebbe stato più elevato degli altri,<br />

quello di Pietro.... Se Egli avesse desiderato costituire Pietro suo vicario gli avrebbe dato il comando supremo sopra<br />

l’intero esercito spirituale. Cristo proibisce a Pietro e ai suoi colleghi di regnare e di esercitare signoria o di avere<br />

autorità sopra i fedeli come i re delle nazioni (Luca 22:5). Se S. Pietro fosse stato scelto come Papa, Gesù non avrebbe<br />

par<strong>la</strong>to in quel<strong>la</strong> maniera.... Se Pietro fosse stato considerato Papa, avrebbero i suoi colleghi permesso che egli fosse<br />

mandato con S. Giovanni in Samaria ad annunciare l’Evangelo ...? Che pensereste, venerabili fratelli, se in questo<br />

momento noi ci permettessimo di mandare Sua Santità Pio IX e Sua Eccellenza Monsignor P<strong>la</strong>ntier al Patriarca di<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 519


CAPITOLO XIII<br />

Costantinopoli per costringerlo a por fine allo scisma d’Oriente?... L’apostolo (Pietro) fu presente al Concilio come<br />

pure tutti gli altri, eppure non fu lui a presiederlo, ma S. Giacomo, e i decreti furono promulgati nel nome degli<br />

Apostoli, degli anziani e dei fratelli (Atti 15). È forse così che facciamo noi nel<strong>la</strong> nostra chiesa? Più indago, venerabili<br />

fratelli, più sono convinto che nelle Scritture al figlio di Giona non fu data <strong>la</strong> pretesa supremazia.... Lo stesso apostolo<br />

(Paolo), catalogando gli uffici del<strong>la</strong> Chiesa, menziona gli apostoli, i profeti, gli evangelisti, i dottori e i pastori. È<br />

giusto credere, miei venerabili fratelli, che S. Paolo, il grande apostolo dei Gentili, abbia dimenticato il primo di tali<br />

uffici, il papato, se questo fosse stato d’istituzione divina? La dimenticanza m’appare impossibile, proprio come se<br />

uno storico di questo Concilio non menzionasse neppure una paro<strong>la</strong> di Sua Santità Pio IX.... Se tale primato (di Pietro)<br />

esisteva, se, in una paro<strong>la</strong>, <strong>la</strong> Chiesa aveva nel suo corpo un capo supremo infallibile nell’insegnamento, avrebbe il<br />

grande apostolo delle Gentili tra<strong>la</strong>sciato di farne menzione? Che dirò? Egli avrebbe dovuto scrivere una lunga lettera<br />

su questo importantissimo soggetto... Ora a meno che voi non sosteniate che <strong>la</strong> Chiesa degli Apostoli fosse eretica...,<br />

siamo obbligati a confessare che <strong>la</strong> Chiesa mai fu bel<strong>la</strong>, pura e santa come nei giorni in cui non v’era alcun papa.... Se<br />

l’apostolo (Pietro) fosse stato ciò che noi diciamo, cioè vicario di Gesù Cristo in terra, è naturale che egli per primo<br />

avrebbe dovuto saperlo. E, se egli lo sapeva, com’è che neppure una volta ha agito da papa? ... Se voi volete sostenere<br />

ch’egli (Pietro) fu papa, dovete per naturale conseguenza sostenere altresì che fu ignorante di tale carica. ... <strong>la</strong> chiesa<br />

non pensò mai che potesse esservi un papa. Per sostenere il contrario bisogna interamente ignorare tutti gli scritti sacri.<br />

... Scaligero uomo dottissimo, non esitò a dire che l’episcopato e <strong>la</strong> residenza di S. Pietro a Roma dovrebbero<br />

annoverarsi fra le ridicole leggende... Non trovando alcuna traccia di papato ai tempi degli apostoli, mi dissi: troverò<br />

qualcosa negli annali del<strong>la</strong> Chiesa. Ebbene, ... ho cercato un papa nei primi quattrocento anni e non l’ho affatto<br />

trovato. ... Agostino.... fu segretario di un noto Concilio. Nei decreti di quel<strong>la</strong> venerabile assemblea è possibile<br />

trovare...: “Chiunque s’appellerà a quelli d’oltremare non sarà ricevuto nel<strong>la</strong> comunione d’alcuno in Africa”. I vescovi<br />

africani riconoscevano così poco il vescovo di Roma, da minacciare di scomunica chi avesse inteso riferirsi per<br />

qualsiasi cosa a lui. ... Una delle leggi di Giustiniano dice: “Decretiamo, dopo <strong>la</strong> definizione di quattro concili, che il<br />

santo papa dell’antica Roma sarà il primo dei vescovi e che l’altissimo arcivescovo di Costantinopoli, che è <strong>la</strong> nuova<br />

Roma, sarà il secondo”. ... L’importanza del vescovo di Roma deriva non da un potere divino, ma dal<strong>la</strong> nobiltà del<strong>la</strong><br />

città stessa. ... L’imperatore Teodosio II promulgò una legge con <strong>la</strong> quale stabilì che il patriarca di Costantinopoli<br />

doveva avere <strong>la</strong> stessa autorità di quello di Roma (leg. cod. de sacr. ecc.). I Padri del Concilio di Calcedonia posero i<br />

vescovi del<strong>la</strong> nuova e dell’antica Roma sullo stesso piano per ogni cosa anche ecclesiastica (can. 28). ... (Il) vescovo<br />

universale S. Gregorio I, credendo che i suoi successori non avrebbero mai pensato di adornarsene, scrisse queste<br />

memorabili parole: “Nessuno dei miei predecessori ha voluto prendere questo nome profano, perché quando un<br />

patriarca si dà il nome di universale, il titolo di patriarca ne soffre. Lungi dai Cristiani il desiderio di darsi un titolo che<br />

porti discredito sui loro fratelli!”. ... Monsignor Dupanloup..., ha detto, e con ragione, che, se noi dichiariamo Pio IX<br />

infallibile, dobbiamo necessariamente sostenere che tutti i suoi predecessori furono anch’essi infallibili. Ebbene,<br />

venerabili fratelli, qui <strong>la</strong> <strong>storia</strong> alza <strong>la</strong> sua voce ad assicurarci che alcuni papi hanno errato.... Papa Vittore (192) prima<br />

approvò il Montanesimo, poi lo condannò. Marcellino (292-303) fu ido<strong>la</strong>tra: entrò nel tempio di Vesta e offrì<br />

l’incenso al<strong>la</strong> dea... Libero (358) consentì al<strong>la</strong> condanna di Atanasio e fece una professione di Arianesimo per essere<br />

richiamato dall’esilio e ristabilito nel<strong>la</strong> sua sede. Onorio (625) aderì al Monoteismo.... Gregorio I (590-604) chiama<br />

anticristo chiunque prende il nome di vescovo universale, mentre Bonifacio III (607,608) si fece dare questo titolo<br />

dall’imperatore parricida Foca. Pasquale II (1088-1089) ed Eugenio III (1145-1153) autorizzarono il duello; Giulio II<br />

(1509) e Pio IV (1560) revocarono tale concessione. Adriano II (867-872) dichiarò validi i matrimoni civili; Pio VII<br />

(1823) li condannò. Sisto V (1585-1590) pubblicò una edizione del<strong>la</strong> Bibbia e con una bol<strong>la</strong> ne raccomandò <strong>la</strong> lettura;<br />

Pio VII condannò tale lettura. Clemente XIV (1769-1774) abolì l’ordine dei Gesuiti, permesso da Paolo III, e Pio VII<br />

lo ristabilì.... Se dunque voi proc<strong>la</strong>mate <strong>la</strong> infallibilità del papa attuale, voi dovete persino provare - il che è<br />

impossibile - che i papi non si contraddissero mai l’un l’altro; dovete giungere a dichiarare che lo Spirito Santo ha<br />

rive<strong>la</strong>to a voi che l’infallibilità del papato data soltanto dal 1870. Siete disposti a tanto? Anche se voi faceste passare<br />

l’intero Tevere sopra <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, non potrete cancel<strong>la</strong>rne una so<strong>la</strong> pagina. ... Papa Vigilio (538) comprò il papato da<br />

Belisario, luogotenente dell’imperatore Giustiniano. È anche vero che non mantenne <strong>la</strong> promessa e non pagò. È<br />

tuttavia questo è un modo canonico per arrivare al<strong>la</strong> tiara? Il II Concilio di Calcedonia lo ha formalmente<br />

disapprovato. In uno dei suoi canoni voi leggete che “il vescovo, il quale ottenesse l’episcopato per denaro deve essere<br />

rimosso”. Papa Eugenio III imitò Vigilio. S. Bernardo, l’astro luminoso dell’epoca, riprovò il Papa, dicendogli: “Puoi<br />

mostrarmi in questa grande città di Roma uno che ti riconosca papa senza aver ricevuto oro od argento?”. Venerabili<br />

fratelli, può essere ispirato dallo Spirito Santo un papa che apre una banca alle porte del tempio? Voi conoscete <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> di papa Formoso... Stefano II fece riesumare il corpo di lui vestito degli abiti pontifici, ne fece troncare le dita<br />

già use al<strong>la</strong> benedizione e lo gettò quindi nel Tevere, dichiarandolo spergiuro ed illegittimo. Egli fu poi imprigionato<br />

dal popolo, avvelenato e strango<strong>la</strong>to. ... Romano successore di Stefano, e, dopo di lui, Giovanni X riabilitarono <strong>la</strong><br />

memoria di Formoso.... Il colto Cardinale Baronio, (annali del 897) par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> corte papale... dice: “Come<br />

appariva <strong>la</strong> chiesa romana in quei giorni? Quanto infamia? Soltanto cortigiani onnipotenti governavano Roma; erano<br />

essi a prendere, dare e togliere prebende vescovili e, orribile a dirsi, giunsero a porre sul trono di S. Pietro i loro<br />

520<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

un’importanza straordinaria per l’unità del cattolicesimo e per <strong>la</strong> conquista del<br />

mondo.<br />

Precisava l’abate J. Fabre d’Envieu: «Il piccolo corno è chiamato qui bestia,<br />

perché questo corno manifesta, riassunta qui, <strong>la</strong> bestia stessa di cui esso possiede tutto<br />

il veleno: <strong>la</strong> cattiveria del potere pagano e anti-Dio arriva al suo paradosso in questo<br />

corno; ed è in questo corno che <strong>la</strong> bestia viene definitivamente uccisa». 111<br />

Come abbiamo scritto sopra in Israele dal giorno del giudizio, inaugurato con <strong>la</strong><br />

festa delle trombe, sino al giorno dello Yom Kippur, celebrato dopo dieci giorni, tutti<br />

gli abitanti del<strong>la</strong> terra venivano passati in rassegna davanti all’Eterno. L’opera di<br />

giudizio preliminare storicamente inizia nell’autunno del 1844. Quest’opera che si<br />

compie prima del ritorno di Cristo ha lo scopo di dimostrare agli esseri celesti in che<br />

modo <strong>la</strong> grazia di Dio ha veramente trasformato il cuore degli uomini e il suo amore<br />

ha preso fissa dimora nel<strong>la</strong> loro vita.<br />

«In un universo in cui milioni di esseri sprofonderanno nelle tenebre eterne, Egli<br />

(Dio) deve giustificare l’elezione a vita eterna di quelli che credono». 112<br />

«Lo scopo di questa investigazione ... non è quello di permettere a Dio di accertare<br />

<strong>la</strong> verità su ognuno, ma piuttosto di espor<strong>la</strong>, di rive<strong>la</strong>r<strong>la</strong> al suo universo morale». 113<br />

Questo giudizio preliminare esprime una sentenza:<br />

- sul piccolo corno, sui nemici di Dio e del suo popolo: Daniele VII:11,26;<br />

Apocalisse XIX:2, che comporta:<br />

a) l’esautorazione del piccolo corno,<br />

b) <strong>la</strong> sua distruzione (versetto 27),<br />

c) al ritorno di Gesù, <strong>la</strong> resurrezione di una parte degli ingiusti che subiranno poi<br />

una eterna infamia (XII:2);<br />

- sul<strong>la</strong> Chiesa: 1 Pietro IV:17 114 che comporta:<br />

amori”. ... perché Genebardo, il grande adu<strong>la</strong>tore dei papi, osò dire nelle sue Cronache per l’anno 901: “Questo secolo<br />

è sfortunato, perché durante circa centocinquant’anni i papi sono decaduti da tutte le virtù dei loro predecessori e sono<br />

<strong>diventa</strong>ti apostati piuttosto che apostoli”. ... Borio... par<strong>la</strong>ndo di Giovanni XI (931), figlio naturale di papa Sergio e di<br />

Marozia, scrisse nei suoi annali: “La santa Chiesa, cioè <strong>la</strong> chiesa romana, è stata vilmente corrotta da un tale mostro”.<br />

Giovanni XII, eletto papa all’età di 18 anni per le trame dei cortigiani non fu certo migliore del suo predecessore....<br />

Sorvolo su Alessandro VI, padre e amante di Lucrezia; evito Giovanni XXIII, il quale a causa di simonia e<br />

d’immoralità, fu deposto dal sacro Concilio di Costanza. ... Dovete come logica conseguenza sostenere l’illegalità<br />

del<strong>la</strong> nomina di Martino V (1417). ... Se voi decretate l’infallibilità del presente vescovo di Roma, dovete accettare<br />

anche quel<strong>la</strong> di tutti i predecessori, senza esclusione di alcuno.... Se essi (gli Apostoli) potessero uscire dalle loro<br />

tombe, parlerebbero forse un linguaggio differente dal mio?... essi vi mostreranno che il papato ha deviato<br />

dall’Evangelo del Figlio di Dio... osereste dir loro: noi preferiamo l’insegnamento dei nostri papi, preferiamo il nostro<br />

Bel<strong>la</strong>rmino, preferiamo il nostri Ignazio di Loyo<strong>la</strong> a voi?... Se Colui che regna al di sopra volesse punirci... non<br />

avrebbe bisogno di permettere che i soldati di Garibaldi si traggano fuori dal<strong>la</strong> città eterna. Egli dovrebbe solo <strong>la</strong>sciare<br />

che noi facessimo di Pio IX un dio, come abbiamo fatto del<strong>la</strong> beata Vergine una dea. Fermatevi... fermatevi sull’orlo<br />

di quest’orrendo precipizio. Salvate <strong>la</strong> Chiesa dal naufragio...» Seme del Regno, mensile del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo, luglio<br />

1954, pp. 215-232.<br />

111 J Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 558.<br />

112 NORVAL P. Pease, Con Cristo nel Santuario Celeste, in Il Messaggero Avventista, novembre 1965, p. 12.<br />

113 BACCHIOCCHI Samuele, La Speranza dell’Avvento, ed. A.d.V., Falciani 1987, p. 217.<br />

114 In testo dell’apostolo Pietro non ha valore profetico, esprime un principio. «Qui qualcuno può opporre Giovanni<br />

3:18; 5:24,29, due dichiarazioni di Gesù che sembrano esentare i credenti dal giudizio e riservare questo agli<br />

increduli. Ma l’apostolo Paolo non ha affermato che bisogna tutti comparire davanti al tribunale di Cristo? (2 Corinzi<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 521


CAPITOLO XIII<br />

a) <strong>la</strong> condanna del<strong>la</strong> prostituta, <strong>la</strong> cristianità colpevole di apostasia, Apocalisse<br />

XVII:1;<br />

b) <strong>la</strong> riabilitazione del<strong>la</strong> sposa dell’Agnello: Apocalisse XIX:6-8;<br />

c) il ricevimento del regno (versetto 22).<br />

«Se il piccolo corno simboleggia il papato, come credono numerosi interpreti...,<br />

questo giudizio avrà a che fare con una istituzione che fa professione di cristianesimo.<br />

Questo simbolo è stato generalmente applicato al papato quale governante di una<br />

vasta comunità di credenti. Ciò implica milioni di credenti che si sottomettono al<strong>la</strong><br />

sua giurisdizione. Sembra dunque normale che il giudizio di questa potenza, pretesa<br />

cristiana, implichi un esame dei casi delle persone che hanno seguito le sue direttive:<br />

siano esse sincere o meno, siano informate correttamente o meno? Per conseguenza il<br />

giudizio del piccolo corno sembra supporre una inchiesta che concerne il caso di<br />

milioni di persone che hanno seguito Dio sottomettendosi a questo potere che<br />

pretendeva di rappresentarlo. Identificare il piccolo corno con il papato non suppone<br />

per nul<strong>la</strong> che il giudizio su coloro che vi hanno aderito sarà sfavorevole per il solo<br />

fatto di questa adesione. Ciò non vuole dire che tutti coloro che, al di fuori di questa<br />

istituzione, fanno professione di credere in Dio saranno automaticamente c<strong>la</strong>ssificati<br />

fra i “santi dell’Altissimo” e per conseguenza eleggibili per il Regno di Dio. Per<br />

coloro che passeranno in giudizio, <strong>la</strong> questione decisiva si baserà sul modo con il<br />

5:10)? Il credente comparirà sicuramente secondo Romani 14:10; 2 Corinzi 5:10, ma per essere riconosciuto salvato e<br />

ricevere il suo posto nel regno (Matteo 25)» GODET Frédéric, Commentaire sur l’Evangile de S. Jean, t. II, 3 a ed.,<br />

Neuchâtel 1885, p. 263. «Lo scopo di questa affermazione (Giovanni 5:29) è di tranquillizzare il credente ricordando<br />

che ha un pegno assicurato di giustificazione per l’ultimo giorno. Colui che crede al Figlio, cioè in Gesù, non viene in<br />

giudizio per essere condannato. Tuttavia è giudicato per <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> gloria che ha da ricevere» GINDRAUX Jules<br />

Frédéric Édouard, La Finale de l’Histoire, Genéve 1918, n. 67. «In questa dichiarazione (Giovanni 5:28,29) Gesù<br />

presenta <strong>la</strong> resurrezione dei “buoni” e quel<strong>la</strong> dei “malvagi” come se si verificassero contemporaneamente (vedere<br />

Matteo 25:32; Luca 11:32). Tuttavia, Giovanni, nell’Apocalisse, distingue due resurrezioni, <strong>la</strong> prima si verifica<br />

all’inizio del millennio e <strong>la</strong> seconda dopo “che saranno compiuti i mille anni” Apocalisse 20:4,5. Il fatto è più<br />

importante delle fasi. Ad una mente scientifica moderna, le due dichiarazioni appaiono in aperta contraddizione.<br />

Tuttavia, gli scrittori biblici non hanno alcuna difficoltà a conciliare le due dichiarazioni, poiché per essi <strong>la</strong> certezza<br />

era più importante del<strong>la</strong> modalità del<strong>la</strong> resurrezione. Infatti, molti riferimenti al<strong>la</strong> resurrezione citano il fatto piuttosto<br />

che le fasi o il modo in cui l’evento si sarebbe verificato» S. Bacchiocchi, o.c., , p. 216. SCHROEDER Alfred si esprime<br />

così a proposito dei due passi dell’evangelo di Giovanni: «Queste dichiarazioni non significano che il cristiano non ha<br />

niente a che fare con il giudizio supremo, ma so<strong>la</strong>mente che può considerare questo giudizio con <strong>la</strong> serenità di colui<br />

che è assicurato da Cristo di non essere per nul<strong>la</strong> condannato. Per lui, il giudizio sarà l’atto solenne con il quale Dio<br />

riconoscerà che è perfettamente salvato in Cristo (confr. Romani 5:9-11)» Épître de Paul aux Romains, Lausanne<br />

1912, pp. 185,186. «I credenti sfuggono al<strong>la</strong> perdizione eterna, ma le loro opere devono essere esaminate, perché <strong>la</strong><br />

loro ricompensa debba essere fissata» PACHE René, Le Retour du Seigneur, Vennes sur Lausanne 1948, p. 406.<br />

Questo insegnamento del giudizio dei credenti, del popolo di Dio è evidente nell’Antico Testamento. Scrive il<br />

prof. W. Shea: «I due terzi dei giudizi che provengono dal santuario di Dio (tabernacolo o tempio terrestre, o tempio<br />

celeste) implica direttamente il popolo di Dio. Sui 28 passi che trattano del giudizio proveniente dal santuario, 20<br />

riguardano il popolo di Dio. Considerando che questi testi rappresentano un giudizio in picco<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>, quello di<br />

Daniele 7, che ne costituisce il retroscena, ne consegue che il popolo di Dio sarà più implicato in occasione di questo<br />

giudizio ultimo.... Tutti i testi dell’Antico Testamento, che si riferiscono al libro di Dio nel cielo lo fanno in un modo o<br />

nell’altro in re<strong>la</strong>zione con il popolo di Dio, piuttosto che con i suoi nemici. Questi testi paralleli suggeriscono che i<br />

libri presentanti nel<strong>la</strong> scena del giudizio di Daniele 7 contengono un rapporto delle azioni del popolo di Dio. La stessa<br />

idea dei libri si ritrova nel Nuovo Testamento. Paolo par<strong>la</strong> del libro del<strong>la</strong> vita nel quale sono scritti i nomi dei suoi<br />

compagni d’opera (Filippesi 4:3). Il libro del<strong>la</strong> vita è menzionato sei volte in Apocalisse 3:5; 13:8; 17:8; 20:12,15;<br />

21:27. In due passi è identificato come il libro dell’Agnello (13:8; 21:27)» o.c., pp. 138,139. In Apocalisse 20:12 si<br />

par<strong>la</strong> «dei libri che furono aperti» con i quali si tiene il giudizio finale dopo il millennio e si giudicheranno i non<br />

salvati. Sono questi libri gli stessi visti da Daniele per il giudizio preliminare?<br />

522<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

quale essi sono stati salvati, come <strong>la</strong> salvezza è stata a loro annunciata... Noi<br />

dobbiamo prestare attenzione alle parole d’avvertimento che Gesù ha rivolto a tutti<br />

coloro che si rec<strong>la</strong>mano al suo nome: Matteo VII:21-23; XXV:44-46». 115<br />

Questa azione di giudizio, di inchiesta, da parte di Dio nei confronti del<strong>la</strong> sua<br />

Chiesa prima dell’unione di Cristo con <strong>la</strong> sua sposa, è riportata nel<strong>la</strong> parabo<strong>la</strong> di Gesù<br />

dell’invito alle nozze. 116<br />

Dopo che «<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> delle nozze fu ripiena di commensali, il re entrò per vedere<br />

quelli che erano a tavo<strong>la</strong>, notò quivi un uomo che non vestiva l’abito delle nozze. E<br />

gli disse: “Amico, come sei entrato qua senza avere un abito da nozze?” E colui ebbe<br />

<strong>la</strong> bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: “Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle<br />

tenebre di fuori. Ivi sarà il pianto e lo stridore dei denti». In questa parabo<strong>la</strong>, gli<br />

invitati sono coloro che hanno accettato l’invito al banchetto. Il re è il padre dello<br />

sposo. I servitori sono gli spiriti amministratori, mandati a servire a pro di quelli che<br />

hanno da ereditare <strong>la</strong> salvezza. 117 Il matrimonio rappresenta l’unione del<strong>la</strong> divinità<br />

con l’umanità, mentre il vestito dei commensali simboleggia il carattere che devono<br />

manifestare tutti coloro che parteciperanno a queste nozze. 118 Nel costume orientale<br />

l’abito era un dono offerto all’ospite. 119 Nel<strong>la</strong> nostra parabo<strong>la</strong> raffigura il risultato<br />

del<strong>la</strong> grazia che rende giusti. Al<strong>la</strong> Chiesa di Laodicea, <strong>la</strong> Chiesa del tempo del<br />

giudizio dei popoli, il Signore dice: «Io ti consiglio di comprare da me dell’oro<br />

affinato col fuoco affinché tu arricchisca; e delle bianche vesti, affinché tu ti vesta e<br />

non apparisca <strong>la</strong> vergogna del<strong>la</strong> tua nudità». 120 Questo vestito che viene offerto non<br />

ha nul<strong>la</strong> dell’autosalvezza umana perché «tutta <strong>la</strong> nostra giustizia è come un panno di<br />

mestruo». 121 Ogni azione umana è contaminata dal peccato, ma lo sposo è venuto in<br />

mezzo agli uomini a togliere il peccato del mondo.<br />

Che in cielo si compia un’opera di giudizio che porterà a una sentenza di salvezza<br />

o di perdizione lo si deduce da quanto viene detto in Apocalisse.<br />

Il Signore è presentato all’inizio del libro di Giovanni come il Figlio dell’uomo<br />

che cammina in mezzo ai sette cande<strong>la</strong>bri d’oro, in abiti sacerdotali, con degli occhi<br />

come di fiamme di fuoco e una spada affi<strong>la</strong>ta che gli esce dal<strong>la</strong> bocca. 122 Con queste<br />

sue qualità Gesù può valutare <strong>la</strong> sua Chiesa e dirle: «Conosco le tue opere e <strong>la</strong> tua<br />

fedeltà e <strong>la</strong> tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi e hai messo al<strong>la</strong> prova<br />

quelli che si chiamano apostoli e non lo sono... hai costanza e hai sopportato molte<br />

115<br />

W. Shea, in AA.VV., o.c., p. 182.<br />

116<br />

Matteo 22.<br />

117<br />

Ebrei 1:14.<br />

118<br />

Vedere WHITE Ellen, Les Paraboles, Dammarie les Lys, p. 315; ed. italiana, Parole di vita, ed. AdV, Falciani<br />

1990.<br />

119<br />

La Genesi ci mostra che tali vesti da festa appartenevano ai regali dei principi (Genesi 45:22). Il viaggiatore<br />

Pietro del<strong>la</strong> Valle racconta, nel<strong>la</strong> sua lettera quinta da Costantinopoli del 20 marzo 1615, come il Gran Sultano suole<br />

rega<strong>la</strong>re a tutti quelli che vengono ammessi al<strong>la</strong> sua presenza una veste nuova che si mette sopra gli abiti nel<strong>la</strong> solenne<br />

udienza. Viaggi di Pietro del<strong>la</strong> Valle, Venezia 1667, p. 134; cit. FONCK Leopoldo S.I., Le Parabole del Signore, t. I,<br />

Roma 1924, p. 511<br />

120<br />

Apocalisse 3:17,18.<br />

121 Isaia 64:6, traduzione letterale.<br />

122 Apocalisse 1:13-16; vedere Esodo 28:4,31.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 523


CAPITOLO XIII<br />

cose per amor del mio nome e non ti sei stancato. Ma ho questo contro di te: hai<br />

<strong>la</strong>sciato il tuo primo amore.- Io conosco <strong>la</strong> tua tribo<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> tua povertà (ma pur<br />

sei ricco) e le calunnie <strong>la</strong>nciate da quelli che si dicono Giudei e non lo sono, ma sono<br />

una sinagoga di Satana.- Io conosco dove tu abiti, cioè là dove c’è il trono di Satana,<br />

eppure tu mantiene fermamente il mio nome e non rinnegasti <strong>la</strong> mia fede, neppure nei<br />

giorni in cui Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso. Ma ho alcune cose contro di<br />

te: tu hai quivi di quelli che professano <strong>la</strong> dottrina di Ba<strong>la</strong>am... (e) di quelli che<br />

professano <strong>la</strong> dottrina dei Nico<strong>la</strong>iti.- Io conosco le tue opere, il tuo amore e <strong>la</strong> tua<br />

fede e il tuo ministero e <strong>la</strong> tua costanza, e le tue opere ultime sono più abbondanti<br />

delle prime. Ma ho questo contro di te: tu tolleri quel<strong>la</strong> donna Jezebel..., io sono colui<br />

che investigo le reni e i cuori; e darò a ciascuno di voi secondo le opere vostre.- Io<br />

conosco le tue opere, hai nome di vivere e sei morto. Sii vigi<strong>la</strong>nte e rafferma il resto<br />

che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere compiute nel cospetto del mio<br />

Dio.- Io conosco le tue opere e ti ho posto innanzi una porta aperta... Perché tu hai<br />

serbato <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> mia costanza, anch’io ti guarderò dall’ora del cimento.- Io<br />

conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente... Poiché tu dici: “Io sono ricco,<br />

e mi sono arricchito e non ho bisogno di nul<strong>la</strong>”, tu non sai che sei infelice fra tutti, e<br />

miserabile e povero e cieco e nudo». 123<br />

Questo giudizio, che si estende nell’arco di tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa, è reso<br />

manifesto agli esseri celesti nel tempo del giudizio preliminare, che si svolgerà in<br />

cielo. Il Signore presenterà i risultati del<strong>la</strong> sua opera in favore del<strong>la</strong> Chiesa e si<br />

esprimerà una valutazione definitiva che avrà come risultato <strong>la</strong> resurrezione per gli<br />

uni, al ritorno del Figlio dell’uomo, o il rimanere nel<strong>la</strong> tomba per gli altri, 124 il<br />

passaggio dal<strong>la</strong> vita all’eternità per coloro che saranno viventi al<strong>la</strong> sua venuta, dal<strong>la</strong><br />

vita al<strong>la</strong> morte per chi non ha fatto propria <strong>la</strong> misericordia dell’Altissimo. 125 Con <strong>la</strong><br />

spada che esce dal<strong>la</strong> sua bocca il Figlio dell’uomo, quando ritornerà, esprimerà il<br />

giudizio sulle nazioni, 126 e <strong>la</strong> falce mieterà <strong>la</strong> messe per l’eternità. 127<br />

L’Apocalisse presenta Gesù come Figlio dell’uomo nel<strong>la</strong> sua opera di giudice<br />

del<strong>la</strong> Chiesa e delle nazioni. Scrive H. Kiesler: con questo «titolo di Figlio dell’uomo,<br />

è implicito il suo ruolo di giudice nel giudizio che precede l’avvento» 128 di cui<br />

Daniele VII:9,10,13,14 dà una descrizione.<br />

Tutti coloro che credono nel Signore, si sono battezzati in Cristo e hanno con lui<br />

un legame come il tralcio e <strong>la</strong> vite, sono rivestiti di Cristo, del<strong>la</strong> sua giustizia, del<strong>la</strong><br />

sua santità. 129 Così <strong>la</strong> propria nudità, <strong>la</strong> propria miseria viene coperta, cancel<strong>la</strong>ta e<br />

l’Eterno vede nell’uomo il figlio prodigo con <strong>la</strong> veste del festino, cioè rivestito del<br />

legame dell’unione con Cristo, <strong>la</strong> cui grazia guarisce l’uomo e gli permette di vivere<br />

123<br />

Apocalisse 2:2-4,9,13,14,19,20,23; 3:2,8,10,15-17.<br />

124<br />

Giovanni 5:27,28.<br />

125<br />

Matteo 25:31-34,41,46.<br />

126<br />

Apocalisse 19:13-15,21.<br />

127<br />

Apocalisse 14:14,15.<br />

128<br />

KIESLER Herbert, in AA.VV, Symposium on Reve<strong>la</strong>tion, Book II, Frank B. Holbrook, Editor, Silver Spring 1992,<br />

p. 417.<br />

129<br />

Isaia 61:10; Ga<strong>la</strong>ti 3:27; 1 Corinzi 1:30.<br />

524<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>. «Chi osserva i suoi comandamenti dimora in lui, ed Egli in esso. E da<br />

questo conosciamo che Egli dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato. E da questo<br />

sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti». 130 «L’abito<br />

delle nozze è dunque <strong>la</strong> giustizia interna, <strong>la</strong> santificazione che si ottiene col<br />

pentimento e <strong>la</strong> fede nel Salvatore». 131 Colui che è rivestito dell’abito delle nozze<br />

manifesta nel<strong>la</strong> sua vita <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> divina, cresce e si sviluppa secondo <strong>la</strong> legge di Dio<br />

iscritta nel suo cuore. Il re quindi, prima delle nozze, prima che suo Figlio venga per<br />

dare l’eternità a coloro che lo attendono, il premio ai suoi santi, entra nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> del<br />

convito per vedere se gli invitati sono tutti quanti rigenerati, hanno riposto <strong>la</strong> loro<br />

fiducia in lui, si sono separati dal male, in una paro<strong>la</strong> se hanno l’abito del giustificato<br />

per fede, e gioiscono del<strong>la</strong> pace con Dio. Colui che solo in apparenza ha accettato<br />

l’invito ma non ha fatto l’esperienza del<strong>la</strong> nuova nascita, avrà il suo nome cancel<strong>la</strong>to<br />

dal libro del<strong>la</strong> vita e sarà gettato fuori dove ci sono tenebre e deso<strong>la</strong>zione. Nel<strong>la</strong><br />

parabo<strong>la</strong> il colpevole non ha nessuna risposta da dare a sua discolpa e ciò prova che il<br />

re aveva offerto tempo e occasioni.<br />

Il Nuovo Testamento a diverse riprese propone indirettamente, non in forma<br />

esplicita, l’insegnamento del giudizio preliminare.<br />

<strong>Quando</strong> «il Figlio dell’uomo verrà nel<strong>la</strong> gloria del Padre suo, con i suoi angeli,<br />

allora renderà a ciascuno secondo l’opera sua». 132 «In questa ed in altre simili<br />

dichiarazioni l’avvento è percepito come il tempo del<strong>la</strong> consegna delle ricompense o<br />

delle punizioni, e non del<strong>la</strong> valutazione di ciò che ogni persona merita. In nessuna<br />

dichiarazioni fatta da Gesù viene fatto cenno a una tradizionale grande assise che sarà<br />

insediata al Suo ritorno per investigare e determinare il destino di ogni persona<br />

vissuta». 133 «Anche l’idea del<strong>la</strong> separazione che si verificherà al<strong>la</strong> venuta di Cristo tra<br />

i salvati e i perduti presuppone un giudizio che precede l’avvento». 134 Questo<br />

insegnamento di Gesù, di un giudizio preliminare che precede il suo ritorno, è<br />

presentato nelle parabo<strong>la</strong> delle zizzanie e del buon grano, del<strong>la</strong> separazione dei buoni<br />

e cattivi, dei due che <strong>la</strong>vorano al<strong>la</strong> stessa macina o dormono nello stesso letto, di cui<br />

uno sarà preso l’altro <strong>la</strong>sciato. 135<br />

Le descrizioni di Paolo 136 escludono <strong>la</strong> possibilità di un giudizio investigativo<br />

universale costituito e diretto da Cristo al<strong>la</strong> sua seconda venuta. Ciò può essere<br />

dedotto dal<strong>la</strong> successione degli eventi dati dall’Apostolo in 1 Tessalonicesi IV:<br />

a) gloriosa discesa di Cristo dal cielo (versetto 16);<br />

130 1 Giovanni 3:24; 2:3.<br />

131 L. Bonnet, o.c., t. I, p. 174.<br />

132 Matteo 16:27; vedere 25:31,32.<br />

133 S. Bacchiocchi, o.c., p. 217. «La resurrezione per <strong>la</strong> vita o per <strong>la</strong> condanna rappresenta il giudizio esecutivo di<br />

Cristo il quale presuppone <strong>la</strong> fine del giudizio investigativo. In questo testo (Giovanni 5:28,29) Cristo indica che le<br />

persone risusciteranno non per essere giudicate, ma come già giudicate» Idem.<br />

134 Idem, p. 218<br />

135 Matteo 13:29,30; 24:40,41; 25:34,41. «Alcuni hanno interpretato <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> riunione di tutte le genti<br />

davanti a Cristo (Matteo 25:32) come <strong>la</strong> rappresentazione del giudizio investigativo universale che si effettua al<br />

momento del ritorno di Cristo. La descrizione, comunque, contiene soltanto l’invito e <strong>la</strong> condanna (venite, andate) di<br />

Cristo con <strong>la</strong> rispettiva spiegazione e non una indagine su chi fece o non fece opere di misericordia» Idem.<br />

136 1 Tessalonicesi 4:13-18; 2 Tessalonicesi 1:7-10; 1 Corinzi 15:51-58.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 525


CAPITOLO XIII<br />

b) resurrezione dei morti in Cristo (versetto 16);<br />

c) trasferimento dei credenti viventi (versetto 17);<br />

d) incontro dei credenti con Cristo (versetto 17);<br />

e) comunione eterna dei salvati con Cristo (versetto 17).<br />

J.A. Seiss fa notare: «La verità è che <strong>la</strong> resurrezione e i cambiamenti che si<br />

verificano “in un battere d’occhio” sui viventi (al momento del ritorno di Gesù), sono<br />

il frutto e <strong>la</strong> concretizzazione di un giudizio precedente. Sono conseguenze di<br />

sentenze già emesse». 137<br />

L’insegnamento del giudizio preliminare prima del ritorno di Cristo, distinto dal<br />

giudizio ultimo, universale, non è stato completamente dimenticato dal<strong>la</strong> cristianità. A<br />

causa dell’apostasia del<strong>la</strong> Chiesa ha subito una sensibile metamorfosi fino al punto di<br />

non essere riconosciuto. La Chiesa, accettando il concetto dell’immortalità<br />

dell’anima, ha trasferito il giudizio preliminare di tutte le persone, prima del ritorno di<br />

Gesù, in giudizio individuale subito dopo <strong>la</strong> morte.<br />

Inizio del giudizio preliminare<br />

che comporta <strong>la</strong> purificazione del santuario celeste<br />

<strong>Quando</strong> inizia il giudizio preliminare che comporta <strong>la</strong> purificazione del santuario<br />

celeste?<br />

L’autore del<strong>la</strong> lettera agli Ebrei scrive: «Era dunque necessario che le cose<br />

raffiguranti quelle nei cieli fossero purificate con questi mezzi (cioè con il sangue dei<br />

sacrifici), ma le cose celesti stesse dovevano esserlo con sacrifici più eccellenti di<br />

questi». 138<br />

«Alcuni - scrive il Maestro Vaucher - hanno trovato strano che si possa par<strong>la</strong>re di<br />

una purificazione del santuario celeste, e si è perfino pronunciata <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> b<strong>la</strong>sfemo.<br />

Ci si assicuri: è l’ispirazione stessa che proc<strong>la</strong>ma <strong>la</strong> necessità di questa purificazione,<br />

Ebrei IX:23. Il santuario terrestre, dimora di Dio in mezzo a Israele, aveva bisogno<br />

d’una purificazione perché Dio consentisse che i peccati confessati fossero trasferiti<br />

nei luoghi santi, in attesa del<strong>la</strong> liquidazione annuale. Così pure, il santuario celeste ha<br />

bisogno di una purificazione finale perché Dio ha permesso al nostro Sommo<br />

Sacerdote di trasferirvi i nostri peccati fino al momento in cui dovranno essere<br />

distrutti per sempre. 139<br />

137<br />

SEISS J.A., The Apocalypse, Phi<strong>la</strong>dephia 1881, p. 18.<br />

138<br />

Ebrei 9:23.<br />

139<br />

«Si è preteso che Gesù fosse entrato direttamente nel luogo santissimo al momento del<strong>la</strong> sua ascensione, senza<br />

fermarsi nel luogo santo, e ci si è appoggiati su alcuni passi dell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei. L’autore di questa lettera<br />

distingue con cura, nel santuario terrestre, tra il servizio quotidiano che si faceva nel luogo santo e il servizio annuale<br />

che si faceva in quello santissimo (Ebrei 9:6,7). Sarebbe ben strano, di conseguenza, che egli non avesse visto una<br />

applicazione da farsi alle due fasi successive dell’opera sacerdotale del Cristo. Se il Cristo fosse entrato nel luogo<br />

santissimo dal<strong>la</strong> sua ascensione, a cosa corrisponderebbe, nel<strong>la</strong> sua opera, il servizio che si faceva tutti i giorni<br />

dell’anno nel luogo santo?<br />

526<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

Si sono anche presentate delle perplessità a proposito del perdono condizionato dei<br />

peccati, come se questa idea contraddicesse i numerosi passi biblici che affermano<br />

che i nostri peccati sono perdonati. Ma Pietro stesso associa <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione dei<br />

peccati con i tempi di refrigerio che devono precedere il ritorno del Signore: Atti<br />

III:20. Così come noi siamo salvati, ma in speranza, glorificati e posti a sedere nei<br />

luoghi celesti in Gesù Cristo, mentre siamo ancora sul<strong>la</strong> terra, in un corpo di<br />

umiliazione, siamo anche perdonati, ma condizionatamente. La liquidazione finale<br />

non avverrà che al<strong>la</strong> fine. Essa è certa; cosa vogliamo di più?». 140<br />

Il santuario celeste è purificato mediante il sacrificio di Cristo al<strong>la</strong> croce. Ma,<br />

trattandosi dell’ultima fase dell’opera sacerdotale del Cristo, dobbiamo stabilire il<br />

momento iniziale di questo giudizio preliminare che comporta poi <strong>la</strong> purificazione.<br />

Il capitolo VIII di Daniele presenta una visione che «concerne il tempo del<strong>la</strong> fine...<br />

(si riferisce) a un tempo lontano». Come abbiamo detto sopra, nel capitolo VII,<br />

l’angelo che spiega <strong>la</strong> visione a Daniele pone il giudizio dopo i 1260 giorni/anni, che<br />

sono scaduti al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo. Al<strong>la</strong> domanda: “Fino a quando?”, il profeta<br />

ode una risposta:<br />

È vero che in diversi passi l’autore dell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei par<strong>la</strong> in maniera generale del servizio che il Cristo<br />

compie nei luoghi santi, senza distinguere espressamente le due fasi successive. È però anche vero che par<strong>la</strong><br />

dell’entrata del Cristo nel luogo santissimo come di già realizzata, ma questo si spiega con le considerazioni seguenti:<br />

1° Al momento in cui lo scrittore ispirato si indirizza ai cristiani di origine ebraica il sacrificio del Cristo, base<br />

essenziale dell’opera mediatrice, era di già consumato. Questo sacrificio racchiudeva tutta <strong>la</strong> salvezza, come <strong>la</strong><br />

ghianda racchiude tutta <strong>la</strong> quercia. Spirando, Gesù aveva potuto gridare: “Tutto è compiuto”. Tutta l’opera<br />

mediatrice del Cristo, compreso l’atto finale del<strong>la</strong> purificazione delle cose celesti, era implicito e come<br />

virtualmente realizzato nel sacrificio del<strong>la</strong> croce (Ebrei 1:3). - Altri autori, pur differenziandosi da noi, hanno<br />

visto che quest’opera di purificazione non è avvenuta al momento del<strong>la</strong> morte di Gesù, ma dopo l’ascensione di<br />

Gesù al cielo: SPICQ C., L’Épïtre aux Hébreux,t. II, Paris 1957, p. 235; STRATHMAN H., L’Épïtre aux Hébreux<br />

1971, p. 74.<br />

2° Tutte le parti del santuario celeste sono state unte in occasione dell’inaugurazione dell’opera sacerdotale del Cristo<br />

nel cielo, immediatamente dopo <strong>la</strong> sua ascensione; per conseguenza Gesù ha dovuto entrare allora nel luogo<br />

santissimo; nondimeno, prima di entrare nel<strong>la</strong> fase terminale del<strong>la</strong> sua opera sacerdotale (luogo santissimo), Gesù<br />

ha dovuto attraversare <strong>la</strong> fase iniziale, compiere <strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> sua opera d’intercessione (luogo santo).<br />

3° Poiché <strong>la</strong> purificazione del santuario celeste è <strong>la</strong> fase finale dell’opera del Cristo, è nel<strong>la</strong> parte profetica del<strong>la</strong><br />

Scrittura che noi dobbiamo cercare l’indicazione dell’epoca di questo avvenimento. L’autore dell’episto<strong>la</strong> agli<br />

Ebrei fa dogmatica, e non <strong>profezia</strong>; s’indirizza prima di tutto ai suoi contemporanei. Ciò che interessava questi era<br />

l’effetto del sacrificio del Cristo e, in una maniera generale, <strong>la</strong> sua opera sacerdotale, piuttosto che l’epoca<br />

dell’ultima fase di questa opera. Per conseguenza, <strong>la</strong> piena conoscenza del<strong>la</strong> dottrina, re<strong>la</strong>tiva al santuario,<br />

so<strong>la</strong>mente abbozzata nel Nuovo Testamento, era riservata all’ultima generazione, <strong>la</strong> generazione contemporanea<br />

dell’atto finale di purificazione.<br />

Ciò che sapeva l’autore dell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei, è che Gesù ha attraversato i cieli in qualità di Sommo Sacerdote<br />

che è penetrato fino al di là del velo che separa il luogo santo dal luogo santissimo, che offre il suo sangue nei<br />

luoghi santi (ta agia): 9:12» VAUCHER Felix Alfred, L’Histoire du Salut, 3 a ed., Dammarie les Lys 1951, pp. 380,<br />

381 Vedere nota seguente.<br />

140 Idem, pp. 380-383.<br />

Possiamo anche dire che <strong>la</strong> lettera agli Ebrei nel presentare il ministero di Gesù nel santuario celeste lo descrive<br />

con le parole del santuario israelitico. I due ambienti del tempio israelitico avevano <strong>la</strong> funzione di presentare i due<br />

ministeri sacerdotali: quello quotidiano e quello annuale. In cielo non c’è un luogo più santo di dove è <strong>la</strong> presenza del<br />

Signore. È <strong>la</strong> sua persona che santifica. Gesù, seduto sul trono del Padre e accanto a Lui, compie le due funzioni<br />

raffigurate dai due ambienti del santuario israelitico: quel<strong>la</strong> quotidiana e quel<strong>la</strong> di giudizio che ha come risultato <strong>la</strong><br />

purificazione, prima del suo ritorno che è seguita dal millennio.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 527


CAPITOLO XIII<br />

«Fino a duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine poi il santuario sarà purificato». 141<br />

Questo linguaggio criptico di 2300 sere e mattine significa 2300 anni, come<br />

numerosi studiosi hanno ampiamente spiegato e dimostrato. 142<br />

Il punto di partenza di questo periodo è fissato nel capitolo IX di Daniele, nel<br />

quale l’angelo riprende <strong>la</strong> spiegazione del<strong>la</strong> visione del capitolo VIII, interrotta dallo<br />

svenimento del profeta. 143<br />

«È chiaro, scriveva Birks nel 1843, che c’è un rapporto evidente tra le visioni del<br />

capitolo VIII e IX di Daniele. È detto delle 70 settimane, che esse sono state tagliate<br />

via in vista di uno scopo determinato; ciò suppone un periodo più lungo del quale<br />

esse fanno parte. Il modo più naturale di spiegare questo tagliare via consiste nel<br />

metterlo in rapporto con l’intero periodo del<strong>la</strong> visione precedente». 144 Ancora prima<br />

di lui, W. Hales, nel 1830, aveva scritto: «Questa <strong>profezia</strong> cronologica (delle 70<br />

settimane) ha come scopo evidente <strong>la</strong> spiegazione del senso del<strong>la</strong> visione precedente,<br />

soprattutto in ciò che concerne <strong>la</strong> sua parte cronologica, i 2300 giorni». 145 Questi<br />

periodi hanno come data di inizio l’anno in cui si è autorizzato Esdra a ricostruire<br />

Gerusalemme e a dare autorità civile, giuridica, legis<strong>la</strong>tiva ed esecutiva ai capi del<br />

popolo di Giuda. Ciò avvenne dopo <strong>la</strong> cattività babilonese, durante il periodo medopersiano,<br />

con l’editto di Artaserse del 457 a.C.<br />

«Quell’anno dunque, il 457 a.C., segna una data memorabile di somma importanza<br />

per il popolo di Dio. È come <strong>la</strong> famosa colonna miliare dell’antico Foro Romano che<br />

costituiva il punto di partenza per <strong>la</strong> misurazione di tutte le strade che da Roma si<br />

s<strong>la</strong>nciavano attraverso il vasto impero. Da questa data si diparte quell’aurea via<br />

tracciata dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> che ci conduce al<strong>la</strong> fine dei tempi, a quel solenne<br />

instal<strong>la</strong>mento del tribunale supremo nel celeste santuario, davanti al quale tutti i nostri<br />

nomi dovranno apparire nel ruolo di accusati per l’eterna decisione del nostro<br />

destino». 146<br />

Se sommiamo 2300 anni al 457 a.C., giungiamo al 1844 d.C., metà del secolo<br />

scorso. Non tutti gli studiosi sono giunti al<strong>la</strong> stessa data.<br />

141<br />

Daniele 8:14. Vedere Daniele 8:17.<br />

142<br />

Vedere da p. 357 e Appendice n. 11.<br />

143<br />

Daniele 9:22,25; 8:27.<br />

«Lo scopo del capitolo 9 è quello di completare il precedente (capitolo 8) dal punto di vista cronologico» scrive L.<br />

DENNEFELD nel suo commentario del libro di Daniele, La Sainte Bible, vol. VII, Les Grands Prophètes, ed. Pirot &<br />

C<strong>la</strong>mer, Paris 1946, p. 689.<br />

Questo rapporto, tra i due capitoli, è stato visto per <strong>la</strong> prima volta nel XVII secolo dal pastore indipendente<br />

anglicano John TILLINGHAST il quale però non ha fissato <strong>la</strong> stessa data di inizio per i 490 e 2300 anni. Johann Philipp<br />

PETRI, pastore di Secknach, in Das nahe tausendjähriges Reich Christi, 1769, e in Gründlicher Beweis zur Auflösung<br />

der Gesichter und Zahlen Daniels, 1784, è il primo a unificare l’inizio dei due periodi profetici, di cui il più breve è <strong>la</strong><br />

parte iniziale. L’idea di Petri ha fatto strada e <strong>la</strong> si ritrova presso Hans WOOD, The Reve<strong>la</strong>tion of St John, London<br />

1787; DAVIS William Cummins, The Millenium Charleston, South Carolina 1808, pp. 16,20,21; Archibald MASON,<br />

Two Essays on Daniel’s Prophetic Number, G<strong>la</strong>sgow 1820; W.W. PYM, Le second Avènement de Christ, Paris 1846;<br />

Apollos HALE, Harmony of Prophecy Chronology, 1846; e poi presso tanti altri.<br />

144<br />

BIRKS Thoma-Rawson, First Elements of Sacred Prophecy, London 1843, p. 359,360; cit. A.F. Vaucher, o.c., pp.<br />

383,384.<br />

145 a<br />

HALES William, A new Analysis of Chronology, vol. II, 2 ed., 1830, p. 517.<br />

146<br />

SPICER William A., Tempi odierni al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, London 1917, p. 227.<br />

528<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

Il Maestro Vaucher riporta 147 che diversi autori protestanti nel XVIII, XIX e XX<br />

secolo erano arrivati, con i loro calcoli, a stabilire le seguenti date:<br />

- 1847<br />

Il pastore evangelico tedesco Johann Philipp Petri, 148 l’aveva già proposta nel 1784,<br />

come risultato dei 2300 giorni-anni; fu seguito dal pastore presbiteriano americano<br />

William Davis, 149 nel 1808; dal predicatore americano Theodor R. Robertson, 150 nel<br />

1826; dal pastore londinese John Hooper, 151 dal giurista svizzero Alphonse Marie<br />

Ferdinand Nicole 152 e dal pastore anglicano inglese William Wol<strong>la</strong>ston Pym, 153 nel<br />

1829; dall’americano Samuel M. Mac Corkle, 154 nel 1830; dal pastore di Chicago<br />

Joshua Lacy Y Wilson, 155 nel 1833, dallo scrittore canadese Adam Hood Burwell, 156<br />

nel 1835; dall’evangelista anglicano Daniel Wilson, 157 nel 1836; dal teologo<br />

luterano tedesco Johann Heinrich Richter, 158 nel 1837; dall’inglese Samuel Kent, 159<br />

nel 1839; dallo scrittore riformato o<strong>la</strong>ndese Hentzepeter Hendrik 160 e dal pastore<br />

tedesco Kelber Leonhard H., 161 nel 1841; dal pastore presbiteriano americano John<br />

Robinson, 162 nel 1843... da Alexander Campbell, 163 nel 1847; dal pastore irviniano<br />

londinese John Owen Tudor 164 e dall’ebreo protestante Joseph Wolff, 165 nel 1855;<br />

147<br />

VAUCHER Alfred Félix, L’homme son origine sa destinée, Dammarie les Lys 1974, p. 60; Jusques à quand,<br />

Seigneur?, Collonges sous Salève 1973, pp. 26,27.<br />

148<br />

PETRI Johann Philipp, Aufschluss der drey Gesichter Daniels nebst dem Traum Nebucadnezars, nach dem<br />

Prophetischen Sinn, Ulrich Weiss, Offenbach, 1768, pp. 9-12; Das nahe tausendjähriges Reich Christi, 1769, p. 4;<br />

Gründlicher Beweis zum Auflösong der Gesichter und Zahlen. Daniels und Offenbahrung Johannis, Ulrich Weiss,<br />

Offenbach am Mayn, 1784, pp. 24,35,52; trad. o<strong>la</strong>nd. De Oplossing der Getallen van Daniel en der Openbaring van<br />

John, Amsterdam 1790.<br />

149<br />

W. C. Davis, o.c.; e in The Millennium, Workington 1818, pp. 16,20,21; A Paraphrase on the Visions of Daniel<br />

and Reve<strong>la</strong>tion, sotto il nome di ROBERTSON Theodor R., Laurenceburgh, Indiana 1826, o, 14.<br />

150<br />

ROBERTSON Theodor R., A paraphrase of the Visions of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of John the Divine,<br />

Lawrenceburgh, Indiana, 1826, p. 14.<br />

151 a<br />

HOOPER John, The Doctrine of the Second Advent, London 1829; 2 ed., 1830, p. 37.<br />

152<br />

NICOLE Alphonse Marie Ferdinand, The Morning Watch, settembre 1829, pp. 350-353.<br />

153 a a<br />

PYM William W., Thoughts on Millenarianism, Hitchin 1829; 3 ed., London 1831, p. 42; A Word of Warning, 2<br />

ed., London 1836, pp. 45,46,71; The Signs of Israel’s Deliverance, in Glimpses, 1848, p. 272; Le Second Avènement<br />

de Christ, Paris 1843, p. 59,91,112.<br />

154<br />

Mac CORKLE Samuel M., Thoughts on the Millennium, Nashville, Tennnesse, 1830, pp. 7-9.<br />

155<br />

WILSON Joshua Lacy, The Sanctuary Cleansed, in AA.VV., Original Sermons, Chicago 1833, p. 297,301,305,<br />

306.<br />

156<br />

BURWELL Adam Hood, A Voice of Warning and Instruction Concerning the Signs of the Times, and the Coming of<br />

the Son of Judge the Nations, and Restore All Things, Kingston 1835, pp. 38,39,209.<br />

157<br />

WILSON Daniel, On the Numbers in Daniel, Madras 1836, pp. 9-19.<br />

158<br />

RICHTER Heinrich, Erk<strong>la</strong>rte Haus-Bibel, vol. IV, Barmen 1837, pp. 749,756.<br />

159<br />

KENT Samuel, The Disposal and Restoration of the Jews, the Meaning of the Sanctuary, the Second Coming of<br />

Christ, the Peaceful Reign with the Saints, and the End of the World, Liverpool 1839, p. 109.<br />

160<br />

HENTZEPETER Hendrik, De groote Wereldgebeurtenissen, Amsterdam 1841, p. 30.<br />

161 a a<br />

KELBER Leonhard Heinrich, Der Antichrist, 2 ed., Weimar 1841, p. 30; Das Ende kommt, 4 ed., Stuttgard 1842,<br />

pp. 4,5.<br />

162<br />

ROBINSON John, The Millennium Just at Hand. Being a Paraphases of the Vision of Daniel and the Apocalypse of<br />

St. John the Divine, 1843.<br />

163<br />

CAMPBELL Alexander, The European Advent Herald, 1847, p. 53.<br />

164<br />

TUDOR John Owen, A Brief Interpretation of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, London 1855.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 529


CAPITOLO XIII<br />

da Maurice-Cely Trevilian, 166 nel 1858. Stesso calcolo presso il giurista cattolico<br />

messicano, Josè-Maria Gutierrez de Rozas, 167 nel 1835, che attendeva il secondo<br />

avvento di Cristo nel 1848.<br />

- 1843<br />

dal pastore presbiteriano scozzese Archibald Mason, 168 nel 1820; dal teologo<br />

anglicano e congregazionalista William Cuninghame, 169 nel 1826; dal pastore<br />

londinese Joshua William Brooks, 170 da un gruppo di teologi presbiteriani scozzesi<br />

tra cui Henry Drummond, 171 dal pastore londinese Thomas Shuttleworth<br />

Grimshawe, 172 pastore congregazionalista inglese Thomas Keyworth, 173 dal<br />

newyorkese Randolph Elwood Streeter, 174 dal predicatore Edward-Thomas<br />

Vaughan, 175 dal pastore londinese Thomas White, 176 nel 1828; dal teologo e pastore<br />

anglicano ir<strong>la</strong>ndese William Digby, 177 nel 1831; dal pastore anglicano ir<strong>la</strong>ndese<br />

Edward Newenham Hoare, 178 nel 1833; dal pastore metodista americano Josiah<br />

Litch, 179 nel 1838; dal predicatore mericano David Campbell, 180 nel 1840; da<br />

165 WOLFF Joseph, Researches and Missionary Labours, London 1855, pp. 258-262.<br />

166 TREVILIAN Maurice Cely, To Terion. A Dissertation on the History of the Beast as derived from the Prophet<br />

Daniel and John, London 1858, p. 402.<br />

167 ROZAS-GUITIERREZ José Maria de, Consulta a los sabios sobre <strong>la</strong> aproximacion de <strong>la</strong> segunda venida de Nuestro<br />

Signeur Jeus Christo, Toluca 1835, pp. 66,69,114.<br />

168 MASON Archibald, The Church’s Happy Prospect, and the Christian’s Present Duty: Containing an Inquiry ... in<br />

Five Discourses: With an Appendix to the Discourse on the Prophetic Numbers. Also Two Essays on Daniel’s<br />

Prophetic Number of 2300 Days, and on the Christian’s Duty to Inquire Into the Church’s Deliverance, New edition,<br />

G<strong>la</strong>sgow 1820, pp. 23,59; 2 a ed., Newburgh 1820, pp. 21,54.<br />

169 CUNINGHAME William, The Scheme of Prophetic Arrangement of the Rev. Edward Irving and Mr. Frere Critically<br />

Examined, London 1826, pp. 80,81. Dissertation on the Seals and Trumpets, London 1832, pp. 277-287. The Jubilean<br />

Chronology of the 7 th Trumpet of the S.R. Noyer, vol. I, 1890, pp. 356,357; Apocalypse, G<strong>la</strong>sglov 1834, p. 2.<br />

170 BROOKS Joshua William, The Investigator and Expositor of Prophecy, vol. I, London 1828, pp. 314-317.<br />

171 DRUMMOND Henry, IRVING Edward, e altri, Dialogues on Prophecy, vol. I, London 1828, pp. 314-317.<br />

172 GRIMSHAWE Thomas Shuttleworth, Lectures on the Future Restoration and Conversion of the Jews, London 1843.<br />

173 KEYWORTH Thomas, A Practical Exposition of the Reve<strong>la</strong>tion of Saint John, to Which Are Appended Tabu<strong>la</strong>r<br />

Views of the Reve<strong>la</strong>tions, Together With Those Part of Daniel Which Correspond Thereto, London 1828, p. 74.<br />

174 STREETER Radolph Elwod, Daniel the beloved of Jehovah, Brooklynn, New York 1928.<br />

175 VAUGHAN Edward Thomas, The Church’s Expectation: A Sermon on the Second Advent of the Lord Jesus Christ.<br />

Preached Before the Leicestershire District Committee of the SPCK, ... 1827, Leicester 1828, pp. 52-61.<br />

176 WHITE Thomas, Diagram and Observations Intended to Illustrate the Arrangement and Assist the Exposition of<br />

the Apocalypse, in Papers Read Before the Society for the Investigation of Prophecy, London 1828, p. 125.<br />

177 DIGBY William, A Treatise on the 1260 Days of Daniel and Saint John: Being an Attempt to Establish the<br />

Conclusion That They Are Years; and Also to Fix the Date of Their Commencement and Termination, Dublin 1831,<br />

pp. 8,9.<br />

178 HOARE Edward Newenham, The Christian Herald, vol. IV, Dublin 1833.<br />

179 LITCH Josiah, The probability of the Second Advent of Christ about A.D. 1843, Boston 1838; Prophetical<br />

Exposition, vol. I, Boston 1842.<br />

180 CAMPBELL David, Illustrations of Prophecy: particu<strong>la</strong>rly the evening and morning vision of Daniel, and the<br />

apocalyptic visions of St. John, Boston 1840, pp. 82,83; 2ª ed., 1841. In The judgment period preparatory to the<br />

establishment of the Kingdom of Heaven. Bangor, Me, 1886, p. 176 considera i 2300 giorni letteralmente; a p. 174,<br />

l’11° corno di Daniele 7 è spiegato come l’anticristo futuro; e a p. 195, <strong>la</strong> 70 a settimana nel<strong>la</strong> prospettiva escatologica.<br />

530<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

Thomas Grimshave, nel 1841; dal predicatore battista americano Willian Miller, 181<br />

nel 1842; dal teologo anglicano inglese Thomas Rawson Birks, 182 dal pastore<br />

battista di Boston David Bernard, 183 dal pastore congregazionalista americano<br />

Sylvester Bliss, dal pastore metodista americano Apollos Hale, 184 dal millerita<br />

americano Nathaniel Hervey, 185 nel 1843; dal teologo anglicano inglese Edward<br />

Bickersteth 186 e dal pastore ir<strong>la</strong>ndese James Scott, 187 nel 1844; ex anglicano inglese<br />

passato al cattolicesimo William Palmer, nel<strong>la</strong> sua opera del 1874, 188 esitando<br />

all’inizio tra il 488 (-1813) e il 458 (-1843); da C.F. Hinrichs, 189 nel 1893; dal<br />

teologo evangelico ir<strong>la</strong>ndese Henry Grattan Guinness, 190 nel 1902.<br />

- 1843/44, partendo dal 458/457<br />

dal pastore inglese Alfred Addis, 191 nel 1829; dall’architetto londinese Matthew<br />

Habershon, 192 nel 1835; e da E. Mc Hardie, 193 nel 1883.<br />

- 1844/45<br />

dal teologo anglicano inglese Andrew-Robert Fausset, 194 nel 1881.<br />

-1844<br />

dall’inglese Jon-Aqui<strong>la</strong> Brown, 195 nel 1823; dal pastore anglicano londinese John<br />

Fry, 196 nel 1835; dal teologo anglicano inglese Edward Bickersteth, 197 nel 1853;<br />

181 a<br />

MILLER William, Evidence from Scripture and History of the Second Coming of Christ about the year 1843, 5<br />

ed., Boston 1842, p. 52.<br />

182<br />

BIRKS Thomas Rawson, First Element of Sacred Prophecy, London 1843, pp. 356-360.<br />

183<br />

BERNARD David, Letter of David Bernard, On the Second Coming of Christ, Joshua V. Himes, Boston 1843.<br />

184<br />

HALE Apollos, The Second Advent Man, Boston 1843.<br />

185<br />

HERVEY Nathaniel, Prophecies of Christ’s First and Second Advent, Daniel’s visions harmonized and exp<strong>la</strong>ined,<br />

Boston 1843, pp. 87,93.<br />

186 a<br />

BICKERSTETH Edward, Guide to the Prophecies, 7 ed., London 1844, p. 222. The recovery of Jerusalem, London<br />

1841, p. 309. The Restoration of the Jews to their own Land, 2 a ed., London 1841, pp. 148,257.<br />

187<br />

SCOTT James, A Compendious View of the Scriptural System of Prophecy, Edimburgh 1844, pp. 384,385.<br />

188<br />

PALMES William, Commentatio in Librum Danielis, Rome 1874, pp. 23,46,106,107,140,142,143.<br />

189<br />

HINRICHS C.F., Apocalypse Interpreted, 1893, p. 157.<br />

190 a<br />

GUINNESS H. Grattan, The Approaching End of the Age, London 1878, p. 558; 4 ed., London 1880, pp. 399,406;<br />

7 a ed., pp. 432,433. History Unveiling Prophecy, New York 1905, p. 404,405.<br />

191<br />

ADDIS Alfred, Heaven Opened, or, The Word of God: Being the Twelve Vision of Nebuchadnezzar, Daniel, and<br />

St. John, London 1829, pp. 22,23; 2 a ed., sotto il titolo The Theory of Prophecy, London 1830, pp. 147-177,192,320.<br />

192<br />

HABERSHON Matthew, A Guide to the Study of Chronological Prophecies, London 1835, pp. 59-62.<br />

193<br />

HARDIE E. Mc, The Midnight Cry, London 1883, p. 313.<br />

194<br />

FAUSSET Andrew Robert, The Signs of the Times, ed. Thomas Greene, London 1881, p. 52.<br />

195<br />

BROWN John Aqui<strong>la</strong>, The Even-Tide; or Last Triumph of the Blessed and Only Potentate, The King of Kings, and<br />

Lord of Lords; Being a Development of the Mysteries of Daniel and St. John, vol. I, London 1823, pp. XLI, 116-136..<br />

196<br />

FRY John, Observations on the Unfulfilled Prophecies of Scripture, Which Are Yet to Have Their<br />

Accomplishment, Before the Coming of the Lord in Glory, or at the Establishement of His Ever<strong>la</strong>sting Kingdom,<br />

London 1835, p. 370.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 531


CAPITOLO XIII<br />

dal<strong>la</strong> scrittrice angloisraeliana Augusta Cook 198 e da David Heagle, nel 1907; dal<br />

pastore anglicano inglese R.W.B. Moore 199 , nel 1913; da Harold Norris, nel 1918;<br />

da John-Quincy Adams 200 e dal protestante svizzero Samuel Limbach, 201 nel 1925; e<br />

dai pastori londinesi James Bernard Nicklin, 202 nel 1933 e da Frederick Kirsopp, 203<br />

nel 1940.<br />

Scrive E. Froom: «È contemporaneamente interessante e significativo notare che<br />

più di sessanta interpreti dall’inizio del XIX secolo, di quattro continenti e di dodici<br />

diversi paesi - comprendente anche un cattolico romano del<strong>la</strong> corte suprema di<br />

giustizia, José de Rozas del<strong>la</strong> città del Messico - hanno considerato l’anno 1843, 44 o<br />

47, come <strong>la</strong> fine di questo periodo profetico (di 2300 giorni/anni). E quasi tutti hanno<br />

pubblicato il loro punto di vista prima che William Miller facesse stampare il suo<br />

libro che è apparso nel 1836, a Troy, nello Stato di New York». 204<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> predicazione di William Miller, basata anche su questo calcolo<br />

profetico, suscitò un grande risveglio religioso in tutto il Nord America, perché<br />

credeva che con lo scadere dei 2300 anni, 1844, Gesù Cristo sarebbe dovuto ritornare,<br />

confondendo purificazione del santuario con <strong>la</strong> purificazione del<strong>la</strong> terra, il dr. G.<br />

Bush, professore di letteratura ebraica e orientale presso l’università del<strong>la</strong> città di<br />

New York, scrivendogli una lettera fece alcune importanti considerazioni circa il<br />

calcolo dei tempi profetici. Diceva: «Non si può obiettare a lei e ai suoi col<strong>la</strong>boratori<br />

che non abbiate dedicato molto tempo e molta attenzione allo studio del<strong>la</strong> cronologia<br />

profetica e non abbiate <strong>la</strong>vorato molto per stabilire le date iniziali e conclusive dei<br />

suoi grandi periodi. Se questi periodi sono stati effettivamente indicati dallo Spirito<br />

Santo nei libri profetici, è stato senza dubbio perché fossero studiati e probabilmente,<br />

poi, compresi pienamente. Nessuno può essere accusato di presuntuosa follia se cerca<br />

di farlo con uno spirito riverente... Prendendo un giorno come termine profetico per<br />

un anno, io credo che voi siate sorretti da una sana esegesi e sostenuti da nomi famosi<br />

come Meda, sir Isacco Newton, il vescovo Newton, Scott, Keith e moltissimi altri che<br />

sono giunti sostanzialmente al<strong>la</strong> vostra conclusione su questo argomento. Essi sono<br />

tutti concordi nell’ammettere che i periodi profetici indicati da Daniele e da Giovanni<br />

finiscono effettivamente in questa epoca del mondo. Sarebbe una logica strana quel<strong>la</strong><br />

che vorrebbe convincervi di eresia, perché condividete le stesse idee di questi insigni<br />

teologi... I vostri risultati in questo campo di indagine non mi sembrano tali da<br />

mettere in pericolo i grandi interessi del<strong>la</strong> verità e del dovere cristiano... Il vostro<br />

197<br />

BICKERSTETH Edward, Same, in The Word of the Rev. Edward Bickersteth, vol. VIII, London 1853.<br />

198 a<br />

COOK Agusta, The Divine Calendar, vol. II, 2 ed., London 1907, p. 243.<br />

199<br />

MOORE Reginald William Bickerton, The Nearness of our Lord’s Retourn, London 1913, p. 111.<br />

200 a a<br />

ADAMS John Quincy, His Apocalypse, 2 ed., Dal<strong>la</strong>s 1925, p. 410; The Time of the End, 4 ed. ed., Dal<strong>la</strong>s, Texas<br />

1924;<br />

201<br />

LIMBACH Samuel, Eine Erk<strong>la</strong>rung der Prophet Daniel, Bâle 1925, p. 140.<br />

202<br />

NICKLIN James Bernard, Divine Time-Measures applied to past and current history, London 1933, p. 34; in Their<br />

days are numbered, London 1942, p. 24, ha adottato <strong>la</strong> durata dell’anno lunare ai 2300 anni, dal 323 a.C. al 1909 d.C..<br />

203<br />

KIRSOPP Frederick, Prophecy Fulfilled, London 1940, p. 74.<br />

204<br />

E. Froom, Seventh-day...: Questions..., p. 314. Questo modo di spiegare è continuato anche dopo e anche fuori dal<br />

movimento avventista: BARNEY Laura-Clifford, Some answered Questions. Collected and trans<strong>la</strong>ted from the Persian<br />

of “Abdu” Baha, vol. III, 1908; 5 a ed., 1964, pp. 48-50.<br />

532<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

sbaglio, come io temo, si trova piuttosto in un altro campo, non in quello del<strong>la</strong><br />

cronologia... Vi siete del tutto sbagliati sul<strong>la</strong> natura degli eventi che dovranno<br />

verificarsi al<strong>la</strong> fine di questi periodi. È questo il torto principale del<strong>la</strong> vostra<br />

esposizione». 205<br />

È stato questo errore, commesso in buona fede, che ha permesso successivamente<br />

di scoprire <strong>la</strong> bellezza dell’insegnamento del giudizio preliminare e del<strong>la</strong><br />

purificazione del santuario celeste e il senso del<strong>la</strong> predicazione: «L’ora del suo<br />

giudizio è giunta». 206<br />

Nel 1844 nel santuario celeste inizia l’opera di giudizio che si conclude con <strong>la</strong><br />

purificazione e l’investitura di Gesù Cristo Re.<br />

La fine dei 2300 giorni-anni non è l’inizio del<strong>la</strong> purificazione o dell’esecuzione<br />

del giudizio, ma indica l’inizio del processo che produce il verdetto. È il tempo del<br />

«temete Iddio e dategli gloria, poiché l’ora del suo giudizio è venuta». 207 In Israele il<br />

giorno dello yom kippur era preceduto da dieci giorni di preparazione, nel corso dei<br />

quali il popolo rifletteva sul proprio operato e sul giudizio di Dio. Nel giorno<br />

dell’espiazione, giorno finale di questo periodo cerimoniale, <strong>la</strong> purificazione del<br />

santuario comportava l’esilio del capro per Azazel in terra solitaria.<br />

Purificazione del santuario celeste<br />

«Dopo duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine il santuario<br />

sarà purificato».<br />

In tutte le lingue moderne il verbo aramaico che riportiamo con “purificato” non<br />

viene tradotto uniformemente. Si leggono quindi le seguenti versioni: il santuario sarà<br />

«giustificato», gli sarà «resa giustizia», sarà «ristabilito», «rivendicato», «sarà di<br />

nuovo consacrato», sarà «mondato». Queste diverse versioni mettono in risalto <strong>la</strong><br />

difficoltà del<strong>la</strong> traduzione del verbo che, nel<strong>la</strong> forma del nostro testo, si trova per<br />

l’unica volta nel<strong>la</strong> Bibbia. Il verbo è in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> giustizia, al giudizio, al<strong>la</strong><br />

purificazione. 208<br />

Qualsiasi traduzione si adotti si ha questo quadro preciso: dopo 2300 sere e<br />

mattine, il santuario, che è stato anche l’oggetto degli attacchi del piccolo corno, verrà<br />

ristabilito, acquisterà valore agli occhi dei credenti, verrà purificato. 209<br />

205 BUSH G., Lettera pubblicata in Advent Herald, Boston 6 marzo 1844; in Signs of the Times Reporter, Boston 13<br />

marzo 1844; cit. WHITE Ellen, Gran Conflitto, ed. AdV, Firenze 1977, in appendice, note generali, p. 503.<br />

206 Apocalisse 14:6.<br />

207 Apocalisse 14:6. Vedere GULLEY Norman G., Daniel’s Pre-advent Judment in its Biblical Context, in Journal of<br />

the Adventist Theological Society, vol. II, n. 2, 1991, p. 50.<br />

208 Vedere pp. 449,450.<br />

209 Non tutte le versioni traducono Daniele 8:14 come il Luzzi e <strong>la</strong> Bibbia ed. Sa<strong>la</strong>ni: «Poi il santuario sarà<br />

purificato», o «mondato». La Bibbia versione A. Martini, Diodati, G. Rinaldi traducono: «giustificato»; La Bibbia<br />

Concordata: «sarà resa giustizia»; La Bibbia, edizione Paoline: «ristabilito»; La Bibbia di Gerusalemme, La Bibbia<br />

del<strong>la</strong> C.E.I., La Bibbia ebraica - Agiografi, ed. 1967; La Bibbia T.O.B.: «rivendicato»; La Sacra Bibbia, ed. Marietti<br />

1964: «rivendicato nei suoi diritti»; Paro<strong>la</strong> del Signore: «sarà di nuovo consacrato».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 533


CAPITOLO XIII<br />

La purificazione del santuario celeste, a conclusione dell’opera di giudizio nei<br />

confronti di tutto il popolo di Dio, avviene con <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione dei peccati che i figli<br />

di Dio hanno commesso e confessato o con <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione del nome di coloro che<br />

avevano dichiarato di fare parte del<strong>la</strong> Chiesa per partecipare al banchetto delle nozze<br />

senza però essersi veramente convertiti.<br />

La Chiesa sul<strong>la</strong> terra tipo del santuario celeste: sua purificazione<br />

Tutto ciò che si compie nel cielo ha <strong>la</strong> sua ripercussione sul<strong>la</strong> terra. Dio non fa<br />

nul<strong>la</strong> senza rive<strong>la</strong>rlo ai suoi fedeli, i profeti. Il cielo non è sempre un luogo<br />

geografico, indica anche il cuore del<strong>la</strong> creatura che è aperto all’influsso dello Spirito<br />

del Signore. L’azione di Dio ha dall’eternità <strong>la</strong> sua ripercussione nell’universo e nel<strong>la</strong><br />

vita dei suoi figli.<br />

Sul<strong>la</strong> terra Dio ha il suo tempio, <strong>la</strong> Chiesa. In essa ha preso <strong>la</strong> sua dimora, ed essa<br />

stessa, come il santuario celeste, non è costruita da mano d’uomo, ma è il segno del<strong>la</strong><br />

sua opera creatrice, vive del<strong>la</strong> sua grazia e si mantiene grazie al suo spirito. È il tesoro<br />

più prezioso che Dio abbia nell’universo, per essa ha dato se stesso e tramite essa<br />

deve manifestare «nel tempo presente, ai principati ed alle potestà, nei luoghi celesti...<br />

<strong>la</strong> sua infinitamente varia sapienza». 210 Questo si realizzerà quando <strong>la</strong> Chiesa si<br />

Il termine usato in Daniele è “nisdaq” dal<strong>la</strong> radice del verbo “sadaq” al<strong>la</strong> forma niphal, cioè passiva. È l’unica<br />

volta che si trova in questa forma nel<strong>la</strong> Bibbia. Le Dictionnaire Hébreu-Français de SANDER et TRENEL, Paris 1965,<br />

al<strong>la</strong> voce “sadaq” dice: «Essere giusto, avere <strong>la</strong> buona causa, avere ragione, essere innocente, giustificarsi, apparire<br />

giusto» e traduce Daniele 8:14: «Il santuario sarà giustificato, vendicato dagli insulti, purificato».<br />

La traduzione «il santuario sarà purificato» è più valida per diverse ragioni. La Septuaginta, <strong>la</strong> versione detta dei<br />

LXX, che per prima riporta il testo ebraico in greco, traduzione compiuta tra <strong>la</strong> metà del III secolo e <strong>la</strong> fine del II<br />

secolo a.C., usa l’espressione “katharisth sethai” che significa «sarà purificato». Questi traduttori molto più vicini di<br />

noi al tempo di Daniele hanno tradotto tenendo conto anche dell’insegnamento che veniva dato del testo. La stessa<br />

espressione greca <strong>la</strong> ritroviamo nel<strong>la</strong> versione di Teodozione, fatta verso il 180 d.C.<br />

San Gero<strong>la</strong>mo, autore del<strong>la</strong> Vulgata, ha tradotto il testo ebraico in <strong>la</strong>tino, tra il 405-406 d.C., a Betlemme,<br />

chiedendo agli Ebrei il significato delle parole. Il testo di Daniele lo rende in questi termini: «Mundabitur<br />

sanctuarium», il «santuario sarà mondato» o se si preferisce «sarà purificato», come riporta il testo italiano del<strong>la</strong><br />

Vulgata.<br />

La validità delle traduzioni antiche è data dal fatto che in tutte le lingue semitiche il verbo “sadaq” ha un aspetto<br />

cerimoniale. Nell’aramaico, lingua più vicina all’ebraico, per tradurre “saka” cioè: “essere pulito, essere puro” nel<br />

40% dei casi sceglie il verbo “sadaq”.<br />

C’è motivo di credere che sia a causa del<strong>la</strong> conoscenza del servizio del santuario che gli autori del<strong>la</strong> LXX,<br />

Teodozione, Gero<strong>la</strong>mo abbiano scelto l’espressione “sarà purificato”.<br />

In Levitico 16 si espongono gli avvenimenti del gran giorno dell’espiazione e il cuore del<strong>la</strong> cerimonia era <strong>la</strong><br />

“purificazione” del santuario e del popolo. Che <strong>la</strong> visione del capitolo 8 di Daniele sia in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> purificazione<br />

del santuario come descritto in Levitico 16 è confermato dal fatto che gli animali raffiguranti l’impero medo persiano e<br />

greco erano quelli sacrificati nel giorno dello Yom Kippur.<br />

Qualunque sia <strong>la</strong> traduzione che si fa del testo di Daniele, i commentatori convengono poi nel dire che si tratta<br />

del<strong>la</strong> reintegrazione del tempio che inizia col rito del<strong>la</strong> purificazione.<br />

Vedere altre osservazioni nel nostro capitolo XI, nota n. 219.<br />

210 Efesi 3:10.<br />

534<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

manifesterà mediante l’azione santificante di Dio, purificata, gloriosa, senza macchia,<br />

senza ruga o cosa alcuna simile, ma santa e irreprensibile. 211<br />

Mentre Gesù aspira a manifestarsi pienamente tramite <strong>la</strong> sua Chiesa, l’universo<br />

attende ancora di contemp<strong>la</strong>re, per mezzo di essa, l’infinita sapienza di Dio, e il suo<br />

potere di guarigione dal peccato e dal<strong>la</strong> propensione al male.<br />

Il capitolo XVI del Levitico insegna che il giorno del<strong>la</strong> espiazione era un giorno di<br />

giudizio e anche di purificazione per il popolo. Come il santuario veniva reso allo<br />

stato puro, senza contaminazione, così era anche per il popolo; il cuore dell’israelita<br />

liberato dal peccato (il peccato era stato portato lontano, abbandonato, distrutto),<br />

ritornava ad essere il tempio dello Spirito Santo.<br />

«In quel giorno si farà l’espiazione per voi al fine di<br />

purificarvi; voi sarete purificati da tutti i vostri peccati,<br />

davanti all’Eterno». 212<br />

Dal 1844 <strong>la</strong> Chiesa vive nel giorno del giudizio che si conclude con il giorno<br />

dell’espiazione.<br />

Crediamo che <strong>la</strong> Chiesa di questo tempo sia invitata a fare una esperienza con il<br />

Signore tutta partico<strong>la</strong>re rispetto a quel<strong>la</strong> del passato.<br />

La purificazione del santuario celeste ha una azione decisiva sul popolo di Dio<br />

sul<strong>la</strong> terra. Jean Wesley scriveva: «Cristo non può, senza dubbio, regnare là dove il<br />

peccato regna, né dimorare dove un peccato qualsiasi è accolto. Ma egli è e dimora<br />

nel cuore di ogni credente che combatte contro ogni peccato, sebbene non sia ancora<br />

purificato, secondo il rito previsto per il santuario». 213<br />

La purificazione del santuario celeste, cancel<strong>la</strong>zione dei peccati commessi e<br />

confessati dai figli di Dio pentiti, ha una ripercussione sul<strong>la</strong> terra nel cuore del<br />

credente. Il giorno dello Yom Kippur era un giorno di purificazione e liberazione dal<br />

peccato, era giorno di gioia nel perdono di Dio.<br />

La purificazione del santuario israelitico non era soltanto un rito cerimoniale, ma<br />

aveva una funzione morale. 214<br />

211 Efesi 5:26,27.<br />

212 Levitico 16:30.<br />

213 WESLEY Jean, La loi du salut, sermons, Paris 1868, p. 219; cit. da JARNES Peter C., The Santuaire restored,<br />

Lincoln, Nebraska, 1968, 1969; traduzione francese, Le Sanctuaire purifìé, Monoblet, p 34.<br />

214 Sulle conseguenze del<strong>la</strong> purificazione dei credenti si sostengono due posizioni:<br />

- <strong>la</strong> prima, idealmente più seducente, pensa a una perfezione morale del credente, guarito nel<strong>la</strong> sua natura di<br />

peccatore;<br />

- <strong>la</strong> seconda, pur riconoscendo l’influsso santificante dell’azione di Dio nel<strong>la</strong> vita del credente, pensa che sarà<br />

so<strong>la</strong>mente al ritorno del Signore che i credenti saranno trasformati nel<strong>la</strong> loro natura.<br />

Prima: Perfezione morale.<br />

I sostenitori di questa posizione sostengono le proprie convinzioni in base alle seguenti considerazioni.<br />

L’espressione ebraica “taher” purificare, viene impiegata nell’Antico Testamento con significato morale. Davide<br />

nel<strong>la</strong> sua preghiera invoca il Signore: «Purificami con l’issopo, e sarò netto» Salmo 51:7; vedere Giobbe 4:17; Salmo<br />

51:4; Ezechiele 36:25; 37:23.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 535


CAPITOLO XIII<br />

La corrispondente espressione greca dei LXX “katharizo” <strong>la</strong> si trova in Daniele 8 e nel<strong>la</strong> lettera agli Ebrei 9<br />

re<strong>la</strong>tiva al santuario. È impiegata sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento per indicare una purificazione morale:<br />

Giobbe 4:17; 8:6; 17:9; 33:9; Salmo 19 (18):13; 51(50):10(9); 119:9; Proverbi 20:9; Ezechiele 36:25; Habacuc<br />

1:13; Matteo 5:8; Atti 15:9; 1 Timoteo 1:5; 2 Timoteo 2:22; Tito 2:14; Ebrei 9:24; 10:22; Giacomo 1:27; 4:8; 1<br />

Giovanni 1:7,9.<br />

Questa purificazione del<strong>la</strong> Chiesa comporta una estirpazione del peccato dal cuore del credente, in modo che non<br />

abbia più <strong>la</strong> tendenza al male; toglie, in altre parole, <strong>la</strong> natura stessa del peccato che è nel cuore umano, ristabilendo lo<br />

stato di santità originario prima del<strong>la</strong> caduta.<br />

«Mentre i sacrifici individuali insistono sul<strong>la</strong> necessità del perdono, per gli atti di peccato commessi e conosciuti,<br />

il sacrificio del giorno delle espiazioni mette l’accento sul<strong>la</strong> trasformazione intrinseca del carattere per <strong>la</strong><br />

riconciliazione al principio del peccato <strong>la</strong>tente che conduce agli atti di peccato. Il servizio di questo giorno solenne<br />

insegnava ai credenti che, benché tutto sia stato previsto per liberarli dal<strong>la</strong> colpevolezza dagli atti di peccato, essi non<br />

dovevano considerare il peccato al<strong>la</strong> leggera. C’era ancora qualcosa di più importante - essere liberati dal<strong>la</strong> loro natura<br />

peccaminosa, dall’attitudine del cuore che conduce gli uomini a commettere il peccato» COTTRELL Raymond F.,<br />

Signification du Jour des Expiation, in Review and Herald, 18 febbraio 1965, p. 15. L’autore di questo brano non ha<br />

però mostrato che Levitico 16:30 era <strong>la</strong> soluzione del<strong>la</strong> «natura peccaminosa» Jarnes Peter C., o.c., p. 51.<br />

Non ci può essere cancel<strong>la</strong>zione dei peccati commessi se essi sussistono ancora nel cuore dell’uomo. È in questo<br />

contesto che l’espressione “espiazione”, ebraico “kipper”, acquista tutta <strong>la</strong> sua portata. Il sacrificio espiatorio copre il<br />

peccato perché venga tolto, cancel<strong>la</strong>to, allontanato, affinché <strong>la</strong> persona torni allo stato morale di purezza.<br />

Il termine espiare, rendere allo stato puro, cancel<strong>la</strong>re, togliere, è espresso in Esodo 30:15,16; Levitico 1:4;<br />

4:20,31; 8:15,34; 12:7; 7:8; 14:20,21; 16:30; Numeri 8:21; 15:25,28; Ezechiele 43:20,26; 45:20. Per gli Ebrei l’idea<br />

fondamentale dell’espiazione era quel<strong>la</strong> d’un rito che cancel<strong>la</strong>, toglie e allontana il peccato o l’impurità.<br />

La purificazione del santuario celeste corrisponde allo stato di perfezione morale del<strong>la</strong> Chiesa dell’ultima<br />

generazione, guarita dal peccato. A questa Chiesa, che non dovrà subire una trasformazione di carattere al ritorno di<br />

Gesù, si applicano le parole del profeta Sofonia 3:13: «Il residuo d’Israele non commetterà più iniquità, non dirà<br />

menzogne, né si troverà nel<strong>la</strong> sua bocca lingua ingannatrice». Questa trasformazione del<strong>la</strong> Chiesa avverrà mediante lo<br />

Spirito Santo che farà concludere anche al<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong> predicazione del<strong>la</strong> salvezza.<br />

<strong>Quando</strong> Cristo Gesù terminerà <strong>la</strong> sua opera di purificazione, Dio presenterà all’Universo <strong>la</strong> sua col<strong>la</strong>boratrice, <strong>la</strong><br />

Chiesa, con <strong>la</strong> quale trionferà sul suo nemico, rive<strong>la</strong>ndo il Suo carattere nel cuore dei fedeli, perché in quel giorno io,<br />

l’Eterno, «mi santificherò in loro in presenza di molte nazioni» Ezechiele 39:27.<br />

Come Adamo ed Eva, per <strong>la</strong> grazia di Dio, potevano obbedire a tutta <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del Signore, così deve essere per <strong>la</strong><br />

Chiesa che vive nel tempo del compimento del<strong>la</strong> purificazione del santuario.<br />

«Finché il peccato dimora nei fedeli, esso dimora nel santuario. Se una persona è colpita da cancro e abita in una<br />

casa, il solo mezzo per estirpare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia da quel<strong>la</strong> casa è di guarire il cancro del<strong>la</strong> persona o di fare uscire <strong>la</strong><br />

persona dal<strong>la</strong> casa» P. Jarnes Peter, o.c., p. 46. E.J. Waggoner così scriveva a tale proposito: «Dobbiamo guardarci<br />

dall’idea che <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione del peccato si ottenga passando una spugna su una <strong>la</strong>vagna, o facendo entrare un credito<br />

per saldare un conto passivo. Questo non costituisce <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione del peccato. È un ingenuo chi, vedendo un<br />

termometro per <strong>la</strong> prima volta, crede di potere far diminuire <strong>la</strong> temperatura dell’ambiente rompendolo. Si può<br />

immaginare l’effetto ottenuto sul tempo atmosferico!... La stessa cosa è <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione dei suoi peccati su un registro<br />

di un peccatore. Strappare una pagina di un libro, bruciare il libro che contiene il ricordo, non purifica dal peccato. Il<br />

peccato non è soppresso distruggendo il libro sul quale è riportato, come nel gettare <strong>la</strong> Bibbia nel fuoco non si<br />

abolisce <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Ci fu un tempo in cui tutte le Bibbie erano distrutte e pertanto <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio - <strong>la</strong> verità -<br />

dimorava lo stesso, perché <strong>la</strong> verità è Dio stesso; essa è <strong>la</strong> sua vita... <strong>Quando</strong> Mosè ruppe le tavole di pietra, <strong>la</strong> legge<br />

era ugualmente incrol<strong>la</strong>bile come prima. Così, anche se il ricordo di ogni nostro peccato, scritto con il dito di Dio,<br />

venisse cancel<strong>la</strong>to, il peccato sussisterebbe ugualmente perché il peccato è in noi. Se il ricordo del nostro peccato<br />

fosse scolpito nel<strong>la</strong> roccia, e <strong>la</strong> roccia venisse ridotta in polvere, questo non cancellerebbe il nostro peccato. La<br />

cancel<strong>la</strong>zione del peccato consiste nel toglierlo dal<strong>la</strong> natura, dall’essenza stessa dell’uomo... La cancel<strong>la</strong>zione del<br />

peccato è <strong>la</strong> soppressione del<strong>la</strong> nostra natura di modo che noi non <strong>la</strong> riconosciamo più. Coloro che rendono questo<br />

culto, essendo una volta purificati - di fatto per il sangue di Cristo - non hanno più alcuna coscienza dei loro peccati<br />

perché <strong>la</strong> voce del peccato gli è <strong>diventa</strong>ta straniera. Si cercherà <strong>la</strong> loro iniquità, non <strong>la</strong> si troverà. Essa se ne è andata<br />

per sempre - è estranea al<strong>la</strong> loro nuova natura, e benché essi siano capaci di ricordarsi del fatto che hanno commesso<br />

certi peccati, hanno dimenticato il peccato stesso - non hanno più l’idea di commetterlo di nuovo. Questa è l’opera di<br />

Cristo nel vero santuario, innalzato dal Signore, e non dall’uomo, ma portato al<strong>la</strong> esistenza dal pensiero stesso di Dio»<br />

WAGGONER E.J., The Blotting out of Sin, in Review and Herald, 30/9/1902, p. 8.<br />

Come <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tività fu formu<strong>la</strong>ta da Einstein nel 1905, ma trovò <strong>la</strong> sua conferma e dimostrazione nel<br />

1945, dopo 40 anni, così questa dottrina biblica, sebbene non ancora dimostrata, non per questo è meno vera. <strong>Quando</strong><br />

questa dottrina del santuario celeste e del<strong>la</strong> sua purificazione sarà ben compresa e sperimentata, <strong>la</strong> Chiesa di Laodicea<br />

536<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

uscirà dal suo stato di tiepidezza, e allora il popolo di Dio «sorgerà, risplenderà, poiché <strong>la</strong> sua luce è giunta, e <strong>la</strong> gloria<br />

dell’Eterno s’è levata su di lui! Sebbene le tenebre avvolgono i popoli del<strong>la</strong> terra, su di lui si è levato l’Eterno e <strong>la</strong> sua<br />

gloria appare su lui. Le nazioni saranno illuminate dal<strong>la</strong> sua luce, e i re dallo splendore del suo levare e <strong>la</strong> terra sarà<br />

illuminata dal<strong>la</strong> sua gloria» Isaia 60:1-3; Apocalisse 18:1.<br />

Seconda: Solo al ritorno di Gesù i credenti saranno trasformati.<br />

Chi sostiene questa seconda spiegazione accetta sì che <strong>la</strong> purificazione che Dio compie nei confronti del fedele è<br />

anche una azione di trasformazione, santificazione, ma <strong>la</strong> natura dell’uomo sarà tale fino al<strong>la</strong> fine.<br />

Gesù nel sermone sul monte invita il credente ad essere perfetto come è perfetto il Padre celeste, Matteo 5:48.<br />

Sebbene <strong>la</strong> perfezione sia un bisogno umano, come quello dell’eternità, ciò non significa che il credente <strong>la</strong> realizzi ora.<br />

La paro<strong>la</strong> tradotta per perfetto: téleios viene tradotta in modi diversi a seconda del contesto: “completati” 2 Cronache<br />

24:13,14; “mèta” Luca 13:32; “compiere” Giovanni 4:34; 5:36; 19:28; Atti 20:24; “portare a termine” Giovanni<br />

17:4.<br />

Nel<strong>la</strong> Bibbia c’è un solo passo che presenta <strong>la</strong> perfezione del<strong>la</strong> persona di Dio; è quello che abbiamo citato. Dio è<br />

perfetto nel senso assoluto, ma gli autori biblici non hanno sentito il bisogno di puntualizzarlo, piuttosto presentano le<br />

sue opere, vie, conoscenza come essendo realtà perfette.<br />

Nell’Antico Testamento <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> perfetto corrisponde a: tamin - irreprensibile (Deuteronomio 18:13); shalem,<br />

interamente (1 Re 8:61). Il testo biblico dice che Noè era tamin, Genesi 6:9, anche se fece degli errori che ricaddero<br />

sui suoi figli (Genesi. 9:21-25); <strong>la</strong> lettera agli Ebrei 11:7 lo presenta come uomo giusto. Abramo era integro (Genesi<br />

17:1). Mentre Noè ha camminato con Dio, Abrahamo è esortato a camminare al<strong>la</strong> sua presenza. La vita del padre dei<br />

credenti non fu priva di errori anche se di lui il testo biblico dice che fu fedele nel<strong>la</strong> legge e nelle prescrizioni<br />

dell’Eterno (Genesi 26:4,5). Aveva instaurato una re<strong>la</strong>zione perfetta da essere chiamato «amico di Dio» Giacomo<br />

2:23, «credette contro ogni speranza» Romani 4:18; Ebrei 11:13,10. Giobbe fu un uomo tamin (Giobbe 1:1) e anche<br />

lui si considerava come una persona integra (Giobbe 9:20). Davide era shalem, era il re secondo il cuore dell’Eterno e<br />

il suo cuore apparteneva al suo Dio (1 Re 11:4), ma tutti conoscono i peccati commessi da questo re d’Israele e che<br />

confesserà nel suo Salmo 51:8,12,18,19. Anche il re Abim era shalem (1Re 15:3). A Samuele l’Eterno ricorda che<br />

nel<strong>la</strong> sua valutazione delle persone «guarda al cuore» 1 Samuele 16:7, quale sede dell’uomo interiore, dei suoi<br />

pensieri segreti e del<strong>la</strong> volontà (Marco 7:21-23; Ecclesiaste 2:3; 1 Corinzi 7:37). Paolo esorta ad essere perfetti (2<br />

Corinzi 13:9). La perfezione non è però presentata come uno stato assoluto, ma re<strong>la</strong>tivo, che si applica ad ogni stadio<br />

del «perfezionamento dei santi» Efesi 4:12. La perfezione è uno stato in divenire e <strong>la</strong> si sarebbe raggiunta nel giorno<br />

del Signore (Filippesi 1:6)<br />

Per il testo biblico le persone che vengono considerate perfette non sono però esenti dal peccato, dal<strong>la</strong> natura<br />

peccaminosa. Anche quando cadono nel<strong>la</strong> trasgressione del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, <strong>la</strong> loro perfezione si manifesta nel<strong>la</strong> loro<br />

sincerità del pentimento. La perfezione non è quindi uno stato naturale, ma un modo di porsi in re<strong>la</strong>zione con Dio.<br />

In Matteo 5:48 Gesù contrappone l’osservanza legale del<strong>la</strong> legge al nuovo spirito che deve caratterizzare il<br />

credente. Ciò che è importante per Gesù non è se <strong>la</strong> legge viene osservata, ma come è vissuta. Il VI comandamento<br />

dice: «Non uccidere» e il VII: «Non commettere adulterio». Gesù non si limita all’azione, ma a ciò che anima il cuore.<br />

La perfezione di cui par<strong>la</strong> Gesù in re<strong>la</strong>zione al Padre non riguarda tanto <strong>la</strong> natura di Dio, ma il Suo atteggiamento nei<br />

confronti degli uomini: Dio è amore e non ha riguardo al<strong>la</strong> qualità delle persone (Luca 6:36). I non credenti amano<br />

chi li ama, il credente, dice Gesù, deve amare i nemici (Matteo 5:45) così facendo si ha l’atteggiamento come quello<br />

del Padre.<br />

Luca e Matteo traducono l’espressione aramaica shalem di Gesù con due espressioni greche diverse: teleios –<br />

perfetto (Matteo 4:48); ouktirmon - misericordioso (Luca 6:36).<br />

Il giovane ricco sul piano formale nell’osservanza del<strong>la</strong> legge era perfetto (Matteo 19:16-26), ma per Gesù <strong>la</strong><br />

perfezione è qualcosa di più che non fare il male. Per Giacomo 4:16: «Chi sa fare il bene e non lo fa commette<br />

peccato». Paolo sul piano formale si considerava «irreprensibile» Filippesi 3:6, quando poi ha compreso <strong>la</strong> realtà di<br />

Cristo si è considerato come il più grande dei peccatori. Il peccato del giovane ricco non consisteva nel<strong>la</strong> trasgressione<br />

formale di un comandamento, né nell’essere ricco, ma nell’aver fatto del<strong>la</strong> ricchezza il suo punto di riferimento.<br />

La perfezione dell’uomo non è quindi un cambiamento di natura, ma di re<strong>la</strong>zione con Dio. Vedere Giovanni 15:1-<br />

6.<br />

Quindi <strong>la</strong> purificazione del Santuario celeste non comporterebbe sul<strong>la</strong> terra una modifica di natura dell’uomo, ma<br />

un atteggiamento di re<strong>la</strong>zione con Dio e <strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong>. Sarà so<strong>la</strong>mente al ritorno del Signore che ciò avverrà.<br />

Vedere ZURCHER Jean, La perfezione cristiana, in Segni dei Tempi, 4/1995.<br />

Le seguenti dichiarazioni di Ellen White: «<strong>Quando</strong> (Cristo) ritornerà, non sarà per purificarci dei nostri peccati,<br />

per fare sparire i difetti del nostro carattere o per portare rimedio al<strong>la</strong> nostra debolezza. In quel momento, questa opera<br />

dovrà essere terminata... Nul<strong>la</strong> potrà liberarli dai loro difetti e dar loro un carattere santo. Colui che santifica avrà<br />

terminato <strong>la</strong> sua opera di santificazione e non toglierà più i peccati e <strong>la</strong> sozzura. Ciò deve essere fatto ora durante le<br />

ore che ci rimangono prima del<strong>la</strong> fine del tempo di grazia» WHITE Ellen, Témoignages pour l’Eglise, t. I, p. 205. «Ora,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 537


CAPITOLO XIII<br />

«Noi viviamo nel grande giorno delle espiazioni. <strong>Quando</strong> il sommo sacerdote<br />

faceva l’espiazione per Israele nel servizio tipico tutti dovevano affliggere le proprie<br />

anime, pentirsi dei loro peccati e umiliarsi davanti al Signore, col rischio di essere<br />

separati dal popolo di Dio. Nello stesso modo, tutti coloro che desiderano che il<br />

proprio nome rimanga scritto nel libro del<strong>la</strong> vita, devono ora, nei giorni di grazia che<br />

rimangono, affliggere le loro anime davanti a Dio, testimoniare di un vero dolore a<br />

causa dei loro peccati, e pentirsi sinceramente. I cuori devono essere esaminati con <strong>la</strong><br />

più grande cura. Bisogna rinunciare a uno spirito frivolo, leggero, così spesso<br />

caratterizzante i cristiani di professione». 215 «Cristo purifica il tempio celeste dai<br />

peccati del suo popolo. Noi dobbiamo <strong>la</strong>vorare in armonia con lui sul<strong>la</strong> terra,<br />

purificando il tempio dell’anima dalle sozzure spirituali». 216<br />

Conclusione: l’investitura del Figlio dell’uomo - Gesù Re<br />

538<br />

<strong>Quando</strong> quest’opera terminerà, allora si compiranno le parole di Daniele:<br />

«Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle<br />

nuvole del cielo uno simile a un Figlio dell’uomo; 217 egli<br />

mentre il nostro grande Sommo Sacerdote compie <strong>la</strong> sua opera di propiziazione in nostro favore, noi dobbiamo cercare<br />

di raggiungere <strong>la</strong> perfezione in Cristo. Il nostro Salvatore non fu indotto a cedere al<strong>la</strong> tentazione neppure con un solo<br />

pensiero» E. White, Il gran ..., p. 453. «La trasformazione del nostro carattere deve realizzarsi prima del suo ritorno.<br />

La nostra natura dovrà essere pura e santa; noi dovremo possedere il carattere del Cristo, affinché egli possa<br />

contemp<strong>la</strong>re con piacere <strong>la</strong> sua immagine riflettersi nel<strong>la</strong> nostra anima» WHITE Ellen, Our High Calling, p. 278; cit.<br />

P.C. Jarnes. o.c., p. 25. «<strong>Quando</strong> Cristo ritornerà, i nostri caratteri non saranno cambiati. I nostri corpi spregevoli<br />

saranno trasformati e resi simili al corpo del<strong>la</strong> sua gloria, ma non ci sarà allora nessun cambiamento morale che si<br />

opererà in noi» WHITE Ellen, Review and Herald, 7 agosto 1888; cit. idem. «La pioggia dell’ultima stagione, che cade<br />

verso <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> stagione (di primavera), matura il grano e lo prepara per <strong>la</strong> raccolta... La maturazione del grano<br />

rappresenta il completamento dell’opera del<strong>la</strong> grazia di Dio nell’anima. Tramite <strong>la</strong> potenza dello Spirito Santo<br />

l’immagine morale di Dio deve essere completamente ristabilita nel carattere. Noi dobbiamo essere pienamente<br />

trasformati all’immagine del Cristo... A meno che le prime piogge non abbiano compiuto <strong>la</strong> loro opera, <strong>la</strong> pioggia<br />

dell’ultima stagione non potrà portare alcuna semenza a maturazione» WHITE Ellen, Testimonies to Ministers, p. 506;<br />

vengono prese dai sostenitori del<strong>la</strong> prima posizione per giustificar<strong>la</strong>. Dobbiamo riconoscere che il linguaggio<br />

utilizzato si presta a questo modo di vedere. Ma riteniamo che in questa prospettiva si tradisca il suo pensiero che ha<br />

lo scopo di mettere in risalto che, se da una parte <strong>la</strong> salvezza non <strong>la</strong> si ottiene mediante le opere, dall’altra parte però il<br />

credente non deve cadere in un <strong>la</strong>ssismo per il fatto che <strong>la</strong> salvezza è per grazia. Colui che ha accettato l’Evangelo<br />

deve, per quanto gli riguarda, non porre nessun ostacolo all’azione dello Spirito Santo.<br />

La purificazione del santuario celeste è <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> preghiera sacerdotale del Cristo: «Che siano tutti<br />

uno; che come tu, o Padre, sei in me, e io sono in te, anch’essi siano in noi; affinché il mondo creda che tu mi hai<br />

mandato. E io ho dato loro <strong>la</strong> gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in<br />

me; acciocché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai<br />

amato me» Giovanni 17:21-23.<br />

215<br />

WHITE Ellen, Il Gran Conflitto, Firenze, pp. 489,490, ed. americana.<br />

216<br />

WHITE Ellen, Review and Herald, 11 febbraio 1890.<br />

217<br />

«“Sulle (lett. con le ) nuvole”. Il corteo delle nubi, nell’Antico Testamento, è il privilegio esclusivo di Dio (Salmo<br />

18:10-19; 97:2-4; Isaia 14:4; 19:1; Nahum 1:3) è dunque un personaggio divino che entra in scena per inaugurare il<br />

regno di Dio» A Crampon, o.c.; vedere La Bible Annotée, o.c.,t. II, Daniel, p. 291. «Ciò che sorprende Daniele, è<br />

che un essere che viene sulle nuvole del cielo, come Dio, abbia l’apparenza semplicemente umana e non un aspetto<br />

divino, come <strong>la</strong> figura contemp<strong>la</strong>ta da Ezechiele, capitolo 1. Colui che si avvicina non è indicato più precisamente, ma<br />

è impossibile vedere in lui un altro personaggio che non sia il Messia» Idem, p. 291. «All’epoca di Gesù gli Ebrei<br />

sapevano molto bene che, nel linguaggio simbolico del<strong>la</strong> Bibbia, il corteo delle nuvole era il privilegio esclusivo di<br />

Dio (Matteo 24:3; 26:64; Marco 13:26; Atti 7:58; Apocalisse 1:7; Matteo 26: 63,74). Caiafa non poteva credere che<br />

il Figlio dell’uomo di Daniele fosse davanti a lui nel<strong>la</strong> persona di Gesù, debole e perseguitato, e in lui non riusciva a<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

giunse fino al vegliardo e fu fatto accostare a lui. E gli<br />

furono dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli,<br />

tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un<br />

dominio eterno che non passerà e il suo regno, un regno<br />

che non sarà distrutto». 218<br />

<strong>Quando</strong> quest’opera di giudizio preliminare sarà compiuta e il santuario purificato,<br />

Cristo Gesù verrà investito del<strong>la</strong> sua regalità. Daniele lo presenta come il Figlio<br />

dell’uomo che viene fatto accostare al Vegliardo e al quale vengono «dati dominio,<br />

gloria e regno...». Avendo compiuta l’opera di redenzione il Signore ritornerà verso <strong>la</strong><br />

terra per essere l’esecutore del giudizio svolto in cielo e quindi dare <strong>la</strong> corona di<br />

giustizia a tutti coloro che hanno amato <strong>la</strong> sua venuta.<br />

Questa investitura non può essere stata fatta al momento dell’incarnazione del<br />

Signore. 219 Non avrebbe senso pensare che l’abbassamento del Figlio di Dio<br />

coinciderebbe con <strong>la</strong> sua elevazione al trono. Non corrisponde neppure al momento<br />

del<strong>la</strong> sua ascensione 220 perché sarebbe confonder<strong>la</strong> con l’inizio del suo ministero<br />

sacerdotale esercitato in cielo al quale si aggiunge, nel<strong>la</strong> fase finale, il giudizio<br />

preliminare. Quest’ultimo ministero è di transizione a quello regale. L’investitura non<br />

viene fatta neppure al momento del suo ritorno glorioso come hanno pensato Cirillo<br />

vedere l’uomo celeste e trionfante. È a causa di questo suo considerarsi Dio, nel<strong>la</strong> carne del Figlio dell’uomo, che<br />

Gesù viene condannato. I rabbini del resto mantengono <strong>la</strong> tradizione che attribuisce al Messia questo passo di Daniele;<br />

essi indicano il Messia con l’espressione: “Quello delle nuvole”, “del<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong>”. Iacchiades dice: “Il Figlio<br />

dell’uomo che viene sulle nuvole è il Messia nostra giustizia (Geremia 23:6) che verrà in presenza di Dio”» vedere: J.<br />

Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 596.<br />

Siccome nel<strong>la</strong> spiegazione del<strong>la</strong> visione (versetti 18 e 27) non si menziona più il Figlio dell’uomo, ma<br />

semplicemente il popolo dei santi al quale è dato il regno, per questo motivo sempre di più i commentatori identificano<br />

il Figlio dell’uomo con il popolo dei santi, come se fosse rappresentato collettivamente e personificato nel figlio<br />

dell’uomo (vedere ad esempio BERNINI, pp. 74-76). La Bible Annotée, osserva: «È <strong>la</strong> stessa teoria che consiste nel fare<br />

del popolo d’Israele il servitore dell’Eterno (Isaia 42:1)» idem. Questa espressione di servitore è attribuita a Mosé, a<br />

Giosué e a Davide (Giosué 24:29; Isaia 37:35). Israele come popolo è l’oggetto di una elezione. È chiamato figlio di<br />

Dio, suo eletto tra i popoli (Esodo 4:22; Deuteronomio 7:6; Osea 11:1); <strong>la</strong> sua vocazione è quel<strong>la</strong> di servire l’Eterno<br />

(Deuteronomio 10:12,20). Così tutti i membri di questo popolo sono chiamati servitori dell’Eterno, costituendoli così<br />

con una dignità partico<strong>la</strong>re, in virtù del<strong>la</strong> quale non dovranno mai essere venduti come schiavi (Levitico 25:42,55; 1<br />

Cronache 16:13). Ma questo titolo è anche attribuito specialmente a persone consacrate a Dio, come i sacerdoti<br />

(Salmo 134:1), i profeti (Isaia 20:3; Geremia 7:25), i fedeli (Giobbe 1:8; Isaia 65:8-15). Isaia per primo chiama il<br />

popolo d’Israele servitore dell’Eterno (41:8; 42:19 e in diversi passi dei capitoli 40-46). Ma pur tenuto conto di tutto<br />

questo, è impossibile vedere nel servo dell’Eterno di Isaia 42:1-9 e capitolo 53 <strong>la</strong> personificazione d’Israele, o del<strong>la</strong><br />

parte fedele del popolo, o l’insieme dei sacerdoti e dei profeti, come lo si è spesso supposto. Mai nessun profeta si è<br />

attribuito questa rappresentazione e quindi non si deve esitare nel riconoscere qui il Messia, che è l’organo perfetto<br />

del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Dio e l’esecutore dei suoi disegni, il servitore dell’Eterno per eccellenza. In Daniele «il popolo dei<br />

santi appare come combattente sul<strong>la</strong> terra (25), prima del<strong>la</strong> venuta del Figlio dell’uomo sulle nuvole del cielo, come<br />

essere celeste. Sono dunque due esseri distinti. Senza dubbio il popolo d’Israele è chiamato anche “messia” o “unto”<br />

(Salmo 84:10; 89:39), ma ciò non significa che esclude il suo Messia, il capo dell’Israele spirituale. Così Gesù si è<br />

attribuito specialmente questo titolo di Figlio dell’uomo (Matteo 8:20; 24:30; 26:64, ecc.)» Idem, p. 291. Vedere nota<br />

n. 90, p. 515.<br />

218 Daniele 7:13,14.<br />

219 José VIDAL Y GALIANA, La venuta del Messia in gloria e maestà, vol. I, Roma 1834, pp. 136-141.<br />

220 Firmicus Maternus, nel IV secolo, De errore profanorum religionum, XXIV, 6, trad. da Gilbert HEUTEN,<br />

Bruxelles 1938, pp. 104,105. L’idea è stata adottata dal gesuita ALCAZAR, Ineas V.T., fol. 279, dal giansenista RONDET,<br />

Le Sainte Bible, 2 a ed., p. 217 e dal protestante FAUSSET, Bible Commentary, p. 421. Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong><br />

Bibliografia.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 539


CAPITOLO XIII<br />

di Gerusalemme e Teodoreto, 221 perché <strong>la</strong> sua venuta con potenza e gloria sulle<br />

nuvole ne è <strong>la</strong> conseguenza. 222<br />

«Questa investitura segue il giudizio preliminare ed è situata al<strong>la</strong> fine del tempo di<br />

grazia, a seguito del quale si manifesteranno i giudizi divini sull’umanità impenitente<br />

con <strong>la</strong> caduta delle piaghe, e precede <strong>la</strong> venuta in gloria di Cristo. Nel testo di Daniele<br />

«il tempo è chiaramente indicato: un po’ prima del<strong>la</strong> distruzione di Roma, <strong>la</strong> quarta<br />

bestia». 223<br />

È perché Cristo è stato intronizzato in qualità di RE DEI RE, SIGNORE DEI SIGNORI che<br />

allora può ritornare a prendere i suoi fedeli sudditi di ogni generazione. La conferma<br />

221 Cirillo di Gerusalemme, XV Catechesi, I. 21, 27. Teodoreto, MIGNE, P.G., 81, col. 1425,1426. Lo stesso pensiero<br />

è condiviso da COLONNA (GALATINUS), De arcanis catholicae veritatis, 1612, col. 601; L. Gaussen, o.c., t. III, pp.<br />

83,84; René PACHE, Le prophète Daniel, p. 82.<br />

Questa spiegazione si avvicina al<strong>la</strong> verità. In effetti Daniele ci fa assistere «all’ultimo atto del grande dramma, al<br />

solenne riconoscimento del Figlio dell’Uomo come re dell’umanità» DELATTRE Alphonse J., De l’Authenticité du livre<br />

de Daniel, 1875, p. 57. T.R. BIRKS, The four proph. Empires, London 1850, pp. 358,359; Jean-Benjamen ROSSIER,<br />

Études sur l’Apocalypse, vol. II, Lausanne 1850, p. 99; S.P. TREGELLES, Remarks, 1854, pp. 42,43; 1864, p. 39; hanno<br />

visto che l’avvenimento descritto da Daniele precede di poco l’apparizione gloriosa del Cristo. «Qui (Daniele 7:9-11)<br />

il tempo è chiaramente indicato: un po’ prima del<strong>la</strong> distruzione di Roma, <strong>la</strong> quarta bestia» David BOSWORTH, The<br />

Millennium and re<strong>la</strong>ted events, Chicago 1889, p. 154. Thomas ROBINSON, A homel. Commentary on the Book of<br />

Daniel, New York 1892, p. 139, fa osservare che il giudizio descritto da Daniele è un giudizio preliminare, invisibile,<br />

dietro il velo, causato dalle parole arroganti del piccolo corno e seguito dall’atto con il quale il dominio sarà tolto a<br />

questo potere.<br />

222 «Il biblista André Feuillet ha contato più di 70 passi nell’Antico Testamento dove <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “nuvo<strong>la</strong>” è associata<br />

alle apparizioni di Dio, specialmente nelle teofanie del giudizio (Vedere FERCH Arthur I.., The Son of Man<br />

Apocalyptic in Daniel, in AUSOD, vol. VI, 1979, pp. 162-166). Il Figlio dell’uomo di origine celeste appartiene<br />

dunque già al mondo divino in Daniele VII» LaRONDELLE Hans, Principes Hermenéutiques de l’eschatologie<br />

Biblique, in AA.VV, Études su l’Apocalypse..., vol. I, 1988, pp. 21,22. «Ciò che Gesù ha dichiarato riguardo al<strong>la</strong> sua<br />

re<strong>la</strong>zione con Dio “Io e il Padre siamo uno” Giovanni 10:30, è enunciato in una maniera grandiosa nel libro<br />

dell’Apocalisse, dove il Cristo resuscitato si presenta con <strong>la</strong> gloria che aveva Yhavé nell’Antico Testamento. In<br />

Apocalisse 1:7, il Cristo viene descritto come colui che viene con le nuvole, e corrisponde chiaramente alle molteplici<br />

apparizioni di Dio nell’Antico Testamento (confr. Salmo 19:9-15; 68:4,33; 104:3; Isaia 19:1), o al<strong>la</strong> teofania nel<strong>la</strong><br />

scena del giudizio di Daniele 7:13», Idem, p. 21. «<strong>Quando</strong> Gesù sceglie per sé il titolo di Figlio dell’uomo, si<br />

attribuisce l’autorità divina per perdonare i peccati (Marco 2:10), per giudicare il mondo al momento del suo ritorno<br />

(Matteo 16:27; 24:30). L’Apocalisse descrive il Cristo come un soldato divino che viene con una veste bianca tinta di<br />

sangue e calcherà il tino dell’ira dell’Onnipotente (Apocalisse 19:13,15). Questo passo è da confrontarsi con le<br />

descrizioni di Dio che si trovano in Isaia 63:2,3 e Gioele 3:13. Inoltre le descrizioni del<strong>la</strong> testa del Cristo (“capelli<br />

bianchi come candida <strong>la</strong>na, come neve; e gli occhi come una fiamma di fuoco” 7:14) è presa a prestito dal<strong>la</strong> teofania<br />

gloriosa di Daniele 7:9. Così il Cristo è sistematicamente presentato come colui che compie l’opera di Dio stesso. Ma<br />

i piedi e il suono del<strong>la</strong> voce del Cristo glorificato sono descritte nei termini simili a quelli che descrivono le<br />

apparizioni di Yhavé (vedere Ezechiele 1:7,24,27; 8:2; 43:2; Daniele 10:6). La voce di Yhavé è <strong>diventa</strong>ta nel<br />

presente <strong>la</strong> voce di Cristo. La teofania dell’Antico Testamento sarà realizzata in una cristofania. <strong>Quando</strong> il Cristo<br />

viene nel mondo, è il Dio d’Israele che viene. Al Cristo vengono conferiti gli attributi divini che erano fino allora<br />

riservati al solo Onnipotente: “Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, l’inizio e <strong>la</strong> fine” (Apocalisse 22:13; confr.<br />

1:8,17; Isaia 44:6; 41:4).- Il Cristo realizzerà le promesse e le profezie date da Dio a Israele nell’Antico Testamento<br />

(2 Corinzi 1:20). Questo può essere considerato come il messaggio e <strong>la</strong> preoccupazione essenziale di Gesù nel<strong>la</strong> sua<br />

Apocalisse», Idem, p. 22. Per uno studio dettagliato vedere WERE L.F., The Woman and the Beast in the Book of<br />

Reve<strong>la</strong>tion, Berrien Spring 1983, cap. 1-4.<br />

Il prof. W. Shea dopo aver scritto che «è chiaro che il Figlio dell’uomo è di natura divina, perché un tale<br />

linguaggio delle “nuvole del cielo” è riservato in altre parti a delle teofanie» aggiunge: «Nelle parti aramaiche di<br />

Daniele, si nota una simmetria tra l’espressione “Figlio dell’uomo” e “Figlio di Dio”. In un contesto terrestre,<br />

Nebucadnetsar vide qualcuno somigliante a “un Figlio degli dèi”, il quarto personaggio in compagnia dei tre Ebrei<br />

nelle fornace ardente. Questo riferimento è controbi<strong>la</strong>nciato dal<strong>la</strong> visione di qualcuno “che assomiglia a un figlio<br />

d’uomo” nel contesto del cielo» o.c., p. 117.<br />

223 BOSWORTH David, The Millennium and re<strong>la</strong>ted events, Chicago 1889, p. 154.<br />

540<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIUDIZIO CHE PRECEDE LA VENUTA DEL SIGNORE<br />

che l’intronizzazione avviene prima del<strong>la</strong> manifestazione in gloria di Cristo Gesù<br />

viene data da Giovanni in Apocalisse XI:15-19 nel<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> settima tromba:<br />

«Ed il settimo angelo suonò, e si fecero gran voci nel<br />

cielo, che dicevano: “Il regno del mondo è venuto ad essere<br />

del Signore nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà nei<br />

secoli dei secoli”. E i ventiquattro anziani seduti nel<br />

cospetto di Dio sui loro troni si gettarono giù sulle loro<br />

facce e adorarono Iddio, dicendo: “Noi ti ringraziamo, o<br />

Signore Iddio onnipotente che sei e che eri, perché hai<br />

preso in mano il suo regno. Le nazioni s’erano adirate, ma<br />

l’ira tua è giunta, ed è giunto il tempo di giudicare i morti,<br />

di dare il loro premio ai tuoi servitori, i profeti, e ai santi e<br />

a quelli che temono il tuo nome, e piccoli e grandi, e di<br />

distruggere quelli che distruggo <strong>la</strong> terra”. E il tempio di<br />

Dio che è nel cielo fu aperto e si vide nel suo tempio l’arca<br />

del suo patto, e vi furono <strong>la</strong>mpi e voci e tuoni e un gran<br />

terremoto e una forte gragno<strong>la</strong>». 224<br />

Quanto viene qui espresso da Giovanni come «terremoto e forte gragno<strong>la</strong>»<br />

corrisponde a quanto descrive in occasione del<strong>la</strong> VI piaga e del VI sigillo. 225<br />

Tutto questo si svolge sempre in cielo prima che il Sommo Sacerdote venga per<br />

relegare nel deserto di questo mondo, per mille anni, chi rappresentava Azazel, il<br />

serpente antico che è chiamato diavolo e Satana.<br />

A seguito di questa investitura avvenuta in cielo, Daniele descrive <strong>la</strong> venuta<br />

liberatrice del Signore nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> con le seguenti parole: «Il quel tempo si leverà<br />

Micael, il gran capo, il difensore dei figlioli del tuo popolo; e sarà un tempo<br />

d’angoscia, quale non se ne ebbe mai da quando esistono nazioni fino a quell’epoca;<br />

e in quel tempo il tuo popolo sarà salvato; tutti quelli cioè, che saranno trovati scritti<br />

nel libro. E molti di coloro che dormono nel<strong>la</strong> polvere del<strong>la</strong> terra si risveglieranno:<br />

gli uni per <strong>la</strong> vita eterna, gli altri per l’obbrobrio, per una eterna infamia».<br />

Giovanni presenta il ritorno del Signore con le seguenti parole: «Poi vidi il cielo<br />

aperto, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il<br />

Verace; ed egli giudica e guerreggia con giustizia. I suoi occhi erano una fiamma di<br />

fuoco, e sul suo capo v’erano molti diademi; e portava scritto un nome che nessuno<br />

conosce fuorché lui. Era vestito d’una veste tinta di sangue, e il suo nome è: <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

di Dio. Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi ed erano<br />

vestiti di lino fino bianco e puro. E dal<strong>la</strong> bocca gli usciva una spada affi<strong>la</strong>ta per<br />

percuotere con essa le nazioni; ed egli le reggerà con una verga di ferro, e calcherà<br />

il tino del vino dell’ardente ira dell’Onnipotente Iddio. E sul<strong>la</strong> veste e sul<strong>la</strong> coscia<br />

porta scritto questo nome: RE dei re, SIGNORE dei signori».<br />

224 Apocalisse 11:15-19.<br />

225 Apocalisse 16:17-20; 6:12-17.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 541


CAPITOLO XIII<br />

Gesù aveva detto: «E allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del<br />

cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a<br />

radunare i suoi eletti dai quattro venti, dall’un capo all’altro dei cielo».<br />

L’apostolo Paolo riprende questo insegnamento e dopo aver detto: «Questo vi<br />

diciamo per paro<strong>la</strong> del Signore», aggiunge: «Perché il Signore stesso, con potente<br />

grido, con voce d’arcangelo e con <strong>la</strong> tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in<br />

Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi che saremo rimasti, verremo insieme<br />

con loro rapirti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre<br />

con il Signore».<br />

Giovanni conclude questo intervento del Signore nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dicendo «La bestia fu<br />

presa, e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto i miracoli davanti a lei….<br />

Ambedue furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. E il rimanente fu<br />

ucciso con <strong>la</strong> spada che usciva dal<strong>la</strong> bocca di colui che cavalcava il cavallo.<br />

Il dragone, il serpente antico, che è il Diavolo e Satana, lo legò per mille anni, lo<br />

gettò nell’abisso che chiuse e sigillò sopra di lui, finché fossero compiuti mille<br />

anni». 226<br />

226 Daniele 12:1,2; Apocalisse 19:11-16; Matteo 24:30,31; 1 Tessalonicesi 4:16,17; Apocalisse 19:20,21; 20:2,3.<br />

542<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo XIV<br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

«Ognuno di questi volumi (Daniele e Apocalisse)<br />

illumina l’altro. Come due specchi concavi messi<br />

paralle<strong>la</strong>mente di fronte l’uno all’altro, con una<br />

fiamma nel centro, si gettano e si rigettano<br />

reciprocamente dei fasci potenti di luce, così i<br />

nostri due profeti (Daniele e Giovanni) posti di<br />

fronte l’uno all’altro, reciprocamente a gara si<br />

inviano dei fasci di luci» Louis Gaussen. 1<br />

Come tra il sesto e il settimo sigillo Giovanni ha una visione di incoraggiamento, 2<br />

così accade tra <strong>la</strong> sesta e <strong>la</strong> settima tromba.<br />

«Il decimo capitolo è stato trattato in fretta dai commentatori, come una semplice<br />

introduzione al<strong>la</strong> successiva rive<strong>la</strong>zione che concerne i due testimoni. È certamente<br />

una introduzione, ma non di secondaria importanza. Molto dipende dal<strong>la</strong><br />

interpretazione data al piccolo libro nel<strong>la</strong> mano dell’angelo». 3<br />

Abbiamo motivo di credere che questo capitolo X sia un simbolico quadro del<strong>la</strong><br />

proc<strong>la</strong>mazione finale dell’evangelo a tutto il mondo, come nel<strong>la</strong> seconda parte del<br />

capitolo XIV dell’Apocalisse viene più ampiamente presentato. Una decina sono le<br />

motivazioni che sostengono questa convinzione:<br />

1. L’insieme del<strong>la</strong> visione fa capire, come nel discorso di Gesù sul monte degli Ulivi,<br />

che <strong>la</strong> fine di tutte le cose è preceduta dall’universale predicazione dell’evangelo. 4<br />

2. La visione si colloca in un tempo partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. La predicazione<br />

dell’evangelo e l’annuncio del regno, se per secoli sono stati circoscritti a dei<br />

continenti, ora acquistano una dimensione p<strong>la</strong>netaria. Ciò è raffigurato dall’angelo<br />

che prende possesso del mondo posando i suoi piedi sia sul mare sia sul<strong>la</strong> terra;<br />

allo stesso modo l’annuncio che verrà fatto coinvolgerà tutti i popoli precisa <strong>la</strong><br />

conclusione del versetto 11.<br />

3. Si giunge nell’epoca in cui, a compimento dei periodi profetici, viene detto: «Non<br />

c’è più tempo».<br />

4. Sebbene il tema dell’annuncio del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> lo si trovi anche in altri capitoli<br />

precedenti dello scritto di Giovanni, nei quali <strong>la</strong> Chiesa è rappresentata da<br />

cande<strong>la</strong>bri d’oro, forse anche da un potente destriero bianco che attraversa tutta <strong>la</strong><br />

1<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, t. III, Paris 1849, pp. 193, 94.<br />

2<br />

Vedere il nostro Capitolo XVIII.<br />

3<br />

FORD Desmond, Crisis ! A Commentary on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, vol. II, Newcastle 1982, p. 462.<br />

4 Matteo 24:14; Marco 13:10.


CAPITOLO XIV<br />

terra, il suggel<strong>la</strong>mento dei santi, ora è raffigurato da una figura che viene dal cielo<br />

e prende possesso del<strong>la</strong> terra e del mare, come realizzazione del<strong>la</strong> sua opera.<br />

5. Si annuncia che il mistero di Dio sta per finire. Questo mistero è il vangelo del<br />

regno, il riscatto del<strong>la</strong> terra realizzato dal Cristo al<strong>la</strong> prima venuta, ma portato a<br />

compimento con il suo ritorno. 5<br />

6. Il libro aperto sottintende che ciò che poteva essere stato non capito, perché<br />

chiuso, sigil<strong>la</strong>to 6 per le generazioni passate, ora, che si è giunti nel tempo che<br />

precede il ritorno di Gesù, può essere interamente compreso.<br />

7. Il libro che l’angelo ha in mano è in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> sua predicazione. Mentre nel<br />

capitolo V solo il Cristo poteva prendere il libro dal<strong>la</strong> mano del Padre, ora è<br />

Giovanni, quale rappresentante del<strong>la</strong> Chiesa, a prenderlo, per poi darne il<br />

nutrimento al mondo.<br />

8. Le colonne di fuoco, l’arcobaleno, i tuoni, le voci, sono allusioni al<strong>la</strong><br />

proc<strong>la</strong>mazione del patto al Sinai, al<strong>la</strong> presenza di Dio in mezzo al suo popolo, al<strong>la</strong><br />

testimonianza d’Israele, al<strong>la</strong> sua chiamata al sacerdozio. Tale funzione fa dei fedeli<br />

degli ambasciatori dell’evangelo sul<strong>la</strong> terra. 7<br />

9. Nell’invito rivolto a Giovanni a profetizzare, viene usata l’espressione che il<br />

Nuovo Testamento frequentemente utilizza per <strong>la</strong> predicazione dell’evangelo. 8<br />

10. Quanto viene detto all’Apostolo: «Profetizza di nuovo sopra molti popoli»<br />

corrisponde a quanto Giovanni scrive nel capitolo XIV:6,7. È l’evangelo<br />

escatologico annunciato dopo i secoli di persecuzione e di apostasia del<strong>la</strong> Chiesa<br />

che prepara l’umanità al<strong>la</strong> venuta del Signore.<br />

Riepilogando, possiamo dire che il personaggio celeste esprime <strong>la</strong> promessa del<br />

Signore: «Io sono con voi tutti i giorni, sino al<strong>la</strong> fine dell’età presente», affinché <strong>la</strong><br />

Chiesa del tempo del<strong>la</strong> fine possa raggiungere tutte le nazioni con l’ultimo messaggio<br />

del cielo al mondo. Il quadro del<strong>la</strong> visione rassicura <strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> sua opera di<br />

testimonianza espressa da Matteo XXIV:15 e Marco XIII:10, e il parallelo di<br />

Apocalisse XIV:6-12; XVIII:1-4.<br />

Un personaggio potente scende dal cielo<br />

Con <strong>la</strong> visione di Apocalisse X Giovanni ci porta nel tempo del<strong>la</strong> fine, nel tempo<br />

in cui i lunghi periodi profetici, indicati da Daniele nel suo libro, e quelli dello scritto<br />

dell’apostolo sono giunti al loro compimento.<br />

544<br />

«Poi vidi un altro angelo potente che scendeva dal cielo,<br />

avvolto in una nuvo<strong>la</strong>; sopra il suo capo era l’arcobaleno;<br />

<strong>la</strong> sua faccia era come il sole, e i suoi piedi come colonne di<br />

fuoco; e aveva in mano un libretto aperto; ed egli posò il<br />

5 Colossesi 1:25-28; Efesi 1:9,10.<br />

6 Come Dio aveva ordinato al profeta Daniele (Daniele 12:4).<br />

7 Matteo 28:19,20; 2 Corinzi 5:20.<br />

8 1 Corinzi 14:1,3-5.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

suo piè destro sul mare e il sinistro sul<strong>la</strong> terra; e gridò con<br />

gran voce, nel modo che rugge il leone; e quando ebbe<br />

gridato, i sette tuoni fecero udire le loro voci. E quando i<br />

sette tuoni ebbero fatto udire le loro voci, io stavo per<br />

scrivere; ma udii una voce dal cielo che mi disse: “Suggel<strong>la</strong><br />

le cose che i sette tuoni hanno proferite, e non le scrivere”.<br />

E l’angelo che io avevo veduto stare in piè sul mare e sul<strong>la</strong><br />

terra, levò <strong>la</strong> man destra al cielo e giurò per Colui che vive<br />

nei secoli de’ secoli, il quale ha creato il cielo e le cose che<br />

sono in esso e il mare e le cose che sono in esso, che non ci<br />

sarebbe più tempo; ma che nei giorni del<strong>la</strong> voce del settimo<br />

angelo, quand’egli suonerebbe, si compirebbe il mistero di<br />

Dio, secondo ch’Egli ha annunciato ai suoi servitori, i<br />

profeti». 9<br />

Chi è questo angelo che scende dal cielo?<br />

Il suo aspetto ricorda quello del Figlio dell’uomo e alcuni tratti di Gesù in<br />

occasione del<strong>la</strong> trasfigurazione; 10 <strong>la</strong> sua faccia è come il sole, ed irradia luce<br />

vivissima dal<strong>la</strong> testa ai piedi; le sue gambe (letteralmente piedi) sono come colonne di<br />

fuoco, «da qui diversi commentatori vedono in questo angelo il Signore stesso». 11<br />

Chi non accetta questa identificazione fa notare che il testo precisa: «Un altro<br />

angelo potente», e lo scritto non dice che questo personaggio è “come un angelo”, ma<br />

specifica che è un «altro angelo». 12<br />

Scrive A. Romeo: «Diverso dagli angeli delle trombe e forse identico a quello che<br />

invita ad aprire il libro dei sette sigilli, questo misterioso forte delle schiere celesti è<br />

9<br />

Apocalisse 10:1-7; il versetto 6 è secondo <strong>la</strong> versione Diodati.<br />

10<br />

Apocalisse 1:14 e seg.; Matteo 17:2 e seg.<br />

11<br />

REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, p. 228. J.A. SEISS, The Apocalypse, Phi<strong>la</strong>delphia 1865, p.<br />

223. «Nessun angelo dell’Apocalisse è descritto così gloriosamente, con degli attributi che corrispondono alle teofanie<br />

(confr. Salmo 104:2,3) e richiamano <strong>la</strong> prima visione del Cristo (1:13 e seg.). Esegeti come Vittorino di Pattau,<br />

Ticonio, Primasio Haymon de Halberstdt, Alberto il Grande, Quesnel, P. de Benoit, hanno creduto riconoscervi il<br />

Cristo stesso» BRÜTSCH Charles, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, Genève 1966, p. 170. C’è una rassomiglianza tra questo<br />

angelo e l’uomo che descrive il profeta Daniele nel capitolo 12:6,7 che viene identificato con il «Figlio di Dio, nostro<br />

sommo Sacerdote» ROUGEMONT Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 37. È stato identificato con<br />

«l’augusto Micael», da FABRE d’ENVIEU Jules, Livre du prophète Daniel, t. II, Paris 1891, p. 1468.<br />

Gli esegeti protestanti hanno creduto riconoscere in questo angelo Martin Lutero. Questi per contro ha pensato al<br />

Papato che ha l’apparenza di avere una grande spiritualità. Vedere STROHL H., La substance de l’Evangeli selon<br />

Luther, p. 277; cit. da Ch. Brütsch, idem, p. 177.<br />

12<br />

L’espressione «altro angelo» si incontra in Apocalisse nel capitolo 8:3 dove l’angelo si differenzia da quelli che<br />

hanno <strong>la</strong> tromba, indicati nel versetto 2; nel capitolo 14 il secondo e terzo angelo, che annunciano i rispettivi<br />

messaggi, sono altri in re<strong>la</strong>zione al primo; nel capitolo 18:1 l’angelo è un altro rispetto a quelli che hanno versato le<br />

sette piaghe.<br />

Giovanni presenta anche tre angeli potenti: il primo è nel capitolo 5:2, e chiede chi possa aprire i sigilli del rotolo<br />

sigil<strong>la</strong>to; l’altro è nel capitolo 18:21, presentato nell’azione di gettare una macina nel mare per raffigurare come<br />

affonderà Babilonia. Il terzo è il nostro; il solo ad essere descritto con partico<strong>la</strong>ri di caratteristiche divine.<br />

BARNHOUSE D.G., Reve<strong>la</strong>tion: An Expository Commentary, Grand Rapids, 1971, p. 179: «Tranne qui e<br />

nell’episodio dei due testimoni (11:129, <strong>la</strong> nube non è riservata nell’Apocalisse che al “Figlio dell’uomo”, 1:7;<br />

14:14,15,16».<br />

545


CAPITOLO XIV<br />

un messo di Dio per le rive<strong>la</strong>zioni fondamentali. Presentato come importantissimo<br />

rappresentante di Dio, è forse Gabriele (= forza di Dio), che in Daniele VIII:16-26 e<br />

IX:21-27 è il messaggero “per il tempo del<strong>la</strong> fine”». 13<br />

«Questo angelo non è Gesù, poiché il Signore non è da nessuna parte nel Nuovo<br />

Testamento messo nel numero degli angeli 14 ; e l’episto<strong>la</strong> agli Ebrei 15 stabilisce un<br />

contrasto assoluto tra questi esseri celesti e il creatore di tutte le cose, tra Colui che gli<br />

angeli di Dio adorano e coloro che si prostrano davanti a lui. Ma se non è il Signore<br />

in persona, è il suo messaggero speciale, il precursore del Messia, un nuovo Elia che<br />

cammina davanti a lui, portando sul<strong>la</strong> sua persona il riflesso del<strong>la</strong> gloria del Figlio. Le<br />

immagini sotto le quali appare a san Giovanni simboleggiano il doppio carattere del<br />

suo messaggio, che è contemporaneamente grazia e giustizia, annunciando per gli uni<br />

il giudizio definitivo e per gli altri il trionfo finale». 16<br />

«Fiera prestanza quel<strong>la</strong> dell’angelo: <strong>la</strong> sua discesa dal cielo, in una nuvo<strong>la</strong>,<br />

manifesta un glorioso intervento divino. L’arcobaleno (segno dell’alleanza di Dio con<br />

ogni carne 17 , e che aureo<strong>la</strong> il trono divino 18 ), caratterizza il messaggio del<strong>la</strong> grazia. Al<br />

servizio di Gesù Cristo l’angelo risplende di alcune sue caratteristiche, notate nel<strong>la</strong><br />

prima visione». 19<br />

L’angelo era avvolto in una “nuvo<strong>la</strong>”, <strong>la</strong> quale è l’emblema del<strong>la</strong> gloria e del<strong>la</strong><br />

potenza di Dio. 20 «Dio è contemporaneamente luce e oscurità. Si rive<strong>la</strong> all’uomo pur<br />

rimanendo ve<strong>la</strong>to di mistero. Così è del<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>, contemporaneamente chiara e<br />

profonda, e delle sue vie nei confronti del suo popolo, luminose per gli uni ed<br />

incomprensibili per gli altri». 21 Ma <strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> richiama quel<strong>la</strong> del capitolo I:7 che<br />

presenta <strong>la</strong> venuta di Cristo per giudicare. L’opera di questo angelo sarebbe quindi in<br />

re<strong>la</strong>zione con questo avvenimento ultimo.<br />

Al di sopra del<strong>la</strong> sua testa, l’arcobaleno, che circonda il trono di Dio nel<strong>la</strong> visione<br />

del capitolo IV, è il segno dell’alleanza di pace, simbolo del patto e ricorda <strong>la</strong> grazia,<br />

e qui in questo interludio delle trombe esprime l’offerta dell’evangelo a tutti i<br />

peccatori affinché siano salvati. L’arcobaleno attenua ciò che di terribile c’è nel suo<br />

volto che risplende come «il sole e nei suoi piedi come delle colonne di fuoco», e fa<br />

di lui il rappresentante del<strong>la</strong> santità. È ciò che in effetti è il suo messaggio, messaggio<br />

13<br />

ROMEO Antonino, La Sacra Bibbia - L’Apocalisse, ed. Marietti, Torino 1964, p. 799.<br />

14<br />

Nel libro degli Atti però Stefano par<strong>la</strong> dell’incontro di Mosè con l’angelo nel pruno ardente e al Sinai (7:30,38).<br />

Questo angelo nel Pentateuco è l’Angelo del Patto, l’Eterno stesso, che il Nuovo Testamento presenta come il Figlio<br />

di Dio.<br />

15<br />

Ebrei 1.<br />

16<br />

A. Reymond, o.c., p. 228.<br />

17<br />

Genesi 9:11 e seg.; vedere Isaia 54:9,10.<br />

18<br />

Apocalisse 4:3.<br />

19<br />

C. Brütsch, o.c., pp. 169,170; vedere Apocalisse 1:13 e seg.<br />

20<br />

Salmo 97:2; 104:3; 1 Re 8:11; Ezechiele 1:4; Daniele 7:13; Matteo 17:5; 24:30; Atti 1:9; 1 Tessalonicesi 4:17;<br />

Apocalisse 1:7; 14:14.<br />

21<br />

VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse - Hier, Aujourd’hui, Demain, ed. Les Signes des Temps, Dammarie-les-Lys 1938, 1941, p.<br />

149. «Dio non costringe gli uomini a rinunciare alle proprie credenze (o incredulità). Egli pone davanti a loro <strong>la</strong> luce e<br />

le tenebre, <strong>la</strong> verità e l’errore. Sta a loro scegliere. La mente è capace di riconoscere <strong>la</strong> verità. Dio vuole che gli uomini<br />

decidano non sul<strong>la</strong> base degli impulsi, ma su quel<strong>la</strong> dell’evidenza, attraverso uno studio attento di tutte le Scritture»<br />

WHITE Ellen, La speranza dell’uomo, Firenze 1978, p. 325.<br />

546<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

contemporaneamente di giustizia e di grazia; di giustizia per il mondo, di cui<br />

annuncia <strong>la</strong> rovina finale, e di grazia per <strong>la</strong> Chiesa di Dio, al<strong>la</strong> quale annuncia l’ultimo<br />

trionfo. Il suo viso è come il sole perché questo messaggio è tratto dalle Sacre<br />

Scritture e risplende del<strong>la</strong> gloria del Cristo, il «sole di giustizia», <strong>la</strong> luce del mondo.<br />

Questo messaggio si basa su dei fatti inattaccabili e su delle prove incrol<strong>la</strong>bili, come<br />

delle colonne di fuoco, che sono <strong>la</strong> cronologia profetico-biblica confermata dal<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>. «Proc<strong>la</strong>ma il compimento del “mistero di Dio” e confida al veggente una<br />

rinnovata missione profetica». 22<br />

D. Ford rileva che diversi commentatori chiamano l’angelo di Apocalisse X<br />

“l’angelo del patto” perché il suo presentarsi ricorda il Sinai con tuoni, <strong>la</strong>mpi e voci.<br />

Viene come dominando l’intero mondo. Presentando un messaggio del cielo e, come<br />

Israele al Sinai, riceve l’ordine di essere il sacerdote dell’Eterno, il suo rappresentante<br />

davanti all’umanità, così a Giovanni, quale raffigurazione del<strong>la</strong> Chiesa, viene rivolta<br />

<strong>la</strong> stessa missione. 23 J.M. Ford dice che probabilmente questa figura dell’Esodo<br />

permette di identificare questo personaggio con «l’Angelo del Patto, che qualche<br />

volta viene identificato con Yhavé».<br />

Per <strong>la</strong> sua somiglianza pensiamo si debba identificare questo personaggio con il<br />

Signore di Apocalisse I che si muove tra i cande<strong>la</strong>bri. Daniele X:6 lo definisce il capo<br />

principale dell’esercito di Dio e lo descrive nel capitolo XII:7 come figura divina più<br />

esaltata rispetto a quel<strong>la</strong> degli altri angeli. Ezechiele I lo identifica con Yahvé. La<br />

descrizione delle sue gambe e piedi come colonne di fuoco; il suo essere avvolto dalle<br />

nuvole; <strong>la</strong> gloria che irradia dal suo volto e l’arcobaleno sopra <strong>la</strong> sua testa sono tutte<br />

espressioni e partico<strong>la</strong>ri che ricordano le teofanie di Dio nell’Antico Testamento.<br />

L’insieme di questi partico<strong>la</strong>ri e caratteristiche di Dio ci obbligano a credere che<br />

abbiamo qui una descrizione del<strong>la</strong> manifestazione del Signore che il Pentateuco e i<br />

libri profetici presentano come l’angelo del patto. Tutte queste caratteristiche<br />

enfatizzano il carattere divino e «questi confronti suggeriscono che <strong>la</strong> figura descritta<br />

sia Cristo e non un angelo… È una angelica presentazione di Dio, più precisamente di<br />

Cristo». 24<br />

E.B. Elliott notava che in Apocalisse X «l’Angelo-Patto, Yhavé Gesù, ora porta<br />

con sé, come sua propria investitura, <strong>la</strong> stessa gloria dell’uomo-Dio del<strong>la</strong> precedente<br />

visione di Daniele». 25<br />

Il Signore manifesta <strong>la</strong> sua influenza su questo mondo ponendo un piede sul<strong>la</strong><br />

terra e l’altro nel mare, «cioè sulle nazioni del mondo, sui popoli agitati dal<strong>la</strong><br />

tormenta delle loro passioni e su quelli che, grazie al<strong>la</strong> civiltà, sono arrivati a uno<br />

stato di stabilità, di equilibrio; afferma con questa posa solenne <strong>la</strong> presa di possesso di<br />

questi due domini che, malgrado le apparenze contrarie, gli appartengono in<br />

22<br />

C. Brütsch, o.c., p. 162; vedere Apocalisse 10:3-7,8-11.<br />

23<br />

D. Ford, o.c., p. 468.<br />

24<br />

SHEA William H., The Mighty Angel and His Message, in AA.VV., Simposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book I, Frank B.<br />

Holbrook, Editor, Daniel & Reve<strong>la</strong>tion Committe Serie - vol. VI, Biblical Research Institute General Conference of<br />

Seventh-day Adventists, Silver Sping, MD 1992, p. 291,289.<br />

25<br />

ELLIOTT E.B., Horae Apocalypticae, vol. 2, London 1846, p. 123.<br />

547


CAPITOLO XIV<br />

proprio». 26 Quanto questo angelo proc<strong>la</strong>ma e compie si estende al<strong>la</strong> terra e al mare 27 ,<br />

cioè «il dominio di Dio che egli rappresenta si estende all’universo intero». 28<br />

Il libro in mano all’angelo<br />

Il messaggero celeste ha in mano un piccolo libro aperto. Cosa rappresenta questo<br />

libro? In esso si è visto il resto del messaggio dell’Apocalisse; una ripetizione del<br />

piano di Dio per <strong>la</strong> fine; un riassunto del<strong>la</strong> volontà di Dio; <strong>la</strong> <strong>storia</strong> compiuta<br />

d’Israele; il registro delle azioni umane; Cristo Gesù stesso che è il libro di Dio; il<br />

Nuovo Testamento, che è piccolo rispetto alle numerose pagine dell’Antico<br />

Testamento o di tutta <strong>la</strong> Bibbia.<br />

Si è pensato che fosse il rotolo sigil<strong>la</strong>to visto nel<strong>la</strong> seconda visione in cielo, ma <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> greca usata per rotolo nel nostro capitolo è diversa da quel<strong>la</strong> utilizzata nel<br />

capitolo V:1 e in altre parti dell’Apocalisse. Quindi il rotolo in Apocalisse X<br />

dovrebbe essere considerato diverso da quello degli altri rotoli. Questa differenza di<br />

termine ci permette però di dire ciò che il rotolo non è, ma non precisa ancora quello<br />

che è.<br />

Pensare che si tratti del libro del profeta Daniele crediamo corrisponda<br />

all’insegnamento del testo.<br />

Daniele XII e Apocalisse X sono gli unici passi del<strong>la</strong> Bibbia che riferiscono di un<br />

angelo che giura. Questi testi hanno una differenza: in Daniele l’angelo è tra il Tigri e<br />

l’Eufrate, in Apocalisse è tra il mare e <strong>la</strong> terra ed entrambi giurano con le mani alzate<br />

al cielo. Il personaggio di Daniele giura con le due mani alzate, mentre quello di<br />

Giovanni solo con <strong>la</strong> mano destra levata in alto. La differenza di queste due<br />

descrizioni è data dal fatto che l’angelo dell’Apocalisse ha un rotolo nel<strong>la</strong> mano<br />

sinistra e quindi può alzare solo <strong>la</strong> destra.<br />

Il libro di Daniele viene sigil<strong>la</strong>to, non nel senso di chiuderne l’apertura ed<br />

impedire che sia letto, o per autenticare quanto è stato scritto, ma per indicare che<br />

solo nel tempo del<strong>la</strong> fine il suo messaggio profetico sarebbe stato compreso. A<br />

Daniele è stato detto: «Tu Daniele, tieni nascoste queste parole, e sigil<strong>la</strong> il libro sino<br />

al tempo del<strong>la</strong> fine; molti lo studieranno con cura, e <strong>la</strong> conoscenza aumenterà». 29<br />

Per tutti questi motivi, questa visione di Giovanni non può non richiamare al<strong>la</strong><br />

mente quel<strong>la</strong> del capitolo XII di Daniele.<br />

26<br />

A. Reymond, o.c., p. 229.<br />

27<br />

MOUNCE Robert Hayden, The Book of Reve<strong>la</strong>tion, The New International Commentary on the New Testament,<br />

Grand Rapids, Nicnt Eerdmans, F. F. Bruce, 1977, p. 208; MORRIS L., The Reve<strong>la</strong>tion of St John, Tyndale New<br />

Testament Commentaries, 20, Leicester, Eng<strong>la</strong>nd, 1983, p. 137; LADD George Eldon, A Commentary of the Reve<strong>la</strong>tion<br />

of John, Grand Rapids, Michigan 1971, p. 142; CAIRD G.B., The Reve<strong>la</strong>tion of St John the Divine, New York 1966, p.<br />

125.<br />

28 a<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, vol. IV, L’Apocalypse, 3 ed., rivista e aumentata da Alfred SCHRŒDER,<br />

Lausanne 1905, p. 392.<br />

29<br />

Daniele 12:4.<br />

548<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Daniele<br />

«L’uomo vestito di lino, che stava<br />

sopra le acque del fiume, il quale,<br />

alzata <strong>la</strong> man destra e <strong>la</strong> man sinistra al<br />

cielo, giurò per colui che vive in eterno,<br />

che ciò sarà per un tempo, per dei<br />

tempi e per <strong>la</strong> metà d’un tempo; e<br />

quando <strong>la</strong> forza del popolo santo sarà<br />

interamente infranta, allora tutte queste<br />

cose si compiranno. Al<strong>la</strong> domanda di<br />

Daniele: “Signore mio, qual sarà <strong>la</strong> fine<br />

di queste cose?” Viene risposto: “Va’,<br />

Daniele; perché queste parole sono<br />

nascoste e sigil<strong>la</strong>te fino al tempo del<strong>la</strong><br />

fine. Molti saranno purificati, imbiancati,<br />

affinati; ma gli empi agiranno<br />

empiamente, e nessuno degli empi<br />

capirà, ma capiranno i savi. E dal<br />

tempo che sarà soppresso il sacrificio<br />

continuo e sarà rizzata l’abominazione,<br />

vi saranno milleduecentonovanta giorni.<br />

Beato chi aspetta e giunge a milletrecentotrentacinque<br />

giorni”».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

Giovanni<br />

«Un angelo potente che scendeva dal<br />

cielo e aveva in mano un libretto aperto<br />

e l’angelo levò <strong>la</strong> sua man destra al<br />

cielo e giurò per Colui che vive nei<br />

secoli dei secoli, il quale ha creato il<br />

cielo, <strong>la</strong> terra e il mare e le cose che<br />

sono in essi che non ci sarebbe stato<br />

più tempo».<br />

Felice quindi chi sarà testimone del<strong>la</strong> realizzazione storica di queste parole.<br />

Entrambi i giuramenti iniziano identificando Dio come l’Eterno, ma il giuramento<br />

dell’Apocalisse aggiunge il riconoscimento di Dio come creatore. Questa aggiunta ha<br />

fatto collegare questo testo con altri dell’Apocalisse e più esplicitamente col<br />

messaggio del primo angelo del capitolo XIV:6. Il primo è un inno al Creatore, il<br />

secondo è in re<strong>la</strong>zione ad un opera che viene compiuta e corrisponde meglio al<br />

contesto del nostro capitolo. J.M. Ford sottolinea che in questo giuramento c’è un<br />

richiamo al IV comandamento di Esodo XX. 30<br />

La voce dell’angelo è potente come quel<strong>la</strong> di un leone<br />

e i sette tuoni fanno udire <strong>la</strong> loro voce<br />

Analizzando il testo si nota che i tuoni sono <strong>la</strong> risposta al grido del potente angelo,<br />

<strong>la</strong> cui voce è come quel<strong>la</strong> di un leone ruggente. La figura del leone che ruggisce è<br />

usata nell’Antico Testamento per trasmettere l’idea di un giudizio immediato. Amos<br />

avvisò Israele dei giudizi imminenti con questo tipo di linguaggio: «Il leone rugge<br />

30<br />

FORD J. Massyngberde, Reve<strong>la</strong>tion, The Anchor Bible, 38, Garden City, New York 1975, p. 160; cit. W.H. Shea,<br />

o.c., p. 300.<br />

549


CAPITOLO XIV<br />

nel<strong>la</strong> foresta se non ha una preda?». «Il leone ruggisce chi non temerà? Il Signore,<br />

l’Eterno, par<strong>la</strong>…». 31<br />

Confrontando questo testo con il linguaggio che si trova in altri parti del<strong>la</strong> Bibbia,<br />

è ragionevole pensare che il grido dell’angelo abbia qui una connotazione di<br />

giudizio. 32<br />

In Apocalisse Giovanni presenta il tuono in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> voce forte dell’angelo,<br />

al suono di una voce dal cielo e all’Alleluia degli esseri celesti. 33 Per quattro volte<br />

l’apostolo presenta il tuono in re<strong>la</strong>zione al santuario celeste nel quale «dal trono<br />

procedevano <strong>la</strong>mpi e voci e tuoni» i quali introducono il suono delle trombe e sono<br />

messi in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> settima ultima piaga. 34 I tuoni sono accompagnati da <strong>la</strong>mpi e<br />

dal terremoto. Presentano una teofania di Dio. Sono in re<strong>la</strong>zione col suo trono del<br />

cielo, col suo tempio. Sono anche in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> persona di Dio e sono sotto il<br />

suo controllo. I tuoni annunciano i giudizi di ravvedimento che si hanno con le<br />

trombe, il giudizio dell’ultima piaga e dell’ultima tromba che inaugura il giudizio che<br />

precede il ritorno di Gesù. 35 Quest’ultimo tuono di Apocalisse XI:19 introduce le<br />

visioni del<strong>la</strong> seconda parte dello scritto dell’apostolo che presentano il giudizio di Dio<br />

sul dragone, sulle due bestie, sul<strong>la</strong> donna del capitolo XVII che è stato annunciato nel<br />

capitolo XIV, realizzato sia nell’ultima parte del capitolo XIV, sia nel capitolo XVI,<br />

sia nel<strong>la</strong> seconda parte del capitolo XIX e nel capitolo XX. 36<br />

È conseguente pensare che <strong>la</strong> pienezza dei tuoni (7), del nostro capitolo, sia in<br />

re<strong>la</strong>zione al giudizio che in questo nostro tempo, nel quale <strong>la</strong> visione colloca gli<br />

avvenimenti che presenta, si compie nel cielo. 37<br />

Considerando che l’essere che viene dal cielo esprime grande autorità sull’intera<br />

terra come se ne prendesse possesso, che il suo grido, di cui non si riporta il contenuto<br />

ma provoca come risposta «il rombo dei sette tuoni», che come spiegheremo più<br />

sotto, <strong>la</strong> visione ci pone in un’epoca in cui si possa dire: «non c’è più tempo»,<br />

crediamo sia corretto pensare che quanto l’apostolo Giovanni vede ci ponga al tempo<br />

dell’inaugurazione del giudizio preliminare che si svolge in cielo, prima del ritorno di<br />

Gesù, ben descritto in Daniele VII e che il profeta colloca dopo <strong>la</strong> supremazia papale,<br />

prima del<strong>la</strong> realizzazione del Regno di Dio, e che ha come conseguenza le ultime sette<br />

piaghe su una umanità che ha rifiutato <strong>la</strong> grazia di Dio.<br />

Con quanto detto dai sette tuoni, Dio ha fatto intendere qualcosa a Giovanni. Che<br />

cosa? «Tu tieni segrete le cose e non le scrivere». «Non lo sappiamo - diceva il<br />

maestro Vaucher - Ci è quindi impossibile fare delle congetture a meno che Dio non<br />

conceda di nuovo una rive<strong>la</strong>zione quando lo riterrà opportuno». Ma con E.W.<br />

31<br />

Amos 3:4,8.<br />

32<br />

Isaia 21:8; 31:4; Osea 5:14; 11:10; 13:7.<br />

33<br />

Apocalisse 6:1; 14:2; 19:6.<br />

34<br />

Apocalisse 4:5; 8:4,5; 11:19; 16:18.<br />

35<br />

Apocalisse 8:4,5; 16:18; 11:19.<br />

36<br />

Sul dragone Apocalisse 12; sulle due bestie Apocalisse 13; sul<strong>la</strong> donna Apocalisse 17:1; annunciato Apocalisse<br />

14:6; eseguito Apocalisse 14:14-20; 16; 19:11-21; 20:1-3.<br />

37<br />

G.E. Ladd ., o.c., p. 142, ha pensato che i tuoni siano premonitori del giudizio di Dio. G.B. Caird, o.c., p. 47, ha<br />

pensato che si trattasse del giudizio di condanna e che <strong>la</strong> condanna venisse cancel<strong>la</strong>ta.<br />

550<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

Hengstenberg «possiamo pensare che non si tratti di un segreto assoluto e perpetuo.<br />

Sostanzialmente, quanto viene scritto dopo dischiude quello che non si è conosciuto<br />

fino a quel momento». 38<br />

Rifacendoci alle parole di Davide, 39 come hanno fatto numerosi commentatori,<br />

possiamo vedere simboleggiata nei sette tuoni «<strong>la</strong> voce dell’Eterno» nel<strong>la</strong> sua<br />

grandezza e potenza.<br />

I tuoni richiamano quanto avvenne a Gerusalemme quando i Greci volevano<br />

incontrare Gesù. 40 La voce dal cielo, udita come un tuono dal<strong>la</strong> fol<strong>la</strong>, segna <strong>la</strong> più<br />

grande crisi nel tempo e nell’eternità. La crocifissione di Gesù, che seguì questo<br />

tuono, ha come conseguenza <strong>la</strong> sua elevazione al<strong>la</strong> gloria. Possiamo affermare che i<br />

tuoni possono indicare il passaggio da un’epoca all’altra nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del regno di Dio<br />

sul<strong>la</strong> terra e che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza sia giunta, in Apocalisse X, in un momento in<br />

cui ha inizio una sua fase partico<strong>la</strong>re. Noi crediamo che ciò si riferisca al giudizio che<br />

si compie nel cielo che implica sul<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> predicazione dell’evangelo nel<strong>la</strong> sua<br />

veridicità. Le voci dei 7 tuoni annunciano <strong>la</strong> manifestazione terrificante del «grande e<br />

terribile giorno dell’Eterno». Annunciano <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Il sigillo del<strong>la</strong> voce dei sette tuoni rievoca Daniele XII quando al profeta viene<br />

detto: «Tieni nascoste queste parole, e sigil<strong>la</strong> il libro».<br />

«Non c’è più tempo» - 1844 l’importante data profetica 41<br />

«E l’angelo che io avevo veduto stare in piè sul mare e<br />

sul<strong>la</strong> terra, levò <strong>la</strong> man destra al cielo e giurò per Colui che<br />

vive nei secoli de’ secoli, il quale ha creato il cielo e le cose<br />

che sono in esso e il mare e le cose che sono in esso, che<br />

non ci sarebbe più tempo; ma che nei giorni del<strong>la</strong> voce del<br />

settimo angelo, quand’egli suonerebbe, si compirebbe il<br />

mistero di Dio, secondo ch’Egli ha annunciato ai suoi<br />

servitori, i profeti». 42<br />

L’angelo, alzando <strong>la</strong> mano al cielo, giura nel nome del Creatore. Soltanto in due<br />

occasioni troviamo nel<strong>la</strong> Scrittura questa forma così solenne di impegno da parte di<br />

Dio: quando l’Eterno promette ad Abramo il Salvatore e in Daniele al capitolo XII,<br />

quando indica il tempo del<strong>la</strong> fine. 43 Qui in Apocalisse, riprendendo quanto annunciato<br />

da Daniele, l’angelo giurando ricorda che il Dio creatore dell’universo non <strong>la</strong>scerà<br />

che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità continui senza fine. Dice: «Non c’è più tempo».<br />

38<br />

HENGSTENBERG E.W., The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, trad. Patrick FAIRBAIRN, vol. I, Edimburgh 1851, p. 386.<br />

39<br />

Salmo 29.<br />

40<br />

Giovanni 12:28-30.<br />

41<br />

Vedere il nostro Capitolo XI, nota n. 36, p. 407,408; Capitolo XIII le note da n. 148 e seg., da p. 528 e seg.<br />

42 Apocalisse 10:6,7; il versetto 6 è secondo <strong>la</strong> versione Diodati.<br />

43 Ebrei 6:17,18; Daniele 12: 7.<br />

551


CAPITOLO XIV<br />

La paro<strong>la</strong> chronos in italiano e in altre lingue, anche in Bibbie e commentari<br />

recenti, viene tradotta con “tempo” e “indugio”, “ritardo”. G.E. Ladd crede che «non<br />

ci sarà più tempo prima del<strong>la</strong> venuta del<strong>la</strong> fine. La consumazione non è ancora per<br />

molto procrastinata». «La consumazione non sarà più ritardata». D.G. Barnhouse<br />

aggiunge l’idea che non ci sarà ritardo per il suono del<strong>la</strong> settima tromba. 44<br />

In Apocalisse chronos lo si trova in tre testi.<br />

- Capitolo II:21 dove si par<strong>la</strong> del tempo dato a Jezebel per pentirsi.<br />

- Capitolo VI:11 si riferisce al poco tempo che i martiri devono ancora attendere<br />

prima che abbiano il premio. D.G. Barnhouse suggerisce che i martiri hanno qui <strong>la</strong><br />

risposta temporale al<strong>la</strong> loro domanda: «Fino a quando…?». Lo stesso pensiero è<br />

espresso anche da G.E. Ladd che, analogamente, pensa che «<strong>la</strong> preghiera dei santi<br />

sta per essere esaudita». 45 Va osservato che l’era di persecuzione dei martiri si<br />

chiude al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo.<br />

- Capitolo XX:3 indica il breve tempo che Satana avrà ancora da operare, dopo di che<br />

sarà sciolto al<strong>la</strong> fine del millennio.<br />

In nessun testo c’è però il significato di indugio, ritardo. Elliott già nel secolo scorso<br />

faceva notare che il verbo chronizo può anche significare “ritardare”, “indugiare”,<br />

ma il sostantivo chronos non è mai usato con questo valore. 46<br />

Il libro dell’Apocalisse presenta quattro periodi di tempo nei quali si compiono<br />

degli avvenimenti.<br />

- Il primo è nel capitolo IX:15, in occasione del<strong>la</strong> sesta tromba. Rimandiamo il lettore<br />

all’Appendice n. 10 che affronta questo argomento con le problematiche del testo.<br />

- Il secondo ed il terzo lo abbiamo nel capitolo XI:2,3,9,11. Dove l’apostolo prende in<br />

considerazione <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa per un tempo di 42 mesi, 1260 giorni e, al<strong>la</strong><br />

fine di questo periodo, si menzionano avvenimenti che si compiranno in tre giorni e<br />

mezzo.<br />

- Il quarto nel capitolo XII. È detto che <strong>la</strong> donna fuggì nel deserto per 1260 giorni<br />

e vi fu soccorsa per tre tempi e mezzo.<br />

- Il quinto nel capitolo XIII nel quale si presenta <strong>la</strong> supremazia del potere che ha<br />

dominato per 42 mesi.<br />

- Inoltre, nel capitolo XII di Daniele, il giuramento dell’angelo è in un contesto nel<br />

quale si annunciano avvenimenti che si realizzeranno dopo «un tempo dei tempi e <strong>la</strong><br />

metà di un tempo», espressione già presentata nel capitolo VII:25, e 1290, 1335<br />

giorni. Lo scadere di questi ultimi corrisponde anche al<strong>la</strong> fine delle 2300 sere e<br />

mattine.<br />

Il prof. W.H. Shea osserva che <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra il testo di Daniele e quello di<br />

Giovanni è stata rilevata da numerosi commentatori. Tra questi, M. Habershon scrisse<br />

nel 1841: «Vorrei esprimere <strong>la</strong> mia convinzione che l’affermazione presentata si<br />

riferisce alle stesse cose. La so<strong>la</strong> differenza risiede nel fatto che il primo (Daniele)<br />

44 G.E. Ladd, o.c., p. 144; Barnhouse D.G., o.c., p. 185.<br />

45 Barnhouse D.G., o.c., p. 183; Ladd G.E., o.c., p. 144.<br />

46 E.B. Elliott, o.c., vol. 2, p. 121.<br />

552<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

esprime il periodo riguardo i 1260 anni come futuro: “sarà per un tempo dei tempi e<br />

<strong>la</strong> metà di un tempo”, mentre il secondo (Giovanni) l’esprime come se questo tempo<br />

fosse passato: “Non c’è più tempo”». 47 Nel 1854 P.C.S. Desprez notò: «Entrambe le<br />

predizioni si riferiscono allo stesso tempo. L’una non è altro che l’eco dell’altra». 48<br />

Nel 1884 P.W. Grant scrisse: «Il primo giuramento (quello presentato in Daniele) si<br />

riferisce all’intero tempo dell’oppressione dell’Anticristo, mentre l’altro (quello<br />

descritto da Giovanni) si riferisce al<strong>la</strong> fine del triste periodo». 49 Più recentemente,<br />

1940, abbiamo il commento di M. Kiddle che dice: «In realtà l’angelo sta par<strong>la</strong>ndo<br />

esattamente dello stesso periodo menzionato in Daniele». 50<br />

W.H. Shea conclude le sue osservazioni dicendo: «I commentatori moderni<br />

continuano a rilevare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra queste due affermazioni». 51<br />

A questi tre periodi di tempo presentati dal glorioso angelo di Daniele XII, di cui<br />

storicamente due finiscono nel 1798 e uno nel 1844, riteniamo evidente che il<br />

riferimento al chronos del potente angelo di Giovanni debba essere in re<strong>la</strong>zione con<br />

queste tre profezie. Come abbiamo detto sopra, il Signore viene identificato con<br />

questo angelo ed è anche <strong>la</strong> persona divina che si presenta a Daniele. Abbiamo così,<br />

come è stato fatto notare nel secolo scorso da M. Habershon, il Signore che annuncia<br />

qualcosa che si deve compiere in Daniele e ancora il Signore stesso che si presenta, a<br />

Giovanni, per dire che quanto da lui annunciato si è compiuto.<br />

«Non c’è più tempo». «Questa paro<strong>la</strong> è il perno del messaggio dell’angelo». 52<br />

Se con il 1798 è iniziato «il tempo del<strong>la</strong> fine», perché sono scaduti i 1260 e 1290<br />

giorni/anni profetici, <strong>la</strong> cronologia biblica profetica fa scadere nel 1844 i periodi<br />

profetici dei 1335 giorni e il più lungo, quello delle 2300 sere e mattine del capitolo<br />

VIII di Daniele, che annuncia il ristabilimento del santuario celeste, il risorgere del<strong>la</strong><br />

verità e l’opera di purificazione e di giudizio che è descritto nel capitolo VII. 53<br />

Con questa dichiarazione, «non c’è più tempo», l’angelo vuole dire che non c’è<br />

più tempo cronologico, non ci sono più periodi profetici, come i 1260, 1290, 1335,<br />

2300 giorni, che si devono realizzare, cioè dopo il 1844 non ci sarà più nessuna data<br />

47<br />

HABERSHON H., An Historical Exposition of the Prophecies of the Reve<strong>la</strong>tion, London 1841, p. 208.<br />

48<br />

DESPREZ Philippe Charles Soulbien, The Apocalypse Fulfilled, London 1854, p. 226.<br />

49<br />

GRANT P.W., The Reve<strong>la</strong>tion of John, London 1889, p. 267. CLARKE A., The Holy Bible, A Commentary and<br />

Critical Notes, Reve<strong>la</strong>tion, Reprint, Nashville, Massachusset 1938, p. 618 scrive: «Questo è molto simile al<strong>la</strong><br />

descrizione dell’angelo. Apocalisse 10:5,6, e nel settimo versetto sembra che sia in riferimento a questa <strong>profezia</strong>, “un<br />

tempo e tempi, e metà”».<br />

50<br />

KIDDLE M., The Reve<strong>la</strong>tion of St John, London 1940, pp. 172,173.<br />

51<br />

Shea W.H, o.c., p. 307.<br />

52<br />

J. Vuilleumier, o.c., p. 153.<br />

53<br />

Sebbene il giuramento richiami il testo del profeta Daniele: «L’angelo... alzando <strong>la</strong> mano destra al cielo e<br />

giurando nel nome dell’Eterno creatore che non ci sarà più tempo, richiama i tre tempi e mezzo di Daniele 12:7 come<br />

essendo terminati... Il tempo è finito, il regno di Dio è a portata di mano; pentitevi e credete nell’evangelo è il<br />

messaggio del Signore in S. Marco. Questo è lo stesso messaggio con future e<strong>la</strong>borazioni: nel giorno del suono del<br />

settimo angelo, quando suonerà, il “Mistero di Dio” si compirà... » CARRINGTON Philip, The Meaning of the Reve<strong>la</strong>tion<br />

of St. John, ICC, vol. I, Edimburgh 1920, p. 174, ma precisa Kiddle: «Il giuramento dell’angelo è un’eco di Daniele<br />

12:7. Adempie una simile intenzione. Entrambi i passi sono una risposta al<strong>la</strong> domanda: “Fino a quando?”... La replica<br />

dell’angelo in Apocalisse segue il passo di Daniele più strettamente di quanto possa sembrare a una prima<br />

impressione» KIDDLE M., cit. D. Ford, o.c., p. 496.<br />

553


CAPITOLO XIV<br />

profetico-storica che si dovrà ancora compiere. Come abbiamo spiegato<br />

nell’Appendice n. 12, i periodi profetici 1260, 1290 e 1335 giorni/anni sono inclusi<br />

nelle 2300 sere e mattine/anno e abbiamo così:<br />

- Dopo i 1260 giorni (Apocalisse XI:13) Finiti nel 1798<br />

- Dopo i 1290 giorni (Daniele XII:11) Finiti nel 1798<br />

- Dopo i 1335 giorni (Daniele XII:12) Finiti nel 1844<br />

- Dopo le 2300 sere e mattine (Daniele VIII:14) Finite nel 1844<br />

L’espressione greca che Giovanni usa è chronos, dal<strong>la</strong> quale deriva cronologia, il<br />

tempo nel<strong>la</strong> sua durata, periodo. Questo tempo è formato da più momenti, date,<br />

kairos. 54<br />

Daniele nel suo libro aveva indicato a più riprese che le sue profezie erano per un<br />

kairos - tempo, momento lontano. 55<br />

<strong>Quando</strong> il kairos indicato dai profeti trovò il suo compimento, allora il susseguirsi<br />

del tempo (crhonos) giunse al<strong>la</strong> sua pienezza, al<strong>la</strong> fine, Dio si fece uomo nascendo da<br />

Maria. Lo stesso Gesù, vedendo l’incalzare dei momenti (kairos), sentì vicino il<br />

compimento del<strong>la</strong> sua opera e disse che lo scadere del<strong>la</strong> durata del suo tempo<br />

(chronos) era vicino. 56<br />

Nel 1844 si compì <strong>la</strong> cronologia annunciata da Daniele e iniziò in cielo l’opera di<br />

giudizio da parte degli angeli, con <strong>la</strong> quale si comprende chi sono le persone che<br />

vivranno l’eternità con Dio. L’angelo invita a non avere più indugio, ma a prendere<br />

nettamente posizione pro o contro <strong>la</strong> verità, poiché Dio sta per agire. Dopo il 1844<br />

non c’è più tempo cronologico che si debba realizzare.<br />

Realizzazione storica di Apocalisse X<br />

Un grande risveglio religioso<br />

Il piccolo libro in mano all’angelo è quello delle profezie di Daniele che riguarda<br />

il tempo del<strong>la</strong> fine. La comprensione di quelle profezie hanno suscitato un grande<br />

risveglio religioso che è sfociato in una predicazione fatta in tutto il mondo.<br />

Un fatto importante da rilevare è che i capitoli profetici di Daniele II, VII, IX, X e<br />

XI fino ai versetti 39 sono stati compresi fin dal primo momento, menzionati dagli<br />

apostoli e dai Padri del<strong>la</strong> Chiesa, spiegati attraverso i secoli bui del Medio Evo e dai<br />

Riformatori, ma i capitoli VIII, XI:40-45 e XII e i periodi profetici, anche del capitolo<br />

VII, sono rimasti adombrati nel<strong>la</strong> loro comprensione. Il piccolo libro doveva rimanere<br />

sigil<strong>la</strong>to sino al «tempo del<strong>la</strong> fine». 57 A partire dagli ultimi anni del XVIII secolo, con<br />

lo scadere dei 1260 anni di predominio del piccolo corno, si entra nel «tempo del<strong>la</strong><br />

54<br />

Romani 8:18; 11:5; Matteo 24:45; Giovanni 7:6; Matteo 8:29.<br />

55<br />

Daniele 8:17,19,26; 12:1,4,9.<br />

56<br />

Ga<strong>la</strong>ti 4:4; Matteo 26:18.<br />

57<br />

Vedere il nostro Capitolo XI, nota n. 36, p. 407.<br />

554<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

fine» e un gran numero di persone, ereditando quanto già era stato spiegato, studiano<br />

e insegnano le profezie di Daniele e una gran luce si irradia nel mondo.<br />

La forza di questa luce, che diede origine a un gran risveglio, fu «quel<strong>la</strong> del<br />

prossimo ritorno del Signore». 58<br />

Si constatò in effetti, nei primi trenta anni del XIX secolo, sia in Europa che nelle<br />

Americhe, l’apparizione di un singo<strong>la</strong>re e potente risveglio nello studio delle<br />

questioni finali.<br />

In Inghilterra degli scritti che proc<strong>la</strong>mano l’avvicinarsi del ritorno del Signore<br />

apparvero sotto <strong>la</strong> penna di Thomas Newton, vescovo di Bristol, di Masso, d’Elliott,<br />

di Keith, George Muller. 59<br />

In Inghilterra e in Scozia, Edouard Irving 60 , pastore presbiteriano di rara<br />

eloquenza, predicava davanti a degli auditori che si elevavano a 6.000 e a 12.000<br />

persone, portando così delle decine e delle migliaia d’anime ad attendere<br />

gioiosamente il ritorno e il regno di Gesù Cristo. Scrisse inoltre una dozzina di opere<br />

su questo importante insegnamento.<br />

In Ir<strong>la</strong>nda un centinaio e in Inghilterra diverse centinaia di predicatori seguivano il<br />

suo esempio.<br />

In O<strong>la</strong>nda, il responsabile del Museo Reale di La Haye, Hentzepeter attirò<br />

l’attenzione sugli eventi escatologici, pubblicando anche un trattato nel 1830.<br />

In Svizzera e in Francia una opera considerevole fu realizzata da L. Gaussen,<br />

Émile Guers, Henri Pyt, 61 Frédérich de Rougemont. Una influenza importante ebbe<br />

anche il pensiero del gesuita Manuel Lacunza. 62<br />

In Germania agli scritti si aggiunge <strong>la</strong> predicazione orale di numerosi ecclesiastici,<br />

animati da un grande fervore. Nel Sud del<strong>la</strong> Germania, il prete evangelico Gosznes,<br />

recandosi da Monaco a Düsseldorf, si rivolgeva a degli auditori di 15.000 anime.<br />

58 MAURY Léon, Le Réveil Religieux à Genève et en France, Toulouse 1892, p 177.<br />

59 Il fondatore degli orfanotrofi di Bristol nel 1829 diceva. «Io pensavo che il mondo fosse in via di progresso e che<br />

presto si sarebbe convertito. Ma da non molto mi sono convinto che non c’è nul<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> Bibbia che parli di questa<br />

conversione del mondo prima del ritorno di Gesù. Ciò che deve inaugurare un’èra di gloria per <strong>la</strong> Chiesa, di gioia<br />

ininterrotta per i santi è il ritorno del Signore Gesù. Ho visto che l’oggetto del<strong>la</strong> Speranza dei primi cristiani non è <strong>la</strong><br />

morte, ma il ritorno di Gesù e che io devo attendere <strong>la</strong> sua apparizione».<br />

60 Nel dicembre 1828 diceva: «La seconda venuta del Signore è il punto di vista, l’osservatorio unico dal quale il<br />

disegno di Dio tutto intero può essere contemp<strong>la</strong>to e compreso».<br />

61 Nell’aprile del 1831 scriveva a un pastore: «Il tempo preme; le promesse del Signore si compiono: ancora un po’<br />

di tempo, e Colui che deve venire verrà. La mia anima, caro fratello, è sotto l’influenza di questo sentimento; è una<br />

questione di fede, io vorrei gridarlo a tutti i miei fratelli. Ecco perché sono pressato di agire». In un’altra lettera allo<br />

stesso destinatario: «Io mi rallegro per voi perché attendete l’epifania del Signore che a voi sembra prossima. Questa<br />

fede si espande nel<strong>la</strong> sua Chiesa, io amo sperarlo; è molto tempo che lo Spirito rende testimonianza del<strong>la</strong> sua seconda<br />

venuta...» GUERS Émile, Vie de Henri Pyt, p. 272.<br />

62 Manuel Lacunza entrò nel<strong>la</strong> compagnia di Gesù del Cile nel 1747 ricevendo l’ordinazione nel 1755. Svolse il suo<br />

ministero a Santiago. Nel 1767 il governo spagnolo espulse i gesuiti dal proprio Paese e in tutti i propri possedimenti.<br />

Venne in Italia stabilendosi a Imo<strong>la</strong>. Scrisse <strong>la</strong> sua opera che lo rese celebre: La Venuta del Messia in gloria e<br />

majestatis. Il manoscritto completato nel 1790 in spagnolo ebbe diverse edizioni in Spagna, Messico e Argentina. Fu<br />

tradotto in francese, <strong>la</strong>tino, italiano ed inglese influenzando moltissimo il pensiero protestante. La Chiesa cattolica lo<br />

mise all’indice impedendone <strong>la</strong> diffusione tra i cattolici. Lacunza moriva a Imo<strong>la</strong> nel giugno del 1801.<br />

555


CAPITOLO XIV<br />

«Dappertutto, dice un autore, lo si interrogava sul soggetto del prossimo ritorno del<br />

Signore».<br />

In Scandinavia (Svezia, Norvegia, Danimarca), partico<strong>la</strong>rmente in Svezia, fatto<br />

inaudito, ma perfettamente autentico, essendo state proibite queste predicazioni a<br />

coloro che non facevano parte del clero, si videro salire sui tavoli dei bambini e<br />

adolescenti, di dieci e quattordici anni, che, ispirati, predicavano le stesse cose!<br />

Dal 1821 al 1825, viaggiatore infaticabile, Joseph Wolff 63 seminò <strong>la</strong> buona notizia<br />

del secondo avvento in un gran numero di paesi orientali, dal<strong>la</strong> Grecia all’Industan e<br />

dal Tibet all’Arabia; in Palestina, in Persia, in Bulgaria, in America.<br />

Questo risveglio si manifestava in un momento partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>: si<br />

miglioravano le possibilità economiche e di sviluppo sociale, «ai secoli di<br />

persecuzione e di lotte succedeva un’era di pace» 64 , si costituivano numerose<br />

organizzazioni per <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio: una quindicina in quarantacinque<br />

anni tra Europa: Francia, Inghilterra, Scozia, Svizzera e Stati Uniti. 65<br />

63 Israelita, figlio di rabbini, nacque nel 1795 a Weilersbach in Baviera. Giovane, si fece cattolico e fu battezzato a<br />

Praga nel 1812. Nel 1815 andò a Roma. Fu un personaggio sospetto per le sue idee religiose e per <strong>la</strong> franchezza con <strong>la</strong><br />

quale criticava il male. Lasciò <strong>la</strong> città nel 1818. L’anno successivo fu a Londra nel<strong>la</strong> Chiesa anglicana dove studiò per<br />

due anni le lingue orientali a Cambridge. Nel 1821 fu inviato come missionario tra gli ebrei dispersi. Il suo primo<br />

viaggio missionario durò cinque anni. Rientrato a Londra seguì le conferenze profetiche ad Albury Parck tenute da<br />

Irving, convincendosi del prossimo ritorno di Gesù. Di lui L. Gaussen diceva nel 1843: «Non possiamo non par<strong>la</strong>re<br />

ora di un uomo straordinario che potremmo nominare il giudeo errante, e che, durante diciotto anni, ha percorso le<br />

quattro parti del mondo per avvertire i figli d’Israele che il loro tempo segnato è compiuto e che <strong>la</strong> loro iniquità e stata<br />

espiata. Joseph Wolff (ebreo bavarese), convertito in seguito alle conversazioni avute con il famoso conte di Stolberg,<br />

si era recato a Roma per prepararsi al<strong>la</strong> carriera missionaria nel collegio del<strong>la</strong> Propaganda; ma ben presto, indignato<br />

dalle cose che udiva sul<strong>la</strong> divinità del papa e su altre tradizioni umane, non temeva di esprimere il suo allontanamento<br />

e il suo dolore; e senza <strong>la</strong>sciarsi fermare dalle minacce degli uni o dalle promesse degli altri, si rifugiò in Svizzera,<br />

dove lo vedemmo arrivare all’età di 23 anni per andare poi in Inghilterra. Dal 1821, missionario del<strong>la</strong> Società di<br />

Londra, percorse l’Egitto, <strong>la</strong> Palestina, <strong>la</strong> Mesopotamia, <strong>la</strong> Persia, <strong>la</strong> Georgia e le diverse parti dell’impero turco. Al<br />

suo ritorno in Inghilterra sposò <strong>la</strong>dy Georgina Walpole e ripartì con lei, a sue spese, per predicare l’Evangelo nei paesi<br />

che costeggiano il Mediterraneo. Nel 1830 si sentì chiamato a percorrere l’Asia centrale e fece da solo questo<br />

pericoloso viaggio. Nel 1843 ritornò in Europa e pubblicò il resoconto dei suoi <strong>la</strong>vori. Dal 1835 al 1838 percorse<br />

l’Egitto, l’Arabia, l’Abissinia, ritornò in Inghilterra passando da Kabul, le Indie, Capo Sant’Elena e le Americhe. Fu<br />

venduto una volta come schivo, tre volte fu condannato a morte, avvelenato una volta, battuto con le verghe, messo in<br />

prigione, soffrì <strong>la</strong> fame, <strong>la</strong> sete, diverse ma<strong>la</strong>ttie e pure colpito dal morbo del colera. Svigorito da tanto <strong>la</strong>voro, si è ora<br />

stabilito in Inghilterra facendo il pastore in una località di campagna». Poi Gaussen faceva suo il quadro di Louis<br />

WAY: «Un uomo che, in Roma, chiamava il papa <strong>la</strong> polvere del<strong>la</strong> terra; che diceva agli ebrei che <strong>la</strong> Ghemara è una<br />

menzogna; che passava i suoi giorni a discutere e le sue notti a esaminare il Talmud; un uomo per il quale una cassa<br />

faceva da cuscino, e un pavimento di mattoni un letto di piume; un uomo che si fece degli amici, dei persecutori anche<br />

nel<strong>la</strong> sua antica e nuova fede, che si conciliava con un pacha, che confutava un patriarca, che par<strong>la</strong>va agli orientali<br />

senza interprete, che viveva senza cibo e che pagava senza soldi; un uomo che dimenticava gli insulti e le offese, che<br />

non conosceva le maniere del mondo e che pur tuttavia comunicava con gli uomini di ogni rango, senza mai scioccare<br />

qualcuno. Certo una simile persona non può che suscitare una attenzione straordinaria presso un popolo che da diversi<br />

secoli non ha cambiato i suoi costumi. È mediante questi strumenti che Dio prepara il cammino del deserto» GAUSSEN<br />

Louis, Les Juifs évangélisés enfin et bientôt rétablis, pp.100-104.<br />

64 L. Maury, o.c., p. 830.<br />

65 1816 La Società Biblica di Strasburgo; 1817 di Mulhouse, di Toulouse, di Monyau ban; 1819 La Società Biblica<br />

Protestante di Parigi; 1786 La Società delle Missioni Metodiste in Inghilterra; 1792 dei cristiani Battisti; 1795 delle<br />

Missioni di Londra; 1796 del<strong>la</strong> Chiesa Stabilita di Scozia; 1797 delle missioni O<strong>la</strong>ndesi; 1816 di Basilea; 1817 del<strong>la</strong><br />

Chiesa Presbiteriana d’America; 1819 del<strong>la</strong> Chiesa Metodista d’America; 1823 La Società di Parigi raggruppò attorno<br />

a sé 12 associazioni ausiliarie; 1833 La Società Evangelica di Francia.<br />

556<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

Però quel «“Risveglio, disse Adolphe Monod, non è stato un risveglio perfetto, né<br />

un risveglio che abbia detto <strong>la</strong> sua ultima paro<strong>la</strong>”. In ogni caso ciò che noi possiamo<br />

affermare è che nel 1850 l’era del Risveglio è ben chiusa». 66<br />

Se questo è valido per <strong>la</strong> vecchia Europa, il Risveglio prodottosi negli Stati Uniti<br />

ha avuto un seguito.<br />

«Negli Stati Uniti <strong>la</strong> predicazione dell’avvento ebbe un carattere accentuato che<br />

prese presto delle proporzioni considerevoli. Al<strong>la</strong> sua testa, dall’inizio del<br />

movimento, si trovava il vecchio fattore e capitano di fanteria, William Miller, portato<br />

al<strong>la</strong> fede cristiana dallo studio personale e solitario del<strong>la</strong> Bibbia. Fu assecondato dal<br />

dottore Josiah Litch, di Fi<strong>la</strong>delfia, dal capitano di vascello Joseph Bates e dai pastori<br />

Charles Litch e Josué V. Himes, di Boston. Quest’ultimo fu incaricato di dirigere <strong>la</strong><br />

pubblicazione di un giornale settimanale: The Signs of the Times, come pure di<br />

numerosi opuscoli che furono sparsi dappertutto, fino nelle missioni. D.T. Taylor<br />

riporta: “Centinaia di pastori furono guadagnati al<strong>la</strong> fede dell’avvento premillenario<br />

imminente. Diversi giornali settimanali furono fondati e, nello spazio di qualche<br />

anno, si videro negli Stati Uniti e in Canada millecinquecento predicatori e<br />

conferenzieri prestare <strong>la</strong> loro penna e <strong>la</strong> loro voce al<strong>la</strong> predicazione di questa<br />

speranza. Alle loro predicazioni sobrie, calme, ma solenni, accorrevano delle folle che<br />

se ne ritornavano stupefatte per quanto udivano. L’immagine espressiva del<strong>la</strong> visione<br />

(di Giovanni) - “E gridò con gran voce, nel modo che ruggisce il leone” - corrisponde<br />

perfettamente al<strong>la</strong> potenza del messaggio annunciato, come alle sante emozioni e ai<br />

salutari timori di coloro che, sera dopo sera, ascoltavano le dimostrazioni e gli appelli<br />

vibranti dei predicatori». 67 La voce del leone ricorda che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del Signore<br />

conforta gli afflitti, ma distrugge gli oppositori, gli arroganti e coloro che si<br />

considerano potenti.<br />

I seguaci di W. Miller, nel<strong>la</strong> terra del<strong>la</strong> bandiera a stelle e strisce, avevano due<br />

punti di riferimento certi, sicuri nel<strong>la</strong> loro predicazione:<br />

- l’insegnamento del ritorno di Gesù;<br />

- 1844: fine dei 2300 anni profetici.<br />

La purificazione del santuario, allo scadere delle 2300 sere e mattine, a che cosa si<br />

riferiva? Considerando che:<br />

- il tempio di Gerusalemme era stato distrutto nel 70 d.C. e che quindi non c’era un<br />

altro tabernacolo sul<strong>la</strong> terra;<br />

- Cristo Gesù sarebbe ritornato per realizzare il suo Regno, dare origine a nuovi cieli e<br />

nuova terra;<br />

- non avendo compreso <strong>la</strong> realtà del santuario celeste, si identificava il santuario con<br />

<strong>la</strong> terra che veniva purificazione con il ritorno di Gesù;<br />

era quindi naturale credere che allo scadere dei 2300 anni il Signore sarebbe ritornato<br />

a dividere i salvati da coloro che non lo sarebbero stati.<br />

66 L. Maury, o.c., p. 860,222.<br />

67 J. Vuilleumier, o.c., p. 151.<br />

557


CAPITOLO XIV<br />

L’attesa del ritorno di Gesù per il 1844 si fondava su una data storica al<strong>la</strong> quale<br />

erano pervenuti studiosi di varie chiese sia d’Europa sia d’America. Come abbiamo<br />

scritto nel nostro capitolo XIII, una sessantina sono stati gli autori che hanno prodotto<br />

opere sostenendo <strong>la</strong> biblicità dello scadere dei 2300 anni per <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> prima metà<br />

del XIX secolo, creando un movimento di pensiero non indifferente, notevole.<br />

Dal momento che Gesù non ritornò per quel<strong>la</strong> data, coloro che lo credettero ebbero<br />

una grande delusione.<br />

Il pastore battista americano Walter R. Martin, scriveva: «In tanto che movimento<br />

religioso, l’Avventismo è sorto dal grande “risveglio” re<strong>la</strong>tivo al secondo avvento<br />

(del Cristo) che è apparso nel mondo religioso verso <strong>la</strong> metà del XIX secolo. Durante<br />

questo periodo partico<strong>la</strong>re di sviluppo teologico, delle specu<strong>la</strong>zioni sul<strong>la</strong> seconda<br />

venuta di Gesù Cristo erano abbastanza sparse in Europa, e i loro schemi di<br />

interpretazione profetica non tardarono a superare l’At<strong>la</strong>ntico e a penetrare negli<br />

ambienti teologici americani». 68<br />

La delusione predetta<br />

558<br />

«E <strong>la</strong> voce che io avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo<br />

e mi disse: “Vai a prendere il libro che è aperto in mano<br />

all’angelo che sta in piedi sul mare e sul<strong>la</strong> terra”. E io<br />

andai dall’angelo, dicendogli di darmi il libretto. Ed egli mi<br />

disse: “Prendilo e divoralo: esso sarà amaro alle tue<br />

viscere, ma in bocca ti sarà dolce come miele”. Presi il<br />

libretto di mano all’angelo e lo divorai; e mi fu dolce in<br />

bocca, come miele; ma quando l’ebbi divorato, le mie<br />

viscere sentirono amarezza». 69<br />

A. Barnes interpreta l’espressione «mangiare il rotolo» nel modo seguente: «Il<br />

significato qui è chiaro. Egli stava per impossessarsi del contenuto del libro e stava<br />

per riceverlo nel<strong>la</strong> sua mente come noi facciamo per il cibo e per il nutrimento<br />

spirituale…». 70<br />

Ci sono diversi passi biblici citati dai contemporanei come parallelismi<br />

dell’esperienza del profeta. La dolcezza del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio è espressa nei Salmi<br />

XIX:10; CXIX:103. Nel mezzo del<strong>la</strong> sua esperienza profetica Geremia esc<strong>la</strong>ma:<br />

68<br />

MARTIN Walter R., Eternity, ottobre 1936.<br />

69<br />

Apocalisse 10:8-10.<br />

70<br />

BARNES Albert, Notes on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, London 1852, p. 263.<br />

Il piccolo libro è stato identificato da Andrea di Cesarea con i registri del malfattori e banditi sul<strong>la</strong> terra e su mare<br />

(cit. Allo, p. 139). In questo caso non si comprende perché sia dolce in bocca. Alessandro Minorite (527) vi scopre il<br />

libro di Giustino. Per Joseph Smit, mormone,è «<strong>la</strong> missione… di riunire le tribù d’Israele». Mrs. Mary Baker Eddy lo<br />

identifica con <strong>la</strong> propria “Scienza divina” (e nello stesso tempo sembra che essa stessa si identifichi con l’angelo<br />

glorioso. Scriveva in Science divine, ed. francese 1945, p. 559: «Mortali obbedite all’Evangelo celeste. Prendete <strong>la</strong><br />

Scienza divina.Leggete questo libro dall’inizio al<strong>la</strong> fine… Sarà dolce in effetti al<strong>la</strong> vostra bocca quando vi guarirà; ma<br />

non mormorate contro <strong>la</strong> Verità, se voi travate <strong>la</strong> disgestione amara» cit. C. Brütsch, o.c., p. 177.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

«Appena ho trovato le tue parole, io le ho divorate e le tue parole sono state <strong>la</strong> gioia,<br />

l’allegrezza del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, o Eterno, Dio<br />

degli eserciti». Naturalmente <strong>la</strong> sua esperienza si è trasformata in amarezza quando ha<br />

trovato il rifiuto del popolo e <strong>la</strong> sua persecuzione. 71 Il parallelismo più diretto e citato<br />

viene dall’esperienza di Ezechiele, 72 simile a quel<strong>la</strong> di Giovanni. Il profeta udì una<br />

voce che lo invitava a mangiare quello che gli era stato dato e vide una mano che gli<br />

porgeva un rotolo che fu aperto davanti a lui e vi lesse parole di <strong>la</strong>mento, di<br />

rammarico e guai. Rappresentavano il destino che il popolo avrebbe subito. Fu detto<br />

ad Ezechiele di mangiare il rotolo e di par<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> casa d’Israele. Egli lo mangiò ed<br />

esso era dolce nel<strong>la</strong> bocca. Ma se questa esperienza di Ezechiele fornisce il modello<br />

biblico più diretto per Apocalisse X, si deve tuttavia riconoscere una differenza in un<br />

partico<strong>la</strong>re. Anche per Giovanni il rotolo è dolce in bocca, ma è amaro nelle viscere.<br />

J.M. Ford vede l’amarezza di Ezechiele nel fatto che «Israele non lo ascolterà». 73<br />

R.H. Mounce dice che l’immagine «il dolce rotolo <strong>diventa</strong> amaro nello stomaco è un<br />

messaggio per <strong>la</strong> Chiesa. Prima del trionfo finale dei credenti deve passare attraverso<br />

un terribile travaglio». 74 Dovere ingerire un libro è una metafora che vorrebbe dire<br />

assimi<strong>la</strong>re con delizia il contenuto. 75 Ora l’Apostolo rappresenta gli araldi del<br />

messaggio di Dio che vivono un momento dolce e glorioso, per poi passare<br />

all’amarezza crudele del<strong>la</strong> delusione.<br />

La differenza tra l’esperienza del mangiare <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> dell’Antico Testamento e<br />

quel<strong>la</strong> dell’Apocalisse consiste nel fatto che nell’Antico Testamento l’amarezza<br />

esprime il sentimento che hanno avuto coloro che hanno annunciato: «Così ha detto<br />

l’Eterno» e hanno avuto una reazione di indifferenza e di rigetto da parte di coloro<br />

che l’hanno ascoltata; il bruciore che sente Giovanni è quello che i credenti hanno<br />

avuto nel loro animo quale delusione tra <strong>la</strong> loro speranza di vedere il ritorno del<br />

Signore e <strong>la</strong> constatazione che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> continuava.<br />

In effetti, più <strong>la</strong> presenza e <strong>la</strong> potenza di Dio erano state sentite durante <strong>la</strong><br />

predicazione del ritorno di Gesù e più i suoi risultati furono magnifici, più anche fu<br />

dolorosa e sconvolgente <strong>la</strong> prova che attendeva i fedeli, il giorno seguente il martedì<br />

22 ottobre 1844. 76 Tristi, inconso<strong>la</strong>bili, dovettero riprendere le occupazioni e le<br />

71 Geremia 15:16-18.<br />

72 Ezechiele 2:8,10; 3:1-4.<br />

73 J.M. Ford, o.c., p. 164.<br />

74 R.H. Mounce, o.c., p. 319.<br />

75 Geremia 15:16; Ezechiele 3:1-3.<br />

76 Nel 1844 il decimo giorno del settimo mese, giorno del<strong>la</strong> purificazione del santuario mosaico, cadeva, secondo il<br />

calendario israelitico, il 20 ottobre. J. Vuilleumier, o.c., nota, p. 189.<br />

William Miller, pur predicando per tredici anni <strong>la</strong> cronologia biblica delle 2300 sere e mattine, non aveva fissato<br />

<strong>la</strong> data del ritorno di Gesù. A farlo fu Samuel Sheffield Snow in un congresso millerita a Exeter, nel New Hampshire,<br />

11-17 agosto 1844. La sua predicazione elettrizzò l’assemblea e in seguito <strong>la</strong> parte orientale degli Stati Uniti<br />

annunciando che questo sconvolgente avvenimento storico, secondo i calcoli, sarebbe avvenuto il 22 ottobre di quello<br />

stesso anno, solo tre mesi dopo! In seguito al<strong>la</strong> delusione lo Snow fissò altre date e poi dopo aver insegnato dottrine<br />

insostenibili, abbandonò l’avventismo. Vedere: Samuel S. SNOW, in Seventh-day Adventist Encyclopedie, 1976, p.<br />

1357.<br />

Se il libretto che viene mangiato fosse quello presentato nei capitoli 5 e 6 di Apocalisse non si conoscerebbe<br />

quando questo libro ha provocato dolcezza e amarezza.<br />

559


CAPITOLO XIV<br />

abitudini quotidiane alle quali credevano avere detto un eterno addio. 77 La delusione<br />

77 Alcune testimonianze: BATES Joseph ex capitano di vascello in pensione: «Tutti i nostri cuori erano uniti<br />

nell’opera e tutti apparivamo pieni di fervore nel cercare di prepararci nel modo più completo in vista del<strong>la</strong> venuta di<br />

Gesù, che ritenevamo imminente. Migliaia erano coloro che si prodigavano dando l’annuncio e diffondendo libri,<br />

opuscoli e giornali contenenti il messaggio. Purtroppo, però, un’amara delusione aspettava coloro che vegliavano.<br />

Poco prima del giorno definito, i fratelli che si erano recati in diverse località fecero ritorno alle loro case, e tutti<br />

rimasero in attesa del<strong>la</strong> venuta del loro Signore e Salvatore. Il giorno trascorse, seguito da altre 24 ore, ma <strong>la</strong> tanto<br />

attesa liberazione non giunse.- L’effetto di questa delusione può essere capita solo da quanti <strong>la</strong> subirono. I credenti<br />

avventisti furono messi a dura prova con vari risultati. Alcuni si ritirarono delusi, mentre una <strong>la</strong>rga maggioranza<br />

continuò ad insegnare ed a sollecitare le persone, sostenendo che i giorni non erano finiti. Altri ritenevano che i giorni<br />

erano finiti, sì, ma ci sarebbe stato un chiarimento prima o poi. Tutti, eccetto questa categoria, virtualmente rigettarono<br />

<strong>la</strong> precedente esperienza e rimasero immersi nelle tenebre riguardo all’opera che il popolo avventista sarebbe stato<br />

chiamato a svolgere» The Autobiography of Elder Joseph Bates, Steam Press of the Seventh day Adventist Publishing<br />

Association, Battle Creek, Michigan, 1868, p. 300. «Egli non aveva più nul<strong>la</strong>: né denaro, né arredamento domestico.<br />

Disponeva solo in giardino di un piccolo raccolto di patate. I suoi vicini si erano offerti di acquistarlo ma egli aveva<br />

rifiutato di venderlo perché – nel<strong>la</strong> sua onestà – egli riteneva che non era giusto venderlo in quanto essi non<br />

avrebbero tratto beneficio alcuno (dato che il mondo, secondo <strong>la</strong> sua convinzione, sarebbe finito con <strong>la</strong> venuta di<br />

Gesù. NdT). Joseph Bates aveva detto: “Lasciatele nel terreno come testimonianza del<strong>la</strong> mia fede nell’immediato<br />

ritorno in terra del Maestro”. In casa vi erano alcuni oggetti di rame ed egli li prese e uscì a venderli e acquistare un<br />

po’ di farina. I ragazzi del<strong>la</strong> strada lo schernirono gridando: “Pensavo che ieri tu saresti salito in cielo”. Nel dirmi<br />

questo, aggiunse: “Non potete avere idea dei sentimenti da me provati. Ero stato un cittadino rispettato e avevo con<br />

sincera fiducia esortato le persone a prepararsi per l’atteso cambiamento (che sarebbe derivato dall’avvento di Cristo.<br />

NdT). Con questi sarcasmi scagliatimi contro, se <strong>la</strong> terra si fosse aperta per inghiottirmi, sarebbe stata una cosa più<br />

dolce dell’angoscia da me provata”».<br />

BOUTELLE Luther: «Il 22 ottobre passò <strong>la</strong>sciando indicibilmente tristi i fedeli in attesa, mentre gli increduli e gli<br />

empi esultavano. Tutto era fermo. Nessun giornale avventista pubblicato; nessuna riunione come in precedenza.<br />

Ognuno si sentiva come abbandonato a se stesso. Senza nessuna voglia di par<strong>la</strong>re con altri. Che tristezza trovarsi<br />

ancora in questo freddo mondo! Nessuna liberazione, perché il Signore non era venuto. Non ci sono parole atte a<br />

descrivere <strong>la</strong> delusione di un vero avventista di allora. Solo coloro che vissero tale esperienza possono essere in grado<br />

di affrontare l’argomento. Tutti tacevano. Solo due domande erano sul<strong>la</strong> bocca di tutti: “Perché siamo ancora quaggiù?<br />

Che cosa accadrà?” Tutti interrogavano <strong>la</strong> loro Bibbia per sapere che cosa fare. In alcuni posti essi cominciarono a<br />

riunirsi per cercare insieme un po’ di luce onde attenuare <strong>la</strong> delusione provata. Non contento di starmene a casa, dopo<br />

un tempo così agitato, mi recai a Boston… Trovai i fratelli del luogo in uno stato confusionale. Organizzammo delle<br />

riunioni. Cercai di confortare meglio che potevo quanti vi parteciparono, invitandoli a rimanere saldi nel<strong>la</strong> fede…».<br />

EDSON Hiram: «Durante quello che è chiamato movimento del settimo mese nel 1844, io stesso con vari altri<br />

fratelli ero impegnato nel<strong>la</strong> diffusione di pubblicazioni sul<strong>la</strong> venuta di Cristo e nelle riunioni serali, private, in casa<br />

mia… Essendo il vero grido: “Ecco, lo sposo viene!” fissato per il decimo giorno del settimo mese, ed essendo stati<br />

istruiti che <strong>la</strong> venuta dello Sposo per il matrimonio sarebbe stata realizzata con il secondo avvento di Cristo sul<strong>la</strong> terra<br />

(che era una idea errata), noi aspettavamo fiduciosi di vedere Gesù Cristo e tutti gli angeli con lui, e che <strong>la</strong> sua voce<br />

avrebbe risuscitato…. Le nostre aspettative erano andate intensificandosi e così noi aspettavamo <strong>la</strong> venuta del Signore<br />

fino a che l’orologio non segnò <strong>la</strong> mezzanotte. Il giorno era passato e <strong>la</strong> nostra delusione divenne una dolorosa<br />

certezza. Le nostre più ambite speranze e aspettative erano andate deluse e su noi si abbatté uno spirito di tristezza mai<br />

conosciuto prima. Era come se <strong>la</strong> perdita di cari amici terreni non potesse essere paragonata al dolore da noi provato.<br />

Piangemmo a lungo fino allo spuntare del giorno… Avevamo di che rattristarci e piangere su tutte le nostre più care<br />

speranze perdute» HIRAN Edsom, manoscritto autobiografico, senza data, conservato nel<strong>la</strong> Biblioteca Andrews.<br />

MILLER William dal quale è venuto il movimento millerita dell’attesa del Signore: «Il nono giorno (21 ottobre<br />

1844) fu partico<strong>la</strong>rmente notevole: avemmo riunioni per l’intera giornata. Il nostro luogo di culto era gremito di<br />

persone ansiose. L’indomani fu un giorno partico<strong>la</strong>rmente solenne. Persino gli schernitori tacevano e molti oppositori<br />

si limitavano ad osservare quanto stava accadendo. Il giorno trascorse e in quelli seguenti (23 ottobre) fu come se i<br />

demoni del “pozzo dell’abisso” si scatenassero su di noi. Quelle stesse persone che due giorni prima gridavano per<br />

ricevere misericordia si unirono agli altri per sbeffeggiarci, schernirci, minacciarci nel modo più b<strong>la</strong>sfemo. Da allora<br />

più nessuno frequentò le nostre riunioni» Estratto da una lettera al dott. I. O. Orr di Toronto, del 3 dicembre 1844.<br />

L’originale si trova nel<strong>la</strong> raccolta di materiale avventista nel<strong>la</strong> Biblioteca dell’Università Aurora, nell’Illinois.<br />

MORSE Washington: «Io con migliaia di altre persone esperimentai <strong>la</strong> grande delusione del 22 ottobre 1844.<br />

Nessuno, se non coloro che l’hanno vissuta potrà mai rendersi conto del<strong>la</strong> nostra angoscia. La nostra esperienza fu<br />

simile a quel<strong>la</strong> dei discepoli di Cristo dopo <strong>la</strong> sua crocifissione» The Former Day, The Advent Review and Sabbath,<br />

10 marzo 1903.<br />

560<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

tra gli avventisti americani fece sparire <strong>la</strong> maggioranza di coloro che credettero.<br />

Coloro che rimasero si divisero in tre gruppi. Il più numeroso rigettò tutto ciò che<br />

aveva sperato, creduto e professato; il secondo gruppo si mise a fare nuovi calcoli,<br />

costantemente smentiti dagli avvenimenti; il terzo, restando fedele sia all’attesa del<br />

Maestro sia al<strong>la</strong> data, rimasta inalterata del 1844, sottomise a uno studio approfondito<br />

<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> “purificazione del santuario”.<br />

L’episto<strong>la</strong> agli Ebrei riservava a loro una luce inattesa. Il “santuario” che doveva<br />

essere purificato al<strong>la</strong> fine dei tempi non era <strong>la</strong> nostra terra, ma il “santuario celeste”.<br />

La purificazione del santuario celeste, prefigurata dai riti e cerimonie del<strong>la</strong><br />

purificazione del santuario levitico corrispondeva a una fase del giorno del giudizio<br />

chiamata: l’ora del giudizio. È questa fase del giudizio che doveva essere conosciuta e<br />

proc<strong>la</strong>mata al mondo intero, e non <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> sua chiusura e del ritorno del<br />

Signore. 78<br />

Riteniamo che <strong>la</strong> prima comprensione storica di questo testo di Apocalisse X in<br />

questa prospettiva sia avvenuta all’indomani delle grande delusione. H. Edson così<br />

scriveva: «Dopo co<strong>la</strong>zione dissi ad uno dei miei fratelli: “Andiamo a vedere di<br />

incoraggiare qualcuno dei nostri fratelli”. Partimmo e, mentre attraversavamo un<br />

grande campo, mi fermai quasi a metà. Il cielo parve aprirsi davanti a me ed io vidi in<br />

modo chiaro e distinto che il nostro Sommo Sacerdote, anziché <strong>la</strong>sciare il luogo<br />

santissimo del santuario celeste per venire su questa terra il decimo giorno del settimo<br />

mese, al<strong>la</strong> fine dei 2300 giorni, entrò in quel giorno nel<strong>la</strong> seconda stanza del<br />

santuario, dove aveva un’opera da compiere nel luogo santissimo di esso, prima di<br />

ritornare… La mia mente fu rivolta al capitolo X del libro dell’Apocalisse e potei<br />

vedere <strong>la</strong> visione che aveva par<strong>la</strong>to e che non mentiva. Il settimo angelo aveva<br />

cominciato a suonare <strong>la</strong> sua tromba. Noi avevamo mangiato il libretto che era stato<br />

dolce nel<strong>la</strong> nostra bocca e amaro nelle nostre viscere, rendendo amaro l’intero nostro<br />

essere. Noi, pertanto, dovevamo profetizzare di nuovo». 79<br />

Se il libretto che viene mangiato da Giovanni, che raffigura <strong>la</strong> Chiesa, fosse quello<br />

presentato nei capitoli V e VI non si conoscerebbe quando questo libro abbia<br />

provocato dolcezza e amarezza.<br />

Il sorgere di un movimento mondiale<br />

«E mi fu detto: “Bisogna che tu profetizzi di nuovo<br />

sopra molti popoli e nazioni e lingue e re”». 80<br />

78<br />

Vedere J. Vuilleumier, o.c., pp. 156,157.<br />

79<br />

H. Edson, o.c..<br />

80<br />

Apocalisse 10:11.<br />

Il verbo al plurale legousin “essi dicono”, “stanno dicendo a me”, all’inizio del versetto è stato oggetto di alcuni<br />

commenti. Ci saremmo normalmente aspettati un verbo al singo<strong>la</strong>re come anche viene tradotto: «Egli mi disse».<br />

Seguendo Charles, Ford suggerisce che <strong>la</strong> funzione del plurale è quel<strong>la</strong> di fornire un soggetto indefinito (o.c., p. 160),<br />

Mounce suggerisce che potrebbe avere un significato passivo (o.c., p. 216). Si può per contro pensare che <strong>la</strong> voce del<br />

potente angelo e quel<strong>la</strong> che viene dal<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> parlino assieme. Potrebbero anche essere <strong>la</strong> voce degli angeli con le<br />

561


CAPITOLO XIV<br />

«Questa paro<strong>la</strong> - che avrebbe potuto prevenire l’errore del 1844 - annunciava che<br />

l’opera era solo cominciata. Così, spiegato l’errore, il nuovo compito fu<br />

coraggiosamente intrapreso e perseguito, al punto che esso abbraccia oggi i cinque<br />

continenti del mondo. Prendiamo l’esempio degli apostoli. Sul<strong>la</strong> fede di tutto l’Antico<br />

Testamento e del passo di Daniele IX:24-26, essi avevano annunciato che “il tempo<br />

era compiuto”, ma senza accorgersi che nello stesso tempo si doveva realizzare <strong>la</strong><br />

soppressione del Messia. Imbevuti del<strong>la</strong> credenza popo<strong>la</strong>re, essi attendevano, per <strong>la</strong><br />

fine delle 70 settimane, un Messia Re che li avrebbe liberati dal giogo dei Romani.<br />

Come si sa, davanti al<strong>la</strong> crocifissione del Salvatore, essi conobbero una delusione<br />

vicina allo scoraggiamento. Ma questo sbaglio non dimostrava per nul<strong>la</strong> che le<br />

profezie annuncianti <strong>la</strong> gloria del Messia fossero menzogne, né che i discepoli non<br />

fossero i suoi inviati. Qualche giorno prima - in armonia con <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Zaccaria -<br />

i dodici discepoli avevano acc<strong>la</strong>mato Gesù entrante trionfalmente a Gerusalemme,<br />

cosa che essi non avrebbero fatto se avessero compreso <strong>la</strong> sorte che attendeva il loro<br />

Maestro e Amico. La loro ignoranza parziale compiva <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

I credenti del 1844, pure, spinti da una volontà irresistibile, compirono <strong>la</strong> volontà<br />

di Dio, proc<strong>la</strong>mando un messaggio basato su dei principi incontestabili. Il loro errore<br />

fu di accettare una interpretazione non control<strong>la</strong>ta dei versetti 13 e 14 dell’VIII<br />

capitolo di Daniele. Lo studio del santuario celeste - studio che i teologi fino a quel<br />

momento non avevano ancora affrontato - fatto con <strong>la</strong>crime e preghiere all’indomani<br />

del<strong>la</strong> delusione, aprì davanti a loro degli orizzonti nuovi inondati di luce celeste. Pieni<br />

di gioia, animati da un coraggio senza limiti, si misero all’opera che era stata loro<br />

assegnata. Questo compito, più vasto, più potente, più universale del primo era<br />

formu<strong>la</strong>to al versetto 11: “Bisogna che tu profetizzi di nuovo sopra molti popoli e<br />

nazioni lingue e re”». 81<br />

«Questo “ancora” (di nuovo), indica che in quel tempo tale testimonianza era già<br />

stata <strong>la</strong>rgamente fatta, ma bisognava ancora dar<strong>la</strong>. La Chiesa durante il primo secolo<br />

annunciò l’evangelo al<strong>la</strong> parte del mondo civilizzato. Gli apostoli, e i loro immediati<br />

successori, erano stati presi dallo Spirito del loro Signore: “Andate in tutto il mondo”.<br />

Nessuna difficoltà, o pericolo, o opposizione arrestarono i loro progressi. Andarono<br />

avanti con <strong>la</strong> forza del loro glorificato Re, e conquistarono nel suo nome. Poteva<br />

sembrare ad alcuni che questo <strong>la</strong>voro fosse finito. La <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Croce era stata fatta<br />

conoscere dappertutto. Ma no. Il <strong>la</strong>voro doveva continuare. Di nuovo l’opera doveva<br />

essere portata avanti in ogni luogo del<strong>la</strong> terra dal<strong>la</strong> Chiesa. “Ancora”, con zelo,<br />

energia e con <strong>la</strong> consacrazione dei tempi apostolici. Non ci si deve fermare mai nel<br />

compire questo <strong>la</strong>voro. Se <strong>la</strong> stanchezza, l’opposizione, <strong>la</strong> mancanza di successo,<br />

tentano di neutralizzare i suoi sforzi, si deve sentire ancora <strong>la</strong> voce dell’invito da parte<br />

di Dio, “ancora”, e così di giorno in giorno e di secolo in secolo ripetere <strong>la</strong> sua <strong>storia</strong><br />

d’amore e chiamare le nazioni a inginocchiarsi ai piedi di Gesù. La sua è una grande<br />

trombe. Un’altra spiegazione vede gli anziani e le creature viventi entrate nel quadro profetico. Qualsiasi spiegazione<br />

non cambia in nul<strong>la</strong> il messaggio che viene dato.<br />

81 J. Vuilleumier, o.c., pp. 157,158.<br />

562<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

missione, non deve mai cessare di <strong>la</strong>vorare; ancora “tu devi profetizzare di nuovo”<br />

fino a quando il mistero di Dio è compiuto e l’ultimo suono del<strong>la</strong> tromba del settimo<br />

angelo annuncerà <strong>la</strong> sua opera finita e <strong>la</strong> gloria completa». 82<br />

Questa opera <strong>la</strong> ritroviamo presentata al capitolo XIV:6-13. Gesù aveva detto:<br />

«<strong>Quando</strong> questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo allora verrà <strong>la</strong><br />

fine». 83<br />

È evidente che <strong>la</strong> scena profetica va oltre a quel<strong>la</strong> del tempo di Giovanni e quindi<br />

l’Apostolo rappresenta quelli che portano il messaggio nel tempo del<strong>la</strong> fine. Del resto,<br />

sarebbe stato impossibile per Giovanni compiere in prima persona l’opera che qui<br />

viene presentata.<br />

Charles ha notato: «È interessante che <strong>la</strong> sua elencazione (popoli, nazioni, lingue e<br />

re) ritorni sette volte in Apocalisse… Qui è data in forma diversa e basileusin-re è<br />

messo nel posto del phu<strong>la</strong>is-tribù. I re sono quelli menzionati nel capitolo XVII:10-<br />

12. Il messaggio deve essere rivolto a pollois (molti)». Come J.M. Ford ha notato,<br />

«pollois, “molti”, si riferisce al<strong>la</strong> vastità del campo del<strong>la</strong> missione, applicandosi non<br />

soltanto ad un impero, ma a una moltitudine di razze e regni e teste incoronate.<br />

Quindi interpretare questo come il mondo intero, sembra esprimere al meglio il<br />

significato di questo verbo». 84 Mounce evidenzia <strong>la</strong> natura di questo messaggio<br />

finale: «È l’atto finale nel grande dramma dell’attività creatrice e redentrice di Dio. Il<br />

significato del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> <strong>diventa</strong> cruciale al tempo del<strong>la</strong> fine… La sua <strong>profezia</strong> è il<br />

culmine di tutte le profezie precedenti per il fatto che porta al<strong>la</strong> distruzione finale del<br />

male e all’inaugurazione dello stato eterno». 85<br />

Quest’opera in favore dell’umanità è compiuta dal<strong>la</strong> Chiesa che agisce in<br />

conformità al<strong>la</strong> purificazione del Santuario celeste e che ha ereditato e rivalutato le<br />

verità calpestate, riproponendo <strong>la</strong> grazia dell’evangelo nel<strong>la</strong> sua integrità. Giovanni<br />

dice: «Qui è <strong>la</strong> costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e <strong>la</strong> fede in<br />

Gesù». 86<br />

All’indomani del<strong>la</strong> delusione quel gruppo di credenti aveva delle certezze: <strong>la</strong><br />

Bibbia quale Paro<strong>la</strong> di Dio, il ritorno di Gesù e l’importanza del messaggio profetico.<br />

Espulsi dalle numerose denominazioni del tempo conservavano le credenze e gli<br />

insegnamenti dottrinali del gruppo di appartenenza. La delusione fu fermento di<br />

riflessione, di studio del<strong>la</strong> Bibbia, di confronto, creando un ecumenismo non dove<br />

ognuno continuava a credere al<strong>la</strong> propria tradizione, ma dove gli insegnamenti erano<br />

confrontati con quelli che Dio aveva detto. Così <strong>la</strong> delusione, drammatica per <strong>la</strong> realtà<br />

del momento, divenne salutare, fermento di vita in cui <strong>la</strong> verità dottrinale riemerse e<br />

<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> divenne elemento di identità per <strong>la</strong> propria missione.<br />

82 RAMSAY James Beverlin., Exposition of the First Eleven Chapters, Pennsylvania, 1977, p. 432.<br />

83 Matteo 24:14.<br />

84 J.M. Ford, o.c., p. 161.<br />

85 R.H. Mounce, o.c., p. 217.<br />

86 Apocalisse 14:12.<br />

563


CAPITOLO XIV<br />

La settima tromba e il mistero di Dio<br />

564<br />

L’angelo giurando disse: «Ma nel giorno in cui il settimo<br />

angelo suonerà, quand’egli incomincerà a suonare, si<br />

compirà il mistero di Dio, come egli ha annunciato ai suoi<br />

servitori i profeti». 87<br />

«La settima tromba è unica perché annuncia <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> redenzione. È<br />

l’antitipica festa delle trombe che precedeva il giudizio finale nel quale avviene <strong>la</strong><br />

ricompensa dei giusti e <strong>la</strong> retribuzione degli increduli al<strong>la</strong> venuta di Cristo». 88<br />

Come il suono di ogni tromba non ha manifestato un qualcosa che si è compiuto in<br />

un momento nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, ma il suono ha dato origine al divenire di fatti; come non è<br />

<strong>la</strong> durata di un istante l’effetto di una piaga, così il suono del<strong>la</strong> settima tromba non è<br />

un semplice atto, ma indica l’inizio di un periodo di tempo. Scrive D.G. Barnhouse:<br />

«La voce del settimo messaggero è sentita per un periodo di tempo considerevole,<br />

“nei giorni del<strong>la</strong> voce”. Non è un grido acuto e penetrante, ma un lungo giudizio<br />

prolungato». 89 Possiamo dire che <strong>la</strong> settima tromba ha iniziato a suonare a seguito<br />

dell’annuncio «non c’è più tempo» e quando finirà il suo suono si compirà il mistero<br />

di Dio. L’inizio del suono del<strong>la</strong> tromba è garanzia di ciò che avverrà.<br />

La VII tromba è quel<strong>la</strong> finale, l’ultima. Giovanni scrive:<br />

«Ed il settimo angelo suonò, e si fecero gran voci nel<br />

cielo, che dicevano: “Il regno del mondo è venuto ad essere<br />

del Signore nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà nei<br />

secoli dei secoli”. E i ventiquattro anziani seduti nel<br />

cospetto di Dio sui loro troni si gettarono giù sulle loro<br />

facce e adorarono Iddio, dicendo: “Noi ti ringraziamo, o<br />

Signore Iddio onnipotente che sei e che eri, perché hai<br />

preso in mano il tuo gran potere, ed hai assunto il regno. Le<br />

nazioni s’erano adirate, ma l’ira tua è giunta, ed è giunto il<br />

tempo di giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi<br />

servitori, i profeti, ed ai santi e a quelli che temono il tuo<br />

nome, e piccoli e grandi, e di distruggere coloro che<br />

distruggono <strong>la</strong> terra”.<br />

E il tempio di Dio che è nel cielo fu aperto, e si vide nel<br />

suo tempio l’arca del suo patto, e vi furono <strong>la</strong>mpi e voci e<br />

tuoni e un terremoto ed una forte gragno<strong>la</strong>». 90<br />

87<br />

Apocalisse 10:7; traduzione letterale. Vedere La Buona Notizia - Il Nuovo Testamento, ed. Lanterna, Genova<br />

1972.<br />

88<br />

BACCHIOCCHI Samuele, God’s Festivals, in Scripture and History, Biblical Perspectives n. 12, Berrien Springs,<br />

Michigan, 1996, p. 104.<br />

89 D.G. Barnhouse, o.c., p. 184.<br />

90 Apocalisse 11:15-19.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

Osserva il professor S. Bacchiocchi: «È notevole che l’annuncio del giudizio sia<br />

seguito dall’apertura del luogo Santissimo nel tempio celeste dove l’arca del patto è<br />

vista. Questa è una chiara allusione al giorno dell’espiazione che trova <strong>la</strong> sua<br />

antitipica realizzazione nel<strong>la</strong> venuta finale di Cristo come indicato dal<strong>la</strong><br />

manifestazione dei segni cosmici del<strong>la</strong> fine. 91 L’associazione dei segni del<strong>la</strong> fine con<br />

il rituale del giorno delle espiazioni suggerisce che <strong>la</strong> venuta di Cristo rappresenta <strong>la</strong><br />

realizzazione dell’antitipica disposizione dei peccati nel<strong>la</strong> rappresentazione tipica del<br />

giorno dell’espiazione. È importante notare che <strong>la</strong> settima tromba è dipinta in modo<br />

differente dalle precedenti sei. Mentre il suono delle prime sei trombe annunciano dei<br />

giudizi sul<strong>la</strong> terra, il suono del<strong>la</strong> settima tromba annuncia l’intronizzazione di Dio e il<br />

giudizio che avviene nel cielo. “Si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: ‘Il regno<br />

del mondo è venuto ad essere del Signore nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà nei<br />

secoli dei secoli’. Allora i ventiquattro anziani menzionati nel capitolo IV e V cadono<br />

in adorazione e cantano una lode che contiene tre temi principali.<br />

Il primo tema è <strong>la</strong> celebrazione dell’intronizzazione di Dio: “Noi ti ringraziamo, o<br />

Signore Iddio onnipotente che sei e che eri, perché hai preso in mano il tuo gran<br />

potere, ed hai assunto il regno”. Questa ci ricorda il suono dello shofar nel giorno di<br />

Rosh Hashanah, che era un simbolo dell’intronizzazione di Dio. Il tema del giudizio e<br />

quello del regno sono strettamente connessi perché il re era intronizzato per giudicare<br />

i popoli.<br />

Il secondo tema è l’annuncio del giudizio di Dio e <strong>la</strong> presentazione del<strong>la</strong> sua ira<br />

per stabilire il suo regno di grazia nel mondo: “Le nazioni s’erano adirate, ma l’ira tua<br />

è giunta, ed è giunto il tempo di giudicare i morti”. Questo ci ricorda il giudizio che<br />

era annunciato dal suono delle trombe nel giorno del Rosh Hashanah. Il giudizio era<br />

di salvezza per coloro che si erano pentiti e di punizione per i peccatori impenitenti.<br />

Terzo tema è <strong>la</strong> venuta del giudizio in favore dei giusti e <strong>la</strong> distruzione dei senza<br />

Dio. Il tempo è venuto “di dare il loro premio ai tuoi servitori, i profeti, ed ai santi e a<br />

quelli che temono il tuo nome, e piccoli e grandi, e di distruggere coloro che<br />

distruggono <strong>la</strong> terra”. Questo annuncia l’esecuzione del giudizio finale, al<strong>la</strong> venuta di<br />

Cristo rappresentato nell’antitipico giorno dell’espiazione. Infatti l’annuncio del<br />

giudizio è immediatamente seguito dall’apertura del luogo santissimo in cielo dove è<br />

vista l’arca del patto». 92<br />

Lo sviluppo del tema del<strong>la</strong> settima tromba annuncia un giudizio sul<strong>la</strong> terra,<br />

l’intronizzazione di Dio quale inaugurazione del suo giudizio celeste.<br />

Il tema del giudizio, <strong>la</strong> festa delle trombe e <strong>la</strong> settima tromba riteniamo che siano<br />

in re<strong>la</strong>zione con il giudizio di Daniele VII:7-28.<br />

S. Bacchiocchi osserva un triplice parallelismo tra questi due testi.<br />

91 Apocalisse 11:19; confr. 16:18; 6:12-14.<br />

92 S. Bacchiocchi, o.c., pp. 104,105. «Lo stesso movimento può essere visto nel suono delle trombe durante le sette<br />

lune nuove del calendario religioso ebraico. Durante le lune nuove dei primi sei mesi le trombe suonavano per<br />

avvisare il popolo dell’avvicinarsi del giudizio, ma al<strong>la</strong> luna nuova del settimo mese le trombe venivano suonate per<br />

annunciare l’inaugurazione del giudizio celeste. Queste assomiglianze tematiche suggeriscono che le sette trombe<br />

rappresentano l’anticipato adempimento delle feste delle trombe» idem, p. 105.<br />

565


CAPITOLO XIV<br />

566<br />

Primo: l’intronizzazione di Dio:<br />

Daniele VII<br />

Versetto 9: «Io continuavo a guardare<br />

fino al momento in cui furono collocati<br />

i troni, e un vegliardo si assise».<br />

Secondo: giudizio celeste:<br />

versetto 10: «Il giudizio si tenne e i<br />

libri furono aperti».<br />

Apocalisse XI<br />

Versetto 17: «I ventiquattro anziani<br />

lodavano Dio perché aveva<br />

incominciato a regnare».<br />

Versetto 18: «È giunto il tempo di<br />

giudicare i morti».<br />

Terzo: Dio vendica i santi e distrugge le potenze che Lo negano.<br />

Versetto 11,22: «Guardai finché <strong>la</strong><br />

bestia non fu uccisa e il suo corpo<br />

distrutto, gettato nel fuoco per essere<br />

arso… Finché non giunse il vegliardo e<br />

il giudizio fu dato ai santi<br />

dell’Altissimo, e venne il tempo che i<br />

santi possederanno il regno».<br />

Versetto 18: «È giunto il tempo … di<br />

dare il premio ai tuoi servitori, i profeti<br />

e ai santi e a quelli che temono il tuo<br />

nome, piccoli e grandi, e di distruggere<br />

quelli che distruggono <strong>la</strong> terra».<br />

Questi tre temi sono seguiti in Daniele VII:13,14 dal<strong>la</strong> venuta del Figlio dell’uomo<br />

per stabilire il suo regno eterno. L’evento corrispondente nel<strong>la</strong> settima tromba è<br />

l’apertura del luogo santissimo nel cielo che manifesta i segni cosmici in re<strong>la</strong>zione<br />

all’avvento. 93<br />

I temi del giudizio nel<strong>la</strong> festa delle trombe sono anche messi in re<strong>la</strong>zione con il<br />

triplice messaggio di Apocalisse XIV.<br />

«Questi messaggi sono gli appelli finali di Dio. Le trombe sono richiami<br />

all’umanità. Come i giudei annunciavano gli inizi del giudizio nel<strong>la</strong> festa delle trombe<br />

con un massiccio suono dello shofar, così il primo angelo annuncia l’arrivo del tempo<br />

del giudizio con una “gran voce” dicendo: “Temete Dio e dategli gloria perché l’ora<br />

del suo giudizio è venuta”.<br />

Il secondo angelo proc<strong>la</strong>ma il giudizio di Dio su Babilonia caduta quale<br />

raffigurazione del<strong>la</strong> sbagliata adorazione nei confronti dal<strong>la</strong> falsa trinità: il dragone, <strong>la</strong><br />

bestia ed il falso profeta.<br />

Il terzo angelo avvisa le persone del giudizio punitivo di Dio su chiunque “adora <strong>la</strong><br />

bestia e <strong>la</strong> sua immagine”.<br />

Questi tre messaggi di giudizio sono seguiti dal<strong>la</strong> venuta del Figlio dell’uomo per<br />

<strong>la</strong> mietitura del<strong>la</strong> terra.<br />

La sequenza di questi avvenimenti è istruttiva.<br />

Come il giudizio annunciato dal<strong>la</strong> festa delle trombe era seguito dal<strong>la</strong><br />

purificazione finale dei credenti e <strong>la</strong> punizione degli increduli nel giorno<br />

93 Idem, pp. 104-106.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

IL SORGERE DI UN MOVIMENTO MONDIALE<br />

dell’espiazione, così il giudizio annunciato dai tre angeli è seguito dal<strong>la</strong> salvezza dei<br />

credenti (rappresentati dal<strong>la</strong> raccolta del grano) e <strong>la</strong> punizione degli increduli<br />

(rappresentati dai grappoli d’uva gettati nel tino dell’ira di Dio) nel giorno del<strong>la</strong><br />

venuta di Cristo. 94<br />

Il tempo del messaggio di giudizio dei tre angeli è significativo. Viene, come è<br />

stato notato da John A. Bollier, tra <strong>la</strong> fine e l’inizio di due serie di giudizi (sette sigilli<br />

e sette trombe) 95 e l’inizio dell’ultima serie di giudizi (le sette piaghe, <strong>la</strong> punizione di<br />

Babilonia, del<strong>la</strong> bestia, del falso profeta, di Satana e dei malvagi). 96 Questo significa<br />

che il giudizio celeste inizia prima del versamento delle sette ultime piaghe che<br />

terminano con <strong>la</strong> venuta di Cristo». 97<br />

«Mistero 98 significa qualcosa di formalmente nascosto e non ancora rive<strong>la</strong>to.<br />

Sembra qui denotare “l’intera proposta di Dio”, <strong>la</strong> felice soluzione di tutti i problemi<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, <strong>la</strong> consumazione del<strong>la</strong> divina promessa dell’ultima benedizione per il<br />

mondo, che costituiscono l’evangelo, <strong>la</strong> felice notizia che Dio ha “dichiarato ai suoi<br />

servitori i profeti”». 99<br />

Isaia invita: «Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è<br />

vicino. Lasci l’empio <strong>la</strong> sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; e si converta<br />

all’Eterno che avrà pietà di lui e al nostro Dio che è <strong>la</strong>rgo nel perdonare». 100<br />

Conclusione<br />

La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno nel<strong>la</strong> lettura del capitolo X<br />

dell’Apocalisse vede dipinte le fasi che hanno dato origine al sorgere del proprio<br />

movimento mondiale e il messaggio che il Signore le ha affidato di proc<strong>la</strong>mare al mondo<br />

intero.<br />

«La fine del tempo profetico è ora conosciuto.<br />

Questa predicazione inizia nel “tempo del<strong>la</strong> fine”.<br />

La fine di tutte le cose è giunta.<br />

Il settimo angelo suonerà presto questa tromba,<br />

E allora i regni di questo mondo diventeranno il<br />

Regno del nostro Signore e del Suo Cristo!». 101<br />

94 Apocalisse 14:14-20.<br />

95 Apocalisse 6 e 13.<br />

96 Apocalisse 15-20. Vedere BOLLIER John A., Judgement in Apocalypse, in Interpretation, gennaio 1953, p. 22.<br />

97 Idem, pp. 116.<br />

98 Mistero di Dio. Efesi 6:19, 1 Timoteo 3:16; Romani 16:25-26.<br />

99 ERDMAN Charles R., The Reve<strong>la</strong>tion of John, Phi<strong>la</strong>delphia 1936, p. 98,99.<br />

100 Isaia 55:6,7.<br />

101 W.H. Shea, o.c., p. 325.<br />

567


CAPITOLO XIV<br />

568<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo XV<br />

LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Introduzione<br />

«Il popolo americano ha il genio delle azioni<br />

superbe e generose, ed è nelle mani dell’America<br />

che Dio ha posto i destini dell’infelice umanità»<br />

Papa Pio XII. 1<br />

L’America è un Paese «segnato dal<strong>la</strong> grazia» Papa<br />

Giovanni Paolo II.<br />

«Ho sempre pensato che questo Paese benedetto<br />

sia stato collocato volontariamente in un contesto<br />

partico<strong>la</strong>re, che un piano divino abbia posto questo<br />

grande continente tra gli oceani perché possa<br />

essere un punto di approdo per tutti coloro che, in<br />

qualche parte del mondo, hanno partico<strong>la</strong>rmente a<br />

cuore <strong>la</strong> fede e <strong>la</strong> libertà» Ronald Reagan. 2<br />

«Sta al<strong>la</strong> responsabilità degli americani eleggere<br />

dirigenti che guidino l’America in modo giusto,<br />

sul<strong>la</strong> strada di Dio» Jerry Falwell.<br />

«C’erano dirigenti fondamentalisti religiosi nel<strong>la</strong><br />

nazione... che dicevano al<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> che il 1980<br />

sarebbe stato solo l’inizio, che i precetti del<strong>la</strong><br />

Bibbia avrebbero potuto <strong>diventa</strong>re <strong>la</strong> Legge del<br />

paese. Era uno spettacolo stupefacente: migliaia di<br />

cristiani, pastori compresi, che per tutta <strong>la</strong> loro vita<br />

avevano creduto nel ritorno imminente di Cristo,<br />

al<strong>la</strong> crescita delle forze di Satana e all’inevitabile<br />

sconfitta del<strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> conversione del mondo,<br />

acc<strong>la</strong>mavano ormai altri pastori che avevano<br />

anch’essi creduto per tutta <strong>la</strong> vita in questa<br />

dottrina del<strong>la</strong> sconfitta terrena, ma che ora<br />

annunciavano prossima <strong>la</strong> vittoria sul<strong>la</strong> terra...»<br />

North Gary.<br />

In questo capitolo noi considereremo <strong>la</strong> seconda parte di Apocalisse XIII, in cui<br />

Giovanni descrive il sorgere di una bestia con due corna di agnello.<br />

1 LANARÈS Pierre, Qui dominera le monde, Dammarie-les-Lys 1959, p. 25.<br />

2 Dichiarazione all’Associazione Nazionale degli Evangelici, 1982.


CAPITOLO XV<br />

Scrive il teologo avventista William Johnsson: «Ammettiamo francamente che <strong>la</strong><br />

piena comprensione del<strong>la</strong> realizzazione di questa <strong>profezia</strong> del mostro che sale dal<strong>la</strong><br />

terra riguarderà ancora il futuro». 3<br />

Si è creduto che questa bestia rappresentasse gli eretici (Umberto di Silva, XI<br />

secolo), i gesuiti, i sacerdoti indegni (Beato di Liebana), il clero cattolico (Gioacchino<br />

da Fiore nel XII secolo e il padre Manuel Lacunza nel XVII secolo), l’inquisizione, <strong>la</strong><br />

tirannia ecclesiastica, il papa Benedetto XI (Ubertino di Casale nel XIV secolo), il<br />

papato in generale (Olivi, nel XIII secolo, Lutero e Osiander nel XVI), <strong>la</strong> chiesa<br />

mondiale (Schnepel). 4 Generalmente però è stata identificata come una metamorfosi<br />

di Roma sia pagana sia papale, considerata sotto l’aspetto prettamente religioso o<br />

morale, come potenza spirituale che agisce tramite <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>.<br />

Sebbene questo modo di vedere sia ancora sostenuto da diversi teologi<br />

contemporanei, cattolici e protestanti, le prime varianti (a questa spiegazione)<br />

appaiono con <strong>la</strong> Rivoluzione Francese e con quanto il papato ha subìto con <strong>la</strong><br />

deportazione in Francia nel 1798: <strong>la</strong> sua ferita mortale. Si è vista <strong>la</strong> Francia sotto <strong>la</strong><br />

guida di Napoleone che, dopo aver umiliato il papato, firma il Concordato nel 1802.<br />

Napoleone divenne egli stesso un despota e, pur avendo detronizzato il potere<br />

religioso, ne accettò <strong>la</strong> potenza in occasione del<strong>la</strong> sua incoronazione come imperatore.<br />

Le due corna sono state viste come simbolo del<strong>la</strong> libertà e dell’uguaglianza, i due<br />

principi che costituiscono i diritti dell’uomo nel nome dei quali si sono fatte le varie<br />

rivoluzioni europee nel<strong>la</strong> prima metà del XIX secolo.<br />

Nel XVII secolo il dr. Thomas Goodwin, direttore del Magdalen College e vice<br />

cancelliere dell’Università di Oxford, verso il 1680, convinto del ritorno di Cristo e<br />

stupefatto del protestantesimo del suo Paese, fu il primo interprete del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> che<br />

vide in questa seconda bestia del capitolo XIII <strong>la</strong> raffigurazione del protestantesimo<br />

stesso. 5 Sebbene esso non sia b<strong>la</strong>sfemo e non si sia coperto di sangue dei martiri,<br />

come il potere raffigurato dal<strong>la</strong> prima bestia, par<strong>la</strong> però ugualmente come un dragone<br />

ed egli stesso è stato intollerante con chi non accettava <strong>la</strong> sua autorità e <strong>la</strong> sua<br />

tradizione. Impose credi, modi di vita, mise il marchio di sette e di partiti.<br />

Al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo due teologi americani: Isaac Backus, nel 1767, storico<br />

battista e difensore del<strong>la</strong> libertà religiosa, 6 e Jhon Bacon, nel 1799, pastore<br />

congregazionalista, giudice di pace, per anni membro del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>tura del<br />

Massachusetts, anche lui molto impegnato nel<strong>la</strong> difesa dei diritti del<strong>la</strong> libertà civile e<br />

religiosa 7 , riprendono questo modo di comprendere <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio aggiungendo che<br />

3 JOHNSSON William, La victoire des Saints dans les temps de <strong>la</strong> fin, in Servir, II, 1995, p. 23.<br />

4 Vedere BRÜTSCH Charles, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, 5 a ed., Labor et Fides, Genève 1966, p. 236.<br />

5 GOODWIN Thomas, The Expositions of that Famous Divine Thomas Goodwin, D.D., on Part of the Epistle to the<br />

Ephesians, and on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, London 1842, pp. 602,603: «Certi protestanti tendono a realizzare una<br />

“immagine” del vecchio papato sulle basi del<strong>la</strong> Riforma Protestante».<br />

6 BACKUS Isaac, The infinite Importance of the Obedience of Faith, and of Separation from the World, 2 a ed.,<br />

Boston 1791, p. 26. Commentando Apocalisse 13:11-18 scriveva: «Poiché <strong>la</strong> bestia protestante ha portato sangue e<br />

schiavitù su tutta <strong>la</strong> terra...» e aggiungeva che quel<strong>la</strong> «tirannia spirituale» era penetrata in «diversi Stati degli Stati<br />

Uniti d’America».<br />

7 BACON Judge John, Conjectures on the Prophecies; written in the Forepart of the Year 1799, Boston 1805, pp.<br />

26,27. «Può questa visione profetica riferirsi al clero in generale che comparirà qualche tempo dopo <strong>la</strong> ferita mortale<br />

570<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

le due corna devono rappresentare le due forze del protestantesimo: <strong>la</strong> libertà civile e<br />

religiosa.<br />

Nel secolo scorso, 1830, McCorkle Samuel M. diceva che «nel XIII capitolo<br />

abbiamo <strong>la</strong> Chiesa Cattolica e quel<strong>la</strong> Protestante... rappresentate da due bestie». 8<br />

Quattro anni dopo, 1834, un altro americano, Smith Samuel B., sosteneva che <strong>la</strong><br />

seconda bestia di Apocalisse XIII è un potere ecclesiastico, differente da quello<br />

papale, e lo identifica con il settarismo protestante. Le due corna raffigurano, anche<br />

per lui, <strong>la</strong> libertà civile e religiosa. 9<br />

È nel<strong>la</strong> metà del XIX secolo che si giunge a una chiara identificazione di questa<br />

seconda bestia.<br />

«Poi vidi un’altra bestia, che saliva dal<strong>la</strong> terra, ed aveva<br />

due corna come quelle di un agnello, ma par<strong>la</strong>va come un<br />

dragone. Ed esercitava tutta <strong>la</strong> potestà del<strong>la</strong> prima bestia,<br />

al<strong>la</strong> sua presenza; e faceva sì che <strong>la</strong> terra e quelli che<br />

abitavano in essa adorassero <strong>la</strong> prima bestia <strong>la</strong> cui piaga<br />

mortale era stata sanata. E operava grandi segni, fino a far<br />

scendere del fuoco dal cielo sul<strong>la</strong> terra in presenza degli<br />

uomini. E seduceva quelli che abitavano sul<strong>la</strong> terra coi<br />

segni che le era dato di fare in presenza del<strong>la</strong> bestia,<br />

dicendo agli abitanti del<strong>la</strong> terra di fare una immagine del<strong>la</strong><br />

bestia che aveva ricevuto <strong>la</strong> ferita del<strong>la</strong> spada ed era<br />

tornata in vita. E le fu concesso di dare uno spirito<br />

all’immagine del<strong>la</strong> bestia, onde l’immagine del<strong>la</strong> bestia<br />

par<strong>la</strong>sse e facesse sì che tutti quelli che non adorassero<br />

l’immagine del<strong>la</strong> bestia fossero uccisi. E faceva sì che a<br />

tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse<br />

posto un marchio sul<strong>la</strong> mano destra o sul<strong>la</strong> fronte; e che<br />

nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il<br />

marchio; cioè il nome del<strong>la</strong> bestia o il numero del suo<br />

nome. Qui sta <strong>la</strong> sapienza. Chi ha intendimento conti il<br />

numero del<strong>la</strong> bestia, poiché è un numero d’uomo; e il suo<br />

numero è 666». 10<br />

«Come il dragone ha comunicato al<strong>la</strong> prima bestia <strong>la</strong> sua potenza, il suo trono e <strong>la</strong><br />

sua autorità, così pure ispira i sentimenti, le idee, i voti del<strong>la</strong> seconda bestia. E come<br />

egli è omicida e bugiardo dal principio, sono delle dottrine di menzogna e di<br />

che è stata data al<strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> bestia precedente e che incurante delle pure dottrine... sarà così corrotto da imitare il<br />

comportamento del<strong>la</strong> prima bestia, - continuando ad agire secondo gli stessi principi ed essendo influenzato dallo<br />

stesso spirito? Così che <strong>la</strong> prima bestia vivrà ancora nel<strong>la</strong> seconda bestia o nell’immagine che le farà? ... “Con le corna<br />

dell’agnello”, qualcuno di loro che si definisce protestante, non comincia già a “par<strong>la</strong>re come un dragone”?».<br />

8 McCORKLE Samuel M., Thoughts on the Millennium, With a Comment on the Reve<strong>la</strong>tion, Nashville 1830, p. 54.<br />

9 SMITH Samuel B., The “Image of the Beast”, New York 1862, pp. 15,18,19.<br />

10 Apocalisse 13:11-18.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 571


CAPITOLO XV<br />

perdizione che egli insinua e fa prevalere... Essa esercita <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>...<br />

Parlerà dunque nei consigli delle nazioni o del governo, nelle sale dei tribunali o nelle<br />

assemblee... Se <strong>la</strong> prima bestia è l’opposto del Cristo Re, <strong>la</strong> seconda bestia è l’opposto<br />

del Cristo profeta; così essa viene nominata più avanti». 11<br />

Caratteristiche e identificazione del<strong>la</strong> seconda bestia di Apocalisse XIII<br />

I: il significato simbolico di bestia<br />

Le bestie delle visioni di Daniele e di Giovanni rappresentano sempre dei governi<br />

politici o politico-religiosi. Una bestia «indica sempre un potere persecutore». 12<br />

«Il mostro terrestre è del<strong>la</strong> stessa natura del mostro marino (il greco impiega allos<br />

e non eteros). Bisogna aspettarsi che compia <strong>la</strong> stessa opera nei confronti dei santi e li<br />

combatta lui stesso. Ma <strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione con il dragone appare ancora più intima.<br />

Poiché, se il primo animale agisce nel nome del dragone dal quale ha ricevuto <strong>la</strong><br />

potenza e l’autorità (versetto 2), il secondo ne è l’anima stessa, il suo linguaggio<br />

esprime <strong>la</strong> sua natura profonda». 13<br />

II: il suo carattere<br />

Una bestia nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> è sempre un impero, e una bestia con corna d’agnello,<br />

ma che par<strong>la</strong> come un dragone, è un potere che cerca di imitare o di rimpiazzare<br />

l’Agnello, che ha del<strong>la</strong> forza ecclesiastica, è dolce, ama <strong>la</strong> libertà e si presenta nel<br />

nome di Dio, ma è un “falso profeta”, come viene detto in Apocalisse XIX:20. 14<br />

«“Falso profeta” cioè come un profeta funzionario al servizio dell’istituzione,<br />

piuttosto che al servizio di Dio; 15 un profeta del<strong>la</strong> pace che rassicuri piuttosto che<br />

11<br />

REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, pp. 346,345,346,347; vedere Apocalisse 19:20.<br />

12<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, t. II, Paris 1848, p. 15.<br />

13<br />

LEHMANN Richard, Le faux prophète et l’image de <strong>la</strong> bête, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, vol. I,<br />

Conferenze Bibliche Divisione Euroafricana, Collonges sous Salève 1988, p. 174.<br />

14<br />

«Due soli commentatori a mia conoscenza, scrive O. Cocorda, distinguono tra <strong>la</strong> Bestia del<strong>la</strong> Terra e il falso<br />

Profeta, e lo fanno solo in parte; sono il Guers e l’Henriquet. Il Guers dice. “Questi fa dinanzi al<strong>la</strong> bestia imperiale <strong>la</strong><br />

stessa parte del<strong>la</strong> Bestia bicornuta, ed in fondo il falso Profeta non è altro che questa Bestia, ma modificata. Da<br />

potenza chiesastica che era in origine, è <strong>diventa</strong>ta un semplice profeta, ha perduto <strong>la</strong> sua metropoli, il suo potere<br />

temporale, le sue ricchezze; ma è sempre animata dello stesso spirito”. Lo Henriquet scrive: “Il falso Profeta è lo<br />

stesso che <strong>la</strong> Bestia bicornuta, il clero romano. Cosa strana! La chiesa apostata è caduta, Babilonia è distrutta, ma il<br />

suo clero sussiste ancora, vi sono ancora dei preti, e certo col loro capo! È vero che non sono più <strong>la</strong> Bestia dalle due<br />

corna, non formano più un corpo potente; non v’ha più che un falso profeta, un ordine di dottori al servizio<br />

dell’Anticristo”» COCORDA Oscar, Le Sette Teste dell’Apocalisse, una Chiave Profetica, Torre Pellice 1892, pp 25,26.<br />

Il Cocorda sostiene ancora più nettamente <strong>la</strong> distinzione tra questa Bestia e il falso Profeta. Ma considerando che<br />

l’opera che svolge è <strong>la</strong> stessa non è possibile credere che si tratti di due poteri distinti.<br />

15<br />

Geremia 5:30,31; 23:14.<br />

572<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

disturbi; 16 un profeta che dà l’apparenza dell’ispirazione e dello spirito (ruah) ma che<br />

non porta l’oggettiva paro<strong>la</strong> di Dio (davar) 17 ». 18<br />

III: il luogo geografico del<strong>la</strong> sua apparizione<br />

Da dove sorge questa bestia?<br />

L’abate A. Crampon commenta: «La prima bestia usciva dal mare, cioè<br />

dall’agitazione e dal rovesciamento dei popoli; questa bestia, <strong>la</strong> bestia a due corna,<br />

sale dal<strong>la</strong> terra, elemento più calmo; essa nasce in uno stato sociale tranquillo, nel<br />

seno del<strong>la</strong> civiltà». 19 «In questa regione di sicurezza apparente, il dragone utilizza le<br />

sue seduzioni per lottare contro <strong>la</strong> donna». 20<br />

«In Apocalisse XIII:11 bisogna comprendere questo termine (“terra”) a partire<br />

dal<strong>la</strong> descrizione degli attacchi del dragone contro <strong>la</strong> donna. Noi leggiamo in<br />

Apocalisse XII:16: “E <strong>la</strong> terra soccorse <strong>la</strong> donna”. Il fatto che <strong>la</strong> seconda bestia del<br />

capitolo XIII salga dal<strong>la</strong> terra sarebbe da mettere in re<strong>la</strong>zione con il suo carattere<br />

seduttore. La visione ci dice in sostanza: nel<strong>la</strong> regione in cui <strong>la</strong> donna si trova<br />

apparentemente in sicurezza, il dragone va a continuare <strong>la</strong> sua guerra contro di lei. È<br />

molto probabile che <strong>la</strong> “terra” del versetto 11 sia il complemento del “mare” del<br />

versetto 1, questi due termini indicano l’universalità degli sforzi distruttori del<br />

dragone. Una tale visione delle cose trova un appoggio supplementare in Apocalisse<br />

XII:12: “Guai a voi o terra o mare! Poiché il diavolo è sceso a voi con gran furore,<br />

sapendo di non avere che breve tempo”». 21<br />

«L’anabainon ex ten ges, <strong>la</strong> sua salita dal<strong>la</strong> terra ricorda il falso profeta (nelle<br />

vesti di Samuele morto che si presenta al re Saul chiamato dal<strong>la</strong> fattucchiera di Endor)<br />

che saliva anche lui dal<strong>la</strong> (anabainontas ex tes ges.)». 22<br />

Questa potenza non può sorgere dall’Oriente, perché, nel<strong>la</strong> prospettiva storico<br />

profetica di Daniele, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> si sposta dall’Oriente verso Occidente.<br />

Non può essere una potenza pagana, perché è un “profeta”, anche pur falso, par<strong>la</strong><br />

nel nome dell’Eterno, ma non accetta pienamente <strong>la</strong> sua legge, deve avere una forma<br />

protestante, ha corna simili all’agnello.<br />

Non deve far parte del territorio dell’impero <strong>la</strong>tino che, unito a quello greco,<br />

persiano e babilonese, è ricordato dal corpo geografico del<strong>la</strong> prima bestia.<br />

Non può neppure sorgere dai territori limitrofi a questi imperi, travagliati da secoli<br />

di guerra, dall’agitarsi delle acque dei popoli.<br />

16<br />

Geremia 6:14; 8:11.<br />

17<br />

Geremia 5:13; 23:16.<br />

18<br />

DOUKHAN Jacques, Le Cri du Ciel, Dammarie les Lys 1996, p. 212.<br />

19<br />

CRAMPON Auguste-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, t. VII, l’Apocalypse, Paris 1904, nota.<br />

20<br />

W. Johnsson, o.c., p. 22.<br />

21<br />

JOHNSSON William G., La Trinité Satanique: une exégèse d’Apocalypse 13, in AA.VV., Prophétie et Escatologie,<br />

vol. I, Collonges sous Salève 1982, p. 358.<br />

22<br />

1 Samuele 28:13, versione dei LXX. R. Lehmann, o.c., p. 174.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 573


CAPITOLO XV<br />

Deve essere una nuova potenza occidentale che si pone di fronte al<strong>la</strong> prima bestia.<br />

Come abbiamo ricordato appena sopra, Apocalisse XII:16, e commentato nel<br />

nostro Capitolo VIII, <strong>la</strong> “terra” che geograficamente soccorre <strong>la</strong> donna raffigura il<br />

Paese che è al di là dell’At<strong>la</strong>ntico dove approdarono coloro che nel vecchio<br />

continente avevano difficoltà per vivere in libertà <strong>la</strong> propria fede.<br />

IV: epoca di apparizione<br />

La prima bestia rappresenta il potere papale <strong>la</strong> cui testa è ferita a morte al<strong>la</strong> fine<br />

dei 42 mesi, cioè nel 1798. Il testo di Giovanni, non contento di fissarne <strong>la</strong> data, ci<br />

dice ciò che è avvenuto di straordinario in quell’anno: l’inizio del<strong>la</strong> cattività del<br />

pontefice, come conseguenza naturale del<strong>la</strong> sua attività svolta da secoli. «Se uno<br />

mena in cattività, andrà in cattività, se uno uccide con <strong>la</strong> spada, bisogna che sia ucciso<br />

con <strong>la</strong> spada». 23<br />

Come conseguenza di questi fatti, Giovanni dice: «Poi vidi». Il “poi” crediamo<br />

che indichi una re<strong>la</strong>zione cronologica con gli avvenimenti dei versetti precedenti.<br />

Questo uso è caratteristico dell’Apostolo e del greco del<strong>la</strong> koinè che, sotto l’influsso<br />

dell’ebraico, usa <strong>la</strong> particel<strong>la</strong> congiuntiva kai per introdurre una proposizione causale,<br />

consecutiva o temporale, come è il nostro caso.<br />

John Wesley, nelle sue note esplicative del Nuovo Testamento, aveva scritto nel<br />

1754: «Questa bestia non si è ancora manifestata, ma non tarderà poiché deve<br />

apparire al<strong>la</strong> fine dei 42 mesi del<strong>la</strong> prima bestia» 24 , lui stesso però non pensava al<br />

Paese che lo ospitava, terra di missione e di rifugio per i perseguitati d’Europa.<br />

Verso <strong>la</strong> fine del XVIII secolo sorse <strong>la</strong> potenza americana con <strong>la</strong> Dichiarazione<br />

d’Indipendenza del 4 luglio 1776.<br />

Il 30 aprile 1789 George Washington assunse <strong>la</strong> carica di presidente degli Stati<br />

Uniti.<br />

«La fine del secolo scorso - scriveva A. Vinet nel 1825 - è stata testimone di un<br />

avvenimento le cui conseguenze morali devono essere immense. Una nazione si è<br />

improvvisamente formata. Le colonie dell’America settentrionale si sono elevate al<strong>la</strong><br />

dignità di popolo indipendente e sovrano. Questa nuova società politica ha elevato<br />

l’edificio delle sue leggi su un suolo che non ingombrano le rovine di un altro<br />

stabilimento. Essa non ha per nul<strong>la</strong> dovuto fare i conti con i ricordi, i pregiudizi e le<br />

pretese di un altro secolo». 25<br />

Per <strong>la</strong> prima volta l’umanità assiste al<strong>la</strong> nascita di una nuova nazione che non ha le<br />

sue origini nel<strong>la</strong> notte dei tempi.<br />

23<br />

Apocalisse 13:9.<br />

24<br />

WESLEY John, Exp<strong>la</strong>natory Notes upon the New Testament, vol. III, Commentary on Reve<strong>la</strong>tion 13:11,<br />

Phi<strong>la</strong>delphia 1791, p. 704,735.<br />

25<br />

VINET Alexander, La liberté des cultes, p. 179; cit. da VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse, Dammarie-les-Lys 1938,<br />

p. 241.<br />

574<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Le due bestie di Apocalisse XIII ora coesistono, stanno di fronte l’una all’altra e<br />

l’oceano le separa.<br />

V: il suo sorgere<br />

Giovanni vede <strong>la</strong> «bestia salire dal<strong>la</strong> terra».<br />

Il verbo tradotto per “salire” significa letteralmente “crescere”, “ingrossare”,<br />

“innalzarsi come una pianta”.<br />

Sorta, all’inizio, dall’unione di pochi Stati, si estende oggi sul<strong>la</strong> terra che è bagnata<br />

dai due oceani: At<strong>la</strong>ntico, Pacifico.<br />

Ricca nel suo suolo e nel sottosuolo, praticamente deserta prima dell’emigrazione<br />

europea, era una terra vergine, quasi un nuovo pianeta che attendeva l’uomo. Da<br />

262.000 abitanti nel 1701 <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione passò a un milione nel 1749, a 4 milioni nel<br />

1789, a 13 milioni nel 1830, a 50 milioni nel 1880, a 76 milioni nel 1900, a 113<br />

milioni nel 1925, a 130 milioni nel 1929 per arrivare oggi a 220 milioni. «L’industria<br />

proliferava con quel<strong>la</strong> rapidità caratteristica di tutto ciò che è americano. A poco a<br />

poco il paese perdeva il suo carattere eminentemente rurale: <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> città<br />

(che nel 1860 non rappresentava che il 17% del<strong>la</strong> nazione) raggiunse, nel 1900, il<br />

40% e l’ascesa continua. Durante i quaranta ultimi anni del XIX secolo, gli Stati Uniti<br />

erano passati, fra le nazioni industriali, dal quarto al primo posto. Per coronare il<br />

tutto, due anni prima del<strong>la</strong> fine del secolo, essi avevano bruscamente posto <strong>la</strong> loro<br />

candidatura al titolo di potenza mondiale, battendo <strong>la</strong> Spagna ed acquistando dei<br />

possedimenti coloniali situati a diverse migliaia di chilometri dalle loro coste». 26<br />

Sebbene sembri che l’America si sia ingrandita nel<strong>la</strong> pace, e non dalle guerre come<br />

le potenze europee ed orientali, essa stessa ha ucciso, estirpato le civiltà indiane<br />

preesistenti e si è costituita con <strong>la</strong> forza delle armi: Giovanni <strong>la</strong> rappresenta con una<br />

bestia.<br />

La repubblica americana non possiede so<strong>la</strong>mente il tenore di vita, il consumo<br />

energetico e delle materie prime tra i più alti del mondo, ma detiene <strong>la</strong> flotta militare e<br />

quel<strong>la</strong> mercantile più imponenti, alle quali si deve aggiungere l’egemonia finanziaria<br />

e <strong>la</strong> potenza militare più forte.<br />

VI: corna simili a quelle di agnello<br />

«Aveva due corna come quelle di un agnello».<br />

Come rileva D. Ford questa seconda bestia è <strong>la</strong> contraffazione dei testimoni di<br />

Apocalisse XI. 27<br />

I due testimoni-profeti di Apocalisse XI La seconda bestia di Apocalisse XIII<br />

- I testimoni sono due profeti che - Questa bestia è chiamata «il falso<br />

26 MENDE Tibor, Regards sur l’histoire de demain, p. 19; cit. da P. Lanares, o.c., ed. 1959, p. 169.<br />

27 FORD Desmond, Crisis !, 1982, p. 520.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 575


CAPITOLO XV<br />

insegnano agli uomini a seguire gli<br />

insegnamenti di Dio;<br />

- Erano capaci di fare dei miracoli<br />

straordinari;<br />

- «Stanno nel cospetto del Signore del<strong>la</strong><br />

terra» XI:4;<br />

- Hanno un potere speciale sul fuoco<br />

(XI:5);<br />

- Il palcoscenico finale del<strong>la</strong> testimonianza<br />

di questi martiri si pone dopo <strong>la</strong><br />

loro morte quando lo “spirito di vita di<br />

Dio” li rianima;<br />

- Convincono l’umanità del supremo<br />

potere di Dio;<br />

- Sono i due cande<strong>la</strong>bri e i due alberi<br />

(XI:4).<br />

576<br />

profeta» XVI:13; 19:20; 20:10;<br />

- Realizza grandi meraviglie;<br />

- Esercita <strong>la</strong> piena autorità al<strong>la</strong> presenza<br />

del<strong>la</strong> prima bestia (XIII:12);<br />

- Fa scendere fuoco dal cielo (XIII:13);<br />

- Anima l’immagine del<strong>la</strong> prima bestia<br />

con il suo spirito di vita, imitando il<br />

potere del Creatore;<br />

- Uccide tutti coloro che non adorano<br />

l’immagine fatta (XIII:15; vedere<br />

Deuteronomio XIII:15)<br />

- Ha due corna come l’agnello (XIII:12).<br />

Questo potere si presenta simile a un nuovo nato, ad una nazione giovane. Non ha<br />

le corna di un becco o di un montone, come le vecchie potenze viste da Daniele che<br />

raffiguravano <strong>la</strong> Medo-Persia e <strong>la</strong> Grecia, ma quelle di un agnello.<br />

Giovanni vede il sorgere di questa nazione nel 1798, al<strong>la</strong> fine dei 42 mesi, cioè<br />

dieci anni dopo che gli undici Stati dell’Unione avevano ratificato <strong>la</strong> Costituzione del<br />

26 luglio 1788.<br />

L’agnello è un animale che ha fiducia nell’uomo, ignora che lo si possa uccidere.<br />

Questo potere è portatore di principi di fiducia nei confronti dell’umanità. Diversi<br />

commentatori, in considerazione di questa descrizione, hanno presentato il bufalo a<br />

raffigurazione di questa seconda bestia.<br />

«L’indipendenza degli Stati Uniti costituisce, nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di tutti i tempi, un fatto<br />

d’importanza capitale, perché inaugura una concezione di potere completamente<br />

nuova». 28<br />

Il grande sigillo degli Stati Uniti ha concretizzato questo pensiero di nazione<br />

giovane con concezioni nuove adottando il motto: Novus ordo seculorum (un nuovo<br />

ordine dei secoli).<br />

Le corna vengono indicate non tanto per volere presentare <strong>la</strong> coesistenza di due<br />

popoli, come per il montone medo-persiano, 29 ma per indicare <strong>la</strong> loro caratteristica<br />

rassomiglianza con quelle dell’agnello. 30<br />

28<br />

PIRENNE Jacques, Les grands courants de l’histoire universelle, t. II, ed. Albin Michel, 1950, pp. 388, 389.<br />

29<br />

Daniele 8:3,20.<br />

30<br />

«Le due corna sono simili a quelle dell’agnello; esse sono un simbolo del<strong>la</strong> forza e non rappresentano due potenze<br />

riunite, ma significano semplicemente che <strong>la</strong> bestia aveva tutta l’apparenza esteriore dell’agnello» (come abbiamo<br />

detto, apparenza evangelica), BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, l’Apocalypse, edizione rivista ed ampliata<br />

da SCHRŒDERT Alfred, Lausanne 1905, p. 406.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Sebbene abbiamo sempre considerato le corna dei vari animali come<br />

rappresentanti di popoli, dinastie, regni, perché il testo biblico lo precisava, qui esse<br />

indicano, ed è anche conforme al linguaggio biblico, due forze, 31 due forme di potere<br />

attraverso le quali <strong>la</strong> bestia esercita <strong>la</strong> sua influenza, <strong>la</strong> sua autorità.<br />

Questo modo di vedere è aval<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> somiglianza di queste corna con quelle<br />

dell’agnello. Di esse non è detto che sono e che saranno incoronate, come quelle del<strong>la</strong><br />

prima bestia, del<strong>la</strong> quale però il testo biblico non dà nessuna raffigurazione, e ciò fa<br />

supporre, di conseguenza, che si tratti di una forma di autorità non centralizzata, non<br />

assoluta come quel<strong>la</strong> di re.<br />

Queste due corna sono state identificate con le due forze fondamentali che<br />

caratterizzano gli Stati Uniti: potere repubblicano e libertà di coscienza; potere<br />

temporale e potere spirituale; l’autorità militare è stata subordinata all’autorità civile.<br />

Gli Stati Uniti sono il Paese nel quale si è sancita <strong>la</strong> tolleranza religiosa e <strong>la</strong> Chiesa si<br />

è separata dallo Stato.<br />

L’11 novembre 1620, le 41 persone riunite sul May Flower, che fuggivano<br />

dall’Europa, al fine di poter essere fedeli al<strong>la</strong> propria coscienza, s’impegnarono a<br />

creare una società nel<strong>la</strong> quale il diritto di ognuno sarebbe stato rispettato, una società<br />

che fosse per il bene di coloro che <strong>la</strong> formano e al<strong>la</strong> gloria di Dio. Questo pensiero fu<br />

al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> prima Dichiarazione dei Diritti dell’uomo.<br />

Nel<strong>la</strong> Costituzione dello Stato del<strong>la</strong> Virginia si legge:<br />

«Il Congresso non potrà promulgare nessuna legge per stabilire una religione, o<br />

per proibire il libero esercizio, o per restringere <strong>la</strong> libertà di paro<strong>la</strong> o di stampa, o il<br />

diritto del popolo di riunirsi pacificamente e di indirizzare al Governo delle<br />

petizioni...<br />

Nessuno sarà costretto a frequentare qualsivoglia luogo di culto o a contribuire al<br />

mantenimento di alcun culto, edificio religioso o ministro di culto. Nessuno può<br />

essere costretto, limitato, molestato o aggravato, nel<strong>la</strong> sua persona o nei suoi beni, o<br />

soffrire in qualsiasi altro modo, a causa delle sue opinioni o credenze religiose.<br />

Ognuno sarà libero di professare e di difendere le sue opinioni in materia religiosa e<br />

queste non toccheranno, né diminuiranno, o né aumenteranno in alcun modo <strong>la</strong><br />

capacità civile. La legis<strong>la</strong>zione non può prescrivere nessuna dichiarazione di credo<br />

religioso o attribuire alcun privilegio partico<strong>la</strong>re a una setta o confessione religiosa, o<br />

votare qualche legge che obblighi o autorizzi una società religiosa o <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione di<br />

un distretto situato nei limiti di questo Stato a prelevare fra loro, o su altri, alcuna<br />

imposta per <strong>la</strong> costruzione o <strong>la</strong> riparazione di un edificio pubblico culturale e per<br />

l’intrattenimento di una chiesa o di un clero. Ogni persona sarà libera di scegliere<br />

coloro che l’istruiranno nel<strong>la</strong> religione e di concludere per il loro mantenimento<br />

qualsiasi contratto privato desideri». 32<br />

31<br />

Deuteronomio 33:17; 1 Samuele 2:1,10; 2 Samuele 22:3; Esodo 27:2; Salmo 22:21; Geremia 48:25; Michea<br />

4:13; Apocalisse 5:6.<br />

32<br />

Costituzione del<strong>la</strong> Virginia del 1872 art. 1 e 15, in Annuario dei Diritti dell’uomo, Nazioni Unite, New York<br />

1947, pp. 236,237; cit. da P. Lanarès, o.c., pp. 171,172.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 577


CAPITOLO XV<br />

«Una stessa idea, una stessa forza, ha spinto gli emigrati del XVII secolo sulle<br />

rocce di Plymouth... ha coperto l’America di comuni indipendenti e di governi liberi;<br />

questa idea, questa forza, è <strong>la</strong> religione dell’Evangelo sotto <strong>la</strong> sua forma più austera, il<br />

puritanesimo. Come Atene rappresenta l’arte e <strong>la</strong> poesia, Roma lo spirito di conquista<br />

e di governo, l’America rappresenta <strong>la</strong> fioritura del protestantesimo. Una Chiesa<br />

repubblicana ha generato una società che le rassomiglia. In America <strong>la</strong> libertà è uscita<br />

dal<strong>la</strong> religione... Questa civiltà è uscita dall’Evangelo... Padroni del loro destino,<br />

liberi di un passato che calpestava i loro fratelli d’Europa, essi hanno tratto dal<br />

protestantesimo una società e un governo conforme al loro ideale religioso. Una fede<br />

individuale ha creato una società in cui regna l’individuo. Sono gli Americani che per<br />

primi e soli hanno dato per principio al<strong>la</strong> democrazia il rispetto del diritto individuale<br />

e hanno anche protetto <strong>la</strong> coscienza, il pensiero, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, contro <strong>la</strong> tirannia del<strong>la</strong><br />

maggioranza non meno pericolosa di quel<strong>la</strong> dei re... La libertà è passata nei costumi,<br />

io direi quasi nel sangue del<strong>la</strong> nazione.<br />

La Chiesa cristiana è nata fuori dallo Stato, essa è <strong>diventa</strong>ta grande per <strong>la</strong> libertà;<br />

ha declinato, si è corrotta nel giorno in cui <strong>la</strong> mano dei principi l’ha sostenuta; si è<br />

rialzata dappertutto dove <strong>la</strong> si è resa a se stessa... il cristianesimo ha restaurato in<br />

America i bei giorni del<strong>la</strong> sua infanzia... È nell’anima del cittadino che troviamo <strong>la</strong><br />

garanzia del<strong>la</strong> pace pubblica. Ciò che rimpiazza il regno del<strong>la</strong> forza è l’obbedienza<br />

al<strong>la</strong> legge, obbedienza volontaria che fa di ogni uomo un guardiano del<strong>la</strong> pace<br />

pubblica, e quasi un magistrato.<br />

La sovranità del popolo è uscita dal<strong>la</strong> sovranità dei fedeli. Una Chiesa senza<br />

vescovi, senza preti, dove l’autorità riposa tra le mani dei credenti... dove <strong>la</strong> religione<br />

tutta intera è contenuta in un libro che deve rispondere da solo ai dubbi dei credenti...<br />

poteva essa generare altra cosa che una democrazia? <strong>Quando</strong>, seguendo l’espressione<br />

di Lutero, ogni cristiano è sacerdote e ogni cristiana sacerdotessa devono trovare gli<br />

elementi del privilegio e come creare un potere che non sia una delegazione?... Si<br />

assiste a uno dei più begli spettacoli del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>... È <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di un credere... È un<br />

momento elevato del protestantesimo, e meglio ancora dell’Evangelo... (È) <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di<br />

un popolo che non si è stabilito con una conquista, e che è <strong>diventa</strong>to grande per<br />

mezzo del<strong>la</strong> pace». 33<br />

Gli Americani hanno adottato il principio che vede il governo trarre il potere dal<br />

popolo e, mediante <strong>la</strong> Costituzione, hanno legalizzato <strong>la</strong> possibilità di ogni riforma. Il<br />

potere del governo è limitato, con un sistema di controllo che dovrebbe impedire, a<br />

chi lo detiene, di svolgere una autorità superiore a quel<strong>la</strong> che gli è stata conferita.<br />

VII: Par<strong>la</strong> come un dragone<br />

Questa potenza dalle corna simili a quelle dell’agnello e <strong>la</strong> cui forza sembra<br />

provenire dall’Evangelo, però «par<strong>la</strong> come un dragone, ed esercita <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong><br />

prima bestia al<strong>la</strong> sua presenza».<br />

33 LABOULAYE E., prefazione, ASTIÉ J.F., Histoire des Etats Unis, cit. J. Vuilleumier, o.c., pp. 245,246.<br />

578<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Le parole: «Esercita <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> bestia al<strong>la</strong> sua presenza» indicano che<br />

questo potere non è una forma successiva del<strong>la</strong> prima bestia del capitolo XIII, bensì<br />

una potenza distinta da essa, che le sta di fronte. Questi due poteri occupano due<br />

territori geografici distinti, l’oceano At<strong>la</strong>ntico li separa, ma sono portati ad agire di<br />

mutuo e comune accordo.<br />

Il potere del dragone sta nel<strong>la</strong> sua voce. Siccome il linguaggio di una nazione è<br />

rappresentato dalle sue leggi, ne consegue che <strong>la</strong> sua legis<strong>la</strong>zione ha una veste<br />

evangelica. E sebbene <strong>la</strong> Costituzione degli Stati Uniti si fondi sui valori<br />

dell’Evangelo, <strong>la</strong> nazione manifesta sovente uno spirito che è in aperto contrasto con<br />

<strong>la</strong> legge e <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Cristo.<br />

Il dragone è il simbolo dell’autorità accompagnato dal<strong>la</strong> violenza e dal<strong>la</strong> tirannia.<br />

Il dragone, per <strong>la</strong> mole del<strong>la</strong> suo corpo, farebbe pensare ad una voce possente<br />

come quel<strong>la</strong> del tuono, nel<strong>la</strong> realtà <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio ce <strong>la</strong> presenta come soave,<br />

persuasiva e seducente 34 .<br />

Crediamo di vedere un parallelismo tra <strong>la</strong> triplice tentazione di Gesù nel deserto<br />

del<strong>la</strong> Palestina, quando vi si era ritirato per meditare sul come avrebbe dovuto<br />

conquistare il mondo al Padre, ed il comportamento degli Stati Uniti d’America nel<strong>la</strong><br />

conquista ideologica del mondo.<br />

a) A Gesù <strong>la</strong> voce del dragone propone: «Di’ a queste pietre che diventino pane» 35 ,<br />

in altre parole gli suggerisce di conquistare gli uomini non per amore (anche se c’è<br />

del<strong>la</strong> carità nel dare del pane agli affamati) ma per interesse. L’umanità ha fame,<br />

conquista<strong>la</strong>, porta<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> tua parte, dandole da mangiare e vedrai che ti seguirà, non<br />

per quello che sei, ma per quello che dai.<br />

Gli aiuti economici e finanziari che gli Stati Uniti danno alle varie nazioni sono<br />

considerevoli e non hanno pari nel mondo. 36<br />

La nostra critica non verte sul<strong>la</strong> sincerità degli uomini politici e di altri, che<br />

promuovono iniziative altamente umanitarie da parte del loro Paese per altri popoli.<br />

Vogliamo semplicemente constatare, malgrado <strong>la</strong> sincerità delle iniziative di pace e di<br />

libertà, che nel secolo scorso le potenze europee che estendevano i loro domini e <strong>la</strong><br />

loro protezione sul<strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> terra, oggi, rientrate nei loro confini, sono<br />

state rimpiazzate dagli Stati Uniti i quali hanno esteso il proprio imperialismo<br />

ovunque con <strong>la</strong> loro influenza sociale, economica, politica, finanziaria e militare.<br />

Vietnam, Cambogia, Sud America, ecc., sono il frutto dell’azione del dragone.<br />

Par<strong>la</strong> di benessere e di libertà, fa del bene, ma e nel<strong>la</strong> realtà sostiene i regimi totalitari<br />

e oppressori che non siano rossi. 37<br />

34<br />

Vedere Genesi 3:1-5.<br />

35<br />

Luca 4:3 e seguenti.<br />

36<br />

Gli aiuti per <strong>la</strong> cooperazione e lo sviluppo nel Terzo Mondo sono e<strong>la</strong>rgiti a Paesi nei quali gli USA proteggono i<br />

loro interessi.<br />

37<br />

Il testo che segue illustra il comportamento degli USA nei confronti del Guatema<strong>la</strong>. Esso può essere considerato<br />

un esempio, fra tanti episodi simili, del loro atteggiamento nei confronti di tanti altri paesi. Questo fatto illustra come<br />

gli Stati Uniti d’America, che sono considerati i pa<strong>la</strong>dini del<strong>la</strong> libertà e dei valori democratici, agiscono sul piano<br />

economico-sociale, animati dallo spirito del dragone. Documento tratto dal Cuadernos 19, El Estados de Seguridad<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 579


CAPITOLO XV<br />

b) La voce del tentatore propone al Cristo di fare miracoli: «Gettati giù di qui»<br />

affinché il mondo, vedendo che non ti fai male, meravigliato ti seguirà, perché per<br />

avere il dominio sui popoli, affascinati dalle cose straordinarie, bisogna che il leader<br />

s’imponga con i suoi portenti, li sappia ammaliare ed entusiasmare. Per questa<br />

seconda tentazione l’avversario fa uso del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio: «Sta scritto».<br />

Giovanni dice che il falso profeta «operava grandi segni, fino a fare scendere del<br />

fuoco dal cielo sul<strong>la</strong> terra in presenza degli uomini. E seduceva quelli che abitavano<br />

sul<strong>la</strong> terra coi segni che le era dato di fare in presenza del<strong>la</strong> bestia». A seguito del<strong>la</strong><br />

Nacional, edito dal Citigua anno 7, gennaio 1991: «Per comprendere lo sviluppo del Guatema<strong>la</strong>, occorre ricordare che<br />

il Paese si trova nel<strong>la</strong> “sfera d’influenza” degli Stati Uniti e di una politica economica dominata dal capitalismo<br />

nordamericano. Agli inizi degli anni ’50, i funzionari nordamericani si al<strong>la</strong>rmarono per le riforme realizzate dal<br />

governo di Arbenz. Le riforme - si diceva - minacciavano l’egemonia del capitalismo e favorivano il comunismo. Si sa<br />

che <strong>la</strong> “provocazione finale” si ebbe quando, nel 1954, venne decretata <strong>la</strong> nazionalizzazione del<strong>la</strong> terra nelle mani<br />

del<strong>la</strong> United Fruit Company (Compania Frutera)».<br />

Un breve cenno storico può essere molto illustrativo. Fino al 1944 il Guatema<strong>la</strong> era stato dominato da una<br />

oligarchia formata dal 2 per cento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, che si arricchiva grazie al possesso del 70 per cento del<strong>la</strong> terra –<br />

circa <strong>la</strong> stessa distribuzione di oggi. Il Capo di Stato era il Generale Jorge Ubico, un dittatore brutale con simpatie per<br />

il fascismo. Gli indigeni <strong>la</strong>voravano come compesinos nelle enormi tenute dei proprietari terrieri, in condizioni molto<br />

vicine al<strong>la</strong> schiavitù. Fra il 1944 e il 1954, il Guatema<strong>la</strong> conobbe una crescente e riuscita rivoluzione democratica con<br />

governi progressisti. Due presidenti, Juan José Arévado e Jacobo Arbenz, misero in atto una serie di riforme sociali ed<br />

economiche essenzialmente nazionalistiche e popo<strong>la</strong>ri. Cercarono di liberare il Guatema<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> propria dipendenza<br />

economica e di migliorare le condizioni del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione mediante <strong>la</strong> sicurezza sociale, <strong>la</strong> libera educazione, il diritto<br />

al sindacato e, finalmente, <strong>la</strong> riforma agraria. Esisteva anche il pluralismo politico: venne legalizzato il partito<br />

comunista e, nel 1953, quattro dei suoi rappresentanti furono nominati membri del congresso. Nel 1952 i modesti<br />

programmi di Arbenz in materia di riforma agraria suscitarono l’ira del potente nemico: <strong>la</strong> United Fruit Compagny,<br />

che control<strong>la</strong>va enormi estensioni di terreno nel Paese. Gran parte del<strong>la</strong> terra del<strong>la</strong> Compagnia veniva utilizzata per <strong>la</strong><br />

coltivazione di banane, ma le grandi estensioni non coltivate erano viste come un’anormalità dai campesinos senza<br />

terra e dallo stesso governo. Inoltre, <strong>la</strong> Compagnia possedeva parti notevoli delle infrastrutture del Paese, quali le<br />

ferrovie, l’unico porto sull’At<strong>la</strong>ntico, il sistema di telecomunicazioni e <strong>la</strong> compagnia elettrica. Il governo di Arbenz<br />

nazionalizzò parte del<strong>la</strong> terra non utilizzata dal<strong>la</strong> United Fruit Company, offrendo di pagare il prezzo da questa<br />

stabilito nel<strong>la</strong> propria dichiarazione dei redditi. La Compagnia rec<strong>la</strong>mò, paradossalmente, che <strong>la</strong> terra valeva molto di<br />

più e cominciò a fare pressioni sul governo statunitense affinché intervenisse.<br />

L’amministrazione nordamericana avvertì i cambiamenti come una minaccia al principio del<strong>la</strong> proprietà privata e,<br />

in partico<strong>la</strong>re, all’impegno di capitali nordamericani nel Paese. L’“instabilità” prodotta dai mutamenti sociali<br />

“minacciava” gli interessi politici, economici e di sicurezza degli Stati Uniti. Dal punto di vista dei funzionari<br />

statunitensi, <strong>la</strong> provocazione del Guatema<strong>la</strong> non poteva essere tollerata, dato che occorreva proteggere le “materie<br />

prime nordamericane” mantenere lo status quo. Strette erano le re<strong>la</strong>zioni fra <strong>la</strong> United Fruit Company e<br />

l’amministrazione Eisenhower. John Foster Dulles, in qualità di Segretario di Stato, era stato membro del gruppo degli<br />

avvocati del<strong>la</strong> Compagnia, Allen Dulles, suo fratello e capo del<strong>la</strong> CIA, era stato membro del Consiglio dei Tesorieri<br />

del<strong>la</strong> stessa. I funzionari cominciarono a tramare per fare cadere il governo di Arbenz. Improvvisamente, il Guatema<strong>la</strong><br />

venne accusato di essere comunista e perciò di costituire una minaccia per <strong>la</strong> sicurezza nazionale nordamericana. Nel<br />

1954, il governo degli Stati Uniti <strong>la</strong>nciò <strong>la</strong> sua prima forza “contro”, un piccolo gruppo di mercenari guatemaltechi<br />

comandati dal colonnello Carlos Castillo Armas, armati e finanziati dal<strong>la</strong> CIA. Il governo Arbenz crollò… Vennero<br />

così revocate gran parte delle riforme sociali dei governi precedenti. La partecipazione politica fu ridotta, numerosi<br />

sindacati dovettero cessare le attività e vennero abolite le leggi sul <strong>la</strong>voro; i libri bruciati, <strong>la</strong> riforma agraria abrogata,<br />

le organizzazioni popo<strong>la</strong>ri dichiarate illegali e migliaia dei loro membri incarcerati, sottoposti a pena capitale o esiliati.<br />

Tutte le terre distribuite ai campesinos tornarono al<strong>la</strong> United Fruit Company. Il nuovo regime, con l’aiuto<br />

nordamericano, impose ancora il potere economico e il controllo politico del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse tradizionale dei proprietari<br />

terrieri e degli interessi stranieri, ponendo fine al periodo di modernizzazione populista. Dopo i regimi militari che si<br />

ebbero nei trent’anni successivi, almeno centomi<strong>la</strong> guatemaltechi vennero assassinati e quarantami<strong>la</strong> divennero<br />

desaparacidos. Le vittime erano leaders sindacali, membri di partiti politici di centro fino al<strong>la</strong> linea liberale,<br />

campesinos, professori universitari e religiosi. I regimi militari continuarono a contare sull’appoggio e sul<br />

finanziamento degli Stati Uniti fino all’amministrazione Carter. Dal 1954, gli USA cominciarono a militarizzare il<br />

Guatema<strong>la</strong>: finanziarono e organizzarono polizia ed esercito, per integrarli nel sistema militare e di sicurezza che si<br />

andava formando nel Continente.<br />

580<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

seconda guerra mondiale, <strong>la</strong> conquista dello spazio, <strong>la</strong> tecnologia USA, lo spettacolo<br />

del<strong>la</strong> guerra del Golfo, il suo stile di vita, potrebbero forse essere considerati come dei<br />

«grandi segni» che hanno stupito, condizionato ed ammaliato i popoli al<strong>la</strong> sudditanza<br />

di questa super potenza. L’America, malgrado tutte le sue contraddizioni, affascina i<br />

Paesi occidentali e meridionali.<br />

c) La voce del serpente propone al Cristo di adorarlo e per questo Satana, il<br />

principe di questo mondo, gli avrebbe dato tutti i regni del<strong>la</strong> terra.<br />

Il potere dal<strong>la</strong> voce di dragone «dice agli abitanti del<strong>la</strong> terra di fare una immagine<br />

del<strong>la</strong> bestia... e faceva sì che tutti quelli che non adorassero l’immagine del<strong>la</strong> bestia<br />

fossero uccisi».<br />

Due modi per conquistare il mondo: al<strong>la</strong> maniera del nemico dell’umanità con gli<br />

interessi, gli intrighi, le menzogne i crimini e <strong>la</strong> guerra, non di liberazione, ma per <strong>la</strong><br />

produzione e <strong>la</strong> vendita di armi che arricchiscono i mercanti di morte; al<strong>la</strong> maniera di<br />

Dio che combatte sì in questo mondo, ma con altre armi, con l’amore <strong>la</strong> cui strada<br />

porta al sacrificio, al dono di sé, a scendere dal trono per salire sull’altare.<br />

Gli USA hanno espresso in occasioni e tempi diversi <strong>la</strong> presa di coscienza del loro<br />

mandato, del<strong>la</strong> loro ragion d’essere, <strong>la</strong> loro realtà ultima ha però smentito i buoni<br />

propositi, le belle intenzioni e forse, perché no, <strong>la</strong> sincerità delle loro affermazioni.<br />

I Padri Fondatori nel XVII secolo si sentivano investiti di una missione da<br />

compiere a beneficio di tutti i popoli del loro tempo e del futuro.<br />

Oggi, dopo duecento anni, il contrario può essere messo in evidenza.<br />

La tecnologia americana e <strong>la</strong> sua vita sociale occupano il primo posto nel<br />

consumo/spreco delle risorse geologiche ed idriche, l’ambiente viene inquinato e <strong>la</strong><br />

costruzione delle potenti armi, oltre a rinforzare gli antagonismi razziali e nazionali,<br />

attentano al<strong>la</strong> creazione di Dio.<br />

Per conservare il proprio benessere, <strong>la</strong> porta dell’immigrazione è solo socchiusa<br />

per i poveri e gli oppressi del mondo.<br />

Più che alleggerire il fardello degli altri cerca, mediante <strong>la</strong> propria politica di aiuti,<br />

di trarre vantaggio o mantenere il proprio tenore di vita.<br />

All’interno del Paese il diritto di uguaglianza fra tutti gli uomini non ha trovato<br />

ancora <strong>la</strong> sua realizzazione. I neri sono sempre gente di colore e <strong>la</strong> loro dignità di<br />

uomini non è stata di fatto ancora completamente riconosciuta. Le corna simili a<br />

quelle dell’agnello non hanno abbattuto le barriere razziali e <strong>la</strong> tratta dei neri e gli<br />

indiani spodestati dalle loro terre, che combattono ancora per avere un diritto che <strong>la</strong><br />

Costituzione dichiara di garantire, confermano che <strong>la</strong> voce del dragone si manifesta<br />

attraverso questa bestia che, come <strong>la</strong> prima, cerca il potere, il dominio, il regno di<br />

questo mondo.<br />

Guarigione del<strong>la</strong> ferita mortale del papato<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 581


CAPITOLO XV<br />

582<br />

«E faceva sì che <strong>la</strong> terra e quelli che abitavano in essa<br />

adorassero <strong>la</strong> prima bestia <strong>la</strong> cui piaga mortale era stata<br />

sanata».<br />

La bestia con le corna simili a quelle dell’agnello mette <strong>la</strong> sua influenza al servizio<br />

del<strong>la</strong> prima bestia, portando gli abitanti del<strong>la</strong> terra ad adorar<strong>la</strong>. Il protestantesimo<br />

americano non creerà certamente un culto al Papato o a delle statue che lo<br />

raffigurano, ma imporrà il segno dell’autorità cattolica che si esprime nel suo<br />

marchio.<br />

Vivendo ora nel tempo in cui il papato è guarito dal<strong>la</strong> ferita mortale del XVII<br />

secolo, vogliamo considerare l’evoluzione del<strong>la</strong> sua guarigione.<br />

Periodo del<strong>la</strong> ferita mortale: 1798-1870<br />

Il 1798 è l’anno in cui il papato viene colpito a morte e, nel<strong>la</strong> prospettiva profetica,<br />

costituisce il punto di partenza dei “tempi del<strong>la</strong> fine”.<br />

Dal 1798 al 1870 <strong>la</strong> Santa Sede visse degli anni tragici. Il papa venne spogliato del<br />

suo potere temporale, dopo essere stato portato in cattività a più riprese. Napoleone lo<br />

tenne prigioniero a Parigi. Nel 1848 il popolo di Roma invase il Vaticano,<br />

obbligando il papa a fuggire dal<strong>la</strong> Città eterna. Il 20 settembre 1870 i bersaglieri del<br />

generale Cadorna entrarono in Roma da Porta Pia e gli Stati del<strong>la</strong> Chiesa, ridotti al<br />

solo Lazio, vennero definitivamente annessi al Regno d’Italia e Roma divenne <strong>la</strong><br />

capitale. Il papa si rinchiuse come prigioniero volontario nel pa<strong>la</strong>zzo del Vaticano<br />

fino al 1929.<br />

Periodo del<strong>la</strong> lotta contro <strong>la</strong> morte: 1870-1914<br />

Il papato nel 1789 non morì, fu solo ferito mortalmente.<br />

L’8 dicembre 1869, nel periodo più critico, venne convocato il Concilio Vaticano<br />

I. Quel Concilio pose <strong>la</strong> Chiesa sul<strong>la</strong> strada del trionfo. Nell’anno in cui questo potere<br />

ecclesiastico venne spogliato del suo potere temporale, compì una trasfusione di<br />

sangue che lo salverà miracolosamente dal<strong>la</strong> morte, proc<strong>la</strong>mandolo, contro tutte le<br />

opposizioni, “infallibile”. Questa nuova prerogativa, ora del tutto spirituale,<br />

costituisce il siero al<strong>la</strong> guarigione.<br />

Il Conte W<strong>la</strong>dimir d’Ormesson così commenta quel periodo: «Nel momento in cui<br />

il Santo Pontefice vedeva dissolversi e forse scomparire lo stato sul quale era stabilito<br />

il suo potere - e tutto concorreva a persuadere Pio IX che ormai non si trattava che di<br />

una questione di tempo - ecco il Papa guadagnare in autorità spirituale ciò che stava<br />

per perdere in autorità temporale. In altri termini, ecco l’immenso vantaggio che,<br />

senza alcun dubbio, il Papa traeva da questi eventi dolorosi. Aprendo qualche mese<br />

dopo una breccia nelle mura aureliane, i soldati del generale Cadorna davano, senza<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

saperlo e, soprattutto, senza volerlo, al Papato l’occasione di rinnovare ed accrescere<br />

il proprio prestigio...<br />

La nobiltà d’animo di Leone XIII, l’intelligenza e l’abilità del<strong>la</strong> sua azione non<br />

potevano non portare i loro frutti... Sotto il suo pontificato, il papato, lungi<br />

dall’indebolirsi, come si poteva temere all’indomani del<strong>la</strong> fine del suo potere<br />

temporale, riprese sotto altra forma - e quanto più vantaggiosa - il terreno che aveva<br />

perduto... Sembra che <strong>la</strong> Provvidenza assegni ad ogni papa uno specifico aposto<strong>la</strong>to.<br />

L’aposto<strong>la</strong>to di Pio X è consistito nel rinnovare il fervore del sacerdozio<br />

immergendolo nuovamente nelle sue sorgenti, ravvivando dovunque <strong>la</strong> purezza del<strong>la</strong><br />

fede cristiana». 38<br />

La guarigione non fu ancora assicurata, ma <strong>la</strong> lotta contro <strong>la</strong> morte aveva avuto<br />

inizio e, malgrado gli assalti che il papato avesse subito, sopravvisse fino al<strong>la</strong> prima<br />

guerra mondiale. Mentre le nazioni cristiane scendevano in guerra tra di loro, quel<br />

periodo fu per <strong>la</strong> Santa Sede un tempo di pausa nel<strong>la</strong> lotta per il potere.<br />

I servizi che il papato aveva reso durante il conflitto prepararono <strong>la</strong> sua<br />

convalescenza. 39<br />

Periodo del<strong>la</strong> convalescenza: 1914-1945<br />

I regimi dittatoriali d’Europa hanno avuto <strong>la</strong> funzione di “stampel<strong>la</strong>” o di<br />

“infermieri”.<br />

Firmando i Patti Lateranensi l’11 febbraio 1929 con Mussolini, il Papa sostenne il<br />

fascismo ottenendo contemporaneamente <strong>la</strong> sua liberazione: «Lo Stato pontificio è<br />

restaurato». 40<br />

38 ORMENSSON W<strong>la</strong>dimir de, Il Papato, ed. Paoline, Catania 1958, pp. 133,137.<br />

39 Benedetto XV, nei quattro anni di guerra, si sforzò di addolcire le condizioni delle vittime del conflitto. Il 19<br />

dicembre 1914 chiese ai belligeranti di scambiarsi i grandi feriti; l’11/1/1915 propose lo scambio di diverse categorie<br />

di prigionieri civili; nel maggio dello stesso anno suggerì l’internamento dei prigionieri amma<strong>la</strong>ti in Svizzera e<br />

Danimarca, paesi neutrali; nell’agosto domandò che il riposo domenicale fosse assicurato a tutti i prigionieri di guerra.<br />

Nello stesso tempo si interpose tra le potenze belligeranti perché fossero proibite tutte le misure di rappresaglia<br />

senza comunicazione preventiva dei motivi; nel luglio del 1916 suggerì che i prigionieri, padri di tre figli, dopo<br />

diciotto mesi di prigionia potessero essere internati in territori neutrali; nello stesso anno sollecitò dal governo<br />

ottomano <strong>la</strong> sepoltura cristiana dei soldati cristiani caduti allo stretto dei Dardanelli. Infine creò l’Agenzia<br />

d’Informazione dei prigionieri di guerra che ebbe sede a Berna e che, sotto gli auspici del Vaticano, rese numerosi<br />

servizi a innumerevoli famiglie. Vedere Idem, pp. 146,147.<br />

Non dobbiamo dimenticare che «Pio X, nel suo odio per gli ortodossi, non cessò di eccitare l’imperatore<br />

Francesco Giuseppe d’Austria e d’Ungheria a “castigare i serbi”. Dopo Serajevo, 26 luglio 1914, il barone Ritter, che<br />

rappresentava <strong>la</strong> Baviera presso <strong>la</strong> Santa Sede, scrisse al suo governo: “Il papa approva che l’Austria proceda<br />

severamente contro <strong>la</strong> Serbia. Non stima molto gli eserciti del<strong>la</strong> Russia e del<strong>la</strong> Francia in caso di guerra con <strong>la</strong><br />

Germania. Il cardinale Segretario di Stato non vede quando l’Austria possa fare <strong>la</strong> guerra se non si decide ora...”»<br />

PARIS Edmond, Le Vatican contre l’Europe, Paris 1969, p. 344.<br />

40 «Per le Democrazie <strong>la</strong> legge è l’espressione democratica del<strong>la</strong> volontà generale. Niente di ciò in Vaticano.<br />

Concedendo <strong>la</strong> legge di organizzazione del 1929, <strong>la</strong> Santa Sede è restata fedele al<strong>la</strong> lettera e allo spirito dell’Enciclica<br />

Diuturnum del 1881 con <strong>la</strong> quale Leone XIII caratterizzava <strong>la</strong> legge: “Come una disposizione del<strong>la</strong> ragione fatta per il<br />

bene di tutti e promulgata da colui che ha <strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> Comunità”. Era <strong>la</strong> conferma del potere assoluto. La “legge”<br />

stessa testimonia, nei suoi articoli più significativi, il pensiero del<strong>la</strong> Santa Sede; a tale proposito essa può dunque<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 583


CAPITOLO XV<br />

«I concordati non furono che il sigillo giuridico di una complicità di natura<br />

ideologica che nel mondo moderno ha sempre messo <strong>la</strong> chiesa - anzi le chiese -<br />

all’unisono con le c<strong>la</strong>ssi dominanti ». 41<br />

Con il 1929 inizia lo sviluppo del capitalismo vaticano e il suo impero economico<br />

finanziario. Lo Stato italiano versa al<strong>la</strong> Santa Sede 750 milioni di lire in contanti e un<br />

miliardo in consolidato in conto riparazioni. 42 Pio XI definisce Benito Mussolini<br />

“l’uomo del<strong>la</strong> provvidenza”.<br />

La soluzione del<strong>la</strong> cosiddetta “questione romana” ha avuto una enorme risonanza<br />

mondiale ed è stata considerata per quello che in realtà è: una vittoria del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

«I1 potere temporale veniva definitivamente superato di fatto e di diritto». 43<br />

Il papa negozia con Hitler «un concordato partico<strong>la</strong>rmente vantaggioso che<br />

susciterà l’indignazione di numerosi cattolici». 44<br />

Inoltre mantiene nei suoi confronti un silenzio colpevole.<br />

In Spagna divide il potere con Franco e, sostenendolo, si fa sostenere.<br />

La fine del<strong>la</strong> II guerra mondiale segnerà anche l’inizio del<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sua<br />

ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Il papa Pio XI diceva: «Il papato non ha bisogno che d’uno scanno» che lo sollevi<br />

dal<strong>la</strong> terra ed ormai lo possiede. È piccolo, minuscolo, 44 ettari, <strong>la</strong> creazione dello<br />

Stato del Vaticano è perfettamente sufficiente per evitare di essere il suddito di<br />

qualcuno, per avere uno stato autonomo, per poter godere sul piano internazionale di<br />

tutte le prerogative del<strong>la</strong> sovranità. A quello scanno si volgono gli occhi del mondo...<br />

essere considerata come il modello a cui si deve ispirare uno Stato il cui Governo cattolico sarebbe libero di agire a<br />

suo piacere.<br />

Nel suo articolo I <strong>la</strong> legge di organizzazione indica che il Papa ha <strong>la</strong> pienezza del Potere legis<strong>la</strong>tivo, esecutivo e<br />

giuridico. Questo testo ha almeno il merito del<strong>la</strong> chiarezza e non si conosce, in questo secolo, una monarchia o una<br />

dittatura così assoluta.<br />

L’articolo 3 proibisce ogni diritto di associazione e l’articolo 4 ogni diritto di riunione sul territorio del<strong>la</strong> Città del<br />

Vaticano. Per una preoccupazione partico<strong>la</strong>re dell’ordine pubblico, l’articolo 7 autorizza ogni perquisizione<br />

dell’Autorità in qualunque luogo e a qualsiasi ora.<br />

In effetti, per coronare questo piccolo edificio politico, l’articolo 8 del<strong>la</strong> legge proibisce ogni libertà di<br />

espressione e stabilisce <strong>la</strong> religione di Stato.<br />

Ben candidi sono coloro che si stupiscono dei rigori del<strong>la</strong> legge di organizzazione del<strong>la</strong> Città del Vaticano. Questa<br />

legge è assolutamente conforme alle disposizioni del Syl<strong>la</strong>bus dell’8 dicembre 1864.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> Chiesa ha i mezzi per agire a suo piacere, <strong>la</strong> sua azione nel corso del XX secolo è rigorosamente<br />

condotta negli aspetti delle prescrizioni formu<strong>la</strong>te nel 1864» MITTERRAND Jacques, La politique extérieure du Vatican,<br />

Paris 1959, pp. 20,21.<br />

41 BALDUCCI Ernesto, prefazione a: ZAHN, I cattolici tedeschi e le guerre di Hitler, Firenze 1973, p. XIII.<br />

42 In Italia ha diretto <strong>la</strong> Banca Commerciale Italiana, il Banco di Santo Spirito, il Banco di Roma (vi sedeva Giulio<br />

Pacelli, nipote di Pio XII, membro del Guardaroba Pontificio e avvocato del<strong>la</strong> Sacra Rota).<br />

«Dai Casinò ai Tessili di Francia, dallo zucchero dell’UNRRA., dall’Electro-Bank del<strong>la</strong> Svizzera, fino al Trust<br />

Guggenheim, negli Stati Uniti, dal<strong>la</strong> Banca Morgan d’Eisenhower fino al<strong>la</strong> Cattolica Chase Bank di Rockfeller, il<br />

cristianesimo bancario e affarista sale allo zenit del grande capitalismo moderno» J. Mitterrand, o.c., p. 25.<br />

«Dall’accumu<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> specu<strong>la</strong>zione non c’è che un passo» GARAUD Roger, Les mystères du Vatican, in Ce Soir,<br />

10/4/1948; cit. E. Paris, o.c., p. 336.<br />

Entrare nei misteri delle gestione delle finanze del Vaticano e presentare un quadro aggiornato è impossibile.<br />

Ogni dato che verrebbe segna<strong>la</strong>to è so<strong>la</strong>mente un punto di riferimento storico.<br />

43 SABA-CASTIGLIONI, Storia dei Papi, vol. II, Torino 1966, p 720.<br />

44 HOFFET Frédéric, Politique romaine et démission des protestants, Paris 1962.<br />

584<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

«Il papato, spogliato del suo potere seco<strong>la</strong>re, aveva avuto con Leone XIII un genio<br />

politico; con Pio X, un santo; con Benedetto XV un precursore; con Pio XI avrà “un<br />

uomo di stato”, uno dei più vigorosi del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>». 45<br />

Periodo del<strong>la</strong> guarigione: dal 1945<br />

Dopo <strong>la</strong> II guerra mondiale il prestigio di Roma cresce enormemente per <strong>la</strong> sua<br />

presa di posizione contro il marxismo con il Decreto del S. Ufficio del 1° luglio 1949<br />

e l’ammonizione del 28 luglio 1950. Ne seguono delle polemiche e gli Stati Uniti, che<br />

già avevano mandato presso il Vaticano Myron C. Taylor come rappresentante<br />

personale del presidente F.D. Roosevelt fin dal 1940, vedono nel papato un fortissimo<br />

alleato contro l’Unione Sovietica. La Chiesa cattolica si pone al<strong>la</strong> ribalta del<strong>la</strong> politica<br />

mondiale entrando in rapporto con altri stati, tra di loro alleati nel<strong>la</strong> linea politica sia<br />

militare che economica. Nel tempo in cui si inaspriscono i rapporti tra i vincitori del<strong>la</strong><br />

seconda guerra mondiale divisi dal<strong>la</strong> “cortina di ferro”, Roma si pone con<br />

l’Occidente.<br />

Manifesta <strong>la</strong> sua grande popo<strong>la</strong>rità con il giubileo dell’“Anno Santo” del 1950 e<br />

proc<strong>la</strong>ma il 1° novembre, davanti a 600 vescovi, il dogma dell’assunzione di Maria;<br />

visitata da milioni di persone, cattoliche, protestanti, pagane si meravigliava del<strong>la</strong> sua<br />

riacquistata potenza davanti al<strong>la</strong> quale si inchinavano statisti di vari paesi.<br />

Dopo Pio XII che è stato molto contestato, <strong>la</strong> Chiesa ha avuto l’uomo di cui aveva<br />

bisogno e che ha saputo darle nuovamente lustro: il “papa buono” Giovanni XXIII,<br />

che ha ottenuto l’ammirazione del mondo intero, spingendo numerosissimi evangelici<br />

e protestanti a essere sempre più confusi sul<strong>la</strong> vera identità di questo potere.<br />

Possiamo dire con l’apostolo Giovanni: «...e tutta <strong>la</strong> terra meravigliata andò dietro<br />

al<strong>la</strong> bestia».<br />

L’11 ottobre 1962 Giovanni XXIII apre il Concilio Vaticano II e pronuncia il suo<br />

discorso davanti a 2350 cardinali, arcivescovi, vescovi e superiori generali di ordini<br />

religiosi. Uomini che sanno influenzare i popoli e i Paesi nei quali svolgono <strong>la</strong> loro<br />

missione, quali rappresentanti di un potere vecchio di secoli che sempre viene<br />

ascoltato. Il XXI Concilio ecumenico è stato «<strong>la</strong> più grande assemblea che il mondo<br />

abbia conosciuto», molto superiore a quel<strong>la</strong> dell’ONU che riunisce 750 delegati e 220<br />

osservatori.<br />

L’Enciclica Pacem in terris dell’11 aprile 1963 ha suscitato un vivo interesse in<br />

tutto il mondo. L’allora segretario delle Nazioni Unite U Thant ha dichiarato: «È con<br />

una soddisfazione profonda che ho letto l’enciclica»; a Strasburgo il porta paro<strong>la</strong> del<br />

segretario del Consiglio dell’Europa ha dichiarato: «L’Enciclica Pacem in Terris si<br />

aggiunge alle grandi Carte del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>»; l’agenzia Tass ha detto: «La nuova<br />

enciclica... ha suscitato una eco immensa nel mondo intero»; Khrouchtchev: «Noi<br />

45 W. d’Ormesson, o.c., pp. 147,148.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 585


CAPITOLO XV<br />

app<strong>la</strong>udiamo alle prese di posizione del papa Giovanni XXIII in favore del<strong>la</strong> pace»; a<br />

Parigi il guardasigilli ha detto: «Una vera dichiarazione dei diritti dell’uomo,<br />

monumento dottrinale dal punto di vista del<strong>la</strong> presentazione d’insieme, che rifà il<br />

<strong>la</strong>voro delle costituzioni del 1789 modernizzandolo» e il rabbino Mack dagli Stati<br />

Uniti ha detto: «I1 papa ci mostra l’immagine di una Chiesa cattolica che è uscita dal<br />

suo stato d’istituzione stretta e monolitica per <strong>diventa</strong>re una forza universale e<br />

veramente cattolica». 46 Il 17 febbraio 1965 a New York si è aperto un convegno sul<strong>la</strong><br />

Enciclica promosso dal Centro Internazionale per gli studi democratici, a cui hanno<br />

partecipato uomini politici e studiosi di tutto il mondo. Hanno par<strong>la</strong>to il segretario<br />

dell’ONU U Thant, Quaison, Sackev, Ad<strong>la</strong>i Stevenson, Paul Hoffman, Pietro Nenni,<br />

unico inviato per l’Italia. Nel discorso di apertura il vice presidente degli Stati Uniti,<br />

Humphrey, ha detto che l’Enciclica Pacem in Terris rappresentava una serie di<br />

principi che possono guidare le azioni degli uomini, di tutti gli uomini a prescindere<br />

dalle differenze di c<strong>la</strong>sse, di religione o di fede politica. Un linguaggio nuovo ed<br />

universale per una nuova impostazione dei problemi. Paolo VI eredita lo scanno da<br />

Giovanni XXIII e fa rifulgere di nuova luce <strong>la</strong> gloria del<strong>la</strong> Santa Sede con i suoi<br />

viaggi dal<strong>la</strong> Città del Vaticano.<br />

Durante il viaggio in Terra Santa, 4-6 gennaio 1964, terra in passato contesa dal<br />

cristianesimo e dall’is<strong>la</strong>m, oggi dal mondo arabo e israelitico, il papa par<strong>la</strong> il<br />

linguaggio del<strong>la</strong> fratel<strong>la</strong>nza e le due civiltà, che da millenni sono tra di loro in<br />

contrasto, gli presentano i loro omaggi. «Certo Paolo VI, recandosi in Palestina,<br />

intende segnare l’avvento di una nuova era del Papato...». 47<br />

In India, 2-5 dicembre 1964, in terra pagana, ad un popolo che soffre <strong>la</strong> fame,<br />

Roma par<strong>la</strong> il linguaggio del<strong>la</strong> carità.<br />

In occasione del XX anniversario dell’ONU, il 4 ottobre 1965, Paolo VI interviene<br />

spettaco<strong>la</strong>rmente nel<strong>la</strong> grande arena indicando lui stesso il senso straordinario<br />

dell’avvenimento: «Sapete bene, qualunque sia <strong>la</strong> vostra opinione sul pontefice di<br />

Roma, conoscete <strong>la</strong> nostra missione: siamo <strong>la</strong>tori di un messaggio per tutta<br />

l’umanità... E come il messaggero che, al termine di un lungo viaggio, consegna <strong>la</strong><br />

lettera che gli è stata affidata, così noi abbiamo coscienza di vivere l’istante<br />

privilegiato - per breve che sia - in cui si compie un voto che noi portiamo nel cuore<br />

da quasi venti secoli. Sì, voi ve ne ricordate. Siamo in marcia ormai da tempo e<br />

portiamo con noi una lunga <strong>storia</strong>. Celebriamo qui l’epilogo di un <strong>la</strong>borioso<br />

pellegrinaggio al<strong>la</strong> ricerca di un colloquio con il mondo intero... Ora siete voi che<br />

rappresentate tutte le nazioni. Lasciatecelo dire, noi abbiamo per voi tutti un<br />

messaggio, sì, un felice messaggio, da consegnare a ognuno di voi».<br />

A New York, nel<strong>la</strong> terra del<strong>la</strong> politica e del<strong>la</strong> diplomazia, Roma ha par<strong>la</strong>to il<br />

linguaggio del<strong>la</strong> pace.<br />

A Istanbul, 25-26 luglio 1967, in terra ortodossa, dopo l’incontro con il Presidente<br />

del<strong>la</strong> Repubblica turca, nel<strong>la</strong> cattedrale di Santa Sofia, il papa prega in ginocchio,<br />

46<br />

Costruire, gennaio 1964.<br />

47<br />

Cit. da Informations Catholiques Internationales, n. 191, 1/5/1963, pp. 25-32; cit. da P. Lanarès, o.c., ed. 1963, p.<br />

178.<br />

586<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Paolo VI e il Patriarca Atenagora I si abbracciano fraternamente. Dopo aver<br />

incontrato i capi delle comunità israelitica e armeno-ortodossa, da Efeso, sede del III<br />

Concilio ecumenico, che nel 431 riconobbe a Maria il titolo di Dei genetrix (Madre di<br />

Dio), il papa rivolge un messaggio eucaristico al<strong>la</strong> gerarchia cattolica ed ai capi di<br />

tutte le Chiese cristiane. In quell’occasione Roma usa il linguaggio del perdono.<br />

Il 27 aprile 1966 e il 24 gennaio 1967 sfi<strong>la</strong>no davanti al<strong>la</strong> guardia svizzera che<br />

presenta le armi Andrei Gromiko e Niko<strong>la</strong>i Podgorny, ministero degli esteri e capo<br />

dell’URSS che si recano in visita al papa. La terra è in meraviglia davanti a questa<br />

visita di Roma.<br />

La Fondazione Hailé Se<strong>la</strong>ssié assegna a Paolo VI il premio Menen 1969 «per gli<br />

eccezionali servizi resi all’umanità».<br />

La morte di Paolo VI, il brevissimo pontificato di papa Luciani, l’abilità di<br />

Giovanni Paolo II fanno volgere gli occhi del mondo verso Roma. I viaggi compiuti<br />

nell’America del Sud, in Polonia, l’enciclica Redemptor Hominis, le udienze del<br />

mercoledì, <strong>la</strong> sua mediazione tra Argentina e Perù, i suoi viaggi in varie parti del<br />

mondo e a Cuba sono un segno dei tempi che deve portare a riflettere coloro che<br />

amano <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. Con Sandro Magister possiamo dire che il papato con<br />

«l’ascesa di Karol Wojty<strong>la</strong> al<strong>la</strong> cattedra di Pietro, ha valicato il crinale verso una<br />

rinnovata universalità». 48<br />

L’attività di Giovanni Paolo II, i suoi viaggi in Italia e attraverso il mondo, le sue<br />

encicliche, i suoi discorsi esprimono una dinamicità considerevole e il solo elencarli<br />

riempirebbe dei libri.<br />

Roma è guarita, <strong>la</strong> sua influenza è grande nel mondo, ma per realizzare<br />

completamente il suo piano ha bisogno, come <strong>la</strong> <strong>storia</strong> insegna, dell’appoggio d’una<br />

grande potenza e l’America già <strong>la</strong> sostiene.<br />

Il processo di guarigione del Vaticano è iniziato. È iniziato con <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

seconda guerra mondiale.<br />

Il 1945 segna il periodo del<strong>la</strong> rinata potenza di Roma, e l’avvento degli Stati Uniti<br />

d’America al<strong>la</strong> direzione degli affari del mondo. Nel maggio di quell’anno, infatti,<br />

comanda <strong>la</strong> pace al mondo e nell’agosto impone <strong>la</strong> sua incontestabile potenza con<br />

l’esplosione del<strong>la</strong> prima bomba atomica.<br />

Mentre <strong>la</strong> piaga mortale del<strong>la</strong> prima bestia guarisce, <strong>la</strong> potenza che sembrava un<br />

agnello si manifesta agendo come un dragone: «Esercitava tutta <strong>la</strong> potestà del<strong>la</strong> prima<br />

bestia, al<strong>la</strong> sua presenza».<br />

È precisamente ciò che si vede. Da cinquant’anni gli USA esercitano <strong>la</strong> loro<br />

autorità sulle nazioni in presenza del Papato, il quale, a sua volta, sta riscoprendo e<br />

riacquistando <strong>la</strong> sua potenza, con grande sorpresa di tutti.<br />

Frédéric Hoffet nel suo libro L’Imperialisme protestant, pubblicato nel 1948,<br />

manifestava il suo stupore osservando che, nel momento in cui le nazioni protestanti<br />

48 MAGISTER Sandro, La politica vaticana e l’Italia 1943-1978, Roma 1979, p. VII.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 587


CAPITOLO XV<br />

trionfavano nel mondo, non si sa per quale influsso machiavellico, esse hanno finito<br />

per fare <strong>la</strong> politica del Vaticano.<br />

«Nel momento stesso in cui i paesi cattolici cessano di fare parte di quelli che<br />

dirigono i destini del mondo, e che l’ultimo fra di loro che ancora svolge una funzione<br />

di una qualche importanza, <strong>la</strong> Francia, non si mantiene che a stento fra le grandi<br />

potenze, essa (<strong>la</strong> Chiesa romana) si mostra più intraprendente, più audace che mai.<br />

Con quel senso di opportunismo che possiede al più alto grado, essa fa oggi una<br />

politica che richiama, per l’ampiezza dei suoi progetti, quel<strong>la</strong> delle più grandi epoche<br />

del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>.<br />

La politica americana stessa ha subìto per questa via tortuosa l’influsso del<strong>la</strong><br />

Chiesa romana... che è così riuscita ad intaccare davanti al mondo l’immagine del<strong>la</strong><br />

grande Repubblica protestante... Se, spinta dal timore del comunismo, l’America,<br />

accecata, cede tuttavia alle sollecitazioni di Roma, faccia attenzione: essa sarà<br />

infedele a se stessa. Alleata con una Chiesa che rappresenta sempre se non<br />

l’assolutismo, almeno l’intolleranza, essa perderebbe subito, con quel prestigio<br />

morale che fa volgere verso di lei gli sguardi di quanti non vogliono abbandonare il<br />

proprio ideale di libertà, il diritto di difendere nel mondo i grandi principi sui quali è<br />

stata fondata <strong>la</strong> sua democrazia». 49<br />

Il papato acquista potere negli Stati Uniti<br />

La <strong>storia</strong> dello sviluppo del cattolicesimo negli Stati Uniti è tanto straordinaria e<br />

sorprendente quanto quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> repubblica americana.<br />

Sorta da qualche migliaio di emigrati, per <strong>la</strong> maggior parte poveri e senza cultura,<br />

<strong>la</strong> Chiesa cattolica negli Stati Uniti ha conquistato in due secoli, grazie al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza<br />

del suo clero e al<strong>la</strong> disciplina dei suoi fedeli, un posto importante nel seno del<strong>la</strong><br />

nazione, sa fare intendere <strong>la</strong> sua voce e gioca <strong>la</strong> sua parte con grande efficacia nei<br />

destini del<strong>la</strong> nazione.<br />

Con i suoi l8.200 membri e i suoi 21 sacerdoti, nel 1781, soprattutto nel<strong>la</strong> valle del<br />

Mississippi, era un fenomeno senza importanza, per una popo<strong>la</strong>zione complessiva di<br />

4 milioni di abitanti, lo 0,5%. Ma già Pio VII, all’inizio del secolo scorso, iniziò a<br />

organizzare <strong>la</strong> gerarchia cattolica nel nuovo continente e le statistiche fanno pensare<br />

che già nel 1980 <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione statunitense poteva essere<br />

cattolica. 50<br />

Nel 1974 i 49 milioni di cattolici erano il 37,1% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione religiosa. I<br />

membri di tutte le Chiese protestanti nel<strong>la</strong> loro totalità erano 73 milioni, pari al 55%<br />

49 HOFFET Frédéric, L’imperialisme protestant, Paris 1948, pp. 227,234,244.<br />

50 Benché negli anni cinquanta i protestanti fossero più numerosi, il concentramento dei cattolici in alcune parti del<br />

Paese ha fatto sì che questi avessero <strong>la</strong> maggioranza in 38 delle 50 più grandi città statunitensi e in 35 Stati. Vedere J.<br />

Mitterrand, o.c., p. 92.<br />

588<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, ma, a differenza dell’unità del<strong>la</strong> struttura cattolica, erano<br />

estremamente divisi e agivano in maniera indipendente l’uno dall’altro. 51<br />

Il cardinale Agostino Bea faceva notare nel 1961 che in Inghilterra le conversioni<br />

al cattolicesimo erano in media diecimi<strong>la</strong> l’anno, mentre negli Stati Uniti più di<br />

centomi<strong>la</strong>. 52<br />

In campo religioso<br />

Dal punto di vista religioso l’intesa tra cattolici e protestanti si fa sempre più<br />

stretta. Se un tempo si par<strong>la</strong>va di abisso tra le due forme religiose, ora questo abisso<br />

sta per essere colmato o livel<strong>la</strong>to.<br />

Il cardinale Cushing, nel<strong>la</strong> sua lettera pastorale del 6 maggio 1960, aveva scritto:<br />

«Nel corso dei secoli passati c’è stato sia un grande silenzio, sia una specie di<br />

discussione amara tra noi e coloro che, come noi, portano il nome di cristiani. Anche<br />

se c’è stato silenzio o recriminazione, c’è un grande precipizio tra noi, che vogliamo<br />

colmare».<br />

Non dobbiamo inoltre dimenticare che l’intervento di Paolo VI all’ONU, che<br />

celebra l’epilogo del <strong>la</strong>borioso pellegrinaggio al<strong>la</strong> ricerca di un colloquio con il<br />

mondo intero, è avvenuto sotto gli auspici degli USA, il cui presidente lo ha voluto<br />

ricevere personalmente.<br />

Il vescovo metodista James K. Matthews, presidente del Consiglio delle chiese nel<br />

Massachusetts, nel 1963 dichiarò su Liberty: «Una voce si fa udire sempre più<br />

chiaramente ai nostri giorni, attraverso ciò che avremmo potuto definire un abisso di<br />

51<br />

La religione negli Stati Uniti d’America. 223 organizzazioni religiose.<br />

I - Chiese protestanti<br />

Comunità Battiste 12.000.000<br />

Unione Metodista 10.000.000<br />

Unione Presbiteriana 3.000.000<br />

Chiesa Presbiteriana (del Sud) 900.000<br />

Unione Chiese di Cristo 2.000.000<br />

Concilio Nazionale delle Chiese di Cristo (associazione di 32 chiese cristiane) 41.000.000<br />

Diversi 3.500.000<br />

TOTALE 73.000.000<br />

Il - Chiesa cattolica 49.000.000<br />

III - Comunità israelitica 6.000.000<br />

IV - Chiese orientali 4.000.000<br />

V - Buddisti 100.000<br />

U.S. News and World Report, 20 maggio 1974; e Rapport du National Concil of the Churches of Christ; cit. da<br />

Concience et Liberté, n. 9, 1975, p. 82.<br />

Secondo il sondaggio del<strong>la</strong> rivista Christianity Today, del 1978, il 22% degli americani si considerano evangelici,<br />

il 35% si dichiarano protestanti liberali, il 30% cattolici, il 4% non cristiani e il 9% <strong>la</strong>ici (cit. HUNTER James Davison,<br />

American Evangelicalism, Conservative Religion and the Quandary of Modernity, Irutgers, New Jersey, 1983, p. 49);<br />

nel 1986 un sondaggio Gallup rilevava che il 35% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione adulta si definiva evangelica, il che<br />

corrispondeva a circa 58 milioni di persone (cit. MARTZ Larry - CARROL Ginny, Ministry of Greed, Weindenfeld e<br />

Nicholson, New York, 1988, p. 23); cit. da KEPEL Gilles, La Rivincita di Dio, ed. Rizzoli, 1991, p. 125.<br />

52<br />

BEA Agostino card., I1 cattolicesimo di fronte al problema dell’unione dei cristiani, in Civiltà Cattolica,<br />

21/1/1961, p. 121.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 589


CAPITOLO XV<br />

separazione... il grido di “fratello” è un grido partito dalle due parti. Noi ci<br />

accorgiamo che questo abisso non è forse così profondo come credevamo». 53<br />

Il padre Francis J. Cornel, teologo dell’Università Cattolica d’America, si espresse<br />

con queste parole nell’editoriale del Christian Heritage, giugno 1964: «Una buona<br />

intesa fra tutti i cristiani è una tappa immediata molto utile - ma l’obiettivo finale<br />

dell’ecumenismo, quale lo concepiscono i cattolici, è l’unità del<strong>la</strong> fede, del culto, e il<br />

riconoscimento del<strong>la</strong> suprema autorità spirituale del vescovo di Roma. Secondo le<br />

parole del cardinale Bea: “L’azione ecumenica più importante del Concilio sarà<br />

quel<strong>la</strong> di gettare le basi, Dio volendo, di un’eventuale unione, migliorando le<br />

re<strong>la</strong>zioni tra cattolici e non cattolici”. Papa Giovanni XXIII, rivolgendosi ai fratelli<br />

separati da Roma, disse: “Che si possa noi sperare, pieni d’amore fraterno, in un<br />

vostro ritorno”. L’onestà vuole che si faccia sapere ai fratelli separati che questa è <strong>la</strong><br />

ragione fondamentale per <strong>la</strong> quale partecipiamo al movimento ecumenico e che noi<br />

manifestiamo praticamente cercando di convertire perfino i protestanti ze<strong>la</strong>nti».<br />

Il dottor Tamburro del<strong>la</strong> Chiesa episcopale pronunciò nello stesso anno una frase<br />

con <strong>la</strong> quale voleva unire il protestantesimo americano a Roma. Il Religious News<br />

Service del 19 maggio 1964 riporta: «Un pastore del<strong>la</strong> chiesa episcopale ha proposto<br />

che il cardinale Richard Cushing, arcivescovo cattolico romano di Boston, sia invitato<br />

a occupare, dopo le dimissioni di Arthur Lichtenberger, vescovo del<strong>la</strong> chiesa<br />

episcopale, il posto che diverrà vacante».<br />

Il reverendo Wendell B. Tamburro, rettore del<strong>la</strong> Chiesa dei Santi Innocenti di<br />

High<strong>la</strong>nds Falls, New York, ha avanzato questa proposta in una “lettera all’editore”<br />

del Living Church (17 maggio), settimanale episcopale locale: «Dal momento che le<br />

dimissioni, per motivi di salute, del vescovo Lichtenberger pongono un problema al<strong>la</strong><br />

Chiesa, sarei felice se una persona autorevole proponesse al<strong>la</strong> prossima assemblea<br />

generale, in modo da ben mostrare quali sono le nostre intenzioni, il cardinale Richard<br />

Cushing come nuovo presidente vescovo».<br />

Il pastore riconobbe che «se il cardinale Cushing, guidato dallo Spirito Santo»,<br />

avesse accettato, questo avvenimento sarebbe stato <strong>la</strong> più grande breccia mai fatta<br />

nelle «mura ecclesiastiche» da numerose generazioni. Faceva notare anche che una<br />

tale apertura necessitava sia del permesso di papa Paolo VI sia di una revisione del<strong>la</strong><br />

legge del canone episcopale.<br />

Il Catholic Review del 1 0 gennaio 1962 scriveva: «Fi<strong>la</strong>delfia Pa. Un libro in cui si<br />

mettevano in rilievo le differenze esistenti tra cattolici e luterani è stato messo<br />

all’indice dai ventuno membri del comitato dell’educazione parrocchiale del<strong>la</strong> Chiesa<br />

luterana unita.<br />

Si spiegherà che nel momento in cui il libro fu autorizzato esistevano tra le due<br />

Chiese delle profonde differenze che in seguito però sono state ridimensionate nel<br />

corso di alcune «conversazioni tra le due denominazioni e dopo una comprensione<br />

reciproca».<br />

53 MATTHEWS K, Liberty, maggio-giugno 1963.<br />

590<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Il settimanale Christian Beacon di giovedì 27 agosto 1964 scriveva, dopo aver<br />

detto che il 18 agosto il papa Paolo VI aveva ricevuto a Castel Gandolfo G. Hawkins,<br />

presidente ed anziano del<strong>la</strong> chiesa presbiteriana unita degli USA, accompagnato dal<br />

reverendo dott. Eugene Carson B<strong>la</strong>ke, segretario dell’assemblea generale<br />

presbiteriana e da Richard L. Davies, presidente del comitato presbiteriano delle<br />

re<strong>la</strong>zioni ecumeniche: «Uno per uno i capi religiosi del mondo protestante che hanno<br />

re<strong>la</strong>zioni con il Concilio Mondiale delle Chiese e il movimento ecumenico si dirigono<br />

verso Roma...<br />

In primo luogo il <strong>la</strong>rgo e tollerante inclusivismo dei moderni protestanti ha reso<br />

possibile l’accesso del<strong>la</strong> Chiesa cattolica romana (nel loro mondo religioso). In<br />

seguito, <strong>la</strong> subordinazione delle Scritture al<strong>la</strong> volontà del<strong>la</strong> Chiesa ha fatto evolvere il<br />

protestantesimo liberale verso una posizione identica a quel<strong>la</strong> del cattolicesimo<br />

romano per quel che riguarda <strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong> Chiesa».<br />

Il cattolicesimo assomiglia molto al protestantesimo attuale per il fatto che questo<br />

ha perso di vista lo scopo che si sono prefissati <strong>la</strong> Riforma e i movimenti di risveglio<br />

del XVIII e XIX secolo.<br />

Di fronte ad un protestantesimo disorientato e dimissionario che non considera più<br />

vitali le differenze teologiche con Roma, <strong>la</strong> Chiesa cattolica non nasconde le sue<br />

chiare pretese.<br />

Il 31 luglio 1960 in Our Sunday Visitor si scriveva: «Il Protestantesimo oggi è<br />

nell’errore quanto lo era nel 1517. Il nostro dovere di cattolici è di “diffondere <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong>”, e di cattolicizzare l’America.., Padre Isaac Hecker ha fondato l’ordine dei<br />

padri Paolisti col preciso fine di “rendere l’America cattolica”. Questi padri sono<br />

sempre all’opera e svolgono un ottimo <strong>la</strong>voro. Tale è lo scopo di ogni vescovo, prete<br />

e ordine religioso del paese. Nessun cattolico può, in tutta coscienza, essere<br />

favorevole a una politica di pacificazione o anche a una semplice coesistenza con una<br />

comunità non cattolica».<br />

E il cardinale Agostino Bea, presidente del segretariato del Vaticano per l’unità dei<br />

cristiani, all’Università di Harward, dichiarava nel marzo 1963: «Si commetterebbe<br />

un grave errore se si interpretasse l’atteggiamento indulgente e liberale adottato<br />

attualmente dal<strong>la</strong> Chiesa cattolica romana in campo ecumenico, come una<br />

preparazione da parte sua a rimettere in discussione una qualunque delle sue posizioni<br />

dogmatiche fisse. Ciò che <strong>la</strong> chiesa invece è pronta a fare è di prendersi <strong>la</strong><br />

responsabilità di presentare in maniera più suggestiva e moderna le sue posizioni<br />

stabilite». 54<br />

E quale paradosso se pensiamo che, nel momento in cui l’influenza del papato<br />

diminuiva nelle coscienze cattoliche, essa aumentava <strong>la</strong> sua forza di attrazione nel<br />

protestantesimo. Ed è così che i luterani americani, a conclusione di un dialogo<br />

ufficiale con i cattolici, sono giunti alle seguenti conclusioni pubblicate in un<br />

rapporto del 4 marzo 1974: « ...i luterani riconoscono sempre più il bisogno di un<br />

54<br />

Liberty, maggio-giugno 1963; cit. da CHAIJ Ferdinando, Preparazione per <strong>la</strong> crisi finale, ed. AdV, Firenze 1979,<br />

pp. 159-162.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 591


CAPITOLO XV<br />

ministero che serva l’unità del<strong>la</strong> Chiesa universale. Essi ammettono che, per<br />

l’esercizio di questo ministero, bisogna prendere seriamente in considerazione quelle<br />

istituzioni che sono radicate nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. La Chiesa deve utilizzare i segni di unità che<br />

ha ricevuto, dal momento che non è facile inventarne di nuovi. Il papato, proprio<br />

come struttura, è uno di questi “segni”, che aiutano a collegare il presente<br />

cristianesimo con il passato apostolico... I luterani possono anche riconoscere il ruolo<br />

benefico del papato in vari periodi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>... Poiché crediamo nel<strong>la</strong> sovrana libertà<br />

di Dio, non possiamo negare che Dio possa di nuovo mostrare in futuro che il papato<br />

è un dono del<strong>la</strong> sua grazia per il suo popolo. Forse ciò potrebbe comportare un<br />

primato, in cui il servizio del papa all’unità nei confronti delle Chiese luterane<br />

potrebbe essere più pastorale che giuridico. L’unica cosa necessaria dal punto di vista<br />

luterano è che il primato papale venga strutturato e interpretato in modo tale che esso<br />

serva chiaramente il vangelo e l’unità del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo e che il suo servizio del<br />

potere non pregiudichi <strong>la</strong> libertà cristiana». Ed ecco <strong>la</strong> conclusione: «Chiediamo<br />

seriamente alle nostre Chiese di considerare se non sia questo il tempo di adottare un<br />

nuovo atteggiamento verso il papato per amore del<strong>la</strong> pace e del<strong>la</strong> concordia nel<strong>la</strong><br />

Chiesa e, più ancora, per amore di una testimonianza unitaria resa a Cristo nel mondo.<br />

La nostra dottrina luterana sul<strong>la</strong> Chiesa e sul ministero ci costringe a credere che il<br />

riconoscimento del primato papale è possibile, nel<strong>la</strong> misura in cui un papato rinnovato<br />

favorirebbe in effetti <strong>la</strong> fedeltà al vangelo ed eserciterebbe in maniera genuina una<br />

funzione petrina all’interno del<strong>la</strong> Chiesa». 55<br />

Nel ventennio che è seguito sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, se delle<br />

barriere si sono consolidate dei ponti si sono costruiti.<br />

Il 29 marzo 1994 quaranta responsabili cattolici e protestanti hanno firmato<br />

Evangelicals and Catholics Togeteher: The Christian Mission in the Third<br />

Millennium – ECT - Evangelici e cattolici assieme: <strong>la</strong> missione cristiana nel terzo<br />

millennio, documento di 25 pagine. È stato scritto dal protestante Chuck Colson e dal<br />

protestante <strong>diventa</strong>to cattolico Richard John Neuhaus. Tra i cattolici firmatari ci sono:<br />

John cardinal O’Connor, Richard John Neuhaus, Keith Fournier, Nathan Hatch e<br />

Matthew Lamb. I firmatari protestanti sono Pat Robertson, Bill Bright, Chuck Colson,<br />

Mark Noll e Richard Mouw.<br />

Il 30 marzo 1994 il giornale americano USA Today commentava l’avvenimento<br />

con queste parole: «Questa si può considerare come una dichiarazione storica – non è<br />

una dichiarazione ufficiale da entrambe le parti - questo martedì gli evangelici Pat<br />

Robertson, alleandosi con i capi conservatori cattolici romani, questo martedì esaltano<br />

i legami di fede che uniscono i gruppi più importanti e più attivi del<strong>la</strong> nazione… I<br />

leader nel<strong>la</strong> loro dichiarazione stanno sollecitando i 52 milioni di cattolici e i 13<br />

milioni di evangelici a non svolgere più una attività evangelistica di proselitismo nei<br />

confronti dell’altro gruppo e a non discutere più sugli argomenti teologici che li<br />

55 STIRNIMANN Heinrich - VISCHER Lukas, Dialogo Ufficiale Luterano - Cattolico Romano negli U.S.A. Ministero e<br />

Chiesa Universale, atteggiamento divergente di fronte al primato papale, 4 marzo 1974, ed. Paoline, Alba 1976, pp.<br />

128,129,149,150.<br />

592<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

differenziano - in breve a girare <strong>la</strong> propria arma teologica verso il riconoscimento di<br />

una fede comune».<br />

La rivista Christianity Today ha scritto il 16 maggio 1994: «“Come le cose erano<br />

prima e come le cose sono adesso”. Nel 1534, l’abate Paul Bachmann pubblicò un<br />

libretto virulento anti protestante dal titolo A Punch in the Mouth for the Lutheran<br />

Lying Wide-Gaping Throats - Una coltel<strong>la</strong>ta nel<strong>la</strong> bocca del luterano bugiardo che<br />

grida ad alta voce. In risposta il protestante cappel<strong>la</strong>no di corte, Jerome Raucher,<br />

diede alle stampe un proprio trattato dal titolo One Hundred Select, Great, Shameless,<br />

Fat, Well-Swilled, Stinking, Papistical Lies - Cento bugie papali selezionate, grandi,<br />

svergognate, grasse, molto gonfiate e puzzolenti.<br />

Questo era il tono teologico tra i riformatori c<strong>la</strong>ssici protestanti e il risorgente<br />

cattolicesimo romano del XVI secolo. Sarebbe sorprendente per questi riformatori<br />

vedere i loro eredi, cinque secoli più tardi e separati da un oceano, trovarsi così<br />

d’accordo in questo documento».<br />

Questa coalizione cristiana diede origine a notizie di prima pagina nelle<br />

pubblicazioni confessionali americane. «Dopo più di quattro secoli di divisioni e<br />

ostilità i protestanti e i cattolici hanno fatto un passo importante verso l’unità.<br />

Quaranta leader importanti evangelici e cattolici hanno firmato un documento presso<br />

l’Istituto di Religione e Vita Pubblica nel<strong>la</strong> città di New York il 29 marzo1994,<br />

sollecitando i loro fedeli ad accettarsi gli uni e gli altri come cristiani, mettendo da<br />

parte ogni differenza e contesa al<strong>la</strong> fine di raggiungere scopi comuni civili».<br />

«“Questa è l’onda del futuro. È una coalizione significativa per <strong>la</strong> politica futura<br />

americana, come l’unificazione tra neri ed ebrei durante <strong>la</strong> battaglia dei diritti civili”<br />

diceva il dr. Ralph Reed, direttore esecutivo del<strong>la</strong> Christian Coalition, riferita al Wall<br />

Strett Journal».<br />

La sindrome del “nemico comune” è presente anche qui, come dichiara Pat<br />

Robertson: «La crisi morale cui <strong>la</strong> società di oggi deve far fronte e l’ovvio col<strong>la</strong>sso<br />

sociale ci ordinano una stretta cooperazione tra gruppi di credenti. Il tempo è arrivato<br />

in cui noi dobbiamo mettere da parte i punti minori di differenze dottrinali e mettere<br />

in risalto il Signore Gesù Cristo… Questa dichiarazione getta le basi per una<br />

costruzione in uno spirito di cooperazione». E ancora: «Io sostengo questa causa<br />

perché credo che sia imperativo il compito di unificare il corpo di Cristo» Christian<br />

American, maggio-giugno 1994.<br />

Naturalmente non tutti gli evangelici credono che questo ECT sia un passo<br />

positivo. «Bob Jones III considera come evidente che <strong>la</strong> chiesa ecumenica costituirà<br />

<strong>la</strong> Chiesa dell’Anticristo, che si sta formando rapidamente» scriveva il Christianity<br />

Today, 16 maggio 1994.<br />

Dave Hunt è molto preoccupato per questa iniziativa verso l’unità e ha scritto:<br />

«L’evento più significativo nei cinquecento anni di <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa è stato rive<strong>la</strong>to<br />

come fatto compiuto il 29 marzo 1994. In quel giorno i leader evangelici e cattolici<br />

americani hanno firmato una dichiarazione comune … Il documento in effetti ha<br />

capovolto <strong>la</strong> Riforma e senza dubbio avrà una ripercussione in tutto il mondo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 593


CAPITOLO XV<br />

cristiano per molti anni a venire». E ancora: «L’elemento chiave di questa<br />

dichiarazione storica è l’ammissione, un tempo impensabile da parte dei protestanti,<br />

che <strong>la</strong> partecipazione attiva nel<strong>la</strong> Chiesa cattolica renda una persona cristiana. Se<br />

questo è vero, allora <strong>la</strong> Riforma è stata un errore tragico. I milioni di martiri morti<br />

perché hanno rigettato il cattolicesimo come falso evangelo sono morti invano. Se,<br />

nell’altro caso, i Riformatori avevano ragione, allora questa intesa tra cattolici ed<br />

evangelici potrebbe essere il colpo mortale portato contro l’evangelo in tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

del<strong>la</strong> Chiesa. In ogni caso le conseguenze sono molto gravi». 56<br />

È però più forte <strong>la</strong> voce di chi è favorevole all’alleanza. «Le reazioni del<br />

mondo protestante e ortodosso erano generalmente positive» riporta il U.S. News and<br />

World Report del 12 giungo 1995.<br />

Al<strong>la</strong> fine del suo libro, l’avvocato cattolico Keith Fournier scrive: «Cattolici,<br />

protestanti, ortodossi possono unirsi, devono unirsi e si uniranno. Il muro di<br />

separazione crol<strong>la</strong> e sta già crol<strong>la</strong>ndo. I cristiani si stanno svegliando e stanno<br />

incominciando a vedersi gli uni gli altri come membri del<strong>la</strong> stessa famiglia. La strada<br />

è molto lunga e difficile davanti a noi, però è <strong>la</strong> strada che dobbiamo inoltre prendere<br />

con coraggio e fiducia». 57<br />

ECT comincia con queste parole: «Noi siamo Evangelici, Protestanti e Cattolici<br />

Romani condotti attraverso <strong>la</strong> preghiera, studi e discussioni sulle convinzioni comuni<br />

circa <strong>la</strong> missione e <strong>la</strong> fede cristiana. Il secondo millennio sta per terminare e <strong>la</strong><br />

missione cristiana nel mondo affronta un momento di opportunità e responsabilità<br />

gravi. Se nelle vie misteriose di Dio il ritorno di Cristo è ritardato, noi entriamo nel<br />

terzo millennio con le parole di papa Giovanni Paolo II: “Una primavera di missioni<br />

mondiali”».<br />

Il documento mette l’enfasi sul<strong>la</strong> missione monolitica: «Come Cristo è uno, così è<br />

<strong>la</strong> missione cristiana: una». Altre dichiarazioni del documento illustrano <strong>la</strong> natura<br />

dell’intesa: «Noi affermiamo assieme che tutti coloro che accettano Cristo come<br />

Signore e Salvatore sono fratelli e sorelle in Cristo. Evangelici e Cattolici sono fratelli<br />

e sorelle in Cristo». «I cristiani individualmente e le Chiese hanno <strong>la</strong> responsabilità di<br />

organizzare <strong>la</strong> società civile… Esercitando questa cariche pubbliche c’è stata negli<br />

anni recenti una convergenza crescente del<strong>la</strong> cooperazione tra evangelici e cattolici…<br />

Noi promettiamo di <strong>la</strong>vorare per sviluppare, costruire ed espandere questo modello di<br />

convergenza e cooperazione. Assieme noi <strong>la</strong>voriamo per <strong>la</strong> verità. La politica, <strong>la</strong><br />

legge e <strong>la</strong> cultura debbono essere garantite dalle verità morali».<br />

«Lo sviluppo dell’alleanza tra questi gruppi di evangelici e cattolici come si vede<br />

oggi è completamente diversa per il fatto che questi gruppi cristiani prendono le<br />

dottrine molto seriamente».<br />

56<br />

HUNT Dave, A Woman Rides the Best - the Roman Catholic Church and the Last Days, Harvest House Publishers,<br />

Eugene, Oregon 1994, pp. 5,6.<br />

57<br />

FOURNIER Keith, House United, p. 336; cit. REID G. Edward, Sunday’s Coming! - Eye-opening evidence that these<br />

are the very <strong>la</strong>st Days, Omega Produzione, Fulton 1996, p. 36.<br />

594<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Colson conclude: «I cristiani non hanno il lusso di limitare le loro forze in dibattiti<br />

teologici. I veri cristiani devono raggiungersi andando oltre le diversità teologiche e<br />

abbracciarsi come fratelli e sorelle in Cristo». 58<br />

L’avvocato cattolico Keith Fournier, direttore esecutivo del Christian Coalition’s<br />

American Center for Low and Justice, dice: «È il ruolo di ogni membro fedele<br />

rinnovare l’ordine temporale secondo <strong>la</strong> teologia cattolica. Ciò vuol dire che <strong>la</strong><br />

seconda natura del devoto cattolico è quel<strong>la</strong> di portare le sue convinzioni nell’arena<br />

politica e ciò significa che non è cattolico chi fa del<strong>la</strong> fede una questione riservata». 59<br />

L’influenza di Billy Graham, che è l’uomo protestante più conosciuto nel mondo,<br />

ha fatto molto per riscaldare le re<strong>la</strong>zioni con i cattolici. Nel 1978 fu il primo leader<br />

protestante ad essere stato accolto nel santuario di Czestochowa in Polonia. Nel 1981<br />

è stato ricevuto in Vaticano, dopo di che è stato autorizzato a predicare nelle chiese<br />

cattoliche nelle sue campagne evangelistiche.<br />

Il dr. Noll, al<strong>la</strong> fine del suo capitolo, scrive che: «I cattolici e i protestanti<br />

d’Europa hanno concluso che le condanne del<strong>la</strong> Riforma erano basate su concezioni<br />

sbagliate, animate da posizioni estreme e non hanno nessun riscontro oggi». 60<br />

Michael Semlyen dichiarava il 1 0 settembre 1990: «La Riforma protestante è stata<br />

abbandonata effettivamente dal<strong>la</strong> Chiesa inglese ed è ampiamente presentata come un<br />

errore tragico». 61<br />

Nell’aprile del 1997 una delegazione del<strong>la</strong> Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti<br />

(PCUSA), guidata dal moderatore, pastore John Buchanan, visitò le Chiese valdesi e<br />

metodiste in Italia e il Pontificio Consiglio per <strong>la</strong> promozione dell’unità dei cristiani.<br />

In tale occasione il moderatore ha precisato: «La disponibilità a discutere sul papato<br />

non riguarda, ovviamente, il riconoscimento del<strong>la</strong> giurisdizione del papa: come<br />

presbiteriani non saremmo fedeli al<strong>la</strong> nostra tradizione riformata. Si tratta piuttosto di<br />

verificare se il papato non possa <strong>diventa</strong>re, per tutti i cristiani, un simbolo del<strong>la</strong> natura<br />

globale del<strong>la</strong> chiesa, del<strong>la</strong> sua universalità». 62<br />

Crediamo che le parole dell’apostolo Giovanni troveranno sempre più <strong>la</strong> loro<br />

realizzazione: «Tutta <strong>la</strong> terra è in ammirazione» davanti a questo potere.<br />

In campo educativo<br />

M. Paul Bianchard, nel<strong>la</strong> sua opera American Freedom and Catholic Power del<br />

1949, analizzava <strong>la</strong> nascita e lo sviluppo del potere cattolico nel suo paese. La Chiesa<br />

cattolica ha compiuto uno sforzo considerevole nell’organizzazione di scuole, che in<br />

quel periodo erano circa ottomi<strong>la</strong>, accogliendo tre milioni di allievi. A queste si<br />

dovevano aggiungere duecento collegi ed università e 228 seminari. Nel solo Stato di<br />

58<br />

Cit. idem, p. 38.<br />

59<br />

K. Fournier, o.c., p. 32; cit. G.E. Reid, o.c., p. 97.<br />

60<br />

Cit. G.E. Reid, Idem, p. 41.<br />

61<br />

SEMLYEN Michael, All Roads Lead to Rome, p. 15; cit. idem, . 41.<br />

62<br />

NEV - notizie evangeliche, 9.4.1997, anno XVIII, n. 15, p. 2.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 595


CAPITOLO XV<br />

New York 450.000 bambini frequentavano scuole cattoliche. La crescita<br />

dell’influenza cattolica era certa e non stupisce che da decenni molte cariche<br />

importanti di quel<strong>la</strong> nazione siano nelle mani di persone cattoliche o, sebbene<br />

protestanti, di educazione cattolica.<br />

L’impegno finanziario per mantenere queste scuole è notevole. La Chiesa cattolica<br />

cerca di ottenere dei finanziamenti dal Governo anche se ciò sia in contrasto con <strong>la</strong><br />

Costituzione che stabilisce come principio <strong>la</strong> separazione del<strong>la</strong> Chiesa dallo Stato.<br />

L’autorità romana, non accettando questo principio, spinge i suoi fedeli a<br />

combatterlo. È abbastanza facile che avvenga un cambiamento, del resto il 10<br />

dicembre 1963 è stato presentato un progetto di legge, già accettato, che chiede di<br />

accordare a delle istituzioni sco<strong>la</strong>stiche delle sovvenzioni da parte del Tesoro.<br />

La politica cattolica è quel<strong>la</strong> di introdurre dei religiosi nel corpo insegnante delle<br />

scuole pubbliche o fare eleggere dei cattolici al<strong>la</strong> direzione dei collegi allo scopo che<br />

qui chiamino dei sacerdoti in qualità di professori. In entrambi i casi, come membri<br />

del corpo insegnante, esercitano <strong>la</strong> loro influenza sugli allievi e sui colleghi a spese<br />

del<strong>la</strong> Repubblica.<br />

Non pochi sono gli americani che vedono nelle scuole private cattoliche il<br />

sostegno all’istruzione pubblica.<br />

L’influenza cattolica viene esercitata in tutti gli altri campi del<strong>la</strong> cultura e dello<br />

spettacolo. Mediante l’Associazione per <strong>la</strong> decenza, il clero cattolico control<strong>la</strong> il<br />

cinema, <strong>la</strong> radio e <strong>la</strong> televisione, filtrando tutto ciò che può spiacere al<strong>la</strong> Chiesa<br />

romana.<br />

A Hollywood i gesuiti hanno ottenuto dei risultati straordinari convertendo al<br />

cattolicesimo attori come Gary Cooper, C<strong>la</strong>rk Gable e altri. L’influenza dei gesuiti è<br />

stata tale che scrittori di fama mondiale come Sirgrid Undset, Elliott ed altri sono<br />

passati al cattolicesimo. 63<br />

In campo politico<br />

I Gesuiti sono molto impegnati tra i protestanti per riportare nel grembo del<strong>la</strong><br />

madre chiesa i rappresentanti del<strong>la</strong> grande industria, del<strong>la</strong> finanza e del<strong>la</strong> diplomazia.<br />

È da notare che <strong>la</strong> più importante università americana che prepara i diplomatici<br />

statunitensi è quel<strong>la</strong> gesuita di Georgetown presso Washington. Coloro che usciranno<br />

dirigeranno <strong>la</strong> politica estera degli Stati Uniti. La conversione di Ford, del<strong>la</strong> signora<br />

Luce, direttrice del<strong>la</strong> rivista Life, e di altre personalità sono state al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong><br />

presidenza Kennedy.<br />

L’azione del cattolicissimo Mac Carthy, senatore del Wisconsin, sotto il manto<br />

dell’anticomunismo e del nazionalismo, è riuscito a spazzare via i liberi pensatori dai<br />

posti influenti dello Stato.<br />

63<br />

<strong>Quando</strong> il vescovo cattolico californiano Pike passò al protestantesimo, dopo una lotta eroica contro 1a gerarchia<br />

cattolica, nessun giornale ha dato <strong>la</strong> notizia.<br />

596<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

La conversione di Forster Bulles junior, <strong>diventa</strong>to gesuita, influenzò<br />

considerevolmente <strong>la</strong> politica degli USA. Suo padre era Segretario di Stato del<br />

governo Eisenhower e membro influente del Consiglio Federale delle Chiese di<br />

Cristo. In occasione dell’ordinazione, <strong>la</strong> stampa fu al servizio del Vaticano. I<br />

settimanali di tutto il mondo presentarono il figlio Forster, gesuita, che benediceva il<br />

padre Dulles protestante.<br />

Nel 1939 i1 presidente Roosvelt inviò Myron Taylor come rappresentante<br />

personale presso <strong>la</strong> Santa Sede, aggirando quando il Congresso, nel 1867, aveva<br />

vietato al presidente di avere un’ambasciata Statunitense in Vaticano iniziando una<br />

tradizione che è durata per numerosi decenni.<br />

John Kennedy fu il primo presidente degli Stati Uniti di confessione cattolica.<br />

Questa presidenza fu ottenuta grazie a una evoluzione del<strong>la</strong> posizione di molti pastori<br />

protestanti e <strong>la</strong> dichiarazione di membri influenti del Federal Concil of Churches of<br />

Christ che affermavano che non bisognava tenere conto del fattore religioso per<br />

l’elezione del presidente. I1 fatto che il presidente si attorniasse di col<strong>la</strong>boratori<br />

protestanti fu un’azione politica che portò l’americano a non vedere più <strong>la</strong> differenza<br />

tra cattolici e protestanti.<br />

Roma ha continuato a sostenere l’azione politica statunitense, tacque allo scoppio<br />

del<strong>la</strong> bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, ma condannò con energia l’atomica<br />

nel giorno in cui l’America dovette dividere il potere atomico con l’URSS.<br />

<strong>Quando</strong> l’USA abbandonò <strong>la</strong> Cina e si trincerò a Formosa, il Vaticano <strong>la</strong>sciò i suoi<br />

missionari sul territorio di Tchang Kai Check, per farli operare in proprio favore e a<br />

vantaggio degli Stati Uniti. Roma denunciò <strong>la</strong> Repubblica Popo<strong>la</strong>re Cinese<br />

continentale e considerò Formosa come il bastione del<strong>la</strong> verità.<br />

Con il 25% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione americana di confessione cattolica, <strong>la</strong> maggiore del<br />

paese se si tiene conto che i protestanti sono suddivisi in diverse denominazioni,<br />

l’amministrazione Reagan ha cambiato <strong>la</strong> figura del rappresentante personale del<br />

presidente, creata nel 1939. Il 10 gennaio 1984, con il reciproco riconoscimento<br />

diplomatico fra Stati Uniti e Santa Sede, che nomina un nunzio apostolico a<br />

Washington, il presidente americano invia il rappresentate del<strong>la</strong> Nazionale. Il<br />

quotidiano Il Messaggero di Roma considera l’avvenimento come il risultato di una<br />

diminuita opposizione delle varie confessioni religiose protestanti d’America nei<br />

confronti del pontefice e di ciò che rappresenta. Si legge: «Vista l’importanza politica<br />

mondiale assunta dal Vaticano con il pontificato di Wojty<strong>la</strong>, Reagan ha deciso di dare<br />

al suo rappresentante, William A. Wilson, lo status di ambasciatore». Il TG2 delle ore<br />

19,45 ha definito gli Stati Uniti l’«Impero d’Occidente» e il Vaticano uno stato<br />

«piccolo e diverso dagli altri». 64<br />

64 Vedere Daniele 7:24; 8:9. Il Messaggero, 10 gennaio 1984; citato da FANTONI Giovanni, Aumenta l’intesa fra gli<br />

Stati Uniti e il Vaticano, in Bibbia e Pulpito, 1984, pp.59-61.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 597


CAPITOLO XV<br />

Perché il papato acquista potere negli USA?<br />

Diverse sono le cause che ci permettono di comprendere questa apertura degli<br />

Stati Uniti nei confronti di Roma.<br />

La prima, e più importante, riguarda, come abbiamo detto, il protestantesimo<br />

storico in genere che ha perso <strong>la</strong> propria identità, il senso del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione biblica e<br />

non vede più nel vescovo di Roma il potere che per secoli ha disgregato l’Europa ed è<br />

stato <strong>la</strong> causa di tanti mali.<br />

Non riconoscendo più lo spirito che ha animato <strong>la</strong> Santa Sede, e vedendo i<br />

mutamenti verificatisi nel suo modo di porgersi l’America ha provato in essa un buon<br />

alleato contro il comunismo, considerato come il pericolo comune. Di fronte a questo<br />

pericolo comune ha perso di conseguenza ciò che religiosamente poteva dividere.<br />

Credendo forse di rendersi amica Roma, l’America offre ai cattolici posti di<br />

responsabilità politica.<br />

L’America non vuole perdere <strong>la</strong> sua influenza in Europa. Il vecchio continente è<br />

diviso dai suoi nazionalismi, quindi <strong>la</strong> Chiesa cattolica, tradizionalmente dominatrice<br />

nel vecchio mondo occidentale nel quale ha saputo far giostrare a suo piacere i vari<br />

principi, sovrani e re, gli può essere di aiuto e il suo tessuto religioso, mediante <strong>la</strong><br />

propria azione, può essere cucito dove ora è strappato. L’allora vicepresidente degli<br />

Stati Uniti, Nixon, non mancò di lodare <strong>la</strong> Chiesa con queste parole: «La più ferma<br />

soluzione del<strong>la</strong> civiltà occidentale». 65 Anche Roma sa adu<strong>la</strong>re l’America. Pio XII, nel<br />

suo discorso di Natale nel 1945, dichiarava: «Il popolo americano ha il genio delle<br />

azioni superbe e generose, ed è nelle mani dell’America che Dio ha posto i destini<br />

dell’infelice umanità». 66<br />

J. Mitterrand ricorda che L’Osservatore Romano riportava questa dichiarazione<br />

del presidente Truman: «Noi riusciremo a stabilire una pace durevole se sapremo<br />

costruire su dei principi cristiani». Nel<strong>la</strong> stessa data, il 18 novembre 1945, lo stesso<br />

giornale aggiungeva: «Le parole di Truman sono <strong>la</strong> Carta At<strong>la</strong>ntica del<strong>la</strong> Pace».<br />

Il 26 agosto 1947 il presidente Truman indirizzava a Pio XII una lettera, tramite<br />

Myron Taylor, nel<strong>la</strong> quale si leggeva: «Io credo che il più grande bisogno del mondo<br />

oggi sia <strong>la</strong> rinascita del<strong>la</strong> fede. Per mezzo del<strong>la</strong> fede, i disegni di Dio entrano nel<br />

cuore e nelle azioni degli uomini».<br />

A questa esaltazione dei principi religiosi il Papa risponde dicendo: «Certamente,<br />

vostra Eccellenza e tutti i difensori dei diritti del<strong>la</strong> persona umana troveranno, nel<strong>la</strong><br />

Chiesa di Dio, una cordiale cooperazione».<br />

Nel novembre 1946 il cardinale Spellmann dichiarava sul Cosmopolitan<br />

Magazine: «Non è per difendere <strong>la</strong> mia fede che io condanno il comunismo ateo, ma<br />

in quanto americano che difende il suo paese, poiché, pur essendo un nemico del<br />

cattolicesimo, il comunismo è una provocazione per tutti coloro che credono<br />

nell’America e in Dio».<br />

65<br />

HOFFET Frédéric, L’equivoque Catholique, Paris 1956, p. 25.<br />

66<br />

Cit. da P. Lanarès, o.c., p. 178, ed. 1959<br />

598<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

«Credere nell’America e credere in Dio, ecco ridotta in termini <strong>la</strong>pidari <strong>la</strong> carta<br />

d’unione tra USA e Vaticano». 67<br />

Negli Stati Uniti era «sufficiente evocare <strong>la</strong> minaccia comunista e il rischio di una<br />

divisione tra gli avversari cristiani del totalitarismo, perché subito i protestanti si<br />

alleassero ai clericali romani e votassero, ad occhi chiusi, i progetti di legge che questi<br />

ultimi avevano proposto». 68<br />

L’aspetto religioso determinerà in futuro l’azione politica.<br />

Tra America e Vaticano ci sono molte affinità: l’abisso religioso è colmato quasi<br />

completamente. Queste due potenze, sebbene diverse nel<strong>la</strong> natura, una politica l’altra<br />

religiosa, si ispirano ambedue a degli ideali comuni cristiani.<br />

«L’autorità del papa è più grande di quanto lo sia mai stata: i nostri sommi<br />

pontefici non hanno nul<strong>la</strong> da invidiare ai loro predecessori più illustri; il rispetto che<br />

si ha nei loro confronti nel mondo intero li fa sovente, senza che ci si renda conto,<br />

arbitri tra gli Stati non cattolici. Quanto agli Stati a maggioranza o a forte minoranza<br />

cattolica, essi tendono a <strong>diventa</strong>re, mediante <strong>la</strong> persona interposta di politici devoti<br />

al<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> Chiesa, gli strumenti passivi e incoscienti delle imprese romane». 69<br />

Roma par<strong>la</strong> e il mondo ascolta. La Radio Vaticana <strong>la</strong>ncia nello spazio i messaggi<br />

papali non so<strong>la</strong>mente a Pasqua e a Natale, ma ogni volta che gli avvenimenti<br />

permettono al papa di presentarsi all’opinione pubblica.<br />

Le varie encicliche, i viaggi di Giovanni Paolo II, i suoi discorsi sociali all’ONU<br />

davanti ai rappresentanti dei vari popoli, le tournée negli Stati Uniti, le folle<br />

oceaniche che lo hanno accolto, il fascino del<strong>la</strong> sua persona ha commosso milioni di<br />

americani.<br />

L’America paga questa alleanza, il Vaticano riceve dai suoi fedeli statunitensi un<br />

contributo finanziario superiore a quello di tutti gli altri fedeli del mondo riuniti. Al<strong>la</strong><br />

fine del<strong>la</strong> I guerra mondiale l’editore del Chicago Daily News, presiedendo<br />

un’assemblea di vecchi allievi di scuo<strong>la</strong> superiore di Cretin, vicino a S. Paolo,<br />

dichiarava: «L’avvenire del<strong>la</strong> Chiesa cattolica romana è, umilmente par<strong>la</strong>ndo, nelle<br />

mani del<strong>la</strong> Chiesa degli Stati Uniti. Le condizioni economiche in altri paesi sono tali<br />

che non si può contare su loro. Qui noi abbiamo <strong>la</strong> ricchezza, il numero e le migliori<br />

guide nel<strong>la</strong> persona dei nostri sacerdoti e dei nostri frati, delle nostre suore e del<strong>la</strong><br />

gerarchia...».<br />

Meravigliosa e dolorosa <strong>storia</strong> quel<strong>la</strong> degli Stati Uniti, in cui <strong>la</strong> dolcezza<br />

dell’agnello si è trovata corrotta dal<strong>la</strong> violenza del dragone. La statua che si drizza<br />

all’entrata del porto di New-York innalza nel cielo questa fiamma delle libertà umane<br />

che ha illuminato l’Europa e il mondo per secoli, ma le raffiche venute dal vecchio<br />

continente ne fanno vacil<strong>la</strong>re <strong>la</strong> fiamma, e <strong>la</strong> luce diminuisce progressivamente.<br />

67 Cit. da J. Mitterrand, o.c., pp. 98, 99, 97.<br />

68<br />

F. Hoffet, o.c., p. 146.<br />

69<br />

Idem, p. 166.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 599


CAPITOLO XV<br />

Tuttavia, allorquando <strong>la</strong> notte sarà completa sul<strong>la</strong> terra, rapidamente, <strong>la</strong>scerà il posto<br />

all’alba di un mondo meraviglioso». 70<br />

I grandi prodigi del falso profeta<br />

600<br />

«E operava grandi segni, fino a fare scendere del fuoco<br />

dal cielo sul<strong>la</strong> terra in presenza degli uomini. E seduceva<br />

quelli che abitavano sul<strong>la</strong> terra coi segni che le era dato di<br />

fare in presenza del<strong>la</strong> bestia».<br />

«La natura di questo fuoco non è chiara. Si può supporre che si tratti di una<br />

contraffazione satanica dei miracoli realizzati dai due testimoni». 71<br />

Cosa sono questi grandi segni? Alcuni vi hanno visto <strong>la</strong> potenza bellica<br />

statunitense che si è manifestata mediante lo scoppio dell’atomica, ma questa<br />

esplosione, sebbene abbia suscitato grande stupore tra i popoli, non ha suscitato<br />

sentimenti di ammirazione e di p<strong>la</strong>uso nei confronti degli Stati Uniti.<br />

Più che sul piano politico-militare, questi segni devono essere ricercati in quello<br />

religioso.<br />

La seconda bestia compie i suoi segni davanti al<strong>la</strong> prima bestia guarita, cioè<br />

davanti al papato che ha riacquistato potenza ed influenza. Questi grandi segni, scrive<br />

Giovanni più avanti, sono «miracoli» 72 , opere promosse dallo spirito religioso.<br />

«La paro<strong>la</strong> semeion (segni) è impiegata sette volte nell’Apocalisse. Tre volte è al<br />

singo<strong>la</strong>re e indica un segno nel cielo posto sotto il controllo dell’autorità di Dio. 73<br />

Quattro volte, per contro, è impiegata al plurale per indicare l’azione specifica del<br />

falso profeta. 74 La bestia moltiplica i suoi prodigi allo scopo di alimentare una<br />

devozione inopportuna dell’immagine del<strong>la</strong> prima bestia, devozione fondata sul<br />

sensazionale, il meraviglioso, il prodigioso. Compie un’opera simile ai miracoli di<br />

Gesù». 75<br />

Dal 1848 gli Stati Uniti sono <strong>diventa</strong>ti <strong>la</strong> cul<strong>la</strong> ed il vivaio dello spiritismo,<br />

risurrezione moderna dell’antico occultismo. I prodigi che si sono fatti con<br />

l’evocazione dei morti sono dovuti all’intervento dei demoni, cioè degli angeli<br />

decaduti che sono al servizio di Satana.<br />

Un’altra forza, ancora più seducente, si sta oggi manifestando negli USA proprio<br />

nel tempo in cui si sta assistendo al<strong>la</strong> guarigione completa del<strong>la</strong> prima bestia. Questa<br />

forza si presenta sotto l’aspetto prettamente religioso, nel nome di Dio o meglio nel<br />

70<br />

P. Lanarès, o.c., pp. 178, 179, 181.<br />

71<br />

Apocalisse 11:5. W. Johnsson, La victoire..., p. 22.<br />

72<br />

Apocalisse 19:20.<br />

73<br />

12:1, <strong>la</strong> donna aureo<strong>la</strong>ta dal sole; 12:3, il dragone precipitato a terra; 15:1, sette angeli tengono i f<strong>la</strong>gelli del<strong>la</strong><br />

collera di Dio.<br />

74<br />

Apocalisse 13:13,14; 16:14; 19:20.<br />

75<br />

Confr. Giovanni 2:12,24 ta semeia a epoisei. R. Lehmann, o.c., pp. 174,175.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

nome dello Spirito Santo: è il movimento carismatico. È esso che forse realizzerà <strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>.<br />

<strong>Quando</strong> nel 1906 il pentecostalismo ebbe in America un momento di vaste<br />

manifestazioni e <strong>la</strong> gente accorreva per ricevere il “battesimo dello Spirito Santo”, il<br />

cui segno iniziale è il “dono delle lingue”, <strong>la</strong> reazione delle Chiese protestanti fu tale<br />

che minacciarono di scomunica quei fedeli che aderivano a tale movimento.<br />

Ciò che è nuovo in questo fenomeno è che oggi si manifesta fuori dal<br />

pentecostalismo tradizionale, cioè fuori dal<strong>la</strong> Chiesa pentecostale, ed ha uno sviluppo<br />

rapido. Per questa ragione si chiama neo-pentecostalismo.<br />

Questo fenomeno ha avuto <strong>la</strong> sua origine sempre in America, nel 1960, con il<br />

pastore episcopale Bennis J. Bennet del<strong>la</strong> California. I doni spirituali si manifestarono<br />

con quello delle lingue e delle guarigioni miracolose.<br />

Nel 1962 il settimanale Time segna<strong>la</strong>va l’inizio straordinario del movimento.<br />

L’altro settimanale Life lo indicava come «<strong>la</strong> terza forza», comparandolo al<br />

cattolicesimo e al protestantesimo. Altri ancora lo annunciavano come «il movimento<br />

di risveglio», «il ritorno del<strong>la</strong> vera Chiesa di Dio», «<strong>la</strong> nuova Pentecoste». 76<br />

Già nel 1963 tale corrente carismatica era presente in più di quaranta diverse<br />

denominazioni protestanti e circa duemi<strong>la</strong> membri del clero delle Chiese affiliate al<br />

Consiglio Nazionale manifestavano il dono delle lingue.<br />

Nel 1967 questo fenomeno entra nel<strong>la</strong> Chiesa cattolica, facendo <strong>la</strong> sua apparizione<br />

tra gli studenti dell’Università di Duquesne, mediante l’aiuto di «alcuni pentecostali<br />

(evangelici) ai quali è stato chiesto di pregare su di loro per ricevere il battesimo dello<br />

Spirito». Il 13 marzo 1967 si tenne il primo incontro. «Quel<strong>la</strong> notte - dice uno di loro,<br />

Kevin Ranaghan - lo Spirito Santo cominciò ad abbattere le seco<strong>la</strong>ri barriere tra<br />

cattolici e protestanti... In poco tempo il movimento si propaga in altre università e in<br />

quasi tutti i cinquanta Stati degli USA. Nell’aprile 1967, circa cento persone<br />

celebrano il primo Congresso nazionale del Rinnovamento Carismatico e, come si<br />

chiamò in principio, del Movimento Pentecostale Cattolico». 77<br />

Questo movimento carismatico neo-pentecostale, sia protestante che cattolico, si è<br />

collocato in un momento partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>: circa <strong>la</strong> metà dell’umanità vive sotto<br />

regimi autoritari che professano ufficialmente l’ateismo e <strong>la</strong> società cristiana realizza<br />

ciò che Paolo scrive a Timoteo (III:1-5). Viviamo nel tempo in cui l’uomo moderno<br />

ha perso <strong>la</strong> capacità di discernere il bene dal male, cioè non ha più <strong>la</strong> coscienza del<br />

peccato. In un tempo in cui <strong>la</strong> crisi religiosa investe tutte le Chiese, tutte le fedi, non<br />

si rinnega più un credo, o parte di esso, ma ogni credo, non si passa da una Chiesa<br />

all’altra, ma si disertano tutte le Chiese. In un tempo in cui le Chiese sono viste come<br />

un ostacolo al progresso e le leggi sociali sono l’unica risposta ai problemi dell’uomo,<br />

esso dimostra che gli uomini non possono fare a meno del<strong>la</strong> religione.<br />

Non crediamo che tutto questo provenga da Dio. Lo spirito soffia su religioni e<br />

chiese opposte tra di loro quanto al<strong>la</strong> dottrina, e dice: «Restate nelle vostre chiese!» Il<br />

76 ZURCHER Jean, Le mouvement charismatique, in Revue Adventiste, aprile 1974, p. 3.<br />

77 FALVO Serafino, L’ora dello Spirito Santo, ed. Paoline 1976, p. 44.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 601


CAPITOLO XV<br />

pastore Wohlfahrt di Strasburgo, presidente dell’Alleanza Nazionale delle Chiese<br />

Luterane francesi, nel 1972 ha fatto parte di una delegazione che si è recata negli Stati<br />

Uniti per studiare questo fenomeno spirituale. A commento di quanto ha visto scrisse:<br />

«Sembra che con il movimento carismatico ci si trovi di fronte a un movimento<br />

comandato da nul<strong>la</strong> di visibile e che si manifesta nel<strong>la</strong> maggior parte delle Chiese<br />

tradizionali nello stesso modo (battesimo dello spirito, doni diversi, ecc...), ma non<br />

sollecita mai coloro che ne fanno l’esperienza a <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> loro chiesa, piuttosto a<br />

restarvi. Non è un movimento separatista, ma un movimento di rinnovamento nelle<br />

nostre chiese». 78 Lo spirito di Dio dice, per contro, in Apocalisse: «Uscite da essa o<br />

popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue<br />

piaghe». 79 Lo spirito che agisce nel neo-pentecostalismo approva, con <strong>la</strong> sua unzione,<br />

credenze opposte e non fa nul<strong>la</strong> per modificare gli insegnamenti sbagliati, mentre<br />

Gesù, promettendo lo Spirito Santo, diceva che avrebbe guidato gli apostoli e <strong>la</strong> Sua<br />

Chiesa in tutta <strong>la</strong> verità. 80 Bisogna riconoscere l’albero dai suoi frutti, diceva Gesù.<br />

Dio non si contraddice, Satana sì, non si fa alcuno scrupolo. Rinviando le persone<br />

nelle proprie chiese, le restituisce ai loro errori, rafforzandoli. Giovanni chiama tutto<br />

questo: BABILONIA.<br />

Gesù, par<strong>la</strong>ndo dei tempi del<strong>la</strong> fine, diceva: «Sorgeranno falsi cristi e falsi profeti,<br />

che faranno segni e prodigi, da sedurre se fosse possibile anche gli eletti». 81<br />

Come abbiamo detto, dopo una prima reazione di scomunica dei propri membri<br />

che seguivano le manifestazioni carismatiche all’inizio del secolo, oggi tutte le Chiese<br />

protestanti approvano questo fenomeno.<br />

Serafino Falvo nel suo libro si domandava: «La nuova Pentecoste, o meglio, il<br />

risveglio carismatico, come fenomeno di massa, per il rinnovamento del<strong>la</strong> Chiesa nel<br />

clima del<strong>la</strong> Pentecoste, nacque in America, e fuori dal<strong>la</strong> Chiesa cattolica. Perché in<br />

America? I luoghi non hanno alcuna importanza. Come non ha alcuna importanza il<br />

fatto che il Monachesimo occidentale sia nato a Montecassino, il Francescanesimo in<br />

Umbria (ecc.).. A noi cattolici, abituati da secoli a ritenerci gli unici depositari del<strong>la</strong><br />

predicazione del Padre; a considerare <strong>la</strong> Chiesa come una fortezza assediata da ogni<br />

parte da nemici sui quali abbiamo rovesciato l’olio bollente delle nostre scomuniche e<br />

i dardi infuocati del nostro disprezzo, non sembra possibile che lo Spirito Santo abbia<br />

potuto distribuire i suoi doni anche fuori dei confini segnati dai nostri bastioni». 82<br />

Se per Falvo i luoghi non hanno importanza, al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione invece ne<br />

hanno. Giovanni nell’Apocalisse situa il momento storico in cui questo fenomeno si<br />

sarebbe dovuto manifestare: nel tempo in cui <strong>la</strong> prima bestia è guarita; lo spazio<br />

geografico nel quale avrebbe dovuto prendere forma: sul territorio del<strong>la</strong> seconda<br />

bestia; <strong>la</strong> potenza politico-religiosa che lo avrebbe dovuto sostenere: il<br />

protestantesimo americano; e lo scopo di questi prodigi è: «Sedurre quelli che abitano<br />

78 WOHLFAHRT Alfred, Espérance pour l’Eglise, in Revue Foi et Vie, n. 4, 5, luglio-ottobre 1973, pp. 10,11.<br />

79 Apocalisse 18:4.<br />

80 Giovanni 16:13.<br />

81 Matteo 24:24.<br />

82 S. Falvo, o.c., pp. 28, 29.<br />

602<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

sul<strong>la</strong> terra per poter dire agli abitanti del<strong>la</strong> terra di fare una immagine del<strong>la</strong> bestia che<br />

aveva ricevuto <strong>la</strong> ferita mortale del<strong>la</strong> spada ed era tornata in vita».<br />

Il segno distintivo del movimento carismatico è il dono delle lingue. Giovanni<br />

dice: «Faceva scendere del fuoco dal cielo sul<strong>la</strong> terra in presenza degli uomini». Il<br />

fuoco dal cielo è una espressione favorita dal pentecostalismo e dai neo-pentecostali<br />

per indicare il “battesimo dello Spirito Santo”. Giovanni Battista diceva di Gesù: «Vi<br />

battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco» e <strong>la</strong> discesa dello Spirito Santo si<br />

manifestò al<strong>la</strong> Pentecoste con «delle lingue come di fuoco». 83 Ma il dono delle lingue<br />

che lo Spirito Santo diede agli apostoli permise a questi di par<strong>la</strong>re le lingue di tutti<br />

coloro che erano presenti in Gerusalemme o di farsi comprendere da loro nelle<br />

rispettive lingue 84 e non ha nul<strong>la</strong> a che vedere con il par<strong>la</strong>re incomprensibile del<br />

pentecostalismo e del neo-pentecostalismo. Niente di strano quindi che si compia una<br />

contraffazione dello Spirito Santo «al<strong>la</strong> vista degli uomini», prima che lo Spirito di<br />

Dio si manifesti per far annunciare al mondo intero il ritorno di Cristo con una<br />

predicazione da illuminare tutta <strong>la</strong> terra.<br />

La creazione dell’immagine del<strong>la</strong> bestia<br />

«E seduceva quelli che abitavano sul<strong>la</strong> terra coi segni<br />

che le era dato di fare in presenza del<strong>la</strong> bestia, dicendo agli<br />

abitanti del<strong>la</strong> terra di fare una immagine del<strong>la</strong> bestia che<br />

aveva ricevuto <strong>la</strong> ferita del<strong>la</strong> spada ed era tornata in vita. E<br />

le fu concesso di dare uno spirito all’immagine del<strong>la</strong> bestia,<br />

onde l’immagine del<strong>la</strong> bestia par<strong>la</strong>sse e facesse sì che tutti<br />

quelli che non adorassero l’immagine del<strong>la</strong> bestia fossero<br />

uccisi». 85<br />

È qui contenuta <strong>la</strong> parte più importante del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

«Questo passo, a causa delle difficoltà che presenta e del cattivo successo degli<br />

interpreti, è stato chiamato dal de Rougemont: “La croce dei commentatori”».<br />

«Tutti i riferimenti dell’Apocalisse a una immagine (eikon) si riferiscono<br />

all’immagine del<strong>la</strong> bestia. La sua adorazione è al centro del<strong>la</strong> maledizione<br />

pronunciata sui riprovati. Per aver adorato <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> sua immagine, devono bere <strong>la</strong><br />

coppa del<strong>la</strong> collera di Dio, essere colpiti di ulcera maligna e finalmente essere gettati<br />

nello stagno di fuoco. 86 Nebucadnetsar ha fatto gettare nel<strong>la</strong> fornace di fuoco i tre<br />

compagni di Daniele perché avevano rifiutato di adorare l’immagine, qui sono gli<br />

adoratori ad essere precipitati nel fuoco divino.<br />

L’immagine del<strong>la</strong> bestia è terrificante quanto <strong>la</strong> bestia stessa. Non c’è concorrenza<br />

tra l’adorazione del<strong>la</strong> bestia e l’adorazione del<strong>la</strong> sua immagine. Inoltre entrambe<br />

83<br />

Matteo 3:11; Atti 2:3.<br />

84<br />

Atti 2:7-11.<br />

85<br />

Apocalisse 13:14-16.<br />

86<br />

Apocalisse 14:9; 16:2; 14:10,11.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 603


CAPITOLO XV<br />

hanno lo stesso scopo: vincere i santi, metterli a morte, esercitare l’autorità su tutti gli<br />

abitanti del<strong>la</strong> terra». 87<br />

Questo potere seduce gli abitanti del<strong>la</strong> terra, non si impone con <strong>la</strong> forza bruta,<br />

bensì con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, dice di fare questo e quello, propone, insinua. Nel<strong>la</strong> forma non si<br />

presenta come potere dispotico, ma democratico che, pur facendo appello ai princìpi<br />

del<strong>la</strong> libertà, li occulta.<br />

Se, come abbiamo detto, <strong>la</strong> prima bestia di Apocalisse XIII simboleggia Roma<br />

papale, quale potenza persecutrice, potenza politico-ecclesiastica, nemica di Dio,<br />

«l’immagine del<strong>la</strong> bestia» deve essere qualcosa di analogo: un connubio tra chiesa e<br />

stato, tra politica e fede, l’impiego del<strong>la</strong> legge per imporre valori religiosi.<br />

Il maestro A.F. Vaucher scriveva: «Quanto all’immagine del<strong>la</strong> bestia, è ancora<br />

troppo presto per dire con precisione ciò che essa sarà: forse una federazione di Stati<br />

protestanti a imitazione di quelli cattolici». 88 «Imitazione moderna del<strong>la</strong> società<br />

politico-religiosa del Medio Evo, e strumento del dispotismo religioso». 89<br />

«L’immagine del<strong>la</strong> bestia rappresenta quel<strong>la</strong> forma di protestantesimo apostata che<br />

si andrà gradualmente sviluppando quando le chiese protestanti cercheranno l’aiuto<br />

del potere civile per imporre i loro dogmi... <strong>Quando</strong> le principali chiese degli Stati<br />

Uniti, unendosi sui punti di dottrina che sono loro comuni, influiranno sullo stato per<br />

imporre i loro decreti e sostenere le loro istituzioni, allora l’America protestante avrà<br />

formato una immagine del<strong>la</strong> gerarchia romana, e l’applicazione di pene civili ai<br />

dissidenti sarà l’inevitabile risultato». 90<br />

Questo testo dell’Apocalisse rievoca il primo omicidio sul<strong>la</strong> terra, conseguenza di<br />

un conflitto di fedeltà all’Eterno. Esso si trova in Genesi IV quando Caino uccise il<br />

fratello Abele per il suo modo di adorare l’Eterno. Questo conflitto, che è stato più o<br />

meno violento nel corso dei secoli, Dio lo aveva annunciato già nell’Eden. In Genesi<br />

III l’umanità sarà divisa in due gruppi: <strong>la</strong> progenie del<strong>la</strong> donna che si contrappone al<strong>la</strong><br />

progenie del serpente. La mancanza di fiducia nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio ha destinato<br />

l’umanità al<strong>la</strong> morte, mentre al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> sarà <strong>la</strong> fiducia nel<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione di<br />

Dio ad aprire <strong>la</strong> porta dell’eternità all’umanità fedele.<br />

Apocalisse XIII ricorda anche Daniele III quando Nebucadnetsar fece costruire<br />

una statua tutta d’oro a immagine del suo regno, che avrebbe dovuto dominare per<br />

sempre <strong>la</strong> <strong>storia</strong> degli uomini in contrapposizione a quanto il profeta gli aveva detto<br />

sul suo impero, <strong>la</strong> testa d’oro, che sarebbe durato fino a quando un altro regno lo<br />

avrebbe soppiantato. Questa immagine del<strong>la</strong> bestia viene proposta al mondo come il<br />

re di Babilonia <strong>la</strong> propose ai rappresentanti di tutti i popoli in cattività. Come al<br />

tempo degli amici di Daniele davanti al<strong>la</strong> statua non c’era possibilità di neutralità,<br />

così al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> una scelta di campo si imporrà all’umanità.<br />

87 R. Lehmann, o.c., pp. 176,177.<br />

88 VAUCHER Alfred Félix, L’homme son origine sa destinée, Dammarie-Les-Lys 1974, p. 67.<br />

89 VAUCHER Alfred Félix, L’Histoire du salut, 3 a ed., Dammarie-Les-Lys 1951, p. 387.<br />

90 WHITE Ellen, I1 gran conflitto, Firenze 1977, p. 325.<br />

604<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Gli adoratori del<strong>la</strong> bestia vio<strong>la</strong>no il I comandamento perché adorano <strong>la</strong> bestia, il II<br />

comandamento perché adorano l’immagine del<strong>la</strong> bestia; il III comandamento perché<br />

preferiscono il nome del<strong>la</strong> bestia a quello di Dio; il IV comandamento perché gli<br />

ido<strong>la</strong>tri non possono osservare un comandamento che è il memoriale del<strong>la</strong> creazione<br />

operata dall’Eterno. La prima tavo<strong>la</strong> delle legge precisa “chi” sarà fedele, “come” lo<br />

sarà e “quando”, costoro sono i veri adoratori dell’Eterno. Gli adoratori ido<strong>la</strong>tri<br />

seguiranno le tradizioni degli uomini, i veri adoratori osservano i comandamenti di<br />

Dio, in partico<strong>la</strong>re il sabato che è una protezione contro tutti i sistemi ido<strong>la</strong>tri. Il<br />

quarto comandamento è il test del<strong>la</strong> legge. Come abbiamo detto, mentre gli altri nove<br />

si possono osservare senza credere in Dio, il quarto lo si osserva solo se si crede nel<br />

Creatore. Tutto ciò è ricordato nel triplice messaggio di Apocalisse XIV:6-12.<br />

Il potere religioso in America<br />

La <strong>storia</strong> passata e contemporanea ci presenta <strong>la</strong> volontà del<strong>la</strong> forza religiosa di<br />

fare dell’America un paese teocratico.<br />

La libertà religiosa in America si è realizzata mediante una evoluzione che ha<br />

avuto però in tutti i tempi i suoi oppositori, partico<strong>la</strong>rmente tra i religiosi favorevoli<br />

ad avere una nazione confessionale. Il giudice del<strong>la</strong> Corte suprema, Hugo B<strong>la</strong>ck,<br />

scriveva nel 1947: «I secoli che hanno preceduto lo stabilirsi delle colonie americane<br />

e quelli durante... furono pieni di disordini, di lotte civili e di persecuzioni,<br />

provenienti generalmente dalle sette stabilite, decise a mantenere <strong>la</strong> loro supremazia<br />

politica e religiosa. I cattolici perseguitarono i protestanti, i protestanti perseguitarono<br />

i cattolici, i protestanti si perseguitarono tra loro, i cattolici fecero <strong>la</strong> stessa cosa e tutti<br />

assieme perseguitarono gli ebrei». 91<br />

I Padri <strong>Pellegrini</strong> che sbarcarono a Plymouth e che fondarono nel 1609 <strong>la</strong> colonia<br />

del Massachusetts si impegnarono, perché esiliati dal Vecchio Mondo, a creare per i<br />

loro discendenti una società con piena libertà religiosa. I rifugiati religiosi che<br />

fondarono le tredici colonie americane sfuggivano all’intolleranza cattolica e<br />

protestante europea e cercavano di stabilire una libertà religiosa, che consisteva però<br />

nel praticare <strong>la</strong> propria fede all’esclusione di tutte le altre.<br />

Nel 1610, <strong>la</strong> Virginia pubblicava un decreto con <strong>la</strong> seguente disposizione: «Se<br />

qualcuno b<strong>la</strong>sfema Dio sarà condannato a morte: se giura illegalmente, se pronuncia il<br />

nome di Dio invano, se maledice, o rigetta il suo nome; sia sottoposto a punizione<br />

severa per <strong>la</strong> prima offesa, ad avere <strong>la</strong> lingua forata per <strong>la</strong> seconda, e nel caso in cui il<br />

b<strong>la</strong>sfemo del santo nome di Dio persista, sarà condotto davanti ai giudici e sarà<br />

condannato a morte».<br />

91 PICHOT André, L’évolution de <strong>la</strong> liberté religieuse aux Etats-Unis, in Conscience et Liberté, n. 9, 1975, p. 54.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 605


CAPITOLO XV<br />

Roger Williams, cristiano convinto, per aver sostenuto <strong>la</strong> libertà di coscienza,<br />

dovette fuggire in pieno inverno e <strong>la</strong> sua voce nel XVII secolo fu quel<strong>la</strong> di uno che<br />

gridava nel deserto. I quaccheri furono perseguitati tra il 1656 e il 1661, fu incendiato<br />

il convento delle Orsoline nel 1834, ci furono dei morti a Phi<strong>la</strong>delphia nel 1844, <strong>la</strong><br />

persecuzione dei pentecostali nel l85l, un massacro a Mountain Meadows nel 1857 e<br />

altri ancora. Sul territorio del Massachusetts ci fu <strong>la</strong> “caccia alle streghe” e fu l’ultimo<br />

Stato che rinunciò all’intolleranza religiosa.<br />

Sebbene l’evoluzione filosofica europea del secolo dell’illuminismo influenzasse<br />

l’America e i diritti dell’uomo espressi da Montesquieu, da John Locke, da Jean-<br />

Jacques Rousseau, da Voltaire ed altri trovassero un’eco nelle opere di Thomas<br />

Jefferson, James Madison, Thomas Paine, George Washington, essi non assicurarono<br />

però una rigorosa neutralità tra governo e Chiesa nel<strong>la</strong> redazione del<strong>la</strong> prima<br />

Costituzione, convocata nel 1787. Essa non presentava nessuna garanzia partico<strong>la</strong>re<br />

per <strong>la</strong> libertà di religione, di stampa o per le libertà individuali. Gli emendamenti<br />

riportati successivamente, a garanzia del<strong>la</strong> libertà personale, permisero <strong>la</strong><br />

sottoscrizione degli Stati.<br />

Il primo di questi emendamenti in vigore dal 1791 dichiarava tra l’altro: «Il<br />

Congresso non potrà pronunciare leggi che riguardino un’istituzione religiosa o che<br />

ne impediscano il libero esercizio». Esso garantisce <strong>la</strong> separazione del<strong>la</strong> Chiesa dallo<br />

Stato. Siccome gli Stati avevano le proprie costituzioni che permettevano di favorire<br />

una o più religioni, il governo federale promulgò il XIV emendamento il quale toglie<br />

allo Stato l’autorità di limitare o abolire <strong>la</strong> libertà religiosa. Esso dice: «Nessuno Stato<br />

potrà promulgare o imporre delle leggi che tendano a diminuire i privilegi o le<br />

immunità dei cittadini americani, nessuno sarà privato del<strong>la</strong> vita, del<strong>la</strong> libertà o del<strong>la</strong><br />

proprietà, senza che siano state prima applicate nei suoi confronti le procedure<br />

previste dal<strong>la</strong> legge».<br />

Il presidente T. Jefferson era talmente convinto che lo Stato e <strong>la</strong> Chiesa dovessero<br />

essere due istituzioni separate che nel 1802 rifiutò di proc<strong>la</strong>mare dei giorni di<br />

ringraziamento e di digiuno a commemorazione del<strong>la</strong> Rivoluzione americana, come<br />

l’Associazione Battista di Danbory gli aveva proposto. Nel<strong>la</strong> sua risposta si trova <strong>la</strong><br />

frase che ancora oggi è al centro delle violenti controversie che scuotono gli Stati<br />

Uniti sul<strong>la</strong> questione dell’aiuto finanziario che lo Stato dovrebbe accordare alle scuole<br />

religiose, partico<strong>la</strong>rmente cattoliche: «Crediamo fermamente con voi che <strong>la</strong> religione<br />

sia una questione che riguarda l’uomo e il suo Dio; che egli non debba rendere conto<br />

a nessuno per ciò che riguarda <strong>la</strong> sua fede ed il suo culto; che le potenze legis<strong>la</strong>tive<br />

del governo non riguardano che le azioni e non le opinioni, io contemplo con<br />

riverenza sovrana questa azione del popolo americano che dichiara che <strong>la</strong> sua<br />

legis<strong>la</strong>tura non passerà nessuna legge concernente lo stabilimento del<strong>la</strong> religione `o<br />

proibendone il libero esercizio erigendo così un muro di separazione tra <strong>la</strong> Chiesa e lo<br />

Stato».<br />

Poi ci fu <strong>la</strong> guerra civile, che causò un bagno di sangue, e numerosi protestanti<br />

americani pensarono che questa effusione avrebbe rigenerato <strong>la</strong> nazione e che <strong>la</strong><br />

606<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

migliore prova di una rinascita spirituale del paese sarebbe stata <strong>la</strong> promulgazione di<br />

leggi incorporanti le leggi originali di Dio.<br />

Nel<strong>la</strong> prima convenzione di una società da poco formata, The National Reform<br />

Association - Associazione Nazionale per l’emendamento religioso al<strong>la</strong> Costituzione<br />

degli Stati Uniti - l’oratore principale, John Alexander, a Kenia, Ohio, il 4 febbraio<br />

1863, sottolineò che <strong>la</strong> guerra civile proveniva dal fatto che l’America non si<br />

dichiarava nel<strong>la</strong> Costituzione «nazione cristiana». Questo errore poteva essere<br />

rimediato da ora in avanti con un emendamento costituzionale che riconosceva e<br />

onorava Dio. Nell’articolo II dei suoi statuti si legge: «Ottenere un emendamento al<strong>la</strong><br />

Costituzione con il quale gli Stati Uniti proc<strong>la</strong>meranno <strong>la</strong> loro obbedienza a Gesù<br />

Cristo e metteranno tutte le leggi, le istituzioni e i costumi cristiani dello stato su una<br />

base incontestabilmente legale, nel<strong>la</strong> legge fondamentale del paese». Nel suo organo<br />

d’informazione principale, nell’ottobre del 1884, si leggeva: «Noi affermiamo<br />

altamente di essere una nazione cristiana, e di dovere ad ogni costo mantenere il<br />

nostro carattere cristiano o perire. Incidiamo questo carattere nel<strong>la</strong> nostra costituzione.<br />

Imponiamo le leggi del<strong>la</strong> moralità cristiana a tutti coloro che vengono a stare in<br />

mezzo a noi». 92<br />

La grande ed influente Woman’s Christian Temperance Union (WCTU) - Società<br />

di Temperanza cristiana delle donne - aderiva con entusiasmo a questo programma.<br />

Nel 1887 dichiarava con candore: «Gesù Cristo diventerà il re di questo mondo... Il<br />

regno del Cristo deve penetrare nel dominio del<strong>la</strong> legge per <strong>la</strong> via del<strong>la</strong> politica... Una<br />

vera teocrazia sarà fondata, e noi assisteremo al<strong>la</strong> supremazia del Cristo sul<strong>la</strong> legge e<br />

sulle legis<strong>la</strong>zioni». 93<br />

Per realizzare questo si dovrà forse ottenere un emendamento del<strong>la</strong> Costituzione?<br />

M.E. Loewen scrive: «Per più di una generazione l’emendamento religioso non ha<br />

fatto alcun progresso; però da quando <strong>la</strong> Corte ha preso delle decisioni per permettere<br />

<strong>la</strong> preghiera e <strong>la</strong> lettura del<strong>la</strong> Bibbia nelle scuole pubbliche, da varie parti sono sorte<br />

nuovamente delle pressanti richieste affinché si accetti un emendamento religioso al<strong>la</strong><br />

Costituzione. Dopo l’annuncio del<strong>la</strong> decisione del<strong>la</strong> Corte, alcune religioni furono in<br />

preda a una reazione emotiva isterica... Nel 1964 furono presentati al Congresso 140<br />

progetti di leggi allo scopo di emendare <strong>la</strong> Costituzione... ». 94<br />

<strong>Quando</strong> l’autorità ecclesiastica dirigerà quel<strong>la</strong> politica, si verrà a creare negli Stati<br />

Uniti d’America l’immagine del<strong>la</strong> bestia. Spetterà al potere politico «dare uno spirito<br />

all’immagine del<strong>la</strong> bestia », cioè dare vita, animare il connubio, contro natura, tra<br />

Stato e Chiesa protestante, che potrà essere anche alleata con quel<strong>la</strong> cattolica.<br />

L’autorità politica farà sentire nel mondo <strong>la</strong> voce di questa nuova creatura e renderà<br />

effettive le misure legis<strong>la</strong>tive che faranno riaccendere i fuochi delle persecuzioni<br />

religiose che illuminarono i secoli bui del Medio Evo. Questa immagine farà sentire <strong>la</strong><br />

sua voce e <strong>la</strong> sua influenza emanando leggi e decreti che il braccio seco<strong>la</strong>re<br />

statunitense cercherà di far osservare. L’immagine parlerà, e non saranno parole di<br />

92 Christian Statesman 2/10/1884; cit. da J. Vuilleumier, o.c., p. 256.<br />

93 WCTU Monthly Reading, settembre 1866 (?); cit. Idem, p. 256; vedere nota n. 78.<br />

94 LOEWEN M.E., Appendice in F. Chaij, o.c., p. 169.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 607


CAPITOLO XV<br />

perdono e di vita, come quelle che scaturiscono dal<strong>la</strong> croce, ma saranno parole di<br />

odiose minacce, di scomunica e di morte contro coloro che, come Daniele e i suoi<br />

amici, vivranno secondo <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. Giovanni scrive che chi non accetterà e<br />

presenterà il suo appoggio, chi non adorerà l’immagine del<strong>la</strong> bestia, sarà ucciso.<br />

Il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

608<br />

«E faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri,<br />

liberi e servi, fosse posto un marchio sul<strong>la</strong> mano destra o<br />

sul<strong>la</strong> fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere se<br />

non chi avesse il marchio, cioè il nome del<strong>la</strong> bestia o il<br />

numero del suo nome». 95<br />

«Di primo acchito decifrare il marchio del<strong>la</strong> bestia non è stato l’oggetto delle<br />

ricerche appassionate dei Padri del<strong>la</strong> Chiesa. 96 In effetti, se l’uso del<strong>la</strong> ghematria era<br />

frequente nel mondo greco, <strong>la</strong> ghematria numerica ebraica non appare che nei<br />

tannaim del II secolo. Conosce il suo pieno utilizzo nel XII e XIII secolo e il suo uso<br />

sarà essenzialmente mnemonico». 97<br />

Fino al<strong>la</strong> fine del XIII secolo, i commentatori dell’Apocalisse non hanno tentato<br />

alcuna spiegazione per il numero del<strong>la</strong> bestia. Bisognerà attendere <strong>la</strong> Riforma per<br />

riconoscervi un marchio di sottomissione al papato. 98<br />

«La bestia propone <strong>la</strong> comunione a una falsa libertà: quel<strong>la</strong> dell’uniformità. Tutti<br />

devono subire <strong>la</strong> decisione del<strong>la</strong> bestia in virtù del<strong>la</strong> quale si potrà fare del<br />

commercio, acquistare e vendere. Tutti devono così sottomettersi al<strong>la</strong> stessa<br />

adorazione dell’idolo e sfuggire al<strong>la</strong> morte». 99<br />

«Ad una prima analisi, il sigillo di Dio e il marchio del<strong>la</strong> bestia occupano<br />

nell’Apocalisse una posizione di cerniera. Il sigillo di Dio è menzionato per <strong>la</strong> prima<br />

volta nel<strong>la</strong> parentesi che unisce il sesto e settimo sigillo, 100 permette di riconoscere i<br />

servitori di Dio, il cui numero è 144.000. È menzionato una seconda volta nel<strong>la</strong><br />

quinta tromba per descrivere le disgrazie che colpiranno coloro che non l’hanno<br />

95 Apocalisse 13:16,17.<br />

96 Ippolito di Antiochia (170-235), Commentaire sur Daniel, vol. IV, testo stabilito e tradotto da LEFEVRE M., ed. Le<br />

Cerf, Paris 1947, p. 1739; vede nel sigillo di Dio il segno del<strong>la</strong> croce che ricevono i nuovi battezzati. Per Origene,<br />

Commentaire sur Saint Jean, 1,6, testo greco, avant-propos, traduzione e note di BLANC C., ed. Le Cerf, Paris 1966, p.<br />

61; si tratta del nome dell’Agnello o di quello del Padre.<br />

97 Encyclopedia Judaica, Jérusalem, vol. VII, 3 o ed., 1974, p. 372.<br />

98 FROOM LeRoy Edwin., The Prophetic Faith of our Fathers, vol. II, Washington D.C. 1954, p. 86. Walter Brute,<br />

un ycliffita scrive che il marchio corrisponde all’autorità dei sacramenti ai quali si sottopongono i fedeli del<strong>la</strong> Chiesa<br />

cattolica. John Purvey, dopo <strong>la</strong> morte di Wycliff, diceva che il marchio posto sul<strong>la</strong> mano lo considera come <strong>la</strong><br />

compiacenza per i <strong>la</strong>vori prescritti dal<strong>la</strong> Chiesa cattolica e il marchio sul<strong>la</strong> fronte corrisponderebbe al<strong>la</strong> confessione<br />

pubblica degli insegnamenti del papato. Per gli scrittori del<strong>la</strong> Riforma il marchio corrisponde al<strong>la</strong> sottomissione ai<br />

decreti e alle tradizioni di Roma o al suo potere di scomunicare. Nel Nuovo Mondo i commentatori sostengono vedute<br />

simili. Vedere Seventh-Day Adventist Encyclopedia, t. X, ed. rivista, Washington D.C. 1966, p. 856.<br />

99 R. Lehmann, o.c., p. 183.<br />

100 Apocalisse 7:24.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

ricevuto. 101 Dopo questo passo il sigillo di Dio non è più menzionato. Per contro, il<br />

testo introduce <strong>la</strong> nozione del marchio del<strong>la</strong> bestia dal capitolo XIII:16 e lo riprende<br />

poi in forma ricorrente 102 per specificare le disgrazie che colpiranno coloro che<br />

l’hanno ricevuto.<br />

Prima osservazione: si può notare qui una opposizione tra questi due segni. Non<br />

ricevere il primo significa esporsi al giudizio di Dio posto su coloro che accettano il<br />

secondo. Non c’è nessuna posizione intermedia di qualcuno che non avrà né il sigillo<br />

di Dio né il marchio del<strong>la</strong> bestia. Al contrario, colui che non avrà il sigillo di Dio<br />

conoscerà i mali riservati a coloro che hanno il marchio del<strong>la</strong> bestia.<br />

Seconda osservazione: il primo versetto che menziona il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

annuncia le minacce nei confronti di coloro che non l’hanno: non possono né<br />

comprare né vendere. L’ultimo versetto che par<strong>la</strong> del marchio 103 presenta lo stato di<br />

grazia di cui beneficiano coloro che non l’hanno ricevuto; tornano al<strong>la</strong> vita e regnano<br />

con il Cristo per 1000 anni. Così il giudizio di Dio, inserito tra il capitolo XIII e il<br />

capitolo XXI, ha per oggetto il capovolgimento del giudizio del<strong>la</strong> bestia. Mentre <strong>la</strong><br />

bestia condanna coloro che non hanno il marchio, Dio punisce coloro che l’hanno<br />

ricevuto e rende giusti coloro che l’hanno rigettato. Il giudizio finale e le sette piaghe<br />

hanno per centro, strutturalmente par<strong>la</strong>ndo, l’accettazione o il rifiuto del marchio<br />

del<strong>la</strong> bestia». 104<br />

Il marchio del<strong>la</strong> bestia sarà quindi uno stile di vita che caratterizzerà il modo di<br />

vivere di coloro che non accetteranno <strong>la</strong> realtà vivente dell’Eterno nel<strong>la</strong> propria vita<br />

nell’ultima fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del pianeta Terra. Esso si contrappone al sigillo di Dio<br />

con il quale vengono sigil<strong>la</strong>ti i componenti del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> incalco<strong>la</strong>bile che<br />

simbolicamente per <strong>la</strong> loro pienezza vengono indicati con <strong>la</strong> cifra 144.000 e che<br />

saranno viventi al ritorno di Gesù. 105 Come già sosteneva Isaac Newton, il marchio<br />

del<strong>la</strong> bestia e il sigillo di Dio sono tra loro opposti.<br />

Crediamo di vedere in questa dichiarazione di Giovanni <strong>la</strong> descrizione dell’azione<br />

del governo degli Stati Uniti d’America nell’imporre, nel proprio Paese, un qualcosa<br />

che è di chiara marca del potere papale. Si può credere che successivamente questa<br />

imposizione potrà essere estesa a quei Paesi in cui l’influenza americana e romana<br />

hanno un peso considerevole.<br />

Cosa è questo marchio? Il marchio anticamente era posto sul<strong>la</strong> mano o sul<strong>la</strong> fronte<br />

degli schiavi e di coloro che si erano macchiati di gravi errori. I cristiani che<br />

dall’Italia venivano trasportati in Numidia nelle miniere venivano marchiati a causa<br />

del<strong>la</strong> loro infamia. Il marchio preso però dagli adoratori del<strong>la</strong> bestia e del<strong>la</strong> sua<br />

immagine manifesta <strong>la</strong> devozione e l’associazione a questo potere.<br />

101 Apocalisse 9:4 e seg..<br />

102 Apocalisse 14:9,11; 16:2; 19:20; 20:4<br />

103 Primo annuncio del marchio Apocalisse 13:17; l’ultimo testo che par<strong>la</strong> del marchio è Apocalisse 20:4.<br />

104 R. Lehmann, o.c., pp. 195,196.<br />

105 Vedere il nostro Capitolo XVIII.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 609


CAPITOLO XV<br />

«Il marchio del<strong>la</strong> bestia è l’opposto del sigillo messo sul<strong>la</strong> fronte dei servitori di<br />

Dio». 106<br />

Il marchio rappresenta <strong>la</strong> caratteristica del<strong>la</strong> bestia stessa e non so<strong>la</strong>mente di una<br />

delle sue teste. Esso è il segno del potere, del<strong>la</strong> volontà umana che si oppone a quel<strong>la</strong><br />

di Dio e trova <strong>la</strong> sua manifestazione più completa nel<strong>la</strong> testa che è stata ferita dal<strong>la</strong><br />

spada ed è stata guarita. Il marchio rappresenta il segno ido<strong>la</strong>trico dell’umanità che ha<br />

nel potere papale il suo erede e continuatore.<br />

«Il marchio del<strong>la</strong> bestia deve dunque indicare una istituzione religiosa che sia non<br />

so<strong>la</strong>mente un prodotto autentico e caratteristico del papato, ma che gli serva in<br />

qualche modo da bandiera, da simbolo, da pa<strong>la</strong>dino. Rileviamo anche che un marchio<br />

è un segno visibile e deve denotare, nell’ordine religioso, una forma di culto o un rito<br />

avente una forma esteriore e visibile, come anche uno scopo spirituale e invisibile.<br />

Questo è indicato dal fatto che il marchio può essere messo sul<strong>la</strong> mano destra o sul<strong>la</strong><br />

fronte. Tale è il caso delle feste religiose che hanno sì uno scopo spirituale, indicato<br />

dal<strong>la</strong> fronte, ma che non possono essere celebrate senza <strong>la</strong> partecipazione del<strong>la</strong> mano,<br />

senza l’interruzione del <strong>la</strong>voro». 107 La fronte e <strong>la</strong> mano sono <strong>la</strong> sede dei pensieri, del<strong>la</strong><br />

volontà e dell’azione.<br />

Mediante l’accettazione di questo marchio gli uomini, volontariamente o<br />

involontariamente, acconsentiranno a <strong>la</strong>vorare e pensare secondo un ordine costituito.<br />

Riteniamo evidente che nel messaggio biblico il marchio del<strong>la</strong> bestia ed il sigillo<br />

di Dio siano in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> Legge dell’Eterno. Al<strong>la</strong> fine del capitolo XI di<br />

Apocalisse Giovanni vede nel santuario del cielo l’arca del patto nel<strong>la</strong> quale, sul<strong>la</strong><br />

terra, venivano custodite le due tavole di pietra sulle quali Yahvé aveva inciso i suoi<br />

10 Comandamenti. Al<strong>la</strong> fine del capitolo XII <strong>la</strong> Chiesa del rimanente, del tempo<br />

finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, è caratterizzata dal<strong>la</strong> fede di/in Gesù e dall’osservanza dei<br />

Comandamenti di Dio. In Apocalisse XIV:12 i messaggeri che annunciano il triplice<br />

messaggio, che precede il ritorno di Gesù, descritto dal versetto 14, hanno annunciato<br />

l’ora del giudizio, invitato ad adorare il Creatore e gridato di non prendere il marchio<br />

del<strong>la</strong> bestia, anche loro sono indicati con le stesse caratteristiche del capitolo XII. In<br />

risposta al<strong>la</strong> minaccia di morte di chi non prende il marchio del<strong>la</strong> bestia del nostro<br />

capitolo, i primi versetti del capitolo XIV presentano i vincitori, i 144.000 sigil<strong>la</strong>ti da<br />

Dio, in piedi sul Monte Sion. Questa opera di sigil<strong>la</strong>mento viene descritta nel capitolo<br />

VII ed è compiuta poco prima del ritorno di Gesù, ed è questa azione di segnatura che<br />

procrastina i venti, le piaghe, che sconvolgeranno <strong>la</strong> terra. Il sigillo permetterà di<br />

avere sul<strong>la</strong> fronte il nome dell’Agnello e di Dio. 108 La bestia, che corrisponde a ciò<br />

che il profeta Daniele scrive del “piccolo corno”, durante il tempo del<strong>la</strong> sua<br />

supremazia di 1260 anni ha pensato di «cambiare i tempi e <strong>la</strong> legge» 109 , cioè i<br />

Comandamenti di Dio, il II ed il IV. Il IV comandamento è l’unico che presenti il<br />

nome del legis<strong>la</strong>tore: «l’Eterno Iddio tuo»; il suo titolo: Creatore; <strong>la</strong> giurisdizione<br />

106 L. Bonnet, o.c., p. 405.<br />

107 J. Vuilleumier, o.c., p. 265.<br />

108 Apocalisse 14:1.<br />

109 Daniele 7:25.<br />

610<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

sul<strong>la</strong> quale esercita <strong>la</strong> sua autorità: cieli, terra e mare; e si può vedere che sia questo<br />

comandamento a esprimere il sigillo di Dio quale segno dato agli adoratori<br />

dell’Eterno, in quanto il sabato è segno di appartenenza all’Eterno, e mezzo di<br />

santificazione da parte di lui. 110<br />

«Gli Avventisti del 7 o Giorno hanno collegato ben presto il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

con l’osservanza del<strong>la</strong> domenica sotto forma di una imposizione obbligatoria a tutti<br />

da parte di Roma. Nel 1847 Joseph Bates affermava già che il primo giorno del<strong>la</strong><br />

settimana è un marchio del<strong>la</strong> bestia. 111 Nell’aprile dello stesso anno Ellen White gli<br />

scriveva che ricevere il marchio del<strong>la</strong> bestia significava abbandonare il sabato di Dio<br />

per osservare il sabato del papa. 112 J.N. Loughborough scriveva, il 28 marzo 1854,<br />

sul<strong>la</strong> Review and Herald, che il marchio è <strong>la</strong> domenica... Nel 1868, un trattato<br />

<strong>la</strong>rgamente diffuso portava questo titolo: Marchio del<strong>la</strong> bestia e sigillo di Dio:<br />

mostrare come possiamo sfuggire al primo ed assicurarci il secondo. Tuttavia, già<br />

nel 1852, James White si sentiva in dovere di precisare: “Noi non insegniamo che<br />

coloro che osservano il 1 o giorno come un sabato, e che pensano che il sabato sia<br />

abolito, hanno il marchio del<strong>la</strong> bestia”. Avrà l’appoggio di Uriah Smith nel 1874 e di<br />

Ellen White nel 1888. Infine, quest’ultima farà autorità quando nel 1889 dichiarerà:<br />

“Nessuno ha ancora ricevuto il marchio del<strong>la</strong> bestia. Il tempo di prova non è ancora<br />

arrivato. Ci sono degli autentici cristiani in tutte le Chiese, senza eccezione, anche<br />

nel<strong>la</strong> comunità cattolica romana. Nessuno è condannato prima di aver ricevuto <strong>la</strong> luce<br />

e di avere riconosciuto l’obbligatorietà del quarto comandamento”. 113 ». 114<br />

Il segno del sigillo di Dio<br />

Solo l’Apocalisse per otto volte presenta <strong>la</strong> fronte che viene sigil<strong>la</strong>ta. 115 Ciò<br />

caratterizza coloro che hanno beneficiato dei favori di Dio e hanno sul<strong>la</strong> fronte il<br />

nome di Gesù Cristo e di suo Padre, di Dio o dell’Agnello. 116 Non sembrerebbe<br />

eccessivo credere che il sigillo di Dio sia il nome stesso di Dio e di Gesù Cristo.<br />

«Noi giungiamo al<strong>la</strong> conclusione che il sigillo di Dio, nell’Apocalisse, è<br />

l’impronta del<strong>la</strong> persona stessa di Dio e dell’Agnello. Più ancora che al suo carattere,<br />

il riferimento all’Agnello implica un cammino, una sofferenza, <strong>la</strong> cui conclusione può<br />

essere il martirio. Questo calvario precede <strong>la</strong> gloria. Il carattere protettore del sigillo<br />

ci sembra che sia stato troppo accentuato. Esso protegge sì dai giudizi di Dio, ma non<br />

protegge dai morsi del<strong>la</strong> bestia e dei suoi accoliti. Ricevere il sigillo di Dio significa<br />

morire per lui, come l’Agnello. Per contro, ricevere il marchio del<strong>la</strong> bestia significa<br />

aderire a certi valori, praticare un culto totalmente opposto a quello che Dio propone:<br />

110<br />

Ezechiele 20:12,20. Vedere il nostro Capitolo XVI.<br />

111<br />

Marck of the Beast, in Seventh Day Adventist Encyclopedya, RHPA, Washington D.C. 1966, p. 757.<br />

112<br />

Idem.<br />

113<br />

WHITE Ellen, Evangelism, p. 224.<br />

114<br />

LEHMANN Richard, Le sceau et <strong>la</strong> marque de <strong>la</strong> bête, in AA.VV., o.c., p. 189.<br />

115<br />

Apocalisse 7:3; 9:4; 13:16; 14:1,9; 17:5; 20:4; 22:4.<br />

116 Apocalisse 14:1; 22:4.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 611


CAPITOLO XV<br />

portare il suo nome significa identificarsi totalmente a lui. Più che una questione di<br />

giorno di riposo, si tratta di ricevere <strong>la</strong> sua legge, di accogliere <strong>la</strong> sua volontà. La<br />

questione del sabato o del<strong>la</strong> domenica non è che l’ultimo punto di un immenso<br />

iceberg di valori diabolici interamente opposti a quelli di Dio... Se il sigillo di Dio è il<br />

segno del<strong>la</strong> benevo<strong>la</strong> protezione, non può essere che messo su coloro che hanno<br />

rigettato <strong>la</strong> menzogna. 117 Il marchio delle bestia è imposto dal profeta menzognero<br />

descritto in Apocalisse XIII. Babele, confusione, menzogna e minacce hanno il solo<br />

scopo di distogliere l’adorazione dei servitori di Dio per rivolger<strong>la</strong> verso un sistema,<br />

un pensiero, un potere politico-religioso, che vuole farsi passare sottilmente per<br />

l’autorità suprema delle coscienze.<br />

Come ha ben detto il prof. Schwarzenau P.: “Per gli avventisti, il comandamento<br />

del sabato e <strong>la</strong> sua osservanza sono in qualche modo il segno che essi incidono nel<strong>la</strong><br />

loro carne e per cui ricordano a loro stessi e al mondo che mai crederanno ad una<br />

sintesi di impero mondiale e Regno di Dio e al<strong>la</strong> quale mai daranno il loro consenso.<br />

Nel rifiuto di riconoscere <strong>la</strong> domenica, o meglio nell’osservanza del sabato, si<br />

manifesta <strong>la</strong> presenza di un gruppo che leva il dito e chiama <strong>la</strong> cristianità a uscire da<br />

Babilonia, qualunque sia l’entità designata da questo nome”. 118 ». 119<br />

La Paro<strong>la</strong> di Dio dimostra che questo modo di spiegare il testo di Giovanni è<br />

corretto e <strong>la</strong> prova ci è data dal<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> festa di Pasqua <strong>la</strong> quale «sarà<br />

come un segno sul<strong>la</strong> tua mano, come un ricordo fra i tuoi occhi». Mosè, esortando<br />

Israele all’osservanza e all’insegnamento del<strong>la</strong> legge, dice: «Te li legherai al<strong>la</strong> mano<br />

come un segnale, ti saranno come un frontale fra gli occhi». 120<br />

Il marchio del<strong>la</strong> bestia è qualcosa che si contrappone al sigillo di Dio. Il sigillo di<br />

Dio è l’opera dello Spirito Santo nel<strong>la</strong> vita del credente 121 che fa di lui un rigenerato e<br />

lo fa vivere in unione con il suo Creatore. La dimostrazione esterna di questa realtà<br />

interiore è data dall’osservanza dei comandamenti di Dio. Nel santificare il giorno di<br />

sabato, IV comandamento, si ha una manifestazione pratica, che si ripete<br />

settimanalmente, del credente che si tiene a disposizione del suo Creatore e vive<br />

quotidianamente conformandosi al<strong>la</strong> Sua volontà. L’osservanza del sabato implica<br />

una doppia sottomissione a Dio: <strong>la</strong> propria mente, volontà, rappresentata<br />

dall’espressione fronte; attività: comportamento, modo di operare rappresentato dal<strong>la</strong><br />

mano.<br />

È per questo motivo di pura fede che Dio, giustificando l’osservanza di questo<br />

comandamento, lo presenta come “segno” di re<strong>la</strong>zione tra lui e le sue creature.<br />

«Santificate i miei sabati, e siano essi un segno fra me e voi, dal quale si conosca che<br />

io sono l’Eterno il vostro Dio». 122 È dall’osservanza di questo giorno che il mondo<br />

117 Apocalisse 14:5.<br />

118 SCHWARZENAU P., Exposé sur <strong>la</strong> communauté des adventistes du 7 o jour, in Servir, 1/1983, p. 67.<br />

119 R. Lehmann, o.c., pp. 197-199.<br />

120 Esodo 13:9; Deuteronomio 6:8.<br />

121 Efesi 4:30; 1:13.<br />

122 Ezechiele 20:20,12.<br />

612<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

può identificare coloro che si sottraggono al potere costituito e vivono realmente <strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio testimoniando che <strong>la</strong> loro salvezza è nel<strong>la</strong> fede in Cristo Gesù.<br />

La Bible Annotée, commentando Geremia XVII:27, dice: «Ci si può stupire del<br />

fatto che il profeta unisca delle così grandi benedizioni all’osservanza di un<br />

comandamento così partico<strong>la</strong>re come quello del sabato; sembra, a seguito delle sue<br />

parole, che sarebbe sufficiente essere fedeli su questo solo punto perché le ca<strong>la</strong>mità<br />

annunciate siano scongiurate. In effetti, l’osservanza sincera e leale di questo solo<br />

dovere verso Dio condurrebbe a quel<strong>la</strong> di tutti gli altri». 123<br />

Roma rivendica <strong>la</strong> sua autorità sull’osservanza del<strong>la</strong> domenica<br />

Roma rivendica al mondo protestante l’accettazione del<strong>la</strong> sua autorità per il fatto<br />

che esso continua ad osservare <strong>la</strong> domenica quale giorno di culto, principio che non<br />

trova riscontro in nessuna dichiarazione biblica.<br />

Il dr. Eck, campione del<strong>la</strong> Chiesa cattolica, dimostrò al grande Lutero <strong>la</strong> sua<br />

implicita accettazione dell’autorità di Roma, osservando <strong>la</strong> domenica. «La Scrittura<br />

dice: “Ricordati di osservare il sabato; per sei giorni tu <strong>la</strong>vorerai e farai tutte le tue<br />

opere; ma il settimo giorno è il sabato dell’Eterno tuo Dio”, ecc. Tuttavia, in virtù<br />

del<strong>la</strong> sua propria potenza, e senza <strong>la</strong> Scrittura e senza dubbio sotto l’ispirazione dello<br />

Spirito Santo, <strong>la</strong> Chiesa ha trasferito l’osservanza del sabato al<strong>la</strong> domenica... Se <strong>la</strong><br />

Chiesa ha avuto il potere di cambiare il sabato del<strong>la</strong> Bibbia, e di ordinare l’osservanza<br />

del<strong>la</strong> domenica, perché non eserciterebbe lo stesso potere riguardo agli altri<br />

giorni?». 124<br />

Il cardinale del Perron, vescovo di Evreux, nel castello di Fontainebleau, al tempo<br />

di Enrico IV e Caterina dei Medici, sostenne una controversia con diversi dottori<br />

del<strong>la</strong> Riforma e disse: «La tras<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> festa dal sabato al<strong>la</strong> domenica non <strong>la</strong> si<br />

può giustificare con nessuna prova del<strong>la</strong> Scrittura... Ognuno sa come il precetto del<br />

sabato fosse rigoroso nell’antica Legge e come le più grandi minacce o promesse di<br />

Dio fossero fatte a coloro che vio<strong>la</strong>vano o osservavano i suoi sabati. E nondimeno,<br />

questo comandamento di Dio, che Dio aveva voluto scrivere di sua propria mano tra i<br />

dieci precetti del decalogo... <strong>la</strong> Chiesa l’ha cambiato senza alcuna ordinanza scritta,<br />

sia per quanto riguarda il fine (lo scopo), sia per quanto riguarda <strong>la</strong> forma e <strong>la</strong><br />

materia. In primo luogo, per quanto riguarda il fine, il sabato era ordinato per<br />

commemorare <strong>la</strong> creazione del mondo e il riposo di Dio dopo il completamento delle<br />

sue opere; mentre <strong>la</strong> domenica noi non <strong>la</strong> celebriamo con questa intenzione, ma per<br />

onorare <strong>la</strong> memoria del<strong>la</strong> resurrezione di nostro Signore... Quanto al<strong>la</strong> forma, noi non<br />

osserviamo per nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> domenica come il settimo giorno del<strong>la</strong> settimana, ma come il<br />

primo... al contrario di ciò che si osserva nell’antica legge... (Questa) solennità non ha<br />

niente in comune con <strong>la</strong> festa del sabato... Quanto al<strong>la</strong> materia, è certo che per<br />

osservare il giorno comandato da Mosè ai figli d’Israele, bisognerebbe prendere, non<br />

123 La Bible Annotée, o.c., Les prophètes, t. I, Jérémie, Neuchâtel, p. 372.<br />

124 ECK, Enchiridion, 1533, pp. 78,79; cit. da J. Vuilleumier, o.c., p. 266.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 613


CAPITOLO XV<br />

un giorno a piacere... ma quello (che)... Dio ha indicato come giorno del suo riposo,<br />

dopo <strong>la</strong> creazione del mondo, per <strong>la</strong> commemorazione del<strong>la</strong> quale l’aveva istituito... E<br />

nondimeno questa soppressione assoluta del sabato, nel quale lo scopo, <strong>la</strong> forma e <strong>la</strong><br />

materia del comandamento sono aboliti, e questa nuova introduzione del<strong>la</strong> domenica<br />

non è basata su nessun ordine scritto, né del nostro Signore, né dei suoi apostoli». 125<br />

Leggi per fare osservare <strong>la</strong> domenica negli USA<br />

I modi e i tempi con i quali <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> avrà <strong>la</strong> sua realizzazione ci sono<br />

completamente sconosciuti e riteniamo che non sia possibile né opportuno fare delle<br />

congetture. Riteniamo però utile, come documentazione storica, segna<strong>la</strong>re che <strong>la</strong><br />

problematica di fare del<strong>la</strong> domenica un giorno di riposo per tutti ha avuto dei<br />

precedenti fin dal secolo scorso ed è una problematica che viene sollevata anche nel<br />

nostro tempo. Queste aspirazioni, progetti, leggi del passato sono state circoscritte<br />

geograficamente e nel tempo. Ciò che si realizzerà nel futuro non pensiamo che sia lo<br />

sviluppo e l’evoluzione del<strong>la</strong> realtà del passato, ma una risposta urgente alle difficoltà<br />

del momento.<br />

Nel 1829 in America ci si al<strong>la</strong>rmò all’idea di imporre l’osservanza del<strong>la</strong> domenica<br />

mediante il potere civile. I sostenitori del<strong>la</strong> separazione dello Stato dal<strong>la</strong> Chiesa<br />

dicevano che non si deve dimenticare che «quando l’uomo pretende di farsi difensore<br />

di Dio, <strong>diventa</strong> demonio. Spinto dal<strong>la</strong> frenesia del suo zelo religioso, perde ogni<br />

sentimento di amore, dimentica i precetti più sacri del<strong>la</strong> sua fede, <strong>diventa</strong> feroce e<br />

imp<strong>la</strong>cabile». 126<br />

XIX secolo<br />

Già agli inizi del XIX secolo si fecero delle petizioni al governo per chiedere una<br />

legis<strong>la</strong>zione che salvaguardasse l’osservanza del<strong>la</strong> domenica quale giorno di riposo.<br />

I termini di questo rifiuto si trovano in un doppio rapporto adottato dal Senato nel<br />

1829-1830, in risposta ad una campagna che durava da più d’una ventina di anni, che<br />

domandava con insistenza l’abolizione del servizio postale di domenica. Il rapporto<br />

redatto dal colonnello Johnson, del Kentucky, conteneva parole di una sana politica e<br />

di buon senso come possiamo leggere: «La vostra Commissione ha cercato invano<br />

(nel<strong>la</strong> Costituzione) una disposizione che permetta al governo di determinare se<br />

l’Onnipotente ha santificato una porzione del nostro tempo, e quale... La Costituzione<br />

considera <strong>la</strong> coscienza dell’ebreo sacra tanto quanto quel<strong>la</strong> del cristiano, e non<br />

125 Réfutation de l’écrit de Maistre Daniel Tilenus contre le discours de Mr. l’évesque d’Evreux touchant les<br />

Traditions apostoliques. Par dit sieur Evesque. - A Evreux, chez Antoine Lemarie, 1601. (282 pagine seguite da un<br />

supplemento intito<strong>la</strong>to: Discours recuilli par le Sieur de Beaulieu des propos que Monsieur l’Evesque d’Evreux tint à<br />

Monsieur de Sancy sur l’autorité et nécessité des Traditions apostoliques, pp. 14,15,19 ss.; cit. da J. Vuilleumier, o.c.,<br />

pp. 267,268.<br />

126 J. Vuilleumier, o.c., p. 262.<br />

614<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

autorizza nessuna misura nei confronti sia di un solo individuo che di tutto un popolo.<br />

Se il Congresso dichiarasse giorno sacro il primo giorno del<strong>la</strong> settimana, non<br />

convincerebbe gli ebrei né i sabatisti... Ciò costituirebbe una soluzione legis<strong>la</strong>tiva<br />

d’una controversia religiosa. ...<br />

Sarebbe un precedente pericoloso che comporterebbe un lungo seguito di leggi in<br />

cui perirebbero i diritti più sacri: quelli del<strong>la</strong> coscienza... Gli obblighi del governo<br />

sono gli stessi nei confronti delle due c<strong>la</strong>ssi di persone (gli osservatori del sabato e<br />

quelli del<strong>la</strong> domenica) e <strong>la</strong> vostra commissione è incapace di scoprire alcun principio<br />

che stabilisca che i rec<strong>la</strong>mi degli uni siano più degni di considerazione di quelli degli<br />

altri, a meno di ammettere che <strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> minoranza sia meno rispettabile di<br />

quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> maggioranza... Se, mediante una legge solenne, il governo potesse, su un<br />

solo punto, definire <strong>la</strong> legge di Dio o indicare al cittadino uno solo dei suoi doveri<br />

religiosi, potrebbe, con lo stesso diritto, definire e rendere obbligatori tutti gli altri,<br />

fino a comprendervi le forme e le cerimonie del culto, <strong>la</strong> dotazione delle chiese e il<br />

mantenimento del clero». 127<br />

Dopo questi anni The National Reform Association dopo aver suscitato nei suoi<br />

confronti, grazie al<strong>la</strong> sua potenza economica, l’attenzione di uomini di legge, giudici,<br />

politici, educatori, capi religiosi di alcune città degli Stati Uniti, a causa del<strong>la</strong><br />

corruzione negli affari pubblici, domandava una riforma morale facendo<br />

dell’obbligatorietà dell’osservanza del<strong>la</strong> domenica una dimostrazione di<br />

rinnovamento etico. Nel 1871, pur rivendicando il sostegno di numerosi capi di Stato<br />

come: Kansas, Vermont, Pennsylvania, De<strong>la</strong>ware, Ohio, Massachusetts, Missouri, <strong>la</strong><br />

sua petizione di emendamento del<strong>la</strong> Costituzione venne respinta, ma nel 1879 riuscì a<br />

fare votare una legge che rinforzava l’osservanza del<strong>la</strong> domenica nello Stato del<strong>la</strong><br />

Pennsylvania. «Fu <strong>la</strong> prima del genere». Fece arenare una c<strong>la</strong>uso<strong>la</strong> di esenzione che<br />

tendeva a proteggere i cittadini di quello Stato che osservavano un giorno diverso.<br />

Chi non osservava <strong>la</strong> domenica incorreva in sanzioni severe. Prima del 1879 delle<br />

leggi simili erano state presentate ai par<strong>la</strong>mentari dell’Ohio e del New Jersey.<br />

Le società di temperanza <strong>la</strong>vorarono in accordo con i gruppi in favore delle leggi<br />

del<strong>la</strong> domenica per chiedere <strong>la</strong> chiusura dei locali pubblici al fine di diminuire il<br />

consumo delle bevande alcoliche. Nel 1887 si fece una alleanza tra WCTU -<br />

Woman’s Christian Temperance Union - Unione di Temperanza delle Donne<br />

Cristiane - e The National Reform Association. Nello stesso anno il reverendo<br />

Wilburn Crafts fondò l’American Sabbath Union Party - Partito Americano del<br />

sabato (leggere domenica). Nel 1888 il Partito del Proibizionismo venne ad ingrossare<br />

il gruppo, che ebbe anche il sostegno del<strong>la</strong> potente Conferenza Generale Metodista,<br />

del<strong>la</strong> Società Missionaria Battista, dell’Assemblea Generale Presbiteriana, del Sinodo<br />

del<strong>la</strong> Chiesa Riformata e di altre organizzazioni religiose. Questi elementi cristiani<br />

formarono un comitato interconfessionale per l’osservanza del<strong>la</strong> domenica e per<br />

votare il progetto di legge, presentato in aprile dal senatore B<strong>la</strong>is, presidente del<br />

Comitato di Educazione al Senato, destinato a proibire il servizio postale, i treni e le<br />

sfi<strong>la</strong>te di domenica per tutto l’esercito e <strong>la</strong> marina. Per aval<strong>la</strong>re <strong>la</strong> richiesta, <strong>la</strong> WCTU<br />

127 Idem, pp. 258,259.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 615


CAPITOLO XV<br />

presentò una lunga lista di firme. Ci fu un grande fermento nell’opinione pubblica, ma<br />

il progetto non passò.<br />

Successivamente il par<strong>la</strong>mentare Breckenridge del Kentucky presentò al<strong>la</strong> Camera<br />

dei Rappresentanti, il 6 gennaio 1890, una proposta di legge destinata ad impedire il<br />

<strong>la</strong>voro di domenica nel distretto del<strong>la</strong> Columbia. Anche questo progetto non passò. 128<br />

Un sentimento di profonda col<strong>la</strong>borazione tra cattolici e protestanti appare in<br />

occasione del Congresso Internazionale per il riposo domenicale organizzato in<br />

concomitanza con l’Esposizione Colombiana a Chicago. Per quell’incontro si<br />

invitarono rappresentanti di numerose denominazioni e alte personalità del mondo del<br />

<strong>la</strong>voro e dell’economia degli Stati Uniti e dell’Europa che furono raccolte attorno al<br />

problema del<strong>la</strong> domenica.<br />

Una pubblicazione, redatta per l’occasione, presentava i risultati più importanti<br />

che si sperava di poter realizzare:<br />

1. un apprezzamento più generale e intelligente del riposo domenicale e del dovere<br />

che incombe nel proteggerlo con delle leggi sagge e giuste;<br />

2. una più grande cooperazione tra cattolici romani e protestanti allo scopo di<br />

mantenere il riposo domenicale;<br />

3. una riconoscenza più grande da parte dei sa<strong>la</strong>riati, per gli sforzi compiuti da<br />

cristiani e da filosofi per garantire a loro, nel<strong>la</strong> misura del possibile, il loro diritto<br />

al riposo domenicale;<br />

4. una migliore comprensione del pericolo che minaccia il riposo settimanale quando<br />

questo sia utilizzato dai sa<strong>la</strong>riati in modo da privare altri dei suoi benefici;<br />

5. l’accordo manifestato da cristiani di diverse denominazioni quanto all’autorità<br />

divina dell’istituzione e al dovere di utilizzar<strong>la</strong> per aumentare il benessere fisico e<br />

spirituale dell’uomo e del<strong>la</strong> società. 129<br />

Sono soprattutto gli elementi umanitari, economici e sociali che vengono evocati,<br />

ma <strong>la</strong> realizzazione delle leggi sociali e umanitarie sono considerate sia da parte<br />

cattolica sia da parte protestante come “un omaggio reso al<strong>la</strong> religione” e un mezzo<br />

fondamentale per raggiungere uno scopo più alto: quello del<strong>la</strong> santificazione del<strong>la</strong><br />

domenica sancita dal<strong>la</strong> legge.<br />

Tra il 1885 e il 1900 in diversi Stati, specialmente del Sud, le antiche leggi sul<strong>la</strong><br />

domenica servivano di pretesto a odiose persecuzioni nei confronti dei cittadini che<br />

volevano osservare il sabato.<br />

Non fu una esplosione locale di fanatismo religioso, bensì delle decisioni<br />

giuridiche riflettute e ragionate “emanate dai teorici del<strong>la</strong> nuova teocrazia”. Le parole<br />

del reverendo dottor Mac Allister influenzarono molto i verdetti resi dai giudici e dai<br />

giurati. Al<strong>la</strong> “convenzione domenicale” di Lakeside, Ohio, nell’agosto 1887 disse:<br />

«Coloro che si oppongono alle nostre opere scopriranno ... che se non giudicano<br />

128 SYME E.D., Les Lois du Dimanche aux Etats-Unis, in Concience et Liberté, n. 9, 1975, pp. 74-77.<br />

129 The Sunday Problem, Boston 1894, p. 18; cit. BAUMGARTNER Erch W., Les lois du dimanche, Mémoire de<br />

Théologie au Séminaire Adventiste du Salève, Collonges-sous-Salève, 1975, p. 94.<br />

616<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

giusto mettersi d’accordo con <strong>la</strong> maggioranza, dovranno sopportare le conseguenze o<br />

cercarsi un clima più conforme ai loro gusti».<br />

Nel Nébraska, il reverendo E.B. Graham, vice presidente del<strong>la</strong> National Reform<br />

Association arricchiva il pensiero con queste parole: «Noi potremmo aggiungere in<br />

tutta giustizia che, se gli avversari del<strong>la</strong> Bibbia (o meglio: gli avversari del<strong>la</strong> nostra<br />

interpretazione del<strong>la</strong> Bibbia) non amano il nostro governo e il suo aspetto religioso,<br />

non devono fare altro che recarsi in un paese selvaggio e iso<strong>la</strong>to, dissodarlo ed<br />

instal<strong>la</strong>rvisi, nel nome del diavolo e per l’amore del diavolo, un governo a modo loro,<br />

fondato sulle loro idee atee, per restarvi fino al<strong>la</strong> morte». 130<br />

XX secolo<br />

Nel 1904 e 1907 venivano prese delle decisioni per <strong>la</strong> chiusura dell’Esposizione<br />

Universale di Chicago e di diverse esposizioni nazionali. Da quel momento ci si<br />

sforzò di far passare simili decreti nel distretto di Columbia dove si trovava <strong>la</strong> capitale<br />

e che dipendeva esclusivamente dal governo federale.<br />

Nel 1913 altre voci si facevano udire in favore del rispetto religioso del<strong>la</strong><br />

domenica. Il reverendo dottor Beall, predicando nel<strong>la</strong> sua chiesa di New York, disse:<br />

«Se gli ebrei non desiderano conformarsi alle nostre leggi sul<strong>la</strong> domenica, essi non<br />

hanno altra scelta che andarsene».<br />

Il reverendo dottor Mutchler gli faceva eco: «Noi dobbiamo conservare <strong>la</strong><br />

domenica, nostro sabato americano, e invitare l’ebreo a <strong>la</strong>sciare il paese se non è<br />

contento delle nostre istituzioni».<br />

Il reverendo dottor Boscom Robins <strong>la</strong>vorava senza dubbio al<strong>la</strong> realizzazione delle<br />

parole scritte da Giovanni quando dichiarava: «C’è una categoria di persone che non<br />

vogliono osservare il sabato cristiano (cioè <strong>la</strong> domenica), a meno di essere obbligate;<br />

ma ciò si farà abbastanza facilmente. Supponete che si dica: “Noi non venderemo a<br />

loro nul<strong>la</strong>; non acquisteremo da loro nul<strong>la</strong>; non <strong>la</strong>voreremo per loro e non li<br />

impiegheremo”: vedete come li si farà sparire, e come tutti osserveranno il sabato<br />

cristiano». 131<br />

Sebbene i protestanti rimangano tali e i cattolici mantengano <strong>la</strong> loro fede, c’è un<br />

avvicinamento crescente tra le due religioni. L’osservanza del giorno di domenica è il<br />

terreno d’incontro sul quale c’è una completa intesa e non è mai stato un problema di<br />

ostilità tra le Chiese cristiane. Anzi viene considerato «un segno partico<strong>la</strong>rmente<br />

chiaro dell’unità misteriosa ma reale, <strong>la</strong>sciata dal<strong>la</strong> bontà di Dio ai cristiani». 132<br />

I vari governi prima del<strong>la</strong> Grande Guerra si preoccupavano di più del progresso<br />

economico e sociale che di quello del miglioramento delle leggi sul<strong>la</strong> domenica.<br />

Dopo il conflitto <strong>la</strong> tensione politica e sociale si concentrò sul successo economico<br />

anziché su quello religioso. La crisi degli anni Trenta e <strong>la</strong> seconda guerra mondiale<br />

130<br />

Cit. da J. Vuilleumier, o.c., pp. 258,259,263.<br />

131<br />

J. Vuilleumier, o.c., p. 263.<br />

132<br />

LEURA J.L., prefazione, Verbum Caro, n. 79, vol. XX, 1965, p. 4; cit. da E.W. Baumgartner, o.c., p. 95.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 617


CAPITOLO XV<br />

impegnarono le energie del<strong>la</strong> Nazione nel<strong>la</strong> stessa direzione. Dopo il conflitto, <strong>la</strong><br />

guerra fredda tra USA e URSS fu motivo di preoccupazione pubblica. «È so<strong>la</strong>mente<br />

nel 1956 che si produceva un cambiamento di situazione in vista del<strong>la</strong> legge<br />

domenicale». 133<br />

Diversi sono i fattori che hanno concorso a questo risveglio:<br />

- <strong>la</strong> minaccia del<strong>la</strong> sicurezza causata dal<strong>la</strong> diffusione del comunismo risvegliò un<br />

nuovo interesse per le cose religiose;<br />

- l’olocausto atomico spinse diverse persone a vedere nel cristianesimo il rifugio per<br />

l’incombente pericolo;<br />

- <strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione ed il materialismo del<strong>la</strong> nazione non soddisfacevano più i<br />

bisogni dell’uomo e si sentiva un bisogno sempre più crescente di religiosità e<br />

spiritualità.<br />

Questi interessi per <strong>la</strong> religione erano però più motivati da una paura per<br />

l’avvenire che da una ricerca autentica di Dio.<br />

La Chiesa romana fa sentire <strong>la</strong> sua voce e non si accontenta dei fedeli che credono<br />

di santificare il giorno di riposo con <strong>la</strong> so<strong>la</strong> presenza al<strong>la</strong> messa e vivere come si vuole<br />

le restanti ore del<strong>la</strong> giornata. Con forza prende posizione nei confronti del<strong>la</strong><br />

domenica.<br />

I sindacati insistono sul<strong>la</strong> necessità d’un week-end di riposo.<br />

Sebbene <strong>la</strong> chiusura domenicale causi reazione da parte di quei commercianti ebrei<br />

che già tengono chiuso il sabato, e crei disordine in quegli Stati in cui il turismo<br />

domenicale apporta al loro commercio un incremento delle vendite e <strong>la</strong> maggioranza<br />

del popolo americano sia contraria, ugualmente vengono emanati provvedimenti a<br />

favore di una legge per <strong>la</strong> domenica.<br />

Nel 1959 lo Stato del<strong>la</strong> Pennsylvania vota una nuova legge sul<strong>la</strong> domenica<br />

elevando <strong>la</strong> multa da 4 a 100 dol<strong>la</strong>ri per <strong>la</strong> prima trasgressione e a 200 per <strong>la</strong><br />

seconda. 134 Le multe per <strong>la</strong> non osservanza di questa legge ora variano da uno Stato<br />

all’altro, anche se poi di fatto non vengono applicate.<br />

«Gli avvocati degli Stati del Massachusetts, 135 del<strong>la</strong> Pennsylvania e del Mary<strong>la</strong>nd<br />

insistono che le leggi moderne sul<strong>la</strong> domenica non devono essere considerate come<br />

133<br />

E.D. Syme, o.c., p. 78.<br />

134<br />

Questa decisione annul<strong>la</strong> le pratiche anteriori dei commercianti che preferivano pagare le multe piuttosto che<br />

rinunciare agli affari di domenica.<br />

135<br />

«Nel 1962, nel Massachussetts, un emendamento alle leggi domenicali allora esistenti permetteva agli osservatori<br />

del sabato di aprire i loro negozi <strong>la</strong> domenica. Tale emendamento fu approvato il 7 giugno 1962 con una maggioranza<br />

di 21 voti favorevoli contro 14 contrari. Su Pilote, giornale dell’arcivescovo cattolico, apparve subito un articolo che<br />

attaccava con veemenza i senatori che avevano votato l’emendamento. Il nome di questi senatori era stampato sul<br />

giornale, e si prometteva loro che non sarebbero stati dimenticati al momento delle elezioni. L’articolo diceva: “I<br />

senatori hanno ceduto a influssi che finiranno per distruggere l’osservanza del<strong>la</strong> domenica in favore di coloro -<br />

soprattutto ebrei ed avventisti - che tengono il loro culto in giorno di sabato”. Questo significa riconoscere che il<br />

motivo religioso era determinante. La domenica seguente, i cattolici che assistevano al<strong>la</strong> messa nel territorio di Boston<br />

furono esortati a mettersi in contatto con i senatori in questione, affinché rivedessero l’emendamento. Si dice che sia<br />

stato organizzato, nei confronti di quei senatori, un attacco di una tale violenza da renderlo pressoché insopportabile.<br />

Il lunedì mattina veniva votata <strong>la</strong> revisione dell’emendamento e, dopo una breve discussione, il decreto fu annul<strong>la</strong>to<br />

con 31 voti contro 8...<br />

618<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

leggi religiose, poiché in effetti sono leggi per <strong>la</strong> salute, per il benessere, per <strong>la</strong><br />

sicurezza, ed entrano in definitiva nel quadro delle funzioni dello Stato in vista del<br />

progresso di tutti. Lo Stato deve stabilire delle leggi per il benessere dei suoi<br />

cittadini». 136<br />

Si aggira così l’ostacolo del<strong>la</strong> incostituzionalità di una legge sul<strong>la</strong> domenica<br />

presentando<strong>la</strong> non sotto l’aspetto religioso (che potrebbe far credere a un connubio tra<br />

Chiesa e Stato), ma sotto quello civile, sebbene di fatto abbia poi in America <strong>la</strong> sua<br />

componente religiosa, essendo <strong>la</strong> domenica il giorno di riposo comune al<strong>la</strong><br />

maggioranza dei cittadini.<br />

«I1 29 maggio 1961 <strong>la</strong> Corte suprema degli Stati Uniti decideva che le leggi<br />

domenicali erano costituzionali». 137<br />

Le leggi domenicali continuano a progredire nel<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione.<br />

«Esse vengono presentate come offerenti ai cittadini del tempo libero per gli svaghi e<br />

<strong>la</strong> riflessione, lontano dal rumore e dall’agitazione delle attività commerciali... (Ora)<br />

queste leggi ottengono il sostegno dei commercianti dei centri urbani che desiderano<br />

eliminare <strong>la</strong> pericolosa concorrenza creata dalle grandi superfici commerciali di<br />

periferia. Sono spalleggiati dai sindacati che vogliono proteggere il riposo dei loro<br />

membri durante il week-end. Diversi importanti gruppi protestanti li sostengono<br />

ugualmente, e <strong>la</strong> Chiesa cattolica accorda loro il suo più energico contributo... La<br />

National Reform Association, alleata delle importanti società di temperanza,<br />

reinterpreta queste leggi del<strong>la</strong> domenica in un senso seco<strong>la</strong>re piuttosto che<br />

religioso. 138 Nel nuovo clima degli anni del dopoguerra queste leggi ottengono il<br />

sostegno completo del<strong>la</strong> Chiesa cattolica, dei sindacati e dei commercianti urbani, che<br />

spererebbero che <strong>la</strong> sparizione del<strong>la</strong> concorrenza domenicale ridia il via ai loro affari<br />

Il dr. Samuel Jarnes, segretario esecutivo del<strong>la</strong> Lega a favore del Giorno del Signore del New Jersey, scriveva un<br />

articolo intito<strong>la</strong>to “Mai <strong>la</strong> domenica” sul giornale Christianity Today del 26 ottobre 1962. Benché <strong>la</strong> sua<br />

organizzazione abbia messo in evidenza più d’una volta l’importanza del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione domenicale per proteggere il<br />

carattere sacro del<strong>la</strong> domenica, <strong>la</strong> prima frase del suo articolo era <strong>la</strong> seguente: “Bisognerebbe dire una volta per tutte<br />

che nel nostro paese le leggi sul<strong>la</strong> domenica non sono leggi religiose”. M.E. Loewen per mostrargli l’illogicità del<strong>la</strong><br />

sua dichiarazione gli scriveva: “Si afferma che le leggi sul<strong>la</strong> domenica non siano leggi religiose; ma, per quanto si<br />

cerchi di camuffarle, nul<strong>la</strong> potrà cancel<strong>la</strong>re il loro significato religioso. Sebbene Giacobbe abbia ricoperto le proprie<br />

braccia con pelli di pecora e abbia indossato gli abiti di Esaù, ciò non cambiò né <strong>la</strong> sua voce né il fatto che egli era il<br />

secondogenito; allo stesso modo nessun mascheramento civile potrà nascondere l’origine religiosa delle leggi sul<strong>la</strong><br />

domenica...”» M.E. Loewen, o.c., pp. 170,171,166.<br />

136<br />

E.D. Syne, o.c., p. 80.<br />

137<br />

M.E. Loewen, o.c., p. 165.<br />

138<br />

«I1 governatore del Mary<strong>la</strong>nd designò una commissione affinché esaminasse <strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong><br />

domenica. Fu annunciata una riunione aperta al pubblico con lo scopo di sentire il parere del<strong>la</strong> gente su questo<br />

argomento. Durante tutto il pomeriggio si tennero vari discorsi, alcuni a favore, altri contro le leggi sul<strong>la</strong> domenica.<br />

Al<strong>la</strong> fine il presidente si rivolse ai suoi colleghi e disse: “In tutto il pomeriggio non si è sentita che una so<strong>la</strong> obiezione<br />

alle leggi domenicali, e cioè che queste sono di carattere religioso. Se potessimo fare una legge sul<strong>la</strong> domenica che<br />

non fosse religiosa, non avremmo più difficoltà”. A quel punto un signore seduto in fondo al<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> si alzò e chiese il<br />

permesso di esprimere il suo parere in proposito. “Sono il reverendo Frank Brassington, pastore del<strong>la</strong> chiesa battista di<br />

Silver Spring. Signor Presidente, se ha bisogno di prove tratte dalle Sacre Scritture riguardo all’osservanza del sabato,<br />

le raccomando vivamente di andare a trovare i nostri amici Avventisti del 7° Giorno. Perché, vede, signor Presidente,<br />

lei può leggere <strong>la</strong> Bibbia dal principio al<strong>la</strong> fine e non troverà una so<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> che dichiari <strong>la</strong> domenica giorno sacro,<br />

come invece è detto del sabato. Ecco perché potete votare tutte le leggi domenicali che volete. La domenica non ha<br />

niente di sacro”» M.E. Loewen, o.c., p. 167.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 619


CAPITOLO XV<br />

e alle loro città moribonde... Molti americani pensano oggi che il carattere<br />

materialistico del<strong>la</strong> cultura li abbia condotti nel<strong>la</strong> stasi in cui si trovano attualmente.<br />

L’ondata crescente di crimini, <strong>la</strong> corruzione in seno al governo, l’insicurezza generale<br />

hanno fatto nascere l’aspirazione a una nuova vita religiosa che trasformerebbe tutta<br />

<strong>la</strong> nazione». 139<br />

Il rev. Charles A. P<strong>la</strong>tt ha dichiarato, in occasione del<strong>la</strong> 82 a riunione annuale<br />

dell’Alleanza per il giorno del Signore, che nei nuovi svaghi <strong>la</strong> domenica deve essere<br />

considerata come giorno “unico” che offre l’occasione a ognuno di sviluppare <strong>la</strong> sua<br />

esperienza spirituale. Aggiunge che l’Alleanza per il giorno del Signore deve<br />

al<strong>la</strong>rgare e approfondire il suo programma persuadendo le Chiese importanti, gli<br />

organi di stampa, i motel, a promuovere attivamente l’osservanza del<strong>la</strong> domenica a<br />

titolo di «servizio pubblico». 140<br />

Il pensiero cattolico sul significato del<strong>la</strong> domenica è ben espresso da J. Duval con<br />

queste parole: «I testi ufficiali del<strong>la</strong> Chiesa pubblicati in questi ultimi anni non<br />

cercano di dare una definizione delle opere permesse o proibite, ma tendono a<br />

restituire ai cristiani il vero senso del<strong>la</strong> domenica e di conseguenza il vero senso del<br />

riposo domenicale». 141<br />

Alle soglie del 2000 gli Stati Uniti, oltre alle preoccupazioni indicate sopra,<br />

assistono a un degrado morale senza precedenti causato da:<br />

- di<strong>la</strong>gare del<strong>la</strong> droga;<br />

- pornografia e promiscuità nelle re<strong>la</strong>zioni dei giovani con una incidenza rilevante di<br />

aborti, 142 e dei danni e drammi causati dall’AIDS;<br />

- crescita dell’omosessualità, dove l’America dei predicatori viene paragonata a<br />

Sodoma e Gomorra;<br />

- sgreto<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> famiglia in un Paese dove solo un matrimonio su due dura nel<br />

tempo;<br />

- corruzione e immoralità che si avvertono ad ogni livello;<br />

- crescita dell’ateismo conseguenza di una cultura umanistica e dell’insegnamento<br />

dell’evoluzionismo;<br />

a ciò si deve aggiungere che:<br />

- ogni anno il Paese subisce danni ingenti causati dal maltempo, da dissesti geologici<br />

ed ambientali.<br />

Per arginare questa situazione si auspica un risveglio spirituale che preveda:<br />

139<br />

Idem.<br />

140<br />

E.D. Syme, o.c., p. 81,<br />

141<br />

DUVAL J., La doctrine de l’Eglise sur le travail domenical et son évolution, in La Maison de Dieu, n. 83, 1965, p<br />

114.<br />

142<br />

«Negli Stati Uniti il dibattito sull’aborto ha origine nel 1973, con <strong>la</strong> sentenza del<strong>la</strong> Corte Suprema, nel<strong>la</strong> causa<br />

Roe-Wade, che rese lecito l’aborto su richiesta del<strong>la</strong> donna incinta (testo e commento accessibile in TOINET Marie<br />

France, La Cour suprème, les grands arrêts, Presses Universitaire de Nancy, 1989, p. 169 e seg.). Per i<br />

fondamentalisti questa sentenza vio<strong>la</strong> in modo esplicito i dettami più sacri del Cristianesimo, in partico<strong>la</strong>re il quinto<br />

comandamento “Non ammazzare”. Autorizzando questa vio<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> legge di Dio, le autorità dello Stato hanno<br />

posto se stesse al di fuori del<strong>la</strong> legge suprema, cosa che rende lecita <strong>la</strong> disobbedienza civile in nome dell’obbedienza a<br />

Cristo» G. Kepel, o.c., p. 140.<br />

620<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

- di iniziare le lezioni nelle scuole con <strong>la</strong> preghiera;<br />

- l’insegnamento del<strong>la</strong> religione nelle scuole;<br />

- una politica che rifletta e risvegli i valori dello spirito;<br />

- l’osservanza generale del “giorno del Signore” (<strong>la</strong> domenica) visto come una diga<br />

che argini lo straripamento del<strong>la</strong> fiumana di immoralità e di degenerazione e sia<br />

come condizione che ponga <strong>la</strong> nazione nel<strong>la</strong> situazione che possa essere benedetta<br />

da Dio e preservata dalle catastrofi naturali.<br />

Con l’inizio degli anni ‘80 a seguito del<strong>la</strong> creazione del<strong>la</strong> Moral Majority o nuova<br />

destra cristiana, con numerosi altri gruppi di pressione, anch’essi provenienti dal<br />

fondamentalismo evangelico, si iniziava una crociata di ricristianizzazione degli USA<br />

attraverso un’azione di influenza sulle decisioni politiche.<br />

Jerry Falwell, nel<strong>la</strong> prefazione del suo libro Listen America! – America, ascolta!<br />

scriveva: «Secondo recenti sondaggi, ci sono oggi in America più di 60 milioni di<br />

persone che si dichiarano cristiani born-again (nati di nuovo, rigenerati), altri 60<br />

milioni che si considerano favorevoli all’etica religiosa e ancora 50 milioni che<br />

desiderano vedere crescere i loro figli in una società morale... L’84% del popolo<br />

americano crede ancora nel<strong>la</strong> validità dei Dieci Comandamenti. Comunque, pur<br />

considerando queste statistiche, bisogna ammettere che noi, popolo americano,<br />

abbiamo permesso ad una minoranza di uomini e donne senza Dio di trascinare<br />

l’America sull’orlo dell’abisso... È ormai tempo che gli americani che credono al<strong>la</strong><br />

morale uniscano le loro forze per salvare <strong>la</strong> nostra amata nazione». 143<br />

Il proibizionismo, legalizzato dal 1919 fino al 1933, è stato possibile perché <strong>la</strong><br />

nazione attraversava un periodo di disorientamento e un risveglio sociale,<br />

caratterizzato da valori religiosi, ha giocato un ruolo importante. È stato quindi<br />

possibile grazie all’etica evangelica conservatrice e rigorista che ha influenzato il<br />

sistema americano.<br />

La crisi economica del 1929 ha messo in discussione le fondamenta dell’economia<br />

moderna e il suo progresso concepito solo nel<strong>la</strong> produzione industriale. Nel<strong>la</strong> visione<br />

fondamentalista: «La grande depressione era un segno del<strong>la</strong> punizione e del<strong>la</strong><br />

vendetta di Dio contro l’apostasia dell’America, e l’annuncio dell’imminente ritorno<br />

di Cristo». 144 «Questa capacità di iscrivere tutti gli avvenimenti del mondo in una<br />

successione di cause obbedienti ad un piano divino di cui essi - gli evangelici<br />

fondamentalisti - sarebbero gli interpreti per eccellenza permetterà loro di prendere lo<br />

spunto da qualunque genere di crisi vissuta dal<strong>la</strong> società americana fino ai giorni<br />

nostri per fare <strong>la</strong> diagnosi e proporre una terapia attraverso <strong>la</strong> redenzione». 145 Se a<br />

questa visione spiritualista si aggiunge il fenomeno carismatico, che oltre al par<strong>la</strong>re in<br />

lingue è portatore di guarigioni miracolose, <strong>la</strong> componente religiosa nel vivere<br />

quotidiano delle persone acquista un valore primario.<br />

«Per trovare un rimedio (alle cause indicate sopra, n.d.a.) non basta cercare <strong>la</strong><br />

salvezza individuale, bisogna anche salvare l’America. Con questo tipo di<br />

143 FALWELL Jerry, Listen America!, ed. Doubleday, New York 1980, p. XI.<br />

144 J. Hunter, o.c., p. 39; cit. G. Kepel, o.c., p. 128.<br />

145 G. Kepel, idem, pp. 128,129.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 621


CAPITOLO XV<br />

movimento, negli Stati Uniti emerge una nuova cultura politico-religiosa: essa prende<br />

dal<strong>la</strong> tradizione fondamentalista del dopoguerra l’interesse per le questioni politiche,<br />

ma vuole conquistare <strong>la</strong> politica partendo dal<strong>la</strong> morale individuale, che nel<strong>la</strong> società<br />

<strong>la</strong>ica è in pericolo, e non più partendo dall’opposizione al comunismo, come avveniva<br />

all’epoca del<strong>la</strong> guerra fredda. Del<strong>la</strong> tradizione evangelica degli anni Cinquanta e<br />

Sessanta essa conserva le forme di mobilitazione di massa e le strutture di<br />

risocializzazione, facendo però superare loro <strong>la</strong> fase del<strong>la</strong> costituzione di comunità<br />

infrapolitiche e veri credenti per <strong>la</strong>nciarle all’assalto del Campidoglio». 146<br />

«Il successo di Ronald Reagan nel 1980, e poi nel 1984, è stato rivendicato dai<br />

movimenti fondamentalisti del<strong>la</strong> “nuova destra cristiana” (Moral Majority, Christian<br />

Voice, Religious Roundtable, ecc.) che hanno attribuito <strong>la</strong> schiacciante vittoria del<br />

candidato del Partito repubblicano al fatto di avere saputo mobilitare in massa, e per<br />

<strong>la</strong> prima volta, da due a quattro milioni di evangelici che di solito non si interessavano<br />

di politica. ... Rispetto alle elezioni precedenti, nel 1980 <strong>la</strong> partecipazione elettorale<br />

aumenta tra essi in modo considerevole, passando dal 61,1% al 77% tra gli evangelici<br />

bianchi degli Stati sudisti e dal 60,8% al 74,6% nel resto del Paese, mentre <strong>la</strong><br />

partecipazione dei non evangelici è stabile o in ribasso... Questo fenomeno di<br />

rinascita politica dell’evangelismo americano, a partire del<strong>la</strong> seconda metà degli anni<br />

Settanta, presenta vari aspetti: se indica senza dubbio una nuova teologia, esprime<br />

allo stesso tempo delle preoccupazioni sociali che corrispondono al nuovo tipo di<br />

inserimento degli evangelici nel<strong>la</strong> società globale». 147<br />

L’impegno politico dei fondamentalisti è anche una reazione all’“umanesimo<br />

<strong>la</strong>ico” che sembrava trionfasse senza difficoltà non solo perché capace di insegnare e<br />

diffondere i propri valori, ma anche di attribuire a loro forza di legge. Dagli anni<br />

Settanta questa prassi viene recepita dai fondamentalisti come un’ingerenza<br />

minacciosa che <strong>diventa</strong> causa di risveglio politico.<br />

In occasione di un incontro per sostenere <strong>la</strong> candidatura di R. Reagan, un<br />

fondamentalista politico, Gary North, presente, scriveva: «C’erano dirigenti<br />

fondamentalisti religiosi del<strong>la</strong> nazione... che dicevano al<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> che il 1980 sarebbe<br />

stato solo l’inizio, che i precetti del<strong>la</strong> Bibbia avrebbero potuto <strong>diventa</strong>re <strong>la</strong> Legge del<br />

paese. Era uno spettacolo stupefacente: migliaia di cristiani, pastori compresi, che per<br />

tutta <strong>la</strong> loro vita avevano creduto al ritorno imminente di Cristo, al<strong>la</strong> crescita delle<br />

forze di Satana e all’inevitabile sconfitta del<strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> conversione del mondo,<br />

acc<strong>la</strong>mavano ormai altri pastori che avevano anch’essi creduto per tutta <strong>la</strong> vita a<br />

questa dottrina del<strong>la</strong> sconfitta terrena, ma che ora annunciavano prossima <strong>la</strong> vittoria<br />

sul<strong>la</strong> terra...». 148<br />

Un dato rive<strong>la</strong>nte, motivo di riflessione nel<strong>la</strong> prospettiva del futuro, di questa<br />

situazione è che, se nel passato gli evangelici fondamentalisti facevano parte del<strong>la</strong><br />

c<strong>la</strong>sse sociale a basso indice di sco<strong>la</strong>rità ed il reddito era basso o medio inferiore e<br />

146<br />

Idem, p. 140.<br />

147<br />

Idem, pp. 142,143.<br />

148<br />

GARY North, Christian Reconstruction, Pamphlet pubblicato dall’Istitute for Christian Economics; cit. idem, p.<br />

145.<br />

622<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

dediti ai <strong>la</strong>vori manuali, l’accesso all’istruzione dei giovani evangelici è progredito<br />

sensibilmente negli anni Settanta ha raggiunto per gli studi universitari il 23% rispetto<br />

al 7% del 1960. Nessun gruppo religioso ha avuto questo sviluppo nello stesso<br />

periodo. Inoltre <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione evangelica fondamentalista è quel<strong>la</strong> che ha <strong>la</strong><br />

percentuale più alta di popo<strong>la</strong>zione medio-giovane, al contrario dei protestanti<br />

liberali. Nel 1978,79 il 54% a livello nazionale avevano una età tra i 18 e 50 anni; nel<br />

1984 solo il 17% superare i 65 anni. Un impegno considerevole è profuso per formare<br />

i giovani ad occupare posti nel campo delle telecomunicazioni delle reti generali<br />

nazionali, sia pubbliche sia commerciali.<br />

«Tra tutti i movimenti di riaffermazione del religioso che si sono affacciati nel<br />

mondo, sul<strong>la</strong> scena politica, a partire dal<strong>la</strong> metà degli anni Sessanta, evangelici e<br />

fondamentalisti occupano una posizione singo<strong>la</strong>re e al tempo stesso un ruolo<br />

centrale». 149<br />

Le cause che porteranno all’imposizione del<strong>la</strong> domenica saranno socio-politiche o<br />

morali-religiose? È difficile stabilirlo. Forse tutti questi fattori ne sono coinvolti.<br />

L’Apocalisse dice che il marchio distintivo del papato sarà imposto e chi rivendicherà<br />

<strong>la</strong> fedeltà a Dio sarà privato di ogni diritto e considerato cittadino pericoloso.<br />

I1 cardinale Cushing dichiarava: «I cattolici degli Stati Uniti credono, come lo<br />

credo anch’io, che <strong>la</strong> so<strong>la</strong> cosa che possa salvare l’America <strong>la</strong>tina, anche nelle<br />

re<strong>la</strong>zioni con il nostro paese, è <strong>la</strong> religione cattolica. È il solo legame che tutti<br />

condividono... Alcune sette non cattoliche, come i testimoni di Geova, gli Avventisti<br />

del 7 o Giorno e altri estremisti, fanno un male incalco<strong>la</strong>bile distruggendo <strong>la</strong> fede del<strong>la</strong><br />

povera gente. Essi non fanno che aprire <strong>la</strong> strada all’esercito dei comunisti». 150<br />

Una ulteriore indicazione del<strong>la</strong> volontà dei cristiani ad operare per una legge sul<strong>la</strong><br />

domenica è in re<strong>la</strong>zione col Concilio delle Chiese del Massachusetts e stampata a<br />

Boston nel gennaio 1993. Gli articoli erano scritti sotto il titolo LE LEGGI SULLA<br />

CHIUSURA DELLA DOMENICA RIVEDUTE, Uno Studio Biblico Etico e Sociologico sul Giorno<br />

di Riposo Comune.<br />

G.E. Reid riporta che <strong>la</strong> dottoressa Barbara Darling-Smith ha scritto una serie di<br />

articoli dal tema: «Il significato del riposo sabbatico (leggi domenica o giorno di<br />

riposo) nel mondo del commercio». «I benefici del sabato (leggi domenica o giorno<br />

di riposo) sugli esseri umani e sull’ambiente sono troppo preziosi per essere <strong>la</strong>sciati al<br />

mercato, al tipo di <strong>la</strong>voro, o alle buone maniere di un datore di <strong>la</strong>voro. Come le<br />

assenze dal <strong>la</strong>voro per motivi familiari sono sostenute da leggi per impedire lo<br />

sfruttamento dei <strong>la</strong>voratori, così deve essere anche per il sabato (leggi domenica o<br />

giorno di riposo)».<br />

Per quelli che non osservano <strong>la</strong> domenica come mussulmani, ebrei, avventisti,<br />

David M. Barney del<strong>la</strong> Chiesa Episcopale del<strong>la</strong> Trinità nel<strong>la</strong> città di Concord,<br />

Massachusett, scrive in un articolo il punto di vista di una parrocchia: «Facendo due<br />

considerazioni, i diritti delle minoranze e il comandamento di osservare il sabato<br />

149 G. Kepel, idem, p. 159.<br />

150 CUSHING, Sign, rivista cattolica, ottobre 1961, p. 73; cit. M.E. Loewen, o.c., p. 171.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 623


CAPITOLO XV<br />

(leggi domenica o giorno di riposo), su che cosa basiamo una legge sull’osservanza<br />

del<strong>la</strong> domenica?». La sua risposta è: «In America <strong>la</strong> domenica rimane il nostro giorno<br />

di riposo comune in mancanza di ogni altra alternativa. Naturalmente ciò è condiviso<br />

dal<strong>la</strong> maggioranza dei cristiani, anche altre comunità religiose e non si sono adattate<br />

più o meno felicemente. Non posso immaginare di avere due o più giorni in cui le<br />

leggi sui giorni di riposo siano applicate. Siccome dobbiamo scegliere un giorno,<br />

allora non vedo nessuna alternativa al<strong>la</strong> domenica.<br />

I benefici dei <strong>la</strong>voratori e del<strong>la</strong> comunità sono molto più rilevanti sui profitti<br />

finanziari. In nome del<strong>la</strong> giustizia, mettiamo un limite alle richieste fatte ai<br />

<strong>la</strong>voratori».<br />

Il dr. Ruy Costa del Consiglio delle Chiese ha detto: «Soltanto con una visione<br />

nuova e con uno sforzo a livello popo<strong>la</strong>re per tutta <strong>la</strong> nazione e con <strong>la</strong> volontà politica<br />

in difesa delle legge sul<strong>la</strong> domenica, sarà difeso il giorno comune di riposo nel<strong>la</strong><br />

nostra Nazione per poterci preservare contro l’incertezza a difesa delle leggi correnti<br />

sull’osservanza del<strong>la</strong> domenica». 151<br />

«La Chiesa romana ha del prodigioso per <strong>la</strong> sua abilità e per <strong>la</strong> sua sottigliezza.<br />

Essa ha il dono di leggere l’avvenire. Vedendo le Chiese protestanti renderle omaggio<br />

nell’accettare il suo falso sabato 152 e nel tentare di imporlo con gli stessi mezzi da essa<br />

usati, può tranquil<strong>la</strong>mente aspettare <strong>la</strong> sua ora. Coloro che rigettano <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong><br />

verità ricorreranno all’aiuto di questa potenza cosiddetta infallibile per sostenere una<br />

istituzione da essa stabilita. Con quanta rapidità correrà in aiuto dei protestanti non è<br />

difficile presagirlo. Del resto, chi meglio dei dirigenti papali conosce il modo di<br />

procedere nei confronti di coloro che disubbidiscono al<strong>la</strong> Chiesa?». 153<br />

Conseguenze<br />

Lo sviluppo delle leggi sull’obbligatorietà del<strong>la</strong> domenica minacceranno <strong>la</strong> libertà<br />

religiosa e di fatto modificheranno i diritti costituzionali. 154<br />

151<br />

Cit. da G. E. Reid, o.c., p. 87.<br />

152<br />

Papa Giovanni XXIII, Enciclica Mater et Magistra, scriveva: «La Chiesa non ha mai dimenticato di sottolineare<br />

l’importanza del III comandamento: “Ricordati del giorno del sabato per santificarlo”» (Sic!).<br />

153<br />

E. White, o.c., p. 422.<br />

154<br />

Riportiamo quanto ha detto il collega R. Rizzo nel suo seminario tenuto a Firenze, agosto 1996: «Perché quel<br />

quadro si realizzi sarà necessario:<br />

1. Che gli USA eliminino uno tra i caratteri a loro peculiari da sempre: <strong>la</strong> separazione tra <strong>la</strong> chiesa e lo stato; e che<br />

rinneghino tutta una <strong>storia</strong> orgogliosa di libertà religiosa che ha permesso il libero sviluppo del maggior numero di<br />

confessioni religiose nello spazio e nel tempo.<br />

2. Che accettino di rinunciare a ciò che fa il loro orgoglio: <strong>la</strong> struttura profondamente democratica dello stato di cui<br />

destra e sinistra vanno da sempre fieri.<br />

3. Che gli USA accettino uno stato che interferisca nelle libertà individuali: uno tra i valori più peculiari al mondo<br />

anglosassone.<br />

4. Che una democrazia come quel<strong>la</strong> nord americana che, al pari delle democrazie europee, si fonda sul<strong>la</strong> triplice<br />

divisione e autonomia dei poteri (Legis<strong>la</strong>tivo, Esecutivo, Giudiziario), si frantumi per <strong>la</strong>sciare il posto ad un unico<br />

potere, in parole povere a ritornare alle monarchie teocratiche dell’antichità.<br />

624<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Il dr. Nussbaum, che si è occupato per numerosi anni del<strong>la</strong> libertà religiosa nel<br />

mondo, in una sua conferenza tenuta a Parigi, diversi anni fa diceva, a proposito di<br />

ciò che stiamo considerando: «Le Chiese protestanti degli Stati Uniti hanno pronte<br />

delle leggi, queste leggi si trovano di già al<strong>la</strong> Camera dei Rappresentanti; esse sono<br />

talmente inique che non si è ancora trovata una maggioranza per votarle». 155<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> legge domenicale sarà imposta, l’autorità del papa sarà innalzata al di<br />

sopra di quel<strong>la</strong> di Dio, si renderà omaggio a Roma e al<strong>la</strong> potenza che imporrà il segno<br />

dell’autorità di Roma e ciò corrisponderà ad adorare <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> sua immagine.<br />

Sarà un tempo di distretta e di difficoltà: i figli di Dio non potranno né comprare<br />

né vendere, «questa lotta suprema non è per <strong>la</strong> sposa di Cristo un castigo, ma un<br />

tempo di purificazione destinato a pulir<strong>la</strong> perfettamente da tutte le scorie che<br />

potrebbero esserle ancora attaccate». 156 Ma poiché <strong>la</strong> vittoria è certa, Giovanni vede il<br />

trionfo dei fedeli. Riprende quanto aveva già detto prima sui 144.000 che, rifiutando<br />

il marchio del<strong>la</strong> bestia, sono stati sigil<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> grazia di Dio e sono vincitori sul<br />

Monte Sion con l’Agnello.<br />

La vittoria di Roma e il successo del falso profeta saranno di corta durata. Allora<br />

<strong>la</strong> fine sarà prossima.<br />

Come abbiamo detto, sebbene non siamo in grado di sapere ed immaginare come<br />

ciò avverrà, riteniamo però che possiamo dire: sul piano tecnico è già ora possibile<br />

impedire a delle persone ogni transazione commerciale. Con il numero fiscale di ogni<br />

persona le autorità sono nelle condizioni di conoscere ogni movimento finanziario.<br />

Ogni conto bancario potrebbe essere bloccato. Però in una realtà come quel<strong>la</strong> del<br />

mondo occidentale, società di diritto, riteniamo allo stato attuale delle cose che sia<br />

impossibile promulgare una simile legge illegale e discriminatoria sul piano<br />

giuridico. Una simile legge solleverebbe numerose e consistenti proteste. Ma come <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> ci documenta, anche in un passato recente: nell’estate del ‘39 le spiagge erano<br />

gremite di persone che in vacanza prendevano il sole e facevano i bagni e nessuno<br />

supponeva che si era al<strong>la</strong> vigilia del<strong>la</strong> seconda guerra mondiale; nessuno avrebbe<br />

immaginato che delle leggi di sterminio sistematico venissero promulgate nel Paese<br />

più civile e progredito del mondo; che Hitler avrebbe potuto compiere l’eccidio del<br />

popolo ebraico, sostenuto dalle menti più stimate del<strong>la</strong> Germania. Al<strong>la</strong> fine degli anni<br />

‘80 nessuno avrebbe immaginato il crollo, in alcuni giorni, dell’impero sovietico.<br />

Nessuno avrebbe immaginato che negli anni ‘90 si sarebbe assistito, nel cuore<br />

dell’Europa, all’eccidio di popo<strong>la</strong>zioni serbe, bosniache, croate. Ciò che allo stato<br />

presente può sembrare impensabile, a causa del<strong>la</strong> stupidità o meglio del<strong>la</strong> malvagità<br />

umana, che non ha limiti - il peggio è sempre, purtroppo, possibile – nel futuro<br />

avremo <strong>la</strong> realizzazione di questa pagine del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione..<br />

Riteniamo opportuno ricordare le riflessioni di I. Newton il quale metteva in<br />

re<strong>la</strong>zione il sigillo di Dio al quale si contrappone il marchio con quanto veniva fatto<br />

5. Che l’intero pianeta così intimamente diviso (le dieci dita del<strong>la</strong> statua) diventi unito nel<strong>la</strong> sudditanza ad un unico<br />

potere».<br />

155 NUSSBAUM T., Causerie sur l’Apocalypse, vol. II, Paris, p. 41.<br />

156 AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 342.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 625


CAPITOLO XV<br />

in Israele in occasione del rito del<strong>la</strong> purificazione del santuario, conseguenza<br />

dell’espiazione, che nell’insegnamento del<strong>la</strong> Bibbia corrisponde, come abbiamo<br />

proposto nei nostri capitoli XI e XII, all’opera di giudizio che è iniziata nel santuario<br />

celeste dal<strong>la</strong> metà del secolo scorso, <strong>la</strong> cui conclusione è quel<strong>la</strong> di indicare coloro che<br />

erediteranno il regno di Dio e coloro che liberamente lo hanno rifiutato. «Questo<br />

sigil<strong>la</strong>mento allude al<strong>la</strong> tradizione degli ebrei, secondo cui nel giorno dell’espiazione<br />

tutto il popolo di Israele veniva segnato definitivamente nel libro del<strong>la</strong> vita o in quello<br />

del<strong>la</strong> morte. 157 Perché gli ebrei nel loro Talmud ci dicono che il settimo mese<br />

dell’anno sacro tre libri sono aperti in giudizio, il libro del<strong>la</strong> vita, nel quale vengono<br />

scritti i nomi di quelli che sono perfettamente giusti; il libro del<strong>la</strong> morte, nel quale<br />

vengono scritti i nomi di quelli che sono atei o molto cattivi; e un terzo libro è quello<br />

in cui il giudizio viene sospeso fino al giorno dell’espiazione, e quei nomi non<br />

vengono scritti né nel libro del<strong>la</strong> vita né in quello del<strong>la</strong> morte prima di quel giorno. I<br />

primi dieci giorni di questo mese sono chiamati giorni di penitenza; e in tutti quei<br />

giorni che trascorrono veloci si prega molto, e si è molto devoti; nel decimo giorno i<br />

loro peccati possono essere rimessi e i loro nomi possono essere scritti nel libro del<strong>la</strong><br />

vita; quel giorno è perciò chiamato giorno di espiazione. E in quel decimo giorno,<br />

ritornando a casa dalle sinagoghe, essi dicono l’uno all’altro, “Dio il Creatore ti sigilli<br />

un buon anno”. Perché essi concepiscono che i libri sono ora sigil<strong>la</strong>ti e che <strong>la</strong><br />

sentenza di Dio rimane inalterata da quel momento fino al<strong>la</strong> fine dell’anno. La stessa<br />

cosa è insegnata dai due capri, che annualmente sono posti di fronte al sommo<br />

sacerdote nel giorno dell’espiazione, uno è per Dio e l’altro è per Azazel; quello<br />

destinato all’Eterno indicava che il popolo era sigil<strong>la</strong>to con il nome di Dio sulle loro<br />

fronti; e quello per Azazel, che era inviato nel deserto, rappresentava quelli che<br />

ricevono il marchio e il nome del<strong>la</strong> bestia, e veniva abbandonato nel deserto con <strong>la</strong><br />

grande prostituta». 158<br />

Anche N.H. Young giunge alle stesse conclusioni rifacendosi agli insegnamenti<br />

ebraici. «C’è una possibilità che secondo <strong>la</strong> dicotomia di Giovanni, tra quelli che<br />

hanno il marchio del<strong>la</strong> bestia e quelli che lo hanno rifiutato (e hanno il sigillo di Dio),<br />

tra quelli di Satana e quelli di Cristo, tra quelli che si trovano nel libro del<strong>la</strong> Vita e<br />

quelli che sono nel libro del<strong>la</strong> Condanna, ci sia di nuovo l’immagine dei due destini di<br />

Levitico XVI. Questo tipo di esegesi si trova in Filone e in Origene e, in una<br />

apocalittica chiave, in Qumran. In un documento dell’inizio del secondo secolo, che<br />

può avere <strong>la</strong> sua origine nei circoli esseni nell’Apocalisse di Abrahamo, troviamo<br />

l’immagine nuovamente usata, e in una forma apocalittica simile a 1 Enoc». 159<br />

Il numero del nome del<strong>la</strong> bestia: “666”<br />

157<br />

BUXTORF Johann, in Synagoga Judaica, Basilea, 1680, col. 18,21.<br />

158<br />

WHITLA William, Sir Isaac NEWTON’S Daniel and the Apocalypse, London 1922, pp. 315,316.<br />

159<br />

YOUNG N.H., The Impact of the Jewish Day of Atonement upon the Thought of the New Testament, ed. Ph.<br />

Dthesis, Manchester 1973, p. 363.<br />

626<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

«Chi ha intendimento conti il numero del<strong>la</strong> bestia,<br />

perché è un numero d’uomo e il suo numero è 666». 160<br />

«Arithmos gar tou anthropou estin - letteralmente: poiché è una cifra dell’uomo.<br />

Può avere questi significati: “è una cifra umana” o “è una cifra di un uomo”. La prima<br />

traduzione è preferibile, poiché questa visione identifica il mostro del mare, che è<br />

manifestato come potenza politico-religiosa piuttosto che individuale». 161<br />

Ricordiamo, <strong>la</strong> bestia non rappresenta mai una persona, ma un sistema, un potere, una<br />

dinastia. Essa però può anche rappresentare, in un momento specifico del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, una<br />

persona che incarni, esprima il sistema, il potere che rappresenta. In questo caso, <strong>la</strong><br />

seconda traduzione indicherebbe <strong>la</strong> persona rappresentante l’uomo del peccato, <strong>la</strong><br />

bestia. Nome di persona, non come individuo, ma come espressione di una autorità,<br />

istituzione. Il numero del suo nome non si riferisce al nome e cognome anagrafico di<br />

una persona, 162 come qualcuno ha cercato di fare, ma corrisponde sempre a quello del<br />

sistema, del potere che incarna e/o pretende di rappresentare.<br />

Esattezza del numero<br />

«Questo numero si trova in tutti i manoscritti esatti e antichi, ed è attestato da tutti<br />

coloro che hanno visto Giovanni a faccia a faccia». 163<br />

Forma letteraria<br />

«Un’arte praticata soprattutto agli ebrei... s’applicava a rappresentare un nome<br />

con un numero uguale al<strong>la</strong> somma delle lettere». 164 Questo metodo era conosciuto<br />

però anche sia presso i Greci che presso i Latini sotto il nome di ghematria. Né gli<br />

Ebrei, né i Greci, né i Latini avevano i numeri con segni diversi dalle lettere<br />

dell’alfabeto. 165 Addizionando le lettere dell’alfabeto, secondo il loro valore<br />

numerico, si arrivava a un totale che indicava il nome. Se ne sono trovati degli esempi<br />

presso i grafici di Pompei. Un innamorato scriveva: «Amo colei il cui nome è 545»,<br />

un altro diceva: «Amerimnos serba un buon ricordo del<strong>la</strong> sua diletta Armonia (nome<br />

convenzionale), 45 è il numero del suo bel nome». 166<br />

160<br />

Apocalisse 13:17.<br />

161<br />

W. Johnsson, o.c., p. 25.<br />

162<br />

Numerose sono le persone alle quali è stato attribuito il 666. La persona a cui correntemente si attribuisce questo<br />

numero è l’imperatore Nerone. Zahn T. fa notare che «... l’interpretazione del numero 666 in forma ebraica ... del<br />

nome di Nerone... è estremamente improbabile. L’Apocalisse era scritta per i cristiani greci, e non sarebbe stata<br />

necessaria <strong>la</strong> traduzione in numeri di un nome ebraico...» ZAHN Theodor von, Introduction to the New Testament,<br />

Edimburg 1909, p. 443.<br />

163<br />

GODET Frédéric, Commentaire Evangile de S. Jean, t. I, Neuchâtel l881, p. 60. Scriveva Ireneo: «Coloro che<br />

hanno visto Giovanni con i loro propri occhi attestano... che <strong>la</strong> cifra del nome del<strong>la</strong> bestia contato al<strong>la</strong> maniera dei<br />

greci è 666» Contro gli Eretici, V,30:1. «La variante 616, Ireneo <strong>la</strong> menziona per rigettar<strong>la</strong>» Loisy, p. 260.<br />

164<br />

L. Bonnet, o.c., p. 407.<br />

165<br />

La numerazione con le lettere dell’alfabeto fece parte del sistema aritmetico di tutte le nazioni del mondo finché<br />

vennero gli Arabi.<br />

166<br />

BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 98.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 627


CAPITOLO XV<br />

Spiegazione del numero 666<br />

De Morgan Augustus nel<strong>la</strong> sua opera A Budget of Paradoxes, pubblicata a Londra<br />

nel 1872 con una seconda edizione nel 1915, presenta più di cento interpretazione di<br />

questo numero.<br />

Ireneo, discepolo di Policarpo, che era stato a sua volta discepolo di Giovanni,<br />

diceva: «Se questo nome del<strong>la</strong> bestia avesse dovuto essere apertamente esposto al suo<br />

tempo, colui che ebbe le visioni apocalittiche (Giovanni) lo avrebbe fatto<br />

conoscere». 167<br />

Già questo è un indizio che ci dovrebbe portare a capire che Giovanni non pensava<br />

a qualche personaggio o potere del suo tempo.<br />

Si è pensato, e questo è anche il parere di F. Godet, a tre lettere maiuscole<br />

dell’alfabeto. La prima del<strong>la</strong> quali vale 600, <strong>la</strong> seconda 60 e <strong>la</strong> terza 6. Ora <strong>la</strong> prima di<br />

queste lettere è <strong>la</strong> X del nome greco di Cristo. La terza lettera C, <strong>la</strong> prima del nome<br />

<strong>la</strong>tino Cristo; tra queste due lettere si insinua una lettera <strong>la</strong> cui pronuncia assomiglia al<br />

simbolo del serpente. L’idea sarebbe quindi che il serpente (usando un’espressione di<br />

Paolo, l’uomo del peccato) si insinua nell’opera del Cristo.<br />

Nel<strong>la</strong> Genesi il numero 6 indica <strong>la</strong> creazione senza il riposo di Dio, 168 <strong>la</strong> creazione<br />

imperfetta; il numero 7 indica <strong>la</strong> perfezione. Se il triplo di sette indica il massimo<br />

del<strong>la</strong> perfezione, il triplo di sei indica il massimo dell’imperfezione anche se vicino<br />

al<strong>la</strong> perfezione. Il potere spirituale di Roma nel suo fasto, nel<strong>la</strong> sua universalità, nelle<br />

sue suggestioni è certamente ciò che sul<strong>la</strong> terra più evoca <strong>la</strong> maestà di Dio, pur<br />

essendone <strong>la</strong> sua massima caricatura. 169<br />

Sei «è <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> creazione senza il completamento del<strong>la</strong> benedizione divina e<br />

del riposo sabbatico (dove si ha <strong>la</strong> benedizione del dialogo nell’adorazione). È l’uomo<br />

che arriva al termine dell’evoluzione dove il fine si ferma a se stesso e rifiuta di<br />

considerare Dio come il suo scopo supremo perché egli si divinizza». 170<br />

«Il numero 6 è il simbolo dell’imperfezione e come tale è il numero dell’uomo che<br />

non è perfetto. L’uomo mancante e difettoso non potrà mai, con le sue forze, arrivare<br />

al<strong>la</strong> perfezione... Il numero 666 è un numero triplo e rappresenta <strong>la</strong> massima<br />

espressione dell’uomo imperfetto nel suo triplice aspetto di uomo senza timore di<br />

Dio, senza dipendenza da Lui, senza comunione con Lui...». 171<br />

167<br />

Ireneo, o.c., libro IV; cit. da Eusebio, Storia Ecclesiastica, III, 18.<br />

168<br />

Genesi 2:1-3.<br />

169<br />

«Essendo 7 l’emblema di una divina totalità, l’essenza divina espressa in cifre sarebbe rappresentata da 777,<br />

quindi <strong>la</strong> cifra 666 sarebbe l’espressione di una aspirazione intensa, ma impotente, al<strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> forza<br />

divina» F. Godet; cit. da A. Reymond, o.c., p. 357. «666... suggerisce una parodia del<strong>la</strong> perfezione: imperfezione su<br />

imperfezione, malgrado le mostruose pretese del<strong>la</strong> bestia» W. Johnsson, o.c., p. 25.<br />

170<br />

LECERF A., Le nom de <strong>la</strong> bête, in Le Christianisme au XX Siècle, 3 settembre 1942; cit. Ch. Brütsch, o.c., p. 232.<br />

171 a<br />

BIAGIO Giuseppe di, Il colosso mondiale con piedi d’argil<strong>la</strong>, 2 ed., Roma 1970.<br />

628<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

«Una moderna definizione del numero 666 rafforza il concetto del marchio del<strong>la</strong><br />

bestia come personaggio evoluto. Essa è suggerita da Beatrice Neall 172 e accredita<br />

alcune sue idee a Hermas Hoeksema e a Hans LaRondelle: “Sei è legittimato quando<br />

porta a sette; esso rappresenta l’uomo nel<strong>la</strong> prima notte del<strong>la</strong> sua esistenza che entra<br />

nel<strong>la</strong> celebrazione del potere creativo di Dio. La gloria del<strong>la</strong> creatura è giusta se porta<br />

al<strong>la</strong> gloria di Dio. 666, sempre, rappresenta il rifiuto dell’uomo di procedere verso il<br />

sette, di dare gloria a Dio come Creatore e Redentore. Esso rappresenta l’uomo fissato<br />

a se stesso, l’uomo che cerca <strong>la</strong> gloria in se stesso e nelle sue proprie creazioni. Essa<br />

par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> creazione e di tutto il potere creativo senza Dio... <strong>la</strong> pratica<br />

dell’assenza di Dio. Esso dimostra che un uomo non rigenerato è persistentemente<br />

malvagio. Le bestie di Apocalisse XIII rappresentano l’uomo che esercita <strong>la</strong> sua<br />

sovranità lontano da Dio, l’uomo conformato all’immagine del<strong>la</strong> bestia piuttosto che<br />

all’immagine di Dio. L’uomo lontano da Dio <strong>diventa</strong> bestiale, demoniaco... Il<br />

marchio del<strong>la</strong> bestia quindi è un rifiuto del<strong>la</strong> sovranità di Dio... il principio del sabato<br />

è designato per incoraggiare l’uomo a cercare <strong>la</strong> sua dignità non in se stesso o nel<strong>la</strong><br />

natura, ma nel<strong>la</strong> comunione con Dio e nel<strong>la</strong> partecipazione al riposo di Dio. È il<br />

sabato che, tra <strong>la</strong> creatura e il Creatore, rive<strong>la</strong> chi merita adorazione e colui al quale<br />

non è dovuta. È il sabato che dimostra <strong>la</strong> sovranità di Dio e <strong>la</strong> dipendenza dell’uomo.<br />

Il 666, per contro, è il simbolo dell’adorazione del<strong>la</strong> creatura piuttosto che del<br />

creatore”». 173<br />

«Nel<strong>la</strong> tradizione biblica il numero 6 è riferito all’uomo creato nel sesto giorno,<br />

l’uomo che non è ancora entrato nel<strong>la</strong> comunione religiosa con Dio, l’uomo senza<br />

Dio. Il numero 6 simboleggia l’orgoglio umano che non tiene conto di Dio. Il numero<br />

6 è ripetuto tre volte, e questo ritmo di tre accresce ancora l’intenzione di usurpazione<br />

delle dignità divina. Poiché tre è il numero di Dio. Ripetere tre volte il numero 6 è<br />

elevare l’uomo al livello del Dio “tre volte santo” (Isaia VI:3; Apocalisse IV:3)». 174<br />

Identificazione<br />

172<br />

NEALL Beatrice, The Concept of Character in the Apocalypse with Implications for Caracter Education,<br />

Washington D.C. 1983, pp. 153-155.<br />

173<br />

MAXWELL C. Mervyn, The Mark of the Beast, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, ed. Franc B.<br />

Holbrook, Silver Spring, MD 20904, 1992, nota pp. 118,119.<br />

«È vero che il 7, come il 10, descrive <strong>la</strong> perfezione delle cose di Dio, del bene, non del male. Ma Satana tenta<br />

sempre di imitare il Signore, quindi alle sette corna dell’Agnello (Apocalisse 5:6), vuol contrapporre sette teste e dieci<br />

corna, le quali se non perfette per <strong>la</strong> loro natura e durata, lo sono almeno per il loro numero. “E Dio lo permette, dice<br />

de Rougemont, per mostrare, col<strong>la</strong> distruzione dell’ultimo di questi Imperi, <strong>la</strong> perfetta e definitiva distruzione del suo<br />

nemico”. Ma si osservi che Satana non riesce. Come dal 10 cade nell’11, con l’undicesimo corno (Daniele 7), così dal<br />

7 cade nell’8, con l’ottavo re. “Le sette teste, dice Auberlen, sono <strong>la</strong> caricatura dei sette spiriti di Dio. L’incontro del 7<br />

e del 10 nel Diavolo e negli Imperi terreni dà a conoscere <strong>la</strong> lotta che li travaglia. Non hanno diritto a quelle cifre.<br />

Dapprima un ottavo re si aggiunge ai sette. Poi le vere cifre delle potenze terrene sono 6 e 8. Mirano al 7 senza<br />

toccarlo mai”. E de Rougemont aggiunge: “Sei è <strong>la</strong> cifra del male che aspira insolentemente a sette senza poterlo<br />

raggiungere. E <strong>la</strong> triplice ripetizione di 6, cioè 666, è il nome del<strong>la</strong> Bestia del mare”. Così 8 è tra il 7 e il 9 simboli di<br />

perfezione divina. E 11 e tra 10 e 12, simboli anch’essi di pienezza nell’opera del Signore. Satana non può uguagliare<br />

Iddio, è sempre al di qua o al di là. Perciò l’opera sua perirà» O. Cocorda, o.c., pp. 21,22.<br />

174<br />

J. Doukhan, o.c., pp. 162.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 629


CAPITOLO XV<br />

Ch. Brütsch così sintetizza alcuni tentativi di identificazione: Ireneo proponeva<br />

Titano, uno dei nomi di Apollo; Andrea di Cesarea con <strong>la</strong>mptùetes in greco o<br />

Benedictus in <strong>la</strong>tino; Primasio con Antemos, Aprigius con DICLUX (in re<strong>la</strong>zione con<br />

Diocleaziano); Bruston con Nimrod; Couchoud con Attei, dio Attis. Si è preso questo<br />

numero attribuendolo a delle persone fisiche, Bossuet ha pensato a Giuliano<br />

l’Apostata, si è proposto Gianserico, Atti<strong>la</strong>, Maometto, Bonifacio VIII, Ignazio di<br />

Loyo<strong>la</strong>, Lutero, Luigi XIV, Napoleone (in Guerra e Pace di Tolstoi), Hitler, con i<br />

caratteri <strong>la</strong>tini si è creduto anche di calco<strong>la</strong>re il nome di Ellen Gold White. Valentin<br />

Weigel nel XVI secolo ha pensato che «Gesù stesso sia l’uomo, il suo nome è <strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio, <strong>la</strong> sua potenza infinita; è <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> sua cifra è 666» e il rabbino<br />

David Berman hanno creduto, lui pure, di dimostrare che il numero si riferisse a Gesù<br />

Cristo scritto in ebraico.<br />

Berengardo nel IX secolo consigliava: «Cessate di calco<strong>la</strong>re; altrimenti troverete<br />

pure il vostro nome!» Nel XVII secolo Angélus Silésius, luterano convertito al<br />

cattolicesimo diceva. «L’anticristo? Perché, o uomo, guardare da ogni parti?<br />

L’anticristo è <strong>la</strong> bestia, e se tu non sei in Dio, i due sono in te». 175<br />

Crediamo che non si possa non vedere in questo numero: «L’uomo del peccato, il<br />

figlio del<strong>la</strong> perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è<br />

chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio,<br />

mostrando se stesso e dicendo che è Dio». 176<br />

Del resto Ireneo, già nel II secolo, aveva identificato il «piccolo corno» del profeta<br />

Daniele, con «l’uomo del peccato» di Paolo e <strong>la</strong> «bestia» di Apocalisse XIII.<br />

L’aspetto sotto il quale è presentato il Papato nel<strong>la</strong> prima parte del capitolo XIII di<br />

Apocalisse, prima bestia, è piuttosto politico, mentre in Paolo è religioso. In<br />

Apocalisse appare come l’erede delle quattro monarchie anteriori ed esercita un<br />

potere dispotico sul mondo intero. Nel<strong>la</strong> lettera ai Tessalonicesi, è il capo di una<br />

apostasia religiosa aspirante al<strong>la</strong> sua propria apoteosi.<br />

Pur non condividendo, desideriamo introdurre quanto segue con le parole<br />

discutibili di W. Johnsson: «Le interpretazione che esigono di cambiare lingue (sia<br />

l’ebraico, sia il <strong>la</strong>tino) per calco<strong>la</strong>re questa cifra sembra che superino <strong>la</strong> portata di<br />

questo testo... Ogni spiegazione di questo numero misterioso non può che essere una<br />

suggestione». 177<br />

Come abbiamo detto Ireneo identificava, in lettere greche, il 666 col nome di<br />

“LATEINOS”, “TEITAN” (o Titano) fratello maggiore di Saturno, 178 cioè l’imperatore che<br />

deteneva anche il potere spirituale.<br />

Il numero 666 forma ancora <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca “EKKLESIA ITALICA” o Chiesa d’Italia,<br />

cioè Chiesa romana.<br />

175<br />

C. Brütsch, o.c., p. 236.<br />

176<br />

BRISSET J. Pierre, Les prophéties accomplies, Paris 1906, p. 205.<br />

177<br />

W. Johnsson, o.c., p. 25.<br />

178<br />

Il nome Saturno in Caldeo si pronuncia Satur, e si compone so<strong>la</strong>mente di quattro lettere STUR (60-400-200). Il<br />

nome primitivo di Roma era Saturnia, città di Saturno come scrivevano Ovidio, Plinio, Aurelio Vittore. Vedere HISLOP<br />

Alexandre, Les deux Babylone, Paris 1972, p. 410.<br />

630<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Considerando che <strong>la</strong> comprensione del nome del<strong>la</strong> bestia, come suggerisce Ireneo,<br />

era per un tempo successivo a quello dell’Apostolo, crediamo sia valido trovare <strong>la</strong><br />

identificazione di questo nome in espressioni <strong>la</strong>tine, anche se questo modo di fare può<br />

essere in contrasto con il pensiero di Johnsson presentato sopra. Di conseguenza lo si<br />

è identificato con il “DUX CLERI”, “LATINUS REX SACERDOS”.<br />

«Un numero d’uomo», cioè un nome ordinario, comune che ha il suo valore di<br />

nome proprio, è il nome con il quale si identifica il potere del<strong>la</strong> bestia perché è il<br />

numero del suo nome. Questa cifra 666, «simboleggia <strong>la</strong> potenza diabolica» 179 , è il<br />

numero del nome con il quale si presenta il “VICARIUS FILII DEI”.<br />

«Il vicario di Gesù Cristo: questa espressione, per una coincidenza strana, ha lo<br />

stesso significato del nome aborrito dell’Anticristo. Anticristo, all’origine significa un<br />

pro-Cristo, o un delegato del Cristo, o un falso Cristo, che usurpa <strong>la</strong> sua autorità e che<br />

agisce al suo posto». 180<br />

Il titolo che ha unito <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di 150 papi e che lo ha aiutato a mantenere e<br />

rivendicare il suo potere è stato quello che abbiamo indicato per ultimo: VICARIUS FILII<br />

DEI. Questo titolo è riportato per <strong>la</strong> prima volta nel documento delle false “donazioni<br />

di Costantino” creato negli Uffici Vaticani negli anni 750. Con quel documento papa<br />

Adriano ricordava a Carlomagno ciò che Costantino avrebbe donato al<strong>la</strong> Chiesa e<br />

come i re avrebbero dovuto re<strong>la</strong>zionarsi con il Vescovo di Roma. Questo documento<br />

inizia con le parole: «Sembra utile, a noi e a tutti i nostri satrapi, al senato unanime,<br />

all’aristocrazia e a ogni popolo sottomesso al glorioso impero di Roma, che,<br />

sull’esempio del beato Pietro, che è stato stabilito sul<strong>la</strong> terra come “vicario del figlio<br />

di Dio” (sicut beatus Petrus in terris Vicarius Filii Dei esse videtur constitutus), i<br />

pontefici che esercitano questa funzione al suo posto, ottengano, concessa da noi e dal<br />

nostro impero, una potenza sovrana superiore a quel<strong>la</strong> che possiede qui sul<strong>la</strong> terra <strong>la</strong><br />

nostra benevo<strong>la</strong> serenità imperiale».<br />

Sembra che il titolo di Vicarius Filii Dei fosse riportato sul<strong>la</strong> tiara che il papa<br />

aveva sul capo nel giorno di Pasqua del 1845. 181<br />

179<br />

CECCHELLI C., 666, in Studi in onore di G. Funaioli, Roma 1955, p. 23; cit. da Ch. Brütsch, o.c., p 232.<br />

180 a<br />

HALES William, A new Analisys of Chronology, vol. II, 2 ed., London 1830, p. 505; cit. A. Vaucher, o.c., pp.<br />

366,367.<br />

181<br />

Il pastore FERRONI Gianfranco nelle sue note, Vicarius Filii Dei, in Bibbia e Pulpito, s.d., p. 29 e seg., riporta <strong>la</strong><br />

seguente risposta che il giornale Kirchenbote di Zurigo ha dato al lettore F.U. che aveva chiesto: «Ho udito che sul<strong>la</strong><br />

corona del papa, in <strong>la</strong>tino, c’è qualcosa. Mi può dire che cosa ci sia e che cosa in tedesco si dica o si pensi?». «Da<br />

parte di esperti cattolici romani ottenemmo riguardo a ciò <strong>la</strong> seguente spiegazione, di cui ringraziamo molto. Riguardo<br />

al<strong>la</strong> domanda per <strong>la</strong> spiegazione del<strong>la</strong> tiara del papa, come copricapo non liturgico, con i tre cerchi, per cui si chiama<br />

tiara, che viene portata nelle grandi occasioni di festività, possiamo dire da parte dei nostri esperti che su quel<strong>la</strong> non<br />

esiste nessuna iscrizione o sovrascritta. La domanda si riferisce direttamente all’asserzione degli avventisti che il papa<br />

porta una tiara con <strong>la</strong> scritta “Vicarius Filii Dei” - Vicario del Figlio di Dio, il cui titolo convalida il noto numero 666,<br />

dell’Apocalisse. Mai è stata prodotta una simile tiara, come d’altronde il papa non ha mai portato tale titolo, in codesta<br />

forma. Parimente il papa non ha mai portato l’altro titolo Latinus Rex Sacerdos - il re sacerdote <strong>la</strong>tino, le cui lettere,<br />

secondo gli avventisti, danno ugualmente il numero 666. L’opera famosa del decano dei protestanti, SCHEURLEN, Sulle<br />

sette attuali, annota, riguardo <strong>la</strong> cosiddetta iscrizione sul<strong>la</strong> tiara: “Questa prova, con cui gli avventisti vogliono<br />

deporre l’odiato papa, deve essere considerata come follia”». G. Ferroni precisa che gli avventisti non hanno mai<br />

preteso che ogni papa abbia portato una tale corona, ma solo una volta e cioè al tempo di Gregorio XVI. Pur non<br />

essendo in grado di dimostrare che una simile tiara esista ancora, il dipartimento dei predicatori del<strong>la</strong> Conferenza<br />

Generale degli avventisti, nel 1948, mediante un articolo di The Ministry, consigliò ai predicatori di non adoperare<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 631


CAPITOLO XV<br />

Il giornale cattolico Our Sunday Visitor, del 18 aprile 1915, al<strong>la</strong> domanda: «“Quali<br />

sono le lettere che si suppone siano sul<strong>la</strong> tiara del papa, e che cosa significano?”<br />

risponde: “Le lettere iscritte sul<strong>la</strong> mitra del Papa sono queste: VICARIUS FILII DEI, cioè<br />

Vicario del Figlio di Dio. I cattolici sostengono che <strong>la</strong> Chiesa, società visibile, debba<br />

avere un capo visibile”». 182<br />

Giovanni invita ad avere sapienza per potere calco<strong>la</strong>re il numero del nome.<br />

L<br />

A<br />

T<br />

E<br />

632<br />

LETTERE GRECHE LETTERE LATINE<br />

30<br />

1<br />

300<br />

5<br />

E<br />

K<br />

K<br />

L<br />

5<br />

20<br />

20<br />

30<br />

V<br />

I<br />

C<br />

A<br />

5<br />

1<br />

100<br />

questo argomento. Inoltre gli avventisti non hanno presentato l’idea che sul<strong>la</strong> corona ci fosse <strong>la</strong> scritta Vicarius Filii<br />

Dei, ma questo pensiero è stato appreso e quindi ereditato da altri protestanti. Il maestro Andreas HELWIG (circa 1572-<br />

1643) risulta essere il primo evangelico ad applicare questa cifra al papa indicando tre espressioni <strong>la</strong>tine tra cui quel<strong>la</strong><br />

citata. Per primo applicò <strong>la</strong> cifra 666 al papa mediante lettere ebraiche e indicò anche cinque nomi greci, come per<br />

esempio Lateinos. A. Helwig giunse a questo titolo perché il papa si autodefinisce sempre Luogotenente o Vicario di<br />

Cristo e tali pretese si conciliano anche con <strong>la</strong> definizione Vicarius Filii Dei. In fin dei conti anche il Kirchenbote di<br />

Zurigo si distanzia dai propri padri protestanti. G. Ferroni riproduce <strong>la</strong> fotocopia del<strong>la</strong> 18 a edizione di SCHAFFHAUSEN<br />

del 1890, che riporta l’opuscolo del Dr. Wilhelm JOOS, In Coena Domini. W. Joos, scrittore di avanguardia e membro<br />

del<strong>la</strong> vecchia chiesa romana, spiega il 666 con i seguenti titoli: Vicarius Filii Dei, Latinus Rex Sacerdos, in <strong>la</strong>tino e<br />

Ekklesia italika in greco. Il cavaliere Gaetano MORONI, secondo camerlengo e vescovo suffraganeo di S. Santità Pio<br />

IX, autore del Dizionario di Erudizione storico ecclesiastico, scrive sul brano Vicario di Gesù Cristo quanto segue:<br />

«Si vuole che esista nel Vaticano un’iscrizione che chiama il papa Vicarius Filii Dei» (Venezia 1905-1914. Vol.<br />

XCIX; Pio X, Pontificis Acta, Romae, Typographia Vaticana 1905-1914, vol. I, p. 59, par. 2). Sotto i titoli: Nomi e<br />

titoli onorifici del papa, compaiono in quest’opera anche le seguenti espressioni: «Protopapa, Pastor Christianorum,<br />

In terra Vicarius Salvatoris Nostri Jesu Christi. Vicarius Dei. Vicarius Christi. Vicarius Jesu Christi», Nelle sue<br />

lettere pastorali Pio X aggiunse anche questi titoli: Christi in terra Vicarius. Vicarius Apostolicus. Vicarius Filii sui<br />

(Dei). G. Ferroni, dopo aver riportato il testo delle donazioni di Costantino, ricorda che Papa Leone XIII nel<strong>la</strong> sua<br />

enciclica del 20 giugno 1894 scriveva: «Noi abbiamo su questa terra, nel bel mezzo, il posto dell’Iddio Onnipotente».<br />

<strong>Quando</strong> morì, <strong>la</strong> casa Editrice Benziger e soci, pubblicò una cartolina con l’immagine del papa morto. Sul retro si<br />

trova una preghiera, in cui il papa “Vicarius del Suo unigenito Figlio” sul<strong>la</strong> terra viene così nominato. Il Volkszeitung<br />

di Colonia del 25 aprile 1926 riguardo al<strong>la</strong> tiara del papa dice: «È certo che <strong>la</strong> tiara fu accettata nell’alto Medio Evo da<br />

parte dei papi romani. La prima corona appartenne al X secolo, <strong>la</strong> seconda fu al principio del XIII secolo, fatta fare per<br />

disposizione di Bonifacio VIII, <strong>la</strong> terza, non molto tempo dopo, per ordine di Benedetto XII. Fino a questo tempo<br />

par<strong>la</strong> il decano dei cardinali diaconi, mentre egli pone <strong>la</strong> tiara sul<strong>la</strong> testa del Pontifex Maximus del<strong>la</strong> Chiesa, pronuncia<br />

<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> festosa: “Ricevi in consegna <strong>la</strong> tiara ornata con le tre corone e sappi che tu sei il padre dei principi e re, <strong>la</strong><br />

guida attorno al<strong>la</strong> terra, il Vicario di Gesù Cristo”. Queste tre corone, per cui esiste <strong>la</strong> tiara, dimostrano le tre potenze<br />

papali». Inoltre bisogna precisare, continua G. Ferroni, gli avventisti non hanno mai dichiarato che il papa abbia mai<br />

portato il titolo: Latinus Rex Sacerdos (Re e Sacerdote Latino), però, malgrado ciò, è interessante che altri protestanti<br />

siano arrivati a questa operazione. Non è difficile individuare chi sia il Sacerdos Latinus. Già da Lutero, ed anche<br />

prima da altri, questo titolo fu considerato in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> cifra 666.<br />

182 Ours Sunday Visitors, 18/4/1915.<br />

HELWIG (HELWICH) Andrea (circa 1572-1643), insegnante di <strong>la</strong>tino e greco c<strong>la</strong>ssico per trent’anni, autore del<br />

Etymological Greek Dictionary e Greek Vowels and Synonymus (1602), rettore di Berlino quando scrisse <strong>la</strong> sua opera<br />

Antichrist Romanus, in Proprio Suo Nomine, Numerum Illum Apocalypticum (DCLXVI) Continente Proditus,<br />

Wittemberg: Typis Laurentij Seuberlichs, 1612, al<strong>la</strong> identificazione con i nomi: Lateinos, Vicarius Filii Dei, Dux<br />

Cleri, aggiungeva: Ordinarius Ovilis Christi Pastore, Dic Lux. Del Vicarius Filii Dei diceva che era l’equivalente<br />

dello storico ed espansivo titolo di Vicarius Christi. CRAMER Daniel (Apocalypsis oder Offenbarung S. Johannis,<br />

sampt einer richtigen Erklerung, Alten Stettin: Johann Christoff Landrachtinger, 1618, fol. 50,55), dava diverse<br />

versioni e considerava possibile identificare il 666 con il papa PAULO V VICE DEO.<br />

D<br />

V<br />

X<br />

500<br />

5<br />

10<br />

L<br />

A<br />

T<br />

I<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

50<br />

1


I<br />

N<br />

O<br />

S<br />

10<br />

50<br />

70<br />

200<br />

E<br />

S<br />

I<br />

A<br />

I<br />

T<br />

A<br />

L<br />

I<br />

K<br />

A<br />

8<br />

200<br />

10<br />

1<br />

10<br />

300<br />

1<br />

30<br />

10<br />

20<br />

1<br />

R<br />

I<br />

V<br />

S<br />

F<br />

I<br />

L<br />

I<br />

I<br />

D<br />

E<br />

I<br />

LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

666<br />

Conclusione<br />

666 666 666 666<br />

A conclusione di questo capitolo riportiamo le parole del pastore Jean Zurcher<br />

pronunciate in una conferenza davanti ad universitari e diplomati francesi: «Solo gli<br />

Stati Uniti d’America rispondono al<strong>la</strong> descrizione profetica del<strong>la</strong> bestia che sale dal<strong>la</strong><br />

terra e che ha due corna simili a quelle di un agnello. Per me non vi è alcun dubbio<br />

che vi sia una re<strong>la</strong>zione diretta tra le origini del movimento avventista (Chiesa<br />

Cristiana Avventista del VII Giorno) e il ruolo profetico degli USA. Non<br />

accidentalmente il messaggio di Apocalisse XIV fa seguito alle macchinazioni del<br />

dragone di Apocalisse XIII. Seguendo <strong>la</strong> cronologia del testo, si potrebbe credere che<br />

Dio abbia suscitato il movimento avventista negli USA per opporsi all’influenza del<br />

Papato, che agisce per mezzo degli USA. Penso piuttosto che La Santa Sede si servirà<br />

degli USA per meglio opporsi all’opera dell’ultima Chiesa di Cristo i cui inizi si<br />

situano in America e il cui sviluppo continua a dipendere in gran parte dagli<br />

avventisti degli USA.<br />

Nel dicembre del 1911 il deputato dell’A<strong>la</strong>bama R.P. Hobson pronunciava queste<br />

parole: «... La <strong>storia</strong> non offre più speranze verso l’Oriente, e non ce ne sono più<br />

all’Occidente. Noi abbiamo raggiunto le ultime spiagge dell’Oceano. La stel<strong>la</strong> degli<br />

imperi in marcia verso l’ovest finisce con l’America di fare il giro del mondo». 183<br />

Gli USA non sono menzionati nel<strong>la</strong> Bibbia per un sentimento pro o antiamericano,<br />

né perché gli USA sono una grande nazione, precisamente <strong>la</strong> più grande e<br />

183 Cit. da J. Vuilleumier, o.c., pp. 253,254.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 633<br />

1<br />

5<br />

1<br />

50<br />

1<br />

1<br />

500<br />

1<br />

C<br />

L<br />

E<br />

R<br />

I<br />

100<br />

50<br />

1<br />

N<br />

V<br />

S<br />

R<br />

E<br />

X<br />

S<br />

A<br />

C<br />

E<br />

R<br />

D<br />

O<br />

S<br />

5<br />

10<br />

100<br />

500


CAPITOLO XV<br />

<strong>la</strong> più potente che si sia mai vista nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Il criterio di una “recensione<br />

biblica”, se posso esprimermi così, non ha niente a che fare con simili considerazioni.<br />

Vi sono stati altri grandi imperi... dei quali <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> non ha mai fatto paro<strong>la</strong>.<br />

Perché <strong>la</strong> Bibbia par<strong>la</strong> degli USA e non dell’URSS? Perché fa più volte allusione<br />

al<strong>la</strong> Francia e non al<strong>la</strong> Germania? Perché <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele fa iniziare <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

con Babilonia e non con l’Egitto, <strong>la</strong> cui <strong>storia</strong> è tuttavia molto più antica?<br />

Diciamo semplicemente che <strong>la</strong> Bibbia non contiene una <strong>storia</strong> universale, come<br />

noi oggi l’intendiamo. Essa contiene, certamente, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> più antica e <strong>la</strong> più autentica<br />

che vi sia, ma è una <strong>storia</strong> scritta secondo una filosofia del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> che le è propria e<br />

secondo <strong>la</strong> quale il popolo di Dio costituisce il centro attorno al quale si svolge tutto il<br />

dramma umano. Così, ciò che spinge <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> a menzionare una nazione non è <strong>la</strong><br />

sua grandezza o <strong>la</strong> sua piccolezza, <strong>la</strong> sua antichità o <strong>la</strong> sua apparizione sul<strong>la</strong> scena del<br />

mondo, ma soprattutto e unicamente il suo ruolo nel piano di Dio nei riguardi del suo<br />

popolo. La <strong>storia</strong> del popolo di Dio in re<strong>la</strong>zione con le nazioni che dominavano il<br />

mondo ha indotto i profeti a par<strong>la</strong>re dell’Egitto, dell’Assiria, di Babilonia, del<strong>la</strong><br />

Persia, del<strong>la</strong> Grecia e di Roma. È un principio che noi dobbiamo sottolineare con<br />

forza: una nazione entra nel campo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica soltanto quando lo sviluppo<br />

e il destino del Popolo di Dio si trovano legati al<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>...<br />

Felici i paesi che non sono menzionati nel<strong>la</strong> Bibbia, poiché quelli che lo sono, lo<br />

sono sempre in re<strong>la</strong>zione con l’opera dell’Anticristo».<br />

Uno sguardo retrospettivo 184<br />

In seguito al col<strong>la</strong>sso dell’impero sovietico cambiarono le re<strong>la</strong>zioni tra America e<br />

URSS, tra Europa e Unione Sovietica, tra America e Unione Europea. Ogni cosa<br />

militare, politica, diplomatica cambiò e noi siamo entrati in una grigia nebulosa zona<br />

chiamata «il nuovo ordine mondiale».<br />

L’ex presidente degli USA, George Bush, diceva il 30 ottobre 1990: gli Stati Uniti<br />

possono «favorire l’inizio di un nuovo giorno... un nuovo ordine mondiale».<br />

Yasser Arafat chiamava Washington D.C.: «<strong>la</strong> nuova Roma». 185<br />

Ieri l’antica “Roma” capitale del mondo; oggi <strong>la</strong> “nuova Roma”, Washington,<br />

capitale del mondo. Due capitali che devono ancora svolgere un ruolo considerevole<br />

nel nostro tempo.<br />

L’At<strong>la</strong>ntic Monthly riporta che George Bush, il 22 agosto 1992, diceva: «A me<br />

piacerebbe che fossimo noi gli indiscutibili leader del mondo».<br />

Jim Hoag<strong>la</strong>nd in Washington Post, il 29 agosto 1992, scriveva: «America,<br />

dovremo ora determinare tutti i maggiori eventi».<br />

Il corrispondente del National Public Radio chiamava George Bush: «Il presidente<br />

del mondo».<br />

184<br />

In questa sezione approfittiamo dell’opera di GOLDSTEIN Clifford, Day of the Dragon, ed. Marvin Moore, 1993,<br />

pp. 19-49.<br />

185<br />

Newsweek del 12 agosto 1991, p. 33.<br />

634<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Questa visione dell’ordine mondiale ha le sue origini nel passato.<br />

Già nel 1946 Robert Hutchins dell’Università di Chicago diceva: «L’umanità ha <strong>la</strong><br />

scelta fra <strong>la</strong> pace ed il suicidio, e l’unica soluzione per impedire <strong>la</strong> guerra è di stabilire<br />

un governo mondiale». 186<br />

Winston Churchill nel 1959 diceva: «L’avvenire dell’umanità è oscuro se non si<br />

realizza un governo mondiale», 187 e già nel 1947 aveva pronunciato una frase dal<br />

contenuto profetico: «Gli Stati Uniti in questo momento si elevano sul pinnacolo del<br />

potere mondiale. Questo è un momento solenne per <strong>la</strong> democrazia nordamericana,<br />

perché al primato del potere si unisce una terribile responsabilità per il futuro». 188<br />

J. Warburg, associato a Rotschild e al<strong>la</strong> Rockefeller, annunciò nel Senato<br />

americano: «Ci piaccia o no, avremo un governo mondiale unico. La domanda è se lo<br />

si avrà mediante consenso o per conquista». 189<br />

Non si deve dimenticare <strong>la</strong> dichiarazione di Franklin De<strong>la</strong>no Roosvelt: «In politica<br />

nul<strong>la</strong> è casuale. Se succede qualcosa c’è da stare sicuri che è stato pianificato». 190<br />

Ora gli Stati Uniti sono l’unica superpotenza e lo saranno per molto tempo.<br />

Si propongono diversi obiettivi:<br />

- prevenire l’emergere di un nuovo rivale, anche sul territorio del<strong>la</strong> precedente Unione<br />

Sovietica, che possa essere una minaccia per il nuovo ordine mondiale;<br />

- mostrare una leadership capace di stabilire e proteggere il nuovo ordine mondiale<br />

che mantenga le promesse e che convinca eventuali nuovi aspiranti, competitori, che<br />

per loro non c’è posto sul<strong>la</strong> scena mondiale, se non si vuole mettere in discussione i<br />

legittimi interessi che sono capaci di difendere;<br />

- avere un meccanismo capace di deteriorare potenziali competitori;<br />

- permettere al<strong>la</strong> Russia di <strong>diventa</strong>re una superpotenza militare con gli USA e non<br />

senza di loro.<br />

E. White nel<strong>la</strong> sua opera Il Gran Conflitto, che ebbe più di una scrittura tra il 1848<br />

e il 1859 e in forma definitiva nel 1884, scriveva: «Quale è <strong>la</strong> nazione del Nuovo<br />

Mondo che nel 1798, ancora giovane, richiamava già l’attenzione del mondo e<br />

prometteva potenza e grandezza? L’applicazione del simbolo non <strong>la</strong>scia nessuna<br />

possibilità di incertezza. Una nazione, una nazione so<strong>la</strong> ha i requisiti indicati dal<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>: gli Stati Uniti d’America». 191<br />

Riteniamo di avere buoni motivi per pensare che i pionieri avventisti siano stati<br />

illuminati dallo Spirito Santo, perché pur avendo, come ogni americano, una profonda<br />

fiducia e grande ammirazione nei confronti del proprio Paese, araldo di libertà,<br />

ugualmente lo hanno identificato con <strong>la</strong> seconda bestia di Apocalisse XIII.<br />

186 Gazzetta di Losanna 19.2.46; cit. René PACHE, Cristo Ritorna, ed. EUN, 1992, p. 32.<br />

187 Cit. da Buon Combattimento, marzo 1959 ; cit. da R. Pache, Idem, p. 32.<br />

188 Cit. da NIXON Richard in ABC, 20.3.1992, p. 52 ; Cit. da ANTOLÍN DIESTRE Gil, El Sentido de <strong>la</strong> Hi<strong>storia</strong> y <strong>la</strong><br />

Pa<strong>la</strong>bra Profética, vol. II, Editorial Clie, 1995, p. 548.<br />

189 Más Allá, numero monografico, giugno 1993, p. 14; cit. Antolín Diestre Gil, Idem, p. 610.<br />

190 Idem, p. 14; cit., idem, p. 610.<br />

191 E. White, Il gran ..., p. 322; ed. americana, p. 440.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 635


CAPITOLO XV<br />

Se consideriamo questa comprensione del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio mediante un ritorno nel<br />

passato, abbiamo motivo per essere stupiti ed ammirati.<br />

Mai come oggi gli USA sono il gigante buono/cattivo del mondo. È l’unico<br />

gigante mondiale politico, economico, culturale e militare.<br />

Ancora una decina d’anni fa gli amanti del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> criticavano <strong>la</strong> comprensione<br />

del testo che abbiamo esposto interrogandosi sul perché <strong>la</strong> Bibbia non diceva nul<strong>la</strong><br />

dell’Unione Sovietica, che con gli Stati Uniti si erano divisi il mondo.<br />

Se gli USA non sono stati in grado di far tacere Fidel Castro a causa del<strong>la</strong> sua<br />

alleanza con <strong>la</strong> lontana Russia, come avrebbero potuto imporre il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

al mondo intero?<br />

Nel 1950 gli Stati Uniti si impegnavano in una guerra in Corea, cui dopo 3 anni di<br />

azioni belliche avevano causato 54.000 morti.<br />

<strong>Quando</strong> 41 anni dopo - mentre si curavano ancora le ferite perché negli anni ‘60,<br />

dopo <strong>la</strong> morte del presidente Kennedy, il governo americano, pressato dall’industria<br />

produttrice di morte, iniziò <strong>la</strong> guerra nel Sud-Est asiatico, nel Vietnam - le forze<br />

statunitensi si collocarono in Arabia Saudita e in tre settimane, con 143 morti<br />

piegarono umiliarono l’arrogante Saddam Ussein. Il mondo ne fu impressionato.<br />

C’è una siccità omicida in Etiopia o una alluvione nel Bang<strong>la</strong>desch? Gli USA sono<br />

chiamati in aiuto.<br />

Il nuovo presidente del<strong>la</strong> Russia, Boris Yeltsin, appena nominato, dopo lo<br />

sgreto<strong>la</strong>mento dell’URSS, fa il primo viaggio per il suo riconoscimento in America.<br />

Gli Stati baltici si staccano dall’impero sovietico e si rivolgono all’Ovest,<br />

all’America per avere <strong>la</strong> Carta costituzionale sul<strong>la</strong> falsariga del<strong>la</strong> quale scrivere <strong>la</strong><br />

propria.<br />

Il Kuwait invaso dall’Iraq chiede l’aiuto degli USA.<br />

<strong>Quando</strong> nel 1933 Hitler andò al potere, gli Stati Uniti avevano il 16 o esercito del<br />

mondo, più piccolo di quello di Spagna, Turchia, Polonia.<br />

Nel 1914 tutto l’esercito americano era numeroso tanto quanto i combattenti nel<strong>la</strong><br />

battaglia di Waterloo, combattuta un secolo prima. In quel tempo gli USA si<br />

affacciarono sul<strong>la</strong> soglia internazionale.<br />

Nel 1867, 17 anni prima dell’affermazione di E. White menzionata sopra,<br />

l’esercito statunitense combatteva ancora con gli indiani e non sempre con successo.<br />

James White il 12 agosto 1862, durante <strong>la</strong> guerra di secessione, in Review and<br />

Herald, The Nation, pubblicava un articolo nel quale scriveva: «Attualmente<br />

godiamo del<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei nostri diritti civili e religiosi da parte del miglior governo che<br />

vi sia sotto il cielo... È conforme all’insegnamento di Cristo onorare tutte le buone<br />

leggi del nostro paese».<br />

Nel 1851, 33 anni prima del<strong>la</strong> dichiarazione di E. White, Andrews J.N., nel suo<br />

scritto Thoughts on Reve<strong>la</strong>tion 13 and 14, in Second Advent Review and Sabbath<br />

Herald, del 19 maggio, fu il primo teologo nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ad identificare il suo Paese con<br />

questa seconda bestia, il falso profeta di Apocalisse XIII.<br />

636<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

Nel 1850 Herman Melville, in White Jacket, diceva: «Noi americani siamo il<br />

peculiare popolo scelto, l’Israele del nostro tempo; noi porteremo l’arca di libertà del<br />

mondo... Dio ha predestinato, l’umanità aspetta grandi cose dal<strong>la</strong> nostra razza e<br />

grandi cose noi sentiamo nel nostro animo».<br />

In quel tempo le grandi potenze erano: Impero austro-ungarico, Inghilterra,<br />

Polonia, Francia. L’esercito americano era di soli 20.000 uomini.<br />

È significativo osservare che già centocinquantanni fa si credeva che l’America<br />

avrebbe creato l’immagine del<strong>la</strong> bestia e avrebbe perseguitato, ucciso chi avrebbe<br />

rifiutato il suo marchio.<br />

In quegli anni, nel vecchio continente, in Europa, a Roma, il Papa era in una<br />

situazione difficile, drammatica. I moti carbonari, il progetto dell’unità d’Italia, per<br />

fare del nostro Paese una unica nazione mettevano <strong>la</strong> curia romana in grande<br />

agitazione.<br />

Nel 1848, a causa dei progressi dell’unità d’Italia, compiuta dal<strong>la</strong> borghesia<br />

liberale e anticlericale, Pio IX fuggiva nel<strong>la</strong> fortezza di Gaeta, dove rimase per due<br />

anni, mentre a Roma veniva proc<strong>la</strong>mata <strong>la</strong> Repubblica Romana.<br />

Il nuovo vento di libertà, le nuove concezioni sociali, economiche urtavano contro<br />

l’autoritarismo papale.<br />

Il vescovo di Roma era sempre più iso<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> sua arroganza ed il Sil<strong>la</strong>bus, 1864,<br />

condanna tutti quei valori e diritti che oggi sono al<strong>la</strong> base di stati liberi, indipendenti e<br />

democratici.<br />

Nel 1869 il papa veniva dichiarato infallibile in seguito a una diatriba tra i religiosi<br />

che per poco non è finita in uno scisma.<br />

La presa di Porta Pia, l’8 settembre 1870, ha fatto di Roma <strong>la</strong> capitale d’Italia e il<br />

papa si è ritirato in Vaticano considerandosi prigioniero.<br />

Nel<strong>la</strong> prima metà del nostro secolo il Vaticano ha avuto bisogno del nazismo, del<br />

fascismo e del franchismo per riprendersi.<br />

Nel 1929 firma i Patti Lateranensi con l’Italia e nel 1933 il Concordato con Hitler.<br />

Il 5 ottobre 1979, dopo 100 anni, l’opinionista cattolico George Wil scriveva su<br />

Newsweek: «Nell’ultimo quarto di questo seco<strong>la</strong>rizzato secolo, il più galvanizzante<br />

uomo del mondo <strong>la</strong>vora su un altare».<br />

Nel maggio del 1980 su At<strong>la</strong>ntic Monthly, si legge che Giovanni Paolo II «ha<br />

senza dubbio restituito al Vaticano il centro del palcoscenico internazionale». 192<br />

Riporta Goldstein: «Il Papa, non Gorbaciov, ha fatto esplodere i cambiamenti in<br />

Europa» si leggeva nell’editoriale del Gerusalem Post del 21 aprile 1990. Sul Time<br />

del 13 maggio 1991 si leggeva: «Il papa po<strong>la</strong>cco, Giovanni Paolo II ha fatto più di<br />

tutti per condurre il comunismo al<strong>la</strong> tomba». Nel Baltimora Sun, 20 giugno 1992,<br />

William Pfaff scriveva: «Liberare i Paesi dell’Est fu dall’inizio il tema principale del<br />

papato di Karol Wojty<strong>la</strong>, dopo che fu eletto come papa Giovanni Paolo II nel 1978. I<br />

192 At<strong>la</strong>ntic Monthly, maggio 1980, p. 43.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 637


CAPITOLO XV<br />

suoi viaggi in Polonia e altrove nei paesi comunisti, e le reazioni che ricevette, sono<br />

stati i fattori maggiori di indebolimento dei governi comunisti che cercavano<br />

legittimazione». Perfino Gorbaciov ammise: «Tutto ciò che è accaduto nell’Est<br />

dell’Europa negli ultimi anni non sarebbe stato possibile senza <strong>la</strong> presenza di questo<br />

papa». 193 La col<strong>la</strong>borazione del protestante Reagan con il vescovo di Roma per far<br />

crol<strong>la</strong>re il comunismo era abbastanza nota. Riporta Goldstein: «La rivista Time<br />

(24.2.1992) mostrò questa cooperazione che si accorda con <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, e che infine si<br />

avvererà. La rivista che uscì con un’immagine in copertina del Papa Giovanni Paolo<br />

II e di R. Reagan assieme con <strong>la</strong> didascalia: “Santa Alleanza: come il Papa e Reagan<br />

cospirarono per assistere Solidarnosch e accelerare <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione del<br />

Comunismo”». La sostanza dell’articolo narrava che dal 1982 sino al col<strong>la</strong>sso del<br />

comunismo po<strong>la</strong>cco, gli Stati Uniti e il Vaticano, sotto <strong>la</strong> leadership di papa Giovanni<br />

Paolo e del presidente Reagan, cooperarono in operazioni c<strong>la</strong>ndestine per liberare <strong>la</strong><br />

Polonia dal Comunismo e sconfiggere il dominio sovietico nell’Est Europa. «Questa<br />

fu una delle più grandi alleanze segrete di ogni tempo» disse Richard Allen, il primo<br />

consigliere del<strong>la</strong> sicurezza nazionale di Reagan, che fece parte del team che <strong>la</strong>vorò<br />

con il papa». 194<br />

Crediamo che si possa affermare che, pur percorrendo strade diverse, lo sviluppo<br />

degli USA avviene in contemporanea con <strong>la</strong> crescita del Vaticano.<br />

Il gesuita Ma<strong>la</strong>chi Martin nel suo libro The Keys of this Blood, 195 dedicato al cuore<br />

immaco<strong>la</strong>to di Maria, scriveva: «Giovanni Paolo ha dato notizia che intendeva<br />

prendere ed esercitare efficacemente ancora un volta il ruolo internazionale che era<br />

stato centrale nel<strong>la</strong> tradizione di Roma, e nello specifico mandato che i cattolici<br />

sostengono sia stato conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori». 196 Martin non<br />

considera il papa come un leader fra altri, ma come colui che in vista del<strong>la</strong> sua<br />

posizione sarebbe <strong>la</strong> preminente autorità politica e religiosa del mondo, e scrive: «Che<br />

autorità, che energia c’è nel simbolo del<strong>la</strong> Chiavi di Pietro, <strong>la</strong>vate nel sangue del Diouomo<br />

Gesù Cristo. Giovanni Paolo è e sarà il solo possessore delle Chiavi di questo<br />

sangue in quel Giorno». 197 Quale giorno? Il giorno nel quale Giovanni Paolo<br />

assumerà <strong>la</strong> supremazia politica che egli considera come un suo compito: «Poiché in<br />

ultima analisi, Giovanni Paolo II, come colui che rivendica di essere il Vicario di<br />

Cristo, chiede di essere come l’ultima corte di giustizia su quel<strong>la</strong> società degli Stati<br />

come su una nazione». 198<br />

Nel nuovo ordine mondiale il papa non accetta né l’ideologia marxista e atea, né il<br />

capitalismo materialista con le sue inique finalità. «La principale difficoltà per il papa<br />

Giovanni Paolo in questi due modelli per il nuovo ordine mondiale è che nessuno di<br />

193<br />

«Pape Was Vital to Fall of Communism, Says Gorbachev», in Newsnet Item, 2 marzo 1992, Reuters News<br />

Service.<br />

194<br />

C. Goldstein, o.c., p. 43.<br />

195<br />

MALACHI Martin, The Keys of this Blood, Simon and Schuster, New York 1990; ed. lingua spagno<strong>la</strong>, Las C<strong>la</strong>ves<br />

de Esta Sangre, Lasser Press, Mexicana, s.a., México, D.F. 1991.<br />

196<br />

Idem, p. 22.<br />

197 Idem, p. 639.<br />

198 Idem, p. 375; ed. spagno<strong>la</strong>, p. 11.<br />

638<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

loro è radicato nel<strong>la</strong> legge morale del comportamento umano rive<strong>la</strong>to da Dio tramite<br />

gli insegnamenti di Cristo, come proposti dal<strong>la</strong> Chiesa di Cristo (cioè dal<strong>la</strong> Chiesa<br />

Cattolica Romana)». 199 «Ci si può chiedere se le leggi esistenti e il vivere delle<br />

società industrializzate garantiscano efficacemente nei nostri giorni il diritto<br />

fondamentale del riposo domenicale». 200<br />

Per «più di 15 secoli Roma ha mantenuto un potere il più forte possibile in ogni<br />

parte del mondo ... Generalmente par<strong>la</strong>ndo ed ammettendo alcune eccezioni, quello<br />

era stato il modo di vedere romano fino a quando sono stati imposti sul papato<br />

duecento anni di inattività dai maggiori poteri seco<strong>la</strong>ri del mondo». 201<br />

Cosa è avvenuto 200 anni fa? Fine del XVIII secolo, Rivoluzione Francese, nel<br />

1798: <strong>la</strong> ferita mortale del papato.<br />

Viviamo nel tempo in cui il papa è «il leader morale del mondo», come disse<br />

Gorbachov e il Vaticano è <strong>diventa</strong>to il palcoscenico del<strong>la</strong> diplomazia internazionale,<br />

e si è consumata l’alleanza tra <strong>la</strong> Santa Sede e gli USA di Reagan per fare cadere il<br />

comunismo nell’Unione Sovietica. Questa alleanza però non è germogliata<br />

improvvisamente, è <strong>la</strong> conseguenza non programmata sul piano religioso e sociale, di<br />

un dialogo, di una intesa, di un impegno in azioni comuni iniziate da tempo tra<br />

cattolici e protestanti.<br />

In questo contesto riteniamo opportuno mettere in parallelo alcune dichiarazioni<br />

del secolo scorso di E. White scritte nel<strong>la</strong> sua opera The Great Controversy, riguardo<br />

al futuro del potere papale e degli USA e ciò che oggi possiamo leggere del<strong>la</strong> realtà<br />

del nostro tempo. Non facciamo questa operazione in una prospettiva polemica, ma<br />

con lo scopo di mostrare che, quando <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio è ben compresa, viene poi<br />

confermata dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Desideriamo rilevare ancora che quanto è stato scritto nel secolo scorso, come<br />

abbiamo detto sopra, non faceva affatto prevedere l’apoteosi del papato come lo<br />

stiamo vedendo oggi. So<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> comprensione del testo biblico annunciava questo.<br />

Ellen White<br />

seconda metà XIX secolo<br />

«Essa (<strong>la</strong> Chiesa cattolica) sta<br />

utilizzando ogni mezzo per estendere il<br />

proprio influsso e accrescere <strong>la</strong> propria<br />

potenza in previsione di un deciso e feroce<br />

conflitto per riconquistare il domi-<br />

Autori vari del<strong>la</strong> fine XX secolo<br />

Questo papa 203 «è in lotta contro chi<br />

terrà ed eserciterà il doppio potere del<strong>la</strong><br />

autorità e del controllo su di noi come<br />

individui e su noi tutti come comunità,<br />

sui 6 miliardi di persone attese dagli<br />

199 Idem, p. 19.<br />

200 Centesimus Annus, 16/5/1991, p. 6.<br />

201 M. Ma<strong>la</strong>chi, o.c., p. 22.<br />

202 E. White, o.c., 412; ed. americana, pp. 565,567.<br />

203 Le valutazioni del gesuita M. Ma<strong>la</strong>chi su Giovanni Paolo II per noi non sono importanti nel<strong>la</strong> prospettiva del<strong>la</strong><br />

sua persona, ma le riteniamo interessanti per il valore che hanno per un sistema di cui l’attuale papa regnante non è<br />

che l’espressione momentanea di un potere che esiste da secoli.<br />

204 M. Ma<strong>la</strong>chi, o.c., p. 15.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 639


CAPITOLO XV<br />

nio del mondo». 202 studiosi di demografia che abiteranno<br />

<strong>la</strong> terra dai primi anni del III millennio».<br />

204<br />

«Fa parte del<strong>la</strong> sua politica assumere<br />

il ruolo che meglio si adatta ai suoi<br />

disegni per riuscire ad attuarli». 205<br />

«Giovanni Paolo ha una certa<br />

immunità di inestimabile valore all’occhio<br />

sospettoso e scrutatore. Quel vestito<br />

bianco, lo zuccotto, l’anello di<br />

pesca-tore nel dito indice, i paramenti<br />

del<strong>la</strong> liturgia papale, gli appannaggi<br />

del<strong>la</strong> vita pontificale, lo pongono nel<br />

rango dei leader mondiali, benché <strong>la</strong><br />

maggior parte degli osservatori e<br />

commentatori lo vedrebbero quasi<br />

esclusivamente<br />

religioso».<br />

co-me leader<br />

206<br />

«Il papato ha rivestito gli abiti che<br />

sembrano di Cristo». 207<br />

«La Chiesa cattolica non ha rinunciato<br />

al<strong>la</strong> sua pretesa di supremazia». 209<br />

«C’è una crescente indifferenza sulle<br />

dottrine che separano le Chiese riformate<br />

dal<strong>la</strong> gerarchia papale. Acquista,<br />

così, sempre più terreno l’idea che tutto<br />

sommato sui punti vitali non c’è poi<br />

quel<strong>la</strong> grande differenza che si pensava».<br />

211<br />

205<br />

E. White, o.c., p. 416.<br />

206<br />

M. Ma<strong>la</strong>chi, o.c., p. 23.<br />

207<br />

E. White, o.c., p. 415; ed. americana, p. 571.<br />

208<br />

M. Marchia, idem, p. 480.<br />

209<br />

E. White, idem, p. 327.<br />

210<br />

M. Ma<strong>la</strong>chi, o.c., idem, p. 375.<br />

211<br />

E. White, Idem, p. 410; ed. americana, p. 563.<br />

640<br />

«La certezza di Giovanni Paolo deriva<br />

dal<strong>la</strong> sua fede cattolica, dal<strong>la</strong> sua<br />

personale qualità di essere il solo<br />

Vicario di Dio fra gli uomini e che<br />

qualunque sforzo umano che non sia<br />

basato sull’insegnamento morale e sul<strong>la</strong><br />

religione di Cristo sia destinato a fallire».<br />

208<br />

«Giovanni Paolo II, come colui che<br />

rivendica per sé <strong>la</strong> f unzione di Vicario<br />

di Cristo, sostiene di essere <strong>la</strong> corte<br />

suprema di giudizio sul<strong>la</strong> società degli<br />

Stati in quanto società». 210<br />

«L’inganno orribile è reso molto più<br />

persuasivo e distruttivo dai leader protestanti<br />

che suggeriscono che <strong>la</strong> Chiesa<br />

Cattolica Romana predichi il vangelo<br />

biblico. Per esempio il conduttore di un<br />

popo<strong>la</strong>re programma televisivo cristiano<br />

(che primeggia nei più grandi<br />

network) dà frequentemente agli ascol-<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


«<strong>Quando</strong> il sabato sarà il principale<br />

punto di controversia nel mondo cristiano<br />

...». 213<br />

«Ogni principio del papato professato<br />

in passato esiste tuttora. Esso<br />

conserva le dottrine e<strong>la</strong>borate durante i<br />

secoli bui». 214<br />

«Oggi i protestanti considerano <strong>la</strong><br />

chiesa di Roma con maggior favore che<br />

in passato». 216<br />

LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

tatori <strong>la</strong> falsa impressione che <strong>la</strong> dottrina<br />

cattolica non sia diversa da quel<strong>la</strong><br />

evangelica. In un programma, mentre<br />

intervistava tre leader cattolici, il presentatore<br />

dichiarò che le differenze tra<br />

le dottrine protestanti e quelle cattoliche<br />

erano semplicemente una questione<br />

di semantica». 212<br />

«Questa è stata sempre una pratica<br />

essenziale per Roma, prendere decisioni<br />

sul<strong>la</strong> premessa che il bene del<strong>la</strong><br />

comunità mondiale debba avere <strong>la</strong><br />

precedenza su tutti i vantaggi locali. Le<br />

politiche internazionali dovrebbero essere<br />

guidate e rego<strong>la</strong>te in accordo con i<br />

benefici che devono favorire certi<br />

gruppi o nazioni al costo di altare». 215<br />

«Il cattolicesimo diventerà più cattolico<br />

nel futuro, è quello che mi aspetto<br />

sotto il presente papa, quindi le differenze<br />

teologiche diventeranno più sottili,<br />

ma le nostre alleanze con i cattolici<br />

contro <strong>la</strong> cultura seco<strong>la</strong>re possono<br />

<strong>diventa</strong>re più profonde». 217<br />

«È già da tempo che tutti noi che<br />

siamo cristiani ci riuniamo senza badare<br />

alle differenze delle nostre confessioni<br />

e tradizioni e facciamo una<br />

causa comune per portare i valori cristiani<br />

nel<strong>la</strong> nostra società. <strong>Quando</strong> i<br />

barbari stanno sca<strong>la</strong>ndo le mura, non<br />

c’è tempo per i litigi insignificanti/meschini<br />

nel campo». 218<br />

Pat Robertson promuove l’unità con<br />

i cattolici sul<strong>la</strong> base di preoccupazioni<br />

comuni. «Io credo francamente che gli<br />

212<br />

HUNT Dave, Global Peace and the Rise of the AntiChrist, Eugene Ore, Harvest House, 1990, p. 145.<br />

213<br />

E. White, o.c., p. 447.<br />

214<br />

E. White, o.c., p. 415.<br />

215<br />

M. Ma<strong>la</strong>chi, o.c., p. 22.<br />

216<br />

E. White, o.c., p. 410; ed. americana, p. 563.<br />

217<br />

WELLS David, Catholicism at the Crossroads, in Eternity, settembre 1987, p. 14.<br />

218<br />

COLSON Chuck nell’Introduzione a FOURNIER Keith, Evangelical Catholics, Thomas Nelson, Nashville 1990.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 641


CAPITOLO XV<br />

«I protestanti … spa<strong>la</strong>ncheranno addirittura<br />

<strong>la</strong> porta perché il papato riconquisti<br />

nell’America protestante <strong>la</strong> supremazia<br />

perduta in Europa». 221<br />

«L’influsso che Roma esercitò nei<br />

paesi che un tempo ne riconoscevano<br />

642<br />

evangelici e i cattolici in America, se<br />

<strong>la</strong>vorassero assieme, potrebbero vedere<br />

realizzate molte iniziative per <strong>la</strong> famiglia<br />

nel<strong>la</strong> nostra società, e potrebbero<br />

essere un contrappeso efficace ad alcune<br />

delle iniziative radicali di sinistra».<br />

219<br />

William Bentley Ball, avvocato cattolico,<br />

in Christianity Today, Why can’t<br />

we work together? sottolinea che i cattolici<br />

conservatori e gli evangelici hanno<br />

in comune molte dottrine: Divinità<br />

di Cristo, nascita verginale, lo Spirito<br />

Santo, inerranza biblica, l’esistenza di<br />

Satana, <strong>la</strong> salvezza dell’uomo attraverso<br />

Cristo. Avrebbe dovuto menzionare<br />

anche <strong>la</strong> sacralità del<strong>la</strong> domenica e<br />

l’immortalità dell’anima. «Da queste<br />

credenze comuni molti a cattolici e<br />

molti evangelici derivano chiare posizioni<br />

in materia di leggi e pubblica<br />

amministrazione». 220<br />

Nell’aprile del 1992 cattolici e battisti<br />

(i due gruppi religiosi più numerosi e<br />

non amici storicamente) hanno avuto i<br />

loro leader uniti nel<strong>la</strong> singo<strong>la</strong>re richiesta<br />

affinché <strong>la</strong> Corte Costituzionale degli<br />

Stati Uniti riconsideri attentamente<br />

<strong>la</strong> costituzionalità del<strong>la</strong> legge sull’aborto.<br />

Il giornale conservatore cattolico<br />

The Wanderer nel 1984, a seguito di risultati<br />

politici ottenuti dal<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Roma in quegli anni, par<strong>la</strong>va di un<br />

«inizio dell’era cattolica nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

Nord americana». 222<br />

«Qualsiasi sia il futuro del comunismo<br />

il mondo non è destinato ad<br />

219<br />

ROBERTSON Pat, Quoted in Church and State, Agosto 1988, p. 15.<br />

220<br />

BENTLEY BALL William, Why Can’t We Work Together, in Christianity Today, 16 luglio 1990, p. 23.<br />

221<br />

E. White, o.c., p. 417; ed. americana, p. 573.<br />

222<br />

The Wanderer, 15 novembre 1984; cit. da GOLDSTEIN Clifford, Le vrai visage de Dieu, ed. Vie et Santé,<br />

Dammarie les Lys, 1997, p. 12; traduzione francese di False Ba<strong>la</strong>mces, Pacific Press Publishing Association, 1992.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


l’autorità è lungi dall’essere distrutto.<br />

D’altra parte <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> predice <strong>la</strong><br />

restaurazione del suo potere». 223<br />

«Roma mira a ristabilire <strong>la</strong> sua<br />

autorità e a riconquistare <strong>la</strong> supremazia<br />

perduta». 225<br />

«Prima che si abbattano sul<strong>la</strong> terra i<br />

giudizi finali di Dio, vi sarà in seno al<br />

popolo del Signore un risveglio del<strong>la</strong><br />

primitiva pietà quale non si è più vista<br />

dopo i tempi apostolici. Lo Spirito e <strong>la</strong><br />

potenza di Dio saranno riversati sui<br />

suoi figli. Allora molti <strong>la</strong>sceranno le<br />

chiese nelle quali l’amore del mondo<br />

ha sostituito l’amore per Dio e per <strong>la</strong><br />

sua Paro<strong>la</strong>. Molti, predicatori e <strong>la</strong>ici,<br />

accetteranno con gioia le grandi verità<br />

che Dio vuole siano proc<strong>la</strong>mate in<br />

questo tempo per preparare un popolo<br />

per il secondo avvento di Gesù. Il<br />

nemico delle anime intende ostaco<strong>la</strong>re<br />

quest’opera, e prima che giunga il<br />

tempo di questo movimento, egli cercherà<br />

di prevenirlo contraffacendolo.<br />

Nelle chiese che riuscirà ad attirare<br />

sotto il suo potere ingannevole, farà<br />

credere che Dio sta operando meravigliosamente<br />

per esse, mentre in realtà<br />

si tratta dell’azione di un altro spirito.<br />

Sotto l’aspetto del<strong>la</strong> religione, Satana<br />

cercherà di estendere il suo influsso sul<br />

LA PROFEZIA E GLI STATI UNITI D’AMERICA<br />

andare sotto il dominio di un dittatore<br />

marxista, ma dell’Anticristo. L’ateismo<br />

non trionferà, ma una falsa religione sì.<br />

La Chiesa cattolica romana giocherà un<br />

ruolo chiave nel realizzare questo, e<br />

così nel determinare il destino del<br />

genere umano». 224<br />

Durante un simposio di quattro<br />

giorni avuto in Roma, il papa disse che<br />

una riscoperta delle «radici cristiane<br />

sono <strong>la</strong> chiave dell’unità dell’Europa».<br />

226<br />

«Negli ultimi decenni, l’influsso dei<br />

sessanta milioni di cattolici carismatici<br />

sparsi nel mondo ha abbattuto più barriere<br />

(tra cattolici e protestanti n.d.t.) di<br />

qualunque altro fattore dal Concilio<br />

Vaticano II in poi.<br />

“Protestanti e cattolici carismatici<br />

insegnano vita cristiana” - scrive J.I.<br />

Paker senior in Christinity Today - ed<br />

essi hanno propositi e intenti identici,<br />

non è forse significativo tutto ciò per il<br />

futuro?”<br />

I carismatici tendono sempre ad<br />

enfatizzare i doni spirituali a scapito<br />

del<strong>la</strong> dottrina. Una tipica chiesa carismatica<br />

è composta da premillenniali,<br />

amilenniali, post-millenniali, tramillenniali,<br />

ed ancora. Fatte salve poche dottrine<br />

basi<strong>la</strong>ri come <strong>la</strong> divinità di Cristo,<br />

il diavolo, lo Spirito Santo, i<br />

carismatici possono essere in<br />

disaccordo quasi su ogni altra dottrina.<br />

L’importante è esse-re ‘ripieni dello<br />

Spirito Santo’ (sic ! ndt).<br />

223<br />

E. White, o.c., p. 421.<br />

224<br />

D. Hunt, o.c., p. 146.<br />

225<br />

E. White, o.c., p. 423.<br />

226<br />

Giovanni Paolo II, Christians’ Roots Are Key to United Europe, in Religious News Service, 5 novembre 1991, p.<br />

8.<br />

Naturalmente per Roma le radici cristiane sono le radici cattolico romane; i valori cristiani sono i valori cattolici;<br />

e una re-cristianizzazione dell’Europa significa ristabilimento del dominio cattolico.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 643


CAPITOLO XV<br />

mondo cristiano». 227 Il movimento carismatico cattolico<br />

non sembra essere una moda passeggera.<br />

Nel giugno del 1992 diciassettemi<strong>la</strong><br />

carismatici cattolici si sono<br />

incontrati a Pittsburgh per celebrare il<br />

venticinquesimo anniversario del movimento.<br />

Essi sono stati legittimati dal<br />

Vaticano, con <strong>la</strong> piena benedizione di<br />

Papa Giovanni Paolo II. L’International<br />

Charismatic Renewal Office ha un<br />

ufficio in Vaticano.<br />

Congressi carismatici vengono organizzati<br />

in tutto il mondo e ovunque vi<br />

sono cattolici che dichiarano come i<br />

do-ni carismatici abbiano approfondito<br />

<strong>la</strong> loro esperienza del rosario, del<strong>la</strong><br />

messa e fatto crescere <strong>la</strong> loro<br />

devozione per<br />

Maria. Preti, suore, monaci alzano le<br />

mani, par<strong>la</strong>no in ‘lingue’ e rive<strong>la</strong>no<br />

‘profezie’.<br />

In un raduno carismatico il leader<br />

Vision Synan ha definito questi incontri<br />

“I soli grandi meeting nel mondo dove<br />

protestanti e cattolici sono uniti”.».<br />

228<br />

Concludiamo con una dichiarazione di E. White: «Nel<strong>la</strong> confessione cattolica<br />

romana vi sono dei sinceri cristiani. Migliaia di membri di quel<strong>la</strong> chiesa servono Dio<br />

secondo <strong>la</strong> luce che possiedono; non hanno <strong>la</strong> possibilità di accedere al<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>,<br />

perciò ignorano <strong>la</strong> verità... Dio osserva con pietosa tenerezza queste anime educate in<br />

una fede ingannevole... e provvederà perché dei raggi di luce... rivelino ad esse <strong>la</strong><br />

verità... Molti, allora, si schiereranno col suo popolo». 229<br />

227 E. White, o.c., p. 339; ed. americana, p. 464.<br />

228 C. Goldstein, Day…, p. 46.<br />

229 E. White, o.c., p. 411; ed. americana, p. 565.<br />

644<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo XVI<br />

L ’ U L T I M A T U M 1<br />

«I1 mondo ha bisogno di un profeta il quale<br />

proc<strong>la</strong>mi, con <strong>la</strong> voce in cui si uniscono le potenze<br />

del tuono ed il più profondo senso di compassione,<br />

che <strong>la</strong> strada su cui sta andando l’umanità è una<br />

strada sbagliata, una strada che porta al<strong>la</strong> morte e<br />

all’estinzione di ogni speranza...» Bertrand Russel. 2<br />

«Il termine “adorare” è nel nostro passo<br />

l’espressione più completa del<strong>la</strong> nostra re<strong>la</strong>zione<br />

con Dio o con il nemico. Lo scopo di questi<br />

messaggi, che sono descritti come essendo<br />

“l’evangelo eterno”, è di convincere l’uomo dei<br />

vantaggi che ha nell’adorare Dio come suo<br />

Creatore, <strong>la</strong> sorgente e lo scopo del<strong>la</strong> sua vita sia<br />

fisica sia spirituale. Questo scopo ha anche quello<br />

di dimostrare che l’evangelo, attraverso<br />

l’esperienza del<strong>la</strong> nuova nascita, in quanto opera<br />

del<strong>la</strong> creazione, libera l’uomo del<strong>la</strong> schiavitù del<br />

culto ido<strong>la</strong>trico che lo porta sempre verso <strong>la</strong><br />

seduzione e <strong>la</strong> morte» Robert Badenas.<br />

Lohmeyer dice che con Apocalisse XIV si giunge al punto culminante del libro.<br />

All’inizio del capitolo viene dipinta <strong>la</strong> conseguenza dell’ultima battaglia: i vincitori<br />

sono con l’Agnello sul Monte Sion. La conclusione del capitolo, dal versetto 14,<br />

presenta come il Signore li raccoglierà. Nel<strong>la</strong> parte centrale, dal 6 al 13, l’Apostolo<br />

tratteggia l’opera finale che i fedeli compiranno per far conoscere il progetto di Dio e<br />

il compimento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> all’umanità. Questo testo centrale, Apocalisse XIV, è <strong>la</strong><br />

realizzazione di Marco XIII:10, Matteo XXIV:14 che riportano le parole di Gesù<br />

quando afferma che l’evangelo sarà presentato al mondo intero, a tutti i suoi abitanti e<br />

allora si realizzerà lo scopo dell’evangelizzazione: il Regno eterno di Dio. Con questa<br />

sezione dell’Apocalisse l’umanità è posta davanti a un bivio le cui strade hanno delle<br />

conseguenze eterne o nel<strong>la</strong> vita o nel<strong>la</strong> morte.<br />

Scrive W.A. Criswell: «Il capitolo XIV è l’aspetto opposto del capitolo XIII. Sono<br />

contemporanei nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Quelle cose accadranno tutte in una volta. Il capitolo XIV<br />

è <strong>la</strong> controparte del capitolo XIII. Se da una parte c’è <strong>la</strong> buia descrizione del<strong>la</strong> bestia.<br />

1<br />

È il titolo del <strong>la</strong>voro del pastore BOURQUIN Yvan pubblicato a Dammarie-Les-Lys 1976, che considera lo stesso<br />

nostro capitolo dell’Apocalisse.<br />

2<br />

RUSSEL Bertrand, Ritratti a memoria, ed. Longaresi, Mi<strong>la</strong>no, p. 243.


CAPITOLO XVI<br />

di Satana e del giudizio di Dio sugli adoratori del<strong>la</strong> vile immagine, dall’altra, per<br />

contro, c’è <strong>la</strong> magnifica scena di quei glorificati che servono Dio e Lui solo. Nel<br />

capitolo XIII c’è <strong>la</strong> bestia; nel capitolo XIV c’è l’Agnello, gentile e prezioso, sul<br />

Monte Sion. Nel capitolo XIII ci sono i non fedeli, <strong>la</strong> contraffazione e il falso. Nel<br />

capitolo XIV c’è il vero, il genuino e il bello. Nel capitolo XIII c’è il marchio del<strong>la</strong><br />

bestia, e nel capitolo XIV il marchio di Dio. Nel capitolo XIII c’è l’opera<br />

dell’ido<strong>la</strong>tria e <strong>la</strong> corruzione del<strong>la</strong> terra. Nel capitolo XIV c’è l’adorazione del vero<br />

Agnello di Dio e i santi sono separati dal<strong>la</strong> corruzione del mondo. Il capitolo XIII<br />

presenta coloro che vanno con <strong>la</strong> bestia e gli ido<strong>la</strong>tri che cadono nel<strong>la</strong> dannazione e<br />

nel<strong>la</strong> perdizione. Nel capitolo XIV ci sono i redenti dal<strong>la</strong> terra che vengono portati su<br />

nel cielo. Nel capitolo XIII ci sono quelli che seguono <strong>la</strong> bestia in tutte le sue vie. Nel<br />

capitolo XIV ci sono quelli che seguono l’Agnello ovunque vada. Nel capitolo XIII<br />

c’è il numero del<strong>la</strong> bestia, 666, tre volte sei. Nel capitolo XIV ci sono i 144.000, il<br />

compimento e <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> gloria, <strong>la</strong> grazia e <strong>la</strong> beatitudine di Dio. I due capitoli<br />

sono posti uno di fronte all’altro». 3<br />

In un contesto più ampio, il testo dell’Apocalisse che prendiamo in<br />

considerazione in questo capitolo si colloca tra <strong>la</strong> descrizione degli attacchi delle<br />

forze del male, presentati da Giovanni nei capitoli XII, XIII e prima del<strong>la</strong> mietitura<br />

per l’eternità, capitolo XIV terza parte, e le piaghe che colpiranno l’umanità<br />

presentate nei capitoli XV e XVI. Il messaggio che viene proposto agli abitanti del<strong>la</strong><br />

Terra vuole proprio aiutarli a non essere colpiti da quei f<strong>la</strong>gelli.<br />

«In effetti, le visioni del capitolo XIV (di Apocalisse) sono tutte concepite in<br />

funzione del giudizio che deve abbattersi sul mondo e concludersi con <strong>la</strong> distruzione<br />

del<strong>la</strong> grande Babilonia.<br />

Sono delle visioni premonitrici. Annunciano <strong>la</strong> crisi finale. Chiamano gli uomini<br />

di questo mondo al pentimento, ma soprattutto sollecitano <strong>la</strong> Chiesa a restare salda<br />

nel<strong>la</strong> persecuzione, poiché già <strong>la</strong> vittoria è acquisita e il riposo di Dio è promesso ai<br />

credenti fedeli fino al<strong>la</strong> morte. La visione dell’evangelo eterno si situa in questa<br />

prospettiva. Dio, nel momento di giudicare il mondo, fa annunciare “un evangelo<br />

eterno” a tutti gli uomini e a tutti i popoli. E questo evangelo, come il suo stesso nome<br />

indica, non darà loro nul<strong>la</strong> che non sia già stato dato dal principio: Dio, il Creatore dei<br />

cieli e del<strong>la</strong> terra, è il loro Creatore, ed essi sono nel<strong>la</strong> verità se riconoscono in lui il<br />

loro Signore e lo adorano. Non è nuovo. È l’ordine eterno del<strong>la</strong> creazione, nel quale<br />

gli uomini devono trovare <strong>la</strong> vita e fuori dal quale essi trovano <strong>la</strong> morte». 4<br />

A conclusione del capitolo X, l’angelo aveva detto a Giovanni, quale<br />

rappresentante del<strong>la</strong> Chiesa degli ultimi tempi: «Bisogna che tu profetizzi di nuovo<br />

sopra molti popoli e nazioni e lingue e re».<br />

Questo par<strong>la</strong>re al mondo da parte del Signore, Giovanni lo presenta nei versetti da<br />

6 a 13 del capitolo XIV, indicando anche <strong>la</strong> caratteristica di coloro che realizzano tale<br />

mandato: «Santi che osservano i comandamenti di Dio e hanno <strong>la</strong> fede in Gesù».<br />

3 CRISWELL W.A., Expository Sermons on Reve<strong>la</strong>tion, vol. IV, Grand Rapids, 1962, pp. 137,138.<br />

4 MASSON Charles, L’Evangile éternel de l’Apocalypse XIV: 6 à 7, Neuchâtel 1946, pp. 66,67.<br />

646<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Queste caratteristiche Giovanni le ha già introdotte al<strong>la</strong> fine del capitolo XII, dove ha<br />

presentato <strong>la</strong> progenie finale del<strong>la</strong> cristianità fedele, generata dopo il dominio<br />

millenario papale, che vive nel mondo «serbando i comandamenti di Dio e ritenendo<br />

<strong>la</strong> testimonianza di Gesù».<br />

Giovanni, nel testo che prendiamo in esame vede tre messaggeri, angeli simbolici,<br />

e ognuno mette in risalto un appello partico<strong>la</strong>re. Dal<strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione del loro triplice<br />

messaggio, che è come un “ultimatum” rivolto all’umanità, si viene a creare <strong>la</strong><br />

pienezza del rimanente del Popolo di Dio che, con perseveranza e fedeltà, aspetta <strong>la</strong><br />

manifestazione del<strong>la</strong> gloria di Cristo.<br />

Il triplice messaggio presenta tre conflitti:<br />

- conflitto di autorità: al timore, al rispetto di Dio, si contrappone l’obbedienza al<strong>la</strong><br />

bestia e al<strong>la</strong> sua immagine;<br />

- conflitto di verità: al<strong>la</strong> predicazione dell’evangelo eterno si contrappongono gli<br />

errori di Babilonia;<br />

- conflitto di culto: all’invito ad adorare Dio creatore si contrappone <strong>la</strong> divinazione<br />

del<strong>la</strong> bestia.<br />

È contemporaneamente profetico ed evangelico. Profetico nel senso che riassume<br />

l’insegnamento dei profeti re<strong>la</strong>tivo al tempo del<strong>la</strong> fine; evangelico, perché è una<br />

buona novel<strong>la</strong> che si estende al mondo intero.<br />

Questo ultimatum al mondo fa eco alle parole del precursore del Messia: Giovanni<br />

Battista, il quale preparava <strong>la</strong> via al Signore.<br />

Gli angeli rappresentano dei messaggeri con un compito partico<strong>la</strong>re, come il<br />

Battista, il cui mandato è stato indicato con lo stesso termine di angelo. 5 Del resto <strong>la</strong><br />

predicazione dell’evangelo, l’annuncio al ravvedimento e al<strong>la</strong> conversione, è sempre<br />

stata affidata a degli uomini. Gli esseri celesti hanno <strong>la</strong> direzione di quest’opera,<br />

dirigono i grandi movimenti che tendono al<strong>la</strong> salvezza degli uomini, ma <strong>la</strong><br />

proc<strong>la</strong>mazione effettiva è fatta dai servitori di Cristo che abitano sul<strong>la</strong> terra.<br />

Primo appello<br />

«Poi vidi un altro angelo che vo<strong>la</strong>va in mezzo al cielo,<br />

recante l’evangelo eterno per annunciarlo a quelli che<br />

abitavano sul<strong>la</strong> terra, e ad ogni nazione e tribù e lingua e<br />

popolo: e diceva con gran voce: “Temete Iddio e dategli<br />

gloria poiché l’ora del suo giudizio è venuta; e adorate<br />

5 Marco 14:6,7. Gli angeli sono degli esseri reali che operano in favore del<strong>la</strong> salvezza degli uomini (Ebrei 1:13,14).<br />

L’Apocalisse è stata data a Giovanni tramite un angelo (1:1; 19:9), vengono presentati mentre adorano il Signore<br />

(7:11), eseguono i suoi ordini (14:15,17,18). In considerazione del fatto che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “angelo” significa “messaggero”<br />

e che <strong>la</strong> predicazione dell’evangelo, l’annuncio del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio agli uomini, da sempre è stata affidata a profeti,<br />

apostoli, credenti, riteniamo che nel linguaggio figurato di Giovanni, Apocalisse 14:6 e seg.; 18:1, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> angelo<br />

raffiguri il messaggero celeste, ma nel<strong>la</strong> missione realizzata dai fedeli del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo Gesù.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 647


CAPITOLO XVI<br />

648<br />

Colui che ha fatto il cielo e <strong>la</strong> terra e il mare e le fonti delle<br />

acque”». 6<br />

Il primo angelo vo<strong>la</strong> in mezzo al cielo «vo<strong>la</strong> allo zenit, cioè, secondo le idee<br />

dell’epoca, nel punto del cielo in cui può essere visto e sentito dagli uomini sparsi su<br />

tutta <strong>la</strong> superficie del<strong>la</strong> Terra. Questa posizione dell’angelo indica di primo acchito<br />

l’universalità del suo messaggio, destinato a tutti gli uomini e portato al<strong>la</strong> conoscenza<br />

di tutta l’umanità». 7<br />

«Il messaggio del primo angelo è dunque di speranza. Annuncia che <strong>la</strong> tragedia<br />

umana è giunta al<strong>la</strong> sua fine». 8<br />

Questo primo quadro presenta quattro partico<strong>la</strong>ri:<br />

- annuncio dell’evangelo eterno in tutto il mondo;<br />

- invito a temere Iddio e dargli gloria;<br />

- l’ora del suo giudizio è venuta;<br />

- adorare il Creatore, ricordare <strong>la</strong> sua realtà perché è lui che ha fatto ogni cosa.<br />

Annuncio dell’evangelo eterno in tutto il mondo<br />

È nel nostro testo che si trova per l’unica volta negli scritti di Giovanni <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

evangelo. «Questo evangelo è eterno, perché il fatto annunciato è irrevocabile e<br />

prolunga le sue conseguenze nell’eternità». 9<br />

«È detto evangelo eterno, non per opporlo all’evangelo predicato dal Cristo e dai<br />

suoi, ma per indicare <strong>la</strong> sua estensione indefinita nel tempo: comincia con <strong>la</strong> promessa<br />

che Dio fece alle prime generazioni, si svilupperà nei secoli successivi e sfocerà nel<strong>la</strong><br />

vita eterna». 10<br />

«L’evangelo eterno è di una vastità immensa. Esso comprende <strong>la</strong> preesistenza di<br />

Gesù, il quale era con il Padre “avanti che il mondo fosse”. Comprende<br />

l’incarnazione, l’insondabile mistero per cui “<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> è stata fatta carne”. Abbraccia<br />

<strong>la</strong> vita di Gesù, i suoi insegnamenti e i suoi miracoli, il suo amore, manifestato nelle<br />

parole e negli atti di lui. Comprende <strong>la</strong> croce sul<strong>la</strong> quale è stato pagato il prezzo del<strong>la</strong><br />

redenzione dell’uomo. Comprende <strong>la</strong> tomba vuota, giacché è stato dichiarato che<br />

Gesù è il Figlio di Dio, mediante <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> “risurrezione dai morti”.<br />

6<br />

Apocalisse 14:6,7.<br />

7<br />

C. Masson, o.c., pp. 63, 64.<br />

8<br />

DOUKHAN Jacques, Le cri du ciel, Dammarie les Lys 1996, p. 172.<br />

9<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, L’Apocalypse, ed. rivista e aumentato da SCHRŒDER Alfred,<br />

Lausanne 1905, p. 410.<br />

«Conviene precisare che l’aggettivo eterno (in greco aionios) non significa che dura perpetuamente, ma che<br />

concerne l’eone (tempo) futuro, non bisognerebbe concludere che <strong>la</strong> buona novel<strong>la</strong>, di cui si par<strong>la</strong>, non ha nul<strong>la</strong><br />

portato nell’eone presente, ma si tratta del<strong>la</strong> buona novel<strong>la</strong> che al<strong>la</strong>ccia il nostro eone a quello che viene». BRÜTSCH<br />

Charles, L’Apocalypse de Jésus Christ, 4 a ed., Genève 1955, p. 154, nota n. 63.<br />

10<br />

BONSIRVEN Joseph C., L’Apocalypse de S. Jean, Paris 1951, p. 242.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Comprende l’ascensione di Gesù al cielo e il suo secondo avvento, che è stato<br />

promesso chiaramente al<strong>la</strong> sua ascensione.<br />

L’evangelo eterno comprende ancora qualcos’altro di molto importante per voi e<br />

per me: il ministero di Gesù nel cielo a partire dal<strong>la</strong> sua ascensione fino al suo ritorno.<br />

Gesù è più che un personaggio storico, è più che <strong>la</strong> speranza di eternità dei cristiani.<br />

“Vivendo egli sempre per intercedere per loro”. Questa è una verità ammirabile, ricca<br />

di significato e di conforto per ogni credente. Vi è un altro aspetto del ministero di<br />

Cristo nel santuario celeste. Egli vi presiede non soltanto come mediatore, ma anche<br />

come giudice. “Oltre a ciò il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudizio al<br />

Figlio”». 11<br />

Quanto viene annunciato con forza non è diverso da quanto hanno insegnato gli<br />

apostoli. È lo stesso evangelo riportato al<strong>la</strong> luce negli ultimi tempi. È l’evangelo che<br />

affonda le sue origini nel<strong>la</strong> verità eterna di Dio, trasmessaci dal<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>, e che ha<br />

una ripercussione eterna per tutti coloro che l’accettano. È l’evangelo che permette di<br />

sentire nel presente <strong>la</strong> presenza di Dio e permette di gioire delle beatitudini che Gesù<br />

ha presentato nel suo sermone sul monte. Invita gli uomini a rispettare Dio e ad<br />

osservare le sue leggi.<br />

Questo evangelo è quello inalterabile, permanente che, pur contrastato<br />

dall’Avversario, rimane intatto. La precisazione che viene fatta fa pensare che ci sia<br />

stato nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> un tempo nel quale sia stato anche insegnato e accettato in una forma<br />

alterata e per questo motivo, prima del ritorno del Signore, bisogna che sia fatto<br />

conoscere nell’integrità del<strong>la</strong> verità.<br />

Annunciare l’evangelo significa invitare le persone a fare un patto 12 col Signore, di<br />

cui <strong>la</strong> Cena è <strong>la</strong> rievocazione e il battesimo il segno di accettazione. 13 Questa buona<br />

11 PEASE Norval F., Con Cristo nel Santuario celeste, in Il Messaggero Avventista, numero speciale, novembre 1965,<br />

pp. 11,12; vedere Giovanni 17:5; 1:14; Romani 1:4; Atti 1:11; Giovanni 5:22.<br />

12 Il patto o l’alleanza che <strong>la</strong> Bibbia propone prevede quanto segue:<br />

Caratteristiche dell’alleanza Caratteristiche dell’alleanza in Apocalisse XIV<br />

1. Preambolo<br />

(il re, come autore dell’alleanza, menziona il suo<br />

nome, i suoi titoli e i suoi attributi)<br />

2. Prologo storico<br />

(Menzione delle re<strong>la</strong>zioni anteriori tra le due parti<br />

che contraggono il patto)<br />

3. Stipu<strong>la</strong>zioni<br />

(si menzionano gli obblighi del vassallo)<br />

4. Testimoni<br />

5. Benedizioni e maledizioni<br />

(si riferisce all’obbedienza o al<strong>la</strong> disobbedienza futura<br />

del vassallo nei confronti dell’alleanza)<br />

1. Dio, il Creatore del cielo e del<strong>la</strong> terra, ecc. a tutte le<br />

nazioni, tribù, lingue e popoli (versetti 6,7)<br />

2. Riferimento all’«evangelo eterno», avere ciò che<br />

Dio ha fatto per salvare l’umanità; versetti 6; confr.<br />

13:8 e 4:1-5 concernente l’opera redentrice<br />

dell’Agnello)<br />

3. «Temete Dio e dategli gloria... e adorate» (vers. 7)<br />

«<strong>la</strong> perseveranza dei santi che osservano i<br />

comandamenti di Dio e <strong>la</strong> fede in Gesù» (vers. 12)<br />

4. «... davanti ai santi angeli e davanti all’Agnello»<br />

(versetto 10) «lo Spirito» (versetto 13)<br />

5. «Felici... coloro che sono morti nel Signore poiché<br />

si riposano dalle loro fatiche» (versetto 13)<br />

«Se qualcuno adora <strong>la</strong> bestia... e riceve un marchio...<br />

sarà tormentato... ecc.» (versetti 9 e seg.).<br />

BADENAS Roberto, Vrai et fausse adoration dans les messages des trois anges, in AA.VV., Études sur<br />

L’Apocalypse, t. I, Collonges sous Salève 1988, p. 156.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 649


CAPITOLO XVI<br />

notizia annunciata con forza ha lo scopo di preparare l’umanità per l’incontro con il<br />

Signore che deve venire a mietere il raccolto per il suo regno eterno. È quanto viene<br />

descritto dopo <strong>la</strong> conclusione di questo triplice messaggio. 14 L’accettazione del terzo<br />

messaggio preserva i credenti dalle piaghe che colpiranno <strong>la</strong> terra prima del ritorno di<br />

Gesù. 15<br />

Questo brano dell’Apocalisse fa da compendio a quanto Gesù aveva detto:<br />

«<strong>Quando</strong> questo evangelo del Regno sarà predicato in tutto il mondo allora verrà <strong>la</strong><br />

fine». 16<br />

«Dopo duemi<strong>la</strong> anni, Dio non si è ancora stancato di amare gli uomini e di offrire<br />

loro <strong>la</strong> salvezza. Anzi, Dio ci invita oggi a proc<strong>la</strong>mare ad alta voce che il Vangelo è<br />

ancora offerto a loro. La salvezza è ancora disponibile per i peccatori che vogliono<br />

accettar<strong>la</strong>. Nessuno deve trovarsi nel<strong>la</strong> condizione di non averlo saputo: Gesù<br />

desidera che <strong>la</strong> messe dei salvati sia abbondante: nel Regno che sta preparando “vi<br />

sono molte dimore”, che saranno tutte abitate da gente felice. Per questo ancora una<br />

volta: “il Vangelo ci è offerto”». 17<br />

Questo messaggio di salvezza annunciato “con gran voce” è per coloro che, al<br />

contrario di Abrahamo che si considerava pellegrino e forestiero in questo mondo,<br />

abitano sul<strong>la</strong> terra, cioè hanno fatto del<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> loro fissa dimora, il loro regno, si<br />

sono instal<strong>la</strong>ti, seduti, fermati, abbarbicati, legati. È rivolto a coloro che non hanno<br />

altro orizzonte che i confini geografici del<strong>la</strong> propria casa, nazione, mondo. J. Mager<br />

fa notare che l’espressione «risiedono sul<strong>la</strong> terra» è presentata con il verbo greco<br />

kathêsthai che in partico<strong>la</strong>re rievoca <strong>la</strong> dignità del Signore «seduto» sul suo trono. 18 E<br />

si chiede quindi: «Gli uomini degli ultimi tempi considerano <strong>la</strong> terra come un seggio<br />

regale, dove potere “troneggiare”, come dei monarchi? Si comporterebbero come dei<br />

despoti dopo aver conquistato tutto il pianeta, troppo felici di aver sfruttato le sue<br />

risorse? O piuttosto questa espressione <strong>la</strong>scia intendere che essi non credono che ai<br />

valori materiali, immanenti, perché hanno rigettato ogni forma di trascendenza?<br />

Comunque sia, <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> profetica (“coloro che risiedono sul<strong>la</strong> terra”) sve<strong>la</strong> lo stato<br />

dell’umanità proprio prima del<strong>la</strong> parusia. Gli uomini dominano, ma nello stesso<br />

tempo sono asserviti dalle loro proprie passioni; ido<strong>la</strong>trano <strong>la</strong> materia pur sfruttando<br />

sconsideratamente le risorse naturali. Che atteggiamento contraddittorio! Pongono le<br />

loro speranze nel terrestre e nello stesso tempo distruggono il pianeta. 19 Pur tuttavia, il<br />

Dio d’amore cerca un’ultima volta di raggiungere questi umani attaccati ai valori qui<br />

13<br />

Matteo 26:28; Marco 14:24; Luca 22:20; 1 Corinzi 11:25; Romani 6:3; 2 Corinzi 3:6.<br />

14<br />

Apocalisse 14:14 e seg.<br />

15<br />

Apocalisse 14:10; confr. Apocalisse 15 e 16.<br />

16<br />

Matteo 24:14.<br />

17<br />

LEONARDI Giovanni, Tre angeli al servizio del<strong>la</strong> speranza, in AA.VV., Siamo pieni di Speranza, ed. AdV,<br />

Falciani 1992, p. 245. Vedere Giovanni 14:1-3.<br />

18<br />

Apocalisse 4:2,3,9,10; 5:1,7,13; 6:16; 7:10,15; 19:4; 20:11; 21:5.<br />

19 Apocalisse 11:18c.<br />

650<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

in basso, in rivolta contro il Creatore, occupati a sfuggirlo con ogni mezzo. Pieno di<br />

compassione li invita a ritornare a lui». 20<br />

Abbiamo qui presentato, per il tempo del<strong>la</strong> fine, il compimento dell’impegno del<strong>la</strong><br />

Riforma di dare ai credenti, espressione del sacerdozio universale, <strong>la</strong> predicazione<br />

dell’evangelo depurato dalle incrostazioni sincretiste che ha impoverito <strong>la</strong> Chiesa<br />

attraverso i secoli, dal momento che le ha fatte proprie. La Riforma, sorta con il<br />

desiderio di proporre: “so<strong>la</strong> Scrittura, so<strong>la</strong> Grazia, so<strong>la</strong> Fede”, non è riuscita nel suo<br />

intento perché essa stessa, pur in buona fede, nel<strong>la</strong> sincerità di coloro che l’hanno<br />

accettata, ha riproposto troppi errori ereditati dal<strong>la</strong> Chiesa di Roma, predicando non<br />

l’evangelo eterno, ma un vangelo che risentiva del pensiero corrotto dell’uomo.<br />

La comunità religiosa suscitata da Dio e raffigurata dall’angelo invita gli abitanti<br />

del<strong>la</strong> terra a “temere Iddio e dargli gloria”. L’invito «si rivolge ad una umanità<br />

ido<strong>la</strong>tra e superstiziosa sedotta dal<strong>la</strong> bestia e dal falso profeta... Il primo passo<br />

richiesto da questa umanità è che essa riconosca l’autorità sovrana di Dio e l’onori<br />

come Dio vuole essere onorato». 21<br />

Invito a temere Iddio e dargli gloria<br />

«Temere Dio, non nel terrore ma nel rispetto,... non so<strong>la</strong>mente con le <strong>la</strong>bbra, ma<br />

con una conversione totale». 22<br />

Il verbo fobéo, temere, non significa avere paura, ma rispetto, riverenza,<br />

venerazione. Non è un sentimento, esso esprime un comportamento religioso.<br />

Il timore-rispetto per l’Eterno è <strong>la</strong> manifestazione del<strong>la</strong> conversione. «Il timore<br />

dell’Eterno è il principio del<strong>la</strong> sapienza», «è odiare il male», è trovare piacere nei<br />

comandamenti di Dio, perché «temere Dio ed osservare i suoi comandamenti è il tutto<br />

dell’uomo». Temere Dio è un atto di fede, ma anche un atto di obbedienza al<strong>la</strong> sua<br />

legge. 23<br />

«Temere Dio significa essere attenti al bene, al diritto, al giusto… Ogni passo,<br />

ogni decisione, ogni opera e ogni pensiero sono posti sotto il controllo dell’alto. È per<br />

20 MAGER Johannes, Proc<strong>la</strong>mer le Message Prophétique: Mission Permanente de l’Eglise, in AA.VV., Prophétie et<br />

Eschatologie, Conférences Bibliques Division Eurafricaine, vol. II, 1982, p. 142.<br />

21 C. Masson, o.c., pp. 64, 65.<br />

22 C. Brütsch, o.c., p. 245. Se paura ci deve essere non è tanto nei confronti di Dio, ma di utilizzare in un modo<br />

sbagliato <strong>la</strong> nostra libertà per allontanarci da lui.<br />

23 Salmo 111:10; Proverbi 1:9; 9:10; 8:13; Ecclesiaste 12:15; Deuteronomio 4:10; Esodo 20:20; Ezechiele 12:13;<br />

Apocalisse 12:17.<br />

C’è da chiedersi se questo messaggio che invita ad avere rispetto nei confronti di Dio possa essere messo in<br />

contrapposizione al potere che Daniele ha descritto nel suo capitolo 7 che avrebbe «cambiato i tempi e <strong>la</strong> legge», che<br />

l’apostolo Paolo riprende nel<strong>la</strong> sua seconda lettera ai Tessalonicesi 2:3,4 presentandolo come «empio», «avversario»,<br />

«che s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino a porsi a sedere nel tempio di Dio,<br />

mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio», che Giovanni presenta nel capitolo 13. Questa istituzione avrebbe<br />

proferito parole arroganti, bestemmie nei confronti di Coloro che erano nel santuario celeste.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 651


CAPITOLO XVI<br />

questo che il temere Dio costituisce un leitmotiv importante nel<strong>la</strong> letteratura di<br />

saggezza». 24<br />

Riconoscere Dio come Creatore, Giudice e Signore significa prendere Dio sul<br />

serio.<br />

«L’ora del suo giudizio è venuta» - tempo nel quale si colloca il primo appello<br />

L’urgenza di questo primo appello è motivata dall’imminenza del giudizio:<br />

«L’ora è venuta». Oltre a mettere in risalto un partico<strong>la</strong>re aspetto dell’insegnamento<br />

biblico, è un invito a prendere una decisione in un breve tempo, non motivata dal<strong>la</strong><br />

paura, ma dall’evangelo, dall’amore che Dio ha per l’uomo.<br />

Questa precisazione ci permette di collocare <strong>la</strong> predicazione in un’epoca ben<br />

determinata: nel tempo del<strong>la</strong> fine, nel tempo che precede il ritorno del Figlio<br />

dell’uomo, nel tempo in cui Cristo Gesù, come Sommo Sacerdote, compie <strong>la</strong> sua<br />

opera di giudizio nel Santuario celeste.<br />

Sebbene l’evangelo predicato sia quello degli apostoli, questo messaggio del<br />

primo angelo verte sull’aspetto del giudizio che sia Cristo che i suoi discepoli hanno<br />

collocato in un tempo lontano. La predicazione apostolica consisteva nel testimoniare<br />

ai loro contemporanei che <strong>la</strong> grazia di Dio era apparsa, e non si proponeva altro che<br />

far conoscere Cristo e Cristo crocifisso. Il tempo del giudizio è «a venire» diceva<br />

Paolo a Felice, e ad Atene ricordava che Dio giudicherà il mondo con giustizia. 25<br />

La predicazione di questo messaggio non corrisponde neppure a quel<strong>la</strong> che ha<br />

caratterizzato il risveglio del<strong>la</strong> Riforma del XVI secolo. Essa verteva essenzialmente<br />

sul<strong>la</strong> “giustificazione per fede”, non ebbe un carattere universale, e fu circoscritta al<strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> Europa. Il tema del<strong>la</strong> Riforma era: «Solo <strong>la</strong> grazia». 26 L’insegnamento del<strong>la</strong><br />

Riforma voleva essere un ritorno alle origine apostoliche, ma non è riuscito.<br />

24 J. Doukhan, o.c., p. 173.<br />

25 Daniele 7:13; Tito 2:11,12; 1 Corinzi 2:21; Atti 17:31; 24:25.<br />

26 Nel XVI secolo, all’epoca del<strong>la</strong> Riforma diversi teologi luterani hanno creduto di vedere in Lutero l’angelo<br />

dell’Apocalisse, altri hanno identificato l’angelo di Apocalisse 14:16 con il luteranesimo e altri ancora con <strong>la</strong> Riforma<br />

in generale. Vedere VAUCHER Alfred Félix, Le Jugement, 1966, p. 13.<br />

«Già nel 1530 (Lutero) era convinto che <strong>la</strong> fine fosse imminente e che essa arrivasse con una rapidità catastrofica.<br />

Decise allora di pubblicare immediatamente <strong>la</strong> sua traduzione di Daniele, al fine di potere compiere <strong>la</strong> sua opera prima<br />

del grande e terribile giorno del Signore. Espresse lo stesso timore che <strong>la</strong> venuta del Signore si sarebbe manifestata<br />

prima che avesse terminato <strong>la</strong> traduzione delle Scritture. Restò in questa ardente attesa escatologica fino al<strong>la</strong> sua<br />

morte, ma calcolò sempre di più il momento del<strong>la</strong> fine. Nel 1541 pubblicò un libro intito<strong>la</strong>to Supputatio annorum<br />

mundi che fece ristampare nel 1545, in una edizione aumentata. In questo libro calcolò gli anni del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> secondo il<br />

vecchio stile patristico, e trovò che l’anno 1540 dopo Gesù Cristo doveva corrispondere all’anno 5500 dopo <strong>la</strong><br />

creazione. Cinquecento anni dovevano ancora passare prima dell’eterno sabato ma il Signore aveva promesso di<br />

abbreviare il tempo per amore dei suoi eletti. Come il Signore stesso non era stato tre giorni e tre notti intere nel<strong>la</strong><br />

tomba, così pure il giorno del<strong>la</strong> resurrezione del<strong>la</strong> Chiesa sarebbe stato affrettato. Tutt’al più cento anni potrebbero<br />

652<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Questa predicazione è quel<strong>la</strong> del tempo del<strong>la</strong> fine. Il brano del testo biblico che<br />

segue il triplice messaggio, come abbiamo detto, descrive <strong>la</strong> mietitura e quindi ciò che<br />

viene annunciato all’umanità ha lo scopo di preparare e portare a compimento il<br />

popolo di Dio per il suo Regno. Ciò corrisponde al<strong>la</strong> predicazione iniziata nel<strong>la</strong> metà<br />

del XIX secolo e che continua nel nostro in vista del<strong>la</strong> «consumazione dell’opera<br />

missionaria sul<strong>la</strong> terra». 27 È nel nostro tempo che il quadro profetico si sta compiendo<br />

nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e possiamo dire con A. Berthoud: «Se siamo attenti ai segni dei tempi,<br />

sembra proprio di essere nell’epoca descritta nei termini di Apocalisse XIV:6». 28<br />

L’appello annuncia quanto è iniziato al<strong>la</strong> scadenza dei 2300 anni profetici di<br />

Daniele, l’opera del giudizio con <strong>la</strong> sua conseguente purificazione del Santuario<br />

celeste. 29<br />

Si ha quindi in Apocalisse XIV <strong>la</strong> realizzazione di quanto viene ordinato nel<br />

capitolo X al popolo di Dio, rappresentato dall’apostolo Giovanni, che aveva divorato<br />

il «piccolo libro» del profeta Daniele: «Bisogna che tu profetizzi sopra molti popoli e<br />

lingue e re». 30<br />

La Chiesa di Dio annunciando «l’evangelo eterno», purificato da secoli di<br />

apostasia, insegna <strong>la</strong> verità, realizza questo mandato.<br />

Mentre sul<strong>la</strong> terra avviene questa proc<strong>la</strong>mazione del<strong>la</strong> salvezza, in cielo si compie<br />

il giudizio preliminare, che precede il ritorno di Gesù, presentato da Daniele VII,<br />

dove i libri che descrivono le opere degli uomini vengono aperti e il Re entra nel<strong>la</strong><br />

sa<strong>la</strong> delle nozze per vedere se tutti gli invitati hanno l’abito di giustizia e per<br />

allontanare coloro che, pur avendo accettato l’invito e avendo fatto parte del<strong>la</strong> Chiesa,<br />

non hanno accettato pienamente quanto il Signore ha fatto e preparato per loro. 31<br />

C’è un doppio parallelismo tra Colui che si presenta al<strong>la</strong> chiesa di Laodicea, <strong>la</strong><br />

Chiesa del tempo del giudizio dei popoli: «il testimone fedele e verace, il principio<br />

del<strong>la</strong> creazione di Dio» e il primo appello che <strong>la</strong> Chiesa del giudizio preliminare deve<br />

fare conoscere: oltre ad annunciare l’evangelo eterno nel<strong>la</strong> sua fedeltà al<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione, invita gli uomini ad adorare il Creatore. 32<br />

ancora passare prima del<strong>la</strong> fine» TORRANCE T.F., Les Réformateurs et <strong>la</strong> fin des temps, in Cahiers Théologiques, n.<br />

35, Neuchâtel, p. 16.<br />

27 GODET Frédéric, Études Bibliques - Nouveau Testament, 5 a ed., Neuchâtel 1888, p. 321.<br />

28 BERTHOUD Aloys, Le drame de <strong>la</strong> fin, Lausanne 1922, p. 25.<br />

29 Vedere i nostri Capitoli XI e XIII, p. 440 e seg., e p. 536 e seg.<br />

30 Apocalisse 10:11. Vedere il nostro Capitolo XIV - Il Sorgere di un movimento mondiale.<br />

31 Vedere il nostro Capitolo XIII, p. 525 e seg.<br />

32 Apocalisse 3:14; 14:7.<br />

Apocalisse 3:14<br />

- «Questo dice l’Amen, il testimone fedele e verace<br />

- il Principio del<strong>la</strong> creazione di Dio.<br />

Parallelismo tra<br />

Apocalisse 14:7<br />

- (Qui è <strong>la</strong> costanza dei santi) ... recante l’evangelo<br />

eterno<br />

- Adorate Colui che ha fatto il cielo e <strong>la</strong> terra.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 653


CAPITOLO XVI<br />

Nel XIX secolo assistiamo al<strong>la</strong> messa in discussione dell’ esistenza di Dio e del<br />

suo Regno in nome del socialismo reale; dell’opera creativa di Dio nel nome<br />

dell’evoluzione; del valore del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione biblica nel nome del<strong>la</strong> ragione.<br />

Dio risponde a questa povertà umana facendo annunciare l’evangelo eterno che<br />

ricorda il Regno di Dio che viene, <strong>la</strong> perennità del<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> e <strong>la</strong> realtà del suo<br />

essere Creatore.<br />

Fino ai primi decenni del XIX secolo il vivere degli uomini attraverso i secoli si è<br />

svolto su un piano alquanto lineare. Dal secolo scorso in poi, <strong>la</strong> linea del “progresso”,<br />

se <strong>la</strong> possiamo tracciare su un grafico, ha avuto una curva verso l’alto presentandosi<br />

oggi in forma pressoché verticale.<br />

In campo militare, si passa da guerre campali a guerre totali. Non è più una<br />

nazione contro un’altra, è un blocco contro un altro.<br />

Nel campo tecnico si costruisce <strong>la</strong> macchina a vapore, si creano le prime<br />

automobili, si vo<strong>la</strong> e le distanze si accorciano. L’era industriale ed il progresso<br />

tecnico sono al<strong>la</strong> base del rinnovamento socio-politico del marxismo, movimento<br />

filosofico che in breve tempo, per <strong>la</strong> sua carica ideologica, conquista milioni di<br />

persone. Usando gli stessi mezzi dei potenti che lo hanno preceduto, cerca d’imporsi<br />

con <strong>la</strong> propaganda e <strong>la</strong> violenza. La sua filosofia di carattere universale è in favore<br />

del<strong>la</strong> masse <strong>la</strong>voratrici. Essa «oltrepassa tutte le filosofie sorte nell’Evo Moderno e<br />

che peraltro le avevano preparato <strong>la</strong> strada; dall’Illuminismo al Positivismo,<br />

dall’Idealismo all’Esistenzialismo, dallo Storicismo a tutte le filosofie <strong>la</strong>iche moderne<br />

ed ogni forma di ateismo moderno filosofico. L’ateismo marxista non è teorico, ma è<br />

un ateismo pratico; si presenta come un messianismo destinato a trasformare il mondo<br />

in una palingenesi sociale, diretto a sostituire al paradiso dell’oltretomba il paradiso in<br />

terra». 33<br />

«Il marxismo ai nostri giorni è <strong>diventa</strong>to il tutore di tutti coloro che cercano il<br />

pensiero confortevole del<strong>la</strong> verità indiscutibile e del senso unidimensionale; ecco<br />

perché numerosi sono i pastori e i preti che camminano al passo dietro al<strong>la</strong> bandiera<br />

del<strong>la</strong> demitizzazione il cui colore ci fa capire che <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> rossa si deve sostituire a<br />

quel<strong>la</strong> di Betlemme. In effetti, se demitizziamo l’escatologia, ci si dirà, troviamo <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>; se demitizziamo il male, troviamo l’alienazione e lo sfruttamento degli uomini<br />

sugli uomini; se demitizziamo <strong>la</strong> Chiesa, troviamo l’umanità; se demitizziamo il<br />

combattimento contro Satana, troviamo <strong>la</strong> lotta contro il capitale; se demitizziamo il<br />

Regno e il Paradiso, troviamo <strong>la</strong> società senza c<strong>la</strong>sse; se demitizziamo <strong>la</strong> crociata,<br />

troviamo <strong>la</strong> guerra rivoluzionaria; se demitizziamo <strong>la</strong> lotta del bene contro il male,<br />

troveremo il buon combattimento del<strong>la</strong> Sinistra contro <strong>la</strong> Destra; se demitizziamo <strong>la</strong><br />

grazia, troviamo <strong>la</strong> praxis; in breve, se demitizziamo il Cristianesimo, troviamo <strong>la</strong><br />

politica marxista che metterà <strong>la</strong> Rivoluzione sul trono del<strong>la</strong> Redenzione». 34<br />

Il Settecento, l’epoca dei lumi, prepara l’uomo ai profondi sconvolgimenti del<br />

XIX secolo. L’uomo vuole staccarsi da “superate” concezioni del mondo per ricercare<br />

33 SABADIN Gavino, La <strong>storia</strong> come Passato presente e futuro, 1967, p. 55.<br />

34 BRUN Jean, Idéologie de <strong>la</strong> démythisation, in La Revue Reformée, n. 103, 1975/3, pp. 97,98.<br />

654<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

una sua nuova identità, che sia rispettosa del<strong>la</strong> sua libertà e del<strong>la</strong> sua nuova volontà di<br />

erigersi a protagonista del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>. Lo sviluppo tecnico di<strong>la</strong>ta i confini del sapere<br />

e le comunicazioni annul<strong>la</strong>no le distanze che separano i Paesi ma allontanano gli<br />

uomini tra di loro.<br />

Ogni nuovo successo dell’uomo è considerato una sconfitta di Dio! Dal punto di<br />

vista scientifico esiste <strong>la</strong> volontà di trovare una forma atta a spiegare il mondo nel suo<br />

insieme e l’evoluzione interpreta tale ruolo. Questa teoria costituisce il coagulo di<br />

varie tendenze e s’impone per il suo fascino. Essa pensa di dare un significato al<br />

<strong>la</strong>voro dei naturalisti, prima ridotti a semplici strumenti di c<strong>la</strong>ssificazione del mondo<br />

vivente. È servita a giustificare l’imperialismo occidentale con <strong>la</strong> sua spinta coloniale<br />

e il modo di porsi di fronte alle razze di colore, facendo del bianco l’apogeo del<strong>la</strong><br />

sca<strong>la</strong> evolutiva del<strong>la</strong> specie. 35<br />

Questa teoria, dopo oltre un secolo, è ancora oggi a livello di ipotesi e sembra che<br />

non abbia delle valide fondamenta scientifiche. Ma questo pensiero ha talmente<br />

influenzato le menti degli insegnanti che lo si presenta nelle scuole come dogma, un<br />

dato di fatto. 36<br />

Oggi «per tentare di dissimu<strong>la</strong>re il fallimento del<strong>la</strong> nostra civiltà materialistica, i<br />

sostenitori del<strong>la</strong> scienza ufficiale proc<strong>la</strong>mano più forte il dogma che da tempo è <strong>la</strong><br />

loro risorsa vitale, in mancanza di meglio». 37 Ciononostante «l’evoluzione è una<br />

specie di dogma al quale i sacerdoti 38 non credono più ma che mantengono per il<br />

popolo. Bisogna avere il coraggio di dirlo perché gli uomini del<strong>la</strong> generazione futura<br />

orientino le loro ricerche in altro modo». 39<br />

35 FANTONI Vittorio, Brevi note sul problema dell’evoluzione, Malcesine 1977, ciclosti<strong>la</strong>to. SISMONDI Giuseppe e<br />

FONDI Roberto, Dopo Darwin, critica all’evoluzionismo, ed. Rusconi, Mi<strong>la</strong>no 1980.<br />

36 Se <strong>la</strong> maggioranza dei paleontologi continua ad affermare che l’evoluzione è un fatto, è molto probabilmente<br />

perché, immersi fin dal<strong>la</strong> loro giovane età e durante tutti i loro studi in un ambiente in cui l’evoluzione è ammessa<br />

come dogma indiscusso, essi arrivano a non pensare più per un solo istante di mettere da parte questa teoria. Il<br />

professore L. Bounoure stesso ha denunciato questo comportamento quando racconta che, come studente di biologia,<br />

era naturalmente evoluzionista perché i suoi maestri lo erano, e a lui non veniva l’idea per nessuna cosa al mondo di<br />

poter essere diverso. Mostra bene come dovette lottare contro l’imprigionamento del<strong>la</strong> teoria quando, <strong>diventa</strong>to<br />

professore di biologia all’università, si accorse che i fatti si opponevano al<strong>la</strong> teoria, portandolo, per onestà<br />

intellettuale, a combattere <strong>la</strong> teoria che aveva da tempo accettato ed insegnato come una realtà evidente. BOUNOURE L.,<br />

Recherche d’une doctrine de <strong>la</strong> vie, Paris 1964; vedere FLORI J. - RASOLOFOMASOANDRO H., Evolution ou creation?,<br />

Dammarie Les-Lys 1973, p. 101. ROSTAND Jean, biologo di fama mondiale, pur essendo evoluzionista riconosce: «Si<br />

vede male come degli incidenti indipendenti gli uni dagli altri avrebbero potuto concatenarsi per dare nascita a degli<br />

organi complessi come l’occhio, il cervello, l’orecchio. Le mutazioni che conosciamo offrono quasi tutte un carattere<br />

limitativo, distruttivo, sottrattivo. Pure quelle che si possono considerare come aggiuntive non apportano nel<strong>la</strong> specie<br />

qualcosa di assolutamente nuovo e sufficientemente rivoluzionario per essere veramente evolutivo», L’homme, Paris<br />

1952, p. 126. «Certi biologi sostengono che gli esperimenti di <strong>la</strong>boratorio sono troppo brevi per essere significativi,<br />

ma non si vede quale potrebbe essere qui l’apporto del<strong>la</strong> durata: se l’effetto ereditario è nullo, come l’esperienza<br />

indica, resterà ugualmente nullo per qualunque numero lo si moltiplichi» Idem, p. 102. GUYÉNOT Émil, egli stesso<br />

evoluzionista, riconosce: «L’ipotesi del<strong>la</strong> generazione spontanea del<strong>la</strong> vita, se essa ci appare <strong>la</strong> so<strong>la</strong> razionale, solleva<br />

molti problemi e non si basa su alcun dato positivo... Dell’origine del<strong>la</strong> vita, noi non sappiamo assolutamente niente»<br />

L’origine des espèces, ed. PUF, Paris 1966, p. 19.<br />

37 SERVIER Jean, L’uomo e l’invisibile, ed. Bor<strong>la</strong>, Torino 1967; Rusconi, Mi<strong>la</strong>no 1973, p. 26.<br />

38 Termine religioso per indicare gli scienziati che sostengono come verità di fede l’evoluzione.<br />

39 LEMOINE, Encyclopédie Française, 1938; cit. da CARLES Jules, Le Transformisme, Paris 1970, p. 86.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 655


CAPITOLO XVI<br />

Con l’evoluzione «siamo qui in pieno mito, al centro di un colossale falso<br />

scientifico... Tutte queste teorie, tutti questi sistemi, tutte queste conclusioni che<br />

precedono l’osservazione dei fatti, hanno per unico scopo quello di calmare<br />

l’angoscia dell’uomo bianco iso<strong>la</strong>to da così lungo tempo dal resto dell’umanità e di<br />

farlo sentire tranquillo nonostante i suoi crimini e le sue oppressioni... Questa certezza<br />

(dell’evoluzione) valida per i nostri nonni, non può soddisfare oggi uno spirito<br />

scientifico, come non può dare un senso al nostro cammino nel<strong>la</strong> notte». 40<br />

Questa teoria insegnata oggi da teologi e riconosciuta anche dal<strong>la</strong> Santa Sede,<br />

smantel<strong>la</strong> l’origine dell’uomo, <strong>la</strong> sua innocenza e <strong>la</strong> sua ribellione nei confronti di<br />

Dio, il senso dell’incarnazione dell’Eterno e <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza.<br />

Ed è così che, nel nome dell’evoluzione, il Dio creatore è stato evacuato dal<strong>la</strong><br />

scienza.<br />

In campo religioso non si accetta più <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione, <strong>la</strong> si discute, e <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> detta<br />

razionalista del Graf-Wellhausen, che l’archeologia degli anni Venti ha demolito,<br />

continua oggi a intossicare gli studi biblici. Il risultato è che al<strong>la</strong> fine del XX secolo <strong>la</strong><br />

teologia non crede più nell’escatologia 41 e sembra che le Chiese non abbiamo più<br />

niente da dire al mondo se non ripetere quello che gli uomini sanno di già e ancor<br />

meglio delle Chiese.<br />

«Mi ricordo - scrive Jaques Ellul, professore all’università di Bordeaux -<br />

dell’orrore che mi ha colto, quando nel<strong>la</strong> grande assemblea Chiesa e Società del<br />

Consiglio Ecumenico fu ripetuta <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> di Nkruman: “Ricercate prima di tutto il<br />

regno politico, e tutto il resto vi sarà sopraggiunto”. Questa frase fu colta da una<br />

tempesta di app<strong>la</strong>usi di centinaia di cristiani. La politica era là, <strong>diventa</strong>ta il dio! Essa è<br />

ora considerata come <strong>la</strong> so<strong>la</strong> possibilità seria dell’incarnazione del<strong>la</strong> fede». 42<br />

Il pensiero teologico protestante ha umanizzato e storicizzato <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, cioè<br />

ha posto al suo centro non il Dio trascendente che entra nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e si rive<strong>la</strong>, ma<br />

l’uomo che stabilisce <strong>la</strong> verità e il bene nel confrontarsi con <strong>la</strong> realtà di Dio. 43<br />

40 J. Servier, o.c., pp. 38,31,34.<br />

41 L’espressione significa discorso sulle cose ultime. «L’escatologia serve per dare a Dio e al<strong>la</strong> causa del bene<br />

l’ultima paro<strong>la</strong> nell’universo: essa rivolge un supremo omaggio contemporaneamente al<strong>la</strong> bontà, al<strong>la</strong> giustizia e al<strong>la</strong><br />

potenza di Dio» GRETILLAT A., Dogmatique, t. II, 1890, p. 531.<br />

«La generazione che superava i 20 anni prima del<strong>la</strong> prima guerra mondiale aveva ereditato dal XIX secolo una<br />

ferma fiducia nell’uomo. Coloro che allora si azzardavano a par<strong>la</strong>re di “escatologia” sollevavano in generale un grido<br />

di protesta indignata. Nietzsche predicava con risolutezza il superuomo e Gide invitava <strong>la</strong> gioventù ai festini terrestri.<br />

Ci si aspettava tutto dal futuro. Tutto, tranne due guerre mondiali in meno di 25 anni.. Da allora e fino al<strong>la</strong> nausea,<br />

Sartre canta il “nul<strong>la</strong>”, mentre Camus è assalito dall’assurdità dell’esistenza» DUC Daniel, Luci ed Ombre del nostro<br />

tempo, ed. AdV, Firenze 1960, p. 77.<br />

42 ELLUL Jacques, Réflexion sur <strong>la</strong> politique de l’Eglise, in Conscience et Liberté, n. 6, 1973, p. 52.<br />

43 Un esempio di questo scol<strong>la</strong>mento tra rive<strong>la</strong>zione di Dio e umanizzazione e storicizzazione del testo sacro lo<br />

abbiamo nel documento Re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Commissione mista FCEI (Federazione Chiese Evangeliche Italiane) /<br />

UICCA (Unione Italiana del<strong>la</strong> Chiese Cristiane Avventiste del 7 o Giorno) in vista di una futura col<strong>la</strong>borazione,<br />

agosto 1994, dattiloscritto. Nelle pp. 2 e 3 si legge: «Diverso è invece apparso il modo di porsi davanti al<strong>la</strong> Legge. Per<br />

le Chiese del<strong>la</strong> Federazione l’ubbidienza al<strong>la</strong> Legge non è oggettivabile in osservanze “universali”, identiche in ogni<br />

tempo e in ogni luogo, ma deve essere interpretata, attualizzata e applicata in ogni tempo - e da persona a persona -<br />

al<strong>la</strong> luce di una conoscenza del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio illuminata dal<strong>la</strong> riflessione del<strong>la</strong> comunità dei credenti e indirizzata<br />

dallo Spirito Santo. La Legge non dà precetti positivi dettagliati, ma offre orientamenti generali e insegna un<br />

656<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Le Chiese non più coerenti con <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, non ascoltando<strong>la</strong> sempre come <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione del Signore, si presentano al mondo nello scandalo delle loro divisioni,<br />

cercando l’unità sul piano sociale, nel rispetto dei propri dogmi e tradizioni, visti<br />

come ricchezza del patrimonio dell’evangelo, che di fatto le impoverisce se non si<br />

crea l’unità del<strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> «sana dottrina» che è verità, producendo un reale ritorno<br />

al «così ha detto l’Eterno». La fede non ha un riferimento nel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong><br />

Bibbia, quale documento storico del Dio che ha par<strong>la</strong>to attraverso i secoli, ha sempre<br />

più un valore archeologico.<br />

La Nuova Era, panacea del<strong>la</strong> fine del XX secolo, è un puré di tradizioni e culture<br />

religiose dei popoli, affascina ed è bevuta come un frappé e vaccina l’uomo nei<br />

confronti del Dio personale, creatore, che si è incarnato nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, artefice del<strong>la</strong><br />

Nuova Terra quale risultato del suo intervento nel tempo e dono per coloro che lo<br />

hanno accolto.<br />

Adorare il Creatore è riconoscere che ha fatto ogni cosa<br />

Questo primo messaggio, come il terzo, si pone sul piano dell’adorazione.<br />

La Chiesa, annunciando l’evangelo, invita le nazioni a dare gloria all’Eterno, cioè<br />

a porlo al di sopra di ogni valore, di ogni creatura, autorità, a esaltarlo, a lodarlo con<br />

parole e azioni. «Rendere gloria a Dio è lo scopo di ogni vita. È con questo scopo che<br />

Gesù Cristo ha vissuto sul<strong>la</strong> terra». 44 «La glorificazione di Dio è identica al<strong>la</strong> vita di<br />

obbedienza del<strong>la</strong> creatura che riconosce il suo Signore. La creatura non ha più che<br />

una so<strong>la</strong> possibilità: ringraziare Dio e servirlo». 45<br />

L’apostolo Paolo insegnava a «glorificare» Dio nel proprio corpo, essendo questo<br />

il tempio dello Spirito Santo. 46 Il credente realizza questo anche mediante una vita<br />

temperata, dove il vizio e le abitudini dannose che minano <strong>la</strong> salute sono banditi.<br />

L’uomo riscattato da Dio, padrone di se stesso, si alimenta tenendo conto di quei<br />

principi sanitari ed igienici che Dio aveva espresso già nell’Antico Testamento per<br />

“metodo” per attuare l’ubbidienza. Per le Chiese Avventiste del Settimo Giorno <strong>la</strong> Legge contenuta nell’Antico<br />

Testamento, essendo nel<strong>la</strong> sua totalità espressione di una reale rive<strong>la</strong>zione divina, rimane valida quando non sia stata<br />

esplicitamente superata dal<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione che Dio ci ha dato in Cristo (per esempio <strong>la</strong> circoncisione, le leggi re<strong>la</strong>tive ai<br />

sacrifici o quelle che consentivano l’uso del<strong>la</strong> violenza), anche se molti altri comandamenti vanno visti nel contesto<br />

storico del tempo in cui furono dati (per esempio il non mietere gli angoli dei campi per <strong>la</strong>sciarli ai poveri) e vengono<br />

tradotti in iniziative di solidarietà sociali verso coloro che sono meno tute<strong>la</strong>ti. In altri termini: gli Avventisti<br />

distinguono nel<strong>la</strong> Legge norme che esprimono valori assoluti ed eterni, non condizionati dal peccato del popolo di<br />

Dio, e norme che, pur svolgendo un ruolo pedagogico in vista del<strong>la</strong> riconquista dei valori assoluti, sono condizionate<br />

da tale stato di peccato ed hanno quindi bisogno del<strong>la</strong> nuova rive<strong>la</strong>zione in Cristo per essere vissute secondo il loro<br />

intento profondo. Gli Avventisti ritengono pertanto che rimangano prescritte l’osservanza del sabato, <strong>la</strong> decima, <strong>la</strong><br />

distinzione di cibi puri e impuri (anche se l’ideale rimane quello vegetariano, all’origine del<strong>la</strong> creazione Genesi 1:29,<br />

N.d.A.) e tutti quei comandamenti, presenti sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, che, illuminati dall’esempio e<br />

dall’insegnamento di Cristo, spingono ad un atteggiamento etico teso ad esprimere il progetto di Dio per l’individuo e<br />

<strong>la</strong> collettività, nonché il rapporto tra Dio stesso e il credente. Questi comandamenti vanno sempre osservati, non per<br />

ricadere nel<strong>la</strong> “servitù delle opere”, ma come atto di grata e gioiosa ubbidienza oltre che di testimonianza al mondo».<br />

44 C. Brütsch, o.c., p. 245; vedere Giovanni 17: 4.<br />

45 BARTH Karl, Dogmatique, t. II, I, 2, p. 431.<br />

46 1 Corinzi 6:20,19.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 657


CAPITOLO XVI<br />

risalire, mediante <strong>la</strong> grazia di Dio, ad un vivere secondo quanto stabilito nell’Eden.<br />

Purtroppo <strong>la</strong> cristianità nel<strong>la</strong> sua apostasia ha dimenticato che il Dio del<strong>la</strong> creazione è<br />

il Padre del cielo che si occupa del<strong>la</strong> salute dell’umanità. A causa di questa<br />

trascuratezza il cristianesimo si presenta al mondo come una grande religione che ha<br />

tra<strong>la</strong>sciato il vero stile di vita anche se poi è impegnato in una attività umanitaria con<br />

dispensari e ospedali. Questo stile di vita, nel rispetto delle leggi fondamentali del<strong>la</strong><br />

salute, deve essere riproposto nuovamente agli uomini per liberarli da un modo di<br />

vivere che indebolisce le facoltà fisiche, psichiche e morali. «Sia dunque che<br />

mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto al<strong>la</strong> gloria di<br />

Dio». 47<br />

Per 8 volte, in forma sproporzionata, i capitoli XIII e XIV riportano il verbo<br />

adorare che in tutta l’Apocalisse è presentato 24 volte, mentre in tutto il Nuovo<br />

Testamento lo si ha 60 volte. Giovanni, anche nel suo evangelo, in 5 versetti usa 9<br />

volte questo verbo per contrapporre il vero al falso culto. 48 Adorare significa<br />

abbassarsi per prendere <strong>la</strong> mano o i piedi. Da qui il verbo greco proskuneo significa<br />

prostrarsi davanti a qualcuno. È l’espressione tecnica per presentare il culto. «È<br />

importante rilevare che “adorare” non è mai qui inteso come un semplice rito cultuale.<br />

Adorare nel senso proprio di proskunéo indica principalmente “obbedire a qualcuno”,<br />

cioè sottomettere completamente <strong>la</strong> propria volontà a colui che si adora. Quindi,<br />

adorare Dio significa riconoscere in lui <strong>la</strong> più alta sovranità e in noi <strong>la</strong> più profonda<br />

dipendenza; è riconoscere che Dio e solo Lui regna su noi. Di conseguenza questo<br />

genere di culto come dice A. Molien: “Non è <strong>la</strong> semplice confessione che Dio è tutto,<br />

né <strong>la</strong> semplice ammissione del<strong>la</strong> sua infinita perfezione, né un timore rispettoso<br />

provato davanti al<strong>la</strong> sua maestà suprema. Tutto questo è incluso, ma nel<strong>la</strong> sua<br />

essenza, il culto è l’atto volontario di assoggettamento di sé a Dio in una intera<br />

sottomissione al<strong>la</strong> sua volontà”». 49 La glorificazione di Dio ha <strong>la</strong> sua espressione nel<br />

culto, nel<strong>la</strong> presa di coscienza del<strong>la</strong> sua presenza e nel poter dire come Gesù: «Io ti ho<br />

glorificato sul<strong>la</strong> terra avendo compiuto l’opera che tu (o Padre) mi hai dato da fare». 50<br />

La motivazione che porta gli esseri celesti ad adorare l’Eterno è: «Degno sei, o<br />

Signore e Iddio nostro, di ricevere <strong>la</strong> gloria e l’onore e <strong>la</strong> potenza: poiché tu creasti<br />

tutte le cose, e per <strong>la</strong> tua volontà esistettero e furono create». 51 Adorare Dio non è<br />

servilismo, ma esultare del<strong>la</strong> nostra dignità di figli.<br />

«Dio, creando, ha dimostrato <strong>la</strong> sua potenza e <strong>la</strong> sua grazia. La sua grandezza<br />

infinita obbliga al<strong>la</strong> riverenza, e <strong>la</strong> sua prossimità permette l’incontro e l’amore. Dio è<br />

prima e al di sopra di tutti e di tutto, assolutamente indipendente ed unico, ma è anche<br />

all’origine di tutto e di tutti. Noi non esistiamo che grazie a lui e mediante lui. Noi<br />

siamo dipendenti da lui. È questa <strong>la</strong> lezione del<strong>la</strong> creazione e che giustifica<br />

l’adorazione. Poiché l’adorazione è fatta di questa tensione tra il senso del<strong>la</strong> distanza<br />

di Dio e l’esperienza intima del<strong>la</strong> sua presenza.<br />

47<br />

1 Corinzi 10:31.<br />

48<br />

Giovanni 4:20-24.<br />

49<br />

R. Badenas, o.c., p. 148.<br />

50<br />

Giovanni 17:4.<br />

51<br />

Apocalisse 4:11.<br />

658<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Dalle prime pagine del<strong>la</strong> Bibbia, i due racconti del<strong>la</strong> creazione testimoniano di<br />

questa esigenza. Nel primo testo Genesi I-II:4a, Dio, Eloim, è presentato nel<strong>la</strong> sua<br />

trascendenza, Dio potente e padrone dell’universo. Nel secondo testo Genesi II:4b-24,<br />

Dio, Yahvé, è presentato nel<strong>la</strong> sua immanenza, personale, Dio dell’esistenza e del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>, Dio del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione». 52<br />

Osserva ancora J. Doukhan: «Questa associazione giudizio/creazione costituisce in<br />

effetti l’essenza del<strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> Espiazione. I riti cerimoniali di Kippur riportati nei<br />

testi biblici 53 e nelle preghiere tradizionali del<strong>la</strong> liturgia ebraica testimoniano del<strong>la</strong><br />

stessa verità. Il grande giudizio di Dio contiene in sé il messaggio di una vera<br />

ricreazione ed è proprio ciò che significa “<strong>la</strong> purificazione del santuario”. Poiché nel<br />

pensiero ebraico, il santuario rappresentava l’universo umano creato da Dio. Il tempio<br />

e il tabernacolo sono visti dagli antichi israeliti come una metafora “microcosmica”<br />

del<strong>la</strong> creazione. L’idea è esplicitamente espressa nei Salmi: “Edificò il suo santuario<br />

come dei luoghi eccelsi, come <strong>la</strong> terra ch’egli ha fondato per sempre”. 54<br />

Il rapporto tra <strong>la</strong> creazione e il santuario traspare già nel racconto del<strong>la</strong> costruzione<br />

del santuario che si sviluppa in parallelo con il racconto del<strong>la</strong> creazione. 55 Come il<br />

racconto del<strong>la</strong> creazione, il testo del santuario segue una struttura che progredisce in<br />

sette tappe e che si conclude al<strong>la</strong> settima con <strong>la</strong> stessa frase stilizzata e le stesse parole<br />

ebraiche tradotte con “compié l’opera”. 56 È ugualmente da rilevare che il racconto<br />

del<strong>la</strong> costruzione del tempio di Salomone descrive lo stesso itinerario in sette tappe,<br />

in sette anni 57 e ha nel<strong>la</strong> conclusione lo stesso linguaggio “così fu compiuta tutta<br />

l’opera”. 58 È altamente significativo che in tutta <strong>la</strong> Bibbia ebraica questa associazione<br />

delle parole non si incontra che in questi tre passi, suggerendo un rapporto tutto<br />

partico<strong>la</strong>re tra il santuario e <strong>la</strong> creazione. Questo rapporto è ugualmente rilevato nel<strong>la</strong><br />

Bibbia nel senso inverso. La creazione è descritta in termini che evocano il santuario<br />

israelitico: “Distende i cieli come una cortina e li spiega come una tenda per<br />

abitarvi”. 59 - La fine del<strong>la</strong> costruzione del santuario è dunque vissuta come <strong>la</strong> fine<br />

del<strong>la</strong> creazione dell’universo. Questi due momenti sono d’altronde visitati dal<strong>la</strong> stessa<br />

presenza gloriosa di Dio.-<br />

Per gli antichi Israeliti, <strong>la</strong> festa delle espiazioni, Kippur, significava molto di più<br />

che una semplice pulizia del<strong>la</strong> tenda o dell’edificio. Il rituale di Kippur aveva una<br />

52<br />

J. Doukhan, o.c., p. 175.<br />

53<br />

Levitico 16.<br />

54<br />

Salmo 78:69; confr. 134:3; 150:1,6.<br />

«Questa associazione del tempio di Gerusalemme con “i cieli e <strong>la</strong> terra” non è senza parallelo nel Medio Oriente.<br />

Nell’antica Sumer, il tempio Duranki significa “luogo del cielo e del<strong>la</strong> terra” e a Babilonia si conosceva un altare<br />

con il nome Etenanki, “<strong>la</strong> casa in cui si trova <strong>la</strong> fondazione del cielo e del<strong>la</strong> terra” (vedere D. LEVENSON, Creation and<br />

the Persistence of Evil, New York 1988, pp. 78,79; confr, G.W. AHLSTROM, Antiquity, ed. B.A. Person, Missou<strong>la</strong><br />

1975, p. 68» J. Doukhan, o.c., p. 186.<br />

55<br />

Esodo 25-40.<br />

56<br />

Genesi 1-2:4a, Esodo 40:33; confr. Genesi 2:3. Vedere P.J. KEARNEY, Creation and Liturgy - The Redaction of<br />

Exodus 25-30, in Zeitschrift für Alttestamentliche Wissenschaft, n. 89, 1977, p. 375; confr. J. BLENKNSOPP, The<br />

Structure of P, in Catholic Biblical Quarterly, n. 38, 1976, pp. 276,278.<br />

57<br />

1 Re 6:38.<br />

58 1 Re 7:51.<br />

59 Isaia 40:22.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 659


CAPITOLO XVI<br />

intenzione cosmica. La purificazione del santuario indicava <strong>la</strong> purificazione del<br />

mondo, cioè <strong>la</strong> sua ricreazione. È per questo motivo che <strong>la</strong> creazione futura di “nuovi<br />

cieli e di una nuova terra” è unita al<strong>la</strong> creazione di una “nuova Gerusalemme”. 60 È<br />

ugualmente <strong>la</strong> ragione per <strong>la</strong> quale il profeta Daniele descrive il Kippur cosmico di<br />

Daniele VIII:14 in termini presi dal linguaggio del<strong>la</strong> creazione: “sere e mattine”.<br />

Questa espressione molto rara si trova solo nel contesto del racconto del<strong>la</strong> creazione. 61<br />

In seguito, come prolungamento del<strong>la</strong> voce biblica, <strong>la</strong> tradizione ebraica ha<br />

assimi<strong>la</strong>to il giudizio di Kippur a una creazione. Secondo uno dei più antichi<br />

commentatori ebraici del<strong>la</strong> Genesi, <strong>la</strong> nascita del Kippur coincide con quel<strong>la</strong><br />

dell’universo: “Ci fu una sera, ci fu un mattino, giorno unico, ciò significa che il<br />

Santo Benedetto diede a loro (a Israele) un giorno unico che non è nient’altro che il<br />

giorno di Kippur”. 62<br />

La preghiera recitata in quel giorno, le riflessioni teologiche che ispira, portano<br />

invariabilmente lo stesso riferimento al giudizio e al<strong>la</strong> creazione. “Benedetto sia tu,<br />

Eterno nostro Dio, re dell’Universo, che ci apri le porte del<strong>la</strong> misericordia e che<br />

illumini gli occhi di coloro che attendono il perdono di colui che crea <strong>la</strong> luce e<br />

l’oscurità, e crea ogni cosa”. 63<br />

Si ritrova pure l’appello al timore di Dio che si ascolta in Apocalisse XIV nello<br />

stesso riferimento al giudizio e al<strong>la</strong> creazione, nelle preghiere: “Noi dobbiamo dare<br />

tutta <strong>la</strong> santità a questo giorno poiché è un giorno di timore e di terrore. È in quel<br />

giorno che il tuo regno è stabilito e che il tuo trono è affermato… Poiché tu sei il<br />

giudice, il procuratore e il testimone, colui che scrive e che sigil<strong>la</strong>. Ti ricorderai di<br />

tutte le cose dimenticate e aprirai i libri dei ricordi… Allora suonerà il grande schofar<br />

(corno, tromba), e <strong>la</strong> voce del sottile silenzio si farà sentire, e gli angeli si<br />

precipiteranno tutti presi da timore e da tremore e diranno: ‘Ecco il giorno del<br />

giudizio!?”. 64<br />

Attraverso questa associazione del giudizio e del<strong>la</strong> creazione, bisogna<br />

comprendere l’intenzione di evocare <strong>la</strong> festa delle espiazioni.<br />

L’Apocalisse raggiunge Daniele fino nel movimento del<strong>la</strong> sua struttura letteraria.<br />

Come Daniele, l’Apocalisse trova qui sul giudizio il suo centro geometrico. Ma<br />

mentre Daniele vedeva <strong>la</strong> faccia celeste dell’avvenimento, l’Apocalisse rive<strong>la</strong> <strong>la</strong> sua<br />

faccia terrestre. La proc<strong>la</strong>mazione del giudizio e del<strong>la</strong> creazione sul<strong>la</strong> terra è <strong>la</strong><br />

contropartita del Kippur nel cielo». 65<br />

L’invito di Dio<br />

60 Isaia 65:17,18; Apocalisse 21:1.<br />

61 Genesi 1:5,7,13,19,23,31.<br />

62 (Midrash Rabbah, Genesi IV,10).<br />

63 (Yotser leyom Kippur).<br />

64 Raccolta di preghiere, Mahzor min rochachana weyom haKippourim, prima parte, p. 31.<br />

65 J. Doukhan, o.c., pp. 186,187, 201, 186,187,188,189.<br />

660<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

In un contesto senza precedenti come quello del XIX e XX secolo Iddio suscitava<br />

il suo portavoce per invitare gli uomini per il loro bene: «Temete Iddio e dategli<br />

gloria perché l’ora del suo giudizio è giunta. Adorate Colui che ha fatto il cielo e <strong>la</strong><br />

terra e le fonti delle acque».<br />

Già nel<strong>la</strong> Chiesa apostolica l’accettazione dell’evangelo implicava il timore<br />

dell’Eterno e <strong>la</strong> pratica del culto al Creatore. Leggiamo infatti nel libro degli Atti: «Vi<br />

predichiamo ... (affinché) vi convertiate all’Iddio vivente, che ha fatto il cielo, <strong>la</strong> terra<br />

e tutte le cose che sono in essi». 66<br />

Poiché l’uomo non si riconosce più come creatura di Dio, come essere voluto,<br />

risultato di un progetto, si dà al materialismo. Crede al<strong>la</strong> morte di Dio e si procura<br />

l’agonia nel<strong>la</strong> sua esistenza. Non ha più tempo per pensare, segue l’andazzo del<br />

mondo. Non cessa di rubare a causa del proprio egoismo. Distrugge <strong>la</strong> creazione e<br />

non ha tempo per <strong>la</strong> famiglia e per il proprio Creatore.<br />

Proprio quando l’uomo cominciava ad affermare il suo ateismo moderno, seconda<br />

metà del XIX secolo, con le conseguenti sue deviazioni filosofiche, Dio preveniva <strong>la</strong><br />

catastrofe ricordandogli <strong>la</strong> sua origine.<br />

Questo invito ad adorare il Creatore è anche una proposta di osservanza del IV<br />

comandamento, in quanto in esso Dio si presenta come il creatore del cielo e del<strong>la</strong><br />

terra.<br />

«È stato rilevato che il susseguirsi delle parole utilizzate in Apocalisse XIV:7, per<br />

esortare ad adorare Dio quale Creatore, è un riferimento all’Esodo XX:11, il<br />

comandamento del sabato, nel decalogo:<br />

“Adorate colui che ha fatto il cielo, <strong>la</strong> terra, il mare...<br />

Poiché l’Eterno ha fatto il cielo, <strong>la</strong> terra, il mare...”<br />

Si può vedere in questo riferimento un segno che dimostra che adorare Dio nel<strong>la</strong><br />

qualità di Creatore significa anche osservare il giorno che egli stesso ha fissato come<br />

memoriale del<strong>la</strong> sua creazione.<br />

In ogni caso, l’intenzione del testo è chiara: l’adorazione non è dovuta che a Dio, e<br />

questo per tre motivi:<br />

- perché è il Signore (“adorate il Creatore del cielo, del<strong>la</strong> terra..”);<br />

- perché è il Salvatore (“l’evangelo eterno”);<br />

- perché è il Giudice dell’umanità (“l’ora del suo giudizio è venuta”).<br />

È interessante constatare che queste tre ragioni di obbedire a Dio sono<br />

esplicitamente presentata nel<strong>la</strong> prima parte del decalogo:<br />

- IV comandamento: “Poiché in sei giorni Dio ha creato...”;<br />

- Introduzione: “Io sono l’Eterno il tuo Dio che ti ha fatto uscire dal<strong>la</strong> ... casa<br />

di schiavitù”;<br />

66 Atti 14:15.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 661


CAPITOLO XVI<br />

- II comandamento: “Poiché io sono un Dio geloso, che punisco l’iniquità... di<br />

coloro che mi odiano, ma che uso benignità... nei confronti di coloro che mi<br />

amano e che osservano i miei comandamenti”. 67<br />

È chiaro che <strong>la</strong> prima tavo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> legge è in gioco». 68<br />

«Il fatto che il sabato occupi un posto così considerevole nel decalogo come<br />

mostra il linguaggio di questo comandamento così solenne, e che questo<br />

comandamento sia ripetuto molte volte nell’Antico Testamento mostra che si tratta di<br />

una istituzione centrale nel<strong>la</strong> vita del popolo di Dio». 69<br />

«Al<strong>la</strong> sua entrata nell’esistenza terrena, l’anima umana, questa nobile fidanzata<br />

dello Spirito Santo, ha ricevuto il pegno del<strong>la</strong> sua vocazione al<strong>la</strong> vita celeste. Questo<br />

pegno, questo anello di fidanzamento, se lo si può chiamare così, è il sabato. Il riposo<br />

sabbatico, come Dio lo ha istituito dal primo giorno dell’esistenza umana, racchiude<br />

virtualmente nel suo seno tutte le ricchezze future del<strong>la</strong> vita superiore al<strong>la</strong> quale<br />

l’uomo è stato chiamato». 70<br />

Dio, <strong>la</strong>sciando all’uomo quell’anello, lo aiuta ad attendere il giorno delle nozze.<br />

Purtroppo su questo anello di fidanzamento si par<strong>la</strong> poco e si scrive ancor meno e ciò<br />

che sovente viene detto tende ad annul<strong>la</strong>re il comandamento del Signore.<br />

«In generale, l’etica teologica ha trattato questo comandamento di Dio... con una<br />

leggerezza e una negligenza che non corrispondono né all’importanza che gli<br />

attribuisce <strong>la</strong> Scrittura, né al significato essenziale che possiede oggettivamente». 71<br />

L’osservanza del sabato non ha come base nessuna legge del<strong>la</strong> natura. Il giorno è<br />

<strong>la</strong> durata di tempo che <strong>la</strong> terra impiega a ruotare su se stessa; il mese è il tempo che <strong>la</strong><br />

luna impiega a ruotare attorno al<strong>la</strong> terra; l’anno è il tempo che <strong>la</strong> terra impiega a<br />

girare attorno al sole. La settimana non è collegata a nessun tempo cosmico, in tutte le<br />

culture e tradizioni, ha <strong>la</strong> sua giustificazione nel tempo con il quale <strong>la</strong> divinità ha<br />

scandito i giorni di <strong>la</strong>voro con quello dell’adorazione, del riposo di Dio. «Dio compì<br />

l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno», dice <strong>la</strong> Genesi. Perciò nel IV<br />

comandamento si legge: «Ricordati del giorno del sabato per santificarlo... poiché in<br />

sei giorni, l’Eterno fece i cieli, <strong>la</strong> terra, il mare e tutto ciò ch’è in essi e si riposò il<br />

settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato». 72<br />

«La creazione non si spiega da so<strong>la</strong>, ma ha il suo senso nel riposo di Dio, che è lo<br />

scopo del<strong>la</strong> creazione del Signore... Nei racconti del<strong>la</strong> creazione il sabato ha lo scopo<br />

di indicare che il <strong>la</strong>voro compiuto dal Creatore ha <strong>la</strong> sua ragion d’essere nel suo<br />

riposo. Il peccato dell’uomo è il rifiuto di accettare questo e un tentativo per trovare<br />

una interpretazione autonoma del<strong>la</strong> creazione. Il significato del sabato di Dio non è<br />

abolito dal peccato dell’uomo, ma è intensificato da questa ribellione. Ora, più che<br />

67 Esodo 20:11,2,5,6.<br />

68 R. Badenas, Idem, p. 153.<br />

69 VISSER’T HOOFT W.A., in A.A.V.V., L’ordre de Dieu, Genève 1946, p. 50.<br />

70 GODET Frédéric, Le dimanche, Genève 1889, pp. 8, 9.<br />

71 BARTH Karl, o.c., III, 4, t. 15, p. 50.<br />

72 Genesi 2:2; Esodo 20:8,10,11.<br />

662<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

mai, il sabato <strong>diventa</strong> segno del<strong>la</strong> grazia di Dio verso un mondo che dipende da lui ma<br />

che rifiuta di riconoscerlo. Questo aspetto del riposo di Dio stabilisce una continuità<br />

tra <strong>la</strong> creazione e <strong>la</strong> redenzione. Il sabato ha ora un senso soteriologico. È un segno<br />

partico<strong>la</strong>rmente concreto del<strong>la</strong> grazia divina nei confronti dell’uomo. Il riposo di Dio<br />

non è distrutto dalle azioni degli uomini; esso sussiste, e resiste al<strong>la</strong> loro indifferenza<br />

e al<strong>la</strong> loro irrazionalità, come testimone del<strong>la</strong> necessità dell’uomo. La caduta<br />

aggiunge anche una nuova dimensione al senso del sabato di Dio. Il sabato di Dio<br />

par<strong>la</strong> non so<strong>la</strong>mente del suo riposo dopo <strong>la</strong> creazione, ma anche del<strong>la</strong> redenzione<br />

futura del<strong>la</strong> creazione.<br />

Nel suo riposo Dio guarda indietro, ma anche in avanti, al futuro escatologico e<br />

al<strong>la</strong> consumazione del riposo. Segno del<strong>la</strong> creazione, il sabato lo è ugualmente del<strong>la</strong><br />

creazione rinnovata. Dio è Signore dell’una e dell’altra, ed esse dipendono tutte e due<br />

dal<strong>la</strong> sua opera.<br />

<strong>Quando</strong> Dio salva il suo popolo e fa alleanza con lui, ordina il sabato come segno<br />

del<strong>la</strong> grazia redentrice». 73<br />

Questo insegnamento in forma sintetica è stato espresso già da Mosè, quando,<br />

dopo aver ricordato le parole del IV comandamento, aggiunge, a commento e<br />

spiegazione del perché dell’osservanza del sabato: «Ricordati che anche tu fosti<br />

schiavo in Egitto, e di lì ti cavò il Signore Dio tuo con mano forte e braccio potente.<br />

Per questo ti comandò di osservare il giorno di sabato». 74 Mosè sottolineò che Dio è<br />

contemporaneamente creatore e redentore, e quindi il sabato, questo giorno messo da<br />

parte nel<strong>la</strong> vita israelitica, è segno del<strong>la</strong> sua attività creatrice e redentrice. Nel suo<br />

aspetto sociale il sabato è il giorno di riposo del servo, dell’operaio e fa ricordare al<br />

padrone che colui che <strong>la</strong>vora per lui è suo fratello; e che lui stesso, se ora è libero,<br />

quale datore di <strong>la</strong>voro, ieri era schiavo nel paese d’Egitto. «Il sabato segna l’atto di<br />

redenzione compiuto nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza...<br />

Se dunque il primo Adamo conobbe un riposo come signore vassallo nel dominio<br />

delle cose create e ricevette l’esortazione di entrare pienamente nel riposo di Dio<br />

mediante l’obbedienza, all’uomo disobbediente non è più possibile entrare nel riposo.<br />

Dopo <strong>la</strong> caduta, il riposo è offerto all’uomo mediante <strong>la</strong> grazia. Il senso del sabato<br />

nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’alleanza è quello di orientare l’uomo verso <strong>la</strong> salvezza futura. È<br />

contemporaneamente un segno del giudizio e del<strong>la</strong> grazia: di giudizio, perché il<br />

tentativo umano di entrare nel suo proprio riposo d’autogiustificazione è condannato;<br />

e del<strong>la</strong> grazia, perché indica in anticipo <strong>la</strong> realizzazione del riposo escatologico di<br />

Dio. Per il popolo di Dio, osservare il sabato è cogliere il segno del<strong>la</strong> salvezza<br />

escatologica offerta da Dio. 75 Rifiutare il riposo, al contrario, è separarsi dal popolo di<br />

Dio e porsi sotto il giudizio escatologico. 76 L’osservanza del giorno del sabato è<br />

fondata sul<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza e si definisce nel contesto di questa <strong>storia</strong>. Essa<br />

fissa nel<strong>la</strong> memoria ciò che Dio ha fatto (e ciò che l’uomo ha mancato di fare) e<br />

73<br />

WELLS Paul, Le sabbat signe eschatologique, in Revue Réformée, 1976, p. 140.<br />

74<br />

Deuteronomio 5:15; edizione Sa<strong>la</strong>ni.<br />

75<br />

Isaia 58:13,14; 56:1-7; Geremia 17:19-27.<br />

76<br />

Esodo 31:14; 35:2; Numeri 15:32-36; Ezechiele 20:13; Nehemia 13:17,18.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 663


CAPITOLO XVI<br />

precisa <strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> consumazione escatologica. Essa segna l’indicativo di ciò<br />

che è già compiuto da Dio e l’imperativo del completamento finale. - Il sabato che<br />

appartiene al<strong>la</strong> creazione, ha un valore escatologico che lo supera. Il riposo<br />

escatologico è questa realtà di cui il sabato settimanale è un tipo. L’osservanza del<br />

tipo è il mezzo mediante il quale il principio del compimento si introduce negli atti<br />

divini di giudizio e di grazia». 77 Coloro quindi che attendono di entrare nel riposo<br />

eterno di Dio, che è futuro, oggi sul<strong>la</strong> terra hanno «un riposo di sabato» 78 che<br />

permette di godere per anticipazione ciò che ancora si deve compiere.<br />

La santificazione del sabato è nel presente il monumento che commemora <strong>la</strong><br />

creazione futura dei nuovi cieli e del<strong>la</strong> nuova terra.<br />

Questo primo messaggio ci mostra, come dice K. Barth, che «L’evangelo e <strong>la</strong><br />

Legge non devono essere disgiunti, essi costituiscono una so<strong>la</strong> entità». 79<br />

Possono presentare gli altri due messaggi coloro che accettano <strong>la</strong> realtà del<br />

giudizio che si compie nel cielo, che trovano mancanti i pensieri degli uomini e si<br />

purificano dalle ideologie umane, sociali, educative e vivono tentando di produrre nel<br />

quotidiano i valori dell’eternità, permettendo che <strong>la</strong> grazia di Dio li prepari per <strong>la</strong><br />

Nuova Terra.<br />

Secondo appello<br />

664<br />

«Poi un altro angelo, seguì dicendo: “Caduta, caduta è<br />

Babilonia <strong>la</strong> grande, che ha fatto bere a tutte le nazioni del<br />

vino dell’ira del<strong>la</strong> sua fornicazione”». 80<br />

L’espressione «Babilonia <strong>la</strong> grande» è presa in prestito da Daniele IV:30. Il nome<br />

di questa città viene posto in Apocalisse in opposizione con <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme,<br />

dimora degli eletti di Dio.<br />

L’origine di Babilonia si confonde con un progetto smisurato dell’orgoglio degli<br />

uomini nell’opporsi a Dio: <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> città, con <strong>la</strong> sua torre chiamata Babel,<br />

al tempo di Nimrod. La ribellione di Satana in cielo continua attraverso gli uomini in<br />

terra. La torre di Babele è, nel<strong>la</strong> mente dei suoi promotori, un edificio al<strong>la</strong> gloria<br />

dell’uomo. Il suo nome significa “porta dei cieli”; essa però <strong>diventa</strong> <strong>la</strong> testimone del<strong>la</strong><br />

loro follia e <strong>la</strong> radice di Babele “bll” vuole dire: “mischiare”, “confondere”. 81<br />

77 P. Wells, o.c., pp. 141, 142.<br />

78 Ebrei 4:9. La paro<strong>la</strong> che qui viene impiegata per indicare il riposo del giorno di sabato è sabbatismos cioè<br />

celebrazione del sabato. Questa espressione greca <strong>la</strong> si trova so<strong>la</strong>mente in questo passo nel Nuovo Testamento. Deriva<br />

dal verbo sabbatizo ed è impiegato nel<strong>la</strong> versione dei LXX in Esodo 16:30 che dice: «Così il popolo si riposò il<br />

settimo giorno» o «Il popolo osservò il riposo sabbatico, il giorno settimo». La Bibbia, ed. Marietti traduce Ebrei 4:9:<br />

«Un riposo sabbatico per il popolo di Dio».<br />

79 BARTH Karl, Esquisse d’une dogmatique, Neuchâtel 1950, p. 15.<br />

80 Apocalisse 14:8.<br />

81 C.Brütsch, o.c., p. 245; vedere Genesi 10:8-10; 11:1-9.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Lo spirito di Babilonia si manifesta in tre direzioni:<br />

- volontà di potenza, di dominio, di supremazia: «Edifichiamoci una città ed una torre<br />

<strong>la</strong> cui cima giunga fino al cielo»;<br />

- ricerca del<strong>la</strong> gloria: «Acquistiamoci fama», diceva il re Nebucadnetsar e<br />

aggiungeva: «Non è questa <strong>la</strong> gran Babilonia che io ho edificato come residenza<br />

reale con <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> mia potenza e per <strong>la</strong> gloria del<strong>la</strong> mia maestà?»; 82<br />

- desiderio di unione, di forza e di sicurezza al di fuori del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio:<br />

«Edifichiamoci una città e una torre... onde non siamo dispersi sul<strong>la</strong> faccia di tutta <strong>la</strong><br />

terra». L’Eterno aveva detto dopo il diluvio: «Crescete e moltiplicate e riempite <strong>la</strong><br />

terra». 83<br />

Babilonia, dal<strong>la</strong> torre di Babele in poi, è il simbolo dell’orgoglio dell’uomo<br />

deificato, del potere che vuole dominare sulle cose spirituali e materiali. Sebbene non<br />

rimanga nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> torre di Babele se non forse un ammasso di rovine, vive però oggi<br />

ancora il suo spirito. «Qualsiasi tentativo per conseguire il potere universale,<br />

temporale o spirituale, qualsiasi esaltazione di terrestre sovranità sul trono, o nelle<br />

comuni vie dell’umana vita, qualsiasi aspirazione al<strong>la</strong> gloria ed al<strong>la</strong> fama... tutto<br />

questo rive<strong>la</strong> lo spirito che animò gli abitanti dell’antica Babele». 84 «Babilonia si<br />

manifesta così come l’antitesi di Gerusalemme. L’uomo si è esaltato, e ricerca<br />

l’immortalità mediante le sue realizzazioni prestigiose. Questa opulenta capitale<br />

<strong>diventa</strong> il centro del regno satanico». 85<br />

Babilonia è il simbolo del<strong>la</strong> ribellione contro Dio, ma anche dell’inimicizia contro<br />

il popolo che Dio si è scelto. 86<br />

Babilonia si è estesa nel mondo avvelenandolo con le sue dottrine adulterate<br />

facendo «bere a tutte le nazioni del vino dell’ira del<strong>la</strong> sua fornicazione». Per questa<br />

sua estensione l’Apocalisse, con questo nome, presenta <strong>la</strong> sintesi dell’attività<br />

religiosa umana rappresentata dal dragone, dal<strong>la</strong> bestia che sale dal mare e dal<strong>la</strong> bestia<br />

che sale dal<strong>la</strong> terra, che è il falso profeta.<br />

Questo nome ricorda uno stato di confusione e <strong>la</strong> confusione delle lingue al<strong>la</strong> torre<br />

di Babele corrisponde, nel<strong>la</strong> spiritualità, al disordine religioso e dottrinale anche di<br />

una cristianità divisa in chiese con dottrine opposte e contraddittorie.<br />

I profeti avevano annunciato <strong>la</strong> distruzione dell’impero di Babilonia mediante<br />

l’opera dei persiani 87 a seguito del<strong>la</strong> quale gli ebrei in esilio sarebbero ritornati nel<strong>la</strong><br />

terra promessa. Giovanni riprende questo quadro profetico del<strong>la</strong> Chiesa di Dio<br />

dell’Antico Testamento, per applicarlo al popolo di Dio del tempo del<strong>la</strong> fine che<br />

beneficia e vive del patto fatto dal Signore. «Babilonia è quindi, in senso generale, <strong>la</strong><br />

società umana che vive seguendo strade diverse da quelle divine: possiamo<br />

82<br />

Daniele 4:30.<br />

83<br />

Genesi 11:4; Daniele 4:30; Genesi 11:4; 9:1.<br />

84<br />

CONRADI L.R., Il mistero dei misteri, 1913, p. 100.<br />

85<br />

Y. Bourquin, o.c., p. 36.<br />

86<br />

Ribellione: Genesi 11:1p.p.; inimicizia: Isaia 52:11; Geremia 50:8; 51:6; Apocalisse 18:4.<br />

87 Isaia 13:14; Geremia 32:26-29, 36-40.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 665


CAPITOLO XVI<br />

comprendervi tutto ciò che su questa terra si oppone a Dio e al suo popolo, sotto<br />

l’aspetto sia politico che economico e religioso. Nell’Apocalisse però Babilonia ha<br />

una caratteristica prevalentemente religiosa in quanto viene descritta come un potere<br />

che si allea con i re del<strong>la</strong> terra - è quindi distinta da essi - trascinandoli nell’ido<strong>la</strong>tria e<br />

spingendoli a perseguitare il popolo di Dio. 88 Babilonia è un misto di vera religione e<br />

di paganesimo. Il suo esponente principale, il re Nebucadnetsar, oscil<strong>la</strong><br />

continuamente tra il riconoscimento del vero Dio d’Israele e l’esaltazione del suo<br />

potere personale. 89 Anche per questa via si può pensare al<strong>la</strong> Babilonia dell’Apocalisse<br />

come a un potere che formalmente riconosce Dio come vero Dio, ma che in realtà<br />

innalza i suoi dèi e ricerca <strong>la</strong> sua propria gloria». 90<br />

L’annuncio: «Caduta è Babilonia» fa sapere che il potere che dirige il mondo e<br />

opprime i fedeli non dominerà per sempre, potrà contrastare e dominare, ma di fatto è<br />

di già stato condannato ad una imminente distruzione che Giovanni descrive nei<br />

capitoli XVII-XIX.<br />

Babilonia è <strong>la</strong> cristianità apostata<br />

La cristianità, non accettando il primo messaggio annunciato con gran voce,<br />

<strong>diventa</strong> Babilonia.<br />

Babilonia è l’insieme delle chiese apostate del mondo cristiano. 91 Non è quindi<br />

una chiesa ma è l’insieme delle chiese che hanno in comune l’oblio del<strong>la</strong> legge di<br />

Dio.<br />

«Caduta, caduta è Babilonia». A quale momento si deve collocare <strong>la</strong> sua caduta?<br />

Possiamo pensare che Dio abbia, in un primo tempo, rigettato <strong>la</strong> Chiesa di Roma<br />

per i suoi errori. L’ha richiamata al<strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong> con le forti personalità di diversi suoi<br />

membri e con i movimenti del<strong>la</strong> preriforma sorti e sparsi in tutta Europa. Ha suscitato<br />

poi nel XVI secolo <strong>la</strong> Riforma per richiamar<strong>la</strong> ancora con più forza. Questa potenza<br />

politico-religiosa, che ha dominato nel Medio Evo, pur beneficiando del<strong>la</strong> luce di<br />

uomini e donne che hanno vissuto <strong>la</strong> bellezza dell’evangelo, è stata per molti secoli<br />

tanto in basso nel<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>, quanto sia possibile ad una Chiesa scendere. Ma in questa<br />

comunità di credenti c’è sempre stato e ancora ci sono, ad ogni livello, dei figli di Dio<br />

che amano il Signore e spendono <strong>la</strong> propria vita per i valori dell’evangelo e per gli<br />

ideali di pace, di giustizia e di solidarietà.<br />

88 Apocalisse 17:1,2,5,6,12-14.<br />

89 Daniele 2:47; 3:15,28; 4:30,37.<br />

90 Leonardi G., o.c., p. 249.<br />

91 Babilonia non è una città (Roma). Apocalisse 18:4 non si rivolge agli abitanti di una città. Non è <strong>la</strong> Chiesa<br />

cattolica in partico<strong>la</strong>re. Essa stessa fa parte di Babilonia. Roma papale è chiamata <strong>la</strong> madre delle meretrici (17:5), <strong>la</strong><br />

grande, ha anche delle figlie. Del resto l’invito di Apocalisse 18:4 si rivolge anche alle anime sincere che si trovano<br />

nelle Chiese non cattoliche.<br />

666<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Essendo caduta anche <strong>la</strong> Chiesa protestante nel formalismo e nell’errore, in una<br />

fede nelle tradizioni del passato, Iddio ha suscitato un risveglio nel XVII e XIX<br />

secolo per richiamare i credenti ai valori del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

Nel tempo del<strong>la</strong> fine l’Eterno fa proc<strong>la</strong>mare questo appello di avvertimento al<br />

mondo perché in tutte le confessioni religiose, gloriose per il loro passato di<br />

testimonianza e di perseveranza, c’è stata e c’è una schiera di fedeli che hanno<br />

ingrossato, con <strong>la</strong> loro fedeltà, <strong>la</strong> «schiera dei testimoni» del popolo di Dio. 92<br />

Nelle varie espressioni del<strong>la</strong> cristianità ci sono ancora uomini e donne che, di<br />

settimana in settimana, nutrono il popolo di Dio con <strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong>, altri sopportano<br />

ingiustizie e violenze a causa del<strong>la</strong> loro fedeltà al<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione, altre si spendono per<br />

fare sì che La Sacra Scrittura sia diffusa e conosciuta, altre ancora combattono il buon<br />

combattimento delle fede manifestando perseveranza. Tutti, secondo <strong>la</strong> conoscenza<br />

che hanno, sono portatori di speranza, mantenendo viva <strong>la</strong> realtà di Dio nei confronti<br />

dei propri confratelli.<br />

Questo secondo messaggio come il primo e il terzo, esprimono <strong>la</strong> speranza di Dio,<br />

<strong>la</strong> sua fiducia nell’uomo. Questi messaggi desiderano realizzare il vero ecumenismo<br />

dei credenti, che va oltre il rispetto delle fedi, delle tradizioni di ogni gruppo<br />

religioso, di ogni forma di credo e filosofia e di col<strong>la</strong>borazione in iniziative a difesa e<br />

a sostegno dell’uomo. Questi messaggeri che con chiarezza annunciano <strong>la</strong> Verità di<br />

Dio, vedono in ogni persona «un figlio di Abramo».<br />

Babilonia e il mondo protestante ed evangelico<br />

Il mondo protestante, purtroppo, non sempre vive con coerenza i valori del<strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong>: 93<br />

92 Ebrei 12:1.<br />

93 Non consideriamo l’intolleranza religiosa che si è anche manifestata nel mondo protestante e ortodosso. In<br />

Oriente <strong>la</strong> Chiesa ortodossa si è imposta anch’essa con <strong>la</strong> forza e i “pope” hanno saputo e sanno essere intolleranti. La<br />

propria alleanza con chi deteneva il potere, ad esempio gli zar, ha dato al<strong>la</strong> Chiesa ortodossa una tale autorità e<br />

ricchezza che dopo <strong>la</strong> rivoluzione d’ottobre del 1917, per arginare questo sfruttamento del popolo, si è avuta <strong>la</strong> stessa<br />

reazione che più d’un secolo prima c’era stata in Francia: si è proc<strong>la</strong>mato l’ateismo di stato, prendendo un<br />

atteggiamento contro natura.<br />

L’intolleranza ortodossa è stata tale che, qualcuno ha pensato, <strong>la</strong> piaga del socialismo reale dei Paesi dell’Est, per<br />

oltre settanta anni, sia stata quell’elemento che, a seguito del<strong>la</strong> propria caduta, fine anni ottanta, in un tempo in cui <strong>la</strong><br />

Chiesa ortodossa era ancora in uno stato di debolezza, abbia permesso una evangelizzazione evangelica che non ha<br />

riscontri nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di quei popoli, che <strong>la</strong> Chiesa ortodossa, stando al potere con le c<strong>la</strong>ssi dominanti, non avrebbe mai<br />

permesso. In Grecia, in epoca recente, nel 1993, <strong>la</strong> legge ha imposto che nel<strong>la</strong> Carta di Identità si debba precisare <strong>la</strong><br />

fede di appartenenza malgrado che l’Unione Europea, di cui <strong>la</strong> Grecia è membro, abbia contestato queste disposizioni<br />

alle autorità di Atene. Questo atteggiamento, che ricorda quello di un tempo passato del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> Occidentale, deve<br />

portare a riflettere.<br />

La religiosità fa parte del<strong>la</strong> natura del<strong>la</strong> persona. In Occidente quando le chiese protestanti raggiunsero il potere,<br />

<strong>diventa</strong>rono nazionali, imposero <strong>la</strong> loro dottrina. Un esempio tipico: <strong>la</strong> Chiesa protestante d’Inghilterra perseguitò i<br />

cattolici che dovettero fuggire in America e a loro volta, giunti al di là dell’At<strong>la</strong>ntico, per motivi religiosi, si resero<br />

intolleranti: impiccarono i quaccheri e fustigarono i battisti. Dall’Europa si recarono in America molti membri delle<br />

minoranze religiose per vivere, in quel<strong>la</strong> nuova terra, in libertà <strong>la</strong> loro fede. Giunti però nel Nuovo Mondo a loro volta<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 667


CAPITOLO XVI<br />

- Nel<strong>la</strong> vita morale: lusso, ricerca del piacere, adorazione di un dio diverso da quello<br />

del Vangelo. 94<br />

- Nelle dottrine: abbandono del<strong>la</strong> «sana dottrina» che è <strong>la</strong> “verità”, come dice<br />

l’apostolo Paolo. 95 Anche nelle Chiese evangeliche e protestanti essa è stata<br />

sostituita con le proprie tradizioni. Sovente l’insegnamento biblico risente<br />

dell’influsso del<strong>la</strong> tradizione di Roma e del razionalismo che vi domina. Le Chiese,<br />

tranne qualche gruppo, non accettano il ritorno di Cristo come soluzione ai problemi<br />

del nostro mondo e quindi predicano il raggiungimento di un mondo migliore<br />

mediante lo sforzo umano. Si tende a spiritualizzare il ritorno di Cristo e quindi a<br />

negare <strong>la</strong> parusia. Il millennio biblico viene insegnato, da chi lo accetta, come mille<br />

anni di pace in terra con conversioni generali, spingendo quindi <strong>la</strong> cristianità a sonni<br />

tranquilli. Il battesimo, dimostrazione del<strong>la</strong> conversione, viene spesso impartito ai<br />

bambini o, comunque, non secondo l’insegnamento di Gesù Cristo. Si continua ad<br />

insegnare e a credere all’immortalità dell’anima e alle pene eterne. Il teologo<br />

protestante Jean Cadier scriveva: «I riformati come gli altri sono più sottomessi al<strong>la</strong><br />

tradizione di quanto vogliano riconoscere. Sul<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong><br />

domenica, del<strong>la</strong> <strong>la</strong>vanda dei piedi.... del battesimo dei bambini,... l’apporto del<strong>la</strong><br />

tradizione è stato nettissimo. Allorquando una confessione cristiana, come gli<br />

avventisti, inizia su questi difficili soggetti, nel nome del<strong>la</strong> Scrittura, una<br />

controversia con i riformati, essa è in anticipo vittoriosa, e i testi con i quali <strong>la</strong> nostra<br />

Chiesa difende <strong>la</strong> sua posizione, al di fuori del ruolo del<strong>la</strong> tradizione, o senza<br />

invocare lo spirito del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione, sono rari e non apportano l’adesione. Noi<br />

preferiamo dirlo molto chiaramente e affermare che c’è una tradizione<br />

protestante». 96 L’incredulità, e <strong>la</strong> pietà vengono sostituite da cerimonie liturgiche.<br />

- Nel mandato evangelico. Staticità nei confronti delle missioni e<br />

dell’evangelizzazione. Già <strong>la</strong> rivista americana Newsweek del 30 dicembre 1963,<br />

par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> Conferenza Missionaria del Messico, tenuta in quell’anno sotto<br />

l’egida del Consiglio Ecumenico, scriveva: «Una volta i bravi ecclesiastici<br />

pensavano che i profani branco<strong>la</strong>nti nelle tenebre avevano <strong>la</strong> fortuna di accogliere<br />

dei missionari. Oggi, alcuni responsabili di varie Chiese mettono in dubbio il diritto<br />

di evangelizzazione... Il cristiano deve rendere testimonianza del<strong>la</strong> sua fede non<br />

sforzandosi di convertire i pagani, ma soccorrendoli materialmente». Se è vero che<br />

<strong>la</strong> fede senza le opere è morta, è altrettanto vero che le opere senza <strong>la</strong> fede sono<br />

morte. Nel rapporto di Nyburg è detto: «Le chiese protestanti occidentali si sono<br />

talmente impoverite sul piano spirituale, che sentono incombente <strong>la</strong> mancanza di<br />

si manifestarono intolleranti verso altre comunità di minoranza finché <strong>la</strong> Costituzione americana non sancì <strong>la</strong> libertà<br />

assoluta di coscienza.<br />

94 Un esempio. Un sondaggio fatto dal<strong>la</strong> Fédération Protestant de France sui protestanti in Francia ha dato i<br />

seguenti risultati: L’infedeltà coniugale è considerato come peccato dal 14%; l’aborto dall’11%; l’omosessualità dal<br />

10%; <strong>la</strong> convivenza dal 3%; il furto in un grande magazzino dal 10%. Il 76% crede che ognuno possa autonomamente<br />

stabilire <strong>la</strong> propria religione indipendentemente dalle Chiese. Christianisme, n. 516, 29 ottobre - 4 novembre 1995.<br />

95 2 Timoteo 4:3,4.<br />

96 CADIER Jean, Christianisme sociale, dicembre 1973, p. 318.<br />

668<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

risorse interiori: come affrontare i bisogni spirituali del loro proprio popolo, per non<br />

par<strong>la</strong>re dei paesi lontani...». 97<br />

Il protestantesimo tende sempre più ad assomigliare al cattolicesimo<br />

Il mondo protestante tende sempre più ad assomigliare a quello cattolico 98 : <strong>la</strong><br />

tavo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> comunione viene spesso sostituita da un altare <strong>la</strong>rgo e profondo, spesso di<br />

pietra, grandi croci vengono innalzate e si dispone il battistero vicino al<strong>la</strong> porta. In<br />

occasione del<strong>la</strong> cerimonia del<strong>la</strong> confermazione i catecumeni si presentano vestiti di<br />

bianco con una cordicel<strong>la</strong> sui fianchi, scenografia cattolica e tipicamente medioevale.<br />

Si chiede che gli officianti protestanti portino dei vestiti di un colore appropriato alle<br />

epoche liturgiche dell’anno, che l’assemblea ritorni all’uso dell’inginocchiatoio,<br />

segno dell’adorazione, e all’abbellimento del luogo di culto mediante candele.<br />

Senza rendersene conto si torna ai simboli e alle immagini che <strong>la</strong> Riforma aveva<br />

contestato.<br />

La liturgia si avvicina sempre di più a quel<strong>la</strong> romana. In diverse chiese il Padre<br />

nostro è recitato assieme e le “parole di grazia” pronunciate dal pastore, prendono <strong>la</strong><br />

forma di quelle che escono dal<strong>la</strong> bocca di un sacerdote: «Come servitore di Gesù<br />

Cristo e del<strong>la</strong> Chiesa, a coloro che si pentono e che credono, annuncio in questo<br />

momento il perdono di Dio». La Chiesa Riformata francese prevede anche una<br />

liturgia diversa che è <strong>la</strong> traduzione paro<strong>la</strong> per paro<strong>la</strong> del messale romano. In altre<br />

Chiese, partico<strong>la</strong>rmente quel<strong>la</strong> luterana, lo svolgersi del culto ricalca quello cattolico:<br />

Introit, Gloria, Patri, Kyrie, Gloria in excelsis, Collecte, Epitre, Graduel, Alleluia,<br />

Evangile, Credo (simbolo apostolico e di Nicea).<br />

Nelle enumerazioni delle parti del<strong>la</strong> liturgia si preferiscono sempre di più i termini<br />

<strong>la</strong>tini. La paro<strong>la</strong> culto, in Francia, viene sostituita con quel<strong>la</strong> di “servizio”, il pastore<br />

prende il nome di officiante e <strong>la</strong> preghiera viene chiamata orazione. Da qualche tempo<br />

il presidente del<strong>la</strong> Facoltà di Teologia di Montpellier viene chiamato “priore”. 99<br />

Al culto del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> si sostituisce quello dell’eucarestia. La santa Cena, che nel<strong>la</strong><br />

maggioranza delle Chiese veniva celebrata due o tre volte all’anno, viene celebrata<br />

ora tutti i mesi e anche tutte le settimane.<br />

La confessione, che è stata apertamente condannata dai protestanti, ora viene<br />

anche da loro fatta in ginocchio ed il pastore, che gioca il ruolo del sacerdote, dice al<br />

confessante: «Che nostro Signore ti assolva, e io, mediante <strong>la</strong> sua autorità, ti accordo<br />

97 ZURCHER Jean, L’epoca delle missioni è davvero tramontata?, in Segni dei Tempi, marzo 1975, pp. 51, 52.<br />

98 PACHE René, Les tendances catholicisantes au sein du Protestantisme, edit. de l’Union des Chrétiens<br />

Évangéliques Français, Lot-et-Garonne. HOFFET Frédéric, Politique romaine et démission des protestants, Paris 1982,<br />

p. 77 e seg.<br />

99 Il presidente di questa facoltà presiede il culto del mattino dal vecchio pulpito del deserto che nel passato fu muto<br />

testimone di tante atrocità. In questo personaggio oggi si dovrebbe vedere l’erede degli ugonotti. I priori, per contro,<br />

erano i dignitari cattolici che condannavano alle galere e al<strong>la</strong> morte gli antenati di quelli che oggi si chiamano<br />

riformati.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 669


CAPITOLO XVI<br />

l’assoluzione dei tuoi peccati». Poi, facendo il segno del<strong>la</strong> croce sul fedele pronuncia<br />

il nome trinitario. Ciò avviene specialmente nelle chiese di tipo luterano.<br />

I monasteri che venivano considerati da Lutero come «degli antri del vizio, delle<br />

case di Satana, ecc.». vengono edificati nell’ambito protestante sul tipo di quello di<br />

Taizé a Grandchamps (Svizzera), Darmstadt e Loccum (Germania) e altri in<br />

Inghilterra, Scandinavia ed in America. I monaci e le monache, che vivono in questi<br />

edifici, sono vestiti di scuro o in bianco e pronunciano i voti - nei quali Lutero aveva<br />

voluto vedere «uno dei peggiori agguati inventati dal diavolo per corrompere le<br />

anime» - di castità, di povertà e di obbedienza implicando di conseguenza un<br />

superiore che deve essere ubbidito ed una gerarchia ecclesiastica. La vita si svolge<br />

come nei monasteri cattolici. I monaci hanno le loro celle, si consacrano al<strong>la</strong> liturgia e<br />

alle arti sacre.<br />

Si vedono con occhio sempre più favorevole i matrimoni misti e per qualche<br />

pastore il fatto che vengano celebrati in una chiesa piuttosto che in un’altra è<br />

so<strong>la</strong>mente una questione di posto.<br />

Dimissione del protestantesimo<br />

La forma più spettaco<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> dimissione protestante è data dalle conversioni.<br />

Nel XIX secolo e nei primi decenni del XX esse avvenivano generalmente a profitto<br />

dei protestanti e ciò anche nelle c<strong>la</strong>ssi più colte e preparate, tra gli uomini di pensiero<br />

e di lettere; oggi c’è un ritorno verso Roma.<br />

La rivista cattolica Vivre del 1960, n. 5, affermava che dei pastori riuniti a Taizé<br />

hanno rinunciato, mediante dichiarazione iscritta, a fare del proselitismo. Ma non si<br />

dice se <strong>la</strong> stessa cosa hanno fatto anche i sacerdoti e i vescovi presenti per<br />

l’occasione.<br />

Sempre con più piacere si invitano alti esponenti cattolici alle riunioni protestanti.<br />

La loro abilità è tale che esercitano un’influenza deleteria sull’uomo protestante,<br />

sviluppando in lui un profondo complesso di inferiorità, facendogli apparire <strong>la</strong> sua<br />

Chiesa come una povera cosa rispetto a quel<strong>la</strong> di Roma.<br />

Il protestantesimo ha perso il senso del<strong>la</strong> sua identità e questo anche perché: «Una<br />

società che violi i comandamenti del Decalogo... finisce per crol<strong>la</strong>re». 100<br />

Il Pastore L.R. Conradi nel 1913 scriveva: «Qualsiasi tentativo contro Dio, <strong>la</strong> sua<br />

legge o il suo Vangelo - ogni volta che <strong>la</strong> tradizione umana prende il posto del<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> di Dio, che al vero culto di Dio si antepongono i riti dell’invenzione umana, <strong>la</strong><br />

chiesa <strong>diventa</strong> Babilonia. Tutti gli sforzi che tendono a costringere le coscienze degli<br />

uomini a rendere omaggio ad un culto non ordinato da Dio e dal<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>, sono<br />

manifestazioni che testimoniano dello spirito di Babilonia - frutti delle subdole arti<br />

del<strong>la</strong> fraudolenza intellettuale di Satana». 101<br />

100 DIÉTRIC Suzanne de, Il Piano di Dio, Torino 1963, p. 65.<br />

101 L.R. Conradi, o.c., pp. 100, 101.<br />

670<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Il pastore luterano Giovanni Borelli diceva: «Volendo affermare un paradosso (ma<br />

in realtà non è un paradosso, è una constatazione di fatto) possiamo arrivare a dire che<br />

il Protestantesimo storico ha ormai esaurito il suo compito». 102<br />

Il teologo Paolo Ricca così introduceva <strong>la</strong> sua conferenza tenuta presso il Centro<br />

Evangelico di Cultura di Firenze e di Roma il 13 e 14 settembre 1973: «Par<strong>la</strong>re oggi<br />

di identità protestante significa anzitutto affrontare il problema del<strong>la</strong> crisi di questa<br />

identità... Che il protestantesimo stia oggi attraversando una crisi di identità diffusa e<br />

profonda è un dato di fatto facilmente documentabile. La stessa Die Religion in<br />

Geschishte und Gegenwart, <strong>la</strong> grande enciclopedia storico-religiosa del<br />

protestantesimo moderno, lo riconosce senza difficoltà: “Effettivamente non si può<br />

ignorare che nel XX secolo si diffonde nei protestanti una disposizione d’animo<br />

tendente al<strong>la</strong> rassegnazione e allo scetticismo nei confronti di se stesso - espressione<br />

di una certa insicurezza di fronte al compito di padroneggiare <strong>la</strong> realtà e di realizzare<br />

<strong>la</strong> propria esistenza”. Si tratta di un fenomeno che non è circoscritto a questi ultimi<br />

anni ma abbraccia in pratica tutto il nostro secolo». 103<br />

I protestanti porgono <strong>la</strong> mano al papato<br />

I protestanti non riconoscono più, come nel<strong>la</strong> loro tradizione, in Roma l’Anticristo<br />

e il teologo svizzero Karl Barth lo ha scritto chiaramente dopo essersi incontrato con<br />

Paolo VI: «Il papa non è l’Anticristo». Ciò che è contrario al protestantesimo nei<br />

decreti del Concilio di Trento, esiste solo sul<strong>la</strong> carta, cioè nel testo del Denzinger. Le<br />

conversioni all’una o all’altra Chiesa non hanno senso se non come conversioni a<br />

Gesù Cristo, Signore dell’Una, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa. Che ognuno si<br />

<strong>la</strong>sci chiamare, nel proprio posto e nel<strong>la</strong> propria Chiesa, al<strong>la</strong> fede nell’unico Signore e<br />

al suo servizio. 104<br />

Forse qualche pastore si è anche inginocchiato davanti al papa. Un pastore<br />

ecumenico eminente non vi avrebbe trovato in questo nul<strong>la</strong> d’importante se fosse<br />

avvenuto, ricorda l’avvocato F. Hoffet.<br />

Oscar Cullmann da parte sua scriveva: «Non si tratta di fare un salto a Roma... ma,<br />

insieme con <strong>la</strong> Chiesa cattolica, di mano in mano, noi vogliamo camminare verso <strong>la</strong><br />

stessa mèta, e questa mèta comune si chiama Gesù Cristo, e <strong>la</strong> strada che ci conduce<br />

si chiama Spirito Santo. Questo è il cammino dell’unità». 105<br />

In occasione del<strong>la</strong> conferenza di Stoccolma, di portata mondiale, l’arcivescovo<br />

evangelico luterano del<strong>la</strong> città di Soederblom, uno dei principali rappresentanti del<br />

movimento ecumenico, disse: «Gli apostoli Paolo e Giovanni sono qui riuniti -<br />

102<br />

BORELLI Giovanni, Ecumenismo e riforma del<strong>la</strong> Chiesa, Napoli 1974, p. 28, ciclosti<strong>la</strong>to; siamo noi che abbiamo<br />

aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

103<br />

RICCA Paolo, L’identità protestante, Torino 1973, pp. 1,2.<br />

104<br />

BARTH Karl, Ad limina Apostolorum, in EVZ - Ver<strong>la</strong>g, Zurigo 1967, p. 18; cit. BERTALOT Renzo, Ecumenismo<br />

Protestante, Torino 1968, p. 64.<br />

105<br />

CULLMANN Oscar, Entre deux sessions du Concile, in Foi et Vie 1/1963, p. 42; cit. R. Bertalot, o.c., pp. 65, 66.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 671


CAPITOLO XVI<br />

alludendo ai rappresentanti delle Chiese evangeliche ed ortodosse - Pietro tarda<br />

ancora». La Chiesa romana aveva declinato l’invito e nel<strong>la</strong> sua enciclica Mortalium<br />

animos accusava il movimento ecumenico di re<strong>la</strong>tivismo dogmatico, di<br />

“pancristiano” e l’unica possibilità di riunione era il ritorno a Roma. 106<br />

In occasione dell’incontro mondiale ecumenico di Evaston, 1954, diversi pastori<br />

proposero di inviare un messaggio al papa invitandolo a mettere fine alle persecuzioni<br />

che i protestanti subivano in Spagna e in Columbia. Il pastore Westphal si oppose con<br />

violenza a questa mozione, minimizzò <strong>la</strong> cosa per evitare di creare dissapori in un<br />

momento in cui si iniziava un dialogo con Roma.<br />

In occasione di una assemblea ecumenica del<strong>la</strong> gioventù europea, al<strong>la</strong> quale<br />

intervennero giovani di ogni confessione non cattolica, tenuta a Losanna nell’estate<br />

del 1960, si invitarono al raduno cinque osservatori cattolici. Al momento<br />

dell’apertura del congresso si fece celebrare una messa ed il pastore Visser’t Hooft<br />

chiese ai delegati di unire le loro preghiere per il successo del prossimo Concilio<br />

ecumenico. Quell’incontro evangelico coincideva con il Congresso eucaristico che si<br />

teneva a Monaco e si inviò un telegramma all’arcivescovo del<strong>la</strong> città per esprimergli<br />

l’interesse che <strong>la</strong> gioventù riunita a Losanna aveva per quel<strong>la</strong> manifestazione.<br />

Al<strong>la</strong> morte di Pio XII, l’arcivescovo di Canterbury, dr. Ficher, quale primo<br />

dignitario del<strong>la</strong> Chiesa anglicana, espresse ufficialmente le sue condoglianze al Sacro<br />

Collegio per <strong>la</strong> perdita «di un capo venerato che servì il cristianesimo con coscienza e<br />

fedeltà, e che fu l’oggetto del più grande rispetto da parte di tutti i cristiani per <strong>la</strong> sua<br />

santità, per il suo coraggio e <strong>la</strong> sua sincerità»; mentre il vescovo protestante di<br />

Berlino, Dibelius, affermò: «Le Chiese protestanti manterranno rispettosamente <strong>la</strong><br />

memoria del<strong>la</strong> santa personalità di questo papa». Diverse dichiarazioni simili vennero<br />

fatte da altri, accompagnate da preghiere di numerosi protestanti che esaltavano un<br />

uomo <strong>la</strong> cui ostilità nei confronti dei protestanti era conosciuta e <strong>la</strong> cui politica aveva<br />

appoggiato Hitler, Mussolini e Franco.<br />

Nel 1961 all’assemblea ecumenica di Nuova Delhi parteciparono per <strong>la</strong> prima<br />

volta ufficialmente gli osservatori cattolici.<br />

E così: «Ad Amsterdam ci siamo impegnati a restare insieme. Ad Evanston<br />

abbiamo ringraziato Iddio di averci concesso <strong>la</strong> grazia di rimanere insieme e ci siamo<br />

proposti di crescere insieme. Possiamo ora ricevere <strong>la</strong> grazia di consacrarci a Dio per<br />

avanzare insieme, a partire da Nuova Delhi, verso l’unità visibile che abbiamo già<br />

ricevuto e che riceveremo ancora dal Cristo, Luce del mondo». 107<br />

Paolo Ricca, nel suo interessante quaderno, Si o no all’ingresso del<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Roma nel Consiglio ecumenico, fa una analisi molto franca e critica del problema,<br />

non minimizzando le difficoltà, facendo delle constatazioni ed affermazioni con le<br />

quali ancora una volta conferma come il mondo protestante abbia perso <strong>la</strong> sua identità<br />

e non veda più nel<strong>la</strong> istituzione romana un nemico.<br />

106 a<br />

HEUSSI Karl - MIEGGE Giovanni, Sommario di <strong>storia</strong> del Cristianesimo, 2 ed., C<strong>la</strong>udiana, Torino 1960, pp.<br />

298,299.<br />

107<br />

R. Bertalot, o.c., p. 14.<br />

672<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

«È il cattolicesimo che sta <strong>diventa</strong>ndo ecumenico o è l’ecumenismo che sta<br />

<strong>diventa</strong>ndo cattolico? Oppure le due cose stanno avvenendo contemporaneamente? È<br />

chiaro che, con <strong>la</strong> Chiesa cattolica nel CEC - Consiglio Ecumenico delle Chiese, si<br />

accelererà il processo di deprotestantizzazione del movimento ecumenico. Questo non<br />

può non dispiacere ai protestanti, ma non costituisce necessariamente un passo<br />

indietro, un sintomo di decadenza o di deterioramento dell’ideale ecumenico. Può al<br />

contrario costituire il suo inveramento o almeno il principio del suo inveramento. Se<br />

però il processo di deprotestantizzazione è accompagnato o addirittura determinato da<br />

un parallelo processo di cattolicizzazione del movimento ecumenico, allora non si può<br />

par<strong>la</strong>re di un suo inveramento ma solo del<strong>la</strong> sua prossima integrazione nel<strong>la</strong> nuova<br />

cattolicità del cattolicesimo». 108<br />

Il 5 luglio 1996 l’articolo centrale del settimanale di Riforma usciva con il<br />

seguente titolo: Con Pietro, forse, sotto Pietro, mai. Il protestante Reinhardt Frieling,<br />

direttore di uno dei maggiori istituti di studio delle Confessioni, intervistato da<br />

Luciano Deodato affermava: «Un traguardo ecumenico non è l’assorbimento di uno<br />

nell’altro, ma piuttosto il riconoscimento reciproco. Per <strong>la</strong> Chiesa Romana significa<br />

trovare una via di uscita tra “<strong>la</strong> eliminazione del papato” e <strong>la</strong> “sottomissione al papa”.<br />

Una comunione ecclesiastica con il papa è possibile, dal mio punto di vista<br />

evangelico, se vi è una comprensione comune dell’evangelo e se il papa non pretende<br />

dai cristiani non cattolici il riconoscimento del primato giurisdizionale e del dogma<br />

dell’infallibilità. L’autorità del papa sarebbe dunque una cosa per i cattolici e un’altra<br />

per i non cattolici. La comunione universale del<strong>la</strong> cristianità potrebbe strutturarsi in<br />

“una comunione conciliare delle confessioni”, comunque “con il papa e non sotto il<br />

papa”. Questo come capo del<strong>la</strong> più grossa chiesa cristiana potrebbe anche assumere<br />

iniziative a nome dell’intera chiesa e eccezionalmente, d’accordo con gli altri<br />

cristiani, par<strong>la</strong>re a nome dell’intera cristianità». 109<br />

Ricordiamo quanto già riportato nel nostro capitolo precedente. Nell’aprile del<br />

1997, una delegazione del<strong>la</strong> Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti, appartenenti al<br />

ramo riformato-calvinista del protestantesimo che negli USA costituiscono una delle<br />

denominazioni più antiche ed influenti, guidata dal moderatore John Buchanan, dopo<br />

aver visitato il Pontificio Consiglio per <strong>la</strong> promozione dell’unità dei cristiani ha<br />

precisato: «La disponibilità a discutere sul papato non riguarda, ovviamente, il<br />

riconoscimento del<strong>la</strong> giurisdizione del papa: come presbiteriani non saremmo fedeli<br />

al<strong>la</strong> nostra tradizione riformata. Si tratta piuttosto di verificare se il papato non possa<br />

<strong>diventa</strong>re, per tutti i cristiani, un simbolo del<strong>la</strong> natura globale del<strong>la</strong> chiesa, del<strong>la</strong> sua<br />

universalità». 110<br />

Verso una nuova forma di unione<br />

108 P. Ricca, o.c., pp. 44, 45.<br />

109 Intervista a FRIELING Reinhardt, Con Pietro, forse, sotto Pietro, mai, in Riforma, 5/7/1996.<br />

110 NEV - notizie evangeliche, n. 15, 9.4.1997, anno XVIII, p. 2.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 673


CAPITOLO XVI<br />

Sebbene l’ecumenismo sia sorto da un desiderio di unità delle Chiese, visto che<br />

queste si presentavano nei paesi di missione nello scandalo del<strong>la</strong> loro divisione e nei<br />

loro contrasti religiosi, 111 l’unione delle Chiese <strong>la</strong> si sta cercando superficialmente.<br />

Le vie che vengono seguite sono sul piano:<br />

- spirituale: rispettiamoci 112 , vogliamoci bene, amiamoci, perché abbiamo in comune<br />

<strong>la</strong> fede in Cristo Gesù nostro Signore e vediamo nelle differenze teologiche<br />

l’arricchimento che le tradizioni diverse hanno apportato alle Chiese senza però che<br />

le verità bibliche che le caratterizzano siano vinco<strong>la</strong>nti per le altre, come obbligo<br />

morale di <strong>la</strong>sciare le proprie teologie non in armonia con il testo del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione;<br />

- liturgico: preghiamo assieme formando così <strong>la</strong> Chiesa una e santa;<br />

- pragmatico: i problemi sociali sono urgenti e grandi e l’impegno del cristiano si<br />

deve manifestare nel liberare gli oppressi sociali.<br />

La Paro<strong>la</strong> di Dio, pur tenuta in considerazione, non è vista dal mondo protestante<br />

come <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione normativa del «così dice l’Eterno» ma come una verità che si<br />

adatta nel tempo mediante una sua interpretazione e attualizzazione. Sebbene questo<br />

pensiero possa essere corretto in via di principio, di fatto però, nel suo nome, il<br />

Decalogo, ad esempio, come il battesimo, l’immortalità dell’anima, non viene visto<br />

come esprimente delle norme, dei comandamenti espliciti per tutti i tempi, ma come<br />

un metodo per attuare l’obbedienza. Anche se <strong>la</strong> Bibbia viene rivalutata nel mondo<br />

cattolico e <strong>la</strong> comprensione delle dottrine ha avuto un approfondimento che<br />

porterebbe ad abbandonare delle prassi ormai seco<strong>la</strong>ri, di fatto, l’autorità del<strong>la</strong><br />

Scrittura continua ad essere subordinata a quel<strong>la</strong> del magistero ecclesiastico e <strong>la</strong><br />

pratica sancita dal<strong>la</strong> tradizione permane normativa.<br />

111 Il grido di al<strong>la</strong>rme che qui riportiamo risale al<strong>la</strong> Conferenza Universale delle Società Protestanti di Missioni,<br />

riunite ad Edinburgo nel 1910: «Voi ci avete inviato dei missionari che ci hanno fatto conoscere Gesù Cristo; non<br />

possiamo che ringraziarvi. Ma ci avete portato anche le vostre divisioni; alcuni ci predicano il metodismo, altri il<br />

luteranesimo, il congregazionalismo e l’episcopalismo. Noi vi domandiamo di predicare il Vangelo e di <strong>la</strong>sciare a<br />

Cristo il Signore di suscitare Lui stesso all’interno dei nostri popoli, sotto <strong>la</strong> sollecitazione del suo Spirito Santo, <strong>la</strong><br />

Chiesa conforme alle sue esigenze, che sarà <strong>la</strong> Chiesa di Cristo in Giappone, <strong>la</strong> Chiesa di Cristo in Cina, <strong>la</strong> Chiesa di<br />

Cristo in India, libera finalmente da tutti gli “ismi” con cui voi avete c<strong>la</strong>ssificato <strong>la</strong> predicazione dell’Evangelo in<br />

mezzo a noi» cit. da PATTARO, Origini del problema ecumenico, in Humanitas, 11/12/1964, Brescia, p. 1248; cit. da<br />

R. Bertalot, o.c., p. 14.<br />

112 Crediamo che si possa attribuire all’ecumenismo il merito di avere creato una mentalità di rispetto tra le diverse<br />

denominazioni. Si deve anche dire però che l’interesse per il vero senso dottrinale del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio si è perso sia<br />

nel mondo protestante che cattolico. La società italiana è passata dall’intolleranza ancora degli anni ‘40-‘50, quando<br />

chi non era cattolico e andava nei paesi per testimoniare del<strong>la</strong> propria fede poteva essere allontanato a sassate o, in<br />

segno di disprezzo, se era un residente, si chiudevano le imposte al suo passaggio nel<strong>la</strong> strada; agli anni ’60 quando <strong>la</strong><br />

spiegazione del<strong>la</strong> propria fede, mediante il testo biblico, era motivo di riflessione e di curiosità per il cattolico; al<strong>la</strong><br />

mancanza di tempo e di interesse dagli anni ’70; al senso di superiorità dell’opinionista man televisivo degli anni ’90<br />

che a volte si vanta, davanti alle telecamere, di essere ateo quasi in segno di superiorità rispetto agli sprovveduti che<br />

dicono di credere; al considerarsi credenti perché si conserva ancora nel<strong>la</strong> propria mente qualche nozione religiosa<br />

molto approssimativa dell’insegnamento del<strong>la</strong> propria Chiesa. Si assiste ad una cristianità, e meno male che ci sono<br />

delle eccezioni, che crede a tutto ma senza alcun interesse per quello che dice <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> del Signore. Inoltre negli anni<br />

’90 non è più importante ciò in cui si crede, ma al fatto di dire che si crede. Ci si rispetta, anche perché a nessuno<br />

interessa nul<strong>la</strong>, l’importante è essere <strong>la</strong>sciati tranquilli, non avere altri problemi.<br />

In questo contesto si assiste all’espansione del New Age, dove ognuno crede a ciò che gli piace e i pensieri<br />

trascendentali del<strong>la</strong> reincarnazione e soteriologici hanno le loro radici nelle religioni tradizionali dell’Oriente.<br />

674<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

I movimenti ereticali del<strong>la</strong> pre-Riforma, di Lutero con <strong>la</strong> Riforma e quelli delle<br />

Chiese evangeliche del XVIII e XIX secolo, sono sorti partendo da posizioni bibliche,<br />

o ritenute tali, con dottrine riscoperte nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura; mentre gli inquisitori<br />

francescani e domenicani avevano in comune <strong>la</strong> spiritualità: vogliamoci bene; <strong>la</strong><br />

liturgia: preghiamo assieme; l’impegno sociale: solidarietà con il debole.<br />

Questo ecumenismo a livello di superficie in cui «<strong>la</strong> sana dottrina» non trova posto<br />

mentre si par<strong>la</strong> del Signore, ricalca l’atteggiamento che già <strong>la</strong> Chiesa romana ha avuto<br />

negli anni che hanno seguito <strong>la</strong> Riforma per recuperare i fratelli separati.<br />

«I propagandisti cattolici si sottrassero sempre di più al<strong>la</strong> discussione teologica,<br />

cercando invece di conquistare, mediante conversazioni private, i protestanti che<br />

<strong>la</strong>sciavano sperare di poter essere convertiti; a gente abituata a pastori che<br />

presentavano <strong>la</strong> religione quasi esclusivamente sotto forma di dogmatica e di<br />

controversia, bastava par<strong>la</strong>re di bontà e di vita cristiana perché questo cambiamento di<br />

genere, che corrispondeva alle sue segrete aspirazioni, <strong>la</strong> disarmasse completamente.<br />

Così agì il noto gesuita Jean-Francois Régis (1597-1640), l’apostolo delle Cevenne e<br />

del Vivarais. Una sua convertita appartenente al<strong>la</strong> nobiltà protestante, Louise de<br />

Romezin, di Le Chambon-sur-Lignon, ne dà una precisa testimonianza: “<strong>Quando</strong><br />

opponevo testardamente a ogni sua paro<strong>la</strong> i testi del<strong>la</strong> Bibbia, di cui m’avevano<br />

riempito <strong>la</strong> testa contro le verità cattoliche e specialmente contro <strong>la</strong> realtà del corpo di<br />

Gesù Cristo nell’adorabile Eucaristia, dandomi stupidamente l’aria di una persona<br />

dottissima, il buon padre non mi diceva nul<strong>la</strong> che potesse offendermi; non mi<br />

rimproverava mai il mio orgoglio né <strong>la</strong> mia ignoranza, ma mi guardava e mi ascoltava<br />

con una modestia incantevole e una dolcezza senza eguali, limitandosi a sorridere<br />

dell’ardore con cui combattevo <strong>la</strong> verità, tanto che poi riuscì a convincermi con una<br />

so<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>... Nel mio spirito si fece a un tratto una gran luce che mi persuase al punto<br />

da non aver più il minimo dubbio”». 113<br />

Questo voler tendere all’unione generale, pur <strong>la</strong>sciando che ognuno creda come<br />

preferisce, ricorda lo spirito medioevale. Come in quel tempo non si concepiva una<br />

cristianità divisa in chiese separate, così oggi si tende al<strong>la</strong> loro unione. «La nozione di<br />

unità giocava in effetti, nel Medio Evo, un ruolo di importanza capitale. Non si<br />

poteva concepire una cristianità divisa ed è nel nome dell’unità cristiana che gli<br />

inquisitori compirono <strong>la</strong> loro opera criminale. Sul piano politico, non si concepiva un<br />

mondo che non fosse unito sotto lo scettro dell’Imperatore: il Santo Impero incarnava<br />

questa entità mistica. - Se si guarda da vicino, e se si analizzano le cause profonde dei<br />

fenomeni storici più terribili del<strong>la</strong> nostra epoca: campi di concentramento, torture,<br />

processi politici, ecc., ci si rende conto che si spiegano tutti mediante l’ideologia<br />

dell’unità. Al<strong>la</strong> fine di questa, c’è sempre il totalitarismo, con il corteo dei mali che<br />

l’accompagnano, e ciò è vero in materia di religione come in materia di politica». 114<br />

Sono ormai anni che Giovanni Paolo II ricorda le radici comuni dell’Europa<br />

affinché si possa realizzare, sul vecchio continente, una unità che vada dall’At<strong>la</strong>ntico<br />

113 LÉONARD Emile G., Storia del Protestantesimo, t. II, I1 consolidamento, Mi<strong>la</strong>no l971, p. 541.<br />

114 F. Hoffet, o.c., p. 178.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 675


CAPITOLO XVI<br />

agli Urali. Per <strong>la</strong> Chiesa di Roma il patrimonio comune del passato era <strong>la</strong> sua<br />

cattolicità, <strong>la</strong> sua dottrina, <strong>la</strong> sua autorità. Una rivalutazione del passato darà una<br />

nuova tinteggiatura al vecchio edificio, nel quale ognuno continuerà a credere a<br />

quello che vuole e a non credere, l’importante però è che ognuno sia presente nei<br />

grandi momenti e riconosca ufficialmente, anche se in privato è diverso, che <strong>la</strong> voce<br />

dell’autorità religiosa deve essere ascoltata.<br />

«Babilonia era nelle mani dell’Eterno una coppa d’oro, che inebriava tutta <strong>la</strong> terra;<br />

le nazioni hanno bevuto del suo vino, perciò le nazioni sono divenute deliranti. A un<br />

tratto Babilonia è caduta, è frantumata. Mandate su di lei alti <strong>la</strong>menti, prendete del<br />

balsamo per il suo dolore, forse guarirà! Noi abbiamo voluto guarire Babilonia, ma<br />

essa non è guarita, abbandonate<strong>la</strong>... poiché <strong>la</strong> sua punizione arriva sino al cielo,<br />

s’innalza sino alle nuvole. L’Eterno ha prodotto in luce <strong>la</strong> giustizia del<strong>la</strong> nostra causa;<br />

venite raccontiamo in Sion l’opera dell’Eterno, del nostro Dio». 115<br />

Nonostante le pericolosità di ogni aggregazione che non tenga in dovuto conto <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione divina, noi continuiamo ad essere nell’ammirazione quando incontriamo<br />

persone che credono ad insegnamenti che non sempre riflettono <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>ta ma<br />

che vivono <strong>la</strong> loro fede nel<strong>la</strong> coerenza del<strong>la</strong> loro coscienza e per le loro convinzioni<br />

sanno sopportare e vincere difficoltà. Nell’esprimere quanto abbiamo scritto non è<br />

nostra intenzione giudicare chicchessia. Del resto non è neppure sufficiente avere<br />

conoscenza del<strong>la</strong> “verità” per essere membri del popolo di Dio.<br />

Terzo appello<br />

676<br />

«E un altro, un terzo angelo, tenne dietro a quelli,<br />

dicendo con gran voce: “Se qualcuno adora <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong><br />

sua immagine e ne prende il marchio sul<strong>la</strong> fronte o sul<strong>la</strong><br />

mano berrà anch’egli del vino dell’ira di Dio mesciuto puro<br />

nel calice del<strong>la</strong> sua ira: e sarà tormentato con fuoco e zolfo<br />

nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello. E il<br />

fumo del loro tormento sale ne’ secoli dei secoli - e non<br />

hanno requie né giorno né notte quelli che adorano <strong>la</strong><br />

bestia e <strong>la</strong> sua immagine e chiunque prende il marchio del<br />

suo nome.<br />

Qui è <strong>la</strong> costanza dei santi che osservano i<br />

comandamenti di Dio e <strong>la</strong> fede in Gesù”». 116<br />

Con il terzo appello ci troviamo di fronte al<strong>la</strong> denuncia più terribile che si possa<br />

trovare nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura; si risente <strong>la</strong> voce dei profeti dell’Antico Testamento: «Il<br />

vino dell’ira di Dio è versato puro (senza miscuglio) nel calice del<strong>la</strong> sua ira».<br />

115 Geremia 51:7-10.<br />

116 Apocalisse 14:9-12.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

La severità del tono si spiega a causa dell’audacia del<strong>la</strong> prima bestia e del<strong>la</strong><br />

creazione del<strong>la</strong> sua immagine fatta dal<strong>la</strong> seconda bestia presentate nel capitolo XIII<br />

dell’Apocalisse. Il capitolo XIV è <strong>la</strong> risposta alle pretese del<strong>la</strong> bestia, <strong>la</strong> quale, colpita<br />

a morte, dopo <strong>la</strong> sua supremazia millenaria, e guarita dal<strong>la</strong> sua ferita mortale nel<br />

nostro tempo, è seguita da tutta <strong>la</strong> terra meravigliata <strong>la</strong> quale l’adora con il dragone<br />

che le aveva dato il suo trono. Si dirà: «Chi è simile al<strong>la</strong> bestia? e chi può<br />

guerreggiare con lei?». 117<br />

Mentre Babilonia crede allo stabilimento di un’era di pace mediante l’alleanza del<br />

trono e dell’altare, come si manifestava nell’antica Babilonia, Dio ricorda che sarà lui<br />

stesso a instaurare il suo Regno che realizzerà «senza opera di mano» e che sarà un<br />

«regno che non passerà sotto <strong>la</strong> dominazione di nessuno».<br />

Al<strong>la</strong> conclusione di questo terzo messaggio abbiamo <strong>la</strong> caratteristiche di coloro<br />

che lo annunceranno e sono impegnati nel fare conoscere i due precedenti. Il Signore<br />

li valuta perseveranti, costanti, cioè hanno tenuto forte, sono stati fermi contro ogni<br />

ostilità. Hanno avuto coraggio, hanno resistito anche quando non avevano, a vista<br />

umana, una garanzia di successo. Credono contro ogni realtà visibile nel<strong>la</strong> potenza<br />

dell’Eterno. La loro fiducia in Dio è data dal<strong>la</strong> coscienza del<strong>la</strong> fedeltà al patto fatto<br />

con lui. 118 La loro accettazione del<strong>la</strong> grazia di Dio, <strong>la</strong> costanza nell’essere fedeli ai<br />

comandamenti e alle parole di Gesù li porterà al<strong>la</strong> vittoria finale. 119<br />

Rapporto con gli appelli precedenti<br />

Il primo messaggio mette in risalto tre aspetti del vero rapporto con Dio:<br />

- temere Dio<br />

- rendere a Dio <strong>la</strong> gloria<br />

- adorare il Creatore<br />

Il secondo messaggio presenta l’istigatrice del falso culto, Babilonia che è caduta,<br />

ma <strong>la</strong> sua opera è stata negativamente efficace, <strong>la</strong> si crede ed è presente in tutto il<br />

mondo.<br />

Il terzo messaggio mette in guardia contro una nuova forma di autorità, che si<br />

contrappone nel nome di Dio, all’adorazione del vero Dio e quindi impone di:<br />

- adorare <strong>la</strong> bestia<br />

- adorare <strong>la</strong> sua immagine<br />

- ricevere il suo marchio.<br />

In contrapposizione a questa realtà si presentano i veri adoratori di Dio che:<br />

- sono santi perseveranti<br />

- amano i comandamenti di Dio<br />

- hanno <strong>la</strong> fede in Gesù.<br />

117<br />

Apocalisse 13:3,4.<br />

118<br />

Sofonia 3:8-11.<br />

119<br />

Daniele 12:1,2; Zaccaria 6:14; Isaia 25:9; 49:23; 51:5.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 677


CAPITOLO XVI<br />

Il primo ed il terzo appello sono proc<strong>la</strong>mati «con gran voce», forse perché essi<br />

sono più importanti del messaggio del<strong>la</strong> caduta di Babilonia, per il fatto che nel<strong>la</strong><br />

cristianità, fino al terzo appello ci saranno delle persone che amano Dio, ma che non<br />

conoscono <strong>la</strong> verità dell’evangelo eterno. Un’altra spiegazione del perché il secondo<br />

appello non sia dato «con gran voce», può essere fornita dal<strong>la</strong> lettera al<strong>la</strong> Chiesa di<br />

Laodicea che Giovanni riporta nel capitolo III. Questa Chiesa, che è sorta a causa del<br />

giudizio che si compie nel cielo e vive nel tempo del «giudizio dei popoli», tale è il<br />

significato del suo nome (Laodicea), ha iniziato <strong>la</strong> sua opera con potenza, ma una<br />

volta che ha preso coscienza del<strong>la</strong> sua ricchezza dottrinale nell’aver riscoperto,<br />

mediante <strong>la</strong> guida dello Spirito Santo, le verità bibliche abbandonate, ed ereditato<br />

quelle trasmesse attraverso i secoli, si è detta: «Io sono ricca, e mi sono arricchita, e<br />

non ho bisogno di nul<strong>la</strong>». Questa istituzione <strong>la</strong>vora, non è inattiva, annuncia<br />

l’evangelo, soccorre i diseredati, realizza programmi di cooperazione e di sviluppo,<br />

ma forse, non beneficiando di tutta <strong>la</strong> grazia che Cristo Gesù le vuole accordare. Forse<br />

non permette che <strong>la</strong> sua potenza animi <strong>la</strong> sua vita e, pur attendendo lo sposo, come le<br />

dieci vergini del<strong>la</strong> parabo<strong>la</strong>, anche lei, come le cinque savie, si è addormentata ed il<br />

Signore le dice: «Io conosco le tue opere, tu non sei né fredda, né fervente. Oh fossi<br />

tu pur fredda o fervente. Ma perché sei tiepida e non fervente né fredda, sto per<br />

vomitarti dal<strong>la</strong> mia bocca». Il Salvatore l’invita ad acquistare gratuitamente da lui oro,<br />

vesti bianche e collirio esortando<strong>la</strong>: «Abbi dunque zelo e ravvediti. Ecco io sto al<strong>la</strong><br />

porta e picchio: se uno ode <strong>la</strong> mia voce ed apre <strong>la</strong> porta io entrerò da lui e cenerò con<br />

lui ed egli meco». 120 Nel rispondere a questo invito che purificherà l’infedeltà e<br />

l’incoerenza sarà salvata. Un terzo motivo può essere dato dal fatto che quando si<br />

annuncia il secondo messaggio i tempi sono caratterizzati da un disorientamento<br />

generale, da una indifferenza tale nei confronti dell’Eterno che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> non è accolta<br />

perché non fa parte delle aspirazioni e degli interessi delle persone. È proprio il tempo<br />

di Babilonia, di confusione, di disorientamento, nel quale ognuno cerca ed è<br />

preoccupato del proprio tornaconto. Crediamo che, come non mai, le parole<br />

dell’apostolo Paolo trovino oggi <strong>la</strong> loro realizzazione: «Verrà il tempo che non<br />

sopporteranno <strong>la</strong> sana dottrina; ma per prurito di udire si accumuleranno dottori<br />

secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dal<strong>la</strong> verità e si<br />

rivolgeranno alle favole». 121<br />

Il terzo messaggio sebbene sia annunciato già nel nostro tempo, gli eventi e le<br />

situazioni che presenta, riguardano il prossimo futuro. Allora <strong>la</strong> situazione politica,<br />

sociale e religiosa sarà tale che l’impatto con <strong>la</strong> gente, per lo scuotimento che causerà<br />

e <strong>la</strong> sua ripercussione, risulterà fatto con potenza e gran voce.<br />

I tre messaggi sono susseguenti l’uno all’altro, ma sono anche annunciati assieme.<br />

Sorgono uno dopo l’altro per continuare assieme <strong>la</strong> loro proc<strong>la</strong>mazione. 122 Di modo<br />

120 Apocalisse 3:15-20. Il versetto 16 è del<strong>la</strong> versione Sa<strong>la</strong>ni, La Sacra Bibbia, ed. Marietti, I1 Nuovo Testamento - <strong>la</strong><br />

Buona Notizia. La versione Luzzi: «Io ti vomiterò» non è esatta. Il verbo greco è un aoristo infinito.<br />

121 2 Timoteo 4:3,4.<br />

122 Il verbo akolouteo tradotto “seguo” vuole dire anche: accompagno, vado insieme. In Marco 5:24; 1 Corinzi 10:4;<br />

Apocalisse 14:4 è evidente l’idea di “andare insieme” e di essere “in compagnia”. È per questo che possiamo<br />

678<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

che al primo si aggiunge il secondo e quando si proc<strong>la</strong>ma il terzo si annunciano anche<br />

il primo ed il secondo.<br />

Nel terzo messaggio, all’alleanza di fedeltà al<strong>la</strong> bestia e al<strong>la</strong> sua immagine,<br />

espressa mediante l’accettazione del suo marchio, si contrappone <strong>la</strong> fedeltà a Dio.<br />

Il triplice messaggio ha come centro focale Dio, <strong>la</strong> sua santità, i suoi<br />

comandamenti, il suo evangelo, <strong>la</strong> sua autorità. All’Eterno si contrappone una<br />

umanità che ha fatto del<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> propria residenza. La vita religiosa, politica e<br />

sociale ha come autorità il potere che ha dominato nei secoli del passato e nel tempo<br />

del<strong>la</strong> fine sarà sostenuto anche dal falso profeta che gli fa da luogotenente.<br />

Il prof. R. Badenas 123 scrive che il conflitto tra Dio, <strong>la</strong> bestia e il falso profeta è un<br />

conflitto di autorità nel quale è coinvolta l’osservanza dei primi tre comandamenti del<br />

decalogo:<br />

Testo dei 10 comandamenti:<br />

Apocalisse XIII-XIV<br />

Esodo XX<br />

- Non avere altri dèi al mio cospetto.<br />

- Non ti farai scultura alcuna né<br />

immagine alcuna delle cose che sono<br />

<strong>la</strong>ssù nei cieli o sul<strong>la</strong> terra... non ti<br />

prostrare dinanzi a tali cose...(vv.4-6).<br />

- Non usare il nome dell’Eterno, che è<br />

l’Iddio tuo in vano; perché l’Eterno<br />

non terrà per innocente chi avrà<br />

utilizzato il suo nome in vano (v. 7).<br />

- «... adorarono il dragone... <strong>la</strong> bestia...<br />

e <strong>la</strong> sua immagine» (XIII:4; XIV:9-<br />

11).<br />

- (Il falso profeta) «... seduceva<br />

quelli che abitavano sul<strong>la</strong> terra...<br />

dicendo... di fare una immagine del<strong>la</strong><br />

bestia» (XIII:14,15; XIV:9-11).<br />

- La bestia sulle sue teste aveva nomi di<br />

bestemmia... E aprì <strong>la</strong> bocca per<br />

bestemmiare (XIII:1,6).<br />

Nel contrasto tra l’oppressore di questo mondo e il popolo di Dio si rinnova il prologo<br />

del decalogo:<br />

- Io sono l’Eterno l’Iddio tuo che ti ho - Uscite da essa (Babilonia) o popolo<br />

tratto dal paese d’Egitto, dal<strong>la</strong> casa di mio affinché non siate partecipi dei<br />

schiavitù (Esodo XX:2).<br />

suoi peccati e non abbiate parte alle<br />

sue piaghe (XVIII:4).<br />

Dei dieci comandamenti il quarto è quello più importante degli altri e può<br />

<strong>diventa</strong>re un segno per distinguere i veri dai falsi adoratori perché è in re<strong>la</strong>zione<br />

diretta con il culto e prescrive il giorno di riposo. Inoltre il sabato è il solo<br />

comandamento dato esplicitamente per essere un segno di alleanza tra Dio e il suo<br />

popolo. 124 In questa prospettiva le allusioni presentate nel nostro testo: «l’osservanza<br />

dei comandamenti di Dio» e «l’adorazione di Dio in quanto Creatore» sono meglio<br />

compresi se esse si riferiscono, più che a qualsiasi altra cosa, al sabato.<br />

concludere che il secondo ed il terzo angelo seguono in senso cronologico il primo, al quale si uniscono e proc<strong>la</strong>mano<br />

assieme con lui i loro appelli.<br />

123 R. Badenas, o.c., p.p. 158-163.<br />

124 Esodo 31:13-17. L’Eterno stesso lo giustifica come segno: Ezechiele 20:12,20.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 679


CAPITOLO XVI<br />

Se inoltre si confronta l’ordine delle parole del quarto comandamento con diverse<br />

espressioni di Apocalisse XIII e XIV, non possiamo evitare di rilevare un parallelismo<br />

scioccante che non può essere spiegato che come il risultato di una allusione<br />

intenzionale.<br />

Testo del comandamento del sabato<br />

Esodo XX:8-11<br />

- Ricordati del sabato per santificarlo<br />

- tu, il tuo figlio e <strong>la</strong> tua figlia<br />

- il tuo servo e <strong>la</strong> tua serva<br />

- tu non farai alcun <strong>la</strong>voro, poiché in sei<br />

giorni<br />

- l’Eterno ha fatto<br />

- il cielo, <strong>la</strong> terra,<br />

- il mare e tutto ciò che è in esso,<br />

- e l’Eterno si è riposato il settimo<br />

giorno.<br />

- È per questo che l’Eterno ha benedetto<br />

il giorno di sabato e lo ha<br />

santificato.<br />

680<br />

Il marchio del<strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> questione<br />

del<strong>la</strong> sua adorazione in<br />

Apocalisse XIII e XIV<br />

- <strong>la</strong> bestia obbliga<br />

- tutti, piccoli e grandi<br />

- liberi e servi<br />

- nessuno poteva comprare o vendere,<br />

se non chi avesse il marchio sul<strong>la</strong><br />

mano o sul<strong>la</strong> fronte (XIII:16,17;<br />

XIV:9-11).<br />

- Essi non hanno riposo né giorno né<br />

notte<br />

- perché si sono prostrati davanti al<strong>la</strong><br />

bestia, davanti al<strong>la</strong> sua immagine, e<br />

hanno ricevuto il marchio del suo<br />

nome (XIV:11).<br />

Il testo dichiara che <strong>la</strong> lotta finale si situa tra i comandamenti di Dio e i<br />

comandamenti degli uomini. I veri adoratori osservano i comandamenti di Dio,<br />

osservare i comandamenti degli uomini implica adorare <strong>la</strong> bestia e ricevere <strong>la</strong> sua<br />

immagine.<br />

Il libro dell’Apocalisse, in partico<strong>la</strong>re il capitolo XIII, presenta le potenze del male<br />

che utilizzano un specie di mimetismo e usurpano gli attributi esclusivi di Dio<br />

(autorità, potenza, comandamenti), ma non il carattere di Dio, per sedurre le genti ed<br />

essere l’oggetto dell’obbedienza che è dovuta al vero Dio.<br />

- Dio agisce sul<strong>la</strong> terra mediante il vero<br />

Agnello, Gesù Cristo (XIV:1);<br />

- È stato immo<strong>la</strong>to, ma ora è in piedi,<br />

risuscitato (XIII:8; confr. VI:6;<br />

XIV:1; ecc.);<br />

- Un angelo vo<strong>la</strong>ndo annuncia<br />

l’evangelo eterno agli abitanti del<strong>la</strong><br />

terra... poiché l’ora del suo giudizio è<br />

venuta, e<br />

- Satana agisce sul<strong>la</strong> terra mediante un<br />

falso agnello, è una bestia (XIII:11-<br />

16);<br />

- Una delle teste è come immo<strong>la</strong>ta, ma<br />

<strong>la</strong> sua ferita mortalmente è stata<br />

guarita (XIII:9,12);<br />

- Il diavolo è sceso dal cielo sul<strong>la</strong> terra<br />

pieno di furore sapendo che ha poco<br />

tempo (XII:12);<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


- per salvare l’umanità Dio chiede di<br />

essere adorato secondo l’evangelo<br />

eterno.<br />

ULTIMATUM<br />

- <strong>la</strong> bestia permette che gli uomini<br />

vivano se accettano il suo marchio, e<br />

adorano il dragone che aveva dato <strong>la</strong><br />

sua autorità al<strong>la</strong> bestia (XIII:16,17,4).<br />

I destinatari dell’azione di Dio e dell’Avversario sono gli stessi: l’umanità.<br />

La richiesta dei due protagonisti è <strong>la</strong> stessa: l’adorazione.<br />

I mezzi utilizzati da Dio sono: I mezzi utilizzati da Satana sono:<br />

<strong>la</strong> predicazione:<br />

<strong>la</strong> predicazione:<br />

- l’annuncio dell’evangelo eterno<br />

- dice agli abitanti del<strong>la</strong> terra di fare<br />

un’immagine al<strong>la</strong> bestia<br />

- il suggel<strong>la</strong>mento dei credenti.<br />

- di prendere il marchio dei perduti.<br />

I risultati di questa scelta sono:<br />

La realtà immediata dell’uomo La realtà ultima di Dio<br />

- Sul trono di questa terra, <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> - Sui troni dell’universo, Dio e l’A-<br />

sua immagine regnano a Babilonia gnello regnano sul monte Sion.<br />

- Gli adoratori del<strong>la</strong> bestia hanno dei - Gli adoratori di Dio hanno vinto e<br />

privilegi.<br />

gioiscono del<strong>la</strong> felicità eterna.<br />

- Dio e il suo tabernacolo sono oggetto - La bestia e <strong>la</strong> sua immagine sono<br />

di b<strong>la</strong>sfemi (XIII:6).<br />

tormentati con Babilonia.<br />

- Gli adoratori di Dio sono perseguitati - Gli adoratori del<strong>la</strong> bestia sono puniti e<br />

e sono oggetto di discriminazioni. distrutti.<br />

- La bestia e i suoi adoratori regnano - Giovanni vede questi poteri già<br />

per un tempo ed esercitano il loro distrutti.<br />

potere tirannico sul popolo di Dio. Il popolo di Dio è davanti al suo<br />

Creatore e canta inni di trionfo<br />

(XIV:3; XV:2).<br />

Il combattimento per i credenti sarà talmente difficile che l’angelo conclude il suo<br />

messaggio dicendo: «Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore».<br />

Il contrasto tra il vero e il falso culto di Apocalisse XIII e XIV può essere così<br />

schematizzato:<br />

Mezzi mediante i quali è ottenuta l’adorazione<br />

Il vero culto a Dio e all’Agnello Il falso culto al dragone, al<strong>la</strong> bestia e<br />

all’immagine del<strong>la</strong> bestia<br />

Nel rispetto delle creature mediante:<br />

- <strong>la</strong> predicazione dell’evangelo,<br />

- l’amore (Dio chiama e avverte),<br />

- <strong>la</strong> verità (l’evangelo è eterno).<br />

Nel terrore mediante:<br />

- <strong>la</strong> pressione del potere (XIII:3,7),<br />

- <strong>la</strong> forza (XIII:12),<br />

- <strong>la</strong> minaccia di morte (XIII:15),<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 681


CAPITOLO XVI<br />

682<br />

In cosa consiste il culto<br />

<strong>la</strong> seduzione (XIII:13,14),<br />

l’interesse economico (XIII:13 e seg.)<br />

- Timore di Dio (rispetto)<br />

- Timore delle bestie (terrore) XIII:<br />

14,15.<br />

- Lode a Dio /attribuzione di gloria; - Autoesaltazione, obbedienza per interesse<br />

(XIII:16,17);<br />

- Adorazione volontaria;<br />

- Seduzione (XIII:5; confr. XII:9);<br />

Alienazione (XIV:8)<br />

Implicazione: cosa fanno gli adoratori<br />

- Sottomissione al Dio Creatore (XIV:<br />

7);<br />

- Amore per il Redentore;<br />

- Fedeltà / Purezza religiosa («Non si<br />

sono contaminati con donne» XIV:4);<br />

- Verità («Non sono state trovate menzogne<br />

nel<strong>la</strong> loro bocca» XIV:5);<br />

- Perseveranza nell’alleanza (XIV:12;<br />

XIII:10);<br />

- Hanno <strong>la</strong> loro parte nel<strong>la</strong> comunità dei<br />

«santi» (XIV:12);<br />

- Obbediscono ai comandamenti di Dio<br />

(XIV:12). Sono resi giusti per <strong>la</strong> fede<br />

in Cristo Gesù (hanno <strong>la</strong>vato le loro<br />

vesti e le loro vite sono cambiate);<br />

- Accettazione del «sigillo» di Dio<br />

(XIV:1; confr. VII:1-8);<br />

- Seguono l’Agnello che li conduce<br />

nel<strong>la</strong> vita eterna (XIV:4).<br />

Persecuzione:<br />

- I veri adoratori sono perseguitati e<br />

anche messi a morte (XIII:15,16).<br />

- Privazione e discriminazione (XIII:<br />

16,17)<br />

- «Non possono né acquistare né vendere».<br />

- Sono considerati da Dio come<br />

Conseguenze immediate<br />

- Sottomissione alle potenze di distruzione<br />

(rigetto di Dio come Creatore);<br />

- Ribellione contro Dio;<br />

- Apostasia / Impurità religiosa («Hanno<br />

fornicato con Babilonia» conf.<br />

XVIII:3);<br />

- Errore («Hanno bevuto il vino del<strong>la</strong><br />

prostituzione di Babilonia» (XIV:8);<br />

- Rigetto dell’alleanza;<br />

- Combattono i santi;<br />

- Obbediscono a dei comandamenti<br />

umani (rigetto dei comandamenti di<br />

Dio). Autogiustificazione. Adesione<br />

ai sistemi del<strong>la</strong> bestia (giustificazione<br />

mediante le opere e rifiuto di essere<br />

cambiati);<br />

- Accettazione del marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

(XIII:16,17; XIV:9-11);<br />

- Seguono <strong>la</strong> bestia nel<strong>la</strong> sua caduta.<br />

Non persecuzione:<br />

- I falsi adoratori sono «protetti» dal<strong>la</strong><br />

bestia (XIII:16,17).<br />

- Vantaggi materiali:<br />

- Possono acquistare e vendere (XIII:<br />

16,17).<br />

- Sono considerati da Dio come col-<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


«irreprensibili» (XIV:5) pevoli (XIV:8,9)<br />

Salvezza<br />

- «Sono riscattati dal<strong>la</strong> terra» (XIV:4) e<br />

dimorano per sempre con l’Agnello<br />

sul monte Sion (XIV:1).<br />

Conseguenze eterne<br />

ULTIMATUM<br />

Distruzione<br />

- «Sono tormentati nel fuoco e nello<br />

zolfo» (XIV:10) e saranno distrutti<br />

per sempre con <strong>la</strong> bestia e con <strong>la</strong> sua<br />

immagine nel<strong>la</strong> caduta di Babilonia.<br />

Il primo e il terzo messaggio hanno lo scopo di sostenere <strong>la</strong> Chiesa e di denunciare<br />

il pericolo dell’ido<strong>la</strong>tria e del compromesso.<br />

La bestia e <strong>la</strong> sua immagine<br />

Adorare <strong>la</strong> bestia, adorare <strong>la</strong> sua immagine e/o prendere il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

corrispondono al<strong>la</strong> stessa cosa.<br />

«L’uso del<strong>la</strong> nozione d’immagine, sia nel Nuovo Testamento sia nel mondo greco,<br />

non è ridurre l’icona a una rappresentazione funzionale di una realtà. Al contrario,<br />

l’immagine è <strong>la</strong> realtà stessa, <strong>la</strong> sua essenza. Ha le stesse capacità di sentimenti e di<br />

azioni dell’originale.<br />

L’immagine del<strong>la</strong> bestia è terrificante tanto quanto <strong>la</strong> bestia stessa. Non c’è<br />

concorrenza tra l’adorazione del<strong>la</strong> bestia e l’adorazione del<strong>la</strong> sua immagine. Inoltre,<br />

entrambi hanno lo stesso scopo: vincere i santi, metterli a morte, esercitare l’autorità<br />

su tutti gli abitanti del<strong>la</strong> terra. 125<br />

Siccome non ci potranno essere due poteri universali sul<strong>la</strong> terra, noi siamo indotti<br />

a pensare che l’immagine del<strong>la</strong> bestia non è che una forma religiosa del potere<br />

rappresentato dal mostro marino (<strong>la</strong> bestia). Essa è <strong>la</strong> sua bocca, poiché è mediante <strong>la</strong><br />

bocca che proferisce delle bestemmie contro Dio, e mediante <strong>la</strong> bocca che l’idolo<br />

aggredisce i figli di Dio». 126<br />

La bestia, come abbiamo già detto, è «il potere politico incarnato nel papato:<br />

l’impero <strong>la</strong>tino che giunge fino ai nostri giorni nei diversi stati sorti dallo<br />

smembramento dell’Impero Romano dal V secolo dopo Cristo. L’immagine del<strong>la</strong><br />

bestia è una società delle nazioni doppiata da una società delle Chiese: imitazione<br />

del<strong>la</strong> società politico religiosa del Medio Evo, e strumento del dispotismo<br />

religioso». 127<br />

La bestia è il potere papale che nel tempo del<strong>la</strong> fine riacquisterà potenza, influenza<br />

e dirigerà l’Europa. La sua immagine è una organizzazione politico-religiosa, distinta<br />

dall’Europa, separata geograficamente dall’At<strong>la</strong>ntico che agirà sotto il suo influsso.<br />

125<br />

Apocalisse 13:7,15, 3,16.<br />

126<br />

LEHMANN Richard, Le Faux Prophète et l’Image de <strong>la</strong> Bête, in AA.VV., Études ..., p. 177; vedere Apocalisse<br />

13:6,15.<br />

127 a<br />

VAUCHER Alfred Félix, L’Histoire du Salut, 3 ed., 1951, pp. 286, 187.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 683


CAPITOLO XVI<br />

Questo terzo messaggio echeggerà in tutta <strong>la</strong> sua potenza quando i poteri<br />

rappresentati dal<strong>la</strong> bestia, ritornata ad avere <strong>la</strong> sua antica influenza, e dal falso profeta,<br />

saranno alleati nell’imporre il marchio.<br />

La crisi finale è nel futuro. Allora gli uomini saranno chiamati a scegliere il<br />

proprio signore. Allora l’umanità sarà divisa apertamente in due gruppi: coloro che<br />

accetteranno <strong>la</strong> sovranità del Dio Creatore e manifesteranno il sigillo del<strong>la</strong> sua grazia,<br />

e coloro che accetteranno <strong>la</strong> sovranità del<strong>la</strong> rivolta umana con il marchio del<strong>la</strong> bestia.<br />

«I deportati del<strong>la</strong> Riforma sul battello Notre Dame de Bonne Esperance, inviati nel<br />

1687 alle isole dell’America per essere venduti, dichiaravano che erano stati obbligati<br />

ad abbandonare le loro Cévenne native “perché noi non vogliamo adorare <strong>la</strong> bestia, né<br />

ci vogliamo prosternare davanti a delle immagini”. 128 In ogni epoca Dio ha avuto un<br />

popolo fedele che ha rifiutato di piegare il ginocchio davanti a un Baal qualunque,<br />

espressione premonitrice dell’ultimo Anticristo». 129<br />

Il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

Il marchio del<strong>la</strong> bestia, posto sul<strong>la</strong> fronte e sul<strong>la</strong> mano, si riferisce al pensiero e<br />

all’azione sia religiosa sia seco<strong>la</strong>rizzata ciò è confermato dal fatto che <strong>la</strong> bestia espleta<br />

l’aspetto religioso e politico. 130<br />

Al<strong>la</strong> fine del terzo messaggio si opera un accostamento che non ci deve sfuggire:<br />

«Non hanno requie né giorno né notte quelli che adorano <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> sua immagine<br />

e chiunque prende il marchio del suo nome». È l’ora del<strong>la</strong> «perseveranza dei santi<br />

«che osservano i comandamenti di Dio e <strong>la</strong> fede in Gesù».<br />

All’evangelo eterno di Cristo si contrappone un evangelo che, seppure predicato<br />

nel nome di Dio, è però una contraffazione. Gli assomiglia in molti valori,<br />

insegnamenti e comportamenti, ma comporta una evidente disobbedienza a Dio.<br />

«Questo appello è solenne. Noi siamo di fronte al<strong>la</strong> radicalizzazione finale del<br />

conflitto». 131<br />

Crediamo che si possa giungere al<strong>la</strong> seguente conclusione: «In un avvenire più o<br />

meno lontano il marchio del<strong>la</strong> bestia si concretizzerà nel<strong>la</strong> contestazione del potere<br />

creatore di Dio e nell’indifferenza o nell’opposizione riguardo al giorno di riposo<br />

divinamente istituito». 132<br />

128 SERRES E., Déportés pour <strong>la</strong> foi, Laffite reprints, Marseille 1985; cit. da P. DOMBRE, Le Christianisme au XX<br />

siècle, n. 110, 1987, p. 5; cit. R. Lehmann, o.c., p. 184.<br />

129 R. Lehmann, o.c., p. 184.<br />

130 Apocalisse 13:16.<br />

131 R. Badenas, o.c., p. 151.<br />

132 Y. Bourquin, o.c., p. 50.<br />

684<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Frédéric Godet nel 1861, terminando un rapporto presentato al congresso<br />

dell’Alleanza Evangelica a Ginevra, già si domandava se il cambiamento del giorno<br />

di riposo non fosse «uno dei tratti salienti del marchio del<strong>la</strong> bestia». 133<br />

Ogni tentativo di abolire o rimpiazzare il giorno del IV comandamento con<br />

qualsiasi altro e d’imporlo non può che essere il frutto dell’opera dell’Anticristo.<br />

È proprio nei confronti di coloro che, pur dicendo di accettare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio,<br />

alteravano il senso del<strong>la</strong> legge del Signore, che Cristo Gesù ha le parole più severe:<br />

«Voi (siete) ipocriti. Questo popolo mi onora con le <strong>la</strong>bbra, ma il cuore loro è lontano<br />

da me. Invano mi rendono il loro culto insegnando dottrine che sono precetti<br />

d’uomini. Voi <strong>la</strong>sciate il comandamento di Dio, state attaccati al<strong>la</strong> tradizione degli<br />

uomini. - Come ben sapete annul<strong>la</strong>re il comandamento di Dio per osservare <strong>la</strong><br />

tradizione vostra!» 134<br />

A causa di una situazione sociale partico<strong>la</strong>re, forse gli imperativi di una crisi<br />

economica e morale senza precedenti, i governi saranno portati a prendere delle<br />

decisioni per il bene comune e il giorno di riposo avrà allora un ruolo notevole nel<strong>la</strong><br />

organizzazione del<strong>la</strong> vita dei paesi degli Stati Uniti e dell’antico impero <strong>la</strong>tino.<br />

Le chiese moltitudiniste non avranno nul<strong>la</strong> da ridire, perché anch’esse sono<br />

impegnate in un’azione politica e sociale, promossa nel nome del<strong>la</strong> fede, nello<br />

stabilire un giorno a differenza di un altro. La legge di Dio può ben essere aggiornata<br />

e non considerata per una questione circostanziale.<br />

Sebbene oggi il giorno di riposo settimanale lo si rivendichi sempre di più sotto<br />

l’aspetto sociale, non motivandolo per questioni religiose, si riconosce che <strong>la</strong> sua<br />

scelta però è condizionata dalle tradizioni religiose.<br />

Il BIT - Bureau International du Travail - propone che «il riposo settimanale venga<br />

fissato nel giorno consacrato dal<strong>la</strong> tradizione o dagli usi del paese o del<strong>la</strong> religione».<br />

La Convenzione 14, articolo 2, paragrafo 3, <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> in questi termini: «(Il riposo<br />

settimanale) coinciderà, finché è possibile, con i giorni consacrati dal<strong>la</strong> tradizione o<br />

dagli usi del paese o del<strong>la</strong> regione». 135 Il costume popo<strong>la</strong>re corrisponde in generale a<br />

una educazione religiosa tramandata da tempo. Per l’Europa e l’America e <strong>la</strong><br />

maggioranza dei Paesi, anche di religione mussulmana e di altre fedi, è <strong>la</strong> domenica.<br />

Questa dichiarazione dimostra l’impossibilità di separare <strong>la</strong> domenica, come<br />

istituzione civile, dal<strong>la</strong> domenica, istituzione di chiesa.<br />

Babilonia <strong>la</strong> grande ha condiviso con tutti il vino del<strong>la</strong> sua fornicazione.<br />

Cattolici e protestanti sono uniti in un unico interesse. La domenica è un<br />

argomento indiscusso di unione e sul<strong>la</strong> sua base si stabilisce l’intesa a livello<br />

spirituale, religioso e sociale.<br />

133<br />

GODET Frédéric, Le Jour du Seigneur et les meilleurs moyens d’en assurer <strong>la</strong> santification, Genève 1861, p. 28.<br />

134<br />

Marco 7:6-9.<br />

135<br />

ROSSI Gianfranco, Le repos hébdomadaire dans les conventions internationales, in Conscience et Liberté, n. 1,<br />

1971, p. 60.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 685


CAPITOLO XVI<br />

Sebbene il BIT stabilisca: «Le tradizioni e gli usi delle minoranze religiose saranno<br />

rispettate in tutta <strong>la</strong> misura del possibile» 136 nel<strong>la</strong> realtà il «possibile» non è sempre<br />

praticabile. Per esempio nel<strong>la</strong> Costituzione svizzera, con gli articoli 49, 50 si<br />

garantisce <strong>la</strong> libertà di coscienza del credente: «La libertà di coscienza è invio<strong>la</strong>bile»,<br />

mentre al paragrafo 5 si trova una restrizione: «Nessuno può, per motivi di opinione<br />

religiosa, sottrarsi al compimento del proprio dovere civile». 137<br />

In Belgio: «Il servizio dello Stato è una necessità, coloro che sono incaricati di<br />

doverlo compiere non possono sottrarsi a questo obbligo invocando le loro opinioni<br />

religiose. L’interesse sociale primeggia le convinzioni religiose dei cittadini». 138<br />

In attesa che venga il tempo di imporre il marchio del<strong>la</strong> bestia, già oggi viene<br />

proc<strong>la</strong>mato l’invito a conformarsi al<strong>la</strong> volontà del Signore.<br />

La conseguenza di chi ha il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

«Berrà del vino dell’ira di Dio mesciuto puro nel calice del<strong>la</strong> sua ira; e sarà<br />

tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e dell’Agnello».<br />

Questo avvertimento vuole sottrarre i credenti, i veri adoratori, a due pericoli:<br />

- il primo pericolo, il castigo immediato, quello delle ultime piaghe che colpiranno<br />

l’umanità ribelle al<strong>la</strong> fine del tempo di grazia, descritte nel capitolo XVI di<br />

Apocalisse perché, avendo rifiutato il Signore del<strong>la</strong> grazia, non hanno più alcun<br />

rifugio e protezione. Il vino, elemento che stordisce, ed abbatte, simboleggia <strong>la</strong><br />

collera di Dio manifestata nei suoi giudizi. Il vino puro senza nessun’altra misce<strong>la</strong> è<br />

il giudizio non addolcito da nessuna misericordia.<br />

- il secondo pericolo o secondo giudizio, a differenza del primo che avviene prima del<br />

ritorno di Gesù, è il giudizio finale, che avverrà dopo il millennio descritto nei<br />

capitoli XX e XXI dell’Apocalisse e comporterà <strong>la</strong> distruzione finale, <strong>la</strong> morte<br />

seconda, di chi non ha accettato il Signore.<br />

Sebbene questi avvenimenti siano futuri: <strong>la</strong> prima, precede il millennio; <strong>la</strong> seconda<br />

lo segue. Il testo biblico dice: «Il fumo del loro tormento sale (nel presente, fin da<br />

ora) e non hanno pace (neppure nel nostro tempo) coloro che adorano (o seguono) <strong>la</strong><br />

bestia e <strong>la</strong> sua immagine».<br />

I tre messaggi sono un annuncio di salvezza<br />

136<br />

G. Rossi, idem, p. 61.<br />

137<br />

Constitution Fédérale Suisse, 12 settembre 1848; Vedere BAUMGARTNER W., Les lois du dimanche, Collonges<br />

sous Salève, p. 108.<br />

138<br />

BARA, Essai sur les rapports de l’Etat et des religions, p. 151; cit. in Reportoire du Droit Belge, p. 315; cit. da<br />

E.W. Baumgartner, o.c., p. 110.<br />

686<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

Questi avvertimenti aiutano l’uomo a prendere coscienza che il Signore non terrà<br />

il colpevole per innocente e che il male non potrà essere incorporato nel bene, verrà<br />

annientato e distrutto per sempre sotto ogni forma.<br />

Ma lo scopo di questo messaggio non è quello di fare paura, <strong>la</strong> paura non ha mai<br />

convertito una so<strong>la</strong> persona. È l’amore di e per Cristo Gesù, morto e risuscitato che<br />

permette <strong>la</strong> coerenza con <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. Il Dio del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione è il Dio del<strong>la</strong><br />

misericordia, del<strong>la</strong> grazia. La sua paro<strong>la</strong>, l’evangelo, <strong>la</strong> buona notizia, non è <strong>la</strong><br />

predicazione del giudizio e del<strong>la</strong> distruzione, ma l’annuncio del perdono, del<strong>la</strong> sua<br />

pazienza, del<strong>la</strong> grazia; è l’invito che ci rivolge fino all’ultimo momento: fare<br />

dell’uomo un figlio di Dio. L’evangelo non è il cattivo messaggio del<strong>la</strong> perdizione, è<br />

il messaggio del<strong>la</strong> liberazione, del<strong>la</strong> salvezza, ma annunciando questa negatività,<br />

ancora una volta ci dice che gli uomini sono morti, di già morti e distrutti se non<br />

accettano <strong>la</strong> vita.<br />

Questo triplice messaggio ha il solo scopo di preparare un popolo di santificati nel<br />

Signore che attendono il suo ritorno. Il risultato del terzo messaggio è quello di<br />

completare il rimanente del popolo di Dio che si identifica con due caratteristiche:<br />

osserva i comandamenti di Dio e ha <strong>la</strong> fede in Gesù.<br />

Il triplice messaggio ha iniziato ad essere proc<strong>la</strong>mato nel secolo scorso e molti di<br />

coloro che lo hanno accettato si sono addormentati nel Signore. Per costoro Dio dice:<br />

«Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore.<br />

“Sì” dice lo Spirito, “essendo che si riposano dalle loro<br />

fatiche, poiché le loro opere li seguono”». 139<br />

Questi credenti si sono addormentati attendendo <strong>la</strong> resurrezione. Sono nelle tombe,<br />

non partecipano più a tutto ciò che si svolge sotto il sole, ma <strong>la</strong> loro opera, <strong>la</strong> loro<br />

fatica, il loro sostegno al<strong>la</strong> causa di Dio non è stato inutile. La loro testimonianza è<br />

stata accolta e continuata.<br />

Riepilogo<br />

Questo triplice messaggio è ripreso all’inizio del XVIII capitolo dell’Apocalisse<br />

quando Giovanni scrive:<br />

139 Apocalisse 14:13.<br />

«E dopo queste cose vidi un altro angelo che scendeva dal<br />

cielo, il quale aveva gran potestà; e <strong>la</strong> terra fu illuminata dal<strong>la</strong><br />

sua gloria. Ed egli gridò con voce potente, dicendo: “Caduta,<br />

caduta è Babilonia <strong>la</strong> grande, ed è <strong>diventa</strong>ta albergo di demoni<br />

e ricetto di ogni spirito immondo e abominevole, e i re del<strong>la</strong><br />

terra hanno fornicato con lei, e i mercanti del<strong>la</strong> terra si sono<br />

arricchiti con <strong>la</strong> sua sfrenata lussuria”.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 687


CAPITOLO XVI<br />

688<br />

Poi udii un’altra voce dal cielo che diceva: “Uscite da essa,<br />

o popolo mio, affinché non siate partecipi dei suoi peccati e<br />

non abbiate parte alle sue piaghe; poiché i suoi peccati si sono<br />

accumu<strong>la</strong>ti fino al cielo e Dio si è ricordato delle iniquità di<br />

lei”». 140<br />

Questo brano è preso in considerazione da noi nel nostro Capitolo XIX, ma<br />

riteniamo opportuno anticiparlo qui perché riteniamo che esso riepiloghi i tre<br />

messaggi di Apocalisse XIV, porta i veri adoratori dell’Eterno, che sono nel<strong>la</strong><br />

confusione di Babilonia, a prendere le distanza da ciò che non è vero per uscire dalle<br />

proprie tradizioni e credenze, perché illuminati da Dio possano adorarlo in «spirito e<br />

verità». <strong>Quando</strong> si sa che cosa rappresenta Babilonia non si può più rimanere dentro.<br />

Oggi molti non hanno ancora capito il senso dell’esistenza di questa istituzione,<br />

sistema. Non si può aiutare Babilonia rimanendo dentro. Si può fare qualcosa per lei<br />

uscendo. Lasciare Babilonia significa fare delle scelte senza compromessi in favore<br />

del<strong>la</strong> verità. Coloro che rimangono in Babilonia hanno fatto una scelta «non hanno<br />

aperto il cuore all’amore del<strong>la</strong> verità per essere salvati». 141 È l’ultimo appello che il<br />

Signore rivolge all’umanità prima che le piaghe colpiscano questo mondo, prima che<br />

l’ultima pagina del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> venga drammaticamente scritta. L’invito di Dio è un grido<br />

di speranza, di salvezza, di fiducia nel<strong>la</strong> sincerità dell’uomo.<br />

Gesù dice che quando ritornerà sarà «come ai tempi di Noè» quando «si mangiava<br />

e si beveva, si prendeva moglie e di andava a marito... e di nul<strong>la</strong> si avvide <strong>la</strong> gente,<br />

finché venne il diluvio che portò via tutti quanti». 142<br />

Conclusione<br />

Questo triplice messaggio prepara l’umanità per il tempo del<strong>la</strong> mietitura e del<strong>la</strong><br />

vendemmia che si realizzerà al ritorno di Gesù.<br />

Ha iniziato ad essere proc<strong>la</strong>mato con il primo appello nel secolo scorso, allo<br />

scadere dei 2300 anni profetici di Daniele che segnavano il tempo dell’inizio del<br />

giudizio nel santuario celeste e l’annuncio sul<strong>la</strong> terra dell’evangelo eterno, invitando<br />

gli uomini a onorare il Dio del<strong>la</strong> creazione.<br />

La cristianità che, non recependo questo invito di un ritorno alle origini del<br />

cristianesimo, decade è <strong>diventa</strong>ta Babilonia e i tentativi che fa per autorealizzarsi<br />

l’allontanano sempre più da Dio.<br />

Il teologo protestante di Tubinga, Ernest Käsemann, in occasione del<strong>la</strong> XIII grande<br />

assemblea popo<strong>la</strong>re di studio e dibattito dei cristiani evangelici tedeschi, svoltasi ad<br />

Hannover dal 21 al 25 giugno 1967, dichiarava: «Solo un folle può fingere di non<br />

accorgersi che il rovescio del<strong>la</strong> medaglia del riavvicinamento ecumenico è <strong>la</strong> morte<br />

140 Apocalisse 18:2-4.<br />

141 2 Tessalonicesi 2:10.<br />

142 Matteo 24:37-39.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


ULTIMATUM<br />

del<strong>la</strong> Chiesa in ogni parte del mondo. E non occorre essere profeti per rendersi conto<br />

che le strutture organizzative del cristianesimo occidentale non reggeranno ancora per<br />

molto tempo al<strong>la</strong> marea crescente del<strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione che preme su loro. Potrebbe<br />

essere opportuno iniziare in futuro i nostri culti con le parole del Battista: “Già <strong>la</strong><br />

scure è posta al<strong>la</strong> radice degli alberi”, e comunque mi sembra che le celebrazioni del<strong>la</strong><br />

Riforma di quest’anno avrebbero ragione d’essere solo come occasione di<br />

ravvedimento, mediante il tema: “Ricordati donde sei caduto”». 143<br />

Il teologo protestante italiano Vittorio Subilia, scriveva: «Le Chiese devono<br />

mettersi al<strong>la</strong> ricerca di una via nuova. Questa via con ogni probabilità sarà diversa<br />

tanto dal<strong>la</strong> via seguita in questo cinquantennio di ecumenismo, quale ci appare nelle<br />

sue evoluzioni più recenti, quanto dalle prospettive proposte dal Concilio Vaticano.<br />

Questa via con ogni probabilità non seguirà neppure <strong>la</strong> pista che le viene offerta dai<br />

miti del dialogo, del servizio, del comunitarismo, che hanno conferito al<strong>la</strong> Cristianità<br />

del<strong>la</strong> nostra generazione una vitalità fittizia, illudendo<strong>la</strong> di inserirsi nel mondo col<br />

fermento dell’evangelo, mentre si tratta troppo spesso del<strong>la</strong> consacrazione religiosa<br />

dell’etica occorrente al<strong>la</strong> società borghese e marxista per superare <strong>la</strong> crisi di<br />

trasformazione delle sue strutture. C’è dunque da presumere che <strong>la</strong> via non potrà<br />

essere né tradizionale-conservatrice, né ecumenica, né vaticana, né marxista. Allo<br />

stato attuale delle cose nessuno è in grado di indicare in anticipo quale sarà il tracciato<br />

di questa nuova via: a meno che nel<strong>la</strong> nostra generazione sorga un profeta, che<br />

pronunci una paro<strong>la</strong> tale da liberarci dal<strong>la</strong> nostra disorientata e amara inquietudine di<br />

uomini al<strong>la</strong> ricerca di qualche cosa che non sanno né esprimere né individuare, ma<br />

che segretamente sanno essere l’essenziale e non trovano a nessuno degli indirizzi<br />

noti. Si può soltanto dire - ma si deve dirlo - che l’udienza e l’autorità che il<br />

messaggio cristiano potrà ancora avere nel mondo di domani, dipenderà dal<strong>la</strong> capacità<br />

o meno di trovare questa via». 144<br />

In questa Babilonia il Signore ha comunque degli uomini e delle donne che lo<br />

hanno accettato sinceramente.<br />

Il terzo messaggio, che si compirà in un momento partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> in cui i<br />

poteri religiosi manifesteranno il loro vero volto, permetterà alle persone di buona<br />

volontà di schierarsi per il Signore. È una testimonianza che oggi, come al tempo del<br />

profeta Elia, ci sono «settemi<strong>la</strong> uomini il cui ginocchio non si è piegato a Baal». 145<br />

143 KÃSEMANN Ernest, Cristo fra noi, Torino 1970, p. 30.<br />

144 SUBILIA Vittorio, La nuova cattolicità del cattolicesimo, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torre Pellice 1967, pp. 302,303.<br />

145 1 Re 19:18.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 689


Capitolo XVII<br />

LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

1 Isaia 55:6.<br />

2 Lettera aperta a Breznev.<br />

3 WHITE Ellen, Conquérantes Pacifiques, Dammarie les Lys, p. 55.<br />

«Cercate l’Eterno mentre lo si può trovare,<br />

invocatelo, mentre è vicino» Isaia. 1<br />

«L’irrefrenabile sviluppo industriale è stato<br />

compiuto non in millenni, non in secoli, ma<br />

so<strong>la</strong>mente negli ultimi ventotto anni, dal “45 in poi.<br />

I gruppi di scienziati che abbiamo indicato hanno<br />

eseguito calcoli computerizzati su diverse varianti<br />

di sviluppo economico e tutte queste varianti sono<br />

risultate senza speranza, tali da far prevedere una<br />

catastrofica fine dell’umanità tra il 2020 e il 2070<br />

... In tali calcoli sono stati presi in considerazione<br />

cinque fattori principali: <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, le risorse<br />

naturali, <strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong>, l’industria e<br />

l’inquinamento dell’am-biente. Se si deve credere<br />

alle informazioni esistenti sulle risorse del<strong>la</strong> terra,<br />

alcune di esse sono destinate ad un rapido<br />

esaurimento; fra vent’anni sarà esaurito tutto il<br />

petrolio, fra diciannove il rame, fra dodici il<br />

mercurio, e molte altre sono vicine al<strong>la</strong> fine;<br />

limitatissime sono le risorse energetiche e l’acqua<br />

dolce. Ma se anche le risorse dovessero risultare in<br />

seguito a nuove esplorazioni, doppie o triple a<br />

quelle che oggi conosciamo, e se <strong>la</strong> produzione<br />

dell’agricoltura raddoppiasse, e l’uomo disponesse<br />

di una energia nucleare illimitata, in ogni caso nei<br />

primi decenni del secolo XXI si avrà <strong>la</strong> morte in<br />

massa del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, dovuta se non all’arresto<br />

del<strong>la</strong> produzione (esaurimento delle risorse)<br />

all’eccesso di produzione (rovina dell’ambiente)»<br />

Aleksandr Solzenicyn (Solgenitzin). 2<br />

«La collera divina non si esaurisce contro i<br />

peccatori impenitenti semplicemente a causa di<br />

peccati che hanno commesso, ma piuttosto quando,<br />

essendo chiamati al pentimento, preferiscono<br />

continuare a resistere a Dio e a persistere nei loro<br />

peccati, disprezzando <strong>la</strong> luce che è data a loro»<br />

Ellen White. 3


CAPITOLO XVII<br />

Introduzione<br />

«La visione dei sette sigilli espone le misure governative con le quali Dio prepara<br />

lo stabilimento finale del suo regno.<br />

La visione delle sette trombe descrive i castighi con i quali l’Eterno colpisce una<br />

cristianità degenerata e ido<strong>la</strong>tra, in vista del<strong>la</strong> conversione.<br />

La visione delle sette ultime piaghe mostra <strong>la</strong> consumazione del<strong>la</strong> collera divina.<br />

Le prime due visioni sono parallele e coprono tutta <strong>la</strong> dispensazione evangelica, <strong>la</strong><br />

terza visione fa seguito alle precedenti nell’ordine cronologico, e segna <strong>la</strong> fine di<br />

questa dispensazione». 4<br />

«I capitoli XV e XVI dell’Apocalisse contengono un’unica visione come indica il<br />

primo versetto del capitolo XV che ne dà il contenuto essenziale. Non si tratta più qui<br />

soltanto di avvertimenti preannuncianti l’avvicinarsi del giudizio, né di prefigurazione<br />

di esso come nel<strong>la</strong> messe e nel<strong>la</strong> vendemmia del<strong>la</strong> terra, ma si tratta del principio<br />

effettivo del giudizio sui nemici, giacché le sette ultime piaghe non sono più dei<br />

castighi disciplinari destinati a produrre il ravvedimento, come quelli che seguivano<br />

l’apertura dei sigilli e il suono delle trombe, ma sono assai più gravi nei loro effetti di<br />

distruzione: sono il vento che precede <strong>la</strong> tempesta. A rassicurare il veggente e i suoi<br />

lettori intorno al<strong>la</strong> sorte dei fedeli, gli è concesso però, fin dal principio del<strong>la</strong> visione,<br />

di contemp<strong>la</strong>rli, raccolti al sicuro, davanti al trono di Dio e intenti a celebrarne le<br />

perfezioni; dopo di che, con cuore più tranquillo, egli può seguire i preparativi e<br />

quindi l’esecuzione dei prodromi del giudizio che segnerà <strong>la</strong> vittoria del Cristo sui<br />

nemici». 5<br />

Questa «visione delle coppe dell’ira 6 di Dio che devono essere versate sul<strong>la</strong> terra...<br />

riguarda tutto l’impero anticristiano», 7 il mondo che è in rivolta contro Dio.<br />

«È <strong>la</strong> <strong>storia</strong> delle piaghe d’Egitto che si rinnova». 8<br />

4 VAUCHER Alfred-Félix, L’Histoire du Salut, 3 a ed., Dammarie-les-Lys 1951, p. 391.<br />

5 BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 109.<br />

6 Il pastore RIZZO Ro<strong>la</strong>ndo scrive: «I profeti sembra abbiano soprattutto quasi <strong>la</strong> vocazione a essere i portavoce<br />

dell’ira di Dio; eppure, esaminata in profondità <strong>la</strong> presenza dell’ira di Dio, così come si esprime attraverso i profeti, dà<br />

<strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> straordinaria sollecitudine di Dio verso l’uomo. - L’ira di Dio è il segno estremo di una divinità che<br />

non è impassibile, è il limite del suo intervento nel mondo, del<strong>la</strong> sua partecipazione. La completa soppressione<br />

dell’ira, in un uomo, significa resa e capito<strong>la</strong>zione nei confronti del male. L’ira dell’uomo è spesso irrazionale; l’ira di<br />

Dio è estremo coinvolgimento e ha di mira il lupo che sbrana l’agnello, e se ha per oggetto l’agnello è atto estremo<br />

per ricondurlo all’ovile. All’ira umana si accompagnano l’irrazionalità, il rancore, l’iniquità, l’ingiustizia, <strong>la</strong> parzialità.<br />

L’ira di Dio è solo giustizia. È un ritornello dei profeti affermare che Dio è lento all’ira (Esodo 34:6; Numeri 14:18;<br />

Geremia 15:15; Giovanni 4:2, ecc.), ma <strong>la</strong> sua ira è contingente, destinata a creare mutamento, a mostrare il volto del<br />

male, ciò a cui ci si espone abbandonando <strong>la</strong> verità e <strong>la</strong> giustizia.... L’ira di Dio non è mai vendetta, è strumentale;<br />

quando raggiunge il suo scopo, sempre redentivo, si arresta d’incanto... È un uragano <strong>la</strong> cui vocazione è di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong><br />

scena al sole d’estate.- L’ira di Dio nei profeti è <strong>la</strong> certezza del trionfo del<strong>la</strong> giustizia; Dio è amore ma l’amore non è<br />

mai complicità con il male o indifferenza nei suoi confronti; <strong>la</strong> giustizia è un aspetto del suo amore (Geremia 23:20).<br />

L’ira di Dio è avvenimento, ma appartiene alle cose che passano (Geremia 7:18,19; Osea 11:9). Ciò che resta è<br />

l’amore», Il veicolo del<strong>la</strong> Speranza, in AA.VV., Siamo pieni di Speranza, ed. A.d.V., Falciani 1992, pp. 40,41. L’ira<br />

di Dio è ciò che di male succede all’uomo come conseguenza del<strong>la</strong> sua separazione da Dio. Qui nel nostro testo<br />

dell’Apocalisse si assiste al<strong>la</strong> conseguenza finale del<strong>la</strong> frattura dell’uomo da Dio.<br />

7 JURIEU Pierre, L’accomplissement des prophéties, t. I, Rotterdam 1686, p. 308.<br />

690<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

Diverse sono le posizioni che i teologi hanno su queste ultime sette piaghe.<br />

Alcuni commentatori hanno collocato <strong>la</strong> realizzazione di questa pagina<br />

dell’Apocalisse durante i giorni di Lutero, altri al tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, e<br />

altri ancora hanno precisato che si riferisce all’ultimo quarto del nostro XX secolo.<br />

Altri hanno applicato questo scritto al giudizio finale, altri, già dal tempo del vescovo<br />

anglicano Newton, fino ai recenti giornalisti, al “pericolo giallo”. Così oggi si può<br />

leggere una ricca letteratura sull’Eufrate, su Meghiddo e i re dell’Est.<br />

I preteristi, come lo Stuart, hanno visto le piaghe sui nemici del<strong>la</strong> Chiesa, dal<strong>la</strong><br />

morte di Nerone al<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme, con una applicazione al<strong>la</strong><br />

distruzione del mondo pagano al tempo di Costantino.<br />

I dispensazionalisti ed altri vi vedono un convergere di eserciti nel Medio Oriente<br />

che provocano un oceano di sangue per l’ultima battaglia.<br />

A causa di questo ventaglio di spiegazioni Milligan, preso forse da un sentimento<br />

di sconforto, diceva: «Sui dettagli di queste piaghe non è necessario insistere. Nessun<br />

tentativo di stabilire il significato specifico di quanto viene colpito dal<strong>la</strong> collera di<br />

Dio - <strong>la</strong> terra, il mare, i fiumi, le sorgenti delle acque e il sole - non è ancora stato, o<br />

forse mai lo sarà, sufficientemente spiegato con successo». 9<br />

Questo libro apostolico al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> prima parte, capitolo XI, presenta il suono<br />

del<strong>la</strong> settima tromba, il giudizio di Dio sulle nazioni e <strong>la</strong> sua presa del Regno. 10 Nel<strong>la</strong><br />

seconda metà abbiamo: Apocalisse XII, il dragone che tenta di sopprimere il figlio<br />

del<strong>la</strong> donna, <strong>la</strong> quale, dopo che il Figlio è stato rapito in cielo, fuggirà nel deserto; nel<br />

capitolo XIII abbiamo l’ampliamento dell’opera del dragone contro <strong>la</strong> donna durante<br />

il tempo che è nel deserto e nei secoli che vengono dopo mediante i due poteri da lui<br />

suscitati: le due bestie e, sempre al<strong>la</strong> fine del capitolo XIII, al popolo di Dio è tolto il<br />

diritto di risiedere su questa terra. Nel capitolo XIV si annuncia il giudizio di Dio e<br />

nei capitoli successivi XV e XVI si ha <strong>la</strong> descrizione che <strong>la</strong> Chiesa, essendo ancora su<br />

questa terra, sarà messa al riparo durante le piaghe finali che colpiranno l’umanità.<br />

Questi due capitoli, di cui il XV è il prologo al XVI, vengono commentati nei<br />

successivi capitoli XVII, XVIII e XIX. Al<strong>la</strong> conclusione di quest’ultimo il dragone, <strong>la</strong><br />

bestia e il falso profeta e i re del<strong>la</strong> terra verranno vinti, uccisi e, nel capitolo XX, il<br />

dragone, dopo essere stato vinto, viene relegato in una posizione di inattività e<br />

giungerà al<strong>la</strong> sua fine, con tutti gli oppositori all’Eterno, quale conseguenza del<br />

giudizio universale.<br />

Concordiamo con Milligan quando dice che nel capitolo XVI si raggiunge «un<br />

supremo momento nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa e del mondo».<br />

Le piaghe colpiranno l’umanità dopo che essa avrà scelto il suo campione:<br />

l’Eterno, il Creatore o l’Avversario, Satana. Questa scelta è <strong>la</strong> conseguenza del<strong>la</strong><br />

predicazione dell’Evangelo del Regno, dell’annuncio che verrà fatto al mondo intero,<br />

8 GODET Frédéric, Études Bibliques, t. II, 5 a ed., Paris 1899, p. 308.<br />

9 MILLIGAN William, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1887, p. 265.<br />

10 Apocalisse 11:15-18.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 691


CAPITOLO XVII<br />

il triplice messaggio di Apocalisse XIV e l’invito ad uscire da “Babilonia <strong>la</strong> grande”,<br />

come lo stesso Giovanni scrive nel capitolo XVIII:4.<br />

Il periodo che precede <strong>la</strong> grande liberazione del<strong>la</strong> Chiesa sarà un tempo di<br />

angoscia senza precedenti per tutto il mondo. 11<br />

Le piaghe che colpiscono l’umanità saranno <strong>la</strong> conseguenza diretta del rifiuto del<strong>la</strong><br />

protezione divina: «La tua propria malvagità è quel<strong>la</strong> che ti castiga, e le tue infedeltà<br />

sono <strong>la</strong> tua punizione... Ecco io faccio venire su questo popolo una ca<strong>la</strong>mità frutto dei<br />

loro pensieri; perché non hanno prestato attenzione alle mie parole; e quanto al<strong>la</strong> mia<br />

legge l’hanno rigettata... È proprio me che offendete? dice l’Eterno, non offendono<br />

essi loro stessi, a loro propria confusione?... Le vostre iniquità hanno sconvolto queste<br />

cose, e i vostri pensieri vi hanno privato del benessere». 12<br />

Gesù tornerà per togliere dal<strong>la</strong> terra quel<strong>la</strong> parte dell’umanità che, contrariamente<br />

ai costumi, al<strong>la</strong> mentalità del mondo, ha posto <strong>la</strong> propria fiducia in lui, nel Dio vivo,<br />

vero, personale e si è preparata nell’aspettarlo.<br />

La descrizione dettagliata delle sette ultime piaghe è preceduta da un quadro<br />

preliminare che offre una visione preparatoria.<br />

692<br />

«Poi vidi nel cielo un altro segno grande e meraviglioso:<br />

sette angeli che avevano sette piaghe, le ultime; poiché con<br />

esse si compie l’ira di Dio. E vidi come un mare di vetro e<br />

di fuoco e quelli che avevano ottenuto vittoria sul<strong>la</strong> bestia e<br />

sul<strong>la</strong> sua immagine e sul numero del suo nome, i quali<br />

stavano in piè sul mare di vetro avendo delle arpe di Dio. E<br />

cantavano il cantico dell’Agnello, dicendo:<br />

“Grandi e meravigliose sono le tue opere,<br />

o Signore Iddio onnipotente;<br />

giuste e veraci sono le tue vie<br />

o Re delle nazioni.<br />

Chi non temerà o Signore,<br />

e chi non glorificherà il tuo nome?<br />

Poiché tu solo sei santo;<br />

e tutte le nazioni verranno e adoreranno nel tuo cospetto,<br />

poiché i tuoi giudizi sono stati manifestati”». 13<br />

«Il primo versetto è una specie di soprascritta di tutto il brano che segue, poiché i<br />

sette angeli non entrano in scena che dal sesto versetto». 14 «Questo verso annuncia in<br />

modo riassuntivo il soggetto che, iniziando al versetto 5, giunge al<strong>la</strong> fine del testo<br />

11<br />

Daniele 12:1,2.<br />

12<br />

Geremia 2:19; 6:19; 7:19; 5:25.<br />

13<br />

Apocalisse 15:1-4.<br />

14 a<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, l’Apocalypse, 3 ed., rivista ed ampliata da SCHRŒDER Alfred,<br />

Lausanne 1905, p. 413.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

(XVI:21). È il titolo che descrive l’intera sezione, come XVII :1 annuncia il tema di<br />

quanto viene presentato poi nei capitoli XVII-XIX:5». 15<br />

«Al capitolo XII, <strong>la</strong> “donna”, popolo di Dio in gestazione del Messia, costituiva un<br />

“grande segno”, opposto al “segno” terribile di Satana. Qui, di nuovo c’è un “segno<br />

grande ed ammirevole”: quello del giudizio divino. La santa indignazione di Dio<br />

contro <strong>la</strong> rivolta degli uomini e dei demoni deve essere manifestata in tutto il suo<br />

rigore». 16 La ripetizione di questa espressione non può che introdurre <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

guerra tra <strong>la</strong> donna e il dragone.<br />

«L’espressione “altro segno” indica chiaramente l’apertura di una nuova visione...<br />

Il segno è chiamato “grande” perché si riferisce al mondo intero e “ammirabile”<br />

perché le sette piaghe, nelle quali si svolge, sono <strong>la</strong> manifestazione del<strong>la</strong> perfezione di<br />

Dio, specialmente del<strong>la</strong> sua santità, del<strong>la</strong> sua giustizia vendicatrice e del<strong>la</strong> sua<br />

onnipotenza... Questi giudizi, sebbene siano così severi, non operano più <strong>la</strong><br />

conversione del mondo come i precedenti, sono anche gli ultimi, con i quali si compie<br />

<strong>la</strong> collera di Dio. Immediatamente dopo verrà Gesù in persona per giudicare<br />

definitivamente i suoi nemici e glorificarsi nei suoi fedeli». 17 Queste piaghe sono «le<br />

ultime e con esse si compie il giudizio di Dio». 18<br />

La gloria di Dio viene esaltata nel momento in cui i suoi giudizi si manifestano. «Il<br />

mare di vetro che nel capitolo IV:6 è posto davanti al trono di Dio e simboleggia <strong>la</strong><br />

sua grazia, serve di rifugio a coloro che sono vincitori del<strong>la</strong> bestia, del<strong>la</strong> sua<br />

immagine e del numero del suo nome». 19 «Esso rappresenta - nel capitolo IV - <strong>la</strong> vita<br />

divina contemporaneamente nel<strong>la</strong> sua pienezza, nel<strong>la</strong> sua calma profonda, nel<strong>la</strong> sua<br />

durezza e nel<strong>la</strong> sua serenità pacifica». 20 Qui il mare di vetro è mesco<strong>la</strong>to col fuoco,<br />

segno del giudizio di Dio.<br />

T.F. Torrance, a proposito di questo mare di vetro mesco<strong>la</strong>to con il fuoco,<br />

commenta che «nel<strong>la</strong> precedente visione del capitolo IV c’era lo stesso mare chiaro<br />

come cristallo e perfettamente calmo. Era il mare dell’umanità in perfetta armonia con<br />

Dio, senza l’increspatura dei disordini delle sue molte acque. Successivamente quel<br />

mare venne colpito da tempestose furie e spaventosi mostri emersero dal<strong>la</strong> sua<br />

profonda oscurità per devastare <strong>la</strong> terra. Ora noi vediamo lo stesso mare mesco<strong>la</strong>to<br />

con il giudizio di Dio e quindi le sue acque <strong>diventa</strong>no rosso sangue. È un mare di<br />

vetro mischiato con il fuoco: di vetro, poiché i giudizi di Dio sono chiari come<br />

cristallo e penetrano nelle oscure profondità dell’iniquità e nul<strong>la</strong> rimane nascosto al<strong>la</strong><br />

sua luce investigatrice... C’è un giorno nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’evangelo in cui degli uomini<br />

terrorizzati videro il Figlio di Dio che camminava sull’abisso e furono chiamati a<br />

15<br />

BECKWITH Isbon T., The Apocalypse of John, Studies in Introduction, New York 1919, p. 673.<br />

16 a<br />

BRÜTSCH Charles, La c<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, 5 ed., Genève 1966, p. 257.<br />

17<br />

Idem.<br />

18<br />

«Se nul<strong>la</strong> si oppone al<strong>la</strong> spiegazione che pone in parallelismo le sette chiese ... e le sette trombe, <strong>la</strong> stessa cosa non<br />

può dirsi riguardo alle sette piaghe. Esse sono le ultime; poiché con esse si compie l’ira di Dio (15:1; confr. 11:18).<br />

Hanno errato, per conseguenza, quegli interpreti che le hanno cercate nel passato, come il Jurieu, il Rosselet, ecc...»<br />

VAUCHER Félix-Alfréd, Le sette ultime piaghe, in Araldo del<strong>la</strong> Verità.<br />

19<br />

L. Bonnet, o.c., p. 414.<br />

20 REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. II, Lausanne 1906, p. 7.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 693


CAPITOLO XVII<br />

seguirlo e calpestare <strong>la</strong> furia delle onde sotto i loro piedi. Così ora vediamo quelli che<br />

seguono l’Agnello dovunque vada che sono in piedi sul mare mesco<strong>la</strong>to con il fuoco,<br />

perché avevano ottenuto <strong>la</strong> vittoria sulle acque agitate e infestate da bestie e sul loro<br />

dominio oppressore. Chi segue l’Agnello, chi cammina con Gesù il figlio di Dio,<br />

passerà attraverso un fuoco che non avrà nessun potere su lui...» 21<br />

Su questo mare di vetro sono riuniti, al sicuro, i fedeli viventi dell’ultima<br />

generazione, che vedranno Gesù ritornare nel<strong>la</strong> sua gloria, perché hanno risposto<br />

all’appello del triplice messaggio, non hanno preso il marchio del<strong>la</strong> bestia, sono usciti<br />

da Babilonia, e costituiranno <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong> che è vissuta al tempo del<strong>la</strong> grande<br />

tribo<strong>la</strong>zione il cui numero simbolico di pienezza, di totalità e di perfezione è<br />

rappresentato dal<strong>la</strong> cifra 144.000, che è stata suggel<strong>la</strong>ta dallo Spirito di Dio. 22<br />

Questo mare ricorda quello del Mar Rosso, luogo di distruzione e morte per<br />

Faraone e le sue ostilità, ma di salvezza e libertà per il popolo di Dio. Si ripete<br />

l’esperienza di Esodo XV dopo <strong>la</strong> liberazione. Qui in Apocalisse l’Israele di Dio, del<br />

Nuovo Testamento, è visto liberato dai nemici e sta in piedi sul celeste mare di vetro.<br />

Il fuoco è frequentemente utilizzato a simbolo del giudizio, ed è enfatizzato in questo<br />

versetto, il cui significato non si trova nel precedente mare di cristallo. Siamo così<br />

all’apice del<strong>la</strong> descrizione di un altro Esodo, quello del<strong>la</strong> liberazione del popolo di<br />

Dio da Babilonia.<br />

Il secondo versetto è quindi una descrizione per anticipazione di un avvenimento<br />

futuro. Non si deve pensare, come alcuni hanno creduto, che i santi verranno<br />

trasportati in cielo prima che le piaghe si riversino sul<strong>la</strong> terra. Questa spiegazione,<br />

presente nel mondo evangelico fondamentalista, non può essere accettata. Con questa<br />

descrizione anticipata del<strong>la</strong> vittoria, Dio ha voluto far conoscere i risultati finali. Dio<br />

presenta i vincitori già in possesso del frutto del<strong>la</strong> loro vittoria, perché vuole<br />

assicurare che le piaghe non li colpiranno. Che gli eletti siano ancora sul<strong>la</strong> terra<br />

durante le piaghe, e quindi non possano essere stati rapiti in cielo, è dimostrato dal<br />

fatto che il testo di Giovanni insiste nel dire che i f<strong>la</strong>gelli colpiscono chi ha il marchio<br />

del<strong>la</strong> bestia e ciò presuppone che sul<strong>la</strong> terra ci siano anche coloro che non l’abbiano,<br />

altrimenti le piaghe, se non ci fossero i figli di Dio, colpirebbero semplicemente<br />

l’umanità che vive e il testo non avrebbe avuto motivo di precisare l’accettazione del<br />

marchio. Inoltre, in occasione del<strong>la</strong> VI piaga abbiamo tra parentesi, in mezzo al<strong>la</strong><br />

descrizione del f<strong>la</strong>gello, una promessa e una esortazione che invita al<strong>la</strong> perseveranza i<br />

credenti che sono sul<strong>la</strong> terra: «Ecco io vengo come un <strong>la</strong>dro; beato colui che veglia e<br />

serba le sue vesti onde non cammini ignudo e non si vedano le sue vergogne». 23<br />

«Il canto di Mosè e il canto dell’Agnello, cioè il canto di Mosè che è anche il<br />

canto dell’Agnello, indica l’unità indissolubile delle due alleanze, tramite le quali si<br />

compie <strong>la</strong> redenzione. Questo canto vuole celebrare l’opera del<strong>la</strong> salvezza tutta intera,<br />

così come Dio l’ha preparata con Mosè e compiuta da Cristo. Se questa spiegazione<br />

può sembrare troppo sottile, si può supporre che voglia dire semplicemente: questo<br />

21 TORRANCE T.F., The Apocalypse Today, London 1960, pp. 126,127.<br />

22 Apocalisse 7. Vedere il nostro Capitolo XVIII.<br />

23 Apocalisse 16:15.<br />

694<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

canto celebra <strong>la</strong> liberazione compiuta dall’Agnello nei termini simili a quelli del canto<br />

di Mosè». 24 È il canto dell’Agnello perché lui è il nuovo Mosè che introduce il suo<br />

popolo nel<strong>la</strong> vera Terra promessa, il Regno di Dio, <strong>la</strong> Canaan celeste. Questo canto è<br />

cantato dal rimanente, dal<strong>la</strong> parte finale del<strong>la</strong> Chiesa che osserva i comandamenti di<br />

Dio e ha <strong>la</strong> fede di e in Gesù.<br />

«Il cantico proc<strong>la</strong>ma che grandi ed ammirevoli sono le opere del Signore Dio, 25 il<br />

dominatore sovrano, 26 giuste e vere, cioè veramente divine sono tutte le sue vie. 27<br />

Chiama Dio re delle nazioni come Geremia. 28 Prende in prestito dallo stesso profeta<br />

anche le parole “chi non ti temerebbe” o Signore, e “chi non glorificherà il tuo nome”.<br />

Due motivi sono dati per temere e per glorificare il nome del Signore: solo lui è santo<br />

e tutte le nazioni verranno e gli si prostreranno davanti. 29 Questo ultimo fatto è<br />

motivato dal<strong>la</strong> manifestazione dei suoi giudizi. I giudizi di Dio, le prescrizioni e le<br />

leggi morali che ha stabilito 30 sono sconosciuti e trasgrediti dai peccatori: ma quando<br />

Dio li manifesterà, dando a loro <strong>la</strong> suprema sanzione nei grandi giorni delle<br />

retribuzioni, tutte le nazioni dovranno prostrarsi davanti a lui». 31<br />

Fine del tempo di grazia<br />

«E dopo queste cose vidi, e il tempio del tabernacolo<br />

del<strong>la</strong> testimonianza fu aperto in cielo: e i sette angeli che<br />

recavano le sette piaghe usciranno dal tempio, vestiti di<br />

lino puro e risplendenti, e col petto cinto di cintura d’oro. E<br />

una delle quattro creature viventi diede ai sette angeli sette<br />

coppe d’oro piene dell’ira di Dio, il quale vive nei secoli<br />

dei secoli. E il tempio fu ripieno del fumo a cagione del<strong>la</strong><br />

gloria di Dio e del<strong>la</strong> sua potenza; e nessuno poteva entrare<br />

nel tempio finché fossero compiute le sette piaghe dei sette<br />

angeli». 32<br />

L’espressione “<strong>la</strong> collera di Dio” è un antropomorfismo, è un rappresentare gli<br />

attributi divini sotto l’immagine delle passioni umane. Vuole indicare <strong>la</strong> perfetta<br />

equità dei giudizi di Dio e che il Dio di amore, di misericordia e del<strong>la</strong> grazia, non è il<br />

buon dio, non è colui che confonde il giusto con il colpevole e viceversa.<br />

24<br />

«Il canto di Mosè è secondo diversi interpreti quello che noi leggiamo in Esodo 15, e il canto dell’Agnello quello<br />

che Giovanni ci ha dato nel capitolo 5:8,9. È più probabile che non si tratti di questi due canti, ma d’uno solo, di<br />

quello le cui parole seguono immediatamente (versetti 3 s.p., 4)» L. Bonnet, o.c., p. 414.<br />

25<br />

Salmo 111:2; 139:14.<br />

26<br />

Apocalisse 11:17.<br />

27<br />

Salmo 145:17.<br />

28<br />

Geremia 10:7. Secondo il manoscritto Sinaiticus si dovrebbe leggere «re dei secoli» L. Bonnet, o.c., p. 414.<br />

29 Salmo 86:9.<br />

30 È il senso delle parole di Luca 1:6; Romani 1:32; 2:26.<br />

31 L. Bonnet, o.c., p. 414.<br />

32 Apocalisse 15:5-8.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 695


CAPITOLO XVII<br />

«Questa collera, le sette coppe, - diceva A. Reymond - è tutto un tesoro<br />

ammassato da lunga data, accumu<strong>la</strong>to durante i secoli, di cui <strong>la</strong> terra intera deve<br />

subire gli effetti...<br />

In questo santuario, punto centrale del<strong>la</strong> dimora di Dio e del suo trono, aperto agli<br />

sguardi del profeta, si trova <strong>la</strong> testimonianza di Dio scolpita su delle tavole di pietra<br />

che sono esse stesse depositate nell’arca dell’alleanza e che sono <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong><br />

santità dell’Eterno, del<strong>la</strong> sua giustizia retributiva e vendicatrice. Le esigenze del<strong>la</strong><br />

legge devono essere dunque soddisfatte col castigo dei colpevoli». 33 Con altre parole<br />

possiamo dire che <strong>la</strong> legge di Dio, che presiede all’ordine dell’universo e al<strong>la</strong> vita<br />

fisica e morale delle persone, rigettata dagli uomini, li espone a subire lo squilibrio<br />

che essi hanno scelto.<br />

La porta del santuario celeste che Giovanni vede aperta è quel<strong>la</strong> del luogo<br />

santissimo. Questa porta si è aperta non per far entrare il nostro sommo Sacerdote<br />

Cristo Gesù, ma per farlo uscire. La sua opera in favore dei credenti è stata<br />

completata, l’evangelo è stato annunciato, lo Spirito Santo viene ritirato dal<strong>la</strong> terra,<br />

non dai credenti, nei quali trova il suo riposo, perché, oltre agli eletti, non ha più cuori<br />

umani che permettano <strong>la</strong> sua dimora; l’opera di salvezza è stata quindi compiuta; il<br />

tempo per cercare l’Eterno è finito e il Figlio dell’uomo viene insignito del<strong>la</strong> sua<br />

regalità, avendo terminato l’opera di giudizio nel cielo, come ha descritto Daniele. Il<br />

trono del<strong>la</strong> grazia, del<strong>la</strong> misericordia, <strong>diventa</strong> il trono del<strong>la</strong> gloria, si manifesta nel<strong>la</strong><br />

sua santità ed esprime <strong>la</strong> sua giustizia.<br />

Mentre questo si compie nel cielo, sul<strong>la</strong> terra si manifestano i discendenti di Set e<br />

quelli di Caino.<br />

Nel tempo delle piaghe, Giovanni dice: «Gli uomini... non si ravvidero delle loro<br />

opere». «Chi è ingiusto sia ingiusto ancora; chi è contaminato si contamini ancora; e<br />

chi è giusto pratichi ancora <strong>la</strong> giustizia e chi è santo si santifichi ancora. Ecco io<br />

vengo tosto, e il mio premio è meco per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera<br />

sua». E in quei giorni «dice il Signore, l’Eterno, io manderò <strong>la</strong> fame nel paese, non<br />

fame di pane o sete d’acqua, ma <strong>la</strong> fame e <strong>la</strong> sete di udire <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dell’Eterno. Allora<br />

errando da un mare all’altro, dal settentrione al levante, correranno qua e là in cerca<br />

del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dell’Eterno e non <strong>la</strong> troveranno. In quel giorno, le belle vergini e i<br />

giovani verranno meno per <strong>la</strong> sete». 34<br />

Gli angeli che Giovanni aveva menzionato all’inizio del capitolo, li presenta ora<br />

che escono dal santuario. «Escono dal tempio, cioè dall’immediata presenza di Dio a<br />

significare che <strong>la</strong> missione punitiva di cui sono incaricati procede dall’Eterno e fa<br />

parte dei suoi disegni divini», 35 sono stati previsti da Dio.<br />

«Essi dispongono delle sette piaghe che vanno a versare sul<strong>la</strong> terra. Escono dal<br />

tempio, sono i rive<strong>la</strong>tori dei supremi disegni di Dio. Sono vestiti come il sommo<br />

33 A. Reymond, o.c., t. II, pp. 12,10,11.<br />

34 Apocalisse 16:9,11; 22:10,11; Amos 8:11-13.<br />

35 E. Bosio, o.c., p. 196.<br />

696<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

Sacerdote e come Cristo stesso nel<strong>la</strong> visione iniziale. 36 Le coppe d’oro, che<br />

contengono i castighi decretati dal Dio che vive nei secoli dei secoli e che si<br />

manifesta come tale nei suoi giudizi, sono consegnate agli angeli da una delle quattro<br />

creature viventi, che rappresentano <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> natura, impiegate da Dio per il<br />

compimento dei suoi disegni». 37<br />

Le coppe sono d’oro, dunque sante e preziose. 38<br />

Che gli uomini abbiano messo fine, con le loro decisioni, all’opera di Dio per <strong>la</strong><br />

loro salvezza e che questa cessazione dell’azione di grazia del Signore sia raffigurata<br />

dal tempio celeste che si riempie di fumo e nel quale nessuno può entrare al<strong>la</strong><br />

presenza dell’Eterno è stato compreso da diversi interpreti. 39<br />

Commentava A. Reymond: «Allora il tempio si riempì di una “spessa fumata”<br />

immagine del<strong>la</strong> gloria di Dio, dell’insieme delle sue viventi perfezioni, in questo caso<br />

partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> sua potenza, del<strong>la</strong> sua maestà temibile e ve<strong>la</strong>ta, di cui il peccatore<br />

non può sopportare <strong>la</strong> vista. Allorquando <strong>la</strong> gloria dell’Eterno coprì il tabernacolo,<br />

Mosè non vi poté entrare. In occasione del<strong>la</strong> dedicazione del tempio, quando <strong>la</strong><br />

nuvo<strong>la</strong> riempì ugualmente <strong>la</strong> casa dell’Eterno, i sacerdoti non si poterono tenere in<br />

piedi per fare il servizio. Là nell’oscurità nel<strong>la</strong> quale l’Eterno si avvolge, nessuno può<br />

penetrare finché siano compiute le sette piaghe dei sette angeli. L’accesso al<strong>la</strong> grazia<br />

è chiuso, e così, nessuna creatura, nessun santo saprebbe entrare né intercedere per<br />

qualcuno. Il destino di ciascuno è allora irrevocabilmente fissato». 40 L’antitipico<br />

giorno dell’espiazione finale che riguardava <strong>la</strong> purificazione del santuario celeste è<br />

vissuto dal nostro grande sommo Sacerdote che abbandona il santuario nel quale<br />

aveva operato dal giorno del<strong>la</strong> sua ascensione in favore del<strong>la</strong> salvezza dell’umanità.<br />

Al<strong>la</strong> fine del giudizio preliminare tutti i destini degli uomini sono decisi. 41 Come<br />

Richardson scrive: «Nessuno può entrare al<strong>la</strong> sua presenza, (al<strong>la</strong> presenza<br />

dell’Eterno) nessuna preghiera potrebbe sviare <strong>la</strong> punizione che incombe». 42 «Il<br />

tempo dell’intercessione è finito» scrive F.F. Bruce. 43 «<strong>Quando</strong> il tempo stabilito da<br />

Dio è giunto, nul<strong>la</strong> può fermare il giudizio finale». 44<br />

36<br />

Secondo una variante gli angeli sono vestiti di pietre anziché di lino. È uno sbaglio del copista; le parole pietre e<br />

lino non differiscono in greco se non di una lettera.<br />

37<br />

L. Bonnet, o.c., p. 415.<br />

38<br />

BENOIT Pierre de, Ce que l’Esprit dit aux Eglises - Commentaire sur l’Apocalypse, Vennes sur Lausanne 1941, p.<br />

90.<br />

39<br />

Diversi commentatori vedono in questa espressione <strong>la</strong> fine del tempo di grazia per l’umanità. Per esempio:<br />

KUYPER A., The Reve<strong>la</strong>tion of St John, Eerdmans, 1935, 1963, pp. 172-174; LIGNE A. de, Apocalypsis, Bruxelles,<br />

TDT, 1971, p. 230; MOUNCE R.M., The Book of Reve<strong>la</strong>tion, Nicnt, Eerdmans, 1977, p. 290; CHARLES R.H., The<br />

Reve<strong>la</strong>tion of St. John, ICC, vol. II, 1976, p. 40; BÖTTCHER M., Weg und Ziel der Gemeinde Jesu, STA, Berlin 1978, p.<br />

236.<br />

40<br />

A. Reymond, o.c., t. II, p. 12; confr. Esodo 40:34,35; 1 Re 8:10,11.<br />

41<br />

Apocalisse 22:11,12.<br />

42<br />

RICHARDSON Donald W., The Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, At<strong>la</strong>nta 1976, p. 99; FORD Desmond, Crisis !, Newcastle<br />

1982, p. 625. Vedere 2 Cronache 7:2,3; Isaia 6:4; Ezechiele 10:3,4.<br />

43<br />

BRUCE F.F., The Reve<strong>la</strong>tion to John, in A New Testament Commentary, ed. G.C.D. Howley, F.F.Bruce, H.L.<br />

Ellison, London 1969, p. 656.<br />

44<br />

MORRIS Leon, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, - An Introduction and Commentary, Grand Rapids, London 1969, p.<br />

191.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 697


CAPITOLO XVII<br />

Il tempo del<strong>la</strong> grazia è passato e le conseguenze del rifiuto dell’Eterno e del<strong>la</strong> sua<br />

protezione, deve ora fare il suo corso. 45<br />

«Durante questi ultimi f<strong>la</strong>gelli, l’accesso al santuario è sbarrato. Nessuno potrà<br />

avvicinarsi a Dio finché dureranno queste manifestazioni del<strong>la</strong> sua collera. Non ci si<br />

prende gioco di Dio. Se c’è un tempo di grazia, c’è anche un tempo di giudizio. Se<br />

noi disprezziamo gli appelli d’amore del nostro Dio, negligiamo di ascoltarli quando<br />

c’è tempo, un giorno sarà troppo tardi e dovremo bere <strong>la</strong> coppa del<strong>la</strong> sua ardente<br />

collera». 46<br />

La fine del tempo di grazia non è un momento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> stabilito dal<strong>la</strong> volontà di<br />

Dio nel quale interrompe <strong>la</strong> propria azione nei confronti dell’uomo, ma è dato dal<strong>la</strong><br />

volontà di Dio che si arresta di fronte al<strong>la</strong> volontà dell’uomo, del quale rispetta<br />

l’individualità, <strong>la</strong> scelta di non volerlo come proprio Signore.<br />

«Il tempo di grazia è passato; <strong>la</strong> giustizia deve avere il suo corso». 47<br />

<strong>Quando</strong> l’uomo si pone <strong>la</strong> domanda del perché i malvagi trionfano e sono<br />

tranquilli, mentre il giusto soffre, <strong>la</strong> risposta, come Asaf nel suo Salmo LXXIII, <strong>la</strong> si<br />

può trovare so<strong>la</strong>mente entrando «nel santuario di Dio».<br />

In termini antropomorfici possiamo dire che <strong>la</strong> santità divina è così inesorabile<br />

come <strong>la</strong> sua misericordia è infinita. A noi scegliere oggi se accettare di essere<br />

col<strong>la</strong>boratori di Dio o essere contro di lui; se combattere con lui o contro di lui.<br />

Queste ultime piaghe sono l’espressione di un giudizio di Dio su una umanità<br />

babilonica impenitente che ha raggiunto i limiti del<strong>la</strong> grazia, del<strong>la</strong> misericordia<br />

divina, i cui «peccati si sono accumu<strong>la</strong>ti fino al cielo, e Dio si è ricordato delle sue<br />

iniquità». 48<br />

Queste piaghe che colpiranno l’umanità sono <strong>la</strong> conseguenza del fatto che<br />

l’Agnello l’ha abbandonata a se stessa perché ha rifiuto di accettare il triplice<br />

messaggio di avvertimento di Apocalisse XIV; ha indurito il proprio animo all’invito<br />

di un suo rinnovamento nel<strong>la</strong> potenza dello Spirito Santo; ha rifiutato di uscire da<br />

Babilonia e ha preferito il marchio del<strong>la</strong> bestia al Suo sigillo; ha adorato <strong>la</strong> sua<br />

immagine e ha contrastato colui che si è sacrificato per <strong>la</strong> salvezza degli uomini e ha<br />

cercato di eliminare da questo mondo il rimanente dei suoi fedeli. 49<br />

45<br />

«La santità del<strong>la</strong> legge è enfatizzata... da una allusione complessa a un numero di passi dell’Antico Testamento<br />

circa <strong>la</strong> gloria del Signore... l’opera di grazia ... del Suo santuario è stata completata» LENSKI R.C.H., The<br />

Interpretation of St John’s Reve<strong>la</strong>tion, Minneapolis 1943, p. 462.Vedere anche CAIRD G.B., The Reve<strong>la</strong>tion of St John<br />

the Divine, ICC, London 1966, p. 200.<br />

46<br />

P. de Benoit, o.c., p. 90.<br />

47<br />

L. Bonnet, o.c., p. 417.<br />

48<br />

Apocalisse 18:5; 16:5,6,9,11,21.<br />

49<br />

Apocalisse 18:4; 17:14; 16:2-6.<br />

Crediamo si possa fare un parallelismo tra <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. e le ultime piaghe.<br />

Dopo che i Giudei hanno coscientemente deciso di eliminare Gesù, il Signore pronuncia il suo settimo discorso<br />

sul<strong>la</strong> città impenitente: «Guai a voi... Voi colmate <strong>la</strong> misura dei vostri padri!... venga su di voi tutto il sangue sparso<br />

sul<strong>la</strong> terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria... che voi uccideste fra il tempio e l’altare. Io vi dico<br />

<strong>la</strong> verità tutte queste cose avverranno su questa generazione». Gesù rivolse l’ultimo appello: «Gerusalemme,<br />

Gerusalemme...» (Matteo 23:29,32,35,36,37-39). Allo stesso modo Paolo qualche anno dopo scriverà ai Tessalonicesi<br />

dicendo che i Giudei che «hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti» ci proibiscono di «par<strong>la</strong>re ai Gentili perché siano<br />

698<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

Queste piaghe sono <strong>la</strong> conseguenza del rifiuto che l’umanità fa all’invito del<br />

Signore, e <strong>la</strong> conseguenza del «persistere nel rimanere nei propri peccati,<br />

disprezzando <strong>la</strong> luce che le è data». 50 In occasione del terzo messaggio l’umanità è<br />

stata avvertita che chi avesse preso il marchio e avesse adorato l’immagine del<strong>la</strong><br />

bestia avrebbe, come conseguenza, bevuto «del vino dell’ira di Dio, mesciuto puro»,<br />

cioè senza essere mitigato dal<strong>la</strong> grazia dell’Eterno. Questa espressione è l’annuncio<br />

delle piaghe che colpiranno <strong>la</strong> Terra. Con queste sette piaghe, che sono le ultime, è<br />

detto che «si compie l’ira di Dio». 51 Queste piaghe fanno parte dell’annuncio<br />

dell’evangelo eterno, dell’annuncio del giudizio su una umanità incosciente in rivolta<br />

contro l’Eterno <strong>la</strong> cui azione sfocia nelle ca<strong>la</strong>mità di Harmaghedon, nel<strong>la</strong> quale ci<br />

compie il «furore dell’ira» di Dio. 52 I Salmi presentano il vino inebriante dell’Eterno<br />

come espressione del suo giudizio sui malvagi. 53 Coloro che subiranno queste piaghe,<br />

bevendo il vino dell’ira di Dio, hanno di già bevuto il vino di Babilonia, cioè si sono<br />

ubriacati di Babilonia prendendo il marchio e adorando <strong>la</strong> sua immagine, in contrasto<br />

con il sigillo dell’Iddio vivente che viene posto sul<strong>la</strong> fronte dei credenti, ed esprime <strong>la</strong><br />

propria unione con Dio e con l’Agnello, dei quali «osservano i comandamenti» e<br />

«ritengono <strong>la</strong> testimonianza di Gesù». 54 Anche questa opera si compie nel tempo del<strong>la</strong><br />

fine in contrapposizione a quel<strong>la</strong> dell’avversario. 55 Possiamo quindi pensare che in<br />

quel tempo l’umanità sarà divisa in due gruppi di adoratori. Tutto quello che Dio<br />

poteva fare in favore delle sue creature lo ha fatto. Chi ha scelto altro del<strong>la</strong> sua grazia<br />

subirà le conseguenze delle proprie azioni.<br />

Le sette ultime piaghe<br />

salvati. Essi vengono così a colmare senza posa <strong>la</strong> misura dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti l’ira finale» 2<br />

lettera 1:16. Così dopo gli ultimi messaggi di misericordia di Dio e a seguito dell’espressione ultima del<strong>la</strong> ribellione<br />

degli uomini (Apocalisse 14:6-12; 13:15-17), dopo che tutto quanto era possibile compiere per <strong>la</strong> salvezza<br />

dell’umanità sarà stato fatto, si compie il giudizio di Dio». Come il sangue di tutti i giusti che sono stati messi a morte<br />

sul<strong>la</strong> terra ricadde sul<strong>la</strong> generazione che rigettò Gesù al tempo del<strong>la</strong> sua prima venuta (Matteo 23:34-36), sarà <strong>la</strong> stessa<br />

cosa al<strong>la</strong> fine dei tempi. Dobbiamo ricordare che i terribili giudizi sono inflitti come conseguenza degli atti descritti<br />

nel<strong>la</strong> conclusione del capitolo 13 di Apocalisse» ANDREWS John Nevins, Three Messages of Reve<strong>la</strong>tion 14, Review<br />

and Herald Publishing Company, Battle Creek, Michigan, 1892; ristampata da Southern Publishing Association,<br />

Nashville, Tenessee, 1970, p. 119.<br />

50<br />

E. White, o.c., p. 55.<br />

51<br />

Apocalisse 14:10; 15:1.<br />

52<br />

Apocalisse 14:6; 16:17,19.<br />

53<br />

Salmo 75:9. Il vino simboleggia <strong>la</strong> distruzione (Giobbe 21:20), ed è una espressione ebraica per indicare <strong>la</strong> guerra<br />

di Yahvé. Vedere LaRONDELLE Hans, Chariots of Salvation: The Biblical Drama of Armaghedon, Review and Herald<br />

Publishing Association, 1983, capitoli 2,3,4. Pure Israele ebbe a bere <strong>la</strong> collera di Dio, quale coppa di deso<strong>la</strong>zione e di<br />

distruzione, quando, a causa del<strong>la</strong> propria apostasia, è stato invaso e vinto dai nemici (Salmo 60:1-3).<br />

54<br />

Apocalisse 14:12; 12:17. L’espressione «Paro<strong>la</strong> di Dio e testimonianza di Gesù» Apocalisse 1:2,9; 6:9; 12:17;<br />

14:12; 20:4, è il tema teologico dello scritto di Giovanni. «Nel libro dell’Apocalisse, <strong>la</strong> fedeltà al<strong>la</strong> “Paro<strong>la</strong> di Dio” e<br />

al<strong>la</strong> “testimonianza di Gesù” separa i fedeli dagli infedeli e provoca <strong>la</strong> persecuzione, l’esilio stesso dell’apostolo<br />

Giovanni e il martirio degli altri» STRAND Kenneth A., The Two Wittnesses of Reve<strong>la</strong>tion, AUSS, 21,3, 1983, pp. 251-<br />

264; cit. da H.K. LaRondelle, La signification..., p. 214.<br />

55<br />

Apocalisse 14:9; 7:2,3,4; 14:1.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 699


CAPITOLO XVII<br />

«E udii una gran voce dal tempio che diceva ai sette<br />

angeli: “Andate e versate sul<strong>la</strong> terra le sette coppe dell’ira<br />

di Dio”». 56<br />

Prima di passare al<strong>la</strong> considerazione delle sette piaghe vogliamo precisare <strong>la</strong> loro<br />

durata, <strong>la</strong> loro estensione e <strong>la</strong> loro natura.<br />

Durata<br />

Lo scritto di Giovanni al capitolo XVI non ci dice nul<strong>la</strong> riguardo al<strong>la</strong> durata di<br />

questi f<strong>la</strong>gelli, ma si può dedurre che avranno complessivamente una durata breve per<br />

diverse ragioni:<br />

- se durassero molto renderebbero <strong>la</strong> vita impossibile;<br />

- vengono versati tra <strong>la</strong> fine del tempo di grazia ed il ritorno di Gesù, questi due<br />

avvenimenti devono essere vicini tra di loro;<br />

- al capitolo XVIII:8 è detto che in uno stesso giorno verranno le sue piaghe. Questo<br />

ha fatto pensare che si tratti di un giorno-anno, ma sembra preferibile vedere un<br />

periodo di tempo breve;<br />

- sotto <strong>la</strong> quinta piaga gli uomini colpiti dal<strong>la</strong> prima piaga si <strong>la</strong>menteranno e<br />

bestemmieranno Dio per le sofferenze da essa causate.<br />

Estensione<br />

Per quanto riguarda l’estensione di queste piaghe dobbiamo cercare di capire <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione che ci fa Giovanni. Il testo sacro dice che le piaghe colpiranno coloro che<br />

hanno il marchio del<strong>la</strong> bestia, hanno adorato <strong>la</strong> sua immagine e hanno preso il numero<br />

del suo nome. Ciò è precisato per <strong>la</strong> prima piaga. In occasione del VI f<strong>la</strong>gello si<br />

menziona <strong>la</strong> bestia, il falso profeta, il dragone, che implicano anche i loro specifici<br />

territori geografici ai quali si deve aggiungere quello dei «re di tutto il mondo». A<br />

questa geografica estensione mondiale era stato annunciato il triplice messaggio di<br />

salvezza di Apocalisse XIV:6-12, l’invito di Apocalisse XVIII:4 e <strong>la</strong> predicazione<br />

dell’evangelo di Matteo XXIV:14. Per questi motivi possiamo pensare ad una<br />

estensione mondiale, ma con una accentuazione nei territori che riguardano i due<br />

mostri, protagonisti principali del<strong>la</strong> conclusione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> con i paesi nei quali<br />

esprimono <strong>la</strong> loro autorità.<br />

Dobbiamo anche dire che se le piaghe fossero universali e colpissero tutti gli<br />

abitanti del<strong>la</strong> terra, essi verrebbero sterminati; <strong>la</strong> prima sarebbe già sufficiente e le<br />

altre sarebbero inutili.<br />

La IV riguarda le nazioni che sostengono Babilonia <strong>la</strong> quale, pur essendo <strong>la</strong><br />

rappresentante del<strong>la</strong> religiosità dei popoli, ha nelle nazioni europee, le 10 corna, i suoi<br />

principali sostenitori.<br />

56 Apocalisse 16:1.<br />

700<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

La V riguarda il trono del<strong>la</strong> bestia, il cui regno viene oscurato.<br />

La VII è universale e gli effetti saranno così dirompenti che una orogenesi<br />

riporterà <strong>la</strong> Terra ad essere nuovamente abitabile per le creature umane.<br />

Inoltre, il marchio del<strong>la</strong> bestia riguarda principalmente il territorio del falso<br />

profeta, del<strong>la</strong> bestia stessa e di quelle nazioni sulle quali questi poteri eserciteranno<br />

direttamente <strong>la</strong> loro influenza.<br />

Natura<br />

Tutti i commentatori vi riscontrano un’analogia con le piaghe che colpirono<br />

l’Egitto prima del<strong>la</strong> liberazione d’Israele e quanto portò al<strong>la</strong> distruzione Babilonia<br />

prima del ritorno degli Ebrei in Palestina. «Bisogna quindi dare a questi f<strong>la</strong>gelli un<br />

senso letterale o un senso figurato? Noi optiamo per il senso letterale, e ciò per le<br />

ragioni seguenti:<br />

- le piaghe d’Egitto, che hanno molta analogia con queste, furono letterali;<br />

- nei libri profetici del<strong>la</strong> Bibbia, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, il castigo<br />

dei malvagi al<strong>la</strong> fine del mondo non è simbolico come non lo è <strong>la</strong> loro malvagità». 57<br />

Precisa giustamente il protestante italiano E. Bosio: «Crediamo doveroso attenerci<br />

finché è possibile al senso letterale». 58<br />

Il linguaggio apocalittico non deve però essere influenzato dal<strong>la</strong> nostra mentalità<br />

occidentale, cartesiana, ma da quel<strong>la</strong> orientale. Dobbiamo anche accettare <strong>la</strong><br />

fluttuazione del testo che può passare a volte dal<strong>la</strong> descrizione letterale a quel<strong>la</strong><br />

simbolica. Ma in questo caso il testo stesso lo suggerisce.<br />

Si può ritenere che queste piaghe siano <strong>la</strong> conseguenza diretta del modo sbagliato<br />

di vivere dell’umanità in partico<strong>la</strong>re dei Paesi del Nord, che causano un<br />

depauperamento criminale, irresponsabile delle ricchezze naturali del<strong>la</strong> Terra. È<br />

significativo come negli anni ‘60, inizio anni ‘70, quando si è cominciato a prendere<br />

coscienza dei danni causati all’ambiente, ripescando dal greco l’espressione ecologia,<br />

dei libri introducevano il dissesto del pianeta con dei brani dell’Apocalisse.<br />

Nel<strong>la</strong> presentazione di queste piaghe non desideriamo fare delle previsioni sul<br />

come si realizzeranno, anche se crediamo che ci siano delle sufficienti motivazioni<br />

per pensare che siano nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione uomo-ambiente. Del resto Giovanni dice che il<br />

57 VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse, Dammarie-les-Lys 1938, pp. 289,290.<br />

Le allusioni a questo periodo ca<strong>la</strong>mitoso sono numerose nei profeti dell’Antico Testamento. Daniele 12:1 lo<br />

chiama: «Tempo di angoscia, quale non se ne ebbe mai da quando esistono nazioni fino a quell’epoca». Isaia 63:4:<br />

«Giorno del<strong>la</strong> vendetta» dove <strong>la</strong> «terra è in lutto e spossata» e «l’allegrezza dei tamburelli è cessata» 24:4,8. Sofonia<br />

1:14,15 par<strong>la</strong> lungamente di questo giorno «di castigo, di <strong>la</strong>menti, di devastazione, di furore, di distretta, d’angoscia e<br />

di gridi amari». Amos 8:11,12 segna<strong>la</strong> i fenomeni atmosferici e cosmici, poi contemp<strong>la</strong> il dolore delle popo<strong>la</strong>zioni che<br />

avranno, ma troppo tardi «<strong>la</strong> fame e <strong>la</strong> sete di udire le parole dell’Eterno». È il tempo dell’angoscia di Giacobbe<br />

quando il popolo di Dio chiederà al Signore di sentire <strong>la</strong> sua benedizione del perdone, del<strong>la</strong> salvezza, come il patriarca<br />

ha combattuto a Peniel (Genesi 32:24-32).<br />

58 E. Bosio, o.c., p. 111.<br />

In nota alle spiegazioni delle piaghe riporteremo il pensiero di chi vede diversamente.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 701


CAPITOLO XVII<br />

Signore deve intervenire, con il suo ritorno, per «distruggere quelli che distruggono <strong>la</strong><br />

terra» e sarà allora che giudicherà «i morti», darà «il premio ai suoi servitori, ai<br />

profeti e ai santi, e a quelli che temono il suo nome, e piccoli e grandi». 59<br />

Sarà in occasione di questa situazione che non ha avuto precedenti nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> che<br />

i credenti potranno vedere il braccio soccorritore dell’Eterno che li preserverà. 60<br />

Prima piaga<br />

702<br />

«E il primo andò e versò <strong>la</strong> sua coppa sul<strong>la</strong> terra ed<br />

un’ulcera maligna e dolorosa colpì gli uomini che avevano<br />

il marchio del<strong>la</strong> bestia e che adoravano <strong>la</strong> sua immagine». 61<br />

Dal momento che Dio non può agire, mediante il suo Spirito, nei confronti<br />

dell’umanità decaduta, perché gli uomini hanno deliberatamente fatto <strong>la</strong> loro scelta,<br />

Satana ne approfitterà per danneggiare <strong>la</strong> terra con ogni sorta di male. Le forze del<strong>la</strong><br />

natura alterate dallo squilibrio del male diventeranno causa di sofferenza. Cosa sarà<br />

quest’ulcera dolorosissima? Mistero! L’avvenire ci darà <strong>la</strong> spiegazione. Esplosioni<br />

atomiche, Seveso 1977, centrali nucleari come Chernobyl 1986, e casi analoghi<br />

possono darcene un’idea.<br />

Quelli che hanno il marchio del<strong>la</strong> bestia ricevono il marchio del<strong>la</strong> piaga nel<strong>la</strong> loro<br />

carne: una terribile ulcera. La paro<strong>la</strong> greca che Giovanni utilizza è elkos. La si trova<br />

nel<strong>la</strong> versione dei LXX in Levitico XIII in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> lebbra, simbolo del<br />

peccato. I lebbrosi erano allontanati dal popolo, per non contaminarlo e forse,<br />

ritenendoli responsabili del loro peccato, per farglielo espiare. 62<br />

Seconda piaga<br />

«Poi il secondo angelo versò <strong>la</strong> sua coppa nel mare; ed<br />

esso divenne sangue come di morto; ed ogni essere vivente<br />

che si trovò nel mare morì». 63<br />

«Si tratta qui del mar Mediterraneo, nominato dagli scrittori sacri semplicemente<br />

“il mare” o “il gran mare”, o di tutti i mari e di tutti gli oceani? La prima spiegazione<br />

sembra <strong>la</strong> più p<strong>la</strong>usibile» 64 anche se, per quanto detto sopra, non possiamo escludere<br />

59 Apocalisse 11:18.<br />

60 Salmo 91:5-8.<br />

61 Apocalisse 16:1.<br />

62 Vedere 2 Re 5:27; 2 Cronache 26:16-21. In Isaia 1:4-6 <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e le ulcere erano presentate come <strong>la</strong><br />

conseguenza diretta del peccato. Desideriamo però precisare che non si deve fare di questa affermazione circostanziale<br />

del profeta una rego<strong>la</strong> generale e accusare di peccato coloro che sono amma<strong>la</strong>ti.<br />

63 Apocalisse 16:2.<br />

64 J. Vuilleumier, o.c., p. 291.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

assolutamente gli altri mari. Il mare subirà una trasformazione tale, un inquinamento,<br />

che impedirà <strong>la</strong> vita. La stessa cosa accadde in Egitto. Questo disastro ecologico,<br />

questa piaga avrà delle ripercussioni terribili sul<strong>la</strong> vita economica e sociale delle<br />

popo<strong>la</strong>zioni marittime. Non sarà <strong>la</strong> conseguenza del fatto che l’uomo scarica,<br />

seppellisce in mare relitti di navi portatrici di morte, cariche di scorie radioattive e<br />

prodotti chimici altamente tossici, sigil<strong>la</strong>ti in fusti, più e molto meno sicuri, che<br />

l’acqua salmastra corroderà? 65<br />

Terza piaga<br />

«Poi il terzo angelo versò <strong>la</strong> sua coppa nei fiumi e nelle<br />

fonti delle acque; e le acque divennero sangue. E udii<br />

l’angelo delle acque che diceva:<br />

“Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo,<br />

per aver così giudicato.<br />

Hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti,<br />

e tu hai dato loro a bere del sangue;<br />

essi ne sono degni!”<br />

E udii l’altare che diceva:<br />

“Sì, o Signore Iddio onnipotente,<br />

i tuoi giudici sono veraci e giusti”». 66<br />

La donna che era ebbra del sangue dei martiri, Babilonia, si troverà di fronte ad<br />

una ca<strong>la</strong>mità terribile. Le fonti delle acque, che permettono <strong>la</strong> continuazione del<strong>la</strong><br />

vita, sgorgano acqua sanguigna.<br />

Come gli Egiziani ebbero da bere del sangue perché avevano fatto soffrire e<br />

morire i figli degli Ebrei, così gli abitanti del<strong>la</strong> terra avranno da bere del sangue<br />

perché avranno ucciso e impedito ai figli di Dio di comprare o vendere, cioè vivere<br />

come tutte le altre persone, e quindi, avendoli fortemente contrastati e combattuti, 67 si<br />

renderanno così solidali con tutti coloro che attraverso i secoli perseguitarono e<br />

uccisero gli adoratori dell’Altissimo, come lo fu, per il popolo d’Israele, <strong>la</strong><br />

generazione di Gesù con quelle che nel passato avevano ucciso i profeti. 68<br />

Questa piaga sarà partico<strong>la</strong>rmente terribile, ma il giudizio divino è approvato dagli<br />

esseri celesti, essendo questa <strong>la</strong> debita conseguenza del peccato degli uomini,<br />

dimostrazione del<strong>la</strong> dirittura divina e del<strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> piaga.<br />

65 Questa piaga su un piano spirituale può significare che coloro che hanno rigettato l’Altissimo non possono avere<br />

<strong>la</strong> vera pace in loro stessi e con il prossimo. La guerra è <strong>la</strong> conseguenza del peccato. Chi rifiuta l’Eterno e l’opera del<br />

suo Spirito entra in conflitto con il fratello (vedere Genesi 4).<br />

66 Apocalisse 16:4-7. «L’angelo delle acque è, secondo diversi interpreti, lo stesso che esercita il giudizio di Dio<br />

sulle acque (v. 4); secondo altri, è un angelo tutore delle acque. La stessa concezione si trova nell’angelo che ha il<br />

potere sul fuoco (14:18) e nei quattro angeli “che trattengono i quattro venti del<strong>la</strong> terra” (7:2)» L. Bonnet, o.c., p. 416.<br />

67 Apocalisse 13:15-17; 17:14.<br />

68 Matteo 23:34-36.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 703


CAPITOLO XVII<br />

Con questa voce dall’altare Giovanni presenta <strong>la</strong> promessa fatta quando, in<br />

occasione dell’apertura del quinto sigillo, il sangue dei martiri gridava: «Fino a<br />

quando, o nostro Signore che sei santo e verace, non hai tu giudizio e non vendichi il<br />

nostro sangue su quelli che abitano sopra <strong>la</strong> terra?» A loro fu detto che si «riposassero<br />

ancora un po’ di tempo, finché fosse completato il numero dei loro fratelli e compagni<br />

che saranno uccisi come voi». 69<br />

Con <strong>la</strong> guerra fatta ai credenti, presentata in Apocalisse XIII:16, con i suoi<br />

imprigionamenti e morti si completa il numero dei martiri. Questa terza piaga ne è <strong>la</strong><br />

conseguenza: il giudizio di Dio su una generazione ribelle. La persecuzione descritta<br />

in Apocalisse XVII:14 non provocherà martiri perché, dopo il tempo concesso da Dio<br />

agli uomini perché si ravvedano, il sangue dei martiri non sarà più fermento di nuove<br />

vite e conversioni. 70<br />

Quarta piaga<br />

704<br />

«Poi il quarto angelo versò <strong>la</strong> sua coppa sul sole; e al<br />

sole fu dato di bruciare gli uomini col fuoco. E gli uomini<br />

furono arsi di gran calore; e bestemmiarono il nome di Dio<br />

che ha <strong>la</strong> potestà su queste piaghe, e non si ravvidero per<br />

dargli gloria». 71<br />

La quarta piaga comporta una arsura insopportabile. La campagna, i raccolti<br />

rovinati dal<strong>la</strong> mancanza di acqua verranno bruciati dal sole. Saranno le conseguenze<br />

del buco dell’ozono?<br />

Questi primi quattro f<strong>la</strong>gelli si completano a vicenda. Pur essendo universali non si<br />

estenderanno su tutta <strong>la</strong> terra altrimenti distruggerebbero <strong>la</strong> vita stessa.<br />

Come per l’Egitto si è cercato di dare una spiegazione sulle cause di quelle<br />

ca<strong>la</strong>mità, così <strong>la</strong> scienza domani cercherà di sentenziare sul perché dei disastri<br />

ambientali; ma come il cuore di Faraone si indurì di fronte al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio<br />

annunciata da Mosè, così, invece di un sentimento di rimorso e di perdono, dal<strong>la</strong><br />

bocca degli uomini, colpiti dai f<strong>la</strong>gelli, eromperà un fiume di atroci bestemmie.<br />

Quadro di disperazione e di angoscia, ma purtroppo veritiero, che presenta <strong>la</strong><br />

conseguenza dell’atteggiamento dell’uomo nell’aver non abbandonato l’Eterno, ma<br />

rifiutato.<br />

69 Apocalisse 6:9-11. Vedere Appendice n. 10, p. 1025.<br />

70 Questa piaga su un piano spirituale può significare che quegli elementi del<strong>la</strong> società che sono stati ritenuti<br />

sorgenti di vita, di luci e nel nome dei quali l’uomo si è sentito sufficiente per rifiutare <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio e per costruire<br />

un mondo senza di lui, anche se a lui si riferiva, sono ora valutati corrotti e vengono rigettati perché <strong>diventa</strong>ti elementi<br />

di morte. Chi ha rifiutato l’acqua di vita del Signore non trova più neppure il piacere di dissetarsi al<strong>la</strong> propria acqua<br />

che è <strong>diventa</strong>ta sangue, simbolo di morte. Vedere Deuteronomio 8:7,8; Salmo 36:8,9 ; Proverbi 13:14; 14:2 ; 25:26;<br />

Isaia 12:3; 41:18; Geremia 2:13; 6:7; 17:8,13; 50:12,38; Ezechiele 47:1-12; Osea 13:15,16; Gioele 3:18-20;<br />

Zaccaria 13:1 ; Giovanni 4:10,11.<br />

71 Apocalisse 16:8,9.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

Se, come conseguenza del peccato, <strong>la</strong> natura ha dovuto produrre spine e triboli, nel<br />

tempo del<strong>la</strong> fine l’umanità raccoglierà o meglio subirà i risultati del<strong>la</strong> sua azione<br />

lenta, ma costante nel tempo.<br />

Nel tempo del<strong>la</strong> chiusura dei conti il testo biblico mette in risalto <strong>la</strong> separazione<br />

profonda che c’è tra le creature e Dio. 72<br />

Quinta piaga<br />

«Poi il quinto angelo versò <strong>la</strong> sua coppa sul trono del<strong>la</strong><br />

bestia; e il regno d’essa divenne tenebroso, e gli uomini si<br />

morsero <strong>la</strong> lingua dal dolore, e bestemmiarono l’Iddio del<br />

cielo a motivo dei loro dolori e delle loro ulcere; e non si<br />

ravvidero delle loro opere». 73<br />

Al tempo del<strong>la</strong> quinta piaga viene detto che i f<strong>la</strong>gelli, seppure terribili, non<br />

provocano <strong>la</strong> morte istantanea di coloro che vengono colpiti, gli uomini soffrono<br />

ancora del<strong>la</strong> prima, una ma<strong>la</strong>ttia non ancora esplosa sul pianeta Terra.<br />

Questa V piaga colpirà il trono del<strong>la</strong> bestia che non è altro che <strong>la</strong> città di Roma, 74<br />

antica capitale del mondo e dei cesari, <strong>la</strong> città eterna, che divenne <strong>la</strong> sede del potere<br />

religioso temporale.<br />

Che tenebre sono quelle che copriranno questo regno? Fisiche come in Egitto o<br />

morali? Se restassimo fedeli al principio adottato fino al<strong>la</strong> quarta piaga, dovremmo<br />

dire che saranno di carattere fisico, ma, ponendo<strong>la</strong> in re<strong>la</strong>zione al fatto che questa<br />

piaga riguarda chi ha accettato l’autorità, l’influenza, lo splendore del potere politico<br />

religioso che caratterizza lo scritto di Giovanni, abbiamo motivo di credere che siano<br />

delle tenebre morali, spirituali.<br />

Dal piano del<strong>la</strong> natura, dopo i primi quattro f<strong>la</strong>gelli, con il quinto si passa a quello<br />

ideologico, politico, economico, spirituale. Roma, il trono di Babilonia, cade<br />

improvvisamente in disgrazia, il suo regno si copre di tenebre e l’epoca del<strong>la</strong> sua<br />

prosperità è finita. Apocalisse XVIII descrive bene questo declino e le sue<br />

conseguenze. I sogni di grandezza e di gloria vanno in fumo. Questa piaga produce un<br />

ulteriore smarrimento in tutti coloro che avevano posto nel<strong>la</strong> sede papale le loro<br />

speranze. «Poiché el<strong>la</strong> diceva in cuor suo: “Io siedo regina e non sono vedova e non<br />

vedrò mai cordoglio”, perciò in uno stesso giorno verranno le sue piaghe, mortalità,<br />

cordoglio e fame, e sarà consumata dal fuoco; poiché potente è il Signore Iddio che<br />

l’ha giudicata. E i re del<strong>la</strong> terra che fornicavano e lussureggiavano con lei <strong>la</strong><br />

72 Questa piaga su un piano spirituale può significare che coloro che hanno il marchio del<strong>la</strong> bestia e hanno rifiutato <strong>la</strong><br />

grazie dell’Eterno sentono che il sole del<strong>la</strong> giustizia rimorde <strong>la</strong> loro coscienza tormentandoli. È un rimorso non come<br />

quello di Pietro traditore, che piange e spera (Matteo 26:75; Giovanni 21:15 e seg. ), ma è come quello di Giuda che<br />

maledice e si dispera ( Atti 1:16-19).<br />

73 Apocalisse 16:10,11.<br />

74 Apocalisse 13:2; vedere il nostro Capitolo IX.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 705


CAPITOLO XVII<br />

piangeranno e faranno cordoglio per lei quando vedranno il fumo del suo incendio; e<br />

standosene da lungi per tema del suo tormento diranno: “Ahi! Ahi! Babilonia, <strong>la</strong> gran<br />

città, <strong>la</strong> potente città! Il tuo giudizio è venuto in un momento!” I mercanti del<strong>la</strong> terra<br />

piangeranno e faranno cordoglio per lei, perché nessuno comprerà più le loro<br />

mercanzie... I mercanti... che sono stati arricchiti da lei se ne staranno da lungi per<br />

tema del suo tormento, piangendo e facendo cordoglio, e dicendo: “Ahi! Ahi! <strong>la</strong> gran<br />

città ch’era vestita di lino fino e di porpora e di scar<strong>la</strong>tto, e adorna d’oro e di pietre<br />

preziose e di perle! Una cotanta ricchezza è stata devastata in un momento”». 75<br />

Questa piaga presenta <strong>la</strong> sospensione di ogni attività sociale e commerciale sul<br />

territorio di quello che era l’antico Impero Romano: <strong>la</strong> città di Babilonia. La piaga<br />

cade sul trono e il regno del<strong>la</strong> bestia viene oscurato. Malgrado questo, nel<strong>la</strong> sesta<br />

piaga, i rappresentanti dei tre grandi blocchi: bestia: Europa; falso profeta: Stati Uniti<br />

d’America; dragone: gli antichi territori degli imperi di Babilonia, Persia e Grecia, si<br />

incontreranno per mediare una soluzione al problema mondiale, e dal sesto f<strong>la</strong>gello si<br />

passerà al<strong>la</strong> catastrofe del settimo. 76<br />

Sesta piaga<br />

706<br />

«Poi il sesto angelo versò <strong>la</strong> sua coppa sul gran fiume<br />

Eufrate e l’acqua ne fu asciugata affinché fosse preparata<br />

<strong>la</strong> via ai re che vengono dal levante. E vidi uscire dal<strong>la</strong><br />

bocca del dragone e dal<strong>la</strong> bocca del<strong>la</strong> bestia e dal<strong>la</strong> bocca<br />

del falso profeta tre spiriti immondi simili a rane; perché<br />

sono spiriti di demoni che fan dei segni e si recano dai re di<br />

tutto il mondo per radunarli per <strong>la</strong> battaglia del gran<br />

giorno dell’Iddio Onnipotente.<br />

(“Ecco io vengo come un <strong>la</strong>dro;<br />

beato colui che veglia<br />

e serba le sue vesti onde non cammini ignudo<br />

e non si vedano le sue vergogne”).<br />

Ed essi li radunarono nel luogo che si chiama in ebraico<br />

Harmaghedon (monte di Meghiddo)». 77<br />

Già W. Milligan nel secolo scorso, a proposito di questa piaga, diceva :<br />

«Probabilmente nessuna parte dell’Apocalisse ha ricevuto una varietà maggiore di<br />

interpretazioni quanto <strong>la</strong> prima asserzione di questa piaga. Chi sono quei re che<br />

vengono dal sol levante è il punto che deve essere determinato; e <strong>la</strong> risposta che<br />

generalmente viene data è che essi sono parte delle milizie anti cristiane, parte di quei<br />

75 Apocalisse 16:7sp,11,15,16.<br />

76 Chi ha rifiutato <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione cammina nelle tenebre, nel buio del<strong>la</strong> notte. La sede dell’ido<strong>la</strong>tria si<br />

spegne. L’evangelo dice che quando Giuda uscì dal<strong>la</strong> camera alta, dove aveva condiviso l’ultima cena del Signore<br />

«era notte» Giovanni 13:30.<br />

77 Apocalisse 16:12-16.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

re del mondo intero di cui si par<strong>la</strong> dopo, davanti ai quali Dio asciuga l’Eufrate<br />

affinché essi possano continuare una ininterrotta marcia verso una completa<br />

distruzione. Qualcosa può essere certamente detto su tale modo di vedere; esso si<br />

espone a serie obiezioni». 78<br />

Il fiume Eufrate viene interpretato con due prospettive differenti:<br />

- prospettiva letterale;<br />

- prospettiva allegorica.<br />

Eufrate: prospettiva letterale<br />

Questa spiegazione è debole e crediamo che sia poco sostenibile sul piano<br />

esegetico. Coloro che sostengono questa spiegazione, riconoscendo che il<br />

prosciugamento di un fiume, come l’Eufrate, non deve essere preso in senso letterale,<br />

perché un fiume non è mai stato un ostacolo insormontabile al<strong>la</strong> marcia di un esercito,<br />

e ancor meno oggi con <strong>la</strong> tecnologia d’avanguardia che le forze armate possiedono,<br />

considerano l’Eufrate nel<strong>la</strong> prospettiva geografica.<br />

Il fiume nel<strong>la</strong> simbologia profetica raffigura le nazioni che esso attraversa, 79 idea<br />

del resto che si esprime anche nel linguaggio corrente e letterario. Si par<strong>la</strong> delle rive<br />

del Tevere, del<strong>la</strong> Senna, del Tamigi, per indicare i Paesi che questi fiumi bagnano:<br />

Italia, Roma; Francia, Parigi; Inghilterra, Londra. È il linguaggio del<strong>la</strong> metonimia che<br />

con <strong>la</strong> parte indica il tutto.<br />

L’Eufrate sta dunque ad indicare le nazioni Iraq, Siria, Turchia i cui territori sono<br />

attraversati da questo fiume e anche l’Iran del quale segna il confine. 80 Il loro<br />

prosciugamento è una diminuzione di influenza per permettere ai re dell’Oriente di<br />

invadere l’Occidente.<br />

I re dell’oriente vengono identificati con i popoli che sono all’Est dell’Eufrate.<br />

Napoleone aveva detto nel 1811: «La Cina dorme. Lasciate<strong>la</strong> dormire! Solo Dio sa<br />

quello che succederà quando si risveglierà».<br />

78 Che noi riassumiamo:<br />

1. Già nel capitolo 9:14 il fiume Eufrate è lontano dall’essere un ostacolo al progresso dei nemici di Cristo, è perciò<br />

il simbolo del loro inondante e distruttivo potere;<br />

2. Nel capitolo 7:2 con l’espressione “dal sol levante” si indica <strong>la</strong> direzione dal<strong>la</strong> quale viene l’angelo per suggel<strong>la</strong>re<br />

il popolo di Dio...<br />

3. I re del “sol levante” non è detto che siano una parte dei re del mondo intero. Sono distinti e contrapposti a loro.<br />

4. “Per preparare <strong>la</strong> via”; anche il Battista ha preparato <strong>la</strong> via<br />

5. Il prosciugamento del fiume è una espressione che corrisponde nell’Antico Testamento al<strong>la</strong> liberazione del popolo<br />

d’Israele dai suoi nemici di Babilonia. MILLIGAN William, The Reve<strong>la</strong>tion of St John, London 1887, pp. 269-270.<br />

79 Vedere Isaia 8:7.<br />

80 Nel<strong>la</strong> sesta tromba (Apocalisse 9:13-21; vedere Appendice n. 11, p. 1084 e seg.) il gran fiume Eufrate, come<br />

hanno spiegato numerosi commentatori, rappresenta l’espansione del<strong>la</strong> potenza turca che ha costituito l’Impero<br />

Ottomano. Il prosciugamento del fiume dovrebbe quindi rappresentare il declino di questa potenza. Nel 1878, il<br />

Rosselet, <strong>la</strong> cui opinione era condivisa da altri, scriveva: «Il fiume Eufrate, <strong>la</strong> cui acqua viene meno, indica sia <strong>la</strong><br />

soppressione, sia per lo meno <strong>la</strong> riduzione al nul<strong>la</strong> dell’Impero Turco», oggi repubblica,. ROSSELET d’IVERNOIS<br />

Gustave-Adolphe, L’Apocalypse et <strong>la</strong> Histoire, Paris 1878. Il territorio dell’Impero Ottomano non è più un blocco, è<br />

stato suddiviso in Stati indipendenti che, seppure uniti etnicamente, mantengono tra loro delle profonde fratture.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 707


CAPITOLO XVII<br />

La Cina con il suo miliardo di abitanti, è un paese che ha bisogno di grandi aiuti<br />

per il suo sviluppo.<br />

Il Giappone, sconfitto nel<strong>la</strong> seconda guerra, è <strong>diventa</strong>to in poco più di vent’anni<br />

una delle principali potenze industriali. I suoi cento milioni di abitanti non trovano<br />

più spazio nel proprio Paese.<br />

L’immigrazione dell’Oriente verso l’Occidente è sempre crescente.<br />

Il pericolo giallo non è un mito, esiste e basta, l’Oriente alza <strong>la</strong> voce e l’Occidente<br />

lo sente al<strong>la</strong> propria porta.<br />

L’Oriente sta invadendo l’Occidente mettendolo in crisi con <strong>la</strong> sua industria, con<br />

<strong>la</strong> sua manodopera a basso costo, con i suoi prodotti e con <strong>la</strong> sua emigrazione. Anche<br />

religiosamente gli occidentali, che hanno delle credenze superficiali, vengono<br />

conquistati dallo spirito, dai misteri e dal fascino dell’Oriente.<br />

Senza fare del<strong>la</strong> fantapolitica, il Medio Oriente, i Paesi ad Ovest dell’Eufrate, sono<br />

al centro dell’interesse mondiale, sono il crocevia, <strong>la</strong> piazza pubblica sul<strong>la</strong> quale si<br />

giocano i destini dell’Occidente: Europa e Stati Uniti, Africa e Oriente. In questi<br />

territori c’è l’oro nero, il petrolio. Sono il nodo delle vie aere e marittime. La guerra<br />

del Golfo lo ha ampiamente dimostrato.<br />

Il conflitto arabo-israeliano non oppone so<strong>la</strong>mente due popoli, <strong>la</strong> loro tensione si<br />

ripercuote su tutti i popoli.<br />

Eufrate: prospettiva simbolica<br />

Come <strong>la</strong> Babilonia storica era protetta dal fiume Eufrate, così <strong>la</strong> Babilonia<br />

religiosa del tempo del<strong>la</strong> fine è difesa, sostenuta dai popoli che <strong>la</strong> seguono. 81 Come <strong>la</strong><br />

Babilonia storica è stata conquistata dal messia Ciro 82 - tipo del finale Messia<br />

liberatore - che ha fatto deviare il fiume Eufrate, 83 così <strong>la</strong> Babilonia spirituale<br />

giungerà al<strong>la</strong> sua fine quando le nazioni che <strong>la</strong> sostengono, abbandonando<strong>la</strong>, saranno<br />

<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> sua distruzione. 84<br />

In questa prospettiva i «re che vengono dall’Oriente» sono identificati con il<br />

Signore e i suoi angeli descritti in Apocalisse XIX. Il teologo Gerge Stéveny scrive:<br />

«La comparazione di questa espressione - “apo anatolès hélios” letteralmente: dal<br />

levante del sole - nei passi seguenti Luca I:78; Matteo XXIV:27; Apocalisse VII:2;<br />

81 Apocalisse 17:15.<br />

Il fiume Eufrate è menzionato per <strong>la</strong> prima volta in Genesi 2:4. Il nome significa: ruscello, mare, inondazione,<br />

fiume. Molti testi lo descrivono come una linea di confine che separa <strong>la</strong> terra d’Israele da quel<strong>la</strong> di Babilonia (vedere<br />

Giosuè 24:2,3,14,15; Genesi 15:18, ecc.). In Isaia 8:7,8 abbiamo un tipico esempio dell’uso di questo fiume con<br />

riferimento al<strong>la</strong> catastrofica invasione dell’Assiria. Sia Daniele che Giovanni utilizzano il termine inondazione come<br />

sinonimo di invasione (Daniele 9:26; 11:40; Apocalisse 12:15,16). Ci sembra quindi probabile che l’Apostolo con il<br />

suo riferimento all’Eufrate in Apocalisse 16 si riferisca al<strong>la</strong> guerra che viene menzionata in 17:14. Le acque sono<br />

chiaramente dichiarate “popoli e moltitudini e nazioni e lingue” che sono ostili al popolo di Dio, Apocalisse 17:15.<br />

82 Isaia 44:28; 45:1-13.<br />

83 Isaia 41:44-47; Geremia 50 e 51; Daniele 5.<br />

84 Apocalisse 17:2,16.<br />

708<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

XVIII:1; rive<strong>la</strong> che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca “anatoles” può essere indicata per designare<br />

l’origine celeste di un messaggio o di un avvenimento. È pure applicata più volte al<br />

Cristo in persona in una forma esplicita. Non è lui precisamente il sole di giustizia,<br />

luce del mondo? 85 Si rileva ancora che Gesù è nominato “leone del<strong>la</strong> tribù di<br />

Giuda”, 86 tribù che aveva le sue tende - nel deserto del Sinai dopo <strong>la</strong> liberazione<br />

d’Israele dall’Egitto - a Oriente, verso il levante. 87 Inoltre, il redentore (il liberatore<br />

Ciro) che trionfa su Babilonia, appare lui stesso anche “dal sole levante”. 88 Per tutto<br />

ciò, i re che vengono dall’Oriente possono designare Gesù che ritorna sulle nuvole dei<br />

cieli con “gli eserciti che sono nel cielo”, 89 che corrisponde all’effetto ottico, per un<br />

osservatore che assiste al<strong>la</strong> scena in visione: a causa del<strong>la</strong> rotazione del<strong>la</strong> terra, Gesù<br />

appare naturalmente a levante. E si annuncia esplicitamente: “Ecco io vengo come un<br />

<strong>la</strong>dro”! 90 Ecco ancora un dettaglio da non negligere. Due visioni so<strong>la</strong>mente,<br />

nell’Apocalisse, sono accompagnate da “un gran segno nel cielo” 91 : <strong>la</strong> prima si<br />

riferisce senza alcun dubbio all’incarnazione di Gesù. Rispettiamo il parallelismo<br />

dicendo che <strong>la</strong> seconda si applica al<strong>la</strong> sua venuta in gloria». 92<br />

A. Plummer si esprime nello stesso modo: «“I re dell’est” sono certamente le forze<br />

che vengono da parte di Dio. Molti scrittori vedono un’allusione a Cristo e ai suoi<br />

santi. Il sole è una frequente figura di Cristo nel<strong>la</strong> Scrittura 93 . I re dell’est possono<br />

così essere identificati con gli eserciti del capitolo XIX:11-16». 94<br />

I protagonisti del<strong>la</strong> battaglia<br />

Giovanni presenta i protagonisti principali di questa piaga, che sfocia «nel<strong>la</strong><br />

battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente»: dragone, bestia, falso profeta e i re<br />

del<strong>la</strong> terra.<br />

Noi riteniamo di identificarli nel modo seguente:<br />

- <strong>la</strong> bestia ha per corpo geografico quello dell’antico Impero Romano <strong>la</strong>tino, cioè<br />

l’Europa, il cui trono è Roma. Par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, l’Apocalisse<br />

precisa: «Le dieci corna... (cioè <strong>la</strong> nazioni che occupano il territorio dell’antico<br />

Impero Romano)... hanno uno stesso pensiero e daranno <strong>la</strong> loro potenza e <strong>la</strong> loro<br />

autorità al<strong>la</strong> bestia per un’ora». 95<br />

85<br />

Ma<strong>la</strong>chia 4:2; Giovanni 9:5; 2 Pietro 1:19; ecc.<br />

86<br />

Apocalisse 5:5.<br />

87<br />

Numeri 2:1-3.<br />

88<br />

Isaia 41:2,25; 46:11.<br />

89<br />

Apocalisse 19:14.<br />

90<br />

Apocalisse 16:15.<br />

91<br />

Apocalisse 12:1-3; 15:1.<br />

92<br />

STÉVENY George, Harmaguédon, in Signes des Temps, n. 2, 1976, p. 24. Vedere Appendice n. 13.<br />

93<br />

Confr. Ma<strong>la</strong>chia 4:4; Zaccaria 3:8 e 6:12; Luca 1:78 e 7:2; 12:1; 22:16.<br />

94<br />

PLUMMER A, Reve<strong>la</strong>tion - The Pulpit Commentary, ed. H.D.M. Spence - Joseph S. Exell, New York e London<br />

1909, p. 395.<br />

95<br />

Apocalisse 17:12,13; vedere il nostro Capitolo XIX.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 709


CAPITOLO XVII<br />

- Il falso profeta, o <strong>la</strong> seconda bestia di Apocalisse XIII, ha come corpo geografico<br />

quello degli Stati Uniti d’America con il suo protestantesimo fondamentalista che si<br />

avvarrà del potere politico per esercitare un’azione dispotica come il cattolicesimo<br />

nel Medio Evo.<br />

- Il dragone non crediamo rappresenti l’ateismo o lo spiritismo, come è stato creduto<br />

da diversi studiosi. Riteniamo che il dragone rappresenti i territori geografici delle<br />

prime tre bestie presentate dal profeta Daniele nel capitolo VII del suo libro.<br />

L’Apocalisse, al capitolo XII, presenta il dragone come il principe di questo mondo,<br />

che esercita il suo dominio mediante gli imperi del<strong>la</strong> statua di Daniele II che si<br />

contrappongono al popolo di Dio; ha le sue sette teste incoronate. All’inizio del<br />

capitolo XIII viene detto che il dragone donò al<strong>la</strong> bestia il suo trono. Il potere del<br />

dragone aveva all’origine <strong>la</strong> sua sede in Babel, Babilonia, da dove si è irradiato in<br />

tutto il mondo. Da Babilonia, <strong>la</strong> sede del dragone, il culto al<strong>la</strong> creatura, all’uomo, si<br />

sposta verso Occidente, transitando da Pergamo, 96 per poi trasferirsi definitivamente<br />

a Roma dove il dragone, dopo aver ceduto, nel V secolo, il suo trono al potere che <strong>la</strong><br />

domina, il quale nel nome dell’evangelo, diviene il suo luogotenente. Il dragone<br />

scomparso dal palcoscenico profetico, riteniamo che sia ritornato sui suoi passi in<br />

Oriente per creare un nuovo sistema politico-religioso che nel tempo sarebbe stato<br />

di grande ostacolo all’annuncio del<strong>la</strong> verità di Dio. Giovanni nel testo che noi<br />

prendiamo in considerazione dice che il dragone si presenta nuovamente, nel tempo<br />

del<strong>la</strong> fine, in occasione di questa VI piaga. Daniele par<strong>la</strong>ndo del potere delle tre<br />

prime bestie, che vide sorgere dal mare e che rappresentavano gli Imperi di<br />

Babilonia, Medo-Persia, Grecia, disse: «Il loro dominio fu tolto, fu loro concesso un<br />

prolungamento di vita per un tempo determinato» 97 nel quale dovranno esercitare<br />

nuovamente <strong>la</strong> loro forza, un loro potere, prima di essere assieme al<strong>la</strong> quarta bestia o<br />

al<strong>la</strong> bestia di Giovanni, distrutte per sempre. Pensiamo quindi che le popo<strong>la</strong>zioni dei<br />

primi tre imperi di Daniele, caratterizzate da secoli di fede is<strong>la</strong>mica, nel tempo del<strong>la</strong><br />

fine ritorneranno a svolgere un ruolo determinante per i destini del<strong>la</strong> terra. Crediamo<br />

quindi che si possa pensare che, nel<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, il dragone raffiguri i<br />

Paesi mussulmani dell’Oriente.<br />

- I re del<strong>la</strong> terra riteniamo che corrispondano ai popoli e ai territori geografici che<br />

non sono incorporati da quelli del dragone, del<strong>la</strong> bestia e del falso profeta.<br />

Giovanni vede uscire dal<strong>la</strong> bocca del<strong>la</strong> triade satanica, 98 dalle tre grandi divisioni<br />

del mondo politico-religioso, tre spiriti immondi simili a rane che vanno da tutti i re<br />

del<strong>la</strong> terra per unirli per <strong>la</strong> battaglia del giorno dell’Onnipotente.<br />

96 Apocalisse 2:13.<br />

97 Daniele 7:12.<br />

98 Crediamo opportuno rilevare una caratteristica che accomuna questi tre mostri. In tutti i territori geografici del<br />

corpo di queste tre potenze, l’elemento religioso è <strong>la</strong> forza che si ripercuote nel<strong>la</strong> vita politica e sociale dei popoli sui<br />

quali esse estendono <strong>la</strong> propria egemonia.<br />

Sul territorio del<strong>la</strong> bestia, l’Europa dell’antico Impero Romano, <strong>la</strong> figura del papato con <strong>la</strong> sua influenza religiosa<br />

è già stata espressa in diverse occasioni in questo <strong>la</strong>voro.<br />

Sul territorio del falso profeta, gli Stati Uniti, l’elemento religioso cristiano (fondamentalista) riuscirà a<br />

condizionare <strong>la</strong> vita politica e i suoi governanti emaneranno delle leggi con le quali imporranno il marchio del<strong>la</strong> bestia<br />

710<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

L’immagine delle rane è partico<strong>la</strong>rmente eloquente. Questo animale è impuro,<br />

considerato da molti popoli del passato come strumento di maledizione, è anche,<br />

come dice L. Bonnet: «Un simbolo dell’ampollosità ridico<strong>la</strong> e del<strong>la</strong> loquacità<br />

chiassosa». Questi spiriti di demoni hanno <strong>la</strong> loro origine nelle seduzioni di Satana,<br />

hanno in comune <strong>la</strong> dottrina dell’immortalità naturale dell’anima, <strong>la</strong> continuazione<br />

del<strong>la</strong> vita dopo <strong>la</strong> morte, insegnamento centrale del cristianesimo apostata, dello<br />

spiritismo e di tutte le religioni. Nel nome di questa credenza si sono compiuti e si<br />

realizzeranno dei grandi segni, miracoli e prodigi. Nel passato re e imperatori avevano<br />

i loro maghi, astrologhi e indovini. Oggi, nel secolo del<strong>la</strong> razionalità, del<strong>la</strong> scienza,<br />

del<strong>la</strong> tecnologia e del post industriale, assistiamo allo stesso delirio. Ci sono capi di<br />

stato, di espressione cattolica, protestante o <strong>la</strong>ica che si fregiano di avere il proprio<br />

referente evocatore di spiriti o/e di forze paranormali. La New Age è l’ideologia<br />

sincretista di fine secondo millennio che unifica in una ideologia religiosa l’Occidente<br />

all’Oriente, il Sud al Nord del mondo.<br />

I «re di tutto il mondo» indicano i governi di quelle nazioni i cui popoli, pur con<br />

differenti forme religiose e anche atei, saranno sedotti dai segni di matrice spiritica<br />

del<strong>la</strong> triade diabolica e si alleeranno ai popoli del dragone, del<strong>la</strong> bestia e del falso<br />

profeta nel tentativo di arginare lo squilibrio del mondo a causa delle piaghe già<br />

creando una forma di governo, un sistema politico religioso simile a quello medioevale dell’Europa, quando <strong>la</strong><br />

componente religiosa influenzava direttamente quel<strong>la</strong> politica. Vedere il nostro Capitolo XV.<br />

Nei territori geografici del dragone, l’integralismo is<strong>la</strong>mico, che ambisce al<strong>la</strong> is<strong>la</strong>mizzazione del<strong>la</strong> Terra, è una<br />

doppia reazione sociale nel nome di Al<strong>la</strong>h. È una duplice reazione. All’esterno, nei confronti dei Paesi Occidentali,<br />

all’interno nei confronti del<strong>la</strong> propria c<strong>la</strong>sse governante. Nei confronti dell’estero si contesta l’imperialismo<br />

dell’America e dell’Europa le cui ricchezze sono viste come il risultato dello sfruttamento delle nazioni povere.<br />

All’interno, nei confronti dei propri governanti perché non sono in una posizione di rottura con l’Occidente, vivono<br />

con le sue stesse ambizioni di ricchezza, e non operano nell’ambito dei propri paesi per rendere <strong>la</strong> vita meno difficile<br />

al<strong>la</strong> stragrande maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. Si assiste quindi a uno sfarzo iniquo, colposo, al godimento di beni da<br />

parte di pochi e a una miseria offensiva del<strong>la</strong> dignità umana da parte dei più. Vedere KEPEL Gilles, La Rivincita di Dio,<br />

ed. Rizzoli, Mi<strong>la</strong>no 1991, pp. 25-62.<br />

La triade satanica nel<strong>la</strong> battaglia del gran giorno si contrappone al<strong>la</strong> trinità di Dio. Il testo biblico presenta dei<br />

parallelismi significativi.<br />

Apocalisse 4 e 5 presenta Dio Padre, l’Agnello immo<strong>la</strong>to e lo Spirito Santo attorniati dai santi.<br />

La bestia (capitolo 13) ha sette teste e dieci corna, è ricoperta da nomi di bestemmia e perseguita i santi. È <strong>la</strong><br />

controfigura del dragone stesso descritto con sette teste e dieci corna e perseguitante il popolo di Dio (Apocalisse 12).<br />

Questa bestia ferita mortalmente ha ricevuto dal dragone il suo trono e <strong>la</strong> sua podestà.<br />

Come Gesù, immagine dell’Eterno (Ebrei 1:1,2), dopo <strong>la</strong> sua ferita mortale è risuscitato grazie al Padre ed è<br />

asceso al cielo dove si è posto a sedere sul trono di Dio (Efesi 2:20-22), così <strong>la</strong> bestia, quale controfigura ed immagine<br />

dell’Avversario, anche lui padre, ma del<strong>la</strong> menzogna, sale dal mare, si siede sul trono di Satana e <strong>la</strong> testa ferita a<br />

morte guarita porta gli uomini ad adorare il dragone.<br />

Come <strong>la</strong> divinità è presentata da Padre, Figlio e Spirito Santo attorniati e adorati dai credenti e dagli angeli, così <strong>la</strong><br />

triade satanica: dragone, bestia e falso profeta, sono attorniati dai re e dagli abitanti del<strong>la</strong> terra che li ammirano.<br />

Come lo Spirito Santo, del quale il Cristo era ripieno, compie l’opera miracolosa di riportare le persone al Padre<br />

(Giovanni 16:13,14), così il falso profeta, che ha le corna simili a quelle dell’Agnello ma par<strong>la</strong> come un dragone,<br />

compie dei falsi miracoli per portare le persone ad adorare <strong>la</strong> bestia nel<strong>la</strong> propria immagine (Apocalisse 13:14,15).<br />

Come il messaggio finale di avvertimento è stato dato dal<strong>la</strong> Chiesa, raffigurata dai tre angeli di Apocalisse 14,<br />

sostenuti dal<strong>la</strong> potenza divina, e coloro che l’hanno fatto proprio hanno accettato i comandamenti di Dio (14:12) e<br />

sono usciti da Babilonia (18:4), così nel tempo del<strong>la</strong> fine tre spiriti immondi, espressione che richiama <strong>la</strong> triade<br />

satanica, andranno per tutta <strong>la</strong> terra per coalizzare gli oppositori di Dio per <strong>la</strong> grande battaglia. Vedere LaRondelle<br />

H.K., Chariots..., pp. 149,150.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 711


CAPITOLO XVII<br />

cadute. Ma questa alleanza senza Dio e contro Dio sfocerà nel<strong>la</strong> «battaglia del gran<br />

giorno dell’Iddio Onnipotente».<br />

La battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente<br />

Questa battaglia crediamo che avrà due poli:<br />

- guerra religiosa delle nazioni contro Dio e il suo popolo;<br />

- guerra tra i popoli che sfocia in una guerra civile tra gli abitanti del<strong>la</strong> terra.<br />

Che questa guerra sia militare <strong>la</strong> crediamo possibile perché l’unione tra le nazioni<br />

non ha come base <strong>la</strong> verità, l’amore, <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, Dio stesso, bensì il<br />

compromesso, l’inganno, <strong>la</strong> reciproca convenienza, l’utilità. Di conseguenza, come<br />

sempre, non potrà che sfociare nel<strong>la</strong> rivolta.<br />

L’apostolo Paolo par<strong>la</strong>ndo di quel tempo, di ciò che le nazioni riusciranno a<br />

realizzare in modo insolito, lo considera come un segno precursore dell’imminente<br />

ritorno di Gesù. Scrive: «<strong>Quando</strong> diranno: “Pace e sicurezza”, allora di subito una<br />

improvvisa rovina piomberà loro addosso». 99<br />

Questa guerra militare con spostamento di eserciti crediamo sia descritta da<br />

Daniele negli ultimi versetti del capitolo XI, e quel tempo è presentato come un<br />

tempo d’angoscia quale non se ne ebbe mai, da quando esistono nazioni fino a<br />

quell’epoca. 100<br />

Questo conflitto tra popoli <strong>diventa</strong> anche una guerra nell’interno degli stessi Paesi<br />

perché le nazioni che hanno sostenuto Babilonia le si rivolteranno contro e<br />

«odieranno <strong>la</strong> meretrice e <strong>la</strong> renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda, e mangeranno le sue carni e<br />

<strong>la</strong> consumeranno col fuoco». 101<br />

Che <strong>la</strong> guerra sia religiosa si deduce dall’esortazione al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza che Cristo<br />

rivolge al<strong>la</strong> sua Chiesa: «Io vengo come un <strong>la</strong>dro; beato colui che veglia». Il termine<br />

greco usato da Giovanni è “polemos” battaglia. Questa espressione, oltre ad indicare<br />

le guerre militari, serve frequentemente ad indicare un conflitto spirituale, nel<strong>la</strong><br />

prospettiva del<strong>la</strong> guerra 102 millenaria tra Cristo e Satana. 103 Giovanni ha descritto<br />

questa battaglia quando scrive al capitolo XVII: «Costoro - le nazioni europee<br />

vassalle di Roma si pongono al servizio del<strong>la</strong> donna Babilonia - guerreggeranno<br />

contro l’Agnello, e l’Agnello li vincerà, perché egli è il Signore dei signori e il Re dei<br />

re; e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli eletti e fedeli». 104<br />

Il testo di Giovanni ci presenta un «combattimento universale, di natura<br />

eminentemente spirituale, nel quale si oppongono tutte le forze del male sotto <strong>la</strong><br />

99<br />

1 Tessalonicesi 5:3.<br />

100<br />

Daniele 11:40-45; 12:1. Vedere il nostro Capitolo XX.<br />

101<br />

Apocalisse 17:11.<br />

102<br />

L’espressione greca polemos - “guerra” si contrappone a machè - “battaglia” 2 Corinti 7:2; 2 Timoteo 2:23;<br />

Giacomo 4:1.<br />

103<br />

Apocalisse 11:7; 12:17; 13:7; 19:19; 20:8.<br />

104 Apocalisse 17:14; 13:17.<br />

712<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

bandiera di Satana a tutte le forze del bene sotto quel<strong>la</strong> di Cristo». 105 Questa<br />

coalizione delle forze del mondo nasce per combattere Cristo Gesù e <strong>la</strong> sua Chiesa.<br />

Giovanni, par<strong>la</strong>ndo di questa battaglia, scrive: «E vidi <strong>la</strong> bestia e i re del<strong>la</strong> terra e i<br />

loro eserciti radunati per muovere guerra a colui che cavalca il cavallo e all’esercito<br />

suo. Colui che cavalca il cavallo si chiama il Fedele ed il Verace... dal<strong>la</strong> bocca gli<br />

usciva una spada affi<strong>la</strong>ta per percuotere con essa le nazioni; ed egli le reggerà con <strong>la</strong><br />

verga di ferro, e calcherà il tino dell’ardente ira dell’Onnipotente Iddio. E sul<strong>la</strong> veste<br />

e sul<strong>la</strong> coscia porta scritto questo nome: Re dei re, Signore dei signori. - La bestia fu<br />

presa e con lei fu preso il falso profeta che aveva fatto i miracoli davanti a lei.<br />

Ambedue furono gettati vivi nello stagno ardente di fuoco e di zolfo». 106<br />

Luogo del<strong>la</strong> battaglia: Harmaghedon<br />

In ebraico Harmaghedon significa semplicemente monte (Har) di Meghiddo.<br />

E. Renan, scoraggiato, dichiarava a proposito di Harmaghedon: «Enigma per noi<br />

indecifrabile». 107<br />

L’Antico Testamento par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> “valle di Meghiddo” e delle “acque di<br />

Meghiddo”. Questa valle è situata sull’altopiano di Esdrailon, vasta distesa<br />

triango<strong>la</strong>re <strong>la</strong> cui ipotenusa misura 50 chilometri.<br />

Essa ricorda il trionfo di Barac su Sisera, cantato da Debora; <strong>la</strong> battaglia nel<strong>la</strong><br />

quale morì il re di Giuda, che volle contrastare il faraone Neco; in guerra per ordine di<br />

Dio, contro l’Assiria che negli anni precedenti aveva fatto soffrire il popolo<br />

d’Israele; 108 e altre ancora fino a Napoleone. La valle di Meghiddo richiama al<strong>la</strong><br />

mente il monte Carmelo 109 con il quale confinava a Nord-Ovest, sul quale il profeta<br />

Elia, contrapponendosi ai sacerdoti di Baal, vince il sincretismo del popolo d’Israele<br />

che aveva minato <strong>la</strong> fede nell’Eterno. Questa pagina di <strong>storia</strong> sacra del passato ci<br />

invita a riflettere sul<strong>la</strong> realtà del presente dove un sincretismo religioso cristiano<br />

(pseudo ecumenico dove ognuno crede in quello che vuole del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio) e di<br />

influenza orientale, come <strong>la</strong> New Age, tendono a minare <strong>la</strong> spiritualità e l’identità dei<br />

figli di Dio prima del ritorno del proprio Signore.<br />

Non essendoci il monte di Meghiddo e non potendolo identificare con nessuna<br />

montagna vicina, 110 bisogna trovare il significato di Harmaghedon nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> stessa.<br />

«Il greco “eis ton topon”, tradotto per “nel luogo”, può essere reso anche con<br />

l’espressione “nel<strong>la</strong> situazione di”. Questo uso non è raro nel Nuovo Testamento. 111<br />

Noi siamo dunque in presenza di una convocazione simile a quel<strong>la</strong> che ha avuto Elia<br />

105<br />

G. Stéveny, o.c., p. 24.<br />

106<br />

Apocalisse 19:19,11s.p.,15,16,20; vedere 17:13,14.<br />

107<br />

Lo stesso Renan per Harmaghedon faceva allusione a Zaccaria 12:11 dove si par<strong>la</strong> del «lutto di Harmaghedon<br />

nel<strong>la</strong> valle di Meghiddo», vedere C. Brütsch, o.c., p. 270.<br />

108<br />

Giudici 4:5-19; 2 Cronache 35:20 e seg.<br />

109<br />

1 Re 18:16-18,21,36-39.<br />

110<br />

Si par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> città di Meghiddo. Viene menzionata nel XV secolo a.C. sul<strong>la</strong> tavoletta di El-Amarna.<br />

111<br />

Confr.: Atti 1:25; Romani 15:23; 1 Corinzi 14:16; Efesi 4:27; Ebrei 12:17.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 713


CAPITOLO XVII<br />

sul monte Carmelo, <strong>la</strong>rgamente descritta nell’Antico Testamento. Al tempo di Elia<br />

una scelta cruciale s’imponeva tra il vero Dio e i falsi dèi. Sul Carmelo si ebbe un<br />

celebre e terribile giudizio. Dio ebbe una ec<strong>la</strong>tante vittoria. Tutti i sacerdoti di Baal e<br />

di Astarte perirono. L’Harmaghedon apocalittica sarà il compimento solenne, <strong>la</strong><br />

realizzazione definitiva, terribile e pur tuttavia meravigliosa, dello stesso conflitto<br />

giunto al<strong>la</strong> sua fase ultima. Noi siamo in presenza di un nome immaginario come<br />

segno di confronto tra il Cristo e l’Anticristo accompagnati dai loro rispettivi<br />

sostenitori». 112<br />

Harmaghedon significherebbe: “Har-mo-ed”, “montagna del<strong>la</strong> riunione” 113 o<br />

come <strong>la</strong> trascrizione greca indica “Har-mo(gu)ed”, “montagna dell’assemblea” dove<br />

si riuniscono le potenze avverse a Dio, che rivendicano l’assomiglianza con lui e gli si<br />

contrappongono. Questo ricorda l’oracolo del profeta Isaia che descrive l’orgoglio di<br />

Lucifero del quale è scritto: «Tu dicevi in cuor tuo: “Io salirò in cielo, eleverò il mio<br />

trono al di sopra delle stelle di Dio; io mi assiderò sul monte dell’assemblea<br />

(Harmaghedon), nel<strong>la</strong> parte estrema del settentrione, salirò sul<strong>la</strong> sommità delle nubi,<br />

sarò simile all’Altissimo”». 114<br />

Harmaghedon, Har Megiddo, “montagna del massacro”, rievoca <strong>la</strong> valle di<br />

Giosafat e quindi il pensiero di Giovanni farebbe eco alle parole di Gioele:<br />

«Proc<strong>la</strong>mate questo fra le nazioni! “Preparate <strong>la</strong> guerra! Fate sorgere i prodi!<br />

S’accostino, salgano tutti gli uomini di guerra! Fabbricate spade con i vostri vomeri e<br />

<strong>la</strong>nce con le vostre roncole! Dica il debole: ‘Sono forte!’ Affrettatevi, venite, nazioni<br />

d’ogni intorno, e radunatevi!” Là, o Eterno, fa sorgere i tuoi prodi! “Si muovano e<br />

salgano le nazioni al<strong>la</strong> valle di Giosafat! 115 Poiché là io mi assiderò a giudicare le<br />

nazioni d’ogni intorno. Mettete <strong>la</strong> falce, poiché <strong>la</strong> messe è matura! Venite, calcate,<br />

poiché lo strettoio è pieno, i tini traboccano; poiché grande è <strong>la</strong> loro malvagità”.<br />

Moltitudini! moltitudini! nel<strong>la</strong> valle del Giudizio. Poiché il giorno dell’Eterno è<br />

vicino, nel<strong>la</strong> valle del Giudizio. Il sole e <strong>la</strong> luna s’oscureranno, e le stelle ritireranno il<br />

loro splendore. L’Eterno ruggirà - e i cieli e <strong>la</strong> terra saranno scossi; ma l’Eterno sarà<br />

un rifugio per il suo popolo». 116<br />

Harmaghedon, nel<strong>la</strong> «battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente»<br />

indicherebbe <strong>la</strong> ribellione universale dell’umanità contro Dio.<br />

112<br />

G. Stéveny, o.c., p. 25.<br />

113<br />

Vedere C. Brütsch, o.c., p. 270. LARRAYA J.A.O., Armaghedon, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia Elle-di-Ci, vol. I,<br />

col. 758,759.<br />

114<br />

Isaia 14:13,14.<br />

115<br />

«Secondo l’opinione di alcuni critici, che risale ad Eusebio, pare che questa valle abbia assunto il nome di<br />

Giosafat per il ricordo del<strong>la</strong> vittoria ottenuta dal monarca contro i nemici di Giuda: Moab, Meunim e Ammon (2<br />

Cronache 20:1-18); alluderebbe cioè al trionfo di Dio e degli Ebrei su tutte le nazioni nemiche.<br />

Il nome di questa valle non si trova in nessun testo precedente al IV secolo, però da allora <strong>la</strong> tradizione giudaica e<br />

cristiana e, più tardi, quel<strong>la</strong> mussulmana l’hanno identificata con <strong>la</strong> parte del<strong>la</strong> valle del Cedron che va da Sitti<br />

Maryam sino a Bi’r Eyub. Questa è <strong>la</strong> tradizione adottata da Eusebio, da san Gero<strong>la</strong>mo, ... e da altri. Fu combattuta già<br />

dal secolo V da san Cirillo di Alessandria... Basandosi sul gioco di parole possibile in questo passo, alcuni traducono<br />

“...nel<strong>la</strong> valle del Giudizio di Yahvé” (Giosafat significa “Yahvé giudica”) al posto di “...nel<strong>la</strong> valle di Giosafat”».<br />

Vedere voce Giosafat, valle di, Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, Elle-di-Ci, vol. III.<br />

116<br />

Gioele 3:9-16; vedere Matteo 24:29; Apocalisse 6:12-17.<br />

714<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

Riprendendo un pensiero di L.F. Were, che si oppone al letteralismo, possiamo<br />

dire che il letterale Est, il letterale trono, il letterale pane, <strong>la</strong> letterale “santa” acqua, il<br />

letterale altare, i letterali sacerdoti, i letterali vestiti, i letterali cande<strong>la</strong>bri, il letterale<br />

incenso, il letterale santuario terrestre, <strong>la</strong> letterale immagine, invece di considerarle<br />

delle illustrazioni dalle quali trarre un insegnamento, le letterali interpretazioni delle<br />

profezie che riguardano Israele e l’anticristo, il letterale “Harmaghedon” del<strong>la</strong><br />

Palestina, sono tutti letterali contraffazioni di quegli insegnamenti che sono, nel<br />

Nuovo Testamento, una applicazione al<strong>la</strong> Chiesa che è l’Israele spirituale. 117<br />

«Questa <strong>profezia</strong> - scrive G. Stéveny - interpel<strong>la</strong> ogni uomo individualmente. Chi<br />

non è con Gesù è contro di lui. Felice chi veglia». 118<br />

Il raduno è <strong>la</strong> sesta piaga, <strong>la</strong> settima descrive <strong>la</strong> rovina. 119<br />

Settima piaga<br />

«Poi il settimo angelo versò <strong>la</strong> sua coppa nell’aria; e<br />

una gran voce uscì dal tempio, dicendo: “È fatto”. E si<br />

fecero <strong>la</strong>mpi e voci e tuoni; e ci fu un gran terremoto, tale<br />

che da quando gli uomini sono stati sul<strong>la</strong> terra, non si ebbe<br />

mai terremoto così grande e così forte. E <strong>la</strong> gran città fu<br />

divisa in tre parti, e le città delle nazioni caddero: e Dio si<br />

ricordò di Babilonia <strong>la</strong> grande per darle il calice del vino<br />

del furore dell’ira sua. E ogni iso<strong>la</strong> fuggì e i monti non<br />

furono più trovati. E cadde dal cielo sugli uomini una<br />

gragno<strong>la</strong> grossa dal peso di circa un talento; e gli uomini<br />

bestemmiarono Iddio a motivo del<strong>la</strong> piaga del<strong>la</strong> gragno<strong>la</strong>;<br />

perché <strong>la</strong> piaga d’essa era grandissima». 120<br />

Con <strong>la</strong> settima piaga tutto si compie: «È fatto». «Nei giorni del<strong>la</strong> voce del settimo<br />

angelo, quando egli suonerà, si compirebbe il mistero di Dio. Ed il settimo angelo<br />

suonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad<br />

essere del Signore nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà nei secoli dei secoli». 121 Nel<br />

capitolo XVII:17 Giovanni scrive: «Le Parole di Dio sono compiute».<br />

L’affermazione «è fatto» risuona tre volte nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’uomo: 122<br />

- sul<strong>la</strong> croce Gesù inaugura il tempo del<strong>la</strong> fine, il Regno dei cieli si compie;<br />

117<br />

WERE L.F., The Certainty of the Third Angel’s Message, pp. 78,79.<br />

118<br />

G. Stéveny, o.c., p. 25<br />

119<br />

«Chi provoca l’assemblea? La maggioranza delle traduzioni dicono: “essi li radunarono”, al plurale, mentre<br />

l’originale impiega il singo<strong>la</strong>re: “egli li riunì”, in coordinazione con ciò che precede. Poiché è il Cristo in persona che<br />

par<strong>la</strong> al versetto 15, non sarebbe anche qui il soggetto del verbo? Generalmente si va a cercare il soggetto al versetto<br />

14, “gli spiriti dei demoni”, che essi pure “riuniscono”. In questo caso l’armonia tipologica è meno chiara, poiché al<br />

Carmelo è Elia, tipo di Cristo, che ha <strong>la</strong>nciato <strong>la</strong> sfida» Idem.<br />

120<br />

Apocalisse 16:17-21.<br />

121 Apocalisse 10:7; 11:15.<br />

122 Giovanni 19:30; Apocalisse 16:17; 21:5.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 715


CAPITOLO XVII<br />

- qui in occasione del<strong>la</strong> VII piaga a conclusione di questo tempo del<strong>la</strong> fine;<br />

- dopo il giudizio universale con l’inaugurazione del<strong>la</strong> nuova terra.<br />

La settima piaga conduce all’epilogo del dramma terrestre. Viene versata nell’aria,<br />

elemento più vasto che si estende quanto il firmamento sul<strong>la</strong> terra e sul mare.<br />

In questo f<strong>la</strong>gello sono mesco<strong>la</strong>ti fenomeni cosmici e fenomeni raffigurati sotto<br />

l’emblema di simboli.<br />

Giovanni contemp<strong>la</strong>ndo l’apertura del sesto sigillo, come già aveva annunciato<br />

Gioele, vide: «Un gran terremoto, il sole divenne nero come un cilicio di crine. e tutta<br />

<strong>la</strong> luna diventò come sangue; e le stelle del cielo caddero sul<strong>la</strong> terra come quando un<br />

fico scosso da gran vento <strong>la</strong>scia cadere i suoi fichi immaturi. Il cielo si ritrasse come<br />

una pergamena che si arroto<strong>la</strong>; e ogni montagna e ogni iso<strong>la</strong> fu rimossa dal suo luogo.<br />

E i re del<strong>la</strong> terra e i grandi e i capitani; e i ricchi; e i poveri e ogni servo e ogni libero<br />

si nascosero nelle spelonche e nelle rocce dei monti, e dicevano ai monti e alle rocce:<br />

“Cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che siede sul trono e dall’ira<br />

dell’Agnello”»; Gesù aveva predetto: «Dopo l’afflizione di quei giorni, il sole si<br />

oscurerà e <strong>la</strong> luna non darà più il suo splendore». Isaia aveva annunciato: «La terra si<br />

schianterà tutta; <strong>la</strong> terra si screpolerà interamente, <strong>la</strong> terra tremerà e traballerà. La<br />

terra barcollerà come un ebbro, vacillerà come una capanna. Il suo peccato grava su<br />

lei; ed essa cade, e non si rialzerà mai più». 123<br />

Allora sul campo di battaglia le “uve” (i non salvati), a differenza del “buon<br />

grano” (i salvati) raccolto nei granai di Dio, vengono gettate «nel gran tino dell’ira di<br />

Dio. Dal tino uscì del sangue che giungeva sino ai freni dei cavalli per una distesa di<br />

milleseicento stadi» 124 circa 300 chilometri: «<strong>la</strong> lunghezza approssimativa del<strong>la</strong><br />

Palestina», di poco superiore da Dan a Béersebah, le due località di confine dal Nord<br />

al Sud, come hanno riconosciuto diversi commentatori. Scrive il prof. J. Doukhan: «Il<br />

numero è sicuramente simbolico. Gioca sul<strong>la</strong> cifra “quattro” (4x4x100), che come si<br />

sa è una connotazione dell’universalità geografica “tutta <strong>la</strong> terra”, in Apocalisse come<br />

nel libro di Daniele 125 , una maniera per dire che il castigo prende delle proporzioni<br />

mondiali. Inoltre è il solo numero al quadrato (4x4) dell’Apocalisse con i<br />

centoquarantaquattromi<strong>la</strong> (12x12), e questa corrispondenza suggerisce un certo<br />

rapporto tra le due entità che questi due numeri al quadrato rappresentano: il campo<br />

del<strong>la</strong> terra (numero 4) è <strong>la</strong> controparte del campo dell’alleanza con Dio (numero<br />

12=4x3)». 126<br />

«E Dio si ricordò di Babilonia <strong>la</strong> grande per darle il calice del vino del furore del<strong>la</strong><br />

sua ira». Apocalisse XVII e XVIII presenta come questo versetto avrà <strong>la</strong> sua<br />

realizzazione. «La gran città fu divisa in tre parti»; può corrispondere al «mondo<br />

cristiano, che oggi tenta di mantenere un certo equilibrio ed una parvenza di unità fra<br />

123<br />

Apocalisse 6:12-16; vedere Gioele 3:9-16; Matteo 24:29; Isaia 24:19,20.<br />

124<br />

Apocalisse 14:19,20.<br />

125<br />

Apocalisse 4:6; Daniele 7:3,4.<br />

126<br />

DOUKHAN Jacques, Le cri du ciel, ed. Vie et Santé, Dammarie-les-Lys 1996, p. 192.<br />

716<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LE ULTIME PIAGHE PRIMA DELLA LIBERAZIONE<br />

i diversi stati che lo comprendono, si romperà violentemente, a seconda delle sue<br />

credenze religiose, in tre parti: romana, protestante, greca». 127<br />

Le nazioni europee che avevano dato il loro potere al<strong>la</strong> Santa Sede, che già in<br />

precedenza era riuscito a raccogliere attorno a sé tutta <strong>la</strong> cristianità apostata<br />

(Babilonia), rigetteranno <strong>la</strong> sua politica, rompendo <strong>la</strong> loro breve alleanza con lui<br />

durata «un’ora» 128 . A causa del<strong>la</strong> natura empia delle sue azioni i popoli gli si<br />

rivolteranno contro e «le dieci corna-regni... odieranno <strong>la</strong> meretrice, e <strong>la</strong> renderanno<br />

deserta, e nuda; e mangeranno le sue carni, e bruceranno lei col fuoco. Perché Iddio<br />

ha messo nel cuor loro di eseguire <strong>la</strong> sua sentenza...». 129<br />

« E le città delle nazioni caddero».<br />

L’alleanza avvenuta al tempo del<strong>la</strong> VI piaga tra il dragone, <strong>la</strong> bestia e il falso<br />

profeta e con tutti i re del<strong>la</strong> terra si frammenterà e allora crediamo si compiranno le<br />

parole del profeta Zaccaria: «Questa sarà <strong>la</strong> piaga con <strong>la</strong> quale l’Eterno colpirà tutti i<br />

popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme (simbolo del popolo di Dio): <strong>la</strong> loro<br />

carne si consumerà mentre staranno in piedi, gli occhi si struggeranno loro nelle<br />

orbite, <strong>la</strong> loro lingua si consumerà nel<strong>la</strong> loro bocca. E avverrà in quel giorno che vi<br />

sarà tra loro un gran tumulto prodotto dall’Eterno; ognuno d’essi afferrerà <strong>la</strong> mano<br />

dell’altro, e <strong>la</strong> mano dell’uno si leverà contro <strong>la</strong> mano dell’altro...». 130<br />

Ad abbattere l’umanità impenitente, ribelle, non saranno le armi degli uomini che<br />

con i loro mezzi di distruzione atomici potrebbero sgreto<strong>la</strong>re <strong>la</strong> terra, ma il braccio<br />

soccorritore di Dio, il quale, togliendo <strong>la</strong> sua protezione all’umanità, <strong>la</strong>sciando che il<br />

male prenda il sopravvento sul<strong>la</strong> natura che l’uomo ha alterato, permetterà che le<br />

stelle, cadendo, colpiscano gli uomini con una gragno<strong>la</strong> del peso di un talento, circa<br />

45 Kg.<br />

È <strong>la</strong> grazia che trasforma i cuori non il castigo; «gli uomini impenitenti<br />

bestemmieranno Dio a motivo del<strong>la</strong> piaga del<strong>la</strong> grandine perché era grandissima».<br />

Conclusione<br />

Il segno che gli apostoli avevano chiesto a Gesù per potere conoscere il momento<br />

del suo ritorno si compirà con i fenomeni del<strong>la</strong> VII piaga. E allora: «Subito dopo<br />

l’afflizione di quei giorni, il sole si oscurerà, e <strong>la</strong> luna non darà il suo splendore, e le<br />

stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scrol<strong>la</strong>te... E quando l’angelo<br />

ebbe aperto il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per circa lo spazio di<br />

mezz’ora... Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo, ed allora tutte le<br />

tribù del<strong>la</strong> terra faranno cordoglio perché vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle<br />

127 ROUGEMONT Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 312. «La gran città è prima di tutto <strong>la</strong><br />

bestia intera e in generale è <strong>la</strong> cristianità che comprende le nazioni civilizzate. È <strong>la</strong> Chiesa mondanizzata, romana,<br />

greca e protestante» STEINHEIL G., Étude prophétique, Paris 1861, pp. 80,83.<br />

128 Apocalisse 17:12.<br />

129 Apocalisse 17:16,17; versione Diodati.<br />

130 Zaccaria 14:12,14.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 717


CAPITOLO XVII<br />

nuvole del cielo con gran potenza e gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di<br />

tromba a radunare i suoi eletti dall’un capo all’altro dei cieli... (Al suonare del<strong>la</strong><br />

tromba) i morti in Cristo risusciteranno (e i) viventi... verranno insieme con loro rapiti<br />

sulle nuvole ad incontrare il Signore nell’aria; e così saranno sempre col Signore...<br />

(Zaccaria aveva detto, dopo aver descritto l’ultima piaga), e avverrà che tutti quelli<br />

che saranno rimasti di tutte le nazioni venute contro Gerusalemme (cioè che non<br />

hanno partecipato al<strong>la</strong> battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente perché nelle<br />

loro nazioni erano i cittadini del<strong>la</strong> capitale del regno di Dio) saliranno d’anno in anno<br />

a prostrarsi davanti al Re, all’Eterno degli eserciti». 131<br />

La nuova realtà del<strong>la</strong> vita passerà attraverso un parto doloroso. Il quadro profetico<br />

è buio, ma è anche messaggero di speranza, di luce. Nel Signore il domani è sempre<br />

portatore di vita. Beato chi ha fatto del Signore il proprio Dio.<br />

131<br />

Matteo 24:3,29; Apocalisse 8:1; Matteo 24:30,31; 1 Tessalonicesi 4:10,17; Zaccaria 14:15. Siamo noi che<br />

abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

718<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo XVIII<br />

I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

“È in questo momento che i fedeli devono levarsi e<br />

far bril<strong>la</strong>re <strong>la</strong> loro luce, poiché <strong>la</strong> gloria del<br />

Signore li avvolge” Ellen White 1 .<br />

I 144.000 dell’Apocalisse sono stati motivo di dispute e controversie tra gli<br />

studiosi dell’Apocalisse ed il loro numero è familiare ai lettori del<strong>la</strong> Bibbia. Leggiamo<br />

questa cifra due volte e in due capitoli distinti del libro dell’apostolo Giovanni: VII e<br />

XIV. 2 Diverse sono state le spiegazioni date e ci è gradito dare il nostro contributo.<br />

Il capitolo VII dell’Apocalisse è una parentesi tra il sesto ed il settimo sigillo. “Tra<br />

il sesto ed il settimo sigillo Giovanni vede un doppio quadro destinato a conso<strong>la</strong>re i<br />

servitori di Dio in mezzo ai terribili giudizi annunciati, dando a loro, da una parte, <strong>la</strong><br />

sicurezza che nessun membro del<strong>la</strong> Chiesa militante perirà con il mondo, poiché tutti<br />

saranno sigil<strong>la</strong>ti con il sigillo del Dio vivente; e dall’altra parte, <strong>la</strong>sciando loro<br />

intravedere <strong>la</strong> felicità celeste di cui gode <strong>la</strong> Chiesa trionfante, visione propria a<br />

ravvivare <strong>la</strong> speranza e a sostenere il coraggio di coloro che stanno ancora<br />

combattendo”. 3<br />

Con l’apertura del VI sigillo Giovanni descrive “i disordini che si produrranno<br />

nel<strong>la</strong> natura immediatamente prima del gran giorno del<strong>la</strong> collera dell’Agnello. Diversi<br />

tratti del quadro sono presi dal linguaggio dei profeti”. 4<br />

“Poi vidi quando ebbero aperto il sesto sigillo: e si fece<br />

un gran terremoto, e il sole divenne nero come cilicio di<br />

crine, e tutta <strong>la</strong> luna diventò come sangue; e le stelle del<br />

cielo caddero sul<strong>la</strong> terra come quando un fico scosso da un<br />

gran vento <strong>la</strong>scia cadere i suoi fichi immaturi. E il cielo si<br />

ritrasse come una pergamena che si arroto<strong>la</strong>, ed ogni<br />

1<br />

WHITE Ellen, Messages choisis, t. II, Edition Inter-Americaines, Pacific Press, USA, 1969, p. 428.<br />

2<br />

“Questa identità è stata negata da qualche esegeta, in partico<strong>la</strong>re dal cattolico Allo e dal protestante GEYMONAT, il<br />

quale dice: “I 144.000 che sono con l’Agnello (capitolo 14), non sono gli stessi del capitolo 7” (Essai sur<br />

l’Apocalypse, Genève 1861, p. 114).<br />

Tuttavia <strong>la</strong> maggioranza degli interpreti, da Origene e Gero<strong>la</strong>mo, si pronunciano in favore dell’identità (Alcazar;<br />

Bengel, Burnier, Elliott, Alford, Gaussen, Reuss, Loisy, Seiss, Auberlen, Keil, Zahn, Antomarchi, ecc.ecc.” VAUCHER<br />

Alfred Félix, Les 144.000 marquées, in Deux essais sur <strong>la</strong> prophétie biblique, Collonges sous Salève, 1969, p. 36.<br />

Vedere nota n. 22.<br />

3 a<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, l’Apocalypse, rivista da SCHRŒDER, 3 ed., Lausanne 1905, pp. 382,<br />

383.<br />

4<br />

Idem.


CAPITOLO XVIII<br />

720<br />

montagna ed ogni iso<strong>la</strong> fu rimossa dal suo luogo. E i re<br />

del<strong>la</strong> terra e i grandi e i capitani e i ricchi e i potenti e ogni<br />

servo e ogni libero si nascosero nelle spelonche e nelle<br />

rocce dei monti; e dicevano ai monti e alle rocce:<br />

‘‘Cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che<br />

siede sul trono e dall’ira dell’Agnello; perché è giunto il<br />

gran giorno del<strong>la</strong> sua ira, e chi può rimanere in piedi?””. 5<br />

Questo quadro descrive ciò che <strong>la</strong> terra subirà nel tempo dell’ultima piaga.<br />

L’angoscioso spettacolo che Giovanni vede accomuna persone di tutti gli strati sociali<br />

che hanno rifiutato l’invito al ravvedimento annunciato dal triplice messaggio di<br />

Apocalisse XIV:6-12 e l’invito di Apocalisse XVIII:4 ad uscire da Babilonia affinché<br />

non partecipino ai suoi peccati e non abbiano parte alle sue piaghe.<br />

L’amore di Dio sul quale si è tanto specu<strong>la</strong>to, e che l’umanità ha tanto deriso con<br />

<strong>la</strong> sua indifferenza, sarà ciò che causerà il grande tormento all’apparizione<br />

dell’Agnello. L’ira dell’Agnello non è <strong>la</strong> manifestazione incontrol<strong>la</strong>ta di Cristo, ma il<br />

senso di giustizia e di angoscia che sentiranno gli uomini al<strong>la</strong> vista di Colui che ha<br />

dato se stesso per <strong>la</strong> loro liberazione. Questa scena di angoscia, di disperazione<br />

suscita una domanda: “Chi può reggere in piè?” cioè “chi può resistere?”, “chi può<br />

rimanere in vita dopo questi avvenimenti?”, “chi può stare al<strong>la</strong> presenza di Colui che<br />

è seduto sul trono e di Cristo Gesù che si è sacrificato per noi ed è risuscitato?”. Nel<br />

testo greco abbiamo un infinito aoristo passivo che indica un’azione passata ma i cui<br />

effetti si ripercuotono, durano ancora nel presente. Il senso letterale del<strong>la</strong> frase, di<br />

fronte allo sgomento delle persone che gridano alle montagne di cadere loro addosso,<br />

sarebbe dunque: “Chi può essere rimasto fermo?” Il verbo greco “stathenai” indica <strong>la</strong><br />

posizione di coloro che, durante lo svolgimento dell’ultima fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, sono<br />

riusciti a mantenersi saldi nei loro principi grazie al<strong>la</strong> loro stretta unione con Dio,<br />

riuscendo a superare <strong>la</strong> crisi. Come una quercia che, fortificandosi, rendendo stabili le<br />

proprie radici nel terreno, riesce a rimanere eretta durante l’imperversare degli<br />

elementi del<strong>la</strong> natura, così sarà per i credenti nell’Agnello, perché egli è il loro Dio<br />

nel quale hanno creduto, in lui hanno riposto le loro speranze e da lui sono salvati.<br />

Il grido: “Chi può reggere in piedi?” è un grido di terrore al quale non può seguire<br />

una risposta umana. Il profeta Ma<strong>la</strong>chia aveva scritto: “Chi potrà sostenere il giorno<br />

del<strong>la</strong> sua venuta? Chi potrà rimanere in piedi quando egli apparirà? Poiché egli è<br />

come un fuoco d’affinatore, come <strong>la</strong> potassa dei <strong>la</strong>vatori di panni. Egli si siederà,<br />

affinando e purificando l’argento; e purificherà i figli di Levi, e li depurerà come si fa<br />

dell’oro e dell’argento; ed essi offriranno all’Eterno offerte di giustizia”. 6<br />

In quel giorno tutti i valori, tutta <strong>la</strong> sicurezza degli uomini crolleranno. Affinché ci<br />

possa essere una risposta che non sia umana, Giovanni riceve una nuova rive<strong>la</strong>zione<br />

che rinfrancherà il suo coraggio messo a dura prova. Il capitolo VII riporta questa<br />

5<br />

Apocalisse 6:12-17; confr. Gioele 2:10,30,31; 3:15,16; Isaia 2:10,19,21; Nahum 1:6; 3:12; Matteo 24:29,30;<br />

Luca 21:25,26; Marco 13:24.<br />

6<br />

Ma<strong>la</strong>chia 3:2,3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

risposta. “Il messaggio di questo capitolo non ha il carattere secondario d’una<br />

parentesi. Ha <strong>la</strong> priorità assoluta sugli annunci dei f<strong>la</strong>gelli e dei giudizi. Due parti<br />

compongono questo capitolo: il sigil<strong>la</strong>mento dei 144.000 e <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> innumerevole<br />

davanti a Dio”. 7 “La <strong>storia</strong> del mondo non giunge al<strong>la</strong> sua fine con il sesto sigillo.<br />

L’ultima paro<strong>la</strong> di Dio non è quel<strong>la</strong> del giudizio. La sua ultima paro<strong>la</strong> è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

vita”. 8<br />

Primo quadro:<br />

La Chiesa militante sigil<strong>la</strong>ta prima del<strong>la</strong> fine del tempo di grazia<br />

“Dopo queste cose, io vidi quattro angeli che stavano in<br />

piè ai quattro canti del<strong>la</strong> terra, ritenendo i quattro venti<br />

del<strong>la</strong> terra, affinché non soffiasse vento alcuno sul<strong>la</strong> terra,<br />

né sopra il mare, né sopra alcun albero. E vidi un altro<br />

angelo che saliva dal sol levante, il quale aveva il sigillo<br />

dell’Iddio vivente; ed egli gridò con gran voce ai quattro<br />

angeli ai quali era dato di danneggiare <strong>la</strong> terra e il mare,<br />

dicendo: “Non danneggiate <strong>la</strong> terra, né il mare, né gli<br />

alberi, finché abbiamo segnato in fronte col sigillo i<br />

servitori dell’Iddio nostro”. E udii il numero dei segnati:<br />

centoquarantaquattromi<strong>la</strong> segnati di tutte le tribù dei figli<br />

d’Israele: del<strong>la</strong> tribù di Giuda dodicimi<strong>la</strong>; del<strong>la</strong> tribù di<br />

Gad dodicimi<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> tribù di Aser dodicimi<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> tribù<br />

di Neftali dodicimi<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> tribù di Manasse dodicimi<strong>la</strong>,<br />

del<strong>la</strong> tribù di Simeone dodicimi<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> tribù di Zabulon<br />

dodicimi<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> tribù di Giuseppe dodicimi<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> tribù<br />

di Beniamino dodicimi<strong>la</strong> segnati”. 9<br />

Il sigil<strong>la</strong>mento dei servi di Dio riguarda <strong>la</strong> <strong>storia</strong> finale del<strong>la</strong> salvezza. L’apertura<br />

del sesto sigillo ci porta nei tempi del<strong>la</strong> fine, al col<strong>la</strong>sso dell’ecosistema del nostro<br />

pianeta, prima del<strong>la</strong> venuta in gloria di Cristo Gesù, al tempo del<strong>la</strong> settima piaga.<br />

Questi angeli che hanno il potere di danneggiare <strong>la</strong> terra, il mare e gli alberi,<br />

trattengono i venti, simboli dei giudizi di Dio e delle guerre scatenate dalle passioni<br />

degli uomini, secondo il linguaggio allegorico dei profeti. 10<br />

Essi hanno il compito di mantenere un certo equilibrio fisico, ecologico e bellico<br />

fino a quando nel santuario celeste l’opera di giudizio sia compiuta e allora “nessuno<br />

potrà entrare nel tempio finché siano compiute le sette piaghe”. 11 La loro azione di<br />

7 BRÜTSCH Charles, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, 5 a ed., Genève 1966, p. 138.<br />

8 SCHNEPEL Erich, Die Offenbarung des Johannes, Stuttgart 1957, p. 97; cit. C. Brütsch, o.c., p. 138.<br />

9 Apocalisse 7:1-8.<br />

10 Geremia 4:11-13; 49:36; Daniele 7:2.<br />

11 Apocalisse 15:8; vedere il nostro Capitolo XVII.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 721


CAPITOLO XVIII<br />

<strong>la</strong>sciare i venti e di danneggiare <strong>la</strong> terra è descritta dai f<strong>la</strong>gelli che cadranno<br />

sull’umanità che ha preferito accettare il marchio del<strong>la</strong> bestia e adorare <strong>la</strong> sua<br />

immagine piuttosto che porsi sotto <strong>la</strong> protezione dell’Eterno e accettare <strong>la</strong> sua<br />

signoria espressa dal suo sigillo.<br />

Dopo che l’evangelo eterno del regno sarà stato annunciato ad ogni creatura con<br />

una potenza tale da illuminare tutta quanta <strong>la</strong> terra, l’umanità sarà divisa in due<br />

schiere: “Chi è ingiusto sia ingiusto ancora; chi è contaminato si contamini ancora;<br />

chi è giusto pratichi ancora <strong>la</strong> giustizia; chi è santo si santifichi ancora”. 12<br />

L’angelo sale dal sol levante, cioè da dove vengono <strong>la</strong> luce e tutte le sue<br />

benedizioni, viene dall’oriente, come il sole, esso porta <strong>la</strong> buona novel<strong>la</strong>, rappresenta<br />

l’opera di salvezza che <strong>la</strong> Chiesa compie prima del<strong>la</strong> fine del tempo di grazia: “Le<br />

forze di distruzione suprema, pronte a scatenarsi simultaneamente e a consumare <strong>la</strong><br />

rovina del mondo, sono ritenute”. 13<br />

L’alt statunitense alle navi sovietiche dirette a Cuba, l’arresto improvviso<br />

dell’avanzata egiziana sul canale di Suez, il 7 ottobre 1973, che non ha nessuna<br />

spiegazione militare, ha permesso che l’ordine di caricare sui caccia a reazione<br />

Phanton israeliani le bombe atomiche, di 20 mi<strong>la</strong> tonnel<strong>la</strong>te di TNT, venisse sospeso.<br />

Il mondo fu, nell’ottobre 1973, a cinque minuti dal<strong>la</strong> catastrofe, ma l’opera di Dio<br />

sul<strong>la</strong> terra non era stata ancora compiuta e i venti vennero così trattenuti. 14 Chissà<br />

quante altre volte sono successe cose analoghe, ma i mezzi di informazione al servizio<br />

dei potenti hanno taciuto.<br />

Mentre <strong>la</strong> <strong>storia</strong> degli uomini si avvia verso <strong>la</strong> sua fine, al suo tracollo, l’opera di<br />

Dio, “<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza” giunge al suo compimento.<br />

“Non danneggiate <strong>la</strong> terra, né il mare, né gli alberi, finché abbiamo segnato in<br />

fronte col sigillo i servi dell’Iddio nostro”. Questo plurale finché “noi abbiamo<br />

suggel<strong>la</strong>to” non è un plurale maiestatis, ma presenta l’insieme di coloro che predicano<br />

oggi <strong>la</strong> sana dottrina, il triplice messaggio di Apocalisse XIV e, come Abrahamo<br />

intercedeva per Sodoma e Gomorra, essi gridano a Dio di procrastinare i suoi giudizi<br />

e, come sale del<strong>la</strong> terra, impediscono <strong>la</strong> piena e totale corruzione, rendendo il mondo<br />

ancora vivibile. “La <strong>storia</strong> mondiale è in qualche modo stoppata in pieno declino,<br />

sospesa nei suoi ultimi effetti. L’altra <strong>storia</strong>, quel<strong>la</strong> di Dio con gli uomini, va verso il<br />

suo compimento”. 15 Appena le operazioni per sigil<strong>la</strong>re gli eletti termineranno, i venti<br />

saranno <strong>la</strong>sciati soffiare.<br />

Questa visione ricorda due episodi biblici: il primo si riferisce alle case degli Ebrei<br />

che furono segnate col sangue dell’agnello immo<strong>la</strong>to prima dell’esodo dall’Egitto,<br />

nel<strong>la</strong> notte in cui il Paese fu colpito dall’ultima piaga; il secondo si riferisce al<strong>la</strong><br />

visione di Ezechiele IX nel<strong>la</strong> quale il profeta vede degli uomini che vengono segnati<br />

12 Apocalisse 22:11.<br />

13 C. Brütsch, o.c., pp. 138,139.<br />

14 Vedere DE MEO Giovanni, Abbiamo sfiorato <strong>la</strong> fine, in Segni dei Tempi, n. 469, novembre-dicembre 1976.<br />

15 C. Brütsch, o.c., p. 141.<br />

722<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

sul<strong>la</strong> fronte perché soffrono per il rifiuto dei loro connazionali di vivere <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di<br />

Dio, e commettono ogni sorta di peccato. 16<br />

Tutti coloro che Dio sigillerà non saranno colpiti dalle sette ultime piaghe con le<br />

quali si compie il giudizio di Dio.<br />

Più avanti considereremo <strong>la</strong> natura del sigillo.<br />

Chi sono i 144.000<br />

Giovanni “ode” il numero dei sigil<strong>la</strong>ti: centoquarantaquattromi<strong>la</strong> di tutte le tribù<br />

dei figli d’Israele.<br />

Su questi sigil<strong>la</strong>ti dei figli d’Israele gli studiosi si dividono in due gruppi:<br />

- gli uni, i letteralisti, vi vedono Israele come nazione ebraica; 17<br />

- gli altri vedono Israele in senso spirituale, cioè <strong>la</strong> Chiesa. 18<br />

Se si vuole considerare <strong>la</strong> dichiarazione “le tribù d’Israele” in senso letterale,<br />

riguardante il popolo d’Israele degli ultimi tempi, ci si trova di fronte ad una difficoltà<br />

d’ordine genealogico pressoché insormontabile. Inoltre, il modo di Giovanni di<br />

elencare le tribù non trova nessun riscontro nell’Antico Testamento. Non segue né<br />

l’ordine di nascita dei figli di Giacobbe, né l’ordine con il quale Giacobbe ha<br />

benedetto i capostipiti delle tribù sul suo letto di morte. 19 Giovanni menziona <strong>la</strong> tribù<br />

di Giuseppe, ma questa tribù, quando gli Ebrei entrarono nel<strong>la</strong> terra promessa, venne<br />

indicata con i nomi dei suoi figli Efraim e Manasse, che Giovanni menziona pure nel<br />

suo elenco; quindi ci sarebbe una sovrapposizione. L’apostolo non indica <strong>la</strong> tribù di<br />

16<br />

Esodo 12; Ezechiele 9.<br />

17<br />

“Nell’antichità Vittorino e Andrea di Cesarea; nei tempi moderni, i cattolici: Bossuet, Calmet, Joubert, Zoppi,<br />

Martini, Allioli, Drach, ecc.; i protestanti: Bullinger, De Launay, Bengel, ecc. Era già l’opinione di William MILLER<br />

(Evidence, 1842, p. 187), al<strong>la</strong> quale si è unito Ludwing Richard CONRADI nel<strong>la</strong> sua ultima opera, The Impelling Force<br />

of prophetic Truth, London 1935, pp. 21,22.<br />

“È <strong>la</strong> totalità del popolo ebraico convertito” affermava il cattolico Philippe Auguste de LAMBILLY, L'Église et les<br />

Prophètes ou Vision du Temps, vol. II, Nantes 1868, p. 77. Il plimontista Charles Andrews COATES gli fa eco: “Questi<br />

144.000 sono evidentemente l’universalità degli ebrei convertiti” Une esquisse du livre de l’Apocalypse, Livron 1927,<br />

p. 180” A.F. Vaucher, o.c., p. 36.<br />

18<br />

“Nell’antichità Primasio, Beatus, Beda il Venerabile; nei tempi moderni, i cattolici Du Guet, F. de Bovet, Pothier,<br />

Holzhauser, Brassac, ecc.; i critici Renan, Loisy, Charles, Vernes, Couchoud, ecc.; i protestanti Elliott, Keil, Alford,<br />

Lange, Gaussen, Burnier, F. de Rougemont, Bonnet, Reuss, ecc.” A.F. Vaucher, o.c., pp. 36,37.<br />

Geymonat convinto che i 144.000 del capitolo 14 sono dei cristiani di tutte le nazionalità, ma desideroso di<br />

salvaguardare l’interpretazione letterale del capitolo 7, adotta una soluzione mista: Israele letterale al capitolo 7,<br />

Israele spirituale al capitolo 14: “Il numero impiegato precedentemente (capitolo 7) per le tribù d’Israele durante il<br />

tempo dei gentili, indica qui (capitolo 14) gli eletti dell’umanità in generale durante il tempo dell’anticristo” o.c., p.<br />

114” Cit., Idem.<br />

19<br />

Ordine di elencazione in Apocalisse 7:<br />

Giuda, Ruben, Gad, Aser, Neftali, Manasse, Simeone, Levi, Issacar, Zabulon, Giuseppe, Beniamino.<br />

Ordine di nascita: Genesi 29:31-30:24; 35:16-21:<br />

Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Dan, Neftali, Gad; Ascer, Issacar, Zabulon, Giuseppe, Beniamino.<br />

Ordine nel<strong>la</strong> benedizione: Genesi 49:<br />

Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Zabulon, Issacar, Dan, Gad, Ascer, Neftali, Giuseppe (nei figli Efraim e Manasse),<br />

Beniamino.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 723


CAPITOLO XVIII<br />

Dan, sostituendo<strong>la</strong> con quel<strong>la</strong> di Levi, probabilmente per il fatto che nel<strong>la</strong> tradizione<br />

rabbinica e nel Talmud <strong>la</strong> tribù di Dan è associata all’idea di apostasia e d’ido<strong>la</strong>tria.<br />

Dan è anche l’oggetto di una <strong>profezia</strong> che ha in sé l’idea di una maledizione: “Dan<br />

sarà un serpente sul<strong>la</strong> strada, una cerasta sul sentiero”. 20 La tribù di Giuda,<br />

contrariamente all’Antico Testamento, viene qui menzionata per prima forse per il<br />

fatto che da essa è nato il Messia.<br />

Se si dovesse accettare il letteralismo che i sigil<strong>la</strong>ti sono del popolo d’Israele, si<br />

dovrebbe spiegare nel<strong>la</strong> forma letterale tutto il brano e quindi affermare che lo stesso<br />

sigillo sarà qualcosa di visibile sul<strong>la</strong> fronte degli uomini.<br />

Nel testo non c’è nul<strong>la</strong> che autorizzi a usare questo doppio registro: letterale e<br />

simbolico, anzi, si forzerebbe il testo se lo si spiegasse in questo modo.<br />

Non si deve dimenticare che Giovanni non vede <strong>la</strong> realtà, ma, nelle sue visioni,<br />

vede <strong>la</strong> rappresentazione figurata del<strong>la</strong> realtà. Quindi riteniamo che le tribù d’Israele<br />

siano da comprendere in senso figurato.<br />

La Chiesa è chiamata Israele ed i veri israeliti non sono quelli che hanno i genitori<br />

o uno di loro ebreo, ma quelli che come Abrahamo, padre dei credenti, credono<br />

veramente nelle promesse di Dio e vivono per fede <strong>la</strong> loro vocazione di figli di Dio. 21<br />

Questi segnati sono definiti al versetto 3 col termine generico di “servitori dell’Iddio”<br />

e sono presentati come sparsi in tutto il mondo, come viene confermato nel capitolo<br />

XIV dove è detto di loro: “Sono stati riscattati dal<strong>la</strong> terra”. 22<br />

“Noi abbiamo qui <strong>la</strong> concezione che si trova in tutta l’Apocalisse e che fa del<br />

popolo di Dio sotto <strong>la</strong> nuova alleanza <strong>la</strong> realizzazione perfetta di ciò che Israele<br />

prefigurava sotto l’antica”. 23 “I 144.000 segnati formano l’Israele spirituale, che è<br />

quanto dire <strong>la</strong> Chiesa di Cristo senza distinzione di nazionalità”. 24<br />

Ciò che può avere indotto Giovanni a rappresentare <strong>la</strong> Chiesa sotto il simbolo<br />

delle dodici tribù d’Israele, crediamo che siano le analogie tra le piaghe che colpirono<br />

l’Egitto, risparmiando i figli delle dodici tribù d’Israele, e le piaghe che colpiranno<br />

l’umanità preservando i membri del Popolo di Dio che, come gli israeliti, sono stati<br />

sigil<strong>la</strong>ti. 25<br />

Giacomo, nel<strong>la</strong> sua lettera, chiama <strong>la</strong> Chiesa: “Le dodici tribù che sono nel<strong>la</strong><br />

dispersione”. 26<br />

I 144.000 dell’Apocalisse sono l’Israele spirituale, <strong>la</strong> comunità dei fedeli, che Dio<br />

“riscatta fra gli uomini” e che si trova sparso su tutta <strong>la</strong> terra, fra tutti i popoli.<br />

20 Genesi 49:17.<br />

21 Romani 9:6; Ga<strong>la</strong>ti 6:16; 3:29; Isaia 45:22-25.<br />

22 Apocalisse 14:3. “È impossibile non riconoscere qui (in Apocalisse 14:3) i 144.000 del capitolo 7 che erano stati<br />

sigil<strong>la</strong>ti” GODET Frédéric, Études Bibliques, 5’ ed., Paris 1899, p. 321.<br />

23 L. Bonnet, o.c., p. 383.<br />

24 BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, ed. C<strong>la</strong>udiana, Firenze 1924, p. 64.<br />

25<br />

L. Bonnet, o.c., p. 383.<br />

26<br />

Giacomo 1:1.<br />

724<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Cosa indica <strong>la</strong> cifra 144.000<br />

I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

Anche sul<strong>la</strong> cifra 144.000 i pareri sono divisi tra i letteralisti, 27 che vedono in<br />

questo numero una cifra chiusa, un numero definito, e coloro che vedono in questa<br />

cifra un numero simbolico. 28<br />

Nel linguaggio simbolico i numeri 7 e 12 indicano <strong>la</strong> perfezione (3 <strong>la</strong> divinità, 4 <strong>la</strong><br />

creazione). Il numero 12: le 12 tribù d’Israele, i 12 apostoli. Rappresenta il popolo di<br />

Dio, il risultato del patto, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, conseguenza<br />

dell’intervento di Dio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> degli uomini.<br />

“Le 12 tribù rappresentano l’idea del<strong>la</strong> totalità; il numero 12 ed il suo quadrato<br />

(144) è il numero perfetto ed assoluto, il coefficiente 1.000 segna l’idea del<strong>la</strong><br />

moltitudine”. 29 144.000 corrisponde al numero perfetto nel<strong>la</strong> sua moltitudine.<br />

“Quanto ai numeri 12.000 e 144.000 si ha ragione di dire che essi non sono né<br />

matematici, né statici, ma simbolici. Quale è il significato? 12, cifra del popolo di<br />

Dio, è portata al suo quadrato 144, e questo è moltiplicato per il cubo di 10 cioé<br />

1.000. Ora, essendo 10 <strong>la</strong> cifra del<strong>la</strong> perfezione, il numero 144.000 rappresenta questo<br />

popolo nel suo perfetto compimento”. 30<br />

“Il carattere simbolico del numero è evidente, quadrato del<strong>la</strong> cifra sacra 12,<br />

moltiplicato per il coefficiente di moltitudine 1.000, significa che a Dio solo<br />

appartiene l’enumerazione dei suoi e che essa si realizza in tutta <strong>la</strong> sua pienezza”. 31 “Il<br />

quadrato di 12 rappresenta il popolo di Dio nel<strong>la</strong> sua pienezza. Moltiplicato per 1.000<br />

evoca l’idea di una moltitudine”. 32 “La cifra 12 volte 12.000, ossia un totale di<br />

144.000 mostra che l’opera perfetta di Dio si compie nel<strong>la</strong> debolezza degli uomini.<br />

Prima risposta al<strong>la</strong> domanda “chi può reggere in piè?”; “ciò che è impossibile agli<br />

uomini è possibile a Dio”; “le porte del soggiorno dei morti non prevarranno contro <strong>la</strong><br />

Chiesa”, popolo di Dio”. 33<br />

27 NEWELL William Reed, The Book of the Reve<strong>la</strong>tion, Chicago 1935, p. 210, nota. Opinione condivisa da un piccolo<br />

numero d’interpreti: Banholzer, Krueger, Jules Rey. Jean NUSSBAUM sembra aver<strong>la</strong> adottata con questa riserva: “Si<br />

tratta di 144.000 persone o di 144.000 famiglie? io non so nul<strong>la</strong>”, Couseries sur l’Apocalypse, vol. I, p. 40” A.F.<br />

Vaucher, o.c., p. 39.<br />

28 “Questo numero è evidentemente simbolico; indica una moltitudine contemporaneamente numerosa e<br />

perfettamente ordinata” A.J.T. CRAMPON, nota su Apocalisse 7:4. “Questa cifra di 144.000 è simbolica. Indica una<br />

totalità” ANTOMARCHI, L’Apocalypse, 2 a ed., 1933, p. 112. ROSSELET d’IVERNOIS Gustave Adolphe, L’Apocalypse et<br />

l’Histoire, vol. II, Paris 1878, p. 220,. <strong>la</strong> considera una “cifra tipica”. Scrive il Maestro A.F. Vaucher: “Sarebbe<br />

fastidioso elencare tutti gli autori cattolici e protestanti che hanno espresso questa opinione. Tra gli avventisti, bisogna<br />

segna<strong>la</strong>re, L.R. CONRADI, Der Seher von Patmos, 1911, pp. 179-181; W.L. EMMERSON God’s Good News, Watford<br />

1950, p. 377; GREGORY Benjamin F., A Study of Events and of the Sealed Ones during the Time of Trouble,<br />

Bakersfield 1957, pp.76-78,84; P. WINANDY: “Si tratta, probabilmente di una cifra simbolica”. Vedere anche il SDA<br />

Bible Commentary, vol. VII, p. 783.<br />

29 REUSS Edouard, L’Apocalypse, Paris 1878, p. 79.<br />

30 REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, p.184.<br />

31 C. Brütsch, o.c., p. 140.<br />

32 L. Bonnet, o.c., p. 383.<br />

33 C. Brütsch, o.c., p. 142.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 725


CAPITOLO XVIII<br />

“Dell’Israele spirituale Giovanni aveva udito il numero, ma era numero non<br />

aritmetico, bensì simbolico, inteso ad insegnare che Dio conosce e conta i suoi uno<br />

per uno come il pastore le sue pecore, ch’egli trae da tutte le famiglie dell’umanità e<br />

tutte le protegge come sua proprietà”. 34<br />

Concludendo questa serie di citazioni, possiamo dire che <strong>la</strong> cifra 144.000 indica <strong>la</strong><br />

totalità vivente del popolo di Dio pronta al ritorno del suo Signore. Il ritorno di Cristo<br />

Gesù non viene ad interrompere nessuna conversione probabile (<strong>la</strong> cifra indica<br />

completezza nel<strong>la</strong> perfezione), e che quindi, quando si vedrà nel<strong>la</strong> gloria il Salvatore<br />

del mondo, tutto ciò che lo Spirito Santo poteva compiere per <strong>la</strong> redenzione degli<br />

uomini lo ha fatto completamente. Se coloro che non saranno salvati grideranno:<br />

“Montagne e rocce cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che siede<br />

sul trono e dall’ira dell’Agnello” e si rammaricheranno perché è venuto il gran giorno<br />

del<strong>la</strong> sua ira, è perché coscientemente ed in piena libertà hanno respinto <strong>la</strong> grazia di<br />

Dio. Essi non avrebbero accettato <strong>la</strong> salvezza anche se Cristo Gesù avesse tardato <strong>la</strong><br />

sua venuta. In contrapposizione a questo quadro drammatico c’è quello dei sigil<strong>la</strong>ti, i<br />

quali, al<strong>la</strong> vista del Signore che viene, grideranno: “Ecco questo è il nostro Dio: in lui<br />

abbiamo creduto, ed egli ci ha salvati”. 35<br />

Prima di passare al secondo quadro di questo capitolo, vogliamo ancora ricordare<br />

che Giovanni non “vide” questo Israele sigil<strong>la</strong>to da Dio, ma “udì” cioè sentì<br />

pronunciare il numero 144.000. Giovanni ha visto l’angelo che avrebbe dovuto<br />

sigil<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Chiesa militante sul<strong>la</strong> terra, quindi non ancora gloriosa, non ancora portata<br />

al<strong>la</strong> presenza del trono di Dio.<br />

Secondo quadro:<br />

La grande fol<strong>la</strong> o <strong>la</strong> Chiesa trionfante<br />

726<br />

“Dopo queste cose vidi, ed ecco una gran fol<strong>la</strong> che<br />

nessun uomo poteva noverare, di tutte le nazioni e tribù e<br />

popoli e lingue, che stava in piè davanti al trono e davanti<br />

all’Agnello, vestiti di vesti bianche e con delle palme in<br />

mano”. 36<br />

“Si è molto discusso sui rapporti di questa grande moltitudine con i<br />

centoquarantaquattromi<strong>la</strong>”. 37 Tre sono le posizioni:<br />

- i 144.000 sono un gruppo distinto del<strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong>; 38<br />

34<br />

E. Bosio, o.c., p. 64.<br />

35<br />

Isaia 25:9:<br />

36<br />

Apocalisse 7:9.<br />

37<br />

L. Bonnet, o.c., p. 384.<br />

38<br />

“È l’opinione più diffusa. I suoi sostenitori vedono nel<strong>la</strong> prima parte del capitolo 7 un gruppo distinto, che non<br />

deve essere confuso con <strong>la</strong> grande moltitudine descritta nel<strong>la</strong> seconda parte dello stesso capitolo, anche se non c’è un<br />

perfetto accordo sul<strong>la</strong> composizione del gruppo e del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> (Bossuet, Calmes, Martini, Allioli, Drach, Allo, ecc.,<br />

presso i cattolici; Bullinger, Bengel, Elliott, Alford, Seiss, Lange, Fausset, Darby, Kliefoth, Reymond, Godet,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

- i 144.000 sono <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong>; 39<br />

- i 144.000 si distinguono dal<strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong>, ma vengono nuovamente indicati in<br />

questo secondo quadro nei versetti 13-17. Di questa terza posizione diciamo subito<br />

che “niente nel testo autorizza <strong>la</strong> dissociazione dei riscattati “rivestiti di vesti bianche”<br />

del versetto 13 dagli eletti “rivestiti di vesti bianche” di questo versetto 9”. 40<br />

Le ragioni che ci obbligano a identificare i 144.000 con <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong> sono<br />

diverse.<br />

Giovanni udì il numero del<strong>la</strong> pienezza dei suggel<strong>la</strong>ti e quando vide il<br />

corrispondente di questo numero, i trionfanti con <strong>la</strong> palma del<strong>la</strong> vittoria in mano,<br />

erano una moltitudine che nessuno poteva contare. 41 Così “si passa dall’audizione al<strong>la</strong><br />

visione, così come dal piano terrestre si passa al piano celeste”. 42<br />

“Bisogna guardarsi bene dal vedere nel<strong>la</strong> seconda visione un’altra categoria di<br />

fedeli distinta dal<strong>la</strong> prima”. 43 “I due quadri profetici sono distinti e successivi (dopo<br />

questo). Il primo ci pone sul<strong>la</strong> terra e ci mostra <strong>la</strong> Chiesa militante, così come è<br />

costituita al momento in cui incominciano i mali degli ultimi tempi. Il secondo ci<br />

trasporta nel cielo al<strong>la</strong> fine dei tempi, e ci fa vedere <strong>la</strong> Chiesa trionfante, che è una<br />

grande moltitudine di ogni nazione, formata da coloro che vengono dal<strong>la</strong> grande<br />

tribo<strong>la</strong>zione”. 44<br />

Che i 144.000 siano <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong> ci viene confermato da due espressioni del<br />

testo stesso. La prima: mentre nel capitolo VII è detto che <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> proviene da tutte<br />

“le nazioni e tribù e popoli e lingue” del<strong>la</strong> terra, nel capitolo XIV Giovanni esprime lo<br />

stesso pensiero dicendo che i 144.000 “sono stati riscattati dal<strong>la</strong> terra”. La seconda: <strong>la</strong><br />

grande fol<strong>la</strong> del capitolo VII come i 144.000 del capitolo XIV “stava in piedi davanti<br />

Auberlen, ecc, presso i protestanti; J, Vuilleumier, Jules Rey, W.L. Emmerson presso gli avventisti” A.F. Vaucher,<br />

o.c., p. 37.<br />

39 “È già l’opinione di Ticonio, ed è stata adottata dai cattolici F. de Bovet, Brassac, Lusseau e Collomb, ecc.; dai<br />

critici Reuss, Loisy, Charles, Schoen, Vernes, ecc.; dai protestanti Mede, Lange, Burnier, Wordsworth, Steinheil, H.<br />

de Perrot, Lilje, Bruetsch, ecc.; tra gli avventisti: Kranz, che si appoggia su E. WHITE, Testim., vol. V, p. 215. Si<br />

potrebbe anche citare il vol. IX, pp. 267,268; Grand Controversy, pp. 648,649 e Acts of the Apotres, p. 602, ma<br />

nessuno di questi passi è decisivo. Grand Controversy, p. 665, sembra che faccia una distinzione tra i 144.000 e <strong>la</strong><br />

grande fol<strong>la</strong>. Il SDA Bible Commentary, vol. VII, p. 784, espone le tre soluzioni, senza pronunciarsi, facendo rilevare<br />

che gli avventisti, in generale hanno preferito <strong>la</strong> prima soluzione” A.F. Vaucher, o.c., p. 38..<br />

40 A.F. Vaucher, o.c., p. 38.<br />

“È il punto di vista di qualche avventista (Smith, Haskell, Conradi, per Nussbaum è “molto probabilmente” vol. I,<br />

p. 42, Winandy”, cit. Idem, p. 37.<br />

41 Giovanni usa qui una iperbole per indicare una moltitudine che corrisponde al<strong>la</strong> manifestazione visibile dei<br />

144.000. Questa iperbole <strong>la</strong> troviamo diverse volte nell’Antico Testamento. In Deuteronomio 1:10; 10:22; 1 Samuele<br />

13:5; 2 Cronache 1:9; si dice che Israele è numeroso come le stelle del cielo, quando invece nel libro dei Numeri<br />

vengono continuamente riportati dei censimenti. Anche i filistei che combattevano Israele erano considerati come una<br />

gente così numerosa da essere paragonata al<strong>la</strong> rena del mare. Dopo che Davide censì il popolo (1 Cronache 21:1),<br />

Salomone che gli succedette al trono, pregando Dio, dichiarava: “Tu mi hai fatto re di un popolo numeroso come <strong>la</strong><br />

polvere del<strong>la</strong> terra”.<br />

42 C. Brütsch, o.c., p. 142.<br />

43 HENRIQUET Alexandre, L’Apocalypse ou Révé<strong>la</strong>tion de Jésus Christ, Paris 1873, p. 72.<br />

44 L. Bonnet, o.c., p. 384.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 727


CAPITOLO XVIII<br />

al trono e davanti all’Agnello”. 45 Questa constatazione crediamo risponda bene al<strong>la</strong><br />

domanda: “Chi può reggere in piè?”<br />

Contrariamente ad alcuni che credono che questa grande fol<strong>la</strong> siano i salvati che<br />

rimangono sul<strong>la</strong> terra, a differenza dei 144.000 che sono sul Monte Sion, 46 in cielo,<br />

questo secondo quadro presenta <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong> in cielo. Essa è “davanti al trono di<br />

Dio”. Questa espressione viene ripetuta diverse volte da Giovanni nel suo libro e<br />

indica sempre il luogo del<strong>la</strong> presenza di Dio in cielo. 47<br />

La fol<strong>la</strong> incalco<strong>la</strong>bile dei 144.000 viene dal<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione<br />

728<br />

“E uno degli anziani mi rivolse <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dicendomi:<br />

“Questi che sono vestiti di vesti bianche chi sono, e da dove<br />

sono venuti?”. Io gli risposi: “Signor mio, tu lo sai”. Ed<br />

egli mi disse: “Essi sono quelli che vengono dal<strong>la</strong> gran<br />

tribo<strong>la</strong>zione, e hanno <strong>la</strong>vato le loro vesti, e le hanno<br />

imbiancate nel sangue dell’Agnello””. 48<br />

A Giovanni viene posta una domanda, forse retorica, tendente più a suscitare un<br />

quesito nell’Apostolo che ad avere da lui una risposta. In ogni caso Giovanni è stupito<br />

di vedere questa grande fol<strong>la</strong> così trasformata da non riconoscervi <strong>la</strong> cristianità<br />

terrestre, così rinnovata dal<strong>la</strong> grazia di Dio. Questa Chiesa vivente al ritorno di Cristo<br />

è stata trasformata in un battere d’occhio; passando da una realtà corruttibile a una<br />

incorruttibile, da disprezzabile a gloriosa. Rispondendo: “Tu lo sai” Giovanni vuol<br />

dire che qualcosa conosce circa quel<strong>la</strong> moltitudine, lo deduce dalle vesti bianche e dal<br />

cantico che intonano, ma il Signore sa molto più e meglio di lui.<br />

L’Apostolo risponde all’anziano dicendo: “Signor mio, tu lo sai”. Giovanni<br />

impiega l’espressione greca kurios, Signore, che in tutta l’Apocalisse è impiegata<br />

unicamente nei confronti di Dio e dell’Agnello. Più che essere quindi una risposta<br />

rispettosa, all’anziano che gli ha fatto una domanda, Giovanni, nel rispondere, si è<br />

rivolto al Signore stesso essendo lui che ha operato in forma così straordinaria nel<strong>la</strong><br />

vita di queste persone.<br />

L’anziano risponde dicendo che essi “vengono dal<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione”.<br />

Una esatta comprensione di questa dichiarazione ci aiuta ancora meglio a<br />

comprendere il valore dei 144.000.<br />

Quale è questa grande tribo<strong>la</strong>zione? Tre sono le posizioni sostenute dagli studiosi.<br />

45<br />

Vedere Apocalisse 7:9; 14:3; 7:9,15.<br />

46<br />

Apocalisse 14:1.<br />

47<br />

Apocalisse 3:21; 4:2 e seg; 20:11; 22:1.<br />

48<br />

Apocalisse 7:13,14. Calvino nel<strong>la</strong> sua Istituzione Cristiana, III,5,2 cita il versetto 14 per combattere contro le<br />

indulgenze. Scriveva: “San Giovanni dice che tutti i santi hanno <strong>la</strong>vato le loro vesti nel sangue dell’Agnello; coloro<br />

che vendono le indulgenze c’insegnano a <strong>la</strong>vare i nostri vestiti nel sangue dei santi” C. Brütsch, o.c., p. 147.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


La tribo<strong>la</strong>zione conseguenza del<strong>la</strong> fedeltà all’Evangelo<br />

I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

È <strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione di tutti i secoli, cioè <strong>la</strong> battaglia individuale al<strong>la</strong> quale ogni<br />

cristiano è chiamato per <strong>la</strong> sua testimonianza e per superare <strong>la</strong> propria concupiscenza.<br />

Perché come Paolo diceva: “Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte<br />

tribo<strong>la</strong>zioni”. 49<br />

Ma l’espressione “grande tribo<strong>la</strong>zione” nel linguaggio profetico non è qualcosa di<br />

vago, di generico, al contrario è molto precisa e si riferisce a qualcosa di specifico.<br />

La tribo<strong>la</strong>zione del Medio Evo<br />

La tribo<strong>la</strong>zione dei 1260 giorni profetici, periodo nel quale <strong>la</strong> Chiesa viene<br />

oppressa con <strong>la</strong> spada, con il bando e le carceri. Periodo nel quale <strong>la</strong> Chiesa deve<br />

fuggire dai luoghi abitati per sottrarsi al potere ecclesiastico e temporale. 50<br />

Anche questa spiegazione è poco sostenibile per il fatto che il sigil<strong>la</strong>mento dei<br />

144.000, <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong>, avviene poco prima del ritorno di Cristo Gesù e preserverà <strong>la</strong><br />

Chiesa militante dalle ultime piaghe.<br />

La tribo<strong>la</strong>zione finale<br />

Giustamente Digby rileva: “Non sono delle tribo<strong>la</strong>zioni ordinarie del<strong>la</strong> vita umana,<br />

neppure quelle del<strong>la</strong> Chiesa militante causate da parte dei suoi nemici, ma qui si<br />

riferisce a quel<strong>la</strong> di cui par<strong>la</strong> il profeta Daniele nel capitolo XII:1”. 51 “Questa grande<br />

tribo<strong>la</strong>zione è l’ultima e suprema tribo<strong>la</strong>zione che <strong>la</strong> generazione presente dovrà<br />

sopportare... È completamente sbagliato comprendere questa tribo<strong>la</strong>zione in un senso<br />

generale, <strong>la</strong> prova del credente nel mondo. Questa grande tribo<strong>la</strong>zione è ancora<br />

nell’avvenire”. 52<br />

Il profeta Daniele, par<strong>la</strong>ndo del tempo finale, scriveva: “Sarà un tempo di angoscia<br />

quale non se ne ebbe mai da quando esistono le nazioni”. E l’evangelista Marco,<br />

riportando le parole di Gesù re<strong>la</strong>tive a quel tempo, dice: “Poiché quelli saranno giorni<br />

di tale tribo<strong>la</strong>zione, che non v’è stata l’uguale dal principio del mondo che Dio ha<br />

creato, fino ad ora, né mai più vi sarà”. 53<br />

49 Atti 14:22. Vedere Antomarchi, o.c., p. 80; Emmerson, o.c., p. 378.<br />

50<br />

Vedere LAUNAY Pierre de, Paraphrase et Exposition sur l’Apocalypse, Genève 1651, pp. 180,181. PHILIPOT<br />

Jacques, Ec<strong>la</strong>rcissements sur l’Apocalypse, Amsterdam 1687, p. 143.<br />

51<br />

DIGBY William, Courte explication historique des sceaux et des trompettes de l’Apocalypse, Toulouse 1839, p. 23.<br />

52<br />

CHARLES R.H., A critical and exegetical commentary of the Révé<strong>la</strong>tion of St. Jean, vol. II, Edimburg 1920, p. 213.<br />

53<br />

Daniele 12:1; Marco 13:9.<br />

Vedere E. White, Testimonies, vol. V, p. 215; vol. IX, p. 268; Grand Controversy, p. 649. “È <strong>la</strong> spiegazione<br />

adottata dal<strong>la</strong> maggioranza dei commentatori. Tra i cattolici: Rondet, Nico<strong>la</strong>s, Drach, ecc.; presso i protestanti Seiss,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 729


CAPITOLO XVIII<br />

“È tuttavia fuori di dubbio che le parole “<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione” indicano quel<strong>la</strong><br />

degli ultimi tempi, dell’ultimo periodo del presente secolo, che sarà marcato dallo<br />

spiegamento del furore di Satana e di cui Gesù ha detto: ‘‘poiché vi sarà una grande<br />

afflizione’’. Bisogna insistere sul tempo presente del verbo greco erkomenoi, che vuol<br />

dire “coloro che vengono” e non coloro che sono venuti. Questo tempo esprime<br />

fortemente che coloro che fanno <strong>la</strong> loro entrata nel cielo escono dal<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione<br />

(appena finita). La tribo<strong>la</strong>zione è il loro luogo d’origine, <strong>la</strong> loro patria quaggiù,<br />

l’atmosfera che li ha avviluppati fino a questo momento, ora essi respirano l’aria pura<br />

delle cime”. 54 “Il presente “vengono”, non implica, come si è supposto, che, essi<br />

seguitano, continuano ad arrivare, ma indica che il loro venire è cosa recente, giacché<br />

<strong>la</strong> visione ci porta al tempo in cui sarà terminata <strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione di cui si par<strong>la</strong> e che è<br />

chiamata <strong>la</strong> grande perché supererà, se non in durata, in intensità ed in estensione,<br />

tutte le precedenti. Non si tratta dunque dei dolori e delle penose fatiche a cui<br />

l’umanità è stata sottoposta a cagione del peccato, e neanche di tutte le tribo<strong>la</strong>zioni<br />

dei cristiani di ogni tempo, considerate come un tutto; ma “<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione”<br />

accenna al<strong>la</strong> più terribile di tutte, a quel<strong>la</strong> che si estenderà ai credenti del mondo<br />

intero e quando Satana si servirà dei suoi più potenti strumenti e metterà in opera i<br />

mezzi più efficaci per abbattere il regno di Cristo e distruggere i suoi seguaci... Si<br />

tratta soprattutto dell’opera del potere in cui si concentrerà tutto l’odio, tutta l’astuzia<br />

e <strong>la</strong> potenza di Satana. Da questo terribile cimento vengono i redenti che stanno<br />

davanti al trono”. 55<br />

Per gli evangelici che credono a un rapimento del<strong>la</strong> Chiesa prima del ritorno di<br />

Cristo rileviamo che: “Non c’è posto per l’insegnamento singo<strong>la</strong>re, estraneo al<strong>la</strong><br />

Bibbia e in fondo poco cristiano di un “rapimento” del<strong>la</strong> Chiesa dei credenti prima<br />

del<strong>la</strong> “grande tribo<strong>la</strong>zione””. 56<br />

Questa tribo<strong>la</strong>zione sarà <strong>la</strong> conseguenza del marchio del<strong>la</strong> bestia. In quel tempo<br />

allora sarà manifesta <strong>la</strong> differenza tra chi è stato sigil<strong>la</strong>to del sigillo di Dio e coloro<br />

che, pur non negando l’esistenza del Signore preferiranno il sigillo del<strong>la</strong> bestia. In<br />

quel tempo allora il Dragone manifesterà tutta <strong>la</strong> sua ira, che sta preparando da<br />

decenni nei confronti del rimanente del<strong>la</strong> progenie del<strong>la</strong> donna che serba i<br />

comandamenti di Dio e conserva <strong>la</strong> fede di Gesù. 57<br />

I credenti saranno purificati dal peccato; il loro abbandono al Signore sarà<br />

completo, totale, senza riserve. La Chiesa passerà per un’esperienza unica nel corso<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>: “Il residuo d’Israele non commetterà più iniquità, non dirà più menzogne,<br />

né si troverà nel<strong>la</strong> sua bocca lingua ingannatrice”. 58<br />

Bosio, Fausset, Kliefoth, Rossier, Zahn, Darby, Coates, De Haan, Lilje, ecc.; presso gli avventisti, Smith, Nussbaum,<br />

Kranz”, A.F. Vaucher, o.c., p. 39.<br />

54<br />

A. Reymond, o.c., t. I, pp. 190,191.<br />

55<br />

E. Bosio, o.c., pp. 64,65.<br />

56<br />

PFENDSACK Werner, Der herr ist nahe. Kap. 1-11 der Offenbarung des Joannes, Bâle 1963, p. 108; cit. da C.<br />

Brütsch, o.c., p. 144.<br />

57<br />

Vedere Apocalisse 12:17; 14:12.<br />

58 Sofonia 3:13.<br />

730<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

Proprio perché quel<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione sarà grande (chi non adorerà <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> sua<br />

immagine e non prenderà il numero del nome del<strong>la</strong> bestia sul<strong>la</strong> mano o sul<strong>la</strong> fronte,<br />

sia essa una persona importante o picco<strong>la</strong>, influente o meno, non potrà né comprare né<br />

vendere e potrà essere uccisa). Giovanni presenta come garanzia di vittoria il trionfo<br />

del<strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong> mediante un numero simbolico di 144.000, in piedi sul monte Sion<br />

con l’Agnello. 59<br />

Come per Gesù il suo ministero passò dal Getsemani e si concluse al Golgota<br />

prima del trionfo glorioso del<strong>la</strong> resurrezione, così sarà per <strong>la</strong> sua sposa, <strong>la</strong> Chiesa.<br />

Sebbene essa stessa abbia dovuto contrastare il principe di questo mondo durante tutti<br />

i secoli, all’epilogo del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong> <strong>la</strong> sua sofferenza sarà più profonda. E come fu per<br />

il Salvatore, essa stessa berrà l’amaro calice e sarà battezzata del suo stesso battesimo<br />

per giungere poi, per <strong>la</strong> grazia di Cristo, al trionfo del<strong>la</strong> sua gloria.<br />

Daniele, dopo aver par<strong>la</strong>to del<strong>la</strong> distretta finale, aggiunse: “In quel tempo sorgerà<br />

Micael, il gran capo, il difensore dei figli del tuo popolo; e sarà un tempo d’angoscia,<br />

quale non se n’ebbe mai da quando esistono nazioni fino a quell’epoca; e in quel<br />

tempo il tuo popolo sarà salvato; tutti quelli, cioè, che saranno trovati scritti nel<br />

libro”. In quel tempo, Daniele precisa che nel momento del<strong>la</strong> resurrezione dei giusti ci<br />

sarà una parziale risurrezione dei malvagi. “E molti di coloro che dormono nel<strong>la</strong><br />

polvere del<strong>la</strong> terra si risveglieranno: gli uni per <strong>la</strong> vita eterna, gli altri per l’obbrobrio,<br />

per una eterna infamia”. 60<br />

Questa parziale risurrezione dei malvagi viene ricordata da Giovanni all’inizio del<br />

suo scritto precisando anche chi saranno: “Ecco, egli viene con le nuvole e ogni<br />

occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero e tutte le tribù del<strong>la</strong> terra<br />

faranno cordoglio per lui. Sì, Amen”. Questo insegnamento è <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong><br />

promessa che Gesù fece ai suoi carnefici quando davanti al sommo sacerdote Caiafa<br />

disse: “Io vi dico che voi vedrete il Figlio dell’uomo... venire sulle nuvole del<br />

cielo”. 61<br />

<strong>Quando</strong> avverrà questa parziale risurrezione?<br />

Considerando che Daniele <strong>la</strong> pone dopo <strong>la</strong> guerra di Harmaghedon, che descrive<br />

negli ultimi sei versetti del capitolo XI, e che l’apertura del sesto sigillo descrive gli<br />

effetti fisici e cosmici del<strong>la</strong> settima piaga e tutto questo precede di poco <strong>la</strong><br />

manifestazione in gloria di Cristo Gesù, crediamo che questa parziale risurrezione<br />

degli increduli e dei credenti debba essere collocata tra l’ultimo f<strong>la</strong>gello ed il ritorno<br />

di Gesù. Questa parziale risurrezione degli empi e dei giusti precede <strong>la</strong> grande<br />

risurrezione dei salvati al<strong>la</strong> venuta in gloria del Signore Gesù.<br />

I 144.000 sono un gruppo partico<strong>la</strong>re di salvati<br />

59 Apocalisse 14:1.<br />

60 Daniele 12:1,2.<br />

61 Apocalisse 1:7; Matteo 26:64.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 731


CAPITOLO XVIII<br />

Questa moltitudine è una élite di credenti che si distinguerà da tutto il resto del<strong>la</strong><br />

Chiesa. Sono persone che hanno fatto un’esperienza partico<strong>la</strong>re con Dio e<br />

manifestano il suo carattere. L’esperienza dei 144.000 è del tutto diversa, ma non<br />

superiore o migliore di quel<strong>la</strong> degli altri salvati. A tutti i riscattati verrà data “una<br />

pietruzza bianca sul<strong>la</strong> quale c’è scritto un nome che nessuno conosce se non colui che<br />

<strong>la</strong> riceve”. 62 Questo nome esprime l’esperienza personale ed intima che il credente ha<br />

fatto con il suo Creatore, esperienza diversa, distinta da quel<strong>la</strong> fatta da tutti gli altri,<br />

suoi fratelli, come è diversa l’esperienza fatta con Dio da coloro che hanno subìto il<br />

martirio da quelli che sono morti nel loro letto. Come i martiri non vanteranno<br />

nessuna superiorità rispetto a coloro che non sono stati uccisi per l’evangelo, così è<br />

dei 144.000 che hanno vissuto in un momento partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza,<br />

diverso da tutti gli altri. Essi avranno fatto con Dio un’esperienza distinta dal resto<br />

del<strong>la</strong> Chiesa. A loro sarà riconosciuta una posizione diversa, ma non per questo<br />

superiore, a quel<strong>la</strong> degli altri fratelli di tutti i tempi i quali nell’eternità avranno<br />

anch’essi il nome di Dio e dell’Agnello sulle loro fronti. 63<br />

732<br />

“Perciò sono davanti al trono di Dio e gli servono<br />

giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono<br />

spiegherà su loro <strong>la</strong> sua tenda. Non avranno più fame e non<br />

avranno più sete, non li colpirà il sole né alcuna arsura<br />

perché l’Agnello che è in mezzo al trono li pasturerà e li<br />

guiderà alle sorgenti delle acque del<strong>la</strong> vita; e Iddio<br />

asciugherà ogni <strong>la</strong>crima dagli occhi loro”. 64<br />

Queste parole di Giovanni ricordano <strong>la</strong> descrizione che egli fa del<strong>la</strong> nuova terra<br />

dove i salvati di ogni tempo si nutriranno dei frutti dell’albero del<strong>la</strong> vita e vedranno <strong>la</strong><br />

faccia di Dio.<br />

Su questo gruppo di eletti Dio “spiegherà <strong>la</strong> sua tenda”. Questa espressione ricorda<br />

<strong>la</strong> promessa messianica che si è compiuta con <strong>la</strong> venuta di Cristo che ha posto <strong>la</strong> sua<br />

tenda in mezzo a noi. Questa promessa di Dio si estende anche al<strong>la</strong> Chiesa universale<br />

nel<strong>la</strong> quale abiterà in modo perfetto come perfettamente abitò in Gesù. Per questo<br />

Paolo scrive: “Affinché Dio sia tutto in tutti”. 65<br />

62 Apocalisse 2:17.<br />

63 Apocalisse 22:3,4.<br />

64 Apocalisse 7:15-17.<br />

65 1 Corinzi 15:28.<br />

“Poi vidi ed ecco l’Agnello che stava in piè sul monte<br />

Sion, e con lui erano centoquarantaquattromi<strong>la</strong> persone che<br />

avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulle<br />

loro fronti. E udii una voce dal cielo come rumore di gran<br />

tuono; e <strong>la</strong> voce che udii era come il suono prodotto da<br />

arpisti che suonano le loro arpe. E cantavano un cantico<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


nuovo davanti al trono e davanti alle quattro creature<br />

viventi ed agli anziani; e nessuno poteva imparare il<br />

cantico se non quei centoquarantaquattromi<strong>la</strong>, i quali sono<br />

stati riscattati dal<strong>la</strong> terra. Essi sono quelli che non si sono<br />

contaminati con donne, poiché sono vergini. Essi sono<br />

quelli che seguono l’Agnello dovunque vada. Essi sono stati<br />

riscattati di fra gli uomini per essere primizia a Dio ed<br />

all’Agnello. E nel<strong>la</strong> bocca loro non è stata trovata<br />

menzogna: sono irreprensibili”. 66<br />

I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

Coloro che escono dal<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione, Giovanni li vede sul monte Sion, sul<br />

monte del<strong>la</strong> presenza di Dio, non quello dell’odierna Gerusalemme, ma quello che si<br />

viene a creare dal<strong>la</strong> pietra, che Daniele descrive nel suo capitolo II, che, colpendo <strong>la</strong><br />

statua alle sue estremità, si estenderà su tutta quanta <strong>la</strong> terra che sarà abitata da tutta<br />

l’umanità salvata.<br />

I 144.000 sono un gruppo partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> Chiesa universale; cantano un cantico<br />

nuovo che nessuno può imparare tranne loro perché: “Sono quelli che non si sono<br />

contaminati con donne, poiché sono vergini”.<br />

Il termine “vergine” si trova so<strong>la</strong>mente qui nell’Apocalisse. Delle tre<br />

caratteristiche di questi salvati: “sono vergini”, “seguono l’Agnello dovunque vada”,<br />

e “sono <strong>la</strong> primizia di Dio”, <strong>la</strong> prima è quel<strong>la</strong> che ha suscitato più discussioni. Chi<br />

prende letteralmente questa affermazione e non segue <strong>la</strong> stessa rego<strong>la</strong> con <strong>la</strong> quale si<br />

specificano le altre caratteristiche: monte Sion, seguire, primizia, senza macchia, vi<br />

vede espresso il celibato cattolico e l’ascetismo dei monaci, delle suore, e di tutti gli<br />

ecclesiastici che hanno fatto voto di castità. 67 Si è pensato anche che si tratti di<br />

persone che non si sono contaminate con pratiche di prostituzione sacra. 68<br />

“È assolutamente impossibile che uno scrittore del Nuovo Testamento possa<br />

indicare <strong>la</strong> vita coniugale come un mezzo di contaminazione... Il fatto stesso che <strong>la</strong><br />

maggior parte degli apostoli fossero sposati esclude una tale interpretazione”. 69 Del<br />

resto il matrimonio è il coronamento del<strong>la</strong> creazione e il piacere del<strong>la</strong> vita coniugale<br />

era stato benedetto di già nell’Eden prima del<strong>la</strong> rivolta dell’uomo.<br />

Altri vi hanno visto persone che, viventi in un secolo di degenerazione morale,<br />

non hanno contratto unioni extraconiugali.<br />

Come abbiamo detto, tutto il brano è simbolico, lo stesso numero ha un valore<br />

simbolico e quindi crediamo che non si possa prendere l’espressione “vergini” in<br />

senso letterale. “L’espressione deve essere presa in senso spirituale, poiché il contesto<br />

66 Apocalisse 14:1-5. “Il capitolo 13 mostra il calvario del<strong>la</strong> Chiesa... il capitolo 14 mostra all’evidenza che per <strong>la</strong><br />

Chiesa <strong>la</strong> croce è il passaggio al<strong>la</strong> resurrezione” ERWUN Reisner, Das Buch mit den sieben Siegeln, Goettingue 1949,<br />

p. 134; cit. da C. Brütsch, o.c., p. 238.<br />

67 Vedere critica a questa comprensione SCHUESSLER FIORENZA Elisabeth, The Book of Reve<strong>la</strong>tion, Justice and<br />

Judgment, Fortress Press, Phi<strong>la</strong>delphia 1985, pp. 55,56.<br />

68 MOUNCE Robert H., The Book of Reve<strong>la</strong>tion, Wm. B. Eerdmanns, Grand Rapids, 1976, p. 270.<br />

69 SOE N.H, Ethik, pp. 297,501; cit. da C. Brütsch, o.c., p. 240.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 733


CAPITOLO XVIII<br />

sembra bene indicarlo”. 70 “La verginità è <strong>la</strong> caratteristica di coloro che hanno il cuore<br />

puro. Essi sono quindi qualificati per seguire l’Agnello ovunque egli vada. Mounce<br />

ha dimostrato che c’è un simbolismo nel<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> Chiesa come composta<br />

da vergini. E non bisogno dimenticarlo. Riferendosi all’Antico Testamento, dichiara<br />

che a diverse riprese Israele è designato con il nome di vergine. È <strong>la</strong> figlia vergine di<br />

Sion, <strong>la</strong> vergine Israele; 71 ma quando il popolo è coinvolto nell’ido<strong>la</strong>tria, è qualificato<br />

come prostituta. 72 Questo modo di par<strong>la</strong>re si ritrova nel Nuovo Testamento: dove in II<br />

Corinzi XI:2 Paolo scrive: “Vi ho fidanzati a uno unico sposo, per presentarvi come<br />

una casta vergine a Cristo”. I 144.000 sono qui rappresentati come <strong>la</strong> sposa promessa<br />

al Cristo, così come indicata al capitolo XXI:9. Essi hanno resistito. Mentre<br />

aspettavano il giorno delle nozze, si sono conservati puri da tutte le re<strong>la</strong>zioni<br />

contaminanti con il sistema del mondo pagano. Hanno resistito alle seduzioni del<strong>la</strong><br />

grande prostituta, Roma, con <strong>la</strong> quale i re del<strong>la</strong> terra hanno commesso adulterio, e<br />

hanno conservato una re<strong>la</strong>zione di stretta alleanza con il loro Dio”. 73<br />

Sono vergini perché immuni da ogni ido<strong>la</strong>tria, non sono caduti nell’apostasia<br />

generale del tempo del<strong>la</strong> fine, non si sono <strong>la</strong>sciati ammaliare dalle seduzioni delle<br />

Chiese apostate alleate tra di loro.<br />

In due importanti versioni copte: sadica e boaria, come anche nel<strong>la</strong> versione<br />

etiopica e qualche importante manoscritto greco, si legge il singo<strong>la</strong>re “gunaikos”<br />

anziché il plurale “gunaikon”. Si tratta quindi di coloro che non si sono <strong>la</strong>sciati<br />

circuire dal<strong>la</strong> “donna”, cioè <strong>la</strong> grande prostituta, Babilonia, 74 non sono coinvolti nel<strong>la</strong><br />

sua ido<strong>la</strong>tria, non hanno adorato <strong>la</strong> bestia né <strong>la</strong> sua immagine.<br />

Il termine “guné” donna è usato nel capitolo XII per presentare il popolo di Dio,<br />

ed è utilizzato per Babilonia nel capitolo XVII dove si presenta <strong>la</strong> nuova cattolicità<br />

del cattolicesimo. Il popolo di Dio, che attraverso i secoli di intolleranza ha saputo<br />

mantenere alta <strong>la</strong> fiacco<strong>la</strong> del<strong>la</strong> fedeltà, nel<strong>la</strong> parte finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> troverà <strong>la</strong> piena<br />

realizzazione nel<strong>la</strong> sua progenie.<br />

“Attraverso questa immagine del<strong>la</strong> verginità del popolo eletto, non è <strong>la</strong> qualità<br />

dell’astinenza sessuale che è esaltata, ma piuttosto <strong>la</strong> virtù dell’attesa di Dio. Ciò che<br />

qui viene preso in considerazione è essenzialmente <strong>la</strong> natura del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il<br />

futuro sposo. Il popolo di Dio, resterà sempre vergine perché il suo sposo sarà sempre<br />

atteso. Il regno non è di questo mondo”. 75<br />

Con l’espressione: “sono vergini, non si sono contaminati con donne”, Giovanni<br />

vuole forse rilevare che questi salvati che hanno visto Gesù tornare costituiscono <strong>la</strong><br />

donna-chiesa che ha un unico modo di credere e <strong>la</strong> Chiesa invisibile si identifica con<br />

<strong>la</strong> Chiesa visibile. Tra loro non ci sono coloro che hanno amato il Signore<br />

70<br />

OSTY (canonico), N.T; cit. C. Brütsch, o.c., p. 240.<br />

71<br />

Per Sion: 2 Re 19:21; Isaia 29:12; 37:22; Geremia 14:17; Lamentazioni 2:13; per Israele Geremia 18:13; Amos<br />

5:2.<br />

72<br />

Geremia 3:6; Osea 2:5.<br />

73<br />

KIESLER Herbert, Études exégétique d’Apocalypse 14, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, Conference Biblique<br />

Division Eurafricaine, Institut Adventiste du Salève, 1988, p. 85.<br />

74<br />

Vedere C. Brütsch, o.c., p. 241. BARUCH V., Antropology and the Apocalypse, 1939.<br />

75 DOUKHAN Jacques, Le cri du Ciel, Dammarie Les Lys 1996, p. 168.<br />

734<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

sinceramente e che hanno vissuto in buona fede dottrine di apostasia, credute verità<br />

perché insegnate nelle loro Chiese. Prima del ritorno di Gesù ai veri adoratori che<br />

vivranno ancora in Babilonia sarà stato rivolto l’appello di uscire da essa per non<br />

essere partecipi dei suoi peccati, cioè delle sue contaminazioni. Essi hanno risposto a<br />

questo invito e quindi sono considerati: “vergini”. Crediamo quindi che quando Gesù<br />

ritornerà i credenti che si sono preparati ad incontrare il Signore, pur provenendo da<br />

tutte le espressioni religiose, tradizioni e concezioni di fede, saranno caratterizzati dal<br />

credere nelle stesse verità, nelle stesse dottrine, negli stessi valori, nel<strong>la</strong> stessa etica.<br />

L’annuncio del ritorno di Gesù ha comportato sul<strong>la</strong> terra <strong>la</strong> vittoria del<strong>la</strong> verità sugli<br />

insegnamenti sbagliati. Tutto ciò che non corrisponde all’insegnamento<br />

dell’“Evangelo eterno” sarà abbandonato, <strong>la</strong>sciato in Babilonia. Ci sarà un’unica fede,<br />

un solo credere. La Chiesa sarà ecumenica, non nel senso che nel rispetto reciproco<br />

ognuno continuerà a credere agli errori che corrispondono alle proprie tradizioni e<br />

costumi, ma ecumenica nel senso che i credenti uniti in Cristo abbandoneranno tutto<br />

ciò che non è in armonia con <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>. I credenti avranno avuto <strong>la</strong> loro origine<br />

nelle diverse forme religiose, ma si presenteranno al Signore che viene con le stesse<br />

convinzioni, come un solo popolo forgiato nel<strong>la</strong> propria vita e nel<strong>la</strong> propria speranza<br />

dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

Queste persone sono <strong>la</strong> “primizia” dei riscattati di tutti i secoli e a loro Giovanni<br />

applica espressioni che vengono altrove riferite al Messia. La loro santificazione sul<strong>la</strong><br />

terra è stata tale che “nel<strong>la</strong> loro bocca non è stata trovata menzogna, sono<br />

irreprensibili”, senza difetto, appaiono come un monumento insigne del<strong>la</strong> grazia di<br />

Dio, sono primizie di Dio e dell’Agnello. Questa primizia si “è preparata” per <strong>la</strong><br />

venuta dello Sposo, ha purificato il proprio cuore, ha permesso che lo Spirito Santo<br />

imbiancasse le sue vesti, e il Signore <strong>la</strong> fa quindi apparire in sua presenza “gloriosa,<br />

senza macchia né ruga, né nul<strong>la</strong> di simile, ma santa ed irreprensibile”. 76<br />

Il sigillo<br />

“In lui avendo creduto, avete ricevuto il sigillo dello<br />

Spirito Santo che è stato promesso il quale è pegno del<strong>la</strong><br />

vostra eredità. Non contristate lo Spirito Santo di Dio col<br />

quale siete stati sigil<strong>la</strong>ti per il giorno del<strong>la</strong> redenzione” 77 .<br />

“Prima dunque che esploda tutta <strong>la</strong> ribellione umana degli ultimi tempi, nei<br />

confronti dell’Eterno, Dio segnerà i suoi servitori sul<strong>la</strong> fronte col sigillo indelebile<br />

del<strong>la</strong> grazia che li confermerà nel<strong>la</strong> possessione di tutti i loro privilegi, facendone dei<br />

testimoni inaccessibili al<strong>la</strong> paura, pienamente affermati, irremovibili nel<strong>la</strong> fede,<br />

76 Efesi 5:27.<br />

77 Efesi 1:13; 4:30.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 735


CAPITOLO XVIII<br />

offrendo ai loro carnefici un viso simile a quello del diacono Stefano morente, viso<br />

splendente del<strong>la</strong> dolcezza del<strong>la</strong> gloria”. 78<br />

Questo sigillo consiste nell’aver scritto sul<strong>la</strong> fronte il nome dell’Agnello e il nome<br />

di suo Padre, come viene affermato nel<strong>la</strong> presentazione dei 144.000 in Apocalisse<br />

XIV:1.<br />

“Il sigillo di Dio che riunisce (i 144.000) in un solo fascio deve indicare una<br />

istituzione divina avente un aspetto visibile ed esteriore e nello stesso tempo invisibile<br />

e spirituale”. 79<br />

Il sigillo deve manifestare <strong>la</strong> grazia che Dio offre nel<strong>la</strong> sua legge di amore e <strong>la</strong><br />

grazia che Cristo manifesta nel<strong>la</strong> sua opera di salvezza. Il sigillo deve essere in<br />

rapporto col nome di Dio e con l’opera del<strong>la</strong> redenzione.<br />

Questo sigillo, quale opera del<strong>la</strong> grazia, trova <strong>la</strong> sua manifestazione esteriore<br />

nell’obbedienza spontanea e gioiosa dei comandamenti di Dio di cui il IV, nel tempo<br />

del<strong>la</strong> fine, si pone in contrapposizione allo stile di vita sociale e religiosa proposta<br />

dal<strong>la</strong> seconda bestia di Apocalisse XIII che impone l’adorazione dell’immagine del<strong>la</strong><br />

bestia e vivere secondo quanto stabilisce il suo marchio. Al<strong>la</strong> signoria di Gesù Cristo<br />

si contrapporrà l’ideologia umana. È infatti nel comandamento del Sabato che<br />

troviamo il nome di Dio: “Ricordati di santificare il giorno di Sabato perché l’Eterno<br />

in sei giorni ha fatto il cielo, <strong>la</strong> terra ed il mare e tutto ciò che è in essi e il settimo<br />

giorno si riposò” e il nome dell’Agnello: “Perché il figlio dell’uomo è Signore del<br />

Sabato”. 80 Questo comandamento, come abbiamo già detto, nello stesso tempo in cui<br />

ci ricorda l’origine del<strong>la</strong> creazione, ci annuncia <strong>la</strong> Nuova Terra nel<strong>la</strong> sua ricreazione.<br />

“Come il mondo del riposo sabbatico di Dio ha raggiunto il suo ultimo<br />

perfezionamento, così l’uomo deve, mettendosi a disposizione di Dio al Sabato,<br />

testimoniare che <strong>la</strong> sua esistenza è legata a lui”. 81 “È con il giorno del Signore che<br />

l’uomo si ricorda del<strong>la</strong> sua nobile origine e del<strong>la</strong> sua gloriosa destinazione”. 82 Perché<br />

il Sabato, come scrive F. Godet: “È il monumento di un paradiso perduto, <strong>la</strong> lettera di<br />

nobiltà di una famiglia decaduta, <strong>la</strong> caparra di un paradiso da riscoprire, <strong>la</strong> garanzia<br />

del<strong>la</strong> nostra destinazione sublime al libero e glorioso stato di Figli di Dio”.<br />

<strong>Quando</strong> il mondo si assoggetterà al<strong>la</strong> bestia prendendone il marchio, adorando <strong>la</strong><br />

sua immagine, allora coloro che saranno stati sigil<strong>la</strong>ti dallo Spirito Santo<br />

manifesteranno questo loro essere proprietà di Dio vivendo spontaneamente, mediante<br />

una convinzione del<strong>la</strong> mente e una ferma decisione del cuore, <strong>la</strong> legge santa, giusta,<br />

buona del loro Padre e del loro Signore Gesù Cristo.<br />

La conclusione del sigil<strong>la</strong>mento degli eletti corrisponde anche al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

conversione al Signore da parte dell’umanità, al compimento del<strong>la</strong> predicazione<br />

dell’evangelo, infatti dopo che sarà stata finalmente predicato in tutto il mondo,<br />

78<br />

A. Reymond, o.c., t. I, p. 181; vedere Atti 7:55-56.<br />

79<br />

VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse, Dammarie-Les-Lys 1938, p. 93.<br />

80<br />

Esodo 20:8; Marco 2:28.<br />

81<br />

SCHEDL C<strong>la</strong>us, Storia del Vecchio Testamento, t. I, Roma 1963, p. 22.<br />

82<br />

VUILLEUMIER Jean, Le jour de repos à travers les âges, Dammarie-les-Lys, p. 41.<br />

736<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I 144.000 DELL’APOCALISSE<br />

“verrà <strong>la</strong> fine”. 83 Si giungerà al tempo in cui l’umanità sarà divisa in due gruppi<br />

contrapposti con destini differenti, risultato delle decisioni prese: “Chi è ingiusto sia<br />

ingiusto ancora; chi è giusto pratichi ancora <strong>la</strong> giustizia e chi è santo si santifichi<br />

ancora”. 84<br />

Il canto dei 144.000<br />

““La salvezza appartiene all’Iddio nostro il quale siede<br />

sul trono, ed all’Agnello”. E tutti gli angeli stavano in piedi<br />

attorno al trono e agli anziani e alle quattro creature<br />

viventi; e si prostrarono sulle loro facce davanti al trono, e<br />

adorarono Iddio dicendo: “Amen! All’Iddio nostro <strong>la</strong><br />

benedizione e <strong>la</strong> gloria e <strong>la</strong> sapienza e le azioni di grazie e<br />

l’onore e <strong>la</strong> potenza e <strong>la</strong> forza nei secoli dei secoli!<br />

Amen””.<br />

Questo cantico indica una esperienza partico<strong>la</strong>re fatta da questi figli di Dio che<br />

sono passati dal<strong>la</strong> vita all’eternità. Non cantano il loro successo, ma esaltano <strong>la</strong> grazia<br />

di Dio.<br />

Gli esseri celesti che hanno partecipato al dramma del<strong>la</strong> redenzione, nel vedere<br />

pienamente realizzato il piano del<strong>la</strong> rigenerazione che riporta l’uomo caduto nel<br />

peccato a riflettere l’immagine di Dio, non possono che prostrarsi davanti al suo trono<br />

e dire: “Amen! All’Iddio nostro appartiene <strong>la</strong> benedizione e <strong>la</strong> gloria e <strong>la</strong> sapienza e le<br />

azioni di grazia e l’onore e <strong>la</strong> potenza e <strong>la</strong> forza nei secoli dei secoli. Amen”.<br />

Conclusione<br />

Daniele, nel capitolo II, par<strong>la</strong> del ristabilimento del regno, con l’emblema del<strong>la</strong><br />

pietra che colpisce <strong>la</strong> statua; nel capitolo VII, dopo <strong>la</strong> descrizione del giudizio,<br />

presenta il ristabilimento del Re; nel capitolo VIII presenta il ristabilimento del<br />

Santuario, dopo 2300 anni; nei capitoli X-XII il ristabilimento del popolo per<br />

l’eternità. Nell’insieme risulta che il ristabilimento del regno dipende dal<br />

ristabilimento del Re. Il ristabilimento del Re dipende da quello del santuario. Il<br />

ristabilimento del santuario dipende dal ristabilimento dei figli di Dio perché essi<br />

dimorano nel<strong>la</strong> realtà celeste tramite <strong>la</strong> fede.<br />

L’Apocalisse, nel tracciare <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa sino all’ultima generazione,<br />

presenta coloro che fanno l’esperienza del ristabilimento annunciato dal profeta<br />

Daniele. Questi partico<strong>la</strong>ri credenti sono chiamati 144.000, hanno il nome del Padre e<br />

dell’Agnello scritto sulle loro fronti. Sono “vergini” e sono <strong>la</strong> primizia di Dio e<br />

83 Matteo 24:15.<br />

84 Apocalisse 22:11.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 737


CAPITOLO XVIII<br />

dell’Agnello. Tramite loro, Dio raggiunge il completamento del<strong>la</strong> sua opera di<br />

salvezza. Rive<strong>la</strong>no Gesù Cristo nel<strong>la</strong> loro vita e <strong>la</strong> sapienza di Dio nel<strong>la</strong> loro diversità.<br />

738<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo XIX<br />

LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

“E se non fosse ch’ancor lo mi vieta<br />

<strong>la</strong> reverenza delle somme chiavi<br />

che tu tenesti nel<strong>la</strong> vita lieta,<br />

io userei parole ancor più gravi;<br />

ché <strong>la</strong> vostra avarizia il mondo attrista,<br />

calcando i buoni e sollevando i pravi.<br />

Di voi pastor s’accorse il Vangelista,<br />

quando colei che siede sopra l’acque<br />

puttaneggiar coi regi a lui fu vista;<br />

quel<strong>la</strong> che con le sette teste nacque,<br />

e dalle dieci corna ebbe argomento,<br />

fin che virtute al suo marito piacque.<br />

Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento:<br />

e che altro è da voi all’ido<strong>la</strong>tre,<br />

se non ch’elli uno, e voi ne orate cento?<br />

Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre<br />

non <strong>la</strong> tua conversion, ma quel<strong>la</strong> dote<br />

che da te prese il primo ricco parte!”.<br />

“O navicel<strong>la</strong> mia, com’ mal se’ carca!”<br />

Poi parve a me che <strong>la</strong> terra s’aprisse<br />

tr’ambo le ruote, e vidi uscirne un drago<br />

che per lo carro su <strong>la</strong> coda fisse;<br />

e come vespa che ritragge l’ago,<br />

a sé traendo <strong>la</strong> coda maligna,<br />

trasse del fondo, e gissen vago vago.<br />

Quel che rimase, come da gramigna<br />

vivace terra, dal<strong>la</strong> piuma, offerta<br />

forse con intenzion sana e benigna,<br />

si ricoperse, e funne ricoperta<br />

e l’una e l’altra rota e ‘l temo, in tanto<br />

che più tiene un sospir <strong>la</strong> bocca aperta.<br />

Trasformato così ‘l dificio santo<br />

mise fuor teste per le parti sue,<br />

tre sovra ‘l temo e una in ciascun canto:<br />

le prime eran cornute come bue,<br />

ma le quattro un sol corno avean per fronte:<br />

simile mostro visto ancor non fue.<br />

Sicura, quasi rocca in alto monte,<br />

seder sovr’esso una puttana sciolta<br />

m’apparve con le ciglia intorno pronte;<br />

e come perché non li fosse tolta,<br />

vidi di costa a lei dritto un gigante;<br />

e baciavansi insieme alcuna volta” Dante. 1<br />

1 Alighieri Dante, La Divina Commedia - Inferno XIX:100-117; Purgatorio XXXII:129-153.


CAPITOLO XIX<br />

740<br />

“L’intera Apocalisse... fu libro fatale a Roma.<br />

Quel solo scritto apostolico fé’ più guerra ai papi<br />

che tutte le opere protestanti unite insieme”<br />

Gabriele Rossetti. 2<br />

“I protestanti hanno fraternizzato col papato,<br />

giungendo a compromessi e a concessioni che<br />

stupiscono gli stessi cattolici, i quali non riescono<br />

a capirli. Gli uomini chiudono gli occhi dinanzi<br />

al reale carattere del Romanesimo e ai pericoli<br />

che <strong>la</strong> sua supremazia determina. La gente deve<br />

essere risvegliata dal suo sonno per poter<br />

resistere alle sollecitazioni di questo nemico così<br />

pericoloso per <strong>la</strong> libertà civile e religiosa” Ellen<br />

White. 3<br />

“Questa evoluzione che caratterizza l’Europa,<br />

con le sue istanze etiche e con tutte le sue<br />

fragilità e indeterminatezze, interpel<strong>la</strong><br />

profondamente <strong>la</strong> Chiesa e ciascuno di noi.<br />

Apparentemente potrebbe sembrare che i<br />

cristiani non siano direttamente coinvolti in tutto<br />

questo processo. Invece è <strong>la</strong> Chiesa stessa a<br />

essere provocata e interrogata da questi<br />

avvenimenti. Su un piano propriamente pastorale<br />

ad essa spetta operare un discernimento<br />

spirituale, con il quale guidare e orientare le<br />

scelte ai vari livelli e da parte delle diverse<br />

persone... Come ha ricordato Giovanni Paolo II,<br />

l’imperativo che nasce è quello del<strong>la</strong> costruzione<br />

di una nuova Europa: “Il momento è propizio per<br />

raccogliere le pietre dei muri abbattuti e<br />

costruire insieme <strong>la</strong> casa comune”. Un’Europa<br />

unita e intera - dall’At<strong>la</strong>ntico agli Urali, dal<br />

Mare del Nord al Mare Mediterraneo -, non più<br />

divisa in due tronconi o ridotta al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> parte<br />

occidentale. E nello stesso tempo, un’Europa <strong>la</strong><br />

cui unità è proiettata su un orizzonte p<strong>la</strong>netario,<br />

nel<strong>la</strong> piena consapevolezza che l’unificazione<br />

europea dev’essere una tappa fondamentale e<br />

ineludibile verso <strong>la</strong> meta finale da raggiungere<br />

che è l’unificazione e <strong>la</strong> pacificazione di tutto il<br />

mondo. - In ogni caso, come <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci insegna,<br />

l’identità culturale dell’Europa non può<br />

prescindere dal riferimento alle sue radici<br />

cristiane - tanto che l’identità europea risulta<br />

incomprensibile senza il cristianesimo che ne è<br />

l’anima. - La nuova situazione del nostro<br />

continente ci chiede, perciò, di fare ogni sforzo in<br />

questo senso, per assicurare un’unità che o sarà<br />

2 ROSSETTI Gabriele, Sullo spirito antipapale che produsse <strong>la</strong> Riforma, London 1832, pp. 2-5.<br />

3 WHITE Ellen, Il gran conflitto, ed. AdV, Firenze 1977, p. 412; prima edizione in lingua americana 1888, p. 566.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

cristiana o non esisterà affatto” Card. Carlo<br />

Maria Martini S.I. 4<br />

“Il capitolo XVII dell’Apocalisse eleva <strong>la</strong> mente ad altezze dalle quali abbraccia <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> intera dell’umanità”. 5 “Questo capitolo... è come una chiave di tutta <strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>”. 6<br />

La difficoltà che trovano gli studiosi nell’interpretarlo ha due cause: <strong>la</strong> prima<br />

deriva dal fatto che non vogliono riconoscere ed accettare l’evidenza del suo<br />

insegnamento; <strong>la</strong> seconda per <strong>la</strong> realizzazione futura di alcuni partico<strong>la</strong>ri; ma, grazie<br />

ad una sana esegesi, anche questi partico<strong>la</strong>ri risultano chiari.<br />

I capitoli XVII, XVIII e <strong>la</strong> prima parte del XIX, che considereremo in questa<br />

sezione del nostro <strong>la</strong>voro, si rial<strong>la</strong>cciano intimamente con una parte del<strong>la</strong> visione delle<br />

sette ultime piaghe, e hanno per oggetto il giudizio finale di Dio su “Babilonia <strong>la</strong><br />

grande per darle il calice del vino del furore dell’ira sua” 7 , che inizia con <strong>la</strong> V piaga.<br />

Noi abbiamo qui in dettaglio ciò che era stato annunciato nel triplice messaggio di<br />

avvertimento di Apocalisse XIV e quanto viene descritto in forma generale nelle<br />

piaghe di Apocalisse XVI. In questo capitolo XVII noi abbiamo: versetti 1 e 16 il<br />

giudizio sul<strong>la</strong> donna; versetti 8 e 11 il giudizio sul<strong>la</strong> bestia; versetto 10 il giudizio<br />

sulle sette teste; versetto 14 il giudizio sulle corna. Questo giudizio è ciò che<br />

corrisponde, nell’insegnamento del Santuario, alle conseguenze del giorno<br />

dell’espiazione.<br />

Abbiamo in questo capitolo una grande parodia:<br />

- La donna, nello splendore del<strong>la</strong> sua prostituzione, come parodia del<strong>la</strong> Chiesa di Dio<br />

nello splendore del sole di giustizia.<br />

- Babilonia “<strong>la</strong> grande città che impera sui re del<strong>la</strong> terra” come parodia del<strong>la</strong> nuova<br />

Gerusalemme che si estenderà su tutta <strong>la</strong> terra.<br />

- La bestia nello sviluppo ultimo del<strong>la</strong> sua potenza come parodia dell’Agnello<br />

glorificato.<br />

- La bestia ferita, che per un certo tempo “non era”, è ritornata a dominare come<br />

ottavo re; è <strong>la</strong> parodia del Cristo stesso colpito a morte e risuscitato.<br />

I parte: <strong>la</strong> Prostituta e sua identificazione<br />

4<br />

MARTINI Carlo Maria S.I., Le responsabilità dei cristiani nell’Europa in costruzione, in La Civiltà Cattolica,<br />

quaderno 3375, vol. I, 1991, pp. 228,229,234.<br />

5 a<br />

CHAUFFARD Anatole Marie Emile, L’Apocalypse et son interprétation historique, t. II, 2 ed., Paris 1899, p. 262.<br />

6 BOVET François de, L’Esprit de l’Apocalypse, Paris 1840, p. 431.<br />

7 Apocalisse 15:19.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 741


CAPITOLO XIX<br />

742<br />

“E uno dei sette angeli che avevano le sette coppe<br />

venne, e mi parlò dicendo: Vieni; io ti mostrerò il giudizio<br />

del<strong>la</strong> gran meretrice, che siede su molte acque, e con <strong>la</strong><br />

quale hanno fornicato i re del<strong>la</strong> terra; e gli abitanti del<strong>la</strong><br />

terra sono stati inebriati del vino del<strong>la</strong> sua fornicazione. Ed<br />

egli, nello Spirito, mi trasportò in un deserto; e io vidi una<br />

donna che sedeva sopra una bestia di colore scar<strong>la</strong>tto,<br />

piena di nomi di bestemmia e avente sette teste e dieci<br />

corna. E <strong>la</strong> donna era vestita di porpora e di scar<strong>la</strong>tto,<br />

adorna d’oro, di pietre preziose e di perle; aveva in mano<br />

un calice d’oro pieno di abominazioni e delle immondizie<br />

del<strong>la</strong> sua fornicazione, e sul<strong>la</strong> fronte aveva scritto un nome:<br />

Mistero, Babilonia <strong>la</strong> grande, <strong>la</strong> madre delle meretrici e<br />

delle abominazioni del<strong>la</strong> terra. E vidi <strong>la</strong> donna ebbra del<br />

sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E quando<br />

l’ebbi veduta mi meravigliai di gran meraviglia. E l’angelo<br />

mi disse: “Perché ti meravigli? Io ti mostrerò il mistero<br />

del<strong>la</strong> donna... Le acque che hai veduto e sulle quali siede <strong>la</strong><br />

meretrice, sono popoli e moltitudini e nazioni e lingue... La<br />

donna che hai veduta è <strong>la</strong> città che impera sui re del<strong>la</strong><br />

terra””. 8<br />

Il centro di questo capitolo XVII dell’Apocalisse è <strong>la</strong> donna, mentre <strong>la</strong> bestia,<br />

come vedremo, sebbene ci aiuti a capire in quale momento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> Giovanni<br />

considera <strong>la</strong> visione, gioca un ruolo di secondo piano.<br />

La visione è una <strong>profezia</strong> escatologica, cioè riguarda i tempi del<strong>la</strong> fine: “Uno dei<br />

sette angeli che avevano le sette coppe venne, e mi parlò dicendo: Vieni! Io ti<br />

mostrerò il giudizio del<strong>la</strong> gran meretrice”. Quindi, “bisogna trasportarsi non al tempo<br />

in cui S. Giovanni scriveva, ma a quello che ora è il soggetto del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>”. 9 Diceva<br />

il Bossuet: “L’angelo par<strong>la</strong>va a San Giovanni, non in rapporto al tempo in cui viveva<br />

(I secolo), ma in rapporto a un certo tempo in cui egli lo pone, lo situa, e per il quale<br />

riguarda ciò che gli dice” 10 , cioè un tempo futuro rispetto al suo, al momento in cui<br />

questa <strong>profezia</strong> si compie. “Questa ipotesi è tanto naturale, osserva il de Rougemont,<br />

che difficilmente si spiega lo scarso favore che incontra presso i commentatori.<br />

Rigettate<strong>la</strong>, e tutto il capitolo XVII <strong>diventa</strong> incomprensibile; ammettete<strong>la</strong> e tutto si<br />

rischiara meravigliosamente”.<br />

“L’epiteto di grande prostituta è dato qui per <strong>la</strong> prima volta a Babilonia, ma quanto<br />

è stato detto di lei nel capitolo XIV:8, ha preparato il lettore a veder<strong>la</strong> presentata in<br />

questo modo”. 11<br />

8<br />

Apocalisse 17:1-6,15,18.<br />

9<br />

CALMET Antoine Auguste, Les épîtres canoniques et l’Apocalypse, Paris 1716, p. 587.<br />

10<br />

BOSSUET Jacques Benigne, L’Apocalypse avec une explication, Paris 1689, p. 265.<br />

11 a<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, vol. IV, L’Apocalypse, 3 ed., rivista e ampliata da SCHRŒDER Alfred,<br />

Lausanne, 1905, p. 421. Vedere Apocalisse 17:15.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Questo capitolo XVII offre un quadro che contrasta con il capitolo XII, dove già si<br />

vede una donna simbolica (Chiesa) e una bestia (Impero). Questa volta non abbiamo<br />

però <strong>la</strong> Chiesa-madre, perseguitata dal dragone; abbiamo invece <strong>la</strong> Chiesa-prostituta,<br />

persecutrice, seduta sul<strong>la</strong> bestia addomesticata.<br />

C’è un parallelismo contrastante tra questi due capitoli<br />

Apocalisse XII<br />

- <strong>la</strong> donna è vista in cielo<br />

- mette al mondo un figlio maschio<br />

Apocalisse XVII<br />

- <strong>la</strong> donna è vista nel deserto<br />

- è madre delle meretrici e delle<br />

abominazioni del<strong>la</strong> terra<br />

Entrambe sono splendidamente vestite<br />

- rivestita dallo splendore del sole - vestita di porpora e di scar<strong>la</strong>tto, adorna<br />

d’oro, di pietre preziose e di perle<br />

- ha <strong>la</strong> luna sotto i piedi<br />

- siede sopra una bestia di colore<br />

scar<strong>la</strong>tto<br />

Entrambe svolgono un ruolo primario, fondamentale nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

- rappresenta <strong>la</strong> purezza e <strong>la</strong> fedeltà - ha un calice d’oro pieno delle<br />

abominazioni del<strong>la</strong> sua fornicazione<br />

- è odiata<br />

- è amata e riverita<br />

- è perseguitata<br />

- perseguita: è ubriaca del sangue dei<br />

martiri<br />

- vive confidando in Dio<br />

- vive nell’incredulità e nell’errore<br />

Entrambe vanno nel deserto<br />

- per trovare rifugio e conservare <strong>la</strong> - dove vive <strong>la</strong> propria solitudine e<br />

propria fede.<br />

smarrimento, pur nel<strong>la</strong> ricchezza e nel<br />

dominio sui popoli.<br />

Per l’identificazione di questa donna si sono fatte diverse congetture.<br />

Identificazione del<strong>la</strong> prostituta<br />

1. Babilonia ricostruita<br />

Prendendo al<strong>la</strong> lettera il nome di Babilonia, si è creduto al<strong>la</strong> ricostruzione<br />

dell’antica città. 12<br />

12 “Questa donna rappresenta un sistema in re<strong>la</strong>zione con una certa città; questa città è Babilonia, situata sulle rive<br />

dell’Eufrate, nel paese di Schinear... Il Paese di Schinear fu <strong>la</strong> cul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> civiltà, ed è là che essa ritornerà. L’abisso si<br />

aprirà tutto d’un colpo per seppellir<strong>la</strong>” NEWTON Benjamen Wills, Pensées sur L’Apocalypse, Paris 1847, p. 275.<br />

Vedere il gesuita ROBERTI Giovanni Battista, Lezioni sacre sopra <strong>la</strong> fine del mondo, t. I, Rossano 1792, pp. 102-118.<br />

Questa è anche <strong>la</strong> posizione dei dispensazionalisti del mondo evangelico. Ad esempio J.F. Walvoord sostiene che<br />

l’antica Babilonia sarà ricostruita e diverrà <strong>la</strong> capitale del mondo durante <strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione. Scrive: “È più<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 743


CAPITOLO XIX<br />

A questa interpretazione si oppone un elemento geografico che è estremamente<br />

chiaro: <strong>la</strong> donna è seduta sul<strong>la</strong> bestia dalle dieci corna, questa bestia nell’Apocalisse,<br />

come abbiamo detto nei nostri capitoli precedenti e vedremo più avanti, rappresenta<br />

“sempre l’Impero dei Latini” nelle sue varie trasformazioni e in questo capitolo<br />

“durante l’ultimo periodo del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>”. 13 “La bestia è <strong>la</strong> stessa che sale dal mare<br />

(del capitolo XIII). Ma <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ha camminato con <strong>la</strong> visione, e <strong>la</strong> visione ci conduce,<br />

insieme con San Giovanni, dai secoli del Medioevo a quello delle sette ultime<br />

piaghe”. 14 È uno degli angeli che ha una coppa delle sette ultime piaghe che va<br />

dall’Apostolo.<br />

Inoltre ricordiamo: “Una donna, chi non vede in essa identificata una Chiesa?<br />

Quand’è che si è visto nelle profezie un Impero, in quanto Impero, rappresentato sotto<br />

l’immagine di una donna? Non è l’emblema con il quale lo Spirito Santo si serve<br />

dappertutto per rappresentare o <strong>la</strong> vera Chiesa, <strong>la</strong> sposa di Cristo, o <strong>la</strong> falsa Chiesa,<br />

che è <strong>diventa</strong>ta infedele al suo sposo? Una donna montata su una bestia, chiaramente,<br />

è una Chiesa innestata, e montata, su un Impero. È <strong>la</strong> Chiesa Romana innestata<br />

sull’Impero Romano”. 15<br />

2. L’antica Roma<br />

“Era l’interpretazione di Tertulliano, Ireneo, Ippolito, Metodio, Vittorino,<br />

Commodio, I<strong>la</strong>rio, Lattanzio, Gero<strong>la</strong>mo, ecc. Ancora quel<strong>la</strong> di Bossuet, 16 del<br />

benedettino Calmet, 17 l’arcivescovo di Tolosa, di F. Bovet 18 e di una fol<strong>la</strong><br />

semplice ipotizzare una ricostruzione di Babilonia come realizzazione letterale delle profezie dell’Antico Testamento<br />

che inglobi anche questo capitolo” WALVOORD John F., The Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, Chicago 1966, pp. 262,263.<br />

13<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III, Paris 1849, pp. 283,284.<br />

14<br />

ROUGEMONT Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 315.<br />

15 a<br />

JURIEU Pierre, L’Accomplissement des Prophéties, t. I, 3 ed., Rotterdam 1689, p. 186.<br />

16<br />

“È una tradizione costante di tutti i secoli che <strong>la</strong> Babilonia di San Giovanni sia l’antica Roma. San Giovanni le dà<br />

due caratteri che permettono di riconoscer<strong>la</strong>. Prima di tutto questa città ha sette montagne; in secondo luogo, è <strong>la</strong><br />

grande città che comanda a tutti i re del<strong>la</strong> terra. Se essa è anche presentata sotto <strong>la</strong> figura di una prostituta si riconosce<br />

lo stile del<strong>la</strong> Scrittura, che bol<strong>la</strong> l’ido<strong>la</strong>tria come prostituzione. Si è detto di questa città superba, che è <strong>la</strong> madre delle<br />

impurità e delle abominazioni del<strong>la</strong> terra, il culto dei falsi dèi che essa cercava di stabilire con tutta <strong>la</strong> potenza del suo<br />

impero ne è <strong>la</strong> causa. La porpora di cui essa pare rivestita è il segno dei suoi imperatori e dei suoi magistrati. L’oro e le<br />

pietre di cui essa è coperta fanno vedere le sue ricchezze immense. La paro<strong>la</strong> mistero che porta scritta sul<strong>la</strong> sua fronte<br />

non ci indica nient’altro che i misteri empi del paganesimo di cui Roma si era resa protettrice, e <strong>la</strong> seduzione che viene<br />

al suo soccorso non è altra cosa che i prestigi e i falsi miracoli di cui i demoni si servivano per autorizzare l’ido<strong>la</strong>tria”<br />

J.B. Bossuet, o.c., prefazione pp. 17,18. Ma lo stesso Bossuet che ha cercato così di controbi<strong>la</strong>nciare le posizioni<br />

protestanti si trova a disagio nel limitare <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> al<strong>la</strong> rovina dell’Impero Romano e, quindi, aggira nuovamente<br />

l’ostacolo ammettendo <strong>la</strong> possibilità di una realizzazione futura dicendo: “Chi non sa che <strong>la</strong> fecondità del<strong>la</strong> Scrittura<br />

non è sempre esaurita da un solo senso...? Chi non vede dunque che è possibilissimo trovare un senso molto seguito e<br />

molto letterale dell’Apocalisse perfettamente compiuto nel sacco di Roma sotto A<strong>la</strong>rico senza pregiudicare qualche<br />

altro senso che si compirà al<strong>la</strong> fine dei secoli?” idem, pp. 41,42.<br />

17<br />

A. Calmet, o.c., p. 585.<br />

18<br />

“L’abuso che i protestanti hanno fatto di questo posto del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione non ha impedito i più giudiziosi interpreti<br />

cattolici di applicarlo al<strong>la</strong> città di Roma. Vi sono stati condotti dall’evidenza del testo, dall’autorità del<strong>la</strong> tradizione; e<br />

tale è stata, tale ha dovuto necessariamente essere l’opinione di tutti coloro che hanno cercato nell’Apocalisse un<br />

senso letterale e storico. Si può dunque ammettere come un fatto confessato, o ormai incontestabile, che il capitolo 17<br />

riguarda e non può che riguardare Roma” F. Bovet, o.c., p. 112.<br />

744<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

innumerevole di molti altri”. 19 Ancora oggi <strong>la</strong> maggior parte dei commentatori<br />

cattolici e dei critici moderni identificano questa donna con <strong>la</strong> Roma antica, pagana,<br />

contemporanea dell’Apostolo, e il giudizio su di lei con <strong>la</strong> distruzione di Roma a<br />

causa delle invasioni barbariche. 20<br />

Questa spiegazione è altamente contraddittoria perché quando Roma cadde nel V<br />

secolo, ad opera dei barbari, essa era cristiana. Il testo dice nel capitolo XVIII:2 che<br />

Babilonia cade perché “è <strong>diventa</strong>ta albergo di demoni e ricetto di ogni spirito<br />

immondo e abominevole”. Se <strong>la</strong> Roma antica fu vinta dai barbari quando era<br />

cristiana, si deve dedurre che gli spiriti immondi ed abominevoli fossero i suoi papi<br />

ed il suo clero. Naturalmente nessun esegeta cattolico è disposto ad ammettere questo,<br />

che è <strong>la</strong> conseguenza logica del discorso. Inoltre dovrebbero questi interpreti, che<br />

applicano il brano al<strong>la</strong> Roma antica del V secolo, ormai <strong>diventa</strong>ta cristiana, accettare<br />

l’invito: “Uscite da essa o popolo mio”, il che equivarrebbe a: “Uscite dal<strong>la</strong> Chiesa<br />

cattolica”. 21<br />

Il domenicano Bernard Lambert ha fatto notare: “Se l’intenzione di Giovanni era<br />

di par<strong>la</strong>re dell’antica Roma pagana, cosa ci sarebbe stato di sorprendente e misterioso,<br />

di difficile a comprendere, di una città ido<strong>la</strong>tra, apertamente nemica del Dio vero,<br />

impegnata ad abolire il suo culto, a sterminare i suoi adoratori; essa sarebbe odiosa ai<br />

suoi occhi, e votata a una perdizione eterna”. 22<br />

Il gesuita M. Lacunza fa due osservazioni: non ha senso applicare <strong>la</strong> fornicazione<br />

dei re del<strong>la</strong> terra al<strong>la</strong> Roma pagana e il castigo annunciato: “Babilonia, <strong>la</strong> gran città<br />

non sarà più ritrovata” non si è ancora verificato. 23<br />

3. Totalità degli empi<br />

Agostino e altri hanno visto in questa Babilonia <strong>la</strong> totalità degli empi. “È<br />

l’universo intero, <strong>la</strong> società dei malvagi da Caino fino all’Anticristo”. 24 “Babilonia<br />

indica semplicemente il potere del mondo ostile a Dio”. 25<br />

Questa spiegazione è troppo generica. La “donna” non rappresenta il peccato in<br />

genere, ma <strong>la</strong> Chiesa e, in questo capitolo, <strong>la</strong> Chiesa degenerata, infedele.<br />

19<br />

VAUCHER Alfred Félix, Les Prophéties Apocalyptiques et leur Interprétation, Collonges-sous-Salève 1972, pp.<br />

48,49.<br />

20 a<br />

Vedere ad esempio il domenicano ALLO Ernest Bernard Marie, L’Apocalypse, 2 ed., Paris 1921, pp. 244,245; il<br />

critico REUSS Eduard, L’Apocalypse, Paris 1878, pp. 124,125.<br />

21 a<br />

Apocalisse 18:2,4. L’arguta critica è stata fatta dall’o<strong>la</strong>ndese VITRINGA Kempe, Anakrisis Apocalypseons, 2 ed.,<br />

Amsterdam 1719, pp. 578,579. Vedere anche GUINNESS Henri-Grattan, Les prophéties des derniers temps, pp. 24,25;<br />

Anonimo, L’Eglise et L’Apocalypse, ou 19 siècles d’existence de l’Eglise catholique sur <strong>la</strong> terre prédite par<br />

l’Apocalypse de S. Jean, Paris 1860, p. 130.<br />

22<br />

LAMBERT Bernard, Exposition des prédications et des promesses faites à l’Eglise, t. II, Paris 1806, p. 329.<br />

23 a<br />

LACUNZA Manuel, Venida del Messia en gloria y majestad, t. I, 2 parte, articolo 3, paragrafo 14. Vedere<br />

Apocalisse 18:21.<br />

24<br />

DUPRAT, L’Apocalypse, t. III, p. 32; vedere CRAMPON Auguste-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, t. VII,<br />

I’Apocalypse, Paris 1904, p. 488.<br />

25<br />

LILJE Hanns, L’Apocalypse le dernier livre de <strong>la</strong> Bible, Paris 1959, p. 203.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 745


CAPITOLO XIX<br />

4. Roma futura<br />

Riconoscendo il carattere escatologico del<strong>la</strong> visione, alcuni esegeti cattolici<br />

suppongono che si tratti di una apostasia del cristianesimo di Roma cattolica, che<br />

ritorna al paganesimo, meritando di conseguenza i castighi descritti nel capitolo<br />

XVIII. Prima di questo, il papa e <strong>la</strong> sua gerarchia diserteranno questa chiesa<br />

apostata. 26<br />

26 In questa posizione di vero c’è quanto scrive il protestante CALLEGARI Giuseppe: “È un’opinione generale, e<br />

giusta, che i capitoli 17 e 18 dell’Apocalisse parlino di Roma degli ultimi tempi” Studi sopra l’Apocalisse, Mantova<br />

1882, p. 118.<br />

I commentatori cattolici, preoccupati di salvaguardare l’onore del papato, si sono divisi in due gruppi:<br />

a) Il giudizio di Dio cadrà su una Roma che ha rinnegato il cattolicesimo. Alcuni esempi: “Che Babilonia<br />

apocalittica sia una città, e che questa città sia Roma, non sicuramente Roma cristiana, ma Roma infedele e<br />

pagana, quale era al tempo di S. Giovanni, e quale diventerà al tempo dell’Anticristo” Cornelis CORNELISSEN Van<br />

DEN STEEN (ALAPIDE), Comm. in Scripturum Sacrem, ed. Crampon, XXI, Paris 1863, p. 306. “Roma, non<br />

sicuramente Roma cristiana, ma Roma infedele e pagana” LAMBILLY Philippe Auguste de, L’Eglise et les<br />

prophètes, t. II, Nantes 1868, p. 169. Vedere il gesuita Giuseppe ZOPPI, L’Apocalisse di S. Giovanni Apostolo,<br />

Lugano 1781, p. 220. Quest’opera è stata messa all’indice per decreto del 20.1.1783. Il sacerdote Giuseppe<br />

CIUFFA, L’Apocalisse interpretata, vol. II, Roma 1925, pp. 215,219. Louis LAFONT-SENTENAC, morto nel 1892, Le<br />

P<strong>la</strong>n de l’Apocalypse et <strong>la</strong> signification des prophéties qu’elle contient, Paris 1872, pp. 282-284, 292-303,359.<br />

Joseph MAÎTRE, La prophétie des papes, 1901, p. 422.<br />

b) Il gesuita M. Lacunza, cileno, che viveva in Italia e scriveva tra il 1782 e il 1790, amante del<strong>la</strong> propria Chiesa e<br />

tuttavia preoccupato per il progresso dell’incredulità, dopo aver criticato l’applicazione al<strong>la</strong> Roma antica e a<br />

quel<strong>la</strong> futura ri<strong>diventa</strong>ta pagana, scriveva: “Roma, non pagana, ma cristiana, non testa di un impero immaginario,<br />

ma testa del cristianesimo, può ben <strong>diventa</strong>re, davanti a Dio, colpevole di fornicazione con tutti i re del<strong>la</strong> terra; e<br />

<strong>la</strong> stessa Roma, così identificata, può incorrere nel giudizio terribile descritto in questa <strong>profezia</strong>. Per <strong>la</strong><br />

realizzazione di quanto è detto non è necessario che diventi il centro, <strong>la</strong> corte dell’Impero Romano risuscitato; non<br />

è neppure necessario che nuovi imperatori scaccino <strong>la</strong> religione cristiana e che vi introducano di nuovo l’ido<strong>la</strong>tria.<br />

Tutte queste idee strane, queste supposizioni inverosimili, non sono, in realtà, che vane conso<strong>la</strong>zioni che non<br />

possono avere altre conseguenze che portare a Roma il colpo più spaventoso, se essa si affida alle sue menzogne.<br />

No, <strong>la</strong> verità - verità che farà sgorgare delle <strong>la</strong>crime che non si fermano - ecco: <strong>la</strong> terribile <strong>profezia</strong> si compirà<br />

integralmente. E ciò sarà giustamente quando <strong>la</strong> nostra buona madre si confiderà quanto più le convenga in queste<br />

parole conso<strong>la</strong>trici, non volendo vedere che queste non siano inspirate che da un rispetto e un amore mal<br />

compreso dei suoi sudditi, sarà allora che <strong>la</strong> catastrofe cadrà su di lei” (traduzione del pastore) ANTOMARCHI<br />

Antonio, Ben-Ezra, (pseudonimo di M. Lacunza), La Bâtie-Rol<strong>la</strong>nd, Drôme 1934, p. 151.<br />

Il giansenista domenicano Bernard LAMBERT, animato da sentimenti diversi da quelli del Lacunza, arriva alle<br />

stesse conclusioni. Dopo aver rigettato l’applicazione che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> si riferirebbe al<strong>la</strong> Roma pagana, scriveva:<br />

“Ci sono motivi per credere che portando i suoi sguardi su un avvenire di cui è ancora separato da un intervallo di<br />

diversi secoli, il santo apostolo ci mostra una città cristiana, ma che sarà allora depravata, corrotta, caricata<br />

d’iniquità, facendo servire <strong>la</strong> religione al suo orgoglio, al suo dominio, al<strong>la</strong> sua avarizia, e che merita che Dio<br />

versi su di Lei <strong>la</strong> coppa del<strong>la</strong> sua collera. È a lei che attribuisce il funesto carattere di essere, verso <strong>la</strong> fine del<br />

secondo mondo, <strong>la</strong> madre delle fornicazioni e delle abominazioni del<strong>la</strong> terra. È da lei che principalmente<br />

usciranno un giorno gli abusi e i disordini che, negli ultimi secoli, devono inondare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione cristiana, e<br />

consumare il mistero dell’iniquità, sostituendo allo spirito evangelico un orgoglio sfrenato, un violento desiderio<br />

di invadere tutto e tutto asservire.- Accecata allora dal<strong>la</strong> propria ambizione, questa donna misteriosa cambierà<br />

delle prerogative auguste, ma modeste, in pretese folli e turbolente, che causeranno dei mali infiniti al<strong>la</strong> religione<br />

e agli imperi. Sarà ai suoi propri occhi, a quelli di tutta <strong>la</strong> terra, una dominatrice assoluta, libera da ogni rego<strong>la</strong>,<br />

superiore a ogni potenza, l’unica sorgente e <strong>la</strong> pienezza di ogni autorità. Si sforzerà di mettere sotto i suoi piedi<br />

ciò che c’è di più grande nel secolo, ciò che c’è di più eminente nel<strong>la</strong> religione. Crede di avere solo il diritto di<br />

fare delle leggi, senza riceverne da nessuno. Usurperà, almeno con le sue opere, il titolo augusto e incomunicabile<br />

di santo e di verace (Apocalisse 3:7).- Per dare seguito a questa attesa, vorrà che tutti i suoi ordini siano eseguiti<br />

senza resistenza, che tutte le sue parole siano riverite, come infallibili oracoli... - Essa sarà portata, per decreto,<br />

746<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Questa supposizione è priva di qualsiasi fondamento. Come Roma cattolica può<br />

allontanarsi dall’evangelo più di quanto lo sia di già?<br />

Questa spiegazione è intenzionalmente nata dal<strong>la</strong> preoccupazione di scagionare<br />

Roma cattolica attuale e di togliere ai controversisti protestanti un’arma pericolosa.<br />

5. Una parte del<strong>la</strong> Chiesa di Roma<br />

I giansenisti, che sono stati accusati dai cattolici di dare <strong>la</strong> mano ai protestanti, nel<br />

vedere nel<strong>la</strong> donna <strong>la</strong> Chiesa romana, hanno risposto dicendo che questa donna non è<br />

<strong>la</strong> Chiesa cattolica, ma una parte di essa. 27<br />

Se così fosse si dovrebbero invitare i veri credenti a espellere dal<strong>la</strong> propria<br />

comunità <strong>la</strong> parte degenerata, ma il testo di Giovanni si esprime in maniera opposta:<br />

dice che in Babilonia Dio ha un popolo e lo invita ad uscire e non a purificare <strong>la</strong><br />

Chiesa.<br />

fino a proscrivere, e a colpire di anatema le parti più importanti del sacro deposito del<strong>la</strong> fede. Essa prostituirà i<br />

suoi favori, fornirà delle armi a una fol<strong>la</strong> di dottori di menzogna, che hanno congiurato <strong>la</strong> rovina. Abusando<br />

dell’ascendente che le danno le prerogative, farà bere nel<strong>la</strong> coppa dei suoi abusi, dei suoi errori, dei suoi attentati<br />

contro <strong>la</strong> giustizia e <strong>la</strong> verità, i re, i pontefici, i sacerdoti, i leviti, i fedeli di ogni specie e di ogni rango. Erigerà in<br />

leggi le più evidenti e le più colpevoli simonie, e il più vergognoso traffico di cose sante. Darà a tutti l’esempio<br />

del fasto e del<strong>la</strong> dominazione. Addormenterà i peccatori con le sue dispense arbitrarie, e mediante una scandalosa<br />

dissipazione del tesoro del<strong>la</strong> Chiesa. Diffamerà mediante le più inique censure i giusti che avranno rifiutato di<br />

incensare <strong>la</strong> sua dominazione, o di adottare i suoi traviamenti. Farà una guerra aperta alle più straordinarie<br />

meraviglie, che anche per poco contrastino il suo orgoglio o i suoi funesti impegni.- Tutti questi eccessi, e molti<br />

altri che noi passiamo sotto silenzio, formeranno le caratteristiche del<strong>la</strong> donna simbolica che S. Giovanni non<br />

vede che con un profondo stupore, e che, verso <strong>la</strong> fine dei secoli, dovrà giocare un così grande ruolo<br />

nell’universo, causarvi tanti mali, farvi tante prevaricazioni e vittime, mettere sul<strong>la</strong> gentilità complice di questi<br />

crimini e di queste prevaricazioni, i f<strong>la</strong>gelli spaventevoli così spesso annunciati nel<strong>la</strong> Scrittura...- Possiamo amare<br />

sinceramente Gesù Cristo e <strong>la</strong> sua Chiesa, e non detestare i perniciosi errori, <strong>la</strong> profana politica, <strong>la</strong> superba<br />

dominazione, l’insaziabile avarizia, le colpevoli imprese di cui <strong>la</strong> corte di Roma ha, nel corso dei secoli, dato<br />

l’esempio all’universo? E se dopo una così lunga esperienza non c’è più posto di sperare che da so<strong>la</strong> e mediante<br />

un sincero pentimento ritorni sui suoi traviamenti, non è una parte considerevole del<strong>la</strong> pietà cristiana e cattolica ad<br />

app<strong>la</strong>udire in anticipo i severi giudizi che il Signore deve un giorno fare esplodere su lei?” o.c., pp. 329-333.<br />

27 Si legge in un libro che è stato considerato come opera dell’abate RAYMOND Jean-Baptiste di Pavia di Beccaria di<br />

Fourquevaux, ma che questi attribuisce a CHAPEROU Pierre Simon de Saint-André de Fernanville (morto nel 1757):<br />

“Non soltanto io rigetto con orrore questa empietà, che <strong>la</strong> Babilonia di San Giovanni sia <strong>la</strong> Chiesa Romana, ma io<br />

sono ugualmente lontano dal dire che è <strong>la</strong> Chiesa di Roma in partico<strong>la</strong>re. Io rispetto questa Chiesa come essendo <strong>la</strong><br />

prima in tutto a causa del<strong>la</strong> sede di San Pietro e che il primato le appartiene di diritto divino. Ma ho imparato a<br />

distinguere da questa Chiesa e dal<strong>la</strong> santa Sede <strong>la</strong> Corte di Roma e il suo spirito: poiché sono delle cose ben diverse e<br />

pure opposte. Io non temo affatto di avanzare che è <strong>la</strong> corte di Roma, il suo orgoglio, le sue false pretese, le sue<br />

massime, <strong>la</strong> sua condotta, e in una paro<strong>la</strong> tutto ciò che essa racchiude di corrotto, tutto ciò che essa ha di questo spirito<br />

così chiaramente opposto a quello del<strong>la</strong> sua Chiesa e del<strong>la</strong> Sede di San Pietro, che forma <strong>la</strong> Babilonia di San<br />

Giovanni... Sono molti di quegli stessi uomini, è vero, che d’una parte fanno grande una parte del<strong>la</strong> Chiesa di Roma, e<br />

che dall’altra compongono una Babilonia abominevole agli occhi di Dio: spesso sono gli stessi che sono rivestiti del<strong>la</strong><br />

più grande autorità che abusano di questa stessa autorità. Ecco perché San Giovanni è colpito da stupore nel vedere<br />

questa città, questa prostituta composta di tali uomini. Idea del<strong>la</strong> Babilonia spirituale predetta dalle sacre Scritture, in<br />

cui si fa vedere contro i protestanti e i costituzionari che questa Babilonia non può essere <strong>la</strong> Chiesa cattolica e che<br />

nondimeno essa si deve formare nel mezzo di questa Chiesa” Utrecht 1723, pp. 196-197; cit. da VAUCHER Alfred-<br />

Félix, Babylone, in Signes des Temps, 1938, p. 10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 747


CAPITOLO XIX<br />

6. Roma papale<br />

“Roma chiamata <strong>la</strong> Babilonia dell’Apocalisse da diversi suoi figli” è il titolo di<br />

una nota suggestiva contenuta nell’opera di É. Guers 28 in cui <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa è<br />

studiata dal punto di vista profetico. Possiamo così elencare questi figli: Gunthar,<br />

arcivescovo di Cologne dall’850 all’864, e Theutgaud, arcivescovo di Trèves dall’847<br />

all’868; Honoré d’Autun, verso il 1120; Bernard de Mor<strong>la</strong>ix, nel XII secolo; Gerhoh<br />

von Reichersberg (verso 1093-1169), Giovanni di Parma (verso 1208-1289); il<br />

francescano provenzale Pierre de Jean Olieu (Olivi), nel 1297; Ubertino di Casale,<br />

verso il 1305; Michele di Cesena (verso 1270-1342); Jean de Roquetail<strong>la</strong>de, verso<br />

1342; il cardinale Vital du Four, nel 1600; Dante Alighieri (1265-1321), Francesco<br />

Petrarca (1304-1374), il sacerdote ceco Matthias Janow (verso 1350-1393); Konrad<br />

von Megenberg, verso il 1337; Nico<strong>la</strong>s Oresme, nel 1364; Heinrich von Hessen<br />

(verso 1325-1397), Nico<strong>la</strong>s de Clémanges, verso il 1414, il francescano Johann<br />

Hilten (verso 1425-1500), il domenicano Gero<strong>la</strong>mo Savonaro<strong>la</strong> (1452-1498); Pietro<br />

Bonaventura, nel 1516; Johannes Staphi<strong>la</strong>eus, vescovo di Sebenico in Dalmazia dal<br />

1512 al 1528; Berthold Birstinger, vescovo di Chiemsee dal 1508 al 1525; il<br />

francescano Pietro Colonna (verso 1460-1540); Francisco Melchor Cano (1509-<br />

1560); il monaco agostiniano Manuel Santos de San Juan Berrocosa, nel 1758; il<br />

gesuita Manuel de Lacunza (1731-1801), il domenicano Bernard Lambert (1738-<br />

1813), Pierre Jean Agier (1748-1843). 29 A conclusione di questo elenco ricordiamo<br />

che nel<strong>la</strong> Bibbia luterana di Hans Lufft, pubblicata a Wittemberg nel 1534, <strong>la</strong><br />

cortigiana ha il capo coperto da una tiara. La caduta del<strong>la</strong> grande prostituta è stata<br />

rappresentata da L. Signorelli, nel XV secolo, nei suoi affreschi del<strong>la</strong> cattedrale di<br />

Orvieto e nell’Apocalisse figurata da Jean Duvet nel 1561.<br />

Se pochi possono sembrare gli scrittori cattolici, per contro sono numerosissimi i<br />

protestanti che hanno ravvisato in questa donna <strong>la</strong> Roma papale. 30 Sebbene questa<br />

28<br />

GUERS Émile, Histoire de l’Eglise de Jésus Christ, Genève 1832, p. 648.<br />

29<br />

VAUCHER Alfred Félix, L’homme son origine sa destinée, ed. S.d.T., Dammarie les Lys 1974, pp. 62,63.<br />

30 a a<br />

Riassumiamo qui le ricche pagine del Maestro A.F. Vaucher, Les prophéties apocal. ..., 1 e 2 ed., 1960, 1972,<br />

pp. 50-57.<br />

Numerose minoranze religiose, nel corso dei secoli, hanno giustificato <strong>la</strong> loro separazione dal<strong>la</strong> grande Chiesa<br />

denunciando in questa <strong>la</strong> prostituta apocalittica:<br />

I Donatisti - Da un trattato anonimo, Contra Fulgentium, composto in Africa tra il 412 e il 420 da un membro del<br />

clero che circondava Agostino, <strong>la</strong> Chiesa cattolica era stata designata come essendo <strong>la</strong> prostituta in un Libellus de<br />

baptismo, del quale si conosce so<strong>la</strong>mente il nome dell’autore, Fulgenzio, unito ai donatisti. “Questo sacramento (il<br />

battesimo) non può essere amministrato dagli scismatici o dagli eretici; ed il preteso battesimo dei sedicenti cattolici<br />

non è che una caricatura... C’è una so<strong>la</strong> sorgente di vita, che appartiene al<strong>la</strong> vera Chiesa, cioè al<strong>la</strong> Chiesa di Donato, e<br />

che è proibita a tutti i profani, a tutti i non donatisti. Al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> idea che i cattolici osino avvicinarsi a questa sorgente<br />

Fulgenzio va in furore: “Se dunque, esc<strong>la</strong>ma, <strong>la</strong> vera Chiesa dei traditori non è che una caverna, si vanta delle sue<br />

molteplici acque, si inebria del suo battesimo, poi fornica con i re, seguendo le parole di Giovanni “Vieni, io ti<br />

mostrerò <strong>la</strong> condanna del<strong>la</strong> grande cortigiana che siede su molte acque; e tutti gli abitanti del<strong>la</strong> terra sono stati inebriati<br />

dal vino del<strong>la</strong> sua fornicazione”, Apocalisse 17:1,2. Io chiedo, quali sono queste molte acque, se non <strong>la</strong> pluralità dei<br />

battesimi? quale è questa cortigiana, se non <strong>la</strong> caverna dei traditori, che si assoggetta ai piaceri dei re, che beve al<strong>la</strong><br />

coppa delle persecuzioni, e che, accecata dall’ubriachezza, si mischia ai popoli per trascinare nel<strong>la</strong> follia coloro che<br />

essa abbevera?” MONCEAUX Paul, Histoire littéraire de l’Afrique chrétienne depuis les origines jusqu’à l’invasion<br />

Arabe, t. II, Paris 1922, p. 227.<br />

748<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

I Catari - Un domenicano che scriveva verso il 1240 dichiarava che i catari identificavano <strong>la</strong> Chiesa romana con <strong>la</strong><br />

Babilonia mistica (MONETA, Adversus Catharos et Valdenses, Roma 1743, pp. 397-399). Vedere il domenicano<br />

Nico<strong>la</strong>s ENYMERIC, che scriveva ad Avignone nel 1376, Directorium Inquisitorum, Venezia 1607, p. 274. Lo storico<br />

NEANDER Wilhelm, General History of the Christian Religion and Church, t. IV, 11 a ed., New York 1871, p. 641,<br />

attribuisce questa professione di fede al pastore albigese Arnold HOT: “La Chiesa di Roma non è <strong>la</strong> sposa del Cristo,<br />

<strong>la</strong> santa Chiesa, ma <strong>la</strong> Babilonia di Apocalisse, ubriaca del sangue dei santi e dei martiri”.<br />

Gli Amalriciani - Amaury de Bène, morto verso il 1207, insegnava ai suoi discepoli che <strong>la</strong> grande prostituta doveva<br />

essere cercata a Roma. “Secondo Césaire d’Heisterbech (circa 1180-1240), l’orefice Guil<strong>la</strong>uíne aveva annunciato a<br />

Maître Rodolphe di Nemours degli eventi meravigliosi: “Perciò profetizzò che cinque anni dopo sarebbero dovute<br />

venire quattro piaghe... nel<strong>la</strong> quarta discenderà fuoco sopra i pre<strong>la</strong>ti del<strong>la</strong> Chiesa che sono membra dell’Anticristo,<br />

diceva infatti che il papa era l’Anticristo e Roma Babilonia”” DELACROIX Henri, Le Mysticisme spécu<strong>la</strong>tif en<br />

Allemagne, Paris 1900, p. 45, nota 2. CAPELLE Catherine, Amaury de Bède, Paris 1932, p. 102.<br />

Gli Arnaldisti - In un discorso pubblico tenuto a Carcassonne nel 1207, ARNALDO da Brescia sosteneva questa<br />

proposizione: “Roma papale è <strong>la</strong> Babilonia dell’Apocalisse” ELLIOTT Edward-Bishop, Horae Apocalypticae, t. II, 5 a<br />

ed., London 1862, p. 371; t. IV, p. 430.<br />

I Valdesi - In un’opera polemica, Rainerio Sacconi, domenicano italiano, morto verso il 1262, dichiarava a proposito<br />

dei Valdesi: “Essi dicono che <strong>la</strong> Chiesa romana è <strong>la</strong> prostituta” SACCONI Rainerio, Contra Valdenses, c. VI, in Bibl.<br />

Max. Vet. Patr., XXV, Paris 1677, p. 272.<br />

Gli Ortliebiti - Ortlieb insegnava a Strasburgo nel 1212. I suoi discepoli si sono interessati alle teorie apocalittiche dei<br />

gioachiniti. Anche per loro Roma papale si confondeva con <strong>la</strong> prostituta. La grande chiesa è <strong>la</strong> cortigiana<br />

dell’Apocalisse. “Perciò dicono che il Papa fosse il capo di ogni male e quel<strong>la</strong> grande meretrice sul<strong>la</strong> quale si legge in<br />

Apocalisse” H. De<strong>la</strong>croix, o.c., pp. 68,69.<br />

I Guglielmiti - Membri di un ordine religioso fondato nel XII secolo, hanno denunciato Roma papale come <strong>la</strong> grande<br />

prostituta (AEGERTER Emmanuel, Les Hérésies du Moyen Âge, Paris 1939, p. 103).<br />

I Begarditi - Stessa applicazione delle profezie presso le comunità di Beghards stabilite principalmente nei Paesi Bassi<br />

e che subirono contemporaneamente l’influenza dell’abate Gioacchino da Fiore e quel<strong>la</strong> di Ortlieb. Vedere EYMERIC<br />

Nico<strong>la</strong>s, Directorium Inquisitorum, scritto ad Avignone nel 1376, pp. 283,285.<br />

La lista che precede potrebbe essere allungata. Si può menzionare il francescano Gherardo SEGALELLI, morto<br />

verso il 1300 (vedere DOWNHAM Geroge, Papa Anticristus, 1620, p. 139); fra DOLCINO, capo degli apostolici, morto<br />

nel 1307 (vedere Alessandro ASPESI, L’angelo di Tiatiri. Studio sul movimento dolciniano, Torino 1932, p. 69);<br />

Joannes ROBITZANA, arcivescovo di Praga (1435) diceva: “Io dichiaro apertamente che <strong>la</strong> Chiesa romana è 1a<br />

Babilonia occidentale; dove regna il peccato contro lo Spirito Santo” cit. WOLF, Lect. Memor., vol. I, 1600, p. 822. Nel<br />

XIII secolo Salve BURCE, (vedere Antonino De STEFANO, Le eresie popo<strong>la</strong>ri del Medio Evo, in Questioni di <strong>storia</strong><br />

medioevale, ed. E. Rota, Mi<strong>la</strong>no, s.d., p. 767). Il gioachimita ceco Jan MILICZ, morto nel 1374 (vedere Downame, o.c.,<br />

p. 141).<br />

Un apologeta del cattolicesimo, il teologo spagnolo PELAYO Alvaro, faceva questa confessione, verso il 1320: “In<br />

presenza del<strong>la</strong> simonia che dal<strong>la</strong> curia papale si è sparsa in tutta <strong>la</strong> Chiesa e di conseguenza nel<strong>la</strong> corruzione di tutta<br />

l’istituzione religiosa, è naturale che gli eretici indichino <strong>la</strong> Chiesa come <strong>la</strong> prostituta” De statu et p<strong>la</strong>nctu Ecclesiae, t.<br />

II, c. 7. Vedere DOELLINGER Ignazio von, La Papauté, Paris 1904, pp. 97,329,330.<br />

Nel seno stesso del<strong>la</strong> Chiesa delle voci si sono alzate ed hanno fatto eco a quelle degli eretici.<br />

Come abbiamo riportato nel testo: “Roma è chiamata <strong>la</strong> Babilonia dell’Apocalisse da diversi dei suoi figli” tale è<br />

il titolo di una nota suggestiva di un’opera in cui <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa è studiata dal punto di vista profetico, Guers É.,<br />

o.c., p. 648.<br />

Nel IX secolo, Gunthar, arcivescovo di Colonia dall’850 al 864 e Theutgaud, arcivescovo di Trèves dall’847<br />

all’868, constatavano che Roma, per le sue pretese all’infallibilità, usurpa i diritti del<strong>la</strong> divinità e merita di essere<br />

chiamata Babilonia. Riportato da un analista bavarese, Johann THURMAIER - AVENTINUS (1466-1534), Annales<br />

Boiorum, Ingolst. 1554, p. 428.<br />

Par<strong>la</strong>ndo del papato nel IX secolo, il cardinale Baronius scrisse nei suoi annali: “Mai le divisioni, le guerre civili,<br />

le persecuzioni dei pagani, degli eretici e degli scismatici hanno causato al<strong>la</strong> santa sede tante sofferenze quanto i<br />

mostri che si sono istal<strong>la</strong>ti sul trono di Cristo per mezzo del<strong>la</strong> simonia e l’omicidio. La Chiesa romana fu trasformata<br />

in una cortigiana svergognata, coperta di seta e di pietre preziose, che si prostituiva pubblicamente per loro; il pa<strong>la</strong>zzo<br />

del Laterano era <strong>diventa</strong>to una taverna impura dove gli ecclesiastici di tutte le nazioni disputavano a delle prostitute il<br />

prezzo dell’infamia. Mai prima dei preti e dei papi commisero tanti adulteri, rapimenti, incesti, scroccherie e omicidi; e<br />

mai l’ignoranza del clero è stata così grande come durante questo deplorevole periodo... In questo secolo si vide<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 749


CAPITOLO XIX<br />

l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione nel tempio del Signore; e nel<strong>la</strong> cattedra di S. Pietro, riverita dagli angeli, si vide<br />

sedersi gli uomini più empi, non pontefici, ma dei mostri” VUILLEUMIER Jean, Les prophéties de Daniel, Genéve 1906,<br />

p. 338.<br />

Verso il 1120 HONORÉ d’Autun designava Roma con il nome di Babilonia. Inevitabile sive de praedestinatione et<br />

de libero arbitrio dialogus, pubblicato da CASSANDER Georges (1513-1566), Col. 1552, e riportato nelle sue Opere,<br />

Paris 1616, pp. 623-639.<br />

Gerhoh von REICHERSBERG (1093-1169), in un opuscolo composto verso il 1161, De investigatione Antichristi,<br />

pubblicato da Pertz, Monumenta germaniae historica. Libelli, III, Hannover 1897, pp. 304-395, identifica 1a<br />

Babilonia apocalittica con Roma cristiana.<br />

Bernard de MORLAIX, monaco di Cluny, che viveva, lui pure, nel XII secolo, ha tenuto lo stesso linguaggio nel<br />

suo De Contemptu mundi, París 1843. “I secoli d’oro sono passati, le anime pure non sono più; noi viviamo negli<br />

ultimi tempi; <strong>la</strong> frode, l’impurità, le rapine, gli scismi, le querele, le guerre, i tradimenti, gli incesti e gli omicidi<br />

deso<strong>la</strong>no <strong>la</strong> Chiesa. Roma è <strong>la</strong> città impura del cacciatore Nimrod; <strong>la</strong> pietà e <strong>la</strong> religione hanno disertato le sue mura;<br />

ahimè! il pontefice o piuttosto il re di questa odiosa Babilonia calpesta l’Evangelo e il Cristo e si fa adorare come Dio”<br />

cit. da CHAVARD Fortuné, Le celibat, le prêtre et <strong>la</strong> femme, 6 a ed. di Le celibat des prêtres et ses conséquences, Genève<br />

1874, p. 328. Vedere anche J.H. HEIDEGGER, Histoire du Papisme, vol. I, Amsterdam 1685, pp. 132,133. Jules<br />

CLARAZ, Le mariage des prêtres, Paris 1911, p. 422.<br />

Giovanni BURALLI da Parma (1208-1289), generale dei francescani dal 1247, dimissionario nel 1257, gioachimita,<br />

si è espresso nello stesso senso. Vedere Umberto COSMO, Giornale Dantesco, vol. VI, p. 110. “Consigliò ai<br />

rappresentanti del partito rigorista che non potevano osservare l’Evangelo nel seno di Babilonia di emigrare in Asia”<br />

SCHNUERER Gustav, L’Eglise et <strong>la</strong> Civilisation au Moyen Age, t. III, Paris 1938, p. 33.<br />

Il francescano provenzale Pierre de Jean OLIEU (OLIVI), autore di un Commentario sul<strong>la</strong> Apocalisse, inedito,<br />

terminato un anno prima del<strong>la</strong> sua morte nel 1297, attendeva <strong>la</strong> condanna del<strong>la</strong> Chiesa carnale, che perseguitava i<br />

francescani spirituali. Sessanta articoli estratti dal suo libro furono censurati dai dottori di Roma, nel 1318, tra gli altri,<br />

gli art. 3 e 54 dove <strong>la</strong> Chiesa romana era identificata con <strong>la</strong> grande prostituta, e gli artt. 7 e 46, dove <strong>la</strong> Chiesa carnale e<br />

mondana era designata con il nome di Babilonia. Vedere BALUZE Étienne (1630-1718), Miscel<strong>la</strong>nea Sacra, t. II, Lucca<br />

1761, p. 269, sul<strong>la</strong> proposizione n. 54.<br />

UBERTINO da Casale, nel<strong>la</strong> sua opera Arbor Vitae Crucifixae, composta nel 1305 e pubblicata a Venezia nel 1485,<br />

annunciava “1a disfatta del<strong>la</strong> prostituta di Babilonia, cioè del<strong>la</strong> Chiesa carnale piena di ricchezza e di godimenti”<br />

CALLAEY Jean-Baptiste Auguste (in religione Frédégand), L’idéalisme franciscain spirituel au XIV siècle. Étude sur<br />

Ubertin de Casale, Louvain 1911, p. 67.<br />

Si può dire <strong>la</strong> stessa cosa del francescano MICHELE da Cesena (1270-1342); vedere PACARD George, Description<br />

de l’Antichrist, Niort 1604, p. 175.<br />

Jean de ROQUETAILLADE (RUPESCISSA), chiamato a comparire ad Avignone davanti al papa Clemente VI, non si<br />

preoccupò di dire che <strong>la</strong> Chiesa romana era <strong>la</strong> prostituta babilonese. Vedere HERVORDIA Henricas de, Liber de rebus<br />

memorabilioribus, sive Chronicon, ann. 1342, ed. August Potthast, Goett 1859, p. 266.<br />

In un’opera <strong>la</strong>tina, Commentario sull’Apocalisse, di autore ignoto, pubblicato a Venezia nel 1600 sotto il nome di<br />

Vital du FOUR, cardinale dal 1312, morto nel 1327, poi sotto quello di Alexandre de HALES, Paris 1647, infine inserito<br />

a torto nelle opere di S. BONAVENTURA, Trento 1773, che sostituì Giovanni Burelli nel<strong>la</strong> guida dei francescani, Roma<br />

cattolica è designata come <strong>la</strong> Babilonia di Giovanni a causa del<strong>la</strong> sua vanità, del<strong>la</strong> sua mondanità e del<strong>la</strong> sua simonia.<br />

DOELLINGER Ignace von riporta le parole di Vital du Four, che attribuisce a Bonaventura, che, a sua volta, aveva<br />

deplorato <strong>la</strong> corruzione del<strong>la</strong> chiesa e il clero: “Un uomo pure come S. Bonaventura, che il papa aveva colmato di<br />

onori, e che, come generale del suo ordine e come cardinale, si trovava agganciato a Roma con i legami più stretti, non<br />

si è fatto alcuno scrupolo nel suo commentario sul<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Giovanni, di dichiarare che Roma era <strong>la</strong> prostituta<br />

che inebriava i re e i popoli del vino del<strong>la</strong> sua fornicazione, poiché, a Roma, dice, si riuniscono i principi e i dignitari<br />

del<strong>la</strong> Chiesa che disprezza Dio, abbandonandosi al<strong>la</strong> deboscia, attaccandosi a Satana e predando i tesori di Cristo. Egli<br />

mostra in seguito come i pre<strong>la</strong>ti... contaminando con i loro crimini il clero e come questo, a sua volta, imitando<br />

l’esempio dell’alto a causa del suo orgoglio e del<strong>la</strong> sua pigrizia avvelenata, renda miserabile l’intero popolo cristiano”<br />

Il Papato dalle origini fino al 1870, Mendrisio 1914; ed. francese, Paris 1904, p. 329, nota 327.<br />

Dante (Durante) ALIGHIERI nel<strong>la</strong> sua Commedia riprende il linguaggio di Giovanni per descrivere <strong>la</strong> Chiesa di<br />

Roma. Vedere riferimento al<strong>la</strong> nota n. 1 di questo nostro capitolo. MASSERON Alexandre in nota all’Inferno, XIX, 106-<br />

108, Paris 1947, p. 166, commenta: “La visione dell’evangelista S. Giovanni, nell’Apocalisse 17:1-8, generalmente<br />

interpretata come rappresentante <strong>la</strong> Roma imperiale, è applicata qui al<strong>la</strong> Roma dei papi”. Dello stesso autore, Pour<br />

comprendre <strong>la</strong> Divine Commédie, Paris 1939, p. 206: “Dante applica qui al<strong>la</strong> Roma cristiana, per condannare i suoi<br />

malvagi pastori, una immagine presa in prestito dall’Apocalisse e che i commentatori applicano al<strong>la</strong> Roma dei Cesari,<br />

al<strong>la</strong> Roma pagana. È <strong>la</strong> Chiesa ormai ad essere <strong>la</strong> grande prostituta che si contamina con i re”. Per il Purgatorio,<br />

750<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

XXXII, 149,150: “... Una puttana sciolta M’apparve, con le ciglia intorno pronte”, viene tradotto da Masseron, vol. II,<br />

Paris 1948, p. 293: “... Una puttana seminuda, che gioca con gli occhi attorno ad essa”.<br />

Francesco PETRARCA (1304-1374) ha fustigato l’empia e avara Babilonia dal<strong>la</strong> quale è assente ogni senso di<br />

vergogna, dove il bene è straniero, scuo<strong>la</strong> di errori, tempio di eresie, Roma una volta, ora Babilonia falsa e cattiva,<br />

inferno dei viventi. I1 Canzoniere, sonetti XCI, CVI, CVII; in Le Rime Firenze 1896, pp. 160,211. Vedere anche<br />

Epistole sine titulo, XVI. Vedere ROSSETTI Gabriele, La Divina Commedia, t. II, London 1827, p. 130.<br />

Il prete ceco Matthias JANOW (verso 1350-1393) ha presentato <strong>la</strong> Babilonia romana nelle sue Regu<strong>la</strong>e veteris et<br />

novi Testamenti, Insbruck 1908-1913, soprattutto nel libro III, tr. 6: Tractatus de abominatione deso<strong>la</strong>tionis. Vedere<br />

KYBAL V<strong>la</strong>stimil, Étude sur les origines du mouvement hussite en Bohème. Matthias de Ianov, in Revue Historique, n.<br />

103, I trimestre, Paris 1910, p. 22.<br />

Roma papale è stata identificata con Babilonia da Kornad von MEGENBERG nel suo trattato, P<strong>la</strong>nctus Ecclesiae,<br />

pubblicato verso il 1337.<br />

Nico<strong>la</strong>s ORESME, morto nel 1382, nel suo sermone pronunciato nel 1364 al<strong>la</strong> presenza di papa Urbano V e dei<br />

cardinali, riconosceva <strong>la</strong> Chiesa del suo tempo nel<strong>la</strong> prostituta. Vedere FLACICH (FLACIUS ILLIRYCUS) Matthias,<br />

Catalogus testium veritatis, Frankfort 1573, fol. CCCXXVIII-CCCXXXII, ed. Lyon 1597, vol. II, p. 778-787. Wolf,<br />

o.c., t. I, p. 648-653.<br />

Heinrich HEINBUCHE von LANGENSTEIN, o von HESSEN (1325-1397), ha scritto, Invectiva contra monstrum<br />

Babylonis, nel 1393. Vedere PASTOR Luigi, Histoire des Papes, vol. I, 6 a ed., p. 170, n. 2; p. 172, n. 1; p. 187, n. 3.<br />

In un’opera composta nel 1414 e 1415 Nico<strong>la</strong>s POILLEVILLAIN de CLÉMANGES (De Corr. Ecclesia Statu, Paris<br />

1671, pp. 51,52), rettore dell’università del<strong>la</strong> Sorbona di Parigi, applicava al<strong>la</strong> Chiesa cattolica il capitolo 17 e 18<br />

dell’Apocalisse. Esortava: “Risvegliati tu dunque infine dal tuo lungo sonno, infelice sorel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sinagoga... sonda<br />

gli scritti dei profeti;... essi hanno par<strong>la</strong>to di te... Ma, supposto che le loro profezie si applichino ad altri, che penserai<br />

tu del<strong>la</strong> tua propria <strong>profezia</strong>, dell’Apocalisse di S. Giovanni?... Ricorda e leggi <strong>la</strong> condanna del<strong>la</strong> grande prostituta... e<br />

là contemp<strong>la</strong> le tue azioni e i tuoi destini che verranno” cit. da È. Guers, o.c., p. 648.<br />

Il francescano Johann HILTEN (1425-1500), di Fulda, dichiarava, a proposito dell’Apocalisse 17: “Questa<br />

prostituta è Roma” Opera Omnia, Biblioteca del Vaticano, Col. Pa<strong>la</strong>t. Lat. 1849, fol. 287. Che si tratti del<strong>la</strong> Roma<br />

attuale è stato dimostrato da Leonid ARBUSOW, Die Einfuehrung der Reformation in Liv - Est - und Kur<strong>la</strong>nd, Leipzig<br />

1921, p. 162.<br />

Il domenicano Gero<strong>la</strong>mo SAVONAROLA (1452-1498) gridava in uno dei suoi sermoni: “Fuggi, o Sion, che dimori<br />

presso <strong>la</strong> figlia di Babilonia; fuggi lontano da Roma, poiché Babilonia significa confusione, e Roma ha messo <strong>la</strong><br />

confusione in tutta <strong>la</strong> Scrittura, essa ha confuso tutti i vizi, essa ha tutto confuso. Fuggite dunque da Roma ed<br />

emendatevi” COMBA Emilio, I nostri Protestanti, vol. I, Firenze 1895, p. 476.<br />

“Pietro BONAVENTURA sorse a Roma nel mese di maggio 1516... Questo predicatore compose uno scritto al Doge<br />

di Venezia. In questo scritto rappresentava <strong>la</strong> Chiesa romana sotto i tratti del<strong>la</strong> donna dell’Apocalisse” MAÎTRE Joseph,<br />

La prophétie des papes attribuée à S. Ma<strong>la</strong>chie, Beaune 1901, p. 15 nota.<br />

A seguito del<strong>la</strong> presa di Roma da parte delle armate imperiali, Johannes STAPHILAEUS pronunciò un sermone per<br />

mostrare che <strong>la</strong> Babilonia cattolica aveva attirato su di sé i giudizi divini. “Sotto Clemente VII nel XVI secolo, Jean<br />

STAPHILÉE, vescovo in Dalmazia (1512-1528), osò dire a Roma stessa, e in un discorso indirizzato agli uditori del<strong>la</strong><br />

Rota, che Roma era, al<strong>la</strong> lettera, senza figura, <strong>la</strong> Babilonia predetta nell’Apocalisse” É. Guers, o.c., p. 468.<br />

Nel 1524 appariva a Landshut uno scritto anonimo, Onus Ecclesiae, attribuito a Berthold PIRSTINGER, vescovo di<br />

Chiemsee dal 1508 a1 1525. Presentava un quadro dei costumi del<strong>la</strong> Chiesa nel quale si esponevano le piaghe del<strong>la</strong><br />

Babilonia romana. Vedere Hans PREUSS, Die Vorstellungen vom Antichrist im spaeteren Mitte<strong>la</strong>lter, Leipz 1906, pp.<br />

47-49.<br />

Nello stesso anno 1524 il francescano italiano Pietro COLONNA, detto GALATINUS (1460-1540), componeva il suo<br />

Commentario in Apocalisse inedito (Biblioteca Vaticana, cod. <strong>la</strong>t. 5567, f. 204,296-505), dedicato all’imperatore<br />

Carlo V, dove stigmatizzava <strong>la</strong> Chiesa carnale col nome di Babilonia.<br />

La stessa identificazione è fatta da Francisco Melchor CONO (1509-1560). Per lui “Conosce male Roma chi<br />

pretende di guarir<strong>la</strong>”, poi cita Geremia 51:9: “Noi abbiamo voluto guarire Babilonia, ma essa non è guarita” Parecer<br />

(1555, 1736), p. 6. Vedere MENENDEZ Y PELAYO, His. de los Heter. Esp., V., 1947, p. 43.<br />

Henry-Charles LEA (1825-1909), Chapters from the religion History of Spain, Phi<strong>la</strong>delphia 1890, pp. 134-137, ha<br />

consacrato un lungo paragrafo al monaco agostiniano Manuel SANTOS de San Juan (BERROCOSA), condannato<br />

dall’Inquisizione di Toledo, nel 1758 e nel 1711 per aver detto che Roma era <strong>diventa</strong>ta una Babilonia, un ricetto di<br />

demoni e di vizi. Vedere Juan Antonio LLORENTE (1756-1823), Histoire critique de l’Inquisition d’Espagne, vol. II,<br />

Paris 1817, p. 429.<br />

Concludiamo, scrive il maestro A.F. Vaucher, questo excursus ricordando un fatto: “Luigi XII ebbe delle gravi<br />

contese con Giulio II (1503-1513); irritato dalle pretese orgogliose di questo pontefice, fece coniare una medaglia<br />

sul<strong>la</strong> quale si leggono queste parole significative: “Nomen Babylonis perdam”, facendo così intendere che vedeva<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 751


CAPITOLO XIX<br />

interpretazione sia quel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica e sia stata sostenuta in tutti i secoli, <strong>la</strong> crediamo un<br />

po’ esclusivista.<br />

7. La cristianità infedele degli ultimi tempi o <strong>la</strong> nuova cattolicità del cattolicesimo<br />

Crediamo che sia meglio identificare questa donna con <strong>la</strong> cristianità infedele degli<br />

ultimi tempi, descritta nell’abito del<strong>la</strong> Chiesa romana, essendo questa <strong>la</strong> madre del<strong>la</strong><br />

cristianità apostata nel<strong>la</strong> quale le Chiese trovano <strong>la</strong> loro origine e il loro fine.<br />

Enrico Bosio scriveva: “Roma non come <strong>la</strong> capitale politica dell’impero, ma come<br />

<strong>la</strong> capitale del<strong>la</strong> cristianità decaduta e corrotta”. Scrivendo questo nel 1924, doveva<br />

aggiungere: “Può darsi che un avvenire forse non lontano mostri al mondo, ancora più<br />

chiaramente del passato, <strong>la</strong> Roma centro del<strong>la</strong> cristianità apostata unita strettamente<br />

al<strong>la</strong> bestia di colore scar<strong>la</strong>tto che rappresenta il potere politico anticristiano”. 31<br />

Questo è il modo di vedere di diversi commentatori protestanti.<br />

Pierre Jurieu nel 1686 scriveva: “Bisogna ben sapere che in tutte le parti del<br />

cristianesimo dove si trova questo carattere, l’orgoglio e <strong>la</strong> tirannia d’Egitto, le<br />

abominazioni di Sodoma e le ido<strong>la</strong>trie di Babilonia, là si trova l’impero anticristiano<br />

in tutto o in parte. E bisogna per ciò concludere, che questo impero non è racchiuso in<br />

ciò che noi chiamiamo Papismo, i paesi soggetti al papa, <strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong>tina. Nel<strong>la</strong><br />

Chiesa greca c’è l’ido<strong>la</strong>tria, c’è Babilonia; poiché vi si invocano i santi, vi si adorano<br />

le immagini e le reliquie... C’è Sodoma per <strong>la</strong> corruzione dei cristiani... c’è l’Egitto<br />

perché c’è nel<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong> tirannia e l’orgoglio. I patriarchi e i pre<strong>la</strong>ti d’Oriente nel<br />

loro tempo e nel<strong>la</strong> loro prosperità, hanno fatto i padroni e i tiranni, sebbene a questo<br />

proposito non siano saliti in alto quanto il vescovo di Roma. La Chiesa greca non si è<br />

separata dal<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong>tina che nel X secolo: nel tempo in cui <strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong>tina era di<br />

già <strong>diventa</strong>ta Sodoma... Egitto per <strong>la</strong> tirannia e Babilonia per gli idoli. Queste due<br />

chiese non fanno che uno stesso corpo e una stessa Babel. E non bisogna immaginare<br />

che <strong>la</strong> Chiesa greca con <strong>la</strong> separazione sia <strong>diventa</strong>ta una Gerusalemme, poiché essa ha<br />

conservato <strong>la</strong> corruzione di Babel”. 32<br />

P. C<strong>la</strong>udel negli anni Quaranta scriveva: “Non è il paganesimo, è il cristianesimo<br />

moderno, è questa cristianità degenerata sul<strong>la</strong> fronte del<strong>la</strong> quale le nazioni cercano <strong>la</strong><br />

croce e non trovano altro che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>: “Mistero””. 33<br />

nel<strong>la</strong> Roma dei papi <strong>la</strong> Babilonia di Apocalisse” PUAUX François, Histoire de <strong>la</strong> Révolution Française, vol. I, Paris<br />

1859, p. 32.<br />

Occorrerebbe un volume per enumerare tutti gli autori protestanti e <strong>la</strong> fol<strong>la</strong> di commentatori e controversisti che<br />

hanno identificato Roma papale con Babilonia.<br />

31<br />

BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, pp. 116,117.<br />

32<br />

P. Jurieu, o.c., t. I, ed. 1686, pp. 66-68.<br />

33<br />

CLAUDEL Paul, Introduction à l’Apocalypse, Paris 1946, p. 60. “Non è... Roma, come pensa <strong>la</strong> maggioranza dei<br />

commentatori, o almeno contemporaneamente con Roma, è Costantinopoli, è Londra, è New York, è Parigi, sono tutte<br />

le capitali contemporanee di una civiltà mercantile, che noi contempliamo sotto <strong>la</strong> creatura scar<strong>la</strong>tta, inebriata... Questa<br />

donna non è nata nel crimine, ma l’ha sposato volontariamente” Idem.<br />

752<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

G. Steinheil nel secolo scorso scriveva: “È in generale <strong>la</strong> Chiesa mondanizzata,<br />

romana, greca o protestante”. 34<br />

All’inizio del secolo H. Parrot affermava: “Questa sinistra amazzone con <strong>la</strong> quale i<br />

re del<strong>la</strong> terra si sono abbandonati all’impurità e che ha inebriato gli abitanti del<strong>la</strong> terra<br />

del vino del<strong>la</strong> sua fornicazione, non può essere che <strong>la</strong> Chiesa degenerata e caduta... È<br />

a torto, pensiamo noi, che gli interpreti non abbiano voluto vedere qui solo <strong>la</strong> Chiesa<br />

romana o quel<strong>la</strong> dei papi. Si tratta di tutta <strong>la</strong> Chiesa infedele al suo celeste sposo, in<br />

Occidente come in Oriente, presso i protestanti come presso i papisti, e più<br />

partico<strong>la</strong>rmente del<strong>la</strong> Chiesa infedele degli ultimi tempi. - Se ora noi consultiamo <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>, pensiamo prima al<strong>la</strong> Chiesa romana, al suo lusso e al<strong>la</strong> sua pompa, al<strong>la</strong> livrea<br />

rossa dei cardinali, al sangue versato dall’inquisizione, al culto delle immagini e delle<br />

reliquie, e a molte altre cose simili. Ma le Chiese orientali sono esse esenti di<br />

rimprovero? In Russia, <strong>la</strong> Chiesa detta ortodossa favorisce le stesse superstizioni e<br />

perseguita i cristiani biblici. Nei paesi maomettani, queste Chiese asservite cercano di<br />

soppiantarsi le une con le altre e di guadagnare il favore dei padroni mussulmani! Il<br />

protestantesimo, a sua volta, ha i suoi razionalisti che sfigurano l’Evangelo, ha i suoi<br />

conduttori carnali che fanno del pulpito il loro braccio, ha le sue sette pericolose come<br />

i mormoni!... Tuttavia <strong>la</strong> realizzazione completa del<strong>la</strong> visione non si avrà che nel<br />

tempo del<strong>la</strong> VII coppa; 35 è allora che si mostrerà, in tutto il suo orrore, Babilonia, <strong>la</strong><br />

prostituta, seduta sul<strong>la</strong> bestia anticristiana. La Chiesa infedele del<strong>la</strong> nostra visione si<br />

appoggia sui re del<strong>la</strong> terra, in quanto essa è seduta sulle grandi acque che<br />

rappresentano i popoli e le nazioni. Essa cerca <strong>la</strong> sua forza nel<strong>la</strong> democrazia così<br />

come nel<strong>la</strong> monarchia, e sarebbe possibile che, negli ultimi tempi, essa si appoggi<br />

soprattutto sul<strong>la</strong> demagogia”. 36<br />

Questa donna ha una coppa piena delle impurità del<strong>la</strong> sua fornicazione. Questa<br />

fornicazione non è altro che il culto ido<strong>la</strong>trico che nel nome dell’Eterno è stato da lei<br />

proposto e insegnato a tutti i popoli e a causa del quale si sono ubriacati.<br />

“La prima Babilonia era un impero colossale dedito al<strong>la</strong> magia e all’ido<strong>la</strong>tria. La<br />

Babilonia mistica è una falsa Chiesa che governa i regni del mondo”, 37 con le stesse<br />

arti ed errori nel nome del Dio fatto uomo.<br />

René Pache, più vicino a noi, ad introduzione del suo saggio sull’Ecumenismo,<br />

scrive: “Ora le profezie annunciano nettamente che al<strong>la</strong> fine dei tempi <strong>la</strong> religione<br />

apostata stessa si organizzerà sul<strong>la</strong> terra intera per formare un fronte comune, quello<br />

del<strong>la</strong> falsa Chiesa d’Apocalisse XVII”. 38<br />

Questa donna crediamo rappresenti <strong>la</strong> nuova “Cattolicità del Cattolicesimo”, in cui<br />

tutto il mondo cristiano apostata è unito al<strong>la</strong> Chiesa madre in una unità organica nel<strong>la</strong><br />

quale si rispettano i valori e le tradizioni di ogni Chiesa. In cerchi concentrici il<br />

cristianesimo è ritornato unito al<strong>la</strong> santa Sede, che pensa di se stessa: “La Chiesa<br />

34 STEINHEIL G., Étude prophétique, Lausanne 1861, p. 83.<br />

35 Desideriamo precisare che al tempo del<strong>la</strong> 7 a coppa avverrà <strong>la</strong> sua distruzione. Il suo dominio lo manifesterà prima.<br />

36<br />

PARROT Henri de, Le voyant de Patmos, Lausanne 1902, pp. 181,183,184.<br />

37<br />

G. Steinheil, o.c., p. 87.<br />

38<br />

PACHE René, Œcuménisme, Vennes-sur-Lausanne 1950, p. 2.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 753


CAPITOLO XIX<br />

romana è <strong>la</strong> gran vite, in cui i tralci dell’umanità, vivificati dal<strong>la</strong> sua linfa, danno<br />

frutto; separati da questa vite i tralci seccano, “si gettano nel fuoco e si bruciano”,...<br />

Non si tratta di rinnegamento o di ritorno, si tratta di integrazione e di incontro. La<br />

cattolicità insomma si configura come un gigantesco movimento, con un centro ben<br />

determinato; ma aperto in tutte le direzioni, senza esclusioni... Che cosa infatti<br />

dovrebbe essere escluso? Nul<strong>la</strong>, salvo ciò che si esclude da sé rifiutando di <strong>la</strong>sciarsi<br />

integrare e condannarsi così all’inaridimento e al<strong>la</strong> morte. - Vittorio Subilia continua<br />

e commenta: Assumendo un criterio ecclesiologico invece che cristologico, si fa un<br />

ecumenismo non di ubbidienza, ma di compromesso, in cui si cerca di non disturbare<br />

posizioni costituite e di dare una re<strong>la</strong>tiva soddisfazione a tutte le tesi, illudendosi di<br />

ampliare <strong>la</strong> cristianità del<strong>la</strong> Chiesa. E non ci si accorge, così facendo, che le Chiese<br />

col<strong>la</strong>borano a compromettersi a vicenda e a diffamare Cristo di fronte al mondo... Un<br />

vangelo insipido sommato a altri Evangeli insipidi non dà il sapore dell’Evangelo<br />

autentico. Le Chiese al<strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> propria vitalità perduta non possono illudersi di<br />

ricuperare l’Evangelo autentico nell’incontro con gli altri ecclesiasticismi ricchi di<br />

tradizioni arcaiche ma ugualmente vuoti d’anima. Le Chiese definiscono il mondo un<br />

mondo senza Dio: ma esse stesse, da gran tempo, partecipano, in forma religiosa, al<br />

suo ateismo...<br />

La Chiesa di Roma (con il Concilio Vaticano II) ha assunto una posizione critica<br />

verso il Cattolicesimo di ieri, che riteneva di essere in possesso di tutta <strong>la</strong> verità e di<br />

tutta <strong>la</strong> sostanza del<strong>la</strong> Chiesa: oggi ritiene che <strong>la</strong> propria cattolicità è in divenire, in<br />

processo di attualizzazione, riconosce di non essere ancora “pienamente cattolica”, è<br />

in marcia verso <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> cattolicità”. 39<br />

Ma il più alto responsabile del De Œcumenismo, il cardinale A. Bea, ha dichiarato<br />

in tutte lettere che il Concilio “per par<strong>la</strong>re molto chiaramente, non ha ritrattato<br />

nessuna definizione dogmatica di altri concili o papi, e non ne ha attenuato né cercato<br />

di attenuarne alcuna... Una cosa è chiara e sicura: in tutti i concili le definizioni<br />

dogmatiche anteriori venivano considerate come intangibili... Per le stesse ragioni, il<br />

Concilio non ha neanche ritrattato nessuna “condanna” pronunciata dai concili<br />

precedenti... le condanne riguardo l’errore dottrinale, esse dovranno sempre essere<br />

mantenute in vigore dal<strong>la</strong> Chiesa” 40 e come diceva Pio XI nell’enciclica Mortalium<br />

animus: “I veri cristiani accordano <strong>la</strong> stessa fede tanto al dogma dell’Immaco<strong>la</strong>ta<br />

Concezione quanto a quello del<strong>la</strong> Santa Trinità, tanto all’Infallibilità del Sommo<br />

Pontefice, quale l’ha definita il Concilio Vaticano (I), quanto all’Incarnazione del<br />

nostro Signore Gesù Cristo”.<br />

<strong>Quando</strong> questa nuova cattolicità del Cattolicesimo si sarà realizzata allora, per<br />

breve tempo, si compiranno le parole: “Io siedo regina e non sono vedova e non vedrò<br />

cordoglio”. 41<br />

Perché possiamo pensare che questo tempo non sia lontano?<br />

39<br />

SUBILIA Vittorio, La nuova cattolicità del Cattolicesimo, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1966, pp. 280,285,286,300.<br />

40<br />

BEA Agostino, Contributo del Concilio al<strong>la</strong> causa dell’unione dei cristiani, in La Civiltà Cattolica, 6/3/1965, p.<br />

428.<br />

41<br />

Apocalisse 18:7 s.p.<br />

754<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

“In campo evangelico le armi dell’arsenale antipapale sembrano essersi spuntate o<br />

arrugginite; mentre diminuisce, scrive il teologo valdese Paolo Ricca, il potere del<br />

papato sulle coscienze cattoliche, aumenta <strong>la</strong> sua forza di attrazione in vari settori del<br />

protestantesimo, come simbolo di unità nel<strong>la</strong> chiesa”. 42<br />

Il teologo riformato von Allmen, professore di teologia pratica all’Università di<br />

Neuchâtel (Svizzera), dichiara, quasi come scongiuro: “Il papato non dovrebbe<br />

suicidarsi”. 43 “Il problema ecclesiologico ed ecumenico non è dunque “un papa o<br />

nessun papa” ma “quale papa per quale chiesa?” Io sono convinto che <strong>la</strong> fedeltà alle<br />

testimonianze del<strong>la</strong> Scrittura ci obbligherà a riconoscere e a integrare nel<strong>la</strong> struttura<br />

del<strong>la</strong> Chiesa, una volta che sia ricomposta nell’unità, un ministero di primato come<br />

uno degli elementi costitutivi di questa struttura”. 44<br />

Ancora più esplicita è <strong>la</strong> presa di posizione di un altro teologo protestante molto in<br />

vista, Eberhard Jüngel, docente di teologia sistematica all’Università di Tubinga: “Il<br />

significato spirituale del papato si pone certamente per <strong>la</strong> cristianità evangelica in<br />

modo diverso da come si pone per <strong>la</strong> Chiesa cattolica. Tendenze antecedenti che<br />

senz’altro negavano al papato un significato spirituale per l’unità e <strong>la</strong> cattolicità del<strong>la</strong><br />

cristianità possono essere considerate teologicamente superate.<br />

Attualmente, nel giudizio del<strong>la</strong> teologia evangelica, viene piuttosto assegnata al<br />

papato <strong>la</strong> posizione di un’istanza che non ha ancora per nul<strong>la</strong> scoperto le potenzialità<br />

che le sono proprie, o l’ha fatto in maniera solo insufficiente, e perciò merita il<br />

rispetto che dobbiamo a ogni tradizione, che è anche criticabile e per ciò da prendere<br />

sul serio come potenza. Malgrado tutte le riserve di dettaglio oggi non si può<br />

comunque più, come teologi evangelici, vedere nel Papato un motivo sufficiente di<br />

divisione tra le Chiese. Considerare il papa l’Anticristo non sembra più essere<br />

espressione di una auto-comprensione evangelica. Il papa è una possibilità<br />

istituzionale data per l’ecumene cristiana”. 45<br />

Per gli anglicani: “L’unica sede che rivendica un primato universale e che ha<br />

esercitato e ancora esercita tale “episkopé” è <strong>la</strong> sede di Roma, <strong>la</strong> città dove Pietro e<br />

Paolo sono morti. Sembra giusto che in ogni eventuale unione futura un primato<br />

universale... sia esercitato da quel<strong>la</strong> sede...”. 46<br />

La voce di Paolo VI, all’udienza del 19 gennaio 1978, proc<strong>la</strong>mò: “Essi (i fratelli<br />

separati) sono battezzati, credono nel vangelo... già esistono vincoli d’unione che non<br />

possiamo ignorare né sottovalutare: vincoli non perfetti...; vincoli che rec<strong>la</strong>mano dal<strong>la</strong><br />

Chiesa madre d’essere rial<strong>la</strong>cciati con immensa pazienza ed esemp<strong>la</strong>re umiltà”. 47<br />

42<br />

CORSANI Bruno e RICCA Paolo, Pietro e il papato nel dibattito ecumenico odierno, C<strong>la</strong>udiana, Torino 1978, pp.<br />

40,48. “Il papato è oggi molto discusso, sia in seno al cattolicesimo che nel più vasto mondo ecumenico, ma non è in<br />

genere, salvo eccezioni, messo veramente in questione. Si può dire che oggi il papa... è sempre meno oggetto di<br />

contestazioni radicali... in campo ecumenico” Idem, p. 40.<br />

43<br />

ALLMEN J.J. von, La primauté de l’Eglise de Pierre et de Paul, Fribourg 1977, p. 102; cit. da P. Ricca, o.c., p. 40.<br />

44<br />

ALLMEN J.J., Ministero papale, ministero di unità, in Concilium, 8/1975, p. 133; cit. P. Ricca, o.c., p. 41.<br />

45<br />

JÜNGEL Eberhard in G. Denzler, Papatum hente und marque, Postot Regensburg 1975, p. 85; cit. da P. Ricca,<br />

o.c., pp. 43, 44.<br />

46<br />

Cit. da SUBILIA Vittorio, Tu sei Pietro, C<strong>la</strong>udiana, Torino 1978, pp. 8, 9.<br />

47 Civiltà Cattolica 20/1/1979, p. 165.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 755


CAPITOLO XIX<br />

I1 18 novembre 1978, Giovanni Paolo II, a conclusione dei <strong>la</strong>vori dell’Assemblea<br />

plenaria del Segretariato per l’Unione dei Cristiani, affermava: “La restaurazione<br />

dell’unità fra tutti i cristiani è uno degli scopi principali del Vaticano II”. 48<br />

E di questo papa, che s’impone all’opinione pubblica, Thurian Max, vice priore<br />

del<strong>la</strong> Comunità di Taisé e teologo calvinista francese, disse: “Domenica 22 ottobre<br />

(1978), dopo <strong>la</strong> meravigliosa celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro, egli (il<br />

papa) ha ricevuto una delegazione ecumenica e io ho avuto <strong>la</strong> gioia di incontrarlo<br />

personalmente. Mi ha abbracciato... Lì, davanti a Giovanni Paolo II, mi sentivo come<br />

rinnovato nel mio spirito... Egli è il papa del compimento del Concilio, il papa del<strong>la</strong><br />

Lumen gentium e del<strong>la</strong> Gaudium et spes, il papa del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio e del<strong>la</strong> liturgia<br />

viva. Sono convinto che, assieme a lui, <strong>la</strong> Chiesa conoscerà un rinnovamento del<strong>la</strong><br />

fede, nell’apertura e nel<strong>la</strong> fedeltà al<strong>la</strong> grande tradizione”. 49<br />

È vero sì che per il momento queste testimonianze non esprimono certamente<br />

l’opinione comune del Protestantesimo mondiale sul papato e che manca una presa di<br />

posizione ufficiale del Protestantesimo riformato, ma a favore di Roma c’è il tempo e<br />

uno scopo ben preciso del<strong>la</strong> sua volontà mentre il Protestantesimo, assumendo una<br />

posizione critica nei confronti del messaggio biblico, ha perso <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> guida<br />

del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>. Non c’è quindi da stupirsi se “The Reformed World”, organo<br />

dell’Alleanza delle Chiese Riformate, pubblica il testo di quattro lettere inviate dal<br />

suo presidente James Mc Cord e dal segretario Edmond Perret, in occasione del<strong>la</strong><br />

morte di papa Paolo VI, dell’elezione di Giovanni Paolo I, del<strong>la</strong> morte del medesimo<br />

e del<strong>la</strong> elezione di Giovanni Paolo II; ognuna ha un messaggio partico<strong>la</strong>re:<br />

“Esprimiamo <strong>la</strong> nostra gratitudine a Dio per <strong>la</strong> vita e il <strong>la</strong>voro di papa Paolo VI”.<br />

“La notizia dell’elezione di Vostra Santità come capo del<strong>la</strong> Chiesa Cattolica<br />

Romana ci ha riempito di gioia”.<br />

“Siamo profondamente turbati per l’improvvisa morte di papa Giovanni Paolo I”.<br />

“Nell’occasione in cui vostra Santità inaugura il suo pontificato, presentiamo, a<br />

nome delle Chiese Riformate, i nostri auguri e l’assicurazione delle nostre<br />

preghiere”. 50<br />

L’evangelico Henri Albert Bolomey, commentando il nostro testo dell’Apocalisse,<br />

scriveva nel 1941, quando si sentivano le prime brezze di unità: “Il movimento<br />

“ritorno a Roma” riscuote sempre maggior successo... La Chiesa ufficiale di Roma<br />

<strong>diventa</strong> <strong>la</strong> testa di tutta <strong>la</strong> cristianità apostata, in modo che essa diventi un vasto e<br />

potente sistema ecclesiastico. Tutto le è subordinato. Control<strong>la</strong> tutta <strong>la</strong> vita privata,<br />

sociale e commerciale, fino al giorno del<strong>la</strong> sua disgrazia... Quasi al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> nostra<br />

civiltà cristiana, verso <strong>la</strong> quale marciamo con una rapidità vertiginosa, si produrrà un<br />

voltafaccia radicale, un ritorno a Roma di tutte le Chiese e di tutte le sette del<strong>la</strong><br />

48<br />

Idem, p. 167.<br />

49<br />

WOJTYLA Karol, Fecondo Responsabile, Mi<strong>la</strong>no 1978, pp. 45,46.<br />

50<br />

Citato da, Idea, servizio informativo del<strong>la</strong> Alleanza Evangelica in Italia, supplemento al n. 1 gennaio-marzo 1979,<br />

pp. 7,8.<br />

756<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

cristianità apostata... per non formare, con <strong>la</strong> Chiesa romana, che un solo e unico<br />

sistema religioso”. 51<br />

Come abbiamo già detto, esistono tutti i presupposti per formare questo nuovo<br />

sistema religioso.<br />

Nell’opera già citata di V. Subilia leggiamo: ““Con le parole e con i fatti il<br />

Concilio (Vaticano II) ha fatto capire che Roma sarà il punto capitale per <strong>la</strong> Chiesa<br />

dell’umanità universale del futuro. Nei discorsi del Papa quest’idea ritorna sempre di<br />

nuovo... Roma come <strong>la</strong> Patria communis, che può essere <strong>la</strong> casa Paterna di ognuno”.<br />

Si tratta di una nuova dimensione e di un nuovo esercizio del<strong>la</strong> cattolicità romana, “di<br />

un nuovo ministero di Pietro, compreso in ampio senso cristiano-religioso-umanitario,<br />

come presupposto e punto di cristallizzazione per una unità dell’umanità in cui si<br />

operi <strong>la</strong> sintesi del moltep1ice”. 52 Nel momento in cui il mondo vive “le più<br />

gigantesche trasformazioni del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>” e si dibatte senza trovare un criterio<br />

unificatore delle sue esigenze contrastanti, <strong>la</strong> Chiesa di Roma offre se stessa come <strong>la</strong><br />

fidata custode delle tradizioni del passato, <strong>la</strong> guida sicura delle incertezze del<br />

presente, l’annunciatrice profetica delle vie del futuro. Essa è animata dal<strong>la</strong><br />

convinzione di poter accogliere <strong>la</strong> totalità degli elementi del mondo, che possono<br />

venire a lei nel<strong>la</strong> serena fiducia di ricevere in contraccambio l’integrazione necessaria<br />

alle loro <strong>la</strong>cune, alle loro uni<strong>la</strong>teralità, ai loro squilibri, alle loro divisioni, e di trovare<br />

in lei l’incontrastata garanzia dell’unità che è loro necessaria per <strong>la</strong> pacifica<br />

coesistenza reciproca e per il loro armonioso sviluppo. Le religioni non cristiane, 53 le<br />

razze e i popoli, le c<strong>la</strong>ssi sociali e le competenze professionali, <strong>la</strong> scienza, <strong>la</strong> cultura,<br />

l’arte, <strong>la</strong> sociologia, l’economia, il mondo del <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong> famiglia, non devono per<br />

questo rinnegare nul<strong>la</strong> dei loro valori né rinunciare a nessuna delle loro leggi naturali,<br />

“le cose vecchie” per <strong>diventa</strong>re “nuove”, cioè per risolvere i loro problemi, per non<br />

deflettere ed esaurire le loro energie in tensioni mortifere e salvarsi dal<strong>la</strong><br />

disgregazione, non devono rompere con <strong>la</strong> propria esistenza, ma semplicemente<br />

<strong>la</strong>sciarsi appunto integrare, ricevere quel di più che in sé non possono avere, porsi in<br />

docile rapporto con <strong>la</strong> fonte del<strong>la</strong> saggezza divina e umana, incarnata nel<strong>la</strong> istituzione<br />

che ha già realizzato in sé <strong>la</strong> pace e l’ordine a cui il mondo aspira, che costituisce<br />

51 BOLOMEY Henri Albert, Simple étude sur l’Apocalypse de Jésus Christ, La Tourde-Peils 1941, pp. 212,215. Ci<br />

discostiamo dal pensiero di questo pastore che crede che il ritorno delle Chiese a Roma avverrà dopo il rapimento<br />

del<strong>la</strong> Chiesa. Vedere critica sul rapimento del<strong>la</strong> Chiesa: nota 13, nostro Capitolo XXII.<br />

52 MARON G., Der romische Katholizismus, p. 6; cit. V. Subilia, La nuova..., p. 271.<br />

53 A esempio riportiamo le parole del cardinale Sergio Pignedoli, a seguito di un suo viaggio in Arabia nel maggio<br />

del 1974: “Da due mesi mi sono recato a Riad, dove sono stato ricevuto in una forma molto cordiale dal re Faisal. Io<br />

ero portatore di un messaggio del Papa Paolo VI, destinato non a un capo religioso, ma al protettore dei luoghi santi<br />

dell’Is<strong>la</strong>m. Noi abbiamo sottolineato, nel corso del nostro incontro, l’importanza delle religioni monoteiste nel mondo<br />

di oggi che accorda <strong>la</strong> priorità al<strong>la</strong> materia, al<strong>la</strong> tecnica, al<strong>la</strong> ricchezza e non ai valori spirituali. Noi abbiamo<br />

riconosciuto che il nostro compito consiste nel dare un’anima al mondo nel quale viviamo... Io sono ottimista per due<br />

ragioni. Prima di tutto nel dialogo non cerchiamo mai di definire i dettagli dei dogmi delle diverse religioni alfine di<br />

evitare gli equivoci. Noi non pensiamo che al<strong>la</strong> sostanza del<strong>la</strong> fede. Crediamo in un Altro, che ci è superiore, al di là<br />

del tempo e che è al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> vita. Di questo essere misterioso, noi non diamo definizione. È chiaro che affermiamo<br />

<strong>la</strong> nostra fede cattolica poiché non vogliamo minimizzare il messaggio evangelico. Ma non è questione di aprire delle<br />

polemiche. Ho un secondo motivo per essere ottimista: è <strong>la</strong> realtà. In questi ultimi mesi, le visite dei non cristiani non<br />

hanno cessato di succedersi, e le conversazioni sboccano sull’amicizia. Sempre di più noi apprendiamo a conoscerci e<br />

a amarci... Noi non intendiamo convertirli. Al contrario, li incoraggiamo o restare fedeli al<strong>la</strong> loro religione”.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 757


CAPITOLO XIX<br />

l’anima segreta e profonda delle sue aspirazioni e delle sue realizzazioni... Il<br />

Cattolicesimo insomma si presenta come <strong>la</strong> religione delle religioni, <strong>la</strong> religione<br />

dell’umanità, <strong>la</strong> religione dell’ONU, <strong>la</strong> consacrazione provvidenziale di tutti i valori<br />

umani, a cui da tutti i punti dell’orizzonte gli uomini e le loro istituzioni possono<br />

ricorrere per avere pace e benessere e uscire dalle difficoltà senza soluzione in cui si<br />

dibattono. Si tratta del<strong>la</strong> ripresa aggiornata nei metodi e nelle forme dell’antica<br />

aspirazione universalista del Cattolicesimo di raccogliere nel suo grembo tutto<br />

l’umano, consacrandolo col crisma di quell’unità, che appare come il mito<br />

fondamentale di un’epoca esasperata da eccessi pluralistici e stanca di tensioni”. 54<br />

Oggi, dopo vent’anni, sono ancora più valide le parole del Cardinale P. Felici,<br />

leader del<strong>la</strong> destra curiale: “Alle spalle <strong>la</strong> Chiesa (di Roma) non ha più il mondo<br />

disgregato del<strong>la</strong> crisi degli anni sessanta, ma un esercito al<strong>la</strong> riscossa, in continua<br />

espansione, fatto di truppe per <strong>la</strong> prima volta, dopo molto tempo unite dall’orgoglio<br />

del<strong>la</strong> propria fede”. Il XIX Congresso eucaristico nazionale tenuto a Pescara dall’11<br />

al 18 settembre 1977 ha mostrato con entusiasmo “il volto nuovo del<strong>la</strong> Chiesa”. “Se<br />

<strong>la</strong> Chiesa è uscita vittoriosa dal<strong>la</strong> crisi che l’ha di<strong>la</strong>niata durante e soprattutto dopo il<br />

concilio, le sue organizzazioni sono uscite a loro volta splendidamente rafforzate da<br />

un travaglio che ha iso<strong>la</strong>to i deboli, emarginato i pavidi, seminato per <strong>la</strong> strada gli<br />

increduli”. 55<br />

Al<strong>la</strong> fine del secondo millennio nel cuore dell’Occidente cristiano fioriscono le<br />

religioni neo-pagane del passato: l’Occultismo, lo Spiritismo, il New Age, sotto<br />

l’influsso del vento del misticismo che soffia dall’Oriente, con <strong>la</strong> filosofia buddista, il<br />

fenomeno del<strong>la</strong> parapsicologia e del<strong>la</strong> reincarnazione. L’evangelico Juan Antonio<br />

Monroy ha rilevato, in un eccellente articolo, nel n. 25 di Cuadernos Alternativa, che<br />

tutto ciò corrisponde a quanto nel passato: “era il culto del<strong>la</strong> natura, del<strong>la</strong> materia, e<br />

del sentito”. 56 Di fatto “questo paganesimo non è stato mai vinto. Il suo successo è<br />

consistito nell’allearsi con il Cristianesimo, influenzarlo nell’interiorità dei suoi<br />

dogmi, incarnarsi nelle sue festività maggiori, essere presente nei suoi ornamenti e nel<br />

suo culto, occupare un posto nei suoi riti, dirigere <strong>la</strong> preghiera dei suoi sacerdoti e<br />

condizionare l’adorazione dei suoi fedeli. Sebbene certe forme di spiritualità siamo<br />

avversate dal<strong>la</strong> Chiesa cattolica, il processo di metabolizzazione è sempre all’opera<br />

nel<strong>la</strong> grande Chiesa di Roma. Il sacerdote José María Pilón, in seguito a una<br />

domanda sul<strong>la</strong> reincarnazione, risponde con l’opinione dei prestigiosi teologi<br />

54<br />

V. Subilia, o.c., pp. 269-273.<br />

55<br />

MOLTENI MASTAI FERRETTI Gabriele, docente di diritto ecclesiastico all’Università Cattolica di Mi<strong>la</strong>no, pronipote<br />

di Pio IX, Panorama, 31/1/1978, p. 35.<br />

Riteniamo opportuno ricordare le parole dell’avvocato HOFFET Frédéric scritte nel 1962: “Le grandi<br />

organizzazioni ecclesiastiche nuove come quelle dell’Azione cattolica sono, sotto diversi aspetti, <strong>la</strong> riproduzione<br />

modernizzata delle confraternite e delle comunità del Medio Evo e delle sue corporazioni che erano profondamente<br />

impregnate dello spirito religioso. Il loro ruolo politico è comparabile a quello che giocarono quelle “leghe” senza le<br />

quali le crociate non si sarebbero potute fare. In verità, se guardiamo da vicino, il cattolicesimo, le cui dottrine sono<br />

immutabili, si avvicina ogni giorno di più col suo pensiero, le forme del<strong>la</strong> sua attività e l’assolutismo dei suoi dirigenti<br />

a ciò che era prima del<strong>la</strong> Riforma” Politique Romaine et Démission des Protestants, Paris, p. 167.<br />

56<br />

Cuadernos Alternativa, n. 25, marzo-aprile 1995, p. III.<br />

758<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

cattolici: “Non c’è nul<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> dottrina cattolica che si opponga esplicitamente al<strong>la</strong><br />

reincarnazione”. 57<br />

Differenze tra i capitoli XIII e XVII dell’Apocalisse 58<br />

57 Cristianismo y Reencarnación in Más Allá, n. 63, maggio 1994; Cit. da ANTOLÍN DIESTRE Gil, El Sentido de <strong>la</strong><br />

Hi<strong>storia</strong> y <strong>la</strong> Pa<strong>la</strong>bra Profética, vol. II, Editorial Clie, 1995, p. 608.<br />

58 I sinonimi del<strong>la</strong> espressione “bestia”.<br />

L’espressione “bestia” nel capitolo XVII <strong>la</strong> si trova in diversi versetti e con significati differenti. La comprensione<br />

di queste diversità crediamo ci permetta di capire al meglio il testo biblico.<br />

Anche il rapporto bestia, corna e donna riteniamo che sia importante prenderlo in considerazione.<br />

A. versetto 1: “giudizio delle meretrice che siede su molte acque”.<br />

B. versetto 3: “vidi una donna che sedeva sopra una bestia di colore scar<strong>la</strong>tto... aveva sette teste e dieci corna”.<br />

C. versetto 6: “<strong>la</strong> donna ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù”.<br />

D. versetto 8a: “<strong>la</strong> bestia che hai veduta era, e non è, e deve salire dall’abisso e andare in perdizione”.<br />

E. versetto 8b: “<strong>la</strong> bestia era, e non è, e verrà di nuovo”.<br />

F. versetto 9,10a: “le sette teste sono sette monti sui quali <strong>la</strong> donna siede, sono anche sette re”.<br />

G. versetto 10b: “sette re: cinque sono caduti, uno è, e l’altro non è ancora venuto; e quando sarà venuto, ha da durare<br />

poco”.<br />

H. versetto 11: “<strong>la</strong> bestia che era e non è, è anch’essa un ottavo re, e viene dai sette e se ne va in perdizione”.<br />

I. versetto 12: “le dieci corna che hai veduto sono dieci re,... riceveranno podestà come re, assieme al<strong>la</strong> bestia, per<br />

un’ora”.<br />

L. versetto 13: “costoro (10 corna/re) avranno un medesimo pensiero e daranno <strong>la</strong> loro potenza e <strong>la</strong> loro autorità al<strong>la</strong><br />

bestia”.<br />

M. versetto 15: “Le acque che hai veduto sulle quali siede <strong>la</strong> meretrice, sono popoli, moltitudini e nazioni e lingue”.<br />

N. versetto 16: “le dieci corna... e <strong>la</strong> bestia odieranno <strong>la</strong> meretrice e <strong>la</strong> renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda e mangeranno le sue<br />

carni...”.<br />

O. versetto 17: “dare il loro (10 corna/re) regno al<strong>la</strong> bestia...”.<br />

Dal confronto di questi testi possiamo dire che<br />

l’espressione “bestia” è sinonimo di<br />

I. - Insieme degli imperi universali: B.<br />

- Acque, popoli moltitudini nazioni lingue, sono<br />

rappresentati da: bestia, teste, monti, re, 10 corna: A,<br />

M, D, E, F, G, I.<br />

II. “testa - monte - re” cioè: “impero” in un momento<br />

partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, in una delle fasi dell’intera<br />

monarchia universale: D, E, F, G, H.<br />

III. “VII testa-regno” cioè VII fase dell’impero<br />

universale che deve durare poco: D, E, G.<br />

Le 10 corna ricevono potestà come re nello stesso<br />

momento del<strong>la</strong> “bestia”, cioè formeranno <strong>la</strong> VII<br />

fase/testa/re/impero universale dominando per un’ora:<br />

I<br />

Nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> <strong>la</strong> “bestia” rappresenta<br />

a) Insieme degli imperi/monarchie universali.<br />

L’insieme degli imperi universali che occupavano i<br />

territori geografici di Babilonia, Persia, Grecia e Roma<br />

nelle sue differenti fasi.<br />

b) Uno degli imperi/monarchie universali. Ogni<br />

singo<strong>la</strong> testa rappresenta una delle sette monarchie<br />

universali: I testa, Babilonia; II testa, Persia; III testa,<br />

Grecia; poi seguono le quattro fasi dell’Impero<br />

Romano: IV testa Roma pagana; V testa Roma papale<br />

(descritta nei dettagli in Apocalisse 13 p.p.); VI testa<br />

Roma nell’evoluzione democratica, (sorta a seguito<br />

del<strong>la</strong> Rivoluzione Francese come presentata nel<br />

capitolo 11 di Apocalisse); VII testa Roma ultima fase.<br />

c) Periodo finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

L’ultima fase del<strong>la</strong> evoluzione dell’Impero Romano:<br />

durerà poco tempo.<br />

I 10 regni/corna assumeranno il potere di re assieme<br />

al<strong>la</strong> bestia, cioè creeranno <strong>la</strong> VII fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

universale, cioè <strong>la</strong> VII fase del<strong>la</strong> bestia sul territorio<br />

geografico dell’antico Impero Romano <strong>la</strong>tino,<br />

costituendo una federazione di stati autonomi,<br />

indipendenti, uniti da un comune interesse.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 759


CAPITOLO XIX<br />

Prima di passare all’analisi del testo biblico vogliamo precisare, secondo le<br />

riflessioni del maestro A. Vaucher, <strong>la</strong> differenza tra il capitolo XIII di Apocalisse,<br />

dove Roma papale, pur essendo un potere spirituale, è raffigurata dal<strong>la</strong> bestia o<br />

meglio da una testa, <strong>la</strong> V, mentre nel capitolo XVII, Roma papale, nel<strong>la</strong> sua nuova<br />

cattolicità, cavalca <strong>la</strong> bestia, che guida, dirige e quindi è disgiunta dal<strong>la</strong> bestia stessa.<br />

IV. VIII re che viene dai sette; cioè è uno dei sette che<br />

si presenta per <strong>la</strong> seconda volta; <strong>la</strong> prima volta come<br />

una delle cinque teste precedenti (noi crediamo che sia<br />

<strong>la</strong> V monarchia che ritornerà a esercitare <strong>la</strong> sua<br />

influenza): H.<br />

Le 10 corna daranno <strong>la</strong> loro potenza e autorità al<strong>la</strong><br />

“bestia”, cioè al<strong>la</strong> V testa che ritornerà come VIII re,<br />

essendo uno dei sette: L.<br />

V. La meretrice che siede sulle acque è <strong>la</strong> bestia e<br />

rappresenta i popoli: A, B, M.<br />

VI. La meretrice è ebbra del sangue dei santi e dei<br />

martiri di Gesù Cristo, siede sulle acque che sono<br />

popoli, moltitudini, nazioni e lingue: C, A, M.<br />

760<br />

d) Il papato a guida dell’ultima fase dell’Europa<br />

Occidentale.<br />

In questa VII fase riappare <strong>la</strong> “bestia” (cioè il papato)<br />

del<strong>la</strong> quale si poteva dire, al tempo del<strong>la</strong> VI testa, che<br />

cinque teste/regni erano caduti, passati, o <strong>la</strong> “bestia”,<br />

cioè <strong>la</strong> V testa (quel<strong>la</strong> del capitolo 13 dell’Apocalisse<br />

non era più, e ora al tempo del<strong>la</strong> VI testa/impero non<br />

c’è. Il tempo del<strong>la</strong> VII testa/impero durerà poco. La<br />

“bestia” papato, del capitolo 13, riapparirà come un<br />

VIII re, perché viene dai sette, cioè si presenta per <strong>la</strong><br />

seconda volta essendo <strong>la</strong> “bestia”, che è stata ferita<br />

mortalmente al<strong>la</strong> fine del tempo del<strong>la</strong> V testa, per poi<br />

andarsene in perdizione.<br />

e) Il sincretismo religioso, <strong>la</strong> nuova cattolicità del<br />

cattolicesimo, è sostenuta dai poteri di questo mondo.<br />

La religione di potere che non ha nul<strong>la</strong> a che vedere<br />

con <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione dell’Eterno ha dominato, guidato i<br />

popoli ed è stata sostenuta dai regnanti. Per esercitare<br />

e conservare <strong>la</strong> propria autorità non ha insegnato <strong>la</strong><br />

verità, ma ha sedotto e si è anche prostituita,<br />

adattandosi alle situazioni dei tempi.<br />

f) Al<strong>la</strong> donna ubriaca del sangue sparso si<br />

attribuiscono le conseguenze dell’opera di<br />

persecuzione svolta dal papato nel Medio Evo.<br />

La “bestia” di Apocalisse 13:7 ha fatto guerra ai santi<br />

e li ha vinti e come <strong>la</strong> meretrice ha avuto il potere<br />

sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione.<br />

VII. Le 10 corna/re e <strong>la</strong> bestia odieranno <strong>la</strong> meretrice, g) La nazioni che formano <strong>la</strong> federazione degli Stati<br />

<strong>la</strong> renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda e ne mangeranno <strong>la</strong> europei si rivolteranno contro al potere religioso al<br />

carne: N.<br />

quale si erano sottoposti.<br />

La VII testa (corna e bestia), cioè <strong>la</strong> federazione degli<br />

stati europei si ribellerà contro <strong>la</strong> religione espressione<br />

del potere esercitato dall’VIII re, il papato ritornato al<br />

medioevale splendore e dominio, al quale i governanti<br />

europei avevano dato <strong>la</strong> loro autorità.<br />

La complessità di questo testo è tale perché <strong>la</strong> <strong>storia</strong> stessa è complessa. Il papato si presenta all’umanità come un<br />

re, uno stato, un regno, ma nello stesso tempo si propone anche come una realtà religiosa che opera con i valori<br />

esistenziali delle persone.<br />

Se sul piano giuridico i confini del papato come stato sono definiti, sono quelli del suo regno, oggi, <strong>la</strong> Città del<br />

Vaticano, non è <strong>la</strong> stessa cosa per quanto riguarda i confini religiosi i quali superano quelli del<strong>la</strong> sua Sede e si<br />

estendono fino ai confini del<strong>la</strong> terra.<br />

A differenza di tutte le potenze di questo mondo, che hanno un solo tavolo sul quale giocare le proprie carte,<br />

quello del<strong>la</strong> sovranità del proprio territorio geografico, il papato, per contro, è l’unico potere del<strong>la</strong> Terra che da secoli<br />

gioca contemporaneamente su due tavoli: quello del<strong>la</strong> sovranità del suo Stato e quello del<strong>la</strong> sovranità religiosa. Quello<br />

che gli viene negato come sovranità politica di Stato, lo rivendica come sovranità religiosa; quello che non ottiene sul<br />

piano del<strong>la</strong> sovranità religiosa, lo rivendica sul piano del<strong>la</strong> sovranità di Stato. Questa doppia scacchiera<br />

cattolico/vaticana, gli permette di avere dello stesso colore due re, due regine, quattro alfieri, quattro torri, quattro<br />

cavalli e sedici pedoni. Non può che mettere in scacco gli avversari.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Questi due quadri corrispondono a periodi storici differenti. Nel primo il potere<br />

religioso era fuso con quello politico; nel secondo i due poteri appaiono separati.<br />

Il papato perdendo lo Stato pontificio nel 1870 ha cessato di essere un regno, una<br />

bestia, ed è visto, nel tempo del<strong>la</strong> fine, so<strong>la</strong>mente come Chiesa. Questa donna è seduta<br />

sul<strong>la</strong> bestia che ha 7 teste e 10 corna e ciò significa che questa Chiesa non cesserà<br />

comunque di appoggiarsi sul potere politico degli Stati, i quali sia nel tempo passato<br />

sia nel futuro sempre sono suoi sudditi. 59<br />

59 Nell’opera Le Saint-Siège dans les re<strong>la</strong>tions internationales, leggiamo delle considerazioni importanti che<br />

prendiamo ad imprestito per spiegare lo scritto di Giovanni.<br />

“Il 27 novembre 1985, il cardinale Jean-Marie Lustigher, intervenendo nel Sinodo dei vescovi, dichiarava: “È<br />

chiaro ormai agli occhi di tutti che <strong>la</strong> Chiesa non coincide con gli imperi e che l’unità che opera è d’un ordine diverso<br />

da quello politico” (La Documentation catholique (DC), n. 1910, 1985, p. 107).<br />

La Chiesa cattolica romana è <strong>la</strong> so<strong>la</strong> istituzione confessionale al mondo ad aver accesso alle re<strong>la</strong>zioni<br />

diplomatiche e a essere direttamente interessata dal diritto internazionale… Deve questo soprattutto al<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>,<br />

poiché il Papato è rapidamente <strong>diventa</strong>to il centro del<strong>la</strong> vita delle nazioni dell’Occidente cristiano. Lo fu in modo del<br />

tutto naturale all’epoca del<strong>la</strong> Republica christiana per rendere degli arbitraggi e favorire <strong>la</strong> pace nel nome del jus<br />

gentium christianorum (tregua di Dio, pace di Dio, per <strong>la</strong> divisione del Nuovo Mondo tra <strong>la</strong> Spagna e il Portogallo,<br />

ecc.). Lo fu anche dopo, nonostante qualche eclissi dovuta ai tormenti nati dal<strong>la</strong> Riforma protestante, dal<strong>la</strong><br />

Rivoluzione francese e dell’Annessione italiana…<br />

È a causa del<strong>la</strong> sua sovranità essenzialmente spirituale che fu istituita una sovranità temporale per il Pontefice<br />

romano, che ricevette prima di tutto da Costantino <strong>la</strong> proprietà fondiaria del pa<strong>la</strong>zzo del Laterano, poi e soprattutto da<br />

Pipino il Breve uno Stato tagliato su misura nel<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> e chiamato “Patrimonio del<strong>la</strong> Santa Sede” in ragione del<br />

deposito dell’atto di donazione sul<strong>la</strong> confessione del Principe degli Apostoli a Roma. Da quel momento, le due<br />

sovranità, religiosa e profana, sovrapponendosi per confondersi, il titolo del<strong>la</strong> Chiesa per intervenire nelle re<strong>la</strong>zioni tra<br />

i re e i popoli non fa più oggetto di nessuna discussione, neppure <strong>la</strong> sua qualità di soggetto del diritto internazionale,<br />

dal momento che gli uni l’attribuirono al suo potere spirituale ed ecclesiastico, gli altri al suo dominio temporale e<br />

statista.<br />

Le cose si modificarono notevolmente a partire dal 1870 quando il Sommo Pontefice fu espropriato di ogni<br />

territorio al tempo del<strong>la</strong> presa di Roma da parte delle truppe italiane. La perdita del<strong>la</strong> sua autorità temporale metteva in<br />

luce l’esistenza del<strong>la</strong> sua autorità spirituale.<br />

In effetti, dal momento in cui è sparito lo Stato pontificio nel 1870 fino al rego<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> questione romana<br />

mediante gli accordi Laterani nel 1929, il Papa non esercitò che una attività religiosa, <strong>la</strong> so<strong>la</strong> che gli restava<br />

materialmente possibile. Tuttavia non limitava in nul<strong>la</strong> <strong>la</strong> sua attività internazionale; le re<strong>la</strong>zioni diplomatiche<br />

pontificie si susseguirono normalmente: 14 Stati erano rappresentati al<strong>la</strong> corte di Roma nel 1870; furono 19 nel 1903<br />

al sòglio di Pio X, 22 nel 1922 a quello di Pio XI, e 30 nel 1929 al tempo del<strong>la</strong> firma del trattato del Laterano! Da<br />

parte loro i rappresentanti pontifici attraverso il mondo conservarono le loro funzioni come pure <strong>la</strong> loro dignità e<br />

immunità diplomatica. Una cinquantina di documenti internazionali (concordati, convenzioni, accordi, ecc.) furono<br />

conclusi e numerosi arbitraggi furono resi dal Papa per rego<strong>la</strong>rizzare pacificamente delle divergenze fra gli stati.<br />

Durante questo periodo si succedettero al pa<strong>la</strong>zzo del Vaticano delle visite ufficiali dei capi di Stato che non erano né<br />

cattolici né cristiani…<br />

Nel<strong>la</strong> dottrina internazionale, alcuni autori dell’inizio del secolo, principalmente anglofoni, esclusero <strong>la</strong> Santa<br />

Sede dal diritto internazionale. Per il britannico West<strong>la</strong>ke, il Papa, sprovvisto di territorio, aveva perduto ogni<br />

“posizione internazionale” e <strong>la</strong> Santa Sede si trovava bandita dal diritto internazionale (J. WESTLAKE, International<br />

Law, vol. I, 1904, p. 38); nell’opera ristampata dell’americano Wheaton, si sostenne che il Sommo Pontefice non<br />

beneficiasse più di alcuna personalità giuridica internazionale (H. WHEATON, Elements of International Law, 5 a ed.,<br />

1916, p. 56) pensando al<strong>la</strong> stessa cosa, l’inglese Oppenheim concesse che <strong>la</strong> Sede apostolica conservasse comunque<br />

una “posizione quasi internazionale” (OPPENHEIM, International Law, vol. I, 1920, p. 185); più prudente, il suo<br />

compatriota e collega Lawrence si limitò a scrivere che, dal punto di vista del diritto internazionale, “<strong>la</strong> posizione del<br />

papato è indifendibile” (LAWRENCE, The Principles of International Law, 1911, p. 83)…<br />

Senza Stato, il governo pontificio non poteva avere il suo posto nelle re<strong>la</strong>zioni internazionali; gli onori sovrani<br />

concessi dal<strong>la</strong> legge italiana non erano che un pallido riflesso di una “apparenza di sovranità” (H. WAGNON,<br />

Concordats et droit international, Ducolot, Gembloux 1935, p. 45), tollerato per pura benevolenza e per rispetto per<br />

l’augusto che occupa <strong>la</strong> sede petrina…<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 761


CAPITOLO XIX<br />

Al<strong>la</strong> fine del secondo millennio <strong>la</strong> Chiesa si presenta al mondo come <strong>la</strong><br />

rappresentante del<strong>la</strong> religiosità universale, avendo in questo mondo so<strong>la</strong>mente l’altare<br />

Tuttavia altri autori francesi percepirono <strong>la</strong> natura intrinseca del<strong>la</strong> condizione giuridica del<strong>la</strong> Santa Sede in diritto<br />

internazionale. Antoine Pillet e Louis Le Fur partico<strong>la</strong>rmente sottolinearono il carattere essenzialmente spirituale del<strong>la</strong><br />

sovranità pontificia (A. PILLET, Note au Sire y, Recueil général des lois et arrêtés, 2, 1895, p. 57 e seg.; L. LE FUR, Le<br />

Saint-Siège et le droit de gens, Paris 1930; H. DONNEDIEU DE VABRES, La souvreraineté du Pape et <strong>la</strong> séparation des<br />

Églises et de l’Étata, RGDIP, 1914, pp. 339-368). Un grandissimo numero di internazionalisti condivisero <strong>la</strong> stessa<br />

opinione. Una lunga lista di questi autori <strong>la</strong> si trova nell’opera di H. Wagnon (o.c., p. 53). In Francia, i dirigenti<br />

politici d’allora furono rego<strong>la</strong>rmente sollecitati o interpel<strong>la</strong>ti per <strong>la</strong> chiusura dell’ambasciata del<strong>la</strong> Repubblica presso <strong>la</strong><br />

Santa Sede, e <strong>la</strong> discussione del bi<strong>la</strong>ncio del Ministero degli Affari Esteri offrì diverse volte l’occasione a dei<br />

par<strong>la</strong>mentari repubblicani, come François Raspail nel 1879 e 1881, di far valere che <strong>la</strong> scomparsa degli Stati pontifici<br />

aveva portato per <strong>la</strong> Santa Sede quel<strong>la</strong> del suo potere di accreditare degli ambasciatori stranieri; il governo rispose che<br />

non era presso il Sovrano di un piccolo Stato di 2 o 3 milioni di anime che <strong>la</strong> Francia si era fatta rappresentare fino a<br />

quel momento, ma presso il capo del<strong>la</strong> Chiesa cattolica, cosa che il Papa continuava ad essere dopo <strong>la</strong> caduta di Roma<br />

nel 1870 (F. LE ROY, La personnalité juridique du Saint-Siège et de l'Eglise catholique en droit international, in<br />

L’Année canonique, II, 1953, p. 127). E, di fatto, indipendentemente dalle credenze religiose, è facile constatare che,<br />

dal 1870 al 1929, <strong>la</strong> Sede apostolica ha continuato a godere di prerogative che derivano pienamente dal diritto<br />

internazionale: diritto attivo e passivo di legazione, statuto diplomatico dei rappresentanti pontifici, mediazioni<br />

internazionali e sentenze arbitrali, firme di concordati qualificati come trattati internazionali e che suppongono quindi<br />

due contraenti soggetti sovrani del diritto internazionale, ricevimento ufficiale di capi di Stato di diverse confessioni,<br />

ecc., tanti indizi che dimostrano che era <strong>la</strong> Chiesa società spirituale ad essere coinvolta e non un antico Stato...<br />

La Santa Sede… fece valere che <strong>la</strong> Chiesa è sovrana jure proprio, per <strong>la</strong> sua stessa natura: essa ha sempre<br />

rivendicato l’indipendenza del suo governo e del suo diritto...<br />

Questo potere spirituale è cronologicamente anteriore agli Stati moderni; prima che nascessero, essa esisteva già.<br />

È per questo che <strong>la</strong> loro volontà di riconoscerlo o no è senza incidenza sul<strong>la</strong> sua esistenza e sul<strong>la</strong> sua qualità. La sua<br />

sovranità si esercita non su un territorio, ma su delle persone quanto al<strong>la</strong> loro vita religiosa e morale. Questo dominio<br />

non è estraneo al diritto internazionale né alle re<strong>la</strong>zioni internazionali, lo provano le dichiarazioni e i trattati<br />

multi<strong>la</strong>terali o gli accordi bi<strong>la</strong>terali che garantiscono <strong>la</strong> libertà religiosa sotto tutte le forme. Questa questione, che, nei<br />

nostri giorni ancora rimane precisamente l’oggetto del<strong>la</strong> viva preoccupazione del<strong>la</strong> Santa Sede nell’ordine<br />

internazionale, presenta il vantaggio di rive<strong>la</strong>re chiaramente <strong>la</strong> personalità internazionale del<strong>la</strong> Chiesa cattolica. I<br />

diversi documenti diplomatici che <strong>la</strong> Santa Sede negozia e ratifica, o quelli a cui aderisce, non riguardano unicamente<br />

i membri del<strong>la</strong> curia romana o gli abitanti del<strong>la</strong> Città del Vaticano; essi concernono tutti i fedeli del<strong>la</strong> cattolicità. Come<br />

i trattati internazionali non legano due governi, ma due Stati, così un concordato o un convenzione multi<strong>la</strong>terale<br />

impegna, propriamente par<strong>la</strong>ndo, non unicamente <strong>la</strong> Santa Sede ma tutta <strong>la</strong> Chiesa. La Sede apostolica… non è che il<br />

governo centrale e supremo del<strong>la</strong> Chiesa … il vero soggetto del diritto internazionale…<br />

Si è concordi nel vedere <strong>la</strong> Santa Sede rivestita di una “personalità internazionale” (H. THIERRY, J. COMBACAU, S.<br />

SUR, Ch. VALLÉE, Droit international public, Précis Domat, Monchrestien, Paris 1984, p. 51), dotato di uno “statuto<br />

partico<strong>la</strong>re nelle re<strong>la</strong>zioni internazionali” (P. REUTER, J. COMBACAU, Institutions et re<strong>la</strong>tions internationales, coll.<br />

Thémis, 3 a ed., PUF, Paris 1985, p. 115) e beneficiando di una situazione “eccezionale e unica” (L. CAVARÉ, Le Droit<br />

international public positif, t. I, 3 a ed., Pédone, Paris 1973, p. 476). Considerando che il Papa è riconosciuto come “<strong>la</strong><br />

più alta forza morale” anche per i non credenti, e prendendo atto del<strong>la</strong> qualità di comunità internazionale organizzata<br />

attribuita al<strong>la</strong> Chiesa, si conclude che il Pontefice romano è “un Sovrano di natura spirituale, senza regno visibile ma<br />

non meno reale” (idem)…<br />

La sovranità significa un diritto di comando supremo che d’altronde, tanto per <strong>la</strong> Chiesa quanto per lo Stato, si<br />

esercita in realtà più sulle persone che sulle cose. Di conseguenza, nel<strong>la</strong> misura in cui si impone alle menti dei<br />

cittadini, <strong>la</strong> sovranità dello stato è, in un certo senso, tanto spirituale quanto <strong>la</strong> sovranità ecclesiale…<br />

Bisogna credere che è proprio così che l’hanno percepita i 117 Stati che, nel mondo, intrattengono presso <strong>la</strong> Santa<br />

Sede una rappresentanza diplomatica. La ragione di questa presenza internazionale è lungi dall’essere confessionale<br />

perché riguarda nazioni con religioni diverse e anche senza religioni, e di Stati con regimi politici differenti. Se le<br />

grandi potenze come i micro Stati sollecitano lo stabilimento di queste re<strong>la</strong>zioni (si deve notare che <strong>la</strong> Santa Sede, che<br />

desidera essere accolta da tutti i popoli, ha per rego<strong>la</strong> di non prendere mai l’iniziativa di stabilire delle re<strong>la</strong>zioni<br />

diplomatiche né di romperle), è che deve ben esserci in questo “organismo atipico” (I. CARDINALE, Le Saint-Siège et <strong>la</strong><br />

diplomatie, Desclée, Paris-Rome 1962, p. 41) qualche cosa di irriducibile, di inevitabile e d’indispensabile al<strong>la</strong><br />

comunità delle nazioni. Forse per capirlo sarebbe sufficiente leggere l’articolo 2 del concordato del Laterano che<br />

dichiara <strong>la</strong> sovranità internazionale del<strong>la</strong> Santa Sede come inerente al<strong>la</strong> sua natura.<br />

Poiché <strong>la</strong> Santa Sede non ha mai cessato di essere una potenza anche quando cessò un giorno di essere uno Stato.<br />

Non potrebbe dunque confondersi istituzionalmente con lo Stato del<strong>la</strong> città del Vaticano” (pp. 11-20).<br />

762<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

del<strong>la</strong> Città del Vaticano, per potersi presentare come autorità indipendente da<br />

qualsiasi nazione e paese.<br />

La donna, <strong>la</strong> Chiesa, non è seduta direttamente sulle acque, cioè sui popoli, come<br />

potrebbe far pensare il primo versetto, quale risultato del<strong>la</strong> sua azione spirituale, ma<br />

sul<strong>la</strong> bestia stessa, espressione del potere politico che governa il popolo. Questo<br />

potere, lo Stato, è presentato come influenzato, diretto, dal<strong>la</strong> Chiesa degenerata.<br />

Giovanni viene portato a contemp<strong>la</strong>re <strong>la</strong> visione nel “deserto”, luogo di residenza<br />

degli spiriti dei demoni. Scrive il de Rougemont: “L’angelo conduce Giovanni in<br />

ispirito nel deserto, non in quello che serve d’esilio al<strong>la</strong> Chiesa evangelica del<strong>la</strong><br />

Riforma e che ricorda quello del Sinai, ma in un deserto... nel senso simbolico, in un<br />

mondo ricco senza dubbio d’oro e d’argento, ma assolutamente sprovvisto dei veri<br />

beni, e di tutti quelli che possono dare una felicità reale ad un essere creato<br />

all’immagine di Dio”. 60<br />

Vestito e ricchezze del<strong>la</strong> prostituta<br />

Mentre nel capitolo XII lo splendore del firmamento era concentrato sul<strong>la</strong> donna e<br />

nel capitolo XIX <strong>la</strong> sposa dell’Agnello è ornata del<strong>la</strong> gloria celeste, <strong>la</strong> donna seduta<br />

sul<strong>la</strong> bestia ostenta tutte le ricchezze del<strong>la</strong> terra, si corona di gioielli per far<br />

dimenticare e nascondere <strong>la</strong> sua miseria. La porpora e lo scar<strong>la</strong>tto ornati d’oro, le<br />

pietre preziose e le perle sono il simbolo del<strong>la</strong> sua opulenta ricchezza e del<strong>la</strong> sua<br />

dignità regale. 61 Guardando su tutto il nostro pianeta soltanto in Roma c’è<br />

quell’organizzazione religiosa ove al lusso delle vesti si aggiunge lo splendore<br />

dell’oro, delle pietre preziose, delle perle. È ancora Roma il centro del<strong>la</strong> politica<br />

mondiale più lungimirante e accorta che, mediante l’intreccio più raffinato e<br />

mistificato, tesse <strong>la</strong> sua te<strong>la</strong> con <strong>la</strong> quale avvolgere l’insieme del suo potere. È ancora<br />

a Roma che <strong>la</strong> Chiesa mette in luce i suoi tesori terreni nel tentativo di nascondere le<br />

sue miserie spirituali e <strong>la</strong> sua povertà morale.<br />

Suo crimine<br />

Il crimine di questa donna è di avere “fornicato” con i re del<strong>la</strong> terra.<br />

“La prostituzione è un peccato più grave dell’adulterio. Si può cadere più d’una<br />

volta senza per questo essere una prostituta. Questa (Chiesa) ha l’abitudine del<br />

crimine: essa ricerca le occasioni di commetterlo. La fornicazione non è un incidente<br />

60 F. de Rougemont, o.c., p. 315. REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. II, Lausanne 1906, p. 39, vede in questa donna<br />

quel<strong>la</strong> del capitolo 12 fuggita nel deserto ora nel<strong>la</strong> sua corruzione: “Evidentemente <strong>la</strong> grande maggioranza del<strong>la</strong><br />

Chiesa, indebolita nel<strong>la</strong> sua vita spirituale era morta, stanca di subire il regime del<strong>la</strong> persecuzione, di essere<br />

costantemente sotto l’odio sia sordo che aperto delle popo<strong>la</strong>zioni intolleranti. Le ripugnava essere tenuta ancora per<br />

molto tempo al di fuori, e di non giocare nel mondo che un ruolo di nessuna importanza. In queste condizioni essa non<br />

seppe resistere al<strong>la</strong> tentazione di brigare il favore dei grandi e delle potenze”.<br />

61 Luca 16:19; Ezechiele 28:13.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 763


CAPITOLO XIX<br />

nel<strong>la</strong> sua vita, è al contrario il suo carattere generale, il segno distintivo”. 62 Da questa<br />

sua prostituzione riceve quei vantaggi che le permettono sempre di essere nei primi<br />

posti. Giovanni <strong>la</strong> chiama prostituta perché ha rifiutato il suo celeste sposo, il suo Re,<br />

per godere dei privilegi dei re del<strong>la</strong> terra. In questa prostituzione ”moicheusin” c’è <strong>la</strong><br />

rottura dell’alleanza conclusa con Dio da Cristo Gesù e <strong>la</strong> propagazione delle false<br />

dottrine. Questa donna presenta al mondo il suo calice d’oro pieno delle sue<br />

abominazioni. Con questo calice porge ai re il nettare del<strong>la</strong> sua ido<strong>la</strong>tria. 63 Non<br />

soddisfatta di farsi del male, trascina il mondo nel<strong>la</strong> sua corruzione. Con il vino delle<br />

sue impudicizie, annebbia, stordisce gli abitanti del<strong>la</strong> terra con le sue forme di<br />

tolleranza, d’indulgenza, di assolvimento e di accomodamento con il cielo, facendo<br />

del Dio tre volte santo, il buon Dio.<br />

Nell’osservare attentamente il vestito di questa donna pensiamo che si possa dire<br />

che <strong>la</strong> Chiesa, nel<strong>la</strong> sua apostasia, continua ad indossare l’abbigliamento che il<br />

sommo sacerdote aveva durante l’espletamento delle sue funzioni. Le pietre ricordano<br />

quelle del pettorale. Il nome che ha sul<strong>la</strong> fronte richiama, per contrapposizione, <strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>mina d’oro che il sommo sacerdote portava sul<strong>la</strong> fronte con <strong>la</strong> scritta: “Santo<br />

all’Eterno”. Anche lei ha a che fare con il sangue, non più con quello del<strong>la</strong><br />

purificazione dei sacrifici, ma con quello degli uomini da lei sacrificati sull’altare<br />

del<strong>la</strong> propria gloria. La coppa che tiene nelle mani, piena delle sue abominazioni, può<br />

richiamare il turibolo, utilizzato nel giorno dell’espiazione, nel quale si poneva<br />

l’incenso simbolo delle preghiere e con il quale il sommo sacerdote entrava, una volta<br />

all’anno, nel luogo santissimo del Tabernacolo o può indicare <strong>la</strong> coppa per <strong>la</strong><br />

presentazione delle offerte. Questa donna che doveva operare per <strong>la</strong> gloria del Signore<br />

ha vissuto per se stessa. Suscita meraviglia, stupore, incomprensione. Il popolo di<br />

Dio, <strong>la</strong> sposa del Signore, che avrebbe dovuto estendere <strong>la</strong> sua testimonianza di verità<br />

su tutta <strong>la</strong> terra e fare di questo pianeta <strong>la</strong> città santa di Dio, <strong>la</strong> Gerusalemme del<br />

Signore, divenendo infedele, dopo aver operato per <strong>la</strong> propria gloria ha raggiunto il<br />

suo scopo, è <strong>diventa</strong>to <strong>la</strong> “gran città che impera sui re del<strong>la</strong> terra”. Giovanni rievoca<br />

qui ciò che il profeta Isaia aveva detto del<strong>la</strong> sua Gerusalemme: “Come mai <strong>la</strong> città<br />

fedele è <strong>diventa</strong>ta una prostituta”. 64 Questa Chiesa non rinnega Cristo, non lo ha<br />

rifiutato, lo continua a confessare ma lo propone all’attenzione del mondo, non al<strong>la</strong><br />

gloria del Padre, ma nel<strong>la</strong> prospettiva del proprio vantaggio. La sua empietà può<br />

sembrare non f<strong>la</strong>grante perché è razionalizzata, tutta spiegata, tutta giustificata.<br />

Soltanto coloro che ritengono importante il “così ha detto l’Eterno” e vogliono essere<br />

coerenti al<strong>la</strong> sua rive<strong>la</strong>zione possono capire <strong>la</strong> profondità del suo allontanamento.<br />

Questa immagine del<strong>la</strong> donna che porge il suo calice al mondo <strong>la</strong> si trova su una<br />

medaglia commemorativa del Giubileo, coniata a Roma per ordine di Leone XII, nel<br />

1823. La faccia rappresenta quel<strong>la</strong> del papa, il rovescio quel<strong>la</strong> di una donna, <strong>la</strong><br />

Chiesa, che, con <strong>la</strong> coppa in mano, è seduta sul globo terrestre. La medaglia porta<br />

l’iscrizione: sedet super universum siede sull’universo. 65<br />

62 A. Reymond, o.c., p. 34.<br />

63 “Abominazione ha sempre nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura il senso di ido<strong>la</strong>tria” A. Crampon, o.c., p. 489.<br />

64 Isaia 1:21.<br />

65 J. Vuilleumier, o.c., p. 309.<br />

764<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Suo nome: “Mistero, Babilonia,… <strong>la</strong> madre delle meretrici”<br />

LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

“Mistero”, chi dice mistero dice religione.<br />

La Sacra Scrittura ci presenta due misteri: quello del<strong>la</strong> “pietà, Dio manifestato in<br />

carne” e il suo opposto, quello dell’iniquità, <strong>la</strong> creatura, l’uomo che prende il posto di<br />

Dio, e si fa Dio. 66<br />

“Il carattere di Mistero è una partico<strong>la</strong>rità del sistema del<strong>la</strong> Roma moderna e<br />

dell’antica Babilonia. Il linguaggio del Nuovo Testamento che indica <strong>la</strong> Babilonia ci<br />

rimanda al<strong>la</strong> Babilonia antica. Nello stesso modo <strong>la</strong> donna di cui par<strong>la</strong> l’Apocalisse,<br />

l’antica Babilonia, viene descritta dal profeta Geremia LI:7, mentre tiene in mano una<br />

coppa per inebriare le nazioni: “Babilonia era nelle mani dell’Eterno una coppa d’oro,<br />

che inebriava tutta <strong>la</strong> terra; le nazioni hanno bevuto del suo vino, perciò le nazioni<br />

sono <strong>diventa</strong>te deliranti””. 67<br />

Non è una analogia di linguaggio nel testo biblico. È <strong>la</strong> presentazione di un<br />

sistema, di un potere, di una religione che ha le sue origine in terra di Mesopotamia,<br />

riempie <strong>la</strong> terra intera e trova <strong>la</strong> piena, completa realizzazione e manifestazione al<strong>la</strong><br />

fine dei tempi nel<strong>la</strong> Babilonia apocalittica.<br />

“Bisogna capire che i re babilonesi si consideravano come dei capi religiosi e<br />

anche politici. Essi erano gli esecutori di Marduk (figlio del sole) il re dell’universo e<br />

signore supremo (Bel) che regnava al di sopra di 50 dèi maggiori che gli avevano dato<br />

i loro nomi e attributi... Babilonia ha anche acquisito <strong>la</strong> reputazione di essere una<br />

“città santa”. 68 Il Dio supremo stabiliva l’ordine e <strong>la</strong> legge, mediante il re che era il<br />

suo “vicario” ufficiale o “gran sacerdote”, i cui ordini, come quelli di un dio, non<br />

potevano essere cambiati. 69 ”. 70<br />

Già nell’antica Babilonia “<strong>la</strong> corrente monoteista nelle preghiere e negli inni<br />

rivolti a Marduk è a volte talmente pronunciata che, se si sostituisce Yahwé o Dio a<br />

Marduc, queste preghiere ed inni potrebbero fare parte del servizio giudaico o<br />

cristiano di oggi”. 71<br />

Il Mistero di Babilonia ha il suo germoglio ai tempi di Nimrod, 72 <strong>la</strong> cui moglie<br />

Semiramide, regina di Babel, dopo <strong>la</strong> morte del marito ha dato origine ad un culto nel<br />

quale veniva adorata come Rhea, <strong>la</strong> Grande Madre degli dèi, identificata<br />

successivamente con Venere, <strong>la</strong> madre di tutte le immoralità, Iside, Astarte, ecc.<br />

66 1 Timoteo 3:16. Isaia 14:14; 2 Tessalonicesi 2:17.<br />

67 HISLOP Alexander, Les Deux Babylones, ed. Fischbacher, Paris 1972, pp. 6,7.<br />

68 BOTTERO J., La religion babylonienne, Paris 1852; INGGREN H., Religions of the Ancient Near East, Phi<strong>la</strong>delphia,<br />

Westminster 1973, pp. 83-85.<br />

69 DHOME E., Les religions de Babylone et d’Assyrie, Mana, Paris 1949, pp. 198,199.<br />

70 LaRONDELLE Hans, Jérusalem et Babylone: signification Théologiques, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, t. II,<br />

Istitute Adventiste du Salève, France, p. 90.<br />

71 The Civilisation of Babylonia and Assyria, Bloom, New York 1915, 1973, p. 217; cit. H. LaRondelle, o.c., p. 91.<br />

72 Genesi 10:8-11;11. Nimrod significa “il ribelle”.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 765


CAPITOLO XIX<br />

I culti originati in Babilonia presentano: il re divino, <strong>la</strong> dea madre, l’adorazione<br />

del sole, l’osservanza del primo giorno del<strong>la</strong> settimana, l’immortalità dell’anima.<br />

Dal<strong>la</strong> Mesopotamia si sono estesi per tutta <strong>la</strong> terra e Roma li ha tutti assorbiti,<br />

metamorfosati in chiave evangelica, mascherati, e affinché non siano riconosciuti<br />

sono stati proposti nel nome del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

“Il sistema... nato nei recinti sacri dei grandi templi sumerici passò in Egitto verso<br />

il 2800 a.C., a Creta e nel<strong>la</strong> valle dell’Indo verso il 2600 a.C., in Cina verso il 1600<br />

a.C. e in America nei successivi mille anni... Frazer ha mostrato che il mito del dio<br />

Osiride, morto e risorto, assomiglia strettamente a quelli di Tammuz, di Adone e di<br />

Dioniso, e che tutti erano collegati, nel periodo del loro sviluppo preistorico, ai riti del<br />

re divino ucciso e risorto. Inoltre le più recenti scoperte archeologiche dimostrano che<br />

il primo centro da cui si diffuse l’idea di uno Stato governato da un re divino fu quasi<br />

certamente <strong>la</strong> Mesopotamia”. 73<br />

“Se <strong>la</strong> prima di queste parole ”mistero” 74 è soprattutto destinata a mettere in<br />

risalto l’infedeltà del<strong>la</strong> Chiesa verso Dio, <strong>la</strong> seconda “Babilonia” 75 ci rive<strong>la</strong> piuttosto<br />

<strong>la</strong> sua profonda mondanità. Come <strong>la</strong> grande metropoli essa è seduta sulle grandi<br />

acque, cioè <strong>la</strong> sua influenza si esercita sui popoli più diversi... La donna abbraccia il<br />

mondo, si <strong>la</strong>scia abbracciare da lui, <strong>la</strong> sua universalità, <strong>la</strong> sua cattolicità non è per<br />

nul<strong>la</strong> quel<strong>la</strong> che il profeta promette a Gerusalemme, ma quel<strong>la</strong> di Babilonia. 76 Man<br />

mano che penetrava presso i popoli pagani, essa stessa <strong>diventa</strong>va pagana; al posto di<br />

elevare il mondo al suo livello, essa è discesa al livello del mondo. È così che<br />

anticamente Iezebel e Ba<strong>la</strong>am, piuttosto di convertirsi al Dio d’Israele, hanno indotto<br />

il popolo eletto all’ido<strong>la</strong>tria”. 77<br />

È <strong>la</strong> madre delle meretrici. Il termine “madre” implica che Babilonia ha delle<br />

figlie, delle imitatrici, che cercano di rivaleggiare con lei, da qui <strong>la</strong> “confusione” che<br />

regna nel mondo religioso. Questa espressione è corrente: “Gli occhi guardano verso<br />

Roma, madre e signora (padrona) di tutte le Chiese, noi attendiamo che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

dell’avvenire ci sia data”. “Tutto (da dopo <strong>la</strong> prima guerra mondiale) tende finalmente<br />

73 CAMPBELL Joseph, Mitologia Orientale, Oscar Mondadori, p. 60.<br />

74 “M. de Montmorency, essendo ancora a Roma nel tempo in cui si par<strong>la</strong>va liberamente e del santo Padre e del<strong>la</strong><br />

Santa Sede, apprese da un uomo degno di fede che in verità <strong>la</strong> tiara pontificale aveva scritto sul frontale in lettere<br />

d’oro: MYSTERIUM. E che poi, essendo stata rifatta <strong>la</strong> tiara da Giulio, al posto di MYSTERIUM, c’era scritto il suo nome<br />

in lettere di diamanti, JULIUS PONTIFEX MAXIMUS. François Le Moyne e Brocard assicurarono ugualmente, in base a<br />

testimoni ocu<strong>la</strong>ri, che fu Giulio III che fece sparire questa iscrizione. Vedere Vitringa, Daubuz e il vescovo Newton”<br />

Cit. da L. Gaussen, o.c., t. I, Paris 1850, nota f, pp. 438,439.<br />

75 Babilonia non era so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> capitale del traffico, ma anche dei culti: “Esistono in complesso a Babilonia 53<br />

templi dei grandi dèi; 55 cappelle di Marduk; 300 cappelle per le divinità del<strong>la</strong> Terra; 600 per le divinità del cielo. 180<br />

altari per <strong>la</strong> dea Ishtar; 180 per gli dèi Nergal e Adab e 12 altri altari per i vari dei”. Simile politeismo con tanti culti e<br />

riti, che giungevano fino al<strong>la</strong> prostituzione palese, dovevano avere conferito al<strong>la</strong> città, secondo i nostri odierni<br />

concetti, un aspetto addirittura da fiera annuale. - Agli ebrei in esilio le abominevoli tentazioni e seduzioni che a<br />

Babilonia facevano parte del<strong>la</strong> vita quotidiana rimasero impresse indelebilmente nel<strong>la</strong> memoria. Attraverso i secoli,<br />

fino ai tempi di Cristo, <strong>la</strong> metropoli lussuosa fu per loro Babilonia <strong>la</strong> grande, <strong>la</strong> madre delle meretrici e delle<br />

abominazioni del<strong>la</strong> terra (Apocalisse 17:5). Il concetto di “Babilonia peccaminosa è nel vocabo<strong>la</strong>rio di tutte le lingue”<br />

KELLER W., La Bibbia aveva ragione, t. II, ed. Garzanti, Mi<strong>la</strong>no, pp. 267,268.<br />

76 Vedere Isaia 2:2-4; Geremia 50 e 51.<br />

77 AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 301.<br />

766<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

ad avvicinare le diverse Chiese partico<strong>la</strong>ri al<strong>la</strong> Madre e Signora (padrona) di tutte le<br />

Chiese”. 78<br />

Il cardinale Bea scriveva: “I fratelli separati sono l’oggetto di un ardente e tenero<br />

affetto da parte del<strong>la</strong> nostra santa Madre Chiesa... La Chiesa non può mai<br />

disinteressarsi dei suoi fratelli separati. Essi sono i suoi membri, benché non nel senso<br />

pieno; essi sono i suoi figli e, a causa di questo, essi sono necessariamente l’oggetto<br />

delle sue cure materne. Essa ha dunque lo stretto dovere di fare del tutto per<br />

ricondurli nel suo seno, affinché essi abbiano <strong>la</strong> vita nel<strong>la</strong> sua pienezza, e gioiscano<br />

pienamente di tutti i loro diritti e privilegi di figli. E <strong>la</strong> Chiesa è sempre stata<br />

cosciente di questo dovere come lo mostrano i Concili di unione celebrati a Lione<br />

(1274) e a Firenze (1439-1442), come anche gli sforzi del Concilio di Trento...”. 79<br />

Sua ubriachezza<br />

“Ebbra del sangue dei martiri di Gesù”.<br />

L’evangelico H. Bolomey, nel brano che segue, rievoca il passato, ma conclude<br />

con uno sguardo rivolto al futuro: “Queste righe richiamano al<strong>la</strong> nostra memoria i<br />

ricordi degli orrori indescrivibili e senza numero dell’Inquisizione, delle camere di<br />

tortura, dei palchi, dei roghi delle moltitudini di vecchi e giovani, uomini e donne,<br />

messi a morte con le più crudeli torture, su ordine del clero apostata assetato del<br />

sangue dei fedeli testimoni di Gesù Cristo. La Roma pagana ha ugualmente versato<br />

questo prezioso sangue. Tuttavia noi non abbiamo in questo passo il minimo<br />

sottinteso ai crimini del<strong>la</strong> Roma pagana. Se questo versetto facesse allusione ai<br />

crimini degli imperatori romani contro i cristiani, l’Apostolo non sarebbe stato colto<br />

da grande stupore, poiché ciò sarebbe stato normale. Il fatto che <strong>la</strong> Roma pagana,<br />

votata al culto di Marte, di Giove, di Venere e di tante altre divinità del<strong>la</strong> mitologia<br />

antica, si irritasse e giungesse fino a perseguitare i discepoli del Salvatore che<br />

mettevano al<strong>la</strong> luce tutte le loro depravazioni, era assolutamente naturale, e non era<br />

nessuna causa di stupore. Ma vedere <strong>la</strong> persecuzione venire da ciò che era supposto<br />

personificare <strong>la</strong> Chiesa era abbastanza sconcertante per riempire l’Apostolo di<br />

stupore. Ahimè! l’ultima pagina delle persecuzioni del<strong>la</strong> prostituta non è ancora<br />

scritta. Cosa sarà quando ritroverà, presso le potenze di questo mondo, il suo prestigio<br />

e <strong>la</strong> sua autorità passata? <strong>Quando</strong> essa sarà seduta sul<strong>la</strong> bestia a dieci corna,<br />

esercitante tutta <strong>la</strong> sua autorità con l’approvazione e l’appoggio del<strong>la</strong> bestia?”. 80<br />

Del passato riportiamo un pensiero di Tommaso d’Aquino: “Gli eretici che, dopo<br />

una seconda ammonizione, si ostinano nel loro errore, meritano non so<strong>la</strong>mente di<br />

essere colpiti con una sentenza di scomunica, ma ancora di essere abbandonati alle<br />

potenze seco<strong>la</strong>ri per essere sterminati. Corrompere <strong>la</strong> fede che è <strong>la</strong> vita dell’anima è,<br />

78 Dichiarazione dell’episcopato francese, Semaine religieuse de Paris, 25/8/1906, n. 251. - YVES de <strong>la</strong> Brière,<br />

L’Organisation internazionale du Monde, vol. I, Spes, Paris 1930, p. 285; cit. J. Vuilleumier, o.c., p. 308; siamo noi<br />

che abbiamo aggiunto quanto messo tra parentesi.<br />

79 BEA Agostino, Documentation Catholique, del 15/1/1961.<br />

80 H.A. Bolomey, o.c., pp. 207,208.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 767


CAPITOLO XIX<br />

in effetti, molto più grave che falsificare i soldi che servono unicamente al<strong>la</strong> vita<br />

temporale. Se dunque i falsari e altri malfattori, appena presi, sono giustamente messi<br />

a morte dai principi seco<strong>la</strong>ri, quanto più gli eretici, dal momento che sono convinti di<br />

eresia, possono essere giustamente uccisi. Così <strong>la</strong> Chiesa, dopo un primo e un<br />

secondo avvertimento, disperando di convertirli, se si ostinano nel loro errore,<br />

rigettarli dal suo seno mediante scomunica per proteggere <strong>la</strong> salvezza degli altri, poi<br />

essa abbandona i ribelli al<strong>la</strong> giustizia seco<strong>la</strong>re affinché siano sterminati dal mondo<br />

mediante <strong>la</strong> morte”. 81<br />

Mons. d’Hulst, nel<strong>la</strong> sua predicazione di quaresima del 1895 pur avendo un senso<br />

di disagio e vergogna cercò di convincere <strong>la</strong> Chiesa del giusto principio del<strong>la</strong> morte<br />

degli eretici. “L’intervento del braccio seco<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> cause d’eresia ha <strong>la</strong>sciato dei<br />

ricordi che sono come un incubo per l’immaginazione dei nostri contemporanei. È per<br />

molti uomini di opinioni molto diverse il grande scandalo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ecclesiastica. I<br />

nostri nemici in cattiva fede vi trovano molto materiale per dec<strong>la</strong>mazioni furiose; i<br />

nostri avversari in buona fede vi trovano <strong>la</strong> pietra d’inciampo che li ferma sul<strong>la</strong> strada<br />

del ritorno; infine, tra i nostri amici, i nostri fratelli, non sono rari coloro che osano<br />

appena guardare in faccia questo problema storico. Essi chiedono al<strong>la</strong> Chiesa il<br />

permesso di ignorare o di rinnegare tutti gli atti del suo passato, tutte le istituzioni che<br />

hanno messo l’obbligo al servizio dell’ortodossia. E quando <strong>la</strong> Chiesa rifiuta a loro<br />

questo diritto, quando essa condanna <strong>la</strong> tesi del liberalismo assoluto, quando essa<br />

difende, se non nei dettagli delle sue applicazioni, almeno nei suoi principi, una<br />

legis<strong>la</strong>zione che fosse quel<strong>la</strong> dei grandi secoli del<strong>la</strong> fede, allora è il disordine<br />

profondo che s’impossessa delle anime, che <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> credenza esitante o rattristata di<br />

fronte all’empietà ironica e trionfante”. 82<br />

Nelle sue conferenze all’Istituto Cattolico di Parigi, il cardinale A. Baudril<strong>la</strong>rt<br />

diceva: “Il soggetto che affronto oggi è più delicato e penoso: è un punto doloroso<br />

che vado a toccare. La Chiesa cattolica veniva ricordata recentemente con una donna<br />

di bel linguaggio nel pulpito di Notre-Dâme, ha il rispetto delle coscienze e del<strong>la</strong><br />

libertà; con San Bernardo, i Padri, i teologi, essa crede e professa che “<strong>la</strong> fede è opera<br />

di persuasione, non di forza, fides suadenda est, non imponenda”; essa ha e dichiara<br />

molto forte l’“orrore del sangue” e, tuttavia, di fronte all’eretico, non si stanca di<br />

persuadere; gli argomenti di ordine intellettuale e morale le sembrano insufficienti;<br />

essa ha ricorso al<strong>la</strong> forza, ai castighi corporali, ai supplizi; crea dei tribunali come<br />

quelli dell’Inquisizione; invoca le leggi dello Stato: se necessario, dichiara <strong>la</strong> crociata,<br />

<strong>la</strong> guerra santa, <strong>la</strong> guerra di religione e tutto il suo “orrore del sangue” va<br />

praticamente a farlo versare al braccio seco<strong>la</strong>re quando è d’accordo, cosa che è quasi<br />

più odiosa del fatto di versarlo da sé. È quello che lei ha fatto partico<strong>la</strong>rmente nel XVI<br />

secolo nei confronti dei protestanti. Essa non si è limitata a rigenerare moralmente, a<br />

predicare l’esempio, a convertire i popoli mediante predicatori e santi missionari, essa<br />

ha acceso in Italia, nei Paesi Bassi e soprattutto in Spagna, i roghi dell’Inquisizione;<br />

81 a ae<br />

D’AQUINO Tommaso, Summa, 11 , 11 , question XI, articolo 3.<br />

82<br />

HULST, L’Eglise et l’État, p. 127; cit. BAUDRILLART Alfred, L’Eglise catholique, <strong>la</strong> Renaissance, le<br />

Protestantisme, Paris 1905, pp. 241,242.<br />

768<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

in Francia, sotto Francesco I ed Enrico II, in Inghilterra, sotto Maria Tudor, ha<br />

torturato gli eretici; in Francia e in Germania, durante <strong>la</strong> seconda metà del XVII<br />

secolo, se non ha cominciato, almeno ha incoraggiato ed efficacemente sostenuto le<br />

guerre religiose... c’è là - nessuno mi può contraddire - in ogni caso un grande<br />

scandalo per gli uomini del nostro tempo”. 83<br />

Del canonico Muzzarelli, autore di un articolo sull’Inquisizione destinato ai<br />

seminaristi e al clero, si può leggere al<strong>la</strong> fine del V tomo del<strong>la</strong> Histoire de l’Eglise de<br />

Berault-Bercastel: “Nel<strong>la</strong> corruzione universale (del XVI e XVII secolo), quali sono i<br />

Paesi che sono rimasti più riparati da questa inondazione (del<strong>la</strong> Riforma)? È <strong>la</strong><br />

Spagna e l’Italia, precisamente i due regni in cui l’Inquisizione era meglio stabilita e<br />

più efficiente. È vero che è stato necessario sacrificare qualche migliaio di persone<br />

(sic!) al fuoco per salvare il resto dall’incendio divoratore...<br />

L’Inghilterra sprovvista di questa difesa, dopo essere stata bagnata dal sangue dei<br />

suoi più illustri cittadini, è restata <strong>la</strong> preda infelice e senza ritorno dell’idra uscita dal<br />

seno del<strong>la</strong> nuova Riforma. L’O<strong>la</strong>nda ha subito <strong>la</strong> stessa sorte, <strong>la</strong> Germania e <strong>la</strong><br />

Francia, dopo una lunga serie di guerre e di carneficine, non hanno potuto, in due<br />

secoli e più, cacciare le bestie feroci e pestilenziali che vi sono penetrate. Ora negare<br />

contro tali prove il fatto utile dell’Inquisizione, è negare ostinatamente <strong>la</strong> luce, in<br />

presenza pure del bagliore che emanano gli astri luminosi”.<br />

C. Gross, commenta: “È dunque chiaro che se <strong>la</strong> cattolicità di oggi non è passata al<br />

protestantesimo, è perché si è fissato un prezzo nel passato. Si sono sacrificati i padri<br />

per salvare i figli. Che il Signore perdoni, non sanno quello che dicono”. 84<br />

A1 Concilio Vaticano II si è dichiarato che <strong>la</strong> Chiesa ha, nel corso dei secoli,<br />

conservato e trasmesso <strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong> libertà religiosa ricevuta da Cristo e dagli<br />

apostoli e che “i modi di agire meno conformi o addirittura contrari allo spirito<br />

evangelico” che si sono manifestati qualche volta nel<strong>la</strong> vita del popolo di Dio, sono<br />

dovuti alle vicissitudini del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana. “Tali affermazioni, scrive il Subilia, sono<br />

degli insulti non solo al<strong>la</strong> verità storica ma anche al sangue dei martiri”, 85 ma<br />

malgrado questo il mondo protestante ritorna piano piano a Roma.<br />

83<br />

A. Baudril<strong>la</strong>rt, Idem.<br />

84<br />

GROSS Charles, La Femme et <strong>la</strong> Bête, 2 Conférences sur le chapitre 17 de l’Apocalypse, Metz, senza data, p. 17.<br />

85<br />

Cit. in Segni dei Tempi, numero speciale, Daniele e le sue profezie, p. 29.<br />

L’arcivescovo di Praga dichiarò al Concilio Vaticano II: “Sembra che <strong>la</strong> Chiesa cattolica nel mio paese stia<br />

espiando gli errori e i peccati commessi in suo nome nei tempi passati contro <strong>la</strong> libertà di coscienza, come fu nel<br />

secolo XV il rogo di Giovanni Hus e nel secolo XVII <strong>la</strong> forzata conversione di gran parte del popolo boemo al<strong>la</strong> fede<br />

cattolica in base al principio “cuius regio eius religio”” Cit. da V. Subilia, o.c., p. 244.<br />

L’Inquisizione, scrive l’avvocato parigino Edmond Paris, fu poca cosa se ci si rende conto degli orrori che<br />

commisero i rappresentanti del<strong>la</strong> Chiesa romana nel periodo nazista.<br />

Per non dimenticare, riportiamo come esempio quanto avvenuto in terra croata.<br />

Nel 1941 <strong>la</strong> Jugos<strong>la</strong>via fu invasa dagli eserciti di Hitler e di Mussolini. Tedeschi e Italiani si divisero <strong>la</strong> Slovenia e<br />

<strong>la</strong> Dalmazia, il nord del paese, <strong>la</strong> Voîvodina fu ceduta all’Ungheria, il sud (Kosovo) all’Albania, <strong>la</strong> Macedonia al<strong>la</strong><br />

Bulgaria. Con <strong>la</strong> Croazia, <strong>la</strong> Dalmazia, <strong>la</strong> Bosnia-Herzégovina e lo Srem fu formato lo Stato fascista satellite detto<br />

“Stato Indipendente di Croazia” <strong>la</strong> cui proc<strong>la</strong>mazione è avvenuta il 10 aprile. A capo di questo Stato fu messo Anté<br />

Pavelitch, capo dei fascisti croati chiamati hustascia. Lo Stato di Pavelitch è considerato come Stato teocratico, una<br />

vera Civitas Dei. “Questo carattere divino è stato sottolineato dal cattolico Mile Budak in un discorso pronunciato a<br />

Karlovac, il 13 luglio 1941: “Il movimento hustascia è basato sul<strong>la</strong> religione. È prima di tutto <strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> nostra<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 769


CAPITOLO XIX<br />

giusta causa e nel<strong>la</strong> nostra fede profonda verso l’Onnipotente che non abbandona mai il giusto. È sul<strong>la</strong> nostra fedeltà<br />

al<strong>la</strong> religione e al<strong>la</strong> Chiesa cattolica che riposa tutta <strong>la</strong> nostra azione”.<br />

“Dall’inizio del suo (Pavelitch) regno, il governo hustascia convertì, con <strong>la</strong> forza, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione serba. Le<br />

re<strong>la</strong>zioni strette tra <strong>la</strong> Chiesa cattolica croata e il governo hustascia sono ben conosciute e permettono di provare che<br />

fra i prefetti hustascia si trovava un numero importante di sacerdoti cattolici” Martyrdom of the Serbs - Pa<strong>la</strong>ndech’s<br />

Press, Chicago. (Monsignor Stepinac <strong>diventa</strong> membro del Par<strong>la</strong>mento hustascia, porta delle decorazioni hustascia,<br />

assiste a tutte le grandi manifestazioni ufficiali e nel corso delle quali pronuncia anche dei discorsi).<br />

Se i Croati sono in maggioranza cattolici, i Serbi appartengono al<strong>la</strong> religione ortodossa. Essi sono dunque, agli<br />

occhi di Roma, degli scismatici. Una vera guerra di religione divenne il pretesto di massacri, d’un genocidio del quale<br />

non si trova nessun esempio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Abiurare a profitto del cattolicesimo croato, rinnegare <strong>la</strong> terra e le credenze<br />

dei propri avi, convertirsi per forza o morire... tale fu <strong>la</strong> lotta di diverse centinaia di migliaia degli abitanti serbi del<strong>la</strong><br />

Croazia tra il 1941 e 1945.<br />

Il 27 luglio, il dottor M<strong>la</strong>den Lorkovitch, ministro degli Affari Esteri, dichiarava nel corso di una conferenza a<br />

Danji Miholjac: “Il popolo croato deve liberarsi dagli elementi estranei che indeboliscono i suoi sforzi. Questi<br />

elementi sono i Serbi e gli Ebrei”. La stessa confessione viene fatta nello stesso mese dal dottor Mile Budak, ministro<br />

dell’Educazione Nazionale e dei Culti, quando grida, il 22 luglio 1941, a Gospic: “Noi uccideremo una parte dei<br />

Serbi, ne deporteremo un’altra, e <strong>la</strong> terza parte, che sarà obbligata ad accettare <strong>la</strong> religione cattolica, si vedrà assorbita<br />

dall’elemento croato”.<br />

In Croazia furono i Gesuiti che impiantarono il clericalismo politico.<br />

Con <strong>la</strong> morte del grande tribuno croato, Raditch, <strong>la</strong> Croazia perde il suo principale oppositore al clericalismo<br />

politico che sposerà <strong>la</strong> missione dell’Azione Cattolica definita da Friédrich Muckermann. Questo gesuita tedesco, ben<br />

conosciuto prima dell’avvento di Hitler, <strong>la</strong> fece conoscere nel 1928 in un libro nel quale il cardinale Pacelli, in<br />

quell’epoca nunzio apostolico a Berlino, aveva scritto <strong>la</strong> prefazione. Muckermann si esprimeva in questi termini: “Il<br />

Papa chiama al<strong>la</strong> nuova crociata l’Azione Cattolica. È <strong>la</strong> guida che porta <strong>la</strong> bandiera del Regno di Cristo. Non si tratta<br />

soltanto del<strong>la</strong> Chiesa, ma anche dello Stato, del<strong>la</strong> Scienza e dell’Arte. L’Azione Cattolica deve inglobare l’Universo.<br />

L’Azione Cattolica significa <strong>la</strong> riunione del cattolicesimo mondiale. Essa deve vivere il suo tempo eroico perché è nel<br />

sangue dei martiri che è nata <strong>la</strong> prima èra del cristianesimo occidentale. E <strong>la</strong> nuova epoca può essere realizzata<br />

so<strong>la</strong>mente al prezzo del sangue per Cristo”.<br />

(Ma il sangue dei martiri che viene versato non è quello dei cattolici, ma degli ortodossi).<br />

Il 28 aprile 1941, in piena notte, qualche centinaio di hustascia accerchiano i vil<strong>la</strong>ggi serbi di Gudovac, Tuke,<br />

Brezovac, Klokocevac e Bo<strong>la</strong>c, nel distretto di Bjelovar. Arrestano 250 persone, fra le quali si annoverano il pope<br />

Bozin e l’istitutore Stevan Ivankovitch... La loro colonna, inquadrata dagli hustascia, esce lentamente dal vil<strong>la</strong>ggio e si<br />

ferma davanti a un campo. - “Scavate le vostre tombe!...”. Si legarono le loro mani dietro al<strong>la</strong> schiena con del filo di<br />

ferro, prima di gettarli nel<strong>la</strong> buca che avevano scavato essi stessi e sotterrarli vivi. - La stessa notte, presso Vukovar,<br />

sulle rive del Danubio, altri hustascia sgozzarono circa 180 Serbi e gettarono i loro corpi nel fiume. - Nel<strong>la</strong> città di<br />

Otocac l’ufficiale hustascia Ivan Saifer arresta il pope, che era anche deputato serbo, Branko Dobrosavljevitch, in<br />

compagnia di suo figlio e di 331 altri Serbi. Per restare fedele a una tradizione già sperimentata, il criminale fece<br />

scavare <strong>la</strong> tomba alle sue vittime, fece legare le loro mani dietro <strong>la</strong> schiena e li fece uccidere con l’ascia. Il pope e suo<br />

figlio furono suppliziati per ultimi, con questa atroce raffinatezza: il figlio fu tagliato a pezzi davanti a suo padre<br />

obbligato a recitare le preghiere degli agonizzanti. E appena il bambino rese l’ultimo respiro, i bruti si gettarono sul<br />

padre, strappandogli i capelli, <strong>la</strong> barba e <strong>la</strong> pelle, cavandogli gli occhi per non finirlo che dopo averlo torturato<br />

lungamente.<br />

Crimine ancora più terribile fu quello commesso dai banditi di Pavelitch al vil<strong>la</strong>ggio di Glina. Tutti gli abitanti<br />

furono uccisi ad eccezione di 20 bambini. Perché? Per impossessarsi di loro e legarli a delle assi che furono avvicinate<br />

a dei mucchi di fieno. Gli hustascia misero il fuoco ai mucchi affinché i bambini bruciassero, a cominciare dai piedi. -<br />

Nei primi giorni del maggio 1941, il comandante di Banja Luka, un certo Viktor Gutitch, fece un viaggio attraverso<br />

tutta <strong>la</strong> Bosnia occidentale. Nel<strong>la</strong> città di Sanski-Most si affrettò a far conoscere il suo programma: “Le grandi strade<br />

avranno il piacere di vedere passare dei Serbi, ma non ci saranno più Serbi. Ho dato, in effetti, degli ordini severi per<br />

sterminarli completamente. Io vi autorizzo a sterminarli dappertutto dove li incontrate e <strong>la</strong> benedizione vi sarà<br />

accordata, per questa azione, dal nostro Pog<strong>la</strong>vnik Pavelitch e da me stesso. È così che voglio servire <strong>la</strong> volontà di Dio<br />

e quel<strong>la</strong> del nostro popolo croato”.<br />

Nel<strong>la</strong> conferenza pubblica del 2 giugno 1941, a Nova Gradiska, il dottor Milovan Zanitch, ministro del<strong>la</strong><br />

giustizia, tra l’altro diceva: “Tutti coloro che vennero nel<strong>la</strong> nostra patria, 300 anni fa, devono sparire. Noi non<br />

nascondiamo il nostro pensiero. È <strong>la</strong> politica del nostro Stato, e quando noi l’avremo messa ad esecuzione, non faremo<br />

altra cosa ma so<strong>la</strong>mente ciò che è scritto nei principi hustascia”.<br />

770<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Con questo discorso si dava così il segnale ai grandi massacri, poiché nel giugno del 1941, più di 100.000 uomini,<br />

donne e bambini serbi furono uccisi in pochi giorni, torturati e massacrati nelle loro case, sulle strade, nei campi, nelle<br />

prigioni, nelle scuole e pure nelle loro chiese ortodosse.<br />

Un testimone ocu<strong>la</strong>re hustascia, Hilmia Berberovitch, prelevato il 20 ottobre 1942 da un gruppo di resistenti,<br />

diede descrizione al<strong>la</strong> polizia di Belgrado del massacro al quale partecipò nel<strong>la</strong> Chiesa ortodossa serba di Glina:<br />

“Nel<strong>la</strong> città di Glina avevamo arrestato e messo in prigione numerosi Serbi. In piccoli gruppi li abbiamo trasferiti dal<strong>la</strong><br />

prigione al<strong>la</strong> chiesa. Il nostro capo ci munì di asce e di coltelli e poi cominciò il <strong>la</strong>voro. Alcuni furono uccisi con un<br />

colpo al cuore. Altri furono sgozzati e altri ancora tagliati a pezzi a colpi di ascia. Non soltanto <strong>la</strong> chiesa fu trasformata<br />

in uno scannatoio, ma era un inferno di grida e di <strong>la</strong>menti. Il massacro incominciò verso le ore 22 e finì so<strong>la</strong>mente<br />

verso le 4 del<strong>la</strong> mattina, e si rinnovò per otto giorni. Dopo ogni massacro, le nostre uniformi venivano cambiate,<br />

perché erano zuppe di sangue umano. Uno dei miei compagni hustascia mi ha confessato che, nel<strong>la</strong> chiesa di Glina,<br />

10.000 Serbi furono massacrati, tutti provenienti dal circondario di Topusko, Vrgin, Most e Glina”.<br />

Un altro testimone ocu<strong>la</strong>re sopravvissuto, Jednak Ljubon, così racconta quelle ore: “Gli hustascia hanno riunito<br />

qualche centinaio di persone del mio vil<strong>la</strong>ggio e del suo circondario e ci hanno trasferiti in camion a Topusko. Là,<br />

siamo rimasti prigionieri nel municipio fino al<strong>la</strong> nostra partenza per Glina, dove fummo direttamente condotti nel<strong>la</strong><br />

chiesa ortodossa del<strong>la</strong> città. Gli hustascia ci spiegarono che <strong>la</strong> nostra presenza nel<strong>la</strong> chiesa aveva lo scopo di farci<br />

assistere a un Te Deum cantato per <strong>la</strong> longevità del Pog<strong>la</strong>vnik e quel<strong>la</strong> dello ‘Stato Indipendente di Croazia’. Questa<br />

notificazione fece sorgere in noi qualche dubbio perché non ignoravamo che il Te Deum doveva essere fatto <strong>la</strong> sera.<br />

Ma, all’interno del<strong>la</strong> chiesa, tutto sembrava essere preparato per <strong>la</strong> messa. Sentimmo che un camion si fermò davanti<br />

al<strong>la</strong> chiesa e un gruppo numeroso di hustascia non tardò a entrare, armato di asce e di coltelli. Dietro a loro si chiusero<br />

le porte. Gli hustascia cominciarono a massacrare il nostro gruppo nel<strong>la</strong> chiesa... Benché ferito, facevo il morto... Un<br />

hustascia mi schiacciò <strong>la</strong> mano... Dalle grida che si alzavano vicino a me, compresi che un hustascia bruciava gli occhi<br />

di una vittima...”<br />

In uno dei suoi rapporti, il comandante di un gruppo di resistenza che, durante i terribili massacri dell’agosto<br />

1941, arrivò con il suo distaccamento per proteggere <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione serba nel<strong>la</strong> Bosnia orientale, descriveva gli<br />

avvenimenti con questi dettagli: “Durante il nostro viaggio al monte Javon, per Srebrenica e Ozren, tutti i vil<strong>la</strong>ggi<br />

serbi che attraversammo erano completamente deserti. Ma nelle loro case trovavamo qualche volta tutte le famiglie<br />

massacrate. Altrove, noi vedemmo dei bidoni riempiti di sangue umano. Sorpresi dall’arrivo del nostro distaccamento,<br />

gli hustascia non ebbero il tempo di portarli con loro. Nei vil<strong>la</strong>ggi tra V<strong>la</strong>senica e K<strong>la</strong>danj, scoprimmo dei bambini<br />

impa<strong>la</strong>ti sui ferri appuntiti di un recinto, le loro piccole membra ancora ritorte dal dolore, come zampe di insetti infi<strong>la</strong>ti<br />

sugli spilli”.<br />

Il sangue serbo che gli hustascia hanno fatto co<strong>la</strong>re durante <strong>la</strong> primavera del 1941 è come un fiume. L’autore di<br />

queste pagine, Hervé Laurière, precisa: “Abbiamo creduto indispensabile non presentare nul<strong>la</strong> che non fosse provato”.<br />

- (Un) campione (di questi orrori) fu un certo Peter Brzica, borsista del collegio francescano di Siroki Brijeg, in<br />

Herzégovina, e membro dell’organizzazione parareligiosa “Krizari” (i Crociati). Nel<strong>la</strong> notte del 29 agosto 1942,<br />

Brzica riuscì, in effetti a sgozzare 1.360 persone.<br />

Anté K<strong>la</strong>ritch, frate francescano di Tramosnica, pronunciò queste parole nel corso di un sermone, nel luglio del<br />

1941: “Voi siete delle vecchie donne e dovreste mettervi in gonnel<strong>la</strong>, perché non avete ancora ucciso un solo Serbo!<br />

Se non avete delle armi servitevi delle asce, delle falci, e, dovunque incontrate un Serbo, tagliategli <strong>la</strong> go<strong>la</strong>”.<br />

I1 frate agostiniano Cievo<strong>la</strong>, del monastero di S. Francesco, a Split, con gran stupore dei suoi concittadini,<br />

passeggiava nelle strade con una rivoltel<strong>la</strong> sul suo saio, invitando il popolo ad abbandonarsi al massacro degli<br />

Ortodossi.<br />

L’arcivescovo Ivan Saritch era uno dei principali istigatori degli odi razziali e religiosi. Sapendo chi era Pavelitch,<br />

non ignorando <strong>la</strong> somma dei suoi crimini, questo pre<strong>la</strong>to, che si credeva poeta, pubblicava dei versi a lui consacrati,<br />

per esempio una Ode a Pog<strong>la</strong>vnik che inserì nel Hrvatski Narod, nel suo numero del 25 dicembre 1941. Uno di questi<br />

versi dice: “Dottore Anté Pavelitch, mio caro, La Croazia possiede in lui <strong>la</strong> felicità del Cielo, / Che il Signore del<br />

Cielo ti accompagni sempre, / O tu, nostra guida adorata!”<br />

(Affinché sia chiaro che lo sterminio dei Serbi sia avvenuto per motivazioni religiose) il 3 maggio 1941 il governo<br />

hustascia ha pubblicato il “Decreto sul<strong>la</strong> Conversione da una Religione all’altra”, istituendo presso 1a Direzione di<br />

Stato per 1a Ricostruzione, un servizio speciale, a capo del quale c’era il frate francescano Dionis Juricev, e nel<strong>la</strong><br />

competenza del quale convergevano tutti gli affari per <strong>la</strong> conversione degli ortodossi.<br />

Dodici giorni dopo, <strong>la</strong> cancelleria del Tribunale ecclesiastico dell’arcivescovado di Zagabria pubblicò, a proposito<br />

del<strong>la</strong> conversione, una risoluzione di cui ecco i due articoli essenziali:<br />

“1. Solo possono essere accettate nel<strong>la</strong> religione cattolica le persone capaci di provare che lo desiderano sinceramente<br />

e che sono convinte del<strong>la</strong> sincerità del<strong>la</strong> nostra religione e del<strong>la</strong> sua necessità per <strong>la</strong> salvezza delle anime.<br />

4- Le persone desiderose di abbracciare il cattolicesimo e che sono unite dal vincolo del matrimonio, che <strong>la</strong> Chiesa<br />

cattolica potrà convalidare, dovranno prendere l’impegno di fare battezzare i loro bambini al<strong>la</strong> nascita e di educarli<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 771


CAPITOLO XIX<br />

nel<strong>la</strong> fede del<strong>la</strong> religione cattolica. Esse dovranno ugualmente imporre <strong>la</strong> loro conversione al cattolicesimo ai loro<br />

bambini (già nati) sui quali esercitano <strong>la</strong> patria potestà”.” LAURIÈRE Hervé, Assassins au nom de Dieu, Paris 1951, pp.<br />

97,78,61,62,82,84,85,50,51,52,53,54-57,58,61,140,120,87-90,104,105.<br />

“Il 30 giugno 1941, il governo aveva indirizzato ai vescovi cattolici una ordinanza (n. 48468/41), che precisava in<br />

quali condizioni dovessero essere ri<strong>la</strong>sciati dai municipi o dal<strong>la</strong> polizia, dopo avviso favorevole delle organizzazioni, i<br />

certificati d’onestà necessari agli ortodossi che desideravano convertirsi. Vi si leggeva:<br />

“3. Quanto al ri<strong>la</strong>scio di questi certificati, bisogna fare attenzione che non siano ri<strong>la</strong>sciati a sacerdoti, commercianti,<br />

artigiani e contadini ortodossi ricchi o in generale agli intellettuali ortodossi, salvo nel caso in cui si potrebbe provare<br />

<strong>la</strong> loro onestà (!) personale, poiché il governo ha adottato il principio che i certificati re<strong>la</strong>tivi a queste categorie di<br />

persone siano rifiutati.<br />

4. I contadini potranno ottenere questa attestazione senza difficoltà, salvo se si tratta di casi eccezionali”.<br />

Il 16 luglio 1941, nel<strong>la</strong> sua lettera n. 9259/41, il vescovado di Zagabria (Monsignore Stepinac) riconosce in questi<br />

termini <strong>la</strong> giusta ragione di questa discriminazione: “In ciò che concerne <strong>la</strong> conversione dei sacerdoti, degli istitutori,<br />

dei commercianti e degli intellettuali in generale, come degli ortodossi agiati, è fuori di dubbio che una estrema<br />

prudenza s’imponga in ciò che concerne <strong>la</strong> loro accettazione...”.<br />

Noi non siamo (scrive l’avvocato E. Paris) versati in diritto canonico, ma non possiamo non dire che questa<br />

disposizione autorizza ad accettare o rifiutare le conversioni secondo <strong>la</strong> categoria sociale dei candidati... L’episcopato<br />

croato, Monsignore Stepinac in testa, ammette chiaramente che il motivo di questa discriminazione è di ragione<br />

finanziaria e il R.P. Marcone, legato del papa, non trova nul<strong>la</strong> da ridire. La ‘grazia’ non fu dunque autorizzata a fare<br />

dei miracoli presso i Serbi troppo provvisti di beni temporali, e si vide, per <strong>la</strong> prima volta forse, <strong>la</strong> Chiesa applicare<br />

al<strong>la</strong> lettera <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del divino maestro: “Più facile che un cammello passi dal<strong>la</strong> cruna di un ago che un ricco entri nel<br />

regno dei cieli”.<br />

Il 18 maggio 1941 Pio XII ricevette con onore Anté Pavelitch e il suo seguito di omicidi, il massacro degli<br />

ortodossi batteva di già il suo pieno in Croazia... La gioventù hustascia dei ‘Crociati’, in numero di 206 e in uniforme,<br />

fu ricevuta in udienza dal papa il 6 febbraio 1942 in una delle sale più imponenti del Vaticano. Il redattore scrive che:<br />

“Il momento più toccante fu quando i giovani hustascia pregarono il papa di benedire Pavelitch, lo Stato Indipendente<br />

di Croazia e il popolo croato. Ogni membro ricevette una medaglia in ricordo” Katolicki Tjednik, settimanale cattolico,<br />

15 e 22 febbraio 1942.<br />

Il 12 marzo 1942, per l’anniversario del<strong>la</strong> sua intronizzazione, Pio XII scrive a Pavelitch: “Alle umili felicitazioni<br />

di vostra Eccellenza rispondiamo con i Nostri ringraziamenti e i Nostri desideri per <strong>la</strong> prosperità cristiana” Hrvatski<br />

Narod, 21 marzo 1942.<br />

Per il nuovo anno 1943, il papa ringrazia Pavelitch degli auguri che gli ha inviato con questo telegramma: “Per<br />

tutto ciò che Ci avete espresso a vostro nome e in nome dei Croati cattolici, Noi vi ringraziamo e inviamo con gioia <strong>la</strong><br />

benedizione apostolica a voi e al popolo croato” Katolicki List, giornale cattolico, n. 3, 1943.<br />

Il 18 settembre 1946... il governo jugos<strong>la</strong>vo ordinò l’arresto di Monsignore Stepinac arcivescovo di Zagabria e<br />

primate del<strong>la</strong> Chiesa cattolica in Jugos<strong>la</strong>via. Le disposizioni erano: “Il Centro delle attività terroristica è<br />

l’arcivescovado” ha dichiarato il R.P. superiore Modesto Martinchitch, provinciale dei francescani. “Il pa<strong>la</strong>zzo<br />

dell’arcivescovo Stepinac a Zagabria è il centro dell’attività degli hustascia, dei ‘Crociati bianchi’ e dei ‘terroristi’”,<br />

ha affermato l’abate Yvan Salitch<br />

“Stepinac nascose gli archivi del governo di Pavelitch nel suo proprio pa<strong>la</strong>zzo. Nascose anche il tesoro hustascia,<br />

frutto dei saccheggi: trenta casse di oggetti d’oro, sinistre rassomiglianze con il contenuto delle casse trovate nelle<br />

cave del<strong>la</strong> Reichsbank” Horizon, novembre 1946” PARIS Edmond, Le Vatican contre l’Europe, Paris 1959, pp.<br />

251,252,225,244,245,239,241.<br />

“Monsignore Stepinac, che aveva, diceva lui, “<strong>la</strong> coscienza tranquil<strong>la</strong>” fu giudicato a Zagabria nel 1946.<br />

Condannato ai <strong>la</strong>vori forzati, gli fu di fatto, in effetti, assegnata <strong>la</strong> residenza nel suo vil<strong>la</strong>ggio natale. La penitenza era<br />

dolce, lo si vede, ma <strong>la</strong> Chiesa ha bisogno di martiri. L’arcivescovo di Zagabria è dunque stato posto, fin da quando<br />

era vivo, nel<strong>la</strong> santa coorte, e Pio XII si affrettò a elevarlo al<strong>la</strong> dignità di cardinale per il “suo aposto<strong>la</strong>to che bril<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> più pura luce”. Si conosce il senso simbolico del<strong>la</strong> porpora cardinalizia: colui che ne è rivestito deve essere<br />

pronto a confessare <strong>la</strong> sua fede “usque ad sanguinis effusionem” - fino all’effusione del sangue. Non si può negare in<br />

effetti che questa effusione fu abbondante in Croazia, durante l’aposto<strong>la</strong>to di questo santo uomo, ma il sangue che fu<br />

sparso, come torrenti, non era quello del pre<strong>la</strong>to, bensì degli ortodossi e degli Ebrei... I titoli al cardina<strong>la</strong>to a<br />

Monsignore Stepinac non sono contestabili. Nel<strong>la</strong> diocesi di Gornjii Karlovac, che dipendeva dal suo arcivescovado,<br />

su 400.000 ortodossi che vi vivevano, 50.000 poterono rifugiarsi nelle montagne, 50.000 furono spediti in Serbia,<br />

40.000 convertiti al cattolicesimo con terrore e 280.000 massacrati” (vedere HASSARD Jean, Vu en Yougos<strong>la</strong>vie,<br />

Lausanne 1947, p. 216.) PARIS Edmond, Histoire secrète des Jésuites, ed. Fischbacher, Paris 1970, pp. 249,250.<br />

“Il 10 febbraio 1960, il troppo famoso arcivescovo di Zagabria Alois Stepinac, è deceduto nel suo vil<strong>la</strong>ggio natale<br />

di Karlovice... La morte fornì al Vaticano l’occasione di una di quelle manifestazioni spettaco<strong>la</strong>ri, poiché numerosi<br />

772<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

sono i cattolici che non nutrono nessuna illusione sul “caso” Stepinac. Così, <strong>la</strong> Santa Sede non ha negletto nul<strong>la</strong> per<br />

dare tutto lo splendore possibile a questa apoteosi. L’Osservatore Romano in testa, tutta <strong>la</strong> stampa cattolica gli ha<br />

consacrato numerose colonne all’elogio ditirambico del “martire”, al suo “testamento spirituale”, al discorso di Sua<br />

Santità Giovanni XXIII, proc<strong>la</strong>mando “i motivi di rispetto e di affetto soprannaturale” che l’avevano spinto ad<br />

accordare a questo cardinale, che non era del<strong>la</strong> curia, gli onori d’un servizio solenne a San Pietro in Roma, dove lui<br />

stesso, il papa, dava l’assoluzione. E affinché nul<strong>la</strong> mancasse a questa glorificazione, <strong>la</strong> stampa annunciava l’apertura<br />

prossima di un processo - ma canonico questo - allo scopo di beatificare questo illustre defunto” E. Paris, idem, pp.<br />

257,258 e come conclusione di questa valutazione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, in una vergognosa domenica del settembre del 1998, <strong>la</strong><br />

cui data è da dimenticare, nel folclore dell’esaltazione religiosa, sua santità Giovanni Paolo II beatifica Alois Stepinac.<br />

“Ma quanto si è saccheggiato per quattro anni, non si è potuto del tutto camuffare. Dunque, così doveva<br />

testimoniare, il 15 novembre 1945, Ivan Salitch, il segretario personale di Monsignore Stepinac. Il ministro degli<br />

Affari Esteri, M. A<strong>la</strong>jbegovitch, al<strong>la</strong> vigilia del<strong>la</strong> fuga del “governo”, si mise a pensare che il migliore nascondiglio<br />

fosse <strong>la</strong> residenza stessa dell’arcivescovo. Si portarono dunque al pa<strong>la</strong>zzo arcivescovile di Kaptol cinque pesanti casse<br />

che furono consegnate a Ivan Salitch e a un certo Laskovitch... C’era di tutto in quelle casse: i films, le fotografie e i<br />

discorsi di Anté Pavelitch, inoltre, ed era l’essenziale (gli archivi erano a parte), barre e pezzi d’oro, gioielli, pietre<br />

preziose, pezzi di apparecchi dentari in oro e in p<strong>la</strong>tino, fedi, orologi, braccialetti, in una paro<strong>la</strong> tutto ciò che si era<br />

potuto spogliare a troppe vittime. Trecento chili d’oro e una grande quantità di pietre preziose, tale fu il bottino<br />

personale di Pavelitch... Anté Pavelitch si nascose per molto tempo - con il suo oro - nei conventi di S. Gilgen, vicino<br />

a Salzbourg, e di Bad-Ischl, vicino a Linz, in Austria.<br />

Egli portava degnamente <strong>la</strong> sua sottana. Da lì, sempre vestito da prete, raggiunse l’Italia dove visse a Roma, fino<br />

al 1948, sotto il nome di padre Gomez e Padre Benarez, in un convento che godeva del privilegio di extraterritorialità.<br />

Grazie al clero di Roma, partì per Buenos-Aires a bordo di un battello italiano nel novembre 1948. Arrivò in<br />

Argentina con un passaporto ri<strong>la</strong>sciato dal<strong>la</strong> Croce Rossa Internazionale di Roma il 5 luglio 1948 a nome di Pal<br />

(Pablo) Aranyos. Due mesi dopo il suo arrivo in Argentina, Pavelitch ottenne dei documenti in rego<strong>la</strong> dalle autorità,<br />

conservanti <strong>la</strong> sua falsa identità. Risiedette a Buenos-Aires, spendendo <strong>la</strong> sua fortuna acquistata come si sa, e che, al<br />

momento del suo arrivo in Argentina, era valutata a 250 chili d’oro e 1.100 carati di pietre preziose.<br />

Altri hustascia, meno fortunati di lui, arenarono in campi di concentramento che gli alleati avevano dovuto<br />

organizzare in Europa centrale, a Linz, Spital, K<strong>la</strong>genfurt, Furnic, Trittling, Vajdmansdori, ‘Tristach, Walbach,<br />

Giasenbach, Trifajah, Volksberg, ecc..., come in Italia, a Fermo, Forlì, Modena, ecc...<br />

Si videro ben presto questi campi ricevere <strong>la</strong> visita di pii personaggi inviati da certe istituzioni cattoliche di Roma.<br />

Al<strong>la</strong> testa di una di esse si trovava una vecchia conoscenza di nome Krunos<strong>la</strong>v Draganovitch, hustascia dichiarato, uno<br />

dei membri del famoso “Comitato dei Cinque” per <strong>la</strong> conversione dei Serbi. A Draganovitch si erano aggiunti diversi<br />

ecclesiastici di origine yugos<strong>la</strong>va, più o meno traditori e col<strong>la</strong>boratori, ma che, come lui, erano riusciti, se non a<br />

imbiancarsi, almeno a non essere molestati.<br />

La banda andava da un campo all’altro, interessandosi soprattutto dei criminali di guerra, degli alti personaggi<br />

dell’ex “Stato Indipendente di Croazia”, dai loro più sanguinosi esecutori. Questa banda permise <strong>la</strong> fuga, dal campo di<br />

Fermo, di due abominevoli individui. Il primo, Lyubo Milos, che fu chiamato <strong>la</strong> iena umana, era responsabile del<strong>la</strong><br />

morte di più di 120.000 persone nel campo di Jasenovac. L’altro, lo spaventevole Max Luburitch, uno dei carnefici di<br />

Sarajevo, in una so<strong>la</strong> mattinata, aveva fatto appendere ai pali elettrici di questa città 56 persone appartenenti quasi<br />

tutte al<strong>la</strong> religione mussulmana. E ben presto in massa che <strong>la</strong> teppa hustascia uscì dai campi di concentramento alleati,<br />

vestita spesso, come Pavelitch, d’una sottana. I suoi salvatori <strong>la</strong> conducevano là dove essa era attesa.<br />

In Austria, questi hustascia trovarono degli asili sicuri nel convento dei Padri Francescani di K<strong>la</strong>genfurt, in quello<br />

di Santa Catholica, proprietà dei Piccoli Fratelli di Salzbourg, ecc... In Italia, si offrì loro ospitalità a Rimini, Cento<br />

Celle, Conte Ferrata, San Paolo di Rego<strong>la</strong>, San Giovanni Battista e al convento dei Francescani di Modena. A Roma,<br />

si vide rifugiare Max Luburitch, un celebre sgozzatore, e Krunos<strong>la</strong>v Draganovitch, davanti al quale si aprirono le porte<br />

dell’Istituto San Gero<strong>la</strong>mo. Egli riuscì pure ad essere protetto dall’I.R.O. (Organizzazione Internazionale dei Rifugiati,<br />

funzionante sotto il controllo delle Nazioni Unite).<br />

Questo Istituto di San Gero<strong>la</strong>mo è d’altronde rimasto, in Italia, il luogo di rial<strong>la</strong>cciamento, il centro d’attività di<br />

tutti gli hustascia che non poterono approfittare dei buoni uffici di Draganovitch per emigrare in America del Sud. È <strong>la</strong><br />

stessa cosa a Parigi di un convento francescano, animato da un prete croato, dove questi signori tennero delle<br />

conferenze.<br />

Dei comitati di hustascia esistono ugualmente nei campi attuali di Germania. Uno dei loro membri più attivi è<br />

l’abate Stjepan Kukolj, vecchio cappel<strong>la</strong>no dei <strong>la</strong>voratori forzati reclutati in Croazia...<br />

Quanto all’Austria, i comitati degli hustascia che vi esistono sono aiutati da Monsignore Rorbach, arcivescovo di<br />

K<strong>la</strong>genfurt” H. Laurière, o.c., pp. 163-167. È per questa convivenza del<strong>la</strong> Chiesa con i regimi sanguinari degli anni<br />

Quaranta che il 3 gennaio 1947 il Catholic Herald domandò una amnistia generale di tutti i criminali di guerra che<br />

chiamò “I prigionieri politici”, e si chiese: “Non è venuto il momento di passare <strong>la</strong> spugna?”.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 773


CAPITOLO XIX<br />

Osserva C. Gross: “La donna, dice Giovanni “è seduta sul<strong>la</strong> bestia” come un<br />

cavaliere sul<strong>la</strong> montatura che essa conduce secondo <strong>la</strong> sua volontà. Non è ciò che il<br />

papato ha fatto nel corso dei secoli, imponendo <strong>la</strong> propria autorità ai principi e ai re,<br />

che incoronava e pure decoronava qualche volta? A questo riguardo citerò un solo<br />

esempio, tra molti altri, quello dell’incoronamento di Enrico V, imperatore di<br />

Germania (il figlio pellegrino a Canossa). Ecco in qualche paro<strong>la</strong>, il bravo e ingenuo<br />

abate Fleury, autore di una monumentale Histoire de l’Eglise, ci fa una re<strong>la</strong>zione su<br />

quell’incoronamento: “Nostro signore, il papa, condusse Enrico V al<strong>la</strong> Chiesa, il<br />

sacro imperatore e sua moglie imperatrice. Ma, nostro Signore, il papa, seduto sul<strong>la</strong><br />

sedia pontificale, teneva <strong>la</strong> corona imperiale tra i suoi piedi e l’imperatore e<br />

l’imperatrice abbassarono <strong>la</strong> testa, ricevettero <strong>la</strong> corona dai piedi di nostro Signore il<br />

papa. Ma, nostro Signore il papa improvvisamente colpì con il suo piede <strong>la</strong> corona<br />

dell’imperatore e <strong>la</strong> gettò a terra, allo scopo di dimostrare ch’egli aveva il potere di<br />

deporlo dall’impero se non si fosse mostrato degno. Ma i cardinali presero <strong>la</strong> corona e<br />

<strong>la</strong> posero sul<strong>la</strong> testa dell’imperatore”. 86 Giovanni dice anche che questa donna “è<br />

seduta sulle grandi acque” delle quali l’angelo ci dice che è il simbolo “dei popoli,<br />

Pio XII inviava all’immondo Oswald Pohl <strong>la</strong> benedizione apostolica come garanzia del<strong>la</strong> più alta conso<strong>la</strong>zione<br />

celeste.<br />

“Pohl è stato condannato a morte al processo di Norimberga, ma fino ad ora <strong>la</strong> “giustizia” non ha applicato <strong>la</strong><br />

sentenza. Pohl, che ha ricevuto <strong>la</strong> più alta benedizione di Pio XII, è l’uomo che ha ordinato <strong>la</strong> soppressione di milioni<br />

di Ebrei, in Polonia, e altri che sono stati assassinati nei campi di morte dei nazisti... È l’uomo che porta <strong>la</strong><br />

responsabilità dei crimini più atroci. È su suo ordine che i campi di concentramento sono stati dotati di camere a gas<br />

(Parallèles, 19 aprile 1951)” vedere E. Paris, o.c., pp. 312,313.<br />

I1 nazismo ha potuto realizzare i suoi crimini e raggiungere il suo fine perché <strong>la</strong> sua organizzazione era come<br />

quel<strong>la</strong> gesuita. “L’organizzazione delle SS era stata costituita da Himmler secondo i principi dell’Ordine dei Gesuiti.<br />

Le regole di servizio e gli esercizi spirituali prescritti da Ignazio di Loyo<strong>la</strong> costituivano un modello che Himmler cercò<br />

con cura di copiare. Una obbedienza assoluta era <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> suprema; qualunque ordine doveva essere eseguito senza<br />

discussione. Il “Reichsführer SS” - titolo di Himmler come capo supremo delle SS - doveva corrispondere al<br />

“Generale” dell’Ordine dei Gesuiti e tutte le strutture del<strong>la</strong> direzione erano ricalcate sull’ordine gerarchico del<strong>la</strong><br />

Chiesa cattolica” SCHELLENBERG Walter, Le Chef du contre-spionnage nazi parle, Paris 1957, pp. 23,24.<br />

“Mi ha detto Hitler: “Ho soprattutto appreso dall’Ordine dei Gesuiti... Fino a ora non c’è nul<strong>la</strong> di più grandioso<br />

sul<strong>la</strong> terra che l’organizzazione gerarchica del<strong>la</strong> Chiesa cattolica. Io ho trasportato direttamente una buona parte di<br />

questa organizzazione nel mio partito... La Chiesa cattolica deve essere citata ad esempio...” RAUSCHNING Herman<br />

(vecchio capo nazionalsocialista del Governo di Dantzig), Hitler m’a dit, Paris 1939, pp. 266,267,273. Vedere E.<br />

Paris, L’Europe...., p. 279.<br />

Riportiamo un altro brano dell’avvocato E. Paris: “Quanto ai fuggiaschi, fecero ricorso al<strong>la</strong> Commissione<br />

Pontificia di Assistenza, creata apposta per salvare i criminali di guerra. Questa istituzione di carità li nascose nei<br />

conventi, principalmente in Austria e in Italia. I loro capi furono muniti di passaporti falsi che permisero loro di<br />

trasferirsi in paesi “amici” dove poterono gioire in pace del frutto delle loro rapine. Così fu per Anté Pavelitch, <strong>la</strong> cui<br />

presenza in Argentina è stata rive<strong>la</strong>ta nel 1957, a causa di un attentato nel corso del quale fu ferito. In seguito, il<br />

regime dittatoriale si sciolse a Buenos Aires. Come l’ex presidente stesso, Peron, il protetto dovette <strong>la</strong>sciare<br />

l’Argentina. Dal Paraguay, dove si era trasferito prima, raggiunse <strong>la</strong> Spagna, ed è all’ospedale tedesco di Madrid che<br />

muore, il 28 dicembre 1959. Paris Press, 12.12.1959 indica l’ultimo asilo offerto al terrorista con questa breve, ma<br />

significativa frase: “Finisce in un convento francescano di Madrid”. È da là in effetti che Pavelitch fu trasferito<br />

all’ospedale dove pagava il suo debito al<strong>la</strong> natura e non al<strong>la</strong> giustizia, beffata da queste “complicità potenti” che è<br />

facile identificare” E. Paris, Histoire..., pp. 248,249.<br />

Sebbene Giovanni Paolo II in occasione del<strong>la</strong> sua visita in Germania, 21-23 giugno 1996, abbia detto: “Anche se<br />

molti sacerdoti e molti <strong>la</strong>ici, come gli storici nel frattempo hanno dimostrato, si opposero a quel regime (nazista, nda)<br />

di terrore, e anche se attivarono molte forme di opposizione nel<strong>la</strong> stessa vita quotidiana, ciò fu tuttavia troppo poco”.<br />

Il debito del Vaticano con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> è ancora alto.<br />

86<br />

FLEURY - abate - Histoire de l’Eglise, vol. XIV, p. 150; cit. da GROSS Charles, Les Avatars de <strong>la</strong> Bête - son image<br />

et sa marque, Metz 1989, pp. 62,63.<br />

774<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

delle tribù, nazioni e lingue”. Non contenta di esercitare <strong>la</strong> sua autorità sui principi e<br />

sui re, “le teste del<strong>la</strong> bestia”, il papato si è anche sforzato di mantenere i popoli nel<br />

suo girone. Lo ha fatto nelle differenti lingue che par<strong>la</strong>vano questi popoli, mediante le<br />

sue scuole, i suoi seminari, i suoi ordini religiosi e le sue missioni. La Chiesa di Roma<br />

si è sempre detta “cattolica” cioè universale. Oggi ancora si sforza di mantenere <strong>la</strong> sua<br />

influenza sulle nazioni, mediante <strong>la</strong> sua diplomazia, <strong>la</strong> sua stampa, <strong>la</strong> sua radio e pure<br />

mediante le allocuzioni del suo capo supremo, ma non senza difficoltà”. 87<br />

Stupore di Giovanni<br />

“E quando l’ebbi veduta, mi meravigliai di gran meraviglia”.<br />

Giovanni, nel vedere <strong>la</strong> donna, <strong>la</strong> Chiesa, colei che doveva portare al mondo <strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> dell’Iddio vivente, nel<strong>la</strong> condizione di puttana, ubriaca del sangue dei figli di<br />

Dio, immagine che si trova so<strong>la</strong>mente qui nel<strong>la</strong> Bibbia, fu colpito da profondo<br />

stupore; il verbo greco suggerisce anche il senso di ammirazione. Del resto chi non<br />

rimane stupito, meravigliato, nel vedere le arti ammaliatrici di questa donna?<br />

L’angelo rimprovera l’Apostolo: “Perché ti meravigli?”. Roma può abbagliare <strong>la</strong><br />

Terra quanto vuole, ma non suscita l’ammirazione del cielo, che conosce il segreto<br />

del<strong>la</strong> sua opera e del suo successo. Presenta all’Apostolo il giudizio che subirà,<br />

sve<strong>la</strong>ndogli il significato del<strong>la</strong> donna e del<strong>la</strong> bestia che <strong>la</strong> porta. 88<br />

A cerniera di queste due sezioni, riportiamo il pensiero di K. Auberlen: “Dio ha<br />

permesso agli uomini, per aiutarli nel loro sviluppo quaggiù, di formare tra loro due<br />

grandi associazioni, lo Stato e <strong>la</strong> Chiesa. Sono due istituzioni molto preziose, sia<br />

l’uno che l’altra, lo Stato, dono del Dio Creatore, del Dio del<strong>la</strong> natura, <strong>la</strong> Chiesa, dono<br />

del Dio del<strong>la</strong> grazia e del Dio del<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione. Ma, queste due istituzioni non<br />

raggiungono il loro scopo che per un piccolo numero di uomini, esse sono<br />

contaminate e più o meno denaturate dal peccato. Lo Stato <strong>diventa</strong> una bestia, <strong>la</strong><br />

Chiesa una prostituta”. 89<br />

Seconda parte: <strong>la</strong> Bestia a 7 teste e 10 corna, sua identificazione<br />

“E l’angelo mi disse: “Io ti mostrerò il mistero del<strong>la</strong><br />

bestia... <strong>la</strong> quale ha le sette teste e le dieci corna. La bestia<br />

che hai veduta era, e non è, e deve salire dall’abisso e<br />

andare in perdizione. E quelli che abitano sul<strong>la</strong> terra i cui<br />

nomi non sono stati scritti nel libro del<strong>la</strong> vita fin dal<strong>la</strong><br />

fondazione del mondo, si meraviglieranno vedendo che <strong>la</strong><br />

87 C. Gross, idem, pp. 62,63.<br />

88 “Si comprende appieno <strong>la</strong> indicibile meraviglia del veggente quando si ammette che nel<strong>la</strong> donna mostratagli<br />

dall’angelo egli abbia riconosciuto e sospettato quel<strong>la</strong> del capitolo 12”. E. Bosio, o.c., p. 112; vedere nota n. 59.<br />

89 K. Auberlen, o.c., p. 293.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 775


CAPITOLO XIX<br />

776<br />

bestia era, e non è, e verrà di nuovo. Qui sta <strong>la</strong> mente che<br />

ha sapienza. Le sette teste sono sette monti sui quali <strong>la</strong><br />

donna siede; e sono anche sette re: cinque sono caduti, uno<br />

è, e l’altro non è ancora venuto, e quando sarà venuto, ha<br />

da durare poco.”” 90<br />

In questa visione viene denunciata l’alleanza illecita, l’unione infame e odiosa, il<br />

matrimonio contro natura tra <strong>la</strong> politica e <strong>la</strong> religione; il regno che serve da piedistallo<br />

all’altare. Una bestia con nomi di bestemmia che porta <strong>la</strong> Chiesa degenerata. <strong>Quando</strong><br />

<strong>la</strong> Chiesa cerca il dominio sullo Stato o il compromesso con esso si corrompe,<br />

degenera, si prostituisce: apostata.<br />

Giovanni viene posto a considerare <strong>la</strong> bestia nel momento in cui essa “era, e non è,<br />

e deve salire dall’abisso e andare in perdizione”.<br />

Questa bestia ha “sette teste (che) sono sette monti... e sono anche sette re”.<br />

Nel momento storico in cui Giovanni è posto a considerare i sette re: “Cinque sono<br />

caduti, uno è, e l’altro (il settimo) non è ancora venuto: e quando sarà venuto, ha da<br />

durare poco (tempo)”.<br />

Per <strong>la</strong> comprensione di questo linguaggio l’angelo dice a Giovanni: “Qui sta <strong>la</strong><br />

mente che ha sapienza”.<br />

Riteniamo che su questo testo i commentatori abbiano commesso degli errori non<br />

indifferenti. Le spiegazioni sono state le più diverse senza trovare un consenso<br />

unanime, portando quindi a dire che questo “passo (è) reputato uno dei più oscuri del<br />

libro”. 91<br />

L’errore che accomuna <strong>la</strong> maggioranza degli interpreti è quello di voler vedere<br />

nel<strong>la</strong> bestia l’Impero Romano.<br />

Significato delle sette teste<br />

1. Sette successive forme di governo dell’antica Roma<br />

Si sono identificate le sette teste con sette successive forme di governo assunte da<br />

Roma nel corso dei secoli:<br />

- re - consoli - dittatori - decemviri - tribuni militari - imperatori - papi.<br />

Sebbene il numero e il valore dei sostenitori di questa tesi sia importante, essa non<br />

regge per due ragioni: alcune forme di governo sono senza importanza ed inoltre, se<br />

<strong>la</strong> VI testa rappresenta gli imperatori, e <strong>la</strong> VII il papato che doveva durare, secondo il<br />

testo di Giovanni, per breve tempo, essa è quel<strong>la</strong> che invece è durata nel tempo più a<br />

lungo rispetto a tutte le altre.<br />

90 Apocalisse 17:7-10.<br />

91 BRÜTSCH Charle, La C<strong>la</strong>rtée de l’Apocalypse, 5 a ed., Genève 1966, p. 282.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Cinque re sono caduti. “La paro<strong>la</strong> pipto (cadere) indica una caduta violenta, come<br />

<strong>la</strong> catastrofe che portò al<strong>la</strong> rovina dell’antica Babilonia, o quel<strong>la</strong> che causerà <strong>la</strong> rovina<br />

del<strong>la</strong> Babilonia apocalittica, e non è adatta per indicare i cambiamenti che si sono<br />

prodotti nei governi di Roma”. 92<br />

2. Sette imperatori<br />

La spiegazione più c<strong>la</strong>ssica, dei moderni teologi, è quel<strong>la</strong> di vedere nelle sette<br />

teste, sette re, sette imperatori, perché <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> re può essere usata per imperatore.<br />

Non si trovano due interpreti che elenchino gli stessi imperatori, visto che ce ne<br />

sono stati più di sette 93 e inoltre molti di questi commentatori pensano che il re, o<br />

l’imperatore che deve ritornare, debba essere Nerone, che, morto in Oriente, secondo<br />

una leggenda, avrebbe dovuto, ritornando a Roma, riavere il potere. Evidentemente si<br />

92 a<br />

ANDERSON Robert, The Coming King, 5 ed., London 1895, p. 203; cit. A.F. Vaucher, Les prophéties<br />

Apocalyptiques ..., p. 46.<br />

93<br />

1) Giulio Cesare assassinato nel 44 a.C. - 2) Augusto dal (30) 40 a.C. a1 14 d.C. - 3) Tiberino assassinato nel 37 -<br />

4) Caligo<strong>la</strong> assassinato nel 41 - 5) C<strong>la</strong>udio avvelenato nel 54 - 6) Nerone suicida nel 68 - 7) Galba assassinato nel 69 -<br />

8) Otone suicida nel 69 - 9) Vitellio decapitato nel 69 - da Galba a Vitellio periodo di profonda crisi - 10) Vespasiano<br />

assassinato nel 79 - 11) Tito morto (avvelenato?) nell’81 - 12) Domiziano assassinato nel 96 - 13) Verva morto nel 98<br />

- 14) Traiano morto nel 117 - 15) Adriano suicida nel 138.<br />

KENNETH A. STRAND, The Seven Heads: Do They Represent Roman Emperors?, in AA.VV., Symposium on<br />

Reve<strong>la</strong>tion - Book II, Frank B. Holbrook, Editor, p. 189, così riassume i tentativi di spiegare le 7 teste di alcuni<br />

preteristi:<br />

Alcune interpretazioni preteristiche<br />

Imperatori<br />

Giulio Cesare 48 - 44 a.C. 1 1<br />

Augusto 27 a.C. - 14 d.C. 2 2 1 1<br />

Tiberio 14 - 37 3 3 2 2 1 1<br />

Calligo<strong>la</strong> 37 - 41 4 4 3 3 2 2<br />

C<strong>la</strong>udio 41 - 54 5 5 4 4 3 3<br />

Nerone 54 - 68 6 6 5 5 4 4 1<br />

Galba 68 - 69 7 6 5 2<br />

Otone 69 7 6 3<br />

Vitellio 69 7 4<br />

Vespasiano<br />

69-79<br />

7 6<br />

5 5<br />

Tito<br />

79-81<br />

7<br />

6 6<br />

Domiziano<br />

81-96<br />

7 7<br />

D’ARAGON Jean Louis presenta questa nota: “Secondo l’interpretazione normalmente accettata, i cinque<br />

imperatori caduti sono Augusto, Tiberio, Gaio (Calligo<strong>la</strong>), C<strong>la</strong>udio e Nerone. Non computando le tre deboli<br />

personalità dell’interregno, Galba, Otone e Vitellio, il sesto imperatore dovrebbe essere Vespasiano (69-79 d.C.). Per<br />

poco tempo: Tito, consumato dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, regnò soltanto dal 79 all’81 d.C. L’ottavo: il sucessore di Tito.<br />

Domiziano, in cui Nerone, per così dire è reincarnato” L’Apocalisse, in Grande Commentario Biblico Queriniana, ed.<br />

Queriniana, Brescia 1973, p. 1464.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 777


CAPITOLO XIX<br />

spiega male come un apostolo, un profeta di Dio come Giovanni, potesse far passare<br />

per Paro<strong>la</strong> di Dio, per rive<strong>la</strong>zione di Cristo Gesù, le favole degli uomini.<br />

Per eludere questa critica si è pensato di identificare questo imperatore che deve<br />

venire con Domiziano, presentatosi al<strong>la</strong> fine del primo secolo, che ha manifestato<br />

delle caratteristiche simili a quelle di Nerone. 94<br />

94 Riportiamo come BONNET Louis ha sostenuto questa posizione: “Noi siamo condotti così a vedere nei sette re<br />

sette imperatori romani. Per i cinque che sono caduti gli interpreti si accordano generalmente a enumerarli come<br />

segue: Augusto, Tiberio, Caligo<strong>la</strong>, C<strong>la</strong>udio e Nerone. Per il sesto, le opinioni divergono. Diversi vi vedono il<br />

successore immediato di Nerone, Galba, che regnò dal 9 giugno del 68 al 15 gennaio del 69. Durante il corto regno di<br />

questo imperatore l’Apocalisse sarebbe stata scritta. Il settimo re, che deve regnare per poco tempo, sarebbe Otone o<br />

Vitellio gli antagonisti di Galba. Infine Giovanni avrebbe atteso come l’ottavo Nerone, che riappare dopo <strong>la</strong> sua<br />

ritirata presso i Parti o risuscitato dai morti, secondo <strong>la</strong> forma di questa fiaba popo<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> quale egli (Giovanni) si<br />

sarebbe al<strong>la</strong>cciato. Questo re è <strong>la</strong> bestia che era e che non è più e di cui si può dire che era uno dei sette poiché aveva<br />

di già regnato come il quinto del<strong>la</strong> serie. Coloro che non possono ammettere che l’autore dell’Apocalisse abbia<br />

creduto all’assurda fiaba del ritorno di Nerone, generata dal<strong>la</strong> superstizione popo<strong>la</strong>re, pensano che Giovanni<br />

sostituisca a questa fiaba <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> dell’avvento dell’Anticristo, di cui Nerone era stato il prototipo. Ma tutta l’ipotesi<br />

del<strong>la</strong> composizione dell’Apocalisse sotto Galba, che sarebbe il sesto re, ci sembra estremamente contestabile. Secondo<br />

il testo, questo sesto re sotto il quale l’autore scrive, ha avuto il regno d’una durata normale. È il suo successore che<br />

deve regnare poco tempo. Il regno di Galba non presenta un tale contrasto con i regni dei suoi due antagonisti, sia<br />

Otone sia Vitellio. E soprattutto ci sembra inammissibile che Giovanni abbia annunciato che il regno di Nerone, o<br />

l’avvenimento dell’Anticristo, si sarebbe manifestato immediatamente dopo il regno di Galba. L’avvenimento avrebbe<br />

smentito <strong>la</strong> sua <strong>profezia</strong>. Lui stesso avrebbe potuto correggerlo, poiché Giovanni visse ancora una trentina d’anni; e<br />

come avrebbe <strong>la</strong>sciato circo<strong>la</strong>re un libro che si basava in gran parte su un errore? È molto più naturale supporre che,<br />

nel<strong>la</strong> enumerazione degli imperatori, non tenga conto dell’interregno che avrebbe seguito <strong>la</strong> morte di Nerone, e<br />

durante il quale l’impero romano gli sarebbe apparso come <strong>la</strong> bestia che ha ricevuto <strong>la</strong> ferita mortale (13:3). Il sesto re<br />

è per lui Vespasiano, il restauratore del<strong>la</strong> potenza imperiale. Il settimo è Tito, che non doveva regnare che poco tempo,<br />

e l’ottavo Domiziano. Il carattere cupo, crudele, ambizioso di questo secondo figlio di Vespasiano si era affermato<br />

nel<strong>la</strong> lotta contro Vitellio in cui, come dice Svetonio (Domiziano 1) “egli aveva impiegato nell’esercizio del potere<br />

tanta licenza e violenza che aveva mostrato ciò che doveva essere”. Lo stesso storico (Tito 9) riporta che Domiziano<br />

non cessava di fare delle imboscate a suo fratello Tito. Guidato da questi indizi, illuminato anche dallo spirito<br />

profetico, Giovanni poteva molto bene avere avuto l’intuizione, dall’inizio del regno di Vespasiano, che Tito, suo<br />

figlio primogenito, non avrebbe occupato per molto tempo il trono e che il suo successore, Domiziano, sarebbe stato<br />

un nuovo Nerone, un tiranno crudele e persecutore. Una circostanza confermava ai suoi occhi questo presentimento:<br />

Domiziano sarebbe stato un ottavo imperatore; egli supererebbe dunque <strong>la</strong> serie dei sette imperatori destinati da Dio<br />

all’impero, prova certa che egli sarebbe stato una incarnazione satanica del<strong>la</strong> bestia stessa, dell’impero persecutore,<br />

come era stato sotto Nerone, come non lo è per il momento, ma che riapparirà” o.c., p. 424.<br />

Questo modo di considerare il profeta Giovanni fa di lui un calco<strong>la</strong>tore di probabilità, un pronosticatore, un falso<br />

profeta, piuttosto che un uomo che riceve da Dio <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>.<br />

Il prof. CORSANI Bruno, decano del<strong>la</strong> facolta Valdese di Roma, spiega: “È probabile che qui si alluda al<strong>la</strong><br />

leggenda del<strong>la</strong> risurrezione di Nerone (Nero redivivus) che si era diffusa poco dopo <strong>la</strong> sua scomparsa. La testa del<strong>la</strong><br />

bestia che è colpita a morte ma vive (13:3) potrebbe essere una allusione a questa superstizione popo<strong>la</strong>re che credeva<br />

nel futuro ritorno dell’imperatore scomparso. Siccome Nerone era colui che aveva fatto strage di cristiani a Roma,<br />

l’idea di un suo ritorno faceva tremare i credenti” L’Apocalisse - guida al<strong>la</strong> lettura, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1987, p.<br />

137, ed aggiunge in nota: “L’autore dell’Apocalisse, immaginando di par<strong>la</strong>re profeticamente al tempo di Vespasiano<br />

(sesto “re” dopo Augusto, Tiberio, Caligo<strong>la</strong>, C<strong>la</strong>udio, Nerone, saltando i brevi interregni consecutivi di Galba, Otone e<br />

Vitellio nel 68 d.C.) descriverebbe, dopo il breve regno di Tito, l’avvento al potere di Domiziano (ottavo re) come un<br />

nuovo Nerone, Nero redivivus, il quale riprende <strong>la</strong> persecuzione contro i cristiani. L’esattezza dei dati riguardanti gli<br />

imperatori sembra mostrare che <strong>la</strong> visione viene messa in scritto quando i fatti erano già avvenuti. (Wikenhauser).<br />

Profetizzando apparentemente <strong>la</strong> persecuzione di Domiziano, Giovanni scriverebbe in realtà mentre questa era ancora<br />

in corso. Così Cerfaux-Cambier, Wikenhauser” Idem, p. 174, nota 16.<br />

Contro questo modo di interpretare riportiamo alcune critiche.<br />

“Molti commentatori hanno spiegato queste sette teste come indicanti dei re, e supposto che quello che era stato<br />

ferito a morte sia stato Nerone, queste ultime parole alludono al fatto che Nerone sarebbe ritornato dal<strong>la</strong> morte per<br />

<strong>diventa</strong>re anticristo. Ma questa idea era certamente non prevalente, (di poco valore) quando fu scritta l’Apocalisse.<br />

So<strong>la</strong>mente Tacito riferisce che c’erano molte dicerie sul<strong>la</strong> morte di Nerone; c’era chi diceva che era vera, e c’era chi<br />

diceva che Nerone era ancora vivo e che sul<strong>la</strong> base di questo un falso Nerone si sarebbe presentato. Il primo a<br />

778<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Giovanni dice che le teste rappresentano sette monti e nel linguaggio dei profeti<br />

dell’Antico testamento essi raffigurano imperi, potenze e mai individui. 95 Nel libro<br />

del profeta Daniele le teste delle bestie non sono in re<strong>la</strong>zione con degli individui. Le<br />

teste del leopardo raffigurano i regni che hanno smembrato l’Impero Greco-<br />

Macedone. Così in Apocalisse le teste devono rappresentare dei regni e non delle<br />

persone.<br />

Per quanto poi riguarda <strong>la</strong> spiegazione delle dieci corna, <strong>la</strong> loro identificazione, in<br />

questa prospettiva, “è più difficile di quanto sia stato per le sette teste trovare delle<br />

referenze storiche”. 96 Si è pensato a dieci proconsoli romani o a dei principi vassalli<br />

dell’Asia minore.<br />

Qualsiasi spiegazione data in questa prospettiva urta contro <strong>la</strong> critica obiettiva di<br />

Oscar Cocorda: “Questa teoria restringe così l’Apocalisse ad una parte del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

dell’impero antico, <strong>la</strong> rimpicciolisce tanto da render<strong>la</strong> priva di senso ed interesse”.<br />

L’esegeta cattolico Ernest Allo giustamente fa notare: “La paro<strong>la</strong> cadere,<br />

indicherebbe in questo testo che si tratta di dinastie e non di individui”. 97<br />

3. Sette colli di Roma<br />

Qualcuno pensa che questi sette monti sarebbero i sette colli 98 sui quali i poeti<br />

dell’antichità Virgilio, Orazio, Ovidio, Properzio, hanno cantato <strong>la</strong> fondazione del<strong>la</strong><br />

città, sede dell’impero e degli dèi che presiedono sul mondo intero.<br />

Questo è bello in poesia, ma il testo dice: i “sette monti... sono anche sette re”.<br />

menzionare l’idea di Nerone che ritorna dal<strong>la</strong> morte è Agostino (Città di Dio, XX,19,3), spiegando 2 Tessalonicesi<br />

2:3. Ma bisogna osservare che Agostino non mette questa idea in re<strong>la</strong>zione con l’Apocalisse” ALFORD Henry,<br />

Reve<strong>la</strong>tion, in The New Testament for English Readers and a Critical and Exp<strong>la</strong>natory Commentary, vol. 2, London<br />

1866, p. 74 ; siamo noi che abbiamo aggiunto quanto tra parentesi.<br />

“Comunque l’idea che <strong>la</strong> rappresentazione del ritorno al<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> bestia colpita a morte o colpita in una delle<br />

sue teste... riposi nel mito del ritorno di Nerone, non è compatibile con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di questo mito.... Il pensiero che<br />

Nerone sarebbe risorto dopo il suo suicidio - ma i suoi ammiratori pagani credevano ch’egli non fosse morto, ma che<br />

si era rifugiato tra i Parti da dove sarebbe ritornato a Roma per vendicarsi dei suoi nemici e riprendere il trono - fosse<br />

ancora immutata agli inizi del secondo secolo, non era più possibile in quel tempo perché Nerone, nato nel 37 fosse<br />

ancora vivo” ZAHN T, Introduction to the New Testament, Edimburg 1909, p. 443.<br />

D. Guthrie fa notare che nei capitoli 13 e 17 non c’è nessun riferimento ai parti. Per lui <strong>la</strong> bestia rappresenta<br />

l’incarnazione del male, un concetto chiaramente comprensibile senza ricorrere al mito di Nerone. Questo mito, che ha<br />

le sue origini in Tacito, è <strong>diventa</strong>to una “canzonatura” (ludibrium) al tempo di Domiziano, in quanto questo<br />

riferimento a Nerone, che non fosse realmente morto, si poneva in un tempo in cui l’idea non era più creduta da<br />

nessuno, perché troppi anni erano passati dal<strong>la</strong> sua presenta scomparsa. Vedere GUTHRIE D., New Testament<br />

Introduction, London 1970, pp. 953,954.<br />

B. Rigaux, forse sentendosi in minoranza, propone <strong>la</strong> seguente soluzione: “Ci sembra dunque probabile che<br />

Giovanni abbia conosciuto e abbia utilizzato <strong>la</strong> leggenda di Nerone redivivo nel<strong>la</strong> sua descrizione del<strong>la</strong> Bestia. Nul<strong>la</strong><br />

tuttavia prova che abbia creduto a questa leggenda. È molto improbabile. Tutto è simbolico nel<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong><br />

Bestia” RIGAUX Béda., L’Antéchrist et l’Opposition au Royaume Messianique dans l’Ancien et le Nouveau Testament,<br />

Università Cattolica di Lovano, Paris 1932, p. 353.<br />

Lasciamo al lettore trarre le sue conclusioni.<br />

95 Geremia 51:24,25; Daniele 2:34,35,44,45.<br />

96<br />

C. Brütsch, o.c., p. 284.<br />

97<br />

E. Allo, o.c..<br />

98<br />

Quirinale - Viminale - Esquilino - Campidoglio - Celio - Aventino - Pa<strong>la</strong>tino.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 779


CAPITOLO XIX<br />

Giovanni non fa una allusione geografica: occorre “una mente che ha sapienza”<br />

per comprendere.<br />

A questo modo di spiegare il testo biblico, l’abate Moglia così protesta: “Noi non<br />

possiamo ammettere che <strong>la</strong> città di Roma sia mai stata o debba essere <strong>la</strong> grande<br />

Babilonia seduta su sette montagne e sulle acque, poiché lo Spirito Santo si è degnato<br />

di spiegarci che queste sette montagne sono sette re, e che queste acque rappresentano<br />

non il mare propriamente detto, ma i popoli, le nazioni e le lingue. D’altronde quale è<br />

l’uomo giudizioso e di buona fede che possa riconoscere <strong>la</strong> città di Roma nel quadro<br />

di Babilonia, città immensa, chiamata per antonomasia <strong>la</strong> grande città, centro di<br />

ricchezze, di lusso, di depravazione, di commercio, foco<strong>la</strong>io delle più fatali influenze<br />

su tutti i popoli del<strong>la</strong> terra”. 99<br />

Inoltre, al tempo dei Cesari, e quindi di Giovanni, <strong>la</strong> città di Roma si estendeva su<br />

dodici colli e non su sette. 100<br />

4. La somma delle teste delle quattro bestie di Daniele<br />

Sommando le teste delle quattro bestie di Daniele si ottiene il numero sette.<br />

Il valore di questa supposizione ha <strong>la</strong> verità numerica del<strong>la</strong> coincidenza. Porrebbe<br />

Giovanni però non nel futuro del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, nel tempo del giudizio, ma nel passato. Con<br />

questo calcolo le cinque teste cadute, e una è, ci colloca ancora nel tempo dei<br />

diadochi dell’Impero Greco e il VII regno che durerà poco sarebbe l’Impero Romano.<br />

5. Sette teste = sette monti = sette re, regni, potenze universali<br />

“Le sette teste sono sette monti... e sono anche sette re”.<br />

È evidente che per Giovanni le teste, le montagne e i re sono <strong>la</strong> stessa e identica<br />

cosa.<br />

Nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> le montagne rappresentano qualcosa di stabile, di potente. Sono<br />

quindi un simbolo. Servono per indicare degli imperi.<br />

L’abate Crampon scriveva: “Al seguito di Andrea di Cesarea e di Bède... nello<br />

stile profetico-biblico, le montagne figurano <strong>la</strong> sede delle potenze, e per conseguenza<br />

le potenze stesse. Così Geremia chiama Babel “una montagna” perché essa domina su<br />

un gran numero di paesi e di città”. 101<br />

“Che rapporto c’è tra re e colline? - si chiede K. Auberlen - Bisogna assolutamente<br />

intendere queste montagne in modo che esse possano presentare al<strong>la</strong> nostra mente una<br />

idea analoga a quel<strong>la</strong> del re; ora questa analogia salta agli occhi quando ci rendiamo<br />

conto di ciò che vuol dire una montagna nel linguaggio profetico. E allora ognuno<br />

99<br />

MOGLIA Pierre, Essai sur le livre de Job, t. I, p. 100; A.F. Vaucher, Babylone, o.c., p. 9.<br />

100<br />

Oltre ai sette colli elencati nel<strong>la</strong> nota n. 98, a sinistra del Tevere c’è il Pincio e sul<strong>la</strong> destra il Gianicolo, monte<br />

Mario, il Vaticano e Monteverde.<br />

101<br />

A. Crampon, o.c., p. 427,428; vedere Geremia 51:24,25.<br />

780<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

comprenderà il rapporto che c’è tra una testa e una montagna. Come <strong>la</strong> testa comanda<br />

a tutto il resto del corpo, così una montagna domina tutto il paese che lo circonda.<br />

Una montagna è una potenza nel senso più indeterminato del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, potenza<br />

terrestre o potenza divina “Sion”. Noi troviamo più d’una volta nel<strong>la</strong> Bibbia le<br />

montagne del<strong>la</strong> terra opposte a quel<strong>la</strong> di Dio. 102 In Geremia Babele è opposta a Sion<br />

come una montagna corruttrice che distrugge tutto il mondo. Isaia descrive in termini<br />

che richiamano Daniele il trionfo del regno di Dio sui regni del<strong>la</strong> terra... In Habacuc<br />

le montagne antiche non sono altro che i popoli pagani”. 103 “Ogni re, dice de<br />

Rougemont, simboleggia un regno, e <strong>la</strong> montagna è <strong>la</strong> figura di un potente stato, di un<br />

Impero. Le sette teste sono le sette monarchie universali”.<br />

L’abate Joseph Maître, ricordando lo stile profetico, conclude dicendo: “Sembra<br />

dunque confermato, secondo lo stile biblico, di vedere nell’espressione “re”, applicata<br />

dall’angelo dell’Apocalisse alle 7 teste del<strong>la</strong> bestia che appare a Giovanni, non dei re<br />

singoli, ma dei re “regni”, “imperi”. Sono come delle montagne che dominano <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> del mondo tale quale essa appare al veggente di Patmos”. 104<br />

Oscar Cocorda scriveva: “Il fatto che il Dragone, tipo delle altre bestie, abbia le<br />

sette teste, dimostra vieppiù che queste sono un elemento generale. Difatti, se il<br />

Dragone è l’essenza e il compimento delle potenze nemiche di Dio, e se le Bestie<br />

sono le immagini del Dragone, le loro sette teste debbono rappresentare <strong>la</strong> serie di<br />

quelle potenze stesse. Non possono dunque simboleggiare né sette forme del governo<br />

romano, né tampoco sette romani imperatori. - Le sette teste del Drago sono<br />

l’emblema delle sette monarchie universali”. 105<br />

102 Isaia 2:2; Ezechiele 35:1; 36:15.<br />

103 K. Auberlen, o.c., pp. 272-274; vedere Geremia 51:24,25; Isaia 41:15,16; Daniele 2:35; Habacuc 3:6. Riteniamo<br />

utile far notare a sostegno di questa spiegazione che Babilonia geograficamente era collocata in una estesa pianura<br />

dell’Eufrate, nessuna montagna era messa in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> città. Geremia <strong>la</strong> presenta come una montagna.<br />

Intenzionalmente <strong>la</strong> montagna ha valore di forza.<br />

104 MAÎTRE Joseph, La prophétie des papes attribuée à S. Ma<strong>la</strong>chie, Paris 1901, p. 388.<br />

105 COCORDA Oscar, Le sette Teste dell’Apocalisse o una chiave profetica, Torre Pellice, 1892, p. 17. “Il carattere<br />

del<strong>la</strong> Bestia del mare conferma <strong>la</strong> tesi che le sette teste sono un elemento generale del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>. Tutti riconoscono<br />

due cose: ch’essa è l’immagine del Drago, e che è il compendio delle quattro Bestie di Daniele. Il primo punto risulta<br />

dal duplice fatto che <strong>la</strong> Bestia del mare ha “sette teste e dieci corna” come il drago, e che questo “le dà <strong>la</strong> sua<br />

potenza”. Il secondo, dal<strong>la</strong> dichiarazione che questa bestia riunisce in sé i caratteri dei quattro animali di Daniele. “La<br />

Bestia, dice Auberlen, con le sue sette teste e dieci corna non è altro che un’immagine del Dragone. Questa è in<br />

qualche modo <strong>la</strong> Bestia primordiale, l’animale per eccellenza... Ecco una ottima occasione di convincersi del<strong>la</strong><br />

parente<strong>la</strong> che corre tra Daniele e l’Apocalisse. La Bestia di Giovanni sale dal mare come i quattro animali di Daniele,<br />

ha qualche cosa di ciascuno dei tre primi (leone, orso, pardo); il quarto non è nominato, come neppure in Daniele, ma<br />

le dieci corna lo ricordano abbastanza”. E de Rougemont: “Questa Bestia, che riproduce <strong>la</strong> forma del Drago, riunisce<br />

in una so<strong>la</strong> le quattro Bestie che Daniele aveva visto egli pure salire dal mare. Essa ha <strong>la</strong> sveltezza del pardo<br />

macedone, <strong>la</strong> goffaggine dell’orso medopersiano, e l’imponente maestà del leone caldeo. Se ha perduto i denti di ferro<br />

del mostro romano, ne ha tuttavia le dieci corna”. E Geymonat: “La Bestia del mare procede dal Dragone e ne riceve il<br />

potere; ha dei rapporti con le quattro di Daniele; ha attinenza col leone, con l’orso, col pardo, e corrisponde<br />

partico<strong>la</strong>rmente al<strong>la</strong> quarta; rappresenta dunque un impero che ha qualcosa del rapido e astuto Macedone, del pesante<br />

e duro Persiano, del fiero Babilonese”... Avrebbe dovuto aggiungere: “e del potente Romano”; giacché crede anch’egli<br />

che quel<strong>la</strong> Bestia rappresenta una fase di quest’ultimo potere. E infine Renan: “La Bestia del mare rassomiglia al<br />

Drago per le teste e per le corna, e per <strong>la</strong> potenza che ne riceve. Per altra parte è composta mediante <strong>la</strong> riunione degli<br />

attributi dei quattro imperi di Daniele, e ciò mostra che è un impero nuovo che assorbisce in sé gli atteggiamenti”.<br />

Anzi, il primo di questi autori, Auberlen, spinge le cose fino a dire che “<strong>la</strong> Bestia del mare rappresenta non l’Impero<br />

Romano solo, ma l’insieme degli Imperi del mondo che Daniele vedeva distinti e che Giovanni vede riuniti”....<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 781


CAPITOLO XIX<br />

Se questo è il modo corretto per spiegare <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, e viene<br />

sostenuto da vari commentatori, alcuni hanno pensato di fare iniziare l’elenco degli<br />

imperi con l’Assiria e altri con l’Egitto, aggiungendovi poi le quattro monarchie<br />

danieliche e una forma ulteriore, passata o futura, secondo i casi, dell’impero <strong>la</strong>tino.<br />

Due sono le ragioni che ci inducono a chiamare questo un errore.<br />

Insegnava il Maestro Vaucher:<br />

“I. L’Apocalisse ha il suo punto di partenza nel libro di Daniele, il quale,<br />

tra<strong>la</strong>sciando l’Egitto e l’Assiria, potenze già decadute, fa iniziare <strong>la</strong> serie delle<br />

potenze con Babilonia, <strong>la</strong> quale distrusse il regno di Giuda. Si vedano a questo<br />

proposito le parole del profeta Ezechiele con le quali indica che il regno è stato<br />

trasferito da Giuda a Babilonia. Inutile quindi retrocedere, rimontando l’impero neobabilonese”.<br />

106 L’abate Crampon dice da parte sua: “Sette re, cioè sette imperatori, a<br />

seguito dell’analogia del<strong>la</strong> nostra <strong>profezia</strong> con quel<strong>la</strong> di Daniele VII... dove il primo<br />

impero è personificato dal re Nebucadnetsar”. 107 “È Nebucadnetsar che, per primo, ha<br />

realizzato un sogno politico, accarezzato da molto tempo e ambito anche prima di lui,<br />

quello di fondare una monarchia mondiale e rompere a suo vantaggio l’equilibrio che<br />

esisteva fino ad allora tra <strong>la</strong> potenza Assira e l’Egitto”. 108 “Nebucadnetsar è stato il<br />

primo re che abbia concepito ed eseguito l’idea di fondare una monarchia universale.<br />

Prima di lui, senza dubbio, i Sesostri e i Ninu, i Salmanassar e i Sennacherib avevano<br />

fatto delle vaste conquiste, ma nessuno di loro aveva creduto che sarebbe stato<br />

possibile ad un uomo assoggettarsi <strong>la</strong> terra intera... Un’era nuova inizia con<br />

Nebucadnetsar...”. 109<br />

“II. Continua il maestro Vaucher: “Come abbiamo già detto, per comprendere<br />

Apocalisse XVII ci si deve porre non al tempo in cui Giovanni scrive il suo libro, ma<br />

nel tempo in cui viene trasportato, al tempo dell’adempimento del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>”.<br />

“L’angelo si pone in ispirito nel tempo stesso in cui <strong>la</strong> bestia, che era di già stata,<br />

non è più; ed è da questo punto di vista che egli parte, per dire all’apostolo che <strong>la</strong><br />

Questa tesi è ancora provata dal<strong>la</strong> identità delle Bestie e delle teste, <strong>la</strong> quale risulta dai tre fatti seguenti: del<strong>la</strong><br />

Bestia del mare è detto: “Una delle sue teste era ferita a morte, ma fu sanata, e tutta <strong>la</strong> terra si meravigliò dietro al<strong>la</strong><br />

Bestia”. È dunque questa che fu guarita. Testa e Bestia sono dunque identiche (dopo aver citato i versetti 8,10,11).<br />

Dunque: sette Bestie, sette Teste e sette Re. Le sette teste sono sette re, e <strong>la</strong> Bestia è un re. Delle Bestie una è e non è;<br />

dei Re uno è e l’altro non ancora. Infine <strong>la</strong> Bestia e l’ultimo Re vanno al<strong>la</strong> perdizione. Impossibile dimostrare meglio<br />

<strong>la</strong> piena identità delle sette Bestie e delle sette Teste. Queste sono dunque le sette Monarchie universali” Idem, pp. 18-<br />

20.<br />

106 VAUCHER Alfred Félix, Babilonia, in Araldo del<strong>la</strong> Verità, p. 4.<br />

“Salire al di là del<strong>la</strong> serie di Daniele e aggiungere agli imperi due volte descritti nelle sue visioni altri imperi<br />

antecedenti, è un uscire dal quadro del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica e del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva <strong>storia</strong>. Il quadro biblico è questo: Il regno del<br />

mondo è stato tolto al popolo di Dio e dato ai Gentili. Poiché questo è avvenuto sotto Nabucco, mediante <strong>la</strong> prima<br />

rovina di Gerusalemme e <strong>la</strong> cattività di Giuda, nel 605 a.C., non si può risalire più su.- <strong>Quando</strong> Israele fu aggredito<br />

dal<strong>la</strong> Assiria sotto Tig<strong>la</strong>r-Pi<strong>la</strong>ser e Samanezer (748 e 724 a.C.), molti israeliti furono deportati, e Samaria fu distrutta,<br />

il regno rimase in Giuda e si sa che a Giuda appartiene lo scettro” O. Cocorda, o.c., p. 28.<br />

107 A. Crampon, o.c., p. 490.<br />

108 VAUCHER Alfred Félix, Signes des Temps, gennaio 1937.<br />

109 F. de Rougemont, o.c..<br />

782<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

bestia sarà ancora e salirà dall’abisso”. 110 “Par<strong>la</strong>ndo così S. Giovanni si pone secondo<br />

<strong>la</strong> sua abitudine nell’epoca che descrive”. 111<br />

Del resto in “nessun modo l’angelo poteva dire a S. Giovanni che nel suo tempo <strong>la</strong><br />

bestia era stata e non è più, poiché l’impero dei Cesari, che era <strong>la</strong> bestia sotto <strong>la</strong> sua<br />

forma pagana, esisteva in quel tempo in tutta <strong>la</strong> sua potenza”. 112<br />

Le teste raffigurano dei periodi storici degli imperi universali che si sono succeduti<br />

nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

L’angelo situa Giovanni nel tempo del<strong>la</strong> sesta testa, quando cinque monarchie o<br />

cinque teste, partendo da Babilonia, erano cadute e può quindi dire “<strong>la</strong> bestia che era<br />

non è più” cioè:<br />

I testa: Babilonia;<br />

II testa: Medo-Persia;<br />

III testa: Grecia;<br />

IV testa: Roma pagana;<br />

V testa: Roma papale o cristianesimo medioevale che corrisponde al<strong>la</strong><br />

bestia che sale dal mare, che domina per 1260 anni, del<strong>la</strong> quale<br />

l’angelo può dire a Giovanni: “Cinque sono cadute... La bestia che<br />

hai veduto era, ...”;<br />

VI testa: Roma fase moderna. Corrisponde al periodo che inizia con <strong>la</strong><br />

bestia che sale dall’abisso, descritta nel capitolo XI<br />

dell’Apocalisse. Questo periodo è chiamato: il terzo romano<br />

impero o Roma democratica. Iniziata al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo,<br />

dopo <strong>la</strong> Rivoluzione francese, allo scadere dei 3 tempi e mezzo, 42<br />

mesi profetici, 1260 giorni/anni, al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> supremazia papale.<br />

Questo sesto periodo è caratterizzato dall’eclissi politica del<br />

Vaticano che permette all’angelo di dire: “La bestia che era, non è<br />

più”. In questa fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> si propongono nuovi valori sociali<br />

quali i principi democratici, libertà di coscienza, democrazia<br />

politica ed economica. Questa nuova rivoluzione di pensiero<br />

sociale non caratterizza una parte dei Paesi del territorio<br />

dell’antico Impero Romano, ma si estende a tutti mediante<br />

rivoluzioni e controrivoluzioni che segneranno <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

dell’Europa e le due guerre mondiali, che ha visto il nostro secolo,<br />

sono state gli effetti del sentiero tracciato dalle Rivoluzioni: quel<strong>la</strong><br />

inglese, quel<strong>la</strong> del Nord America e quel<strong>la</strong> francese, che hanno<br />

consolidato i principi democratici. È il tempo in cui i principi del<strong>la</strong><br />

libertà politica e religiosa si scrivono a poco a poco nelle<br />

costituzioni degli Stati, si tratti di repubbliche o di monarchie. Nel<br />

momento in cui si sta facendo “il giudizio di Babilonia”, i cinque<br />

110 B. Lambert, o.c., t. II, p. 287; cit. A.F. Vaucher, Les proph. Apocalyp..., p. 46.<br />

111 BACUEZ Louis, Questions contemporaines, 3 serie, 1894, p. 159; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 46.<br />

112 HENRIQUET Alexandre, L’Apocalypse, Paris 1789, pp. 216, 217.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 783


CAPITOLO XIX<br />

primi imperi, compresa <strong>la</strong> fase papale medioevale, sono caduti, il<br />

sesto esiste, e l’altro non è ancora venuto. L’impiego<br />

dell’indicativo presente nel designare il sesto “re” pone il<br />

veggente in questo momento storico del quale abbraccia il passato,<br />

il presente e l’avvenire.<br />

VII testa: Scriveva il Maestro A.F. Vaucher: “Rappresenta una federazione<br />

europea ancora futura, ma che si sta preparando sotto gli occhi<br />

nostri. Essa è il preciso oggetto del<strong>la</strong> visione del capitolo<br />

XVII”. 113<br />

Riteniamo che questa VII testa sia iniziata con gli avvenimenti che<br />

hanno caratterizzato <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del nostro vecchio continente al<strong>la</strong><br />

fine degli anni ‘80 e che quindi rappresenti il nostro tempo storico.<br />

Riepiloghiamo con le parole di F. de Rougemont scritte nel 1866: “I sette imperi di<br />

Satana sono le monarchie universali che egli ha fondato e affermato sul<strong>la</strong> terra dal<br />

giorno in cui lo scettro profetico del mondo è stato spezzato da Nebucadnetsar nelle<br />

mani del discendente di Davide, Sedechia. Sono gli imperi del<strong>la</strong> Caldea, dei Persiani,<br />

dei Macedoni e dei Romani; il secondo impero romano, lo Stato dell’era<br />

rivoluzionaria e un settimo che l’avvenire farà conoscere”. 114 “Le sette teste del<strong>la</strong><br />

bestia rappresentano degli imperi successivi nei quali il potere ostile a Dio arriverà,<br />

dopo diverse trasformazioni, a mettere in piena luce, nel<strong>la</strong> sua ultima forma, <strong>la</strong> sua<br />

natura bestiale e feroce”. 115<br />

La settima testa: sorge dall’abisso<br />

784<br />

“La bestia che hai veduta era, e non è, e deve salire<br />

dall’abisso e andare in perdizione... Le sette teste sono<br />

sette... re: cinque sono caduti, uno è, e l’altro non è ancora<br />

113 A.F. Vaucher, Babilonia ...., p. 5.<br />

Diversi commentatori hanno fatto partire le sette teste da imperi precedenti a quello di Babilonia, dall’Egitto o<br />

dall’Assiria. Ma questo modo di spiegare non è per nul<strong>la</strong> sostenibile perché le profezie cronologiche di Daniele e<br />

dell’Apocalisse ci presentano il susseguirsi degli imperi universali dal momento in cui lo scettro dei popoli passa dal<strong>la</strong><br />

casa di Giuda, a causa del<strong>la</strong> sua infedeltà, ai gentili (Ezechiele 21:31,32), e <strong>la</strong> prima monarchia universale in questa<br />

prospettiva è Babilonia, il capo d’oro, il leone con le ali d’aqui<strong>la</strong>.<br />

Elenchiamo alcuni modi errati di identificare queste teste:<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

Egitto<br />

Assiria<br />

Babilonia<br />

Medo-Persia<br />

Grecia<br />

Roma pagana<br />

Roma papale<br />

XI corno<br />

Egitto<br />

Assiria<br />

Babilonia<br />

Medo-Persia<br />

Grecia<br />

Roma pagana<br />

Carlomagno<br />

Papato<br />

Egitto<br />

Assiria<br />

Babilonia<br />

Persia<br />

Grecia<br />

Roma<br />

Satana<br />

Egitto<br />

Babilonia<br />

Medo-Persia<br />

Grecia<br />

Tolomei<br />

Seleucidi<br />

Roma<br />

Anticristo<br />

Egitto<br />

Babilonia<br />

Persia<br />

Grecia<br />

Israele apostata<br />

Roma<br />

Potenza futura<br />

Anticristo finale<br />

Assiria<br />

Babilonia<br />

Medo-Persia<br />

Grecia<br />

Siria<br />

Roma<br />

?<br />

Anticristo<br />

È da notare che il testo biblico dice che il settimo regno avrà una breve durata.<br />

114 F. de Rougemont, o.c., p. 257.<br />

115 A. Reymond, o.c., t. II, p. 57.<br />

Babilonia<br />

Persia<br />

Grecia<br />

Tolomei<br />

Seleucidi<br />

Roma<br />

Carlomagno<br />

Papato<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

Babilonia<br />

Persia<br />

Grecia<br />

Roma<br />

Roma papale<br />

Bestia Apoc.11<br />

Best. a 2 corna


venuto; e quando sarà venuto, ha da durare poco. E <strong>la</strong><br />

bestia che era, e non è, è anch’essa un ottavo re, e viene dai<br />

sette, e se ne va in perdizione. Le dieci corna che hai vedute<br />

sono dieci re, che non hanno ancora ricevuto regno; ma<br />

riceveranno potestà, come re, assieme al<strong>la</strong> bestia, per<br />

un’ora... E le dieci corna e <strong>la</strong> bestia odieranno <strong>la</strong> meretrice<br />

e <strong>la</strong> renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda, e mangeranno le sue carni<br />

e <strong>la</strong> consumeranno con il fuoco”. 116<br />

LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Il profeta, servendosi di una figura letterale detta sineddoche che dà all’insieme il<br />

nome di una delle sue parti, chiama bestia anche <strong>la</strong> settima testa. L’espressione bestia<br />

viene presentata con due differenti significati:<br />

- forma generica per indicare: potenza, re, regno, impero; 117<br />

- per indicare una delle fasi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale, cioè una delle teste.<br />

Riteniamo che il testo biblico ci presenti diversi partico<strong>la</strong>ri:<br />

- manifestazione del<strong>la</strong> VII testa, ultima fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale con <strong>la</strong> bestia che<br />

sale dall’abisso;<br />

- nel tempo del<strong>la</strong> VII testa, riapparizione del<strong>la</strong> bestia, che ha esercitato il suo potere<br />

politico-religioso attraverso i secoli e viene considerata come un ottavo re, perché è<br />

uno dei sette che ritorna, dopo <strong>la</strong> sua guarigione dal<strong>la</strong> ferita mortale, si propone<br />

come guida e risolutrice dei problemi dell’impero dei <strong>la</strong>tini e del mondo,<br />

esercitando il potere che aveva quando era una delle sette teste: <strong>la</strong> quinta;<br />

- al tempo del<strong>la</strong> VII testa, le dieci corna riceveranno potere, autorità come quel<strong>la</strong> di re,<br />

creando una confederazione di Stati, in concomitanza con il ritorno del<strong>la</strong> bestia, che<br />

aveva esercitato il suo dominio nel passato, al tempo del<strong>la</strong> V testa, che si presenta<br />

come ottavo re;<br />

- questa confederazione, alleanza di Stati con <strong>la</strong> bestia sarà di brevissima durata,<br />

un’ora;<br />

- <strong>la</strong> bestia, quale ottavo re, fallirà nelle sua opera alleata con le nazioni europee le<br />

quali, come reazione, odieranno <strong>la</strong> donna e <strong>la</strong> distruggeranno.<br />

Le corna che indicano gli Stati europei, Giovanni non le vede incoronate, come<br />

erano state descritte in precedenza al capitolo XIII, quando rappresentavano le<br />

monarchie europee regnanti durante il Medio Evo. Esse devono ricevere in futuro <strong>la</strong><br />

loro “potestà come re”, al tempo del<strong>la</strong> settima testa, “che ha da durare poco”, quando<br />

il potere che ha dominato nel passato - al tempo del<strong>la</strong> V testa, governando per 1260<br />

anni, caratterizzando con <strong>la</strong> propria autorità <strong>la</strong> <strong>storia</strong> - si presenterà al tempo del<strong>la</strong><br />

settima testa per esercitare ancora il suo potere per un breve spazio di tempo:<br />

“un’ora”.<br />

La bestia. per esprimere <strong>la</strong> VII fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale, deve salire dall’abisso.<br />

116 Apocalisse 17:8-10,12,16.<br />

117 “La bestia, se <strong>la</strong> si distingue dal<strong>la</strong> sue teste, simboleggia <strong>la</strong> monarchia universale nel<strong>la</strong> sua continuità storica, da<br />

Sedechia, l’ultimo re di Giuda, fino al ritorno di Cristo, il vero figlio di Davide” A.F. Vaucher.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 785


CAPITOLO XIX<br />

Il testo di Giovanni presenta questa bestia in tre momenti:<br />

- capitolo XIII: essa sale dal mare;<br />

- capitolo XI: sale dall’abisso;<br />

- capitolo XVII: sale dall’abisso.<br />

Nel capitolo XIII dell’Apocalisse, come era anche stato per le quattro bestie di<br />

Daniele capitolo VII, gli imperi si costituiscono sorgendo dal mare, cioè a seguito di<br />

guerre, di invasioni militari di un esercito che s’impossessa di un’altra nazione, di<br />

spostamenti di popoli. Il testo di Apocalisse ci dice che “<strong>la</strong> bestia sale dal mare” e noi<br />

abbiamo identificato questo periodo storico con le invasioni dei barbari che si sono<br />

spostati con i loro eserciti e popoli invadendo e prendendo possesso ed estendendosi<br />

sul territorio dell’antico Impero Romano. 118<br />

Nel capitolo XI, <strong>la</strong> bestia sale dall’abisso, e noi abbiamo condiviso <strong>la</strong> spiegazione<br />

che colloca questa nuova situazione storica al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo, a seguito del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione francese, quando <strong>la</strong> Francia si era ridotta ad essere un “abisso” sociopolitico-religioso-morale,<br />

cioè una nazione resa ingovernabile ed in uno stato di<br />

squilibrio.<br />

Se Giovanni nel descrivere <strong>la</strong> bestia del capitolo XVII avesse detto che sarebbe<br />

salita dal mare, gli studiosi avrebbero potuto metter<strong>la</strong> in re<strong>la</strong>zione con gli avvenimenti<br />

bellici del<strong>la</strong> prima o, ancor di più, con <strong>la</strong> seconda guerra mondiale durante <strong>la</strong> quale gli<br />

eserciti delle Nazioni combattenti come una marea si sono estesi, penetrando in tanti<br />

Paesi, invadendoli per conquistarli o per difenderli e liberarli.<br />

L’apostolo nel nostro testo par<strong>la</strong> di “abisso”. Cioè di una situazione di grande crisi<br />

economica, sociale e politica.<br />

“Essa deve risalire dall’abisso”, questo sottintende che essa è di già salita una<br />

volta. Lutero traduce qui: “Das Tier wird wiederkommen aus dem abgrund - <strong>la</strong> bestia<br />

ritornerà fuori dall’abisso” per ben indicare che questo ritorno è una resurrezione.<br />

Non troviamo forse qui una indicazione che ci fa comprendere che si tratta d’un<br />

potere che ha di già <strong>la</strong>sciato nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei popoli una traccia? si domanda C.<br />

Gross”. 119<br />

L’impero sovietico si è disgregato a seguito di una situazione economica e sociale<br />

non più sostenibile. La caduta del muro di Berlino ha cambiato il volto del<strong>la</strong> vecchia<br />

Europa, facendo emergere, portando a conoscenza una situazione di ingovernabilità.<br />

Come <strong>la</strong> Francia, nel XVIII secolo, una nazione dell’Ovest del territorio<br />

dell’Impero Romano, definita dal testo sacro una delle piazze 120 del<strong>la</strong> “grande città,<br />

che impera sui re del<strong>la</strong> terra”, 121 cioè una dei dieci regni che si sono costituiti in<br />

seguito allo smembramento dell’impero dei <strong>la</strong>tini, così <strong>la</strong> ex Jugos<strong>la</strong>via, che costituiva<br />

all’Est il territorio di frontiera dell’Impero Romano, è stata, negli anni ‘90 del XX<br />

secolo, <strong>la</strong> nazione, il territorio, che già era in una situazione economica e sociale<br />

118<br />

Vedere il nostro Capitolo IX.<br />

119<br />

C. Gross, o.c., p. 25.<br />

120<br />

Apocalisse 11:8.<br />

121<br />

Apocalisse 17:18.<br />

786<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

difficile dopo il crollo del socialismo reale, è caduta, a causa del<strong>la</strong> guerra civile e<br />

senza l’invasione di altri popoli, in uno stato di abisso tale che richiederà qualche<br />

secolo per risollevarsi.<br />

Con <strong>la</strong> situazione che si è venuta a creare al<strong>la</strong> fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90,<br />

l’Europa si è venuta a trovare in un tornante storico impensabile ed inimmaginabile.<br />

Avanziamo l’ipotesi che tale situazione europea realizzi questa pagina del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

La futura confederazione degli Stati europei<br />

Al tempo del<strong>la</strong> settima testa, le parole di Giovanni non ci presentano le nazioni<br />

dell’Europa come delle monarchie, dei regni, come nel passato.<br />

“Le dieci corna che hai vedute sono dieci re, che non<br />

hanno ancora ricevuto regno; ma riceveranno potestà,<br />

come re, assieme al<strong>la</strong> bestia, per un’ora”. 122<br />

L. Gaussen nel 1849 insegnava che questi Stati, regni “senza corona”, sono dei<br />

“re cittadini”, cioè dei regimi a potere sì centralizzato, come lo erano quelli delle<br />

monarchie, ma senza essere dei regni, sebbene a loro somiglianti.<br />

Il de Rougemont scriveva nel 1874: “Le dieci corna che l’angelo mostra a<br />

Giovanni sono i dieci regni e popoli, vecchi di quindici secoli, che <strong>la</strong> bestia del mare<br />

portava sul<strong>la</strong> sua quinta testa. Ma questi regni sono stati rovesciati dalle rivoluzioni...<br />

Tuttavia, sussistono come nazioni sotto i governi repubblicani o altri e stanno per<br />

rialzarsi. Essi non hanno ancora, dice l’Angelo, preso (ripreso) <strong>la</strong> regalità, ma<br />

riceveranno presto <strong>la</strong> potenza come re (in quanto re o come delle ombre di re) per una<br />

so<strong>la</strong> ora con l’ottava bestia... ” 123<br />

Jean Vuilleumier nel 1938 commentava: “Non è fare violenza al testo concludere<br />

che le dieci vecchie monarchie o repubbliche... subiranno una trasformazione<br />

interiore che porterà il potere tra le mani di governi d’eccezione, di dittatori non<br />

coronati, senza diritto ereditario, ma godendo di una autorità fatta<br />

contemporaneamente di audacia e di genio”. 124<br />

L’espressione “potestà, come re” è tradotta “potestà di re”, “potere come re”.<br />

Nel tempo del<strong>la</strong> settima testa una nuova era è iniziata per l’Europa. Gli stati<br />

rappresentati dalle dieci corna, sotto <strong>la</strong> dittatura del partito o di una persona, o con<br />

una autorità fortemente centralizzata, simile a quel<strong>la</strong> delle monarchie, nel nome del<strong>la</strong><br />

democrazia o del<strong>la</strong> sovranità del popolo o personale, manifesteranno il nuovo potere<br />

di re nel XXI secolo.<br />

122 Apocalisse 17:12.<br />

123 F. de Rougemont, o.c., p. 324.<br />

124 J. Vuilleumier, o.c., pp. 315,316.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 787


CAPITOLO XIX<br />

Gli squilibri politici, economici, sociali, ambientali che travagliano l’Europa ci<br />

autorizzano ad affermare che il tempo per questa nuova fase del nostro Vecchio<br />

Continente può essere vicino. La figura del papato ha una tradizione seco<strong>la</strong>re di<br />

autorità sui popoli, <strong>la</strong> più lunga del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, esprime da tempo il suo impegno, il suo<br />

interesse in favore del<strong>la</strong> persona sul piano morale, spirituale e sociale, dei suoi diritti,<br />

degli ideali di giustizia, di solidarietà, di libertà, delle problematiche dell’ambiente, in<br />

una paro<strong>la</strong> di tutto ciò che riguarda <strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> comunità. La crisi del Vecchio<br />

Continente porterà all’unione dei vari Stati dell’Europa con il potere religioso per<br />

gestire una situazione economico-sociale-morale difficile. La <strong>storia</strong> ci insegna che il<br />

potere ecclesiastico è sempre riemerso nel dissesto sociale dei popoli.<br />

Quindi nel tempo del<strong>la</strong> settima testa, o ultima fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> universale, <strong>la</strong> Santa<br />

Sede riprenderà il suo potere presentandosi come l’VIII re, perché è un re che ha<br />

dominato nel passato, viene dai sette, è <strong>la</strong> bestia stessa, descritta al capitolo XIII nelle<br />

cui mani gli Stati Europei consegneranno il potere, ritentando l’esperienza<br />

medioevale in cui Roma con il suo Vescovo era a capo del mondo.<br />

Il papato estende nuovamente il suo potere politico e religioso<br />

sugli Stati europei che glielo riconferiscono<br />

788<br />

“La bestia che era, e non è, è anch’essa un ottavo re, e<br />

viene dai sette (è uno dei sette), e se ne va in perdizione. Le<br />

dieci corna... riceveranno potestà, come re, assieme al<strong>la</strong><br />

bestia per un’ora. Costoro hanno uno stesso pensiero e<br />

daranno <strong>la</strong> loro potenza e <strong>la</strong> loro autorità al<strong>la</strong> bestia”. 125<br />

L’abate Joseph Maître così spiegava: “Il Profeta, dopo aver par<strong>la</strong>to di sette teste,<br />

ne segna<strong>la</strong> una ottava, ma questa ottava non è pertanto nuova. Essa è di già apparsa<br />

nel passato. È una delle sette di cui è stata fatta menzione precedentemente”. 126<br />

I1 pastore A. Reymond scriveva: “L’ottava è dentro ai sette. Si possono capire in<br />

due modi queste parole. O “uno dei sette” ... o “egli proviene dai sette” è il risultato<br />

del<strong>la</strong> concentrazione del loro spirito arrogante e persecutore, il riassunto delle<br />

apparizioni precedenti. Quest’ultima interpretazione presenta più di una analogia con<br />

<strong>la</strong> maniera di Daniele di riunire nel<strong>la</strong> IV bestia i diversi tratti delle precedenti e ne<br />

aggiunge altri”. 127<br />

Riteniamo che queste due spiegazioni non siano opposte, ma complementari.<br />

Nell’ottavo re, che è uno dei sette che ritorna, si concentra tutto ciò che ha<br />

caratterizzato lo spirito delle sette monarchie.<br />

Giovanni presenta nell’ottavo re il risveglio del<strong>la</strong> bestia, <strong>la</strong> riapparizione<br />

dell’Anticristo, onnipotente nel Medio Evo, nel<strong>la</strong> sua nuova veste di potenza politica.<br />

125 Apocalisse 17:11,13.<br />

126 J. Maitre, o.c., pp. 407,408.<br />

127 A. Reymond, o.c., t. II, p. 59.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Edmond Louse giustamente scrive: “La bestia si presenta come l’ottavo re ma è<br />

già stato uno dei sette e deve tornare al<strong>la</strong> fine del mondo”. 128<br />

Questo ottavo re è <strong>la</strong> bestia del capitolo XIII di Apocalisse che è stata ferita a<br />

morte al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo e con l’unità del nostro Paese quando il Governo<br />

italiano gli tolse gli Stati Pontifici e Roma divenne <strong>la</strong> capitale d’Italia. Dopo l’inizio<br />

del<strong>la</strong> guarigione, con il Concordato del 1929, questo potere si manifesterà in tutta <strong>la</strong><br />

sua influenza al<strong>la</strong> fine dei tempi, completamente guarito e meravigliando il mondo<br />

che, subendo il suo fascino, <strong>la</strong> sua influenza e il suo potere seco<strong>la</strong>re, l’onorerà.<br />

C’è una identità di espressioni tra il capitolo XIII e XVII:<br />

Apocalisse XIII Apocalisse XVII<br />

- “Una delle sue teste come ferita a<br />

morte”.<br />

- “La Bestia... era, e non è ”.<br />

- “La sua piaga mortale fu sanata”. - “La bestia che era, e non è, verrà di<br />

nuovo”.<br />

- “Tutta <strong>la</strong> terra meravigliata andò dietro - “Costoro hanno uno stesso pensiero e<br />

al<strong>la</strong> bestia ”.<br />

daranno <strong>la</strong> loro potenza e <strong>la</strong> loro autorità<br />

al<strong>la</strong> bestia ”.<br />

- “Adorarono <strong>la</strong> bestia dicendo: “Chi è - “E quelli che abitano sul<strong>la</strong> terra i cui<br />

simile al<strong>la</strong> bestia? e chi può nomi non sono stati scritti nel libro del<strong>la</strong><br />

guerreggiare con lei?”... E tutti gli vita fin dal<strong>la</strong> fondazione del mondo, si<br />

abitanti del<strong>la</strong> terra i cui nomi non sono<br />

scritti fin dal<strong>la</strong> fondazione del mondo<br />

nel libro del<strong>la</strong> vita dell’Agnello che è<br />

stato immo<strong>la</strong>to, l’adoreranno”.<br />

meraviglieranno”.<br />

Questo ottavo re è <strong>la</strong> forma finale che assumerà l’Anticristo forte di tutte le sue<br />

seco<strong>la</strong>ri influenze.<br />

K. Auberlen scriveva: “Bengel, al quale, malgrado tanti errori, non si può rifiutare<br />

l’istinto profetico, non si è sbagliato quando ha annunciato che Roma si rialzerà<br />

ancora e raggiungerà un alto grado di splendore e di influenza. Io sono sicuro, dice<br />

Spener, che prima che il giudizio supremo cada su lei, <strong>la</strong> Babilonia romana ricupererà<br />

tutta <strong>la</strong> sua antica potenza io credo che, intimiditi dal<strong>la</strong> sua grandezza e terrorizzati<br />

dal<strong>la</strong> sua crudeltà, <strong>la</strong> maggior parte dei popoli che hanno scosso il suo giogo da<br />

duecento anni, se lo caricheranno una seconda volta”. 129<br />

L’influenza che Roma esercita nel mondo è notevole. “Le conferenze e le riunioni<br />

internazionali, che costituiscono per il loro numero e per <strong>la</strong> loro varietà uno dei tratti<br />

caratteristici del<strong>la</strong> nostra epoca, vedono frequentemente <strong>la</strong> presenza, sino a qualche<br />

decennio fa inusitata, di rappresentanti del<strong>la</strong> Santa Sede. Quali partecipanti su piedi di<br />

parità con quel<strong>la</strong> degli Stati, o più spesso in veste di Osservatori, essi stanno a<br />

dimostrare l’interesse concreto con il quale <strong>la</strong> Santa Sede segue i problemi del<strong>la</strong><br />

128 LOUSE Edmond, L’Apocalisse di Giovanni, ed. Paoline, p. 165.<br />

129 K. Auberlen, o.c., p. 311.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 789


CAPITOLO XIX<br />

Comunità internazionale, o condividono direttamente le responsabilità delle<br />

discussioni e degli sforzi che essa compie per risolverli... La partecipazione poi del<strong>la</strong><br />

Santa Sede, come membro, alle forme organizzate di attività del<strong>la</strong> Comunità<br />

internazionale è considerevole... In partico<strong>la</strong>re, essa non è parte delle maggiori<br />

organizzazioni - quale, segnatamente, l’ONU -, limitandosi ad avere presso di esse una<br />

Missione di Osservatore Permanente... L’esperienza di non pochi anni, presso l’ONU<br />

come presso l’UNESCO, <strong>la</strong> FAO ed altre organizzazioni del genere, sembra positiva.<br />

Senza farne un principio assoluto, <strong>la</strong> Santa Sede continua pertanto su questa via”.<br />

Sono queste alcune parole del lungo discorso di Monsignore Casaroli pubblicato<br />

sull’Osservatore Romano del 29 dicembre 1974.<br />

Al papato, essendo un potere di altra natura, non avendo in apparenza mire<br />

politiche come qualsiasi altro Stato, o meglio egemonia di territori, vengono<br />

facilmente affidati compiti di mediatore nei conflitti tra le potenze ed incarichi di pace<br />

tra opposte tendenze.<br />

<strong>Quando</strong>, come nel Medio Evo, gli Stati europei consegneranno nelle sue mani il<br />

loro potere e lo prenderanno a guida dell’Europa, <strong>la</strong> fine sarà vicina.<br />

Le dieci corna, che costituiscono <strong>la</strong> VII testa, prenderanno potere assieme al<strong>la</strong><br />

bestia guarita “per un’ora”.<br />

Non dobbiamo intendere questo periodo in senso profetico (un giorno = un anno),<br />

ciò corrisponderebbe a quindici giorni, periodo troppo breve, neppure sufficiente per<br />

eseguire qualunque legge: ma semplicemente come un tempo re<strong>la</strong>tivamente corto.<br />

La ripresa del potere da parte dell’Anticristo e <strong>la</strong> consegna nelle sue mani delle<br />

sorti dell’Europa sarà anche sollecitata dal falso profeta, gli Stati Uniti d’America, i<br />

quali, per <strong>la</strong> soluzione dei loro problemi, hanno creato nel loro paese una teocrazia<br />

protestante a imitazione di quel<strong>la</strong> papale medioevale, facendo “un’immagine del<strong>la</strong><br />

bestia che aveva ricevuto <strong>la</strong> ferita del<strong>la</strong> spada ed era tornata in vita”. Inoltre “faceva sì<br />

che <strong>la</strong> terra e quelli che abitano in essa adorassero <strong>la</strong> prima bestia <strong>la</strong> cui piaga mortale<br />

era stata sanata”. 130<br />

“Costoro (le dieci corna) hanno uno stesso pensiero e daranno <strong>la</strong> loro potestà e <strong>la</strong><br />

loro autorità al<strong>la</strong> bestia”. Il de Rougemont commentava già nel secolo scorso: “Le<br />

dieci corna avranno uno stesso pensiero, uno stesso interesse. Si legheranno contro il<br />

pericolo comune e cercheranno da ogni parte con angoscia una roccia irremovibile<br />

sul<strong>la</strong> quale appoggiarsi. Crederanno d’aver<strong>la</strong> trovata nell’uomo del peccato, il cui<br />

genio sovrumano li riempirà di fiducia. I dieci re diverranno così vassalli dell’ottavo<br />

re”. 131<br />

Di che colore politico saranno gli Stati europei quando gli conferiranno il potere?<br />

Considerando che il testo dice che i re del<strong>la</strong> terra hanno fornicato con <strong>la</strong> donna, si<br />

è portati a supporre che questi regimi possano anche essere di sinistra, completando<br />

così <strong>la</strong> rosa dei suoi amanti. In ogni caso saranno Nazioni a regime democratico, ma<br />

con una forte autorità centralizzata di un Governo simile a quel<strong>la</strong> di re, che si<br />

130 Apocalisse 13:14,12.<br />

131 F. de Rougemont, o.c., p. 324.<br />

790<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

consegneranno nelle mani del papa. Il futuro naturalmente ci illuminerà su questo<br />

partico<strong>la</strong>re.<br />

I governanti europei gli daranno il potere perché saranno stati anche sedotti dal<strong>la</strong><br />

sua abilità nell’essere riuscita ad unire, alleare a sé tutte le Chiese non cattoliche, sue<br />

figlie, dopo una seco<strong>la</strong>re separazione.<br />

Henri Spaak, il primo a <strong>la</strong>nciare i piani del Mercato Comune, e segretario generale<br />

del<strong>la</strong> NATO, ha dichiarato: “Noi non vogliamo più comitati. Ne abbiamo troppi. Ciò di<br />

cui abbiamo bisogno, è un uomo di una statura sufficiente per chiedere l’obbedienza<br />

di tutti e farci uscire dall’abisso economico nel quale ci stiamo infossando. Trovateci<br />

questo uomo, e ch’egli si chiami Dio o diavolo, noi lo riceveremo”. 132<br />

Questo uomo si presenterà e l’Apocalisse ce lo anticipa, ma sarà il luogotenente di<br />

Satana che organizzerà il mondo nel<strong>la</strong> sua ultima rivolta contro Dio e nel nome<br />

dell’Eterno.<br />

Di colui che ora occupa il seggio papale, il teologo cattolico Hans Küng scriveva<br />

su Le monde del 17 ottobre 1979: “...La sua attività intensa a Roma e più ancora le<br />

sue tournées trionfali in Messico, Polonia, Ir<strong>la</strong>nda e negli Stati Uniti l’hanno fatto<br />

conoscere al mondo come un campione del<strong>la</strong> pace, dei diritti dell’uomo, del<strong>la</strong><br />

giustizia, ma anche d’una Chiesa forte... Per alcuni, nel<strong>la</strong> Chiesa, è di già <strong>diventa</strong>to un<br />

oggetto di culto, quasi un nuovo messia per il nostro tempo... A dispetto dei limiti<br />

personali inevitabili, il papa risplende di una autentica umanità. Conosce il mondo<br />

tale quale è, con i suoi orrori e i suoi abissi, con i suoi splendori e le sue miserie, e<br />

cerca di dire sì a tutto ciò che vi si trova... Ha coraggio e dà coraggio agli altri uomini,<br />

anziché avvertirli soltanto e riprenderli. Non vuole essere autoritario, ma ha autorità:<br />

non soltanto una autorità formale, giuridica, istituzionale, ma anche personale, reale e<br />

carismatica”. 133<br />

Dodici anni dopo Gianni Baget Bozzo scriverà su Repubblica del 27 dicembre<br />

1989: “Nessuna figura del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di tutto il cristianesimo ha assunto <strong>la</strong> grandezza<br />

politica come misura del<strong>la</strong> presenza spirituale quanto il papa di Roma.- Ma il papato<br />

ha in questi ultimi anni espresso una grandezza politica che non era <strong>la</strong> sua da molti<br />

secoli: mai il ruolo politico del<strong>la</strong> Santa Sede è stato così alto in tutto il mondo. Come<br />

negare il ruolo del<strong>la</strong> diplomazia vaticana nel<strong>la</strong> conferenza di Helsinki, che ora <strong>la</strong><br />

nuova leadership sovietica mette al centro del suo programma verso l’Europa e verso<br />

gli Stati Uniti? Come non prendere atto che <strong>la</strong> visita di Gorbaciov a Roma nel<strong>la</strong><br />

ricerca di una legis<strong>la</strong>zione morale verso il mondo occidentale sia un momento unico<br />

nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del papato, specie nei suoi rapporti con <strong>la</strong> Russia?... La Chiesa cattolica si<br />

trova a suo agio in questa congiuntura perché essa viene così ricondotta al suo antico:<br />

al<strong>la</strong> Chiesa come soggetto politico primario nel mondo mediante il pontificato<br />

romano. Dall’ultimo secolo del secondo millennio cristiano, Giovanni Paolo II si<br />

al<strong>la</strong>ccia al papa che, all’inizio del millennio, diede <strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> Chiesa romana in<br />

tutto questo tempo: Gregorio VII. Mai una restaurazione apparve tanto “moderna”,<br />

132 Cit., Sans avoir <strong>la</strong> marque... de <strong>la</strong> Bête, in Revue Adventiste, gennaio 1977, p. 10.<br />

133 KÜNG Hans, Le monde del 17 ottobre 1979.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 791


CAPITOLO XIX<br />

mai una innovazione risultò un tanto grandioso ripristino. - La realtà è sempre<br />

ambigua e specie <strong>la</strong> realtà di un grande soggetto politico e religioso. È certamente un<br />

fatto inatteso che <strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione abbia condotto al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> maggiore delle<br />

ideologie, il marxismo-leninismo e che parole come “spirito”, in contrapposizione a<br />

“materia”, e “non violenza” siano il lessico di riferimento del nuovo corso sovietico.<br />

Assumere <strong>la</strong> Chiesa come il principale soggetto politico nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> è possibile solo<br />

concentrando<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> figura del papa: solo in questa concentrazione di potere sta <strong>la</strong><br />

possibilità reale di egemonia storica di un corpo sociale che non possiede <strong>la</strong> forza<br />

materiale. Fu questa <strong>la</strong> grande intuizione di Gregorio VII...”. 134<br />

Un elemento forte del<strong>la</strong> Confederazione degli Stati europei è quell’unione<br />

spirituale che ha unito i popoli nel Medio Evo: una religione comune, un<br />

cristianesimo apostata.<br />

L’Europa che nasce dalle macerie del<strong>la</strong> seconda guerra mondiale, per una ironia<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, pensa all’unità dei vari Stati. I suoi ideatori sono: Alcide De Gasperi,<br />

Robert Schuman, Konrad Adenauer. “Sono tutti e tre cattolici praticanti e professano,<br />

in politica, ideali che s’ispirano al cristianesimo sociale. Nei rispettivi paesi, Italia,<br />

Germania e Francia, sono i leaders, i capi carismatici dei partiti popo<strong>la</strong>ri che<br />

s’ispirano a questa dottrina politica: <strong>la</strong> Democrazia Cristiana; l’Unione Democratica<br />

Cristiana; il Movimento Repubblicano Popo<strong>la</strong>re”. 135<br />

Luigi Mistrorigo, a conclusione del suo libro L’Europa unita, sotto il titolo Quale<br />

Europa? scrive: “(L’Europa) deve soprattutto mostrare il suo vero volto: quello che<br />

esce dal<strong>la</strong> sua lunga <strong>storia</strong>, dal<strong>la</strong> sua civiltà cristiana e dal suo umanesimo <strong>la</strong>ico”.<br />

In un tempo in cui il vescovo di Roma sarà allo zenit del<strong>la</strong> sua influenza, non<br />

bisogna essere profeti per credere che l’Europa politica gli potrà chiedere di essere,<br />

quale capo spirituale del mondo religioso, il presidente del<strong>la</strong> confederazione<br />

dell’Unione Europea. 136<br />

In quel tempo anche negli Stati Uniti d’America <strong>la</strong> religione svolgerà un ruolo<br />

importante nell’unire il Paese per far fronte a degli squilibri sociali. Si creerà ciò che<br />

Giovanni chiama “l’immagine del<strong>la</strong> bestia” cioè un sistema di vita simile a quello che<br />

ha caratterizzato l’Europa nel Medio Evo, quando i re e i principi, pur in lotta tra di<br />

loro, per interessi e aspirazioni diverse, erano pur tuttavia sotto <strong>la</strong> stessa autorità<br />

religiosa che stabiliva le norme ed era a guida del bene comune.<br />

Sarà in quel tempo che il popolo di Dio annuncerà con forza il terzo messaggio di<br />

Apocalisse XIV: “Se qualcuno adora <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> sua immagine e ne prende il<br />

marchio sul<strong>la</strong> fronte o sul<strong>la</strong> mano, berrà anch’egli del vino dell’ira di Dio, mesciuto<br />

puro nel calice del<strong>la</strong> sua ira”. Sarà il tempo in cui i credenti annunceranno anche:<br />

134 BAGET BOZZO Gianni, Repubblica, 27 dicembre 1989, p. 12.<br />

135 MISTRORIGO Luigi, Il dado è tratto si fa l’Europa Unita, Mi<strong>la</strong>no 1978, p.31.<br />

136 Crediamo che si possa supporre che, essendo <strong>la</strong> “gran città” il territorio geografico dell’antico Impero Romano<br />

<strong>la</strong>tino, le nazioni che ora fanno parte del Par<strong>la</strong>mento europeo, ma sono al di fuori dei confini del corpo geografico<br />

del<strong>la</strong> quarta bestia di Daniele, dell’antico impero <strong>la</strong>tini, come: Inghilterra, Paesi bassi, Paesi scandinavi, Danimarca,<br />

Germania, Grecia... possano uscire dall’Unione Europea o dal<strong>la</strong> futura organizzazione europea. Vedere il nostro<br />

Capitolo VII.<br />

792<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

“Caduta, caduta è Babilonia <strong>la</strong> grande... Uscite da essa o popolo mio affinché non<br />

siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe”. 137<br />

Una nuova fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> europea<br />

Dagli anni quaranta ad oggi non crediamo che ci sia stato un momento storico così<br />

partico<strong>la</strong>rmente denso di fiduciosa attesa come il nostro per l’Europa e anche per il<br />

mondo.<br />

La “cortina di ferro”, eretta a seguito del<strong>la</strong> seconda guerra mondiale, sanciva <strong>la</strong><br />

divisione dei Paesi dell’Europa: all’Ovest le Nazioni alleate con gli Stati Uniti<br />

d’America, <strong>la</strong> NATO; all’Est i Paesi sotto l’influenza dell’Unione Sovietica, uniti nel<br />

patto di Varsavia. L’Europa divisa non contrapponeva più delle Nazioni, ma dei<br />

blocchi, delle ideologie, dei sistemi di governo opposti che operavano per lo sviluppo,<br />

il progresso e <strong>la</strong> libertà dei popoli.<br />

La “guerra fredda”, espressione coniata in Occidente, che si esprimeva con <strong>la</strong><br />

corsa all’autodifesa, con impegni finanziari enormi, con armamenti sempre più<br />

sofisticati e costosi, ha caratterizzato i rapporti tra l’Est e l’Ovest con momenti di<br />

profonda drammaticità: nel 1956 quando i carri armati dell’armata rossa invasero<br />

l’Ungheria, nel 1961 quando si eresse a Berlino il “Muro” del<strong>la</strong> vergogna e nel 1968<br />

quando ancora l’armata rossa entrò in Cecoslovacchia per sostituire i governanti.<br />

La “cortina di ferro” ha impedito che le popo<strong>la</strong>zioni dell’Est emigrassero nei paesi<br />

dell’Ovest visti come l’Eldorado, anche se <strong>la</strong> maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del<br />

socialismo reale credeva che in Occidente gli operai erano privati dai loro diritti di<br />

<strong>la</strong>voratori. La perestrojka di Gorbaciov ha portato l’URSS a non presentarsi più<br />

come <strong>la</strong> guardiana dei Paesi alleati e ha permesso che un nuovo vento soffiasse<br />

all’Est.<br />

Nel breve spazio di qualche settimana si è assistito al<strong>la</strong> sgreto<strong>la</strong>mento di un<br />

castello, di un sistema, di un mondo fino a ieri inespugnabile, ma sempre all’erta nel<br />

far sentire <strong>la</strong> propria minaccia, e negli anni Settanta citato come modello per risolvere<br />

le congiunture economiche dell’Occidente. “Tutto è avvenuto ad un ritmo che mozza<br />

il fiato, suscitando altrettanta inquietudine che speranze, altrettante incertezze che<br />

compiacimenti”. 138<br />

Una delle cause prime di questo crollo del<strong>la</strong> “cortina di ferro” è stata <strong>la</strong> situazione<br />

economica di tutti i Paesi, in testa <strong>la</strong> Russia. Paesi ricchi di risorse, ma a causa di<br />

coloro che, ad ogni livello, esercitavano il potere nel nome di una ideologie politica<br />

che non ha cambiato i cuori e guarito gli uomini dai loro egoismi personali e<br />

ambizioni, hanno creato crisi economica e morale a tutti i livelli non più sostenibile se<br />

non si vuole minacciare <strong>la</strong> sopravvivenza dei Paesi.<br />

137 Apocalisse 14:9,10; 18:2,4.<br />

138 VIOLA Sandro, La Repubblica, 10/11/1989, p. 2.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 793


CAPITOLO XIX<br />

La caduta del<strong>la</strong> cortina di ferro significa libertà, non solo di pensare, ma anche di<br />

dire le cose e di operare in modo diverso.<br />

Dopo <strong>la</strong> celebrazione del secondo centenario del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, che nel<br />

XIX secolo ha cambiato il volto dell’Europa e dell’Occidente in genere, i cui princìpi<br />

sono stati iscritti nel<strong>la</strong> carta costituzionale degli Stati Uniti e nel nostro secolo hanno<br />

visto una valida applicazione con <strong>la</strong> caduta del colonialismo, si è assistito ad una<br />

nuova Rivoluzione che ha cambiato <strong>la</strong> geografia del pianeta Terra.<br />

Questa nuova Rivoluzione socialista dovrebbe mettere le basi per una società<br />

diversa, non di tipo Occidentale, ma comunque ad essa collegata, dove <strong>la</strong> giustizia,<br />

l’equità e <strong>la</strong> dignità del<strong>la</strong> persona siano maggiormente rispettate. La realtà è tale che<br />

<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>vita organizzata impone <strong>la</strong> propria forza.<br />

La caduta del<strong>la</strong> cortina di ferro ha una implicazione nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di portata<br />

p<strong>la</strong>netaria.<br />

Il mondo fino a ieri si presentava diviso tra: USA, Europa Occidentale e Giappone<br />

da una parte, Europa dell’Est con <strong>la</strong> Russia, alcuni Paesi Arabi, in genere poveri di<br />

petrolio, e Cina dall’altra. Il mondo ora si presenta in modo diverso.<br />

Caduta <strong>la</strong> seconda superpotenza e svanita una ideologia politico sociale che ha<br />

fatto sognare generazioni di proletari nell’Occidente e negli altri Paesi, il mondo non<br />

è più diviso in due blocchi contrapposti e non costituisce neppure un blocco unico.<br />

Con una superpotenza in disarmo si è in un tempo in cui ognuno fa come vuole e<br />

l’equilibrio sembra ancora più instabile di prima.<br />

In questo contesto il Vecchio Continente, cessando di essere un “semplice campo<br />

di manovre militari e di battaglie ideologiche per conto terzi, non più semplice<br />

appendice di <strong>storia</strong> altrui, l’Europa torna ed essere il luogo dal quale passa il futuro<br />

del mondo”, 139 creando con l’America un nuovo At<strong>la</strong>ntismo, dove <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione è<br />

su un piano di parità e i Paesi dell’Est sono terra di conquista per i propri mercati.<br />

I muri sono crol<strong>la</strong>ti, le ideologie sono nel crepuscolo inoltrato, i popoli guardano<br />

al domani nel miraggio di una maggiore tranquillità e sicurezza, sperando contro ogni<br />

speranza. Si desidera una società con valori di giustizia, solidarietà, dove il più forte<br />

non prevarichi il debole, ma l’illegalità e il malcostume si esprimono con forza<br />

rinnovata.<br />

La forza unificante nel<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> “Casa comune” europea, nel “vil<strong>la</strong>ggio<br />

mondiale” del pianeta Terra, ha nel<strong>la</strong> tradizione del<strong>la</strong> religione cristiana, le cui vere<br />

dottrine non interessano a nessuno, quei valori etici, patrimonio di ogni cultura, e<br />

hanno caratterizzato per secoli <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei popoli dall’At<strong>la</strong>ntico agli Urali. Sono<br />

portati all’attenzione dei potenti e dei popoli dal<strong>la</strong> voce di Roma, e Giovanni Paolo II,<br />

da quando è salito al soglio pontificio, non cessa di ricordarli. Scrive il cardinale<br />

Martini: “Questa evoluzione che caratterizza l’Europa, con le sue istanze etiche e con<br />

tutte le sue fragilità e indeterminatezze, interpel<strong>la</strong> profondamente <strong>la</strong> Chiesa e ciascuno<br />

di noi. Apparentemente potrebbe sembrare che i cristiani non siano direttamente<br />

139 ZUCCONI Vittorio, La Repubblica, 14/12/1989.<br />

794<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

coinvolti in tutto questo processo. Invece è <strong>la</strong> Chiesa stessa a essere provocata e<br />

interrogata da questi avvenimenti. Su un piano propriamente pastorale ad essa spetta<br />

operare un discernimento spirituale, con il quale guidare e orientare le scelte ai vari<br />

livelli e da parte delle diverse persone... Come ha ricordato Giovanni Paolo II,<br />

l’imperativo che nasce è quello del<strong>la</strong> costruzione di una nuova Europa: “Il momento è<br />

propizio per raccogliere le pietre dei muri abbattuti e costruire insieme <strong>la</strong> casa<br />

comune”. Un’Europa unita e intera - dall’At<strong>la</strong>ntico agli Urali, dal Mare del Nord al<br />

Mare Mediterraneo -, non più divisa in due tronconi o ridotta al<strong>la</strong> so<strong>la</strong> parte<br />

occidentale. E nello stesso tempo, un’Europa <strong>la</strong> cui unità è proiettata su un orizzonte<br />

p<strong>la</strong>netario, nel<strong>la</strong> piena consapevolezza che l’unificazione europea dev’essere una<br />

tappa fondamentale e ineludibile verso <strong>la</strong> meta finale da raggiungere che è<br />

l’unificazione e <strong>la</strong> pacificazione di tutto il mondo. - In ogni caso, come <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci<br />

insegna, l’identità culturale dell’Europa non può prescindere dal riferimento alle sue<br />

radici cristiane - tanto che l’identità europea risulta incomprensibile senza il<br />

cristianesimo che ne è l’anima. - La nuova situazione del nostro continente ci chiede,<br />

perciò, di fare ogni sforzo in questo senso, per assicurare un’unità che o sarà cristiana<br />

o non esisterà affatto”. 140<br />

Riteniamo che siano coerenti con <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> le parole del socialista francese Léon<br />

Blum, espresse dopo <strong>la</strong> seconda guerra mondiale già nel 1945. “Io sarei qui partendo<br />

dal<strong>la</strong> logica del ragionamento come dall’associazione delle idee, a intravedere, in<br />

mezzo al corpo internazionale, l’opportunità di un’altra presenza. È al<strong>la</strong> corte di<br />

Roma che penso, al<strong>la</strong> Santa Sede apostolica. La sua partecipazione sullo stesso piano<br />

di quel<strong>la</strong> degli Stati sarebbe di per se stesso il segno più straordinario che,<br />

nell’universo di domani, delle altre potenze conteranno come le potenze temporali. La<br />

sua cooperazione attiva permetterebbe di salire su un piano superiore e di rego<strong>la</strong>re<br />

mediante dei “concordati” generali tutte queste categorie di litigi con gli Stati che,<br />

all’interno del quadro nazionale, alterano <strong>la</strong> vita politica e conducono a insuperabili<br />

conflitti. Il ruolo converrebbe sicuramente a una Chiesa che è pacifica per essenza,<br />

poiché incarna una religione di pace, e che lo è anche per funzione, se posso<br />

esprimermi in questo modo, poiché <strong>la</strong> sua costituzione è di ordine internazionale.<br />

L’influenza pontificia si è sempre esercitata e si esercita ancora in favore di una pace<br />

organica fondata sul<strong>la</strong> giustizia, sull’uguaglianza dei popoli e delle persone, sul<strong>la</strong><br />

santità dei contratti… La pace è necessaria al<strong>la</strong> Chiesa, e non è meno certo che il<br />

concorso del<strong>la</strong> Chiesa sarebbe infinitamente vantaggioso all’opera d’organizzazione<br />

pacifica”. 141<br />

La guerra ai santi<br />

“Costoro guerreggeranno contro l’Agnello, e l’Agnello<br />

li vincerà, perché egli è il Signore dei signori, e il Re dei re;<br />

140<br />

C.M. Martini, o.c., pp. 228,229,234.<br />

141<br />

BLUM Léon, A l’échelle humaine, Gallimard, 1945; in Le Saint-Siège dans les re<strong>la</strong>tions internationales, sotto <strong>la</strong><br />

direzione di Joël-Benoît d’Onorio, Cerf, Paris 1989.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 795


CAPITOLO XIX<br />

796<br />

e vinceranno anche quelli che sono con lui, i chiamati, gli<br />

eletti e fedeli”. 142<br />

Queste parole di Giovanni possono suggerire le riflessioni che seguono.<br />

Gli Stati Europei coalizzati non permetteranno che il popolo di Dio abbia <strong>la</strong> libertà<br />

di adorare Dio e di servirlo secondo <strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>. I Faraoni del nuovo Egitto diranno<br />

come quello del tempo di Mosè: “Chi è l’Eterno che io debba ubbidire al<strong>la</strong> sua voce?<br />

... Io non conosco l’Eterno ... Andate a fare quello che vi è imposto!”. 143 Cos’è questo<br />

voler osservare <strong>la</strong> Legge di Dio? Quello che chiedete è un pretesto per non assumervi<br />

impegni nei confronti del<strong>la</strong> società che ha problemi di varia natura. La Nazione ha<br />

bisogno delle vostre ore di culto.<br />

Ci si opporrà ai santi dell’Altissimo nel nome di giuste cause socio-politicheeconomiche-paritarie;<br />

essi saranno considerati nemici dello Stato e del benessere<br />

pubblico per il loro non conformarsi a un sistema di interesse comune, nel nome di<br />

Dio ma che non tiene conto del<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>.<br />

Le azioni dei figli di Dio, come ai tempi di Mosè in Egitto, saranno accompagnate<br />

da opere potenti che si contrapporranno ai falsi miracoli operati da coloro che saranno<br />

animati da uno spirito diverso.<br />

Gli adoratori, i sostenitori, coloro che accetteranno l’autorità del<strong>la</strong> bestia e ne<br />

avranno così ricevuto il marchio, cercheranno di opprimere gli adoratori di Dio da lui<br />

sigil<strong>la</strong>ti.<br />

Il pastore riformato Ro<strong>la</strong>nd de Pury, in una sua conferenza tenuta a Vichy nel<strong>la</strong><br />

primavera del 1978, dopo aver considerato l’intolleranza del lontano passato, disse:<br />

“Tutto può ricominciare”. 144<br />

Il giudizio sul<strong>la</strong> donna<br />

Quale sarà <strong>la</strong> conseguenza di questa lotta è ciò che il capitolo XVIII<br />

dell’Apocalisse presenta in tutta <strong>la</strong> sua drammaticità.<br />

Il versetto 16 del capitolo XVII <strong>la</strong> riassume con poche parole, ma <strong>la</strong>pidarie:<br />

“Le dieci corna che hai vedute nel<strong>la</strong> bestia odieranno <strong>la</strong><br />

meretrice e <strong>la</strong> renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda, e mangeranno<br />

le sue carni e <strong>la</strong> consumeranno col fuoco. Poiché Iddio ha<br />

messo in cuor loro di eseguire il suo disegno e di avere un<br />

142 Apocalisse 17:14.<br />

143 Esodo 5:2,4.<br />

144 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, La Réforme, ou le scandale du Dieu caché, in Foi et Vie, n. 5, settembre 1978, p. 52.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


medesimo pensiero e di dare il loro regno al<strong>la</strong> bestia finché<br />

le parole di Dio siano adempiute”. 145<br />

LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Dopo una “breve luna di miele” 146 quelle stesse nazioni, che prima avevano dato il<br />

potere al<strong>la</strong> bestia, le si rivolteranno contro con violenza: le passioni di parte saranno<br />

scatenate; i movimenti dissidenti che non saranno uniti al potere si manifesteranno in<br />

tutta <strong>la</strong> loro rabbia e il clericalismo raccoglierà in quel tempo gli amari frutti dei suoi<br />

abusi. Il giudizio su questa donna realizza <strong>la</strong> volontà divina.<br />

“<strong>Quando</strong> il terremoto avrà rovesciato le città delle Nazioni, quando <strong>la</strong> bestia,<br />

scrol<strong>la</strong>ndosi, avrà gettato a terra <strong>la</strong> donna che <strong>la</strong> governava, allora questa bestia<br />

manifesterà il suo carattere ateo, e rivoluzionario, apparirà nel suo furore. Allora<br />

anche appariranno meglio i nomi di bestemmia di cui essa è coperta”. 147<br />

Questa fase ultima del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> rive<strong>la</strong>ta in questo capitolo avrà dei risvolti di una<br />

drammaticità indescrivibile, di cui il terrore del<strong>la</strong> Rivoluzione francese offre una vaga<br />

idea. Se <strong>la</strong> Rivoluzione del<strong>la</strong> fine del XVIII secolo ci ha presentato delle pagine<br />

tragiche del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Europa, si ha motivo di pensare che <strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

avrà delle conseguenze ancora più gravi, più cariche di terrore, violenza, angoscia per<br />

gli uomini. È <strong>la</strong> situazione drammatica che precede il trionfo del<strong>la</strong> verità, l’intervento<br />

definitivo di Dio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. La fine del<strong>la</strong> ribellione dell’umanità nei confronti<br />

dell’Eterno. Sarà una situazione senza precedenti, difficile da immaginare e da<br />

descrivere anche perché <strong>la</strong> Bibbia non ha tanto <strong>la</strong> funzione di presentarci in anticipo i<br />

dettagli del<strong>la</strong> tragedia umana, quanto quel<strong>la</strong> di assicurare il popolo di Dio che anche<br />

in quel momento il Signore sarà presente e <strong>la</strong> speranza non verrà meno in chi ha posto<br />

<strong>la</strong> sua fiducia nel “così ha detto l’Eterno”. Se i due testimoni del capitolo XI<br />

dell’Apocalisse hanno avuto “il potere di percuotere <strong>la</strong> terra con qualunque piaga,<br />

quante volte vorranno” 148 e <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci ha presentato <strong>la</strong> Rivoluzione francese come<br />

conseguenza di una opposizione seco<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio e ai fedeli del Signore, e a<br />

seguito del<strong>la</strong> Rivoluzione si è voluto togliere al<strong>la</strong> Francia ogni forma di cristianesimo<br />

per adorare <strong>la</strong> dea ragione, cosa avverrà al<strong>la</strong> fine dei tempi quando <strong>la</strong> bestia<br />

raggiungerà <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> sua opposizione all’Eterno e i governi centralizzati<br />

dell’Europa avranno “uno stesso pensiero e daranno <strong>la</strong> loro potenza e <strong>la</strong> loro autorità<br />

al<strong>la</strong> bestia. Costoro guerreggeranno con l’Agnello e l’Agnello li vincerà.- E le dieci<br />

corna (le nazioni europee)... e <strong>la</strong> bestia odieranno <strong>la</strong> meretrice e <strong>la</strong> renderanno<br />

deso<strong>la</strong>ta e nuda, e mangeranno le sue carni e <strong>la</strong> consumeranno col fuoco” 149 e le<br />

piaghe, le ultime cadranno sul<strong>la</strong> terra sconvolgendo<strong>la</strong>? Ci limitiamo a riportare quanto<br />

145 Apocalisse 17:16,17. Il versetto 16 è del<strong>la</strong> versione Diodati. Vedere E. Bosio. L’arcivescovo Martini traduce: “Le<br />

dieci corna, che vedesti al<strong>la</strong> bestia, odieranno 1a meretrice”. P.E. Tintori O.F.M.: “Le dieci corna che hai vedute sul<strong>la</strong><br />

bestia odieranno <strong>la</strong> meretrice”.<br />

146 DOUKHAN Jacques, Le Cri du Ciel, Dammarie les Lys 1996, p. 227.<br />

147 G. Steinheil, o.c., p. 85.<br />

148 Apocalisse 11:6.<br />

149 Apocalisse 17:13-16. Vedere il nostro Capitolo X.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 797


CAPITOLO XIX<br />

ha scritto il profeta Daniele: “Sarà un tempo di angoscia, quale non se ne ebbe mai da<br />

quando esistono nazioni fino a quell’epoca”. 150<br />

Louis Gaussen morto nel 1863, che il Maestro A. Vaucher considerava come il<br />

migliore commentatore delle profezie apocalittiche, pur non avendolo sempre seguito<br />

nelle sue spiegazioni, già nel secolo scorso aveva spiegato: “Cosa è dunque, ancora<br />

una volta, questa rivoluzione, (versetti 11 e 13) se non lo stabilimento ufficiale del<strong>la</strong><br />

democrazia o del<strong>la</strong> sovranità del popolo sotto dei re cittadini in tutti gli stati<br />

dell’Impero dei <strong>la</strong>tini?... Avranno uno stesso disegno, uno stesso pensiero politico, ma<br />

quale pensiero politico? quello di “dare <strong>la</strong> loro potenza e <strong>la</strong> loro autorità al<strong>la</strong> bestia”,<br />

cioè di riconoscere ufficialmente e solennemente <strong>la</strong> sovranità del popolo, <strong>la</strong> sovranità<br />

“delle folle, delle nazioni e delle lingue”. Essi saranno ben presto “dei re”, ma dei re<br />

cittadini, dei delegati del popolo, senza scettro e senza diadema. Ci si domanderà<br />

forse: Come tutto questo finirà? La Scrittura risponde: Mediante una spaventosa<br />

anarchia, mediante una nuova rivoluzione, non più del<strong>la</strong> ragione, ma di demenza;<br />

mediante uno straripamento del<strong>la</strong> demagogia, irritata, che sommerge tutte le basi del<strong>la</strong><br />

società, Stato, Famiglia, Proprietà”. 151<br />

Il versetto 18 riepiloga tutto il capitolo XVII:<br />

798<br />

“La donna che hai veduta è <strong>la</strong> gran città che impera sui<br />

re del<strong>la</strong> terra”.<br />

Questa prostituta, <strong>la</strong> società religiosa che un tempo si confondeva con lo Stato e<br />

che da sempre domina, ora che è <strong>diventa</strong>ta un ottavo re, ha ripreso, sia pure per un<br />

breve tempo, <strong>la</strong> sua fisionomia politica meritando così il nome di gran città.<br />

Terza parte: il giudizio di Babilonia<br />

“La grandezza misteriosa del<strong>la</strong> descrizione si eleva a un pathos profetico che pone<br />

questo XVIII capitolo accanto alle pagine più grandiose del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> dell’Antico<br />

Testamento... Questo capitolo XVIII è situato tra l’annuncio del giudizio del capitolo<br />

XVII e gli inni che celebrano il giudizio compiuto XIX:19, il che determina<br />

nettamente <strong>la</strong> sua posizione”. 152<br />

Questo capitolo è un ampliamento di ciò che è stato detto nel versetto 16 e il<br />

giudizio corrisponde a quanto il capitolo XVI presenta come V, VI e VII piaga. 153<br />

“Caduta, caduta è Babilonia <strong>la</strong> grande... ”<br />

150 Daniele 12:1.<br />

151 L. Gaussen, o.c., t. III, pp. 289,290.<br />

152 LOHMEYER Ernest, Die Offenbarung des Johannes, Stuttgart, 1960, pp. 138,147; cit. da C. Brütsch, o.c., p. 290.<br />

153 Vedere il nostro Capitolo XVII.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

“E dopo queste cose vidi un altro angelo che scendeva dal<br />

cielo, il quale aveva gran potestà; e <strong>la</strong> terra fu illuminata dal<strong>la</strong><br />

sua gloria. Ed egli gridò con voce potente, dicendo:<br />

“Caduta,<br />

caduta è Babilonia <strong>la</strong> grande,<br />

ed è <strong>diventa</strong>ta albergo di demoni<br />

e ricetto d’ogni spirito immondo<br />

e ricetto d’ogni uccello immondo e abominevole.<br />

Poiché tutte le nazioni hanno bevuto del vino dell’ira del<strong>la</strong> sua fornicazione,<br />

e i re del<strong>la</strong> terra hanno fornicato con lei,<br />

e i mercanti del<strong>la</strong> terra si sono arricchiti con <strong>la</strong> sua sfrenata lussuria””. 154<br />

Come sempre, Dio, prima di mandare ad effetto un suo giudizio, prima di<br />

compiere un suo disegno, lo fa precedere dal suo appello.<br />

In questo avvertimento risplende tutta <strong>la</strong> santità del<strong>la</strong> maestà di Dio: <strong>la</strong> terra ne<br />

viene illuminata e tutti i suoi abitanti ascoltano quanto l’angelo grida con voce forte.<br />

Sono così invitati a prendere chiaramente posizione o per <strong>la</strong> luce o per le tenebre.<br />

Dio dà al<strong>la</strong> sua Chiesa, caratterizzata dal<strong>la</strong> fedeltà al<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> e ai suoi<br />

comandamenti, <strong>la</strong> potenza per compiere quest’opera garantendole <strong>la</strong> piena riuscita.<br />

“Questo angelo riprende le parole pronunciate in Apocalisse XIV:8; ma le ripete<br />

con una insistenza nuova: “Caduta, caduta è Babilonia <strong>la</strong> grande”. Non si tratta qui<br />

del<strong>la</strong> rovina materiale, sarà il terzo angelo, l’angelo del<strong>la</strong> macina che ne parlerà<br />

(XVIII:21-23); si tratta del<strong>la</strong> sua rovina spirituale e morale, e del suo stato di caduta,<br />

poiché dice l’angelo: “È <strong>diventa</strong>ta albergo di demoni e di spiriti immondi”, cioè false<br />

divinità, culto ido<strong>la</strong>trico del<strong>la</strong> Vergine e dei santi, di ogni dottrina falsa ed opposta<br />

al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di verità delle Scritture; “e ricetto di ogni uccello immondo ed<br />

abominevole” poiché là si trovano, con le dottrine, tutti i dottori di menzogna”. 155<br />

La caduta di Babilonia, <strong>la</strong> grande madre e le figlie, <strong>la</strong> cristianità infedele degli<br />

ultimi tempi, Giovanni <strong>la</strong> dipinge con termini presi in prestito dai profeti dell’Antico<br />

Testamento i quali annunciavano <strong>la</strong> rovina di Babilonia sulle rive dell’Eufrate. 156<br />

In questo sentenza di caduta viene presentato il motivo per il quale Dio compie il<br />

suo giudizio su questa società religiosa: Babilonia si è servita del nome di Dio, si è<br />

nascosta dietro l’apparenza del<strong>la</strong> religione di Cristo per abbandonarsi meglio al<strong>la</strong><br />

fornicazione, al<strong>la</strong> seduzione, al peccato e all’ido<strong>la</strong>tria.<br />

154<br />

Apocalisse18:1-3.<br />

155<br />

ROSSELET Gustave-Adolphe d’IVERNOIS, L’Apocalypse et l’Histoire, t. II, Paris 1878, p. 263; vedere Apocalisse<br />

18:21-24.<br />

156<br />

Isaia 13:19-22; Geremia 50:39. “Tutte le nazioni hanno bevuto del vino dell’ira del<strong>la</strong> sua fornicazione...” è <strong>la</strong><br />

traduzione adottata dal<strong>la</strong> maggioranza degli editori, benché il Sinaiticus A,C,Q, porti: “sono cadute per l’effetto del<br />

vino”.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 799


CAPITOLO XIX<br />

“Uscite da essa o popolo mio ... ”<br />

800<br />

“Poi udii un’altra voce dal cielo che diceva:<br />

“Uscite da essa, o popolo mio,<br />

affinché non siate partecipi dei suoi peccati<br />

e non abbiate parte alle sue piaghe;<br />

poiché i suoi peccati si sono accumu<strong>la</strong>ti fino al cielo<br />

e Dio si è ricordato delle iniquità di lei””. 157<br />

Questa dichiarazione ci porta nel tempo del<strong>la</strong> fine, prima dell’inizio delle ultime<br />

piaghe e prima che si dica “È fatto”. 158 È l’invito finale a tutti gli uomini di buona<br />

volontà che credono e vivono <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio nel<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> tradizione delle proprie<br />

denominazioni. Uomini e donne felici di aver conosciuto il Signore onorandolo con <strong>la</strong><br />

loro testimonianza e <strong>la</strong> loro vita. Hanno fatto sentire <strong>la</strong> loro voce per richiamare i<br />

propri fratelli ai valori e al<strong>la</strong> fedeltà del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. Si sono spesi per il loro Dio,<br />

ma le tradizioni, <strong>la</strong> forza delle abitudini, l’indifferenza hanno impedito ogni risveglio,<br />

ogni rinnovamento, una vera crescita nel Signore. Dio fa pervenire a questi suoi figli,<br />

al suo popolo, l’invito a rialzare il capo, a schierarsi per <strong>la</strong> verità, a rispondere al suo<br />

appello: “Uscite….!”.<br />

L. Bonnet identifica questa voce con quel<strong>la</strong> di Cristo. 159 Abbiamo qui un invito<br />

pressante alle anime sincere di uscire dal<strong>la</strong> società religiosa corrotta. Questo fa<br />

pensare che in Babilonia vi siano delle anime sincere, molte, un popolo, al quale verrà<br />

presentata <strong>la</strong> verità, perché l’accetti e <strong>la</strong> segua.<br />

Isaac William osserva che prima del<strong>la</strong> prova e del giudizio c’è <strong>la</strong> chiamata e <strong>la</strong><br />

luce illuminante di Dio. Ciò è avvenuto al tempo di Noè prima del diluvio; al tempo<br />

di Lot prima del<strong>la</strong> distruzione di Sodoma; al tempo di Giosia re d’Israele con il<br />

ritrovamento del libro del<strong>la</strong> legge, prima del<strong>la</strong> cattività; al tempo di Daniele nel<br />

pa<strong>la</strong>zzo che annunciava <strong>la</strong> presa di Babilonia; al tempo del nostro Signore a<br />

Gerusalemme prima del<strong>la</strong> sua distruzione; e possiamo aggiungere anche prima<br />

dell’anno 70; e ora, al tempo del<strong>la</strong> fine, prima che Babilonia cada e giunga il terribile<br />

giorno dell’Anticristo, c’è nel<strong>la</strong> viva e sublime immagine dell’Apocalisse, l’“angelo”<br />

che discende “dal cielo” con “grande potere”, e <strong>la</strong> terra è illuminata dal<strong>la</strong> sua<br />

presenza. Come prima che il fuoco si estingua nel buio c’è l’irrompere del bagliore<br />

del<strong>la</strong> fiamma, così prima che l’umanità giunga al<strong>la</strong> sua fine <strong>la</strong> luce dell’Evangelo<br />

illumina il mondo intero. 160<br />

Scrive il prof. J. Doukhan: “La frase è presa dal profeta Geremia. All’epoca si<br />

riferiva agli israeliti in esilio a Babilonia, per pressarli di fuggire dal<strong>la</strong> città. 161 Lo<br />

stesso appello è stato fatto a più riprese nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele. Abrahamo<br />

157 Apocalisse 18:4,5.<br />

158 Apocalisse 16:17.<br />

159 L. Bonnet, o.c, p. 427.<br />

160 WILLIAM Isaac, The Apocalypse with Notes and Reflections, London 1889, p. 345.<br />

161 Geremia 51:45.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

l’aveva intesto a Ur dei Caldei, 162 Lot a Sodoma, 163 gli israeliti in Egitto. 164 Nel<br />

Nuovo Testamento, i cristiani sono continuamente interrogati. 165 È sempre lo stesso<br />

messaggio di sradicamento e di avventura verso nuovi orizzonti”. 166<br />

Il testo non precisa che questo angelo viene dall’Est, come fa nel capitolo VII:1,<br />

ma Ezechiele XLIII:3 dipinge <strong>la</strong> gloria di Dio, che viene a distruggere <strong>la</strong> città, come<br />

proveniente dal levante.<br />

La predicazione dell’evangelo è unita all’invito all’ubbidienza. L’evangelo non si<br />

contrappone al<strong>la</strong> legge. L’obbedienza è il risultato del<strong>la</strong> grazia. All’angelo che<br />

illumina, l’uomo risponde non giustificandosi, ma con <strong>la</strong> fedeltà all’invito.<br />

Questo quadro rievoca quanto Ma<strong>la</strong>chia aveva detto dell’opera che si sarebbe<br />

compiuta prima del<strong>la</strong> realizzazione ultima del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio: “Ricordatevi delle<br />

legge di Mosè, mio servo, al quale io diedi in Herob, per tutto Israele, leggi e<br />

prescrizioni. Ecco, io vi mando Elia, il profeta. Prima che venga il giorno dell’Eterno,<br />

giorno grande e spaventevole”. 167<br />

Come il primo Elia del libro dei Re, per l’antico Israele, e Giovanni Battista, l’Elia<br />

che ha preparato <strong>la</strong> strada al Messia, che invitava il popolo al<strong>la</strong> fedeltà; così il finale<br />

Elia, l’angelo, <strong>la</strong> Chiesa fedele nell’annunciare il giudizio di Dio, proporrà <strong>la</strong> fedeltà<br />

al<strong>la</strong> grazia espressa dal<strong>la</strong> legge dell’Eterno.<br />

W. Milligan nel secolo scorso giustamente faceva notare che le parole hanno una<br />

grande importanza nell’interpretazione dell’Apocalisse. Abbiamo già trovato più<br />

volte una luce illuminante su passi del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio che in precedenza erano<br />

sembrati oscuri. “Molti sono i chiamati” che vivono all’esterno del<strong>la</strong> Chiesa, ma<br />

“pochi sono scelti”, perché “pochi” costituiscono <strong>la</strong> reale Chiesa, di coloro che si<br />

considerano poveri di spirito, mansueti e piccoli di fronte al<strong>la</strong> grandezza e al<strong>la</strong><br />

saggezza di Dio. Questi due gruppi possono camminare assieme per un certo tempo,<br />

col<strong>la</strong>borare in iniziative comuni, ma <strong>la</strong> loro unione non può durare. Il giorno viene in<br />

cui, come Cristo chiamò le sue pecore fuori dal popolo di Giuda, così ancora<br />

chiamerà le sue pecore fuori dall’“ovile” del<strong>la</strong> cristianità, e udendo <strong>la</strong> sua voce, ne<br />

usciranno e lo seguiranno. 168<br />

Per Babilonia non c’è più possibilità di ravvedimento, il tempo di grazia è finito:<br />

“Fuggite di mezzo ad essa e salvi ognuno <strong>la</strong> sua vita, guardate di non perire per<br />

l’iniquità di lei! Poiché questo è il tempo del<strong>la</strong> vendetta dell’Eterno; egli le dà <strong>la</strong> sua<br />

retribuzione. - Noi abbiamo voluto guarire Babilonia, ma essa non è guarita;<br />

abbandonate<strong>la</strong>”. 169 Rimanere in essa significa essere corresponsabili dei suoi peccati,<br />

162<br />

Genesi 12:1.<br />

163<br />

Genesi 19:12.<br />

164<br />

Esodo 12:31.<br />

165<br />

2 Corinzi 6:14; Efesi 5:11; 1 Timoteo 5:21.<br />

166<br />

J. Doukhan, o.c., p. 229.<br />

167<br />

Ma<strong>la</strong>chia 4:4,5.<br />

168<br />

MILLIGAN William, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1887, p. 306.<br />

169 Geremia 51:6,9,45.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 801


CAPITOLO XIX<br />

approvare <strong>la</strong> sua ido<strong>la</strong>tria, <strong>la</strong> sua fornicazione cioè i suoi intral<strong>la</strong>zzi con i potenti e ciò<br />

comporterà il subire le piaghe, le ultime che il Signore riverserà su lei.<br />

“Uscire da Babilonia s’impone come <strong>la</strong> so<strong>la</strong> possibilità per sfuggire al massacro,<br />

ma anche per riscoprire <strong>la</strong> propria identità al paese del<strong>la</strong> promessa. È un appello al<strong>la</strong><br />

speranza che è qui <strong>la</strong>nciato nelle strade di Babilonia, quando ancora <strong>la</strong> città vibra con<br />

tutte le sue fibre, un appello che ci riguarda tutti”. 170<br />

“Uscire da Babilonia è prima di tutto separarsi dal peccato che attira su di lei <strong>la</strong><br />

collera di Dio. Passare da una denominazione all’altra portando con sé il disordine e il<br />

vizio, non è uscire da Babilonia”. 171 “Uscire dal mondo è uscire spiritualmente dal<strong>la</strong><br />

confusione mondana e mondiale, è uscire dal peccato e di conseguenza uscire da una<br />

pietà terra terra, orizzontale, che tollera balli e piaceri, matrimoni impuri, proibizioni<br />

sottili e grosso<strong>la</strong>ne, per elevarsi verso <strong>la</strong> zona d’amore e d’adorazione in cui <strong>la</strong> fede si<br />

schiude, è uscire verticalmente dal<strong>la</strong> vita del basso per <strong>la</strong> vita dell’alto”. 172<br />

“Molto bene, ma è tutto? Abbiamo il diritto di aggiungere, con l’autore citato:<br />

“Uscire da un gruppo per andarsene, orizzontalmente, verso un altro gruppo più<br />

ristretto, a quale scopo?” Noi crediamo che una uscita orizzontale, una separazione<br />

ecclesiastica sia necessaria e legittima quando il gruppo al quale si appartiene rifiuta<br />

<strong>la</strong> libertà di credere, di praticare e d’insegnare le verità essenziali del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio<br />

(perpetuità del Decalogo, ritorno prossimo di Cristo, immortalità condizionata,<br />

battesimo per immersione dei credenti, separazione del<strong>la</strong> Chiesa dallo Stato, ecc.).<br />

Bisogna desolidarizzarsi da ogni organizzazione ecclesiastica che si ostina a restare in<br />

Babilonia. Ciò che caratterizza Babilonia è il rifiuto di pentirsi e di riformarsi. “Io le<br />

ho dato del tempo per pentirsi; ma essa non vuole pentirsi del<strong>la</strong> sua impurità”. 173 Ecco<br />

ciò che dice del<strong>la</strong> Iezebel del Nuovo Testamento. Al<strong>la</strong> Chiesa di Laodicea Gesù<br />

Cristo dice: “Abbi dunque zelo e ravvediti”. 174 Se essa non si pente, il Cristo <strong>la</strong><br />

vomiterà dal<strong>la</strong> sua bocca. Questa è una minaccia condizionata, piuttosto che una<br />

predizione che si deve fatalmente compiere. Come Babilonia ha in sé dei figli di Dio,<br />

che non sono ancora usciti, <strong>la</strong> Chiesa di Dio ha nel suo seno dei sudditi di Babilonia,<br />

che non sono ancora stati espulsi. La presenza di membri indegni non autorizza il<br />

fedele a separarsi da una Chiesa caratterizzata dal<strong>la</strong> fede e dall’obbedienza. 175 Se<br />

bisogna guardarsi con cura dal <strong>la</strong>titudinismo che considera le questioni ecclesiastiche<br />

come indifferenti e vuole che ognuno muoia nel<strong>la</strong> Chiesa in cui è nato, bisogna<br />

guardarsi anche dallo sbricio<strong>la</strong>mento e dall’individualismo. È un errore credere che<br />

una organizzazione religiosa faccia necessariamente parte di Babilonia, per il<br />

semplice fatto che è una organizzazione religiosa. L’iso<strong>la</strong>mento non risponde al<br />

pensiero divino. I credenti non hanno so<strong>la</strong>mente il dovere di separarsi dalle comunità<br />

infedeli: essi hanno ugualmente quello di raggrupparsi, di organizzarsi per <strong>la</strong> vita<br />

170 J. Doukhan, o.c., p. 230.<br />

171 A.F. Vaucher, Babylone, in Signes des Temps, maggio, 1938, p. 10.<br />

172 CARON Pierre, Le prophétisme du Réveil, 1931, p. 153; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 10.<br />

173 Apocalisse 2:21.<br />

174 Apocalisse 3:19.<br />

175 Apocalisse 4:12.<br />

802<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

sociale, l’azione e <strong>la</strong> lotta. Essi devono col<strong>la</strong>borare con tutti i mezzi disponibili al<strong>la</strong><br />

diffusione del<strong>la</strong> verità religiosa e al trionfo del<strong>la</strong> causa di Dio in seno all’umanità.<br />

Si riconosce da questo il popolo che si separa da Babilonia in risposta all’appello<br />

divino: mantiene e difende i principi del cristianesimo integrale. In fatto di morale, si<br />

mostra esigente e intransigente. Rifiuta di abbassare il livello dell’ideale evangelico<br />

per piacere alle masse, di al<strong>la</strong>rgare <strong>la</strong> porta e <strong>la</strong> via stretta per facilitarle l’accesso alle<br />

moltitudini inconvertite. Proibisce ogni ricorso al<strong>la</strong> forza materiale per far conoscere<br />

le sue dottrine. Non conta che sul<strong>la</strong> persuasione del<strong>la</strong> verità, sullo splendore<br />

dell’amore. Si astiene dal giudicare gli altri, si accontenta di istruire e di guidare.<br />

Questo popolo attira a sé gli eletti, non per attribuirsi il monopolio del vero e del<br />

bene, o per sfruttare <strong>la</strong> buona volontà a suo profitto, ma al fine di organizzare, di<br />

disciplinare e di canalizzare i loro sforzi e di preparare anche il regno che il Cristo<br />

realizzerà al momento del suo ritorno.<br />

“Anima mia - dirò con lo Steinheil, scrive il maestro Vaucher, - staccati dal<strong>la</strong> falsa<br />

Chiesa, anzitutto e in ogni caso interiormente, per unirti al<strong>la</strong> vera Chiesa mediante<br />

una franca conversione ed una ferma confessione, in modo tale che all’ora fissata da<br />

Dio ciò che è interno possa svilupparsi e manifestarsi al di fuori. Separiamoci da<br />

quanto vi è di malvagio, di falso, di peccaminoso, in una paro<strong>la</strong>: da tutto quello che<br />

appartiene a Babilonia; sia il nostro cuore affezionato a quanto vi è di diritto, di<br />

buono, di veramente cristiano” 176 ”. 177<br />

Bisogna uscire per unirsi a coloro che “osservano i comandamenti di Dio e hanno<br />

<strong>la</strong> fede in Cristo Gesù” che dal tempo del<strong>la</strong> purificazione del santuario celeste<br />

annunziano al mondo il triplice messaggio di Apocalisse XIV.<br />

“I suoi peccati si sono accumu<strong>la</strong>ti fino al cielo”. “In greco letteralmente si ha: “I<br />

suoi peccati sono stati incol<strong>la</strong>ti fino al cielo”. Holtzmann crede che questa espressione<br />

presenti l’immagine dei peccati iscritti su questo libro, i cui fogli di papiro, incol<strong>la</strong>ti<br />

gli uni agli altri, formano un rotolo che si estende fino al cielo”. 178<br />

176 G. Steinheil, o.c., p. 95<br />

177 A.F. Vaucher, o.c., p. 10.<br />

B.B. BEACH responsabile del<strong>la</strong> libertà religiosa a livello mondiale del<strong>la</strong> Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno<br />

scrive: “Gli Avventisti del 7° Giorno sono fermamente convinti che <strong>la</strong> loro Chiesa sia apparsa sul<strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

in risposta a un appello di Dio. Essi credono - e si spera che sia senza orgoglio o arroganza - che il loro movimento sia<br />

lo strumento scelto da Dio in vista del<strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione organizzata dell’“evangelo eterno”, l’ultimo messaggio divino,<br />

visto dall’angolo profetico esposto nei capitoli 14 e 18 dell’Apocalisse. Al<strong>la</strong> luce - accuratamente focalizzata - del<strong>la</strong><br />

sua comprensione profetica, <strong>la</strong> Chiesa degli Avventisti del Settimo Giorno si considera dunque come il movimento<br />

ecumenico d’orientamento escatologico di cui par<strong>la</strong> l’Apocalisse. Prima di tutto, chiama i figli di Dio a <strong>la</strong>sciare i corpi<br />

ecclesiastici “decaduti” che suscitano una opposizione religiosa crescente e sistematica ai piani divini. A questo<br />

appello a “uscire” ne fa seguito un altro, questa volta positivo, che invita questi stessi credenti a “unirsi” a un<br />

movimento d’unione mondiale - quindi ecumenico - caratterizzato dal<strong>la</strong> “fede di Gesù” e dall’osservanza dei<br />

“comandamenti di Dio” Apocalisse 14:12” Les Adventist du Septième Jour et le mouvement œcuménique, in Servir,<br />

II/86, p. 78. Di fatto <strong>la</strong> Chiesa Avventista è ecumenica “è nata in diverse Chiese in quanto gli avventisti provengono<br />

da denominazioni diverse” idem, p. 78. In altre parole, <strong>la</strong> Chiesa Avventista lontano da sminuire le divergenze<br />

dottrinali, ha <strong>la</strong> convinzione che sia un suo dovere affermare i punti dottrinali che <strong>la</strong> distinguono..<br />

178 L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 427.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 803


CAPITOLO XIX<br />

Le piaghe su Babilonia<br />

804<br />

“Rendete il contraccambio di quello che el<strong>la</strong> vi ha fatto,<br />

e rendetele al doppio <strong>la</strong> retribuzione delle sue opere;<br />

nel calice in cui ha mesciuto ad altri, mescetele il doppio.<br />

Quanto el<strong>la</strong> ha glorificato se stessa ed ha lussureggiato,<br />

tanto datele di tormento e di cordoglio.<br />

Poiché el<strong>la</strong> dice in cuor suo:<br />

“Io siedo regina<br />

e non sono vedova<br />

e non vedrò mai cordoglio”.<br />

Perciò in uno stesso giorno verranno le sue piaghe,<br />

mortalità e cordoglio e fame, e sarà consumata dal fuoco;<br />

poiché è il Signore Iddio che l’ha giudicata”. 179<br />

“L’ordine dei versetti 6 e 7 180 non è dato ai cristiani, al popolo di Cristo, che ha<br />

<strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> città, ma agli esecutori dei giudizi di Dio, al<strong>la</strong> bestia e ai re suoi alleati”. 181<br />

“Nessuna Chiesa come quel<strong>la</strong> di Roma si vanta di essere seduta come regina, di<br />

non essere vedova e non avere dolore. Essa ha il triste privilegio di essere <strong>la</strong> prostituta<br />

per eccellenza, il centro del<strong>la</strong> prostituzione, <strong>la</strong> madre delle impudicizie, o più<br />

esattamente degli impudichi”. 182<br />

In uno stesso giorno (non crediamo nel<strong>la</strong> prospettiva del giorno profetico, un anno,<br />

ma in un periodo di tempo breve), con un susseguirsi rapido degli avvenimenti, questa<br />

regina, che si considerava immortale e non si era mai creduta vedova, cioè secondo il<br />

linguaggio biblico: abbandonata e deso<strong>la</strong>ta, avrà <strong>la</strong> sua finale retribuzione.<br />

Le piaghe descritte nel capitolo XVI <strong>la</strong> colpiranno. Mortalità, cordoglio e fame<br />

saranno le conseguenze. Sarà consumata dal fuoco, cioè dal<strong>la</strong> rivoluzione politicosociale.<br />

Il trionfo del<strong>la</strong> demagogia anticlericale tutto sommergerà.<br />

Il <strong>la</strong>mento dei re su Babilonia<br />

“E i re del<strong>la</strong> terra che fornicavano e lussureggiavano<br />

con lei <strong>la</strong> piangeranno e faranno cordoglio per lei quando<br />

vedranno il fumo del suo incendio; e standosene da lungi<br />

per tema del suo tormento diranno:<br />

“Ahi! ahi! Babilonia,<br />

<strong>la</strong> gran città, <strong>la</strong> potente città!<br />

Il tuo giudizio è venuto in un momento!”” 183<br />

179 Apocalisse 18:6-8.<br />

180 Isaia 40:2; Geremia 50:29; Salmo 137:8.<br />

181 L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 427.<br />

182 K. .Auberlen o.c., p. 309.<br />

183 Apocalisse 18:9,10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

“<strong>Quando</strong> tale Chiesa è colpita dal giusto giudizio di Dio, è chiaro che non sono i<br />

veri cristiani, i santi, che si <strong>la</strong>mentano, ma i grandi del<strong>la</strong> terra, i ricchi, i re che hanno<br />

commesso adulterio con lei, i mercanti e gli armatori che si sono arricchiti<br />

dell’abbondanza del suo lusso... La prostituta non ha fatto nessun male ai re e ai<br />

potenti, non li ha ripresi per i loro peccati; ha piuttosto appianato per loro con ogni<br />

facilità il cammino del cielo; è servita come briglia o morso per mantenere i popoli<br />

sotto <strong>la</strong> loro obbedienza, ha fatto da polizia per conto dei governatori... Pure i<br />

commercianti l’amavano: contribuiva a mantenere <strong>la</strong> pace; gli affari marciavano bene<br />

sotto <strong>la</strong> sua protezione, i capitali fruttavano forti interessi...; essa non alzava <strong>la</strong> voce<br />

contro il lusso e l’amore dei comforts che sono causa di tanto sperpero e che per<br />

conseguenza mettono tanti soldi in circo<strong>la</strong>zione; essa stessa si è adagiata nel comfort;<br />

essa ha ricercato <strong>la</strong> <strong>la</strong>na e si è preoccupata poco delle pecore! Allo Spirito, alle virtù<br />

dall’alto, al<strong>la</strong> città celeste, ai beni eterni, ha dato poco conto; <strong>la</strong> carne, il suo<br />

ornamento di prostituta, ecco ciò di cui si è preoccupata; lontano dall’arrestare <strong>la</strong><br />

corruzione, essa non ha fatto che aumentar<strong>la</strong> e accelerar<strong>la</strong>, poiché non aveva sale in se<br />

stessa”. 184<br />

“Alle sentenze pronunciate dall’alto del cielo, rispondono dei <strong>la</strong>menti sul<strong>la</strong> terra. I<br />

re del<strong>la</strong> terra non sono evidentemente i dieci re incaricati del<strong>la</strong> distruzione di<br />

Babilonia, ma gli altri re che si sono <strong>la</strong>sciati sedurre da lei e hanno seguito l’esempio<br />

del<strong>la</strong> sua ido<strong>la</strong>tria e del<strong>la</strong> sua corruzione”. 185<br />

Vi è sempre alleanza tra le bestia e Babilonia, tra il mondo e il potere pseudoreligioso.<br />

Per questo i re del<strong>la</strong> terra piangeranno <strong>la</strong> rovina del<strong>la</strong> “gran città”, <strong>la</strong><br />

vecchia Europa dal<strong>la</strong> quale traevano i loro profitti.<br />

Il <strong>la</strong>mento dei mercanti su Babilonia<br />

“I mercanti del<strong>la</strong> terra piangeranno e faranno cordoglio<br />

per lei, perché nessuno compera più le loro mercanzie:<br />

mercanzie d’oro, d’argento, di pietre preziose, di perle, di<br />

lino fino, di porpora, di seta, di scar<strong>la</strong>tto; e ogni sorta di<br />

legno odoroso, e ogni sorta d’oggetti d’avorio e ogni sorta<br />

d’oggetti di legno preziosissimo e di rame, di ferro e di<br />

marmo, e <strong>la</strong> cannel<strong>la</strong> e le essenze, e i profumi, e gli<br />

unguenti, e l’incenso e il vino, e l’olio, e il fior di farina, e il<br />

grano, e i buoi, e le pecore, e i cavalli, e i carri, e i corpi e<br />

le anime d’uomini. E i frutti che l’anima tua appetiva se ne<br />

sono andati lungi da te; e tutte le cose delicate e sontuose<br />

sono perdute per te e non si troveranno mai più. I mercanti<br />

di queste cose che sono stati arricchiti da lei se ne staranno<br />

184<br />

K. Auberlen, o.c., p. 299.<br />

185<br />

L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 428; vedere Apocalisse 17:12,16,17. Il <strong>la</strong>mento ricorda quello sul<strong>la</strong> città di Tiro in<br />

Ezechiele 26:16-18.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 805


CAPITOLO XIX<br />

806<br />

da lungi per tema del suo tormento, piangendo e facendo<br />

cordoglio, e dicendo:<br />

“Ahi! Ahi!<br />

<strong>la</strong> grande città<br />

ch’era vestita di lino fino e di porpora e di scar<strong>la</strong>tto,<br />

e adorna d’oro e di pietre preziose e di perle!<br />

Una cotanta ricchezza è stata devastata in un momento””. 186<br />

I prodotti diversi del commercio che affluivano e andavano nei paesi di tutto il<br />

mondo sono elencati per fare rilevare, da una parte, il lusso e le delizie del<strong>la</strong> grande<br />

città e, dall’altra parte, le perdite subite dai mercanti che si arricchiscono dei loro<br />

traffici e che ora non sanno più a chi vendere le proprie mercanzie. 187 Con l’Europa<br />

tutte le nazioni sono coinvolte e l’Apocalisse annuncia una paralisi di tutte le attività.<br />

Non si può non vedere in questo brano il commercio che <strong>la</strong> Chiesa romana<br />

amministra. Nelle città, attorno ai grandi santuari, mete di pellegrini e centri<br />

taumaturgici, luoghi sacri al<strong>la</strong> tradizione, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione vive del commercio del<strong>la</strong><br />

Chiesa, condizionando il popolo a sostenere il papato e <strong>la</strong> sua ido<strong>la</strong>tria a motivo<br />

dell’interesse materiale che trova in esso. I mercanti non piangono <strong>la</strong> religione, ma il<br />

guadagno che questa dava a loro. Nel libro degli Atti troviamo una pagina simile.<br />

“Grande è <strong>la</strong> Diana degli Efesi” (le cui statue sono state poi adorate con il nome del<strong>la</strong><br />

Vergine) gridavano gli artigiani di quel<strong>la</strong> dea incitando il popolo contro gli apostoli<br />

Paolo e Barnaba perché con <strong>la</strong> loro predicazione, annunciando l’Evangelo, aveva<br />

messo in crisi <strong>la</strong> loro attività artigianale con tutto quanto essa apportava. 188<br />

La Chiesa ha fatto commercio di tutto e con tutti, e per questo è immensamente<br />

ricca. Ha perfino fatto commercio dei “corpi” e delle “anime d’uomini”.<br />

“Questo commercio del<strong>la</strong> Chiesa è rimasto unico nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità”. 189<br />

Giovanni sceglie le parole con cura per indicare questa compravendita. Non si<br />

tratta di un commercio di mummie, non avrebbe molto arricchito <strong>la</strong> Chiesa e sarebbe<br />

durato poco, come <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Egitto ce lo dimostra. Se ci fosse stata nel testo<br />

so<strong>la</strong>mente l’espressione “anime d’uomini” avremmo potuto pensare che Giovanni,<br />

come Luca in Atti 190 , indicasse le persone. Se Giovanni avesse usato l’espressione “e i<br />

corpi d’uomini” si sarebbe potuto pensare a dei prigionieri schiavi, che non contano<br />

che come <strong>la</strong> carne da vendere, come è scritto nel libro dei Maccabei 191 quando<br />

Nicatore promise di dare 90 corpi di schiavi giudei per un talento d’oro. Giovanni<br />

scrive “e i corpi e le anime d’uomini” che si potrebbe tradurre “e dei cadaveri e delle<br />

186 Apocalisse 18:11-16. Il versetto 14 “con il discorso diretto a Babilonia, interrompe manifestamente <strong>la</strong> descrizione<br />

del disastro subito dai mercanti. Il versetto 15 è unito strettamente al versetto 13. Si congettura che questo versetto 14<br />

si trovasse originariamente dopo le parole del versetto 23: “La voce dello sposo e del<strong>la</strong> sposa non si sarebbe più<br />

sentita presso di te”” L. Bonnet, o.c., t. IV, pp. 428,429.<br />

187 Vedere L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 428. Per lusso e delizie: Apocalisse 18:3,7,14; commercio: 18:11.<br />

188 Atti 19:23-41.<br />

189 L. Gaussen, o.c., t. III, Paris 1849, p. 353.<br />

190 Atti 2:41; 7:14; 27:37.<br />

191 2 Maccabei 8:11.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

anime degli uomini”. “Certamente questo commercio è rimasto unico nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

dell’umanità. Io cerco - scrive il Gaussen - al di fuori di Roma e in tutto l’universo,<br />

compreso anche l’antica Roma dei pagani, che facevano dèi i Cesari, io cerco se si sia<br />

visto una città o un pontefice o una religione che abbia mercanteggiato delle anime, e<br />

non ne trovo alcuna. I preti pagani vendevano bene qualche volta ai loro fedeli i<br />

favori dei loro dèi per delle liberazioni terrene, per delle guarigioni dalle ma<strong>la</strong>ttie, dei<br />

soccorsi nelle tempeste, dei successi nel<strong>la</strong> guerra, delle piogge per le siccità, o delle<br />

belle giornate dopo <strong>la</strong> pioggia; MA MAI PER DELLE LIBERAZIONI CELESTI, MAI PER SALVARE DELLE<br />

ANIME DAVANTI AL GIUDIZIO, MAI PER ACQUISTARE PER LORO IL CIELO, MAI PER ASSICURARE A LORO UN<br />

POSTO NELL’ETERNITÀ... I Turchi anche vendevano i talismani, e i neri dei feticci, per<br />

preservare i loro acquirenti dal<strong>la</strong> mortalità in tempo di peste, o dalle pallottole in<br />

tempo di guerra. Ma vendere delle anime d’uomini, vendere <strong>la</strong> salvezza di Dio alle<br />

anime, vendere alle anime il paradiso, l’eternità, no, mai. Al contrario, Maometto si fa<br />

dire da Dio nel Corano, nel capitolo ‘‘delle afflizioni’’: “Coloro dei quali <strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia<br />

sarà pesante di buone opere, andranno in paradiso; e coloro per i quali <strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia sarà<br />

leggera di buone opere, andranno all’inferno in un fuoco così caldo che non posso<br />

esprimerne il calore”. 192 Ma riscattare qualche anima da questo inferno, ma fare uscire<br />

con dei soldi qualche anima da questo fuoco dell’altro mondo, no, mai, né Maometto,<br />

né i mufti di Bagdad o di Costantinopoli l’avevano preteso. Questo commercio non<br />

appartiene che al<strong>la</strong> Roma dell’Anticristo... solo l’Anticristo perdona tale o tal altro<br />

peccato. Commercio di corpi e di anime ha detto Giovanni, i corpi distinti dalle<br />

anime. Gli Egiziani, ai tempi di Abramo, imbalsamavano i loro morti illustri e li<br />

conservavano allo stato di mummie. I loro medici vi <strong>la</strong>voravano per 40 giorni, dice<br />

Erodoto; e durante altri 30 giorni li <strong>la</strong>sciavano immersi in carbonato di sodio (al<br />

nitro); e il popolo, come ci dice <strong>la</strong> Genesi, li piangeva durante questi 70 giorni. 193 Ma<br />

non veniva a nessuno, presso gli Egiziani, l’idea di venderli; e a nessuno quel<strong>la</strong> di<br />

acquistarli! Mai! I pagani dell’antica Roma bruciavano i loro morti e raccoglievano<br />

con cura le loro ceneri in delle urne funerarie; ma avrebbero essi venduto per<br />

qualsiasi prezzo queste ceneri e queste urne? Mai! I primi cristiani seppellivano i loro<br />

trapassati - esempio Stefano... ma ebbero mai l’idea di vendere il loro cadavere? Non<br />

sapevano essi che Dio, per prevenire il culto abominevole dei morti, aveva dichiarato<br />

cose impure il solo toccare un cadavere, le sue ossa, il suo sepolcro, o il letto, o <strong>la</strong> sua<br />

tenda stessa? Questa impurità legale durava sette giorni, e ci si doveva purificare pena<br />

<strong>la</strong> morte... Un figlio che toccava il corpo del<strong>la</strong> madre, era sottomesso a questa legge<br />

come gli altri e non poteva entrare nel<strong>la</strong> casa di Dio. 194 Questo commercio produce<br />

per Roma immense ricchezze. Queste mercanzie erano vendute: ai re, alle città, ai<br />

regni, agli imperatori, ma il centro di questo commercio, <strong>la</strong> sua amministrazione, i<br />

suoi burocrati e i suoi agenti saranno in Roma. Questi corpi saranno venduti a pezzi,<br />

saranno messi nelle urne, messi in esposizione e si chiederanno dei soldi per vederli,<br />

si faranno dei viaggi ed enormi spese per contemp<strong>la</strong>rli”. 195<br />

192 Corano, tomo II, p. 373; versione di Du Ryes, Amsterdam 1746; cit. L. Gaussen, o.c., t. III, p. 353.<br />

193 Genesi 50:2.<br />

194 Levitico 21:1; 22:3; Numeri 19:11-13.<br />

195 L. Gaussen o.c., pp. 353-355.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 807


CAPITOLO XIX<br />

Come Giovanni poteva scrivere in un modo più chiaro il commercio delle<br />

indulgenze, delle reliquie, delle messe ?<br />

Il <strong>la</strong>mento dei navigatori su Babilonia<br />

808<br />

“E tutti i piloti e tutti i naviganti e i marinai e quanti<br />

trafficano sul mare se ne staranno da lungi, e vedendo il<br />

fumo del suo incendio esc<strong>la</strong>meranno:<br />

“Qual città era simile a questa gran città?”<br />

Getteranno del<strong>la</strong> polvere sul capo e grideranno, piangendo<br />

e facendo cordoglio diranno:<br />

“Ahi! ahi!<br />

La gran città<br />

nel<strong>la</strong> quale tutti coloro che avevano navi in mare<br />

si erano arricchiti con <strong>la</strong> sua magnificenza!<br />

In un momento el<strong>la</strong> è stata ridotta in un deserto””. 196<br />

Al <strong>la</strong>mento dei re che traevano <strong>la</strong> loro gloria dall’alleanza con Babilonia, segue il<br />

<strong>la</strong>mento dei mercanti che vedono cadere in rovina i loro commerci e paralizzata<br />

l’attività dei navigatori al loro servizio, grazie ai quali traevano i propri profitti.<br />

Come l’antica Babilonia, lo splendore dei caldei aveva i suoi commerci che si<br />

estendevano per tutto il mondo dall’Oriente fino in Occidente, dalle colonne d’Ercole<br />

fino alle fredde coste del Mar Baltico, così <strong>la</strong> “gran città” <strong>la</strong> vecchia Europa estende i<br />

suoi interessi su tutto il mondo: da Nord a Sud, dall’estremo Oriente, all’estremo<br />

Occidente mediante <strong>la</strong> sua ramificazione; mediante i suoi tentacoli che avvolgono il<br />

mondo intero, fa affluire nelle sue piazze, nelle nazioni europee i tesori di tutta <strong>la</strong><br />

terra e dalle proprie nazioni espande <strong>la</strong> propria produzione. Giovanni dice che tutto<br />

ciò è giunto al<strong>la</strong> sua fine.<br />

“C’è una ironia amara nel<strong>la</strong> esc<strong>la</strong>mazione che è propriamente una paro<strong>la</strong> di<br />

ammirazione: “quale città era simile al<strong>la</strong> grande città?”. 197 Babilonia non ha nessuna<br />

che le assomigli nel<strong>la</strong> sua rovina presente, come nel suo splendore passato”. 198<br />

Rallegramenti per <strong>la</strong> distruzione di Babilonia<br />

“”Rallegratevi d’essa, o cieli,<br />

o voi santi, ed apostoli e profeti,<br />

196<br />

Apocalisse 18:17-19. Questa terza categoria di persone che si <strong>la</strong>mentano del<strong>la</strong> propria rovina <strong>la</strong> si trova anche in<br />

Ezechiele 27:26 e seg.<br />

197<br />

“L’espressione “quale città era simile al<strong>la</strong> grande città” (Apocalisse 18:18) riprende <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> dell’adorazione<br />

del<strong>la</strong> bestia, “chi è simile al<strong>la</strong> bestia” (Apocalisse 13:4); entrambe ricalcano “chi è come Dio!” degli antichi israeliti in<br />

adorazione davanti a Dio (Esodo 15:11,12; Michea 7:18)” J. Doukhan, o.c., p. 231.<br />

198<br />

L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 429; vedere Apocalisse 13:4.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

rallegratevi poiché Dio, giudicando<strong>la</strong>,<br />

vi ha reso giustizia”.<br />

Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come<br />

una gran macina, e <strong>la</strong> gettò nel mare dicendo:<br />

“Così sarà con impeto precipitata Babilonia,<br />

<strong>la</strong> gran città,<br />

e non sarà più ritrovata.<br />

E in te non sarà più udito suono di arpisti,<br />

né di musici, né di f<strong>la</strong>utisti, né di sonatori di tromba;<br />

né sarà più trovato in te artefice alcuno d’arte qualsiasi,<br />

né s’udirà più in te rumore di macina.<br />

E non rilucerà più in te lume di <strong>la</strong>mpada<br />

e non s’udirà più in te <strong>la</strong> voce di sposo e di sposa;<br />

perché i tuoi mercanti erano i principi del<strong>la</strong> terra,<br />

perché tutte le nazioni sono state sedotte dalle tue malie””. 199<br />

Che contrasto tra le <strong>la</strong>mentazioni che precedono e <strong>la</strong> gioia al<strong>la</strong> quale sono invitati<br />

gli abitanti del cielo, i santi, i credenti, gli apostoli e i profeti del<strong>la</strong> nuova alleanza il<br />

cui sangue è stato abbondantemente sparso. La gioia che provano per <strong>la</strong> caduta di<br />

Babilonia si confonde con l’adorazione delle vie di Dio, che fa trionfare <strong>la</strong> sua<br />

giustizia e santità, ve<strong>la</strong>te fino a quel momento dai disordini che crea il peccato.<br />

Come l’antica Babilonia è stata distrutta senza possibilità per lei di ricostruzione,<br />

così <strong>la</strong> moderna Babilonia giungerà al<strong>la</strong> sua fine ed il suo giudizio sarà definitivo ed<br />

irremovibile. Giovanni prende dal profeta Geremia l’immagine del<strong>la</strong> macina che<br />

viene precipitata nel mare. 200<br />

Il coro celeste ricorda che Babilonia non ha conosciuto so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> febbre del<br />

commercio e le vertigini del<strong>la</strong> voluttà, ma anche il suono delicato del f<strong>la</strong>uto,<br />

dell’arpa, <strong>la</strong> dolcezza del<strong>la</strong> musica più elevata e sublime, <strong>la</strong> fatica perseverante<br />

dell’artigiano e l’attività del <strong>la</strong>voratore. Le <strong>la</strong>mpade che illuminano le tavole del<strong>la</strong><br />

famiglia, <strong>la</strong> voce dello sposo e del<strong>la</strong> sposa che si scambiano parole affettuose e<br />

d’amore non hanno impedito <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> gran città. Anche questo vivere cade<br />

sotto il giudizio di Dio perché non è santificato dal<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>. La voce dell’amore è<br />

sostituita dal silenzio del<strong>la</strong> morte. 201 I mercanti hanno dominato il mondo; i re ed i<br />

potenti se lo sono troppo asservito perché tutti quanti hanno amoreggiato con <strong>la</strong><br />

Chiesa. La fede in Cristo è stata il più delle volte un groviglio di superstizioni e di<br />

tradizioni. La sua fine non poteva che essere inevitabile.<br />

Siamo al compimento di quanto l’angelo rive<strong>la</strong>tore aveva detto al profeta Daniele:<br />

“Poi si terrà il giudizio e gli verrà tolto il dominio, che verrà distrutto e annientato per<br />

sempre. E il regno e il dominio e <strong>la</strong> grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli<br />

199 Apocalisse 18:20-23.<br />

200 Geremia 51:64.<br />

201 Vedere Geremia 25:10; 7:34; 16:9; 25:10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 809


CAPITOLO XIX<br />

saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutti i<br />

domini lo serviranno e gli ubbidiranno”. 202<br />

È il giorno dell’espiazione che giunge al suo compimento.<br />

Come negli evangeli l’annuncio del<strong>la</strong> caduta di Gerusalemme corrisponde al<br />

sorgere del<strong>la</strong> Chiesa, così <strong>la</strong> caduta di Babilonia nell’Apocalisse è seguita dal sorgere<br />

del<strong>la</strong> nuova Gerusalemme.<br />

In Babilonia si trova il sangue dei martiri e degli uccisi del<strong>la</strong> terra<br />

810<br />

“”E in lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi<br />

e di tutti quelli che sono stati uccisi sopra <strong>la</strong> terra””. 203<br />

La causa del giudizio su Babilonia è il sangue dei martiri e dei profeti. Il fatto che<br />

venga detto che in Babilonia si “è trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti<br />

quelli che sono stati uccisi sul<strong>la</strong> terra”, non è una iperbole. C’è in questa<br />

dichiarazione una analogia con quello che Gesù diceva nei confronti di<br />

Gerusalemme. 204 Tutte le violenze e le persecuzioni dai tempi di Abele fino a quelle<br />

di Cristo, sono ricadute su quel<strong>la</strong> generazione contemporanea del Maestro che aveva<br />

avuto il privilegio di udire <strong>la</strong> “Paro<strong>la</strong> fatta carne” e l’ha rigettata, rendendosi solidale<br />

con tutti i peccati delle generazioni precedenti. Così è dell’ultima generazione che,<br />

dopo aver respinto apertamente l’ultimo appello di Dio, che ha illuminato tutta <strong>la</strong><br />

terra, subirà le conseguenze di tutto il male che è stato fatto contro i figli di Dio, nei<br />

confronti dell’umanità, del creato, dal<strong>la</strong> sua creazione in poi. C’è anche <strong>la</strong><br />

responsabilità morale di coloro che si sono perduti perché non adeguatamente istruiti.<br />

Gli antenati seminano e i posteri raccolgono.<br />

Mediante tale giudizio di condanna è stata resa giustizia ai santi. Babilonia è<br />

ubriaca del sangue di coloro che seguono le orme dell’Agnello.<br />

Quarta parte:<br />

Gioia in cielo per <strong>la</strong> caduta di Babilonia e l’annuncio delle nozze<br />

dell’Agnello<br />

Il capitolo XIX è <strong>la</strong> continuazione di quanto è stato esposto nei capitoli precedenti.<br />

Il capitolo XVIII presenta <strong>la</strong> distruzione di Babilonia “con l’ultima delle sette<br />

piaghe... e precede immediatamente il ritorno del Cristo e gli avvenimenti del<strong>la</strong><br />

fine”. 205 Con <strong>la</strong> distruzione di Babilonia l’Agnello e <strong>la</strong> sua sposa, <strong>la</strong> Chiesa, sono<br />

pronti per le nozze. Tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> biblica ed ecclesiastica è raffigurata da due donne:<br />

una pura e l’altra impura. Queste due donne rivaleggiano costantemente. <strong>Quando</strong> <strong>la</strong><br />

202 Daniele 7:26,27.<br />

203 Apocalisse 18:24.<br />

204 Matteo 23:35.<br />

205 L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 430; vedere Apocalisse 19:11 e seg.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

rivale s’impossessa del<strong>la</strong> casa, <strong>la</strong> sposa ne viene scacciata, ma nel momento in cui <strong>la</strong><br />

prostituta è giudicata e condannata, le nozze con <strong>la</strong> donna fedele si possono celebrare<br />

senza ostacoli.<br />

Questo capitolo XIX celebra il trionfo di Cristo e <strong>la</strong> fedeltà del<strong>la</strong> sua sposa.<br />

“Contrasto quasi incredibile dopo l’orazione funebre, ecco ora un cantico celeste,<br />

intonato a tre riprese, esattamente come i pianti dei re, dei mercanti e dei marinai si<br />

erano innalzati per tre volte”. 206<br />

I canti che risuonano nel cielo celebrano <strong>la</strong> rovina di Babilonia e le nozze<br />

dell’Agnello, segnano il trionfo del regno di Dio. Essi formano anche <strong>la</strong> conclusione<br />

del<strong>la</strong> visione precedente e preparano <strong>la</strong> seguente con <strong>la</strong> quale si presenta il ritorno di<br />

Cristo e <strong>la</strong> sua vittoria finale sul<strong>la</strong> bestia e il falso profeta e l’imprigionamento del<br />

dragone.<br />

Primo canto degli esseri celesti<br />

“Dopo queste cose udii come una gran voce d’una<br />

immensa moltitudine nel cielo, che diceva:<br />

“Alleluia!<br />

La salvezza e <strong>la</strong> gloria e <strong>la</strong> potenza appartengono al nostro Dio;<br />

perché veraci e giusti sono i suoi giudizi;<br />

poiché Egli ha giudicata <strong>la</strong> gran meretrice<br />

che corrompeva <strong>la</strong> terra con <strong>la</strong> sua fornicazione<br />

e ha vendicato il sangue dei suoi servitori,<br />

ridomandandolo dal<strong>la</strong> mano di lei””. 207<br />

L’Apostolo ode come una grande voce d’una fol<strong>la</strong> immensa. Coloro che cantano<br />

non sono visibili. Giovanni sente le parole che essi pronunciano. Ricordano quelle del<br />

capitolo XII:10-12 che celebrano <strong>la</strong> prima sconfitta del dragone e dei suoi angeli.<br />

Esse sono introdotte da un: Alleluia! “Lodate l’Eterno!” col quale si esprime <strong>la</strong> gioia<br />

del cielo per il trionfo del<strong>la</strong> giustizia di Dio. Nel libro dei Salmi, <strong>la</strong> prima volta che<br />

echeggia un Alleluia è dopo l’affermazione che “spariranno i peccatori dal<strong>la</strong> terra e<br />

gli empi non saranno più”. 208 La loro sparizione provoca le lodi degli angeli perché fa<br />

risplendere <strong>la</strong> gloria e <strong>la</strong> potenza di Dio, stabilisce il suo regno, e procura <strong>la</strong> salvezza<br />

al<strong>la</strong> Chiesa, che <strong>diventa</strong> <strong>la</strong> sposa perfetta dell’Agnello.<br />

Secondo canto dei rappresentanti del Popolo di Dio<br />

206 H. Lilje, o.c., p. 237.<br />

207 Apocalisse 19:1,2.<br />

208 Salmo 104:35.<br />

“E dissero una seconda volta:<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 811


CAPITOLO XIX<br />

812<br />

“Alleluia!”<br />

Il suo fumo sale per i secoli de’ secoli. E i ventiquattro<br />

anziani e le quattro creature viventi si gettarono giù e<br />

adorarono Iddio che siede sul trono, dicendo:<br />

“Amen! Alleluia!””. 209<br />

“Questo secondo Alleluia conferma il primo. I1 suo fumo è quello che proviene da<br />

Babilonia. È detto che esso sale nei secoli dei secoli perché <strong>la</strong> distruzione di Babilonia<br />

è definitiva. Essa non si rialzerà più dalle sue ceneri”. 210 È un’espressione comune al<br />

linguaggio orientale per affermare che <strong>la</strong> distruzione sarà assoluta e che nul<strong>la</strong> rimarrà<br />

di essa, se non il ricordo del<strong>la</strong> sua distruzione. “Per sempre una tale abominazione e<br />

una tale insolenza non dovrà rialzarsi”. 211<br />

I ventiquattro anziani sono i rappresentanti del popolo eletto, dei riscattati,<br />

dell’antica e del<strong>la</strong> nuova Alleanza. Il numero 24 risulta dall’addizione dei 12<br />

patriarchi, capi delle tribù d’Israele, e dei 12 apostoli di Gesù Cristo. Giovanni non<br />

dice chi sono gli anziani; li considera so<strong>la</strong>mente come i rappresentanti del<strong>la</strong> Chiesa<br />

trionfale, assieme alle quattro creature viventi che rappresentano <strong>la</strong> creazione animata<br />

nel<strong>la</strong> sua totalità. Essi non fanno intendere un cantico speciale; confermano so<strong>la</strong>mente<br />

quello che è stato appena cantato e che sta per essere cantato dal<strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong>, essi<br />

assieme pronunciano un solenne “Amen, sì, è così! Alleluia!” Il loro “amen” accentua<br />

l’assoluta certezza, che è al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> lode celeste.<br />

Tutta <strong>la</strong> creazione approva l’opera di Dio, conferma e appoggia i suoi giusti<br />

giudizi.<br />

Terzo canto di tutti i servitori<br />

“E una voce partì dal trono dicendo:<br />

“Lodate il nostro Dio,<br />

voi tutti suoi servitori,<br />

voi che lo temete, piccoli e grandi””. 212<br />

Questa voce che esce dal trono non è <strong>la</strong> voce di Dio, né quel<strong>la</strong> di Cristo che è<br />

celebrato come “l’Agnello” nel canto seguente. È piuttosto <strong>la</strong> voce di uno dei quattro<br />

esseri viventi, che si trovavano “in mezzo e attorno al trono”. 213<br />

I membri del<strong>la</strong> Chiesa terrestre sono invitati ad unirsi a questa lode del cielo.<br />

Unendosi al coro degli angeli l’umanità liberata anticipa l’accordo finale tra cielo e<br />

terra.<br />

209 Apocalisse 19:3,4.<br />

210 L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 431.<br />

211 C. Brütsch, o.c., p. 304.<br />

212 Apocalisse 19:3.<br />

213 Apocalisse 4:6.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

È giunta l’ora che il nome di Dio, per lungo tempo disprezzato e offuscato dal<strong>la</strong><br />

nebbia del peccato, sia messo in luce e riceva quel<strong>la</strong> lode che gli è dovuta.<br />

“Poi udii come <strong>la</strong> voce d’una gran moltitudine e come il<br />

suono di molte acque e come il rumore di forti tuoni che<br />

diceva:<br />

“Alleluia!<br />

poiché il Signore Iddio nostro,<br />

l’Onnipotente, ha preso a regnare.<br />

Rallegriamoci e giubiliamo e diamo a lui <strong>la</strong> gloria,<br />

poiché sono giunte le nozze dell’Agnello,<br />

e <strong>la</strong> sua sposa si è preparata;<br />

e le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro;<br />

poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi””. 214<br />

Come per il primo coro, Giovanni non vede <strong>la</strong> moltitudine, egli ode so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong><br />

sua voce, che assomiglia al rumore delle grandi acque e del tuono. Essa loda<br />

l’Onnipotente che ha ripreso a regnare. Dobbiamo notare però che il regno ed il<br />

dominio di Dio non sono mai venuti meno, ed in tutti i secoli le sue mani hanno<br />

diretto il corso del<strong>la</strong> vita di questo mondo. Però <strong>la</strong> terra, questa minusco<strong>la</strong> provincia<br />

dell’universo, giaceva sotto l’influenza di Satana che ne era il principe, il quale,<br />

appoggiandosi sul<strong>la</strong> debolezza e sul<strong>la</strong> concupiscenza degli uomini, è riuscito ad<br />

imporre nel<strong>la</strong> maggior parte dell’umanità <strong>la</strong> sua stolta e nefasta volontà. È giunto però<br />

il tempo in cui questa potenza sta per essere debel<strong>la</strong>ta e quindi annientata, e allora il<br />

Signore potrà dominare, quale Re incontestato, in un mondo rigenerato e purificato da<br />

ogni male.<br />

Questa moltitudine “si rallegra e trasale di allegrezza per il trionfo del regno di<br />

Dio. Questo trionfo è celebrato come le nozze dell’Agnello, <strong>la</strong> consumazione<br />

dell’unione del Messia con <strong>la</strong> Chiesa; <strong>la</strong> sua sposa (in greco <strong>la</strong> sua donna), secondo<br />

l’immagine che dai profeti è passata presso tutti gli scrittori del Nuovo<br />

Testamento”. 215<br />

Queste nozze dell’Agnello hanno fatto sorgere un problema. Alcuni hanno visto<br />

nel<strong>la</strong> sposa <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme e negli invitati alle nozze i credenti. Le due<br />

opinioni anziché contrastanti sono concilianti. Spesso si usa nel linguaggio biblico <strong>la</strong><br />

forma letterale del<strong>la</strong> metonimia con <strong>la</strong> quale si menziona il contenente per indicare il<br />

contenuto. La Nuova Gerusalemme del capitolo XXI, è chiamata <strong>la</strong> sposa. Con il<br />

nome del contenente si indica il contenuto. La Chiesa nel<strong>la</strong> sua totalità è <strong>la</strong> sposa, i<br />

singoli membri che <strong>la</strong> compongono sono gli invitati alle nozze e formano <strong>la</strong> sposa<br />

214 Apocalisse 19:6-8.<br />

215 L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 431. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto messo tra parentesi. Nell’Antico<br />

Testamento l’Eterno è chiamato frequentemente: sposo, fidanzato di Israele (Osea 2:16,19,21; Geremia 2:2; 3:1-4;<br />

Ezechiele 16:7,8; Isaia 54:5; 61:10; 62:5). È assente sia nell’Antico Testamento sia nel giudaismo l’identificazione<br />

del Messia con lo sposo. Giovanni Battista per primo fa questa identificazione: Giovanni 3:28-31<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 813


CAPITOLO XIX<br />

amata da Cristo che “ha dato se stesso per lei, al fine di santificar<strong>la</strong>, dopo aver<strong>la</strong><br />

purificata con il <strong>la</strong>vacro dell’acqua mediante <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>, al fine di far egli stesso<br />

comparire dinanzi a sé questa Chiesa, gloriosa, senza macchia, senza ruga o cosa<br />

alcuna simile, ma santa ed irreprensibile”. 216 “Il banchetto delle nozze non significa<br />

altra cosa che le nozze stesse”. 217<br />

La sposa, scrive Giovanni, “si è preparata”. Con questa espressione l’Apostolo<br />

riassume l’attitudine del<strong>la</strong> Chiesa fedele attraverso i secoli. Essa non si è instal<strong>la</strong>ta da<br />

regina e da padrona del mondo; non si è presentata da gran signora; sapeva di essere<br />

pellegrina e straniera. Non ha assunto neppure un atteggiamento contemp<strong>la</strong>tivo e<br />

passivo. È perché desiderava questo gran giorno che ha partecipato al<strong>la</strong> sofferenza del<br />

mondo additando agli uomini il ritorno dello Sposo. “Malgrado tutta <strong>la</strong> sua debolezza,<br />

essa “si è preparata”. Si è tenuta salda, a dispetto di tutti coloro che, increduli o<br />

superstiziosi, l’hanno dichiarata liquidata. Essa non ha accettato i partiti vantaggiosi<br />

che le si offrivano. Si è rifiutata ostinatamente di essere <strong>la</strong> padrona dei Cesari. Ha<br />

mantenuto <strong>la</strong> fede, malgrado le facezie triviali sul suo fidanzato che <strong>la</strong> faceva<br />

aspettare da molto tempo”. 218<br />

Il Messia è chiamato l’Agnello per ricordare al<strong>la</strong> Chiesa che l’ha riscattata con il<br />

suo sangue prezioso e che so<strong>la</strong>mente per l’effetto di questa redenzione può apparire al<br />

suo fianco vittoriosa “gloriosa, senza macchia né ruga, ma santa ed irreprensibile”.<br />

Il segreto del<strong>la</strong> sua fedeltà consiste nell’aver accettato questa veste di lino fino,<br />

risplendente e puro. “Secondo l’uso orientale, è lo sposo che fornisce l’abito delle<br />

nozze. La sposa non ha tessuto il ‘‘fino lino splendido, puro’’ con le sue mani agili;<br />

essa non ha acquistato con i suoi propri meriti un imponente corredo da sposa, e non è<br />

neppure il caso di cantare, dopo una prima strofa in onore del Cristo, una seconda che<br />

esalti <strong>la</strong> sposa. Pure “le opere giuste dei santi” sono preparate in anticipo da Dio al<br />

fine di essere praticate. Non per questo non sono più vere e più pure”. 219<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> donna rifiuta questo abito del<strong>la</strong> grazia e ne preferisce un altro, c’è per<br />

lei <strong>la</strong> corruzione.<br />

Il colore splendente e puro forma un contrasto forte con <strong>la</strong> sontuosità sfacciata e<br />

sanguinaria del<strong>la</strong> grande prostituta.<br />

Conclusione<br />

814<br />

“E l’angelo mi disse: “Scrivi: Beati quelli che sono<br />

invitati al<strong>la</strong> cena delle nozze dell’Agnello”. E mi disse:<br />

“Queste sono le veraci parole di Dio””. 220<br />

216 Efesi 5:25-27.<br />

217 L. Bonnet, o.c., t. IV, p. 432.<br />

218 C. Brütsch, o.c., pp. 305,306.<br />

219 Idem, pp. 306,307; vedere Efesi 2:10.<br />

220 Apocalisse 19:8.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

L’angelo, dopo aver presentato <strong>la</strong> quarta beatitudine dell’Apocalisse, assicura<br />

Giovanni e i lettori che quanto ha udito ed ha scritto “sono le veraci parole di Dio” !<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 815


Introduzione<br />

Capitolo XX<br />

L’VIII RE<br />

«Daniele profetizza per il nostro tempo, e specialmente<br />

per il nostro tempo. Ed ecco perché <strong>la</strong> sua <strong>profezia</strong> (come<br />

tutte le profezie escatologiche) è oggi di una attualità<br />

evidente» André Lamorte. 1<br />

«La visione dei capitoli X a XII (del profeta Daniele) sviluppa quel<strong>la</strong> del capitolo<br />

VIII, 2 ed è, nei confronti di questa, ciò che il capitolo VII è per il capitolo II. La<br />

1 LAMORTE André, Le problème du temps dans le prophétisme hébreu, Paris 1960, p. 131.<br />

2 Come abbiamo avuto modo di dire, il capitolo 8 di Daniele trova <strong>la</strong> sua realizzazione nei capitoli 9, 10, 11, e 12.<br />

Per tale motivo presentiamo <strong>la</strong> seguente scheda riassuntiva:<br />

L’opera del<br />

La grande opera contro Dio, il suo popolo e <strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong><br />

Le domande di Daniele 8:13<br />

piccolo<br />

hanno le risposte in Daniele 7, 8,9,11,12<br />

corno Domande R i s p o s t e<br />

Daniele Daniele Daniele 8: Daniele 7: Daniele 9: Daniele 11:<br />

8:9-12 8:13 14,17,25,26 20,25,26.<br />

2:45<br />

24,27 31-35,40,45<br />

Daniele 11<br />

riprende e<br />

spiega <strong>la</strong><br />

visione di<br />

Daniele 8<br />

v. 9<br />

... uscì un<br />

piccolo corno,<br />

che diventò<br />

molto (smisuratamente)<br />

grande verso<br />

mezzogiorno,<br />

verso levante,<br />

e verso il<br />

paese splendido.<br />

a)<br />

Fino a quando<br />

durerà <strong>la</strong> visione<br />

b)<br />

fino a quando<br />

il continuo sarà<br />

abolito<br />

c)<br />

<strong>la</strong> ribellione<br />

che produce<br />

<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

v. 20<br />

appariva<br />

maggiore<br />

delle altre<br />

corna<br />

Daniele 12:<br />

6-12<br />

Daniele 12<br />

indica dei<br />

periodi<br />

profetici in<br />

re<strong>la</strong>zione a<br />

quanto detto<br />

in Daniele<br />

8 e 11


CAPITOLO XX<br />

v. 11b<br />

e il luogo del<br />

suo santuario<br />

fu abbattuto<br />

v. 11a<br />

Si elevò anzi<br />

fino al capo<br />

di quell’eser-<br />

cito,<br />

gli tolse il<br />

continuo<br />

v.11a<br />

Si elevò anzi<br />

fino al capo<br />

di<br />

quell’esercito,<br />

816<br />

d)<br />

(fino a quando)<br />

il santuario<br />

sarà deso<strong>la</strong>to<br />

b)<br />

sarà abolito il<br />

continuo<br />

c)<br />

<strong>la</strong> ribellione<br />

che produce<br />

<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

v. 14<br />

Fino a 2300<br />

sere e mattine,<br />

poi il<br />

santuario sarà<br />

purificato.<br />

v. 25<br />

insorgerà<br />

contro il<br />

Principe dei<br />

principi.<br />

v. 25<br />

Proferirà<br />

parole contro<br />

l’Altissimo<br />

v. 24<br />

Settanta settimane<br />

sono<br />

state tagliate<br />

via per il tuo<br />

popolo<br />

v. 31<br />

sarà soppresso<br />

il continuo<br />

e vi collocherannol’abominazione<br />

che cagiona<br />

<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

v. 32<br />

Quelli che<br />

hanno vio<strong>la</strong>to<br />

il patto<br />

v. 9,11,12<br />

Da quando è<br />

stato soppresso<br />

il continuo...<br />

beato<br />

chi giunge a<br />

1335 giorni.<br />

v. 11<br />

Dal tempo<br />

che sarà soppresso<br />

il con-<br />

tinuo<br />

e sarà rizzata<br />

l’abominazio<br />

ne che cagiona<br />

<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

vi saranno<br />

1290<br />

giorni.<br />

v. 10<br />

ma gli empi<br />

agiranno empiamente.<br />

Nessuno degli<br />

empi capirà,<br />

ma capiranno<br />

i savi<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


v. 10<br />

Si ingrandì<br />

fino a giungereall’esercito<br />

del cielo;<br />

fece cadere in<br />

terra parte di<br />

quell’esercito<br />

e delle stelle<br />

e le calpestò.<br />

v. 12a<br />

L’esercito gli<br />

fu dato in<br />

mano a motivo<br />

del<strong>la</strong> ribellione.<br />

v. 24<br />

distruggerà il<br />

popolo dei<br />

santi.<br />

v. 12b<br />

il corno gettò<br />

a terra <strong>la</strong><br />

verità.<br />

e)<br />

l’esercito sarà<br />

calpestato<br />

v. 25<br />

Ridusse allo<br />

stremo i santi<br />

dell’Altissimo<br />

per un tempo,<br />

dei tempi e <strong>la</strong><br />

metà di un<br />

tempo»<br />

v. 25<br />

penserà di<br />

mutare i<br />

tempi e <strong>la</strong><br />

legge.<br />

(per un tempo,<br />

dei tempi<br />

e <strong>la</strong> metà di<br />

un tempo»)<br />

v. 33<br />

E i savi tra il<br />

popolo ne<br />

istruiranno<br />

molti ma sarannoabbattuti<br />

dal<strong>la</strong> spada<br />

e dal fuoco,<br />

dal<strong>la</strong> cattività<br />

e dal saccheggio,<br />

per<br />

un certo tempo.<br />

v. 35<br />

di quei savi<br />

ne saranno<br />

abbattuti alcuni,<br />

per affinarli<br />

per purificarli<br />

per imbiancarli<br />

sino al<br />

tempo del<strong>la</strong><br />

fine… perché<br />

questa non<br />

avverrà che al<br />

tempo stabilito<br />

L’VIII RE<br />

v. 7<br />

per un tempo<br />

dei tempi e <strong>la</strong><br />

metà di un<br />

tempo (1260<br />

giorni) e<br />

quando <strong>la</strong> forza<br />

del popolo<br />

santo sarà interamenteinfranta,<br />

allora<br />

tutte queste<br />

cose si compiranno.<br />

v. 10<br />

Molti (savi)<br />

saranno...<br />

affinati<br />

purificati<br />

imbiancati<br />

… ma gli empi<br />

agiranno<br />

empiamente.<br />

Questi fatti<br />

dureranno tre<br />

anni e mezzo.<br />

Finiranno<br />

quando <strong>la</strong> po-<br />

tenza del popolo<br />

sarà inte-<br />

ramente infranta.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 817


CAPITOLO XX<br />

<strong>profezia</strong> propriamente detta è contenuta nel capitolo XI, al quale il X serve di prologo<br />

e il XII di epilogo». 3<br />

Questa porzione del libro di Daniele non ci presenta soltanto <strong>la</strong> <strong>storia</strong> fino al II<br />

secolo a.C., come dicono oggi i commentatori, ma <strong>la</strong> <strong>storia</strong> che giunge fino «al tempo<br />

del<strong>la</strong> fine», al<strong>la</strong> conclusione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Affinché sia ben chiaro al lettore che questo<br />

scritto del profeta presenta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di venticinque secoli, l’angelo Gabriele dice<br />

subito all’uomo di Dio, fin dall’inizio del<strong>la</strong> sua rive<strong>la</strong>zione: «Sono venuto a farti<br />

comprendere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni; perché è una visione<br />

che concerne l’avvenire». 4 «Questa espressione (“ultimi giorni”) indica qui, come<br />

818<br />

a)<br />

Fino a quando<br />

durerà <strong>la</strong><br />

visione?<br />

v. 17<br />

(<strong>la</strong> visione)<br />

concerne il<br />

tempo del<strong>la</strong><br />

fine<br />

v. 25<br />

fino a che il<br />

corno sarà infranto,<br />

senza<br />

opera di mano<br />

v. 26<br />

«”poi” si terrà<br />

il giudizio e<br />

gli sarà tolto<br />

il dominio,<br />

che verrà distrutto<br />

e annientato<br />

per<br />

sempre».<br />

2:45<br />

senza opera di<br />

mano.<br />

v. 27<br />

finché <strong>la</strong><br />

completa<br />

distruzione<br />

che è decretata<br />

non<br />

piombi sul<br />

devastatore.<br />

vv. 40,45<br />

al tempo del<strong>la</strong><br />

fine ... giungerà<br />

al<strong>la</strong> sua<br />

fine, e nessuno<br />

gli darà<br />

aiuto.<br />

Domande:<br />

v. 6<br />

<strong>Quando</strong> sarà<br />

<strong>la</strong> fine di queste<br />

meraviglie<br />

(questi fatti<br />

straordinari)?<br />

v. 8<br />

Quale sarà <strong>la</strong><br />

fine di queste<br />

cose?<br />

Risposte:<br />

v. 7<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong><br />

forza del popolo<br />

sarà interamenteinfranta.<br />

v. 9,11,12<br />

Va Daniele ...<br />

Dal tempo<br />

che sarà soppresso<br />

il continuo<br />

... vi saranno<br />

1290<br />

giorni. Beato<br />

chi giunge a<br />

1335 giorni.<br />

3<br />

AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 76. Una divisione più esatta di<br />

questo brano è:<br />

a) introduzione 10:1-11:1;<br />

b) rive<strong>la</strong>zione propriamente detta 11:2-12:3;<br />

c) conclusione del discorso e di tutto il libro: 12:4-13.<br />

Vedere La Bible Annotée, Ancien Testament - Les prophètes, t. II, Daniel, Neuchâtel, p. 316.<br />

4<br />

Daniele 10:14; confr. 11:40.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

altrove, l’avvenire più lontano che possa raggiungere l’occhio del profeta, e nel quale<br />

si avrà <strong>la</strong> realizzazione del piano divino». 5<br />

Il capitolo X di Daniele porta un contributo importante all’angelologia: ci aiuta a<br />

capire l’interdipendenza fra il cielo e <strong>la</strong> terra. A giudicare dai nostri sensi, si direbbe<br />

che le esperienze umane siano senza ripercussione nel cielo. In questo capitolo si alza<br />

il sipario, sia pure per breve tempo, ed allora si vede come i fatti dell’umanità siano in<br />

diretto collegamento con le forze celesti che guidano e dirigono verso il fine segnato<br />

dal<strong>la</strong> provvidenza. 6<br />

«Il capitolo X getta una luce molto importante sul mondo degli spiriti e sul ruolo<br />

che giocano nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> questi invisibili attori. Non mancano passi analoghi a questo, 7<br />

ma nessuno è così chiaro e insegna tante cose. Che gli angeli siano gli istruttori di cui<br />

si serve <strong>la</strong> provvidenza divina per conservare il mondo e il governo, è una verità<br />

generale confermata dalle Scritture e partico<strong>la</strong>rmente nelle due apocalissi, poiché è là<br />

soprattutto che viene sollevato il velo che ci separa dal mondo invisibile. In tutta <strong>la</strong><br />

natura, pure nei fenomeni ordinari e rego<strong>la</strong>ri, <strong>la</strong> Bibbia riconosce un’azione degli<br />

angeli. 8 È <strong>la</strong> stessa cosa nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, e il nostro capitolo ne è <strong>la</strong> prova principale. Noi<br />

vi vediamo che ogni regno del<strong>la</strong> terra ha al<strong>la</strong> sua testa un angelo partico<strong>la</strong>re. In<br />

opposizione a questi angeli, e al<strong>la</strong> testa del regno di Dio, d’Israele, si trova Micael...<br />

Egli ha per alleato in questa lotta un altro angelo considerato da Hofmann come il<br />

buon angelo del<strong>la</strong> gentilità, incaricato dal Signore a realizzare in essa il suo decreto di<br />

salvezza. È naturale che sia precisamente questi ad informare Daniele del<strong>la</strong> sorte che<br />

le potenze di questo mondo faranno subire al popolo di Dio. Permette al profeta di<br />

gettare uno sguardo sui combattimenti invisibili ai quali sono abbandonati i capi degli<br />

angeli, combattimenti il cui risultato deve decidere chi prevarrà presso i re del<strong>la</strong> terra,<br />

lo spirito del mondo opposto a Dio, o lo spirito buono che <strong>la</strong>vora per realizzare il suo<br />

regno». 9<br />

In questo capitolo Daniele, come Giovanni, «vide tutto d’un tratto davanti a lui<br />

non il Dio del Sinai che scuoteva il cielo e <strong>la</strong> terra e folgorava i suoi nemici, ma il<br />

Sommo Sacerdote, il cui avvicinamento lo riempì dell’indicibile terrore che Dio solo<br />

5 La Bible Annotée, o.c., p. 319.<br />

6 Daniele aveva pregato in favore del suo popolo in difficoltà nel<strong>la</strong> Palestina dopo il rimpatrio, a seguito dell’editto<br />

di Ciro del 536 a.C. Un angelo potente fu mandato presso Ciro re di Persia per influenzarlo e indurlo al<strong>la</strong> benevolenza<br />

nei riguardi d’Israele (vedere 10:2,12,13). Già precedentemente questo messaggero celeste era stato accanto a Dario il<br />

Medo fin dal suo primo anno (11:1). L’angelo, dopo <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione che fa al profeta, deve ritornare presso il re di<br />

Persia (10:20,21) per aiutarlo nel<strong>la</strong> conduzione dell’impero affinché non agisca in modo sconveniente nei confronti<br />

del popolo di Dio. Finché il re di Persia o 1a monarchia persiana sarà uno strumento nelle mani di Dio, per il bene del<br />

suo popolo, sarà assistita dall’angelo del Signore, quando avrà compiuto <strong>la</strong> sua opera, l’angelo lo <strong>la</strong>scerà ed il re di<br />

Javan, cioè di Grecia, sorgerà per combatter<strong>la</strong>.<br />

«Il capo del regno di Persia» (10:13,20) «non si tratta qui del re, ma di un angelo preposto al regno di Persia»<br />

come pure lo è «il capo di Javan» La Bible de <strong>la</strong> Pleide, nota. Frédéric de ROUGEMONT precisa: «Senza dubbio qualche<br />

angelo caduto» La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, précédée d’une brève interprétation des prophéties de Daniel, Neuchâtel<br />

1862, p. 33. Questi capi erano al servizio di Satana. Vedere Ellen WHITE, Prophets and Kings, Montain View, 1917,<br />

1943, pp. 571,572.<br />

7 Giobbe 1:7; 2:1 e seg.; Zaccaria 3:1,2; Giuda 9; Apocalisse 12:7 e seg.<br />

8 Giovanni 5:4; Ebrei 1:7; Apocalisse 7:1-3; 16:15.<br />

9 K. Auberlen, o.c., pp. 76,77.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 819


CAPITOLO XX<br />

può produrre sull’uomo. Questa apparizione era per Daniele piena di insegnamento.<br />

Egli riconobbe certamente in questo Dio uomo il Figlio dell’uomo che, nel<strong>la</strong> visione<br />

delle quattro bestie,... aveva ottenuto lo scettro del mondo senza combattere». 10<br />

«Questo essere che appare qui, sotto forma umana... che indica con questa semplice<br />

paro<strong>la</strong> un Uomo, è il Messia, cioè l’Eroe divino che è sempre <strong>la</strong> figura centrale del<br />

libro». 11<br />

Daniele ha questa rive<strong>la</strong>zione nel 534 a.C., nel terzo anno di Ciro.<br />

Nel capitolo XI Daniele non ha nessuna visione; l’angelo gli presenta gli<br />

avvenimenti politici e militari che riguardano <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del popolo di Dio senza<br />

simboli, ma in forma letterale.<br />

Lo stile di Daniele in questo capitolo è talmente letterale che i commentatori<br />

moderni, quasi all’unanimità, affermano che l’autore del nostro libro non presenta<br />

avvenimenti per lui nel futuro, ma quelli già avvenuti e del suo tempo, vivendo lui<br />

stesso nel II secolo avanti Cristo. Come vedremo, questo modo di spiegare urta contro<br />

una realtà storica ben diversa e farebbe di questo scrittore una persona alquanto male<br />

informata soprattutto degli avvenimenti del suo tempo. Del resto, come<br />

dimostreremo, questo capitolo XI, il cui discorso viene completato nei primi versetti<br />

del capitolo XII, ci porta nel tempo del<strong>la</strong> fine, uscendo quindi dal quadro storico del<br />

II secolo avanti Cristo.<br />

Dall’Impero Medo-Persiano a quello Greco<br />

820<br />

«E ora ti farò conoscere <strong>la</strong> verità. Ecco, sorgeranno<br />

ancora in Persia tre re; poi il quarto diventerà molto più<br />

ricco di tutti gli altri; e quando sarà <strong>diventa</strong>to forte per le<br />

sue ricchezze, solleverà tutti contro il regno di Javan.<br />

10 F. de Rougemont, o.c., pp. 32,33.<br />

11 FABRE d’ENVIEU Jules, Livre du prophète Daniel, t. II, Paris 1891, p. 1336.<br />

Con il capitolo 10 Daniele raggiunge il grado più elevato nel<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. È passato dal sogno, capitolo 2, al<strong>la</strong><br />

visione, capitoli 7, 8, al<strong>la</strong> visita dell’angelo, capitolo 9, al<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione e visione diretta del Signore, capitoli 10 e 12.<br />

Daniele 10:5,6.<br />

«... alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo, vestito<br />

di lino, con attorno ai fianchi una cintura d’oro<br />

d’Ufaz. Il suo corpo era come un crisolito, <strong>la</strong> sua<br />

faccia aveva l’aspetto del<strong>la</strong> folgore, i suoi occhi erano<br />

come fiamme di fuoco, le sue braccia e i suoi piedi<br />

parevano terso rame, e il suono del<strong>la</strong> sua voce era<br />

come il rumore d’una moltitudine».<br />

Apocalisse 1:10,12-15.<br />

«... udii dietro a me una gran voce, come d’una<br />

tromba... Io mi voltai per vedere <strong>la</strong> voce che mi<br />

par<strong>la</strong>va; e come mi fui voltato, vidi sette cande<strong>la</strong>bri<br />

d’oro; e in mezzo ai cande<strong>la</strong>bri uno somigliante a un<br />

figlio d’uomo, vestito d’una veste lunga fino ai piedi,<br />

e cinto d’una cintura d’oro all’altezza del petto. E il<br />

suo capo e i suoi capelli erano come neve; e i suoi<br />

occhi erano come una fiamma di fuoco; e i suoi piedi<br />

erano simili a terso rame, arroventato in una fornace, e<br />

<strong>la</strong> sua voce era come <strong>la</strong> voce di molte acque».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Allora sorgerà un re potente, che eserciterà un gran<br />

dominio e farà quel che vorrà». 12<br />

L’VIII RE<br />

«Questa predizione riprende, per sviluppar<strong>la</strong>, <strong>la</strong> visione del montone e del becco<br />

(del capitolo VIII) e <strong>la</strong> spiegazione che ne era stata data a Daniele. Essa disegna prima<br />

di tutto in pochi tratti <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> monarchia persiana e del<strong>la</strong> monarchia greca fino<br />

allo spezzettamento dell’impero di Alessandro». 13<br />

La rive<strong>la</strong>zione è data a Daniele nel III anno di Ciro e gli viene detto che devono<br />

sorgere ancora tre re, dal<strong>la</strong> cui lista Ciro, malgrado l’avviso contrario di Lutero,<br />

Calvino e dall’abate Crampon, deve essere escluso. 14<br />

Questi tre re, già secondo Gero<strong>la</strong>mo, Teodoreto e numerosi commentatori, furono:<br />

Cambise (528-522), figlio di Ciro e suo primo successore; l’usurpatore Gaumata o<br />

pseudo Smerdis (522-521) 15 e Dario I figlio di Istarpe (521-486).<br />

Il quarto re, molto ricco, viene identificato con Serse I (486-465), chiamato nel<strong>la</strong><br />

Bibbia Assuero, di cui 1a Ester del<strong>la</strong> Bibbia fu moglie. Questo re che accumulò<br />

immense ricchezze, sollevò tutto il suo regno e l’Asia contro <strong>la</strong> Grecia, organizzando<br />

<strong>la</strong> disastrosa campagna militare conclusasi con una grande sconfitta.<br />

Dopo Serse il trono medo-persiano fu occupato da Artaserse Longimane, che nel<br />

457 a.C. promulgò il decreto con il quale Gerusalemme riacquistava il suo diritto<br />

legis<strong>la</strong>tivo, giuridico ed esecutivo, dando inizio alle settanta settimane (del capitolo<br />

IX), prima parte dei 2300 giorni-anni (del capitolo VIII).<br />

Dopo Artaserse lo scettro passò nelle mani di altri otto re insignificanti, l’ultimo<br />

dei quali fu Dario Codomano che, nelle battaglie di Granico, Isso e Arbe<strong>la</strong>, metteva<br />

fine al regno medo-persiano vinto da Alessandro Magno.<br />

I commentatori sono unanimi nel riconoscere che il «re potente, che eserciterà un<br />

grande dominio e farà quello che vorrà» fu Alessandro Magno che, secondo lo storico<br />

Giustino, si fa chiamare re di tutti i paesi e del mondo e, secondo Quinto Curzio, fece<br />

tutto ciò che gli piacque. 16<br />

«I1 profeta passa sotto silenzio i nove successori oscuri di Serse e ci porta<br />

immediatamente alle conquiste di Alessandro il Macedone che volle, dopo<br />

centoventinove anni, castigare i Persiani dell’invasione ingiustificata di Serse». 17<br />

«So<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> spedizione di Serse è per lui il fatto capitale nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, perché essa ha<br />

avuto per contropartita quel<strong>la</strong> di Alessandro, che ha rovesciato il regno di Persia e<br />

12 Daniele 11:2,3<br />

13 La Bible Annotée, o.c., p. 320.<br />

14 LUTHER Martin, Das zwolffte Cap. Daniel der Auslegung. von Antichristen und seinem Reich, Wittemberg 1546,<br />

pp. 232,233; Jean CALVIN, Leçons, 1562, f. 162,163; CRAMPON Augustin-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, vol. V,<br />

Daniel, Paris 1901, nota a 11:2; vedere William PEMBLE, Remarks on difficult passages, in Ezra, Nehemia and Daniel,<br />

Oxford 1659, pp. 349,350.<br />

15 È perché non si è voluto dare un posto a questo usurpatore che Lutero, Calvino, Crampon, hanno posto Ciro in<br />

testa al<strong>la</strong> lista, ma come abbiamo detto: «Il testo menziona prima di tutto tre re dopo Ciro, o senza contare lui che<br />

regnava in quel momento» J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1362.<br />

16 VATTIONI Francesco, La Sacra Bibbia, Antico Testamento, t. II, Daniele, Torino 1964, p . 1103.<br />

17 VUILLEUMIER Jean, Les prophéties de Daniel, Genève 1906, pp. 305,306.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 821


CAPITOLO XX<br />

fondato <strong>la</strong> monarchia greca. I1 regno di Serse segna dunque nello stesso tempo<br />

l’apogeo del<strong>la</strong> potenza persiana e l’inizio del suo declino. Dopo il cozzo di questo<br />

regno con quello di Grecia, a Sa<strong>la</strong>mina, il centro del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> si sposta e si trasferisce<br />

nel<strong>la</strong> terza monarchia» 18 , indicata nelle visioni precedenti col bacino di rame, con <strong>la</strong><br />

statua dal<strong>la</strong> testa d’oro, e col leopardo dalle quattro ali. «L’angelo passa all’impero<br />

dei Greci e lo prende quindi nel momento in cui è pervenuto al più alto grado del<strong>la</strong><br />

sua potenza, sotto Alessandro il Grande, poiché è so<strong>la</strong>mente a partire da questo<br />

momento che entra in contatto con il popolo di Dio». 19 Alessandro conquista <strong>la</strong> Persia<br />

dal 334 al 330 a.C.<br />

La divisione dell’impero di Alessandro<br />

822<br />

«Ma quando sarà sorto, il suo regno sarà infranto, e<br />

sarà diviso verso i quattro venti del cielo; esso non<br />

apparterrà al<strong>la</strong> progenie di lui, né avrà una potenza pari a<br />

quel<strong>la</strong> che aveva lui; giacché il suo regno sarà sradicato e<br />

passerà ad altri; non ai suoi eredi». 20<br />

«Lo smembramento di questo regno segue di poco il trionfo del suo fondatore.<br />

Questo smembramento non fu l’opera di un altro conquistatore, ma l’effetto del<strong>la</strong><br />

morte di Alessandro, che comportò <strong>la</strong> divisione del<strong>la</strong> monarchia macedone verso i<br />

quattro venti del cielo. Due tratti nuovi emergono dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di questo capitolo:<br />

nessuna delle parti di questo regno apparterrà ai discendenti di Alessandro; e nessuno<br />

dei suoi successori avrà una potenza uguale al<strong>la</strong> sua. Il suo regno sarà sradicato dal<br />

suolo del<strong>la</strong> sua famiglia e passerà ad altri non ai suoi eredi legittimi, che moriranno di<br />

morte violenta, poco tempo dopo Alessandro stesso». 21<br />

Alessandro morì nel 323 a.C. e al posto del suo regno, dopo un periodo di guerre<br />

civili, a partire dal 301 a.C., accanto ad uno sbricio<strong>la</strong>mento di piccoli Stati, si<br />

costituirono i quattro regni principali: Macedonia, Tracia, Siria, Egitto. 22<br />

18<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 321. «Il regno di Javan è chiamato un regno per anticipazione, poiché non è che più<br />

tardi che i diversi stati del quale era composto furono riuniti per formare un solo regno sotto il dominio del re di<br />

Macedonia». K. Auberlen commenta: «Si è sorpresi che siano menzionati qui solo i quattro re del<strong>la</strong> Persia e per<br />

conseguenza <strong>la</strong> serie di questi re termina con Serse; dopo Ciro, in effetti, sotto il regno del quale Daniele riceve<br />

questa rive<strong>la</strong>zione, i tre re che salirono sul trono di Persia furono Cambise, il falso Smerdis e Dario, figlio d’Istaspe. Il<br />

quale fu Serse, le cui ricchezze divennero proverbiali e che voleva che gli si gridasse ogni giorno: “Signore!<br />

ricordatevi degli Ateniesi”. Fu sotto di lui che l’Impero Persiano arrivò al suo apogeo e che impiegò tutta <strong>la</strong> sua<br />

potenza nel<strong>la</strong> sua guerra contro <strong>la</strong> Grecia. Ma i Greci furono vittoriosi e da quel momento l’Impero Persiano cominciò<br />

a declinare. Dal<strong>la</strong> battaglia di Sa<strong>la</strong>mina, il centro dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong> si trova spostato; non è più nel<strong>la</strong> seconda monarchia, ma<br />

nel<strong>la</strong> terza, presso i Greci» o.c., pp. 84,85.<br />

19<br />

K. Auberlen, o.c., p. 85.<br />

20<br />

Daniele 11:4.<br />

21<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 321; confr. Daniele 8:8,22.<br />

22<br />

Per questo periodo di disordini consultare Pierre JOUGEUT, L’impérialisme macédonien et l’hellénisation de<br />

l’Orient, Paris 1926, XVIII-494 pp.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Guerre tra i Seleucidi del Nord e i Lagidi o Tolomei del Sud<br />

«E il re del mezzogiorno diventerà forte; ma uno dei<br />

suoi capi diventerà più forte di lui, e dominerà e il suo<br />

dominio sarà potente». 23<br />

L’VIII RE<br />

L’angelo <strong>la</strong>scia gli altri diadochi per non occuparsi che dei re del Nord (Siria) e<br />

del re del Sud (Egitto). «Questi re sono designati così nei confronti di Gerusalemme.<br />

I1 re di Siria, <strong>la</strong> cui capitale era Antiochia, estendeva all’inizio il suo dominio sul<strong>la</strong><br />

Frigia fino all’Indo, ed occupava una contrada situata al Nord del<strong>la</strong> Giudea. Il re<br />

d’Egitto, che possedette i territori situati al Sud del<strong>la</strong> Giudea e dell’Arabia fino al<br />

Golfo Persico, è designato con l’espressione “re del Mezzogiorno”. Gli altri regni,<br />

volti verso altre contrade, ebbero pochi rapporti con gli ebrei. Dal punto di vista del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>, questi regni erano come se non esistessero. I due regni dei Seleucidi e dei<br />

Lagidi interessavano per contro il popolo di Dio». 24<br />

«Il popolo d’Israele, che fino ad allora aveva goduto di un re<strong>la</strong>tivo riposo, si trova<br />

ora trascinato nelle vicissitudini del conflitto che si viene a creare tra questi due<br />

regni». 25<br />

Facendo conoscere in anticipo al suo popolo quello che sarebbe avvenuto, «Dio<br />

voleva prevenirlo contro i sofismi dal<strong>la</strong> gentilità e premunirlo contro le seduzioni dei<br />

costumi greci. I figli d’Israele, fedeli al loro Dio, sapevano anche che un pericolo li<br />

minacciava; ma essi sapevano pure che questa prova non impediva a loro di trionfare<br />

e di compiere i loro destini messianici». 26<br />

Per quanto riguarda il re del Mezzogiorno, gli interpreti sono d’accordo nel<br />

riconoscerlo in Tolomeo I Sotere, figlio di Lago, che prese possesso dell’Egitto in<br />

qualità di governatore o satrapo verso <strong>la</strong> fine del 323 a.C., egli si fece proc<strong>la</strong>mare re<br />

nel novembre del 305 e morì nel 284, 283 a.C. Fu «il primo dei generali di<br />

Alessandro che, dopo <strong>la</strong> morte dei figli di questo principe, salì sul trono dei Faraoni e<br />

fondò <strong>la</strong> dinastia Lagide. Questo primo re del<strong>la</strong> linea macedone si fortificò o<br />

s’ingrandì appropriandosi di Cipro, del<strong>la</strong> Coele-Sirie, del<strong>la</strong> Giudea e di diverse altre<br />

contrade. Prese Gerusalemme». 27<br />

23 Daniele 11:5.<br />

24 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1379. Per <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’Egitto, consultare Edwyn-Robert BEVAN, A History of<br />

Egypt under the Ptolemaic Dynasty, London 1927, XXI-409 pp; Histoire des Lagides, Paris 1934, 444 pp.; August<br />

BOUCHÉ - LECLERCQ, Histoire des Lagides, 4 vol., Paris 1903-1907, XII-404,410,421 pag. Per <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Siria,<br />

August BOUCHÉ LECLERCQ, Histoire des Séleucides, 2 vol, Paris 1913-1914, IV-729 pag. Per una interpretazione di<br />

questa porzione di Daniele, re<strong>la</strong>tiva a questo periodo, vedere J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1379-1406; La Bible -<br />

Ancien Testament, ed. Edouadr REUSS, 7 a parte: Littérature politique et polémique, Paris 1879, pp. 269-273.<br />

25 La Bible Annotée, o.c., p. 321.<br />

26 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1356.<br />

27 Idem, pp. 1379,1380.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 823


CAPITOLO XX<br />

Un accordo simile è riconosciuto anche per il rivale di Tolomeo I: Seleuco,<br />

soprannominato Nicatore, che fu da principio uno dei generali di Tolomeo, fondò<br />

l’Impero Greco-Siro, indicato sotto il nome di impero Seleucida dal 312 al 280 a.C.<br />

«Seleuco cacciato da Babilonia da Antigone, andò a prendere servizio presso<br />

Tolomeo. Più tardi riconquistò Babilonia per suo conto e fondò l’Impero Seleucida,<br />

che, al principio, si estendeva dal<strong>la</strong> Frigia fino all’India». 28<br />

Di lui Daniele aveva scritto: «Il re del mezzogiorno diventerà forte; ma uno dei<br />

suoi capi diventerà più forte di lui, e dominerà; e il suo dominio sarà potente».<br />

«Da quel momento, <strong>la</strong> Siria e l’Egitto furono sempre in guerra, e siccome <strong>la</strong><br />

Palestina è situata tra questi due paesi, gli Ebrei caddero sia sotto il dominio<br />

dell’Egitto, sia sotto quello del<strong>la</strong> Siria, secondo che l’una o l’altra di queste potenze<br />

era <strong>la</strong> più forte». 29<br />

824<br />

«E al<strong>la</strong> fine di vari anni, essi faranno lega assieme; e <strong>la</strong><br />

figlio<strong>la</strong> del re de mezzogiorno verrà al re del settentrione<br />

per fare un accordo; ma essa non potrà conservare <strong>la</strong> forza<br />

del proprio braccio, né quegli e il suo braccio potranno<br />

resistere; e lei e quelli che l’hanno condotta, e colui che<br />

l’ha generata, e colui che l’ha sostenuta per un tempo,<br />

saranno dati al<strong>la</strong> morte». 30<br />

Si tratta del<strong>la</strong> pace conclusa fra Tolomeo II Fi<strong>la</strong>delfo (283-246 a.C.), figlio e<br />

successore di Tolomeo I, che diede in moglie nel 251 sua figlia Berenice ad Antioco<br />

II Teos (261-246), successore di Antioco I Sotere (280-261), a seguito del<strong>la</strong> guerra<br />

finita nel 252 a.C., dopo che questi ebbe ripudiato sua moglie Laodicea e diseredato i<br />

figli avuti da lei. Ma «il marito che le era stato dato non continuò a sostener<strong>la</strong>... Essa<br />

(Berenice) non trovò in lui il suo sostegno, il soccorso sul quale essa aveva creduto di<br />

poter contare. Essa perdette ogni influenza e ogni autorità su suo marito che richiamò<br />

Laodicea». 31<br />

L’espressione che il Luzzi traduce «e colui che l’ha generata» cioè il padre di<br />

Berenice è tradotta dal Diodati e da altri con «e il figliolo di essa» e corrisponde<br />

meglio al<strong>la</strong> realtà storica, che ce lo commenta in questo modo: «Dopo <strong>la</strong> morte di<br />

Tolomeo Filopatore, Antioco ripudiò sua moglie Berenice e riprese Laodicea. Questa,<br />

ristabilita sul trono, si vendicò dell’affronto che aveva subìto avvelenando suo marito<br />

e facendo morire <strong>la</strong> principessa egiziana con suo figlio. Così l’accordo che Tolomeo<br />

si era proposto di stabilire con questo matrimonio fu infranto e <strong>la</strong> guerra scoppiò di<br />

nuovo». 32<br />

28<br />

E. Reuss, o.c., p. 269.<br />

29<br />

La Bible Annotée, o.c. p. 322.<br />

30<br />

Daniele 11:6.<br />

31<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t . II , p. 1382.<br />

32<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 322.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


«E uno dei rampolli delle sue radici sorgerà a prendere il<br />

posto di quello; esso verrà all’esercito, entrerà nelle fortezze<br />

del re del settentrione, verrà alle prese con quelli, e rimarrà<br />

vittorioso; e menerà anche in cattività in Egitto i loro dèi, con<br />

le loro immagini fuse e coi loro preziosi arredi d’argento e<br />

d’oro; e per vari anni si terrà lungi dal re del settentrione». 33<br />

L’VIII RE<br />

Dal<strong>la</strong> stessa radice dal<strong>la</strong> quale è uscita Berenice sorgerà un altro rampollo.<br />

«Questo germoglio è Tolomeo III Evergete, fratello di Berenice, figlio e successore di<br />

Fi<strong>la</strong>delfo. Per vendicare sua sorel<strong>la</strong>, marcia con un esercito formidabile contro il re<br />

del Nord, uccide Laodicea e invade tutta <strong>la</strong> contrada fino a Babilonia e al di là<br />

dell’Eufrate saccheggiando a suo piacere». 34 Dopo <strong>la</strong> morte di Antioco II e il duplice<br />

omicidio di Berenice e dei suoi figli molti piccoli, il figlio di Laodicea, Seleuco II<br />

Callinico (246-225), veniva proc<strong>la</strong>mato re di Siria. Fu vinto da Tolomeo III Evergete<br />

(246-221).<br />

Tolomeo III (246-221), portandosi in Egitto le divinità dei popoli vinti, credeva,<br />

secondo l’uso orientale, di assicurarsi così <strong>la</strong> sottomissione delle nazioni che<br />

adoravano quelle divinità.<br />

«Tolomeo, apprendendo che una sedizione si era sollevata in Egitto durante <strong>la</strong> sua<br />

assenza, ritornò carico di un ricco bottino consistente in 40.000 talenti d’argento, in<br />

vasi preziosi, e 2.500 immagini di metalli fusi. Tra queste ultime si trovavano quelle<br />

che Cambise aveva a suo tempo portato dall’Egitto in Persia; il popolo, molto<br />

attaccato ai suoi idoli, fu così felice del loro ritorno che diede a Tolomeo il<br />

soprannome di Evergete o benefattore. Giustino afferma che si sarebbe impadronito di<br />

tutto il regno dei Seleucidi se le circostanze non l’avessero richiamato in Egitto.<br />

Questo re si mostrò benevolo verso gli ebrei». 35<br />

«E questi marcerà contro il re del mezzogiorno, ma<br />

tornerà nel proprio paese». 36<br />

«Il re del Nord, menzionato al<strong>la</strong> fine del versetto 8, verrà, penetrerà nel regno del<br />

mezzogiorno. In effetti, due anni dopo che il re d’Egitto ebbe <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> Siria,<br />

Seleuco III Callinico attaccò e invase l’Egitto. Ma, essendo stato battuto, se ne ritornò<br />

nel suo regno». 37<br />

33 Daniele 11:7,8.<br />

34 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1383.<br />

35 La Bible Annotée, o.c., p. 322.<br />

36 Daniele 11:9. Il soggetto di questo versetto non è indicato nel testo originale. La Vulgata <strong>la</strong>tina ha tradotto questo<br />

passo con: «Ed egli entrerà nel regno del Nord, e ritornerà nel suo paese». J. Calvino, o.c., f. 163, e L. Gaussen hanno<br />

pensato che si trattasse di un ritorno del re del Sud al Nord. Si tratta piuttosto di un tentativo di rivincita del re del<br />

Nord nei confronti dell’Egitto. «La Vulgata ha mal tradotto questo passo» J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1385.<br />

37 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1385.<br />

«Seleuco, volendo prendere <strong>la</strong> sua rivincita, invase a sua volta l’Egitto; ma fu sconfitto e una fuga vergognosa lo<br />

riportò ad Antiochia» A. Crampon, o.c., nota.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 825


CAPITOLO XX<br />

Guerra di Antioco Epifane III il Grande contro l’Egitto<br />

826<br />

«E i suoi figli entreranno in guerra, e raduneranno una<br />

moltitudine di grandi forze; uno di loro si farà avanti, si<br />

spanderà come un torrente, e passerà oltre; poi tornerà e<br />

spingerà le ostilità sino al<strong>la</strong> fortezza del re del<br />

mezzogiorno». 38<br />

I figli di Seleuco Callinico furono: Seleuco III Cerauno (225-223) e Antioco III il<br />

Grande (223-187); essi vollero vendicare l’affronto subìto dal padre. «Il primo di<br />

questi re cominciò <strong>la</strong> guerra in Asia minore, dove l’Egitto aveva dei tributari e degli<br />

alleati. Fu imprigionato da Atta<strong>la</strong>, e morì poco dopo, senza aver avuto il tempo di<br />

nul<strong>la</strong> intraprendere contro il re del Sud. È per questo che l’angelo passa al<br />

singo<strong>la</strong>re». 39 Seleuco, essendo morto durante i preparativi del<strong>la</strong> spedizione, <strong>la</strong>sciò<br />

«Antioco continuare da solo <strong>la</strong> guerra contro Tolomeo Filopatore, figlio d’Evergete, e<br />

riportò da principio dei bril<strong>la</strong>nti successi». 40<br />

Tolomeo IV Filopatore successe a suo padre nel 221 e regnò fino al 203.<br />

«Antioco penetrò fino al<strong>la</strong> città di Dura, vicino a Cesarea, dove concesse a<br />

Tolomeo una tregua di quattro mesi; al<strong>la</strong> scadenza di questa tregua ricominciò <strong>la</strong><br />

guerra, s’impadronì del<strong>la</strong> Fenicia e del<strong>la</strong> Palestina e avanzò sino al<strong>la</strong> fortezza di<br />

Rafia, stabilita non lontano da Gaza, sul<strong>la</strong> frontiera d’Egitto» 41 , dove viene fermato da<br />

un formidabile esercito.<br />

«E il re del mezzogiorno, messo al cimento, uscirà in<br />

campo e combatterà contro il re del settentrione, e<br />

preparerà una moltitudine copiosa e <strong>la</strong> moltitudine<br />

dell’altro cadrà nelle sue mani». 42<br />

«Tolomeo Filopatore, principe effeminato, fu fortemente irritato dai successi del re<br />

di Siria. Uscì dal<strong>la</strong> sua capitale o dal luogo nel quale aveva posto <strong>la</strong> sua residenza<br />

abituale; riunì un esercito considerevole, e questo esercito fu posto nelle sue mani; fu<br />

sotto il suo comando; egli si mise al<strong>la</strong> testa delle sue truppe» 43 .<br />

38<br />

Daniele 11:10.<br />

39<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1386.<br />

40<br />

A. Crampon, o.c., nota.<br />

41<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 323; J. Fabre d’Envieu, o.c.,, t. II, p. 1386.<br />

42 Daniele 11:11, versione ed. Sa<strong>la</strong>ni.<br />

43 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1387.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


«S’impadronirà di quel<strong>la</strong> moltitudine ed il suo cuore<br />

s’innalzerà e getterà a terra uomini a migliaia, ma non<br />

riuscirà a prevalere». 44<br />

L’VIII RE<br />

Tolomeo IV «Filopatore riportò una vittoria straordinaria su Antioco a Rafia nel<br />

217 a.C. Diecimi<strong>la</strong> Siri vi persero <strong>la</strong> vita... Il re d’Egitto non seppe approfittare del<strong>la</strong><br />

sua vittoria. Soddisfatto d’avere respinto gli invasori, Tolomeo fece <strong>la</strong> pace con<br />

Antioco e non trasse nessun vantaggio dal<strong>la</strong> vittoria di Rafia: se ne ritornò ai suoi<br />

piaceri, al<strong>la</strong> deboscia». 45<br />

«E il re del settentrione arruolerà di nuovo una<br />

moltitudine più numerosa del<strong>la</strong> prima; ed in capo a un<br />

certo numero d’anni egli si farà avanti con un grosso<br />

esercito e con molto materiale». 46<br />

«Quattordici anni dopo <strong>la</strong> battaglia di Rafia, Antioco, fortificato e arricchito da<br />

felici campagne in Persia, in Giudea e in Asia Minore, rinnovò, al<strong>la</strong> testa d’un<br />

esercito considerevole, <strong>la</strong> guerra contro Tolomeo Epifane, figlio di Filopatore, dell’età<br />

di soli cinque anni, e riconquistò le province che aveva perduto». 47<br />

«E in quel tempo molti insorgeranno contro il re del<br />

mezzogiorno; e degli uomini violenti di fra il tuo popolo<br />

insorgeranno per dar compimento al<strong>la</strong> visione, ma<br />

cadranno». 48<br />

«Ci furono delle cospirazioni e dei disordini... presso gli egiziani a proposito del<strong>la</strong><br />

reggenza, e per togliere al giovane principe <strong>la</strong> corona e <strong>la</strong> vita». 49<br />

44 Daniele 11:12, versione ed. Sa<strong>la</strong>ni.<br />

45 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1387. Alcuni commentatori hanno pensato che sia stato il re del Nord ad aver<br />

riunito un grande esercito (es. E. Reuss, o.c., p. 270). I1 Diodati traduce: «E il re del Mezzodì, inasprito, uscirà fuori, e<br />

combatterà con lui, cioè col re del Settentrione, il qual leverà una grande moltitudine; ma quel<strong>la</strong> moltitudine sarà data<br />

in mano al re del Mezzodì».<br />

46 Daniele 11:13.<br />

47 La Bible Annotée, o.c., p. 323. Vedere J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1387,1388.<br />

48 Daniele 11:14. Gli «uomini violenti» di questo versetto non sono i romani come ha creduto identificarli SMITH<br />

Uria (Thoughts critical and practical on the Book of Daniel, Washington, nuova ed., 1944, p. 243); che condivide <strong>la</strong><br />

posizione di MILLER William (Evidence from Scripture and History of the second Coming of Christ about the year<br />

1843, Boston 1842, pp. 88,89); e riproposto con argomentazioni che non comprendiamo dal The Seventh Day<br />

Adventist Bible Commentary, vol. V, Washington D.C., p. 868 e seg.<br />

A proposito degli scellerati o violenti del versetto 14, il rabbino S. CAHEN commenta: «Si tratta degli ebrei che,<br />

scuotendosi il giogo egiziano, si sottomisero al giogo siriano» La Bible, nuova traduzione con note, vol. XVII, Paris<br />

1843, p. 57; vedere A. SCHLATTER, Die Bene Parisim bei Daniel 11:14. Zeitschr. für Alte Testament Wissensch., 1894,<br />

pp. 145-151.<br />

C.M. MAXWELL (God Cares, vol. I, Mountain View, pp. 280,281,283), condivide l’idea secondo <strong>la</strong> quale i<br />

violenti non sono altro che i romani, prende congedo da Antioco III al versetto 15 (p. 281), rifiuta di accordare il<br />

minimo posto ad Antioco Epifane IV e vede nel versetto 16 <strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Giudea da parte del generale romano<br />

Pompeo, al versetto 18 l’assassinio di Giulio Cesare, al versetto 20 l’avvento dell’imperatore Augusto, ai versetti 23 e<br />

24 il papato, ai versetti 25-30 le crociate (p. 283). I versetti 36-39 sono attribuiti al papato (p. 286).<br />

49 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1388.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 827


CAPITOLO XX<br />

«Antioco si era alleato con Filippo, re di Macedonia, per <strong>la</strong> sua nuova spedizione<br />

contro Tolomeo Epifane. Inoltre, dei sollevamenti scoppiarono in questa epoca in tutti<br />

i paesi sottomessi all’Egitto, tra gli altri in Giudea. Degli ebrei violenti si rivoltarono<br />

contro il re del Mezzogiorno, loro sovrano legittimo, e si unirono ad Antioco. Così<br />

cominciarono le prove che colpiranno Israele sotto <strong>la</strong> dominazione siriana. “Ed essi<br />

cadranno”. La loro impresa avrà come risultato di attirare delle disgrazie sul<strong>la</strong> loro<br />

patria e su loro stessi». 50<br />

«I violenti... sono i Tobiadi, potenti e ricchi signorotti dell’Ammonitide,<br />

commercianti ed agenti per conto dei Lagidi, che, all’epoca del declino dell’influenza<br />

egiziana in Palestina, si dividono in due correnti. L’una, è rappresentata da Ircano,<br />

fedele ai Lagidi; l’altra, rappresentata da un gruppo di parenti, sette fratel<strong>la</strong>stri<br />

secondo Giuseppe F<strong>la</strong>vio, passa ai seleucidi, si stabilisce a Gerusalemme e,<br />

sopraffatta più tardi da Ircano, cerca protezione presso Antioco IV che soppianta<br />

Ircano senza ristabilire i suoi protetti». 51 «Questo partito è diffamato dall’angelo che<br />

disapprova <strong>la</strong> loro condotta: predice che essi si metteranno in una cattiva situazione,...<br />

prendendo partito per Antioco III, questo popolo si getta da solo nel<strong>la</strong> go<strong>la</strong> del lupo, e<br />

prepara <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> re<strong>la</strong>tiva ad Antioco IV Epifane». 52<br />

828<br />

«E il re del settentrione verrà; innalzerà dei bastioni, e<br />

s’impadronirà di una città fortificata; e né le forze del<br />

mezzogiorno, né le truppe scelte avranno <strong>la</strong> forza di<br />

resistere». 53<br />

«Il re d’Egitto aveva inviato Scopa per riprendere le città del<strong>la</strong> Palestina e del<strong>la</strong><br />

Coele-Siria. Ma Antioco sbaragliò le sue truppe vicino al Giordano, e lo obbligò a<br />

rifugiarsi in Sidone. Attorno a questa roccaforte, Antioco innalzò dei terrapieni e<br />

Scopa, pressato dal<strong>la</strong> fame, fu obbligato ad arrendersi». 54 «Tre generali egiziani,<br />

50 La Bible Annotée, o.c., p. 323.<br />

51 F. Vattioni, o.c., pp. 1103,1104.<br />

52 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1389.<br />

Anche per quanto diremo in nota al versetto 22, riteniamo sia opportuno presentare qui <strong>la</strong> spiegazione di chi vede<br />

da questo testo l’entrata in scena di Roma. Pur essendo diverse le opere che dal versetto 14 vedono l’apparire di<br />

Roma, riporteremo i commenti di J. Vuilleumier autore al quale abbiamo fatto riferimento in numerose occasioni.<br />

Questo autore segue Uria SMITH, Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Battle Creek 1885, ristampa 1949.<br />

Versetto 14 sp. «I Romani entrano in scena». J. Vuilleumier a spiegazione propone una lunga citazione dello<br />

storico PRIDEAUX Humphrey, Histoire de Juifs, t. II, 19 a ed., London 1825, pp. 196-198 che non crediamo sia in<br />

sintonia con il testo, anche se presenta <strong>la</strong> grandezza di questa potenza <strong>la</strong>tina. Poi aggiunge: «L’entrata in scena dei<br />

Romani ha per effetto, dice <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, di compiere <strong>la</strong> visione. Certo è meraviglioso vedere apparire, proprio in questo<br />

posto segnato dal<strong>la</strong> visione, questa potenza colossale che avrà da ora in poi importanti e tragiche re<strong>la</strong>zioni con il<br />

popolo di Dio, e che occupa un posto considerevole nelle visioni precedenti. E essi cadranno, aggiunge il profeta, è<br />

una allusione evidente alle disgrazie che cadranno sui nemici d’Egitto <strong>la</strong> cui terribile potenza dei romani ha sposato<br />

<strong>la</strong> sua causa» J. Vuilleumier, o.c., pp. 316,317.<br />

53 Daniele 11:15.<br />

54 J. Fabre d’Envieu. o.c., t. II, p. 1390.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

inviati a soccorrere Scopa, furono respinti; questa vittoria fece di Antioco il padrone<br />

di tutti i possedimenti di Tolomeo in Asia». 55 Era il 198 a.C.<br />

«E quegli che sarà venuto contro di lui farà ciò che gli<br />

piacerà, non essendovi chi possa stargli a fronte; e si<br />

fermerà nel paese splendido, il quale sarà interamente in<br />

suo potere». 56<br />

«Antioco, vincitore a Penea e padrone di Sidone, impose <strong>la</strong> sua volontà al vinto e<br />

ai popoli del suo regno... Gli Egiziani furono davanti a lui». 57 Fu grazie al tradimento<br />

dei giudei che Antioco si installò nel paese splendido che è <strong>la</strong> Giudea.<br />

55<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 323.<br />

Versetto 15. «Ultima spedizione del<strong>la</strong> Siria contro l’Egitto». «Nel 171, Antioco Epifane IV, approfittando del<br />

fatto che i Romani erano occupati in Macedonia, ottenne una vittoria sugli Egiziani. L’anno successivo ne riportò una<br />

seconda a Peluse; il terzo anno assediò Alessandria e il quarto, dopo aver conquistato tutto fino a Menfi, riprese<br />

l’assedio di Alessandria, che gli rimaneva ancora di vincere. In questa difficoltà, il giovane Tolomeo fece nuovamente<br />

appello al<strong>la</strong> protezione dei Romani sotto <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei quali l’Egitto si era posto. La <strong>profezia</strong> si compiva dunque: non<br />

c’era più forza nelle braccia del mezzogiorno per resistere, né ad Antioco il Grande, né a suo figlio Epifane. Ma essa<br />

si doveva compiere ugualmente in quanto riguarda il modo in cui i Romani castigarono i due re di Siria» J.<br />

Vuilleumier, o.c., pp. 317,318.<br />

56<br />

Daniele 11:16.<br />

57<br />

TROCHON Charles, Daniel, Paris 1882, p. 236.<br />

Versetto 16. «I Romani mettono fine al regno di Siria». «I Romani hanno preso in mano gli interessi dell’Egitto <strong>la</strong><br />

prima volta nel 201 contro Antioco III. Nel 195 combatterono contro Antioco e lo cacciarono per sempre dal<strong>la</strong> Grecia;<br />

e nel 190 dopo <strong>la</strong> disastrosa battaglia di Magnesia gli presero l’Asia Minore. Da quel momento <strong>la</strong> Siria passava sotto<br />

<strong>la</strong> dipendenza dei Romani. “Nessuno gli resisterà”, dice <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> par<strong>la</strong>ndo dell’intervento dei Romani tra <strong>la</strong> Siria e<br />

l’Egitto». J. Vuilleumier, applica a questo passo quanto noi diciamo a commento del versetto 30. «Questa potenza<br />

repubblicana che entra, in linea diretta con i Giudei (161 a.C.), in re<strong>la</strong>zione con il popolo di Dio, passa ora in primo<br />

piano nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, mentre <strong>la</strong> Siria e l’Egitto vengono relegate in secondo piano, apparendo in qualità di province del<br />

quarto e ultimo impero universale» J. Vuilleumier, o.c., pp. 318,319.<br />

«La Palestina sotto il giogo di Roma». Dopo aver ricordato le persecuzioni di Antioco al tempo dei Maccabei, i<br />

giudei godettero in seguito di una certa indipendenza come alleati di Roma. Questa alleanza più tardi fu solennemente<br />

rinnovata. Se non ci fossero state delle divisioni interne i giudei avrebbero goduto di un’èra di pace indefinita. «Nel 63<br />

a.C., mentre Pompeo andava a Damasco, fu preso come arbitro in una diatriba per <strong>la</strong> corona dai fratelli Ircano e<br />

Aristobulo. Pompeo si mise dal<strong>la</strong> parte di Ircano, Aristobulo si oppose, e il generale romano marciò contro<br />

Gerusalemme. La città santa sostenne un assedio per qualche mese e poi fu vinta subendo una carneficina... L’èra di<br />

completa indipendenza del<strong>la</strong> nazione giudaica sotto i Maccabei, che era durata ottant’anni, finì» J. Vuilleumier, o.c.,<br />

pp. 319,320. Con questa spiegazione si passa dal 161 a.C., del versetto 15, al 63 a.C. con il versetto 16. Il commento<br />

non ci sembra che sia inerente al testo.<br />

William H. SHEA, Bible Amplifier, p. 188, nel suo scritto dà dei supporti esegetici per giustificare l’entrata di<br />

Roma nel quadro profetico. Fa notare che da questo versetto il re del Nord non viene più menzionato fino al versetto<br />

40. Scompare quindi dal<strong>la</strong> scena da quando il nuovo potere è introdotto. Il re siriano seleucida viene sostituito dal<br />

nuovo potere, Roma.<br />

Facciamo però notare che lo stesso H. Shea nel suo commentario a più riprese definisce Roma con l’espressione<br />

“il re del Nord”. Evidentemente, anche se nel testo biblico questa espressione non <strong>la</strong> si ritrova fino al versetto 40, è<br />

comunque chiaro che il potere che si contrappone al re del Sud sia quello del Nord.<br />

Per W. Shea, l’espressione «farà quello che vorrà» è una frase tecnica usata per introdurre nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> nuovi<br />

poteri, come è stato al versetto 3 per <strong>la</strong> Grecia, e quindi ora qui per Roma, il potere che allontanò Antioco Epifane IV<br />

dalle sue conquiste egiziane. La terza frase del versetto 16, il “Paese splendido”, è importante per <strong>la</strong> sua connessione<br />

con questo nuovo potere che sostituisce in Palestina ogni altra precedente forza e tutto prende nelle sue mani. Questo<br />

Paese splendido non può essere applicato ad Antioco, come risultato delle sue azioni, in quanto lo aveva già ereditato<br />

dal padre. <strong>Quando</strong> Roma conquista <strong>la</strong> Siria nel 64 a.C. include <strong>la</strong> Giudea nelle sue conquiste. Daniele 8:9 par<strong>la</strong> del<br />

Paese splendido come terra di espansione del piccolo corno.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 829


CAPITOLO XX<br />

830<br />

«Egli si proporrà di venire con le forze di tutto il suo<br />

regno, ma farà un accomodamento con il re del<br />

mezzogiorno, e gli darà 1a figlia per distruggergli i1 regno;<br />

ma il piano non riuscirà, e il paese non gli apparterrà». 58<br />

«Antioco dovette rinunciare al suo progetto di attaccare apertamente l’Egitto,<br />

perché temeva l’intervento dei Romani, e fece ricorso all’astuzia. Concluse <strong>la</strong> pace<br />

con <strong>la</strong> condizione che Cleopatra, sua figlia, sposasse il giovane Tolomeo; essa gli<br />

portò in dote <strong>la</strong> Palestina, cioè l’oggetto conteso tra i due re. La sua intenzione,<br />

trattando questa alleanza, era di avere un piede in Egitto e di far nascere un’occasione<br />

propizia per rendersi padrone del regno, ciò che indicano le parole: “e gli darà <strong>la</strong><br />

figlia per distruggerlo (rovinarlo)”. “Ma il piano non riuscirà”. Lo stratagemma non<br />

riuscì, e il paese non fu suo. Cleopatra, prendendo il partito di suo marito piuttosto<br />

che quello di suo padre, fece sfumare il piano che quest’ultimo aveva ideato». 59<br />

A critica di queste considerazioni diciamo che, se è vero che <strong>la</strong> Palestina era stata ereditata da Antioco, è<br />

altrettanto vero che essa ha costituito nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei regni del Nord e del Sud il pomo del<strong>la</strong> discordia e quindi era una<br />

eredità da rivendicare continuamente.<br />

W. Shea rileva che, sebbene <strong>la</strong> traduzione «contro» sia comunemente usata, l’espressione ebraica ‘el, ha valore di<br />

“a” o “verso”, “fino a”, o come specifica al versetto 30, “da”, “in”, “con”. In altre parole, quando <strong>la</strong> diplomazia di<br />

Roma si incontrò con Antioco IV al suo ritorno dall’Egitto, non andò con tutte le sue forze. Era una missione<br />

diplomatica. Quindi Roma non andò “contro” di lui, ma “verso” lui (o.c., p. 188).<br />

La differenza è sottile, ma riteniamo che questo “verso” con significato non di scontro, sarebbe <strong>diventa</strong>to “contro”<br />

se Antioco non avesse accettato le condizioni uni<strong>la</strong>terali che gli venivano offerte. Come abbiamo presentato sopra,<br />

non pensiamo che qui si parli di Roma.<br />

58<br />

Daniele 11:17.<br />

59<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 324.<br />

Versetto 17. «Pompeo e Giulio Cesare in Egitto». «I re d’Egitto pagavano ingenti somme a Roma per poter<br />

conservare il titolo. Nel 51 a.C. il re Auleto morì <strong>la</strong>sciando il trono al figlio Denis e al<strong>la</strong> figlia Cleopatra, che<br />

dovevano sposarsi e regnare assieme. Pompeo fu nominato tutore dei due giovani e, fuggendo davanti a Cesare, fu<br />

assassinato per ordine del giovane re. Sostituito da Giulio Cesare, volle rego<strong>la</strong>re il conflitto tra il fratello e <strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>.<br />

Ma, sedotto dal<strong>la</strong> bellezza di Cleopatra, ne sposò <strong>la</strong> causa combattendo contro Tolomeo e il suo partito. Dopo aver<br />

corso dei grandi pericoli a causa dei pochi soldati che l’accompagnavano, Cesare finì per trionfare e pacificò l’Egitto<br />

(47).... Cleopatra seguì Cesare a Roma, ma lei non fu per lui; poiché non tardò ad abbandonarlo e a unirsi ad Antonio»<br />

J. Vuilleumier, o.c., pp. 320,321.<br />

«Egli si proporrà di venire con tutte le forze di tutto il suo regno...». Per W. Shea, questa frase presenta una<br />

descrizione di movimento che va oltre <strong>la</strong> Giudea, una campagna militare in un’altra terra. Questo versetto non presenta<br />

<strong>la</strong> venuta di Roma in Giuda, che aveva di già presentato al versetto precedente. Roma aveva già conquistato il nord,<br />

ora si estende verso il sud, l’Egitto, che era formalmente incorporato nell’Impero Romano fin dal tempo di Ottaviano<br />

nel 30 a.C., anche se già Giulio Cesare entrò in Egitto nel 48 a.C. estendendovi gli interessi di Roma. È interessante<br />

osservare che l’Egitto viene messo in re<strong>la</strong>zione con Roma dal tempo di Pompeo ucciso da un funzionario di Tolomeo.<br />

Se il versetto 16 si riferisse a Pompeo, che ha portato Roma ad estendere <strong>la</strong> sua influenza sul “Paese splendido” e che<br />

aveva condotto l’azione in Egitto, allora <strong>la</strong> prossima figura sul<strong>la</strong> scena profetica è Giulio Cesare, <strong>la</strong> cui opera è<br />

descritta nei versetti 17-19 (o.c., p. 189).<br />

«E gli darà <strong>la</strong> figlio<strong>la</strong> per distruggergli il regno». Per W. Shea è <strong>la</strong> notoria alleanza Giulio Cesare - Cleopatra, che<br />

gli diede <strong>la</strong> figlia Cesariana. Cleopatra seguì Giulio Cesare a Roma come moglie, ma appena venne assassinato rientrò<br />

subito in Egitto per proteggere il suo trono. <strong>Quando</strong> Ottaviano giunse in Egitto si suppone che sia stato ucciso da un<br />

morso di una vipera. In questo senso il paese non gli apparterrà (o.c., p. 189).<br />

Questa spiegazione presuppone che il versetto 16 sia stato accettato in questa prospettiva, ma anche con questa<br />

spiegazione si deve dire che l’Egitto era già sotto Roma.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


«Poi si dirigerà verso le isole, e ne prenderà molte; ma<br />

un generale farà cessare l’obbrobrio ch’egli voleva<br />

infliggergli, e lo farà ricadere addosso a lui». 60<br />

L’VIII RE<br />

«In quest’epoca, oltre al<strong>la</strong> Grecia asiatica <strong>la</strong> quale non era che un paese marittimo,<br />

il re di Siria si rese padrone del<strong>la</strong> quasi totalità delle isole del<strong>la</strong> Tracia, delle isole<br />

dell’Eube, di Delo, di Samo, di Rodi, ecc., i cui abitanti erano alleati dei Romani... Il<br />

capitano che fece cessare questa ingiuria fu Scipione l’Africano (189 a.C.). Fu lui che<br />

vendicò gli oltraggi fatti da Antioco al popolo romano e ai suoi alleati. Scipione<br />

diffidò duramente il re di Siria vicino a Magnesio, e lo forzò ad accettare le<br />

condizioni di una pace vergognosa e onerosa. Antioco dovette promettere di non più<br />

attaccare le isole, abbandonare ai romani tutti i paesi situati al di qua del monte<br />

Taurus, e pagare, oltre al tributo annuale, tutte le spese del<strong>la</strong> guerra... Antioco fu<br />

umiliato». 61<br />

«Poi il re si dirigerà verso le fortezze del proprio paese;<br />

ma inciamperà, cadrà, e non lo si troverà più». 62<br />

«Obbligato a battere in ritirata, Antioco dovette mettere fine alle sue conquiste e<br />

preoccuparsi solo di fortificare le cittadelle del suo paese. Ma, avendo voluto<br />

spogliare il tempio di Belo in Elimaide, al fine di procurarsi i soldi che gli mancavano<br />

per pagare il tributo imposto dai romani, fu massacrato, lui e i suoi soldati, da un<br />

pugno di uomini indignati dal suo sacrilegio. La predizione dettagliata delle gesta<br />

gloriose e degli artifici di questo re prelude al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Antioco Epifane, suo figlio<br />

più giovane». 63<br />

«Poi, in luogo di lui, sorgerà uno che farà passare un<br />

esattore di tributi attraverso il paese che è <strong>la</strong> gloria del<br />

regno; ma in pochi giorni sarà distrutto, non nell’ira, né in<br />

battaglia». 64<br />

60<br />

Daniele 11:18.<br />

61<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1391. Vedere Giovanni LUZZI, La Bibbia - Gli Agiografi, Torino 1925, p. 321.<br />

Per W. Shea <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “iso<strong>la</strong>” ha anche il significato di “spiagge”. Giulio Cesare condusse tre campagne militari<br />

dopo aver <strong>la</strong>sciato l’Egitto: Bosforo, Nord Africa e Spagna. Le prime due certamente, <strong>la</strong> terza forse, possono essere<br />

indicate dal testo biblico (o.c., p. 190).<br />

Critica. Se Giulio Cesare era di già morto a seguito dei fatti menzionati al versetto 17, che motivo si ha di par<strong>la</strong>re<br />

del<strong>la</strong> sua campagna in questo versetto 18?<br />

62<br />

Daniele 11:19.<br />

63<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 324.<br />

Versetti 18,19. «Ultimi successi e morte di Cesare». «Una rivolta di Farnace re del Bosforo, strappò Cesare al<strong>la</strong><br />

società di Cleopatra. Si scagliò sui nemici con tale impetuosità che ha potuto scrivere al Senato le celebri parole:<br />

“Veni, vidi, vici” - sono venuto, ho visto, ho vinto. Inflisse al partito di Pompeo due grandi sconfitte: una in Africa e<br />

l’altra in Spagna, poi rientrò a Roma dove fu coperto di onori e nominato perpetuo dittatore. Nel momento in cui i suoi<br />

amici vollero dargli il titolo di re cadde in mezzo al Senato vittima di una congiura» J. Vuilleumier, o.c., p. 321.<br />

Anche per W. Shea, <strong>la</strong> parte finale del versetto 19 descrive in forma letterale <strong>la</strong> caduta e morte di Giulio Cesare (o.c.,<br />

p. 190).<br />

64<br />

Daniele 11:20.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 831


CAPITOLO XX<br />

Ad Antioco Epifane III succede il suo figlio maggiore: Seleuco IV Filopatore<br />

(187-175 a.C.). «Il suo regno non presenta nul<strong>la</strong> di rilevante, e il solo partico<strong>la</strong>re che<br />

viene menzionato qui è l’invito di uno dei suoi ministri, Eliodoro, come esattore delle<br />

tasse “attraverso il paese che è <strong>la</strong> gloria del regno” cioè a Gerusalemme, per<br />

saccheggiare il tesoro del tempio e procurarsi delle risorse. Dopo dodici anni di regno,<br />

questo re perì a causa del tradimento di Eliodoro che l’avvelenò. La sua morte (in<br />

pochi giorni sarà distrutto) non si verificò in una contesa violenta (non nell’ira) né in<br />

battaglia». 65<br />

Antioco IV Epifane<br />

832<br />

«Poi, in luogo suo, sorgerà un uomo spregevole, a cui<br />

non sarà stata conferita <strong>la</strong> maestà reale; ma verrà senza<br />

rumore, e s’impadronirà del regno a forza di lusinghe». 66<br />

65<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 324; vedere 2 Maccabei 3.<br />

Versetto 20. «L’imperatore Augusto, esattore delle imposte». «Ottaviano, nipote e successore di Cesare, ricevette<br />

dal Senato il titolo di Augusto. Il suo regno, che portò <strong>la</strong> gloria romana al suo apogeo, è chiamato l’èra di Augusto. Per<br />

<strong>la</strong> seconda volta, dal<strong>la</strong> fondazione di Roma, il tempio di Giano, che era aperto in tempo di guerra, fu chiuso. ... Prelevò<br />

enormi imposte (Luca 2:1)». In quel tempo nacque Gesù. J. Vuilleumier, o.c., p. 322.<br />

Per W. Shea il versetto si riferisce a Cesare Augusto. Le imposte richiamano il sistema stabilito sotto <strong>la</strong> sua<br />

amministrazione. Gesù nasce a Betlemme al tempo del censimento di Augusto (Luca 2:1), che muore il 19 agosto del<br />

14 d.C. realizzando al<strong>la</strong> lettera <strong>la</strong> parte finale del testo (o.c., p. 190).<br />

66<br />

Daniele 11:21.<br />

Il testo di Daniele 11:21-45 è stato compreso e anche suddiviso in modi diversi:<br />

- Antioco IV Epifane: K. AUBERLEN, 3 a ed., p. 61; G. LUZZI, pp. 322-329; A. WESTPHAL, Les proph., pp.<br />

1047,1048.<br />

- Antioco IV Epifane tipo dell’Anticristo finale: P. JURIEU, The accompl., vol. I, pp. 216-257; M. LUTHER,<br />

p. 270; Ph. MELANCHTON, Omnia, 1555, pp. 330-334; R. PACHE, Notes, pp. 68,78. Per<br />

reazione a questa interpretazione altri esegeti non hanno voluto vedere Antioco in<br />

nessuna parte di questo capitolo. Vedere SDABC, fine nota n. 70.<br />

Daniele 11:21-29:<br />

- Antioco: I.T. HINTON, pp. 70-75; C.L. LOYS de CHÉSEAUX, pp. 233-237; M.C. WILCOX, The Signs of<br />

the Times, 23/4/1912, p. 6.<br />

Daniele 11:21-30:<br />

- Antioco: S. SPARKES, pp. 98-129;<br />

Daniele 11:21-35:<br />

- Antioco: S. LIMBACH, Eine, pp. 166-174;<br />

- Antioco tipo dell’Anticristo finale: G.D. YOUNG, vol. II, pp. 273;<br />

Daniele 11:36-45:<br />

- Antioco e Anticristo finale: S. LIMBACH, Eine, pp. 174-181.<br />

- Anticristo finale : G.D. YOUNG, vol. II, pp. 273;<br />

Daniele 11:40-45:<br />

- Antioco: È quanto sostiene <strong>la</strong> maggioranza dei commentatori.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

La grande maggioranza degli interpreti non esita a riconoscere in quest’uomo<br />

spregevole Antioco IV Epifane (175-164). «Questo principe, figlio minore di Antioco<br />

III, ritornava da Roma, dove era stato ritenuto come ostaggio durante dodici anni, e<br />

dove fu rimpiazzato da suo nipote Demetrio, quando apprese per strada <strong>la</strong> morte di<br />

suo fratello Seleuco IV, avvelenato dal suo ministro Eliodoro. Antioco Epifane ebbe<br />

ben presto ragione su questi, ma mantenne <strong>la</strong> corona per sé e <strong>la</strong>sciò l’erede legittimo<br />

in mano dei Romani». 67 I suoi sudditi sostituirono l’attributo Epifane con Epimane<br />

(che significa il folle), come testimonia Polibio. Pur non essendo l’erede legittimo al<br />

trono, lo mantenne mediante <strong>la</strong> forza delle lusinghe.<br />

«E le forze che inonderanno il paese saranno sommerse<br />

davanti a lui, saranno infrante, come pure un capo<br />

dell’alleanza». 68<br />

Tolomeo V Epifane (203-181) morì all’età di 28 anni, <strong>la</strong>sciando due figli in tenera<br />

età: il maggiore, Tolomeo VI Filometore (181-145), e Tolomeo VII Evergete (145-<br />

116). Durante qualche anno l’Egitto fu governato dal<strong>la</strong> loro madre, Cleopatra, figlia<br />

di Antioco III il Grande e sorel<strong>la</strong> di Seleuco IV e di Antioco IV Epifane. «Al<strong>la</strong> morte<br />

di Cleopatra, i tutori dei suoi due figli, Tolomeo VI Filometore, e Tolomeo VII<br />

Evergete II, rec<strong>la</strong>marono <strong>la</strong> cessione del<strong>la</strong> Coelé-Siria, del<strong>la</strong> Fenicia e del<strong>la</strong> Giudea,<br />

come dote del<strong>la</strong> madre di questi principi. Questa dote non era ancora stata data. A<br />

causa del rifiuto di Antioco IV, gli Egiziani entrarono in guerra, con delle forze<br />

inondanti. Ma il re del<strong>la</strong> Siria marciò presto su Peluse, batté l’esercito egiziano presso<br />

il monte Casius, s’impadronì con l’astuzia del giovane Tolomeo Filopatore e, con <strong>la</strong><br />

scusa di prendere il ruolo di suo tutore, invase l’Egitto, dove prese a regnare nel nome<br />

di questo nipote, mentre l’altro, Evergete, si mantenne in Alessandria». 69<br />

Per quanto riguarda il capo dell’alleanza che venne infranto, i commentatori si<br />

dividono tra coloro che vedono:<br />

- Cristo Gesù, il Capo dell’Alleanza, messo a morte dai Romani; 70<br />

Per <strong>la</strong> presentazione completa delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

67<br />

E. Reuss, o.c., p. 272. Vedere J.C. VOLBORTH, p. 65.<br />

Versetto 21. «Tiberio il disprezzato». «Augusto <strong>la</strong>sciava una so<strong>la</strong> figlia, del<strong>la</strong> quale voleva nominare come suo<br />

successore il marito Marcello. Livia, terza moglie di Augusto, desiderava ardentemente mettere sul trono suo figlio<br />

Tiberio, avuto dal primo marito. “Tuo figlio è troppo vile per portare <strong>la</strong> porpora romana” rispondeva Augusto.<br />

Morendo Marcello, Augusto pensò ad Agrippa, un onesto e rispettato generale che morì avvelenato con i suoi figli, si<br />

crede, a opera di Livia. Affaticato per l’età e <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, Augusto cedette finalmente alle richieste del<strong>la</strong> moglie...<br />

(Tiberio) fu contemporaneamente abile e fermo, dispotico e sanguinario; <strong>la</strong> sua vita fu tacciata di ubriachezza e di<br />

debosce mostruose. Morì soffocato nei suoi cuscini da un prefetto del pretorio, universalmente esacrato» J.<br />

Vuilleumier, o.c., p 325. Stesso pensiero in W. Shea, o.c., p. 190.<br />

68<br />

Daniele 11:22.<br />

69<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1397.<br />

70<br />

U. SMITH, Daniel, 1907, p. 226; L. R. CONRADI, Los Vid., p. 203; J. VUILLEUMIER, Daniel, p. 326. Coloro che<br />

sostengono questa spiegazione dal versetto 14 presentano <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei Romani.<br />

William H. SHEA così spiega questo testo: «Ecco <strong>la</strong> nostra traduzione letterale di Daniele 11:22: “e le braccia di<br />

una inondazione si spanderanno come un torrente, sommerge davanti a lui, e rompe, così anche il capo dell’alleanza”.<br />

Dei cinque altri passi dell’Antico Testamento che hanno utilizzato <strong>la</strong> radice ebraica per “inondazione”, solo Daniele<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 833


CAPITOLO XX<br />

9:26 l’impiega come un nome (“La sua fine arriverà come per una inondazione, è stabilito che le devastazioni<br />

dureranno fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra”). Questa osservazione indica di già un rapporto stretto tra 9:26 e 11:22. Ma<br />

questi versetti sono ugualmente riuniti dal riferimento comune del<strong>la</strong> soppressione del principe dell’alleanza. È <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> ebraica nagid (principe) che qui è utilizzata. Nagid è in contrasto con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sar, tradotta ugualmente con<br />

principe negli 11 passi del libro di Daniele. Sar si riferisce sei volte a delle persone umane (9:6,8; 10:13,20 [2 volte],<br />

e 11:5) e cinque volte a dei personaggi celesti o soprannaturali (8:11,25; 10:13,21; 12:1). Inoltre <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid<br />

appare tre volte nel libro di Daniele, una volta in 11:22 e due volte in 9:24-27. In quest’ultima <strong>profezia</strong>, appare<br />

associato al Messia al versetto 25, poi iso<strong>la</strong>to al versetto 26 dove si riferisce al principe “che verrà”. Dispiace che <strong>la</strong><br />

differenza delle due parole sar e nagid non appaia nelle nostre traduzioni perché i due termini sono generalmente resi<br />

con <strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong> “principe” o “capo”. Ora, <strong>la</strong> differenza tra le due espressioni è ben precisa. Se questi termini si<br />

applicano profeticamente al Cristo, essi comportano una connotazione diversa che bisogna cogliere. La paro<strong>la</strong> sar si<br />

riferisce a Cristo come personaggio celeste, “il Principe dell’esercito”, “il Principe dei principi” e il “gran Sacerdote”<br />

che si presenterà per il suo popolo. Nagid, per contro, si riferisce a Cristo in qualità di personaggio terrestre, nel<strong>la</strong> sua<br />

incarnazione. È come nagid terrestre che fu unto Messia, per essere soppresso, per espiare l’iniquità, per portare <strong>la</strong><br />

giustizia eterna, per mettere fine ai sacrifici e sigil<strong>la</strong>re una alleanza solida con il suo popolo durante una settimana<br />

profetica. È per questo che bisogna far notare <strong>la</strong> presenza di un termine comune a Daniele 9:26,27 e 11:22. Questa<br />

terza paro<strong>la</strong> ebraica, impiegata nei due passi è berit, “alleanza”. Certamente, questa paro<strong>la</strong> appare ugualmente altrove<br />

nel libro di Daniele. Ma l’associazione con il principe, nagid, è unico in questi due passi. In Daniele 9:26,27, è il<br />

nagid che fa una alleanza solida durante una settimana e in 11:22 è chiamato il nagid dell’alleanza. Se i rapporti di<br />

ordine lessicografico all’interno del libro di Daniele hanno un senso, i due passi si riferiscono allo stesso individuo. Si<br />

notano quindi tre punti di contatto tra Daniele 9:24-27 e Daniele 11:22. La paro<strong>la</strong> per “inondazione” è comune e<br />

unica ai due passi, come <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid (principe). La paro<strong>la</strong> che sta per “alleanza” si trova in altre parti del libro di<br />

Daniele, ma <strong>la</strong> sua associazione con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid è unica ai due passi. Questi tre legami linguistici tra i due passi<br />

mostrano che essi si riferiscono in una maniera o nell’altra agli stessi avvenimenti. A causa di queste re<strong>la</strong>zioni<br />

linguistiche, gli interpreti che identificano il “principe dell’alleanza” in 11:22, con il sommo sacerdote Onia III<br />

(assassinato nel 170 a.C.), sono obbligati a fare <strong>la</strong> stessa cosa con il nagid in Daniele 9:26,27. Ma dato che questa<br />

<strong>profezia</strong> di Daniele 9:24-27 si compie durante il periodo romano, il nagid in questione non può essere Onia III. Per<br />

mantenere una tale interpretazione bisognerebbe non tenere conto delle re<strong>la</strong>zioni linguistiche tra i due passi o datare <strong>la</strong><br />

prima <strong>profezia</strong> al tempo dei Maccabei. Come stiamo dimostrando, Daniele 11:22 si riferisce al periodo romano. Ciò ci<br />

fornisce un punto di riferimento cronologico preciso a partire dal quale sarà possibile interpretare lo sviluppo storico<br />

di Daniele 11. Tutto il periodo che precede Daniele 11:22 precede l’esecuzione del Cristo da parte dei Romani, prima<br />

di sopprimere il principe dell’alleanza. Tutto ciò che segue il versetto 22 si riferisce a degli avvenimenti che seguono<br />

<strong>la</strong> crocifissione di Gesù» Études sur l’interprétation prophétique, 1979, pp. 55,56. A sostegno di questo pensiero<br />

possiamo aggiungere che nell’Antico Testamento a nessun sacerdote è stato attribuito il titolo di nagid.<br />

A critica di questa nota che riteniamo molto interessante e convincente, facciamo alcune osservazioni che possono<br />

sembrare deboli, ma che potrebbero avere <strong>la</strong> loro importanza:<br />

1. L’abate RICCIOTTI Giuseppe, Storia d’Israele, vol. II, ed. SEI, Torino, p. 249 scrive in re<strong>la</strong>zione a quel tempo: «Il<br />

capo del<strong>la</strong> comunità era sempre il sommo sacerdote», quindi Onia oltre al<strong>la</strong> sua funzione religiosa poteva<br />

esercitare una posizione politica nel<strong>la</strong> vita del popolo d’Israele e, come tale, può essere presentato come Nagid<br />

come lo sono stati diversi personaggi dell’Antico Testamento al di fuori del libro di Daniele.<br />

2. Crediamo che <strong>la</strong> spiegazione che già dava Gero<strong>la</strong>mo, che identificava questo personaggio con Antioco Epifane e<br />

lo vedeva come tipo dell’Anticristo che sarebbe dovuto venire, possa forse giustificare l’espressione nagid<br />

riferita a Onia quale capo dell’alleanza.<br />

3. La spiegazione dei testi che precedono e seguono il versetto 22 nel<strong>la</strong> prospettiva di Roma, a nostro parere, non<br />

chiarisce il testo biblico. Quanto abbiamo riportato in nota a commento dei rispettivi versetti crediamo dia una<br />

conferma al<strong>la</strong> nostra osservazione.<br />

4. Dal versetto 5 al versetto 30 i contendenti sono il re del Sud e il re del Nord. Non abbiamo trovato una<br />

spiegazione che giustifichi che l’espressione «re del Nord» e «re del Sud» sia data a una potenza diversa da<br />

quel<strong>la</strong> da noi menzionata. Per questo motivo riteniamo che i re rappresentino sempre le monarchie dei territori<br />

geografici indicati. A precisazione di questa osservazione riconosciamo che dal versetto 16 non si menziona più il<br />

“re del Nord”, e il potere che si contrappone al re del Sud è indicato con il pronome “lui” o “egli”. Noi pensiamo<br />

che questo pronome indichi sempre il re del Nord per i seguenti motivi:<br />

a) Dal versetto 15, e quindi anche 16, non si presenta sul<strong>la</strong> scena profetica un altro potere. Quindi <strong>la</strong> grammatica<br />

e <strong>la</strong> sintassi ci autorizzano ad affermare che il pronome si riferisce al soggetto re del Nord.<br />

b) Sebbene il versetto 14 dica: «Degli uomini violenti (del popolo di Giuda) insorgeranno per dare compimento<br />

al<strong>la</strong> “visione”», cioè al<strong>la</strong> “visione” del capitolo 8, in cui si presenta il sorgere di Roma, non crediamo che sia<br />

giustificabile presentare Roma come protagonista dal versetto 16. Inoltre il testo che segue, il versetto 15,<br />

smentirebbe questa spiegazione presentando ancora i contendenti nel re del Nord e nel re del Sud, anche se si<br />

834<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

- Tolomeo VI, alleato di Antioco; 71<br />

- secondo Teodoreto, seguito dal<strong>la</strong> maggioranza dei commentatori, il grande<br />

sacerdote Onia III «che era il capo politico e religioso del popolo dell’alleanza (cioè<br />

di Israele) e che fu destituito da Antioco» 72 al posto del quale mise il fratello<br />

Giasone. «Onia andò esule ad Antiochia, indi a Dafne, sobborgo del<strong>la</strong> stessa città,<br />

dove qualche tempo dopo venne assassinato» 73 «da Mene<strong>la</strong>o, su ordine di Antioco,<br />

nel 172». 74<br />

giustifica dicendo che è l’ultima volta. Inoltre non è accettabile l’idea che il re del nord, territorio geografico<br />

dei Seleucidi, diventi Roma che estende <strong>la</strong> sua autorità su quei territori. Roma non è un impero orientale e <strong>la</strong><br />

sede del suo governo non è a nord del<strong>la</strong> Palestina bensì ad ovest.<br />

c) Il pronome “lui”, “egli” del versetto 16, si dovrebbe riferire a quello del versetto 15 e non a quello del 14.<br />

d) La spiegazione che vede dal versetto 16 Roma nel pronome “lui” o “egli” viene contraddetta nei versetti<br />

29,30 che recitano: «Al tempo stabilito egli (cioè Roma) marcerà di nuovo contro il mezzogiorno (cioè il re<br />

d’Egitto); ma questa ultima volta non gli riuscirà come <strong>la</strong> prima; poiché delle navi di Kittim (Roma)<br />

muoveranno contro di lui (cioè l’“egli” del versetto 29, Roma)...».<br />

e) Al versetto 18 sul<strong>la</strong> scena profetica si presenta un terzo potere: un “generale” <strong>la</strong> cui presenza però non viene<br />

riproposta nei versetti che seguono. Questo generale si identifica con Roma e ciò crea un’altra difficoltà.<br />

5. Abbiamo l’impressione che coloro che, con argomenti solidi che scaturiscono dal testo di Daniele, hanno<br />

contrastato l’identificazione di Antioco Epifane IV con il piccolo corno di Daniele 7, 8, e il principe, capo di<br />

9:26,27, cerchino di mettersi al sicuro eliminando tale re anche da questo capitolo 11, di modo che di Antioco non<br />

si dica nul<strong>la</strong> in Daniele. Crediamo che, così facendo, facciano dire al testo del capitolo 11 quanto non vorrebbe<br />

dire. Tra gli studiosi avventisti, dopo Uria Smith, che ha rifiutato <strong>la</strong> minima presenza di Antioco anche in questo<br />

capitolo, solo due hanno visto il re Seleucida in Daniele 11: WILCOX Milton Charles, Signs of the Time,<br />

23.4.1912, p. 6 e VAUCHER Alfred Félix, Les Signes des Temps, aprile 1960, p. 12. Gli autori del Commentario<br />

Biblico Avventista, SDABC, hanno però scritto: «È un fatto incontestabile: il tentativo di Antioco di costringere i<br />

Giudei ad abbandonare <strong>la</strong> loro religione e le loro culture nazionali, per adottare <strong>la</strong> religione, <strong>la</strong> cultura e <strong>la</strong> lingua<br />

dei Greci, costituisce l’avvenimento il più significativo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> giudaica durante il periodo che si estende tra i<br />

due Testamenti. È possibile che <strong>la</strong> crisi causata dal<strong>la</strong> politica di Antioco Epifane sia menzionata in Daniele 11,<br />

benché esistano delle considerevoli differenze di opinioni quando si tratta di determinare <strong>la</strong> parte di questo<br />

capitolo che si riporti a questo soggetto. Si può riconoscere che le attività di Antioco Epifane trovino <strong>la</strong> loro<br />

collocazione nel capitolo 11 senza essere obbligati ad ammettere che lo stesso soggetto occupi un posto nei<br />

capitoli 7 e 8» vol. IV, pp. 868,869. Vedere inoltre nota n. 74.<br />

71<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1399; Ph. MELANCHTON, 1555, p. 279; É.G.E. REUSS, Litter., p. 272.<br />

Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

72<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 325. Vedere M. DELCOR, Le livre…, p. 235; J.L. FUELLER, p. 303; F. HITZIG, p. 135; W.<br />

PALMER, p. 143; E.F. ROSENMUELLER, pp. 397-399; C. TROCHON, p. 259; O. ZOECKLER, trad. inglese, p. 247. D. FORD,<br />

1978, p. 267 lo applica ad Onia e a Gesù.<br />

Per i titoli del<strong>la</strong> opere vedere Bibliografia.<br />

73<br />

V. Vattioni, o.c., p. 1105.<br />

74<br />

C. Trochon, o.c., p. 239.<br />

Versetto 22. «Nascita e morte di Gesù Cristo». «Germanico, un generale di Tiberio, respinse vittoriosamente<br />

numerose invasioni che minacciavano l’Impero... Il principe dell’alleanza, è il nostro adorabile Signore...» J.<br />

Vuilleumier, o.c., p. 326.<br />

W. Shea dice che Tiberio assunse l’incarico di vendicare l’affronto fatto da Arninius in Germania, che sterminò<br />

tre legioni di soldati Romani, e lo sconfisse completamente. Anche in altre occasioni ebbe azioni di forte repressione.<br />

La <strong>profezia</strong> par<strong>la</strong> di eserciti annientati davanti a lui, e questo va bene per Tiberio, ma può essere anche riferito ad altri<br />

governanti dell’antichità (o.c., pp. 190,191).<br />

Leggendo il testo biblico non sembra che ci presenti terre lontane. Il “Paese” non crediamo indichi le terre ai<br />

confini dell’Impero Romano. Crediamo sia più conseguente al testo metterlo in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> Palestina.<br />

Se questo passo viene messo in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> soppressione del Messia, il Signore Gesù, personaggio centrale<br />

del capitolo 9 e Principe delle corti celesti, nel capitolo 8, riteniamo di dover rilevare questa ulteriore osservazione, in<br />

aggiunta a quanto detto nel<strong>la</strong> nota n. 70: «I termini <strong>la</strong>conici “come pure un capo dell’alleanza” con i quali si presenta<br />

<strong>la</strong> morte del Dio fatto carne, messaggio centrale non solo di Daniele, ma di tutta <strong>la</strong> Sacra Scrittura, sembra<br />

eccessivamente poco in mezzo a tanti partico<strong>la</strong>ri di altri avvenimenti. L’informazione viene data come se avesse una<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 835


CAPITOLO XX<br />

Crediamo che sia più corretto identificare il “principe dell’alleanza” con Onia<br />

anche se il versetto seguente potrebbe forse far pensare a Tolomeo VI.<br />

Prima campagna militare in Egitto, 173 a.C.<br />

836<br />

«E, nonostante <strong>la</strong> lega fatta con quest’ultimo, agirà con<br />

frode, salirà, e diverrà vittorioso con poca gente. E, senza<br />

rumore, invaderà le parti più grasse del<strong>la</strong> provincia, e farà<br />

quello che non fecero mai né i suoi padri, né i padri dei<br />

suoi padri: distribuirà bottino, spoglie e beni e mediterà<br />

progetti contro le fortezze; questo, per un certo tempo». 75<br />

«Dal momento in cui aveva fatto alleanza, dall’istante in cui si era associato con il<br />

re d’Egitto... <strong>la</strong> condotta di Antioco offrì sempre l’impronta del<strong>la</strong> dissimu<strong>la</strong>zione e<br />

dell’imbroglio. Sotto il pretesto di assicurare il regno al nipote, il re di Siria<br />

s’impadronì dell’Egitto con poca gente. Per imbrogliare questo giovane principe,<br />

Antioco non prese con sé che un piccolo esercito. S’impadronì di Menfi, e poi svelò i<br />

suoi disegni ostili davanti ad Alessandria». 76 «Fu <strong>la</strong> prima campagna contro l’Egitto<br />

(173 a.C.)». 77<br />

Dopo aver rotto l’alleanza col nipote, il quale comprese i suoi intrighi e i suoi<br />

imbrogli, «i suoi successi durarono fino a un tempo, cioè fino a un tempo che non fu<br />

di lunga durata. Ben presto in effetti gli Egiziani proc<strong>la</strong>marono re Evergete II.<br />

Antioco, felice d’avere il pretesto per incominciare i suoi saccheggi, ritornò in Egitto,<br />

dicendo di farlo per ristabilire il re o piuttosto l’uomo paglia che aveva lui stesso<br />

deposto. Dopo aver riportato una battaglia navale vicino a Peluse, iniziò dei negoziati<br />

che non finirono bene per lui». 78<br />

«Prima che gli Egiziani, presi all’improvviso, si fossero messi in stato di difesa,<br />

Antioco occupò il Basso Egitto, <strong>la</strong> cui straordinaria fertilità è conosciuta, e fece delle<br />

e<strong>la</strong>rgizioni ai suoi partigiani e agli Egiziani, come non avevano mai fatto i suoi<br />

predecessori sempre a corto di soldi. Egli s’impadronì di diverse “fortezze”;<br />

Alessandria gli resistette con successo». 79<br />

importanza re<strong>la</strong>tiva. L’avvenimento così fondamentale e centrale del testo biblico è appena sfiorato. Riteniamo che<br />

Daniele avrebbe dovuto metterlo in maggiore evidenza, anche se lo aveva già fatto nel capitolo 9, o non menzionarlo<br />

affatto, come del resto pensiamo che faccia, in considerazione del fatto che il testo biblico non giunge fino a quel<br />

tempo». Inoltre anche al versetto 28 si fa nuovamente riferimento all’alleanza, «al patto santo». Se il versetto 22 si<br />

riferisse al capo dell’alleanza, al versetto 28 per alleanza si dovrebbe intendere qualcosa di inerente allo stesso capo.<br />

Non crediamo che si possa riferire a qualcosa che riguardi gli accordi per crociate o a qualcosa ad esse collegate.<br />

Vedere nota n. 79.<br />

75<br />

Daniele 11:23,24.<br />

76<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1401.<br />

77<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 325.<br />

78<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1402. Sul<strong>la</strong> prodigalità di Antioco, vedere M. DELCOR, Le livre, p. 237: «Gli<br />

storici dell’antichità menzionano più d’una volta <strong>la</strong> sua prodigalità». AA.VV., La Sagrada Biblia, vol. II, Madrid<br />

1957, p. 1602,1603, vedono in Antioco IV un tipo dell’anticristo finale.<br />

79<br />

La Bible Annotée, o.c., p. 325; vedere 1 Maccabei 3:20.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Seconda campagna militare in Egitto, 171 a.C.<br />

«Poi raccoglierà le sue forze e il suo coraggio contro il<br />

re del mezzogiorno, mediante un grande esercito. E il re del<br />

mezzogiorno s’impegnerà in guerra con un grande e<br />

potentissimo esercito; ma non potrà tenere fronte, perché si<br />

faranno delle macchinazioni contro di lui. Quelli che<br />

mangeranno al<strong>la</strong> sua mensa saranno <strong>la</strong> sua rovina, il suo<br />

esercito si dileguerà come un torrente, e molti cadranno<br />

uccisi». 80<br />

L’VIII RE<br />

Noi abbiamo qui «una seconda campagna contro l’Egitto, 171 a.C. Il re del<br />

Mezzogiorno è Evergete II o Fiscone (il gonfio), fratello di Filometore, che era stato<br />

proc<strong>la</strong>mato re dagli abitanti di Alessandria, al posto di suo fratello, che si era messo<br />

alle dipendenze di Antioco. Questi pretendeva sempre di combattere nell’interesse del<br />

maggiore dei suoi nipoti, ma con l’intenzione segreta di frustrarlo col frutto del<strong>la</strong> sua<br />

vittoria. Fiscone fu vinto (vicino a Peluse) a causa d’un tradimento macchinato da<br />

Antioco». 81<br />

Chi non condivide questa spiegazione vede nei versetti 23,24 <strong>la</strong> «politica romana». Descrive come Roma sia<br />

riuscita con <strong>la</strong> sua diplomazia a far richiedere dai sovrani <strong>la</strong> sua protezione che poi dovevano pagare a caro prezzo con<br />

alte imposte. Nel 161 a.C. si è stipu<strong>la</strong>to un trattato tra i Maccabei e i Romani che diceva: «Decreto del Senato,<br />

concernente una linea di soccorso e di amicizia con <strong>la</strong> nazione dei Giudei. Nessun soggetto romano potrà fare guerra<br />

ai Giudei né aiutare i loro nemici a farglie<strong>la</strong>, inviando a loro del grano, imbarcazioni o argento. In caso di attacco, i<br />

Romani presteranno il loro soccorso nel modo che potranno e vice-versa». Il versetto 23 è forse una allusione a questo<br />

trattato, che viene messo subito dopo <strong>la</strong> menzione del<strong>la</strong> crocifissione di nostro Signore. L’espressione per un tempo è<br />

presa in senso profetico, cioè per un anno (360 giorni) uguale a 360 anni. Vedere note n. 85 e 94. J. Vuilleumier, o.c.,<br />

p. 327. Ci è difficile comprendere il passaggio dal 161 a.C. al 31 d.C.<br />

W. Shea dice che non sono sostenibili le posizioni dei commentatori che pensano che questo testo si riferisca al<strong>la</strong><br />

caduta di Gerusalemme nel 70 d.C. ad opera di Roma o quando l’impero <strong>diventa</strong> cristiano al tempo di Costantino. W.<br />

Shea pensa che questo versetto ci trasporti nel VI secolo, al tempo del sorgere del<strong>la</strong> seconda Roma, Roma papale,<br />

nelle vesti del re del Nord. Il testo di Daniele verrebbe così suddiviso:<br />

versetti 23-30: attività militare delle crociate<br />

“ 31: intervento nei confronti del ministero celeste di Cristo<br />

“ 32-35: persecuzioni<br />

“ 36-39: autoesaltazione e bestemmie contro Dio.<br />

Il tempo delle crociate va dall’XI al XIII secolo: 1099-1249, 150 anni.<br />

La «poca gente» sono i crociati di fronte alle orde mussulmane (o.c., pp. 197,198).<br />

Non possiamo seguire questo modo di spiegare perché quanto viene detto nel versetto 31, secondo <strong>la</strong> spiegazione<br />

dello stesso W. Shea, del quale condividiamo il pensiero che, il collocare nel tempio «l’abominazione che cagiona <strong>la</strong><br />

deso<strong>la</strong>zione» «può essere descritta come l’unione del seco<strong>la</strong>re al religioso - dello Stato al<strong>la</strong> Chiesa - nel quale gli<br />

aspetti del<strong>la</strong> religione sono contaminati dal<strong>la</strong> fusione con le funzioni dello stato. Nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del cristianesimo, tale<br />

unione avviene quando lo stato <strong>diventa</strong> sostegno del<strong>la</strong> Chiesa, che ha portato allo sviluppo del papato medioevale. Era<br />

l’uso del<strong>la</strong> chiesa di stato di avvalersi del potere seco<strong>la</strong>re per condurre le sue Crociate» o.c., pp. 204,205.<br />

Considerando che: l’alleanza dell’altare e del trono avviene prima delle crociate; <strong>la</strong> spada si è posta al servizio<br />

del<strong>la</strong> croce nel 508 alcuni anni dopo del<strong>la</strong> conversione di Clodoveo re dei franchi (vedere Appendice n. 6, p. 1028);<br />

l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione, essendo l’espressione di questa situazione ed essendo l’aspetto fondamentale del<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Daniele rispetto agli altri avvenimenti, tale descrizione avrebbe dovuto precedere <strong>la</strong> presentazione delle<br />

crociate che ne sono <strong>la</strong> debita conseguenza. Anche per questa osservazione non possiamo seguire <strong>la</strong> spiegazione di W.<br />

Shea.<br />

80 Daniele 11:25,26.<br />

81 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1402.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 837


CAPITOLO XX<br />

I tutori e ministri di Tolomeo, Euleo e Laneo, sono coloro che mangiarono al<strong>la</strong><br />

tavo<strong>la</strong> del giovane principe con gli altri cortigiani e che lo tradirono. L’esercito di<br />

Antioco invaderà l’Egitto. 82<br />

838<br />

«E quei due re cercheranno in cuor loro di farsi del<br />

male; e, al<strong>la</strong> stessa mensa, si diranno delle menzogne; ma<br />

ciò non riuscirà, perché <strong>la</strong> fine non verrà che al tempo<br />

fissato». 83<br />

«I due re non sono i due fratelli, ma Tolomeo e Antioco». 84 I due fratelli intanto si<br />

erano riconciliati e tendevano verso lo scopo comune di eliminare lo zio. «Antioco e<br />

Filometore, alleati in apparenza contro Fiscone,... cercavano di imbrogliarsi l’un<br />

l’altro... La loro impresa contro Fiscone non riuscì. Si entrò in negoziazione. Dalle<br />

due parti si temeva il prolungamento del<strong>la</strong> guerra. Gli Egiziani credevano di essere<br />

battuti di nuovo; e Antioco aveva da temere che un intervento dei Romani lo<br />

sorprendesse prima di concludere <strong>la</strong> pace. Non ignorava che Fiscone e Cleopatra, sua<br />

sorel<strong>la</strong>, avevano inviato degli ambasciatori a Roma. Comprendendo che non poteva<br />

raggiungere il suo scopo nei confronti di Alessandria in tempo utile, dichiarò che <strong>la</strong><br />

guerra era terminata e che si ritirava dopo aver rimesso sul trono il maggiore dei suoi<br />

nipoti. Installò dunque Filometore a Menfi e si ritirò, mantenendo Peluse, <strong>la</strong> capitale<br />

dell’Egitto, e conservando il vecchio pensiero di intrattenere <strong>la</strong> divisione tra i due<br />

fratelli, di rovinare il paese con <strong>la</strong> guerra civile, e di venire più tardi a impadronirsi<br />

delle spoglie». 85<br />

La fine di questa lotta non verrà che al tempo fissato, con <strong>la</strong> morte di Antioco.<br />

Persecuzione di Antioco nei confronti di Israele<br />

82 Vedere Idem.<br />

83 Daniele 11:27.<br />

84 La Bible Annotée, o.c., p. 325.<br />

85 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1403.<br />

Versetti 25-27. «Roma padrona del mondo. L’Egitto conquistato». «Dopo averci mostrato <strong>la</strong> conquista<br />

dell’Impero di Alessandro da parte del<strong>la</strong> repubblica romana e l’inizio dell’impero (dal 200 a.C. al 37 d.C.), <strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

ci porta indietro (v. 23-28) al momento in cui Roma entra in rapporto con il popolo giudeo e ci descrive <strong>la</strong> politica<br />

romana in generale, <strong>la</strong> conquista definitiva dell’Egitto e <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme (dal 161 a.C. al 70 d.C.)» J.<br />

Vuilleumier, o.c., p. 329. «Così terminò a vantaggio di Roma questa risonante rivolta (di Antonio) uno dei triunviri a<br />

profitto di uno dei frammenti dell’impero di Alessandro. Così fu inghiottito l’ultimo membro di questo impero nel<br />

territorio di Roma. Così fu spezzato il console Antonio dal cognato Ottaviano, con il quale mangiavano al<strong>la</strong> stessa<br />

tavo<strong>la</strong> (v. 26,27). I tradimenti e le defezioni o, come dice <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, i complotti, furono, lo si vede, <strong>la</strong> principale causa<br />

di questa dissesto. Ma <strong>la</strong> fine non giunse che nel tempo fissato. È dunque dal<strong>la</strong> battaglia di Azio che bisognerà far<br />

partire i 360 anni del versetto 24, che ci portano al<strong>la</strong> decadenza di Roma» J. Vuilleumier, o.c., p. 330. Questo andare<br />

avanti nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e ritornare nel passato crediamo renda <strong>la</strong> spiegazione discutibile.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


«E quegli tornerà al suo paese con grandi ricchezze; il<br />

suo cuore formerà dei disegni contro al patto santo, ed egli<br />

li eseguirà, poi tornerà al suo paese». 86<br />

L’VIII RE<br />

L’accordo è generale nel vedere in queste parole e in quelle successive del versetto<br />

30 <strong>la</strong> persecuzione di Antioco contro i Giudei dal 169 al 166 a.C.<br />

Il bottino che Antioco portò dall’Egitto fu notevole, ma non gli era sufficiente e<br />

prese il proposito di saccheggiare e «castigare crudelmente Gerusalemme, dove,<br />

nell’intervallo, c’erano stati dei movimenti popo<strong>la</strong>ri causati dal<strong>la</strong> rivalità dei due<br />

competitori al pontificato». 87 «Lasciando l’Egitto, Antioco apprese che c’erano stati a<br />

Gerusalemme dei disordini causati dal<strong>la</strong> rivalità tra Mene<strong>la</strong>o e Giasone. Furioso,<br />

d’altra parte, perché i Giudei si erano rallegrati del<strong>la</strong> falsa notizia del<strong>la</strong> sua morte,<br />

prese pretesto dal tentativo di Giasone e venne a folgorare su Gerusalemme. Questa<br />

infelice città fu invasa e un terribile massacro cominciò per ordine del re. Questi entrò<br />

furioso nel tempio; ne tolse l’altare d’oro, il cande<strong>la</strong>bro sacro, <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> di<br />

propiziazione e numerosi vasi sacri. In una paro<strong>la</strong>, prelevò tutto ciò che aveva un<br />

valore intrinseco, come aveva già fatto per il tesoro sacro. Poi raggiunse Antiochia». 88<br />

Il racconto del saccheggio del tempio e del massacro è riportato nei libri storici<br />

apocrifi dei Maccabei. 89<br />

Terza campagna militare in Egitto, 170 a.C.<br />

«Al tempo stabilito, egli marcerà di nuovo contro il<br />

mezzogiorno; ma quest’ultima volta <strong>la</strong> cosa non riuscirà<br />

come <strong>la</strong> prima; poiché delle navi di Kittim muoveranno<br />

contro di lui, ed egli si perderà d’animo; poi di nuovo si<br />

indignerà contro il patto santo, ed eseguirà i suoi disegni, e<br />

tornerà ad intendersi con quelli che avranno abbandonato<br />

il patto santo». 90<br />

86 Daniele 11:28.<br />

87 E. Reuss, o.c., p. 273.<br />

88 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1403,1404.<br />

89 1 Maccabei 1:20-29; 2 Maccabei 4:11-17.<br />

Versetto 28. «La rovina di Gerusalemme». «Due entrate trionfali a Roma sono qui menzionate: <strong>la</strong> prima è quel<strong>la</strong><br />

di Cesare Augusto (Ottaviano), al suo ritorno dall’Oriente, quale vincitore e unico padrone del mondo, anno 29 a.C.<br />

C’erano anche i figli di Antonio e Cleopatra.... Ottaviano portò a Roma così grandi ricchezze che il tasso d’interesse<br />

scese dal 12 al 4% e il costo delle terre aumentò in proporzione. Il secondo trionfo è quello di Tito, al suo ritorno<br />

dal<strong>la</strong> presa di Gerusalemme nel 70 d.C.» J. Vuilleumier, o.c., p. 331. Abbiamo difficoltà e mettere in re<strong>la</strong>zione il testo<br />

con il commento.<br />

90 Daniele 11:29,30.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 839


CAPITOLO XX<br />

«La terza campagna di Antioco in Egitto non ebbe i risultati felici di prima.<br />

L’angelo ha già indicato due campagne di Antioco contro l’Egitto. Secondo il testo,<br />

ha in vista solo <strong>la</strong> prima che paragona al<strong>la</strong> terza». 91<br />

Le navi di Kittim che impedirono il progetto di Antioco sono le navi romane. 92 «Si<br />

tratta in effetti del<strong>la</strong> flotta romana che, dopo <strong>la</strong> vittoria di Pidna, si diresse dal<strong>la</strong><br />

Macedonia verso l’Egitto per impedire al re di Siria di impadronirsi di questo paese. I<br />

progetti di Antioco re<strong>la</strong>tivi ai due Tolomei non si erano realizzati. I due fratelli si<br />

erano riconciliati e avevano convenuto di regnare congiuntamente. Il re di Siria gettò<br />

<strong>la</strong> maschera e rec<strong>la</strong>mò, da parte sua, l’iso<strong>la</strong> di Cipro con Peluse fino al Nilo. I due<br />

fratelli avevano chiesto il soccorso ai Romani. Un ambasciatore romano incontrò<br />

Antioco non lontano da Alessandria; e Popilio Lenate, che ne era il capo, gli presentò<br />

il decreto del Senato che gli ingiungeva di terminare <strong>la</strong> guerra immediatamente, sotto<br />

pena di essere considerato come un nemico. Vanamente il re di Siria rispose che<br />

aveva bisogno di riflettere, di consultare i suoi amici; Popilio tracciò rapidamente,<br />

con un bastone di vigna che teneva in mano, un cerchio nel<strong>la</strong> sabbia attorno ad<br />

Antioco, proibendogli di uscire dal cerchio prima di aver risposto alle ingiunzioni del<br />

Senato. Malgrado <strong>la</strong> sua esasperazione, il re dovette inchinarsi davanti a quest’ordine<br />

e riprendere con il suo esercito <strong>la</strong> strada del<strong>la</strong> Siria. Volse allora il suo furore contro i<br />

Giudei». 93<br />

Un partito di apostati giudei, 94 fra i quali si trovava Mene<strong>la</strong>o, assecondò il re nel<strong>la</strong><br />

sua impresa contro <strong>la</strong> loro religione e contro il loro paese nell’opera di<br />

denazionalizzare i Giudei, togliendo loro culto, istituzioni e costumi.<br />

91 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1404.<br />

92 La versione Alessandrina dei LXX e <strong>la</strong> Vulgata di Gero<strong>la</strong>mo rendono Kittim per Romani. La forma precisa<br />

dell’espressione sembra influenzata da Numeri 24:24 dove <strong>la</strong> versione Latina traduce «dall’Italia». I Targum<br />

traducono lo stesso passo con Romani come forse intendono i manoscritti del deserto di Giuda. Anche un testo<br />

aramaico traduce Roma o Italia. Vedere M. DELCOR, Le livre, p. 240; S. CAHEN, p. 60; W.E. GIRDLESTONE, 1820, p.<br />

50; Ph. MELANCHTONE, Basel 1543, p. 215.<br />

93 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1405.<br />

94 «Questi apostati costituivano il partito ellenistico che assecondò il re nel suo progetto di denazionalizzare i<br />

Giudei, togliendo loro il culto, le loro istituzioni e i loro costumi» Idem, p. 1406.<br />

Sul<strong>la</strong> persecuzione subita dai Giudei tra dal 167 al 164 vedere: ABEL F.M., Les livres des Maccabées, Paris 1949,<br />

LXIV-491 pag.; Histoire de <strong>la</strong> Palestine depuis <strong>la</strong> conquête d’Alexander, Paris 1952, pp. 109-149; Antioco Épiphane,<br />

in Vivre et Penser, Paris 1941, pp. 231-254.<br />

Versetto 29,30. «La decadenza comincia: i Vandali». «Noi arriviamo qui all’espressione del tempo segnato<br />

(versetti 24 e 27), cioè dei 360 anni che iniziano dal 31 a.C. e che portano verso il 330 d.C. Vedere note n. 79,84. La<br />

<strong>profezia</strong> annuncia che per Roma l’epoca delle conquiste è chiusa e che quel<strong>la</strong> delle sconfitte e del<strong>la</strong> decadenza è<br />

incominciata. Il trionfo definitivo di Roma sul mondo era stato segnato da una vittoria navale e le navi di Kittim<br />

segneranno l’inizio del suo declino. L’anno 330 fu segnato da un avvenimento che fu il sintomo grave e che ebbe una<br />

portata considerevole sull’avvenire politico dell’impero: vogliamo par<strong>la</strong>re del trasferimento del<strong>la</strong> capitale da Roma a<br />

Bisanzio... Ben prestò arrivò <strong>la</strong> divisione definitiva dell’Impero tra l’Oriente e l’Occidente, divisione che fu seguita da<br />

vicino dal<strong>la</strong> caduta di Roma sotto i colpi dei Barbari. È qui che sopraggiungono le navi di Kittim che fanno perdere il<br />

coraggio all’orgogliosa padrona del mondo... I Vandali, che sono passati in Africa nel 429 e che utilizzarono le foreste<br />

dell’At<strong>la</strong>s per costruire immense flotte...» J. Vuilleumier, o.c., p. 331,332. Le navi di Kittim che gli antichi<br />

identificavano con Roma, le terre al di là dell’iso<strong>la</strong> di Creta, bagnate dai Mari Egeo e Ionio, ora indicano i suoi<br />

nemici: i Vandali. È probabile perché anche loro vengono da Ovest, da Creta, ma <strong>la</strong> spiegazione ci <strong>la</strong>scia perplessi.<br />

Versetto 30. «Gli imperatori cristiani e <strong>la</strong> decadenza religiosa». «Da Costantino, il cristianesimo era <strong>diventa</strong>to <strong>la</strong><br />

religione dell’impero...».<br />

840<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Roma entra nel<strong>la</strong> visione profetica<br />

L’VIII RE<br />

Purtroppo oggi i commentatori, non riconoscendo in Daniele un profeta dell’Iddio<br />

vivente, ma un semplice narratore del II secolo avanti Cristo, sono unanimi<br />

nell’attribuire lo scritto che segue del capitolo XI al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del re seleucida Antioco<br />

IV Epifane.<br />

Noi non possiamo però accettare questo commento del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio per due<br />

motivi:<br />

1. l’interpretazione data non realizza il testo di Daniele, il quale, se avesse veramente<br />

narrato gli avvenimenti del suo tempo (II secolo avanti Cristo, secondo questi<br />

commentatori) avrebbe riportato delle inesattezze storiche e fatti che non sono mai<br />

avvenuti; mentre, per contro, è stato molto preciso, come abbiamo visto, quando<br />

ha descritto gli avvenimenti dei decenni precedenti;<br />

2. <strong>la</strong> carriera politica e militare di Antioco si ferma con l’intervento dei Romani. Dal<br />

testo risulta evidente che l’angelo, nel rive<strong>la</strong>re a Daniele il futuro, passa da una<br />

monarchia all’altra nel momento in cui <strong>la</strong> precedente perde <strong>la</strong> sua influenza e <strong>la</strong><br />

successiva entra in re<strong>la</strong>zione con il popolo di Dio. Procedimento chiaro fin<br />

dall’inizio del capitolo XI in cui passa dal<strong>la</strong> Persia al<strong>la</strong> Grecia, dopo aver<br />

so<strong>la</strong>mente menzionato quattro re dopo Ciro, con nessun riferimento agli altri nove<br />

re persiani, per descrivere il sorgere di Alessandro Magno. Di conseguenza, non<br />

possiamo non vedere nelle parole dell’angelo, da questo momento in poi, qualcun<br />

altro che Roma nel<strong>la</strong> sua evoluzione: pagano-imperiale prima, cristiano-papale poi<br />

nei suoi tratti e nei suoi momenti più salienti. 95<br />

Profanazione del Santuario<br />

«Delle forze mandate da lui si presenteranno e<br />

profaneranno il santuario, <strong>la</strong> fortezza, sopprimeranno il<br />

sacrificio continuo, e vi collocheranno l’abominazione che<br />

cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione». 96<br />

95 G.S. Faber presenta <strong>la</strong> seguente suddivisione del testo:<br />

«Daniele nel capitolo 11 predisse al versetto 31 <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione di Gerusalemme ad opera dei Romani;<br />

ai versetti 32 e 33 le persecuzioni dei primi cristiani;<br />

al versetto 34 <strong>la</strong> conversione dell’imperatore Costantino; e<br />

al versetto 35 le persecuzioni papali esercitate contro i testimoni, partico<strong>la</strong>rmente<br />

quelle che si ebbero all’epoca del<strong>la</strong> Riforma» FABER Georges Stanley, A Dissertation on the Prophecies, vol. I, 5 a ed.,<br />

1814, p. 379; cit. VAUCHER Félix Alfred, Le chapitre 11 du livre de Daniel, in Revue Adventiste, gennaio 1976, p. 14.<br />

96 Daniele 11:31.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 841


CAPITOLO XX<br />

La paro<strong>la</strong> ebraica “mimmenu” è stata tradotta “ex autoû” (in greco dai LXX), “ex<br />

eo” (dal<strong>la</strong> Vulgata) e: di lui, da parte sua, dopo di lui 97 , a causa di lui 98 .<br />

T. Wintle traduce: «Da questo qui» e commenta: «Dai discendenti di Kittim.<br />

L’ultima spedizione di Antioco contro l’Egitto è stata già menzionata e, in seguito, il<br />

suo ultimo attacco contro <strong>la</strong> città e il popolo dei Giudei. Un’altra potenza è stata<br />

introdotta al versetto 30, con i termini: delle navi di Kittim; è dunque molto<br />

probabilmente di questo che il racconto si occupa: conviene dunque vedervi gli affari<br />

e gli avvenimenti del<strong>la</strong> quarta bestia (o regno) sino al<strong>la</strong> fine del libro». 99<br />

Che si traduca “mimmenu” con “di lui”, o “di loro”, a condizione di riportare<br />

queste parole a Kittim, o che si preferisca tradurre con “dopo lui” o “a causa di lui”,<br />

pensando ad Antioco Epifane, soggetto del versetto precedente, nul<strong>la</strong> si oppone che si<br />

vedano in questo versetto i Romani. «Noi abbiamo l’autorità del nostro Signore per<br />

affermare che l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione... si riferisce al sacco di<br />

Gerusalemme fatto dai Romani». 100 Alcuni commentatori hanno creduto di<br />

identificare le parole di questo versetto con quelle pronunciate da Gesù nel suo<br />

discorso escatologico di Matteo XXIV:15, quando presenta <strong>la</strong> distruzione di<br />

Gerusalemme, come aveva detto il profeta Daniele, invitando i lettori a porvi mente.<br />

«Come all’inizio del<strong>la</strong> visione l’angelo è passato da Serse ad Alessandro senza<br />

notare i re di Persia che hanno regnato nell’intervallo, e ha raccontato <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<br />

regno fondato da Alessandro, per il fatto che <strong>la</strong> prima grande collisione degli imperi<br />

di Persia e di Grecia è stato il legame che ha unito <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Persia a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

Grecia, collisione che doveva portare finalmente il rovesciamento dell’una e lo<br />

stabilimento dell’altra; nello stesso modo lo stesso messaggero celeste, al momento in<br />

cui il regno macedone sta per essere estirpato, e nel momento in cui l’influenza e<br />

l’autorità romana si va estendendo sul<strong>la</strong> Siria e l’Egitto, <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei re del<br />

Nord e del Sud, e fa notare l’elevarsi di un nuovo potere, di già apparso sul<strong>la</strong> scena,<br />

potere che il profeta aveva descritto nelle visioni precedenti». 101<br />

Louis Gaussen, nel<strong>la</strong> sua lezione del 4 febbraio 1834, diceva: «Le braccia 102<br />

indicano gli eserciti, <strong>la</strong> potenza, l’esercizio del<strong>la</strong> potenza. Cioè le potenze, di cui si<br />

par<strong>la</strong> nei versetti precedenti, che si eleveranno dopo di lui, eserciteranno tutto il loro<br />

potere, si estenderanno dopo gli avvenimenti di cui si è par<strong>la</strong>to nei versetti precedenti.<br />

Tutto ciò che vi voglio dire a riguardo dei versetti che ho appena finito di leggere -<br />

Daniele XI:31; XII:2 - è che si applicano ai Romani; all’Impero Romano, e questo per<br />

due ragioni:<br />

97<br />

Per questa traduzione vedere passi paralleli: Daniele 11:23; 2 Samuele 23:14; 1 Cronache 8:8; Nehemia 13:21.<br />

98<br />

Per questa traduzione vedere il passo parallelo di Matteo 5:9.<br />

99<br />

WINTLE Thomas, Daniel, London 1836, p. 210.<br />

100 a<br />

G.S. Faber, o.c., 1 ed., 1807, p. 321.<br />

101 a<br />

KEITH Alexander, The Signe of de Times, 1 ed., 1832, p. 74. «Il Cristo ci ha detto che l’abominazione e <strong>la</strong><br />

deso<strong>la</strong>zione di cui ha par<strong>la</strong>to il profeta Daniele si doveva realizzare al tempo dell’Impero Romano» Isaac NEWTON, La<br />

Chronologie des anciens Royaumes, Dublin 1733, p. 137.<br />

102<br />

Daniele 11:31. Luzzi: «Delle forze mandate da lui»; versione Paoline: «Manderà parte delle sue forze armate»;<br />

Salvatore Garofalo: «Si leveranno al suo ordine le forze»; Diodati: «Le braccia terranno <strong>la</strong> parte sua».<br />

842<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

1. <strong>la</strong> prima è che i Romani sono stati introdotti sul campo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> nei versetti<br />

precedenti, in occasione di Antioco, al versetto 30 “delle navi di Kittim” (è il<br />

paese dei Romani), che vennero rapidamente per fermare Antioco nel momento in<br />

cui andava a impadronirsi di tutto l’Egitto, e che ora si vanno ad immischiare degli<br />

affari dell’Oriente (dell’Egitto e del<strong>la</strong> Siria) e prendere il posto del<strong>la</strong> terza<br />

monarchia per cominciare <strong>la</strong> quarta. Voi vedete che i Romani sono introdotti<br />

quando è detto: “Le braccia si eleveranno dopo di lui e si profanerà il santuario”.<br />

Si tratta ora del<strong>la</strong> potenza romana che viene a succedere al<strong>la</strong> potenza del re di<br />

Siria, e governa questa parte del mondo e opprime il popolo di Dio. È con <strong>la</strong><br />

potenza romana che ora il popolo di Dio deve avere a che fare. Come abbiamo<br />

visto ai versetti 2, 3 e 4 che fu quando Serse fece <strong>la</strong> guerra contro il regno dei<br />

Greci che l’impero dei Greci veniva introdotto nel campo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> e il<br />

profeta passa immediatamente da Serse ad Alessandro il Grande, non tenendo<br />

conto dei re intermedi, perché il loro governo non ebbe importanza, così pure, in<br />

occasione di Antioco, i Romani sono introdotti, e <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> passa<br />

immediatamente all’imperatore Tito che prese Gerusalemme e agli avvenimenti<br />

successivi concernenti il popolo di Dio.<br />

2. Un’altra ragione per mostrarci che si tratta qui dei Romani, è ciò che Gesù Cristo<br />

diceva ai discepoli, par<strong>la</strong>ndo dell’assedio di Gerusalemme ad opera loro: “<strong>Quando</strong><br />

vedrete stabilita nel luogo santissimo l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione, di cui ha<br />

par<strong>la</strong>to Daniele”. Questa abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione è precisamente ciò che vi<br />

ho letto in questo versetto 31». 103<br />

Lo stesso Isacco Newton, prima di L. Gaussen, scriveva: «Nello stesso anno in cui<br />

Antioco, su ordine dei Romani, si è ritirato dall’Egitto, e ha stabilito il culto dei Greci<br />

in Giudea, i Romani hanno effettuato <strong>la</strong> conquista del regno di Macedonia, che hanno<br />

ridotto in provincia romana; in questo modo hanno incominciato a mettere fine al<br />

regno del<strong>la</strong> terza bestia di Daniele. È ciò che esprime Daniele: “E dopo di lui delle<br />

braccia” (i Romani) si eleveranno». 104<br />

Del resto questa interpretazione non è nuova.<br />

Sebbene Gero<strong>la</strong>mo vedesse nel versetto 31 Antioco, tipo e precursore<br />

dell’anticristo finale, dichiarava nel suo commentario: «Quanto ai Giudei, essi non<br />

applicano questo passo ad Antioco Epifane, ma ai Romani, di cui è stato detto più<br />

sopra: “Delle navi verranno, da parte degli Italiani o dei Romani, ed egli sarà<br />

umiliato.” Molto tempo dopo che i Romani furono andati in soccorso di Tolomeo e<br />

minacciarono Antioco, si levò il re Vespasiano e le sue braccia si elevarono, e il suo<br />

seme, suo figlio Tito, con un esercito profanarono il santuario». 105<br />

103 GAUSSEN Louis, Leçon sur le fragment Daniele 11:31 à 12:2, 4 febbraio 1838, p. 628, litografata.<br />

104 NEWTON Isaac, Opera, vol. V, London 1785, p. 410. Ancora prima di L. Gaussen, l’interpretazione di I. Newton<br />

era stata adottata dal vescovo anglicano NEWTON Thomas, Dissertation on the Prophecy, vol. II, 7 a ed., 1786, e ed. del<br />

1896, pp. 143,144. A. KINNE, Exp<strong>la</strong>nation, p. 162; S. SPARKES, pp. 129-146; N.S. FOLSOM, 1842, p. 53 in nota nega<br />

che le parole «da parte sua» possano significare qualche volta «dopo di lui».<br />

105 Gero<strong>la</strong>mo, in MIGNE, P.L., XXV, col. 569.<br />

Il nostro modo di spiegare, condiviso anche da altri, fa sorgere delle obiezioni:<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 843


CAPITOLO XX<br />

Il tempio di Gerusalemme che era fortificato, o, nel senso spirituale, il tempio che<br />

era <strong>la</strong> fortezza del popolo del patto, è stato profanato e ha subìto l’abominazione nel<br />

70 d.C.<br />

Sebbene si possa vedere nelle parole di Gesù una allusione al nostro testo, <strong>la</strong><br />

distruzione del tempio e di Gerusalemme, ad opera di Tito, è stata chiaramente<br />

annunciata in Daniele IX:27: «Distruggerà <strong>la</strong> città ed il santuario».<br />

Crediamo sia più corretto vedere in queste espressioni di Daniele XI:31: «Delle<br />

forze… profaneranno il santuario, <strong>la</strong> fortezza, sopprimeranno il continuo e vi<br />

collocheranno l’abominazione <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» i versetti 11 e 12 del capitolo VIII, 106<br />

1. Col versetto 31 si interrompe lo svolgimento cronologico e partico<strong>la</strong>reggiato tra Seleucidi e Tolomei e si passa ad<br />

un potere nuovo presentato nel suo insieme.<br />

2. Si passa dal 170 a.C. del versetto 30, all’opera svolta dal Pontifex Romano del versetto 31 saltando 240 anni (170<br />

a.C. + 70 d.C.), se il testo si riferisce al<strong>la</strong> distruzione del Tempio di Gerusalemme al tempo di Tito, o aggiungendo<br />

ancora almeno quattro secoli se l’azione descritta è compiuta dal papato. Come spiegare questo salto ?<br />

3. Per mantenere il parallelismo con il capitolo 8 si sarebbe dovuto presentare il sorgere di Roma al<strong>la</strong> fine dei<br />

Diadochi, dopo il 31 a.C. Qui Roma si presenta un secolo dopo con Tito, o in un tempo ancora più lontano se si<br />

presenta nelle vesti del papato.<br />

4. L’obiezione più complessa crediamo sia: Perché l’“egli” del versetto 29, corrisponde al “lui” del versetto 30 e i<br />

due pronomi si riferiscono ad Antioco, mentre al versetto 31 il “lui” <strong>diventa</strong> Roma?<br />

A queste obiezioni possiamo rispondere:<br />

1. Crediamo che <strong>la</strong> precisione cronologica e partico<strong>la</strong>reggiata dei fatti, tra il re del Nord ed il re del Sud, sia stata<br />

presentata per essere di supporto, di cornice al quadro profetico, allo scopo di meglio inquadrare e precisare<br />

quanto verrà detto nei versetti 40-45 per il tempo del<strong>la</strong> fine, quando i territori geografici del re del Nord e del re<br />

del Sud segneranno, assieme al potere romano, <strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Anche coloro che nel<strong>la</strong> spiegazione del<br />

versetto 14 introducono Roma e al versetto 22 <strong>la</strong> morte di Gesù si trovano di fronte al<strong>la</strong> stessa obiezione. Nel<br />

versetto 28 giungono fino a Cesare Augusto nel 29 a.C., con una applicazione anche a Tito nel 70 d.C., per saltare<br />

nel IV secolo al versetto 29. Chi crede che dal versetto 22 al versetto 30 si presenta Roma imperiale al tempo di<br />

Tiberio salta al<strong>la</strong> Roma papale al versetto 31.<br />

2. Una volta delimitato il confine entro cui il potere finale svolgerà <strong>la</strong> sua opera, continuare in forma cronologica <strong>la</strong><br />

presentazione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> seleucida e tolomaica, potrebbe essere un ribadire l’intenzionalità del testo, che una<br />

volta compreso non ha bisogno di essere ripetuto.<br />

3. Roma, nei capitoli 7 e 8 è stata ampiamente presentata nelle sue evoluzioni. Propor<strong>la</strong> ancora, con lo stesso<br />

linguaggio d’insieme, in questo capitolo, crediamo sia una conferma indiretta del legame che questo testo ha con i<br />

capitoli precedenti.<br />

4. Il testo biblico non ci viene molto in aiuto, ma <strong>la</strong> <strong>storia</strong> lo fa in un modo sufficiente, anche se <strong>la</strong> risposta può<br />

sembrare debole. Antioco non ha fatto una IV campagna militare in Egitto. Continuare con Antioco dopo<br />

l’intervento delle navi di Kittim significherebbe soffermarsi su questa persona fino al versetto 39 per poi<br />

commentare i versetti 40-45, come IV invasione di Antioco in Egitto, con una <strong>storia</strong> che non c’è stata o sostenere<br />

che quest’ultimo brano abbia un valore riepilogativo delle invasioni precedenti, cosa che non convince nel<br />

confronto con <strong>la</strong> chiarezza del testo e crediamo che sia in contrasto con il testo stesso (40-45) che presenta tre<br />

personaggi : “lui”, il “re del Nord” e il “re del Sud”. Se nei versetti precedenti il “lui” indicava il re del Nord, per<br />

il richiamo al soggetto ben definito nel versetto 15, dal versetto 31 o il “lui” si riferisce al soggetto delle navi di<br />

Kittim o si dovrebbe risalire al “lui” del versetto 15 e attribuirlo a Roma come altri commentatori hanno fatto con<br />

spiegazioni che sono poco sostenibili, come abbiamo riportato. Vedere nota 70.<br />

106 J. Vuilleumier scriveva che il passo parallelo di 8:11,12 era 11:31 e commentava: «Il santuario, <strong>la</strong> fortezza e il<br />

continuo sembrano essere termini sinonimi... e tutto sembra un susseguirsi, una accentuazione del<strong>la</strong> lotta contro <strong>la</strong><br />

santa alleanza … Non si tratta so<strong>la</strong>mente di una irritazione contro <strong>la</strong> santa alleanza e di una intesa con coloro che <strong>la</strong><br />

rinnegarono, ma di una profanazione del<strong>la</strong> verità in ciò che essa ha di più intimo, di più sacro, e di una persecuzione<br />

aperta del culto in spirito e verità per mettere al suo posto l’abominazione che causa <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione. ... Il santuario<br />

del<strong>la</strong> verità e del<strong>la</strong> santità era profanato. Il candeliere (Apocalisse 1:20) del cristianesimo apostolico, che avrebbe<br />

dovuto bril<strong>la</strong>re di una pura e continua luce, era spento; o almeno <strong>la</strong> sua luce non era più visibile nel<strong>la</strong> fortezza del<strong>la</strong><br />

cristianità, e si era dovuta rifugiare nei luoghi ritirati. La Chiesa pura... si era nascosta nel “deserto” (Apocalisse<br />

12:6,14). Bernard di C<strong>la</strong>irvaux (San Bernardo 1091-1151) scriveva al papa Eugenio III: “Ah! che prima di morire io<br />

844<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

dove il piccolo corno, Pontifex Maximus, compie <strong>la</strong> sua azione contro il vero culto,<br />

contro il Signore stesso, quale Capo e Principe dei principi e contro il suo santuario<br />

celeste, come abbiamo descritto nel nostro Capitolo XI.<br />

Scrive W. Shea: «Secondo Daniele VIII:11, il tamid o “sacrificio perpetuo”<br />

(sacrificio/culto), dovrebbe essere tolto al Principe dell’esercito. Daniele XI:31<br />

descrive questa operazione utilizzando un verbo al<strong>la</strong> forma causativa (“fa cessare”).<br />

In questo senso <strong>la</strong> frase di Daniele XI si avvicina a Daniele VIII:12 dove si trova<br />

veda rifiorire <strong>la</strong> Chiesa dei giorni antichi, che io <strong>la</strong> veda tale e quale era ai giorni in cui gli apostoli gettavano le loro<br />

reti, quando si occupavano non di ammassare dell’oro, ma di guadagnare le anime !”. E aggiungeva: “Il papa non<br />

potrebbe essere contemporaneamente un successore di Pietro e un successore di Costantino, che riunisce <strong>la</strong> pienezza<br />

del<strong>la</strong> potenza temporale e <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> potenza spirituale. Volerle unire tutte e due, è esporsi a perderle entrambi”.<br />

Par<strong>la</strong>ndo del papato nel IX secolo, il cardinale Boronio scriveva nei suoi Annales: “... Mai prima dei preti e dei papi<br />

commisero tanti adulteri, rapimenti, incesti, imbrogli e omicidi; e mai l’ignoranza del clero è stata così grande come<br />

durante questo deplorevole periodo... In questo secolo, si vede l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione nel tempio del<br />

Signore; e sul<strong>la</strong> cattedra di San Pietro, riverita dagli angeli, si vedono seduti gli uomini più empi, non dei pontefici,<br />

ma dei mostri”. È un commento poco sospetto e fatto nei termini stessi utilizzati dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> !» J. Vuilleumier, o.c.,<br />

pp. 337,338.<br />

Daniele 11 riprende quanto illustrato nel capitolo 8.<br />

Daniele 8<br />

3. Un montone che aveva due corna (20. Il montone<br />

con le due corna rappresenta il re di Media e di<br />

Persia).<br />

5. Ecco venire dall’occidente un capro... aveva un<br />

corno cospicuo tra gli occhi (v. 21a. Il becco<br />

peloso è il re di Grecia)<br />

8. <strong>Quando</strong> il capro divenne sommamente grande (v.<br />

21b. Il gran corno... è il primo re),<br />

Il suo gran corno si spezzò; e in luogo di quello<br />

sorsero quattro corna cospicue verso i quattro<br />

venti del cielo (v. 22. Questi sono quattro regni<br />

che sorgeranno da questa nazione).<br />

9. Dall’una di esse uscì un piccolo corno, che diventò<br />

molto grande... (v. 23b. Sorgerà un re dall’aspetto<br />

feroce, ed esperto in stratagemmi.<br />

10. S’ingrandì sino a giungere all’esercito del cielo;<br />

fece cadere in terra parte di quell’esercito (v. 24.<br />

Distruggerà il popolo dei santi... v. 25.... in piena<br />

pace distruggerà molta gente) e delle stelle e le<br />

calpestò.<br />

11. S’elevò anzi fino al capo di quell’esercito (v. 25c.<br />

Insorgerà contro il principe dei principi),<br />

Daniele 11<br />

2. Sorgeranno ancora in Persia ... (dei) re.<br />

Solleveranno tutti contro il re di<br />

2c. Javan.<br />

3. Allora sorgerà (in Javan) un re potente, che<br />

eserciterà un gran dominio e farà quel che vorrà.<br />

4. Il suo regno sarà infranto, e sarà diviso verso i<br />

quattro venti del cielo.<br />

5-30. Lotte tra il re del mezzogiorno e il re del Nord.<br />

31. Delle forze mandate da lui si presenteranno e<br />

profaneranno il santuario, <strong>la</strong> fortezza.<br />

33. I savi tra il popolo ... saranno abbattuti dal<strong>la</strong> spada,<br />

dal fuoco, dal<strong>la</strong> cattività e dal saccheggio, per<br />

un certo tempo. v. 35. Fino al tempo del<strong>la</strong> fine.<br />

36. E il re si esalterà, si magnificherà al di sopra di<br />

ogni dio, e proferirà cose inaudite contro l’Iddio<br />

degli dèi; prospererà finché l’indignazione sia<br />

esaurita.<br />

gli tolse il continuo a motivo del<strong>la</strong> ribellione ;<br />

31. Sopprimeranno il continuo<br />

il corno gettò a terra <strong>la</strong> verità,<br />

vi collocherà l’abominazione.<br />

e prosperò nelle sue imprese. 36. Agirà a suo talento, si magnificherà al di sopra di<br />

ogni dio<br />

13. Fino a quando durerà... <strong>la</strong> visione del continuo<br />

35. Fino al tempo del<strong>la</strong> fine.<br />

<strong>la</strong> ribellione che produce <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione,<br />

abbandonando il luogo santo ad essere calpesti ?<br />

25d. Sarà infranto senza opera di mano. 45. Poi giungerà al<strong>la</strong> sua fine e nessuno gli darà aiuto.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 845


CAPITOLO XX<br />

l’altro riferimento al tamid e dove è detto che l’esercito sarà abbandonato al piccolo<br />

corno per control<strong>la</strong>re il tamid. Daniele XI:31 ci spiega il meccanismo. “collocheranno<br />

l’abominazione che cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione”. Questa frase comporta dei legami<br />

linguistici con i passi precedenti nel libro di Daniele. La paro<strong>la</strong> ebraica per<br />

“devastatore” si ritrova anche in IX:27 e in VIII:13. Ma solo quest’ultimo passo<br />

l’associa con il tamid (il sacrificio perpetuo può essere osservato al livello delle frasi<br />

precedenti. Così il tempio in VIII:11 corrisponde al tempio in XI:31; pure il destino<br />

del tamid in VIII:12 corrisponde al destino del tamid in XI:31». 107<br />

Dal momento che Roma ritorna sul<strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, Daniele presenta <strong>la</strong> sua<br />

azione nelle vesti del potere che si oppone agli adoratori dell’Eterno. Sarà negli ultimi<br />

versetti (40-45) che questo potere da istituzione, organismo, regno, impero, il profeta<br />

lo presenterà come persona singo<strong>la</strong>, come ha fatto nel descrivere i vari personaggi dei<br />

re del Nord ed dei re del Sud.<br />

Seduzioni e persecuzioni subite dai cristiani<br />

846<br />

«E per via di lusinghe corromperà quelli che agiscono<br />

empiamente contro il patto; ma il popolo di quelli che<br />

conoscono il loro Dio mostrerà fermezza, e agirà. E i savi<br />

fra il popolo ne istruiranno molti; ma saranno abbattuti<br />

dal<strong>la</strong> spada e dal fuoco, dal<strong>la</strong> cattività e dal saccheggio,<br />

per un certo tempo». 108<br />

«A motivo del<strong>la</strong> sua astuzia farà prosperare <strong>la</strong> frode nelle sue mani» 109 e quindi<br />

agisce mediante una perfetta astuzia ingannatrice. La sua influenza sarà esercitata<br />

107 W. Shea, o.c., p. 59.<br />

108 Daniele 11:32,33. Questo versetto è stato applicato a quattro momenti diversi:<br />

1. alle seduzioni esercitate da Antioco sui Giudei (J.F. ALLIOLI von, p. 520, nota n. 52; G. CALVINO, f. 167b; A.J.T.<br />

CRAMPON, nota; J. FABRE d’ENVIEU, t. II, p. 1407; Ch. TROCHON, p. 243);<br />

2. alle seduzioni esercitate dal paganesimo romano sui cristiani dei primi secoli (I. Newton, Opera, vol. V, pp. 413-<br />

419; Th. NEWTON, vol. II, 7 a ed., pp. 143,144; ecc.);<br />

3. alle seduzioni esercitate dal papato sui cristiani del Medio Evo (L.R. CONRADI, Los Vid., pp. 223,224; S.N.<br />

HASKELL, The Story, 1901, p. 237; 1908, p. 270; U. SMITH, Daniel, 1907, p. 289; J.<br />

VUILLEUMIER, pp. 338,339);<br />

4. secondo l’interpretazione futurista, alle seduzioni che l’anticristo finale eserciterà sugli ebrei (É. GUERS, pp.<br />

111,112).<br />

Per i titoli delle opere vedere Bibliografia.<br />

Riteniamo che <strong>la</strong> terza interpretazione risponda meglio al<strong>la</strong> spiegazione del testo. Vedere W. Shea nota n. 110.<br />

A sostegno del<strong>la</strong> seconda, T. Wintle scrive: «Il passo (versetto 32) si applica agli artifici e alle promesse attraenti<br />

degli imperatori pagani, desiderosi di distogliere i primi cristiani dal<strong>la</strong> loro professione di fede. Diversi, fra questi,<br />

furono indotti ad apostatare e ritornarono ai loro antichi idoli; mentre coloro che erano veramente sinceri si<br />

aggrapparono al<strong>la</strong> fede e restarono fedeli al<strong>la</strong> nuova alleanza nel<strong>la</strong> quale essi erano stati ricevuti. “I savi che<br />

insegnano” sono gli istruttori, i primi dottori del cristianesimo che dovettero sopportare sofferenze nel corso delle<br />

dieci persecuzioni consecutive sotto gli imperatori del<strong>la</strong> Roma pagana» o.c., p. 212. Vedere nota n. 111, Loys de<br />

Cheseaux.<br />

109 Daniele 8:25.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

principalmente nei confronti di coloro che non sono fedeli al patto, cioè agli<br />

insegnamenti del<strong>la</strong> Sacra Scrittura. 110 Il padre del<strong>la</strong> menzogna ha sempre cercato di<br />

far credere che le sue vie siano migliori e più facili di quelle di Dio. Questo potere<br />

agisce nello stesso modo. Roma papale ha esercitato <strong>la</strong> sua influenza seduttrice nei<br />

territori sotto <strong>la</strong> propria giurisdizione. A questa sua azione si sono sottratti quei<br />

credenti e movimenti preriformatori (Valdesi, Albigesi, Catari, ecc.) che «savi ne<br />

istruiranno molti».<br />

L’opera di morte, di distruzione con il fuoco, di esilio e di saccheggio, non può<br />

che ricordare l’azione persecutrice del papato durante il Medio Evo. La sua<br />

supremazia sarà per un «certo tempo», cioè per quel periodo presentato già nel<br />

capitolo VII e che verrà ricordato nel capitolo XII: i tre tempi e mezzo, i 1260 anni<br />

del<strong>la</strong> supremazia papale. Quei secoli bui, come scrive il Montanelli, sono illuminati<br />

dal fuoco dei roghi.<br />

«E quando saranno così abbattuti, saranno soccorsi con<br />

qualche piccolo aiuto; ma molti si uniranno a loro con finti<br />

sembianti». 111<br />

Ai secoli XII e XIII, considerevolmente segnati dall’influenza valdese nell’Europa<br />

papale, seguirono il XIV e XV secolo nei quali gli insegnamenti di John Wycliff,<br />

Giovanni Huss e Gero<strong>la</strong>mo da Praga portarono un piccolo aiuto sostenendo e<br />

soccorrendo a voce e per iscritto i fedeli.<br />

Dio, che conosce i cuori delle persone, fa sempre che non tutti coloro che<br />

seguirono i suoi grandi uomini del<strong>la</strong> preriforma e del<strong>la</strong> Riforma furono dei veri<br />

convertiti. L’affermazione del nostro testo «finti sembianti - senza sincerità» ricorda il<br />

rimprovero del Signore al<strong>la</strong> Chiesa di Sardi, che corrisponde al periodo del<strong>la</strong><br />

Riforma: «Io conosco le tue opere: tu hai nome di vivere e sei morto». 112<br />

«E di quei savi ne saranno abbattuti alcuni, per<br />

affinarli, per purificarli e per imbiancarli sino al tempo<br />

110 La versione francese Rabbinique traduce il versetto 32 nel modo seguente: «Coloro che saranno traditori<br />

dell’Alleanza, egli li sedurrà con delle promesse fal<strong>la</strong>ci, ma le persone che conosceranno il loro Dio resteranno ferme e<br />

agiranno».<br />

111 Daniele 11:34.<br />

Chi sostiene <strong>la</strong> seconda posizione (vedere nota n. 108) commenta questo testo nel modo seguente: «Dopo <strong>la</strong><br />

persecuzione di Diocleziano, Costantino rese <strong>la</strong> pace al<strong>la</strong> Chiesa e <strong>la</strong> tranquillità ai cristiani; vi aggiunse dei beni<br />

temporali in gran numero, ma questa felicità non fu di lunga durata; <strong>la</strong> corruzione che <strong>la</strong> seguì l’ha intorpidita; i<br />

cristiani non furono liberati dai loro nemici ma si perseguitarono tra di loro. - Un gran numero si fecero cristiani<br />

perché era <strong>la</strong> religione dell’imperatore. Eusebio, contemporaneo, dice che il vizio dominante in quel tempo era <strong>la</strong><br />

dissimu<strong>la</strong>zione e l’ipocrisia, e che esse caratterizzavano coloro che entravano nel<strong>la</strong> Chiesa, <strong>la</strong> maggiore parte dei quali<br />

erano dei falsi cristiani» LOYS de CHESEAUX Charles Louis, Harmonies des Prophéties, Lausanne 1774, p. 243.<br />

W. Shea scrive che c’è un rapporto logico tra i dettagli di Daniele 11:32-34 e Daniele 12:7. Mentre in Daniele<br />

12:7 il testo presenta con l’espressione tre tempi e mezzo <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> persecuzione, i versetti 32-34 situano il<br />

momento di questa persecuzione (o.c., p. 57). Vedere nota n. 107.<br />

Nel versetto 34 J. Vuilleumier vi vede <strong>la</strong> Riforma (o.c., p. 345).<br />

112 Vedere il nostro Appendice n. 11, Le sette chiese.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 847


CAPITOLO XX<br />

848<br />

del<strong>la</strong> fine, perché questa non avverrà che al tempo<br />

stabilito». 113<br />

«Questo versetto ci mostra che pure dei cristiani caddero in alcuni errori del<br />

papato, e che essi dovettero essere provati e purificati, e ciò sino al<strong>la</strong> fine del regno<br />

del<strong>la</strong> bestia, <strong>la</strong> cui durata era fissata a 1260 anni, che finirono nell’anno 1798», 114 nel<br />

«tempo stabilito».<br />

Il re orgoglioso<br />

o l’uomo del peccato, il figlio del<strong>la</strong> perdizione, l’avversario<br />

«E il re agirà a suo talento, si compiacerà, si<br />

magnificherà al di sopra di ogni dio, e proferirà cose<br />

inaudite contro l’Iddio degli dèi; prospererà finché<br />

l’indignazione sia esaurita; poiché quello che è decretato si<br />

compirà. Egli non avrà riguardo agli dèi dei suoi padri;<br />

non avrà riguardo né al prediletto delle donne, né ad alcun<br />

dio, perché si magnificherà al di sopra di tutti. Ma onorerà<br />

l’iddio delle fortezze (Maozim) nel suo luogo di culto;<br />

onorerà con oro, con argento, con pietre preziose e con<br />

oggetti di valore un dio che i suoi padri non conobbero. E<br />

si adopererà di rendere più forti le fortezze (Maozim) con<br />

un dio straniero: chi l’avrà riconosciuto lo crescerà di<br />

gloria e gli conferirà poteri molteplici e gli darà porzioni di<br />

terreno gratuitamente». 115<br />

113<br />

Daniele 11:35.<br />

114<br />

W. Miller, o.c., p. 97. M.C. WILCOX, The king, 1910, p. 31; L.R. CONRADI, Whose readeth, p. 42. Altri come W.J.<br />

FITZGERALD, A Bible Study, pp. 17-19, optano per l’anno 1844.<br />

115<br />

Daniele 11:36-39. L’espressione «prediletto delle donne» è secondo <strong>la</strong> versione Mons. Salvatore Garofalo; il<br />

versetto 39 è del<strong>la</strong> versione Sa<strong>la</strong>ni.<br />

Diverse sono le spiegazioni che vengono proposte di questo versetto 36:<br />

- Antioco IV: F.S. von ALLIOLI, p. 521; A.J.T. CRAMPON, nota; G.H. PATCH, p. 191 compimento parziale; J.B.<br />

PELT, p. 358; J. PHILLIPS, Chic. 1965, 1967, p. 67; E.G.E. REUSS, p. 274; H. SCHNEIDER, pp.<br />

78,79; Ch. TROCHON, p. 244;<br />

- Antioco tipo dell’anticristo finale: J.J. SLOTKI, pp. 98,99;<br />

- Impero Romano: Th. BRIGHTMAN, Works, pp. 901-918; J. CALVIN, f. 182 b; Opera quae supersunt omnia, XIII,<br />

1890, pp. 83-135; R.J. RUSHDOONY, pp. 74,75;<br />

- Impero bizantino: I. NEWTON, Opera, V, pp. 413-419;<br />

- La Rivoluzione francese del 1789: J. COUCH, pp. 28-43; H. EDSON, The Time of Daniel, 1849, p. 4, <strong>la</strong> Francia; G.S.<br />

FABER, Dissertation, 4 a ed., 1810, p. 444; H. HABERSHON, Historical, 1841, pp. 285,293; 2 a ed.,<br />

p. 289; S.N. HASKELL, Story of Daniel, 1908, p. 273; J.G. LAMSON, pp. 21-23; 2 a ed., pp. 70-77;<br />

J. LATHROP, The Proph., 1811, pp. 5-14; J. LITCH, Prophet, vol. II, pp. 89-98; J. MATTESON, pp.<br />

400-402; E. SMITH, Orient., pp. 104-109; M.M. WILSON, A Reve<strong>la</strong>tion, Wellington 1938, p. 10;<br />

J. VUILLEUMIER, p. 346;<br />

- Napoleone: Edw. COOPER, The Crisis, pp. 19-119;<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

Dal versetto 36, Gero<strong>la</strong>mo, i dottori Giudei e i Padri del<strong>la</strong> Chiesa del suo tempo<br />

sostenevano che qui il testo di Daniele par<strong>la</strong> dell’Anticristo. In favore di questa<br />

interpretazione giudaica e cristiana c’erano le parole di S. Paolo nel<strong>la</strong> sua seconda<br />

lettera ai Tessalonicesi. 116<br />

Il maestro A.F. Vaucher fa notare che <strong>la</strong> maggior parte dei commentatori, in<br />

qualunque modo abbiano spiegato il passo, hanno fatto rilevare l’analogia che offre<br />

con quello in cui Paolo descrive l’uomo del peccato nel<strong>la</strong> seconda lettera ai<br />

Tessalonicesi. 117 Riportiamo il pensiero di alcuni autori.<br />

L’abate Jules Fabre d’Envieu, che identifica questo re orgoglioso con Antioco,<br />

riconosce: «Il testo ci insegna che il re parlerà insolentemente contro il Dio degli dèi<br />

(vedere un’espressione analoga in Daniele VII:8). San Paolo si è servito di qualcuna<br />

delle espressioni di questo versetto per descrivere l’uomo del peccato». 118 Karl<br />

Auberlen, pur ammettendo <strong>la</strong> stessa identificazione, prende Antioco come tipo<br />

dell’anticristo finale e dice che «Paolo ha dipinto: “L’uomo del peccato” sotto i tratti<br />

presi dal capitolo XI di Daniele». 119 Émil Guers, che vedeva l’anticristo finale nel re<br />

orgoglioso, diceva: «Impossibile, con queste caratteristiche, non riconoscere<br />

immediatamente l’uomo del peccato del<strong>la</strong> seconda lettera ai Tessalonicesi». 120<br />

- L’anticristo finale: Ippolito, ed. Lefèvre, IV,XL, p. 362,363; J.N. DARBY, Études, p. 118; É. GUERS, Israel, p. 112;<br />

A. LONGLEY, p. 60: identifica l’11° e il 5° corno e con l’uomo del peccato di 2 Tessalonicesi 2;<br />

M. WASHINGTON, Aids, 36, 1928, pp. 25-28; E.J. YOUNG, 1971, p. 701;<br />

- Maometto e Is<strong>la</strong>m: F.H. BERICK e J. COUCH, Histor. Echoes, pp. 40-47; N.C. MAGNIN, p. 39; ma l’analogia del testo<br />

con 2 Tessalonicesi 2 ci fa optare per il papato;<br />

- Il papato - uomo del peccato: Anonimo, The Scheme, pp. 168-171; AA.VV., Ministry, marzo 1954, pp. 22-27,<br />

rapporto dell’11 o capitolo di Daniele con partico<strong>la</strong>re riferimento ai versetti 36-39; W.T.<br />

BARTLETT, Brief, 1913, 84 pp.; B.L. BATESON, Daniel’s, 1951, p. 13; A.A. BONAR, Redemption,<br />

1847, p. 297; W. BURNET, pp. 135-143; E.P. CACHEMAILLE, Exp<strong>la</strong>nation, 1911, p. 103; T.<br />

CRINSOZ, Essai, pp. 415-419; W. FITZGERALD, pp. 19-25; C. GRASER, Antichr., 1608; G. GRAVE,<br />

Tabu<strong>la</strong>e, Leiden 1647, pp. 93-97; T.D. GREGG, pp. 225-230; W. HALES, Synopsis, 2 a ed., pp.<br />

612-615; J. HANSEN, 1768, p. 9; A.E. HATCH, p. 127; A. HISLOP, trad, franc., 1886, pp. 384,385;<br />

K.J. HOLLAND, 1970, p. 31; E. HUIT, pp. 319-331; P. JURIEU, Accompl., pp. 224-257; M.<br />

LUTHER, Sammtliche, ed. Walch, VI, Weimar, 1880, c. 917; XXII, c. 918,919; J. MEAD (MEDE),<br />

De Apostasia, Basel 1656, pp. 135-139; R. NEVIN, Studies, pp. 169-180,182; NICOLAI Philipp,<br />

De Antichristo romano, Rostock 1609, pp. 59,60; M. POOLE, A Comment., 1968, pp. 846,847; B.<br />

QUAIFE, Lectures, 1848, pp. 75-98; M.F. ROOS, An Expos., Edimburg 1811, pp. 235-247; W.A.<br />

ROVET, 1928, pp. 32-34; H.E. SNIDE, Prophetic, 1927, pp. 34-41, cita W. MILLER, Evidence,<br />

1842, pp. 87-99; S. SPARKES, pp. 184-223; J. TANNER, pp. 521-523; J. VUILLEUMIER, in Signes<br />

des Temps, dicem. 1927, pp. 13,14; L.F. WERE, The king, Melburn 1949, pp. 28-35,56,83; M.C.<br />

WILCOX, Is it heresy?, 1908, 8 pp.; The King, 1910, 46 pp.; T. WINTLE, p. 214; T. ZOUCH, A<br />

Attempt, pp. 163-171.<br />

Come ha visto <strong>la</strong> maggioranza dei commentatori, solo l’ultima tiene conto dei testi di Daniele, di S. Paolo e del<br />

quadro profetico delle apocalissi.<br />

116<br />

Bishop NEWTON, Dissertation, vol. 2, p. 154; cit. WERE Louis F., The King of the North, ristamoa, 1985, p. 33.<br />

117<br />

VAUCHER Alfred, L’Antichrist, p. 23; vedere 2 Tessalonicesi 2:4.<br />

118<br />

J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1411.<br />

119<br />

K. Auberlen, o.c., p. 75.<br />

120<br />

GUERS Émil, Israël aux derniers jours de l’économie actuelle, Genève 1856, p. 112.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 849


CAPITOLO XX<br />

Langrange Feuillet dice: «Daniele XI:36 è letteralmente ripreso da Paolo... come<br />

riconoscono tutti gli esegeti». 121<br />

Comparando il testo di Daniele con quello di Paolo abbiamo:<br />

Daniele S. Paolo<br />

121 FEUILLET - LAGRANGE, Le discours de Jésus sur <strong>la</strong> ruine du Temple, in Revue Biblique, n. 55, 1948, p. 495; cit. da<br />

F. SPADAFORA, Gesù e <strong>la</strong> fine di Gerusalemme e l’escatologia in S. Paolo, 2 a ed., Rovigo 1971, p. 294.<br />

Sul rapporto tra questo passo di Daniele e 2 Tessalonicesi 2, vedere LUTHER Martin, Commentaire sur le Libre du<br />

Prophète Daniel, Genève 1555, p. 404, le pp. 12-347 contengono il commentario di Philip MELANCHTON; le pp. 349-<br />

421 quelle di Lutero. MILLER William, Evidence from Scripture and History of the Second Coming of Christ, abaut the<br />

year 1843, Boston 1842, pp. 97,98.<br />

«Mentre l’Apostolo dipende dal calendario apocalittico di Daniele per l’apparizione dell’anticristo nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

(dopo <strong>la</strong> divisione dell’Impero Romano), utilizza in partico<strong>la</strong>re delle profezie c<strong>la</strong>ssiche per precisare ancora di più il<br />

carattere teologico delle circostanze del<strong>la</strong> caduta dell’“uomo empio” che deve venire. La similitudine tra diverse<br />

espressioni linguistiche tipiche utilizzate in 2 Tessalonicesi 2:2 e quelle impiegate in Daniele 11:36, Ezechiele 28:2 e<br />

Isaia 11:4 portano al<strong>la</strong> conclusione seguente: Paolo descrive il quadro dell’Anticristo riunendo tre rive<strong>la</strong>zioni<br />

dell’Antico Testamento che riguardano delle potenze opposte a Dio. Si tratta di questo:<br />

1) l’apparizione storica e <strong>la</strong> dissacralizzazione dell’anti-Messia in Daniele 7:25; 8:10-13; 11:36,37,<br />

2) <strong>la</strong> natura demoniaca caratterizzata dall’autoesaltazione e autodivinazione dei re di Tiro e di Babilonia (Ezechiele<br />

28:2,6,9; Isaia 14:13,14),<br />

3) <strong>la</strong> distruzione finale del malvagio mediante l’apparizione gloriosa del Messia regale in Isaia 11:4.<br />

Riproduciamo di seguito questo passo di 2 Tessalonicesi 2 con, in parallelo, le citazioni dell’Antico Testamento:<br />

850<br />

Tessalonicesi<br />

2:4a: ... l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto<br />

quello che si chiama Dio...<br />

2:4b: ... da porsi a sedere nel tempio di Dio mostrando<br />

se stesso e dicendo ch’egli è Dio.<br />

2:8: ... l’empio, che il Signore Gesù distruggerà con<br />

il soffio del<strong>la</strong> sua bocca.<br />

passi Antico Testamento<br />

Daniele 11:36: ... si eleverà, si magnificherà al di<br />

sopra d’ogni dio...<br />

Ezechiele 28:2: ... io sono un dio! Io sono seduto<br />

sopra un trono di Dio...<br />

Isaia 11:4: ... e col soffio delle sue <strong>la</strong>bbra farà morire<br />

l’empio.<br />

LaRONDELLE H., Principes hermeneutiques de l’eschatologie biblique, in AA.VV., Études sur..., vol. I, 1988, p.<br />

24.<br />

passi Antico Testamento<br />

Daniele 11:<br />

2 Tessalonicesi 2<br />

Ezechiele 28:2,17: il tuo cuore si 36: si magnificherà al di sopra di 2:4a: ... l’avversario, colui che<br />

è fatto altero per <strong>la</strong> tua bellezza... ogni Dio...<br />

s’innalza sopra tutto quello che si<br />

Isaia 14:13: Io salirò in cielo,<br />

eleverò il mio trono al di sopra<br />

delle stelle di Dio...<br />

chiama Dio...<br />

Isaia 14:14: sarò simile all’Altissimo...<br />

Ezechiele 28:2: “Io sono un dio!<br />

Io sto assiso sopra un trono di<br />

Dio...”<br />

Ezechiele 28:15: fosti perfetto<br />

nelle tue vie finché non si trovò<br />

in te <strong>la</strong> perversità...<br />

Ezechiele 28:16,18,19: ti farò<br />

sparire... in mezzo alle pietre di<br />

fuoco... e faccio uscire in mezzo<br />

a te un fuoco che ti divori... e non<br />

esisterai mai più...<br />

37: non avrà riguardo agli dèi dei<br />

suoi padri; non avrà riguardo né<br />

al prediletto delle donne, né ad<br />

alcun dio, perché si magnificherà<br />

al di sopra di tutti...<br />

36: proferirà cose inaudite contro<br />

il Dio degli dèi...<br />

36: prospererà finché l’indignazione<br />

sia esaurita...<br />

2:4b: ... da porsi a sedere nel<br />

tempio di Dio mostrando se<br />

stesso e dicendo ch’egli è Dio...<br />

2:3: l’uomo del peccato, il figlio<br />

del<strong>la</strong> perdizione, avversario (colui<br />

che è contro, colui che prende<br />

il posto di…), l’empio…<br />

2:8: ... l’empio, che il Signore<br />

Gesù distruggerà con il soffio<br />

del<strong>la</strong> sua bocca.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


- si magnificherà al di sopra di ogni<br />

Dio<br />

- non avrà riguardo agli dèi dei suoi<br />

padri; non avrà riguardo né al<br />

prediletto delle donne, né ad alcun<br />

dio, perché si magnificherà al di sopra<br />

di tutti<br />

- proferirà cose inaudite contro il Dio<br />

degli dèi<br />

- prospererà finché l’indignazione sia<br />

esaurita<br />

L’VIII RE<br />

- s’innalzerà sopra tutto quello che è<br />

chiamato Dio od oggetto di culto<br />

- s’innalzerà fino al punto da porsi nel<br />

tempio di Dio, mostrando se stesso e<br />

dicendo ch’egli è Dio<br />

- uomo del peccato (senza legge), figlio<br />

del<strong>la</strong> perdizione, avversario (colui<br />

che è contro, colui che prende il<br />

posto), l’empio<br />

- il Signore Gesù lo distruggerà col<br />

soffio del<strong>la</strong> sua bocca, e lo annienterà<br />

con l’apparizione del<strong>la</strong> sua venuta.-<br />

s’innalzerà sopra tutto quello che è<br />

chiamato Dio od oggetto di culto<br />

Questo versetto e quelli precedenti proiettano una nuova luce completando ciò che<br />

Daniele aveva già detto nei capitoli precedenti, VII e VIII, par<strong>la</strong>ndo dell’Anticristo.<br />

«Questo re che doveva regnare e perseguitare i santi, questa potenza anticristiana,<br />

che era stata mostrata a Daniele sotto <strong>la</strong> figura d’un piccolo corno, al quale l’angelo<br />

Gabriele aveva dato il titolo di re, 122 questa potenza papale è apparsa nel tempo<br />

indicato. I vescovi di Roma hanno fatto tutto ciò che hanno voluto, essi si sono<br />

innalzati a grande potenza. Si sono messi al di sopra di ogni Dio, attribuendosi una<br />

autorità sovrana su tutti i re del<strong>la</strong> terra, che <strong>la</strong> Scrittura stessa nomina dèi in qualche<br />

parte. Essi hanno pure proferito delle bestemmie sorprendenti contro il Dio degli dèi,<br />

cioè contro il Re dei re, il sovrano Monarca dell’universo, hanno avuto dei grandi<br />

soccorsi nelle loro imprese». 123 «Questo re arbitrario assumerà un’autorità dispotica<br />

su tutti gli altri potenti, sia negli affari civili che in quelli religiosi, e si eleverà al di<br />

sopra di tutte le leggi, umane o divine. Ciò non gli impedirà di prosperare, o di<br />

mantenere <strong>la</strong> sua egemonia, fino a quando il tempo del<strong>la</strong> collera sia compiuto» 124 ,<br />

tempo che è «fissato per <strong>la</strong> fine», quando «il Signore Gesù (lo) distruggerà col soffio<br />

del<strong>la</strong> sua bocca, e annienterà con l’apparizione del<strong>la</strong> sua venuta». 125<br />

«Queste parole (di Daniele) danno una descrizione esatta del papato con il suo<br />

orgoglio, con il suo celibato e <strong>la</strong> sua verginità obbligatoria... Traduciamole dunque<br />

letteralmente e paragoniamole con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del papato, allora tutto sarà chiaro,<br />

compatibile, armonioso. I1 profeta ispirato ha dichiarato che nel<strong>la</strong> Chiesa del Cristo si<br />

eleverà qualcuno che non aspirerà so<strong>la</strong>mente a una grande elevazione, ma pure <strong>la</strong><br />

122 Daniele 7:24; 8:9,23.<br />

123 GRINSOZ Theodore, Essai sur l’Apocalypse, avec des éc<strong>la</strong>ircissements sur les prophéties de Daniel, Genève 1729,<br />

pp. 415,416.<br />

124 T. Wintle, o.c., p. 214.<br />

125 2 Tessalonicesi 2:8; vedere Daniele 8:19.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 851


CAPITOLO XX<br />

raggiungerà in maniera da far eseguire <strong>la</strong> sua volontà; e questa volontà sarà<br />

interamente opposta a tutte le leggi divine e umane. Ora, se questo re deve essere un<br />

preteso successore del pescatore di Galilea, ecco <strong>la</strong> domanda che ci si pone<br />

naturalmente: “Come potrebbe avere i mezzi per elevarsi a una simile altezza di<br />

potere?” Le parole che seguono rispondono chiaramente a questa domanda: “Egli non<br />

avrà riguardo ad alcun dio, poiché si eleverà al di sopra di ogni dio”. Il lettore noterà<br />

che non dice: “Non adorerà nessun Dio”, il contrario è evidente, ma: “Egli non avrà<br />

riguardo ad alcuno, poiché <strong>la</strong> sua propria gloria è <strong>la</strong> sua più grande preoccupazione”<br />

(scopo supremo n.d.a.) ... Ma è ancora detto che il re che si onorificava, onorava pure<br />

“un dio che i suoi padri non avevano punto conosciuto”, con dell’oro, dell’argento e<br />

delle pietre preziose. Il principio sul quale riposa <strong>la</strong> transustanziazione è<br />

evidentemente un principio babilonese, ma nul<strong>la</strong> prova che questo principio sia stato<br />

applicato come lo è stato dal papato. E certo, noi abbiamo <strong>la</strong> prova che mai nessun<br />

dio ostia simile a quello che adora il papato, sia stato adorato nel<strong>la</strong> Roma pagana.<br />

“Quale uomo sia mai stato abbastanza insensato, dice Cicerone, da farsi un dio<br />

dell’alimento con il quale si nutre?” 126 ... Ma ciò che era troppo assurdo per i pagani<br />

romani non è affatto assurdo per il papa. Questa ostia è incastonata in una scato<strong>la</strong><br />

ornata d’argento e di pietre preziose. È dunque evidente che il dio sconosciuto pure ai<br />

padri pagani è onorato oggi dal papa in maniera assolutamente conforme ai testi stessi<br />

del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>». 127<br />

Questo dio sconosciuto è Cristo Gesù nell’ostia che neppure i primi cristiani, i<br />

padri del<strong>la</strong> Chiesa avevano conosciuto e viene proposto all’adorazione come Maozim.<br />

Questa forma di culto era sconosciuta anche agli antichi romani pagani. 128<br />

Questo dio che ha attirato a sé gli occhi e i cuori di tutti, viene mostrato nelle<br />

processioni e nelle messe.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio ha cominciato a tacere, questo dio ha innalzato in dignità<br />

gli ecclesiastici; ha aumentato <strong>la</strong> potenza, ha accresciuto le ricchezze e fortificato il<br />

regno dei Papi. Ha riempito di frattaglie <strong>la</strong> cristianità e ha alloggiato numerose truppe<br />

di monaci, che per soldi venderanno a chiunque il sacrificio quotidiano del<strong>la</strong> messa, e<br />

qualsiasi altro beneficio essendo delle guarnigioni a custodia del regno papale, non<br />

cesseranno di inventare, da un giorno all’altro, tipi di geenne per le coscienze dei re,<br />

dei principi, dei sudditi imprigionandoli alle illusioni dell’ido<strong>la</strong>tria e ammanettandoli<br />

con i legami delle invenzioni delle tradizioni umane. 129<br />

Oltre a quanto detto sopra sul dio Maozim con le sue fortezze, i teologi presentano<br />

commenti diversi che sono tra loro complementari dando all’insieme un quadro<br />

ampio dell’opera di questo empio potere.<br />

126 Cicerone, De Natura Deorum, libro III, cap. 16, vol. II, p. 16. «Cicerone non avrebbe potuto par<strong>la</strong>re così, se il<br />

culto dell’ostia fosse stato stabilito a Roma» riporta Alexandre HISLOP, Les deux Babylones, Paris 1972.<br />

127 A. Hislop, o.c., pp. 385-387; ed. inglese pp. 354. Vedere Richard FOREST, Structures upon chapter XI, v. 38, etc.,<br />

of the Book of Daniel, re<strong>la</strong>tive to the present times, Carlisle 1805, IV-33 pp.; Anonimo, Observation intended to point<br />

out the application of the prophecy in the 11th chapter of Daniel to the French power, London 1800, IV-44 pp.<br />

128 JURIEU Pierre, L’accomplissement des prophéties, t. I, Rotterdam 1686, pp. 238,245. Questa spiegazione è stata<br />

sostenuta anche da Mede, Th. Newton, Winthe e Keil.<br />

129 CRESPIN Jean, Histoire des Martyrs, t. I, Toulouse 1885, p. 42.<br />

852<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

«Le fortezze del dio Maozim sono i santi tabernacoli, gli ostensori e i santi cibori,<br />

dove i preti racchiudono questo dio straniero, questo dio delle fortezze che<br />

onorano». 130<br />

L’Eterno che era considerato una fortezza viene sostituito da un’altra fortezza.<br />

I Maozim sono anche i santuari costruiti in onore ai demoni, cioè ai morti dei quali<br />

si conservano le spoglie come reliquie. Queste fortezze dall’alto dei monti dominano<br />

le valli e soggiogano con <strong>la</strong> loro imponenza i cuori degli uomini. 131<br />

Questo dio che dimora in fortezze tabernacoli e nei santuari è onorato nelle chiese<br />

dove l’Anticristo estende il suo regno e dove esercita <strong>la</strong> forma di culto da lui creata.<br />

Sul<strong>la</strong> mancanza di «riguardo al<strong>la</strong> divinità favorita delle donne», dei commentatori<br />

hanno creduto di identificar<strong>la</strong> con l’amore e o il matrimonio, 132 mentre altri vi hanno<br />

visto una divinità del<strong>la</strong> fertilità. Crediamo con Elliott e altri che il «“desiderato -<br />

prediletto - delle donne” sia il Messia, <strong>la</strong> “posterità del<strong>la</strong> donna”, oggetto dell’attesa e<br />

del desiderio di tutte le donne giudee; 133 che viene sostituito onorando il dio Maozim,<br />

cioè i santi, <strong>la</strong> vergine, le reliquie, le immagini, che saranno per lui come delle<br />

fortezze alle quali dividerà il paese come a tanti dèi protettori». 134<br />

Questo potere che dominerà per secoli non si preoccupa di nessun dio; si mette al<br />

di sopra di tutti, ed è lui che decide quali siano quelli che devono essere ammessi nel<br />

cielo: li canonizza. Non si può sbagliare: è infallibile.<br />

In effetti man mano che <strong>la</strong> sede del vescovo di Roma si è elevata al di sopra delle<br />

altre sedi, l’ido<strong>la</strong>tria dei santi e delle reliquie si è stabilita. Si può dire che<br />

l’autoritarismo e l’ido<strong>la</strong>tria hanno preso forza una dall’altra dal IV secolo.<br />

Chi riconosce il papa può godere delle terre, chi lo contrasta perde <strong>la</strong> sua autorità.<br />

Quello che sconcerta è che questa forma di culto: messe, ostia, santi, vergini,<br />

rosari, protettori oggi è più vero, potente, imponente di ieri, purtroppo sempre nel<br />

nome del Dio del<strong>la</strong> Bibbia, del Dio dei padri del<strong>la</strong> cristianità.<br />

Nel tempo del<strong>la</strong> fine l’VIII re e <strong>la</strong> sua futura impresa militare<br />

130<br />

BRISSET J. Pierre, Les prophéties accomplies, Paris 1906, p. 98.<br />

131<br />

1 Timoteo 4:1. Accostamento fatto da Mede, riportato da P. Jurieu, o.c. t. I, p. 245.<br />

132<br />

«Per il desiderato delle donne si intende il matrimonio» P. Jurieu, o.c., t. I, p. 245.<br />

133<br />

Da una donna ebrea sarebbe dovuto nascere il Messia.<br />

134<br />

DAPPLES C.A., Résumé du Commentaire d’Elliott sur L’Apocalypse, Lausanne 1875, p. 202.<br />

«Isacco Newton, Birks, Elliott e altri buoni interpreti hanno dimostrato che qui si fa allusione al culto dei santi;<br />

che il termine Maozim o fortezze indica delle divinità protettrici, o dei santi tute<strong>la</strong>ri, onorati in qualità di patroni,<br />

considerati come dei difensori, delle fortezze, dai loro adoratori» TANNER Joseph, Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, London<br />

1898, p. 523; cit. da A.F. Vaucher, o.c., p. 24.<br />

Con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Maozim si è identificata <strong>la</strong> dea Roma (J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 1423), Giove Capitolino<br />

(Firmin ABAUZIT, Œuvres diverses, vol. I, Lyon 1770, p. 242; F.J. von ALLIOLI, p. 521, n. 58; É.G.E. REUSS, p. 274), <strong>la</strong><br />

dea Astarte (nota del<strong>la</strong> versione Synaiticus), <strong>la</strong> dea Ragione (G.S. FABER, Dissert., pp. 42,360-386; J.S. MATTESON,<br />

Prophecies, p. 401; U. SMITH, p. 285; J. VUILLEUMIER, pp. 347-353; J. MEDE, Works, 4 a ed., pp. 669-674; T. NEWTON,<br />

vol. II, 5 a ed., p. 177 e seg.; T. WINTLE, p. 217 etc.).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 853


CAPITOLO XX<br />

Daniele ha descritto ciò che <strong>la</strong> dinastia del potere che si contrappone a Dio<br />

avrebbe fatto rappresentandolo come un unico uomo. Ha personificato questo potere.<br />

Paolo nel<strong>la</strong> sua lettera ai Tessalonicesi usa lo stesso linguaggio e, come abbiamo<br />

dimostrato, l’uomo del peccato, il figliolo del<strong>la</strong> perdizione è «una collettività storica<br />

continua», 135 «una società d’uomini cattivi fra i quali (al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> n.d.a.) ce<br />

ne sarà uno più cattivo di tutti gli altri, che è come <strong>la</strong> testa di questo corpo», come<br />

insegnava Gregorio I, vescovo di Roma dal 590 al 604. 136 Questa testa del corpo sarà<br />

annientata all’apparizione di Cristo Gesù con il soffio del<strong>la</strong> sua bocca.<br />

854<br />

«E a1 tempo del<strong>la</strong> fine, 137 il re del mezzogiorno verrà a<br />

cozzo con lui; e il re del settentrione gli piomberà addosso<br />

come <strong>la</strong> tempesta, con carri e cavalieri, e con molte navi;<br />

penetrerà nei paesi e, tutto inondando, passerà oltre.<br />

Entrerà pure nel paese splendido, e molte popo<strong>la</strong>zioni<br />

saranno abbattute; ma queste scamperanno dalle sue mani:<br />

Edom, Moab e <strong>la</strong> parte principale dei figlioli di Ammon.<br />

Egli stenderà <strong>la</strong> mano anche su diversi paesi, e il paese<br />

d’Egitto non scamperà. E s’impadronirà dei tesori d’oro e<br />

d’argento, e di tutte le cose preziose dell’Egitto; e i Libi e<br />

gli Etiopi saranno al suo seguito. Ma notizie dall’Oriente e<br />

dal Settentrione lo spaventeranno; ed egli partirà con gran<br />

furore per distruggere e votare allo sterminio molti. E<br />

pianterà le tende del suo pa<strong>la</strong>zzo fra i mari e il bel monte<br />

santo; poi giungerà al<strong>la</strong> sua fine, e nessuno gli darà<br />

aiuto». 138<br />

Con quest’ultimo brano noi perveniamo al<strong>la</strong> fase conclusiva del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. La<br />

descrizione dell’intervento di Micael e del<strong>la</strong> resurrezione, descritto nel brano che<br />

segue (XII:1-3), non può che essere un avvenimento escatologico. Con queste ultime<br />

dichiarazioni dell’angelo noi perveniamo allo scopo del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione che Dio fa a<br />

Daniele: «E ora sono venuto a farti comprendere ciò che avverrà al tuo popolo negli<br />

ultimi giorni; poiché è una rive<strong>la</strong>zione che concerne l’avvenire». 139<br />

Dobbiamo riconoscere che questo brano ha sollevato diversi problemi.<br />

135 a<br />

ALLO Ernest (in religione Bernard Marie), S. Jean - L’Apocalypse, 2 ed., Paris 1921, p. 199.<br />

136<br />

Pensiero riassunto da JACQUEMONT François (anonimo), Avis aux fidèles sur <strong>la</strong> conduite qu’ils doivent tenir dans<br />

les disputes qui affligent l’Eglise, 1796, p. 345.<br />

137<br />

Questa espressione collegata con quel<strong>la</strong> del versetto 35 ha fatto pensare a diversi commentatori al periodo del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione francese, periodo nel quale finiva l’intolleranza e <strong>la</strong> supremazia papale e con il quale iniziava<br />

profeticamente l’epoca del<strong>la</strong> fine. Per questo motivo alcuni hanno applicato il brano che consideriamo a Napoleone I<br />

con le sue spedizioni in Oriente. Come vedremo, questo brano trova però <strong>la</strong> sua so<strong>la</strong> realizzazione al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

e quindi al<strong>la</strong> conclusione del quadro profetico.<br />

138<br />

Daniele 11:40-45.<br />

139 Daniele 10:14.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

Considerando che si tratti di una <strong>profezia</strong> non ancora compiuta, conviene trattar<strong>la</strong><br />

con una prudente riserva. Scrive K.J. Hol<strong>la</strong>nd: «I versetti da 40 a 45 presentano il<br />

conflitto al<strong>la</strong> fine dei tempi; saranno senza dubbio compresi quando si produrranno<br />

gli avvenimenti annunciati». 140<br />

Senza quindi volere spiegare come <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> si realizzerà, riteniamo opportuno<br />

fissare il significato del testo di Daniele.<br />

Chi è il potere indicato due volte con il pronome “lui” del versetto 40? 141<br />

Coloro che hanno creduto di identificare Antioco con il re orgoglioso del brano<br />

che precede gli applicano anche questi passi facendo però delle acrobazie per<br />

sostenere <strong>la</strong> propria esegesi. 142<br />

140 HOLLAND Kenneth-J., God’s preview of the future, in These Times, Nashville, Tennesse, 1970, p. 31.<br />

141 «Il re del mezzogiorno verrà a cozzo con “lui”, e il re del settentrione “gli” piomberà addosso» o meglio,<br />

«piomberà addosso a “lui” con carri e cavalieri ».<br />

142 Un primo errore è quello di identificare il primo pronome “lui” con Antioco re del Nord e il secondo “lui” con il<br />

re del Sud (Egitto).<br />

Il secondo errore è quello di vedere qui una IV invasione di Antioco in Egitto ma «nessuno scrittore fa menzione<br />

di questa quarta spedizione di Antioco in Egitto, tranne Porfirio (233-303 d.C.). Questi, citato da Gero<strong>la</strong>mo, racconta<br />

che nell’undicesimo anno del suo regno (166-165 a.C.) intraprese una nuova campagna contro suo nipote Tolomeo<br />

Filometore, invadendo l’Egitto con dei carri, dei cavalieri e una flotta considerevole, spandendo dappertutto sul suo<br />

passaggio <strong>la</strong> devastazione, e andò anche in Giudea, dove fortificò <strong>la</strong> cittadel<strong>la</strong> di Sion con le macerie dei muri del<strong>la</strong><br />

città» La Bible Annotée, o.c., p. 328. Ma gli stessi esegeti, come ad esempio gli abati A. Crampon e J. Fabre<br />

d’Envieu, che applicano questo brano ad Antioco, sono obbligati a confessare che: «Porfirio suppose che il versetto 40<br />

presenti una quarta spedizione del re di Siria contro questo paese (Egitto)... Ma questa spedizione è puramente<br />

immaginaria. Un semplice colpo d’occhio sugli avvenimenti di questa epoca lo dimostrano più che abbondantemente.<br />

La guerra di Antioco con l’Egitto era terminata con l’intervento del potere romano nel 168 a.C. Così siamo autorizzati<br />

a rigettare l’opinione di Porfirio come contraria, non so<strong>la</strong>mente per un preteso silenzio degli storici sacri e profani, ma<br />

come contraria al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> stessa... La <strong>storia</strong> non sa nul<strong>la</strong> d’una nuova guerra contro l’Egitto dopo quel<strong>la</strong> dell’anno 168;<br />

e gli altri dettagli menzionati nel testo sono contrastati dalle re<strong>la</strong>zioni autentiche» J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp.<br />

1418,1419,1420. Giovanni Luzzi (Gli Agiografi, p. 324) dice che gli esegeti che applicano questo brano ad Antioco<br />

sono costretti poi a confessare che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ignora completamente questa quarta campagna. BOUTFLOWER Charles, In<br />

and around the Book of Daniel, London 1923, p. 3 scriveva. «Se applichiamo questi ultimi versetti 40-45 ad Antioco<br />

Epifane essi si presentano a noi come una <strong>profezia</strong> che non si è mai compiuta e che si riduce in realtà a una semplice<br />

supposizione».<br />

Non potendo cambiare <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, questi esegeti per potere sostenere <strong>la</strong> loro posizione, per giustificare che il brano<br />

si riferisca ad Antioco, scrivono: «Lengerke ha ragione di dire che questo brano non offre che una breve<br />

ricapito<strong>la</strong>zione degli avvenimenti citati» Idem, p. 1419. Ma «si percepisce senza difficoltà <strong>la</strong> debolezza d’una tale<br />

spiegazione» A.F. Vaucher, o.c., p. 25.<br />

Si giunge anche a dire, dopo aver scritto: «Non c’è nessuna documentazione storica su una conquista totale<br />

dell’Egitto da parte di Antioco (Porfirio non è degno di fiducia qui)» che <strong>la</strong> «campagna militare descritta dal versetto<br />

40 è una proiezione nel futuro delle convinzioni di Daniele» LACOCQUE André, Le livre de Daniel, Neuchâtel 1976, p.<br />

171. Questo modo di spiegare <strong>la</strong> Bibbia pensiamo faccia del testo sacro non una rive<strong>la</strong>zione ma un’invenzione<br />

dell’uomo.<br />

Inoltre localizzare <strong>la</strong> fine di Antioco in Palestina (11:45), mentre essa avvenne in Persia (1 Maccabei 6:1-16)<br />

suscita un grosso problema per i sostenitori di questa spiegazione. La TOB cerca di giustificare questo errore (<strong>la</strong><br />

teologia liberale considera le profezie di Daniele scritte a eventi compiuti) scrivendo: «I partico<strong>la</strong>ri re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> sua<br />

morte non sono noti all’autore nel momento in cui scrive», p. 1648. HARTMAN F. Louis scrive: «Fra il Mediterraneo e<br />

Gerusalemme. Sebbene l’autore sia inesatto riguardo al luogo del<strong>la</strong> morte di Antioco IV Epifane (che in realtà morì<br />

nel 163 in Persia), tuttavia è essenzialmente esatto (sic!) perché <strong>la</strong> morte sarebbe stata miserabile» Daniele, in Grande<br />

Commentario Biblico Queriniana, ed. Queriniana, Brescia 1973, p. 588.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 855


CAPITOLO XX<br />

In questo brano noi abbiamo «tre poteri che sono menzionati: il re del Sud, il re<br />

del Nord, e il potere che è l’oggetto dei loro attacchi, cioè il dominatore apostata che<br />

si deifica da se stesso», 143 cioè “lui”, 144 il re orgoglioso. 145<br />

Questo “lui” non è altro che il soggetto del potere che è stato descritto<br />

precedentemente <strong>la</strong> cui opera è stata anche profetizzata nei capitoli VII e VIII. Si è<br />

qui all’epilogo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, si descrivono gli eventi che precedono <strong>la</strong> venuta del<br />

Signore, e quindi si presenta colui che Cristo Gesù annienterà col soffio del<strong>la</strong> sua<br />

bocca, come scrive Paolo, o come aveva già detto Daniele nel presentare questo<br />

potere che sarà spezzato senza opera di mano. 146<br />

«Il re del Mezzogiorno ed il re del Nord sono gli stessi, nel<strong>la</strong> loro posizione<br />

geografica, come in tutto il capitolo e sono caratterizzati da questa posizione» 147 :<br />

l’Egitto e <strong>la</strong> Siria.<br />

143<br />

BATESON Bernard Lionel, Daniel’s Last Prophecy Fulfilled?, London 1951, p. 13.<br />

144<br />

Grammaticalmente questo pronome non può essere applicato che al suo antecedente.<br />

145<br />

Ci sembra normale vedere nel potere indicato dal pronome lui (versetto 40) il re orgoglioso dei versetti<br />

precedenti.<br />

146<br />

Daniele 2:45; 7:26; 8:25; 2 Tessalonicesi 2:8.<br />

147 a<br />

DARBY John Nelson, Études sur Daniel, 3 ed., Vevey 1952, p. 125. Nel momento in cui Darby scriveva queste<br />

righe (<strong>la</strong> prima edizione, London 1847), 1a Siria e l’Egitto si trovavano sotto un dominio straniero. Ciò gli faceva<br />

dichiarare: «Questi regni saranno ristabiliti» Idem, p. 61.<br />

In un momento in cui <strong>la</strong> Siria (il re del Nord), l’Egitto (re del Sud), non avevano l’indipendenza politica, sui re del<br />

Nord e del Sud sono state avanzate diverse ipotesi. Sono stati identificati nel seguente modo :<br />

Il Re del Nord è stato identificato con:<br />

- Anticristo finale raffigurato da Antioco IV Epifane: P.J. AGIER, Daniel, p. 107,108;<br />

- Anticristo futuro: Ch. BOUTFLOWER, p. 428; come abbiamo già riportato (nota n. 141), a p. 3 ha contestato che il<br />

testo possa indicare Antioco IV: «Se applichiamo questi ultimi versetti, 40-45, ad Antioco Epifane<br />

siamo di fronte a una <strong>profezia</strong> che non si è mai realizzata e si riduce a una semplice supposizione».<br />

W.C. SCROGGIE, p. 428;<br />

- Russia: F.H. BERICK, Great Crisis, 1854, pp. 126-136; H. EDSON, The Time, 1849, p. 10; H. LINDSEY, pp.<br />

195-197;<br />

- Turchia: Anonimo, The Schema, pp. 171-176; J. A. BEGG, A connected, 3 a ed., pp. 268,269; T.<br />

BRIGHTMAN, Works, pp. 918-923; J. GREGORY, Imminent, 1959, pp. 268,269; M. HABERSHON,<br />

Historical, 1841, p. 311; S.N. HASKELL, 1908, pp. 282,286; A.E. HATCH, Divine Economy, 1913,<br />

p. 278; E. HUIT, 1644, pp. 342-344; J.G. LAMSON, 1923, p. 23: C.L. LOYS DE CHÉSEAUX, pp. 247-<br />

278; I.G. MATTESON, Prophecy, pp. 403-407; J. MEDE, Works, 4 a ed., p. 816; H. MORE, An Illustr.,<br />

1685, p. 147; I. NEWTON, Works, 4 a ed., pp. 187-208; Opera, vol. V, p. 412; T. NEWTON, vol. II, 5 a<br />

ed., p. 187-208; Asa T. ROBINSON, A remarkable, pp. 20,21; U. SMITH, Proph., pp. 289-299,<br />

attendeva un trasferimento del<strong>la</strong> capitale turca Costantinopoli a Gerusalemme; R.B. THURBER, The<br />

Story of Daniel, 1926, p. 58; J. VUILLEUMIER, Daniel, p. 354;<br />

- Inghilterra: J. LATHROP, Prophecy, p. 11.<br />

- Papato: Il Nord rappresenta il territorio geografico di Babilonia che passò ai Seleucidi i quali si<br />

sottoposero all’autorità di Roma pagana, che nel<strong>la</strong> sua evoluzione storica è rappresentata dal<br />

papato: L.F. WERE, The King…, p. 38-43; vedere anche The Battle…; H. BULLINGER, Sapientiss., f.<br />

132b, 133b; E.P. CACHEMAILLE, 1888, pp. 39,40; T. CRINSOZ, 1729, p. 419-423; M.F. ROOS,<br />

Ausleg., pp. 250-263; W.J. FITZGERALD, pp. 29-31; J.S. WHITE, Review, 29 novembre 1877, p.<br />

172; A Word to the little Flock, 1847, pp. 8,9 e M. C. WILCOX, Signs of the Time, 14.4.1912, p. 7;<br />

The King, 1910, pp. 26,27;<br />

Il Re del Sud è stato identificato con:<br />

- Saraceni: Van AMRINGE, 1843, p. 228;<br />

- Egitto: J.G. LAMSON, 1923, p. 23; J. VUILLEUMIER, p. 354;<br />

856<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

- Francia di Napoleone: J. VUILLEUMIER, p. 354;<br />

- Napoleone I o Inghilterra: Th.R. BIRKS, pp. 303-341; W. MILLER, pp. 104-108;<br />

- Spagna e Portogallo: J. LATHROP, p. 11.<br />

Per <strong>la</strong> presentazione completa delle opere degli autori ai quali abbiamo fatto riferimento vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

Riteniamo che non sia corretto identificare il “lui” con potenze come: Gran Bretagna, Russia, Turchia come<br />

fanno degli studiosi. Nul<strong>la</strong> nel testo biblico suggerisce una tale identificazione.<br />

I teologi avventisti negli ultimi anni tendono a spiegare questo testo finale in chiave spirituale. Riportiamo tre<br />

esempi con delle osservazioni critiche.<br />

1. Jacques DOUKHAN, Le Soupir de <strong>la</strong> terre, ed. Vie & Santé, Dammarie les Lys, 1993, ha una posizione radicale su<br />

tutto il capitolo 11, risolvendo <strong>la</strong> problematica dell’identificazione dei contendenti dei conflitti tra il re del Nord e il re<br />

del Sud trasferendo il tutto in una struttura letteraria dove i due re alternativamente si attaccano e si difendono, dove<br />

Nord-Sud «è una espressione stilizzata utilizzata nel<strong>la</strong> Bibbia secondo un senso simbolico per esprimere l’idea di<br />

totalità di spazio terrestre (che tecnicamente si chiama merismo)». A riprova cita: Ezechiele 21:3,4,9; Isaia 43:6,7; 1<br />

Cronache 26:17; Salmo 107:3; Ecclesiaste 1:6; Cantico dei Cantici 4:16; ecc. Lo stesso linguaggio è usato nelle<br />

cronache egiziane che chiamano Artaserse «re del Sud e del Nord», cioè del<strong>la</strong> totalità del mondo di allora (vedere<br />

Robert William ROGERS, A History of Ancien Persia, 1929, p. 176). «Inoltre - sostiene sempre J. Doukhan - nel<strong>la</strong><br />

tradizione biblica, il riferimento al Nord, come il riferimento al Sud, è carico di un senso spirituale preciso. Così il<br />

Nord rappresenta <strong>la</strong> potenza del Male che pretende il posto di Dio». Sostiene inoltre, che il piccolo corno viene dal<br />

Nord, giustificandolo con il testo del versetto 4b. «I profeti vedono il male e <strong>la</strong> minaccia sorgere dal Nord: Isaia<br />

14:31; Geremia 1:14; 46:20; 50:1-3; Isaia 41:24,25; Ezechiele 26:7; Zaccaria 2:6; ecc.. Questo linguaggio è<br />

giustificato dal fatto che gli eserciti babilonesi erano considerati dagli abitanti d’Israele come provenienti dal Nord.<br />

Babilonia, <strong>la</strong> potenza usurpatrice di Dio, è stata molto presto associata al Nord. Geremia 46:25,26». Ancora secondo<br />

J. Doukhan «questo simbolismo incontrava nel Medio Oriente antico un terreno favorevole, poiché, secondo <strong>la</strong><br />

mitologia cananea, è al Nord che risiedeva il dio Baal. Ciò permette di dire che il riferimento al Nord intenda il regno<br />

di Babilonia o il dio Baal. Per tale motivo questo riferimento è carico di senso religioso e di pretesa al divino nel<strong>la</strong><br />

mentalità degli Ebrei del passato. Il profeta Isaia ha raccolto tutte queste associazioni d’idee nel suo scritto sul re di<br />

Babilonia (14:3,4). È <strong>la</strong> stessa tradizione che riappare nell’Apocalisse, dove <strong>la</strong> potenza malefica usurpatrice di Dio,<br />

che corrisponde al piccolo corno di Daniele, è chiamata “Babilonia” (Apocalisse 14:8; 16:19; 17:5; 18:2,10,21).<br />

Dall’altro <strong>la</strong>to il Sud simboleggia, nel<strong>la</strong> tradizione biblica, il potere umano senza Dio. Il riferimento al Sud è<br />

associato al paese d’Egitto (11:43) e specificatamente a Faraone nei suoi rinnegamenti di Dio. “Chi è l’Eterno al quale<br />

io debba ubbidire ?” Esodo 5:2. D’allora i profeti interpretano ogni tentativo di alleanza con l’Egitto come<br />

l’espressione del<strong>la</strong> fiducia nel<strong>la</strong> forza umana e, di conseguenza, come un rinnegamento di Dio (Isaia 31:1-3; 2 Re<br />

18:11; Geremia 2:12; ecc.).<br />

Mentre l’idea del Nord ha in sé il riferimento a un movimento religioso che s’innalza fino a Dio, l’idea del Sud<br />

porta in sé il riferimento a un movimento umano che rinnega Dio e non si appoggia che su se stesso.<br />

Questo linguaggio di riferimento al Nord e al Sud era coerente con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele. Tiranneggiata tra le due<br />

potenze, Babilonia ed Egitto, Israele comprendeva e immaginava il suo destino in funzione di queste due forze. Nul<strong>la</strong><br />

ci deve stupire se allora, per annunciare il destino del popolo di Dio, <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele utilizza in un senso<br />

spirituale il riferimento tradizionale al Nord e al Sud. Inoltre, se interpretiamo <strong>la</strong> conclusione del capitolo 11 (versetti<br />

40-45) in un senso spirituale, come <strong>la</strong> maggior parte degli interpreti, dobbiamo essere conseguenti ed applicare lo<br />

stesso metodo ai passi precedenti. È sorprendente che questa ultima sessione utilizzi lo stesso linguaggio poetico di<br />

rego<strong>la</strong>rità e di simmetria in rapporto al re del Nord e al re del Sud come in precedenza. Le prime parole di questa parte<br />

indicano che si tratta del<strong>la</strong> stessa <strong>storia</strong>. È lo stesso re del Nord che è evocato: “Il re del Sud si urtò contro lui” (v. 40).<br />

Il “lui” si riferisce implicitamente al re del Nord di cui si par<strong>la</strong> nel versetto precedente. Il riferimento Nord-Sud deve<br />

dunque essere compreso in modo “spirituale” prima del versetto 40 e dopo». Riteniamo che identificare il “lui” con il<br />

re del Nord sia un equivoco che invalida tutto il ragionamento di questo professore, del quale siamo stati allievi.<br />

«Il tema del conflitto tra il Nord e il Sud. Pensiamo da una parte al potere ecclesiastico che si è innalzato fino a<br />

voler rappresentare Dio sul<strong>la</strong> terra, con tutto ciò che questo comporta come abuso, usurpazione e imbroglio (il Nord).<br />

Pensiamo d’altra parte ai movimenti filosofici e politici che hanno voluto negare l’esistenza di Dio per rifarsi<br />

strettamente al<strong>la</strong> politica del<strong>la</strong> ragione umana (il Sud). Il confronto tra queste due forze fu costante. In breve, prima di<br />

tutto l’attacco neop<strong>la</strong>tonico e <strong>la</strong> persecuzione degli imperatori pagani (Nerone, Diocleziano, Giuliano, ecc.); sono<br />

altresì le correnti umaniste sorte col Rinascimento; ed infine <strong>la</strong> Rivoluzione francese, sul<strong>la</strong> cui azione assistiamo ai<br />

nostri giorni l’ascesa delle ideologie e dei governi <strong>la</strong>ici e materialisti.<br />

Il tema dell’alleanza tra il Nord e il Sud nei versetti 6,17,22 e 23. Pensiamo agli avvicinamenti e ai compromessi<br />

tra <strong>la</strong> Chiesa e lo Stato di Costantino fino ai nostri giorni, passando dalle alleanze del Medio Evo, su diverse questioni,<br />

come <strong>la</strong> legge, il controllo dei territori, l’esercizio del potere e pure le idee filosofiche.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 857


CAPITOLO XX<br />

Il tema del conflitto tra il Nord e il popolo di Dio ai versetti 16,28,30,31,35, pensiamo si riferisca alle<br />

persecuzioni e ai crimini d’intolleranza che hanno segnato <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa dal IV secolo al<strong>la</strong> Rivoluzione<br />

francese.<br />

Bisogna attendere l’ultima fase, quel<strong>la</strong> del tempo del<strong>la</strong> fine (versetti. 40-45) per vedere queste azioni raggiungere<br />

<strong>la</strong> loro piena completezza. La <strong>storia</strong> è dunque stata scritta dal punto di vista del<strong>la</strong> fine; e l’accento messo su questi tre<br />

temi, assi fondamentali del tempo del<strong>la</strong> fine, traduce l’intenzione di preparare per quel tempo del<strong>la</strong> fine. L’autore fa<br />

scaturire tutto ciò che gli sembra importante nel<strong>la</strong> prospettiva di questa fine, tutto ciò che comporta un orientamento<br />

escatologico» Idem, pp. 242-247.<br />

2. W. Shea giunge alle stesse conclusioni pur dando al testo biblico una conformazione diversa perché vede, come<br />

abbiamo riportato sopra, dei personaggi reali dietro alle figure dei “re”, mette l’espressione «tempo del<strong>la</strong> fine» del<br />

versetto 40 in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> visione generale profetica dal tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, 1798, quando scadono<br />

i 1260 giorni-anno. In considerazione dei versetti precedenti, ritiene che non sia opportuno vedere qui dal versetto 40<br />

in poi, nel re del Sud, il riemergere dei Tolomei perché l’identificazione sembra debba avere più una connotazione<br />

spirituale che politica, come il re del Nord visto come il papato, nel suo territorio geografico, non ha più quel senso<br />

letterale e specifico di quando era presentato all’inizio del capitolo. Per questi motivi il re del Sud indica una entità<br />

spirituale negli ultimi versetti del capitolo 11. L’Egitto rappresenta quindi il potere che rigetta l’Eterno: «Chi è il<br />

Signore al quale io debba obbedire?». L’eruzione di questa specie di pensiero è propria del<strong>la</strong> Rivoluzione francese,<br />

che caratterizza il profetico “tempo del<strong>la</strong> fine”. L’ateismo espresso nel Marxismo Leninismo, Comunismo, è un diretto<br />

discendente del<strong>la</strong> filosofia sviluppata dal tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione. È proprio in quel tempo (1789-1793) che nel nome<br />

del<strong>la</strong> Ragione si rigetta <strong>la</strong> Bibbia e ogni forma di religione. Questo spirito materialista livel<strong>la</strong> molti altri aspetti del<strong>la</strong><br />

moderna società ed è in conflitto con <strong>la</strong> Chiesa. Per questo motivo non si deve vedere nel re del Sud, di questo testo,<br />

un territorio letterale del<strong>la</strong> Francia o del<strong>la</strong> Russia, o altro. Esso indicherebbe il pensiero filosofico materialista,<br />

l’umanesimo razionale, l’agnosticismo e tutto ciò che porta all’ateismo. C’è una corre<strong>la</strong>zione tra il re del Sud del<br />

nostro testo e il modo di esprimersi di Apocalisse 11:8 dove, par<strong>la</strong>ndo «del<strong>la</strong> piazza del<strong>la</strong> grande città», è detto che<br />

«figurativamente è chiamata Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore è stato crocifisso». Gesù in terra di Francia,<br />

quale piazza del<strong>la</strong> grande città, veniva nuovamente crocifisso dal<strong>la</strong> filosofia e dal<strong>la</strong> religione di questa egiziana<br />

ideologia che, sorta in Francia con <strong>la</strong> sua Rivoluzione, si è estesa al<strong>la</strong> Russia. A conclusione delle sue considerazioni<br />

W. Shea vede, nelle notizie che vengono dall’oriente, quanto Giovanni dice in Apocalisse 16:12, e scrive: «Il libro<br />

dell’Apocalisse par<strong>la</strong> anche di quel<strong>la</strong> spirituale battaglia finale in termini letterali, localizzando<strong>la</strong> in Harmaghedon<br />

(16 :16), o “Il monte di Meghiddo”. Meghiddo è anche localizzato tra i mari e il glorioso santo monte. Il papato è uno<br />

dei poteri spirituali che sarà coinvolto in quel<strong>la</strong> battaglia finale» o.c., pp. 208-213.<br />

3. Antolín DIESTRE GIL, El Sentido de <strong>la</strong> Hi<strong>storia</strong> y <strong>la</strong> Pa<strong>la</strong>bra prophética, vol. II, editorial Clie, Terrassa<br />

(Barcellona) 1995, pp. 326 a seguito dei <strong>la</strong>vori di Hans K. LaRONDELLE, Principes d’Interprétation de l’Eschatologie<br />

Prophétique et Apocalyptique, Collonges sous Salève 1977; Chariot of Salvation, Review and Herald Publishing<br />

Association, Washington 1987, e ancora prima di lui l’opera di Louis F. WHERE, o.c., applica il metodo secondo cui,<br />

come scrive H. LaRondelle: «... il tema unificatore dell’Antico e del Nuovo Testamento è Gesù Cristo e <strong>la</strong> redenzione<br />

che ha il suo centro in lui. Però questo principio cristologico di interpretazione biblica, ... dovrebbe essere ugualmente<br />

applicato in forma logica in tutta l’esposizione escatologica del<strong>la</strong> Scrittura, specialmente nell’ultima parte apocalittica<br />

e simbolica» o.c., p. 2. Abbiamo presentato questo principio nell’Appendice n. 13, Harmaghedon. Tutto ciò che<br />

riguarda escatologicamente il popolo d’Israele trova <strong>la</strong> sua realizzazione non nel<strong>la</strong> sua realtà storica e geografica<br />

finale, ma nel<strong>la</strong> sua realtà spirituale che è <strong>la</strong> Chiesa, il nuovo popolo di Dio, nel quale si compie il progetto iniziale di<br />

fare dei liberati dall’Egitto un popolo di re e sacerdoti.<br />

In questa prospettiva, A. Diestre Gil vede nel re del Nord <strong>la</strong> Babilonia di Apocalisse 17 che identifica con il<br />

corno di Daniele 7 e con il piccolo corno del capitolo 8, che ha una egemonia politica per 1260 anni (o.c., p. 557). Il<br />

re del Nord riceve <strong>la</strong> ferita mortale dal re del Sud (Apocalisse 13:3pp,5; 17:8pp, 10pp; 11:7). Questo re del Nord in<br />

Apocalisse è rappresentato dal<strong>la</strong> quinta testa. Il re del Sud, che rappresenta il potere dello Stato con un contenuto<br />

spirituale, è simbolicamente rappresentato dall’Egitto (11:8). Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> il re del Nord si appropria di poteri<br />

speciali per vincere il re del Sud (11:40 sp.) (o.c., p. 558). Questo potere entra nel Paese splendido simbolo del popolo<br />

di Dio al quale sferra una sistematica persecuzione causando il tempo d’angoscia. Anche il re del Sud andrà contro <strong>la</strong><br />

Chiesa di Dio dopo aver visto <strong>la</strong> guarigione del<strong>la</strong> quinta testa di Babilonia che si presenta nel tempo dell’ottava testa<br />

(o.c., p. 559). Le notizie del Nord e dell’Oriente sono quelle delle ultime piaghe con le sue implicazioni politiche ed<br />

economiche a causa del fatto che gli angeli di Dio attaccano il trono del<strong>la</strong> bestia (Apocalisse 16:10) e tutto quanto è di<br />

supporto al<strong>la</strong> Bestia sia sul piano fisico che spirituale (Apocalisse 16:1-21; 19:11-20) (o.c., p. 560).<br />

In questa spiegazione spirituale i nemici del popolo messianico sono chiamati con il nome dei nemici del regno<br />

teocratico d’Israele (Isaia 25, Moab; Isaia 63 Amon; 9:12, Edom; Ezechiele 38 Gog). Il popolo di Dio di Daniele 12:1<br />

è <strong>la</strong> Chiesa. La gloriosa montagna è a simbolo del popolo di Dio finale, perché, per Daniele, Gerusalemme e Israele<br />

sono stati distrutti (Daniele 9:26,27). La Chiesa è quindi il nuovo Israele, <strong>la</strong> santa città, come precisa Giovanni in<br />

858<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

Non vogliamo dare qui una spiegazione dettagliata degli avvenimenti futuri, che<br />

riguardano il «tempo del<strong>la</strong> fine», ma presentare un quadro d’insieme che le apocalissi<br />

ci tratteggiano a proposito dell’ultima azione politico-militare del papato: come esso<br />

sarà attaccato da questi due paesi, del suo trasferimento in Palestina e del<strong>la</strong> sua fine.<br />

A tale proposito presentiamo una sintesi dei manoscritti del collega emerito<br />

Frédéric Charpiot 148 del quale condividiamo <strong>la</strong> posizione.<br />

Come abbiamo detto, le visioni che Daniele ha avuto nei capitoli precedenti, II,<br />

VII, VIII, descrivono l’evoluzione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> mediante dei simboli. Essi presentano<br />

delle immagini, come una statua con diversi metalli, animali, corna. Il capitolo XI è<br />

per contro scritto in un linguaggio letterale; non contiene nessun simbolo. Di<br />

conseguenza <strong>la</strong> sua spiegazione deve rispettare questa partico<strong>la</strong>rità che ci proibisce di<br />

dare a personaggi, luoghi e atti menzionati, un senso simbolico.<br />

La lotta per <strong>la</strong> supremazia tra queste due potenze: Egitto e Siria, uscite dal<strong>la</strong><br />

divisione dell’Impero Greco-Macedone, continuano per più di un secolo, con persone<br />

reali, re, regine, figli, figlie e nipoti.<br />

Queste loro guerre occupano 23 dei 45 versetti del capitolo.<br />

Apocalisse 7:4-8; 21:12, è il nuovo tempio come dice Paolo (1 Corinzi 3:16,17; 6:19; 2 Corinzi 6:16; Efesi 2:21,22),<br />

il nuovo monte Sion, <strong>la</strong> santa montagna (Ebrei 12:22; Gioele 2:32 con Romani 10:13; Isaia 28:1-6 con 1 Pietro 2:6-<br />

8; Isaia 59:20 con Romani 11:26; Efesi 2:21) dove Dio abita (Zaccaria 8:3) e rende santo il luogo del<strong>la</strong> sua dimora.<br />

In questa prospettiva <strong>la</strong> terra del<strong>la</strong> cristianità è l’Europa dove il re del Nord ha il suo quartiere generale tra il popolo di<br />

Dio, “il monte santo” e “i mari”, espressione poetica il cui plurale, nel linguaggio ebraico, indica il Mar Mediterraneo,<br />

come presentano <strong>la</strong> versione di Driver, Montgomery, Charles, Moses Stuart, gli Agiografi, TILC e altre. Per contro, i<br />

teologi de La Bible Annotée vedono in questo testo le fasi ultime del<strong>la</strong> guerra di Antioco e identificano “i mari” con il<br />

Mediterraneo e il Mar Morto.<br />

Le notizie che spaventano il re del Nord vengono dal settentrione, dove c’è il trono di Dio (Salmo 48:2; Ezechiele<br />

1:4; Isaia 14:13,14) e dall’Oriente, da dove Gesù, il nuovo Ciro, verrà per liberare il suo popolo e distruggere i nemici<br />

(Apocalisse 7:2; 16:12).<br />

Riconosciamo che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di questo mondo si chiuderà a seguito del<strong>la</strong> battaglia finale che vedrà contrapposte le<br />

forze del bene, con a capo il Signore che viene, e quelle del male, guidate dall’Avversario rappresentato dal nemico di<br />

Dio e che Daniele ha descritto a più riprese. Questa guerra non avrà confini geografici in quanto i credenti, come i loro<br />

oppositori, sono estesi su tutta <strong>la</strong> Terra.<br />

La critica al<strong>la</strong> spiegazione di questi ultimi sei versetti di Daniele 11 è data dall’errore principale di confondere il<br />

re del Nord con “lui” .<br />

Nel nostro tempo riconosciamo che siamo in compagnia solo di alcuni nomi, pochi, (H.E. SNIDE, Prophetic<br />

Essays, New York 1927, p. 45, A.F. Vaucher, F. Charpiot, J. Zurcher e W. Shea, in una lettera personale), che<br />

riconoscono che i protagonisti dal versetto 40, e quindi nel<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, sono tre: il re del Sud, lui (il<br />

papato) e il re del Nord.<br />

Rifiutando il quadro geografico, come noi lo presentiamo, allegoricamente si può pensare che <strong>la</strong> persecuzione del<br />

popolo di Dio, raffigurata dall’invasione del<strong>la</strong> terra Santa, venga compiuta dal suo nemico “lui” il quale è stato<br />

pressato, spinto dal re del Sud, raffigurazione del potere che nega l’autorità di Dio. In questo caso chi rappresenta il re<br />

del Nord che esprime l’ambizione umana di essere simile all’Altissimo ed è incarnato proprio dal “lui” che da secoli<br />

si presenta nel tempio di Dio e dice di esserne il Vicario? Il soggetto “lui” che fa guerra al popolo di Dio, prima è<br />

attaccato dal re del Nord e poi dal re del Sud.<br />

Inoltre chi rappresenterebbero gli Etiopi, il cui territorio può essere considerato come un prolungamento di quello<br />

dell’Egitto a Sud e quello del<strong>la</strong> Libia, una estensione dell’Egitto verso Ovest? Nell’Antico Testamento queste nazioni<br />

non sono presentate come nemiche del popolo di Dio. In questo testo Daniele le pone come alleati di “lui” il quale,<br />

nelle spiegazione allegorica, risparmierà nel<strong>la</strong> sua invasione i seco<strong>la</strong>ri nemici dell’antico Israele teocratico Edom,<br />

Moab e <strong>la</strong> parte principale dei figli di Ammon, anche se non sono però presentati come suoi alleati.<br />

148 CHARPIOT Frédéric, Le peuple de <strong>la</strong> Prophétie, n. 2 dattiloscritti di 61 pp. e 150 pp., s.l., s.d.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 859


CAPITOLO XX<br />

Perché l’angelo dà un tale spazio e ricchezza di partico<strong>la</strong>ri a dei conflitti locali che,<br />

pur avendo pesato molto sul<strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele, sembrano di nessuna importanza<br />

specifica per degli avvenimenti finali, per ciò che riguarda il tempo del<strong>la</strong> fine?<br />

La rive<strong>la</strong>zione biblica non è arbitraria; Dio non fa nul<strong>la</strong> senza un disegno preciso.<br />

L’unica ragione ci sembra quel<strong>la</strong> di permetterci l’identificazione certa dei re del<br />

Mezzogiorno e del Nord allorquando, al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> loro eclissi di duemi<strong>la</strong> anni,<br />

riappaiono all’improvviso sul<strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>: «al tempo del<strong>la</strong> fine», al tempo in<br />

cui sorgerà Micael, al tempo del<strong>la</strong> parziale resurrezione. 149<br />

Nei ventitré versetti consacrati alle guerre tra queste due potenze, esse vengono<br />

indicate solo con l’espressione geografica Nord e Sud in rapporto al<strong>la</strong> Palestina.<br />

Questa precisazione geografica ci sembra rive<strong>la</strong>trice dell’intenzione divina. Le<br />

espressioni “re del Nord”, “re del Sud” indicano sempre le potenze occupanti i<br />

territori situati rispettivamente al Nord e al Sud del<strong>la</strong> Palestina. Quest’indicazione<br />

geografica non può essere il frutto del caso. Bisogna rispettar<strong>la</strong> costantemente se si<br />

vuole comprendere correttamente tutta <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di questo capitolo. L’angelo par<strong>la</strong><br />

di Roma nel<strong>la</strong> sua forma pagana prima e papale dopo, allo scopo di identificar<strong>la</strong> nel<br />

ruolo primordiale che ha da svolgere nelle scene finali del<strong>la</strong> tragedia umana.<br />

<strong>Quando</strong> l’orologio divino suona il tempo del<strong>la</strong> fine, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana registrerà uno<br />

scuotimento contemporaneamente tragico e glorioso. Per quel momento <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

profetica menziona un personaggio che chiama “lui”. Da notare che il testo biblico<br />

non dice “un” re, ma “lui”. Questa precisazione non è fortuita. Ha una doppia ragione:<br />

questo “lui” è stato già presentato e quindi è già ben conosciuto e inoltre è destinato<br />

ad avere una funzione preminente negli avvenimenti del<strong>la</strong> fine, meritando una<br />

menzione e una descrizione partico<strong>la</strong>re.<br />

Questo “lui” Daniele lo aveva già descritto con tratti precisi nei capitoli VII e VIII,<br />

che noi abbiamo commentato.<br />

Giovanni ripresenta questo “lui” in Apocalisse capitolo XVII, indicandolo con <strong>la</strong><br />

V testa del<strong>la</strong> bestia, che viene ferita a morte al<strong>la</strong> fine dei 1260 anni o 42 mesi<br />

profetici, cioè al tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione francese. L’apostolo rive<strong>la</strong> che questo<br />

potere riacquisterà autorità dopo <strong>la</strong> guarigione del<strong>la</strong> sua ferita suscitando così<br />

l’ammirazione e l’adorazione nei suoi confronti da parte di tutta <strong>la</strong> terra. La bestia a<br />

due corna, il falso profeta, lo porterà al suo apogeo permettendogli di imporre al<br />

mondo intero il segno del suo marchio, marchio di apostasia, di rifiuto del<strong>la</strong> Legge di<br />

Dio, marchio con il quale si attesta <strong>la</strong> ribellione cosciente contro l’Altissimo.<br />

Questo “lui” appare al capitolo XVII dell’Apocalisse spogliato del suo potere<br />

temporale, rappresentato dall’Amazzone impura, <strong>la</strong> chiesa apostata, <strong>la</strong> grande<br />

prostituta, «madre di tutte le abominazioni del<strong>la</strong> terra». Esso è seduto sul<strong>la</strong> bestia<br />

dal<strong>la</strong> quale trae il potere e con <strong>la</strong> quale si identifica perché «<strong>la</strong> donna... è <strong>la</strong> gran città<br />

che impera sui re del<strong>la</strong> terra». Come <strong>la</strong> V testa del mostro, che viene ferita a morte,<br />

essa riuniva sotto il suo scettro il potere religioso (<strong>la</strong> donna) e il potere temporalepolitico<br />

(<strong>la</strong> bestia) - ed è sotto quest’ultimo tratto che viene descritta - così al tempo<br />

149 Daniele 12:1,2; Apocalisse 1:7; Matteo 26:64.<br />

860<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

del<strong>la</strong> fine questo re-teologo, cioè «<strong>la</strong> bestia che era, e non è (a seguito del<strong>la</strong> ferita<br />

mortale), deve salire dall’abisso e andare in perdizione (perché) deve durare poco»,<br />

viene chiamato «l’ottavo re» perché «viene dai sette o è uno dei sette». Questo ottavo<br />

re, sostenuto dall’agnello-dragone, che ha creato nel suo paese un’organizzazione<br />

simile a quel<strong>la</strong> esistente nel Medio Evo in Europa quando le forze politiche erano<br />

sottomesse a quel<strong>la</strong> religiosa, riceverà, sul territorio geografico dell’antico Impero<br />

Romano <strong>la</strong>tino, il potere dalle «dieci corna» che governeranno con lui per un<br />

brevissimo tempo: «un’ora». Finalmente guarito, dopo una decennale convalescenza,<br />

riprenderà come nel passato a «guerreggiare contro l’Agnello... e quelli che sono con<br />

lui, i chiamati, gli eletti e fedeli», ma non vincerà perché l’Agnello «è il Signore dei<br />

signori e il Re dei re».<br />

Questo “lui”, l’Anticristo, dopo il Popolo di Dio è <strong>la</strong> figura centrale del quadro<br />

profetico delle apocalissi. L’uno è il risultato dell’azione redentrice dell’Eterno,<br />

l’altro il capo<strong>la</strong>voro dell’Avversario.<br />

Quindi, in armonia con l’insieme del quadro profetico tracciato dalle visioni di<br />

Daniele e dell’Apocalisse, ci sembra non so<strong>la</strong>mente giustificato, ma evidente che il<br />

«lui» del nostro brano non possa essere altro che questa potenza politico religiosa che,<br />

dopo aver ereditato il trono e l’Impero Romano, ha dominato <strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

umana nel corso dei secoli. Giovanni, par<strong>la</strong>ndo del suo effimero e ultimo trionfo sul<br />

trono del dragone come l’ottavo re, al<strong>la</strong> vigilia del suo giudizio e del<strong>la</strong> sua distruzione<br />

dice che dirà, nel suo orgoglio: «Io siedo regina e non sono vedova e non vedrò mai<br />

cordoglio, (ma) in uno stesso giorno verranno le sue piaghe, mortalità e cordoglio e<br />

fame, e sarà consumata dal fuoco; poiché potente è il Signore Iddio che l’ha<br />

giudicata». 150<br />

Nel 1927 H.E. Snide pensava che il papato sarebbe stato attaccato dall’Is<strong>la</strong>m<br />

rappresentato dai due re del Nord e del Mezzogiorno (Egitto). 151<br />

Il quadro profetico prevede l’instaurarsi di una vasta organizzazione politicosociale-religiosa<br />

che inglobi non so<strong>la</strong>mente le forze religiose pseudo-cristiane e non<br />

cristiane, ma anche i raggruppamenti materialistici e antireligiosi di ogni tipo sotto<br />

l’influenza di Roma creando <strong>la</strong> Grande Babilonia degli ultimi giorni.<br />

Queste alleanze formate sotto <strong>la</strong> pressione di interessi egoistici, di difficoltà<br />

economiche, di pericoli minaccianti l’esistenza stessa del<strong>la</strong> società a causa delle<br />

piaghe che colpiscono gli uomini, imporranno al mondo un supremo sforzo per<br />

risolvere gli inestricabili problemi umani, per restaurare <strong>la</strong> giustizia sociale, <strong>la</strong><br />

sicurezza e <strong>la</strong> pace.<br />

«E vidi uscire dal<strong>la</strong> bocca del dragone, dal<strong>la</strong> bocca del<strong>la</strong> bestia e dal<strong>la</strong> bocca del<br />

falso profeta tre spiriti immondi simili a rane; perché sono spiriti di demoni che<br />

150 Apocalisse 18:7,8.<br />

151 SNIDE Harold-Eugène, Prophetical Essays, New York 1927, p. 45.<br />

WHITE James-Springer, A Word to the little Flock, 1847, pp. 8,9 e WILCOX Milton-Charles, Signes of the Time,<br />

14.4.1912, p. 7, prevedeva il trasferimento del seggio papale da Roma a Gerusalemme. «Diversi commentatori<br />

cattolici hanno previsto questo trasferimento» VAUCHER Alfred Fèlix, Le chapitre 11 du livre de Daniel, in Revue<br />

Adventiste, gennaio 1976, p. 14.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 861


CAPITOLO XX<br />

faranno gran segni e si recheranno dai re di tutto il mondo». In quel tempo si griderà:<br />

«Pace e sicurezza». Ma «allora ... una improvvisa rovina verrà loro addosso, come le<br />

doglie al<strong>la</strong> donna incinta; e non scamperanno affatto», perché questi spiriti hanno<br />

fatto sì che queste forze si riunissero «per <strong>la</strong> battaglia del gran giorno dell’Iddio<br />

Onnipotente». 152<br />

Harmaghedon<br />

Al posto del<strong>la</strong> pace prevista e sperata <strong>la</strong> guerra scoppierà improvvisamente.<br />

Il carattere letterale del capitolo XI di Daniele ci permette di stabilire i fatti<br />

seguenti re<strong>la</strong>tivi all’ultima fase del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>:<br />

- si tratta di un conflitto armato: l’ultimo;<br />

- <strong>la</strong> sua epoca è quel<strong>la</strong> finale, del ritorno di Cristo;<br />

- sarà un tempo di distretta per le nazioni, come non c’è mai stata, dice Daniele nei<br />

versetti che seguono, è una allusione alle piaghe che colpiscono l’umanità impeni-<br />

tente;<br />

- il campo di battaglia iniziale si situa nel Medio Oriente: in Palestina;<br />

- il re del Sud (l’Egitto e l’Arabia) e il re del Nord (<strong>la</strong> Siria e le potenze che occupano<br />

il territorio situato a nord del<strong>la</strong> Palestina) attaccheranno l’Occidente con a capo<br />

Roma; che avrà come alleate <strong>la</strong> Libia e l’Etiopia;<br />

- Roma entrerà in Palestina, il «Paese splendido», stabilirà il suo quartiere generale:<br />

«il suo pa<strong>la</strong>zzo tra i mari e il bel monte santo», cioè tra «il mar Mediterraneo e il<br />

mar Morto, e il bel monte santo» cioè «verso <strong>la</strong> montagna del santo ornamento»,<br />

«vicino a Gerusalemme»; 153<br />

- Edom, Moab e i figli di Ammon, popoli da tempo scomparsi, che rappresentano i<br />

paesi del<strong>la</strong> Transgiordania, <strong>la</strong> cui capitale è Amman, sfuggiranno al<strong>la</strong> guerra;<br />

152 Apocalisse 16:13,14; 1 Tessalonicesi 5:1-3; Apocalisse 16:14.<br />

153 «Diversi commentatori cattolici, senza condividere il nostro punto di vista su questo passo di Daniele, hanno<br />

previsto un trasferimento del papato in Palestina. Così il domenicano Giuseppe ZOPPI, L’Epoca seconda del<strong>la</strong> Chiesa,<br />

vol. I, Lugano 1781, p. 188, prevedeva <strong>la</strong> fuga del papa da Roma a Gerusalemme. Il gesuita M. LACUNZA, Venida del<br />

Mesias, t. II, 1,6; pensava che, come <strong>la</strong> provvidenza aveva trasferito <strong>la</strong> sede del<strong>la</strong> cristianità da Gerusalemme a Roma,<br />

potrebbe riportar<strong>la</strong> a Gerusalemme. Il domenicano Bernard LAMBERT, Exposition, vol. II, pp. 269-326, vedeva <strong>la</strong> sede<br />

dell’unità cattolica trasferita a Gerusalemme. Pierre MOGLIA (1801-1869), Essai sur le livre de Job et sur les<br />

prophéties re<strong>la</strong>tives aux derniers temps, vol. I, Paris 1865, p. 164, adottava l’idea di Zoppi. Vedere pure Jean Baptiste<br />

BIGOU, curato di Sonnac, Aude, L’Avenir, Paris 1887, capitolo 7, La prochaine conversion du monde entier, Paris<br />

1891, pp. 142,143. Joaquin de SANGRAN Y GONZALES, La Profecia del Apocalisse, Madrid 1929, p. 195» A.F.<br />

Vaucher, L’Antichrist, p. 26.<br />

COCORDA Oscar nel 1892 non prende in considerazione il nostro testo, ma scrive: «Par<strong>la</strong>ndo dell’ultimo impero,<br />

de Rougemont dice. “Non si sa dove avrà <strong>la</strong> sua sede”. Ho già risposto che entrambi gli ultimi due imperi (delle teste<br />

del<strong>la</strong> bestia di Apocalisse XVII, <strong>la</strong> VI e <strong>la</strong> VII) sono romani e hanno per sede Roma. Si concede dal<strong>la</strong> maggior parte<br />

che l’Impero sarà romano, ma alcuni dubitano che abbia per sede Roma e propongono chi Costantinopoli, chi<br />

Gerusalemme, chi <strong>la</strong> Babilonia dell’Eufrate. Giova dunque provare che quel<strong>la</strong> sede sarà Roma. Quelli che propongono<br />

Costantinopoli osservano che anch’essa è costruita su sette colline. Ma ho già detto che le montagne dell’Apocalisse<br />

rappresentano, come le teste, le monarchie universali. Poi, sebbene Costantinopoli abbia surrogato Roma sul finire<br />

dell’antico Impero, non è probabile che in un risorgimento dell’Impero stesso, essa possa competere con Roma,<br />

862<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

- l’Egitto e i suoi alleati, per contro, saranno vinti e avranno il paese occupato;<br />

- a causa delle notizie che verranno dall’Oriente, e dal Settentrione, forse a nord del<br />

Caucaso, frontiera naturale del territorio del re del Nord, il Papato partirà con<br />

furore per distruggere e votare allo sterminio molti. In considerazione di quanto<br />

diremo nel punto che segue, poiché <strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ha una valenza<br />

spirituale, crediamo offra delle ragioni per pensare che queste indicazioni<br />

geografiche del Settentrione (luogo del trono di Dio) e dell’Est (da dove il<br />

Signore ritornerà) possano identificarsi con l’intervento di Dio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. 154<br />

- sarà un conflitto spirituale perché tutti coloro che non avranno preso il marchio<br />

del<strong>la</strong> bestia saranno soccorsi da Micael e l’Israele spirituale avrà il suo trionfo;<br />

- «poi giungerà al<strong>la</strong> sua fine e nessuno gli darà aiuto» cioè le nazioni europee che gli<br />

avevano dato il potere gli si rivolteranno contro: «... le dieci corna... sul<strong>la</strong> bestia<br />

odieranno <strong>la</strong> meretrice e <strong>la</strong> renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda, e mangeranno le sue carni e<br />

<strong>la</strong> consumeranno col fuoco» 155 ; poi verrà il tempo in cui questo potere «sarà infranto<br />

senza opera di mano (perché) il Signore Gesù (lo) distruggerà col soffio del<strong>la</strong> sua<br />

bocca, e (l’) annienterà con l’apparizione del<strong>la</strong> sua venuta».<br />

Nel capitolo VII:12 Daniele dice che le prime tre bestie - che rappresentavano gli<br />

imperi di Babilonia, Medo-Persia, Grecia - sebbene «il dominio fu loro tolto, fu loro<br />

ammenoché si voglia supporre che l’Impero riconciliato col papato <strong>la</strong>sci il papa a Roma sotto certe condizioni, e<br />

scelga a capitale Costantinopoli per amicarsi le popo<strong>la</strong>zioni orientali! - Quelli che propongono <strong>la</strong> Babilonia<br />

dell’Eufrate prendono <strong>la</strong> Babilonia apocalittica nel senso letterale e dicono che al giorno d’oggi sarebbe cosa facile<br />

fare risorgere Babilonia. Ma <strong>la</strong> questione non sta lì. Già gli è evidente che <strong>la</strong> Babilonia di Giovanni è un simbolo che<br />

significa confusione e corruzione <strong>la</strong> chiesa e <strong>la</strong> società degli ultimi tempi. Poi, trattandosi dell’Impero Romano che<br />

sempre ebbe a sede <strong>la</strong> centralissima Roma, un trasloco di sede non sarebbe naturale, e quanto meno ad una delle<br />

estremità dell’Impero. Inoltre, le profezie contro Babilonia dicono che le sue rovine saranno eterne e che non sarà mai<br />

più abitata (Geremia 25:12; 50:39,40; 51:26,43). Infine il movimento del<strong>la</strong> civiltà dopo essere venuto da Oriente ad<br />

Occidente, accenna bensì a ritornare ad Oriente, ma per fissarsi non a Babilonia ma a Gerusalemme. Questo ci accosta<br />

a coloro che propongono quest’ultima città a sede degli ultimi imperi. È certissimo che l’Impero del mondo ritornerà a<br />

Gerusalemme, ma quando, come, e nelle mani di chi? In mano del popolo d’Israele, al ritorno del Cristo, quando lo<br />

scettro sarà tolto ai Gentili e restituito ai discendenti di Davide. Anzi questa legittima restituzione dev’essere<br />

preceduta da un restauro mondano d’Israele e da un tentativo di signoria universale per parte dell’Anticristo, il quale<br />

certamente regnerà in Gerusalemme. Dice de Rougemont: “L’ottavo re è <strong>la</strong> Bestia completa, l’attuazione del<strong>la</strong><br />

monarchia universale segnata da Nabucco, Ciro, Alessandro, Carlomagno, Napoleone, ma raggiunta soltanto e per un<br />

solo momento dai Cesari. Questo ottavo re che è l’Anticristo, dominerà su tutta <strong>la</strong> terra profetica. Sarà forse un ebreo e<br />

avrà <strong>la</strong> sua residenza probabilmente a Gerusalemme. Ma il suo regno sarà breve. L’iniquo corre al<strong>la</strong> sua perdita”. Il<br />

Godet crede pure che sarà un monarca ebreo. Ma se l’ottavo re avrà <strong>la</strong> sua sede in Gerusalemme, ciò non prova che ce<br />

<strong>la</strong> debbano avere il settimo e il sesto. Anzi è certo che questi risiederanno in Roma. Del resto anche questi<br />

domineranno su tutta <strong>la</strong> terra profetica. Il settimo, cioè <strong>la</strong> repubblica universale, abbraccerà Oriente e Occidente, e i<br />

suoi membri, i dieci re, copriranno tutto il suolo dell’Impero, probabilmente cinque in Occidente e cinque in Oriente.<br />

La sesta Testa comincerà per regnare in Occidente ove restaurerà l’impero, poi abbraccia l’Oriente estendendosi fino<br />

agli antichi confine. Entrambi avranno per sede Roma» Le Sette Teste dell’Apocalisse o una Chiave Profetica, Torre<br />

Pellice 1892, pp. 33,34. Come abbiamo più volte espresso, non condividiamo <strong>la</strong> visione teologica, presentata anche da<br />

O. Cocorda, che sostiene <strong>la</strong> restaurazione d’Israele quale atto finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

154<br />

Ciò che rende criticabile questo accostamento è il cambio di registro dal livello militare politico geografico a<br />

quello prettamente religioso.<br />

155<br />

Apocalisse 17:15,16.<br />

Se questa guerra d’invasione non è <strong>la</strong> conseguenza del<strong>la</strong> quinta piaga che viene versata sul trono del<strong>la</strong> bestia ed<br />

oscura il suo regno, e non si riferisce né al<strong>la</strong> sesta e né al<strong>la</strong> settima piaga, dovrà precedere le piaghe, <strong>la</strong> cui durata<br />

complessiva è molto breve. Sebbene <strong>la</strong> cornice profetica ci porti al tempo che precede <strong>la</strong> venuta di Micael per<br />

difendere, liberare il suo popolo, il precisare i tempi e i modi di realizzazione ci sfuggono. Del resto non è questo lo<br />

scopo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 863


CAPITOLO XX<br />

concesso un prolungamento di vita per un tempo determinato». Crediamo che in<br />

questo periodo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> i territori geografici di queste antiche potenze (il leone e<br />

l’orso a Est, il leopardo a Sud) svolgeranno un ruolo nel<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Conclusione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

In Daniele<br />

864<br />

«E in quel tempo sorgerà Micael, il gran capo, il difensore<br />

dei figlioli del tuo popolo; e sarà un tempo d’angoscia,<br />

quale non se n’ebbe mai da quando esistono nazioni fino a<br />

quell’epoca; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato;<br />

tutti quelli, cioè, che saranno trovati iscritti nel libro. E<br />

molti di coloro che dormono nel<strong>la</strong> polvere del<strong>la</strong> terra si<br />

risveglieranno: gli uni per <strong>la</strong> vita eterna, gli altri per<br />

l’obbrobrio, per una eterna infamia. E i savi<br />

risplenderanno come lo splendore del<strong>la</strong> distesa; e quelli che<br />

ne avranno condotti molti al<strong>la</strong> giustizia, risplenderanno<br />

come le stelle, in sempiterno». 156<br />

Giunti al tempo del<strong>la</strong> fine Micael, 157 Cristo Gesù, ritornerà per liberare <strong>la</strong> sua<br />

Chiesa, il suo Popolo da un mondo destinato al<strong>la</strong> morte. Quel tempo, che precede il<br />

ritorno del Signore, sarà un tempo di angoscia che non ha confronti nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ed è<br />

quanto i profeti avevano visto e annunciato. 158<br />

156 Daniele 12:1-3.<br />

157 Vedere Daniele 10:13,21. Sul<strong>la</strong> figura di Micael ci sono due opinioni per <strong>la</strong> sua identificazione:<br />

- Un arcangelo o angelo di ordine superiore: A. BARNES, ed. Henderson, vol. II, pp. 217,218; A.R. FAUSSET, vol.<br />

IV, p. 453; H. GROTIUS, vol. II; Paris 1644, p. 472; É. GUERS, Israel, p. 118; O.F. MUELLER, Dissert.; S.P.<br />

TREGELLES, Remarks, p. 166;<br />

- Gesù Cristo: Unico arcangelo capo delle schiere celesti: Giuda 9; 1 Tessalonicesi 4:16; Giovanni 9:25;<br />

Emmanuel il grande Principe: Isaia 9:6,7; Ezechiele 37:25; Daniele 8:16; 9:25; Atti 5:30,31. Ermas, Il Pastore,<br />

Simil. 8:2,3; B.L. BATESON, pp. 17,18; F.H. BERICK, The Grand Crisis, pp. 137-139,346; G.I. BUTLER, Qui, sett.<br />

1876, p. 19; J. CALVIN, Leçons, Genève 1562, f. 158,159,161,162,190,191; T. DRAXE, Extremi, p. 86; A. DU<br />

PINET, pp. 221,328; J. FRY, The second, vol. II, p. 391; W. HALES, Synopsis, pp. 633,634; E.W. HENGSTENBERG,<br />

Old Testament, vol. II, p. 149; P. JURIEU, Accomplissement, vol. I, p. 258; M. LUTHER, trad. francese, p. 407; Ph.<br />

MELANCHTON, trad. franc., pp. 130,144,209,210,340; J.P. POLIER, Rétablissement, vol. I, p. 426; J.S. RUSSELL,<br />

The Parusie, 1878, 1887, pp. 418,419; Ch.H.H. WRIGHT, Bibl., 1886, pp. 242, 243.<br />

Per <strong>la</strong> presentazione completa delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

158 «È una distretta delle nazioni che precederà immediatamente l’apparizione del nostro Signore con i suoi angeli» J.<br />

Vuilleumier, o.c., p. 374 e cita i seguenti passi: Sofonia 1:14,15; Luca 21:15; Isaia 2:11,12,17; Apocalisse 14:10 e i<br />

capitoli 15 e 16. Aggiungiamo Apocalisse 7:14; vedere il nostro Capitolo XVIII - I 144.000 dell’Apocalisse - i<br />

144.000 vengono dal<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione; per <strong>la</strong> grande distretta in Matteo 24:21 e Luca 21:15 vedere Appendice n.<br />

13; per il commento dei capitolo 15 e 16 dell’Apocalisse, vedere il nostro Capitolo XVII.<br />

Nel nostro tempo storico si assiste all’attesa del “messia” liberatore, salvatore. In diversi ambienti in cui si crede<br />

in questa venuta essa viene collocata in un’epoca di angoscia e di squilibri che si abbatteranno sul<strong>la</strong> terra. Riteniamo<br />

che i richiami al nostro testo di Daniele siano evidenti.<br />

Alcuni esempi:<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

In ambito iranico si par<strong>la</strong> di una figura eroica, messianica: Sacahyant, l’ultimo dei tre figli postumi di Zarathustra.<br />

Tornerà con gli eroi celesti quando «l’umanità gemerà sotto i pesi del<strong>la</strong> più terribile ingiustizia e delle peggiori<br />

ca<strong>la</strong>mità. La creazione conoscerà un processo di degrado e di corruzione che colpirà tutti gli aspetti del<strong>la</strong> vita. La terra<br />

sarà devastata da ogni sorta di cataclismi e si riempirà di impurità» MEDRANO Antonio, Tempi ultimi e restaurazione<br />

finale, ed. Il Cinabro, Catania 1995, p. 16.<br />

Anche il buddismo predica l’attesa, <strong>la</strong> venuta del Buddha Maitreya, il Buddha sorridente. Scrive A. Medrano:<br />

«Perfino una via tradizionale così refrattaria alle specu<strong>la</strong>zioni escatologiche qual è il buddismo, contiene nel<strong>la</strong> sua<br />

dottrina un riferimento al tema del<strong>la</strong> restaurazione finale e del Redentore che dovrà portar<strong>la</strong> a termine. Quest’ultimo è<br />

personificato dal Buddha Maitreya, il Buddha futuro, il Buddha che deve venire» Idem, p. 31.<br />

Nel<strong>la</strong> spiritualità indo-germanica si attende Balder, un dio so<strong>la</strong>re simile ad Apollo. Anche in questa cultura il<br />

contesto dell’apparizione è: «Dalle ceneri del vecchio mondo, decadente e corrotto», grazie all’azione del dio nascerà<br />

«pieno di giovinezza e di forza, libero da ogni lordura. Nascono un nuovo cielo e una nuova terra e su questa inizia <strong>la</strong><br />

vita di una nuova umanità» Idem, p. 52.<br />

Nel mondo dei fenomeni e delle entità del paranormale gli ufologi Unarius attendono un “messia” cosmico. Per <strong>la</strong><br />

sua venuta hanno preparato una base di atterraggio per extraterrestri che avverrà per il 2001. Un altro gruppo di<br />

credenti: Circolo Medianico del<strong>la</strong> Pace di Berlino, pretende di essere in contatto con gli extraterrestri dal 1952. Il<br />

capo degli alieni è un certo Ashtar Sheran, del quale i fedeli del Circolo dicono: «I messaggi di Ashtar Sheran<br />

superano per importanza tutte le dottrine religiose e sono in grado di apportare le necessarie correzioni al<strong>la</strong> Bibbia.<br />

Ashtar Sharan è un Maestro Cosmico, e in alcuni paesi lo si considera al<strong>la</strong> stregua di un messia riapparso tra noi».<br />

Stesse credenze anche sul versante delle apparizioni mariane (vedere <strong>la</strong> nostra Appendice n. 17). Un messaggio<br />

tra tanti, al pseudo veggente Vincenzo, datato 26.2.1988, diceva: «Mille e non più mille - dice l’entità mariana - non<br />

significa <strong>la</strong> fine del mondo, ma <strong>la</strong> fine dell’èra del male, che porterà al trionfo del cuore immaco<strong>la</strong>to di Maria... Siamo<br />

al<strong>la</strong> fine, state vivendo l’èra pre-apocalittica».<br />

Il messianismo nel mondo ebraico è partico<strong>la</strong>rmente vivo ed implicante. L’assassinio del primo ministro Ytzak<br />

Rabin, 4.11.1995, può avere <strong>la</strong> sua chiave di lettura nel<strong>la</strong> logica messianica espressa dai gruppi dell’estrema destra.<br />

L’apertura del tunnel sotto <strong>la</strong> spianata del Tempio di Gerusalemme, 24 settembre 1966, che ha avuto come<br />

conseguenza una violenta reazione da parte dei palestinesi, con numerosi feriti, è nel<strong>la</strong> logica dell’attesa messianica<br />

d’Israele. I Fedeli del Tempio sono un gruppo religioso dell’estrema destra il cui scopo principale «... è ricostruire il<br />

Tempio sul<strong>la</strong> spianata (cioè nell’esatto luogo dove sorgeva il Santo dei Santi) al fine di affrettare <strong>la</strong> venuta del Messia<br />

annunciato dai profeti». Questi “fedeli” già il 10 marzo 1983 avevano progettato di far saltare <strong>la</strong> moschea di Omar e<br />

sono stati fermati dall’intervento del<strong>la</strong> polizia. Un altro tentativo è stato evitato l’anno successivo. Le scuole<br />

(yeshiva), sempre più numerose, per il sacerdozio, hanno <strong>la</strong> funzione di insegnare, ai presunti discendenti di Aaronne,<br />

il complesso rituale del tempio. I rabbini hanno fatto lunghe e dispendiose ricerche per assicurarsi che i futuri<br />

«ministri del tempio ricostruito» siano discendenti dei leviti. Nell’atto di fondazione del<strong>la</strong> yeshiva del rabbino Cook si<br />

legge: «Il primo pi<strong>la</strong>stro del nostro risorgimento è basato sul<strong>la</strong> speranza... di rivedere i sacerdoti e i leviti compiere i<br />

riti sacerdotali. Il messaggio divino riguardante <strong>la</strong> ricostruzione del tempio e <strong>la</strong> restaurazione del culto sarà di certo<br />

compiuto molto presto. Il giorno grande e glorioso è vicino». I Fedeli del Tempio sono animati dal<strong>la</strong> convinzione che<br />

quando il Tempio ricostruito prenderà il posto del<strong>la</strong> moschea di Omar, allora il messia verrà a Gerusalemme per<br />

mettere Israele al<strong>la</strong> guida delle nazioni. Questo movimento è sostenuto anche dagli evangelici fondamentalisti<br />

americani che sono una popo<strong>la</strong>zione di circa cinquantamilioni. «Il più visibile legame tra protestanti (americani) e i<br />

ricostruttori del tempio (israeliani) è <strong>la</strong> Jerusalem Temple Fondation (J.T.F.) di Los Angeles. Questa fondazione è<br />

guidata da due cristiani protestanti che hanno i mezzi, l’energia e <strong>la</strong> rete di conoscenze necessarie a catalizzare un<br />

movimento di massa». Tra i finanziatori ci sono nomi del<strong>la</strong> Moral Majority quali: Pat Robertson, Oral Roberts, Jim<br />

Bakker e sono molto rappresentativi del mondo fondamentalista. Per gli evangelici <strong>la</strong> ricostruzione del tempio<br />

corrisponde al compimento delle profezie bibliche. Il settimanale New Republic, Stanley Geldford, presidente del<strong>la</strong><br />

sezione israeliana del<strong>la</strong> J.T.F. «vede i fondamentalisti protestanti come logici alleati, i soli che capiscono che stiamo<br />

giungendo a un periodo cruciale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>: “essi vogliono aiutarci ad adempiere le profezie e affrettare l’avvento del<br />

Messia”». Guch Esunin, portavoce del movimento politico Blocco dei Fedeli, ha dichiarato al<strong>la</strong> televisione israeliana<br />

che i cospiratori credono che <strong>la</strong> distruzione delle due moschee is<strong>la</strong>miche sul Monte Sion provocherebbe l’Is<strong>la</strong>m a<br />

scatenare una «guerra santa» così terribile da obbligare il Messia a tornare. Certo gli ebrei e i protestanti hanno<br />

prospettive molto diverse sul<strong>la</strong> venuta del Messia, ma un rabbino ha spiegato: «Essi (i protestanti) credono che,<br />

ricostruito il tempio, tornerà per <strong>la</strong> seconda volta Gesù. Noi aspettiamo il Messia per <strong>la</strong> prima volta. Costruiamo il<br />

tempio e vedremo cosa succederà» BLONDEL Maurizio, I fanatici dell’Apocalisse, ed. Il Cerchio, Rimini 1995.<br />

Un avvenimento che è stato riportato da tutti i quotidiani il 21 marzo 1997 è che Israele, dopo una attesa di<br />

duemi<strong>la</strong> anni, ha visto finalmente nascere una giovenca rossa. Questo animale prima del<strong>la</strong> distruzione del Tempio di<br />

Gerusalemme a opera dei Romani era utilizzato nel cerimoniale levitico per dei sacrifici partico<strong>la</strong>ri (vedere Numeri<br />

19:2,9; 28:19; 29:2,3; Deuteronomio 21:4; Esodo 29:2,36; Levitico 4:3,8,12; 8:14). Questo avvenimento riteniamo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 865


CAPITOLO XX<br />

In quel tempo ci sarà <strong>la</strong> resurrezione dei giusti, dei salvati, di coloro che andranno<br />

a stare con il Signore 159 e ci sarà anche una parziale resurrezione dei malvagi, di<br />

quelli, come scrive Giovanni all’inizio dell’Apocalisse, che «trafissero» il Signore, ai<br />

quali Gesù aveva detto che lo avrebbero visto venire sulle nuvole del cielo. 160<br />

Comparando questo testo con quelli dei capitoli precedenti di Daniele, possiamo<br />

rilevare quanto segue:<br />

1. questo potere giunge al<strong>la</strong> sua fine (Daniele XI:45).<br />

Il piccolo corno è distrutto (Daniele VII:26).<br />

2 Il Figlio dell’uomo ha avuto l’investitura del regno (Daniele VII:14).<br />

che sia di grande importanza per il fondamentalismo ebraico e quello evangelico che riunisce diverse decine di milioni<br />

di persone.<br />

A p. 5 de L’Unità si leggeva: «Secondo <strong>la</strong> Torah (Bibbia), questa nascita dischiude <strong>la</strong> possibilità di “purificare” <strong>la</strong><br />

totalità del popolo ebraico dall’impurità provocata dal contatto con i morti. Sarà così possibile per ogni ebreo, e per <strong>la</strong><br />

prima volta dopo <strong>la</strong> sua distruzione, varcare <strong>la</strong> zona del Tempio di Gerusalemme, oggi nota come Spianata delle<br />

Moschee, il terzo luogo sacro dell’Is<strong>la</strong>m. A dare l’annuncio del<strong>la</strong> sacra nascita è il rabbino di Kfar Hassidim, Shamaria<br />

Shor: “Non vi sono dubbi - ripete sotto i riflettori del<strong>la</strong> TV di Stato - il Messia si è finalmente manifestato. Il suo<br />

avvento è imminente”». Secondo l’interpretazione di alcune correnti rabbiniche ultraortodosse e «secondo gli esegeti<br />

di “Eretz Israel”, una volta risolto grazie al<strong>la</strong> vacca rossa l’ostacolo religioso del<strong>la</strong> “purificazione” degli ebrei, nul<strong>la</strong><br />

vieta <strong>la</strong> ricostruzione del Terzo Tempio nel luogo dove oggi sorgono le Moschee di Al Aqsa e di Omar. Poco importa,<br />

per costoro, che una tale eventualità scatenerebbe <strong>la</strong> reazione dell’intero mondo mussulmano, determinando un<br />

conflitto bellico devastante. «Il potenziale danno che può derivare da questa giovenca è molto più grande del<strong>la</strong><br />

potenza distruttiva di una bomba» ha scritto il quotidiano Haaretz. L’importante è il “Segno” divino, è l’“annuncio” di<br />

cui <strong>la</strong> vacca rossa sarebbe portatrice: il Messia sta per ca<strong>la</strong>rsi in Terra, il popolo eletto è sul<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> purificazione».<br />

C’è una perplessità: «“Il sacrificio dovrà essere compiuto da un sacerdote di 13 anni, assolutamente puro”. Cosa non<br />

semplice, sospira Rabbi Elboim: “In tempi remoti - conclude - quei sacerdoti venivano “allevati” fin dal<strong>la</strong> nascita.<br />

Mentre oggi, purtroppo, non ce ne sono più». Dopo qualche settimana sembra che questa mucca rossa non corrisponda<br />

più agli ideali legali dei fondamentalisti (vedere La Repubblica, Per gli ultraortodossi è un “segno di Dio” – Israele:<br />

“Uccidete <strong>la</strong> mucca sacra”, 30.5.97). L’aspettativa continua.<br />

In ambito is<strong>la</strong>mico esiste l’idea di un ritorno del messia liberatore al<strong>la</strong> fine dei tempi. La tradizione par<strong>la</strong> del<br />

Mahdî, il cui viso sarà come un “astro bril<strong>la</strong>nte”, e sarà l’ultimo luogotenente di Al<strong>la</strong>h sul<strong>la</strong> terra, il quale lo invierà<br />

dopo che <strong>la</strong> comunità sarà stata colpita da un’immensa afflizione da parte del potere temporale. Di quel tempo è detto:<br />

«... Non si è avuta notizia di un’afflizione più grave da quando Al<strong>la</strong>h ha sparso <strong>la</strong> progenie di Adamo». Oltre al<br />

Mahdî, gli scritti is<strong>la</strong>mici prevedono anche l’apparizione di un oppositore, avendo lo stesso ruolo che ha l’Anticristo<br />

per le scritture cristiane. È il Daggiâl; quando apparirà farà grandi segni e miracoli per sviare i credenti e combatterà<br />

contro Gesù che, per l’occasione sarà risuscitato da Al<strong>la</strong>h. Ma Gesù morirà ancora, per tornare al<strong>la</strong> fine per risuscitare<br />

insieme a Maometto. Vedere, AA.VV., Il Mahdi e l’Anticristo, in Quaderni del Veltro, Parma 1988.<br />

E. White nel secolo scorso scriveva: «A coronamento del grande dramma di seduzione, Satana stesso<br />

impersonificherà Cristo. La chiesa aspetta da molto tempo l’avvento del Salvatore, come conclusione delle sue<br />

speranze, e il grande seduttore farà credere che Cristo è venuto. In varie parti del<strong>la</strong> terra, Satana si manifesterà fra gli<br />

uomini come un essere maestoso, ammantato di uno splendore dardeggiante, simile al<strong>la</strong> descrizione del Figlio di Dio<br />

fatta da Giovanni in Apocalisse 1:13-15. La sua gloria sorpasserà ogni altra manifestazione che occhi mortali mai<br />

abbiano visto. Il grido trionfale riempirà l’aria: “Cristo è venuto! Cristo è venuto!”. La gente si prostrerà in adorazione<br />

davanti a lui, mentre egli leverà le mani e pronuncerà su di essa una benedizione come faceva Cristo con i suoi<br />

discepoli quando era su questa terra.- Però il popolo di Dio non si <strong>la</strong>scerà ingannare. Gli insegnamenti di questo falso<br />

cristo non concordano con quelli delle Scritture. La sua benedizione viene pronunciata sugli adoratori del<strong>la</strong> bestia e<br />

del<strong>la</strong> sua immagine.- A Satana, comunque, non sarà consentito di contraffare <strong>la</strong> venuta di Cristo. Il Salvatore ha<br />

avvertito il suo popolo e lo ha messo in guardia contro l’inganno su questo punto, descrivendo chiaramente in che<br />

modo Egli verrà <strong>la</strong> seconda volta» WHITE Ellen, Il gran conflitto, ed. A.d.V., Firenze 1977, p. 454.<br />

159 1 Tessalonicesi 4:16. Vedere il nostro Capitolo XXII.<br />

160 Apocalisse 1:7; Matteo 26:64; Marco 14:62. Vedere E. WHITE, Every Writings, p. 285; Gran Conflitto, p. 657 ed.<br />

americana; B.J. ALFRINK, L’idée de résurrection d’àprès Daniel XII:1,2, in Biblica, 1959, pp. 355-371; D.T. TAYLOR,<br />

The Voice, nuova ed., Boston 1870, pp. 19.-24; J.C. DOMMERICH, De Doctrina, 1752, XXI pp.; R. MARTIN ACHARD,<br />

L’Espérance, pp. 439-457, su Daniele, pp. 446-451. Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia.<br />

866<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

Micael si leverà per liberare il suo popolo (Daniele XII:11).<br />

I santi sono liberati e risuscitati per <strong>la</strong> vita eterna (Daniele XII:2).<br />

I santi riceveranno il regno eterno (Daniele VII:27).<br />

Questi avvenimenti finali seguono il giudizio che si è svolto nel cielo. Il testo<br />

precisa: «Il tuo popolo sarà salvato; tutti quelli cioè che saranno trovati scritti nel<br />

libro», quel libro che Daniele vede aperto nel cielo in occasione del<strong>la</strong> visione del<br />

capitolo VII:10.<br />

Nell’Apocalisse<br />

«E vidi ed ecco una nuvo<strong>la</strong> bianca; e sul<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> assiso<br />

uno simile a un figlio d’uomo, che aveva sul capo una<br />

corona d’oro, e in mano una falce tagliente. E un altro<br />

angelo uscì dal tempio, gridando con gran voce a colui che<br />

sedeva sul<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong>: “Metti mano al<strong>la</strong> tua falce, e mieti;<br />

poiché l’ora di mietere è giunta, perché <strong>la</strong> messe del<strong>la</strong> terra<br />

è ben matura”. E colui che sedeva sul<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> <strong>la</strong>nciò <strong>la</strong><br />

sua falce sul<strong>la</strong> terra e <strong>la</strong> terra fu mietuta. E un atro angelo<br />

uscì dal tempio che è nel cielo, avendo anch’egli una falce<br />

tagliente. E un altro angelo che aveva potestà sul fuoco,<br />

uscì dall’altare, e gridò con gran voce a quello che aveva <strong>la</strong><br />

falce tagliente, dicendo: “Metti mano al<strong>la</strong> tua falce<br />

tagliente, e vendemmia i grappoli del<strong>la</strong> vigna del<strong>la</strong> terra,<br />

perché le sue uve sono mature”. E l’angelo <strong>la</strong>nciò <strong>la</strong> sua<br />

falce sul<strong>la</strong> terra e vendemmiò <strong>la</strong> vigna del<strong>la</strong> terra e gettò le<br />

uve nel gran tino dell’ira di Dio. E il tino fu calcato fuori<br />

del<strong>la</strong> città, e dal tino uscì del sangue che giungeva sino ai<br />

freni dei cavalli per una distesa di milleseicento stadi». 161<br />

«Noi siamo pervenuti di nuovo (con questa visione) al termine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<br />

regno di Dio nel presente secolo». 162 Questa sezione chiude <strong>la</strong> parte centrale<br />

dell’Apocalisse, <strong>la</strong> visione dei tre mostri, presentando <strong>la</strong> tragedia religiosa, politica e<br />

sociale del mondo.<br />

Trasportato da una nuvo<strong>la</strong>, emblema dello Spirito Santo, Cristo Gesù ritorna verso<br />

l’umanità per portare l’ultima paro<strong>la</strong> come Capo del<strong>la</strong> Chiesa e come Signore del<br />

mondo. Appare nel<strong>la</strong> sua gloria, rivestito degli attributi divini (<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> bianca) e<br />

regali (incoronato di una corona d’oro) e munito dello strumento del rego<strong>la</strong>mento<br />

161 Apocalisse 14:14-20.<br />

162 REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, p. 373.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 867


CAPITOLO XX<br />

finale (<strong>la</strong> falce). Questa visione di Giovanni fa eco a quel<strong>la</strong> di Daniele nel<strong>la</strong> quale il<br />

profeta vede il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo. 163<br />

Questo Figlio dell’uomo che era venuto nel<strong>la</strong> sua umiliazione, spogliato del<strong>la</strong> sua<br />

gloria, quale «Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo», come vittima<br />

purificatrice, si presenta ora come giudice glorioso, ma anche come Salvatore per<br />

raccogliere da un’estremità all’altra del<strong>la</strong> terra i suoi santi. 164<br />

L’immagine del<strong>la</strong> mietitura rievoca l’insegnamento di alcune parabole del<br />

Signore: quelle delle zizzanie e del<strong>la</strong> rete.<br />

«La messe del<strong>la</strong> terra è ben matura», «letteralmente: i fuscelli di paglia sono<br />

secchi, gialli. Il grano è rapidamente maturato sotto il fuoco delle persecuzioni» 165 ; <strong>la</strong><br />

Chiesa rivestita del<strong>la</strong> grazia del Signore è ora pura, santa, senza macchia e ruga<br />

alcuna, riflette l’immagine del suo Salvatore il quale ha preso fissa dimora nel suo<br />

cuore; non c’è più il pericolo di confonder<strong>la</strong> con <strong>la</strong> zizzania, è stata vagliata,<br />

suggel<strong>la</strong>ta e ha vinto.<br />

Mentre <strong>la</strong> mietitura «che, secondo <strong>la</strong> terminologia dell’Antico Testamento, è una<br />

immagine essenzialmente gioiosa (viene affidata al Figlio dell’uomo), <strong>la</strong><br />

vendemmia..., secondo <strong>la</strong> stessa terminologia, significa ordinariamente lo sterminio<br />

dei nemici, calpestati come grappoli dai quali zampil<strong>la</strong> sangue, è compiuta da un<br />

essere subordinato: un angelo». 166 Questa vendemmia è <strong>la</strong> conclusione del giudizio di<br />

Dio sugli empi a seguito delle ultime piaghe.<br />

Giovanni, per l’opera di vendemmia, si esprime con le parole che prima di lui il<br />

profeta Gioele pronunciò: «Mettete <strong>la</strong> falce, poiché <strong>la</strong> messe è matura! Venite,<br />

calcate, poiché lo strettoio è pieno, e i tini traboccano; poiché grande è <strong>la</strong> loro<br />

malvagità. Moltitudini! Nel<strong>la</strong> valle del Giudizio! Si muovano e salgano le nazioni al<strong>la</strong><br />

valle di Giosafat. Poiché là io mi siederò a giudicare le nazioni d’ogni intorno». 167<br />

«E il tino fu calcato fuori del<strong>la</strong> città», «del<strong>la</strong> città di Dio, di Gerusalemme». 168 «Il<br />

tino fuori del<strong>la</strong> città corrisponde, nel<strong>la</strong> tradizione giudaica, al giudizio ultimo che si<br />

deve svolgere alle porte di Gerusalemme». 169<br />

163<br />

Daniele 7:13; vedere Apocalisse 1:7. «Degli interpreti contestano che questo personaggio (di Apocalisse 14) sia il<br />

Cristo (vedere A. Reymond, o.c., t. I, p. 370), perché riceve un ordine da un angelo (versetto 15) e perché l’azione<br />

paralle<strong>la</strong> (versetto 17 e seg.) è compiuta da “un altro angelo”. Noi avremmo dunque qui un altro angelo. Ma<br />

l’allusione evidente a Daniele 7:13 non permette di dubitare che l’autore pensi al Figlio dell’uomo» BONNET Louis, Le<br />

Nouveau Testament, t. IV, L’Apocalypse, Lausanne, p. 412. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto tra parentesi.<br />

164<br />

Matteo 24:31,32; 1 Tessalonicesi 4:13-18; Ebrei 9:28.<br />

165<br />

A. Reymond, o.c., t. I, p. 371.<br />

166<br />

E. Allo, o.c., p. 77.<br />

167<br />

Gioele 3:13,14,12.<br />

168<br />

L. Bonnet, o.c., p. 413.<br />

169<br />

BORNKAMM Gunther, Die komposition der apokalyptischer Visionen, ZnW, 1937, pp. 132-149; cit. da C. Brûtsch,<br />

o.c., p. 253; vedere Zaccaria 14:4; IV Esdra 13:35. Il teatro del giudizio è situato fuori di Gerusalemme. È un<br />

partico<strong>la</strong>re tradizionale che si trova in Zaccaria 14:2,12; Ezechiele 38-39; può corrispondere al vallone di Giosafat<br />

(Yahvé giudica), di cui par<strong>la</strong> Gioele, ed è stato identificato con il burrone del Cedron, dal IV secolo dopo Gesù Cristo.<br />

PIROT Louis, La Sainte Bible, t. XII, L’Apocalypse, Paris 1951, p. 640.<br />

868<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L’VIII RE<br />

Questa battaglia finale tra Dio e il male, tra i suoi rappresentanti e i suoi nemici,<br />

deve avere una chiave di lettura simbolica, essa si estende su tutta <strong>la</strong> terra, sul<strong>la</strong> quale<br />

vive il Popolo di Dio, il nuovo Israele, <strong>la</strong> città dell’Eterno.<br />

Crediamo che Daniele indichi che questo giudizio avrà il suo centro tra i due mari<br />

(mar Morto e mar Mediterraneo) e il bel Monte Santo, tra il monte degli ulivi ed il<br />

monte del tempio.<br />

«Dal tino uscì del sangue che giungeva sino ai freni dei cavalli». Immagine questa<br />

nel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> generalità dei commentatori vede le conseguenze di una grande<br />

battaglia.<br />

«Il sangue del peccato (del<strong>la</strong> rivolta) scorre, là dove il sangue del perdono è stato<br />

ripudiato». 170<br />

Il sangue dell’umanità impenitente scorre «per una distesa di milleduecento stadi»<br />

circa 300 chilometri 171 rappresentante <strong>la</strong> lunghezza approssimativa del<strong>la</strong> Palestina che<br />

può essere indicata come centro del campo di battaglia i cui confini si estendono a<br />

tutta <strong>la</strong> Terra, come del resto <strong>la</strong> raccolta del buon grano viene fatta su tutta <strong>la</strong><br />

superficie del<strong>la</strong> Terra. <strong>Quando</strong> Gesù ritornerà i suoi angeli raccoglieranno i suoi eletti<br />

da tutte le estremità del<strong>la</strong> terra. 172<br />

Sebbene questo capitolo si chiuda con una visione raccapricciante, un <strong>la</strong>go di<br />

sangue, <strong>la</strong> visione non va disgiunta dal<strong>la</strong> luminosa descrizione del<strong>la</strong> felicità dei salvati<br />

fatta all’inizio dall’angelo: «I savi risplenderanno come lo splendore del<strong>la</strong> distesa; e<br />

quelli che ne avranno condotti molti al<strong>la</strong> giustizia, risplenderanno come le stelle in<br />

sempiterno». Il bene trionfa e sussiste anche dopo il male.<br />

170 GUTZWILLER Richard, Herr der Herrscher, Christus in der geheirnen Offenbarung, Einsiedein 1951, p. 181; cit.<br />

da C. Brütsch, o.c., p. 253. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

171 «La cifra di 1600 è evidentemente simbolica e rappresenta una distanza di 70-80 leghe; è più che 1a distanza da<br />

Dan a Béersebah. Il giudizio oltrepassa dunque i limiti del<strong>la</strong> Palestina. D’altra parte, il sottomultiplo 40 è il segno del<br />

castigo divino, poiché gli Israeliti furono obbligati a trascorrere 40 anni nel deserto (Numeri 14:33-35); furono<br />

abbandonati e dimorarono nelle mani dei Filistei durante 40 anni perché essi ricominciarono a fare ciò che spiaceva<br />

all’Eterno (Giudici 13:1); il paese d’Egitto fu ridotto in deserto di aridità e di deso<strong>la</strong>zione per 40 anni, perché Faraone<br />

ha detto «il fiume è mio e sono io che l’ho fatto!» (Ezechiele 29:9-12), da dove risulta che 40 volte 40 designerebbe<br />

dei giudizi grandi, terribili, coprenti una distesa, simile a quel<strong>la</strong> che devasteranno il nostro globo verso <strong>la</strong> fine dei<br />

tempi» A. Réymond, o.c., t. I, p 372. Louis Bonnet, dopo aver scritto che «1600 stadi sono 1a lunghezza<br />

approssimativa del<strong>la</strong> Palestina, che è probabilmente indicata anche come il campo di battaglia» e aver espresso il<br />

pensiero di Reymond, che, come altri commentatori, vede nei 1600 stadi un numero simbolico, aggiunge: «Pare<br />

preferibile (se questa lunghezza <strong>la</strong> si accetta simbolicamente poiché si tratta qui, non di durata, ma di spazio, 1600 è<br />

composta da 4 volte 4 moltiplicato per 100. Ora 4 è il numero del mondo; 100 indica 1a consumazione dei giudizio<br />

esercitato sul mondo. Questa cifra 1600 è in contrapposizione al numero 144.000 (12 volte 12 moltiplicato per 1000)<br />

che rappresenta <strong>la</strong> totalità degli eletti» L. Bonnet, o.c., p. 413. Questa spiegazione potrebbe essere più convincente se<br />

Giovanni non avesse specificato l’unità di misura “stadio” e si fosse limitato a dire: «per una distesa di 1600».<br />

172 Matteo 24:31; 1 Tessalonicesi 4:16. Come abbiamo già riportato, scrive il prof. J. Doukhan: «Il numero - 1600<br />

stadi - è sicuramente simbolico. Gioca sul<strong>la</strong> cifra “quattro” (4x4x100), che come si sa è una connotazione<br />

dell’universalità geografica “tutta <strong>la</strong> terra”, in Apocalisse come nel libro di Daniele, una maniera per dire che il castigo<br />

prende delle proporzioni mondiali» DOUKHAN Jacques, Le cri du ciel, ed. Vie et Sante, Dammarie-les-Lys 1996, p.<br />

192.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 869


CAPITOLO XX<br />

870<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Introduzione<br />

Capitolo XXI<br />

IL GIORNO DEL SIGNORE<br />

“Fui rapito nello spirito nel<strong>la</strong> giornata signoriale”<br />

S. Giovanni. 1<br />

“La più grande tragedia dell’uomo è <strong>la</strong> disperazione, cioè <strong>la</strong> situazione di chi non<br />

ha più speranze. Si è nel<strong>la</strong> disperazione quando manca <strong>la</strong> certezza del “Dio che<br />

viene”. Ci si rassegna allora al mondo così com’è e al proprio sconfortante destino.<br />

Certo, si seguita a sperare, ma solo in un graduale miglioramento che <strong>la</strong> civiltà e il<br />

progresso apporteranno. Si pensa che “il fondo è buono”, che vi sono “grandi risorse<br />

nell’umanità”, e così via. Ma ciò equivale a non aver niente in cui sperare. Se<br />

dobbiamo dipendere dalle nostre sole risorse, dalle forze insite nel nostro mondo,<br />

allora siamo davvero perduti. Non vi può essere sviluppo di forze umane capaci di<br />

liberarci dal<strong>la</strong> tragedia del peccato, del<strong>la</strong> morte. Se davvero c’è da contare solo sulle<br />

nostre forze e su quelle del mondo, non abbiamo altra prospettiva che il totale<br />

fallimento”. 2<br />

Giovanni scrive l’Apocalisse nell’iso<strong>la</strong> di Patmo dove, in esilio al<strong>la</strong> fine del I<br />

secolo, prima del<strong>la</strong> morte di Domiziano (96 d.C.), riceve da Gesù Cristo le sue<br />

rive<strong>la</strong>zioni che hanno lo scopo di sostenere <strong>la</strong> Chiesa attraverso i secoli,<br />

partico<strong>la</strong>rmente nei momenti difficili di persecuzione e di intolleranza, dando <strong>la</strong><br />

certezza che <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio avrà il suo compimento. Giovanni incoraggia <strong>la</strong> Chiesa<br />

non solo con le parole, seppure ispirate, di chi vive in una comoda situazione, ma<br />

manifestando <strong>la</strong> sua fedeltà anche nel<strong>la</strong> prova e nel<strong>la</strong> sofferenza. “Io Giovanni, vostro<br />

fratello e partecipe con voi del<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione...”. 3 Egli si trovava in prigione perché<br />

credeva che le profezie re<strong>la</strong>tive al Messia avessero avuto il loro compimento nel<strong>la</strong><br />

persona di Gesù del quale egli rendeva testimonianza.<br />

Per Giovanni e per <strong>la</strong> Chiesa, l’iso<strong>la</strong> di Patmo è <strong>la</strong> porta dei cieli che dà accesso<br />

all’eternità dal<strong>la</strong> cui soglia si abbraccia il passato, il presente e l’avvenire del popolo<br />

di Dio e che comprende gli avvenimenti che lo porteranno al<strong>la</strong> presenza dell’Eterno.<br />

La seconda parte del capitolo XIX dell’Apocalisse, che noi ora considereremo, ci<br />

descrive <strong>la</strong> venuta trionfale di Cristo Gesù investito del<strong>la</strong> sua regalità, al termine del<br />

giudizio preliminare presentato in Daniele VII. Gesù ritorna nel<strong>la</strong> sua potenza per<br />

dare il premio a coloro che lo aspettano. Per permettere <strong>la</strong> sua parusia il cielo stesso si<br />

apre, ed il cielo aperto annuncia <strong>la</strong> redenzione finale.<br />

1 Apocalisse 1:10, traduzione letterale.<br />

2 BRUNNER Émil, La nostro fede, Roma 1965, pp 155,156.<br />

3 Apocalisse 1:9.


CAPITOLO XXI<br />

Descrizione del ritorno di Cristo<br />

870<br />

“Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; e<br />

colui che lo cavalcava si chiama il ‘Fedele’ e il ‘Verace’;<br />

ed egli giudica e guerreggia con giustizia. E i suoi occhi<br />

erano una fiamma di fuoco, e sul suo capo v’erano molti<br />

diademi; e portava scritto un nome che nessuno conosce<br />

fuorché lui. Era vestito d’una veste tinta di sangue, e il suo<br />

nome è: <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. Gli eserciti che sono nel cielo lo<br />

seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino<br />

bianco e puro. E dal<strong>la</strong> bocca gli usciva una spada affi<strong>la</strong>ta<br />

per percuotere con essa le nazioni; ed egli le reggerà con<br />

una verga di ferro, e calcherà il tino del vino dell’ardente<br />

ira dell’Onnipotente Iddio. E sul<strong>la</strong> veste e sul<strong>la</strong> coscia<br />

porta scritto questo nome: RE DEI RE, SIGNORE DEI SIGNORI.<br />

Poi vidi un angelo che stava in piedi nel sole, ed egli<br />

gridò con gran voce, dicendo a tutti gli uccelli che vo<strong>la</strong>no<br />

in mezzo al cielo: “Venite, adunatevi per il gran convito di<br />

Dio, per mangiare carni di re e carni di capitani e carni di<br />

prodi e carni di cavalli e di cavalieri, e carni d’ogni sorta<br />

d’uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi”. E vidi <strong>la</strong> bestia<br />

e i re del<strong>la</strong> terra e i loro eserciti radunati per muovere<br />

guerra a colui che cavalcava il cavallo e all’esercito suo. E<br />

<strong>la</strong> bestia fu presa, e con lei fu preso il falso profeta, che<br />

aveva fatto i miracoli davanti a lei, coi quali aveva sedotto<br />

quelli che avevano preso il marchio del<strong>la</strong> bestia e quelli che<br />

adoravano <strong>la</strong> sua immagine. Ambedue furono gettati vivi<br />

nello stagno ardente di fuoco e di zolfo. E il rimanente fu<br />

ucciso con <strong>la</strong> spada che usciva dal<strong>la</strong> bocca di colui che<br />

cavalcava il cavallo; e tutti gli uccelli si satol<strong>la</strong>rono delle<br />

loro carni”. 4<br />

“Il cielo aperto è l’indice di una nuova visione che comincia. Il Signore Gesù<br />

appare sotto i tratti di già dipinti. È indicato con gli stessi termini con i quali<br />

introduce <strong>la</strong> lettera di Laodicea “il testimone fedele e verace... Colui di cui tutte le<br />

promesse e tutte le minacce sono sì e amen in lui. Giudica con giustizia, e il suo<br />

giudizio sarà il combattimento, <strong>la</strong> guerra che sosterrà””. 5<br />

Il cavallo bianco, emblema del<strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> grazia, simboleggia <strong>la</strong> vittoria ed il<br />

trionfo. È <strong>la</strong> cavalcatura dei re, dei generali. Giovanni rappresenta il Cristo nel suo<br />

trionfo escatologico come sovrano. Le sorti del<strong>la</strong> battaglia sono già state decise.<br />

4 Apocalisse 19:11-21.<br />

5 BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, L’Apocalypse, rivista e ampliata da Alfred SCHRŒDER, Lausanne<br />

1905, pp. 433,371,419,433; vedere Apocalisse 6:2; 3:14; 2 Corinzi 1:20; Isaia 11:4; Apocalisse 16:16.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIORNO DEL SIGNORE<br />

Il suo combattimento “polemein’’ è contro <strong>la</strong> chiesa che si è degenerata e che ha<br />

ricercato il potere di questo mondo, l’alleanza col trono. Guerreggia con giustizia<br />

perché mette a nudo quegli pseudo-cristiani che hanno fatto soffrire <strong>la</strong> sua Chiesa. 6<br />

I suoi occhi di fuoco simboleggiano <strong>la</strong> sua onniscienza e il potere che ha di<br />

distruggere tutto ciò che percepisce, anche di più nascosto, contrario al<strong>la</strong> santa<br />

volontà di Dio.<br />

Sul<strong>la</strong> sua testa ci sono molti diademi. “Al<strong>la</strong> sua dignità di giudice aggiunge quel<strong>la</strong><br />

di re... Il dragone ha sette diademi sulle sue sette teste, poiché è il principe di questo<br />

mondo. La bestia ne ha dieci sulle sue dieci corna, perché essa esercita <strong>la</strong> sua<br />

sovranità sui re vassalli dell’Apocalisse: che sono ai suoi ordini; essa li tiene sotto <strong>la</strong><br />

sua dipendenza. Il potere del capo sembra così crescere col numero dei diademi con<br />

cui è coronato. Così pure il Signore marcia verso <strong>la</strong> bestia e i suoi alleati con <strong>la</strong> fronte<br />

coronata da diademi che gli sono stati conferiti con le sue numerose vittorie sui re e<br />

sulle potenze del<strong>la</strong> terra. Il suo nome ineffabile è senza dubbio l’emblema delle sue<br />

insondabili perfezioni, molto reali e rispondenti al<strong>la</strong> natura, all’essenza stessa del suo<br />

essere”. 7<br />

Gesù si presenterà con <strong>la</strong> sua veste tinta di sangue per ricordare e nuovamente<br />

manifestare al mondo il suo amore per l’umanità e <strong>la</strong> pazienza con <strong>la</strong> quale, soffrendo<br />

ogni giorno il Golgota per essa, l’ha attesa per salvar<strong>la</strong>.<br />

Il suo nome è “<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio”. “Logos”, in greco significa ragione. Ciò che per<br />

l’uomo è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, cioè il mezzo con il quale esprime il proprio pensiero, <strong>la</strong> propria<br />

volontà per comunicar<strong>la</strong> al mondo, Gesù lo è stato per Dio: il mezzo mediante il quale<br />

Dio ha comunicato agli uomini. “Questo nome caratteristico lo indica come colui al<br />

quale tende e in cui si concentra tutta <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. Egli è questa rive<strong>la</strong>zione<br />

personificata. È colui che si è fatto conoscere, che si è rive<strong>la</strong>to come Agnello, e che<br />

va ad eseguire come Giudice il disegno eterno di Dio”. 8<br />

Questo nome è quello incommensurabile di YAHVÈ.<br />

Gli eserciti celesti che attorniano il Cristo sono gli angeli che lo accompagnano per<br />

<strong>la</strong> sua opera di giudizio per gli uni e di raccolta, per essere introdotti nell’eternità, per<br />

gli altri. Essi stessi sono su cavalli bianchi come dei vincitori e sono vestiti di lino<br />

bianco e puro, simbolo del<strong>la</strong> loro santità perfetta e accettazione del<strong>la</strong> grazia offerta.<br />

La spada tagliente, che esce dal<strong>la</strong> bocca del Cristo per percuotere le nazioni,<br />

“figura <strong>la</strong> sentenza irrevocabile che pronuncerà sui nemici di Dio e che eseguirà senza<br />

remissione”. 9<br />

Reggerà le nazioni con verga di ferro, come già aveva detto il Salmo II. Regnerà<br />

non con severità, ma eseguirà il giusto giudizio di Dio, calcherà tutto solo il tino del<br />

6 Apocalisse 2:16.<br />

7 REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. II, Lausanne 1906, p. 100.<br />

8 L. Bonnet, o.c., p. 433.<br />

9 Idem.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 871


CAPITOLO XXI<br />

vino dell’ardente ira dell’Onnipotente Iddio come aveva detto il profeta Isaia 10 e<br />

metterà fine ad ogni male.<br />

Il Cristo non viene più descritto come nel tempo del<strong>la</strong> sua umiliazione seduto su<br />

un puledro d’asina, come nel giorno delle palme, ma su un cavallo bianco; non ha più<br />

il viso umano del fratello povero di Nazareth, ma ha gli occhi di fiamma di fuoco; non<br />

più incoronato di una corona di spine, ma con molti diademi; <strong>la</strong> sua scorta non è più<br />

quel<strong>la</strong> di poveri pescatori, deboli discepoli che lo tradirono nel<strong>la</strong> difficoltà, lo<br />

rinnegarono e lo abbandonarono, ma sono le miriadi celesti, le dodici legioni d’angeli<br />

che il Padre avrebbe potuto già inviargli a suo tempo. Tutto questo è perché il tempo<br />

del<strong>la</strong> misericordia, del<strong>la</strong> grazia, del<strong>la</strong> pazienza di Dio è finito e quindi il RE DEI RE E IL<br />

SIGNORE DEI SIGNORI viene a dare il suo regno e a dividere il suo trono con coloro che<br />

lo hanno accettato.<br />

Il gran conflitto<br />

Le parole che Gesù ha pronunciate nel suo discorso escatologico: “Dovunque sarà<br />

il carname, quivi si raduneranno le aquile” 11 , che sembrano senza re<strong>la</strong>zione con il<br />

contesto ed enigmatiche al lettore dell’Evangelo, ottengono qui <strong>la</strong> loro piena<br />

spiegazione. Un angelo distinto da quelli che seguono il Cristo “che stava in piè nel<br />

sole”, che lo rende visibile a tutti gli sguardi, ripete l’invito agli uccelli di ogni specie<br />

e a tutte le bestie dei campi, come già il profeta Ezechiele aveva annunciato per quel<br />

giorno: “Riunitevi, e venite! Raccoglietevi da tutte le parti attorno al banchetto del<br />

sacrificio che sto per immo<strong>la</strong>re per voi, del gran sacrificio sui monti d’Israele! Voi<br />

mangerete carne e berrete sangue. Mangerete carne di prodi e berrete sangue di<br />

principi del<strong>la</strong> terra... Mangerete del grasso a sazietà e berrete del sangue fino a<br />

inebriarvi, al banchetto del sacrificio che io immolerò per voi; e al<strong>la</strong> mia mensa sarete<br />

saziati di carne di cavalli e di bestie da tiro, di prodi e di guerrieri d’ogni sorta”, 12<br />

“d’ogni sorta d’uomini liberi e schiavi, piccoli e grandi” aggiunge Giovanni: “La<br />

terribile immagine del festino al quale sono invitati tutti gli uccelli dipinge non<br />

so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> distruzione completa, ma <strong>la</strong> fine ignominiosa dei nemici di Dio. Essere<br />

privati di sepoltura, <strong>diventa</strong>re <strong>la</strong> pastura degli uccelli da preda era considerato per gli<br />

antichi come il colmo dell’obbrobrio. Tutti gli uomini, di qualunque condizione essi<br />

siano, che avranno fatto alleanza con <strong>la</strong> bestia, saranno abbandonati a questo terribile<br />

castigo”. 13<br />

La rappresentazione del<strong>la</strong> cristianità apostata, <strong>la</strong> bestia ed il falso profeta, sono qui<br />

presentati per combattere contro “Colui che cavalca il cavallo bianco”. Questa guerra<br />

religiosa che tende a sopprimere i veri adoratori di Dio per eliminarli da questo<br />

mondo ha il suo epilogo nel giorno del Signore.<br />

10 Isaia 63:3,4.<br />

11 Matteo 24:28.<br />

12 Ezechiele 39:17-20.<br />

13 L. Bonnet, o.c., p. 434.<br />

872<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIORNO DEL SIGNORE<br />

La lotta non è descritta, perché non si tratta di una battaglia propriamente detta, ma<br />

di un giudizio repentinamente eseguito. Sebbene nel capitolo XVI:14 Giovanni<br />

presenti tre poteri “per <strong>la</strong> battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”: il<br />

dragone, <strong>la</strong> bestia ed il falso profeta, qui l’Apostolo presenta so<strong>la</strong>mente gli ultimi due,<br />

cioè le due edizioni corrotte del cristianesimo. L’Europa occidentale sotto <strong>la</strong> guida di<br />

Roma e il protestantesimo americano sono presentati qui come i due grandi colpevoli.<br />

Essi dovevano guidare gli uomini al bene e li hanno allontanati da Dio nel momento<br />

più critico del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana. Le altre nazioni, sebbene non si siano macchiate di<br />

questa colpa, sono state però sorde all’appello che l’Altissimo ha fatto proc<strong>la</strong>mare con<br />

potenza e per questo motivo sono anch’esse divorate dal soffio bruciante che<br />

scaturisce dal<strong>la</strong> presenza del Signore.<br />

“Per anticipazione, il profeta collega quest’esecuzione preventiva del mondo<br />

impenitente con il castigo eterno e definitivo, che sarà <strong>la</strong> seconda morte nello stagno<br />

di fuoco. Questo castigo non avverrà che dopo il giudizio seguito dal<strong>la</strong> resurrezione<br />

degli empi, episodi ai quali <strong>la</strong> visione che segue (Apocalisse XX) ci fa assistere”. 14<br />

“In quel giorno, gli uccisi dell’Eterno copriranno <strong>la</strong> terra dall’una all’altra<br />

estremità, e non saranno rimpianti, né raccolti, né seppelliti; serviranno di letame sul<strong>la</strong><br />

faccia del suolo”. 15<br />

Del<strong>la</strong> triade satanica di Harmaghedon Giovanni dice che so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> bestia ed il<br />

falso profeta sono stati presi e gettati nel fuoco. Il dragone nel<strong>la</strong> sua personificazione<br />

di Lucifero, di Satana è l’unico che viene <strong>la</strong>sciato in vita, perché dovrà rimanere<br />

ancora sul<strong>la</strong> terra. All’inizio del capitolo che segue, l’Apostolo scrive: “... un angelo<br />

che scendeva dal cielo aveva le chiavi dell’abisso e una gran catena in mano. Ed<br />

afferrò il dragone, il serpente antico, che è il Diavolo e Satana e lo legò per mille<br />

anni, lo gettò nell’abisso che chiuse e sigillò sopra di lui...”. 16<br />

Il giorno dell’Eterno<br />

Giorno di giudizio<br />

Quale sarà il giorno nel quale avverranno queste cose?<br />

Non ci è possibile fissare <strong>la</strong> data, ma crediamo ci sia possibile avere qualche<br />

indicazione sul giorno settimanale nel quale Dio compirà questo giudizio. Gli indizi<br />

che crediamo di scorgere circa il giorno sono il risultato delle parole di Giovanni e<br />

dell’insegnamento biblico, in cui il giorno del Signore ha un duplice significato.<br />

14 VUILLEUMIER Jean, Apocalypse, Dammarie-les-Lys 1938, p. 330. Il cattolico BONSIRVEN Joseph scrive: “È strano<br />

che questi nemici siano semplicemente messi a morte, annientati, e non abbandonati alle sofferenze eterne”<br />

L’Apocalypse de S. Jean, Paris 1951, p. 286.<br />

15 Geremia 25:33.<br />

16 Apocalisse 20:1-3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 873


CAPITOLO XXI<br />

Giovanni dice: “Fui rapito nello spirito nel giorno del Signore” o lett. “nel giorno<br />

Signoriale”. 17<br />

Notiamo bene: “Nel<strong>la</strong> giornata del Signore” e non “in un giorno del Signore”.<br />

“Nel momento in cui l’Apostolo avrebbe potuto credersi abbandonato dagli<br />

uomini e da Dio, Dio viene a lui, lo rapisce nello spirito e lo trasporta, per così dire,<br />

nei secoli futuri, al fine di fargli vedere il grande giorno del suo ritorno, e <strong>la</strong> fine<br />

tragica di questo mondo in rivolta e anche <strong>la</strong> gloria che ha riservato per i suoi<br />

amici”. 18<br />

“Non si tratta di una domenica; no, l’Apocalisse ci descrive il giorno del<br />

Signore”. 19 “È il gran giorno del ritorno del Signore e del<strong>la</strong> sua entrata nel suo regno<br />

millenario”. 20 “È da lì che (il Signore) contemp<strong>la</strong> <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa nelle sue<br />

diverse fasi, dal giorno in cui Gesù <strong>la</strong> fondò a quello nel quale viene per portar<strong>la</strong> nel<br />

cielo”. 21 “È il giorno che intravedevano gli apostoli e che chiamano il “giorno del<br />

Signore” e che Gesù chiama “l’ultimo giorno”. Tutto il libro (dell’Apocalisse) si<br />

svolge al<strong>la</strong> luce di questo grande giorno finale”. 22 “Ecco, egli viene con le nuvole; ed<br />

ogni occhio lo vedrà...”. 23<br />

17 Apocalisse 1:10. La paro<strong>la</strong> greca che noi traduciamo “giorno del Signore”, è kuriaké = signoriale. Questa paro<strong>la</strong><br />

al maschile è kuriakos. Era impiegata nel linguaggio romano per indicare le cose appartenenti all’imperatore. Dalle<br />

scoperte archeologiche si osserva che i papiri e le iscrizioni di quell’epoca, trovati in Egitto e nell’Asia Minore,<br />

utilizzano questa espressione per indicare il tesoro e il servizio imperiale. L’imperatore era spesso chiamato kurios -<br />

signore. Il suo tesoro, il servizio fatto al<strong>la</strong> sua persona era chiamato: “tesoro signoriale”, “servizio signoriale”.<br />

Un’iscrizione datata del 108 d.C., (Giovanni scrive l’Apocalisse nel 97 d.C.) ci conferma che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> kuriakos era<br />

corrente al<strong>la</strong> fine del I secolo.<br />

In Egitto e in Asia minore c’erano dei giorni mensili chiamati “giorni di Augusto”. Al<strong>la</strong> fine del I secolo ci furono<br />

delle persecuzioni nei confronti del<strong>la</strong> Chiesa apostolica per il fatto che i fedeli non volevano riconoscere “Cesare<br />

quale Signore”. Giovanni stesso è a Patmo a motivo del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio e del<strong>la</strong> sua testimonianza resa al Signore dei<br />

signori. Con questa espressione “giorno del Signore” o meglio “signoriale” Giovanni contrappone al giorno<br />

dell’imperatore un altro giorno, quello del suo Signore per il quale soffre. Numerosi hanno visto in questo signoriale il<br />

giorno del Sabato, giorno con il quale il credente manifesta e accetta <strong>la</strong> signoria di Dio sul<strong>la</strong> propria vita, essendo esso<br />

“il giorno del riposo sacro all’Eterno” Esodo 20:10; il “mio santo giorno” Isaia 58:13. Gesù stesso dice di sé: “Il<br />

Figlio dell’uomo è Signore... del Sabato” Marco 2:28.<br />

18 BOLOMEY Henri-Albert, Simples études sur l’Apocalypse, 1941, pp. 103,104.<br />

19 BENOIT Pierre de, Le prophète Daniel, Paris 1941, p. 34. “È meglio non tradurre l’aggettivo “giorno signoriale”<br />

con “domenica”, poiché è in questo modo che si è sparsa <strong>la</strong> concezione errata e insostenibile che si tratti del<strong>la</strong><br />

domenica. Dappertutto altrove nel Nuovo Testamento, <strong>la</strong> domenica è semplicemente chiamata “il primo giorno del<strong>la</strong><br />

settimana” Matteo 28:1; Marco 15:2,9; Luca 24:1; Giovanni 20:1,19; Atti 20:7; 1 Corinzi 16:2. Non si tratta di una<br />

“bel<strong>la</strong> domenica!”. Tutto il contesto del libro ci prova che l’Apostolo si è trovato, in virtù dello Spirito Santo,<br />

TRASPORTATO IN VISIONE NEL GRAN GIORNO DEL SIGNORE e che ha potuto contemp<strong>la</strong>re in anticipo le scene<br />

dell’apparizione di Gesù Cristo al momento del suo ritorno in gloria. Noi siamo convinti che ciò che diciamo è<br />

rigorosamente giusto dal punto di vista esegetico. Non si tratta di una interpretazione rischiosa, ma di un fatto” BENOIT<br />

Pierre de, Ce que l’Esprit dit aux Eglises - Commentaire sur l’Apocalypse, Vennes sur Lausanne 1941, pp. 17,18.<br />

Nell’Apologia di Giustino Martire (circa 150), capitolo 67, come in quel<strong>la</strong> di Tertulliano, capitolo 16, il giorno di<br />

riunione settimanale dei cristiani, che per alcuni era il primo giorno del<strong>la</strong> settimana, non è chiamato “giorno del<br />

Signore”, ma “giorno del sole”. Vedere Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, WESTPHAL Alexandre, t. I, Paris<br />

1932, p. 687.<br />

20 GUERS Émile, Israël aux dernier jours de l’économie actuelle, Genève 1956, p. 41.<br />

21 GERBER Charles, Le Christ revient, Dammarie-les-Lys 1949, pp. 87,88.<br />

22 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, Que veut dire <strong>la</strong> Bible?, p. 76.<br />

23 Apocalisse 1:7.<br />

Il messaggio alle sette chiese è un invito al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza e al<strong>la</strong> perseveranza in vista del premio o del<strong>la</strong> punizione<br />

che sarà amministrata dal Cristo al<strong>la</strong> sua venuta:<br />

874<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIORNO DEL SIGNORE<br />

Nell’Antico Testamento a diverse riprese i profeti hanno annunciato il giorno del<br />

Signore 24 e quel giorno è terribile per i nemici di Dio, ma “se il popolo è fedele, il<br />

giorno che si prefigura all’orizzonte, nel futuro, è carico di speranza... Avremmo<br />

pertanto torto se non vedessimo nei profeti che degli annunciatori di catastrofi. In<br />

effetti, come l’insieme del loro messaggio, <strong>la</strong> loro nozione del Giorno è ambivalente.<br />

Esso comporta due aspetti ugualmente essenziali, l’uno di giudizio, di castigo,<br />

pronunciato contro tutti i nemici dei disegni di Dio; l’altro di salvezza, accordato da<br />

Dio al suo popolo... Il giorno sarà per Israele un giorno di distretta, ma Israele sarà<br />

liberato. 25 Questo giorno sarà per le nazioni straniere un giorno di castigo, 26 ma ciò<br />

preluderà al<strong>la</strong> liberazione d’Israele e al<strong>la</strong> salvezza dei pagani convertiti. 27 Così nel<br />

tema del giorno si trovano riunite le due facce dell’escatologia; lo sterminio e <strong>la</strong><br />

punizione degli uni assicura <strong>la</strong> liberazione e <strong>la</strong> felicità degli altri”. 28<br />

I a chiesa, Efeso: “Ravvediti... se no io vengo a te” 2:5;<br />

II a chiesa, Smirne: “Resta fedele fino al<strong>la</strong> morte ed io ti darò <strong>la</strong> corona del<strong>la</strong> vita” 2:10;<br />

III a chiesa, Pergamo: “Ravvediti... se no verrò tosto a te” 2:16;<br />

IV a chiesa, Tiatiri: “Tenetelo stretto finché io venga” 2:25;<br />

V a chiesa, Sardi: “Verrò come un <strong>la</strong>dro” 3:3;<br />

VI a chiesa, Fi<strong>la</strong>delfia: “Vengo tosto” 3:11;<br />

VII a chiesa, Laodicea: “Ecco, io sto al<strong>la</strong> porta” 3:20.<br />

Il capitolo 6 ci presenta Dio sul trono. L’apertura del libro con i sigilli ci ricordano quel giorno:<br />

I sigillo: “Fino a quando... indugerai a fare giustizia” 6:10;<br />

II sigillo: “È venuto il grande giorno del<strong>la</strong> sua ira” 6:17.<br />

Con il suonare del<strong>la</strong> VII tromba l’impero del mondo è passato al Signore nostro (11:15).<br />

Il primo messaggio di Apocalisse 14 ricorda che è venuta l’ora del suo giudizio (versetto 7) e dal versetto 14<br />

Giovanni presenta il Cristo che ritorna incoronato e con in mano una falce tagliente.<br />

In occasione del<strong>la</strong> VI piaga c’è l’esortazione del Signore al<strong>la</strong> sua Chiesa: “Ecco, io vengo come un <strong>la</strong>dro” 16:15.<br />

Dopo il giudizio su Babilonia si ricorda che: “Sono giunte le nozze dell’Agnello” 19:7.<br />

Al ritorno del Signore descritto su un cavallo bianco e seguito dai suoi angeli su altrettanti cavalli, c’è l’invito<br />

dell’angelo a tutti gli uccelli del cielo per il gran convito di Dio (19:17).<br />

Nello stesso epilogo dell’Apocalisse <strong>la</strong> nota dominante è il giorno del ritorno di Cristo: “Ecco io vengo presto”<br />

22:7; “Lo Spirito e <strong>la</strong> donna dicono: “Vieni”” 22:17; “Chi fa questa dichiarazione dice: “Sì vengo tosto”. “Amen!<br />

Vieni, Signore Gesù”” 22:20.<br />

24<br />

Gioele 2:1; Sofonia 1:14; Amos 5:18.<br />

25<br />

Geremia 30:5-8.<br />

26<br />

Isaia 13:6-9; Geremia 46:10; Isaia 34:8.<br />

27<br />

Isaia 11:10; 12:1; 30:26; 21:1-4.<br />

28 a<br />

GRELOT Pierre, Sens chrétien de l’Ancien Testament, 3 ed., Paris 1962, p. 350.<br />

Riepiloghiamo quanto detto con le parole di Jacques DOUKHAN: “I cristiani che leggono questo testo pensano<br />

immediatamente al<strong>la</strong> domenica. Ma si dimentica che è un giudeo che par<strong>la</strong>, nutrito dalle Scritture ebraiche e ben<br />

radicato nel<strong>la</strong> religione dei suoi padri. Inoltre l’espressione “giorno del Signore” per indicare <strong>la</strong> domenica non è<br />

attestata nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> prima del<strong>la</strong> fine del II secolo; e anche allora, si presenta so<strong>la</strong>mente in qualche occasione negli<br />

scritti dell’epoca con una valenza controversa.<br />

È ragionevole pensare che il “giorno del Signore” di cui par<strong>la</strong> Giovanni si applichi al sabato, che è anche<br />

chiamato, nelle Scritture ebraiche, “giorno del Signore” (o “giorno d’Adonai”) (vedere Esodo 20:10; Levitico 23:3;<br />

Deuteronomio 5:14). Inoltre, l’Apocalisse è caratterizzata dal numero 7 rendendo verosimile questa evocazione del<br />

sabato, settimo giorno, in testa al libro, come per dargli il tono. Questa interpretazione si giustifica inoltre dal fatto che<br />

il sabato introduce il ciclo delle feste giudaiche che strutturano tutto il libro, seguendo con precisione <strong>la</strong> lista data nel<br />

libro del Levitico al capitolo 23. Vedere Appendice n. 10, p. 1054 e seg.<br />

È molto probabile che Giovanni si riferisca nello stesso tempo all’altro “giorno del Signore”, al yom Yhwh dei<br />

profeti ebraici, con il quale indicano ugualmente, nell’Antico Testamento, il giorno del giudizio di Dio e del<strong>la</strong> sua<br />

venuta al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 875


CAPITOLO XXI<br />

L’antica Chiesa, l’Israele storico, attendeva il “giorno del Signore”, ma l’attesa<br />

non era garanzia di salvezza. Nel giorno del Signore non tutti quelli che pensavano di<br />

far parte del popolo di Dio sarebbero stati salvati, ma so<strong>la</strong>mente quelli che si<br />

sarebbero preparati ed avrebbero imbiancato le loro vesti. Amos già diceva ai suoi<br />

contemporanei: “Guai a voi che desiderate il giorno dell’Eterno! Che vi aspettate voi<br />

dal giorno dell’Eterno? Sarà un giorno di tenebre non di luce...”. Le ca<strong>la</strong>mità che<br />

colpirono Israele, in certi momenti del<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>, furono dei giorni dell’Eterno,<br />

raffiguranti il giudizio ultimo; in quel tempo, in quei giudizi locali, solo un residuo,<br />

un rimanente del popolo ha potuto scampare al<strong>la</strong> catastrofe nazionale, così sarà anche<br />

per <strong>la</strong> cristianità degli ultimi tempi: <strong>la</strong> liberazione, <strong>la</strong> protezione dell’Onnipotente, è<br />

riservata solo per il residuo, il “rimanente del<strong>la</strong> progenie del<strong>la</strong> donna (cioè del<strong>la</strong><br />

Chiesa), che serba i comandamenti di Dio e ritiene <strong>la</strong> testimonianza di Gesù”. 29<br />

L’abate Tribaut così scrive del giorno del Signore: “Quanto all’espressione del<br />

giorno del Signoriale, essa non è, dopo tutto, che una semplice variante del giorno del<br />

Signore dell’Antico Testamento, formu<strong>la</strong> costante che designa il giorno manifesto e<br />

terribile del giudizio universale. Questa stessa espressione nel Nuovo Testamento è<br />

direttamente applicata al nostro Signore Gesù Cristo. Essa vi è presentata quattro<br />

volte sotto questa forma concisa 30 e cinque volte in termini espliciti “il giorno del<br />

nostro Signore”, 31 “il suo giorno”, 32 “il giorno di Dio”, 33 “il gran giorno dell’Iddio<br />

Onnipotente” 34 e per antonomasia: “il giorno”, 35 “quel giorno”. 36 È in questo senso<br />

escatologico che l’espressione “giorno Signoriale” appare per <strong>la</strong> prima volta (e unica<br />

volta) nel Nuovo Testamento, all’inizio dell’Apocalisse di Gesù Cristo: “Io fui” dice<br />

l’Apostolo “rapito in ispirito nel giorno del Signore” cioè nel<strong>la</strong> parusia di cui<br />

l’Apocalisse non è, in fondo, che una ardente evocazione”. 37<br />

Giorno di culto<br />

Il “Giorno del Signore” “ha un doppio significato. È prima di tutto un<br />

avvenimento storico, il giorno per eccellenza che vede il trionfo di Dio sui suoi<br />

Questa associazione tra il sabato e il giorno escatologico del<strong>la</strong> speranza è fortemente attestato nel<strong>la</strong> Bibbia come<br />

pure nel<strong>la</strong> tradizione ebraica, nel<strong>la</strong> quale il sabato è sovente stato compreso come il segno del gran giorno del<strong>la</strong><br />

liberazione o del regno che viene (vedere Talmud de Babilonia, Sanhédrin 98a; confr. HESCHEL A., Les bâtisseurs du<br />

temps, Paris 1957, p. 176)” Le Cri du ciel - Étude prophétique sur le livre de l’Apocalypse, Dammarie-les Lys 1996,<br />

pp. 33,34.<br />

29<br />

Amos 5:8; Apocalisse 12:17; vedere Isaia 10:20,21; 11:11.<br />

30<br />

1 Tessalonicesi 5:2; 2 Tessalonicesi 2:2; 2 Pietro 3:10; Atti 2:20.<br />

31<br />

1 Corinzi 1:8; 2 Corinzi 1:15; Filippesi 1:6,10; 2:16.<br />

32<br />

Luca 17:24,26,30.<br />

33<br />

2 Pietro 3:12.<br />

34<br />

Apocalisse 16:14.<br />

35<br />

1 Corinzi 3:13; Romani 2:16; 13:12; Ebrei 11:25.<br />

36<br />

2 Tessalonicesi 1:10; 2 Timoteo 1:12,18; 4:8.<br />

37<br />

TRIBAUT, La liturgie romaine, pp. 34,35; cit. VAUCHER Alfred-Félix, Le jour Seigneurial, Collonges sous Salève<br />

1970, pp. 33,34.<br />

“Se l’attestazione di S. Giovanni doveva portare, in questo caso, sul<strong>la</strong> determinazione non dell’oggetto, ma del<br />

tempo in cui si era compiuta questa grandiosa rive<strong>la</strong>zione, il genio del<strong>la</strong> lingua greca avrebbe allora preteso l’impiego<br />

del dativo senza preposizione, cosa che non è evidentemente il caso”.<br />

876<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL GIORNO DEL SIGNORE<br />

nemici. Ed è anche una espressione cultuale, il giorno specialmente consacrato al<br />

culto di Dio. Questi due significati non sono privi di corre<strong>la</strong>zione. I1 culto<br />

commemora ed annuncia l’intervento di Dio nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, l’avvenimento storico,<br />

perché esso emana da Dio, esce dal tempo, appartiene al presente eterno di Dio, che il<br />

culto deve attualizzare nel tempo storico”. 38<br />

Il giorno del Signore per eccellenza è il giorno del Sabato nel quale l’uomo,<br />

santificandolo, rievoca l’azione creatrice di Dio e i suoi interventi nel passato, e si<br />

pone a disposizione del proprio Creatore in attesa di essere con lui nel<strong>la</strong> nuova terra.<br />

Per questo numerosi commentatori hanno detto che Giovanni abbia avuto <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione in giorno di Sabato. 39<br />

Come il gran giorno del Signore sarà per gli empi un giorno di terrore e per i giusti<br />

un giorno di gioia, così <strong>la</strong> santificazione del giorno del Signore, il Sabato, separa gli<br />

adoratori dell’Eterno da coloro che non lo saranno.<br />

“Il Sabato vale come “segno” di un’alleanza perpetua... un obbligo perpetuo che<br />

Yahvé assume per Israele, del quale dice con insistenza che esso è una promessa fatta<br />

“per sempre di generazione in generazione”. 40 Così è data ad Israele <strong>la</strong> libertà di<br />

sperare, libertà di cui ogni israelita può fare già provvisoriamente una realtà<br />

accettando l’offerta concreta di un ordine di vita. Chi non accetta questa offerta e<br />

questa promessa di Yahvé e non vuole osservare il riposo del settimo giorno, si<br />

abbandona al<strong>la</strong> morte.<br />

Già nell’Antico Testamento, il Sabato è un avvenimento escatologico che si<br />

inserisce nell’esistenza provvisoria e transitoria dell’uomo. Nello scorrere del tempo,<br />

l’uomo è autorizzato a partecipare al riposo che è presso Dio... Non si comprende<br />

pienamente il significato del settimo giorno per <strong>la</strong> nozione umana del tempo, se non si<br />

tiene conto di questa finalità”. 41<br />

38 Vocabu<strong>la</strong>ire de Théologie Biblique, 2 a ed., Paris 1971, p. 618.<br />

39 “La paro<strong>la</strong> Signore è <strong>la</strong> traduzione greca di Yahvé. Diversi studiosi hanno creduto che il giorno del Signore o il<br />

giorno dell’Eterno indichi qui (Apocalisse 1:10) il giorno del Sabato giudaico, che è stato per molto tempo, nel<strong>la</strong><br />

Chiesa primitiva, un giorno di riunione e di culto. Questa interpretazione sembra essere appoggiata dal<strong>la</strong> fraseologia di<br />

tutti gli ebrei da 1500 anni” MELLET L.V., Le dimanche n’est pas un sabbat, Lausanne 1841.<br />

40 Esodo 31:13,16.<br />

41 WOLFF Hans Walter, Anthropologie de l’Ancien Testament, Genève 1974, pp. 124,125.<br />

In Esodo 24:15-18, <strong>la</strong> gloria di Yahvé resta per sei giorni nascosta dal<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong>; ma, nel settimo giorno, Yahvé<br />

chiama Mosè dal mezzo del<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> e <strong>la</strong> gloria di Dio appare agli occhi dei figli d’Israele come un fuoco divorante in<br />

cima al<strong>la</strong> montagna. Così il 7 o giorno, giorno del compimento del<strong>la</strong> creazione, può essere considerato come il giorno<br />

del compimento del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione (Idem, p. 124, nota n. 4). Sul significato escatologico del Sabato vedere nel nostro<br />

capitolo XVI - Santificando il Sabato l’uomo... si preparò per l’eternità. CULLMANN Oscar scriveva: “Bisogna<br />

ricordare, tra l’altro, che l’espressione “giorno del Signore” si rial<strong>la</strong>ccia di già nell’Antico Testamento all’avvenire<br />

escatologico (yom Yohvé) e che nel Nuovo si applica anche al giorno del ritorno di Cristo. Così il giorno... del<strong>la</strong><br />

celebrazione del culto cristiano appare come anticipazione del gran giorno finale” Le culte dans l’Eglise primitive, 2 a<br />

ed., in Cahiers théologiques, n. 8, Neuchâtel 1945, p. 10. Dissentiamo da questo teologo quando identifica il giorno<br />

“del<strong>la</strong> resurrezione del Cristo” con il giorno del culto cristiano perché per i cristiani del primo secolo il Sabato era il<br />

giorno del culto comunitario.<br />

Si ha così il compimento, <strong>la</strong> storicizzazione di ciò che l’Antico e il Nuovo Testamento e <strong>la</strong> letteratura ebraica<br />

insegnano sul significato di salvezza presente e annunciata dal sabato.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 877


CAPITOLO XXI<br />

Conclusione<br />

Crediamo di potere trarre <strong>la</strong> seguente conclusione: Giovanni, privato del<strong>la</strong><br />

comunione fraterna del culto comunitario, perché relegato sul<strong>la</strong> rocciosa Patmo, nel<br />

giorno di Sabato, che è il Signoriale di Cristo Gesù, si unì spiritualmente al<strong>la</strong> Chiesa,<br />

sparsa sul<strong>la</strong> terra, e il Salvatore lo trasportò in ispirito nel Sabato ultimo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>,<br />

all’inizio del quale, sul fare del<strong>la</strong> sera del giorno del<strong>la</strong> preparazione, verrà<br />

dall’Oriente per raccogliere <strong>la</strong> sua Sposa, i suoi fedeli di tutti i tempi, per introdurli<br />

nel suo riposo eterno e celebrare con i riscattati di tutta <strong>la</strong> terra il banchetto delle<br />

nozze. 42<br />

In Genesi il Sabato testimonia del<strong>la</strong> bontà del<strong>la</strong> creazione e l’osservanza di quel giorno, dopo il peccato e l’uscita<br />

dall’Eden, richiama <strong>la</strong> santificazione originaria del creato, coltiva e sostiene il compimento futuro del<strong>la</strong> creazione<br />

nell’età messianica.<br />

La pace dell’Eden viene descritta dal profeta Isaia 11:6 come l’età messianica restaurata quando <strong>la</strong> terra sarà<br />

piena del<strong>la</strong> consacrazione di Dio come l’acqua copre il mare (11:9; confr. Isaia 65:25; Osea 2:20). Questa visione<br />

futura di una terra di pace dove abita <strong>la</strong> giustizia è quanto scaturisce dal primo giorno completo dell’uomo, il Sabato<br />

originario (Talmud Babilonese, Shabbath 12a, 12 b.)<br />

Isaia nel<strong>la</strong> sua <strong>profezia</strong> escatologica colloca il Sabato come il compimento finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> (Isaia 56:1-7;<br />

58:13,14; 66:20-24) dove l’espressione “delizia” – oneg e “onore” – kavod descrivono il Sabato e il tempo del<strong>la</strong><br />

futura restaurazione (Isaia 58:13; 66:1?). La delizia e <strong>la</strong> gioia che caratterizzerà <strong>la</strong> fine è data ora nel presente dal<br />

Sabato.<br />

Come il Sabato delle origini è l’espressione del<strong>la</strong> redenzione del<strong>la</strong> Terra dal caos primordiale, <strong>la</strong> Terra che ora,<br />

dopo il peccato, secondo una espressione di Paolo, geme ed è in travaglio, sfocerà nel Sabato messianico, nel<strong>la</strong><br />

creazione di nuovi cieli e una nuova terra.<br />

Il riposo del Sabato è annuncio dell’èra messianica, dell’ultimo giorno, del mondo che viene.<br />

Il riposo sabbatico annuncia il riposo del<strong>la</strong> terra (Deuteronomio 12:9; 25:19; Isaia 15:3) e il tempo in cui il re<br />

darà al popolo “<strong>la</strong> pace… dai nemici” 2 Samuele 7:1, e in cui Dio godrà del<strong>la</strong> pace con il suo popolo e nel suo<br />

santuario (2 Cronache 6:41; 1 Cronache 23:25; Salmo 132:8,13,14; Isaia 66:1).<br />

Anche Ebrei 4:4; 6:6 mette in re<strong>la</strong>zione il riposo del Sabato con il riposo che <strong>la</strong> nazione avrebbe avuto nel<strong>la</strong> terra<br />

di Canaan e quindi con <strong>la</strong> futura realtà.<br />

Il fatto che le benedizioni del riposo del Sabato non si erano mai realizzate nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele sia sul piano<br />

politico, economico e sociale, portava il profeta a guardare al suo compimento, a quando il Messia sarebbe venuto.<br />

Era normale per gli ebrei considerare il riposo sabbatico nel<strong>la</strong> sua struttura settimanale del tempo per indicare il<br />

riposo, <strong>la</strong> pace, <strong>la</strong> redenzione del<strong>la</strong> Terra per opera del Messia.<br />

Nel Talmud di Babilonia si legge: “I nostri rabbini insegnano così: “Al<strong>la</strong> fine del Sabato, il figlio di Davide verrà.<br />

Il Rabbino Giuseppe commentò: “Molti Sabati sono passati ma lui non è ancora venuto”” Sanhedrin 97a. Il tempo del<br />

Messia è il tempo del riposo del Sabato. Al<strong>la</strong> fine del Mishnah Talmud si legge: “Un Salmo, un suono per il giorno di<br />

Sabato, un suono per il tempo che viene, per il giorno che è per tutti il riposo sabbatico nel<strong>la</strong> vita eterna”. Il riposo del<br />

Sabato ha lo scopo di mantenere <strong>la</strong> speranza nel<strong>la</strong> pace del futuro riposo messianico dove il riposo del Sabato sarà <strong>la</strong><br />

vita eterna.<br />

Il Sabato settimanale, l’anno sabbatico e il Sabato del giubileo annunciano <strong>la</strong> redenzione messianica.<br />

Nel IV comandamento rispettato nel<strong>la</strong> lettura del Deuteronomio 5:15 è molto evidente che l’osservanza del<br />

Sabato era segno del<strong>la</strong> liberazione dall’Egitto e generatore di continua libertà.<br />

Per il credente di oggi il Sabato è segno del<strong>la</strong> prima Pasqua e miniatura del<strong>la</strong> realtà futura.<br />

Ciò che si realizzava in ogni anno sabbatico e nel giubileo, il Sabato settimanale lo annunziava rnnovando <strong>la</strong><br />

memoria e conservando <strong>la</strong> speranza.<br />

42 Vedere Zaccaria 14:7.<br />

878<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Capitolo XXII<br />

I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE<br />

E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Il Millennio «è il regno di cui par<strong>la</strong> il Signore<br />

quando dice ai suoi apostoli che, nel<strong>la</strong> nuova<br />

creazione, essi saranno seduti su dodici troni,<br />

giudicando le dodici tribù d’Israele. Gesù è dunque<br />

stato un chiliastro (cioè) un millenarista come tutti<br />

i profeti, come tutti gli apostoli, e si è potuto dire<br />

con ragione che <strong>la</strong> credenza di mille anni è stato il<br />

grande articolo di fede del<strong>la</strong> chiesa primitiva» Karl<br />

Auberlen. 1<br />

«Oggi il tema del giudizio non occupa più un gran<br />

posto nel<strong>la</strong> predicazione del<strong>la</strong> Chiesa. Forse nel<br />

passato se n’è par<strong>la</strong>to troppo e a sproposito,<br />

sforzandosi di spingere gli uomini nel Regno dei<br />

cieli con <strong>la</strong> paura. Ma non è il pungolo del<strong>la</strong> paura<br />

che può spingerci in cielo. Chi si affanna a<br />

compiere <strong>la</strong> volontà di Dio mosso da paura, in<br />

realtà non <strong>la</strong> compie. Perché <strong>la</strong> volontà di Dio può<br />

essere fatta solo da chi ama Dio con tutto il cuore e<br />

ripone in lui <strong>la</strong> sua fiducia e confida totalmente<br />

nel<strong>la</strong> sua misericordia. Ma proprio perché ci<br />

rifugiamo nel<strong>la</strong> misericordia di Dio e respingiamo<br />

<strong>la</strong> tentazione di procedere sicuri nel<strong>la</strong> nostra<br />

autonomia, abbiamo bisogno di ascoltare <strong>la</strong><br />

predicazione del giudizio. Ne abbiamo bisogno per<br />

imparare a portare i frutti degni di ravvedimento»<br />

Émil Brunner. 2<br />

«Nel clima intellettuale razionale del<strong>la</strong> fine del<br />

ventesimo secolo è fuori moda prendere sul serio le<br />

profezie sul giorno del giudizio. Secondo l’opinione<br />

generale sono frutto di menti superstiziose e<br />

1<br />

AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 350; vedere Matteo 19:28;<br />

Atti 1:6-8.<br />

2<br />

BRUNNER Émil, La nostra fede, Roma 1965, p. 164.


CAPITOLO XXII<br />

Introduzione<br />

880<br />

possono tranquil<strong>la</strong>mente essere ignorate» Graham<br />

Hancock. 3<br />

L’espressione “mille anni” 4 ha dato origine al vocabolo millennio che, pur non<br />

trovandosi nel<strong>la</strong> Bibbia, viene comunque adoperato quando si par<strong>la</strong> dei mille anni di<br />

Apocalisse XX.<br />

«Il fatto che ci sia solo un esplicito passo biblico che riguarda il periodo di mille<br />

anni non è un problema quando lo si pone in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> prospettiva profetica e al<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione progressiva. Dai profeti del Vecchio Testamento, per esempio, emerge un<br />

singolo evento per le due venute di Cristo, tuttavia <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione progressiva ha<br />

delineato più chiaramente i due eventi». 5<br />

In questo nostro capitolo desideriamo descrivere, per come abbiamo compreso <strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio, cosa avverrà prima, durante e dopo il millennio.<br />

Il millennio «designa il periodo di tempo che intercorre tra <strong>la</strong> prima e <strong>la</strong> seconda<br />

resurrezione». 6<br />

Sebbene nei primi secoli del cristianesimo numerosi siano stati coloro che avevano<br />

ben compreso il senso del<strong>la</strong> resurrezione, in seguito si vide, su questo come su altri<br />

insegnamenti, un allontanamento.<br />

3 HANCOCK Graham, Impronte degli dèi, ed. Corbaccio, Mi<strong>la</strong>no 1997, p. 131.<br />

4 Questa espressione <strong>la</strong> si trova 9 volte nel<strong>la</strong> Bibbia. Nel Salmo 90:4; cit. in 2 Pietro 3:8, indica un periodo<br />

illimitato. In Ecclesiaste 6:6 è in riferimento ad una esistenza ipotetica due volte millenaria. In Apocalisse 20:1-7<br />

ricorre sei volte.<br />

Per una bibliografia sul Millennio rinviamo ai saggi bibliografici del maestro VAUCHER Alfred Félix, Essais sur<br />

les Prophéties Bibliques - Lacunziana, III serie, Collonges-sous-Salève 1955, pp. 27-112; Lacunziana, IV serie, 1958,<br />

pp. 5-139. L’autore suddivide le opere in ordine cronologico, dalle origini fino al XX secolo, riportando il pensiero<br />

principale di ogni autore.<br />

5 BADINA Joel, The Millennium, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - book II, Daniel & Reve<strong>la</strong>tion Committee<br />

Series, vol. 7, Frank B. Holbrook, Editor, Silver Spring 1992, p. 237.<br />

6 GRETILLAT Augustin, Exposé de Théologie systématique, t. II, Dogmatique, Neuchâtel 1890, p. 579.<br />

Il libro di Apocalisse capitolo 20 rifiuta le idee giudaiche sul millennio demitizzandole. «Non c’è davvero nul<strong>la</strong> di<br />

politico nei versetti 4-6 del capitolo 20. Non c’è nessuna descrizione di un regno delle nazioni da parte del Messia e<br />

del suo popolo. Gerusalemme, <strong>la</strong> città del Messia e del suo popolo, non è menzionata in questo capitolo. E il Messia,<br />

l’equivalente in greco) non porta nessun titolo politico in Apocalisse 20. Apocalisse 20:4-6 rifiuta qualsiasi idea<br />

giudaica di un regno sul<strong>la</strong> terra nello stesso modo in cui Genesi 1:14-19 demitizza il mito pagano che vede nel sole e<br />

nel<strong>la</strong> luna delle divinità chiamandoli semplicemente “luci” piuttosto che “dèi”. L’omissione di Gerusalemme e<br />

l’assenza di qualsiasi titolo politico per il Messia significa che questo testo è contro l’idea di un regno messianico sul<strong>la</strong><br />

terra evocato dalle apocalissi giudaiche. Sfortunatamente l’eresia giudaica di un regno terreno influenzò il<br />

premillenarismo dei cristiani del secondo e terzo secolo. La loro visione divenne sempre più politica e materialista.<br />

Inoltre influenzò <strong>la</strong> definizione amilleniale del<strong>la</strong> Chiesa cattolica romana del regno di Dio sul<strong>la</strong> terra» J Badina, o.c., p.<br />

238.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Secondo l’opinione di Ippolito, Giulio l’Africano, Vittorino, Cipriano, Lattanzio<br />

«di Papia, di Giustino martire, d’Ireneo, di Tertulliano e di altri padri dei primi secoli<br />

del<strong>la</strong> Chiesa, queste profezie devono essere interpretate, finché è possibile, nel loro<br />

senso letterale. I martiri e i santi risusciteranno realmente. Questa prima resurrezione<br />

si avrà contemporaneamente al<strong>la</strong> distruzione dell’Anticristo, o subito dopo; al<br />

momento del<strong>la</strong> seconda apparizione personale di Cristo Gesù sul<strong>la</strong> terra». 7<br />

7 a<br />

ELLIOTT Edward-Bishop, Horae Apocalyptica, on Commentary on the Apocalypse, t. III, 5 ed., London 1862, p.<br />

208.<br />

Eusebio ci riporta ciò che insegnava Papia, vescovo di Ierapoli, verso l’anno 150: «Egli dice, partico<strong>la</strong>rmente, che<br />

ci saranno mille anni dopo <strong>la</strong> resurrezione dei morti, che il regno del Cristo sarà materiale e sarà sul<strong>la</strong> terra» Storia<br />

Ecclesiastica, libro III, cap. XXXIX,12,13.<br />

Giustino Martire nel suo Dialogo con Trifone (LXXX), dopo aver citato Isaia 65, scriveva: «Presso di noi un<br />

uomo di nome Giovanni, uno degli apostoli del Cristo, ha profetizzato, nell’Apocalisse che gli fu fatta, che coloro che<br />

avranno creduto al nostro Cristo passeranno mille anni a Gerusalemme; dopo di ciò avverrà <strong>la</strong> resurrezione generale, e<br />

in una paro<strong>la</strong> eterna, per tutti senza eccezione, poi il giudizio».<br />

Ireneo «pretende che il grande giudizio sarà preceduto da una resurrezione parziale riservata ai giusti, e che questi<br />

passeranno mille anni a Gerusalemme nell’abbondanza di tutti i beni» DUFOURCQ Albert, Saint Iréné, in La Pensée<br />

chrétienne, 3 a ed., Paris 1905, p. 26.<br />

Tertulliano «contrariamente al<strong>la</strong> dottrina ordinaria del<strong>la</strong> Chiesa, credeva a una doppia resurrezione, quel<strong>la</strong> dei<br />

buoni che deve precedere di mille anni quel<strong>la</strong> dei cattivi, per realizzare sul<strong>la</strong> terra il trionfo del<strong>la</strong> giustizia»<br />

MONCEAUX Paul, Histoire littéraire de l’Afrique chrétienne, t. I, Paris 1901, p. 357. «Tertulliano si fece difensore<br />

acerrimo del millenarismo. - Si ritrova facilmente nei suoi primi scritti questa concezione. Tra il 197 e il 200 ne par<strong>la</strong><br />

nell’Apologetica (32 e 39), tra il 200 e 207 nel Culto femminile (II:9) e Ad uxorem (I, 2 e 5)... Sarà nel<strong>la</strong> Gerusalemme<br />

celeste in cui, durante mille anni, i giusti potranno godere l’abbondanza dei beni spirituali e saranno così ricompensati<br />

dei sacrifici che avranno fatto per l’amore di Dio» BERTON Jean, Tertullien, le scismatique, Paris 1928, pp. 104-105.<br />

Tuttavia il millenarismo di Tertulliano differisce un po’ da quello di Ireneo. L’apologeta «era assolutamente ostile<br />

all’idea giudaica di una resurrezione del<strong>la</strong> Gerusalemme storica, <strong>la</strong> città omicida dei profeti e di Dio stesso» LABRIOLE<br />

P. de, La crise montaniste, Paris 1913, p. 331, nota 6. Tertulliano fece degli sforzi «per dare una interpretazione<br />

spirituale al regno millenario, e per staccarsi anche dalle grosso<strong>la</strong>ne rappresentazioni giudaiche» CHIAPPELLI<br />

Alessandro, Le idee millenarie dei cristiani nel loro svolgimento, p. 37.<br />

Per Ippolito, vescovo di Roma, «il sabato è il tipo e <strong>la</strong> figura del<strong>la</strong> futura regalità dei santi, quando essi<br />

regneranno con il Cristo, dopo <strong>la</strong> sua venuta dai cieli, come Giovanni racconta nel<strong>la</strong> sua Apocalisse. Poiché il giorno<br />

del Signore è come mille anni» Commentario su Daniele, IV, 23.<br />

ALGER, A Critical History of the Doctrine of the Future Life, p. 403, ammette che «quasi tutti i primi Padri hanno<br />

atteso con fiducia un millennio». Chiappelli, o.c., p. 33, afferma che <strong>la</strong> Chiesa è stata penetrata dalle idee millenariste<br />

e che nessun dogma fissato più tardi si può vantare di una antichità e d’una autorità simile e aggiunge: «Il<br />

millenarismo era una credenza universale nelle Chiese dell’Asia Minore» Idem, p. 35.<br />

Questa «opinione molto diffusa nei tre primi secoli del<strong>la</strong> Chiesa» LESCOEUR Louis, Le règne temporal de Jésus<br />

Christ, Paris 1868, p. 1, sparisce nei secoli successivi per diversi motivi. Le cause principali furono:<br />

1. - L’influenza del<strong>la</strong> filosofia greca<br />

«Il millenarismo dei primi cristiani <strong>diventa</strong>va sempre meno gradito agli elleni che abbracciavano il cristianesimo.<br />

La filosofia greca esercitava una specie di rifiuto deciso per sostituire il suo dogma dell’immortalità dell’anima alle<br />

vecchie idee giudaiche del<strong>la</strong> resurrezione e del paradiso sul<strong>la</strong> terra» RENAN Ernest, Marc-Aurèle, p. 505.<br />

È con Clemente Alessandrino e con Origene che tutto ciò che si è potuto assorbire dallo gnosticismo passò nel<strong>la</strong><br />

Chiesa.<br />

Clemente Alessandrino «ha probabilmente combattuto per via d’allusioni il regno terrestre (Stromates 7,12,<br />

Staehlin 3,52,26), lì dove ci mostra il perfetto cristiano che disprezza le promesse mondane pure divine. Se non l’ha<br />

rigettato apertamente, è senza dubbio per non scandalizzare le anime più semplici dei fedeli. In ogni caso <strong>la</strong> logica<br />

delle sue idee lo allontanava dalle descrizioni millenariste e non vi ha mai aderito» TURMEL Joseph, Histoire des<br />

Dogmes, vol. IV, p. 184.<br />

«Origene è il grande operaio che ha fatto a poco a poco sparire il regno terrestre del Cristo» Turmel, o.c., p. 182.<br />

«Origene scarta ogni concezione materialista del ritorno del Cristo, del suo regno, del regno di Dio» FAYE Eugène de,<br />

Origène, sa vie, son œuvre, sa doctrine, vol. III, Paris 1928, p. 256. «Benché l’origenismo sia stato combattuto dal<strong>la</strong><br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 881


CAPITOLO XXII<br />

Chiesa, l’influenza di Origene è stata immensa, non so<strong>la</strong>mente in Oriente, dove il millenarismo disparve dopo di lui,<br />

ma pure in Occidente, dove i grandi avversari di questa teoria s’ispirano all’insegnamento di questo dottore. Così<br />

Origene è <strong>la</strong> bestia nera dei millenaristi» A.F. Vaucher, Lacunziana, III serie, p. 63.<br />

Agostino «ripudiando <strong>la</strong> sua fede primaria nel regno dei mille anni, ha causato al<strong>la</strong> Chiesa un male incalco<strong>la</strong>bile.<br />

Ha sanzionato con l’immensa autorità del suo nome un errore che privava <strong>la</strong> Chiesa del suo ideale terrestre, e che ha<br />

finito per immergere le nazioni cristiane in una disperazione al<strong>la</strong> quale il socialismo viene per strapparle al<strong>la</strong> sua<br />

maniera» ROUGEMONT Frédéric de, Les deux Citée, vol. I, p. 391.<br />

2. - Abbandono del<strong>la</strong> dottrina biblica del sonno dei morti<br />

«Il cristianesimo subordinò l’apparizione del Cristo sulle nuvole e <strong>la</strong> resurrezione dei corpi all’immortalità<br />

dell’anima; benché il vecchio dogma primitivo del cristianesimo sarà quasi dimenticato e relegato, come un pezzo di<br />

teatro fuori moda, agli ultimi posti di un giudizio che non ha più senso, poiché <strong>la</strong> sorte di ciascuno è fissata al<br />

momento del<strong>la</strong> sua morte» E. Renan, o.c., p. 506. L’opinione millenaria ha dominato nell’escatologia cristiana<br />

«durante tutto il tempo nel corso del quale l’idea p<strong>la</strong>tonica d’una vita immortale non si era ancora aperta una strada»<br />

A. Chiappelli, o.c., p. 33.<br />

3. - Conversione di Costantino e sue conseguenze<br />

«Non si ritrova più, a partire del IV secolo, l’attesa del ritorno immediato di Gesù Cristo. L’ardore inquieto e<br />

febbrile che generava il pensiero del<strong>la</strong> parusia si è calmato... Ciò viene senza dubbio dal fatto che, al periodo delle<br />

persecuzioni, è succeduto il periodo del<strong>la</strong> pace e del<strong>la</strong> potenza» per <strong>la</strong> Chiesa; BONIFAS François, Histoire des dogmes,<br />

t. II, Paris 1886, p. 37. Opera postuma.<br />

«L’idea del regno millenario del Cristo sul<strong>la</strong> terra, e d’un trionfo degli eletti e dei santi, era nata (o anche meglio<br />

era sostenuta) da un bisogno di compensazione alle pene del<strong>la</strong> vita, era stata un prodotto d’una epoca di persecuzioni<br />

religiose e di sofferenze. Nel<strong>la</strong> misura in cui <strong>la</strong> Chiesa vittoriosa trovava nel mondo le sue condizioni di vita, si faceva<br />

posto l’idea che il regno millenario era di già venuto con il cristianesimo, e che <strong>la</strong> Chiesa ne era <strong>la</strong> sede» Chiappelli,<br />

o.c., pp. 40,41 (siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi). «La vittoria di Costantino, che assicurò il<br />

trionfo del cristianesimo, fu sufficiente a farlo (il regno millenario - il ritorno di Gesù) sparire dal IV secolo» più<br />

ancora che le idee di Origene; BOULENGER Auguste, Histoire de l’Eglise, 6 a ed., Lyon 1939, p. 75. «Sotto Costantino,<br />

dal momento che il cristianesimo si era stabilito, i cristiani cominciarono a vedere <strong>la</strong> propria prosperità temporale<br />

come il compimento delle profezie, e cessarono d’attendere il regno del Cristo sul<strong>la</strong> terra» FAUSSET Andrew Robert,<br />

Critical and Exegetical Commentary, VI, 2, p. LXX. La dottrina del millennio perse quasi completamente <strong>la</strong> sua<br />

influenza perché <strong>la</strong> croce trionfava sul paganesimo, non c’erano più ragioni per augurarsi <strong>la</strong> caduta dell’impero e <strong>la</strong><br />

prosperità e le ricchezze del<strong>la</strong> Chiesa non le facevano desiderare uno stato migliore. «La dottrina del millennio rimase<br />

da quel momento <strong>la</strong> proprietà di qualche cristiano scontento del suo secolo e più o meno disposto al fanatismo»<br />

HOSSBACH Wilheim, Spener et son époque, Neuchâtel 1847, p. 406.<br />

4. - Opposizione del<strong>la</strong> chiesa di Roma<br />

«Senza avere anatemizzato formalmente il millenarismo, <strong>la</strong> Chiesa se ne è nettamente allontanata in ogni sua<br />

tradizione, e nel<strong>la</strong> sua dottrina» LEVIE Jean, L’Apocalypse de S. Jean devant <strong>la</strong> critique moderne, in Nouvelle Revue<br />

théologique, 1924, p. 612. «La Chiesa di Roma, madre e signora di tutte le altre, non aveva mai ammesso questo<br />

errore (sic!) nel suo seno» GRY Léon, Le millenarisme, p. 89; siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra<br />

parentesi.<br />

Di conseguenza: «I teologi e pure i santi Padri del IV e del V secolo del<strong>la</strong> Chiesa allontanandosi dal<strong>la</strong> dottrina dei<br />

millenaristi si sono allontanati anche dal<strong>la</strong> tradizione universale ricevuta nei primi secoli dal<strong>la</strong> Chiesa; essi non si sono<br />

resi conto che, facendo questo falso passo, che non è scusabile... si sono allontanati, senza volerlo, dal<strong>la</strong> tradizione<br />

orale che Gesù Cristo aveva trasmesso ai suoi apostoli, i quali a loro volta l’hanno trasmessa ai loro discepoli, e i loro<br />

discepoli ai fedeli del<strong>la</strong> primitiva Chiesa. Con questa deviazione essi hanno chiuso a se stessi e a noi <strong>la</strong> comprensione<br />

delle profezie che concernono gli avvenimenti futuri» PEZZANI J.A., Le Régne de Dieu, Paris 1860, p. 105. «A partire<br />

dal IV secolo, il millenarismo non trova più difensori tra gli scrittori cattolici, <strong>diventa</strong> sempre di più una opinione<br />

partico<strong>la</strong>re che si suddivide in mille sfumature diverse e finì per sparire nel torrente del<strong>la</strong> dottrina comune sui termini<br />

ultimi» L. Lescoeur, o.c., p. 255. «La dottrina del millennio non resistette al<strong>la</strong> prova del tempo. Dal V secolo disparve<br />

dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong>» CORLUY Joseph, La Science Catholique, in Revue de Questions Religieuses, 15 giugno 1887, p. 341. «Il<br />

chiliasmo (cioè il millenarismo, dal greco chilioi = mille) disparve dal<strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> misura in cui il cattolicesimo<br />

romano papale fece dei progressi» K. Auberlen, trad. inglese, o.c., 1856, p. 375, estendendo <strong>la</strong> propria inflkuenza.<br />

Questa nota è stata presa dal <strong>la</strong>voro del Maestro A.F. Vaucher o.c., III serie, pp. 51-55,63,67-70.<br />

882<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Col tempo, nel corso dei secoli, teorie audaci e del tutto estranee all’insegnamento<br />

biblico si vennero a creare.<br />

Si asseriva che i mille anni corrispondevano al «regno spirituale del<strong>la</strong> Chiesa,<br />

inaugurato con <strong>la</strong> prima venuta del Signore» perché, in seguito al<strong>la</strong> sua resurrezione,<br />

Satana sarebbe stato legato quale conseguenza dell’opera del<strong>la</strong> croce. Ciò era<br />

insegnato da Agostino. 8 Il millennio è stato identificato con il trionfo del<strong>la</strong> Chiesa<br />

dopo <strong>la</strong> pseudo conversione di Costantino che metteva fine alle persecuzioni. Ci si<br />

dimenticava così, tra i tanti insegnamenti, di quanto aveva scritto l’apostolo Pietro<br />

che, anziché presentare il nemico di Dio e dell’uomo reso impotente, diceva di lui: «Il<br />

vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa<br />

divorare». 9<br />

Daniel Whitby, Paraphrase and Commentary on the New Testament, 1703,<br />

credeva che <strong>la</strong> “prima resurrezione” corrispondesse a un grande risveglio del<br />

cristianesimo e <strong>la</strong> conversione del mondo sarebbe seguita dal trionfo sul papato e sul<br />

paganesimo. Allora sarebbe iniziato il millennio, durante il quale Satana sarebbe stato<br />

inoperoso e <strong>la</strong> chiesa avrebbe svolto, fino al<strong>la</strong> fine, <strong>la</strong> sua opera. In quel tempo ci<br />

sarebbe stata una breve ribellione dei nemici di Cristo, e allora egli sarebbe ritornato<br />

per stabilire il suo regno eterno. 10<br />

A causa di numerose fantasie espresse nel nome del Signore sul millennio e del<br />

tutto estranee all’insegnamento biblico sul significato di questo periodo, «alcuni<br />

interpreti dell’Apocalisse desidererebbero non dovere commentare il capitolo XX.<br />

Charles arriva a dire che è una “sorgente di difficoltà insormontabili per gli<br />

esegeti”»; 11 e W. Barc<strong>la</strong>y per lo stesso motivo dice che «il millenarismo è una dottrina<br />

che da molto tempo è dimenticata dal ruscello principale di pensiero cristiano e ora è<br />

una credenza che appartiene all’eccentricità cristiana». 12<br />

Agli amillenaristi, che negano il millennio, si contrappongono coloro che lo<br />

accettano e si dividono principalmente in due gruppi: premillenaristi e postmillenaristi.<br />

Ciò che li differenzia è il significato del<strong>la</strong> resurrezione, in che modo e<br />

quando Cristo Gesù ritornerà.<br />

I premillenaristi pongono il ritorno di Gesù prima del millennio. Credono che<br />

dopo millenni di peccato Cristo venga per inaugurare un Sabato milleniale, al<strong>la</strong> fine<br />

del quale si terrà il giudizio finale, universale, e dopo <strong>la</strong> distruzione del male inizierà<br />

l’eternità.<br />

I post-millenaristi si dividono in diversi gruppi e pongono il ritorno di Cristo dopo<br />

i mille anni. I sostenitori maggioritari sono i dispensazionalisti. 13 Credono che sette<br />

8 a<br />

ALLO Ernest, S. Jean - l’Apocalypse, 2 ed., Paris 1921, p. CCXXIV.<br />

9<br />

1 Pietro 5:8.<br />

10<br />

Vedere FORD Desmond, Crisis ! - A Commentary on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, vol. II, Newcastle 1982, pp. 707,708.<br />

11<br />

Cit. da D. Ford, o.c., p. 706.<br />

12<br />

BARCLAY William, The Reve<strong>la</strong>tion of John, vol. II, Phi<strong>la</strong>delphia 1977, p. 191.<br />

13<br />

Sono evangelici fondamentalisti, dividono <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza in diverse dispensazioni o periodi nei quali Dio<br />

inventa dei sistemi diversi per redimere gli uomini. Questi periodi iniziano nell’Eden, quando l’uomo era in uno stato<br />

di innocenza; da Adamo a Noè; dal Diluvio ad Abrahamo; da Abrahamo a Mosè; dal Sinai a Gesù, <strong>la</strong> salvezza <strong>la</strong> si<br />

ottiene mediante l’osservanza del<strong>la</strong> legge; da Gesù al<strong>la</strong> futura epoca giudaica, <strong>la</strong> salvezza è per grazia a seguito del<strong>la</strong><br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 883


CAPITOLO XXII<br />

anni prima dell’apparizione, da non confondersi con il ritorno, di Gesù i credenti<br />

viventi e i morti risuscitati scompariranno dal<strong>la</strong> terra perché saranno rapiti in cielo in<br />

forma invisibile 14 dove celebreranno le nozze dell’Agnello. In quel tempo si<br />

morte espiatoria del Signore. Seconda questa credenza, costruita nel secolo scorso, i credenti saranno rapiti in cielo<br />

prima del<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione (1 Tessalonicesi 4 :17) e l’ultima dispensazione sarà durante il millennio sul<strong>la</strong> terra.<br />

14 «Questa idea (del rapimento invisibile del<strong>la</strong> Chiesa, prima del ritorno di Cristo Gesù) ha fatto <strong>la</strong> sua prima<br />

apparizione, piuttosto timida, in un libro, apparso a Londra nel 1851, che conteneva una serie di meditazioni di<br />

William TROTTER - Thomas SMITH due autori millenaristi. Nell’appendice di questa opera, in lingua francese, Huit<br />

méditations sur <strong>la</strong> prophétie, Genève et Lausanne 1853, W. Trotter (1818-1885) scriveva: «Supponiamo, ora, fratelli<br />

miei che ci sia un intervallo tra l’arrivo del Cristo nell’aria, per raccogliere i suoi santi presso di lui, e il suo arrivo<br />

sul<strong>la</strong> terra, accompagnato dai suoi santi, per eseguire il giudizio; supponiamo che questo intervallo sia abbastanza<br />

lungo per permettere il compimento di tutti gli avvenimenti profetici, che si devono verificare prima ch’egli ritorni in<br />

giudizio; supponiamo che i Giudei rientrino nel loro paese, che i Gentili siano riuniti contro Gerusalemme, che<br />

l’Anticristo sia manifestato, che <strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione arrivi, che i sigilli apocalittici siano aperti, che le trombe<br />

risuonino, che i f<strong>la</strong>gelli siano versati; supponiamo che tutti questi avvenimenti si compiano tra l’elevamento del<strong>la</strong><br />

Chiesa e l’arrivo del Cristo per eseguire il giudizio sui suoi nemici riuniti; supponiamo tutto questo, e diteci se questa<br />

supposizione non risolverà <strong>la</strong> difficoltà in questione?... Il nostro misericordioso Salvatore potrebbe in ogni istante<br />

venire a prenderci presso di lui, e tuttavia l’intervallo supposto <strong>la</strong>scerebbe il posto a tutti gli avvenimenti di cui <strong>la</strong><br />

Paro<strong>la</strong> di Dio ci par<strong>la</strong>, e che si devono verificare prima che il Cristo ritorni per consumare i malvagi con il soffio del<strong>la</strong><br />

sua bocca... - Bisogna dunque ricordarsi che <strong>la</strong> so<strong>la</strong> possibilità d’un intervallo simile risolva <strong>la</strong> difficoltà che abbiamo<br />

presentato» pp. 247-248.<br />

Il rapimento del<strong>la</strong> Chiesa è stato poi condiviso da altri autori tra cui DARBY John Nelsen, L’Enlévement des saints<br />

et le residu juif, 3 a ed. francese, Vevey 1925; ANTOMARCHI DORIA Antonio, Fin d’un Monde - Le Christ revient... ,<br />

Valence 1947, pp. 52-55.<br />

Questa teoria, che oggi è condivisa, a volte con partico<strong>la</strong>ri diversi, dagli evangelici fondamentalisti in genere,<br />

permette di dire che l’uomo sia più incline a credere a dei pensieri umani che a una verità che illumini <strong>la</strong> ragione.<br />

Questo errore è stato combattuto da diversi millenaristi fino dal<strong>la</strong> sua apparizione. «Nel suo opuscolo The Hope of<br />

Christ’s Second Coming, London 1864; 2 a ed., 1864, ristampato senza data a Los Angeles, California, l’erudito critico<br />

S.P. TREGELLES, che era appartenuto al movimento plimontista, fa risalire l’origine dell’idea di un rapimento segreto<br />

(del<strong>la</strong> chiesa) a una pretesa rive<strong>la</strong>zione ricevuta all’incirca verso il 1832 nel seno del<strong>la</strong> chiesa d’Irving. Tregelles<br />

mostra che degli avvenimenti annunciati da Gesù e dagli apostoli dovevano svolgersi tra l’assunzione e il ritorno di<br />

Cristo: anche <strong>la</strong> morte di Pietro (Giovanni 21:19; confr. 2 Pietro 1:15), anche <strong>la</strong> manifestazione dell’Anticristo (2<br />

Tessalonicesi 2:1-12); anche <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione dell’Evangelo al mondo intero (Matteo 24:18-20; Marco 16:15).<br />

L’attesa di tali avvenimenti non nuoce in nessuna maniera al<strong>la</strong> speranza cristiana riguardante 1a parusia. Gesù stesso<br />

ha prevenuto i suoi discepoli contro l’idea di un rapimento segreto (Matteo 24:23-27). Li ha invitati ad osservare i<br />

segni precursori del suo ritorno in gloria (Luca 21:28-31). La resurrezione dei credenti non avverrà prima<br />

dell’apparizione gloriosa del Cristo (1 Corinzi 15:23). La teoria del<strong>la</strong> venuta silenziosa e del rapimento segreto non ha<br />

nessuna base nel<strong>la</strong> Bibbia». Se si vuole una refutazione sistematica di questa teoria, <strong>la</strong> si trova sotto <strong>la</strong> penna di Mrs.<br />

Gertrude Emily ALTREE, nata COLEY, Great Tribu<strong>la</strong>tion Future, past or present?, Toronto 1947. Questa autrice<br />

esamina a uno a uno i diversi argomenti invocati in favore di un doppio ritorno, separato da un intervallo di qualche<br />

anno, e conclude (p. 76): «Abbiamo visto con <strong>la</strong> Scrittura che il Signore ritorna una volta, e una so<strong>la</strong> volta. Abbiamo<br />

visto che <strong>la</strong> Bibbia non insegna da nessuna parte una venuta segreta partico<strong>la</strong>re». I sostenitori del rapimento segreto<br />

affermano, in contrasto con quanto abbiamo espresso nel nostro secondo capitolo e nell’Appendice n. 4, che non c’è<br />

nessuna <strong>profezia</strong> che si deve realizzare tra <strong>la</strong> croce del Calvario e il rapimento del<strong>la</strong> Chiesa, e che quindi tra <strong>la</strong> 69 a e <strong>la</strong><br />

70 a settimana di Daniele 9, ci deve essere una parentesi storica di silenzio che è già durata diciannove secoli. Mrs.<br />

Altree Coley risponde che «per stabilire simili affermazioni occorrerebbero delle dichiarazioni scritturali<br />

estremamente chiare. In effetti, le profezie di Daniele costituiscono un racconto continuo che non <strong>la</strong>scia posto ad un<br />

vasto intervallo... Quanto al solo passo del Nuovo Testamento (1 Tessalonicesi 4:17) in cui si par<strong>la</strong> del rapimento, i<br />

termini impiegati dall’apostolo Paolo, ben lontano da suggerire una venuta segreta, invisibile e silenziosa, danno<br />

l’impressione di un avvenimento pubblico accompagnato da un rumore formidabile che risveglia i morti nei loro<br />

sepolcri. Qualunque grado di sincerità si voglia accordare ai promotori del<strong>la</strong> teoria del rapimento segreto, dice Mrs.<br />

Altree Coley, questa teoria è contraria all’insegnamento biblico, ed essa tende a sviare coloro che studiano le profezie<br />

e a creare dei gravi malintesi quanto al<strong>la</strong> vera natura del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione profetica» A.F. Vaucher, o.c., II serie, 1952, pp.<br />

33,34.<br />

884<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

manifesterà l’Anticristo 15 di cui «si pensa che sarà un ebreo». 16 «Gli ebrei, essendo<br />

ritornati in Palestina ed avendo ricostruito il tempio in Gerusalemme, riceveranno<br />

questo figlio del<strong>la</strong> perdizione come loro Messia da tanto tempo atteso. Imitando il<br />

vero Cristo, che al suo ritorno sul<strong>la</strong> terra farà un nuovo patto con <strong>la</strong> Casa di Giuda e<br />

di Israele, l’Anticristo farà un patto con gli Ebrei. Con un trattato di sette anni, e<br />

mostrando sentimenti di amicizia, egli avrà successo in Gerusalemme, per gettare <strong>la</strong><br />

maschera e infrangere il patto solo più tardi». 17 «Allora sarà rive<strong>la</strong>ta l’identità del<br />

falso messia ed egli ripudierà le promesse prima fatte ad Israele. Egli farà cessare<br />

l’adorazione nel tempio, nel caso che i Giudei pretendano di adorare Yhavé. Allora<br />

egli stabilirà una nuova adorazione, l’adorazione dell’immagine del<strong>la</strong> bestia, che, in<br />

ultima analisi, sarà l’adorazione di se stesso. 18 “La nuova religione che viene<br />

formu<strong>la</strong>ta non è altro che adorazione dell’Anticristo: avendo fatto cessare i sacrifici e<br />

le ob<strong>la</strong>zioni nel tempio di cui aveva permesso <strong>la</strong> costruzione, egli stesso si pone a<br />

sedere nel luogo santissimo. Nel luogo in cui <strong>la</strong> gloria dello Shekinah una volta era<br />

rifusa, l’Anticristo con audacia inconcepibile si siede chiedendo di essere adorato... È<br />

‘l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione’ nel Luogo Santo di cui parlò Gesù in Matteo<br />

XXIV:15”. 19 Egli sarà a capo degli eserciti del<strong>la</strong> terra contro Cristo ad<br />

Harmaghedon... La sua distruzione e <strong>la</strong> sua condanna finale avverranno al<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Gesù Cristo... Gesù Cristo, al suo ritorno, distruggerà l’Anticristo.<br />

Questa distruzione avverrà per mezzo “del soffio del<strong>la</strong> sua bocca” e del<strong>la</strong><br />

“manifestazione del<strong>la</strong> sua venuta”. “Finalmente il Cristo di Dio e il cristo di Satana<br />

saranno messi a confronto. Ma nel momento in cui il conflitto inizierà, anche cesserà.<br />

Il nemico sarà paralizzato e ogni resistenza finirà”. 20 Quell’uomo del peccato, ora<br />

vinto e deposto, viene relegato nel luogo del<strong>la</strong> sua condanna finale, lo stagno di<br />

fuoco.... La seconda venuta di Cristo avrà una speciale importanza per <strong>la</strong> nazione<br />

ebraica. Significherà <strong>la</strong> rimozione del velo dagli occhi dei suoi abitanti; il loro ritorno<br />

15 Questo personaggio viene descritto nel modo seguente: «La contraffazione di Cristo sarà opera di uno studioso<br />

abilissimo e perfettamente versato in ogni possibile materia. Egli sarà uno scienziato, avrà completa conoscenza delle<br />

scienze occulte, avrà nelle mani le forze dell’invisibile. Sarà un oratore e conoscerà ogni segreto dell’oratoria; gli<br />

uomini lo ascolteranno senza fiatare e con grande interesse. Sarà un vero e proprio re del<strong>la</strong> finanza e sorpasserà in<br />

abilità i più abili finanzieri che siano mai esistiti. Sarà un genio militare, metterà nell’ombra tutti i più grandi generali<br />

con <strong>la</strong> sua forza di attrazione e <strong>la</strong> sua abilità strategica. Gli uomini a migliaia cercheranno di imitarlo e saranno<br />

orgogliosi di servire sotto il suo comando. Egli riunirà in una persona so<strong>la</strong> tutte le capacità e le qualità dei più grandi<br />

oratori, uomini di stato, diplomatici, generali e finanzieri che siano mai esistiti, attirando su di sé l’omaggio e<br />

l’ammirazione di tutto il mondo» MANTLE; cit. da BANCROFT Emery H., Teologia elementare - Una base sistematica di<br />

Teologia biblica, ed. Centro biblico, Casoria 1995, p. 402.<br />

16 Idem, p. 402. «L’Anticristo sarà un ebreo sebbene le sue re<strong>la</strong>zioni, <strong>la</strong> sua posizione di governo, <strong>la</strong> sua sfera di<br />

dominio non sarà affatto limitata al popolo di Israele. Bisogna tuttavia far notare che nel<strong>la</strong> Scrittura non troviamo<br />

nessuna dichiarazione precisa e ampia che affermi che questo terribile ribelle sarà ebreo; tuttavia gli accenni dati sono<br />

chiari, le conclusioni che si possono tirare da certe affermazioni del<strong>la</strong> Sacra Scrittura così ovvie, e le esigenze del caso<br />

così inevitabili, che siamo forzati a credere che egli sarà ebreo (Ezechiele 21:25-27; confr. con Daniele 8:23-25 e con<br />

9:25; Ezechiele 28:2-10 confr. con Apocalisse 13:14; Daniele 11:36,37; Matteo 12:43-45; Giovanni 5:43; 1<br />

Giovanni 2:18)» PINK; cit. Idem, pp. 402,403. Ci rammarica il modo con il quale si usa <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Lasciamo<br />

comunque al lettore trarre le proprie considerazioni.<br />

17 Pink; cit. idem, p. 403.<br />

18 2 Tessalonicesi 2:4. Vedere Apocalisse 13:4-6,12; Daniele 11:36; Isaia 14:12-17.<br />

19 Pink; cit. idem, p. 404.<br />

20 Pink; cit. idem, p. 405.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 885


CAPITOLO XXII<br />

dalle nazioni in cui sono stati dispersi e <strong>la</strong> loro instal<strong>la</strong>zione permanente nel<strong>la</strong> terra<br />

promessa. Essi anche avranno una parte importante nel<strong>la</strong> divulgazione del<strong>la</strong> verità...<br />

Le nazioni saranno separate dal giudizio di Matteo XXV:31-33. Questo giudizio deve<br />

determinare quali nazioni dovranno essere incluse... (nel) regno millenniale di<br />

Cristo... Le nazioni salvate sono quelle che ricevono, come nazioni, <strong>la</strong> salvezza dal<strong>la</strong><br />

distruzione che si è abbattuta sugli empi e sui disubbidienti, e alle quali è reso<br />

possibile l’ingresso nel Regno di Cristo... Le nazioni malvagie saranno escluse dal<br />

regno millenniale e soffriranno l’eterna condanna... Il Regno di Cristo sarà introdotto<br />

da una serie di giudizi, per mezzo dei quali il peccato ed i peccatori saranno<br />

allontanati dal<strong>la</strong> terra... Durante l’epoca del Regno gli uomini nasceranno come ora<br />

con delle nature malvagie e anche, come ora, simuleranno obbedienza o obbediranno<br />

solo esteriormente a Cristo. Al<strong>la</strong> fine del Millennio, perciò, quando Satana sarà<br />

slegato per breve tempo, egli troverà dei seguaci fra gente proveniente dai quattro<br />

canti del<strong>la</strong> terra. Egli li condurrà ad attaccare il campo dei santi, il che indica senza<br />

dubbio Gerusalemme, dove essi incontreranno <strong>la</strong> loro sentenza: il fuoco scenderà dal<br />

cielo per distruggerli. La venuta del regno di Cristo (cioè durante questo millennio)<br />

porterà un regno di giustizia. La giustizia sarà obbligatoria durante il millennio e<br />

perciò predominerà. Il peccato e <strong>la</strong> disubbidienza saranno sommariamente giudicati e<br />

puniti. Questo è in armonia con Isaia XXVI:9, che dice: “<strong>Quando</strong> i tuoi giudizi si<br />

compiono sul<strong>la</strong> terra, gli abitanti del mondo imparano <strong>la</strong> giustizia” 21 ... La conoscenza<br />

di Dio sarà estesa su tutta <strong>la</strong> terra, dato che Gesù Cristo stesso sarà l’artefice<br />

principale di tale propagazione. Satana non avrà <strong>la</strong> possibilità di accecare, per cui gli<br />

uomini comprenderanno chiaramente Dio e <strong>la</strong> Sua volontà... Durante il regno<br />

millenniale sarà tolta <strong>la</strong> maledizione che grava ora sul regno animale e su quello<br />

vegetale, e <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> prosperità che circondò i nostri antichi progenitori visiterà<br />

nuovamente <strong>la</strong> terra devastata dal peccato. “Non vi sarà più, in avvenire, bimbo nato<br />

per pochi giorni, né vecchio che non compia il numero dei suoi anni; chi morrà a<br />

cent’anni morrà giovane, e il peccatore sarà colpito dal<strong>la</strong> maledizione a cent’anni”. 22<br />

A quanto sembra, <strong>la</strong> lunghezza del<strong>la</strong> vita sul<strong>la</strong> terra sarà determinata dall’ubbidienza<br />

al<strong>la</strong> legge, <strong>la</strong> legge di Cristo. La disubbidienza produrrà <strong>la</strong> morte. Gesù ritornerà per<br />

sedere sul trono di suo padre Davide, per regnare sul<strong>la</strong> casa di Israele e su tutta <strong>la</strong><br />

terra... La resurrezione degli increduli avverrà al<strong>la</strong> fine di questa dispensazione, dopo<br />

il regno millenario di Cristo e immediatamente prima del giudizio del Grande Trono<br />

Bianco». 23<br />

21<br />

Questo riferimento biblico non è in armonia con l’insegnamento che si vuole dare. Il fatto che ci saranno dei<br />

sommari giudizi e punizioni durante il millennio dimostra che durante quel periodo non ci sarà <strong>la</strong> vera giustizia,<br />

perché le persone non l’hanno imparata e continuano a ribel<strong>la</strong>rsi al Signore come avviene oggi.<br />

22<br />

Isaia 65:20.<br />

23<br />

E.H. Bancroft, o.c., p. 404-424.<br />

A critica di questo modo di pensare riportiamo il pensiero di O.T. Allis che scrive che coloro che sono abituati a<br />

pensare al millennio in termini di un’età d’oro, di giustizia e pace, saranno sorpresi nello scoprire come di fatto non è<br />

vera questa veduta dei dispensazionalisti. Due brevi descrizioni serviranno ad illustrarlo in modo <strong>la</strong>mpante. J.N.<br />

Darby, uno dei creatori di questo pensiero, insegnava: «Ora ci sono pochi fedeli che vanno contro corrente perché<br />

Satana è il principe e il dio di questo mondo. <strong>Quando</strong> Cristo sarà il principe di questo mondo e Satana allora sarà<br />

legato si ubbidirà, anche quando gli uomini non saranno convertiti, al<strong>la</strong> evidente potenza di Cristo. Coloro che non<br />

ubbidiranno verranno soppressi e così tutto sarà pace e felicità. Sarà un governo perfetto del<strong>la</strong> terra che rende buono<br />

886<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Si crede anche che sul<strong>la</strong> terra durante i mille anni ci sarà un’epoca d’oro con<br />

conversione generale del mondo, o con <strong>la</strong> possibilità di conversione, grazie a continue<br />

resurrezioni, per coloro che durante <strong>la</strong> loro vita non hanno potuto sentire e conoscere<br />

l’evangelo. Durante questo periodo Satana è iso<strong>la</strong>to dal genere umano, non potrà<br />

tentare nessuno, ma al<strong>la</strong> fine dei mille anni, assieme all’Anticristo, nel tentativo di<br />

continuare <strong>la</strong> sua opera distruttrice, sarà distrutto all’apparizione del Cristo.<br />

Purtroppo per i motivi menzionati in nota 5 (l’influenza del<strong>la</strong> filosofia greca,<br />

l’abbandono del<strong>la</strong> dottrina biblica del sonno dei morti, <strong>la</strong> conversione di Costantino e<br />

del suo seguito, e l’opposizione del<strong>la</strong> chiesa di Roma), <strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong> parusia è<br />

rimasta allo stato di fossile nel credo del<strong>la</strong> Chiesa e quel<strong>la</strong> del millennio non ha<br />

<strong>la</strong>sciato tracce al di fuori del<strong>la</strong> liturgia.<br />

Già nel secolo scorso K. Auberlen scriveva: «Che il cattolicesimo provi una<br />

ripugnanza profonda per <strong>la</strong> dottrina scritturale del regno dei cieli, ciò si comprende,<br />

poiché il sistema romano è una falsa anticipazione del regno dei mille anni: Roma fa<br />

un regno di ciò che dovrebbe essere semplicemente una Chiesa... La fede evangelica<br />

rec<strong>la</strong>ma assolutamente per il suo coronamento il regno dei cieli che <strong>la</strong> Bibbia ci<br />

presenta. Appoggiandosi sul<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> dei profeti, dobbiamo cercare di comprendere<br />

ciò che è questo regno e per quali fasi successive deve passare, tale dovrebbe essere il<br />

compito del<strong>la</strong> teologia attuale». 24<br />

Nel discorso escatologico di Gesù, riportato in Matteo XIV, diverse volte - 4 in 24<br />

versetti - incontriamo <strong>la</strong> sua esortazione: «Nessuno vi seduca» 25 in re<strong>la</strong>zione al suo<br />

ritorno. Nessun altro insegnamento biblico è stato accostato al pericolo che,<br />

comprendendolo male, si possa essere sedotti. Per questo motivo crediamo si possa<br />

dire che un modo sbagliato di credere al come Gesù ritornerà e agli avvenimenti in<br />

re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> sua venuta gloriosa esporrà i membri del popolo di Dio a seduzioni e a<br />

mistificazioni che li allontaneranno dal Signore stesso.<br />

Dei fatti politici, come il ritorno d’Israele in Palestina dagli anni Quaranta; e<br />

religiosi, <strong>la</strong> ricostruzione del Tempio di Gerusalemme con il ripristino del cerimoniale<br />

levitico; un Anticristo di natura diversa da quello biblicamente presentato; non hanno<br />

tutto. <strong>Quando</strong> Satana sarà sciolto e tenterà di nuovo, coloro che non saranno trattenuti dal<strong>la</strong> grazia lo seguiranno...».<br />

Nel suo scritto Maranatha ci offre una immagine ancora più contraddittoria: O.T. Allis dice che «“quello che è nato<br />

dal<strong>la</strong> carne è carne” e sebbene si fosse trattenuto durante il millennio manifesterà <strong>la</strong> sua natura depravata al<strong>la</strong> prima<br />

occasione. Come una tigre imprigionata lungamente che viene riportata nel<strong>la</strong> sua giung<strong>la</strong> nativa, sarà<br />

irrimediabilmente assetata di sangue quando le sbarre di ferro saranno rimosse». In questa visione l’immagine del<br />

millennio non è per nul<strong>la</strong> desiderabile, idilliaca. Come si può pensare che il Re messianico, il Principe del<strong>la</strong> pace, sia<br />

seduto su un trono come se fosse un vulcano fumante; che il Regno del Messia sia pacifico solo in superficie ma con<br />

odio e ribellione serpeggianti; che un popolo obbedisca al suo governo perché <strong>la</strong> “soppressione” è <strong>la</strong> conseguenza<br />

inevitabile del<strong>la</strong> disobbedienza e l’opposizione comporterà <strong>la</strong> “frantumazione” di tutti i ribelli come vasi di creta<br />

mediante <strong>la</strong> verga di ferro con <strong>la</strong> quale il Salvatore esprimerà <strong>la</strong> sua autorità. <strong>Quando</strong> leggiamo che “il lupo sarà con<br />

l’agnello” noi non gli diamo il significato che il lupo desidererà ancora divorare l’agnello; che “non feriranno e non<br />

distruggeranno” su tutto il Monte Santo di Dio significa che essi agiranno in quel modo perché lo vorranno fare e non<br />

che saranno costretti dal<strong>la</strong> forza a non fare quello che vorrebbero fare» ALLIS Oswald T., Prophecy and the Church,<br />

Phi<strong>la</strong>delphia 1945, pp. 240,241. Lasciamo al lettore le proprie valutazioni su simili credenze insegnate e condivise da<br />

decine di milioni di persone nel nome del Signore.<br />

24 K. Auberlen, o.c., p. 351.<br />

25 Matteo 24 :4,5,11,24.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 887


CAPITOLO XXII<br />

nessun fondamento nel<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, anche se molti cristiani sostengono le loro<br />

convinzioni avvalendosi di espressioni del testo biblico. Il coincidere delle credenze<br />

con <strong>la</strong> realtà storica è e sarà vista come il compimento del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, ma ciò non<br />

corrisponde a verità e non sarà altro che una misce<strong>la</strong> esplosiva di seduzione, di<br />

fanatismo e di allontanamento dal<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio.<br />

Hughes ricorda che: «Si dice che un verso su trenta del Nuovo Testamento si<br />

riferisca al ritorno di Gesù. Nessun versetto si riferisce a un regno millenario sul<strong>la</strong><br />

terra! Neppure i mille anni mistici e simbolici di Apocalisse XX suggeriscono questa<br />

terrestre utopia.<br />

Infine il dr. T.T. Shields ... dice: “Il Nuovo Testamento non dice nul<strong>la</strong> riguardo<br />

allo stabilirsi di un regno giudaico terrestre, al ritorno del popolo ebraico in Palestina,<br />

al<strong>la</strong> ricostruzione del tempio e del programma millenario... L’intera spiegazione è<br />

assolutamente priva dell’autorità del Nuovo Testamento. Non si può trovare una<br />

spiegazione esplicita ed implicita nell’insegnamento del nostro Signore o dei suoi<br />

Apostoli. Mi permetto di dire che l’insegnamento di tutto il Nuovo Testamento<br />

asserisce il contrario». 26<br />

J.R. Ross correttamente dice che «l’escatologia non è una semplice appendice<br />

del<strong>la</strong> fede cristiana. Essa è piuttosto il cuore del<strong>la</strong> nostra fede, e non possiamo fare<br />

giustizia al quadro del<strong>la</strong> Bibbia dell’unicità e finalità di Gesù Cristo senza mettere in<br />

re<strong>la</strong>zione lui all’insieme dell’opera redentrice di Dio, che include le “ultime cose”.<br />

Contrariamente a quanto generalmente pensiamo, Gesù stesso è più importante delle<br />

“ultime cose”. Possiamo dirlo in un altro modo. La Bibbia, specialmente il Nuovo<br />

Testamento, è un documento escatologico. Siamo giunti al<strong>la</strong> conclusione che<br />

l’escatologia determina il nostro intero approccio al<strong>la</strong> Bibbia e dobbiamo cominciare<br />

con il preoccuparci dell’escatologia prima di poter dare senso al<strong>la</strong> Bibbia». 27<br />

26<br />

HUGHES, A New Heavens and New Earth, pp. 209,210.<br />

27<br />

ROSS J.R., Evangelical Alternative, Handbook of Biblical Prophecy, ed. Amerding Carl E. and Gasque W. Ward,<br />

Grand Rapids, 1977, pp. 118,119,233,234.<br />

Riconosciamo anche che il millennio, nelle sue diverse interpretazioni, orienta il credente a un approccio diverso<br />

alle problematiche sociali. Scrive J. Badina che gli amillenaristi e i postmillenaristi sono più socialmente ottimisti dei<br />

premillenaristi e sono più coinvolti nel<strong>la</strong> politica e nelle soluzioni sociali. Dopo <strong>la</strong> seconda guerra mondiale, degli<br />

evangelici premillenaristi, hanno pensato di rispondere alle problematiche sociali e si sono separati dai fondamentalisti<br />

(principalmente dispensazionalisti) che trascuravano le implicazioni sociali dell’evangelo. Vedere CARL F.H. Henry,<br />

Evangelical Responsibility in Contemporary Theology, Grand Rapids, 1957. I premillenaristi hanno una visione<br />

negativa del mondo e del<strong>la</strong> società i quali anziché migliorare peggiorerà. Questo pensiero condiziona il loro modo di<br />

vedere <strong>la</strong> realtà del presente ed del futuro e le loro definizioni del significato del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Donald G. Bloesch, un<br />

postmillenarista, attacca i premillenaristi che enfatizzano l’immediato ritorno di Cristo e il suo regno milleniano. Dice:<br />

«Una eccessiva visione pessimistica del<strong>la</strong> chiesa e del mondo ha portato a un sorprendente allontanamento dai<br />

problemi politici perché il mondo è considerato irrecuperabilmente malvagio. La presunzione che siamo negli ultimi<br />

giorni tende anche a minare ogni impegno di riforma sociale» BLOSESCH Donald, The Evangelical Renaissance, Grand<br />

Rapids, 1973, p. 145.<br />

Gli amillennaristi sia cattolici romani che protestanti e i post millenaristi non danno <strong>la</strong> stessa enfasi al<strong>la</strong> loro<br />

escatologia come i premillenaristi. I primi sono più individualisti (le anime vanno in cielo una al<strong>la</strong> volta), mentre<br />

l’escatologia premillenarista è più collettiva e coinvolge tutta <strong>la</strong> Chiesa nell’unità sia nel rapimento o quando<br />

attraversa le ultime persecuzioni. Un’altra differenza nell’escatologia è il fatto che gli amillenaristi non vedono il<br />

ritorno di Gesù come qualcosa di imminente a differenza dei premillenaristi. I premillenaristi generalmente credono<br />

che vedranno <strong>la</strong> seconda venuta di Cristo nel<strong>la</strong> loro vita. Sono impazienti di vederlo ed è <strong>la</strong> loro beata speranza. Al<br />

contrario gli amillenaristi e post millenaristi hanno una escatologia senza un’enfasi sul ritorno di Gesù.<br />

888<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Avvenimenti che precedono il millennio<br />

I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Il capitolo XX si colloca in un contesto ben preciso dell’Apocalisse.<br />

Il capitolo XII presenta <strong>la</strong> nascita del Messia e <strong>la</strong> persecuzione del<strong>la</strong> Chiesa; il<br />

capitolo XIII il sorgere e lo sviluppo dei poteri che perseguitano <strong>la</strong> Chiesa,<br />

riprendendo anche quanto scritto nel capitolo XII. Nel capitolo XIV si ha l’annuncio<br />

del giudizio e <strong>la</strong> liberazione del<strong>la</strong> Chiesa dai poteri oppressori. Nei capitoli XV e XVI<br />

l’esecuzione del giudizio di Dio sull’umanità. I capitoli XVII e XVIII sono un<br />

commentario del capitolo XVI. Nel capitolo XIX prima parte, vi è l’annuncio delle<br />

nozze dell’Agnello <strong>la</strong> cui sposa, <strong>la</strong> Chiesa, si è preparata. Il capitolo XIX:11 presenta<br />

il ritorno di Gesù come un condottiero potente e nel<strong>la</strong> sua gloria. La terra è come un<br />

campo di battaglia dove i vinti, <strong>la</strong> bestia e il falso profeta, con i re del<strong>la</strong> terra vengono<br />

uccisi e saranno consumati dagli uccelli rapaci e dalle bestie selvagge; solo il dragone,<br />

cioè Satana in persona, viene <strong>la</strong>sciato in vita. La scena del millennio, capitolo XX,<br />

segue questa visione.<br />

Il tempo di grazia accordato all’umanità per il ravvedimento è finito e Gesù ha<br />

ultimato <strong>la</strong> sua opera di giudizio nel santuario celeste. La sua Chiesa si è preparata ed<br />

è stata sigil<strong>la</strong>ta. Sebbene l’umanità abbia scelto il suo signore e non voglia che sia il<br />

Cristo a regnare su lei, Gesù in cielo riceve l’insegna del<strong>la</strong> sua regalità, viene fatto<br />

accostare a Dio Padre e gli vengono conferiti: «Dominio, gloria e regno... ». Nel cielo<br />

si dice a gran voce: «Il regno del mondo è venuto ad essere del Signore nostro e del<br />

suo Cristo; ed egli regnerà nei secoli de’ secoli... I ventiquattro anziani dicono: «Noi<br />

ti ringraziamo, o Signore Iddio onnipotente che sei e che eri, perché hai preso in mano<br />

il tuo potere, ed hai assunto il regno». Cristo Gesù quale RE dei re e SIGNORE dei<br />

signori è pronto a tornare per condividere coi suoi fratelli il suo regno essendo essi<br />

«eredi di Dio e coeredi di Cristo». 28<br />

La seconda parte del capitolo XIX dell’Apocalisse, ci presenta il Salvatore che<br />

appare su un cavallo bianco accompagnato dalle miriadi dei suoi angeli, che viene a<br />

vincere i suoi nemici. «Nul<strong>la</strong>... tende a negare il legame stretto che unisce il capitolo<br />

XIX al capitolo XX. I due quadri sono contigui, essendo l’uno il seguito e <strong>la</strong><br />

Mil<strong>la</strong>rd ERICKSON, un leader premillenarista, riassume le maggiori differenze tra gli amillenaristi e premillenaristi<br />

sull’escatologia: «Raramente l’amillenarista <strong>la</strong>menta il degrado delle condizioni del mondo o condanna <strong>la</strong> cultura<br />

prevalente. Ha notevolmente meno preoccupazioni dei dettagli e le sequenze degli ultimi avvenimenti e meno curiosità<br />

nei confronti dei “segni dei tempi”. L’intero soggetto dell’escatologia sembra ricevere meno attenzione da parte dei<br />

teologi amillenaristi piuttosto che dai teologi premillenaristi… I premillenaristi spesso “esaminano le Scritture” e<br />

studiano gli eventi correnti tentando di farli combaciare e cercando di scoprire quanto possa essere vicina <strong>la</strong> fine. In<br />

generale gli amillenaristi non hanno grandi interessi per lo studio delle profezie» J. Badina, o.c., pp. 233-235.<br />

Tra i pochi premillenaristi segnaliamo i Cristiani Avventisti del 7° Giorno che, pur rispecchiando quanto è detto<br />

in generale di questa caratteristica, hanno un programma mondiale di impegno sociale che comprende scuole di ogni<br />

grado, cliniche e ospedali, programmi di soccorso e di sviluppo, superati nel numero dalle istituzioni cattoliche, ma<br />

non hanno confronti se si calco<strong>la</strong> in proporzione al numero dei loro membri.<br />

28 Daniele 7:9-13; Luca 19:14,15; Apocalisse 11:15-17; Romani 8:17.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 889


CAPITOLO XXII<br />

continuazione dell’altro». 29 Al<strong>la</strong> fine del capitolo XIX si assiste all’ecatombe<br />

dell’umanità a seguito del<strong>la</strong> VI piaga che ha riunito ad Harmaghedon, <strong>la</strong> valle del<br />

monte di Meghiddo, <strong>la</strong> pianura del giudizio, «i re che vengono dal levante», con<br />

quelli dell’Occidente per <strong>la</strong> battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente. 30 La<br />

settima piaga sconvolge il mondo alterando <strong>la</strong> sua conformazione geografica.<br />

Dopo lo scuotimento delle forze cosmiche: l’oscuramento del sole, <strong>la</strong> perdita di<br />

splendore del<strong>la</strong> luna e <strong>la</strong> caduta delle stelle, «apparirà nel cielo il segno del figlio<br />

dell’uomo; ed allora tutte le tribù del<strong>la</strong> terra faranno cordoglio, e vedranno il Figlio<br />

dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria. (Allora) i re del<strong>la</strong><br />

terra e i grandi e i capitani e i ricchi e i potenti e ogni servo e ogni libero si<br />

nasconderanno nelle spelonche e nelle rocce dei monti; e diranno ai monti e alle<br />

rocce: “Cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che siede sul trono e<br />

dall’ira dell’Agnello; perché è venuto il gran giorno del<strong>la</strong> sua ira”. E <strong>la</strong> bestia e i re<br />

del<strong>la</strong> terra e i loro eserciti radunati per muovere guerra a colui che cavalcava il<br />

cavallo bianco e all’esercito suo... fu presa, e con lei fu preso il falso profeta... e il<br />

rimanente fu ucciso con <strong>la</strong> spada che usciva dal<strong>la</strong> bocca di Colui che cavalcava il<br />

cavallo e tutti gli uccelli si satol<strong>la</strong>rono delle loro carni». 31<br />

«La festa delle nozze dell’Agnello nutre i suoi ospiti nel<strong>la</strong> gioia dell’assicurazione<br />

del<strong>la</strong> vita eterna. Il festino di Harmaghedon divora i suoi convitati nel<strong>la</strong> tristezza di un<br />

dolore assoluto. Più nul<strong>la</strong> resta di loro, neppure le ossa. Non hanno neppure il diritto<br />

ad una sepoltura. Gli uccelli rapaci hanno mangiato tutto. È con questa immagine<br />

morbosa e sinistra che si chiude <strong>la</strong> visione. Non si poteva far esaltare meglio il<br />

carattere disperato del<strong>la</strong> loro fine. Spariscono totalmente. La terra è completamente<br />

vuota». 32<br />

Questa distruzione dei nemici di Cristo, narrata al<strong>la</strong> fine del capitolo XIX, toglie<br />

ogni supporto a tutte le elucubrazioni inventate a proposito del millennio terreno<br />

durante il quale i Giudei e il mondo si convertiranno a Cristo, che avrà il suo trono in<br />

Palestina, mentre al di fuori del suo regno i malvagi impenitenti costruiranno mezzi<br />

bellici per togliere dal<strong>la</strong> faccia del<strong>la</strong> terra il suo Creatore.<br />

Giovanni, dopo aver detto che <strong>la</strong> bestia e il falso profeta furono gettati nello stagno<br />

ardente di fuoco, dice in Apocalisse XIX:21 che il “resto” o “rimanente” dei loro<br />

seguaci vengono uccisi dal<strong>la</strong> spada di Cristo. A chi si riferisce questo “rimanente” ?<br />

Indica i re, i capitani, i potenti «tutti gli uomini, liberi e schiavi» presentanti al<br />

versetto 18. Queste stesse categorie di persone sono già state menzionati in occasione<br />

del sesto sigillo, come coloro che cercheranno di nascondersi al<strong>la</strong> vista dell’Agnello. 33<br />

In Apocalisse XIII:8 indica che vi saranno due c<strong>la</strong>ssi di persone quando Gesù<br />

ritornerà: «Tutti gli abitanti del<strong>la</strong> terra i cui nomi non sono scritti... nel libro del<strong>la</strong> vita<br />

dell’Agnello» che adorano <strong>la</strong> bestia. Questo gruppo numerosissimo si contrappone a<br />

29<br />

VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse, Dammarie-Les-Lys, 1938, p. 336.<br />

30<br />

Apocalisse 16:14.<br />

31<br />

Matteo 24:29,30; Apocalisse 6:15-17; 19:19-21; vedere Apocalisse 16:12-20 e commento.<br />

32<br />

DOUKHAN Jacques, Le Cri du Ciel, Dammarie Les Lys 1996, p. 246.<br />

33 Apocalisse 6:14-17.<br />

890<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

quello che non ha adorato <strong>la</strong> bestia né <strong>la</strong> sua immagine. Prima di dire come questo<br />

gruppo entrerà nel regno millenario, presentato nel capitolo XX, l’Apostolo, nei primi<br />

tre versetti, descrive come il terzo grande nemico di Dio, il principale nemico, il<br />

dragone, subirà le conseguenze del<strong>la</strong> sua opera di morte compiuta attraverso i secoli<br />

e dal giorno del<strong>la</strong> sua ribellione.<br />

La descrizione del ritorno di Gesù di Apocalisse XIX, corrisponde a quanto altrove<br />

è detto che il Signore «apparirà una seconda volta... per dare <strong>la</strong> salvezza a quelli che<br />

lo aspettano. Quelli che si sono addormentati, Iddio per mezzo di Gesù li ricondurrà<br />

con esso lui. Poiché questo vi diciamo per paro<strong>la</strong> del Signore: che noi viventi, i quali<br />

saremo rimasti fino al<strong>la</strong> venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono<br />

addormentati, poiché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con<br />

<strong>la</strong> tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi<br />

viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare<br />

il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore». 34 Non pochi sono i passi che<br />

presentano il ritorno di Gesù per riunire i suoi fedeli. 35 Le parole di Paolo chiaramente<br />

non dicono «che il Signore si stabilirà sul<strong>la</strong> terra per regnarvi visibilmente, secondo<br />

certe idee spesso espresse». 36<br />

«Il momento del ritorno (del Cristo) non è quello in cui egli rimette il regno (al<br />

Padre), 37 ma al contrario è quello in cui egli entra in possesso di questo regno che<br />

viene a ricevere. 38 Tutte le corone del<strong>la</strong> terra riposeranno sul<strong>la</strong> fronte del Cristo. In<br />

conclusione, il regno teocratico del Messia e dei suoi riscattati è il punto centrale e<br />

culminante dell’Apocalisse». 39<br />

Ma «il regno millenario non è... <strong>la</strong> fase suprema del regno di Dio». 40<br />

Il millennio<br />

«C’è un periodo di mille anni durante il quale regna Gesù Cristo coi suoi santi,<br />

mentre Satana è incatenato: questo periodo altro non è se non il sabato che succede a<br />

sei giorni di <strong>la</strong>voro e di dolore... Esso è l’adempimento delle promesse di Gesù e delle<br />

speranze degli apostoli». 41 «Il millennio è uno stato intermedio tra il presente secolo<br />

malvagio e il regno eterno che caratterizzerà <strong>la</strong> piena consumazione di tutte le<br />

cose». 42 Apocalisse XX presenta il millennio in due quadri: quello del<strong>la</strong> terra e quello<br />

del cielo.<br />

34<br />

Ebrei 9:28 versione Sa<strong>la</strong>ni; 1 Tessalonicesi 4:14-17; vedere Matteo 24:31; 1 Corinzi 15:52; Giovanni 14:3.<br />

35<br />

Matteo 24:29-31; 1 Corinzi 15:23,51-53; 1 Tessalonicesi 4:15-17; 2 Tessalonicesi 1:6-8; 2:1-3,8; Apocalisse<br />

1:7; 14:14-20; 19:11-20:6.<br />

36<br />

GODET Frédéric, Introduction au Nouveau Testament - Les épîtres de S. Paul, vol. I, Neuchâtel 1893, p. 167.<br />

37<br />

1 Corinzi 15:28.<br />

38<br />

Apocalisse 11:17; 19:6.<br />

39<br />

GUERS Émile, La royauté messianique de Christ, Genève 1883, pp. 39,41.<br />

40<br />

K. Auberlen, o.c., p. 394.<br />

41<br />

ROUGEMONT Frédéríc de, La révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1886, pp. 349,350.<br />

42<br />

REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. II, Lausanne 1906, p. 154.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 891


CAPITOLO XXII<br />

Sul<strong>la</strong> terra<br />

892<br />

«Poi vidi un angelo che scendeva dal cielo e aveva 1a<br />

chiave dell’abisso e una gran catena in mano. Ed egli<br />

afferrò il dragone, il serpente antico, che è il Diavolo e<br />

Satana, e lo legò per mille anni, lo gettò nell’abisso che<br />

chiuse e suggellò sopra di lui onde non seducesse più le<br />

nazioni finché fossero compiti i mille anni: dopo di che egli<br />

ha da essere sciolto per un po’ di tempo». 43<br />

Nel giorno dell’espiazione, principale festa del rituale israelitico, si ponevano due<br />

capri davanti al santuario. Uno era per l’Eterno l’altro era per Azazel. Quel<br />

cerimoniale annunciava ciò che sarebbe avvenuto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Duemi<strong>la</strong> anni fa, i rappresentati di questi due simboli si incontrarono al Golgota.<br />

Erano uno di fronte all’altro. Gesù, l’Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,<br />

dal<strong>la</strong> croce dichiara all’Universo l’immensità dell’amore di Dio, lo manifesta<br />

morendo e attestando che il Padre ama le sue creature e dà <strong>la</strong> sua vita per loro<br />

affinché, accettando<strong>la</strong>, possano vivere. La vita del Messia ha rigenerato, trasformato,<br />

santificato coloro che lo hanno creduto e, a seguito del giudizio preliminare che si è<br />

svolto in cielo e che ha avuto inizio nel<strong>la</strong> metà del secolo scorso, il celeste santuario è<br />

stato purificato da quanto compiuto dal Servo dell’Eterno, fuori dalle porte di<br />

Gerusalemme. La conclusione del giudizio ha dimostrato <strong>la</strong> santità dell’Eterno. Dopo<br />

duemi<strong>la</strong> anni l’Unto dell’Eterno, con <strong>la</strong> sua veste tinta di sangue, come lo ha descritto<br />

Giovanni nel capitolo XIX, e l’Avversario saranno nuovamente uno di fronte<br />

all’altro. In quell’occasione i peccati dell’umanità che hanno adombrato <strong>la</strong> gloria e <strong>la</strong><br />

santità di Dio andranno all’artefice del<strong>la</strong> seduzione, a colui che è il primo<br />

responsabile di ogni male, Satana, il quale per mille anni, come il tipico capro per<br />

Azazel, lui stesso caricato dai peccati del popolo di Dio, veniva portato nel deserto ed<br />

abbandonato.<br />

«L’ora è suonata in cui l’istigatore, il capo supremo di questa rivolta anticristiana,<br />

deve ricevere il suo sa<strong>la</strong>rio. Subire a sua volta le pene che ha debitamente meritato...<br />

Guardando i1 cielo aperto, Giovanni vede discendere dall’alto un angelo che tiene<br />

nel<strong>la</strong> mano <strong>la</strong> chiave dell’abisso e una gran catena... 44<br />

Non si tratta nel nostro racconto di un combattimento più o meno lungo che<br />

l’angelo avrebbe dovuto sostenere contro il dragone; due parole sono sufficienti: “egli<br />

lo afferrò”! L’angelo va a lui non con <strong>la</strong> spada, ma con una chiave e una catena. Il<br />

43 Apocalisse 20:1-3.<br />

44 «Cielo aperto», Apocalisse 19:11. Gesù per questo motivo in Apocalisse si presenta come colui che tiene «le<br />

chiavi del<strong>la</strong> morte e dell’Ades», vedere anche Matteo 12:29; 28:18. Diversi interpreti: Andrea, Areta, Primasio,<br />

Ansbert, Riccardo di S. Vittore, Tommaso d’Acquino, Louis de Granade, Paraeus, Vitringa e altri, hanno visto in<br />

questo angelo il Cristo.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

dragone ha di già perduto il suo potere, il suo esercito è annientato... Lui solo rimane<br />

impunito. Prima di condividere <strong>la</strong> sorte dei suoi accoliti, i suoi diversi titoli, che<br />

hanno lo scopo di ben precisare di chi si tratta e in che cosa ha consistito <strong>la</strong> sua opera,<br />

sono una volta ancora enumerati, come nel capitolo XII.<br />

Il primo, il dragone: ricorda le re<strong>la</strong>zioni che sostiene con i governanti del<strong>la</strong> terra, <strong>la</strong><br />

sua arroganza, le sue pretese al dominio universale, le sue alleanze con le potenze<br />

politiche. Nello stesso momento in cui i re e i loro eserciti sono abbattuti, <strong>la</strong> potenza<br />

del dragone sarà colpita! Dopo mille anni riapparirà senza dubbio, ma so<strong>la</strong>mente con<br />

due dei suoi nomi. Cessa oramai di essere il dragone, poiché non avrà più l’egemonia<br />

sui regni terrestri. I popoli che, con le sue seduzioni, riuscirà a portare al<strong>la</strong> rivolta<br />

(dopo il millennio), non saranno in alcun caso delle monarchie, dei domini, dei<br />

governi di questa terra, poiché sarà il tempo del regno del Cristo... Durante il presente<br />

secolo continua ad essere il dragone, il principe di questo mondo, il suo potere cesserà<br />

con <strong>la</strong> battaglia di Harmaghedon.<br />

Il serpente antico: per allusione al<strong>la</strong> sua esistenza e al<strong>la</strong> sua azione funesta dalle<br />

origini dell’umanità. Serpente a causa del<strong>la</strong> sua straordinaria astuzia, delle vie<br />

tortuose che sceglie invariabilmente per il compimento dei suoi disegni omicidi. Il<br />

serpente sedusse i nostri primi genitori e li precipitò nel peccato e nel<strong>la</strong> morte. Il<br />

serpente seminò il dubbio e l’incredulità nelle anime. A causa del veleno delle sue<br />

<strong>la</strong>bbra, delle dottrine menzognere si insinuano dappertutto nel mondo, nelle chiese,<br />

nel<strong>la</strong> società. I1 suo scopo, <strong>la</strong> sua unica preoccupazione è <strong>la</strong> rovina dell’umanità.<br />

Giustifica il suo titolo dai tempi più antichi e gli rimane fedele fino al<strong>la</strong> gloriosa<br />

apparizione del suo Vincitore. Durante il millennio gli uomini saranno sottratti al suo<br />

potere seduttore e al<strong>la</strong> fine di questo periodo si mostrerà di nuovo nel<strong>la</strong> sua<br />

individualità di spirito maligno.<br />

Il nome di diavolo è <strong>la</strong> designazione di un diffamatore, d’un bestemmiatore, d’un<br />

calunniatore; le sue prime parole a Eva fecero di Dio un essere bizzarro, geloso,<br />

oscuro e falso. Mentitore e omicida: ecco, al dire del Signore, il suo carattere<br />

essenziale. Tale lo mostrerà anche dopo i mille anni. (Questo suo nome indica colui<br />

che tende a dividere il Creatore dalle sue creature).<br />

Satana: questa paro<strong>la</strong>, di origine ebraica e che si trova una quarantina di volte<br />

nel<strong>la</strong> Scrittura, indica costantemente un avversario, un accusatore... Dai tempi antichi<br />

lo si vede accusare Dio di gelosa invidia e sollevarsi contro di lui. Accusa Giobbe e<br />

cerca di rapirgli <strong>la</strong> pace. Tenta Gesù e mette in dubbio <strong>la</strong> sua divinità e il suo potere...<br />

Tale è il quadro del grande Nemico, dipinto con tutti i suoi attributi: dragone che<br />

dà al<strong>la</strong> bestia il suo potere, il suo trono e una grande potenza; serpente antico,<br />

ingannatore, colui che affascina, che getta gli uomini nel<strong>la</strong> vergogna, nell’incredulità<br />

e nel<strong>la</strong> superstizione; diavolo che bestemmia Dio; Satana infine che osa disputare con<br />

lui l’impero del mondo». 45<br />

Il principe di questo mondo viene afferrato e legato per mille anni. La “catena”<br />

con <strong>la</strong> quale il nemico comune viene legato non è una catena in senso letterale, in<br />

45 A. Reymond, o.c., t. II, pp. 114-115.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 893


CAPITOLO XXII<br />

quanto Satana non può essere legato con legami materiali, data <strong>la</strong> sua natura di essere<br />

spirituale. È una catena simbolica, creata e formata dalle speciali circostanze nelle<br />

quali sarà costretto a vivere in un mondo non più abitato da alcun essere umano,<br />

perché tutti sono morti.<br />

«La catena che lo paralizza, <strong>la</strong> chiave che lo inchioda nel fondo del<strong>la</strong> sua orrida<br />

Bastiglia, sono contemporaneamente l’irrevocabile decreto divino e l’immutabile<br />

fissità del<strong>la</strong> solitudine che lo circonda. Giusto ritorno delle cose: questo mondo in cui<br />

Lucifero ha <strong>la</strong>vorato per seimi<strong>la</strong> anni 46 per renderlo inabitabile con <strong>la</strong> guerra e le<br />

46 Questa cifra viene calco<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> cronologia del<strong>la</strong> vita dei patriarchi secondo il testo masoretico che gli ebrei in<br />

polemica con i cristiani ritennero opportuno manomettere. Anche <strong>la</strong> cronologia ebraica, di altri manoscritti precedenti<br />

all’èra cristiana, è più lunga.<br />

Riteniamo opportuna <strong>la</strong> seguente nota in quanto non sono pochi i credenti, di ieri come di oggi, che pensano che<br />

al<strong>la</strong> fine di seimi<strong>la</strong> anni dal<strong>la</strong> creazione dell’uomo ci sarà il millennio dell’Apocalisse che secondo i calcoli è<br />

prossimo. Per questo motivo si crede quindi che quanto prima ci sarà <strong>la</strong> battaglia di Harmaghedon. Secondo alcuni<br />

calcoli i seimi<strong>la</strong> anni sarebbero scaduti già negli anni settanta.<br />

I credenti che pensano che si sia giunti al<strong>la</strong> fine del sesto millennio dal<strong>la</strong> creazione si basano sul<strong>la</strong> cronologia<br />

del<strong>la</strong> vita dei patriarchi così come è riportata nelle Bibbie.<br />

<strong>Quando</strong> però si mettono a confronto i testi biblici con quelli extrabiblici che presentano <strong>la</strong> cronologia dei<br />

patriarchi, vissuti prima e dopo il diluvio, non si può non osservare le differenze che ci sono tra questi testi. C’è una<br />

differenza di 15 secoli tra il testo ebraico Masoretico, del IX secolo d.C., e le versioni dei LXX, testo ebraico tradotto<br />

in greco nel III secolo a.C., del quale si possiedono i manoscritti Sinaiticus, Vaticanus ed Alessandrinus, (prendono<br />

questi nomi dalle località dove sono stati ritrovati) e risalgono al IV, V secolo d.C. A questi testi si possono<br />

aggiungere gli scritti di Giuseppe F<strong>la</strong>vio, il Pentateuco Samaritano, ancora più antico del<strong>la</strong> versione dei LXX, i<br />

numerosi calcoli copti, siriaci, armeni, greci e <strong>la</strong>tini, che sono <strong>la</strong> prova di una cronologia comune, differente da quel<strong>la</strong><br />

presentata nel testo ebraico del quale si servì Gero<strong>la</strong>mo nel V secolo per <strong>la</strong> traduzione del<strong>la</strong> Vulgata e nell’VIII secolo<br />

i masoreti fissarono definitivamente e ufficialmente il testo biblico del<strong>la</strong> comunità ebraica di allora. Il testo ebraico,<br />

scritto fino allora solo con le consonanti delle parole, a causa del<strong>la</strong> dispersione dei Giudei, dopo <strong>la</strong> distruzione di<br />

Gerusalemme e l’interdizione di ritornare in Palestina, onde evitare che gli ebrei perdessero <strong>la</strong> corretta pronuncia i<br />

masoreti vocalizzarono le parole segnando le vocali sopra o sotto.<br />

La presente nota è attinta dal <strong>la</strong>voro del teologo ZURCHER Jean, Une Nouvelle Analyse de <strong>la</strong> Chronologie<br />

patriarcale, dattiloscritto, senza data, 86 pagine.<br />

Che il testo Masoretico sia stato corretto non ci sono dubbi.<br />

Prima del<strong>la</strong> distruzione del tempio nel 70 d.C., e di Gerusalemme nel 135 d.C., non c’è un solo documento che<br />

confermi <strong>la</strong> cronologia masoretica.<br />

Lo storico Demetrio di Falero, nel 177 a.C., scrisse una <strong>storia</strong> dei re di Giuda, contando 5494 anni dal<strong>la</strong> creazione<br />

al IV anno di Filometore, re d’Egitto, sotto il quale viveva. Se a quegli anni si aggiungono i 177 che lo separano<br />

dall’èra cristiana, si ha un totale di 5671 anni. Eupnoleme, nel V anno di Demetrio re di Siria, cioè 158 a.C., calco<strong>la</strong>va<br />

5349 anni dal<strong>la</strong> creazione al suo tempo, cioè 5507 dal<strong>la</strong> creazione all’èra cristiana.<br />

Tutti computano il tempo dall’origine del<strong>la</strong> creazione all’èra cristiana in 5.500 anni circa. Ciò è confermato dal<strong>la</strong><br />

LXX, da Giuseppe F<strong>la</strong>vio (Contro Appione, I,8; I,3,3,4; I,6), da Filone Alessandrino (Livre de <strong>la</strong> Sagesse) e da Giusto<br />

di Tiberiade che hanno una cronologia che conferma quel<strong>la</strong> dei LXX. Anche i manoscritti del Mar Morto<br />

confermerebbero <strong>la</strong> cronologia del testo del<strong>la</strong> LXX.<br />

Tra gli scrittori cristiani possiamo citare, a sostegno di una cronologia non conforme al testo Masoretico,<br />

Clemente Alessandrino (Stromates, I,21) che è stato il primo a studiare in dettaglio <strong>la</strong> cronologia e i suoi calcoli<br />

riflettono le cifre del<strong>la</strong> LXX; Giulio l’Africano, considerato il padre del<strong>la</strong> cronologia, <strong>la</strong> sua opera è andata perduta, ma<br />

Eusebio ne ha conservato <strong>la</strong> sostanza nel<strong>la</strong> sua Cronologia nel<strong>la</strong> quale pone <strong>la</strong> nascita di Gesù nel 5499 dal<strong>la</strong><br />

creazione, mentre Clemente <strong>la</strong> poneva nel 5500; vedere Eusebio di Cesarea (Preparazione Evangelica, libro. IX, 21);<br />

Origene in Dialoghi contro Marcione, par<strong>la</strong>ndo delle 70 settimane di Daniele dice che dal<strong>la</strong> creazione al<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

di Gerusalemme (586 a.C.) trascorrono 4900 anni, ponendo così <strong>la</strong> venuta di Gesù nel 5500 dal<strong>la</strong> creazione del<br />

mondo.<br />

Eusebio di Cesarea, riportando una citazione di Polistore, in riferimento ai calcoli di Demetrio, scriveva: «Da<br />

Adamo fino all’entrata in Egitto dei familiari di Giuseppe, sono passati 3624 anni; dal diluvio fino all’entrata di<br />

Giacobbe in Egitto, 1360 anni. Dal<strong>la</strong> vocazione di Abramo al suo arrivo in Canaan, fino al trasferimento di Giacobbe e<br />

del<strong>la</strong> sua famiglia in Egitto, lo spazio di tempo è di 215 anni» (La Preparazione Evangelica, libro IX, 21, traduzione<br />

894<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

di Sèguir de Saint Brisson, vol. II, Paris 1846, p. 24). Si hanno così 2264 anni (3624-1360) per i dieci patriarchi<br />

antidiluviani e 1070 per quelli postdiluviani, fino al<strong>la</strong> nascita di Abramo. Ciò è quanto si credeva nel II secolo a.C.<br />

Scaliger, uno dei difensori del<strong>la</strong> cronologia masoretica nel XVI secolo, riconosceva che <strong>la</strong> cifra di 5500 anni «era<br />

allora un pensiero riconosciuto in tutto il mondo» (Prologo in Cronologia, Eusebio).<br />

Riepilogando i principali scrittori greci, ebraici e cristiani che hanno affrontato il problema sono: Demetrio di<br />

Falera 5671; Eupnoleme 5507; Polistore 5600; Clemente Alessandrino e Giulio l’Africano 5500; Origene 5506;<br />

Teofilo di Antiochia 5515. Vedere J. Zurcher, o.c., p. 45, nota. L’esigua differenza delle cifre tra i vari scritti è data da<br />

errori di trascrizione o dal<strong>la</strong> cronologia dei libri storici.<br />

La Bible Annotée (Les Livres Historiques, t. I, La Genèse, Neuchâtel 1889, alle pag. 137,197), riporta le seguenti<br />

cronologie comparate del<strong>la</strong> vita dei patriarchi prima e dopo il diluvio:<br />

Patriarchi Testo Masoretico - TM Testo Samaritano Testo del<strong>la</strong> LXX anni<br />

dal<strong>la</strong><br />

nascita<br />

Età al<strong>la</strong><br />

nascita<br />

del pri-<br />

Resto<br />

del<strong>la</strong><br />

vita<br />

Durata<br />

totale<br />

del<strong>la</strong><br />

Età al<strong>la</strong><br />

nascita<br />

del pri-<br />

Resto<br />

del<strong>la</strong><br />

vita<br />

Durata<br />

totale<br />

del<strong>la</strong><br />

Età al<strong>la</strong><br />

nascita<br />

del pri-<br />

Resto<br />

del<strong>la</strong><br />

vita<br />

Durata<br />

totale<br />

del<strong>la</strong><br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 895<br />

TM<br />

Anno di<br />

nascita<br />

testo M.<br />

anni<br />

dal<strong>la</strong><br />

morte:<br />

TM<br />

Anno di<br />

morte<br />

testo M.<br />

Prima del<br />

Diluvio mogen.<br />

vita mogen.<br />

vita mogen.<br />

vita<br />

Adamo 130 800 930 130 800 930 230 700 930 1 930<br />

Seth 105 807 912 105 807 912 205 707 912 130 1042<br />

Enosch 90 815 905 90 815 905 190 715 905 235 1140<br />

Kenan 70 840 910 70 840 910 170 740 910 325 1235<br />

Maha<strong>la</strong>leel 65 830 895 65 830 895 165 730 895 395 1290<br />

Jared 162 800 962 62 785 847 162 800 962 460 1422<br />

Enoc 65 300 365 65 300 365 165 200 365 622 987<br />

Methushe<strong>la</strong>h 187 782 969 67 653 720 167 802 969 687 1656<br />

Lamec 182 595 777 53 600 653 188 565 753 874 1651<br />

Noè 500 450 950 500 450 950 500 450 950 1056 2006<br />

fino al diluvio<br />

d’Adamo al<br />

100 100 100<br />

Diluvio<br />

Dopo il Diluvio<br />

1656 1307 2242<br />

Dal diluvio a<br />

Arpacshad<br />

2<br />

2 2<br />

Sem 100 500 600 100 500 600 100 500 600 1558 2158<br />

Arpacshad 35 403 438 135 303 438 135 400 535 1658 2096<br />

Cainam 130 330 460<br />

Sce<strong>la</strong>h 30 403 433 130 303 433 130 330 460 1693 2126<br />

Eber 34 430 464 134 270 405 134 270 404 1723 2187


CAPITOLO XXII<br />

Peleg 30 209 239 130 109 404 130 209 339 1757 1996<br />

Reu 32 207 239 132 107 239 132 207 339 1787 2026<br />

Serug 30 200 230 130 100 239 130 200 330 1819 2049<br />

Nahor 29 119 148 79 69 230 179 125 304 1849 1997<br />

Terah<br />

fino al<strong>la</strong><br />

chiamata di<br />

70 135 205 70 75 148 70 135 205 1878 2083<br />

Abrahamo<br />

896<br />

75<br />

75 145 75<br />

Dal Diluvio al<strong>la</strong><br />

chiamata di<br />

Abrahamo 365 1017 1247<br />

Integriamo questa cronologia con le seguenti comparazioni di diversi autori e codici dell’antichità:<br />

Patriarchi<br />

prima del<br />

Diluvio<br />

Genesi 5<br />

Samaritano<br />

X sec.<br />

Vaticanus<br />

LXX<br />

V sec.<br />

Alessandri<br />

nus<br />

LXX<br />

V sec.<br />

Masoretico<br />

IX sec<br />

Vulgata<br />

V sec.<br />

Libro<br />

dei<br />

Giubilei<br />

50<br />

d.C.<br />

F<strong>la</strong>vio<br />

Giuseppe<br />

37-95<br />

d.C.<br />

ClementeAlessandrino<br />

IIIsec<br />

Giulio<br />

l’Africano<br />

IIIsec<br />

Teofilo<br />

di<br />

Antiochia<br />

II sec.<br />

Eusebio<br />

di<br />

Cesarea<br />

(265-<br />

340)<br />

Georges<br />

le<br />

Syncelle<br />

VIII<br />

sec.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

Cronologiaprobabile<br />

Adamo 130 230 230 130 130 230 230 230 230 230 230 230<br />

Seth 105 205 205 105 105 205 205 205 205 205 205 205<br />

Enosch 90 190 190 90 90 190 190 190 190 190 190 190<br />

Cainam 70 170 170 70 70 170 170 170 170 170 170 170<br />

Mahaleel 65 165 165 65 66 165 165 165 165 165 165 165<br />

Jared 62 162 162 162 61 162 168 162 162 162 162 162<br />

Enoc 65 165 165 65 65 165 65 165 165 165 165 165<br />

Methushe<strong>la</strong>h 67 167 187 187 67 137 167 187 167 167 167 187<br />

Lamec 53 188 188 182 120 182 188 188 188 188 188 182<br />

Noè 600 600 600 600 600 600 600 600 600 600 600 600<br />

Totale<br />

Patriarchi<br />

Dopo il Diluvio<br />

Genesi<br />

1307 2242 2262 1656 1374 2256 2148 2262 2242 2242 2242 2256<br />

11:10-32<br />

Sem 2 2 2 2 2 2 2 2<br />

Arpacshad 135 135 135 35 74 135 135 135 135 135 135 135<br />

Cainam 130 130 57 (?) 130 (?) (?) (?) 130 130<br />

Sce<strong>la</strong>h 130 130 130 30 67 130 130 130 130 130 130 130<br />

Eber 134 134 134 34 68 134 134 134 134 134 134 134<br />

Peleg 130 130 130 30 61 130 130 130 130 130 130 130<br />

Reu 132 132 132 32 59 130 135 132 132 135 132 132<br />

(132)<br />

Serug 130 130 130 30 57 132 130 130 130 130 130 130<br />

Nahor 79 79 179 29 62 120 129 79 75 79 79 129<br />

(129) (79)<br />

Terah 70 70 70 70 70 70 70 70 70 70 70 130<br />

(130) (120)<br />

Totale 942 1072 1172 292 575 (292) 1250 940 936 942 1070 1182<br />

1182 1075 993 945<br />

1257 1175<br />

Tra il testo Masoretico e gli altri riscontrare una diminuzione di 10, 100, 150 anni.<br />

Già Agostino (La Città di Dio, XV,13) sembra che sia il primo ad avere compreso che ci sia stato un<br />

cambiamento volontario e sistematico delle cifre degli anni.<br />

Oltre al<strong>la</strong> comparazione le prove che il testo Masoretico abbia subito delle correzioni sono:<br />

1. Soppressione del patriarca postdiluviano Cainam, figlio di Arpacshad<br />

Con questo patriarca non si può giungere ai 5500 anni al tempo di Gesù. Cainam è citato dal padre del<strong>la</strong> Chiesa<br />

del II secolo, tra cui Epifanio (Haeres, LXVI,83) e da altri, come figlio di Arpacshad padre di Sce<strong>la</strong>h. Lo stesso Luca<br />

nel suo evangelo (3:36) lo elenca tra i patriarchi.<br />

(12)


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

2. Nel testo Masoretico <strong>la</strong> durata di vita di una generazione è più breve di tre quarti<br />

Genesi 15:13-16: «Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà<br />

loro, e vi saranno schiavi, e saranno oppressi per quattrocento anni... E al<strong>la</strong> quarta generazione essi torneranno qua».<br />

Per <strong>la</strong> Genesi una generazione corrisponde a cento anni. Genesi 11:10 dice che «Sem, all’età di cent’anni generò<br />

Arpacshad». Se confrontiamo Genesi 11:32 che dice che Terah il padre di Abramo morì a 205 anni, con Genesi 12:4<br />

che dice che Abramo aveva 75 anni quando <strong>la</strong>sciò il paese di Carran e con Atti 7:4 dove Luca dice che Abramo aveva<br />

130 anni quando il padre morì, abbiamo che Terah avesse 130 anni quando generò Abramo. Ciò confermerebbe il<br />

principio che <strong>la</strong> generazione del<strong>la</strong> Genesi si aggirasse sui 100 anni, mentre il testo Masoretico presenta <strong>la</strong> durata di una<br />

generazione di 30 anni.<br />

3. L’età di Terah, padre di Abrahamo, è stata diminuita<br />

Dai testi menzionati (Genesi 11:32; 12:4; Atti 7:4) non si può non dedurre che Terah avesse 130 anni quando<br />

generò Abramo, ma ciò è in contrasto con Genesi 11:26 che gli attribuisce 70 anni. Evidentemente il testo Masoretico<br />

ha subito una diminuzione di 60 anni.<br />

4. La morte prematura di Haran<br />

Genesi 11:28: «Haran morì in presenza di Terah suo padre». La morte di un figlio al<strong>la</strong> presenza del padre era un<br />

fatto così eccezionale in quel tempo e comunque unico nel<strong>la</strong> cronologia biblica, che Mosè ha ritenuto opportuno farlo<br />

notare. Ora, se consideriamo <strong>la</strong> cronologia come <strong>la</strong> riporta il testo Masoretico, <strong>la</strong> morte del figlio prima del padre non è<br />

una eccezione, ma una rego<strong>la</strong>: Noè vede <strong>la</strong> morte del suo discendente del<strong>la</strong> V generazione (VI se si considera anche<br />

Cainam); Sem vede <strong>la</strong> morte di tutti i suoi discendenti, compresa quel<strong>la</strong> di Abramo, tranne quel<strong>la</strong> di Heber; Arpacshad,<br />

figlio di Sem, assiste al<strong>la</strong> morte dei suoi discendenti fino a Terah, padre di Abramo, ma non vede quel<strong>la</strong> del figlio<br />

Sce<strong>la</strong>h e del nipote Eber. È nel<strong>la</strong> cronologia dei LXX che <strong>la</strong> morte di un figlio prima di quel<strong>la</strong> del padre appare come<br />

un evento unico. Ogni patriarca può vedere i propri discendenti fino al<strong>la</strong> IV e V generazione senza avere il dolore<br />

del<strong>la</strong> morte di qualcuno di loro.<br />

Cronologia del<strong>la</strong> LXX<br />

Diluvio 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500<br />

| I | I | I | I | I | I | I | I | I | I | I | I | I | I | I | I |<br />

600 - - Noè (950) 350<br />

100 - - Sem (600) 500<br />

2 Arpacshad (535) 537<br />

137 Cainam (460) 597<br />

267 Sce<strong>la</strong>h (460) 727<br />

397 Eber (404) 801<br />

53 Peleg (340) 871<br />

661 Reu (330) 1000<br />

793 Sarug (330)1123<br />

923 Nahor (204)1127<br />

1102 Terah (205)1307<br />

1232 Abrhamo 1407<br />

_________._________________._____________________________________.________.______________<br />

3390 a.C. 2993 a.C 2158 a.C. 1983 a.C.<br />

Testo Masoretico<br />

Nascita di Chiamata Morte di<br />

Diluvio Abrahamo d’Abrah. Abrahamo<br />

50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 550<br />

I I I I I I I I I I I I<br />

____________________________________________________________________________________<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 897


CAPITOLO XXII<br />

-- 600 Noè (950) 350<br />

--100 Sem (600) 500<br />

2 Arpacshad (438) 440<br />

37 Sce<strong>la</strong>h (433) 470<br />

67 Eber (464) 535<br />

101 Peleg (239) 340<br />

131 Reu (239) 370<br />

163 Serug (230) 393<br />

193 Nahor (148) 331<br />

222 Terah (205) 427<br />

292 Abrahamo (175) 467<br />

898<br />

___._________________________________________.__________.______________.___________<br />

2450 a.C 2158 a.C. 2083 a.C. 1983 a.C.<br />

5. Problema demografico<br />

Se supponiamo che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione si raddoppi ogni 25 anni, accelerazione mai avuta nel passato, possiamo avere<br />

il seguente quadro:<br />

Anni Popo<strong>la</strong>zione Anni Popo<strong>la</strong>zione Anni Popo<strong>la</strong>zione<br />

1<br />

25<br />

50<br />

75<br />

100<br />

125<br />

150<br />

175<br />

200<br />

225<br />

8<br />

16<br />

32<br />

64<br />

123<br />

256<br />

512<br />

1.024<br />

2.048<br />

4.096<br />

250<br />

275<br />

300<br />

325<br />

350<br />

375<br />

400<br />

425<br />

450<br />

475<br />

8.192<br />

16.384<br />

32.768<br />

65.536<br />

131.072<br />

262.144<br />

524.288<br />

1.048.576<br />

2.097.152<br />

4.194.304<br />

500<br />

525<br />

550<br />

575<br />

600<br />

625<br />

650<br />

675<br />

700<br />

8.388.608<br />

16.777.216<br />

33.554.432<br />

67.108.864<br />

134.217.728<br />

268.435.456<br />

536.870.912<br />

1.073.741.824<br />

2.147.483.648<br />

Se consideriamo <strong>la</strong> cronologia masoretica al tempo del<strong>la</strong> nascita di Abrahamo, dopo 292 anni dal diluvio, <strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione mondiale contava circa 30.000 persone. Cifra chiaramente insufficiente per <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del secondo<br />

millennio avanti Cristo, tempo di splendore per <strong>la</strong> civiltà egiziana e mesopotamica, come l’archeologia ci dimostra.<br />

Una popo<strong>la</strong>zione così esigua non spiega <strong>la</strong> costruzione delle città elencate in Genesi 10:10,12. L’evoluzione politica,<br />

sociale e religiosa richiedeva un tempo più lungo. La morte di Noè, 350 anni dopo il Diluvio, non fa pensare a un<br />

cambiamento avvenuto nel<strong>la</strong> vita postdiluviana. Dal patto, all’uscita dall’arca, al<strong>la</strong> benedizione prima del<strong>la</strong> morte<br />

(Genesi 9), il testo biblico permette le seguenti considerazioni:<br />

a) l’organizzazione politica non va oltre al sistema patriarcale. I figli di Noè fino al<strong>la</strong> sua morte sono vissuti accanto<br />

a lui;<br />

b) per 350 anni sembra che si viva ancora sotto le tende e si coltivi <strong>la</strong> terra. La stessa cosa si può dire per <strong>la</strong> durata<br />

del<strong>la</strong> vita di Sem, 502 anni (Genesi 11:10,11);<br />

c) religiosamente non ci sono cambiamenti e neppure sono profeticamente visti da Noè. Nul<strong>la</strong> <strong>la</strong>scia intravedere il<br />

politeismo delle città caldee, che secondo <strong>la</strong> cronologia masoretica dovevano essere contemporanee a Noè. La<br />

costruzione del<strong>la</strong> torre di Babele fa pensare a un <strong>la</strong>sso di tempo superiore ai 292 anni dal Diluvio. Sem non<br />

sarebbe solo contemporaneo di Abrahamo e continuerebbe a vivere dopo di lui altri 33 anni.<br />

6. Età del<strong>la</strong> procreazione<br />

Stando al testo masoretico, i patriarchi avrebbero avuto il primo figlio tra i 29 e i 35 anni, ad eccezione di Terah<br />

che lo ebbe a 70. La pubertà viene calco<strong>la</strong>ta come essendo <strong>la</strong> III o <strong>la</strong> IV parte del<strong>la</strong> vita, anche <strong>la</strong> V, ma mai <strong>la</strong> VII.<br />

Eber generò a 34 anni il primo figlio e visse 464 anni. Si arriva così al<strong>la</strong> XIII-XIV parte del<strong>la</strong> vita. Ciò sembrerebbe<br />

contrario alle leggi fisiologiche. Inoltre Esaù prende moglie a 40 anni, mentre il fratello Giacobbe a 50. Ismaele all’età<br />

di 18 anni è sotto <strong>la</strong> protezione del<strong>la</strong> madre. E i gemelli di Isacco quando vengono benedetti hanno quarant’anni e<br />

sono considerati come dei giovani, vivono in famiglia.<br />

Perché il testo biblico è stato cambiato?<br />

Questa modifica avviene tra il III e il IV secolo del<strong>la</strong> nostra èra, quando gli apologisti cristiani polemizzavano col<br />

mondo ebraico che, senza un fondamento biblico, insegnava che il Messia sarebbe venuto al<strong>la</strong> fine del VI millennio ed<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

ca<strong>la</strong>mità di ogni genere, è forzato ora di ammirarne per secoli l’immutabile<br />

deso<strong>la</strong>zione. L’inattività forzata di Satana è comparata a un imprigionamento. Al<br />

posto di cercare in questa incarcerazione <strong>la</strong> CAUSA e il punto di partenza di tutta una<br />

serie di avvenimenti immaginari di cui l’Apocalisse non dice paro<strong>la</strong>, come <strong>la</strong><br />

conversione del mondo e <strong>la</strong> sua trasformazione in un paradiso durante il millennio -<br />

bisogna vedervi un effetto, un RISULTATO NECESSARIO DELLE CAUSE precedentemente<br />

enumerate». 47<br />

Contro coloro che credono che Satana sia stato legato con il trionfo del<br />

Cristianesimo ai tempi di Costantino o in qualche altro momento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong><br />

cristianità c’è da fare una semplice constatazione: l’opera di Satana non è stata mai<br />

avrebbe inaugurato il VII. Forse il testo del Salmo 90:4 poteva essere di supporto. È probabile che questo pensiero<br />

avesse un’origine persiana. Infatti i Magusei, magi di Persia, insegnavano che al<strong>la</strong> fine dei tempi, dopo seimi<strong>la</strong> anni di<br />

<strong>storia</strong>, ci sarebbe stata un’èra d’oro di mille anni, sotto il regno del Sole (Cumont) il quale avrebbe imposto <strong>la</strong> sua<br />

legge e il suo regno sul<strong>la</strong> terra (vedere voce Millennio, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, LDC, vol. IV, p. 1198; CURONI<br />

F., La fin du monde selon les mages occidentaux, in Revue de l’Histoire des Religions, t. 103, 1931, pp. 29-96).<br />

Sembra che i Padri del<strong>la</strong> Chiesa avessero accettato questa tradizione e si basassero su di essa per annunciare <strong>la</strong><br />

venuta del Signore al<strong>la</strong> fine del VI millennio, come faceva anche Agostino.<br />

Nel mondo ebraico questo pensiero riappare nel VI-VII secolo, come viene confermato nel Talmud e nel<strong>la</strong><br />

Gemara. Ma in quel tempo il VI millennio viene presentato come qualcosa che riguarda il futuro e non una realtà del<br />

passato. I rabbini insegnavano che il Messia sarebbe venuto dopo duemi<strong>la</strong> anni di inanità, duemi<strong>la</strong> anni di legge e<br />

duemi<strong>la</strong> anni di attesa messianica. Il redattore di questa tradizione, verso il 974, precisava che i peccati d’Israele<br />

avevano ritardato <strong>la</strong> realizzazione e il secondo periodo si allungava a danno del terzo.<br />

Questo modo di pensare al Messia che deve venire nel futuro è in contrasto con gli evangeli che presentano<br />

l’attesa messianica come qualcosa di imminente (Luca 2:25-28; 3:15; 19:11; Giovanni 1:19,21,25; 10:24).<br />

Non solo il VI millennio è nel passato, ma anche il VII, che avrebbe dovuto essere di pace, da cinquecento anni fa<br />

parte del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e ci racconta <strong>la</strong> tragedia del nostro mondo.<br />

Riteniamo inoltre che sia anche opportuno chiederci se le genealogie del<strong>la</strong> Genesi abbiamo un valore cronologico<br />

assoluto. «In nessuna parte l’autore somma i numeri o suggerisce che potrebbe farlo il lettore. In nessun parte del<strong>la</strong><br />

Bibbia alcun autore ispirato trae una affermazione cronologica da queste genealogie». «La Bibbia non somma mai le<br />

varie età che fornisce, né dà mai l’impressione che le vite degli uomini che nomina si sovrappongano per qualche<br />

tempo». Inoltre «i numeri sottolineano <strong>la</strong> mortalità dei patriarchi a dispetto del<strong>la</strong> loro longevità che decresce<br />

significativamente dopo il diluvio. Per mostrare <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> vita e come essa si fosse gradualmente abbreviata,<br />

l’autore non aveva bisogno di ogni singolo individuo del<strong>la</strong> discendenza di Adamo fino ad Abramo. Tutto ciò di cui<br />

aveva bisogno era una serie di vite specifiche con il re<strong>la</strong>tivo numero di anni». «Pure <strong>la</strong> struttura delle genealogie di<br />

Genesi 5 e 11 può favorire <strong>la</strong> convinzione che esse non contengano tutti i nomi delle rispettive linee genealogiche. La<br />

loro rego<strong>la</strong>rità sembra indicare una sistemazione intenzionale. Ogni genealogia include 10 nomi, e ognuna finisce con<br />

un padre che ha tre figli. Come <strong>la</strong> genealogia di Matteo 1 è sistemata in tre periodi di 14 generazioni facendo risaltare<br />

i nomi necessari, così è possibile che <strong>la</strong> simmetria di queste antiche genealogie sia più artificiale che naturale». «Nel<br />

Vicino Oriente antico era pratica comune quel<strong>la</strong> di usare l’espressione “figlio di” nel senso di “discendente da”. Un<br />

esempio ben conosciuto si trova sul famoso obelisco nero di Shulmaneser III, dove Jehu è chiamato figlio di Omri,<br />

mentre in realtà egli non apparteneva neppure al<strong>la</strong> sua stessa dinastia ma ne era solo il successore. Un interessante<br />

esempio egiziano viene da un breve testo in cui il faraone Trihakah (c. 670 a.C.) rende onore al suo “padre” Sesostri<br />

III (c. 1870 a.C.). Questi due re non solo erano separati da 1200 anni, ma appartenevano a dinastie totalmente<br />

differenti. Anche se bisogna essere cauti con i paralleli moderni, un terzo esempio può essere preso dai criteri<br />

genealogici in uso presso gli Arabi, criteri simili a quelli dei loro antichi predecessori semiti. Il recente re dell’Arabia<br />

Saudita, Abdul ‘Aziz, era chiamato Ibn Sa’ud (o “figlio di Sa’ud”), sebbene in realtà egli fosse figlio di Abdur-<br />

Rahman. Sa’ud, di cui prese il nome, era morto nel 1724. Così, anche gli Arabi menzionano solo anelli esemp<strong>la</strong>ri nel<strong>la</strong><br />

loro catena genealogica» LAWRENCE T. GERATY, The Genesis Genealogies as an Index of Time, in Spectrum, n. 6,<br />

1974, numero doppio, 1 e 2, pp. 5-18. Una critica può essere fatta: Nel<strong>la</strong> genealogie del<strong>la</strong> Genesi i figli non vengono<br />

menzionati come “figli di”, ma è detto che i padri hanno generato il proprio figlio.<br />

47<br />

J. Vuilleumier, o.c., pp. 337,336. Gli spiriti decaduti non possono essere ritenuti con catene ordinarie, vedere<br />

Luca 8:26-33.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 899


CAPITOLO XXII<br />

così attiva come ora. Il relegamento del seduttore è futuro e il millennio non è ancora<br />

iniziato.<br />

«Attualmente il diavolo è il dio di questo secolo e lo spirito che regna è il suo: lo si<br />

constata nei diversi aspetti del<strong>la</strong> vita umana. La politica è spesso diretta da uno spirito<br />

diabolico, così <strong>la</strong> cultura. Le arti e le scienze si sviluppano sotto l’influsso dello stesso<br />

principe. Di modo che lo Stato, le arti e le scienze, al posto di essere consacrate al<strong>la</strong><br />

gloria di Dio e allo sviluppo dei princìpi divini, sono impiegate per tutti altri scopi e si<br />

vedono spesso i cristiani obbligati ad astenersi da queste diverse attività non perché<br />

siano cattive in sé, ma perché il male vi predomina completamente.<br />

L’avversario viene relegato nell’abisso.<br />

Bisogna guardarsi dal confondere l’abisso con l’inferno. L’inferno è <strong>la</strong> vera<br />

perdizione, <strong>la</strong> morte seconda, il <strong>la</strong>go di fuoco. L’abisso è <strong>la</strong> dimora dei reprobi e dei<br />

demoni che sono in attesa del giudizio ultimo». 48<br />

Il termine abisso ha un significato complesso. Può significare oceano, profondità,<br />

oppure sepolcro, dove scendono le generazioni degli uomini. Qui nel nostro testo <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> abisso vuole significare il ‘‘caos’’, il deserto, e viene giustamente applicato<br />

al<strong>la</strong> superficie del<strong>la</strong> terra sconvolta dai terribili elementi cosmici che precederanno il<br />

ritorno di Cristo dopo le sette ultime piaghe. Dopo <strong>la</strong> settima piaga, con il suo<br />

cataclisma, <strong>la</strong> terra non può essere vista da Giovanni che come un abisso.<br />

L’apostolo Pietro nel<strong>la</strong> sua seconda lettera scriveva: «Il giorno del Signore verrà<br />

come un <strong>la</strong>dro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si<br />

dissolveranno, e <strong>la</strong> terra e le opere che sono in essa saranno arse. Poiché... tutte queste<br />

cose hanno da dissolversi». 49<br />

La prima volta che nel testo sacro si par<strong>la</strong> dell’abisso è in Genesi I, al<strong>la</strong> creazione,<br />

quando <strong>la</strong> terra ancora «era informe e vuota, e le tenebre coprivano <strong>la</strong> faccia<br />

dell’abisso». L’abisso era lo stato caotico, di inabitabilità, del nostro globo all’inizio<br />

dell’organizzazione creativa descritta in sei giorni, e lo sarà al<strong>la</strong> fine del mondo<br />

quando <strong>la</strong> terra sarà nuovamente «deserta e vuota». L’espressione ebraica “tohu<br />

vabohu” ha il senso di “assolutamente vuoto”. Geremia <strong>la</strong> usa «per indicare una<br />

mancanza assoluta di esseri e di luce (ritorno al caos) e Isaia <strong>la</strong> usa per esprimere una<br />

distruzione totale». 50<br />

Questo imprigionamento preventivo, millenario, del capo degli angeli è d’altronde<br />

chiaramente insegnato nel simbolismo del rituale mosaico, del giorno dell’espiazione<br />

del santuario israelitico, quando il capro per Azazel, caricato di tutti i peccati<br />

confessati, che il popolo aveva commesso durante l’anno, veniva portato nel deserto,<br />

in terra solitaria, dove era abbandonato al<strong>la</strong> sua fine. 51<br />

48<br />

A. Reymond, o.c., t. II, pp. 121,116; vedere 2 Pietro 2:4; Giuda 6.<br />

49<br />

2 Pietro 3:10,11; vedere Apocalisse 16; 6:12-14.<br />

50<br />

La Bible Annotée, Ancien Testament - Livres Historiques, t. I, Genèse, Neuchâtel 1889, p. 73; Genesi 1:2;<br />

Geremia 4:23; Isaia 24:11.<br />

51<br />

Levitico 16:21,22; vedere il nostro Capitolo XIII, p. 485 e seg.<br />

900<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Per mille anni Satana e i suoi angeli non potranno sedurre nessuno perché <strong>la</strong> terra<br />

sarà privata dal<strong>la</strong> vita degli uomini. L’abisso verrà sigil<strong>la</strong>to, cioè chiuso<br />

ermeticamente. «Confinato su questa terra, egli non avrà accesso ad altri mondi per<br />

tentare e disturbare coloro che non hanno mai peccato». 52<br />

«La terra è vuota. L’assenza di Dio e del<strong>la</strong> vita costituisce il suo ambiente<br />

naturale. Il diavolo è condannato al deserto e al nul<strong>la</strong>, come già il serpente era stato<br />

condannato al<strong>la</strong> polvere. 53 Questa idea è ugualmente attestata nel<strong>la</strong> tradizione<br />

giudaica e si ritrova nel libro di Enoc. Uno scritto contemporaneo in cui Dio ordina a<br />

Raffaele di incatenare Azazel e di gettarlo nelle tenebre del deserto 54 ». 55<br />

Coloro che non vedono in questo periodo di mille anni un tempo letterale<br />

scrivono: «La cifra di mille anni è evidentemente simbolica, come <strong>la</strong> maggior parte<br />

dei numeri che figurano nell’Apocalisse. Essa assegna un tempo determinato, per<br />

conseguenza una fine a questo periodo... Il pensiero fondamentale che vi si rive<strong>la</strong> non<br />

è difficile a cogliere. Mille è 1a terza potenza di dieci, dieci è il numero del<br />

compimento, del<strong>la</strong> perfezione terrestre. La terra sarà dunque allora tutta penetrata<br />

dalle virtù celesti, poiché questo sarà il supremo compimento delle vie di Dio<br />

quaggiù, <strong>la</strong> conclusione di tutto ciò che ha fatto in favore di un mondo immerso nel<br />

male. Dopo questo, <strong>la</strong>sciamo a Dio <strong>la</strong> cura di determinare <strong>la</strong> durata esatta di questa<br />

epoca». 56<br />

In linea con questo pensiero, J. Doukhan scrive: «Nel contesto dell’Apocalisse<br />

l’impiego di questa durata in cifra tonda riveste un valore simbolico. L’espressione<br />

“mille” nel numero 144.000 ha significato di moltitudine. Nel<strong>la</strong> tradizione ebraica, il<br />

numero mille è sovente utilizzato per simboleggiare l’idea di molti. 57 Questo simbolo<br />

è soprattutto in re<strong>la</strong>zione al tempo. 58 Nel contesto di questa prospettiva biblica, ci<br />

sono valide ragioni per pensare che l’Apocalisse intenda il numero “mille” nel senso<br />

simbolico di “molti anni”.<br />

Nel<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> apocalisse, come i commentatori chiamano Isaia 24 e 25, <strong>la</strong> terra<br />

viene ridotta in “deserto”. 59 Dio punirà l’esercito del cielo per “un gran numero di<br />

giorni”. 60<br />

Il senso simbolico di mille anni non esclude pur tuttavia <strong>la</strong> realtà di questa durata.<br />

È molto probabile, dopo tutto, che i mille anni coprano veramente un periodo di mille<br />

anni. Ma questa cosa non è molto importante. A questo stadio e nel<strong>la</strong> prospettiva<br />

52<br />

WHITE Ellen, I1 gran conflitto, Firenze 1977, p. 479.<br />

53<br />

Genesi 3:14.<br />

54<br />

Enoc 18:12-16; 19:1,2; 21:1-6.<br />

55<br />

J. Doukhan, o.c., pp. 246,247.<br />

56<br />

A. Reymond, o.c., t. II, pp. 152,153; K. Auberlen, o.c., p. 353.<br />

57<br />

Salmo 97:1; 119:72; 1 Cronache 16:15; Ecclesiaste 7:28; Ezechiele 30:17.<br />

58 Vedere Salmo 90:4; Ecclesiaste 6:6; 6:3.<br />

59 Isaia 24:10; confr. Genesi 1:2.<br />

60 Isaia 24:21, 22.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 901


CAPITOLO XXII<br />

dell’eternità al di là del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana, <strong>la</strong> nozione di durata non si concepisce più<br />

secondo le nostre categorie». 61<br />

Nel cielo<br />

La Chiesa di tutti i tempi, a seguito del<strong>la</strong> parusia e del<strong>la</strong> resurrezione dei morti, è<br />

stata portata in cielo per stare con il suo Signore, che ha preparato un luogo per lei.<br />

902<br />

«Poi vidi dei troni; e a coloro che vi si sedettero fu dato<br />

il potere di giudicare. E vidi le anime di quelli che erano<br />

stati decol<strong>la</strong>ti per <strong>la</strong> testimonianza di Gesù e per <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

di Dio, e di quelli che non avevano adorato <strong>la</strong> bestia né <strong>la</strong><br />

sua immagine, e non avevano preso il marchio sul<strong>la</strong> loro<br />

fronte e sul<strong>la</strong> loro mano; ed essi tornarono in vita e<br />

regnarono con Cristo mille anni.<br />

Il rimanente dei morti non tornò in vita prima che fossero<br />

compiuti i mille anni.<br />

Questa è <strong>la</strong> prima risurrezione. Beato e santo è colui che<br />

partecipa al<strong>la</strong> prima resurrezione. Su loro non ha podestà<br />

<strong>la</strong> morte seconda, ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo e<br />

regneranno con lui quei mille anni». 62<br />

«Niente indica nel testo che il regno dei martiri glorificati con il Cristo si debba<br />

instal<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> terra». 63 «Notate - osserva Filon -, non c’è il minimo indizio che<br />

indichi che questo regno si attuerà sul<strong>la</strong> terra» 64 e il cattolico J.L. d’Aragon scrive:<br />

«In nessun passo si dice che i martiri regneranno “sul<strong>la</strong> terra” con Cristo». 65<br />

Molti studiosi dicono che non c’è nessun riferimento a un regno millenario sul<strong>la</strong><br />

terra. Robert Mounce afferma che il testo di Giovanni «non contiene nessuna<br />

specifica indicazione che coloro che regnano con Cristo si sistemeranno sul<strong>la</strong> terra». 66<br />

Leon Morris da parte sua dice che Giovanni «non ha detto che esso (il millennio) si<br />

61<br />

«Poiché “mille anni”, è anche <strong>la</strong> durata dell’età del<strong>la</strong> prima generazione degli uomini prima del diluvio (Adamo<br />

930 anni; Jared 962; Matusalemme 969; Noè 950; ecc.), il ricorrere a “mille anni” significa il ritorno all’età<br />

antidiluviana, al tempo del giardino dell’Eden. Si ritrova lo stesso linguaggio nel libro del profeta Isaia dove <strong>la</strong><br />

speranza di “nuovi cieli” e “di una nuova terra” (Isaia 65:17) è poeticamente nel<strong>la</strong> nostalgia dell’età d’oro<br />

antidiluviana, quando morire a cento anni era morire giovane (Isaia 65:20), e quando gli uomini vivevano così tanto<br />

come gli alberi (Isaia 65:22). L’Apocalisse farebbe dunque da diapason ad Isaia, per farci comprendere che si<br />

ritroverà allora <strong>la</strong> felicità e <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita dell’inizio del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana. I mille anni rappresentano in effetti i<br />

primi passi del genere umano nell’eternità» J. Doukhan, pp. 247-249.<br />

62<br />

Apocalisse 20:4-6. Per <strong>la</strong> Chiesa portata in cielo vedere 1 Tessalonicesi 4:13-18.<br />

63<br />

HUBY Joseph, Autour de l’Apocalypse, in Dieu vivant, n. 5, Paris 1946, p. 129.<br />

64<br />

FILON, La Sainte Bible, vol. VIII, 1925, p. 872.<br />

65<br />

D’ARAGON Jean Louis, L’Apocalisse, in Grande Commentario Biblico, Queriniana, Brescia 1974, p. 1467.<br />

66<br />

MOUNCE Robert Hayden, The Book of Reve<strong>la</strong>tion, The New International Commentary on the New Testament,<br />

Grand Rapids, N. Eerdmans, F. F. Bruce, 1977, p. 351.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

istal<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> terra, e può essere collocato in cielo». 67 Una nota del<strong>la</strong> Oxford Annotated<br />

Bible dice: «Bisogna essere coscienti di leggere all’interno di questo passo ciò che è<br />

evidente, ad esempio nul<strong>la</strong> è detto qui di un regno sul<strong>la</strong> terra». 68<br />

Spiega J. Badina: «Non c’è un esplicito riferimento al cielo nei versetti 4-6, ma <strong>la</strong><br />

veduta avventista, detta celeste premillenarista, è sostenuta dai seguenti argomenti:<br />

- I salvati vanno in cielo con Gesù quando ritornerà. È ciò che Gesù aveva<br />

promesso nel<strong>la</strong> camera alta.<br />

- Giovanni vede i troni in cielo. La paro<strong>la</strong> “trono” è usata 47 volte nel libro<br />

dell’Apocalisse e sempre in re<strong>la</strong>zione con Dio o Cristo in cielo. 69 È quindi<br />

ragionevole concludere che i troni dal versetto 4 siano in cielo.<br />

- Giovanni vede in questo capitolo XX le persone che non hanno adorato <strong>la</strong> bestia<br />

e <strong>la</strong> sua immagine. Avendo ottenuto <strong>la</strong> “vittoria sul<strong>la</strong> bestia, sul<strong>la</strong> sua immagine<br />

e sul numero del suo nome” Giovanni le vide “in piedi sul mare di vetro avendo<br />

delle arpe in mano”. 70 La paro<strong>la</strong> “vincitore” del capitolo XV:2 è usata anche nel<br />

capitolo III:21 in riferimento ai credenti che si sederanno sul trono di Gesù ai<br />

quali ha promesso: “A chi vince io darò di sedere con me sul mio trono”.<br />

Leggendo assieme questi tre testi di Apocalisse III:21; XV:2 e XX:4, <strong>la</strong><br />

conclusione è che i troni del millennio sono in cielo.<br />

Gli avventisti credono che Apocalisse XX:1-3 descriva gli eventi sul<strong>la</strong> terra<br />

all’inizio e durante il millennio, mentre i versetti 4-6 descrivano ciò che avviene in<br />

cielo nello stesso periodo». 71<br />

Scrive il cattolico Beda Rigaux: «Il regno di mille anni non è il regno terrestre ma<br />

un regno celeste». 72 I salvati regneranno nel cielo con Gesù Cristo durante mille anni.<br />

Questo brano che illumina altre dichiarazioni di Gesù e di Paolo sul giudizio è<br />

stato considerato da molti difficile e incomprensibile, prendendo a pretesto del<strong>la</strong> loro<br />

esegesi le difficoltà linguistiche che il testo presenta, difficoltà che poi si incontrano<br />

67<br />

MORRIS Leon, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John. An Introduction and Commentary, Grand Rapids, 1969, p. 234.<br />

68<br />

The New Oxford Annotated Bible - Revised Standard Version, ed. Herbert G. May and Bruce M. Metzger, New<br />

York 1973, nota su Apocalisse 20:1-6; cit. da J. Badina, o.c., p. 241.<br />

69<br />

L. Morris, o.c., p. 236<br />

Ci sono alcune eccezioni: 2:13, il trono di Satana è a Pergamo; 13:2, il dragone dà il suo trono al<strong>la</strong> bestia; 16:10,<br />

il quinto angelo versò <strong>la</strong> sua coppa sul trono del<strong>la</strong> bestia. Così i soli troni esistenti sul<strong>la</strong> terra dal capitolo 1 al capitolo<br />

19 sono i troni di Satana, del dragone e del<strong>la</strong> bestia, tutti nemici di Dio. In contrapposizione, il trono di Dio e<br />

dell’Agnello è in cielo.<br />

70<br />

Apocalisse 15:2.<br />

71<br />

J. Badina, o.c., pp. 239,240. «Così essi vedono un salire dal<strong>la</strong> terra al cielo nel versetto 4, e dal cielo ritornano<br />

sul<strong>la</strong> terra nel versetto 7. Non si tratta di qualcosa di nuovo. Lo scambio di prospettiva dal<strong>la</strong> terra al cielo è una<br />

caratteristica comune dei libri apocalittici di Daniele e dell’Apocalisse. Per esempio, gli eventi di Apocalisse 7:1-8<br />

sono collocati sul<strong>la</strong> terra, poi Giovanni descrive ciò che vede in cielo (7:9-17), ma senza usare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “cielo”. È<br />

quindi possibile che vi sia <strong>la</strong> stessa alternanza terra-cielo-terra nel testo di 20:1-10 anche se <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “cielo” non è<br />

presente nel testo dei versetti 4-6» idem, pp. 240,241.<br />

72<br />

Abate P. BEDA RIGAUX O.F.M., L’antichrist et l’opposition au Royaume Messianique dans l’Ancien et le Nouveau<br />

Testament, Paris 1932, p. 337.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 903


CAPITOLO XXII<br />

in tutto lo scritto di Giovanni che, come abbiamo detto, non è scritto in buon greco, a<br />

differenza dell’Evangelo e delle epistole. 73<br />

Per rendere il brano più comprensibile, vogliamo ricordare che vari autorevoli<br />

manoscritti hanno le parole: «Il rimanente dei morti non tornò in vita prima che<br />

fossero compiuti i mille anni» poste tra due parentesi in modo che <strong>la</strong> frase che segue<br />

«questa è <strong>la</strong> prima resurrezione», si troverebbe ad essere il seguito diretto del<strong>la</strong> frase<br />

che precede <strong>la</strong> parentesi. 74<br />

Il brano ci offre una delle sette beatitudini: «Beato e santo è colui che partecipa<br />

al<strong>la</strong> prima resurrezione». Purtroppo coloro che non hanno compreso questo capitolo<br />

dell’Apocalisse, come il C. Brütsch per esempio, scrivono: «La quinta beatitudine<br />

prova che Giovanni attribuisce una grande importanza a questa prima resurrezione,<br />

che provoca le nostre perplessità». 75<br />

L’apostolo scrive che chi risorge al<strong>la</strong> prima resurrezione ha il privilegio di<br />

trascorrere il millennio con il Signore nel cielo e partecipare all’opera di giudizio.<br />

Al<strong>la</strong> fine del millennio ci sarà <strong>la</strong> seconda resurrezione, sarà quel<strong>la</strong> dei non salvati, sarà<br />

una resurrezione di giudizio.<br />

«È ben certo che i dottori ebrei insegnavano una doppia resurrezione: quel<strong>la</strong> dei<br />

giusti al<strong>la</strong> venuta del Messia, e quel<strong>la</strong> di tutti gli uomini nel giorno del Giudizio». 76<br />

73 BARTINA Sebastian del versetto 4 scrive: «Tutto il contenuto è grammaticalmente scompigliato. Manca di soggetto<br />

(per esempio al verbo: “Essi si sedettero”); accusativo (“le anime”) è staccato, seguito da un nominativo (“e quelli...”);<br />

se si tratta di un accusativo va con il precedente; se è un nominativo indipendente, il senso varia discretamente. Tutti<br />

gli sforzi intrapresi per organizzare <strong>la</strong> sintassi imbrogliata... sono poco soddisfacenti». Ma <strong>la</strong> sintassi non è più facile<br />

nel resto dell’Apocalisse. Quanto al contenuto de «<strong>la</strong> pericope 20:4-6, scrive A. WIKENHAUSER, è d’una tale brevità<br />

ristretta che non si può fare una vera rappresentazione del regno millenario». E. LOHMEYER par<strong>la</strong> di una «aridità<br />

intenzionale», cit. BRÜTSCH Charles, La c<strong>la</strong>rtée de l’Apocalypse, Genève 1966, p. 323. Per lo stile dell’Apocalisse<br />

vedere Appendice n. 5.<br />

74 La frase «il resto dei morti non tornò in vita prima che fossero compiuti i mille anni» 20:5 non c’è nei sei<br />

principali manoscritti unciali: Papiro Chester Beatty; Sinaiticus del III secolo, contiene soltanto <strong>la</strong> parte che va da<br />

9:10 a 17:2; Rescriptus Ephraemi del V secolo, manca tutto il capitolo 20; Porfitianus IX o X secolo è mancante dei<br />

primi nove versetti del capitolo 20; nel Codex Vaticanus del IV secolo il testo dell’Apocalisse è andato perduto; <strong>la</strong><br />

Peshitta, inizio V secolo, non ha mai contenuto le lettere di 2 Pietro, 2 e 3 Giovanni, Giuda e Apocalisse, perché <strong>la</strong><br />

Chiesa di Siria non li riconosceva come canonici - il testo dell’Apocalisse che appare nelle moderne edizioni stampate<br />

del<strong>la</strong> Peshitta dal 1627 fu preso in prestito da una successiva traduzione siriaca dal nome Harkleiana. Nei manoscritti<br />

minuscoli manca nel Sinaiticus e in alcuni altri. I testimoni antichi che contengono l’Apocalisse sono meno numerosi<br />

di quelli che contengono gli Evangeli, il libro degli Atti o le epistole paoline. Il testo si trova nell’Alessandrinus, IV<br />

secolo e in un gran numero di manoscritti minuscoli. Il procedimento che porta ad accettare una lettura biblica è molto<br />

complesso. Tenuto conto di questo, in genere gli studiosi accettano <strong>la</strong> frase come genuina. Per questo motivo essa<br />

appare nel<strong>la</strong> maggioranza delle traduzioni. Il fatto che alcuni traduttori pongano questa frase tra parentesi non<br />

significa necessariamente che essi dubitino del<strong>la</strong> lettura: possono soltanto voler dire che considerano <strong>la</strong> frase come<br />

parentetica. Il contesto non crea nessun problema al<strong>la</strong> frase in questione. Quanto essa afferma è chiaramente implicito<br />

nel resto del brano, specialmente quando lo si compara ad altri testi biblici che hanno a che fare con l’argomento. La<br />

Bibbia par<strong>la</strong> di due resurrezioni: quel<strong>la</strong> dei giusti e quel<strong>la</strong> degli ingiusti (Giovanni 5:28,29; Atti 24:5). Quel<strong>la</strong> dei<br />

giusti è in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> seconda venuta di Cristo (1 Tessalonicesi 4:13-17). Vedere Seventh Day Adventist Bible<br />

Commentary, vol. VII, Review and Herald, Washington D.C. 1957, pp. 883-885.<br />

75 C. Brütsch, o.c., p. 328.<br />

76 Christian GINSBERG et Alfred EDERSHEIM, L’Israélite de <strong>la</strong> naissance à <strong>la</strong> mort, Genève 1896, p. 168. Nel<br />

Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible di Westphal, t. II, p. 558 così viene riassunto questo insegnamento: «I1<br />

momento del<strong>la</strong> resurrezione. La resurrezione si produrrà: dopo il giudizio, per ricevere in eredità <strong>la</strong> gloria del regno<br />

messianico: Enoc 90:29-33,108. Immediatamente prima dell’èra messianica: Enoc 51:1. Al momento del regno<br />

904<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Queste due resurrezioni sono da prendersi letteralmente e numerose sono le<br />

argomentazioni a tale proposito, 77 sebbene, come su numerosi altri insegnamenti<br />

evidenti del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, si dica il contrario. È <strong>la</strong> non accettazione di quanto dice il<br />

messianico: Pseudo Esdra 7:28. Immediatamente dopo l’era messianica: Enoc 91:10; 92:3; Apocalisse di Baruc<br />

40:42; Pseudo Esdra 7: 9-32».<br />

77 D. Ford nel<strong>la</strong> sua opera (pp. 718,719) ha presentato 15 motivazioni che noi riassumiamo in 14:<br />

1. Ladd dice molto bene: «La frase “essi tornarono ancora in vita” è <strong>la</strong> traduzione dell’espressione greca, ezesan. La<br />

croce di tutto l’esegetico problema è nel significato di questa paro<strong>la</strong>. È vero che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> può avere il significato<br />

di entrare nel<strong>la</strong> vita spirituale (Giovanni 5:25), ma essa non è però mai usata con il significato di una<br />

“resurrezione spirituale” delle anime dei giusti dal<strong>la</strong> morte. La paro<strong>la</strong> è sempre usata per indicare <strong>la</strong> resurrezione<br />

del corpo in Giovanni 11:25; Romani 14:9; Apocalisse 1:18; 2:8; 13:14; e molti commentatori ammettono che<br />

questo sia il significato nel versetto 5. “Il resto dei morti non venne al<strong>la</strong> vita fino a quando i mille anni furono<br />

compiuti”. Se ezesan nel versetto 4 indica una resurrezione del<strong>la</strong> vita spirituale dei convertiti, o <strong>la</strong> vita dopo <strong>la</strong><br />

morte nello stato intermediario, noi siamo confrontati col problema del significato del<strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong> usata nello<br />

stesso contesto con due significati interamente diversi, senza una indicazione del perché di questo cambiamento di<br />

significato» LADD George Eldon, The Reve<strong>la</strong>tion and Jewish Apocalyptic, EQ, XXX, 1957, pp. 265,266. Vedere<br />

nota n. 83 u.p.<br />

2. La paro<strong>la</strong> anastasi è tradotta con resurrezione, e <strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong> è usata 39 volte nel Nuovo Testamento sempre<br />

per indicare <strong>la</strong> resurrezione del corpo. Per indicare una resurrezione spirituale si usano altre espressioni. Vedere<br />

nota n. 83 s.p.<br />

3. Nessun cristiano dubita che <strong>la</strong> seconda resurrezione o <strong>la</strong> resurrezione generale descritta ai versetti 5 e 12 sarà<br />

letteralmente realizzata. È quindi difficile immaginare che <strong>la</strong> prima sia di natura diversa.<br />

4. In Apocalisse 20 è esplicitamente detto che molti che risorgono al<strong>la</strong> prima resurrezione erano stati letteralmente<br />

decapitati nel fisico. Perciò <strong>la</strong> loro resurrezione deve essere intesa nel senso fisico. Se <strong>la</strong> loro morte è stata fisica<br />

<strong>la</strong> loro resurrezione lo sarà altrettanto.<br />

5. Poiché è detto di quei risuscitati che erano beati e santi, questo permette di affermare che <strong>la</strong> loro resurrezione<br />

spirituale era precedente all’evento del<strong>la</strong> resurrezione fisica.<br />

6. La paro<strong>la</strong> anima è nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura riferita alle persone che vivono nel<strong>la</strong> carne: Atti 7:14; 27:37; 1 Pietro 3:20,<br />

e per “le loro anime” vedere 1 Samuele 25:29; Genesi 46:15,18,22,26; Romani 2:9,10. Vedere nota n. 83 pp.<br />

7. Altrove Paolo esprime questa speranza di «giungere al<strong>la</strong> resurrezione dei morti» Filippesi 3:11. Se tutti, buoni o<br />

cattivi, saranno risuscitati nello stesso tempo, non sarebbe possibile sfuggire al<strong>la</strong> resurrezione. Il greco<br />

letteralmente dice: “resurrezione d’in fra i morti”. OLSHAUSEN scrive che «<strong>la</strong> frase sarebbe incomprensibile se non<br />

fosse derivata dall’idea che dall’insieme dei morti qualcuno sarebbe risuscitato per primo».<br />

8. Alcuni, tra cui Tregelles, hanno tradotto Daniele 12:2 come segue: «Molti tra quelli che dormono nel<strong>la</strong> polvere<br />

del<strong>la</strong> terra si sveglieranno, questi per <strong>la</strong> vita eterna; ma quelli (il resto di quelli che dormono e non si svegliano in<br />

quel tempo) saranno nell’obbrobrio».<br />

9. Altri testi fanno chiaramente comprendere che ci siano due resurrezioni: “<strong>la</strong> resurrezione di vita” Giovanni 5:29;<br />

di “vita eterna” Daniele 12:2; “del giusto” Luca 14:4; “una migliore resurrezione” Ebrei 11:35; “morti in Cristo”<br />

1 Tessalonicesi 4:16; “quelli che sono di Cristo al<strong>la</strong> sua venuta” 1 Corinzi 15:23. Il contesto mostra che <strong>la</strong><br />

resurrezione che viene menzionata è distinta da quel<strong>la</strong> dei non salvati.<br />

10. 1 Corinzi 15:23 suggerisce un ordine definito nel<strong>la</strong> resurrezione. La paro<strong>la</strong> “ordine” è tagma, termine militare che<br />

indica un gruppo o un reggimento. L’apostolo vede due gruppi ampiamente separati in cui ogni uomo è inserito<br />

nel proprio reggimento o divisione. La paro<strong>la</strong> greca eita “allora”, non significa immediatamente dopo, Marco<br />

4:28; Ga<strong>la</strong>ti 2:1.<br />

11. Altrove in Apocalisse l’uso di zao ha valore di “rivivere”, “vivere ancora”, in riferimento al corpo che è morto<br />

(Apocalisse 2:8; 13:14; 20:5).<br />

12. Nel<strong>la</strong> frase “prima resurrezione” e “seconda resurrezione” una separazione di tempo è implicita.<br />

Se indica un cambiamento da una degradata e disgraziata condizione, temporale o spirituale, può infatti essere<br />

figurativamente chiamata una resurrezione, una resurrezione a vita, a felicità; ma non avrebbe senso dire prima<br />

resurrezione. Questa espressione indica chiaramente una comparazione con una seconda, nel<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> prima è<br />

dello stesso genere.<br />

13. Nel testo c’è una analogia col matrimonio orientale quando lo sposo andava a prendere <strong>la</strong> sposa dal<strong>la</strong> casa di suo<br />

padre per portar<strong>la</strong> al banchetto nuziale che ha attinenza sia con Apocalisse 20, sia pure con Apocalisse 19. Il<br />

millennio sarà in cielo non sul<strong>la</strong> terra, perché <strong>la</strong> sposa dal<strong>la</strong> terra viene portata al banchetto nuziale in cielo.<br />

14. La Bibbia non par<strong>la</strong> che del<strong>la</strong> risurrezione dei giusti al<strong>la</strong> venuta di Gesù.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 905


CAPITOLO XXII<br />

testo biblico che discredita il millennio, facendone una dottrina bizzarra. Alcuni<br />

hanno tentato di spiritualizzare <strong>la</strong> prima o <strong>la</strong> seconda, vedendole come conversioni.<br />

Il versetto 5 «esprime l’opposizione tra “coloro che torneranno al<strong>la</strong> vita all’inizio<br />

del millennio ed il resto dei morti che non torneranno a vivere che più tardi, dopo i<br />

mille anni”, esso mostra in modo evidente il senso del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> resurrezione. Il loro<br />

stato di morte durante i mille anni prova che, quando essi risusciteranno,<br />

riprenderanno un corpo. Se <strong>la</strong> risurrezione chiamata “prima” fosse spirituale, <strong>la</strong><br />

“seconda”, dovrebbe esserlo altrettanto. Ma se <strong>la</strong> seconda è corporale, come è il caso<br />

qui, <strong>la</strong> prima lo sarà ugualmente.<br />

Tutta <strong>la</strong> Chiesa cristiana dei primi secoli e un gran numero dei migliori interpreti<br />

l’intendono così, e danno al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> resurrezione il suo senso ordinario e<br />

corporale». 78<br />

«È chiaro che qui sono distinte due resurrezioni corporali; <strong>la</strong> prima al momento<br />

dell’avvento del Cristo, prima del millennio e abbraccia i salvati che regneranno con<br />

Cristo durante i mille anni; <strong>la</strong> seconda... al<strong>la</strong> fine del millennio in vista del giudizio<br />

finale di cui par<strong>la</strong>no i versetti 10-15». 79<br />

L’apostolo Paolo stesso definisce <strong>la</strong> resurrezione dei giusti al momento del<strong>la</strong><br />

parusia, manifestazione in gloria di Gesù <strong>la</strong> «prima resurrezione». Scrive «i morti in<br />

Cristo (al momento del suo ritorno) risusciteranno i “primi” » 80 .<br />

«La prima resurrezione riceve diversi nomi: resurrezione dei giusti...,<br />

resurrezione migliore..., resurrezione di vita..., resurrezione di fra i morti;<br />

resurrezione di scelta che risuscita gli uni, mentre <strong>la</strong>scia coloro ai quali è destinata <strong>la</strong><br />

resurrezione di condanna. La seconda resurrezione, quel<strong>la</strong> dei malvagi, è abitualmente<br />

nominata resurrezione di condanna. La Scrittura traccia in più posti una linea di<br />

demarcazione tra le due resurrezioni, e quando le unisce nello stesso brano <strong>la</strong><br />

resurrezione dei buoni occupa il primo posto». 81<br />

Coloro che risuscitano al ritorno del Cristo saranno «sacerdoti di Dio e di Cristo e<br />

regneranno con lui mille anni». Saranno un regno di sacerdoti, come aveva già detto<br />

78<br />

A. Reymond, o.c., t. II, p. 135.<br />

79<br />

BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 135.<br />

80<br />

1 Tessalonicesi 4:16.<br />

81<br />

A. Reymond, o.c., t. II, p. 134; vedere Luca 14:14; Ebrei 11:35; Giovanni 5:39; Filippesi 3:10,11; Giovanni<br />

5:39. «Non bisogna confondere, malgrado certi passi che sembrano considerare un solo grande avvenimento tre atti<br />

distinti e successivi: <strong>la</strong> parusia, <strong>la</strong> resurrezione e il giudizio definitivo (Matteo 13:30,40-43,49,50; 24:37-42; 25:1-<br />

13,31-46; Giovanni 5:28,29). Si può anche citare 1 Corinzi 15:23; Filippesi 3:11; 1 Tessalonicesi 4:15-18» Idem.<br />

Possiamo, secondo A. Gretil<strong>la</strong>t, riassumere questo insegnamento nei termini seguenti: «La dottrina d’una doppia<br />

resurrezione era di quelle che non potevano figurare ancora nell’insegnamento propedeutico del Signore. Egli <strong>la</strong><br />

nomina solo in Luca 14:14; 20:35 (controversia con i sadducei) e a diverse riprese nel suo discorso di Galilea<br />

(Giovanni 6:40): “Or è questa <strong>la</strong> volontà di colui che mi ha inviato, che chiunque contemp<strong>la</strong> il Figlio e crede in lui,<br />

abbia <strong>la</strong> vita eterna e io lo risusciterò all’ultimo giorno”. Per contro, in Giovanni 5:28,29, Gesù nomina una doppia<br />

resurrezione, ma senza menzionare ancora l’intervallo che deve separarle l’una dall’altra. Paolo fa <strong>la</strong> stessa cosa nel<br />

suo discorso a Felice (Atti 24:15). L’intervallo dei due fatti si trova indicato di già sotto <strong>la</strong> penna dell’apostolo, ma<br />

sotto una forma ancora molto sommaria (1 Corinzi 15:23-26), in cui sono distinte tre epoche di resurrezioni: quel<strong>la</strong> del<br />

Cristo, quel<strong>la</strong> degli eletti, infine <strong>la</strong> resurrezione generale. La dottrina del<strong>la</strong> doppia resurrezione riceverà i suoi contorni<br />

definitivi in Apocalisse 20:5,6» o.c., t. II, p. 579.<br />

906<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Giovanni. 82 Questi riscattati saranno sacerdoti, non perché dovranno mediare per<br />

qualcuno, come quando il sacerdote entrava nel santuario per rappresentare il popolo<br />

davanti a Dio e quando usciva per rappresentare Dio davanti al popolo, ma perché<br />

essi stessi, tutti quanti, hanno il libero accesso al<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> gloria di Dio, al<br />

trono del<strong>la</strong> grazia, essendo <strong>diventa</strong>ti <strong>la</strong> dimora di Dio.<br />

Saranno re, non perché dovranno regnare su qualcuno, avendo quindi dei sudditi<br />

(l’umanità non salvata giace sul<strong>la</strong> terra), non ci sarà nessuno che dovrà obbedire, ma<br />

perché, partecipando al<strong>la</strong> dignità regale del loro Re, Cristo Gesù, sono stati liberati da<br />

ogni servitù fisica, morale e non subiscono il dominio di nessuno. Ma, pur essendo re,<br />

accettano sopra di loro <strong>la</strong> signoria del Padre e del Figlio con <strong>la</strong> volontà di servirli per<br />

l’eternità.<br />

A questi sacerdoti e re, Dio affida il compito di giudicare.<br />

Giovanni vede dei troni e su di essi sedute le «anime», cioè le persone viventi,<br />

risuscitate, in possesso del proprio corpo. 83<br />

Ai membri del<strong>la</strong> Chiesa di Laodicea, che predica nel tempo del giudizio<br />

preliminare <strong>la</strong> venuta del Signore, Gesù promette di farli sedere con lui sul suo trono.<br />

Questa promessa si estende anche al<strong>la</strong> Chiesa di tutti i tempi. Gesù l’aveva già fatta<br />

agli apostoli: «Io vi dico in verità... che quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono<br />

del<strong>la</strong> sua gloria, anche voi che m’avete seguito sederete su dodici troni a giudicare le<br />

dodici tribù d’Israele». Paolo, rimproverando i Corinzi che si quere<strong>la</strong>vano a vicenda,<br />

scriveva: «Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è<br />

giudicato da voi; siete voi indegni di giudicare delle cose minime? Non sapete voi che<br />

giudicheremo gli angeli?» A Timoteo scriveva: «Se abbiamo costanza nel<strong>la</strong> prova,<br />

con lui altresì regneremo». 84<br />

«Come presso gli antichi regnare è giudicare, e giudicare è regnare, così il regno<br />

del Signore consiste in un giudizio», 85 «cioè il potere di giudicare il mondo in qualità<br />

di assessori di Cristo». 86 Questo potere di giudicare, secondo l’espressione greca<br />

krima «comprende l’emanazione del<strong>la</strong> sentenza e <strong>la</strong> sua esecuzione... le parole<br />

regnarono indicano ancora <strong>la</strong> stessa funzione. L’ufficio di giudice è intimamente<br />

82 Apocalisse 1:6.<br />

83 A. Reymond fa notare: «La paro<strong>la</strong> “anima” è impiegata, non so<strong>la</strong>mente qui, ma anche sovente nel Nuovo<br />

Testamento, per indicare una persona vivente in possesso del suo corpo (vedere Atti 2:42; 27:37; 1 Pietro 3:20). Non<br />

c’è nul<strong>la</strong> di straordinario in questo, poiché l’anima è <strong>la</strong> sede del<strong>la</strong> personalità. <strong>Quando</strong> Gesù entrò nel Getsemani<br />

l’angoscia scuoteva <strong>la</strong> sua anima, quieta fino a quel momento, <strong>la</strong> sua anima, il suo io propriamente detto, di cui lo<br />

spirito e il corpo sono gli organi, che lo mettono in rapporto da un <strong>la</strong>to con il mondo divino dall’altro con <strong>la</strong> materia».<br />

Coloro che considerano <strong>la</strong> resurrezione in senso spirituale citano Romani 11:15; Efesi 2:6; Colossesi 3:1. «Ma in<br />

verità come applicare questo senso spirituale di rigenerazione ai fedeli testimoni di Gesù messi a morte per <strong>la</strong> sua<br />

paro<strong>la</strong> e <strong>la</strong> sua testimonianza? Inoltre è detto che essi vinsero, greco “ezesan”, essi uscirono dal loro stato di morte e<br />

ripresero il loro corpo... Il profeta li vede dunque corporalmente risuscitati.<br />

La paro<strong>la</strong> “zao” nell’Apocalisse indica sempre una resurrezione corporale. Il Signore stesso si dà per nome:<br />

“Colui che è stato morto e che ha ripreso <strong>la</strong> vita” (Apocalisse 1:18). ... L’elemento materiale (il corpo) che le anime<br />

hanno perso col martirio, lo ricupereranno con <strong>la</strong> resurrezione, che non potrebbe essere di conseguenza spirituale» A.<br />

Reymond, o.c., t. II, pp. 132, 133. Vedere nota n. 77,1.<br />

84 Apocalisse 3:21; Matteo 19:28; 1 Corinzi 6:2,3; 2 Timoteo 2:12.<br />

85 GODET Frédéric, Commentaire sur <strong>la</strong> I épître aux Corintiens, t. II, Neuchâtel, p. 361.<br />

86 DIODATI Giovanni, I Commenti del<strong>la</strong> Sacra Bibbia, Firenze 1880, p. 1408.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 907


CAPITOLO XXII<br />

legato a quello di re... I re sacerdoti che regnano sui troni hanno dunque tutti i<br />

privilegi del<strong>la</strong> carica sacerdotale e regale. Essi devono compiere <strong>la</strong> funzione di re e<br />

hanno il potere di pronunciare il diritto e d’eseguire <strong>la</strong> loro sentenza, il che equivale<br />

all’incarico promesso ai santi vincitori di pascere le nazioni con uno scettro di ferro,<br />

come è del resto l’espressione destinata al loro capo, il Re dei re e il Signore dei<br />

signori». 87<br />

Mediante questa fase del giudizio, ai giusti è data <strong>la</strong> possibilità di valutare i<br />

risultati del giudizio preliminare e togliere ogni forma di dubbio nei confronti di Dio,<br />

comprendere perché alcuni non sono stati salvati e valutare quindi il grado del<strong>la</strong> loro<br />

responsabilità individuale nel rifiuto del<strong>la</strong> salvezza. In questa fase del giudizio, come<br />

Paolo ha scritto ai Corinzi, gli eletti giudicheranno gli angeli decaduti. Ancora una<br />

volta questo insegnamento ci aiuta a comprendere che il piano del<strong>la</strong> salvezza che Dio<br />

ha messo in alto per l’umanità ha <strong>la</strong> sua ripercussione nell’universo intero. I<br />

giustificati del<strong>la</strong> grazia di Dio saranno col<strong>la</strong>boratori di Dio nel fare conoscere agli<br />

esseri celesti l’infinitamente varia sapienza di Dio. In questa fase di giudizio si esegue<br />

un giudizio anche su Dio, nel senso che i credenti potranno finalmente comprendere e<br />

quindi anche approvare ciò che non hanno capito dell’agire di Dio mentre erano<br />

viventi sul<strong>la</strong> terra.<br />

Che senso ha il giudizio se chi giudica non può modificare quanto già aveva<br />

stabilito Dio? «Dio, proprio perché è assolutamente certo del<strong>la</strong> correttezza del suo<br />

giudizio, desidera che i suoi figli lo verifichino e lo accettino acquisendo <strong>la</strong> totale<br />

consapevolezza di ciò che già sapevano e cioè che Dio è amore ed è giusto, che Dio<br />

ha salvato tutti coloro che potevano essere salvati e ha respinto solo coloro che non<br />

erano disposti ad accettare il bene che lui voleva offrire loro. In qualche modo è come<br />

se Dio dicesse: “Ho fatto tutto quello che era in mio potere per convincervi del mio<br />

amore. E ora siete qui con me a godere del<strong>la</strong> salvezza che vi ho preparato. Eppure nei<br />

vostri cuori possono rimanere delle domande. Potete chiedervi come mai tanti che<br />

amavate e di cui avevate stima non sono qui con voi. Potrei chiedervi di avere fiducia<br />

in me e nel mio giudizio: ormai vi ho dato così tante prove di essere un padre<br />

amorevole e giusto che non dovreste avere dubbi su di me e sul mio giudizio. Se non<br />

li ho salvati è perché così sono stato costretto a fare. Ma voi siete miei figli e voglio<br />

che <strong>la</strong> vostra fiducia sia illuminata dal<strong>la</strong> comprensione di tanti fatti che voi ignoravate<br />

perché vedevate le apparenze e non <strong>la</strong> realtà degli uomini. E allora vi chiedo di<br />

riconsiderare il mio giudizio, con <strong>la</strong> nuova conoscenza dei fatti che ora potete avere in<br />

tutta <strong>la</strong> loro pienezza, e di dirmi se ho fatto bene o male”. In questo modo,<br />

chiedendoci di giudicare il mondo, Dio ci chiede di giudicare se stesso. Il millennio ci<br />

par<strong>la</strong> dunque dell’umiltà di Dio che, essendo Signore, si fa nostro servo, essendo<br />

giudice supremo si <strong>la</strong>scia giudicare da noi. La conclusione non potrà essere che una<br />

so<strong>la</strong>, quel<strong>la</strong> espressa al capitolo XIX:2 a proposito del giudizio di Dio sul<strong>la</strong> falsa<br />

chiesa: “Veraci e giusti sono i tuoi giudizi”. Dio, già creandoci come esseri liberi, si è<br />

sottoposto al nostro giudizio. Potevamo infatti metterci di fronte a lui e dirgli: “Ci vai<br />

bene”, oppure “Ti rifiuto”. Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di questo mondo accetta di sottoporsi<br />

87 A. Reymond, o.c., t. II, p. 128; vedere 2 Samuele 8:15; 1 Re 10:9.<br />

908<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

ancora al nostro giudizio, affinché lo accettiamo con tutto il cuore e definitivamente<br />

come il Re che è degno di regnare su tutti noi». 88<br />

Fine del millennio<br />

«<strong>Quando</strong> i mille anni saranno compiuti Satana sarà<br />

sciolto dal<strong>la</strong> sua prigione e uscirà per sedurre le nazioni<br />

che sono ai quattro canti del<strong>la</strong> terra Gog e Magog, per<br />

adunarli al<strong>la</strong> battaglia. E salirono sul<strong>la</strong> distesa del<strong>la</strong> terra<br />

e attorniarono i1 campo dei santi e <strong>la</strong> città diletta». 89<br />

Al<strong>la</strong> fine del millennio Satana verrà sciolto e potrà nuovamente sedurre le nazioni,<br />

i malvagi che partecipano al<strong>la</strong> seconda resurrezione: «resurrezione di giudizio», come<br />

aveva insegnato Gesù.<br />

Dopo mille anni di riflessione sul suo operato, Satana, anziché riconoscere<br />

nell’Eterno il Dio del<strong>la</strong> vita e del<strong>la</strong> misericordia, cercherà per l’ultima volta di<br />

togliere da questo mondo <strong>la</strong> sua signoria, rovesciarne il potere e frustrare<br />

definitivamente i piani dell’Altissimo. Radunerà le nazioni dai quattro canti del<strong>la</strong><br />

terra Gog e Magog, 90 nomi che per <strong>la</strong> loro assonanza rappresentano un tutto che<br />

88<br />

LEONARDI Giovanni, Un anticipo di speranza lungo mille anni, in AA.VV., a cura di Ro<strong>la</strong>ndo RIZZO, Siamo pieni<br />

di speranza, ed. ADV, Falciani, 1992, pp. 163,164.<br />

89<br />

Apocalisse 20:7-9.<br />

90<br />

Gog è il nome del figlio di Scemaia (1 Cronache 5:4). Il nome di Magog si trova in Genesi 10:2; 1 Cronache 1:5;<br />

Ezechiele 38:2; 39:6. Nel<strong>la</strong> lista dei popoli di Genesi 10, è il nome di un figlio di Jafet con Gomer (Cimmeri), Madai<br />

(Medi), Tubal, Mesac; in Ezechiele, è ancora strettamente unito a questi due ultimi. Certi autori, seguendo Giuseppe<br />

F<strong>la</strong>vio (Antichità, l,6,I), hanno creduto di potere riconoscere in Magog gli Sciti, ma questi vengono chiamati nelle<br />

iscrizioni assire Ashgouzai, sarebbe piuttosto l’Askenaz figlio di Gome di Genesi 10:3. D’altra parte il nome di<br />

Magog non è stato trovato finora in nessuna iscrizione (Dictionnaire Encyclopédique, p. 77). Si è proposto di<br />

identificare <strong>la</strong> sua grafia con mat gag, «paese di Gag», essendosi trasformata <strong>la</strong> a di Gag nell’ebraico gog; ma dove era<br />

situato questo luogo? DELITZSCH ha proposto di identificare Gog con Ga-gi o Ga-a-gi, governatore del paese di Sa-hi, i<br />

cui figli si sollevarono contro Assurbanipal. Il paese di Sa-hi mutò il suo nome, col passare del tempo, in quello di gag<br />

a causa dei numerosi principi che con questo nome lo governarono. Tuttavia, <strong>la</strong> situazione del paese resta nelle tenebre<br />

poiché non si conoscono altri documenti che potrebbero portare più luce. Gog probabilmente si trova menzionato con<br />

il nome di ga-go in una delle tavolette di el-Amarnah (Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. IV, col. 845). In una lettera del<br />

XIV secolo a.C. del<strong>la</strong> corte di Amenhotep III a Kadashman-bel, di Babilonia, si legge: «...Chi sa se el<strong>la</strong> non sia figlia<br />

di una schiava, o figlia d’un Ga-ga-i (abitante del paese di Ga-ga), o figlia del paese di Haniglbat... ». Ora si sa che<br />

questo paese può essere identificato con <strong>la</strong> Melitene, sull’alto Eufrate cioè, nelle iscrizioni posteriori, il paese dove si<br />

sono istal<strong>la</strong>ti Tubal e Mesec. In una iscrizione di Assurbanipal, d’altra parte, si tratta di Gagu, re di Sahi, al Nord<br />

dell’Assiria, vicino al regno di Ouratou. Infine altri autori hanno creduto di identificare in Gog il re del<strong>la</strong> Lidia Gyges,<br />

menzionato nelle iscrizioni di Assurbanipal sotto il nome di Gougou. Da tutte queste indicazioni scaturisce che il<br />

nome di Gog (di cui Magog potrebbe essere una alterazione) si applica a un paese situato al Nord del<strong>la</strong> Melitene e<br />

vicino a Ourartou, cioè probabilmente nel<strong>la</strong> regione a Ovest dell’Armenia e, per estensione, a un popolo instal<strong>la</strong>to in<br />

questa regione e imparentato con gli Sciiti e con i Cimmeri, cioè con i popoli che le iscrizioni assire chiamano gli<br />

Umman-Manda (Dictionnaire Encyclopédique, idem).<br />

«I nomi di Gog e Magog sono presi da Ezechiele 38 e 40, dove è descritto l’ultimo assalto dei pagani contro<br />

Gerusalemme restaurata, ma in Ezechiele Gog è il re del paese di Magog, mentre l’autore dell’Apocalisse sembra<br />

prendere i due nomi per dei nomi di popoli» BONNET Louis, Le Nouveau Testament, vol. IV, L’Apocalypse, 3 a ed.,<br />

rivista e ampliata da Alfred SCHRŒDER, Lausanne 1905, p. 437.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 909


CAPITOLO XXII<br />

Crediamo che sia opportuno considerare in questa nota il problema di Ezechiele 37-39 e riportiamo le conclusioni<br />

del Maestro A.F. Vaucher presentate nel<strong>la</strong> Lacunziana, III serie, alle pp. 40-43. Mosè, dopo <strong>la</strong> liberazione d’Israele<br />

dal<strong>la</strong> schiavitù d’Egitto e l’attraversamento del Mar Rosso, compose un canto di liberazione che conclude come<br />

riportato nei versetti 16-18 di Esodo 15. Israele si sentiva beneficiario di una promessa fatta ad Abrahamo qualche<br />

secolo prima (Genesi 15:18,19), promessa che gli viene confermata ai piedi del Sinai nel<strong>la</strong> quale gli viene detto che <strong>la</strong><br />

terra promessa (Esodo 23:31) si estende dal Mar Rosso fino al mare dei Filistei (il Mediterraneo) e al di là del deserto<br />

fino all’Eufrate. Questa promessa viene ricordata due volte da Mosè (Deuteronomio 11:24) e da Giosuè (1:4). Ma<br />

quando il popolo giunge al confine del<strong>la</strong> terra promessa manca di fede e si ribel<strong>la</strong> al suo conduttore. Tutta <strong>la</strong><br />

generazione che è uscita dall’Egitto morrà nel deserto e sarà <strong>la</strong> generazione seguente che compirà l’impresa. Prima di<br />

morire Giosuè ha potuto constatare <strong>la</strong> fedeltà di Dio (23:14). Sebbene Dio avesse fatto <strong>la</strong> sua parte, Israele non fece <strong>la</strong><br />

sua e il programma delle conquiste non fu completato e Giosuè lo riconobbe (23:4,5). Dopo <strong>la</strong> morte di Giosuè Israele<br />

conquistò altri territori, come presenta il libro dei Giudici, ma subì anche numerosi arresti (Giudici<br />

1:19,21,27,29,30,31, 33,34).<br />

A causa dell’infedeltà d’Israele Dio lo rimprovera e lo minaccia (Giudici 2:1-3). Il periodo dei giudici fu un<br />

tempo di umiliazione di oppressione con interventi da parte di Dio nel suscitare dei condottieri e permettere intervalli<br />

di riposo. È so<strong>la</strong>mente al tempo di Salomone che parzialmente si realizzano le promesse di Dio (1 Re 4:21). Dopo <strong>la</strong><br />

sua morte il regno viene diviso in due parti: regno del nord con le 10 tribù e regno del sud con <strong>la</strong> dinastia davidica.<br />

A seguito del<strong>la</strong> dispersione delle dieci tribù d’Israele in Assiria e l’esilio del regno di Giuda in Babilonia, i profeti<br />

Isaia e Michea che avevano annunciato questa catastrofe avevano anche annunciato <strong>la</strong> restaurazione indicando in Ciro<br />

l’uomo del<strong>la</strong> provvidenza per il popolo d’Israele (Isaia 44:28) ed il ristabilimento dei confini (Michea 7:11,12). I due<br />

profeti, guardando nell’avvenire, al tempo messianico, contemp<strong>la</strong>no Sion quale capitale spirituale dell’umanità e <strong>la</strong><br />

guerra abolita, con Dio re di tutta <strong>la</strong> terra (Isaia 2:1-5; Michea 4:1-5).<br />

Qualche anno dopo il ritorno da Babilonia dei primi contingenti Dio dice, mediante Zaccaria (8:3-8), di essersi<br />

nuovamente stabilito a Gerusalemme e coloro che saranno lontani verranno a <strong>la</strong>vorare all’edificazione del tempio<br />

(6:15). Le ultime parole del versetto 15 dicono chiaramente che il compimento delle promesse di Dio sono<br />

condizionate all’atteggiamento d’Israele.<br />

La massa d’Israele non ha però risposto all’invito. Pochi sono ritornati in Patria. Con molta difficoltà il tempio è<br />

stato ricostruito. Coloro che sono rimasti nel paese d’esilio si organizzarono in colonie e molti furono assorbiti dal<br />

mondo pagano.<br />

Questo panorama ci permette meglio di comprendere le parole di Ezechiele.<br />

Nel<strong>la</strong> prima parte del suo libro questo profeta aveva annunciato il castigo di Gerusalemme (capitolo 9). Aveva<br />

detto che l’Eterno abbandonava il tempio e <strong>la</strong> città maledetta per raggiungere il popolo in esilio sulle rive del fiume<br />

Keba (capitolo 11). Negli ultimi capitoli del libro par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> restaurazione d’Israele, il suo ritorno in Palestina (39:25-<br />

29).<br />

Dopo l’esilio Ezechiele vede che Dio pone <strong>la</strong> sua dimora nuovamente nel tempio ristabilito (43:1-5). Ma il tempio<br />

costruito da Zorobabele non assomiglia in nul<strong>la</strong> o quello descritto da Ezechiele. Perché? «La risposta è chiara. Il<br />

popolo non ha realizzato le condizioni alle quali <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> era sottomessa» SMITH Uria, The Sanctuary, Battle Creek,<br />

Michigan, 1877, p. 164. «Se tutte queste tribù assieme, il cui numero saliva certamente allora a cinque milioni, fossero<br />

ritornate al paese dei loro padri e si fossero riuniti in un unico pensiero teocratico, il piano di questa nuova<br />

organizzazione proposta dei capitoli 40 e 48 si sarebbe potuto realizzare. Questo piano senza alcun dubbio era stato<br />

concepito nel<strong>la</strong> prospettiva in cui questi cinque milioni riuniti realmente si fossero messi con ardore e risoluzione a<br />

eseguire l’opera del<strong>la</strong> loro patria... Ma <strong>la</strong> massa non volle intendere. E cosi il piano dei capitoli 40 e 48 non si poté<br />

realizzare» ROHLING August, En route pour Sion, Paris 1902, p. 234. «Nel caso in cui le disposizioni d’Israele, al<strong>la</strong><br />

fine dell’esilio, avessero risposto alle intenzioni letterali di Dio, noi crediamo che il tempio di Ezechiele avrebbe<br />

potuto alzarsi nel paese di Canaan, segnando l’inizio di un’èra nuova e benedetta per il popolo israelita e per suo<br />

mezzo per altre nazioni ancora. Ma Israele ha fatto difetto. L’ora favorevole è suonata, l’appello è echeggiato, ma non<br />

è stato accolto, non gli si è risposto... e Dio vi ha provveduto diversamente. - Dunque, in un certo senso, <strong>la</strong> grande<br />

<strong>profezia</strong> di Ezechiele 40-48 non ha trovato il suo compimento all’ora in cui questo compimento doveva prodursi»<br />

GAUTIER Lucien, La Mission du Prophète Ezéchiel, Lausanne 1891, p. 143. Dio comunque non ha rinunciato al<strong>la</strong><br />

realizzazione del suo piano. Dio non è vinto. Modifica il suo piano e l’adatta alle nuove circostanze.<br />

<strong>Quando</strong> il Messia Gesù è venuto presso i suoi, i suoi non l’hanno ricevuto (Giovanni 1 a 11). Rigettato dal popolo<br />

al quale era venuto ad annunciare <strong>la</strong> buona novel<strong>la</strong> del regno (Matteo 4:23), Egli lo ha rigettato a sua volta: «Perciò io<br />

vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti» Matteo 21:43. L’Israele<br />

spirituale (l’insieme dell’ulivo coltivato e i rami dell’ulivo selvatico) succede all’Israele carnale, solo l’elemento<br />

spirituale continua nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> e trova il suo compimento. «Se essa non è compiuta al<strong>la</strong> lettera, ha trovato il suo<br />

compimento spirituale. Ed è ciò che avviene sempre. Certe profezie si compiono contemporaneamente tanto nel<strong>la</strong><br />

lettera quanto nello spirito. Per altre, il compimento letterale essendo reso impossibile a causa del<strong>la</strong> resistenza degli<br />

uomini, Dio le realizza in altro modo, ma arriva sempre ai suoi fini» L. Gautier, o.c., p. 144.<br />

910<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

unisce una estremità, gog, all’altra, al suo contrario, magog. «A Gog viene abbinato<br />

Magog, per migliorare il simbolismo nonché <strong>la</strong> simmetria ritmica; i due nomi Gog e<br />

Magog qui sono posti a simboleggiare sinteticamente i popoli coalizzati da Satana da<br />

ogni dove contro <strong>la</strong> Chiesa». 91 È da notare «come questi due nomi siano messi come<br />

apposizione alle innominate nazioni... sono puramente simbolici... I due nomi erano<br />

impiegati abitualmente negli scritti apocalittici di quei tempi per designare i nemici<br />

del popolo di Dio». 92 Il numero immenso di questi uomini fa comprendere che si<br />

tratta non di una so<strong>la</strong> generazione, ma di tutti gli empi vissuti nel corso dei secoli.<br />

Essi possono «attorniare il campo dei santi e <strong>la</strong> città diletta» perché Cristo e <strong>la</strong><br />

moltitudine dei salvati, che durante il millennio sono stati nel cielo, verranno al<strong>la</strong> fine<br />

di questo periodo sul<strong>la</strong> terra per porre su questo mondo <strong>la</strong> sede del trono di Dio.<br />

Scrive il prof. J. Doukhan: «Lo scenario ricorda Harmaghedon dove pure si par<strong>la</strong><br />

di un grande incontro in vista di un conflitto armato, e dove pure gli eserciti nemici<br />

sono gettati nello stagno di fuoco. 93 Anche in questa occasione il luogo del<strong>la</strong> battaglia<br />

riceve un nome ebraico: “Gog e Magog” ed è in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele. 94 Ma<br />

mentre <strong>la</strong> battaglia di Harmaghedon opponeva Israele al suo nemico tradizionale,<br />

Babilonia, quel<strong>la</strong> di Gog e Magog solleva indefiniti eserciti nemici il cui solo scopo è<br />

di distruggere senza motivo un regno in pace. 95 Al<strong>la</strong> battaglia di Harmaghedon, gli<br />

eserciti di Babel si erano messi contro <strong>la</strong> venuta del Salvatore che proveniva<br />

dall’Oriente 96 e <strong>la</strong> tragedia era appena a livello di prosciugamento dell’Eufrate. Il<br />

nemico era ancora lontano da Gerusalemme. Al<strong>la</strong> battaglia di Gog e Magog, per<br />

contro, gli eserciti del dragone sono di già penetrati nel<strong>la</strong> “città amata” e investito “il<br />

campo dei santi”. 97 Harmaghedon si riferisce “ai re del<strong>la</strong> terra” sotto <strong>la</strong> triplice<br />

direzione del<strong>la</strong> bestia, del falso profeta e anche del dragone. L’avvenimento di Gog e<br />

<strong>Quando</strong> si legge Ezechiele al<strong>la</strong> luce degli ultimi due capitoli dell’Apocalisse, ci si rende conto che l’elemento<br />

spirituale non è lettera morta. Si vedrà che Giovanni riprende contemporaneamente il quadro finale schizzato nei due<br />

ultimi capitoli di Isaia e quelli di Ezechiele 40-48. Là, dopo <strong>la</strong> sparizione del primo cielo e del<strong>la</strong> prima terra, ci mostra<br />

<strong>la</strong> Gerusalemme celeste che discende dal cielo, d’appresso a Dio, per posarsi sul<strong>la</strong> terra nuova. «I1 trono di Dio e<br />

dell’Agnello sarà nel<strong>la</strong> città» Apocalisse 22:3; confr. Ezechiele 48:35. Un fiume di acqua del<strong>la</strong> vita uscirà dal trono di<br />

Dio e dell’Agnello (Apocalisse 22:1; confr. Ezechiele 47:1). L’albero del<strong>la</strong> vita darà i suoi frutti ogni mese<br />

(Apocalisse 22:2; confr. Ezechiele 47:12). È allora so<strong>la</strong>mente che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Ezechiele sarà perfettamente<br />

compiuta, e pure superata.<br />

La spiegazione adottata da coloro che non vedendo <strong>la</strong> realizzazione letterale del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> nel passato <strong>la</strong><br />

collocano durante il millennio, come fa per esempio La Bible Annotée, non è sostenibile. «I1 Figlio di Dio ha messo<br />

fine all’antica alleanza per sostituirgli <strong>la</strong> nuova, tale è l’insegnamento apostolico, in partico<strong>la</strong>re quello di S. Paolo e<br />

del<strong>la</strong> lettera agli Ebrei. Tanto ci sembra impossibile aderire all’interpretazione sedicente idealista e simbolica degli<br />

ultimi nove capitoli di Ezechiele, e altrettanto siamo persuasi che essi devono essere interpretati letteralmente, e tanto<br />

ci sembra inammissibile che l’opera compiuta da Cristo debba un giorno subire un indietreggiamento come quello che<br />

implicherebbe <strong>la</strong> resurrezione degli antichi riti d’Israele» L. Gautier, o.c., p. 125.<br />

91 ROERO Antonio, La Sacra Bibbia, t. III, L’Apocalisse, ed. Marietti, Torino 1964, p. 845.<br />

92 La Sacra Bibbia, ed. Sa<strong>la</strong>ni, nota dell’abate RICCIOTTI Giuseppe.<br />

93 Apocalisse 19:20; confr. 20:10,13,14.<br />

94 Ezechiele 38:2.<br />

95 Ezechiele 38:11.<br />

96 Apocalisse 16:14,15.<br />

97 Apocalisse 20:9.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 911


CAPITOLO XXII<br />

Magog coinvolge tutte le nazioni, dai “quattro canti del<strong>la</strong> terra” 98 sotto <strong>la</strong> direzione<br />

unica del dragone.<br />

La paro<strong>la</strong> ebraica Harmaghedon era il nome del luogo del<strong>la</strong> battaglia 99 ed evocava<br />

per associazione il dolore dei re del<strong>la</strong> terra che sopravvivono a Babilonia. La paro<strong>la</strong><br />

ebraica Gog e Magog si riferisce alle nazioni, “ai quattro canti del<strong>la</strong> terra” il cui<br />

“numero è come <strong>la</strong> sabbia del mare”. 100 Sono le nazioni come moltitudini ad essere<br />

evocate attraverso il nome di Gog e di Magog. È d’altronde questo il tema dominante<br />

del racconto che presenta Gog e Magog nel<strong>la</strong> visione di Ezechiele. 101 Questa<br />

caratteristica determina pure il nome del luogo del<strong>la</strong> battaglia: “Quel luogo sarà<br />

chiamato <strong>la</strong> Valle del<strong>la</strong> moltitudine di Gog”. 102 “E ci sarà pure una valle chiamata<br />

Hamonah (moltitudine)”. 103<br />

Da Harmaghedon a Gog; si intravede dell’ironia. I nemici di Dio ambirono al<strong>la</strong><br />

montagna (har) e terminarono nel<strong>la</strong> valle. Quanto al<strong>la</strong> moltitudine, segno di potenza,<br />

in questo nuovo paesaggio colpito dal<strong>la</strong> morte, divenne un’occasione d’orrore; è una<br />

moltitudine di cadaveri. 104 Con le parole “valle del<strong>la</strong> moltitudine” (guey hamon) il<br />

profeta descrive il luogo in cui facevano passare dal fuoco i figli e le figlie in onore a<br />

Moloc. 105 È al ricordo dei riti sacrificali fatti mediante il fuoco, che si è sviluppato in<br />

seguito <strong>la</strong> nozione d’inferno e di “geenna” 106 che non è altro che <strong>la</strong> trascrizione<br />

dell’ebraico guey hinnon (valle di Hinnon).<br />

Nel linguaggio simbolico dell’Apocalisse “Gog e Magog” significa <strong>la</strong> moltitudine<br />

delle nazioni, dei goyim, cioè, secondo <strong>la</strong> terminologia giudaica tradizionale, tutti<br />

coloro che sono stranieri all’alleanza con il Dio d’Israele!». 107<br />

Zaccaria aveva scritto: «Il Signore uscirà... e i suoi piedi si fermeranno, quel<br />

giorno, sopra il monte degli Ulivi che è dirimpetto a Gerusalemme a levante, e il<br />

monte degli Ulivi si spaccherà per il mezzo, dal levante a ponente, sì da formare una<br />

gran valle, metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra metà verso<br />

mezzogiorno». Giovanni da parte sua contemp<strong>la</strong> questo spettacolo ed esc<strong>la</strong>ma: «Vidi<br />

<strong>la</strong> santa città, <strong>la</strong> nuova Gerusalemme, scendere giù dal cielo dappresso a Dio pronta<br />

come una sposa adorna per il suo sposo». 108 Contro questa sposa, che è venuta ad<br />

ereditare <strong>la</strong> terra, Giovanni vide i popoli salire dai punti più lontani.<br />

Allora si terrà il giudizio, perché tutta l’umanità di ogni tempo sarà al<strong>la</strong> presenza<br />

del suo Creatore. «È evidente che <strong>la</strong> visione del gran trono bianco si pone<br />

cronologicamente, nel mezzo del versetto 9, tra l’attacco portato contro il campo dei<br />

98<br />

Apocalisse 20:8.<br />

99<br />

Apocalisse 16:16.<br />

100<br />

Apocalisse 20:8.<br />

101<br />

Ezechiele 38:4-9,13,15,16,22,23; 39:2,11,12,15,16.<br />

102<br />

Ezechiele 39:11.<br />

103<br />

Ezechiele 39:16.<br />

104<br />

Ezechiele 39:11,14,15.<br />

105<br />

2 Cronache 33:6.<br />

106<br />

Matteo 5:22.<br />

107<br />

J. Doukhan, o.c., pp. 253-255.<br />

108<br />

Zaccaria 14:3,4; Apocalisse 21:2,3.<br />

912<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

santi e <strong>la</strong> discesa del fuoco celeste». 109 Giovanni ha separatamente dipinto i due<br />

quadri: l’accerchiamento del campo, il fuoco che scende dal cielo e quello del<br />

giudizio, che descrive subito dopo, per permettere di abbracciare in un sol colpo<br />

d’occhio gli avvenimenti rapidi che chiudono il millennio: il giudizio degli empi con<br />

<strong>la</strong> conseguente loro fine e <strong>la</strong> morte eterna di Satana.<br />

Giudizio universale<br />

«Vidi un gran trono bianco e Colui che vi sedeva sopra<br />

dal<strong>la</strong> cui presenza fuggirono terra e cielo; e non fu più<br />

trovato posto per loro. E vidi i morti grandi e piccoli che<br />

stavano ritti davanti al trono; ed i libri furono aperti; e un<br />

altro libro fu aperto, che è il libro del<strong>la</strong> vita; e i morti<br />

furono giudicati dalle cose scritte nei libri secondo le opere<br />

loro. E il mare rese i morti che erano in esso; e <strong>la</strong> morte e<br />

l’Ades resero i loro morti; ed essi furono giudicati ciascuno<br />

secondo le sue opere. E <strong>la</strong> morte e l’Ades furono gettati<br />

nello stagno di fuoco. Questa è <strong>la</strong> morte seconda cioè lo<br />

stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel<br />

libro del<strong>la</strong> vita fu gettato nello stagno di fuoco. - Dal cielo<br />

discese del fuoco e le divorò. E il diavolo che le aveva<br />

sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono<br />

anche 1a bestia e il falso profeta; e saranno tormentati<br />

giorno e notte, nei secoli dei secoli». 110<br />

A differenza di questo trono bianco sul quale siede Colui dal<strong>la</strong> cui presenza<br />

fuggono terra e cielo, l’Apostolo vide precedentemente, all’inizio del<strong>la</strong> sua seconda<br />

visione, al momento del<strong>la</strong> rottura dei sigilli che sve<strong>la</strong>no il percorso attraverso il quale<br />

Dio stabilirà il suo regno sul<strong>la</strong> terra, un altro trono con caratteristiche diverse. Al<br />

confronto questi due troni presentano delle differenze. Essi «aprono e chiudono <strong>la</strong><br />

marcia degli avvenimenti che costituiscono <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del regno, ne sono l’inizio e <strong>la</strong><br />

fine, l’alfa e l’omega». 111 Il giudice qui è Dio pantokrator nel<strong>la</strong> sua tremenda maestà.<br />

109 LESLIE Walter, Gold’s Good News, Watford 1950, p. 578; cit. VAUCHER Alfred Félix, Le Jugement, 1966, p. 26.<br />

110 Apocalisse 20:11-14, 9,10; 21:8 u.p.; vedere 2 Tessalonicesi 1:10.<br />

111<br />

Apocalisse 4:2-6<br />

- è posto nel cielo;<br />

- ha l’arcobaleno, simbolo del<strong>la</strong> grazia e del<strong>la</strong><br />

alleanza;<br />

Apocalisse 20:11-14<br />

- non è detto, ma il contesto lo pone sul<strong>la</strong> terra;<br />

- non ha nessun arcobaleno perché non ha alcuna<br />

speranza da offrire e nessuna promessa di salvezza<br />

da realizzare;<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 913


CAPITOLO XXII<br />

Lo sconvolgimento che produrrà <strong>la</strong> sua presenza è il preludio al rinnovamento di<br />

questo mondo che cesserà di essere corrotto e corruttibile per essere creato<br />

incorruttibile.<br />

«Nessuna poesia, salvo il racconto del<strong>la</strong> prima creazione, ha raggiunto <strong>la</strong> brevità<br />

sublime del tratto che annuncia <strong>la</strong> sparizione finale dei cieli e del<strong>la</strong> terra». 112 Questa<br />

sparizione istantanea rinforza a tal punto <strong>la</strong> spaventevole maestà di Colui che siede<br />

sul trono, che l’universo ne è scosso e trasformato. Essa significa ancora che<br />

l’Onnipotente prende in mano il suo potere per procedere allo stabilimento di ogni<br />

cosa.<br />

I morti sono tutti gli uomini senza distinzione, grandi e piccoli, 113 buoni e cattivi, e<br />

martiri e santi che fruirono del<strong>la</strong> “resurrezione prima”, e “gli altri morti”. Si tengono<br />

in piedi, ritti come si conviene a chi deve sottostare al giudizio. I molteplici libri,<br />

dove sono consegnate le azioni degli uomini, sono contrapposti al libro unico del<strong>la</strong><br />

vita nel quale sono iscritti i riscattati. L’onniscienza divina non sostituisce <strong>la</strong> scelta e<br />

le decisioni degli uomini. «Il principio del giudizio “secondo le opere” sussiste anche<br />

con <strong>la</strong> salvezza per grazia; poiché le opere, che comprendono <strong>la</strong> vita intera, i<br />

sentimenti del cuore come le azioni esteriori, dimostrano <strong>la</strong> rigenerazione e <strong>la</strong><br />

santificazione mediante <strong>la</strong> quale l’anima deve passare per possedere <strong>la</strong> vita eterna.<br />

Tale è anche secondo l’insegnamento di Gesù». 114 Il giudizio non si basa su una<br />

«predestinazione cieca. Poiché tutti i morti sono giudicati secondo le loro opere, ed<br />

essi sono responsabili di tutto ciò che hanno fatto o omesso di fare. Nessuna<br />

possibilità di discolparsi incriminando le circostanze, <strong>la</strong> sfortuna, gli altri, <strong>la</strong> cattiveria<br />

degli altri, <strong>la</strong> corruzione del<strong>la</strong> società. Gli atti esprimeranno esattamente ogni vita,<br />

destinata a sbocciare in frutti... «E furono giudicati, ciascuno» viene precisato. Anche<br />

quando si tratta di opere fatte con altri, <strong>la</strong> responsabilità personale di ciascuno è in<br />

- escono <strong>la</strong>mpi tuoni e voci: manifestazione del<strong>la</strong><br />

giustizia di Dio che colpisce i ribelli invitandoli al<br />

pentimento;<br />

- attorniato da altri troni meno elevati sui quali<br />

siedono gli anziani e le creature viventi. I <strong>la</strong>mpi<br />

accompagnano le sentenze di grazia e di punizione;<br />

- il mare di vetro, immagine del<strong>la</strong> pura vita creata da<br />

Dio;<br />

- canti di lode e di adorazione per il Dio creatore e<br />

redentore.<br />

914<br />

- nessuna minaccia. Il tempo degli avvisi è passato<br />

come anche quello del<strong>la</strong> grazia. Si deve ora<br />

so<strong>la</strong>mente pronunciare <strong>la</strong> sentenza.<br />

La grandezza e il suo candore simboleggiano <strong>la</strong><br />

giustizia . «I1 cielo e <strong>la</strong> terra fuggirono, disparvero<br />

completamente in modo tale che non fu più trovato<br />

il posto per loro, dove essi possono dimorare.<br />

L’universo contaminato dal peccato prenderà fine<br />

nel gran giorno del giudizio» L. Bonnet, o.c., p.<br />

438;<br />

- un solo trono, un solo giudice, un solo giudizio per<br />

una so<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse di persone. Sarà seguito dal tempo<br />

del<strong>la</strong> distruzione del male;<br />

- assenza del mare, non ci sarà più <strong>la</strong> conflittualità tra<br />

i popoli;<br />

- nessuna allegrezza, nessun cantico, il giudizio<br />

contro i ribelli non fornisce nessun motivo di gioia.<br />

Vedere A. Reymond, o.c., vol. II, pp. 166,167.<br />

112 A. Gretil<strong>la</strong>t, o.c., t. III, p. 594.<br />

113 L’ordine è in generale inverso: “piccoli e grandi” Apocalisse 11:18; 13:16; 19:5,l8. «L’autore avrà<br />

deliberatamente modificato l’ordine per sottolineare il giudizio che, colpirà i grandi del<strong>la</strong> terra, e al quale sfuggono<br />

così spesso qui in basso» R.H. CHARLES.<br />

114 L. Bonnet, o.c., p. 438; vedere Romani 2:6; Matteo 16:27; 2 Corinzi 5:10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

causa. Il giudizio si svolge davanti a Dio e davanti all’umanità, poiché ognuno è<br />

responsabile davanti a Dio e davanti a tutti. Come scrive D. Bonhoeffer: “Qui<br />

ciascuno <strong>diventa</strong> solitario. Ma c’è una solitudine davanti al<strong>la</strong> grazia e una solitudine<br />

davanti al<strong>la</strong> collera di Dio”». 115<br />

«Tutti compariranno davanti al tribunale di Dio», scriveva l’apostolo Paolo. Il<br />

“mare” restituirà i suoi morti che non hanno ricevuto sepoltura. La “morte” restituirà<br />

coloro che sono morti e non hanno ricevuto sepoltura perché caduti da precipizi,<br />

morti nelle grotte, nei deserti, divorati da bestie feroci, l’“Ades”, il soggiorno dei<br />

morti, restituirà tutti coloro che sono stati sepolti. Qualunque sia stata <strong>la</strong> sorte<br />

riservata al cadavere, tutti saranno giudicati.<br />

Chi non risponderà all’appello dei nomi scritti nel libro del<strong>la</strong> vita verrà gettato<br />

nello stagno di fuoco.<br />

Duplice destino: - vita eterna<br />

- morte eterna.<br />

Non v’è posto per una sentenza intermedia.<br />

Perché <strong>la</strong> resurrezione dei non salvati per farli ancora morire? La lettera di Giuda<br />

risponderebbe dicendo: «Per convincere tutti gli empi di tutte le opere d’empietà che<br />

hanno empiamente commesso, e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno<br />

proferito contro di Lui (il Signore)». 116 G. Leonardi, che come tanti si è posta questa<br />

domanda, scrive: «I salvati hanno confermato il giudizio di Dio: gli empi non<br />

potevano, per quello che sono stati, essere ritenuti innocenti e salvati. Eppure si<br />

potrebbe ancora pensare: “Forse non hanno fatto il bene perché non l’hanno capito!<br />

Forse non hanno accettato Gesù perché non lo hanno conosciuto! Forse non hanno<br />

accettato Dio perché non l’hanno mai visto!”. Ebbene, ora Dio <strong>la</strong>scia che essi tornino<br />

in vita e vedano le cose belle che voleva dare loro; vedano come <strong>la</strong> volontà di Dio<br />

fosse per il loro servizio e non per <strong>la</strong> loro oppressione; vedano <strong>la</strong> gioia dei salvati;<br />

vedano Dio faccia a faccia... che cosa faranno? Si rivolteranno ancora una volta<br />

contro di lui e i suoi figli mostrando agli occhi dell’universo intero che Dio non<br />

poteva proprio salvarli. Allora Dio potrà togliere loro <strong>la</strong> vita senza che nessuno rischi<br />

di accusarlo di intolleranza come poteva succedere all’inizio del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del peccato,<br />

quando Dio ebbe pazienza con Satana». 117<br />

Il giorno del giudizio è il giorno del<strong>la</strong> <strong>la</strong>crime di Dio. Come Gesù pianse su<br />

Gerusalemme per ciò che l’avrebbe colpita, Dio stesso piangerà perché aveva<br />

disposto per le sue creature un altro destino, ma non hanno voluto. «Poiché io non ho<br />

alcun piacere nel<strong>la</strong> morte di colui che muore, dice il Signore, l’Eterno. Convertitevi<br />

dunque e vivrete!». 118<br />

Per il dopo sentenza sta scritto: «Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si<br />

piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio». 119 Questa adorazione<br />

115<br />

C. Brütsch, o.c., p. 342, 343.<br />

116<br />

Giuda 14,15.<br />

117<br />

G. Leonardi, o.c., p. 165.<br />

118<br />

Ezechiele 18:32.<br />

119<br />

Romani 14:10,11; Isaia 45:23,24; Filippesi 2:9-11.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 915


CAPITOLO XXII<br />

universale sarà per gli eletti l’espressione del proprio amore e riconoscenza, per gli<br />

empi riconoscimento e confessione del<strong>la</strong> santa giustizia di Dio.<br />

Distruzione del male<br />

La morte e l’Ades stessi vengono gettati nello stagno ardente di fuoco che è <strong>la</strong><br />

morte seconda. La morte e tutto ciò che porta al<strong>la</strong> sua manifestazione, il male, il<br />

peccato, spariranno in un universo dove regnerà l’immortalità di Dio.<br />

La seconda morte è <strong>la</strong> purificazione dell’universo dopo secoli di <strong>la</strong>crime e di lutti;<br />

il fuoco purificatore estirperà ogni vestigia di male.<br />

Se <strong>la</strong> morte e l’inferno sono gettati nello stagno di fuoco per <strong>la</strong> distruzione, è<br />

segno che essi sono destinati a sparire e non a sussistere come una nota stonata<br />

nell’Universo. La morte seconda è <strong>la</strong> sparizione senza ritorno del peccato e dei<br />

peccatori, di Satana e dei suoi demoni, del<strong>la</strong> morte e del loro sepolcro. L’Apocalisse<br />

condanna nel<strong>la</strong> forma più chiara possibile, più d’ogni altra porzione delle Sacre<br />

Scritture, il ristabilimento universale. 120<br />

In quel giorno gli eletti vedranno con i loro occhi <strong>la</strong> retribuzione degli empi. La<br />

guerra appena dichiarata da Satana, che ha riunito le nazioni per distruggere il popolo<br />

di Dio, arriva al suo termine. Una so<strong>la</strong> frase è sufficiente per anticiparne <strong>la</strong> realtà<br />

futura: «Dal cielo discese del fuoco e le divorò».<br />

Inferno<br />

«E il diavolo che li aveva sedotti fu gettato nello stagno ardente di fuoco e di<br />

zolfo, dove sono anche <strong>la</strong> bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte,<br />

nei secoli dei secoli».<br />

Da questa dichiarazione e da altre 121 si è voluto giustificare e sostenere, nel nome<br />

di Dio, l’empia dottrina delle pene che si perpetueranno per l’eternità, insegnando che<br />

il male stesso sarà eterno, che nell’eternità il bene sarà sempre contrapposto al male e<br />

che quindi una purificazione completa dell’universo non avverrà mai, ecc.<br />

La Paro<strong>la</strong> di Dio, come già abbiamo spiegato sopra, ci presenta <strong>la</strong> distruzione dei<br />

malvagi e del<strong>la</strong> morte. I passi biblici che sostengono questa dottrina sono numerosi.<br />

120 Dopo aver esposto le due teorie dell’universalismo del<strong>la</strong> salvezza, BABUT Charles Edouard (La verité chrétienne,<br />

9 a ed., pp. 882,883) scrive: «Altri infine credono di poter concludere da diverse parole di Gesù Cristo e dei suoi<br />

apostoli, che l’anima del peccatore impenitente finirà per essere distrutta con il suo corpo nel<strong>la</strong> geenna (Matteo 10:28;<br />

Filippesi 3:19). Così colui che fa <strong>la</strong> volontà di Dio sussisterebbe per sempre (1 Giovanni 2:17). La pena dei malvagi<br />

non sarebbe meno eterna in questo senso che essa sarebbe definitiva, non <strong>la</strong>sciando posto (dopo il giudizio ultimo) a<br />

nessuna speranza di rialzamento. Questo ultimo modo di risolvere il terribile problema del<strong>la</strong> sorte finale dei malvagi è<br />

<strong>la</strong> spiegazione migliore» cit. VAUCHER Alfred Félix, Supplement à L’Histoire du Salut, 3 a ed., p. 106.<br />

121 Matteo 25:46; Isaia 66:24; Matteo 18:8,9, ecc.<br />

916<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

Artigiani del<strong>la</strong> loro propria rovina, i ribelli «saranno come se non fossero mai<br />

stati»; «come avviene d’un sogno quando uno si sveglia, così tu Signore spazzerai <strong>la</strong><br />

loro vana apparenza»; «l’empio perirà per sempre come lo sterco suo; quelli che lo<br />

vedevano diranno: “Dov’è?” Se ne volerà via come un sogno, e non si troverà più;<br />

dileguerà come una visione notturna»; «ecco tutti quelli che si sono infiammati<br />

contro di te saranno svergognati e confusi; i tuoi avversari saranno ridotti a nul<strong>la</strong>, e<br />

periranno. Tu li cercherai e non li troverai più quelli che contendevano teco; quelli<br />

che ti facevano guerra saranno come nul<strong>la</strong>, come cosa che più non è». 122 I malvagi<br />

sono paragonati a del materiale infiammabile e cadono come <strong>la</strong> paglia che brucia o<br />

che viene portata via dal vento, 123 al fumo che si dissolve, 124 a una <strong>la</strong>mpada che si<br />

spegne, 125 al<strong>la</strong> pu<strong>la</strong> portata via dall’uragano, 126 alle zizzanie gettate nel fuoco, 127 a un<br />

vaso rotto. 128 Coloro che non avranno sostenuto i poveri e i deboli, dice Gesù,<br />

subiranno una «punizione eterna». 129<br />

«È da notare che allorquando <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “eterno” qualifica un atto, l’eternità non è<br />

sempre l’attributo dell’atto stesso, ma quello del risultato dell’azione. Indica allora <strong>la</strong><br />

perpetuità dell’effetto prodotto dall’atto o dall’agente. È così che nell’episto<strong>la</strong> agli<br />

Ebrei, Gesù ottenne una “redenzione eterna”, eterna nei suoi effetti, benché l’atto<br />

redentore sia stato compiuto in un giorno sul<strong>la</strong> croce. Nel<strong>la</strong> stessa lettera si par<strong>la</strong> di un<br />

“giudizio eterno”; evidentemente sono gli effetti del<strong>la</strong> sentenza che sono eterni. Nel<strong>la</strong><br />

lettera di Giuda, le città di Sodoma e di Gomorra sono presentate come dei testimoni<br />

permanenti delle vendette divine, <strong>la</strong> pena di un “fuoco eterno” 130 ... Il mar Morto è<br />

l’eterno testimone di una catastrofe che appartiene al<strong>la</strong> <strong>storia</strong>... Questo modo di<br />

esprimersi non è sconosciuto alle nostre lingue moderne; lo si ritrova<br />

nell’espressione: dire un eterno addio, sinonimo di un definitivo o supremo addio. “II<br />

fuoco che non si estingue”, un simbolo del<strong>la</strong> morte definitiva. Questa locuzione<br />

proverbiale e iperbolica “fuoco eterno” o “inestinguibile”, non è esclusivamente<br />

ebraica. ... Ovidio par<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> “pianura eterna” che consumò Telefe. Omero par<strong>la</strong> del<br />

“fuoco inestinguibile” che faceva consumare <strong>la</strong> flotta dei Greci. Sedici secoli più tardi<br />

Eusebio impiegava lo stesso termine in occasione del martirio di due cristiani<br />

condannati al rogo. 131<br />

I cinque dizionari di Passov, P<strong>la</strong>nche, Alexandre, Wahl e Grimm, sono unanimi<br />

nel fare derivare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca “ka<strong>la</strong>is”, castigo, da una radice che significa:<br />

rompere mediante colpi, amputare, mozzare, smembrare, muti<strong>la</strong>re; da dove viene <strong>la</strong><br />

122<br />

Abdia 16; confr. Giobbe 10:19; Salmo 73:20; Giobbe 20:7,8; Isaia 41:11,12.<br />

123<br />

Giobbe 21:18; Salmo 1:4; Nahum 1:10; Matteo 2:12.<br />

124<br />

Salmo 68:3; 37:20; Isaia 51:6.<br />

125<br />

Proverbi 13:9; 37:20; Isaia 51:6.<br />

126<br />

Giobbe 21:18; Isaia 17:13.<br />

127<br />

Matteo 13:40,41.<br />

128<br />

Salmo 2:9; Apocalisse 2:27; Romani 9:22; Matteo 21:44.<br />

129<br />

Matteo 25:46. Alcune versioni traducono, alterando il testo greco, «tormento eterno» versione Olivetan, ed.<br />

Estienne 1556; «tormenti eterni» versione di J.N. Darby.<br />

130<br />

Ebrei 9:12; confr. versetti 25,28; 6:2; 7:25; 6:2; Giuda 7.<br />

131<br />

Eusebio, Storia Ecclesiastica, I, VI, 40; confr. Omero, Iliade, XVI, 123; confr. I, 599; XII, 169.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 917


CAPITOLO XXII<br />

nostra paro<strong>la</strong> iconoc<strong>la</strong>ste, rompere o distruggere immagini; “ka<strong>la</strong>is” indica dunque un<br />

castigo per via di soppressione». 132<br />

Il profeta Ezechiele, nel descrivere <strong>la</strong> fine del re di Tiro, presenta <strong>la</strong> distruzione di<br />

Satana con queste parole: «Io faccio uscire di mezzo a te un fuoco che ti divori, e ti<br />

riduco in cenere sul<strong>la</strong> terra... tu sei <strong>diventa</strong>to oggetto di terrore e non esisterai mai<br />

più». 133<br />

La dichiarazione di Giovanni ci presenta due espressioni che vogliamo<br />

considerare; <strong>la</strong> prima: “tormentati”, e <strong>la</strong> seconda: “nei secoli dei secoli”.<br />

La paro<strong>la</strong> “tormento” è una traduzione infelice del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca impiegata,<br />

“basanismos”, che fa allusione a un esame mediante <strong>la</strong> pietra di lydius (pietra di<br />

paragone) chiamata “basanos”; <strong>la</strong> si utilizzava per rive<strong>la</strong>re i vari metalli che<br />

componevano il campione da esaminare - l’oro <strong>la</strong>sciava su questa pietra una traccia<br />

gial<strong>la</strong>. Per estensione, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “basanismos” indica ogni specie di prova da<br />

superare. Più che un “tormento” qualsiasi, questa idea di “test” si applica a meraviglia<br />

al giudizio ultimo nel quale «l’opera di ognuno sarà manifestata (messa in evidenza),<br />

perché il giorno di Cristo <strong>la</strong> paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; e<br />

il fuoco farà <strong>la</strong> prova di quel che sia l’opera di ciascuno». 134<br />

L’espressione “secoli dei secoli” corrisponde al<strong>la</strong> nostra condanna a prigione a<br />

vita, cioè finché il colpevole vivrà. Essa esprime una durata di tempo ed è qui<br />

impiegata per indicare il valore dell’intensità del<strong>la</strong> sofferenza. Non essendoci un<br />

concetto astratto che possa esprimere <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> sofferenza, essa viene indicata<br />

con quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> durata.<br />

«L’inferno eterno - invenzione degna del Medio Evo - non ha posto né nel piano<br />

divino né nell’Apocalisse. L’espressione secoli, eternità, nei secoli dei secoli, non<br />

indicano necessariamente <strong>la</strong> durata senza fine. Secolo “aios” nel greco del Nuovo<br />

Testamento, come “o<strong>la</strong>m” nell’ebraico dell’Antico Testamento, esprime un periodo<br />

più o meno lungo che equivale al<strong>la</strong> durata dell’oggetto al quale si applica». 135<br />

«L’espressione “nei secoli dei secoli” non deve fare pensare a delle torture eterne.<br />

Essa non ha un valore assoluto che nei passi in cui è impiegata in re<strong>la</strong>zione con Dio,<br />

132 PETAVEL OLLIFF Emmanuel, Le problème de l’immortalité, t. II, Paris 1938, pp. 8,9,10,11. In Isaia 66:24<br />

troviamo <strong>la</strong> dichiarazione: «Il loro verme non morrà mai». Essa ha lo stesso significato dell’espressione che segue: “I1<br />

loro fuoco non si estinguerà” che simboleggia <strong>la</strong> morte definitiva. «I1 cadavere, perfettamente insensibile, roso dal<br />

verme non può risuscitare. Se il verme non muore mai, nessuna vita sarà possibile per l’essere rappresentato dal<br />

cadavere... Il cadavere è per eccellenza un emblema di inerzia e di insensibilità... I1 cadavere non è l’uomo... Una<br />

resurrezione eterna sarebbe agli antipodi del pensiero del profeta, e d’altronde, un cadavere risuscitato non sarebbe più<br />

un cadavere... L’aggettivo possessivo “loro” in questa frase: “il loro verme non muore” rive<strong>la</strong>, si dice, una sofferenza<br />

inerente allo stato morale dei reprobi. Ma, ancora una volta, i cadaveri non sono “i riprovati”; residui incoscienti, i<br />

cadaveri non hanno alcuno “stato morale”. La perpetuità del cadavere in decomposizione non è che il simbolo d’una<br />

morte eterna, simbolo che scarta per sempre <strong>la</strong> nozione di vita futura... Infine, a titolo di reliquia, il cadavere può<br />

simboleggiare il ricordo presente di un essere che ha vissuto e che non è più. Riassumendo, <strong>la</strong> perpetuità del cadavere<br />

serve a simboleggiare <strong>la</strong> perpetuità del ricordo che <strong>la</strong>scerà <strong>la</strong> distruzione finale dei nemici di Dio. D’altra parte <strong>la</strong><br />

perpetuità iperbolica degli agenti di distruzione figura l’eterna impossibilità di un ritorno al<strong>la</strong> vita dopo <strong>la</strong> morte<br />

finale» pp. 159, 160.<br />

133 Ezechiele 28:18,19.<br />

134 1 Corinzi 3:13; vedere BOURQUIN Yvan, Ultimatum, Dammarie les-Lys 1976, pp 54,55.<br />

135 J. Vuilleumier, o.c., p. 346,349,350.<br />

918<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

l’essere eterno. <strong>Quando</strong> si tratta delle creature che periscono, essa significa una durata<br />

determinata, e indica il carattere definitivo e irreparabile dell’atto al quale si<br />

riporta». 136<br />

Questo modo di spiegare è aval<strong>la</strong>to da Giovanni stesso quando nel brano parallelo<br />

sostituisce l’espressione “nei secoli dei secoli” con «<strong>la</strong> morte seconda». 137<br />

L’effetto di questo fuoco compirà <strong>la</strong> sua azione purificatrice e di giustizia. Il<br />

profeta Ma<strong>la</strong>chia annunciava: «Il giorno viene ardente come una fornace; e tutti i<br />

superbi e chiunque opera empiamente saranno come stoppa; e il giorno che viene li<br />

divamperà, dice l’Eterno degli eserciti, e non <strong>la</strong>scerà né radice né ramo. Ma per voi<br />

che temete il mio nome si leverà il sole del<strong>la</strong> giustizia, e <strong>la</strong> guarigione sarà nelle sue<br />

ali; e voi uscirete e salterete come vitelli di stal<strong>la</strong>. E calpesterete gli empi, perché<br />

saranno come cenere sotto <strong>la</strong> pianta dei vostri piedi, nel giorno ch’io preparo, dice<br />

l’Eterno degli eserciti»; e dal momento che il male nelle sue cause (radici) e nei suoi<br />

effetti (rami) sarà consumato, Giovanni può scrivere: «La morte non ci sarà più; né ci<br />

sarà più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le cose di prima sono passate. E Colui<br />

che siede sul trono dirà: “Ecco io faccio ogni cosa nuova», ed aggiunge: «Scrivi,<br />

perché queste parole sono fedeli e veraci”». 138<br />

Riepilogo e insegnamento dell’apostolo Paolo sul millennio<br />

«Il millennio è uno stato intermedio tra il presente secolo malvagio 139 e il regno<br />

eterno che caratterizzerà <strong>la</strong> piena consumazione di tutte le cose. Il preludio al<strong>la</strong> gloria<br />

finale il cui splendore farà impallidire pure i raggi del sole». 140<br />

«Niente nelle epistole di Paolo <strong>la</strong>scia supporre un millennio nel senso di un regno<br />

millenario del Cristo con i suoi santi sul<strong>la</strong> terra dopo <strong>la</strong> sua seconda venuta. Al<br />

contrario, in diversi posti, e partico<strong>la</strong>rmente al capitolo 4 del<strong>la</strong> prima lettera ai<br />

Tessalonicesi... dice che il Signore e i suoi entreranno direttamente nel cielo dopo <strong>la</strong><br />

sua discesa dal cielo e <strong>la</strong> loro resurrezione d’in fra i morti... Pure se Paolo intravedeva<br />

un lungo periodo durante il quale il Cristo dovrebbe regnare fino a che tutti i suoi<br />

nemici fossero soggiogati, non insinua che egli abbia posto il suo regno sul<strong>la</strong> terra:<br />

sembrerebbe molto chiaramente posto in cielo». 141<br />

Il brano principale di Paolo in cui insegna l’intervallo di tempo, tra <strong>la</strong> prima<br />

resurrezione dei giusti e <strong>la</strong> seconda resurrezione dei non salvati con <strong>la</strong> conseguente<br />

pace eterna, lo si trova nel<strong>la</strong> sua prima lettera ai Corinzi, di cui riportiamo il<br />

commento esegetico di Frédéric Godet.<br />

136 a<br />

VAUCHER Alfred Félix, L’Histoire du Salut, 3 ed., p. 101.<br />

137<br />

Apocalisse 20:10; 21:8.<br />

138<br />

Ma<strong>la</strong>chia 4:1-3; Apocalisse 21:4,5.<br />

139<br />

Ga<strong>la</strong>ti 1:4.<br />

140<br />

A. Reymond, o.c., t. II, p. 154.<br />

141<br />

Alger, o.c., p. 287,288; cit. A.F. Vaucher, o.c., III serie, p. 46.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 919


CAPITOLO XXII<br />

920<br />

«Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in<br />

Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno nel suo proprio<br />

ordine: Cristo, <strong>la</strong> primizia; poi quelli che sono di Cristo,<br />

al<strong>la</strong> sua venuta; poi verrà 1a fine, quando egli avrà rimesso<br />

il regno nelle mani del Dio Padre, dopo che avrà ridotto al<br />

nul<strong>la</strong> ogni principato, ogni potestà ed ogni potenza. Poiché<br />

bisogna ch’egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici<br />

sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà <strong>la</strong><br />

morte. Difatti Iddio ha posto ogni cosa sotto i piedi di esso;<br />

ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che<br />

Colui che gli ha sottoposto ogni cosa ne sarà eccettuato. E<br />

quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora anche il Figlio<br />

stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni<br />

cosa, affinché Dio sia tutto in tutti». 142<br />

Lontano da Paolo il pensiero di una salvezza universale, egli afferma che tutti<br />

risusciteranno. «L’Apostolo ha davanti agli occhi due ordini di risuscitati: il primo,<br />

formato da Cristo solo, che cammina in testa come capo; è Lui che apre <strong>la</strong> via del<strong>la</strong><br />

vita gloriosa. Poi è seguito da tutti i suoi fedeli che formano il secondo rango. - Paolo<br />

non potrebbe esprimersi in questo modo se par<strong>la</strong>sse del<strong>la</strong> resurrezione universale,<br />

poiché essa sarà infallibilmente condivisa da tutti; io penso dunque al<strong>la</strong> resurrezione<br />

speciale al<strong>la</strong> quale parteciperanno unicamente i veri fedeli... Ci sarà una prima scelta,<br />

che si opera al momento del<strong>la</strong> parusia, tra i veri e i falsi membri di Chiesa; sarà il<br />

preludio del giudizio finale e universale. - Al momento del<strong>la</strong> parusia i santi, i martiri e<br />

in generale tutti coloro che hanno rifiutato di associarsi all’opera del<strong>la</strong> bestia,<br />

risusciteranno, e dei troni saranno loro dati per giudicare. Ecco <strong>la</strong> resurrezione dei<br />

fedeli menzionata nel nostro versetto 23.<br />

“Poi verrà <strong>la</strong> fine”. Il “poi”, greco “eita”, non permette di identificare il momento<br />

del<strong>la</strong> “fine”, greco “telos”, con quello del<strong>la</strong> parusia. Se così fosse Paolo avrebbe<br />

dovuto dire “tote”, “allora”, e non “eita”, poi o in seguito. Questo “eita”, poi,<br />

implica, nel testo di Paolo, un intervallo più o meno lungo tra <strong>la</strong> parusia e ciò che<br />

chiama fine. (Al momento del<strong>la</strong> parusia non avviene <strong>la</strong> fine perché <strong>la</strong> morte non viene<br />

ancora distrutta). - La parusia sarà dunque separata dal<strong>la</strong> fine (<strong>la</strong> rimessa del regno) da<br />

un’epoca di giudizio. La paro<strong>la</strong> greca “katargein” significa propriamente: ridurre<br />

all’impotenza, da cui abbattere un potere. Questo periodo di giudizio non finirà che<br />

con <strong>la</strong> riduzione completa dell’ultimo nemico; e deve essere così poiché ciò è<br />

annunciato nel<strong>la</strong> Scrittura. - Ewald dice: “Benché Paolo non parli espressamente dei<br />

mille anni indicati in Apocalisse XX pone tuttavia tra il periodo precedente e <strong>la</strong> fine<br />

che segue un intervallo abbastanza lungo, riempito di avvenimenti molteplici e<br />

considerevoli”.<br />

(Paolo, non menzionando <strong>la</strong> durata del tempo che separa <strong>la</strong> prima resurrezione dei<br />

giusti dal<strong>la</strong> seconda dei malvagi, potrebbe confermare il pensiero che il millennio,<br />

142 1 Corinzi 15:22-28.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

anziché avere un valore letterale espresso dal numero, avrebbe quello simbolico di<br />

compimento).<br />

Paolo cita il primo versetto del Salmo CX: “L’Eterno ha detto al mio Signore:<br />

‘Siedi al<strong>la</strong> mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei miei piedi’.<br />

Secondo questa dichiarazione divina il regno del Messia sul trono del Padre deve<br />

durare fino a quando ci sarà un nemico in piedi capace di separare Dio e l’uomo.<br />

Allora questo regno finirà. Ha dunque per scopo essenziale il compimento di questo<br />

giudizio sulle potenze opposte ancora in piedi dopo <strong>la</strong> parusia... In quale momento<br />

l’Apostolo fa iniziare il regno di Cristo di cui par<strong>la</strong> qui? Sembra a prima vista che<br />

questo momento non possa essere che quello dell’ascensione. Ma l’idea del regno<br />

puramente spirituale, come è iniziato con l’ascensione di Gesù, conviene a un<br />

contesto come questo, in cui si tratta del compimento esteriore e universale del piano<br />

divino? Non è forse più naturale prendere il termine greco “Basileia” in un senso<br />

completo, contemporaneamente spirituale ed esteriore, come nel versetto 50? ... Il<br />

regno comincia, secondo Luca XIX:15, quando Gesù, dopo aver ricevuto nel cielo <strong>la</strong><br />

regalità, ritorna sul<strong>la</strong> terra per esercitar<strong>la</strong>... Bisogna dunque vedere nel regno di Cristo<br />

tutto lo stato di cose che segue <strong>la</strong> parusia e che durerà fino all’epoca nominata fine. È<br />

tutto l’intervallo tra il momento in cui apparirà visibilmente come re e quello in cui<br />

cesserà di esserlo (versetto 28); e come presso gli antichi regnare è giudicare, e<br />

giudicare è regnare, così il regno del Signore consiste qui in un giudizio... La vittoria<br />

di Cristo per essere completa deve colpire fino l’ultimo nemico, e ciò pure nel<br />

dominio esteriore e corporale.<br />

(L’ultimo nemico che sarà abbattuto sarà <strong>la</strong> morte).<br />

Come osserva con ragione Edwards, risulta da questo passo che <strong>la</strong> morte<br />

continuerà a regnare sul<strong>la</strong> terra tra <strong>la</strong> parusia e <strong>la</strong> fine.<br />

L’evidenza che Paolo vuole fare scaturire (dal versetto 27) è che, nel momento in<br />

cui tutto sarà sottomesso a Cristo volontariamente o involontariamente, due soli poteri<br />

resteranno in piedi: quello del Cristo, potere visibile, universale, e quello del Padre,<br />

che ha dato al Figlio questo potere sovrano. Ma questa qualità non durerà che un<br />

istante; essa sarà immediatamente risolta con l’atto libero del Figlio che chiuderà lo<br />

svolgimento delle cose: “<strong>Quando</strong> ogni cosa gli sarà sottoposta, allora anche il Figlio<br />

stesso sarà sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in<br />

tutti”.<br />

(Con <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> morte che avviene al<strong>la</strong> fine del regno di Cristo) Paolo<br />

passa al<strong>la</strong> sottomissione del Cristo al Padre. Noi ritorniamo all’idea del versetto 24<br />

“Poi verrà <strong>la</strong> fine quando egli avrà rimesso il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che<br />

avrà ridotto al nul<strong>la</strong> ogni principato, ogni potestà ed ogni potenza”. L’ultima vittoria è<br />

riportata, <strong>la</strong> fine arriva. Si comprende di conseguenza <strong>la</strong> digressione intervenuta nei<br />

versetti 25-27: <strong>la</strong> fine o <strong>la</strong> rimessa del regno al Padre deve essere preceduta dal<strong>la</strong><br />

distruzione delle forze ribelli (versetto 24), poiché il Figlio non può rimettere al Padre<br />

che un impero completamente pacifico; e questa sottomissione delle forze ribelli non<br />

può avvenire che mediante il regno e il giudizio messianico di Gesù (versetti 25,26);<br />

da tutto questo il risultato, <strong>la</strong> sottomissione di tutte le cose al Figlio (versetto 27). E<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 921


CAPITOLO XXII<br />

ora le condizioni del<strong>la</strong> fine sono date. - Ciò che segue: “Allora il Figlio stesso si<br />

sottometterà” riproduce sotto una forma più accentuata ciò che aveva detto al versetto<br />

24 in questi termini: “<strong>Quando</strong> egli avrà rimesso il regno nelle mani di Dio Padre”. La<br />

condizione del<strong>la</strong> fine era <strong>la</strong> sottomissione di tutte le cose al Figlio; <strong>la</strong> fine stessa è <strong>la</strong><br />

sottomissione del Figlio, e in lui di tutte le cose, a Dio. Il pensiero di Paolo non<br />

potrebbe che essere questo: il Figlio rientra nello stato di sottomissione da cui <strong>la</strong> sua<br />

posizione di sovrano messianico l’aveva fatto uscire, per il fatto che, comunicando<br />

Dio direttamente con tutti, egli (Gesù) cessa di essere l’intermediario del<strong>la</strong> sovranità<br />

di Dio su loro. - Eclissa se stesso per <strong>la</strong>sciare prendere il suo posto a Dio. Prima era in<br />

lui, Cristo, che Dio si manifestava al mondo; egli era tutto in tutti. Ma non ha<br />

approfittato del<strong>la</strong> sua re<strong>la</strong>zione con i fedeli se non per condurli allo stato in cui Dio<br />

potrà direttamente, senza mediazione da parte sua, vivere, abitare in loro, rive<strong>la</strong>rsi,<br />

agire per loro. Venuto questo momento, essi sono, quanto al<strong>la</strong> posizione, i suoi<br />

uguali; Dio è tutto in loro, nello stesso modo in cui è stato ed è tutto nel suo Figlio<br />

glorificato. Essi sono pervenuti al<strong>la</strong> statura perfetta del Cristo ... È in questa pienezza<br />

che Dio ha abitato nell’uomo Gesù, ed è con <strong>la</strong> stessa pienezza che abiterà in ogni<br />

uomo <strong>diventa</strong>to in lui suo fanciullo e suo erede... L’espressione “tutto in tutti” non<br />

significa certo so<strong>la</strong>mente: essere tutto per loro (per il loro cuore) per un effetto del<br />

loro amore e del<strong>la</strong> loro ammirazione... L’“in”, indica una abitazione reale. Il Dio<br />

vivente pensa, vuole e agisce mediante loro. Essi sono, come lo era Gesù quaggiù, i<br />

suoi agenti contemporaneamente liberi e sottomessi, i depositari del<strong>la</strong> sua santità, i<br />

portatori del suo amore, gli interpreti del<strong>la</strong> sua saggezza nello spazio senza limiti, nei<br />

mondi innumerevoli dell’universo. È riempiendoli che per mezzo di loro Dio riempie<br />

ogni cosa... Ogni membro di questa società glorificata non è più nul<strong>la</strong> in sé che non<br />

sia penetrato da Dio, come il cristallo trasparente è tutto penetrato di luce... “Come tu<br />

Padre sei in me e io in te, anch’essi siano in noi”. - Il fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e lo scopo<br />

dell’esistenza umana è <strong>la</strong> formazione di una società di esseri intelligenti e liberi,<br />

condotti da Cristo a una perfetta comunione con Dio e resi da questo capaci di<br />

esercitare, come Gesù stesso quaggiù, una attività inalterabilmente santa e benefica.<br />

L’Apostolo ha fatto risaltare le tre fasi - resurrezione di Cristo, resurrezione dei<br />

fedeli, resurrezione universale - ed ha mostrato <strong>la</strong> corre<strong>la</strong>zione di queste fasi con i tre<br />

principali momenti dell’opera divina - <strong>la</strong> consumazione del<strong>la</strong> salvezza in Cristo<br />

stesso, l’inaugurazione del suo regno messianico e <strong>la</strong> chiusura di tutta <strong>la</strong> sua<br />

opera». 143<br />

143 F. Godet, o.c., t. II, pp. 354,355,377,356,358,359,378,379,359,360,361,362,364,365,369,370,371,372, 373, siamo<br />

noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

922<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


I MILLE ANNI DELL’APOCALISSE E IL GIUDIZIO UNIVERSALE<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 923


Introduzione<br />

Capitolo XXIII<br />

NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

“La Scrittura insegna non l’annientamento, ma <strong>la</strong><br />

trasformazione dell’universo fisico. Tra l’uomo e il<br />

mondo materiale esiste un vincolo di solidarietà:<br />

innocenza dell’uomo e armonia universale al<br />

principio; disubbidienza dell’uomo e disordine<br />

universale in seguito al peccato, infine:<br />

riconciliazione dell’uomo con Dio e rigenerazione<br />

del globo.<br />

La presenza di Dio ecco il Paradiso.<br />

Creando questo mondo, Iddio aveva uno scopo. La<br />

Nuova Gerusalemme ne sarà <strong>la</strong> piena<br />

realizzazione” Alfred Félix Vaucher.<br />

“La città celeste non è un insieme di ville iso<strong>la</strong>te<br />

ma una casa con molte stanze, <strong>la</strong> casa di una<br />

famiglia numerosa dove ognuno vivrà nel<strong>la</strong> piena<br />

comunione con gli altri” Giovanni Leonardi.<br />

“I primi capitoli del<strong>la</strong> Genesi ci fanno assistere alle crisi che hanno dato origine<br />

al<strong>la</strong> realtà che vediamo nel<strong>la</strong> natura e nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Gli ultimi capitoli dell’Apocalisse<br />

pongono davanti a noi il quadro delle convulsioni che porteranno al<strong>la</strong> dissoluzione e<br />

che prepareranno il parto dei nuovi cieli e del<strong>la</strong> nuova terra”. 1<br />

““Io faccio ogni cosa nuova” tale è il tema del<strong>la</strong> settima e ultima visione<br />

dell’Apocalisse, quadro di rive<strong>la</strong>zioni più alte che sia mai stato scritto da penna<br />

umana. C’è solo una porzione del<strong>la</strong> Scrittura che gli possa essere comparata: il<br />

prologo dell’Evangelo secondo san Giovanni, che getta un colpo d’occhio d’aqui<strong>la</strong>,<br />

unico nel suo genere, nell’eternità prima del tempo; il nostro brano immerge gli<br />

sguardi nell’eternità delle età future”. 2<br />

Il quadro dei nuovi cieli e del<strong>la</strong> nuova terra, del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme, è<br />

accennato nei versetti 1-8, è sviluppato nei versetti 9-27 di Apocalisse XXI ed è<br />

completato nei primi cinque versetti del capitolo XXII. Giovanni introduce <strong>la</strong> triplice<br />

descrizione con le parole: “Vidi... <strong>la</strong> santa città scendere dal cielo”, “mi mostrò <strong>la</strong><br />

santa città” e “mi mostrò il fiume...” del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme, il nuovo Eden<br />

paradiso di Dio. 3 In queste tre visioni c’è un progredire del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. Da una<br />

1 GODET Frédéric, Études Bibliques, t. II, 3 a ed., Neuchâtel, pp. 385,386.<br />

2 REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. II, Lausanne 1906, p. 180. La nostra <strong>storia</strong> è <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Dio per <strong>la</strong><br />

realizzazione di questa pienezza di vita, di gioia non ancora vissuta.<br />

3 Apocalisse 21:3,10; 22:1.


CAPITOLO XXIII<br />

visione generale del<strong>la</strong> santa città, del primo brano, l’Apostolo passa al<strong>la</strong> sua<br />

descrizione con dettagli su splendore, mura, porte, fondamenta, città, mancanza del<br />

tempio, luminari per giungere nel terzo quadro al partico<strong>la</strong>re del fiume dell’acqua<br />

del<strong>la</strong> vita, al suo albero e al trono di Dio e dell’Agnello. Con questa veduta “<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Gesù Cristo” 4 , che è data all’Apostolo in esilio a Patmos, raggiunge <strong>la</strong><br />

sua pienezza. Il Popolo di Dio perviene così al<strong>la</strong> conclusione del conflitto sostenuto<br />

con il male. Giovanni descrive, con un linguaggio teologico, 5 <strong>la</strong> capitale del<strong>la</strong> nuova<br />

terra presentando <strong>la</strong> realizzazione di quanto i profeti Isaia, Ezechiele e Zaccaria<br />

avevano scritto 6 e Pietro aveva esortato i credenti orientandoli alle promesse di Dio di<br />

“nuovi cieli e di una nuova terra” 7 . In quest’ultima visione che Dio dà a Giovanni si<br />

ha un cambiamento drastico rispetto a quanto descritto prima. Si passa dal<strong>la</strong><br />

sconvolgimento del<strong>la</strong> terra, dal<strong>la</strong> morte, al<strong>la</strong> vita, all’eternità.<br />

Nuovi cieli e nuova terra<br />

924<br />

“Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il<br />

primo cielo e <strong>la</strong> prima terra erano passati, e il mare non<br />

era più. E vidi <strong>la</strong> santa città, <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme,<br />

scendere giù dal cielo d’appresso a Dio, pronta come una<br />

sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal<br />

trono, che diceva: “Ecco i1 tabernacolo di Dio con gli<br />

uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi<br />

popoli, e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio; e<br />

asciugherà ogni <strong>la</strong>crima dagli occhi loro e <strong>la</strong> morte non<br />

sarà più; né ci saranno più cordoglio, né grido, né dolore,<br />

poiché le cose di prima sono passate”. E Colui che siede<br />

sul trono disse: “Ecco, io faccio ogni cosa nuova, e<br />

aggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono fedeli e<br />

veraci”, Poi mi disse: “È compiuto. Io sono l’Alfa e<br />

l’Omega, il principio e <strong>la</strong> fine. A chi ha sete io darò<br />

gratuitamente del<strong>la</strong> fonte dell’acqua del<strong>la</strong> vita. Chi vince<br />

erediterà queste cose; e io gli sarò Dio, ed egli mi sarà<br />

figlio; ma quanto ai codardi, agl’increduli, agli<br />

abominevoli, agli omicidi, ai fornicatori, agli stregoni,<br />

agli ido<strong>la</strong>tri e a tutti i bugiardi, 1a loro parte sarà nello<br />

4 Apocalisse 1:1.<br />

5 “In questi due lunghi brani (21:1-4,9-25; 22:1-5) Giovanni vede in visione non <strong>la</strong> nuova Terra ma <strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme, capitale del<strong>la</strong> nuova Terra, come <strong>la</strong> vecchia Gerusalemme lo era stata dell’antica Terra promessa. Più<br />

che mai, in questa visione, non crediamo che Giovanni veda una descrizione del<strong>la</strong> realtà avvenire, ma piuttosto una<br />

sua rappresentazione teologica, un affresco simbolico a vividi colori, inteso a sottolineare i caratteri delle nuove<br />

re<strong>la</strong>zioni che si stabiliranno tra gli uomini, e tra loro e <strong>la</strong> natura, soprattutto tra l’umanità redenta e Dio” RIZZO<br />

Ro<strong>la</strong>ndo, Finalmente a casa, in AA.VV., Dal F<strong>la</strong>uto dolce ai Timpani, IADE, ed. AdV, Falciani 1994, pp. 331,332.<br />

6 Isaia 54:11-17; 60:1-5; 65:17-19; Ezechiele 40-48; Zaccaria 14:16.<br />

7 2 Pietro 3:13.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è <strong>la</strong> morte<br />

seconda””. 8<br />

NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

La visione è integrata dall’ordine: “Scrivi!” Già altre quattro volte l’Apostolo ha<br />

udito questo comando, <strong>la</strong> voce era quel<strong>la</strong> di Gesù, di qualcuno non precisato<br />

proveniente dal cielo e dell’angelo. 9 Qui abbiamo l’ordine da Dio stesso, il quale<br />

attesta che le parole sono “fedeli e veraci”, come verrà ribadito al<strong>la</strong> conclusione dello<br />

spettacolo. 10 Dio si presenta come l’Alfa e l’Omega, il principio e <strong>la</strong> fine. Questo<br />

essere del Padre è anche del Figlio. 11 Il Dio Creatore è, nello stesso tempo, il<br />

Redentore, colui che è all’origine e al compimento di ogni cosa.<br />

Come a seguito del diluvio <strong>la</strong> terra non disparve, ma subì una profonda<br />

trasformazione geofisica, così <strong>la</strong> creazione che ora attende “<strong>la</strong> libertà dal<strong>la</strong> corruzione<br />

per entrare nel<strong>la</strong> libertà del<strong>la</strong> gloria dei figli di Dio” 12 subirà una palingenesi. Anche i<br />

“commentatori antichi intendono (i nuovi cieli e <strong>la</strong> nuova terra) come un<br />

rinnovamento e non come una distruzione”. 13<br />

“La nostra terra non è sublimata ed assorbita nell’infinito di Dio, ma purificata,<br />

rinnovata, ritornata ad essere terra di Dio e nello stesso tempo veramente se stessa,<br />

per quanto era <strong>diventa</strong>ta estranea a Dio e agli uomini, luogo di esilio, di pene e di<br />

morte”. 14<br />

Questo rinnovamento universale deve seguire il giudizio ultimo, non può dunque<br />

intendersi come risultato del<strong>la</strong> trasformazione morale del mondo grazie al<br />

cristianesimo. 15 Applicare questo capitolo al<strong>la</strong> Chiesa storica militante, pur nelle sua<br />

fedeltà, è possibile se non si tiene conto delle regole ermeneutiche e non si fa nessuna<br />

esegesi del testo, cioè si fa dire al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio ciò che non vuole insegnare. Tutte<br />

le regole per comprendere <strong>la</strong> Bibbia ci obbligano a vedere, nei nuovi cieli e nel<strong>la</strong><br />

nuova terra, un rinnovamento di questo pianeta già teatro del<strong>la</strong> manifestazione totale<br />

dell’amore di Dio, ristabilito da lui stesso non solo allo stato originario del<strong>la</strong><br />

creazione, ma superiore a quello. Gesù usa l’espressione “nuova creazione”. 16<br />

8<br />

Apocalisse 21:1-8.<br />

9<br />

Apocalisse 1:11,19; 14:13; 19:9.<br />

10<br />

Apocalisse 21:5; 22:6.<br />

11<br />

Apocalisse 22:13; 1:8.<br />

12<br />

Romani 8:21.<br />

13<br />

BONSIRVEN Giuseppe, L’Apocalisse di S. Giovanni, ed. Paoline, Roma 1958, p. 295.<br />

14<br />

BRÜTSCH Charles, La c<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, ed. Labor et Fides, Genève 1966, pp. 352,353.<br />

15<br />

Agostino pur avendo minato nel<strong>la</strong> cristianità l’attesa del ritorno di Gesù e il suo regno millenario, si leva contro<br />

coloro che vogliono applicare questo capitolo al<strong>la</strong> Chiesa militante. In La Città di Dio, libro XX cap. XVII, scrive:<br />

“Perché nel<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme <strong>la</strong> morte non ci sarà più e non ci sarà cordoglio... mentre ancora oggi i cittadini<br />

del<strong>la</strong> futura Gerusalemme dicono all’Eterno, abbi pietà di me e sana l’anima mia, perché ho peccato contro di te<br />

(Salmo 51:4); l’occhio mio si consuma dal dolore, invecchia a cagione di tutti i miei nemici (Salmo 6:7); non v’è<br />

requie nelle mie ossa a cagione del mio peccato (Salmo 38:3)”. Il teologo Charles BRÜTSCH scrive: “Bisogna<br />

convenire, nonostante i commentatori cattolici, questa discesa maestosa del<strong>la</strong> sposa proveniente da Dio non vuole dire<br />

che <strong>la</strong> chiesa del cielo sia <strong>la</strong> stessa di quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> terra. Se così fosse, il movimento dovrebbe adoperarsi in modo<br />

inverso per cui si vedrebbe salire <strong>la</strong> chiesa terrena verso il cielo, in una visione d’assunzione”, L’Apocalypse de Jésus<br />

Christ, ed. Labor et Fides, Genève 1944, p. 256.<br />

16<br />

Matteo 19:28.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 925


CAPITOLO XXIII<br />

A. Gretil<strong>la</strong>t scrive: “Come Dio non annienta l’umanità peccatrice (pentita), ma<br />

l’ha riscattata e rinnovata, così l’antico mondo non è annientato, ma purificato e<br />

rinnovato”. In altre parole: nul<strong>la</strong> di nuovo, ma ogni cosa nuova.<br />

Nel<strong>la</strong> realtà futura, “il mare”, non i nostri mari ed oceani, ma l’abitazione del<br />

dragone, <strong>la</strong> manifestazione del soggiorno dei morti, patria delle persone demoniache<br />

di questo mondo, si ritirerà come nel giorno dell’Esodo, sparendo però<br />

definitivamente, davanti al<strong>la</strong> manifestazione del nuovo Israele. 17<br />

Dopo il millennio, Giovanni vede scendere dal cielo, d’appresso a Dio, <strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme 18 , come una sposa adorna per il suo sposo.<br />

Nell’Antico Testamento, Gerusalemme 19 è considerata come <strong>la</strong> sede del regno di<br />

Dio, il luogo in cui l’Eterno aveva stabilito <strong>la</strong> sua dimora fra gli uomini, dove si<br />

manifestava a loro. Nel<strong>la</strong> nuova terra, <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme sarà il luogo di<br />

incontro dei santi glorificati. Questa città è contemporaneamente l’abitazione dei<br />

santi e <strong>la</strong> Chiesa glorificata. Perciò essa è <strong>la</strong> città santa e <strong>la</strong> sposa di Cristo. Dopo il<br />

millennio “questa Nuova Gerusalemme scende dal cielo d’appresso a Dio perché è<br />

opera di Dio; lo è come dimora da lui preparata per gli eletti e lo è come società dei<br />

salvati da Cristo, santificati dallo Spirito, fatti degni del<strong>la</strong> comunione perfetta col loro<br />

17 Giobbe 7:12; Apocalisse 20:13; 13:1; Isaia 27:1; 51:9,10; Salmo 74:13,14; Giobbe 26:12,13.<br />

“Il mare, per un piccolo popolo rivierasco, era <strong>la</strong> realtà infida da cui all’improvviso potevano venire le invasioni;<br />

nel contesto apocalittico, il mare simboleggia spesso <strong>la</strong> guerra, ed è portatore di mostri: le quattro bestie mostruose<br />

descritte in Daniele 7 vengono dal mare, e dal mare viene pure il mostro delle teste con nomi di bestemmia di<br />

Apocalisse 13 <strong>la</strong> cui violenza arriva sino a Dio. Quel mare non sarà più” R. Rizzo, o.c., p. 332.<br />

18 “Il profeta Daniele stesso ha avuto <strong>la</strong> visione di questa Gerusalemme celeste. Al<strong>la</strong> fine dei regni terrestri che<br />

finiranno per sparire senza <strong>la</strong>sciare tracce (Daniele 2:35), vede “un regno che non sarà mai distrutto” (Daniele 2:44),<br />

sotto <strong>la</strong> forma di una montagna (Daniele 2:35,44), immagine tradizione del<strong>la</strong> Sion o di Gerusalemme (Salmo 24:2;<br />

Isaia 2:3; Zaccaria 8:3; Isaia 27:13; confr. Daniele 9:20; 11:45; ecc.). Sui passi del<strong>la</strong> Bibbia ebraica, <strong>la</strong> tradizione<br />

giudaica afferma <strong>la</strong> realtà del<strong>la</strong> Gerusalemme celeste (Yerusha<strong>la</strong>yim shel Maa<strong>la</strong>h) che esisteva pure prima del<strong>la</strong><br />

creazione del mondo (Tanh B. Num, p. 34); e che ispira delle predicazioni e dei canti d’amore (Taan 5a, Tanh. Peq 1).<br />

Nel<strong>la</strong> letteratura apocalittica giudaica, si annunciava che <strong>la</strong> Gerusalemme celeste e il suo tempio discenderanno per<br />

prendere il posto delle città terrestri, “poiché là dove l’Altissimo abita nessuna opera umana può sussistere” (1 Enoc<br />

90:28,29; 4 Esdra 7:26; 10:54). Secondo il rabbino cabalista del XIII secolo, Bahia ben Asher, il plurale duale del<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> ebraica per Gerusalemme (Yerusha<strong>la</strong>yim) si applica con riferimento alle due Gerusalemme, quel<strong>la</strong> terrestre e<br />

quel<strong>la</strong> celeste” DOUKHAN Jacques, Le cri du ciel, Dammarie les Lys 1996, p. 260.<br />

19 “Tutta l’Apocalisse è attraversata da due figure antitetiche: Israele e Babilonia. La prima figura rappresenta<br />

l’interlocutore umano del piano salvifico di Dio, oggetto di salvezza, quindi, ma anche soggetto salvifico in virtù del<br />

patto. Israele è dunque il popolo fedele dall’Eden ad Armaghedon; Babilonia è invece il simbolo dell’umanità<br />

orgogliosa e ribelle, espressione visibile del potere satanico, ido<strong>la</strong>tra quanto prevaricatrice. Babilonia dominerà a<br />

lungo ma cadrà per sempre (vedere capitolo 14 e 18); Israele è invece destinato all’eternità. Non sarà però l’Israele<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> (né quello prodotto dal<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione veterotestamentaria, né <strong>la</strong> Chiesa) nel<strong>la</strong> sua integrità a ereditare<br />

l’eternità, ma <strong>la</strong> sua sublimazione operata nei cieli, e nei cieli trasfigurata. La Nuova Gerusalemme che scende si<br />

contrappone all’antica Babilonia <strong>la</strong> cui torre vuole salire sino al cielo. La Nuova Gerusalemme che scende non è <strong>la</strong><br />

vecchia Gerusalemme che si espande, non è costruita dagli uomini, poiché tutte le Gerusalemme costruite dagli uomini<br />

hanno fallito. L’unico “suo architetto e costruttore è Dio” Ebrei 11:13” R. Rizzo, o.c., p. 332. La prima allusione a<br />

Gerusalemme <strong>la</strong> si ha all’incontro di Abramo con Melchisedec, re di Salim, cioè re di pace, di giustizia (Genesi<br />

14:18; Ebrei 7:2). Il nome di questa città cananea, Salim, si pensa che sia l’antico nome dato a Gerusalemme. Di<br />

questa città non si conosce l’origine, Melchisedec era re e sacerdote dell’Eterno al tempo di Abramo, ma quando<br />

Israele esce dall’Egitto era una città pagana. Davide <strong>la</strong> conquistò non a seguito di un esplicito ordine di Dio (Giosuè<br />

15:63; 2 Samuele 5:3,6-10). Gerusalemme sarà importante perché capitale del popolo ebraico, perché vedrà <strong>la</strong><br />

costruzione del tempio e Dio vi farà <strong>la</strong> sua dimora. Non è importante per le sue origini, ma per quello che rappresenta.<br />

Da nessuna parte è detto che sia stata costruita da Dio o che abbia delle origini divine. Per contro di Babilonia è detto<br />

che è stata costruita da Marduk e per lui.<br />

926<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

Dio. Infatti essa è pronta come una sposa adorna per il suo sposo” 20 l’Agnello. 21<br />

Questa doppia immagine del<strong>la</strong> “città”, e del<strong>la</strong> “sposa” è tradizionale nel<strong>la</strong> Sacra<br />

Scrittura.<br />

Essa si è preparata, cioè si è trasformata, può ora appartenere al suo sposo il quale<br />

ha operato in lei per far<strong>la</strong> comparire davanti a sé immaco<strong>la</strong>ta, irreprensibile, santa e<br />

gloriosa. 22 “L’immagine (del<strong>la</strong> sposa) è quel<strong>la</strong> che meglio raffigura <strong>la</strong> giovinezza<br />

perenne, e l’eterna meraviglia dell’amore che rende beata una vita d’amore, <strong>la</strong> quale,<br />

dopo migliaia di secoli, avrà <strong>la</strong> stessa freschezza che aveva al principio”. 23<br />

Giovanni ode una gran voce dal trono che dice: “Ecco il tabernacolo di Dio con<br />

gli uomini”. Questa voce comunica all’Apostolo una straordinaria rive<strong>la</strong>zione. “La<br />

Nuova Gerusalemme... <strong>la</strong> Chiesa dei riscattati è chiamata il tabernacolo di Dio con gli<br />

uomini, per allusione al tabernacolo che serviva di santuario nel deserto, e grazie al<br />

quale Dio abita con gli uomini”. 24 Con questa dichiarazione dal cielo si presenta <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione perfetta di Dio con <strong>la</strong> sua Chiesa. In questa dichiarazione si riassume<br />

l’insegnamento apostolico: al<strong>la</strong> Chiesa, tempio dello Spirito Santo, corpo di Cristo, è<br />

dato di partecipare al<strong>la</strong> natura divina 25 . Allora Dio “sarà tutto in tutti” 26 ; senza<br />

confondersi con le sue creature, abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli, e Dio<br />

stesso sarà con loro e sarà loro Dio. 27 “A causa del peccato l’umanità non è stata più<br />

il tempio di Dio... Ma il piano di Dio si adempie con l’incarnazione di suo Figlio. Dio<br />

abita in mezzo agli uomini tramite <strong>la</strong> sua grazia salvatrice, e il cuore dell’uomo<br />

<strong>diventa</strong> nuovamente il suo tempio. Dio voleva che il santuario di Gerusalemme fosse<br />

una testimonianza perenne dell’alto destino di ogni anima”. 28 Gesù è stato l’Emmanû-<br />

El, Dio con noi; ha promesso di essere sempre con i suoi discepoli fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> e ora che tutto è compiuto il Padre stesso sarà con i suoi figlioli, perché come<br />

diceva già il profeta Ezechiele quale ultima dichiarazione del suo scritto: “In quel<br />

giorno il nome del<strong>la</strong> città sarà: “l’Eterno è qui””. 29 “L’immagine del matrimonio è un<br />

perfetto simbolo del<strong>la</strong> qualità delle re<strong>la</strong>zioni tra Dio e il suo popolo, una sposa di<br />

amore e di intimità. La sposa dell’Agnello è finalmente a casa, in perfetta sicurezza<br />

nel<strong>la</strong> città di Dio.- El<strong>la</strong> ha bisogno di sapere che quel<strong>la</strong> gioia non finirà mai, e che<br />

quel tempo di felicità è per sempre”. 30<br />

“La felicità eterna, che non avrà niente in comune con le creazioni di una<br />

immaginazione carnale, sarà tutta nel<strong>la</strong> comunione reale e vivente con Dio stesso. Per<br />

20<br />

BOSIO Enrico, L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 141.<br />

21<br />

Apocalisse 21:9.<br />

22<br />

Efesi 5:27.<br />

23<br />

ALLO Ernest; cit. da E. Bosio, o.c., p. 141.<br />

24 a<br />

BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, L’Apocalypse, 3 ed., rivista ed ampliata da SCHRŒDER Alfred,<br />

Lausanne 1905 , p . 440.<br />

25<br />

2 Pietro 1:4.<br />

26<br />

1 Corinzi 15:28.<br />

27<br />

1 Corinzi 6:19; Efesi 2:22; 1 Pietro 1:4; 1 Giovanni 3:2; 1 Corinzi 15:28.<br />

28<br />

WHITE Ellen, La speranza dell’uomo, ed. AdV, Firenze 1978, p. 104.<br />

29<br />

Matteo 1:23; 28:20; Ezechiele 48:35.<br />

30<br />

BADENAS Robert, New Jerusalem - The Holy City, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, Frank B.<br />

Holbrook, Editor, 1992, p. 255. Vedere BATEY R.A., New Testament Nuptial Imagery, Leiden 1971.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 927


CAPITOLO XXIII<br />

degli esseri pervenuti al<strong>la</strong> perfezione, non c’è nul<strong>la</strong> al di sopra di questo amore<br />

infinito con cui Dio li ama e con cui essi, come risposta, amano Dio. Una tale<br />

destinazione è solo degna dell’uomo creato all’immagine di Dio e riscattato da Gesù<br />

Cristo, e solo degno di Dio stesso. Questa concezione del<strong>la</strong> felicità eterna, esente da<br />

ogni lega sensuale, come da ogni fantasia dell’immaginazione, non potrà essere che il<br />

frutto di una rive<strong>la</strong>zione”. 31<br />

Del<strong>la</strong> creazione prima del<strong>la</strong> caduta di Adamo <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio dice poco: “Tutto<br />

era molto buono”; sul<strong>la</strong> vita nei nuovi cieli e nel<strong>la</strong> nuova terra essa non si dilunga, per<br />

farci conoscere come si svolgerà, si limita ad affermare al negativo che quanto fa<br />

parte del<strong>la</strong> nostra realtà quotidiana: morte, <strong>la</strong>crime, cordoglio, grido, dolore, notte,<br />

peccato e maledizione, non ci saranno più. 32<br />

Possiamo pensare che ciò che era buono all’origine, un uomo eterosessuato, con <strong>la</strong><br />

sua capacità di conoscere i misteri del creato, mediante <strong>la</strong> sua intelligenza senza<br />

limiti, sarà buono anche nel<strong>la</strong> nuova Gerusalemme perché Dio con l’azione di salvare<br />

l’umanità non corregge il suo progetto iniziale che si presentava “molto buono” 33 ,<br />

stoppato, purtroppo, a causa del<strong>la</strong> seduzione compiuta dal<strong>la</strong> voce dell’Avversario e<br />

non per un errore di programmazione. Fu l’Avversario a suggerire ad Eva, <strong>la</strong> madre<br />

dell’umanità, che <strong>la</strong> creazione era imperfetta invitando<strong>la</strong>, come oggi il New Age, ad<br />

“essere come Dio”, facendole credere di avere dentro di sé questa realtà. L’apostolo<br />

Paolo, nel<strong>la</strong> sua lettera ai Corinzi, scrive: “Il corpo è seminato corruttibile e risorgerà<br />

incorruttibile, è seminato corpo naturale - cioè psichico -, e risuscita corpo spirituale -<br />

pneumaticos”. 34 Per <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio il corpo psichico, esprime l’essere nel<strong>la</strong> sua<br />

individualità, irrepetibilità, sottomesso all’anima, cioè alle passioni, ai sentimenti, a<br />

causa del peccato, al<strong>la</strong> concupiscenza, soggiogato nel presente dal<strong>la</strong> negatività, dal<strong>la</strong><br />

ribellione nei confronti di Dio. L’uomo spirituale è l’uomo non immateriale, ma<br />

legato da un rapporto vero e concreto a Dio. L’apostolo aveva già scritto: “L’uomo<br />

naturale - psichico - non riceve le cose dello Spirito di Dio”. 35 Anche nel<strong>la</strong> vita<br />

quotidiana del presente l’uomo può essere psichico, naturale o pneumatico, spirituale.<br />

Nell’eternità <strong>la</strong> vita fisica - psichica, dopo che il corpo sarà stato trasformato, dal<br />

ritorno di Gesù, da corruttibile a incorruttibile, da mortale a immortale, si svilupperà,<br />

secondo il piano originario del<strong>la</strong> creazione, nel rapporto pieno e completo con Dio.<br />

“Per <strong>la</strong> prima volta in tutto lo scritto è specificato che Dio stesso par<strong>la</strong>, ed è per<br />

proc<strong>la</strong>mare <strong>la</strong> buona novel<strong>la</strong> centrale, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> definitivamente creatrice: “Ecco, io<br />

faccio ogni cosa nuova””. 36 Non dice: “Io creo di nuovo, ma faccio nuovo tutto ciò<br />

che era prima”. Questa dichiarazione di Dio dovrebbe essere presa come lo scopo di<br />

tutto il libro. Gesù che è lo stesso “ieri, oggi, domani e in eterno” riporterà allo stato<br />

originale <strong>la</strong> creazione, <strong>la</strong> cui umanità domani vivrà nel<strong>la</strong> pienezza dell’amore di Dio.<br />

31<br />

L. Bonnet, o.c., p. 440.<br />

32<br />

Apocalisse 21:1,4,22,25,27; 22:3,5.<br />

33<br />

Genesi 1:31<br />

34<br />

1 Corinzi 15:42,44.<br />

35<br />

1 Corinzi 2:14.<br />

36<br />

C. Brütsch, o.c., p. 359.<br />

928<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

Per <strong>la</strong> seconda volta echeggia nel cielo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>: “È compiuto”. 37 Il rinnovamento<br />

di tutte le cose è realizzato, lo scopo del<strong>la</strong> creazione è raggiunto. Il regno di Dio<br />

Padre ha preso il posto dei regni di questo mondo. Dio è “Alfa e Omega”, “il primo e<br />

l’ultimo’’. Colui che ha cominciato e finito quest’opera, Colui per il quale essa<br />

sussiste e nel quale essa ha il suo scopo e il suo fine: “Poiché da lui, per mezzo di lui<br />

e per lui sono tutte le cose. A lui sia <strong>la</strong> gloria in eterno. Amen”. 38<br />

La nuova terra non è il risultato di una evoluzione, come molti vorrebbero, essa<br />

sarà il risultato di un atto creativo di Dio.<br />

La terra restaurata sarà caratterizzata non da cose diverse da quelle che<br />

conosciamo, ma del<strong>la</strong> loro trasformazione in nuovo cielo e terra. 39 Tutto ciò che<br />

apparteneva al<strong>la</strong> realtà precedente è passato. In occasione del giudizio universale è<br />

detto che al<strong>la</strong> presenza del trono di Dio “fuggirono terra e cielo, e non fu più trovato<br />

posto per loro”, 40 cioè <strong>la</strong> realtà del presente, dove il male e gli spiriti demoniaci e gli<br />

uomini corrotti hanno <strong>la</strong> loro dimora, spariranno completamente perché in essi non ci<br />

sarà più <strong>la</strong> presenza di “alcuna cosa maledetta”. 41 Questo tutto nuovo non è però<br />

presentato come auspicabile, possibile, qualcosa che riguarda il domani, ma come<br />

compiuto, già realizzato. Le parole: “Ecco io faccio ogni cosa nuova”, sono realizzate<br />

dall’affermazione: “È compiuto!” 42<br />

Nel<strong>la</strong> nuova creazione molti saranno esclusi; 43 in primo luogo, secondo <strong>la</strong> lista di<br />

Giovanni, “i codardi”. Ciò non ci deve sorprendere, si spiega facilmente per il fatto<br />

che il timido calpesta sotto i piedi le grazie di cui è stato onorato. Anziché essere di<br />

benedizione per coloro che lo circondavano, ai quali doveva dare una fedele<br />

testimonianza, è stato, per contro, una fonte impantanata, una pietra d’inciampo per<br />

chi lo guardava. Essi fanno contrasto con coloro che vinceranno e non hanno avuto<br />

paura degli uomini, hanno mostrato <strong>la</strong> loro fede e <strong>la</strong> loro perseveranza e non si sono<br />

37<br />

Apocalisse 21:6; 16:17; vedere Giovanni 19:30.<br />

38<br />

Romani 11:36.<br />

39<br />

Apocalisse 21:1,2,5.<br />

40<br />

Apocalisse 20:11.<br />

41<br />

Apocalisse 2:3; confr. Colossesi 2:15; Apocalisse 12:9.<br />

42 Apocalisse 21:5,6.<br />

43<br />

Caratteristiche di quelli che sono esclusi dal<strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme<br />

Caratteristiche degli abitanti di<br />

Babilonia<br />

21:8 21:27 22:15 17-18<br />

codardi (timidi)<br />

increduli<br />

falsità<br />

cani<br />

18:2<br />

abominevoli<br />

abominazioni<br />

17:4,5<br />

omicidi<br />

17:6; 18:24<br />

fornicatori<br />

17:1,2,5,15,16; 18:3,9<br />

stregoni<br />

18:23<br />

ido<strong>la</strong>tri<br />

19:20<br />

tutti i bugiardi<br />

R. Badenas, o.c., p. 264.<br />

19:20<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 929


CAPITOLO XXIII<br />

ritirati dal combattimento. Poi vengono gli “increduli” coloro che, a loro volta, sono<br />

di inciampo ad altri perché hanno avuto il privilegio di conoscere, capire il piano di<br />

Dio per <strong>la</strong> loro salvezza e <strong>la</strong> salvezza dell’umanità, ma non hanno avuto fiducia nel<br />

Creatore. La loro responsabilità è più grave di tante altre. I “bugiardi” sono nominati<br />

al<strong>la</strong> fine dell’enumerazione: questo termine contrasta con <strong>la</strong> descrizione dei fedeli e<br />

indica coloro ai quali è applicato il titolo di figli del diavolo, padre del<strong>la</strong> menzogna.<br />

La Nuova Gerusalemme<br />

“Dopo <strong>la</strong> visione e le dichiarazioni dei versetti 1-8, che formano una specie di<br />

prologo, segue <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme. Essa è introdotta con gli<br />

stessi termini del<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> caduta di Babilonia 44 : “Uno dei sette angeli che<br />

avevano le sette coppe piene delle sette ultime piaghe, venne e mi parlò, dicendo:<br />

Vieni, ti mostrerò... E mi trasportò in ispirito...”. Nel pensiero dell’autore, i due<br />

quadri sono accoppiati. Il primo aveva per soggetto “il giudizio del<strong>la</strong> grande<br />

meretrice”; il secondo ci mostra <strong>la</strong> Sposa, espressione già applicata al<strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme; indicata qui più chiaramente come <strong>la</strong> moglie dell’Agnello”. 45<br />

930<br />

“E venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe<br />

piene delle sette ultime piaghe; e parlò meco, dicendo:<br />

“Vieni e ti mostrerò <strong>la</strong> sposa, <strong>la</strong> moglie dell’Agnello”. E mi<br />

trasportò in ispirito su una grande ed alta montagna, e mi<br />

mostrò <strong>la</strong> santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo<br />

d’appresso a Dio, avendo <strong>la</strong> gloria di Dio. I1 suo luminare<br />

era simile a una pietra preziosissima, a guisa d’una pietra<br />

di diaspro cristallino. Aveva un muro grande ed alto; aveva<br />

dodici porte, e alle porte dodici angeli, e sulle porte erano<br />

scritti dei nomi, che sono quelli delle dodici tribù dei figlioli<br />

d’Israele. A oriente c’erano tre porte; a settentrione tre<br />

porte; a mezzogiorno tre porte, e ad occidente tre porte. E il<br />

muro del<strong>la</strong> città aveva dodici fondamenti, e su quelli<br />

stavano i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. E<br />

colui che par<strong>la</strong>va meco aveva una misura, una canna d’oro,<br />

per misurare <strong>la</strong> città, le sue porte e il suo muro. E <strong>la</strong> città<br />

era quadrango<strong>la</strong>re, e 1a sua lunghezza era uguale al<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>rghezza; egli misurò <strong>la</strong> città con <strong>la</strong> canna, ed era<br />

dodicimi<strong>la</strong> stadi (circa 550 chilometri); <strong>la</strong> sua lunghezza, <strong>la</strong><br />

sua <strong>la</strong>rghezza e <strong>la</strong> sua altezza erano uguali. Ne misurò<br />

anche il muro, ed era di centoquarantaquattro cubiti (circa<br />

70 metri), a misura d’uomo, cioè d’angelo. I1 muro era<br />

44<br />

Babilonia è un sistema di vita che viene su dal<strong>la</strong> terra contro Dio ed è caratterizzato dal<strong>la</strong> sofferenza e dal<strong>la</strong> morte<br />

perché è separato dal Signore.<br />

45<br />

L. Bonnet, o.c., p. 442; vedere Apocalisse 17:1-3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


costruito di diaspro e <strong>la</strong> città era d’oro puro simile a vetro<br />

puro. I fondamenti del muro del<strong>la</strong> città erano adorni d’ogni<br />

maniera di pietre preziose. I1 primo fondamento era di<br />

diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il<br />

quarto di smeraldo, il quinto di sardonico, il sesto di<br />

sardio, il settimo di crisolito; l’ottavo di berillo, il nono di<br />

topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto, il<br />

dodicesimo di ametista. E le dodici porte erano di dodici<br />

perle, e ognuna delle porte era fatta d’una per<strong>la</strong>; e <strong>la</strong><br />

piazza del<strong>la</strong> città era d’oro puro simile a vetro trasparente.<br />

E non vidi in essa alcun tempio, perché il Signore Iddio,<br />

l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. E <strong>la</strong> città non<br />

ha bisogno di sole, né di luna che risplenda in lei, perché <strong>la</strong><br />

illumina <strong>la</strong> gloria di Dio, e l’Agnello è il suo luminare. E le<br />

nazioni cammineranno al<strong>la</strong> sua luce; e i re del<strong>la</strong> terra vi<br />

porteranno <strong>la</strong> loro gloria. E le sue porte non saranno mai<br />

chiuse di giorno (<strong>la</strong> notte quivi non sarà più); e in lei si<br />

porterà <strong>la</strong> gloria e l’onore delle nazioni. E niente<br />

d’immondo e nessuno che commetta abominazioni o falsità<br />

v’entreranno; ma quelli soltanto che sono scritti nel libro<br />

del<strong>la</strong> vita dell’Agnello”. 46<br />

NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

46<br />

Apocalisse 21:9-27. Abbiamo qui in Apocalisse il compimento di quanto il profeta Ezechiele 40-48 diceva del<strong>la</strong><br />

restaurazione di Gerusalemme.<br />

Apocalisse 21:9-27<br />

Giovanni era trasportato nello Spirito<br />

su un’alta montagna<br />

e vide <strong>la</strong> santa città<br />

Gerusalemme (versetti 9,10) e<br />

<strong>la</strong> città aveva <strong>la</strong> “gloria di Dio” (versetto 10).<br />

La città aveva alte mura<br />

con dodici porte delle dodici tribù d’Israele (versetto<br />

12)<br />

Tre porte a Oriente<br />

tre porte a Settentrione<br />

tre porte a Mezzogiorno<br />

e tre porte a Occidente (versetto 13).<br />

Qualcuno era stato incaricato di misurare<br />

<strong>la</strong> città<br />

le porte ed il muro (versetti 15-17).<br />

E <strong>la</strong> città era quadrata (versetto 16).<br />

Non vi potrà entrare chi commette<br />

abominazioni (versetto 27; confr. 21:8).<br />

“Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli, e<br />

Dio stesso sarà con loro.<br />

Colui che siede sul trono” (21:3,5; 21:1).<br />

R. Badenas, o.c., p. 253.<br />

Ezechiele 40-48<br />

Ezechiele era portato in visione<br />

su un altissimo monte<br />

e vide <strong>la</strong> santa città<br />

Gerusalemme (40:2) e<br />

“e <strong>la</strong> gloria dell’Eterno entrò nel<strong>la</strong> casa”(43:2-5).<br />

E <strong>la</strong> città aveva alte mura<br />

con dodici porte nominate con i nomi delle tribù<br />

d’Israele (38:31-34)<br />

tre porte a Oriente<br />

tre porte a Settentrione<br />

tre porte al <strong>la</strong>to del Mezzogiorno<br />

tre porte ad Occidente (48:31-34).<br />

Qualcuno era stato incaricato di misurare<br />

<strong>la</strong> città<br />

il tempio e le mura (40:3e seg.).<br />

La città era un quadrato (48:20; confr. 41:21; 43:16;<br />

45:2).<br />

Non vi potrà entrare chi commetterà<br />

abominazioni (44:6-14).<br />

“Questo è il luogo del mio trono, e il luogo dove<br />

poserò <strong>la</strong> pianta dei miei piedi” (43:7).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 931


CAPITOLO XXIII<br />

L’angelo che aveva una delle coppe, con le quali si compie il giudizio di Dio, e<br />

aveva fatto vedere a Giovanni <strong>la</strong> “gran meretrice (che è) <strong>la</strong> gran città che impera sui<br />

re del<strong>la</strong> terra” 47 , fa ora vedere <strong>la</strong> vera città: <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme. Il testo biblico<br />

offre un considerevole contrasto tra queste due donne-città. Robert Badenas così lo<br />

presenta 48 :<br />

932<br />

Babilonia Nuova Gerusalemme<br />

La visione<br />

“E uno dei sette angeli<br />

che avevano le sette coppe,<br />

venne e mi parlò<br />

dicendo “Vieni;<br />

io ti mostrerò...<br />

<strong>la</strong> grande meretrice...<br />

con <strong>la</strong> quale hanno fornicato i re del<strong>la</strong><br />

terra...” (XVII:1,2)<br />

Ed egli mi trasportò<br />

nello Spirito<br />

in un deserto,<br />

e io vidi (XVII:3)<br />

<strong>la</strong> grande città (XVIII:18)<br />

Babilonia (XVII:5)<br />

seduta su molte acque<br />

... su una bestia scar<strong>la</strong>tta<br />

E <strong>la</strong> donna era vestita<br />

di porpora e di scar<strong>la</strong>tto, adorna<br />

d’oro, di pietre preziose<br />

di perle; aveva in mano<br />

un calice d’oro pieno di abominazioni<br />

e delle immondizie del<strong>la</strong><br />

sua fornicazione (XVII:4)<br />

Dimora di demoni<br />

e ricetto di ogni spirito immondo<br />

(XVIII:2)<br />

Quelli i cui nomi non sono scritti<br />

nel libro del<strong>la</strong> vita<br />

si meraviglieranno vedendo <strong>la</strong> bestia<br />

(XVII:8)<br />

Le nazioni e i re<br />

47 Apocalisse 17:1,18.<br />

48 R. Badenas, Idem, p. 256.<br />

Descrizione delle due Donne/Città<br />

“E uno dei sette angeli<br />

che avevano le sette coppe...<br />

venne e mi parlò<br />

dicendo “Vieni<br />

io ti mostrerò<br />

<strong>la</strong> sposa,<br />

<strong>la</strong> moglie dell’Agnello” (XXI:9).<br />

E mi trasportò<br />

nello Spirito<br />

su una grande e alta montagna,<br />

e mi mostrò<br />

<strong>la</strong> santa città,<br />

Gerusalemme,<br />

che scendeva dal cielo<br />

d’appresso a Dio (XXI:10)<br />

avendo <strong>la</strong> gloria di Dio (XXI:10).<br />

Il suo luminare era simile a<br />

una pietra preziosissima,<br />

una pietra di diaspro cristallino... (XXI:11)<br />

in mezzo al<strong>la</strong> piazza<br />

il fiume dell’acqua del<strong>la</strong> vita,<br />

limpido come cristallo... (XXII:1,2)<br />

Dimora di Dio e del suo popolo (XXI:3)<br />

Niente d’immondo vi entrerà<br />

(XXI:27)<br />

Quelli i cui nomi sono scritti<br />

Nel libro del<strong>la</strong> vita dell’Agnello<br />

vi entreranno<br />

(XXI:27)<br />

le nazioni e i re<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


del<strong>la</strong> terra (XVII:15)<br />

daranno il loro potere al<strong>la</strong> bestia<br />

(XVII:12,13)<br />

Destino delle due città è introdotto dalle parole:<br />

“È fatto” (XVI:17) e<br />

aggiunge che Babilonia<br />

era stata ricordata da Dio, per<br />

darle il calice del vino<br />

del furore del<strong>la</strong> sua ira (XVI:19).<br />

In uno stesso giorno verranno le sue<br />

piaghe:<br />

mortalità, cordoglio<br />

e fame, e sarà<br />

consumata col fuoco (XVIII:8).<br />

E il fumo del suo incendio<br />

sale per sempre (XVIII:18;XIX:3).<br />

Non ci sarà più luce di <strong>la</strong>mpada<br />

né splendore alcuno (XVIII:23).<br />

Babilonia adorna d’oro<br />

di pietre preziose, è caduta in rovina<br />

(XVIII:16,17)<br />

Babilonia regna come una regina<br />

(XVIII:7)<br />

ma con lei anche i suoi abitanti sono<br />

destinati al<strong>la</strong> distruzione (XVIII:8)<br />

Babilonia <strong>la</strong> grande città sarà inabissata<br />

con violenza e non sarà più trovata<br />

(XVIII:21).<br />

NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

del<strong>la</strong> terra<br />

vi porteranno gloria e onore<br />

(XXI:4)<br />

“È compiuto” e<br />

aggiunge che Dio, a<br />

coloro che hanno sete<br />

darà dell’acqua di vita<br />

gratuitamente (XXI:6).<br />

E là non ci sarà più<br />

né morte..., né dolore...<br />

né grido... (XXI:4).<br />

Essi cammineranno al<strong>la</strong> sua luce<br />

(XXI:24).<br />

L’Agnello è il suo luminare (XXI:23)<br />

Li illumina <strong>la</strong> gloria di Dio (XXI:23)<br />

Gerusalemme sarà raggiante come<br />

Una pietra preziosa del<strong>la</strong> gloria di Dio<br />

(XXI:11)<br />

Il trono di Dio sarà in lei,<br />

e i suoi servitori lo serviranno... (XXII:3)<br />

Ed essi regneranno per sempre (XXII:5).<br />

Giovanni è trasportato su “una grande ed alta montagna”. La montagna è per i<br />

popoli dell’antichità il luogo del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, simbolo del<strong>la</strong> potenza di Dio. Da<br />

questo luogo che contrasta con il deserto nel quale vede <strong>la</strong> meretrice che cavalca <strong>la</strong><br />

bestia, l’Apostolo vede, come Mosè sul monte Nebo, <strong>la</strong> capitale del<strong>la</strong> terra promessa.<br />

La moglie dell’Agnello scende dal cielo perché vi era stata portata in occasione<br />

del<strong>la</strong> parusia del suo Sposo e perché nessuna mano umana ha <strong>la</strong>vorato al<strong>la</strong> sua<br />

formazione. Coloro che formano <strong>la</strong> Sposa sono stati generati dallo Spirito e da lui<br />

<strong>la</strong>vorati per <strong>diventa</strong>re pietre viventi nell’edificio di Dio. Questa umanità ha ripreso <strong>la</strong><br />

gloria di Dio di cui il peccato l’aveva privata.<br />

Il “luminare del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme, simile a una pietra preziosa, come una<br />

pietra di diaspro”, Giovanni l’aveva di già visto in occasione del<strong>la</strong> sua seconda<br />

visione, che presenta nel capitolo IV:3 del quale scrive: “Colui che sedeva (sul trono)<br />

era nell’aspetto simile a una pietra di diaspro e di sardonico; e attorno al trono c’era<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 933


CAPITOLO XXIII<br />

un arcobaleno che, a vederlo, somigliava a uno smeraldo”. Del resto anche l’Antico<br />

Testamento presenta le teofanie, le visibili apparizioni di Dio, con delle pietre<br />

preziose. 49 Come fa osservare il teologo R. Badenas forse il testo vuole dire qualcosa<br />

di più. Considerando che il muro era di diaspro, il primo fondamento era di diaspro,<br />

il luminare era come diaspro, “Dio stesso è anche descritto con i termini di diaspro,<br />

l’intenzione del testo sembra essere che <strong>la</strong> gloria di Dio sia lo splendore del<strong>la</strong> città,<br />

che Dio stesso sia il suo muro, e sia anche il fondamento”. 50 In altre parole tutto è<br />

sostenuto, protetto, avvolto, illuminato da Dio. Abbiamo qui <strong>la</strong> realizzazione di ciò<br />

che il profeta Zaccaria diceva e si avrà il compimento di ciò che Gesù affermava:<br />

“Gerusalemme sarà abitata come una città senza mura... (perché) io dice l’Eterno,<br />

sarò per lei un muro di fuoco tutt’intorno”; “Le mie pecore ascoltano <strong>la</strong> mia voce... e<br />

io do loro <strong>la</strong> vita eterna, e non periranno mai, e nessuno le rapirà dal<strong>la</strong> mia mano. Il<br />

Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle di mano al<br />

Padre”. 51<br />

La cifra 12, che caratterizza questa città, le sue porte, le sua fondamenta, significa<br />

che nel<strong>la</strong> sua totalità essa è realizzata dall’ordine di Dio che compie il suo disegno<br />

universale, sopra dei fondamenti umani.<br />

“La donna di Apocalisse XII con <strong>la</strong> sua corona di 12 stelle è dunque <strong>la</strong> stessa cosa<br />

del<strong>la</strong> città di Dio con le sue 12 porte e i suoi 12 fondamenti, con questa so<strong>la</strong><br />

differenza che <strong>la</strong> donna rappresenta <strong>la</strong> Chiesa militante, e <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme, <strong>la</strong><br />

Chiesa trionfante... La donna rivestita dal sole è <strong>la</strong> Chiesa - l’insieme dei credenti<br />

tanto del<strong>la</strong> nuova quanto dell’antica alleanza, - che ha vinto il paganesimo e che è il<br />

divino cande<strong>la</strong>bro del mondo”. 52<br />

“La nuova città è costruita secondo il modello che offriva l’organizzazione<br />

d’Israele. La Chiesa dei riscattati appare come il vero popolo di Dio, in favore del<br />

quale si sono compiute le promesse fatte alle dodici tribù dei figli d’Israele”. 53<br />

La Chiesa del Nuovo Testamento è stata innestata nell’ulivo dell’Antico<br />

Testamento, i rami secchi sono stati recisi e quindi accanto ai nomi delle dodici tribù<br />

appaiono quelli dei dodici apostoli perché le due alleanze non ne formano che una. “I<br />

nomi delle tribù d’Israele sulle porte, e degli apostoli sul<strong>la</strong> fondamenta, 54 nobilitano il<br />

ricordo e <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, onorano le risposte decise degli uomini, <strong>la</strong> libera col<strong>la</strong>borazione<br />

umana al piano di Dio, e fanno del<strong>la</strong> città dei salvati <strong>la</strong> capitale di una umanità libera,<br />

formata da ex resistenti”. 55<br />

Il grande muro di cinta del<strong>la</strong> città è forse a protezione momentanea del<strong>la</strong> sposa<br />

dallo stagno ardente di fuoco che divampa tutto attorno a lei per consumare e ridurre<br />

in cenere i malvagi.<br />

49<br />

Salmo 104:1,2; Ezechiele 1:4,13,16,26-28; 10:1.<br />

50<br />

R. Badenas, o.c., p. 257.<br />

51<br />

Zaccaria 2:4,5: Giovanni 10:27-29.<br />

52<br />

AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1880, p. 241,242.<br />

53 L. Bonnet, o.c., , p. 442, 443.<br />

54 Efesi 2:20; Apocalisse 21:12,14. Vedere nota n. 5.<br />

55 R. Rizzo, o.c., p. 333.<br />

934<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

Il muro di cinta misurava “centoquarantaquattro cubiti”; dodici volte dodici, cifra<br />

anche questa simbolica. Essa dà al<strong>la</strong> muraglia un’altezza di circa 70 metri, ben<br />

inferiore a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> città. Giovanni fa notare che l’angelo si è servito qui, come<br />

altrove, del cubito ordinario impiegato dagli uomini stessi. “Non c’è nessuna<br />

proporzione tra l’altezza del<strong>la</strong> città e quel<strong>la</strong> delle sue muraglie, e si comprende che <strong>la</strong><br />

misura che è servita ad ottenere questi risultati, pur restando una misura d’uomo, non<br />

è pertanto del<strong>la</strong> terra. Venendo dall’alto, enunciata da un messaggero fedele e<br />

delegato dal Dio di verità che le ha dato il nome di misura d’angelo, essa deve,<br />

malgrado il suo strano carattere, essere ricevuta con una intera fiducia. La muraglia<br />

così bassa del<strong>la</strong> città esprime che non è destinata ad assicurare <strong>la</strong> sicurezza dei suoi<br />

abitanti... Per quanto riguarda una entrata violenta dei nemici in genere, essa non è<br />

concepibile, poiché essi sono stati gettati nel <strong>la</strong>go di fuoco”. 56 “La bestia, il falso<br />

profeta e tutti gli operatori di iniquità ormai non sono più; <strong>la</strong> morte seconda ha già<br />

estirpato il male e tutte le sue incarnazioni, per sempre. Infatti le porte rimangono<br />

sempre aperte”. 57<br />

Le porte di questa città saranno sempre aperte perché verranno da Oriente e da<br />

Occidente, da Settentrione e da Mezzogiorno, i riscattati dell’Agnello per porsi a<br />

sedere al<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> di Dio. 58<br />

Il muro era di diaspro e <strong>la</strong> città di oro fino, precisa due volte Giovanni, 59 simile a<br />

vetro trasparente. Le sue fondamenta erano di pietre preziose: “diaspro”,<br />

probabilmente non <strong>la</strong> pietra che porta oggi lo stesso nome, ma una pietra bril<strong>la</strong>nte;<br />

“zaffiro” blu; “calcedonio” azzurro; “smeraldo” verde; “sardonico” rosso; “sardio”<br />

rosso scuro; “crisolito” pietra splendente come l’oro o verdastra trasparente; “berillo”<br />

variante dello smeraldo o onice; “topazio”, pietra trasparente dai riflessi giallo oro e<br />

verdastri; “crisopazio” so<strong>la</strong>mente qui menzionata nel<strong>la</strong> Bibbia, giallo pallido o verde;<br />

“giacinto” pietra bril<strong>la</strong>nte dai riflessi di fuoco, di un giallo che tende al rosso;<br />

“ametista” violetto.<br />

Queste pietre potrebbero, oltre che essere il compimento di quanto aveva detto il<br />

profeta Isaia 60 rievocare quelle del pettorale che il sommo sacerdote portava quando<br />

entrava nel santuario per presentare il popolo a Dio. Ogni pietra rappresenta una<br />

tribù. “Si tratta di pietre preziose rappresentanti, ognuna nel<strong>la</strong> sua preziosa diversità,<br />

una tribù d’Israele che il sommo sacerdote portava sul cuore ogni volta che si<br />

avvicinava all’Eterno. Nei riflessi che l’insieme prezioso produrrebbe, molti autori<br />

vedono un riferimento all’arcobaleno, segno di misericordia e d’amore che Noè vide<br />

nei vapori del<strong>la</strong> pioggia e che si vedrà anche nel<strong>la</strong> città dei redenti”. 61 Tenuto conto di<br />

questa prospettiva e che le fondamenta portavano il nome degli apostoli “questa<br />

trasformazione sembra dire che nel nuovo patto il simbolo è <strong>diventa</strong>to realtà, che il<br />

56<br />

A. Reymond, o.c., t. II, p. 206.<br />

57<br />

R. Rizzo, o.c., p. 334; vedere Apocalisse 21:8.<br />

58<br />

Luca 13:29.<br />

59<br />

Apocalisse 21:18,21.<br />

60<br />

Isaia 54:11,12.<br />

61<br />

R. Rizzo, o.c., p. 334,335; vedere Esodo 28:17-20; 39:8-14. Delle 12 pietre del pettorale 8 sono indicate nelle<br />

fondamenta del<strong>la</strong> città.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 935


CAPITOLO XXIII<br />

ministero sacerdotale è finito e pienamente realizzato. La prefigurazione dell’antico<br />

Israele è divento il solido fondamento del nuovo Israele. Il trasferimento dalle tribù<br />

d’Israele agli apostoli conferma l’universale carattere del<strong>la</strong> nuova realtà”. 62<br />

“Come dice Ecumenio e molti interpreti, lo splendore e <strong>la</strong> magnificenza materiale<br />

del<strong>la</strong> Gerusalemme celeste evoca <strong>la</strong> sua gloria e il suo splendore spirituale”. 63<br />

In questa città dove tutto è prezioso, dove tutto è puro e trasparente non ci sarà<br />

nul<strong>la</strong> che non corrisponderà a verità. Ogni azione sarà <strong>la</strong> manifestazione trasparente<br />

del pensiero che l’ha animata.<br />

Dio non abita più in una luce inaccessibile che nessun uomo può vedere. 64<br />

“Promesse, parabole, presagi, liturgie, profezie, tutto ciò che è parziale prende fine<br />

nel “faccia a faccia”, perfetto”. 65<br />

La città è quadrata, 66 e come <strong>la</strong> sua altezza era uguale al<strong>la</strong> sua <strong>la</strong>rghezza e<br />

lunghezza, essa forma un cubo di tremi<strong>la</strong> stadi, circa 550 chilometri di <strong>la</strong>to, con un<br />

perimetro di 2.200 chilometri, uguale a 12.000 stadi. Queste cifre possono essere<br />

prese in senso simbolico: il numero 12 rappresenta il popolo di Dio, ed è moltiplicato<br />

per 1.000, numero del<strong>la</strong> pienezza. 67 “La Nuova Gerusalemme non è il risultato di una<br />

estemporanea crescita. Essa è per contro tutta calco<strong>la</strong>ta, mura progettate con<br />

matematica realtà. La descrizione pone molta enfasi sulle misure del<strong>la</strong> città e i<br />

dettagli del<strong>la</strong> sua perfetta architettonica struttura: dimensioni, mura, porte e<br />

fondamenta. Ogni cosa è il risultato di una perfetta intenzione. Ciò è quanto le sue<br />

misure rive<strong>la</strong>no. Le due nozioni partico<strong>la</strong>rmente enfatizzate sono quelle del<strong>la</strong><br />

perfezione e dell’immensità. È sorprendente notare che il numero 7, preponderante in<br />

Apocalisse, viene qui rimpiazzato dal numero 12. 68 Tutte le figure date sono 12 o<br />

multipli di 12. Per esempio 12 porte, 12 angeli, 12 tribù dei figli d’Israele, 12<br />

fondamenta, 12 mi<strong>la</strong> stadi, 144 mi<strong>la</strong> cubiti, 12 perle, 12 raccolti di frutta. 69 Queste<br />

misure sembrano realizzare <strong>la</strong> pienezza del popolo di Dio: <strong>la</strong> città è fatta dal numero<br />

dalle 12 tribù dell’antico Israele e dai 12 apostoli di Gesù Cristo, sottolinea <strong>la</strong><br />

continuità del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza e l’uguaglianza del<strong>la</strong> identità spirituale tra<br />

“l’Israele di Dio” e <strong>la</strong> chiesa trionfante. Le dimensioni del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme (un<br />

quadrato di 12.000 stadi, o 144.000 70 ) mostra che questa città è come <strong>la</strong> misura<br />

62<br />

R. Badenas, o.c., p. 258. Vedere Efesi 2:19,20.<br />

63<br />

G. Bonsirven o.c., p. 302.<br />

64<br />

1 Timoteo 6:16.<br />

65<br />

Idem, p. 370; vedere 1 Corinzi 13:10,12.<br />

66<br />

“Per gli antichi, il quadrato era <strong>la</strong> figura perfetta. Ninive e Babilonia, secondo Erodoto, avevano piante<br />

perfettamente quadrate; <strong>la</strong> città di Dio è un cubo, un quadrato da qualunque parte <strong>la</strong> si guardi, lo stesso santuario<br />

d’Israele era un cubo (1 Re 6:19,20)” R. Rizzo, o.c., p. 333.<br />

67<br />

Vedere L. Bonnet, o.c., p. 443.<br />

68<br />

Se il numero 7 corrisponde a una totalità = 4 + 3, nel 12 si ha <strong>la</strong> perfezione, non è il risultato di una somma, ma<br />

di una moltiplicazione = 4 x 3.<br />

69<br />

Apocalisse 21:12,14,16,17,21; 22:2.<br />

70<br />

Crediamo che in Apocalisse 7 e 14:1-5, il numero simbolico dei 144.000 indichi <strong>la</strong> pienezza dei viventi salvati al<br />

ritorno di Gesù, mentre qui in Apocalisse 21 questo numero indica simbolicamente, come esposto nel testo, <strong>la</strong><br />

pienezza di tutti i salvati. Vedere il nostro Capitolo XVIII - I 144.000 dell’Apocalisse.<br />

936<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

dell’umanità salvata, come un tutto. Superiore a Babilonia e a Roma, <strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme è <strong>la</strong> vera e <strong>la</strong> so<strong>la</strong> città universale”. 71 Questa sua caratteristica è data da:<br />

- le sue porte e le sue mura sono rivolte ai quattro punti cardinali;<br />

- <strong>la</strong> purificazione delle vesti dei salvati solo mediante il sangue dell’Agnello;<br />

- il popolo di Dio è formato dai diversi popoli del<strong>la</strong> Terra;<br />

- si ha <strong>la</strong> realizzazione del progetto di Dio espresso a Israele quando disse che sarebbe<br />

stato un popolo di re e di sacerdoti;<br />

- Dio accetta che in essa i popoli e i re portino <strong>la</strong> loro gloria.<br />

“La città di Dio è una comunità internazionale; <strong>la</strong> città di tutto il genere umano”. 72<br />

“Una città può essere lunga e <strong>la</strong>rga ma, a differenza di un edificio, non può essere<br />

alta... Nessuno stupore: l’altezza del<strong>la</strong> città è tra i segni inequivocabili del genere<br />

letterario cui appartiene <strong>la</strong> visione, <strong>la</strong> quale non descrive <strong>la</strong> dimora dei redenti ma una<br />

sua raffigurazione simbolica, con valore non descrittivo. Essendo un cubo perfetto,<br />

non è che il compimento ultimo di quanto annunciato nel cubo perfetto e figurativo<br />

che era l’antico santuario”. 73 La forma cubica del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme oltre a<br />

esprimere l’idea del<strong>la</strong> stabilità, del<strong>la</strong> solidità e del<strong>la</strong> compattezza, essa ricorda quel<strong>la</strong><br />

del luogo santissimo del santuario d’Israele, 74 che esprime l’invito al popolo-Chiesa a<br />

partecipare al<strong>la</strong> gloria di Dio e sedersi con lui sul suo trono. Come il tempio di<br />

Salomone, così <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme esprime <strong>la</strong> presenza, <strong>la</strong> santità, <strong>la</strong> gloria<br />

dell’Eterno. Giovanni scrive: “E non vidi in essa alcun tempio, perché il Signore<br />

Iddio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio”. 75 “La paro<strong>la</strong> greca usata qui<br />

per “tempio” è naos, una paro<strong>la</strong> usata da Giovanni in tutta l’Apocalisse per il<br />

santuario celeste. 76 Nello stesso passo, <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme è chiamata “<strong>la</strong> dimora<br />

di Dio” (skene). 77 La stessa paro<strong>la</strong> greca indica il tabernacolo del deserto ed è<br />

espressa anche in XIII:6 e XV:5. Gli stessi termini e testi che si riferiscono al tempio<br />

sono qui utilizzati per descrivere <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme. Il tempio di Gerusalemme,<br />

come il tabernacolo del deserto, rappresentava il regno di Dio in mezzo al dominio<br />

degli uomini. A causa del peccato queste due realtà erano differenti e separate. Era<br />

necessario creare un ponte tra Dio e gli uomini. Ora, <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme, il<br />

mondo di Dio e il mondo degli uomini sono <strong>diventa</strong>ti una stessa realtà. La<br />

mediazione non è più necessaria. La comunicazione è aperta. Dio par<strong>la</strong> direttamente<br />

con l’uomo, e l’uomo con Dio. La comunione di amore è perfetta.- Il tempio, come<br />

simbolo di accesso al<strong>la</strong> presenza divina, è rimpiazzato dal<strong>la</strong> presenza stessa. Il vero<br />

tempio è <strong>la</strong> presenza di Dio fra il suo popolo. Dio non è più separato dall’uomo. Dio<br />

non è più relegato in un posto riservatogli. Il posto dove è Dio è <strong>diventa</strong>to lo stesso<br />

71<br />

R. Badenas, o.c., pp. 258,259.<br />

72<br />

Idem.<br />

73<br />

R. Rizzo, o.c., p. 334.<br />

74<br />

1 Re 6:20.<br />

75<br />

Apocalisse 21:22.<br />

76<br />

Apocalisse 3:12; 7:15; 11:1,2,19; 14:15,17; 15:5,6,8; 16:1,17; 21:22.<br />

77 Apocalisse 21:3.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 937


CAPITOLO XXIII<br />

posto dove è l’uomo. La nuova città è il posto di incontro tra Dio e l’uomo, per<br />

sempre, senza barriere”. 78<br />

Il tempio non ci sarà più, ma esso è definitivamente realizzato dal<strong>la</strong> presenza<br />

stessa di Dio e dell’Agnello in unione perfetta con l’umanità riscattata. “I rapporti<br />

dell’Onnipotente con il suo popolo sono quelli di una comunione immediata e intima.<br />

L’adorazione non è legata a nessuna circostanza di tempo e di luogo. La<br />

dichiarazione del Signore re<strong>la</strong>tiva all’adorazione in ispirito ha ricevuto il suo<br />

compimento. Se di già sul<strong>la</strong> terra adoravano Dio in ispirito e verità, ora che <strong>la</strong> fede è<br />

cambiata in veduta e <strong>la</strong> speranza in possessione, il loro culto, voglio dire <strong>la</strong> loro vita<br />

intera, non è che l’espressione del carattere celeste impresso dallo Spirito nel loro<br />

essere e nel<strong>la</strong> loro attività. L’assenza del tempio, lungi dall’essere pregiudiziale,<br />

segna un progresso nel<strong>la</strong> conoscenza e di conseguenza nell’amore”. 79 “Il Tempio<br />

come luogo del<strong>la</strong> manifestazione di Dio diventerà <strong>la</strong> comunità dei credenti che può<br />

essere composta anche soltanto da due o tre persone. Nel<strong>la</strong> nuova terra,<br />

l’eliminazione del peccato, unica barriera tra Dio e l’uomo e tra gli uomini stessi,<br />

rende percepibile <strong>la</strong> presenza di Dio e possibile un rapporto esplicito e diretto.<br />

L’amore di cui sarà pervaso il creato nuovo renderà immediata e giornaliera <strong>la</strong><br />

comunione tra gli uomini e superflui, quindi, gli antichi strumenti del<strong>la</strong> sua<br />

promozione”. 80<br />

Lo splendore del<strong>la</strong> Schekinah, <strong>la</strong> presenza di Dio, sostituisce <strong>la</strong> luce del sole e<br />

del<strong>la</strong> luna, come aveva già annunciato il profeta Isaia. 81 La Nuova Gerusalemme è<br />

illuminata dal<strong>la</strong> gloria di Dio e l’Agnello è il portatore di questa luce, perché in Lui<br />

essa prende corpo e si manifesta, di modo che colui che lo vede, vede anche il Padre.<br />

La più alta felicità del cielo è contemp<strong>la</strong>re Colui che è chiamato <strong>la</strong> faccia di Dio.<br />

“Essendo lo splendore del<strong>la</strong> sua gloria e l’impronta del<strong>la</strong> sua essenza, sostenendo<br />

tutte le cose con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sua potenza”. Giovanni scrive nel prologo del suo<br />

evangelo che Gesù è: “<strong>la</strong> vera luce che illumina ogni uomo”. 82<br />

“E le nazioni cammineranno al<strong>la</strong> sua luce; e i re del<strong>la</strong> terra vi porteranno <strong>la</strong> loro<br />

gloria”. 83<br />

Questa dichiarazione di Giovanni è tra le più difficili del capitolo e ha portato<br />

diversi commentatori a credere che <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme si riferisca al regno<br />

millenario sul<strong>la</strong> terra, che precederà il regno eterno di Dio.<br />

Malgrado <strong>la</strong> difficoltà di questo testo, ci sembra evidente che i capitoli XXI e<br />

XXII dell’Apocalisse descrivano il regno eterno di Dio sul<strong>la</strong> nuova terra; essi<br />

78<br />

R. Badenas, o.c., pp. 260,261.<br />

79<br />

A. Reymond, o.c., t. II, p. 213; Giovanni 4:24.<br />

80<br />

R. Rizzo, o.c., p. 335; vedere 1 Corinzi 3:16,17; Matteo 18:20.<br />

81<br />

Isaia 60:10,20.<br />

“Nel<strong>la</strong> Genesi <strong>la</strong> creazione inizia con <strong>la</strong> creazione del<strong>la</strong> luce (1:3,4). La nuova creazione inizia con <strong>la</strong> lucentezza<br />

del<strong>la</strong> luce di Dio, che illumina <strong>la</strong> radiosa città. Nel<strong>la</strong> prima creazione <strong>la</strong> luce appare prima del manifestarsi del sole e<br />

del<strong>la</strong> luna; nel<strong>la</strong> nuova creazione il diffondersi del<strong>la</strong> gloria di Dio eclissa ogni altra sorgente di luce materiale” R.<br />

Badenas, o.c., p. 261.<br />

82<br />

Ebrei 1:3; Giovanni 1:9.<br />

83 Apocalisse 21:24.<br />

938<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

presentano “<strong>la</strong> Chiesa nell’eternità”, 84 dopo il regno millenario di Cristo in cielo, dopo<br />

il suo ritorno con gli eletti sul<strong>la</strong> terra e il giudizio dei malvagi e <strong>la</strong> loro distruzione<br />

eterna, dopo il tempo in cui ogni cosa è stata fatta nuova e gli eletti “regneranno nei<br />

secoli dei secoli”.<br />

Con questa dichiarazione Giovanni “non vuole dire che in questo momento ci<br />

saranno ancora dei pagani da convertire. Celebra il compimento delle profezie<br />

re<strong>la</strong>tive alle nazioni, ripetendole nei termini stessi con cui erano state formu<strong>la</strong>te in<br />

Isaia e nel Salmo LXXII”. 85<br />

“Le nazioni cammineranno al<strong>la</strong> sua gloria” perché “Egli abiterà con loro, ed essi<br />

saranno suoi popoli”. L’Apostolo impiega il plurale “nazioni” perché diversi sono i<br />

popoli che godranno <strong>la</strong> realizzazione delle promesse fatte per bocca dei profeti e dei<br />

testimoni di Gesù Cristo. Nell’eternità non sarà più detto solo per gli Israeliti: “La<br />

mia dimora sarà presso di loro, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo” ma,<br />

come in Ezechiele, le nazioni saranno suoi popoli. “È <strong>la</strong> comunità biblica opposta al<strong>la</strong><br />

comunità politica”. 86<br />

Con le parole: “E le porte non saranno mai chiuse di giorno (<strong>la</strong> notte quivi non<br />

sarà più)”, l’Apostolo riprende le parole del profeta Isaia che diceva: “Le tue porte<br />

saranno sempre aperte; non saranno chiuse né giorno né notte, per <strong>la</strong>sciare entrare in<br />

te <strong>la</strong> ricchezza delle nazioni, e i loro re in corteggio”. 87<br />

Le mura, le porte, le guardie servono, nel nostro tempo, sul<strong>la</strong> nostra terra, a difesa<br />

del<strong>la</strong> città, ma nell’eternità, dove non c’è più da temere nemici né sorprese, esse<br />

stanno a rappresentare l’idea del<strong>la</strong> perfetta pace e sicurezza nel<strong>la</strong> quale vivranno i<br />

salvati. Nessun serpente entrerà nel paradiso di Dio, nul<strong>la</strong> di contaminato, cioè nessun<br />

uomo impuro entrerà in essa. Essa sarà preservata dal<strong>la</strong> santità stessa degli eletti,<br />

come hanno dichiarato i profeti Isaia ed Ezechiele e <strong>la</strong> ‘‘rivolta’’ non si manifesterà<br />

una seconda volta come aveva detto il profeta Nahum. 88<br />

“La notte è, in tutta <strong>la</strong> Scrittura, il simbolo del male; non per nul<strong>la</strong> Gesù afferma di<br />

sé: “Io sono <strong>la</strong> luce”. E inoltre: “Chi fa cose malvagie odia <strong>la</strong> luce e non viene al<strong>la</strong><br />

luce”. 89 Basta consultare una Concordanza biblica per verificare che <strong>la</strong> metafora del<strong>la</strong><br />

luce è <strong>la</strong> più usata per descrivere l’opera di Dio attraverso il Messia e il suo popolo.<br />

Giovanni, autore dell’Apocalisse, solo nel suo evangelo ci riporta tredici casi in cui<br />

Gesù applica a se stesso <strong>la</strong> metafora del<strong>la</strong> luce, mentre <strong>la</strong> notte è spesso utilizzata<br />

come figura del peccato, del<strong>la</strong> condizione preferita da chi macchina il male,<br />

dell’incerto, del perfido. 90 Se il sole e <strong>la</strong> luna non sono quindi realtà negative da<br />

annul<strong>la</strong>re ma, in quanto metafore, utensili miseri di fronte allo splendore avvenire; <strong>la</strong><br />

notte, nell’Apocalisse, ha lo stesso valore metaforico che gli dà Paolo nell’episto<strong>la</strong> ai<br />

84<br />

SCHLATTER Adolf, Introduction à <strong>la</strong> Bible, Genève 1903, p. 583. È il titolo degli ultimi due capitoli.<br />

85<br />

L. Bonnet, o.c., p. 444; vedere Isaia 60:3,5; Salmo 72:10.<br />

86<br />

LILJE Hanns, L’Apocalypse, Paris 1959, p. 257; vedere Ezechiele 37:27.<br />

87<br />

Isaia 60:11.<br />

88<br />

Isaia 35: 8; 52:1; Ezechiele 44: 9; Nahum 1:9.<br />

89<br />

Giovanni 3:29.<br />

90<br />

Giobbe 3:6; 7:4; Salmo 78:14; 139:11; Isaia 21:11; 58:10; Michea 3:6; Romani 13:12.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 939


CAPITOLO XXIII<br />

Romani: “La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle<br />

tenebre e indossiamo le armi del<strong>la</strong> luce; camminiamo onestamente come di<br />

giorno””. 91<br />

“La scomparsa del<strong>la</strong> notte è menzionata per due volte. 92 Perché questa insistenza?<br />

... Luce può simboleggiare conoscenza e verità. Dire che non c’è più notte significa<br />

anche che il mistero di Dio sarà rive<strong>la</strong>to, <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Cristo sarà pienamente<br />

compiuta, 93 e tutto ciò che ora è tenebre e oscurità diventerà, finalmente,<br />

definitivamente chiaro”. 94<br />

L’Eden ritrovato<br />

940<br />

“Poi mi mostrò il fiume dell’acqua del<strong>la</strong> vita, limpido<br />

come cristallo, che procedeva dal trono di Dio e<br />

dell’Agnello. In mezzo al<strong>la</strong> piazza del<strong>la</strong> città e d’ambo i <strong>la</strong>ti<br />

del fiume stava l’albero del<strong>la</strong> vita che dà dodici raccolti, e<br />

porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell’albero sono<br />

per <strong>la</strong> guarigione delle nazioni. E non ci sarà più alcuna<br />

cosa maledetta; e in essa sarà il trono di Dio e<br />

dell’Agnello; i suoi servitori gli serviranno ed essi vedranno<br />

<strong>la</strong> sua faccia e avranno in fronte il suo nome. E non ci sarà<br />

più notte; ed essi non avranno bisogno di luce di sole,<br />

perché li illuminerà il Signore Iddio, ed essi regneranno nei<br />

secoli dei secoli”. 95<br />

Non si può non vedere in questo quadro, che è un partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme, l’Eden restaurato. La Genesi presentava questo partico<strong>la</strong>re del<br />

giardino in questi termini: “L’Eterno Iddio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi<br />

piacevoli a vedersi e il cui frutto era buono da mangiare, e l’albero del<strong>la</strong> vita in<br />

mezzo al giardino, e l’albero del<strong>la</strong> conoscenza del bene e del male. E un fiume usciva<br />

d’Eden per adacquare il giardino, e di là si spartiva in quattro bracci”. 96<br />

Il profeta Ezechiele nel<strong>la</strong> sua descrizione del<strong>la</strong> restaurazione di Gerusalemme<br />

scriveva: “Egli mi riportò all’ingresso del<strong>la</strong> casa, ed ecco delle acque uscivano di<br />

sotto <strong>la</strong> soglia del<strong>la</strong> casa, dal <strong>la</strong>to d’oriente; ... e le acque uscite di là scendevano dal<br />

<strong>la</strong>to meridionale del<strong>la</strong> casa, a mezzogiorno dell’altare... Mi fece attraversare le<br />

acque... era un fiume che non si poteva guadare... Ecco sul<strong>la</strong> riva del fiume c’erano<br />

moltissimi alberi, da un <strong>la</strong>to e dall’altro… Egli mi disse: “Queste acque si dirigono<br />

91 R. Rizzo, o.c., p. 336; vedere Romani 13:12,13.<br />

92 Apocalisse 21:25; 22:5.<br />

93 Apocalisse 10:7; 1:1.<br />

94 R. Badenas, o.c., p. 262.<br />

95 Apocalisse 22:1-5.<br />

96 Genesi 2:9,10.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

verso <strong>la</strong> regione orientale, scenderanno nel<strong>la</strong> pianura ed entreranno nel mare e le<br />

acque del mare saranno rese sane. E avverrà che ogni essere vivente che si muove,<br />

dovunque giungerà il fiume ingrossato, vivrà, e ci sarà grande abbondanza di pesce...<br />

E dei pescatori staranno sulle rive del mare; ... vi saranno diverse specie … e in<br />

grande abbondanza.... E presso al fiume, sulle sue rive, da un <strong>la</strong>to e dall’altro,<br />

crescerà ogni specie di alberi fruttiferi, le cui foglie non appassiranno e il cui frutto<br />

non verrà mai meno; ogni mese faranno dei frutti nuovi, perché delle acque escono<br />

dal santuario; e quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento”.<br />

Ezechiele conclude <strong>la</strong> sua visione e il suo libro, come abbiamo già riportato: “E, da<br />

quel giorno, il nome del<strong>la</strong> città sarà: “L’Eterno è qui””. 97<br />

Nel<strong>la</strong> realtà futura “il trono di Dio non è più situato in un cielo lontano, ma nel<br />

cuore stesso del<strong>la</strong> città neoterrestre”. 98<br />

“Giovanni vede un fiume d’acqua di vita che usciva dal trono di Dio e<br />

dell’Agnello. Questo nuovo simbolo raffigura il dono del<strong>la</strong> vita eterna, che è <strong>la</strong><br />

conseguenza del<strong>la</strong> presenza di Dio in mezzo agli uomini e <strong>la</strong> loro comunione perfetta<br />

con lui. Il fiume esce dal trono di Dio, che ha destinato questa vita ai riscattati, e<br />

dell’Agnello, che l’ha procurata loro mediante un’opera di mediazione. Il fiume<br />

scorre nel mezzo del<strong>la</strong> strada principale del<strong>la</strong> città, che bisogna rappresentarsi come<br />

molto <strong>la</strong>rga. Sulle due rive sono posti gli alberi del<strong>la</strong> vita”. 99 Sulle sue rive c’era<br />

l’albero del<strong>la</strong> vita le cui radici sono una di qua e l’altra di là del fiume: il tronco si<br />

congiunge in alto prima del<strong>la</strong> folta chioma carica di meravigliosi frutti. “Questo<br />

albero non produce dodici frutti diversi, ma del frutto dodici volte l’anno. - Non ci<br />

sarà più l’alternarsi del<strong>la</strong> gioia e del<strong>la</strong> privazione, l’inverno sterile e l’estate torrida;<br />

più frutti senza fiori o fiori senza frutti; più il passato con i suoi rimpianti, né<br />

l’avvenire con le sue preoccupazioni, ma un presente eterno, al centro del<strong>la</strong><br />

perfezione. Inoltre, questo albero di vita, che ricorda il paradiso in cui l’uomo peccò<br />

prima di essere espulso, <strong>la</strong> vita divina <strong>la</strong> cui sorgente si era seccata per lui, ridice qui,<br />

97 Ezechiele 47:1-12; 48:35.<br />

Riportiamo del pastore R. Rizzo le seguenti riflessioni: “Abbiamo sull’eternità numerose visioni nell’Antico<br />

Testamento e altrettante immagini nel Nuovo da cui poter trarre molte deduzioni, ma queste riguardano più i caratteri<br />

re<strong>la</strong>zionali etici e spirituali del Regno di Dio che le modalità del suo vivere. Si ripete un po’ ciò che attraverso le loro<br />

visioni i profeti hanno detto su Dio, descrivendo ciò che hanno veduto. Da quelle descrizioni possiamo desumere con<br />

sufficiente completezza l’etica di Dio, <strong>la</strong> sua passione per l’uomo, il suo amore, il suo progetto salvifico, ma mai <strong>la</strong><br />

realtà del suo essere, <strong>la</strong> sua “corporeità”, l’essenza del<strong>la</strong> sua dimora. Poiché i profeti, nelle loro visioni, più che Dio e<br />

<strong>la</strong> sua dimora, vedono le sue rappresentazioni antropomorfiche (rappresentazioni i cui modelli, pur trasfigurati, sono<br />

tratti sostanzialmente dall’esperienza umana) che, anche se conservano i tratti sostanziali comuni (il vecchio, gli<br />

angeli, il fuoco, il trono), mutano da profeta a profeta, da occasione a occasione. Così è del<strong>la</strong> dimora dei credenti e del<br />

loro vivere. Qualunque immagine, più o meno convincente si trovi nei brani biblici, non è mai una descrizione del<strong>la</strong><br />

realtà, ma una sua rappresentazione antropomorfica, preziosa però, poiché da essa si può ricavare ciò che conta: i<br />

caratteri morali del Regno di Dio”. Testi come Isaia 11:1-10; 65:17-25, partico<strong>la</strong>rmente il versetto 20, “provano che<br />

<strong>la</strong> prima prospettiva di queste profezie hanno come soggetto l’Israele storico a cui, con toni enfatici ed estremi,<br />

vengono promessi i frutti personali e sociali del<strong>la</strong> liberazione di Dio come il perdono (versetto 17), <strong>la</strong> gioia (versetto<br />

18), <strong>la</strong> giustizia sociale (versetto 21) <strong>la</strong> serenità in una natura totalmente rappacificata (versetto 25): ecco i frutti terreni<br />

del<strong>la</strong> comunione il cui compimento assoluto avrà luogo nell’eternità. Questi due testi, proprio perché il soggetto<br />

principale è l’Israele terreno, ci dicono tutto sui caratteri morali del Regno di Dio: giustizia, comunione, pace... ma di<br />

nul<strong>la</strong> ci informano sul tipo di concretezza che vivremo nel<strong>la</strong> nuova terra” o.c., pp. 328,329.<br />

98 C. Brütsch, o.c., p. 381.<br />

99 L. Bonnet, o.c., p. 445.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 941


CAPITOLO XXIII<br />

per <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> gioia dei riscattati di Cristo, che tutte le devastazioni del<br />

peccato sono riparate, che l’ordine del Redentore è perfetto. E che è ammirevole<br />

l’armonia del piano di Dio, rive<strong>la</strong>to nelle sante Scritture. Questo racconto, che si apre<br />

con <strong>la</strong> creazione dell’uomo e con <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> sua prima dimora, che racconta<br />

<strong>la</strong> sua caduta e traccia tutte le fasi del suo sviluppo sotto le misericordiose<br />

dispensazioni di Dio, termina con <strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> restaurazione di tutte le cose, con <strong>la</strong><br />

descrizione del<strong>la</strong> dimora eterna dell’umanità riscattata. La conclusione ritorna al<br />

punto di partenza; tutti i misteri sono spiegati, tutti i mali sono riparati, l’uomo è reso<br />

al suo destino, al<strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> vita, che si trova nel<strong>la</strong> comunione di Dio stesso.<br />

Tale è l’epopea divina che si ritrova dall’inizio del<strong>la</strong> Genesi fino all’Apocalisse.<br />

Non ci sarà più anatema, cioè non più uomini esclusi dal<strong>la</strong> comunione di Dio<br />

poiché il peccato non esisterà più nel<strong>la</strong> città santa, al contrario, il trono di Dio e<br />

dell’Agnello sarà il centro d’essa, e i suoi servitori gli renderanno un culto, culto<br />

perfetto, al quale i culti celebrati qui in basso li avranno preparati”. 100<br />

Le acque del fiume limpide come cristallo “assicurano lo scorrere del<strong>la</strong> vita dal<br />

Creatore di ogni cosa. Dio è <strong>la</strong> vita per tutto e per sempre”.<br />

““L’albero del<strong>la</strong> vita” è di una enigmatica magnificenza (affonda le sue radici su<br />

entrambe le rive del fiume) e misteriosamente ricco (“dà dodici raccolti e porta il suo<br />

frutto ogni mese”), par<strong>la</strong> ancora del<strong>la</strong> vita che viene offerta continuamente e nel<strong>la</strong> sua<br />

pienezza.<br />

È stato notato - scrive il prof. R. Badenas - che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> usata in Apocalisse<br />

XXII:2 per “albero” è xulon, “legno”, e non l’usuale paro<strong>la</strong> che si trova nel Nuovo<br />

Testamento, dendron (albero e che si legge anche in Apocalisse 101 ). Ora xulon, che<br />

usualmente significa “legno”, 102 è sovente utilizzata nel Nuovo Testamento per <strong>la</strong><br />

croce, 103 e sempre in Apocalisse, per l’“albero del<strong>la</strong> vita” 104 . Se questo è una allusione<br />

al<strong>la</strong> croce, “l’albero del<strong>la</strong> vita” sarebbe una delle più magnifiche immagini per<br />

l’evangelo: l’albero sarebbe il perfetto ricordo che <strong>la</strong> vita dei riscattati è solo possibile<br />

tramite <strong>la</strong> redenzione del sacrificio di Gesù”. 105<br />

“Le foglie dell’albero sono per <strong>la</strong> guarigione delle nazioni”. “Questa<br />

dichiarazione divide gli interpreti, come l’altra (XXI:24)... Alcuni vi hanno visto<br />

anche l’indizio del<strong>la</strong> possibilità che sarebbe accordata ai reprobi di convertirsi per<br />

entrare nel<strong>la</strong> città santa. L’ordinanza generale dell’Apocalisse si oppone a questa<br />

spiegazione. Al capitolo XX, <strong>la</strong> sorte di tutti gli avversari di Cristo e del suo Regno è<br />

definitivamente rego<strong>la</strong>ta”. 106<br />

Le parole menzionate da Giovanni sono il cavallo di battaglia di coloro che<br />

sostengono un millennio terrestre. La guarigione delle nazioni sarebbe un fatto che si<br />

100 L. Bonnet, o.c., pp. 445,446.<br />

101 Apocalisse 7:1,3; 8:7; 9:4.<br />

102 Apocalisse 18:12,13.<br />

103 Atti 5:30; 10:39; 13:29; Ga<strong>la</strong>ti 3:13; 1 Pietro 2:24.<br />

104 Apocalisse 2:7; 22:2,14,19.<br />

105 R. Badenas, o.c., pp. 266,267.<br />

106 L. Bonnet, o.c., p. 445.<br />

942<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

compie prima del giudizio ultimo e quindi durante il millennio. Per questi interpreti:<br />

“I popoli che avranno fino allora risentito dei mali del<strong>la</strong> tirannia, e per così dire gli<br />

ardori del governo arbitrario delle potenze umane, cercheranno di mettersi all’ombra<br />

dell’albero del<strong>la</strong> vita, per guarire le loro piaghe; ed essi vi troveranno il refrigerio di<br />

cui hanno bisogno”. 107 “Come è detto in Ezechiele, il loro fogliame è contro <strong>la</strong> ferita:<br />

ciò fa vedere chiaramente che, né in Ezechiele, né in questo posto, è rappresentata <strong>la</strong><br />

gloria e <strong>la</strong> felicità del<strong>la</strong> Chiesa nel cielo, dove non ci sarà nessuna infermità né ferita<br />

da guerra”. 108 “L’albero di vita è il più benedetto. Il suo frutto è <strong>la</strong> carne di coloro che<br />

sono nel<strong>la</strong> città, e fornisce con le sue foglie i mezzi necessari a coloro che sono<br />

ancora sul<strong>la</strong> terra”. 109 “Si tratta qui non dell’eternità, in cui Dio sarà in tutti. Ancora<br />

meno sarà necessario, nei tempi eterni, un albero che procuri <strong>la</strong> guarigione”. 110<br />

Per indicare <strong>la</strong> guarigione fisica propriamente detta, nel Nuovo Testamento si<br />

trova il sostantivo “iasis”, guarigione, rimedio, cura. Il sostantivo “iama” indica il<br />

dono di guarigione 111 e significa: “medicamento”, “rimedio”. La paro<strong>la</strong> “iatros”,<br />

“guaritore”, “medico”, si trova sette volte. Il verbo “iaomai”, “curo”, “risano”,<br />

“guarisco”, ventisette volte.<br />

Ma il nostro testo ha l’espressione greca “therapia”. In Ebrei questa espressione<br />

viene utilizzata nei confronti di Mosè, qualificandolo quale servitore. Nel libro degli<br />

Atti viene utilizzato per dire che Dio non è servito da mani umane. Altre due volte si<br />

trova negli evangeli 112 e indica l’insieme dei servizi di una casa.<br />

“Come il frutto dell’albero del<strong>la</strong> vita che assicura l’immortalità non implica <strong>la</strong><br />

presenza del<strong>la</strong> morte sul<strong>la</strong> nuova terra, così le foglie dell’albero, che servono a<br />

mantenere <strong>la</strong> salute, non suppongono necessariamente <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia”. 113<br />

“Therapia non significa necessariamente guarigione del ma<strong>la</strong>to; significa qui,<br />

secondo l’etimologia, stabilimento, accrescimento di forza, perfezionamento del<strong>la</strong><br />

salute, convalescenza”. 114 “La vita dei cristiani non raggiunge d’un colpo tutta <strong>la</strong> sua<br />

pienezza; essa è dunque suscettibile di uno sviluppo, di una crescita che ne elimina<br />

gradualmente le imperfezioni”. 115 “Il riscattato non è arrivato al<strong>la</strong> sua statura; deve<br />

crescere, e, di progresso in progresso, raggiungere <strong>la</strong> perfezione del suo essere, che è<br />

lo scopo”. 116<br />

107<br />

CRINSOZ Thédore, Essai sur l’Apocalypse, avec des éc<strong>la</strong>ircissements sur les prophéties de Daniel qui regardent<br />

les derniers temps, Genève 1729, pp. 359, 360.<br />

108<br />

LAUNAY Pierre de, sotto lo pseudonimo di Les BUY de <strong>la</strong> PERIE Jonas, Paraphrase et Exposition sur l’Apocalypse,<br />

Genève 1651, p. 672; cit. da VAUCHER Alfred Félix, Les prophéties Apocalyptiques et leur interprétation, Collongessous-Salève<br />

1972, p. 71.<br />

109 a<br />

DARBY John Nelsen, Notes sur l’Apocalypse, 2 ed., Genève 1850, p. 194.<br />

110 a<br />

ANTOMARCHI DORIA Antonio, L’Apocalypse - Simples entretiens, 2 ed., Paris 1933, p. 214; cit. da A.F. Vaucher,<br />

o.c., p. 71.<br />

111<br />

Per iasis, vedere Luca 13:32; confr. Atti 4:22,30; per iama, vedere 1 Corinzi 12:9,28,30.<br />

112<br />

Ebrei 3:5; Atti 17:25; Matteo 24:45; Luca 12:42.<br />

113<br />

A.F. Vaucher, o.c., p. 72.<br />

114 a<br />

DELITZSCH Franz Julius, A system of Bibl. Psychology, 2 ed., Edimburg 1885, p. 556; cit. A.F. Vaucher, o.c., p.<br />

72,73; vedere Ezechiele 47:12.<br />

115<br />

E. Bosio, o.c., p. 147.<br />

116<br />

PORRET James Alfred, La vision du Ciel ou <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de l’au-delà, Genève 1898, p. 87; cit. A.F. Vaucher, o.c.,<br />

p. 73.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 943


CAPITOLO XXIII<br />

Quindi “<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca therapia ha un senso più <strong>la</strong>rgo di guarigione. Indica in<br />

generale il servizio e può essere impiegata per l’insieme dei servitori, i domestici<br />

come dice Matteo e Luca, o per il servizio partico<strong>la</strong>re del trattamento dei ma<strong>la</strong>ti come<br />

dice Luca”. 117 “Le foglie hanno lo scopo non di guarire, ma di mantenere <strong>la</strong> salute...<br />

Nello stato finale, perfetto del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme descritta qui, <strong>la</strong> condizione di<br />

ognuno è stata fissata per l’eternità, non c’è più salvezza possibile”. 118 “Le foglie<br />

sono per <strong>la</strong> guarigione, letteralmente per il servizio delle nazioni. Ciò non implica per<br />

nul<strong>la</strong> che qualche amma<strong>la</strong>to o infermo potrà entrare in questa condizione, per il fatto<br />

che nul<strong>la</strong> <strong>la</strong>scia supporre che questo servizio abbia un carattere temporaneo, mentre<br />

l’uso dei frutti sarà perpetuo; ogni idea di ma<strong>la</strong>ttia o infermità nello stato immortale è<br />

contrario alle dichiarazioni precise del<strong>la</strong> Scrittura”. 119 “La dichiarazione secondo <strong>la</strong><br />

quale le foglie saranno per <strong>la</strong> guarigione delle nazioni dovrebbe essere resa più<br />

correttamente per il servizio delle nazioni, poiché nessuno sarà amma<strong>la</strong>to e avrà<br />

bisogno di guarigione in questo mondo meraviglioso come disse Isaia”. 120<br />

Possiamo concludere questa spiegazione con le seguenti riflessioni: “Inoltre per<br />

rispondere a questa domanda noi possiamo anche ricordare che l’uomo, sempre,<br />

anche dopo <strong>la</strong> resurrezione, rimane una creatura. Egli vive a causa del<strong>la</strong> vita che Dio<br />

gli offre momento dopo momento. Pur essendo con Dio, l’uomo continua ad essere<br />

uomo, e Dio è sempre Dio. L’uomo dipende da Dio per <strong>la</strong> sua vita. L’uomo sarà<br />

costantemente dipendente dal<strong>la</strong> vita di Dio. Le foglie dell’albero del<strong>la</strong> vita<br />

ricorderanno costantemente all’uomo che egli ha bisogno di essere continuamente<br />

“curato” del suo stato. Pur essendo pienamente integrato nel corpo di Cristo, l’uomo<br />

mai sarà Cristo. L’uomo sarà capace di osservare Dio faccia a faccia, ma mai sarà<br />

divinizzato. Mai sarà Dio. Sempre sarà una creatura, e Dio sempre sarà il Creatore.<br />

L’uomo regnerà, ma mai solo, sempre con Dio. L’albero del<strong>la</strong> vita - è frutto e foglie -<br />

è un ricordo che so<strong>la</strong>mente Dio è eterno, che lui solo ha <strong>la</strong> vita in se stesso. L’eternità<br />

dell’uomo è una eternità che continuamente riceverà da Dio, condivisa con Dio. Così<br />

l’albero del<strong>la</strong> vita mette in risalto il trionfo del<strong>la</strong> grazia”. 121<br />

L’espressione “non ci sarà nessuna cosa maledetta” realizza quanto il profeta<br />

Zaccaria aveva scritto: “E <strong>la</strong> gente abiterà in essa, e non ci sarà più cosa votata allo<br />

sterminio e Gerusalemme sarà al sicuro”, 122 non ci sarà più il male.<br />

La Nuova Gerusalemme, attesa da Abrahamo che si considerava un pellegrino<br />

nel<strong>la</strong> terra promessa, è anche <strong>la</strong> stazione di arrivo del pellegrinaggio d’Israele. La<br />

luce e l’acqua che caratterizzano <strong>la</strong> città del cielo erano gli emblemi del<strong>la</strong><br />

celebrazione annuale del<strong>la</strong> festa dei tabernacoli. Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, <strong>la</strong> realtà<br />

supererà le aspettative.<br />

117<br />

C. Brütsch, o.c., ed. 1955, p. 223; vedere Matteo 24:45, Luca 12:42; Luca 9:11.<br />

118<br />

FAUSSET Andrew Robert, A Commentary critical experim. and practical, ou the Old and New Testament, t. IV, p.<br />

728; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 73.<br />

119<br />

SMITH Uriah, Daniel and the Révé<strong>la</strong>tion, Nashville, Tennessee 1944, p. 772.<br />

120<br />

EMMERSON Walter Leslie, God’s Good News, Watford 1950, p. 593; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 73.<br />

121 R. Badenas, o.c., p. 267.<br />

122 Zaccaria 14:11.<br />

944<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

Gli abitanti di questa città sono re e sacerdoti, vivranno al<strong>la</strong> presenza del loro Dio<br />

senza intermediari. Sono però dei combattenti, hanno accettato le promesse di Dio<br />

durante <strong>la</strong> loro vita, le hanno fatte proprie, e hanno continuato a credere anche contro<br />

ogni speranza. Ciò che il Signore ha promesso ai fedeli delle sette Chiese verrà<br />

ricevuto nel<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme.<br />

Promesse al<strong>la</strong> Sette Chiese Realizzate nel<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme<br />

1. Efeso: il Vincitore “mangerà dell’albero<br />

del<strong>la</strong> vita, che sta nel<br />

paradiso di Dio”, II:7.<br />

2. Smirne: il Vincitore “non sarà colpito<br />

dal<strong>la</strong> morte seconda”, II:11.<br />

3. Pergamo: il Vincitore avrà “un nome<br />

nuovo”, II:17.<br />

4. Tiatiri: il Vincitore avrà “potestà sulle<br />

nazioni” II:26.<br />

5. Sardi: il Vincitore “avrà vesti bianche<br />

e il suo nome non sarà cancel<strong>la</strong>to dal<br />

libro del<strong>la</strong> vita” III:5.<br />

6. Fi<strong>la</strong>delfia: il Vincitore “sarà una<br />

colonna nel tempio di Dio, non ne<br />

uscirà mai e avrà il nome di Dio,<br />

del<strong>la</strong> città di Dio, del<strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme scritto su di lui” III:12.<br />

7. Laodicea: il Vincitore sarà seduto con<br />

l’Agnello sul suo trono III:21.<br />

L’albero del<strong>la</strong> vita ha le sue radici su<br />

entrambe le rive del fiume che<br />

scaturisce dal trono di Dio e<br />

dell’Agnello, XXII:1,2.<br />

Erediterà queste cose: non ci sarà più <strong>la</strong><br />

morte, né grido, né dolore, XXI:7,4.<br />

“Avranno in fronte il suo nome”,<br />

XXII:4.<br />

“Essi regneranno nei secoli dei secoli”<br />

XXII:5.<br />

“Beati coloro che <strong>la</strong>vano le loro<br />

vesti..., per entrare nelle porte del<strong>la</strong><br />

città”, XXII:14. “Sono scritti nel libro<br />

del<strong>la</strong> vita dell’Agnello”, XXI:27.<br />

“Il Tabernacolo di Dio con gli uomini”<br />

XXI:3. “Avranno in fronte il suo (di<br />

Dio) nome”, XXII:4. “La Nuova<br />

Gerusalemme scendere giù dal cielo”,<br />

XXI:2,10.<br />

“In essa sarà il trono di Dio e<br />

dell’Agnello..., ed essi regneranno nei<br />

secoli di secoli”, XXII:3,5. 123<br />

““Essi regneranno nei secoli dei secoli”. Con queste gloriose parole si termina <strong>la</strong><br />

descrizione delle celesti bellezze del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme”. 124<br />

Conclusione<br />

Il cristianesimo non è una filosofia, una religione, è una rive<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong><br />

conseguenza del Dio che entra nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, del Dio che si fa conoscere, pur<br />

continuando ad essere misterioso e nascosto. Il cristianesimo è un fatto storico, è una<br />

persona, è Cristo Gesù. Questo figura è colui che nel<strong>la</strong> prima pagine del<strong>la</strong> Bibbia crea<br />

<strong>la</strong> terra per l’uomo, crea l’uomo e s’incontra con lui nell’Eden, viene promesso come<br />

123 R. Badenas, o.c., p. 265.<br />

124 L. Bonnet, o.c., p. 446.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 945


CAPITOLO XXIII<br />

salvatore a seguito del peccato, è annunciato dai patriarchi e dai profeti, è atteso dal<br />

popolo, sperato dalle nazioni, adorato nel cielo dagli esseri celesti che cercano di<br />

capire il suo progetto di vittoria sul male. È il centro del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e dell’universo. È<br />

colui che dall’eternità è entrato nel tempo, si è fatto uomo del<strong>la</strong> terra, ha subito <strong>la</strong><br />

ribellione dell’umanità e degli angeli decaduti e ha trionfato sul male, su Satana<br />

mediante l’altare creato dagli uomini, <strong>la</strong> croce, e perché, pur morendo di una morte<br />

infame ed iniqua, non avendo peccato, giustizia gli è stata fatta: è risuscitato.<br />

“La Nuova Gerusalemme è <strong>la</strong> città di Gesù Cristo. In questo testo<br />

(dell’Apocalisse) Cristo è esclusivamente e sistematicamente indicato col termine<br />

arnion, “l’Agnello”. Questa paro<strong>la</strong> è ripetuta sette volte nel nostro brano. Ogni volta<br />

è presentata per descrivere le diverse re<strong>la</strong>zioni tra Gesù e <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme:<br />

- l’Agnello è il marito delle Nuova Gerusalemme, sua sposa e moglie;<br />

- l’Agnello è il fondatore del<strong>la</strong> città, le cui fondamenta portano i nomi dei suoi<br />

apostoli;<br />

- l’Agnello, assieme con il Padre, è il tempio del<strong>la</strong> città;<br />

- l’Agnello è <strong>la</strong> <strong>la</strong>mpada del<strong>la</strong> città, che <strong>la</strong> illumina con <strong>la</strong> gloria di Dio;<br />

- l’Agnello è colui che scrive il libro del<strong>la</strong> vita e indica/giudica chi può essere<br />

cittadino del<strong>la</strong> nuova terra;<br />

- l’Agnello sul trono è <strong>la</strong> sorgente, assieme al Padre, del fiume dell’acqua del<strong>la</strong> vita;<br />

- l’Agnello è re, e assieme al Padre governa dal suo trono ed è servito dai suoi<br />

servitori. 125<br />

In tre 126 di queste caratteristiche l’Agnello è menzionato assieme con Dio nel<strong>la</strong><br />

formu<strong>la</strong> “Dio è l’Agnello”.<br />

Queste sette definizioni enfatizzano il significato cristiano del<strong>la</strong> Santa Città.<br />

Identificato con il Padre, e dividendo il trono dell’universo con lui, Cristo è il centro<br />

del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme. È il re. La sua presenza sempre dichiarata, ma mai<br />

descritta. Cristo è essenziale al<strong>la</strong> Santa Città. Egli è il suo fondatore, il suo tempio, <strong>la</strong><br />

sua <strong>la</strong>mpada di luce, e <strong>la</strong> sua sorgente di vita. Egli è, in una paro<strong>la</strong>, il migliore dono di<br />

Dio all’umanità: lo sposo, il marito dell’umanità redenta. Ogni cosa è ricapito<strong>la</strong>ta in<br />

lui. Nell’Agnello del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme noi abbiamo “il capo/compimento di<br />

tutte le cose”. 127 Questa visione mostra in una forma magistrale che “<strong>la</strong> definizione di<br />

cielo è <strong>la</strong> presenza di Cristo” 128 ”. 129<br />

Il pianeta Terra che è stato per l’universo il teatro del<strong>la</strong> lotta millenaria tra il bene<br />

ed il male, il luogo sul quale l’Eterno ha mostrato <strong>la</strong> natura del<strong>la</strong> sua persona, diverrà<br />

<strong>la</strong> sede del suo governo, il luogo del<strong>la</strong> sua dimora, il centro dell’universo.<br />

La mia e <strong>la</strong> nostra <strong>storia</strong> sono <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Dio per <strong>la</strong> realizzazione di questa<br />

pienezza di vita, di gioia non ancora vissuta.<br />

125<br />

Apocalisse 21:9,14,22,23,27; 22:1,3.<br />

126<br />

Apocalisse 21:22; 22:1,3. L’autore ne riferisce tre.<br />

127<br />

Efesi 1:10.<br />

128<br />

WHITE Ellen, Comments, in The Seventh Day Bible Commentary, t. VII, p. 898.<br />

129 R. Badenas, o.c., p. 269,270.<br />

946<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

L’Apocalisse conclude con le parole: “Colui che attesta queste cose dice: “Sì;<br />

vengo presto!”. La risposta verbale del<strong>la</strong> sposa è: “Amen! Vieni, Signore Gesù!””. 130<br />

“Udii come <strong>la</strong> voce di una grande moltitudine , come il suono di molte acque e<br />

come il rumore di forti tuoni che diceva: “Alleluia! poiché il Signore Iddio nostro,<br />

l’Onnipotente, ha preso a regnare. Rallegriamoci e giubiliamo e diamo a lui <strong>la</strong> gloria,<br />

poiché sono giunte le nozze dell’Agnello, e <strong>la</strong> sua sposa si è preparata; e le è stato<br />

dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere<br />

giuste dei santi”. E l’angelo disse: “Beati quelli che sono invitati al<strong>la</strong> cena delle nozze<br />

dell’Agnello”. “Queste sono le veraci parole di Dio””.<br />

Giovanni ha dato un assaggio del compimento di queste cose affinché noi le<br />

possiamo vivere domani e pregustare nel presente.<br />

130 Apocalisse 22:20.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 947


CAPITOLO XXIII<br />

948<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 949


Appendice n. 1<br />

SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X - XIII pp.<br />

n. Potere Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8 Daniele 9 Daniele 11<br />

1<br />

4<br />

Babilonia vv. 37,38. Testa<br />

d’oro<br />

2 Medo-<br />

Persia<br />

3<br />

5<br />

Durante il<br />

regno medo-persiano<br />

inizia<br />

<strong>la</strong> visione<br />

del capitolo<br />

VIII<br />

e <strong>la</strong> spiegazione<br />

iniziale<br />

del capitolo<br />

IX<br />

v. 39a. Petto e<br />

braccia di argento.<br />

Grecia vv. 39b. Bacino di<br />

rame.<br />

Dopo <strong>la</strong><br />

casa di<br />

Alessand.<br />

6 Roma<br />

pagana<br />

v. 40. Gambe di<br />

ferro.<br />

v. 4. Leone con ali<br />

d’aqui<strong>la</strong>.<br />

v. 5. Orso che si<br />

appoggia su un<br />

fianco.<br />

v. 6. Leopardo<br />

con quattro teste e<br />

quattro ali<br />

d’uccello.<br />

v. 7. Bestia innominata<br />

con denti e<br />

unghie di ferro,<br />

che sbrana e calpesta<br />

il resto con i<br />

piedi.<br />

v. 3,20. Un<br />

montone con due<br />

corna. È il re di<br />

Media e di Persia<br />

v. 13. Fino a<br />

quando durerà <strong>la</strong><br />

visione?<br />

v.5,21a,8,21b,22.<br />

Dall’occidente<br />

viene un capro. Il<br />

corno cospicuo tra<br />

gli occhi è il re di<br />

Grecia.<br />

Il gran corno che<br />

si spezza è il<br />

primo re. Al suo<br />

posto sorgono quattro<br />

regni che si<br />

dividono l’impero<br />

greco.<br />

v. 9,23. Da una<br />

delle quattro corna/regni<br />

dei diadochi<br />

uscì un piccolo<br />

corno che<br />

diventò grandissimo.<br />

v. 24. Settanta<br />

settimane sono<br />

fissate riguardo al<br />

tuo popo<strong>la</strong> e al<strong>la</strong><br />

tua santa città…<br />

Dal momento in<br />

cui è uscito l’ordine<br />

di restaurare<br />

e riedificare Gerusalemme<br />

fino all’<br />

apparire di un unto-capo<br />

vi sono<br />

sette e sessantadue<br />

settimane.<br />

v. 26,27. Dopo 62<br />

settimane l’Unto<br />

sarà soppresso.<br />

Nessuno sarà dal<strong>la</strong><br />

sua parte.<br />

Stabilirà un saldo<br />

patto con molti.<br />

In mezzo al<strong>la</strong> settimana<br />

farà cessare<br />

il sacrificio e<br />

l’ob<strong>la</strong>zione.<br />

Il popolo di capo<br />

il veniente distruggerà<br />

- sarà<br />

causa del<strong>la</strong> distru-<br />

v. 2. In Persia<br />

sorgeranno dei re<br />

e l’ultimo solleverà<br />

tutti contro il<br />

re di. Javan.<br />

v. 2-4. Nel regno<br />

di Javan (Grecia)<br />

sorgerà un re<br />

potente, che eserciterà<br />

un gran dominio<br />

e farà<br />

quello che vorrà.<br />

Il suo regno sarà<br />

infranto e diviso<br />

in quattro parti. Il<br />

regno non passerà<br />

ai suoi eredi.<br />

vv. 5-30. Lotte tra<br />

il re del Sud e il re<br />

del Nord.<br />

V 30. Le navi di<br />

Kittim (Roma) si<br />

incontreranno con<br />

il re del Nord e gli<br />

imporranno <strong>la</strong><br />

propria autorità.


SINOSSI DI DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II – APOCALISSE X-XIII3 pp.<br />

SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II-<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n.<br />

1<br />

Daniele 12 2 Tess. 2 Apoc. 10 Apoc. 11 Apoc. 12 Ap.13pp<br />

2<br />

3<br />

Prima testa del<br />

dragone.<br />

Seconda testa<br />

del dragone.<br />

4 Terza testa del<br />

dragone.<br />

5<br />

6<br />

Quarta testa del<br />

dragone.<br />

v. 4. Il dragone<br />

attende <strong>la</strong> nascita<br />

del Figlio del<strong>la</strong><br />

donna per divorarlo,<br />

ma nato,<br />

viene rapito<br />

in cielo dove vi<br />

è battaglia tra<br />

lui Micael, e i<br />

suoi angeli e il<br />

dragone e i suoi<br />

angeli che per-<br />

dendo vengono<br />

Prima testa del<strong>la</strong><br />

bestia con <strong>la</strong><br />

bocca di leone.<br />

Seconda testa<br />

del<strong>la</strong> bestia che<br />

aveva i piedi<br />

come di orso.<br />

v. 2. Terza testa<br />

del<strong>la</strong> bestia simile<br />

a un leopardo.<br />

Quarta testa del<strong>la</strong><br />

bestia.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 959


APPENDICE N. 1<br />

n. 2 Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II –<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Potere Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8 Daniele 9 Daniele 11<br />

zione delle città e<br />

del santuario.<br />

v. 27. Sulle ali<br />

dell’abominazione<br />

verrà il devastato-<br />

re (che distrug-<br />

7 Roma<br />

cristiana<br />

8 Divisione<br />

dello<br />

Impero<br />

Romano<br />

Cristiano.<br />

10<br />

11<br />

9 Anticristo<br />

Sue<br />

Caratteristiche<br />

e sua<br />

opera.<br />

960<br />

v. 41a. Piedi di<br />

ferro e di argil<strong>la</strong><br />

v. 41b. Le dita<br />

saranno in parte di<br />

ferro e in parte di<br />

argil<strong>la</strong>.<br />

Il potere d’argil<strong>la</strong><br />

che si contrappone<br />

al ferro.<br />

v. 7. La bestia ha<br />

dieci corna.<br />

v. 8. In mezzo alle<br />

dieci corna spunta<br />

un undicesimo<br />

corno.<br />

È un re. v. 24. Una monarchia<br />

Diverso. v. 24. È un re di<br />

natura diversa dagli<br />

altri re.<br />

12 Momento<br />

dell’apparizione.<br />

13 Territorio<br />

geografico<br />

14<br />

limitato.<br />

Grande in<br />

apparenza<br />

vv. 8,20. Sorge<br />

dopo <strong>la</strong> divisione<br />

dell’Impero<br />

v. 8. Piccolo corno.<br />

v. 20. Appariva<br />

maggiore degli altri<br />

regni.<br />

vv. 11,23 Da una<br />

delle terre dei<br />

diadochi spunta<br />

un quinto corno/re<br />

che agisce sino<br />

al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>.<br />

Un re dall’aspetto<br />

feroce, ed esperto<br />

in stratagemmi<br />

v. 24. La sua<br />

potenza sarà grande,<br />

ma non sarà<br />

potenza sua.<br />

vv. 11,13. All’ori-<br />

gine era piccolo<br />

v. 25 La sua<br />

astuzia fa prosperare<br />

<strong>la</strong> frode.<br />

gerà il santuario).<br />

v. 32. Con lusinghe<br />

corromperà<br />

chi agisce empiamente<br />

contro il<br />

patto.<br />

Quelli che lo riconoscerannoriceveranno<br />

gloria e<br />

terre spartite come<br />

ricompensa.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


SINOSSI DI DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II – APOCALISSE X-XIII3 pp.<br />

n. 2a Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II –<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Daniele 12 2 Tess. 2 Apoc. 10 Apoc. 11 Apoc. 12 Ap. 13pp<br />

gettati sul<strong>la</strong> terra.<br />

7<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

v. 7,5. Il mistero<br />

dell’iniquità è<br />

all’opera, ma<br />

qualcosa e qualcuno<br />

trattiene <strong>la</strong><br />

manifestazione<br />

dell’anticristo.<br />

v. 3. L’uomo del<br />

peccato, il figlio<br />

del<strong>la</strong> perdizione,<br />

l’avversario.<br />

v. 9. L’empio si<br />

manifesterà per<br />

l’azione efficace<br />

di Satana.<br />

Il dragone ha<br />

dieci corna.<br />

Quinta testa del<br />

dragone, ha 10<br />

corna.<br />

v. 1,2 La bestia<br />

sale dal mare.<br />

Quinta testa con<br />

dieci corna.<br />

Il dragone le<br />

diede potenza e<br />

il suo trono.<br />

v 2. Il dragone<br />

diede al<strong>la</strong> bestia<br />

grande podestà.<br />

12 v. 1. La bestia<br />

usciva dal mare.<br />

13<br />

14 vv. 9,10. Farà<br />

opere potenti,<br />

con segni e prodigi<br />

falsi e con<br />

inganno di iniquità<br />

a danno di<br />

quelli che periscono<br />

perché<br />

non hanno aperto<br />

il cuore all'amore<br />

del<strong>la</strong> verità.<br />

v. 7. Le fu data<br />

podestà sopra<br />

ogni tribù e popolo<br />

e lingua e<br />

nazione.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 961


APPENDICE N. 1<br />

n. 3 - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II –<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Potere Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8 Daniele 9 Daniele 11<br />

15 Si<br />

autoesalta<br />

16 Chiaroveggenza.<br />

17 Linguaggio.<br />

18<br />

Contro <strong>la</strong><br />

dimora<br />

dell’Altissimo.<br />

19 Perseguita<br />

il popolo<br />

di<br />

Dio.<br />

20 Contrasta<br />

lo stesso<br />

Signore<br />

togliendolo<br />

all’adorazione.<br />

21 Durata<br />

del<strong>la</strong><br />

supremazia.<br />

962<br />

v. 20. Appariva<br />

maggiore degli altri<br />

regni.<br />

v. 8. Ha occhi per<br />

sorvegliare come<br />

un vescovo.<br />

vv. 8,20. Una<br />

bocca che proferiva<br />

grandi cose e<br />

parole arroganti<br />

contro l’Altissimo<br />

v. 21,25, Faceva<br />

guerra ai santi<br />

riducendoli allo<br />

stremo e vincendoli.<br />

v. 25. Dominerà<br />

per un tempo, dei<br />

tempi e <strong>la</strong> metà di<br />

un tempo (tre anni<br />

e mezzo) (42 mesi<br />

=1260 giorni)<br />

vv. 25,24. Il cuor<br />

suo si inorgoglirà.<br />

Farà grandi rovine,<br />

prospererà<br />

nelle sue imprese.<br />

v. 11. Abbatterà il<br />

luogo del santuario<br />

del principe<br />

dei principi.<br />

v. 10,12,25. Calpesta<br />

l’esercito<br />

del cielo, fa<br />

cadere in terra una<br />

parte delle stelle.<br />

Tiene l’esercito<br />

nelle mani e in<br />

piena pace<br />

distruggerà molta<br />

gente.<br />

v. 11,25. Si eleva<br />

fino al capo dello<br />

esercito, e gli<br />

toglie il continuo.<br />

v. 13. Fino a<br />

quando l’esercito<br />

sarà calpestato?<br />

vv. 36-39. Il re si<br />

esalterà al di sopra<br />

di ogni dio.<br />

Prospererà.<br />

Non avrà rispetto<br />

per:<br />

- gli dèi dei padri,<br />

- <strong>la</strong> divinità favorita<br />

delle donne.<br />

Onorerà:<br />

- gli dèi delle fortezze;<br />

- con ricchezze un<br />

dio che i padri<br />

non conobbero.<br />

Nell’agire contro<br />

le fortezze, sarà<br />

aiutato da un dio<br />

straniero<br />

v. 31. Manderà<br />

delle forze per<br />

profanare il santuario.<br />

vv. 32,33. I savi<br />

tra il popolo saranno<br />

abbattuti<br />

dal<strong>la</strong> spada, dal<br />

fuoco, dall’esilio<br />

e dal saccheggio.<br />

Ma il popolo di<br />

quelli che conoscono<br />

il loro Dio<br />

mostrerà fermezza.<br />

v. 31. Nel santuario<br />

sopprimerà il<br />

continuo, vi collocheràl’abominazione<br />

che è causa<br />

di deso<strong>la</strong>zione.<br />

vv. 33,35.. Dominerà<br />

per un certo<br />

tempo.<br />

Fino al tempo<br />

del<strong>la</strong> fine.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


SINOSSI DI DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II – APOCALISSE X-XIII3 pp.<br />

n. 3a - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Daniele 12 2 Tess. 2 Apoc. 10 Apoc. 11 Apoc. 12 Ap. 13pp<br />

15<br />

v. 4. S’innalza al<br />

16<br />

17<br />

18<br />

19<br />

20<br />

21<br />

v. 10. Molti savi<br />

saranno... affinati,<br />

purificati,<br />

imbiancati, ma<br />

gli empi agiranno<br />

empiamente.<br />

vv. 7,11 Questi<br />

fatti dureranno<br />

tre anni e mezzo.<br />

Finiranno quan-<br />

do <strong>la</strong> potenza<br />

di sopra di Dio e<br />

seduto nel tempio<br />

di Dio dice<br />

di essere Dio.<br />

v. 1. Si misura il<br />

tempio di Dio e<br />

i suoi adoratori.<br />

vv. 2,3. I gentili<br />

calpesteranno <strong>la</strong><br />

città per 42<br />

mesi.<br />

I due testimoni<br />

v. 6,14,11. La<br />

donna fugge nel<br />

deserto lontano<br />

dal serpente.<br />

Ha vinto mediante<br />

il sangue<br />

dell’Agnello e<br />

con <strong>la</strong> testimonianza<br />

e non ha<br />

amato <strong>la</strong> propria<br />

vita ma l’ha<br />

esposta al<strong>la</strong><br />

morte.<br />

v. 6, 14. La donna<br />

fugge nel deserto<br />

e viene nutrita<br />

per 1260<br />

giorni, per un<br />

v. 4,8. Chi non<br />

ha il proprio<br />

nome scritto nel<br />

libro del<strong>la</strong> vita<br />

dell’Agnello<br />

adora <strong>la</strong> bestia e<br />

sarà da lei<br />

meravigliato.<br />

v. 6. Con <strong>la</strong><br />

bocca bestemmiava<br />

Dio, il<br />

tabernacolo e<br />

chi è in cielo.<br />

v. 7. Fa guerra ai<br />

santi e li vince..<br />

v. 5. Agirà per<br />

42 mesi.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 963


APPENDICE N. 1<br />

n. 4 - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Potere Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8 Daniele 9 Daniele 11<br />

22<br />

23<br />

24 Modifica<br />

il Decalo-<br />

25<br />

26<br />

27<br />

964<br />

go <br />

Conseguenze<br />

per l’Anticristo.<br />

In Francia<br />

il governo<br />

del<strong>la</strong><br />

Rivoluzione<br />

proibisce<br />

ogni<br />

forma di<br />

religione.<br />

v. 25. Penserà di<br />

mutare i tempi e<br />

<strong>la</strong> legge.<br />

v. 13. Fino a<br />

quando durerà <strong>la</strong><br />

visione del continuo?<br />

v. 12. Gettò a terra<br />

<strong>la</strong> verità.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


SINOSSI DI DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II – APOCALISSE X-XIII3 pp.<br />

n. 4a - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Daniele 12 2 Tess. 2 Apoc. 10 Apoc. 11 Apoc. 12 Ap. 13pp<br />

22<br />

23<br />

24<br />

25<br />

26<br />

27<br />

del popolo sarà<br />

interamente infranta.<br />

vv. 6,8. <strong>Quando</strong><br />

e come sarà <strong>la</strong><br />

fine di questi<br />

fatti straordinari?<br />

Dal tempo che<br />

sarà soppresso il<br />

continuo e sarà<br />

rizzata l’abominazione<br />

che cagiona<br />

<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

vi saranno<br />

1290<br />

giorni.<br />

vestiti di sacco<br />

profetizzano per<br />

1260 giorni.<br />

vv. 7,13. I due<br />

testimoni, compiuta<br />

<strong>la</strong> loro<br />

testimonianza,<br />

al<strong>la</strong> fine dei<br />

1260 giorni, sono<br />

uccisi dal<strong>la</strong><br />

bestia che sale<br />

dall'abisso.<br />

In quell’ora c’è<br />

un terremoto e<br />

<strong>la</strong> decima parte<br />

del<strong>la</strong> città cade.<br />

vv. 9,10. Per tre<br />

giorni e mezzo i<br />

corpi dei due testimoni<br />

uccisi<br />

rimangono al<strong>la</strong><br />

vista dei popoli,<br />

non sepolti, sul<strong>la</strong><br />

piazza del<strong>la</strong><br />

città che si chiama<br />

Sodoma ed<br />

Egitto, dove il<br />

Signore è stato<br />

crocifisso.<br />

tempo dei tempi<br />

e <strong>la</strong> metà di un<br />

tempo<br />

Sesta testa del<br />

dragone.<br />

v. 9. Se uno<br />

imprigiona andrà<br />

in prigione.<br />

v. 3. La bestia<br />

ha una testa (<strong>la</strong><br />

VI) ferita mortalmente.<br />

Sesta testa del<strong>la</strong><br />

bestia. È ferita.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 965


APPENDICE N. 1<br />

n. 5 - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Potere Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8 Daniele 9 Daniele 11<br />

28<br />

966<br />

La <strong>profezia</strong>biblica<br />

sarà<br />

meglio<br />

conosciuta<br />

nel<br />

tempo<br />

del<strong>la</strong> fine.<br />

29 Durata<br />

dell’apostasia.<br />

30 Giudizio<br />

in cielo.<br />

31 L’Anticri<br />

sto è all’opera.<br />

32 Prima<br />

del<strong>la</strong> fine<br />

del giudizio.<br />

v. 9-11. In cielo si<br />

mettono dei troni.<br />

Un vegliardo si<br />

siede. Il giudizio<br />

inizia.<br />

Nel tempo del<br />

giudizio il corno<br />

pronuncia parole<br />

orgogliose.<br />

v. 13. Fino a<br />

quando durerà <strong>la</strong><br />

ribellione che produce<br />

<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

abbandonando<br />

il luogo santo ad<br />

essere calpestato?<br />

v. 14. Fino a 2300<br />

sere e mattine poi<br />

il santuario sarà<br />

purificato.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


SINOSSI DI DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II – APOCALISSE X-XIII3 pp.<br />

n. 5a - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Daniele 12 2 Tess. 2 Apoc. 10 Apoc. 11<br />

Del<strong>la</strong> morte dei<br />

testimoni alcuni<br />

si rallegrarono.<br />

Dopo i tre giorni<br />

e mezzo salirono<br />

in cielo.<br />

Apoc. 12 Ap. 13pp<br />

28<br />

29<br />

30<br />

31<br />

32<br />

v. 4. Il libro di<br />

Daniele sigil<strong>la</strong>to<br />

sino al tempo<br />

del<strong>la</strong> fine quando<br />

lo studio lo<br />

renderà più<br />

comprensibile.<br />

v.7. L’essere celeste<br />

giura.<br />

v. 9,11,12 . Dal<br />

tempo che sarà<br />

soppresso il<br />

continuo e sarà<br />

drizzata l’abominazione<br />

vi saranno<br />

1290 giorni.<br />

Beato chi<br />

giunge a 1335<br />

giorni.<br />

Un angelo che<br />

rievoca Gesù tra<br />

i cande<strong>la</strong>bri viene<br />

dal cielo. Ha<br />

in mano un libretto<br />

e giura.<br />

v. 6. “Non c’è<br />

più tempo”, cioè<br />

cronologia profetica,<br />

data profetica<br />

da realizzare.<br />

v. 11. Bisogna<br />

che profetizzi di<br />

nuovo in tutto il<br />

mondo.<br />

Ap.14:6-12.<br />

v. 17. Il dragone<br />

perseguiterà <strong>la</strong><br />

progenie del<strong>la</strong><br />

donna fedele al<strong>la</strong><br />

legge di Dio e<br />

al<strong>la</strong> testimonianza<br />

di Gesù.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 967


APPENDICE N. 1<br />

n. 6 - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Potere Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8 Daniele 9 Daniele 11<br />

33<br />

34<br />

35<br />

968<br />

Al<strong>la</strong> fine<br />

del giudizioinvestitura<br />

di<br />

Cristo Re.<br />

Ritorno di<br />

Gesù.<br />

Il Regno<br />

di Dio.<br />

vv. 44,45. Una<br />

pietra si stacca<br />

dal monte, senza<br />

opera di mano e<br />

colpirà <strong>la</strong> statua<br />

nelle sue estremità,<br />

tutto frantumerà<br />

e sarà spazzato<br />

via.<br />

v. 45. La pietra<br />

<strong>diventa</strong> un grande<br />

monte che riempie<br />

<strong>la</strong> terra<br />

v. 13,14. Il Figlio<br />

dell’uomo sulle<br />

nuvole del cielo<br />

giunse fino al vegliardo.<br />

Gli furono<br />

dati dominio,<br />

gloria e regno.<br />

v. 26. Dopo il<br />

giudizio, al piccolo<br />

corno verrà<br />

tolto il dominio e<br />

sarà distrutto per<br />

sempre<br />

v. 27. I Santi<br />

dell’Altissimo riceveranno<br />

il regno<br />

e lo possederanno<br />

per sempre.<br />

v. 25. Sarà infranto<br />

senza opera<br />

di mano.<br />

v. 36. Finché <strong>la</strong><br />

indignazione sia<br />

esaurita<br />

vv.40,45. Al tempo<br />

del<strong>la</strong> fine giungerà<br />

<strong>la</strong> sua fine, e<br />

nessuno gli darà<br />

aiuto.<br />

.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


SINOSSI DI DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II – APOCALISSE X-XIII3 pp.<br />

n. 6a - Segue SINOSSI di DANIELE II,VII,VIII,IX,XI,XII - 2 TESSALONICESI II -<br />

APOCALISSE X-XIII pp.<br />

n. Daniele 12 2 Tess. 2 Apoc. 10 Apoc. 11 Apoc. 12 Ap. 13pp<br />

33<br />

34<br />

35<br />

v. 1,2. In quel<br />

tempo sorgerà<br />

Micael, il gran<br />

capo, il difensore<br />

del popolo.<br />

Sarà un tempo<br />

d’angoscia quale<br />

non è mai<br />

stato.<br />

v. 2. Molti di<br />

coloro che dormono<br />

nel<strong>la</strong> polvere<br />

del<strong>la</strong> terra<br />

si risveglieranno:<br />

gli uni per <strong>la</strong><br />

vita eterna e gli<br />

altri per l’obbrobio,<br />

per una<br />

eterna infamia.<br />

v. 8. Il Signore<br />

Gesù lo distruggerà<br />

col soffio<br />

del<strong>la</strong> sua bocca<br />

e l’annienterà<br />

con l’apparizione<br />

del<strong>la</strong> sua<br />

venuta.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 969


APPENDICE N. 1<br />

970<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 2<br />

LA PERSONA DI DANIELE:<br />

AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO<br />

E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

La persona<br />

Prima di intraprendere le varie considerazioni che vogliono negare l’autenticità del libro di<br />

Daniele, vogliamo considerare <strong>la</strong> persona stessa di questo profeta, così come scaturisce dal<br />

testo biblico e dagli autori dell’antichità.<br />

Daniele, come <strong>la</strong> maggior parte dei Giudei del suo tempo (fine VII secolo a.C.), aveva un<br />

nome teofonico “Dio è giusto”, “Dio è il mio giudice”, “Dio giudicherà”.<br />

Con questo nome il testo biblico dell’Antico Testamento ci menziona altri due personaggi:<br />

il primo è un figlio di Davide (1 Cronache 3:1), il secondo è il figlio d’Ithamar (Esdra 8:2;<br />

Nehemia 10:6), capo famiglia che ritornò a Gerusalemme con <strong>la</strong> carovana di Esdra nel 457<br />

a.C., circa 80 anni dopo <strong>la</strong> morte del nostro Daniele.<br />

Secondo lo pseudo Epifane (De prop. X, t. XXIII), Daniele sarebbe nato a Bethabara, non<br />

lontano da Gerusalemme. Giuseppe F<strong>la</strong>vio, (Antichità Giudaiche, X, I; vedere Gero<strong>la</strong>mo,<br />

Daniele, I, 3) dice che era di stirpe reale, un nobile, cosa che si può dedurre anche dal testo<br />

biblico (Daniele 1:3,6). Ignazio (Epistole ad Magnes, 3) afferma che aveva dodici anni<br />

quando fu portato in esilio a Babilonia, mentre Cirillo assicura che ne aveva diciotto e<br />

Gero<strong>la</strong>mo (Adversus lovin III) che era ancora bambino.<br />

Fin dalle prime righe del suo libro, Daniele si presenta come un giovane determinato che,<br />

sebbene fosse nato in un periodo in cui Israele aveva dimenticato l’Eterno, era però fedele al<strong>la</strong><br />

Legge di Mosè. In un certo modo può essere considerato figlio spirituale di Geremia.<br />

In diverse occasioni critiche manifesta il suo coraggio morale e molto tatto (Daniele 1:8;<br />

6:11: 2:14; 5:16; 6:23).<br />

L’angelo che gli appare a più riprese lo chiama “grandemente amato”, o meglio “uomo di<br />

desideri”, “desiderato”, “gradito”, “favorito”, “di predilezione” (Daniele 9:23; 10:11,19), di<br />

talento (Daniele 1:17).<br />

Occupa un posto di grande influenza al<strong>la</strong> corte babilonese prima (Daniele 2:48; 5:11) e<br />

al<strong>la</strong> corte medo-persiana poi, quando l’impero cadrà sotto i nuovi dominatori (Daniele 6:3).<br />

La sua influenza morale e spirituale era tale che il profeta Ezechiele, suo contemporaneo,<br />

lo pose ad esempio nel suo scritto con Noè e Giobbe, «personaggi eminenti per <strong>la</strong> loro<br />

rinomata santità» (Ezechiele 14:14,20; 28:3). «La picco<strong>la</strong> differenza d’ortografia del nome di<br />

Daniele - in Ezechiele “Danel”, senza yod - non sarebbe un argomento serio contro <strong>la</strong> nostra<br />

identificazione. Sappiamo che lo yod è stato aggiunto più tardi, verso il X secolo come lettera<br />

vocale, dai Masoreti. Inoltre <strong>la</strong> tradizione masoretica indicata in margine del testo di Ezechiele<br />

28:3 precisa che bisogna leggere (Qere) “Daniel”. D’altra parte, lo stesso fenomeno è attestato<br />

in altri nomi. Così il figlio di Nephtali si chiama Jathseel in Genesi 46:24 e Jahtsiel (con uno<br />

yod) in I Cronache 7:13; pure il nome del re siriano Hazael si scrive senza <strong>la</strong> vocale hey in 2<br />

Re 8:8 e con <strong>la</strong> vocale in 2 Re 8:9» DOUKHAN Jacques, Le soupir de <strong>la</strong> terre, ed. Vie et Santé,<br />

Dammarie les Lys 1993, p. 305.<br />

Per i critici il Daniele di Ezechiele «sarebbe l’eroe mitico Danei di Ras Shamra-Ugarit, il


APPENDICE N. 2<br />

quale è presentato nelle tavolette in cuneiforme alfabetico come colui che «giudica il processo<br />

del<strong>la</strong> vedova; giudica il giudizio dell’orfano» (SPADAFORA Francesco, La Sacra Bibbia, t. II,<br />

Ezechiele, ed. Marietti, Torino 1964, p. 966). Riteniamo che sia assurdo che un profeta<br />

dell’Eterno citi ad esempio d’integrità un mito pagano. Questa sconsideratezza è un pensiero<br />

generalmente sostenuto e si trova anche nel<strong>la</strong> Bibbia - Paro<strong>la</strong> del Signore, TILC: «Noè, Danel<br />

e Giobbe, tre persone molto celebri nel<strong>la</strong> tradizione del Vicino Oriente Antico per <strong>la</strong> loro vita<br />

giusta e saggia. Danel non è il protagonista del libro biblico di Daniele, ma un antico eroe<br />

del<strong>la</strong> letteratura canea».<br />

I razionalisti giustificano <strong>la</strong> loro posizione affermando che sebbene Daniele sia presentato<br />

come saggio, com’è indicato anche nel libro omonimo, «è molto poco probabile che Ezechiele<br />

parli qui di un contemporaneo di cui, se bisogna credere al libro di Daniele, <strong>la</strong> bril<strong>la</strong>nte<br />

carriera era appena incominciata a quell’epoca; ciò che stupisce soprattutto, è che il profeta<br />

abbia potuto mettere un giovane contemporaneo sullo stesso piano di Noè e Giobbe» (KUENES,<br />

La Bible, nouvelle traduction, 7 a parte, p. 228; cit. FABRE d’ENVIEU Jules, Le livre du Prophète<br />

Daniel, t. I, I parte, Paris 1888, p. 5).<br />

La realtà è un po’ diversa: quando Ezechiele scriveva il suddetto passo arrivava a<br />

Babilonia. Si era verso il 590 a.C. e da oltre quindici anni Daniele era in quel<strong>la</strong> città e<br />

dall’inizio occupava un posto influente, comandando tutta <strong>la</strong> provincia di Babilonia (Daniele<br />

2:48).<br />

Daniele non era più un giovinetto, aveva circa 30 anni. Gli amici di Roboamo, figlio di<br />

Salomone, sono indicati come “giovani”, (1 Re 12:814:21) ma «questi camerati del re avevano<br />

40 anni» (BENOIT Pierre, Le prophète Daniel, Vennes sur Lausanne 1941, p. 8).<br />

La celebrità storica di questo uomo ci aiuta a capire perché i giudei diedero spesso e<br />

volentieri il suo stesso nome e quello dei suoi amici ai loro figli (Nehémìa 10:6; il :2; 8:4).<br />

A questa critica dei razionalisti possiamo rispondere dicendo che «<strong>la</strong> Scrittura è in armonia<br />

con se stessa. Ezechiele è tra i testimoni degli scritti di Daniele. Il libro di Daniele spiega le<br />

allusioni di Ezechiele. Nessun’altra spiegazione può essere data alle parole di Ezechiele.<br />

Ezechiele fa evidentemente allusione a qualcuno ben conosciuto da coloro ai quali par<strong>la</strong>, a<br />

qualcuno che è così conosciuto come i grandi patriarchi Noè e Giobbe. Tale era Daniele sotto<br />

<strong>la</strong> protezione del quale vivevano i Giudei esiliati. Ma al di fiori di lui, dove è questo uomo,<br />

rinomato per <strong>la</strong> sua saggezza, santo come i più santi, <strong>la</strong> cui memoria è sopravvissuta dal<strong>la</strong><br />

fondazione del mondo; questo uomo che i Giudei avrebbero riconosciuto subito come<br />

riconobbero Noè e Giobbe?... (Tutto questo prova che Daniele) era già sufficientemente<br />

conosciuto come un modello di giustizia e di saggezza» (Dott. PUSEY Edward, Daniel the<br />

prophete, Bouverie, Oxford, 1864, p. 108).<br />

La fama e l’ammirazione nei confronti di Daniele erano grandi anche al di fuori del popolo<br />

d’Israele e di Babilonia. <strong>Quando</strong> i persiani conquistarono <strong>la</strong> città, Daniele continuò ad avere<br />

incarichi importanti. Giuseppe F<strong>la</strong>vio scriveva che: «Dario al quale i Giudei danno un altro<br />

nome, era figlio di Astiage (Assuero) e aveva 62 anni quando, con l’assistenza di Ciro, suo<br />

nipote, rovesciò l’Impero di Babilonia. Egli portò allora con lui, nel<strong>la</strong> Media, il profeta<br />

Daniele e, per far conoscere come lo stimava, lo stabilì come uno dei tre supremi governatori<br />

il cui potere si estendeva su 360 altri, poiché egli lo considerava come un uomo tutto divino»<br />

(Antichità Giudaiche, X,12).<br />

La persona di Daniele, che non dette adito a nessuna accusa nel<strong>la</strong> sua amministrazione<br />

(Daniele 6:4), era un motivo di rimprovero e un personaggio scomodo per i suoi gelosi<br />

colleghi pagani. È ancora oggi scomodo e continua ad essere un uomo da eliminare. Ora, pur<br />

972<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

non essendoci <strong>la</strong> fossa dei leoni, lo si cerca di colpire ancora in ciò «che concerne <strong>la</strong> legge del<br />

suo Dio» (Daniele 6:15). Per poterlo sopprimere, perché non si vuole ammettere che l’Eterno<br />

sia veramente il sovrano potente sui popoli e governi l’universo, e che riveli in forma chiara lo<br />

svolgersi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana, si afferma che il profeta Daniele non sia mai esistito. Alcuni,<br />

rendendosi conto di non potere sostenere una simile tesi, dicono che è esistito un uomo che<br />

portava il suo nome, ma di lui non si conosce nul<strong>la</strong>. In ogni modo, per tutti questi critici il suo<br />

libro è un falso, scritto nel Il secolo a.C., che presenta gli avvenimenti del suo tempo dando<br />

l’illusione di averli scritti quattrocento anni prima per incoraggiare il suo popolo.<br />

Se il Daniele di Ezechiele fosse un personaggio mitologico «perché allora nel<strong>la</strong> Bibbia<br />

greca Daniele segue i tre grandi profeti (Isaia, Geremia ed Ezechiele) ed è posto dopo<br />

Ezechiele, “senza che sia provato che nel frattempo sia avvenuto un cambiamento nel modo di<br />

comprendere il libro tra <strong>la</strong> sua data di composizione e quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sua traduzione in greco?” si<br />

stupisce DELCOR Matthias (Le livre de Daniel, Paris 1971, p. 10). RICHLI Alfred afferma: “Ma<br />

ciò non sottintende che i giudei alessandrini, che traducevano il libro nel II secolo a.C.,<br />

consideravano Daniele come contemporaneo di Ezechiele e credevano che avesse il suo giusto<br />

posto accanto ai grandi profeti d’Israele. San Gero<strong>la</strong>mo, autore del<strong>la</strong> Vulgata, condivideva<br />

questa convinzione. Non sarebbe questa un’ulteriore prova che l’autore del libro non possa<br />

essere un ‘collezionista di leggende, del II secolo a.C.”» (Daniel, historien et prophète de<br />

l’exil, in AA.VV., Daniel, Questions Débattues, Collonges sous Salève 1980, p. 142).<br />

Autenticità e canonicità del libro di Daniele<br />

Nel secolo scorso il teologo anglicano inglese E. B. Pusey scriveva che il libro di Daniele<br />

rappresentava un «campo di battaglia» tra «<strong>la</strong> fede e l’incredulità» (E. Pusey, o.c.; cit. da<br />

HEINZ Johann, Le problème de l’authenticité et de l’unité du livre de Daniel, in AA.VV.,<br />

Daniel, Questions Débattues, Collonges sous Salève 1980, p. 11). A. Richli è influenzato da<br />

questo pensiero quando scrive: «Da duecento anni, il libro di Daniele è <strong>diventa</strong>to il campo di<br />

battaglia per eccellenza tra <strong>la</strong> fede e lo scetticismo, l’ortodossia e il liberalismo» (A. Richli,<br />

o.c., p. 133).<br />

Sarebbe inutile, dopo quanto abbiamo scritto nei diversi capitoli del nostro <strong>la</strong>voro, trattare<br />

<strong>la</strong> persona di Daniele, <strong>la</strong> canonicità del suo scritto, <strong>la</strong> veridicità delle sue profezie e confutare<br />

le varie critiche che vengono mosse al testo. Ugualmente, in aggiunta a quanto già scritto,<br />

presentiamo quest’Appendice perché dal XVII secolo, dall’epoca del<strong>la</strong> ragione, <strong>la</strong> teologia<br />

liberale, protestante prima, cattolica poi, negli ultimi decenni, ha perso le coordinate del<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione biblica e spiega gli scritti di Daniele non come quelli di un profeta che sia vissuto<br />

al<strong>la</strong> corte di Babilonia tra <strong>la</strong> fine del VII secolo e durante il VI secolo a.C., ma come quelli di<br />

uno scrittore del Il secolo a.C. che compone <strong>la</strong> sua opera al tempo di Antioco Epifane.<br />

Questa Appendice non ha tanto lo scopo di dimostrare l’attendibilità del<strong>la</strong> composizione<br />

di questo libro da parte del profeta Daniele nel VI secolo a.C., quanto di ricordare ciò che è<br />

stato già detto per presentare che il circolo vizioso e perverso, che <strong>la</strong> teologia liberale ha<br />

creato, è da tempo rotto anche se continua a interpretare il libro di Daniele a partire dal<strong>la</strong> data<br />

di composizione, che arbitrariamente gli attribuisce nel Il secolo a.C., come risultato del<strong>la</strong><br />

propria interpretazione.<br />

Fino ancora al secolo scorso i teologi liberali si confrontavano contro un blocco massiccio<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

973


APPENDICE N. 2<br />

di autori che credevano nell’autenticità e nell’unità del libro di Daniele. Anche nel nostro<br />

secolo studiosi come MOELLER (1934), HARTENSTEIN (1936), LINDER (1939), PACHE (1948),<br />

YONG (1949) e WALVOORD (1975) hanno fatto sentire le proprie argomentazioni ponendo <strong>la</strong><br />

composizione del libro di Daniele nel VI secolo a.C. e presentando le sue profezie come<br />

autentiche. Si è però obbligati a riconoscere «che oggi il metodo critico si è <strong>la</strong>rgamente<br />

imposto» (KESSLER W., Die Botschaft des A. T, Stuttgart 1973, XXII, p. 12), perché è più facile<br />

ripetere un pensiero al<strong>la</strong> moda che verificarlo e uscire dal coro.<br />

Tranne alcuni autori, gli studiosi liberali non hanno però dato una valida argomentazione<br />

alle loro conclusioni. Esse sono presentate come stabilite e come un dato di fatto<br />

universalmente riconosciuto. Le critiche sono generalmente accettate perché passivamente<br />

vengono riportate, da un autore all’altro, senza che siano esaminate e valutate. A ciò si deve<br />

aggiungere che al<strong>la</strong> fine del XX secolo fa autorità l’affermazione di credere pur prendendo<br />

distanza dal testo biblico e avendo un atteggiamento critico nei suoi confronti. I liberali<br />

considerano sofismi, argomentazioni dubbie, quanto viene presentato a sostegno del<strong>la</strong><br />

veridicità di Daniele. E così i nuovi teologi, come gli evoluzionisti, sostengono «l’opinione<br />

(ormai) comune» senza giustificar<strong>la</strong>, non perché sia sostenibile, ma semplicemente perché è<br />

secondo <strong>la</strong> mentalità, <strong>la</strong> moda, i luoghi comuni del nostro tempo, anche se privi di serie<br />

argomentazioni scientifiche.<br />

Nel libro di Daniele non c’è nessun segno di finzione. L’autore nei brani profetici<br />

ripropone il suo nome “Daniele” quale profeta, per testimoniare personalmente <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione<br />

ricevuta, come del resto hanno fatto indistintamente tutti i profeti che l’hanno preceduto e<br />

seguito.<br />

Al<strong>la</strong> fine del secolo scorso RUPPRECHT scriveva: «La critica moderna del libro di Daniele è,<br />

nel suo spirito stesso, anticristiana... Essa è una dei più grandi errori del tempo del<strong>la</strong> fine»<br />

(Pseudodaniel und Pseudojesaja; cit. J. Heinz, o.c., p. 12).<br />

Già Gero<strong>la</strong>mo diceva: «Cuius impugnatio testimonium est veritatis» - il combattimento<br />

contro il profeta Daniele è una testimonianza del<strong>la</strong> sua autenticità! - (Opera omnia, vol. IV,<br />

Cologne 1616, p. 495).<br />

La tradizione giudaica dal IV secolo a.C. ininterrottamente attesta che il capo<strong>la</strong>voro di<br />

questo libro ha avuto come autore lo stesso Daniele.<br />

Il Canone ebraico è stato fissato al tempo di Esdra e Nehemia, di cui Esdra è il grande<br />

artefice. GEISLER Norman L. e KIL William E., (lntroduction to the Bible, Chicago 1968, p. 61)<br />

sostengono che il canone ebraico sia stato completato verso il 400 a.C. Il canone pone questo<br />

scritto non tra i profeti perché, come spiega il Talmud, l’opera di Daniele non è stata simile a<br />

quel<strong>la</strong> di Isaia, Geremia o Ezechiele ed altri che hanno annunciato <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> al popolo.<br />

Siccome Daniele è stato prima di tutto un uomo di stato ispirato, come Davide e Salomone, e<br />

non avendo vissuto quindi come un profeta, ma come un principe, così diceva il grande<br />

rabbino Maimonide, il suo scritto, al tempo in cui si stabilisce il canone, è stato posto tra gli<br />

Scritti, cioè tra gli “Agiografi”, tra Esdra e Nehemia.<br />

Scrive J. Doukhan, dottore in lettere ebraiche all’Università di Strasburgo: «Notiamo<br />

prima di tutto che <strong>la</strong> terza parte (Ketubim) contiene pure dei testi antichi (Giobbe, alcuni Salmi<br />

di Davide, Ruth, ecc.). L’inserimento negli Scritti non è dunque <strong>la</strong> prova di una data tardiva di<br />

composizione. Infatti se il libro di Daniele è stato messo dove si trova nel canone ebraico, non<br />

è a causa del<strong>la</strong> composizione tardiva, ma piuttosto delle affinità teologiche e letterali con i<br />

libri di questa terza parte. Così, il libro di Daniele viene dopo l’Ecclesiaste e Ester con Esdra,<br />

Nehemia, I e 2 Cronache. Come il libro di Esdra, il libro di Daniele comprende una sezione<br />

974<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

ebraica e una sezione aramaica. Con i libri delle Cronache, di Esdra e di Ester, condivide <strong>la</strong><br />

stessa filosofia del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> insistendo sull’idea del Dio che conduce gli avvenimenti in vista<br />

del<strong>la</strong> salvezza del popolo. Con i libri di Nehemia e di Ester condivide lo stesso colore politico;<br />

in questi due libri l’eroe, come Daniele, è una personalità del<strong>la</strong> corte (confr. Nehemia 1:11;<br />

Ester 2:17). Con i libri sapienziali (Ecclesiaste, Proverbi, Giobbe, ecc.), condivide <strong>la</strong> stessa<br />

preoccupazione del<strong>la</strong> saggezza (importanza del<strong>la</strong> creazione, visione cosmica, problemi<br />

esistenziali). Daniele definisce se stesso come un saggio (1:17-21; confr. 2:24-30); si<br />

differenzia in effetti dal profeta c<strong>la</strong>ssico come Mosè, Elia, Amos, Geremia, ecc., in ciò che le<br />

sue visioni sono universali e portano essenzialmente al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana (ciò non<br />

esclude Daniele dalle caratteristiche proprie del profeta c<strong>la</strong>ssico (vedere ad esempio i capitoli<br />

5 e 9); d’altra parte, è pure vero che dei profeti c<strong>la</strong>ssici abbiano avuto loro stessi una visione<br />

universale ed escatologica (vedere Amos e Isaia). I profeti c<strong>la</strong>ssici sono generalmente<br />

concentrati sul partico<strong>la</strong>re, nel quadro del<strong>la</strong> nazione d’Israele» (J. Doukhan, o.c., pp. 274,275).<br />

Pur nel rispetto del<strong>la</strong> tradizione ebraica «sembra che gli Esseni del<strong>la</strong> comunità di Qumran<br />

considerassero Daniele come uno dei profeti e si presume che abbiano posto il libro fra i libri<br />

profetici piuttosto che tra quelli storici» (HARTMAN L.F., The Book of Daniel, Garden City New<br />

York 1970, pp. 25,26).<br />

<strong>Quando</strong> Alessandro Magno nel<strong>la</strong> sua guerra di conquista giunse in Giudea, le porte di<br />

Gerusalemme gli furono aperte e «il sommo sacerdote (Jaddus) gli fece vedere in seguito il<br />

libro di Daniele, nel quale era scritto che un principe greco distruggerebbe l’impero dei<br />

Persiani; e gli si disse che non dubitava minimamente che in lui questa <strong>profezia</strong> si doveva<br />

realizzare. Alessandro testimoniò molta gioia, il giorno dopo fece riunire tutto il popolo e gli<br />

comandò di dirgli quale grazia essi desiderassero da lui...» (Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Antichità<br />

Giudaiche, VI, 8). Il passo mostrato è stato Daniele 8:21. Questa dichiarazione di Giuseppe è<br />

contestata, dichiarata non vera senza alcuna motivazione seria.<br />

La traduzione greca, detta dei LXX, iniziata verso <strong>la</strong> metà del III secolo e finita verso<br />

l’inizio del II a.C., conferma l’esistenza di questo libro traducendolo integralmente.<br />

Nel<strong>la</strong> metà del II secolo a.C. il santo vecchio Mathathias, sul suo letto di morte, esortando i<br />

figli a rimanere fedeli al<strong>la</strong> legge, ricorda qualche esempio eroico trasmesso dai libri sacri. Cita<br />

i nomi «d’Anania, d’Azaria e di Misael» e di «Daniele che per <strong>la</strong> sua semplicità fu liberato<br />

dal<strong>la</strong> go<strong>la</strong> dei leoni» (1 Maccabei 2:59 e seg.)<br />

A sostegno del<strong>la</strong> non canonicità, si dice che il libro di Daniele non è menzionato<br />

nell’Ecclesiastico, libro apocrifo che non fa parte del canone ebraico, scritto poco dopo il 200<br />

a.C., tradotto in greco 80 anni dopo. Questo libro nei capitoli 44-50 menziona: Isaia, Geremia,<br />

Ezechiele e dodici profeti minori, ma non menziona Daniele. Per il fatto che non si nomini<br />

Daniele non si deve dedurre che il libro non esistesse. L’autore dell’Ecclesiastico non ha <strong>la</strong><br />

volontà di fornire una lista dei libri sacri, e <strong>la</strong>scia sotto silenzio molte glorie d’Israele. Inoltre,<br />

come alcuni pensano, è molto probabile che l’ultimo capitolo, dove si elencano i profeti, sia<br />

muti<strong>la</strong>to.<br />

Il libro di Daniele non poteva essere scritto all’epoca di Antioco Epifane perché, come<br />

abbiamo detto, il canone era stato completato nel 400 a.C. Secondo Giuseppe F<strong>la</strong>vio sarebbe<br />

stato ultimato al tempo di Artaserse I (vedere FORD Desmond, Daniel, 1978, p. 34). J.J. Slotki<br />

arriva a scrivere: «Se, come lo menzionano i protagonisti del<strong>la</strong> valutazione tradizionale, il<br />

libro è una predicazione di un avvenire lontano, e non come lo vogliono i critici moderni, il<br />

racconto degli avvenimenti correnti, è possibile che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> rivolta dei Maccabei, ai<br />

giorni di Antioco Epifane, sia stata influenzata, e forse provocata, dal<strong>la</strong> lettura di Daniele»<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

975


APPENDICE N. 2<br />

(SLOTKI Judah Jacob, Daniel, Ezra and Nehemiah, London 1951, p. XIV), ma per <strong>la</strong><br />

conoscenza che abbiamo fino ad ora dei documenti del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, non c’è nessuno, tranne un<br />

pensiero di F<strong>la</strong>vio su Daniele 8, che metta in re<strong>la</strong>zione le profezie di Daniele dei capitoli 2,7,9<br />

con <strong>la</strong> guerra ai tempi dei Maccabei.<br />

Nel I secolo d.C. il libro di Daniele è tra i più letti per <strong>la</strong> sua precisione nell’indicare i<br />

tempi messianici.<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, fariseo quanto al<strong>la</strong> preparazione teologica, lo pose tra i testi sacri: «Noi<br />

non abbiamo che 22 libri (il sistema di elencazione è diverso dal nostro. Da qui <strong>la</strong> differenza<br />

di numeri - n.d.a.) che comprendono <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di tutti i tempi fino ad Artaserse, e ai quali si è<br />

obbligati a prestare fede... Si è anche scritto ciò che è avvenuto dopo Artaserse fino ai nostri<br />

giorni, ma questi scritti non hanno <strong>la</strong> stessa autorità dei precedenti, perché non si è avuta da<br />

quel tempo una successione certa di profeti» (Contro Appione, 1,8). E di Daniele ancora<br />

scrive: «Conviene rapportare gli avvenimenti del<strong>la</strong> vita di Daniele. Effettivamente tutto gli<br />

riuscì in modo straordinario come a uno dei più grandi profeti. Durante tutto il tempo del<strong>la</strong> sua<br />

vita fu in onore e in stima presso i re e il popolo; morto, beneficia di una rinomanza eterna,<br />

poiché tutti gli scritti che ha composto e ha <strong>la</strong>sciato sono ancora letti tra di noi, e noi abbiamo<br />

<strong>la</strong> convinzione che Daniele conversasse con Dio. Non ha annunciato gli avvenimenti futuri<br />

come gli altri profeti, ma ha determinato l’epoca nel<strong>la</strong> quale essi si sarebbero prodotti... Le sue<br />

predizioni gli valsero <strong>la</strong> fiducia del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> e <strong>la</strong> reputazione di uomo di Dio. Ci ha <strong>la</strong>sciato, per<br />

iscritto, <strong>la</strong> prova dell’esattezza immutabile del<strong>la</strong> sua <strong>profezia</strong>» (Antichità Giudaiche, X, 11,7).<br />

Il Talmud dicendo che «con Aggeo, Zaccaria e Ma<strong>la</strong>chia, lo Spinto Santo se ne andò da<br />

questo mondo» (Cit. da J. Fabre d’Envieu, o.c., p. 707), conferma come <strong>la</strong> sinagoga tardiva<br />

avesse avuto in stima il libro di Daniele e pone questo profeta, non so<strong>la</strong>mente al di sopra dei<br />

pagani sapienti, ma ancora al di sopra degli altri profeti (Yoma 77a; cit. J. Heinz, o.c., p. 13).<br />

Nel<strong>la</strong> tradizione cristiana tutti i Padri del<strong>la</strong> Chiesa sostengono <strong>la</strong> sua autenticità.<br />

Per Gero<strong>la</strong>mo: «Nessuno dei profeti aveva profetizzato di Gesù così chiaramente come lo<br />

fece Daniele» (o.c., p. 495; cit. J. Heinz, o.c., p. 13).<br />

Per Agostino, Daniele è il profeta «che ha determinato il tempo del<strong>la</strong> venuta di Cristo e gli<br />

anni del<strong>la</strong> sua sofferenza» (De Civitate Dei, XVIII,34).<br />

I Riformatori ebbero in grande considerazione questo libro.<br />

Lutero nel 1534 terminava <strong>la</strong> traduzione in lingua tedesca dell’Antico Testarnent, ma già il<br />

25 febbraio 1530 aveva dato alle stampe <strong>la</strong> traduzione di Daniele. Egli scriveva a Niko<strong>la</strong>us<br />

Hausmann a Zwickau: «Noi prepariamo Daniele per <strong>la</strong> stampa affinché serva di conso<strong>la</strong>zione<br />

per questo tempo del<strong>la</strong> fine» (STAEHELIN E., Die Verkùndigung des Reiches Gottes in der<br />

Kirchejesu Christi,vol. IV, Bâle 1955, p. 56; J. Heinz, o.c., p. 13).<br />

Calvino, come già avevano fatto i Padri del<strong>la</strong> Chiesa, considera il libro di Daniele come<br />

una prova dell’autenticità del cristianesimo: «Daniele conteggia gli anni fino all’apparizione<br />

del Cristo, questa è <strong>la</strong> testimonianza chiara e certa che noi possiamo opporre a Satana e alle<br />

risate degli empi; è innegabile che gli uomini ebbero questo libro tra le mani prima che<br />

apparisse il Cristo. Le menti pagane dovrebbero finalmente <strong>la</strong>sciarsi convincere e<br />

riconoscere che Cristo è il vero salvatore, annunciato da Dio dal<strong>la</strong> fondazione del mondo» (cit.<br />

da W. MOELLER, Grundriss für alttest, ed. Einleitung, Berlin 1958, p. 320, cit. Idem, pp.<br />

13,14).<br />

Isacco Newton giunse a dire: «Chiunque vorrebbe rigettare le profezie di Daniele, non<br />

farebbe nient’altro che minare il fondamento del<strong>la</strong> religione cristiana che si appoggia<br />

976<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

specialmente sulle profezie messianiche di Daniele» (NEWTON Isaac, Observation upon the<br />

Prophecies of Daniel and the Apocalypse of St. John, London 1733; cit. J. Heinz, o.c., p. 14).<br />

L’opera di minamento delle fondamenta del<strong>la</strong> religione cristiana è in generale completata, <strong>la</strong><br />

critica al libro del profeta Daniele ne è una prova.<br />

Nel nostro secolo il pastore luterano tedesco K.W. Hartenstein sottolinea il carattere<br />

avventista del libro di Daniele con quanto segue: «Lui (Daniele) scrive per delle persone che<br />

conoscono <strong>la</strong> nostalgia del<strong>la</strong> venuta del Signore e del suo regno, e lottano nel<strong>la</strong> preghiera per<br />

l’avvenire del<strong>la</strong> Chiesa di Dio. Si rivolge a coloro che sono nel<strong>la</strong> sofferenza rafforzati dal<strong>la</strong><br />

Chiesa sotto <strong>la</strong> potenza dei popoli» (HARTENSTEIN Kar Wilhelm, Der Prophet Daniel, Stuttgart<br />

1936, p. 19).<br />

In conclusione, possiamo affermare che l’autenticità e il riconoscimento del libro di<br />

Daniele si estende dal tempo del rientro dall’esilio, del<strong>la</strong> Sinagoga, fino all’epoca<br />

contemporanea, passando dal<strong>la</strong> Chiesa antica, medioevale e del<strong>la</strong> Riforma.<br />

Malgrado tutte le critiche è l’opposizione teologica che lo scritto del profeta Daniele ha più<br />

di tutti, per il futuro possiamo esprimere una riflessione di W. Moeller: «Durante più di<br />

duemi<strong>la</strong> anni, l’influenza di Daniele sulle opere degli storici è stata evidente. È probabile che<br />

si farà nuovamente sentire, in un prossimo futuro, in re<strong>la</strong>zione con l’escatologia» (W. Moeller,<br />

o.c., p. 341)».<br />

Per <strong>la</strong> canonicità del libro di Daniele vedere in Bibliografia le opere dei seguenti autori: K.<br />

AUBRLEN, ed. Basel, pp. 30-33; BARNES A., pp. 40,41; CASPAR J., XI-183; EDERSHEIM A., pp.<br />

686-688; GARBETT E.L., p. 56; HARRIS R.L., pp. 140-153; KENNEDY J., pp. 44-56; RYLE H.E.,<br />

London 1892, pp. XX-304, 2 a ed., 1895, 1925, pp. XXIII-316; sul<strong>la</strong> persona di Daniele,<br />

pp.7,90,122; SZÒRENSI A., pp. 278-294; WILSON R.D., pp. 352-408).<br />

Anche l’Is<strong>la</strong>m ha un’attenzione per il libro di Daniele in cui il profeta è chiamato «grande<br />

giudice e vice re» e ha conservato <strong>la</strong> maggioranza degli episodi quali: Daniele al<strong>la</strong> corte di<br />

Nebucadnetsar, <strong>la</strong> follia del re, il festino di Beltsatsar e Daniele nel<strong>la</strong> fossa dei leoni. È<br />

considerato come profeta che predice l’avvenire e <strong>la</strong> fine del mondo. Il Corano si riferisce al<br />

libro di Daniele quando par<strong>la</strong> del sogno di Dhul Qamain le cui due corna hanno <strong>la</strong> loro origine<br />

nel capitolo 8. Anche per gli oroscopi popo<strong>la</strong>ri (malhamat Dantyal) e<strong>la</strong>borati dai mussulmani<br />

si attribuisce l’autorità a Daniele. Le profezie di Daniele sono pure associate al<strong>la</strong> memoria del<br />

grande Califfo Omar. Grazie alle sue buone cure, una raccolta di visioni di Daniele è stato<br />

conservato (G. VAIDA, Danyal, in The Encyclopedia of Is<strong>la</strong>m, B. Lewis, Leiden 1965, p. 112).<br />

Il movimento bahà’i sorto dal chiasmo iraniano giustifica <strong>la</strong> sua esistenza e <strong>la</strong> sua<br />

motivazione religiosa universale sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> profezie di Daniele. Per loro il dodicesimo<br />

bab o Mahdi era atteso dall’Is<strong>la</strong>m iraniano per stabilire un’èra di giustizia, si è manifestato nel<br />

1844, cioè nel 1260 dell’egira di Maometto. Per questo evento si basano sui 1260 giorni di<br />

Daniele (Ch. CANNUYER, Les Baha’is, Brepols 1987, pp. 11,94,98,99).<br />

Obiezioni al libro di Daniele<br />

Il libro di Daniele viene contestato per il suo valore profetico perché <strong>la</strong> moderna teologia<br />

non vuole riconoscere che veramente l’Eterno, il Dio del<strong>la</strong> creazione, il Santo d’Israele si è<br />

rive<strong>la</strong>to, che <strong>la</strong> Bibbia è <strong>la</strong> sua testimonianza, che essa possa annunciare e spiegare il senso<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e attraverso quali lotte e sofferenze il Regno divino si sarebbe realizzato.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

977


APPENDICE N. 2<br />

Il primo personaggio del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> a contestare <strong>la</strong> paternità del nostro libro fu il filosofo<br />

neop<strong>la</strong>tonico Porfirio, nel III secolo, “famoso avversario del cristianesimo”. Attribuì il<br />

compimento delle profezie di Daniele al tempo di Antioco Epifane. Il suo pensiero ha fatto<br />

scuo<strong>la</strong>, non subito però, ma dopo quindici secoli, all’epoca del razionalismo. Ma in quel<strong>la</strong><br />

stessa epoca l’archeologia e le varie scoperte nell’Oriente hanno dimostrato ampiamente che il<br />

libro di Daniele (come del resto tutti i libri dell’Antico Testamento per quanto a loro concerne)<br />

rispecchia con esattezza l’ambiente babilonese e i costumi del VI secolo a.C.<br />

Questo filosofo del III seco1o, nel suo XII libro, mette in questione l’autenticità di Daniele<br />

sostenendo che gli eventi descritti non hanno nul<strong>la</strong> di profetico, perché sono fatti che si sono<br />

compiuti e sono stati presentati come se fossero stati annunciati prima del<strong>la</strong> loro realizzazione.<br />

Sono dei vaticinia post eventum. Di Porfirio non possediamo <strong>la</strong> sua opera, le parti che si<br />

conoscono sono il risultato delle contestazioni che i credenti gli hanno mosso. «Circa una<br />

trentina di Padri del<strong>la</strong> Chiesa, tra i quali Gero<strong>la</strong>mo, Eusebio di Cesarea, Apolinnare di<br />

Laodicea e Metodio, hanno refutato Porfirio» (J. Heinz, o.c., p. 15).<br />

Ma scriveva il Keil: «In considerazione del suo contenuto e del<strong>la</strong> sua forma, il libro di<br />

Daniele porta l’impronta di uno scritto profetico come ci si possa attendere di trovarlo<br />

all’epoca dell’esilio di Babilonia con l’evoluzione vetero testamentaria del regno di Dio. La<br />

convinzione del<strong>la</strong> Sinagoga giudaica e del<strong>la</strong> Chiesa cristiana re<strong>la</strong>tiva all’autenticità del libro e<br />

del<strong>la</strong> sua composizione fatta dal profeta riposa su un solido fondamento. In tutta l’antichità,<br />

nessuno ha mai dubitato del<strong>la</strong> sua autenticità, se non l’avversario riconosciuto dal<br />

cristianesimo, il neo p<strong>la</strong>tonico Porfirio» (KEIL Carl Friedrich, Bibl. Commenter uber den<br />

Proph. Daniel, Leipzig 1869, p. 21).<br />

«C’è una cosa che deve essere detta in favore di Porfirio. Riconobbe apertamente che, se<br />

un personaggio sconosciuto avesse scritto sotto il nome di Daniele, sarebbe stato un<br />

impostore. In effetti, è questa <strong>la</strong> principale obiezione rivolta a coloro che mantengono l’idea<br />

che sia un ebreo anonimo l’autore del libro di Daniele al quale avrebbe preso il nome. È stata<br />

una frode, e ciò è innegabile» (YOUNO Edward J., An Introdudion to the Old Testament,<br />

London 1956, pp. 353,354). Già K. Auberlein nel secolo scorso scriveva: «Io pronuncio una<br />

menzogna quando pretendo coscientemente e intenzionalmente di essere qualcuno d’altro da<br />

quello che sono. Mento dieci volte di più quando pretendo di sve<strong>la</strong>re delle rive<strong>la</strong>zioni divine<br />

che non ci sono mai state» (cit. da J. Heinz, o.c., p. 12). «Sì, si tratta di un falso tra i libri<br />

canonici. Ciò è gravissimo. Il teologo luterano W. Moeller è scandalizzato nel vedere fino a<br />

che livello l’alta critica chiuda gli occhi su una tesi che porta così lontano. Scrive: “Si<br />

dovranno considerare i fatti e prendere in seguito una decisione a proposito degli argomenti<br />

del<strong>la</strong> critica: Daniele è autentico - si presenta garante del suo messaggio - o altrimenti è un<br />

falsificatore? Nessun’altra possibilità è offerta. Ed è scandaloso che <strong>la</strong> critica consideri al<strong>la</strong><br />

leggera le conseguenze delle proprie affermazioni” (o.c., p. 336). Così facendo, questa stessa<br />

critica demolisce, senza dubbio, l’affermazione di san Paolo: “Ogni Scrittura è ispirata da<br />

Dio” 2 Timoteo 3:16» (A. Richli, o.c., p. 135).<br />

Con le sue critiche Porfirio sperava di eliminare una delle armi principali del<br />

cristianesimo: <strong>la</strong> dimostrazione che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> si era realizzata. Non c’è riuscito nel suo<br />

tempo, né nelle epoche successive, ma, come abbiamo detto, fu nel tempo del<strong>la</strong> ragione che<br />

sorsero le prime menti che nel nome di Dio snaturarono <strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong>.<br />

Scrive W.A. CRISWELL: «Per numerosi secoli le idee di Porfirio non esercitarono nessuna<br />

influenza sulle vigorose conquiste del cristianesimo. Apparve poi il razionalismo tedesco che<br />

si preoccupò di distruggere i miracoli e il soprannaturale contenuti nel<strong>la</strong> Bibbia. I grandi critici<br />

tedeschi si riferirono a Porfirio e ripeterono i suoi attacchi insidiosi contro il libro di Daniele.<br />

978<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

… Il dubbio è gettato sul<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. ... Tuttavia, ciò che stupisce è che le refutazioni di<br />

Porfirio siano state accettate universalmente fra i teologi liberali contemporanei. I suoi<br />

argomenti sono insegnati nelle scuole dell’alta critica e le sue deduzioni sono accettate come<br />

veritiere in tutti gli ambienti del mondo liberale» (Espository Sermons on the Book of Daniel,<br />

Grand Rapids, 1976, p. 20).<br />

L’evoluzione del<strong>la</strong> critica nei confronti del libro di Daniele può essere così tratteggiata. Da<br />

Porfirio (223-304) si arriva allo scettico ebreo Uriel Acosta (Gabriel da Costa), che visse<br />

approssimativamente dal 1585 al 1640. Egli fu il primo, per quanto sappiamo, ad attribuire al<br />

libro di Daniele una data di composizione molto più recente (vedere il suo trattato Sobre a<br />

mortalidade de alma, in C. GEBHAEDT, Die Schriften desriel da Costa, 1922, pp. 95,96,253-<br />

259). La sua influenza però non ha superato quel<strong>la</strong> del panteista B. SPINOZA (1632-1677), che<br />

respinse egli stesso <strong>la</strong> redazione del libro in un’epoca molto tardiva, nel suo Tractatus<br />

theologico-politicus, pubblicato in forma anonima nel 1670, suggerendo che i Sadducei<br />

avessero redatto il libro di Daniele. Cinquanta anni dopo appare l’opera di MICHAELIS Christian<br />

Benedict, teologo evangelico tedesco, con <strong>la</strong> sua opera Uberiorum Adnotationum philologico<br />

exegeticarum in Hagiographos Vetus Testamentu, libros III, Adnotationes philologicoeregeticarum<br />

in vaticinium Danielis, et in libros Esrae, Nehemiae et Chronicae, Halle 1720, e<br />

dopo sette anni, nel 1727, il deista inglese COLLINS Anthony, riprendendo le critiche di<br />

Porfirio, pubblicò uno studio dettagliato, The Scheme of Literal Prophecy Considered in View<br />

of Controversy, London 1727, nel quale «negava in modo così completo l’autenticità del libro<br />

di Daniele che <strong>la</strong> critica più recente non può aggiungervi che degli elementi secondari» (L.<br />

DIESTEL, Geschichte des A. T. in der christichen Kirche, Leipzig 1869, p. 541). Prima del<strong>la</strong><br />

fine del XVIII secolo EICHHORN Johann Gottfried, lui pure teologo evangelico tedesco,<br />

presenta <strong>la</strong> sua Einleitung in A.T., vol. III, Leipzig 1783. Nello stesso anno CORRODI Rans<br />

Heinnch, teologo riformato svizzero (Freymthige Versuche der verschiedene, in Theologie<br />

und biblische Kritik einsch<strong>la</strong>gende Gegenstnde), sostenne che il libro era l’opera di un<br />

imbroglione, ed EICHHOM aderì a questa idea e <strong>la</strong> ripropose nel<strong>la</strong> 3 a e 4 a edizione del<strong>la</strong> sua<br />

Introduzione. L’opera di H. Corrodi esercitò una forte influenza sulle opere di critica che<br />

seguirono condizionando i numerosi esegeti del XX secolo. (Vedere Gerard F. HASEL, Daniel<br />

survit à ses critiques, in Servir, II trimestre 1980, pp. 2,26,31; tradotta da The Ministry,<br />

gennaio 1979).<br />

Anche gli interpreti recenti di lingua francese hanno optato unanimemente per <strong>la</strong><br />

composizione recente del libro di Daniele. La Bible dell’episcopato francese del 1972 riporta:<br />

«Daniele è posto, in una forma fittizia, all’epoca di Ciro, per facilitare <strong>la</strong> diffusione del suo<br />

messaggio cifrato» (La Bibbia del popolo di Dio, ed. Episcopato francese, vol. III, 1972, p.<br />

888).<br />

Per l’Italia è <strong>la</strong> stessa identica cosa. Si legge infatti nel<strong>la</strong> Bibbia, Paro<strong>la</strong> del Signore, TILC,<br />

una frase generica che sostiene <strong>la</strong> stessa posizione: «Il libro di Daniele è stato scritto in un<br />

periodo di crisi per il popolo ebraico, al tempo in cui questo era vittima di persecuzioni e di<br />

oppressioni». Anche se non è esplicitato nel pensiero degli scrittori, questo quadro corrisponde<br />

a quello di Antioco Epifane.<br />

A. Richli si chiede: «I teologi liberali sono coscienti del gioco che stanno giocando e del<strong>la</strong><br />

gravità del<strong>la</strong> questione? E. B. Pusey ha posto chiaramente l’alternativa: “Il libro o è di<br />

ispirazione divina o è il prodotto di un falsario” (o.c..). Ma se è un falso, perché ha trovato il<br />

suo posto nel canone dell’Antico Testamento e perché è stato mantenuto? È impensabile che il<br />

libro di Daniele possa costituire “<strong>la</strong> chiave di tutte le altre profezie” come l’ha affermato Isaac<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

979


APPENDICE N. 2<br />

Newton (o.c., p. 16), quando a lui manca il suggello dell’ispirazione divina. Non è questo libro<br />

che apre al<strong>la</strong> comprensione le rive<strong>la</strong>zioni dell’apostolo Paolo e quelle del veggente di Patmo?<br />

David ZUENDEL ha sottolineato giustamente che “<strong>Quando</strong> si toglie Daniele dal<strong>la</strong> linea dei<br />

profeti, si toglie non soltanto il legame tra profeti preesilici e postesilici, ma si getta in qualche<br />

modo <strong>la</strong> chiave che <strong>la</strong> divina Provvidenza ha fornito per aprire i tesori del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>”<br />

(Kritische Untersuchungen über die Abfassungszeit des Buches Daniel, Bâle 1861, p. 12).<br />

“Daniele è l’indispensabile introduzione al Nuovo Testamento e partico<strong>la</strong>rmente al<strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

del Nuovo Testamento, e al di sopra di tutto all’Apocalisse. Il libro di Daniele costituisce<br />

contemporaneamente <strong>la</strong> catena e <strong>la</strong> trama delle profezie del Nuovo Testamento. Per<br />

comprendere Gesù, Paolo e Giovanni, noi dobbiamo comprendere Daniele. Le predizioni di<br />

Paolo concernenti l’Anticristo - secondo il vescovo Westcott - ci riportano alle visioni di<br />

Daniele. L’Apocalisse di Giovanni è ampiamente fondata su Daniele. L’apostolo Giovanni è il<br />

Daniele del Nuovo Testamento. Il libro di Daniele e l’Apocalisse di Giovanni si tengono in<br />

piedi l’uno con l’altro o cadono tutti e due” (Criswell, o.c., p. 21,22). (La teologia liberale in<br />

questo caso è conseguente, ha eliminato entrambi gli scritti e non capisce cosa Paolo voglia<br />

dire nel<strong>la</strong> sua seconda lettera ai Tessalonicesi quando par<strong>la</strong> dell’uomo del peccato, il figlio<br />

del<strong>la</strong> perdizione…, e non sa neppure se questa lettera sia dell’Apostolo. N.d.a.). Non ci si può<br />

esprimere più chiaramente sul valore di Daniele e mostrare più distintamente il posto che<br />

occupa in tutti i sistemi d’interpretazione profetica. (Per il rapporto tra il libro di Daniele e il<br />

Nuovo Testamento vedere a p. 17).<br />

Sebbene nel nostro tempo i teologi liberali abbiano guadagnato terreno, non hanno<br />

comunque abbattuto le posizioni dell’ortodossia, le hanno semplicemente aggirate e ignorate<br />

perché i loro colleghi conservatori hanno risposto con degli argomenti probanti.<br />

Ferdinand DEXINGER, nell’opuscolo n. 36 di Stuttgarter Bibel Studien, situa <strong>la</strong> data del libro<br />

nel II secolo a.C. nel nome di un consensus a seguito di ricerche recenti (Das Buch Daniel und<br />

seme Probleme, in Stuttgart Bibel Studien, n. 36, 1969, p. 15). Il consenso che sostiene questa<br />

posizione è stato facile, perché nel<strong>la</strong> sua bibliografia, che riporta centoquattro nomi di autori,<br />

si cerca invano quelli di W. Moeller (1958), E.J. Young (1949, 1956, 1964), G.L. Archer<br />

(1969), R.K. Rarrison (1969), o le opere c<strong>la</strong>ssiche di C.F. Keil, J. Fabre d’Envieu, G.<br />

Rawlinson e R.D. Wilson (e di altri che con ragione <strong>la</strong> pensano diversamente da lui. N.d.a.).<br />

Dexingur deve sapere che ogni lettore che consulterebbe le Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible de F.<br />

VIGOUROUX (vol. II, Paris 1926, p. 1258), vi scoprirebbe il punto di vista ortodosso! Ora non<br />

c’è un seminario di teologia che non abbia questa opera. Ci sembra che non sia permesso ai<br />

teologi liberali d’ignorare i <strong>la</strong>vori di ricerca dell’autore americano Le ROY Edwin FROOM<br />

(1890-1974) sul<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’interpretazione delle profezie attraverso i secoli. Presentata in<br />

quattro volumi sotto il titolo The Prophetic Faith of our Fathers, questa ricerca monumentale<br />

costituisce una documentazione di 3750 pagine. L’Autore, dopo aver esaminato l’origine e il<br />

carattere speciale di Daniele, ne attesta l’autenticità (vol. I, Washington 1950, pp. 35-85).<br />

Mostra in seguito in che modo le profezie chiave, che chiama outline prophecies (le profezie<br />

cronologiche di Daniele 2,7,8 e 9), sono state interpretate ed insegnate attraverso i secoli. Ai<br />

suoi occhi, <strong>la</strong> comprensione di questi testi e quello dell’Apocalisse raggiungono l’apice, <strong>la</strong><br />

pienezza, nel secolo scorso (o.c., vol. IV, Capitolo I, New World Recovery and Consummation<br />

of Prophetic Interpretation, Washington 1954, p. 3). Lo si vede, l’ortodossia ha sempre avuto<br />

dei campioni, per affermare il carattere autentico del libro di Daniele. Essi gli hanno attribuito<br />

un posto d’onore fra i sessantasei libri protocanonici del<strong>la</strong> Bibbia. Un autore recente, Ge. Mc<br />

CREADY PRICE, ha avuto il coraggio di dare al suo commentario divulgativo su Daniele il titolo:<br />

The Greatest of the Prophetes - Il più grande dei profeti (Mountain View 1955, pp. 342)»<br />

(o.c., p. 135-137).<br />

980<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

«Certo i critici sottolineano sempre che le visioni, soprattutto quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> prima parte del<br />

capitolo XI, redigono una conoscenza talmente approfondita del tempo dei Diadochi e delle<br />

lotte maccabaiche che esse non possono essere che di uno storico retrospettivo. Ma <strong>la</strong> stessa<br />

critica dimentica che questo criterio si applica così ad altre profezie (per esempio ai capitoli 13<br />

e 53 di Isaia) a proposito delle quali si deve escludere con certezza, dal<strong>la</strong> scoperta dei<br />

manoscritti di Qumran, che esse siano dei vaticinia post eventum» (J. Heinz, o.c., p. 16).<br />

Nel secolo scorso, per un eccesso di zelo, che si riversò del resto su tutta <strong>la</strong> Bibbia, gli<br />

studiosi giunsero ad affermare che nove furono i redattori distinti che composero il libro del<br />

profeta Daniele (GAUTIER Lucien, Introduction à 1 ‘Ancien Testament, t. II, Lausanne 1906,<br />

pp. 2,3). Poi col tempo gli autori vennero ridotti a due, dei quali il secondo ha ampliato e<br />

infiorettato il primo documento più antico. Questo secondo scrittore, e per molti unico,<br />

avrebbe descritto con linguaggio profetico ciò che Israele subiva a causa di Antioco (167-164<br />

a.C.) e che i capitoli storici del libro: III, IV, V, VI hanno un valore allegorico e simbolico. «Il<br />

redattore del libro scriveva senza dubbio nel Il secolo avanti <strong>la</strong> nostra era, si è certamente<br />

servito di documenti più antichi, che risalivano all’epoca di Daniele» afferma Pierre<br />

OSCHWALD (Le livre de Daniel, Neuchâtel 1957, p. 12) e il teologo cattolico C<strong>la</strong>ud SCHEDL<br />

(Storia del Vecchio Testamento, vol. IV, La Pienezza dei Tempi, Roma 1966, pp. 55-85)<br />

suppone un proto Daniele (aramaico), un deutero Daniele (ebraico) e un terzo Daniele (greco)<br />

per le parti aggiunte: capitoli 13,14 e 3:26-45, 51-56, 57-90, di date differenti. TESTA O.F.M.<br />

(Il Messaggio del<strong>la</strong> Salvezza, vol. III, 3 a ed., Torino 1971, p. 135) scrive: «Il libro di Daniele,<br />

come lo si trova nel canone, è stato composto da un autore sconosciuto, verso l’anno 300, a<br />

seguito di sorgenti molto antiche che circo<strong>la</strong>vano come un ciclo indipendente, e subì dei<br />

ritocchi verso l’epoca maccabaica». The Encyclopedia of the Jewish Religion (New York<br />

1965, pp. 105,106) indica verso il 300 <strong>la</strong> prima parte del libro e verso il 165 <strong>la</strong> seconda.<br />

A questi critici moderni come agli ultra critici si può dire con le parole dell’abate A.<br />

CRAMPON: «Questa teoria arbitraria, dovuta ai pregiudizi, è contraddetta dal<strong>la</strong> testimonianza<br />

del<strong>la</strong> tradizione giudaica e cristiana, e dal<strong>la</strong> testimonianza che il libro rende a se stesso» (La<br />

Sainte Bible, vol. V, Paris 1901, p. 646).<br />

Oltre a quanto detto sopra, gli avversari del libro di Daniele hanno creduto di trovare nel<br />

testo degli errori, e le obiezioni da loro fatte le hanno considerate come prove per annul<strong>la</strong>re<br />

l’autenticità storica del libro.<br />

Consideriamo queste obiezioni.<br />

Obiezione 1 - Nel libro troviamo due lingue: quindi due autori.<br />

RISPOSTA. Le lingue usate sono l’ebraico e l’aramaico orientale o caldeo. L’ebraico è un<br />

po’ aramaizzato e l’aramaico è un po’ ebraizzato. L’uso di queste due lingue è tale che<br />

dimostrano di essere molto familiari all’autore. Solo un ebreo poteva avere tale familiarità con<br />

<strong>la</strong> propria lingua. Inoltre, storicamente par<strong>la</strong>ndo, so<strong>la</strong>mente un ebreo del VI secolo a.C. poteva<br />

possedere quelle due lingue, con quello stile.<br />

La lingua aramaica si differenzia da quel<strong>la</strong> del Targum ed è simile a quel<strong>la</strong> del libro di<br />

Esdra (V secolo a.C.). È un aramaico non ancora volgarizzato. Se Esdra è riconosciuto come<br />

documento autentico del V secolo a.C., non c’è nessuna ragione per avere un atteggiamento<br />

diverso nei confronti del libro di Daniele.<br />

«Si è colpiti dal fatto che il libro sia straordinariamente omogeneo malgrado l’impiego<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

981


APPENDICE N. 2<br />

delle due lingue» scrive P. de Benoit (o.c., p. 99). Lo stesso critico L. Gautier è obbligato a<br />

riconoscere l’unicità dell’autore: «È inoltre straordinario vedere fino a che punto le diverse<br />

parti si chiamino l’una con l’altra, si presuppongano e si completino» (o.c., p. 295). «Questa<br />

unità non è contraddetta né dall’uso successivo del<strong>la</strong> prima e del<strong>la</strong> terza persona (lo stesso si<br />

trova in Isaia 6:1,5; 7:3; 8:1; 37.. 6), né dall’uso delle due lingue che si riscontrano nel libro,<br />

poiché lo si trova in Esdra il cui scritto non è mai stato attribuito a due autori. Del resto il<br />

modo in cui <strong>la</strong> transizione dall’ebraico all’aramaico è fatta in pieno versetto 4pp. e 4sp. scarta<br />

ogni dualità di autori. Anche questa unità è riconosciuta oggi dagli stessi razionalisti» scriveva<br />

KUENEN A. (Histoire critique des livres de l‘Ancien Testament, t. II, Paris 1868, pp. 519,520;<br />

cit. in Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, Vigouroux F., col. 1256). Il rabbino CHOURAQUI Andrè<br />

afferma: «Ciò che colpisce... malgrado <strong>la</strong> bilingua dell’originale è <strong>la</strong> profonda unità del<br />

volume» (La Bible -Danyel, Ezra, Nehèmijah, Paris 1975, p. 19).<br />

(L’autore unico è negato da DELCOR M., pp. 10-12; SOGGIN J.A., p. 410, ma è riconosciuta<br />

da: ARCHER G.L., pp. 447.448; AUGÉ R., pp. 24,25; BARNES A., pp. 44-47; BARTON G.A., pp. 62-<br />

86; BERNINI G., pp. 16-35; CHOURAQUI A., p. 19; DE WETTE W.M.L., pp. 495-598; FABRE<br />

d’ENVJEU J, pp. 165-180; FORD D., pp. 27-29,34,44, nota 21, 70,71; GALL A., p. 126; GAUTIER<br />

L., p. 294, 2 a e 3 a ed., p. 233; KEIL J., 1872, p. 19; LAGRANGE A.H., p. 63; LODS A., pp. 834-835;<br />

OSTY E., p. 299; PERUSSET J.M., p. 67;. PFEJFFER R.R., p. 760-764; PIEPENBRING Ch., 1898, p.<br />

707; RAVEN J.H., pp. 317-332; ROBERT A. e FEUILLET A., Introduction à <strong>la</strong> Bible, 2a ed., vol. I,<br />

1962, p. 695; ROWLEY H.-H., The Servant..., pp. 237-268; The Unity..., pp. XXIII, 1, p. 233;<br />

SLOTKI J.J., p. XIII; WALLACE R.S., pp. 20-22; ZOECKLER Otto, Daniel, Grand Rapids, s.d., pp.<br />

16-20. Per i titoli delle opere vedere <strong>la</strong> Bibliografia).<br />

È da notare che <strong>la</strong> lingua aramaica va del<strong>la</strong> seconda parte del versetto 4, del capitolo 2,<br />

fino al<strong>la</strong> fine del capitolo 7. Con questa lingua del popolo Daniele voleva forse indicare ai<br />

credenti, e a coloro che non lo sono, quale sarebbe stato il destino delle potenze terrestri;<br />

mentre con il resto del libro, scritto in ebraico, lingua del popolo di Dio, voleva indicare agli<br />

eletti cosa avrebbero incontrato e subito nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> e quale sarebbe stato il loro destino. G.L.<br />

ARCHER pensa che i capitoli d’interesse generale siano stati scritti in aramaico e quelli che<br />

riguardano i Giudei, in ebraico (A Survey of Old Testament. Introduction, Chicago 1965, 2 a<br />

ed., p. 378).<br />

Riteniamo interessanti le seguenti riflessioni di A. Richli: «Nul<strong>la</strong>, assolutamente nul<strong>la</strong> fa<br />

pensare che questa rive<strong>la</strong>zione (Daniele 7), scritta in aramaico, sia stata trasmessa al re.<br />

Crediamo piuttosto che fu comunicata subito ai capi spirituali del<strong>la</strong> diaspora giudaica, <strong>la</strong><br />

Sinagoga. Perché in aramaico? Perché <strong>la</strong> seconda e <strong>la</strong> terza generazione di deportati erano<br />

familiari con l’aramaico - <strong>diventa</strong>ta <strong>la</strong> loro lingua materna. Del resto, Daniele ha dovuto<br />

riconoscere senza difficoltà il parallelismo esistente tra <strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> grande statua e i<br />

simboli delle quattro bestie (le monarchie universali). Gli elementi nuovi del<strong>la</strong> visione del<br />

capitolo 7, l a scena del giudizio e le azioni del piccolo corno che gettava <strong>la</strong> verità a terra e<br />

perseguitava “i santi dell’Altissimo”, indicano chiaramente che questo messaggio divino non<br />

era destinato a Babilonia, ma ai figli di Dio. Comprendendo <strong>la</strong> successione degli imperi che<br />

Dio gli aveva indicato, poteva stare davanti a Belsatsar e dirgli: “Dio ha contato il tuo regno e<br />

vi ha messo fine. Il tuo regno sarà diviso e dato ai Medi e ai Persiani” (5:26-28)<br />

La spiegazione che sembra più p<strong>la</strong>usibile sul perché <strong>la</strong> visione di Daniele 8 sia composta<br />

in ebraico, <strong>la</strong> “lingue sacra”, come viene indicata sovente, risiede nel fatto che per un ebreo<br />

sarebbe difficilmente concepibile che un messaggio celeste indirizzato ad un profeta, per il<br />

popolo, sia in una lingua diversa dall’ebraico (in un tempo in cui bisognava fortificare<br />

l’identità del popolo in esilio nel<strong>la</strong> prospettiva di un ritorno nel<strong>la</strong> terra promessa. Questo modo<br />

982<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

di pensare che pone lo scritto dal capitolo 8 in poi in un momento storico diverso può far<br />

capire perché nel capitolo 7 abbiamo riportate in aramaico le parole del messaggero celeste<br />

che spiega il sogno al profeta). Daniele era un perfetto bilingue, come del resto tutti i suoi<br />

compatrioti di cultura, e ha trovato proficuo servirsi di questa lingua per trasmettere il<br />

messaggio di Dio. Se noi conosciamo <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> visione (3° anno di Belsatsar), non<br />

sappiamo, per contro, quando <strong>la</strong> redazione sia stata fatta; Daniele si occupava degli affari del<br />

re “e nessuno né fu a conoscenza” (8:27).<br />

Tutto fa pensare che <strong>la</strong> composizione del libro in ebraico, al di fuori del capitolo 7, venga<br />

fatta dopo il grande sconvolgimento politico del 539. Forse è dopo <strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> fossa dei<br />

leoni che Daniele si rende conto che <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> cattività era quasi finita (9:2). Così cerca<br />

di capire le profezie di Geremia in re<strong>la</strong>zione con le recenti rive<strong>la</strong>zioni del capitolo 8. La<br />

domanda dell’angelo: “Fino a quando il santuario e l’esercito saranno calpestati?” (8:13) lo<br />

preoccupano partico<strong>la</strong>rmente. Poiché pensa al tempio di Gerusalemme che è in rovina.<br />

Intercede anche per Israele e <strong>la</strong> città santa (9:16,17). Desidera sapere che cosa significhi <strong>la</strong><br />

risposta dell’angelo interprete: “Duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine, poi il santuario sarà<br />

purificato” (8:14).<br />

Il suo cuore avrà senz’altro trasalito di gioia apprendendo che il Messia sarebbe dovuto<br />

venire! So<strong>la</strong>mente qualche secolo di attesa e colui che “avrebbe fatto cessare le trasgressioni e<br />

avrebbe messo fine al peccato, ... espiato l’iniquità e portato una giustizia eterna” (9:24)<br />

sarebbe stato il principe del suo popolo! Da quel momento Daniele <strong>diventa</strong> il grande<br />

animatore del ritorno in Palestina dei suoi connazionali. Comprende che Dio lo ha posto nel<strong>la</strong><br />

corte perché possa aiutare a creare l’avvenire del suo popolo. Già <strong>la</strong> sua liberazione dalle<br />

unghie dei leoni aveva incitato Dario a promulgare un decreto regale ordinando che “in tutto il<br />

dominio del suo regno si tema e si tremi nel cospetto dell’Iddio di Daniele; poiché Egli è<br />

l’Iddio vivente, che sussiste in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto ... Egli libera e<br />

salva... ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni” (6:26,27). Questo documento non è stato<br />

ignorato da Ciro. Prepara <strong>la</strong> via alle azioni che Daniele intraprenderà presso il nuovo padrone<br />

del mondo. Dopo il corto regno di Dario il Medo, Ciro, <strong>diventa</strong>to re di Babilonia, accorda <strong>la</strong><br />

libertà ai Giudei esiliati. Il suo editto rive<strong>la</strong> che il re conosceva già il Dio d’Israele (Esdra<br />

1:2~4). Chi ha potuto presentarglielo, se non Daniele? La spiegazione che dà J.C. WHJTCOMB<br />

ci sembra convincente: “Nel suo decreto destinato ai Giudei (Esdra 1), Ciro si rifà all’‘Eterno,<br />

il Dio del cielo’, come essendo colui che gli ha dato ‘tutti i regni sul<strong>la</strong> terra’ e che gli ha dato<br />

‘di innalzargli un tempio a Gerusalemme’(Esdra 1:2). Come Ciro lo poteva conoscere?<br />

Mediante dei sogni e delle visioni, ma piuttosto dallo studio delle profezie che Isaia aveva<br />

scritto duecento anni prima. È molto probabile che Daniele, che è vissuto almeno fino al terzo<br />

anno di Ciro (Daniele 10:1) e che si è interessato pienamente per <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong> di Geremia riguardante il ritorno del popolo d’Israele nel suo paese dopo settanta anni<br />

di esilio (Daniele 9:2; confr. Geremia 25:11,12), fu colui che presentò un rotolo delle profezie<br />

di Isaia al monarca persiano. Giuseppe, che aveva accesso a certi rapporti storici persi da<br />

molto tempo, affermava che ‘quando Ciro lesse ciò ammirò il potere Divino. Un desiderio ed<br />

una ambizione segreta si impossessò di lui in vista di realizzare ciò che era scritto (Antichità<br />

Giudaiche XI, 1,2). Ci sono buone ragioni per credere al<strong>la</strong> testimonianza di Giuseppe a tale<br />

proposito, a dispetto delle critiche moderne su ‘il Secondo Isaia’ e <strong>la</strong> pretesa impossibilità<br />

del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> ad annunciare il futuro” (art. Ciro, in The Zondervan Pictorial Encyclopedia of<br />

the Bible, 1975, vol. I, p. 1055).<br />

Siccome i contemporanei di Daniele avrebbero dovuto conoscere le rive<strong>la</strong>zioni che Dio<br />

aveva dato e bisognerà nello stesso tempo conservare <strong>la</strong> memoria dei grandi fatti compiuti da<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

983


APPENDICE N. 2<br />

Dio durante l’esilio, chi avrebbe redatto, se non lui, queste pagine importanti che si<br />

aggiungevano ai racconti dei Libri dei Re d’Israele? Daniele si decise dunque a scrivere<br />

diversi rotoli e a ricorrere, per <strong>la</strong> descrizioni dei fatti storici, agli archivi dei re. È così che il<br />

capitolo 4 del suo libro ne è una copia conforme ad una promulgazione regale. Non c’è nul<strong>la</strong><br />

di straordinario che <strong>la</strong> parte storica sia redatta in aramaico. Ci sono dei dettagli che nessun<br />

cronista storico avrebbe potuto fornire se non Daniele stesso quale redattore (confr. 2:19-23;<br />

6:10).<br />

Pensiamo che i sacerdoti e gli scribi, partendo per Gerusalemme il secondo anno di Ciro,<br />

abbiano portato con loro il testo dei capitoli da 1 a 9. Le rive<strong>la</strong>zioni dei capitoli 10 a 12 non<br />

furono accordate che l’anno successivo e scritte, dopo l’ordine dell’angelo interprete, su un<br />

rotolo che fu sigil<strong>la</strong>to (12:4). In considerazione del carattere autobiografico del primo capitolo<br />

composto il secondo anno di Ciro (confr. 1:21), Daniele utilizzò <strong>la</strong> lingua sacra del popolo di<br />

Dio come per <strong>la</strong> descrizione delle sue visioni» (A. Richli, o.c., pp. 145-147).<br />

Obiezione 2 - Problema linguistico: parole persiane, greche e nomi di strumenti musicali<br />

fanno risalire il libro ad un’epoca più recente.<br />

La critica dal punto di vista linguistico è stata formu<strong>la</strong>ta dall’eminente professore di<br />

Oxford, S.R. Driver con queste parole: «Il verdetto del linguaggio di Daniele è chiaro. Le<br />

parole persiane presuppongono un periodo posteriore allo stabilimento definitivo dell’Impero<br />

Persiano; le parole greche esigono, l’ebraico tollera e l’aramaico autorizza una data posteriore<br />

al<strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Palestina ad opera di Alessandro il Grande (332 a.C.)» (DRIVER Samuel<br />

Rolles, An Introduction to the Literature of Old Testament, 9 a ed., Ediburg 1913, p. 476).<br />

Giovanni LUZZI (La Bibbia - Gli Agiografi, pp. 255, 257-259), adottando le conclusioni del<br />

Driver, pone <strong>la</strong> composizione di Daniele nel 168-165 a.C. e Andreas Constantinides ZENOS<br />

(New Stand Bible Dictionary, 3 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1936, p. l67) afferma che «<strong>la</strong> data<br />

maccabaica di Daniele è appoggiata da considerazioni sia interne che esterne».<br />

RISPOSTA. Le parole persiane sono probabilmente una quindicina, per le quali bisogna però<br />

riconoscere che «non si è ancora certi sul<strong>la</strong> loro vera origine» (Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, col.<br />

1264). Anche se l’origine fosse persiana, non si deve dimenticare che Daniele visse gli ultimi<br />

anni sotto quell’amministrazione. Al contrario, l’influenza persiana in Palestina verso <strong>la</strong> metà<br />

del Il secolo a.C. non esisteva già più. La critica del<strong>la</strong> teologia liberale si dimostra faziosa.<br />

Le parole greche sono quattro: sambuke (3:6,7,10,15). «Oggi <strong>la</strong> si riconosce come<br />

asiatica» (Idem, col. 1265), kitharis, psalterion (3:5, 7,10,15), simfonia (3:15). «Non è provato<br />

che questi nomi siano certamente greci. Buoni critici ne dubitano e ritrovano in Asia, molto<br />

prima di Daniele, gli strumenti che essi indicano. E anche se fossero di radice greca, non<br />

risulterebbe che il libro nel quale sono menzionate fosse scritto dopo l’esilio: si è stabilito<br />

molto bene che dall’VIlI secolo i greci erano in re<strong>la</strong>zione con gli assiri e i babilonesi... Si<br />

spiega così che questi strumenti siano passati con il loro nome greco. In Asia il nome viaggia<br />

con <strong>la</strong> cosa (Idem, col. 1265).<br />

La debolezza dell’argomento di Driver fu rilevata dal prof. J.A. MONTGOMERY che scriveva:<br />

«La refutazione di questo argomento in favore di una data recente riposa sul<strong>la</strong> possibilità di<br />

una influenza greca in Oriente a partire dal VI secolo» (The Book of Daniel, in ICC,<br />

Scribner’s, New York, 1927, p. 22). W.F. ALBRIGHT, orientalista ben conosciuto, ha fatto<br />

notare che da venti anni (dal 1957, nda) <strong>la</strong> cultura greca era penetrata nel Vicino Oriente molto<br />

tempo prima del periodo neobabilonese» (From Stone Age to Christianity, Doubleday, 2a ed.,<br />

New York 1957, p. 337). Più recentemente, il prof E.M. YAMANCHI ha dimostrato formalmente,<br />

984<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

in seguito ad uno studio dettagliato dei testi antichi, questa influenza greca su Babilonia; ecco<br />

<strong>la</strong> sua conclusione: «Il solo elemento sorprendente con questo scrittore, è che non ci sono più<br />

parole greche in tali documenti» (Greece and Babylon, Grand Rapids, Baker Book House<br />

1977, p. 94). Le ultime ricerche storiche hanno dimostrato categoricamente che non si può non<br />

pensare che gli strumenti risalgano al VI secolo e facessero parte dell’orchestra di<br />

Nebucadnetsar (T.C. MITCHELL e R. JOICE, The Musical Instrument in Nebuchadnezzar‘s<br />

Orchestra, in Notes on Some Problems in the Book of Daniele, pp. 19-27).<br />

L’alta critica si sarebbe dovuta stupire se nel testo di Daniele non si fossero trovate simili<br />

parole che hanno fatto pensare ad una influenza greca, ma lo stupore è ancora più grande<br />

perché, nel tempo dell’ellenizazzione del<strong>la</strong> Palestina, sono così poche le parole greche che<br />

hanno influenzato lo scrittore.<br />

Obiezione 3 - Daniele 1:1 dice: «Nel terzo anno di regno di Joiakim, re di Giuda,<br />

Nebucadnetsar, re di Babilonia, venne contro Gerusalemme e l’assediò». Geremia 25:1<br />

pone il I anno del re di Babilonia nel IV anno del re di Gerusalemme. Se Daniele viveva<br />

veramente in quel tempo non poteva commettere un simile errore.<br />

RISPOSTA. Ci sono due modi per risolvere questa difficoltà di date.<br />

Un sistema di computo degli anni per fare sparire l’apparente contraddizione tra i due<br />

profeti è di ammettere - con numerosi commentatori - che il terzo anno di Joiakim è indicato<br />

in Daniele non come <strong>la</strong> data dell’“arrivo” di Nebucadnetsar a Gerusalemme, ma come quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> sua “partenza” da Babilonia. È nel terzo anno di Joiakim che avrebbe intrapreso contro il<br />

re d’Egitto, allo scopo di togliergli le sue conquiste in Asia, questa spedizione e l’assedio di<br />

Gerusalemme avvenne so<strong>la</strong>mente nel quarto anno - come dice Geremia. Il verbo “bô” che<br />

significa abitualmente venire e che noi rendiamo con marciare, ha spesso, in effetti, il senso di<br />

andare, partire, mettersi in campagna quando il narratore si trova nel posto dal quale parte il<br />

movimento, il che sarebbe precisamente il caso di Daniele (confr. per esempio per l’uso del<br />

verbo bò: Giona 1:3; Genesi 37:30).<br />

Il secondo sistema ha più sostenitori e corrisponde meglio al modo di calco<strong>la</strong>re gli anni di<br />

regno nell’antichità. È quello di contare gli anni secondo il metodo degli scrittori dei vari<br />

Paesi. In effetti, mentre nei diversi testi di Geremia si par<strong>la</strong> sempre del quarto anno di Joiakim,<br />

il testo di Daniele, tradotto letteralmente, significa l’anno tre del regno di Joiakim. Se Joiakim<br />

è salito al trono verso <strong>la</strong> fine dell’anno (come è in effetti: Giosia muore in giugno, nel<strong>la</strong><br />

battaglia contro il faraone Neco, c’è poi il regno effimero di alcuni mesi di Joachaz, e<br />

nell’ottobre <strong>diventa</strong> re Joiakim), si può contare questa fine d’anno come il periodo di<br />

intronizzazione - corrisponde al I anno secondo il computo di Geremia - oppure considerarlo<br />

facente parte del primo anno di regno - come fa Daniele. Il primo modo è quello con il quale<br />

Giuseppe calco<strong>la</strong>, per esempio, i 37 anni di regno di Erode, regno che è durato solo 35 anni<br />

pieni, e qualche mese prima e dopo.<br />

Se Daniele 1:1 si riferisce all’anno di ascesa di Nebucadnetsar (d’accordo con <strong>la</strong> cronaca<br />

babilonese), il suo “secondo anno” in Daniele 2:1 può considerarsi come corrispondente al<br />

terzo anno d’educazione degli esuli giudei. Secondo <strong>la</strong> maniera ebraica di calco<strong>la</strong>re il tempo,<br />

dove le frazioni erano contate come unità piene (è definito “calcolo inclusivo”). Il miglior<br />

esempio è costituito dal periodo intercorso tra <strong>la</strong> morte e <strong>la</strong> risurrezione di Gesù: dal<br />

pomeriggio di venerdì all’alba del<strong>la</strong> domenica. Cronologicamente questo periodo durò poco<br />

più di un giorno e due notti, ma gli autori dei Vangeli ne par<strong>la</strong>no come di un periodo di «tre<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

985


APPENDICE N. 2<br />

giorni e tre notti» Matteo 12:40. Si avrebbero qui tre anni. In altri termini, i tre anni non<br />

sarebbero tre anni completi: Young propone <strong>la</strong> seguente tabel<strong>la</strong>:<br />

anni di educazione Nabucadnetsar<br />

Primo anno Anno di ascesa<br />

Secondo anno Primo anno<br />

Terzo anno Secondo anno<br />

(YOUNG E.J., The Prophecy of Daniel, Grand Rapids, W.B. Eerdman’s Publishing Co., 1949,<br />

pp. 55,56).<br />

Postdatato: anno di accesso 1° anno 2° anno 3° anno Daniele 1:1<br />

antidatato: 1° anno 2° anno 3° anno 4° anno Geremia 25:1,9<br />

Daniele a Babilonia e Geremia in Palestina hanno utilizzato i sistemi di datazione in uso<br />

nel paese in cui risiedevano.<br />

Nel 1956 il prof. D.J. WISEMAN pubblicava <strong>la</strong> famosa Croniche dei re Caldei, indicando<br />

che si applicava a Babilonia il metodo dell’anno di accesso (Chronicles of Chaldean Kings<br />

(626-556 B.C.) in the British Museum, British Museum, London 1856), mentre Geremia<br />

seguiva il costume giudaico palestinese, che non tiene conto dell’anno di accesso (Some<br />

Historical Problemes in the Book of Daniel, p. 17).<br />

Colui che non fosse soddisfatto di questi due tentativi di soluzione, non dovrebbe che<br />

riconoscere qui un errore di data incompatibile con <strong>la</strong> composizione del racconto da un<br />

contemporaneo dei fatti. Ma prima di arrivare a tanto, dovrebbe ancora spiegare come il<br />

redattore posteriore del libro di Daniele, che conosceva in ogni caso Geremia, come è espresso<br />

chiaramente nel capitolo 9:1, avrebbe osato contraddirlo su una data così essenziale e sul<strong>la</strong><br />

quale il libro di Geremia doveva fare autorità (vedere La Bible Annotée - Ancien Testament -<br />

Les Prophètes, t. II, Daniel, Paris, pp. 245, 246).<br />

Obiezione 4 - Come è possibile che un prigioniero possa essere educato al<strong>la</strong> corte di<br />

Babilonia ed essere elevato a grandi onori?<br />

RISPOSTA. Lo storico par<strong>la</strong> di prigionieri giudei, fenici ed egiziani che il re fece deportare a<br />

Babilonia dai suoi generali. L’usanza babilonese di istruire nel<strong>la</strong> lingua caldea è confermata<br />

dal fatto che le c<strong>la</strong>ssi elevate dovevano imparare quel<strong>la</strong> lingua e per questo motivo c’erano dei<br />

testi (tavolette). L’usanza di istruire i nobili vinti è confermata da una iscrizione di<br />

Sennacherib, re di Ninive (cilindro di Berlino) dove è detto che un bambino chiamato Benibni,<br />

figlio di un potente di Babilonia, fu allevato nel pa<strong>la</strong>zzo di Sargon e più tardi divenne un<br />

governatore del<strong>la</strong> Caldea. Questa politica venne continuata poi dai Babilonesi che ne<br />

ereditarono i costumi. «Si sa dai testi cuneiformi che gli Assiri facessero allevare al<strong>la</strong> loro<br />

corte i giovani stranieri, dei quali si servivano in seguito per il governo dei paesi conquistati»<br />

(Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, col. 1263, 1264. Giuseppe F<strong>la</strong>vio, Contro Appione, I, 19, Antichità<br />

Giudaiche, X,X, 11). Si sa che Nebucadnetsar inviò dei prigionieri a Babilonia, dopo <strong>la</strong> morte<br />

del padre (605 a.C.), per fame degli eunuchi.<br />

Obiezione 5 - Daniele menziona i Caldei come una c<strong>la</strong>sse di sapienti (Daniele 2:2). Questa<br />

c<strong>la</strong>sse di savi e di sacerdoti si è formata dopo <strong>la</strong> caduta di Babilonia, con lo scopo di<br />

tramandare <strong>la</strong> sua sapienza. Questa obiezione trova l’appoggio in Geremia,<br />

contemporaneo di Daniele, che menziona i caldei come nazione.<br />

986<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

RISPOSTA. Il testo presenta quattro c<strong>la</strong>ssi: magi, astrologi, incantatori e caldei. Questi caldei,<br />

secondo Erodoto e Diodoro di Sicilia, erano dei sacerdoti che provenivano dal<strong>la</strong> stirpe più<br />

antica del paese: Daniele menziona i caldei sia come abitanti del<strong>la</strong> Caldea, come etnia (5:3), in<br />

generale quindi, sia come una casta, che non dopo, ma di già al suo tempo, era incaricata degli<br />

uffici sacerdotali propriamente detti con diritto di priorità sulle altre c<strong>la</strong>ssi. Daniele usa <strong>la</strong><br />

giusta terminologia del suo tempo. Anche Erodoto (Storia 1,181-183) nel V secolo, nel 450,<br />

l'ha utilizzata in questo modo. Erano sacerdoti di Bel-Marduk. La loro funzione secondo<br />

Erodoto «esisteva almeno dal tempo di Ciro» riporta Young (o.c., p. 272), cioè dal tempo di<br />

Daniele.<br />

Obiezione 6 - Se Daniele era stato giudicato dal re (Daniele 1:20) con capacità superiori a<br />

magi ed astrologi, come mai, nel capitolo 2, non comparve subito davanti al monarca?<br />

RISPOSTA. Daniele non comparve per il semplice motivo che davanti al re furono convocati<br />

i capi delle varie c<strong>la</strong>ssi di dotti e Daniele non era ancora pervenuto a tanto. Possiamo pensare<br />

che per <strong>la</strong> concezione religiosa che Daniele aveva non fosse di quelle caste. Le mansioni che<br />

ebbero Daniele e i suoi amici furono di tipo amministrativo (Daniele 1:19; 2:48; 3:30).<br />

Obiezione 7 - Sembra inverosimile il racconto del<strong>la</strong> fornace dove gli amici di Daniele<br />

vennero gettati dopo il loro rifiuto ad inginocchiarsi davanti al<strong>la</strong> statua eretta da<br />

Nebucadnetsar, nel<strong>la</strong> piana di Dura, per essere adorata (Daniele 3).<br />

RISPOSTA Prima di rispondere all'obiezione, ricordiamo che questo episodio ci permette di<br />

dire come l'uomo, in ogni tempo, sia stato maestro nel distorcere <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. Daniele<br />

aveva detto al re che so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> testa d'oro raffigurava il regno di Babilonia (Daniele 2:3),<br />

ma il re nel suo orgoglio fece erigere una intera statua ricoperta d'oro. L'erezione di una statua<br />

per un motivo politico e religioso era cosa frequente in Assiria e in Caldea.<br />

Il supplizio del fuoco era conosciuto in Assiria e in Babilonia ed è così, per esempio, che<br />

Assurbanipal soppresse il suo fratello Samassurmakin che gli si era ribel<strong>la</strong>to «gettandolo in<br />

una fornace incandescente» (SMITH, History of Assurbanipal, London 1871, p. 163; cit. dal<br />

Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible). Mentre il supplizio del fuoco rispecchiava il costume assirobabilonese,<br />

quello del<strong>la</strong> fossa dei leoni (Daniele 6) rispecchiava quello medo-persiano. Per <strong>la</strong><br />

identificazione del luogo si segna<strong>la</strong>no diverse località. Considerando che si debba trovare<br />

vicino a Babilonia, si identifica Dura (il cui nome significa “muro di separazione”) con Tolul-<br />

Dura, 8 chilometri a sud-est di Babilonia dove si trova un rialzo di massi con una base di m.<br />

14 per 14 e un'altezza di m. 6, o le colline Dura sul Nahr-Dura, una decina di chilometri a sud<br />

di Babilonia (vedere VATTIONI Francesco, La Sacra Bibbia, t. II, Daniele, ed. Marietti, Torino<br />

1964, p. 1067 - vedere La Bible Annotée, o.c., p. 258). In queste località si sarebbero trovate<br />

anche delle fornaci per far cuocere i mattoni.<br />

«Il supplizio del<strong>la</strong> fornace era comune in Assiria e in Caldea; era sconosciuto nel<strong>la</strong><br />

Palestina e al tempo dei Maccabei, nel regno dei Seleucidi. Abbiamo ancora qui, per<br />

conseguenza, una nuova prova del<strong>la</strong> conoscenza perfetta che aveva l'autore del libro di<br />

Daniele dei costumi babilonesi» (VIGOROUX Fulcron Grégoire, La Bible et les découvertes<br />

modernes, vol. IV, 6 a ed., Paris 1896, p. 440).<br />

Obiezione 8 - La follia di Nebucadnetsar presentata nel capitolo 4 non è riportata da<br />

nessun documento dell’antichità, e inoltre, benché Babilonia sia menzionata diverse<br />

volte da Erodoto, Strabone e da Plinio, nessuno attribuisce a questo re <strong>la</strong> costruzione di<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

987


APPENDICE N. 2<br />

Babilonia.<br />

RISPOSTA. Il fatto che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia del re non venga riportata da nessun documento, non<br />

significa che il brano di Daniele non sia vero. Nebucadnetsar, che aveva iniziato a regnare in<br />

correggenza col padre nel 607 a.C., dal 604 a.C. continuò da solo fino al 561 a.C.<br />

È vero che il monarca non costruì <strong>la</strong> città, le cui origini risalgono al tempo post-diluviano,<br />

ma ugualmente, dopo aver abbellito <strong>la</strong> città considerevolmente, vi costruì anche dei nuovi<br />

pa<strong>la</strong>zzi, e si può ben dire che abbia costruito una nuova riva orientale dell'Eufrate. Le<br />

iscrizioni ci par<strong>la</strong>no di lui come di un grande costruttore e artefice di immensi <strong>la</strong>vori.<br />

Se Beroso, sacerdote babilonese del tempo di Alessandro, non dice nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> follia del re,<br />

è, primo perché <strong>la</strong> sua opera non ci è pervenuta integralmente e secondo, ancora più<br />

importante, perché i contemporanei dei vari monarchi hanno sempre preferito mettere in<br />

risalto le doti e le conquiste del re. Spesso gli scrittori di corte hanno passato sotto silenzio<br />

campagne militari che sono state una sconfitta per il proprio monarca, delle quali si hanno<br />

notizie nel<strong>la</strong> corte del regno nemico che ha vinto. È quindi naturale che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di<br />

«licantropia» (LENORMANT, La Divination p. 204), «terribile ma<strong>la</strong>ttia» (G. RAWLINSON, The Five<br />

Great Monarchies, vol. III, 3 a ed., London 1873, p. 61), a causa del<strong>la</strong> quale «il re divenne un<br />

miserabile maniaco» (idem, p. 60) per sette tempi (Daniele 4:16) non ci sia stata tramandata.<br />

Le scoperte archeologiche recenti ci permettono di dare credito allo scritto di Daniele<br />

anche per quanto riguarda <strong>la</strong> costruzione o l'ampliamento del<strong>la</strong> città di Babilonia da parte di<br />

Nebucadnetsar. In un documento si legge: «Posso io (Nebucadnetsar) costruire il mio pa<strong>la</strong>zzo,<br />

sede del mio regno, deposito del<strong>la</strong> razza umana, dimora di gioia e di allegrezza» (scritta sul<br />

cilindro Grotefend KBII, 2, p. 39; cit. da J.A. Montgomery, o.c., p. 243). Grazie a questo<br />

esempio evidente, il prof. Montgomery ha concluso: «I termini stessi nei quali <strong>la</strong> <strong>storia</strong> (di<br />

Daniele) è riportata richiamano quelli dell’akkadia» (o.c., p. 244). L'autoglorificazione del<br />

re è storicamente possibile. L'attività costruttrice di Nebucadnetsar è evidente in Babilonia e,<br />

secondo il prof. R.W.F. SAGGS, ciò «indica che avrebbe potuto, a giusto titolo, pronunciare le<br />

parole che gli sono attribuite in Daniele 4:30» (Babylon, in Archeology and Old Testament<br />

Study, ed. da D.W. Thomas, Oxford C<strong>la</strong>rendon 1967, p. 42). E il prof. R.H. PFEIFFER<br />

dell’Harward University, deve ammettere: «Noi non sapremo certamente mai come il nostro<br />

autore abbia potuto apprendere che <strong>la</strong> nuova Babilonia era l’opera di Nebucadnetsar (4:30),<br />

come gli scavi hanno provato» (Introduction to the Old Testament, Harper et Row, New York<br />

1948, pp. 758,759).<br />

Vigouroux scriveva: «La sua follia temporanea fornisce forse <strong>la</strong> soluzione di un problema<br />

storico sollevato dalle iscrizioni di Babilonia. Nriglessor, genero di Nebucadnetsar, e suo<br />

secondo successore, dà, in alcuni documenti ufficiali, al suo proprio padre Belsumiskun, il<br />

titolo di re di Babilonia. Le liste regali non contengono questo nome. Bisogna quindi<br />

concludere che non avesse regnato rego<strong>la</strong>rmente e che si dovrebbe mettere questo regno nel<br />

periodo di Nebucadnetsar. Belsumiskun non ha potuto senza dubbio essere re che durante <strong>la</strong><br />

demenza di Nebucadnetsar» (o.c., p. 451).<br />

«Nondimeno però è indirettamente confermata dallo storico Abidenus e conservata da<br />

Eusebio (Preparatione evangelica, I, IX, XLI). Abidenus racconta che Nebucadnetsar “dopo<br />

aver finito di guerreggiare in Occidente (confr. versetto 4), essendo salito sul terrazzo del suo<br />

pa<strong>la</strong>zzo (confr. versetto 29), era stato colto da una ispirazione che veniva da un dio qualunque<br />

e aveva annunziato in un oracolo ai Babilonesi <strong>la</strong> rovina del loro impero ad opera del mulo<br />

persiano (Ciro alleato dei Medi)”. Egli avrebbe augurato a questo nemico, da cui era<br />

minacciato, i più grandi mali (confr. versetto 19), come di perire nei flutti del mare o di errare<br />

988<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

“in una solitudine, lontano dagli uomini, e tra gli animali” (confr. versetto 33), ed avrebbe<br />

espresso per se stesso il desiderio di morire in pace prima che <strong>la</strong> disgrazia si scatenasse sul suo<br />

regno. Avendo così profetizzato, Nebucadnetsar sarebbe sparito subito. È difficile non vedere<br />

nel luogo dove avviene questa scena, in questo stato di esaltazione improvvisa del re in questo<br />

dio innominato, nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> di maledizione, nel<strong>la</strong> sparizione del monarca dagli uomini, delle<br />

re<strong>la</strong>zioni inerenti all'avvenimento menzionato nel nostro capitolo. Nel racconto di Abidenus<br />

abbiamo <strong>la</strong> forma leggendaria che avrebbe preso questa <strong>storia</strong> nel<strong>la</strong> tradizione babilonese dopo<br />

<strong>la</strong> conquista dei persiani.<br />

Aggiungiamo che, secondo diversi studiosi, <strong>la</strong> follia temporanea di Nebucadnetsar<br />

formerebbe <strong>la</strong> so<strong>la</strong> soluzione accettabile per un problema storico che le iscrizioni cuneiformi<br />

presentano. Si tratta di un tentativo di usurpazione che si ebbe in questa epoca e che non si<br />

sarebbe potuto realizzare sotto un re potente come Nebucadnetsar, ma che l'attuale circostanza<br />

avrebbe favorito.<br />

Si deve notare qui un'altra coincidenza. Alcuni storiografi di Babilonia pongono in questa<br />

epoca il regno del<strong>la</strong> regina Nitocris al<strong>la</strong> quale essi attribuiscono delle opere che altri<br />

assicurano compiute da Nebucadnetsar. Non sarebbe quindi impossibile che, durante <strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>ttia del re, <strong>la</strong> regina fosse al<strong>la</strong> testa degli affari; e in questo caso alcuni <strong>la</strong>vori intrapresi in<br />

quest'epoca potrebbero essere stati indicati sotto il suo nome o quello di suo marito» (La Bible<br />

Annotée, o.c., p. 272). È possibile che in questo periodo Daniele stesso abbia avuto qualche<br />

mansione importante, in ogni caso riporta i fatti come un qualsiasi altro autore del<strong>la</strong> Bibbia,<br />

come testimone del<strong>la</strong> realtà del suo tempo.<br />

Daniele ricorda tutto questo nell'autunno del 538 a.C., come se fosse ben conosciuto al<br />

nipote di Nebucadnetsar, Belsatsar (Daniele 5.. 19-22) nel<strong>la</strong> sera in cui i Medo-Persiani<br />

entrano in Babilonia, espugnando<strong>la</strong>.<br />

Obiezione 9 - Il re di Babilonia non è Belsatsar, bensì Nabonide, quando Ciro conquista<br />

<strong>la</strong> città. A questo «grave errore storico» (H.H. ROWLEY, The Historicity of the Fifth<br />

Chapter of Daniel, in Journal of Theological Study, n. 32, 1930, p. 12) si deve aggiungere<br />

che Belsatsar non era figlio di Nebucadnetsar. Ci sono due errori storici nel capitolo 5 di<br />

Daniele.<br />

RISPOSTA. Nabonide sale al trono nel 555 a.C. dopo una congiura ai danni di<br />

Laborosoarcod figlio di Neriglissor genero di Nebucadnetsar (m. 561 a.C.). Non era di stirpe<br />

reale, ma <strong>la</strong> corte lo nominò per contrapporlo al<strong>la</strong> crescita militare di Ciro che minacciava<br />

l’Impero. Nabonide, salito al trono, sposò una figlia di Nebucadnetsar, forse <strong>la</strong> vedova di<br />

Neriglissor, che Erodoto descrive come donna saggia e prudente. Belsatsar, figlio di<br />

Nabonide, quale nipote di Nebucadnetsar poteva giustamente essere chiamato figlio del<br />

grande monarca. Del resto <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “ab” in assiro, come in ebraico, ha un senso molto <strong>la</strong>rgo:<br />

predecessore, nonno o antenato, quindi anche padre (Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible). Questo<br />

linguaggio lo abbiamo anche nel testo biblico: 1 Re 15:3; 15:11; 22:51; 2 Re 15:38; 16:2;<br />

18:2 e 20:5; 22:3; Geremia 35:6,8,20. La <strong>storia</strong> egiziana ci riporta come il principe Chefren<br />

racconti al re Cheops un miracolo che si produsse al tempo di suo padre, il re Neb-ka. Questo<br />

padre non era il diretto ascendente di Cheops, ma un antenato di un secolo prima (G.A.<br />

ARCHER, A Survev of Old Testament Introduction, Chicago 1968, p. 371).<br />

L'assiriologo britannico D.I. WISEMAN fa quindi giustamente notare che il nome «padre»<br />

attribuito a Nebucadnetsar «non contraddice i testi di Babilonia che descrivono Belsatsar come<br />

il figlio di Nabonide, poiché quest'ultimo era un discendente in linea diretta di Nebucadnetsar<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

989


APPENDICE N. 2<br />

e poteva bene essergli imparentato mediante <strong>la</strong> moglie» (Belshazzar, in Zondervan Pictorial<br />

Encyclopedia of the Bible, vol. I, ed. M.C. Tenney, Grand Rapids, Zondervan 1975, p. 515).<br />

Nabonide <strong>la</strong>scia Babilonia e va in Siria, in Cilicia, in Arabia. In una tavoletta di argil<strong>la</strong> è<br />

detto che negli anni VII, IX, X e XI del suo regno era a Teima. A causa di queste prolungate<br />

assenze da Babilonia ben presto si associò al trono il suo primogenito Belsatsar (in assiro Belshar-utsur:<br />

Bel protegga il re!). Belsatsar, quale re associato, non poteva che offrire a Daniele<br />

il terzo posto nel regno per il fatto che lui stesso occupava il secondo e il padre il primo.<br />

Già La Bible Annotée (o.c., pp. 273, 274), così spiega: «Nessuno dei quattro successori di<br />

Nebucadnetsar che menzionano Beroso e il Canone di Tolomeo (Evilmerodac, Neriglissor,<br />

Laborosoarcod, Nabonide) porta questo nome di Belsatsar. Parrebbe dunque esserci<br />

contraddizione tra Daniele e <strong>la</strong> <strong>storia</strong> profana... Recenti scoperte sono venute a portare una<br />

luce nuova su questa questione, in apparenza insolubile. L'esistenza reale di Belsatsar è stata<br />

constatata da una iscrizione decifrata nel 1854, dal<strong>la</strong> quale risulta che il figlio maggiore di<br />

Nabonide porta questo nome. L'iscrizione... è una preghiera di Nabonide al dio del<strong>la</strong> luna, Sin,<br />

nel<strong>la</strong> quale diceva: “Quanto a me, Nabou-Nahid (Nabomde), nel mio stato di peccato nei<br />

confronti del<strong>la</strong> grande divinità, salvami, accordami generosamente il prolungamento del<strong>la</strong> mia<br />

vita fino ai giorni lontani! E per ciò che è di Bel-sar-oussour (Belsatsar), mio figlio maggiore,<br />

il germoglio del mio cuore, metti nel suo cuore <strong>la</strong> venerazione del<strong>la</strong> grande divinità; che mai si<br />

<strong>la</strong>sci andare al peccato e non si compiaccia nell’infedeltà”.<br />

Una iscrizione ritrovata in seguito, e facente parte degli annali del re Nabonide, ci informa<br />

che nel settimo anno del re (549 a.C.), il figlio del re (il principe reale, Belsatsar, secondo<br />

l'iscrizione precedente) si trovava con i grandi del regno e dell'esercito ad Accad, rivestito<br />

senza dubbio di un comando, forse del comando di capo. Per contro, secondo questi stessi<br />

annali, il diciassettesimo anno di Nabonide, l'anno del<strong>la</strong> catastrofe, al posto del principe reale è<br />

il re stesso che comanda l'esercito a Sepharvaim, a nord del regno, dove è vinto da Ciro. È<br />

dunque verosimile che in quel momento Belsatsar comandasse nel<strong>la</strong> capitale, e nul<strong>la</strong><br />

impedisce di ammettere che da qualche anno suo padre gli avesse conferito <strong>la</strong> correggenza di<br />

Babilonia (fatti, questi, che scoperte archeologiche del 1916 e del 1924 hanno confermato).<br />

Noi avremmo qui un fatto analogo al<strong>la</strong> correggenza di Nebucadnetsar con suo padre<br />

Nebopo<strong>la</strong>ssar.<br />

Se si ammettono questi risultati, i dati di Erodoto, Beroso e Abideno che par<strong>la</strong>no solo del<br />

re Nabonide (che l'autore del capitolo 5 di Daniele non avrebbe avuto motivo di menzionare),<br />

si concilierebbero perfettamente con il racconto biblico. Ancor più, <strong>la</strong> testimonianza di<br />

Senofonte viene a confermare in maniera notevole ciò che <strong>la</strong> Bibbia ci insegna di Belsatsar.<br />

Secondo questo autore, il re di Babilonia, che non nomina, fu un giovane uomo crudele ed<br />

empio, arrivato da poco al governo, perì nel<strong>la</strong> notte di festa in cui Ciro s’impadronì del<strong>la</strong> città.<br />

Come non essere colpiti dal<strong>la</strong> conformità di tutti questi dettagli con quelli del nostro testo?».<br />

Il professore R.H. Pfeiffer, che crede che il libro di Daniele sia stato scritto all'epoca dei<br />

Maccabei, è perplesso e non riesce a rendersi conto di come questo libro possa avere delle<br />

indicazioni così precise su Belsatsar in un tempo in cui questo re era stato dimenticato nel<br />

mondo antico e che nessun autore greco menzionava. «Forse noi, scrive, non riusciremo mai a<br />

capire in che modo il nostro autore abbia saputo... che Belsatsar, menzionato solo nelle<br />

cronache babilonesi, in Daniele e in Baruc 1:11 - quest'ultimo si basava su Daniele - fungeva<br />

da re quando Ciro conquistò Babilonia nel 538 a.C.» (PFEIFFER R.H., Introduction in the Old<br />

Testament, New York 1941, pp. 758,759; cit. da HORN Siegfrid, Pietre che par<strong>la</strong>no, ed.<br />

A.d.V., Firenze 1958, pp. 97,98).<br />

990<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

Scrive il prof G.H. Hasel: «Le iscrizioni sul<strong>la</strong> stele di Haran pubblicate nel 1958 attestano<br />

che Nabonide partì per Teima al<strong>la</strong> fine del suo sesto anno di regno, e vi soggiornò per dieci<br />

anni. La data del<strong>la</strong> partenza 550/549 è confermata anche da un altro documento storico<br />

cuneiforme e quindi le date di Belsatsar possono essere calco<strong>la</strong>te finalmente con precisione. Il<br />

primo anno di Belsatsar (Daniele 7:19) fu l’anno 550/549 a.C., il suo terzo anno di regno (8:<br />

I) corrisponde al 548/547 a.C. Così, tra le date che abbiamo per Daniele 8 e 9, il periodo è<br />

re<strong>la</strong>tivamente corto, so<strong>la</strong>mente nove anni se Daniele 9 indica <strong>la</strong> data dell'anno del<strong>la</strong> caduta di<br />

Babilonia (539 a.C.); per contro, un lungo periodo è passato tra Daniele 2 e Daniele 7, se il<br />

secondo anno di Nebucadnetsar è anche il secondo anno del suo regno (603 a.C.). I dati<br />

cronologici in Daniele 7:1, 8:1 e 9:1 concordono e sono in armonia con le migliori<br />

informazioni storiche attuali tratte dal<strong>la</strong> fonti babilonesi contemporanee» (Ci. F. Hasel,<br />

Quelques éléments..., p. 31. Vedere Raymond Philip DOUGHERTY, Nabonidus and Belshatzar,<br />

New Haven 1929; David N. FREDMAN, The Prayer of Nabonidus, in Bulletin the Ancien School<br />

of Oriental Research , n. 145, febbraio 1957, pp. 31-38; J.A. Montgomery, o.c., pp. 66-72.<br />

Eugène PANNIER, Belsatsar associé à <strong>la</strong> puissance royale par son père Nabonide, in Revue de<br />

Lille, 1 marzo 1890, pp. 572-583. Rudolf MFYER, Das Qumran Gebet des Nabonid, in<br />

Theology Literaturzeitung, Leipzig LXXXV, 1960, p. 831-834; Iosef Tadeniz MJLIK, Prière de<br />

Nabonide, in Revue Biblique, n. 63, 1956, pp. 407-415).<br />

Scriveva il grande assiriologo francese LENORMANT: «Più io leggo e rileggo il libro di<br />

Daniele confrontandolo con i dati dei testi cuneiformi, più sono colpito del<strong>la</strong> veridicità del<br />

quadro che i primi sei capitoli tracciano del<strong>la</strong> corte di Babilonia... più riscontro infine<br />

l’impossibilità di stabilirne <strong>la</strong> redazione all’epoca di Antioco Epifane» (cit. da<br />

Handkommentar zum A.T, III, 3, in G. BEHRMANN, Das Buch Daniel, Göttingen 1894, XLVIII)<br />

e R.P. DOUGHERTY si esprime nello stesso modo: «Di tutte le fonti non babilonesi che par<strong>la</strong>no<br />

degli avvenimenti del<strong>la</strong> fine del regno neobabilonese, il capitolo 5 di Daniele è il più vicino ai<br />

testi coneiformi» (Nabonidus and Belshazzar, New Haven 1929, p. 199). Il padre M.J.<br />

LAGRANGE scriveva: «Daniele ci dice ciò che nessuno sapeva fino a questi ultimi tempi, che<br />

Belsatsar era stato l’ultimo re di Babilonia, e lo si è accusato di errore fino ai giorni in cui le<br />

iscrizioni cuneiformi hanno fatto conoscere questo nome, è rive<strong>la</strong>to nel 1924 che in effetti<br />

Belsatsar era stato nominato re di Babilonia da sua padre Nabonide» (Le Judaisme avant Jésus<br />

Christ, Paris 1931, p. 62).<br />

La formu<strong>la</strong> «O re possa tu vivere in perpetuo» (Daniele 2:4; 3:9; 5:1 O; 6:21), è secondo<br />

l’etichetta orientale (Nehemia 2: 3).<br />

L’espressione: «Re dei re» data da Daniele a Nebucadnetsar (Daniele 2:37) <strong>la</strong> si legge<br />

correntemente sulle tavolette reali.<br />

Tutto ciò conferma indirettamente <strong>la</strong> testimonianza ocu<strong>la</strong>re dell'autore e le abitudini di<br />

corte.<br />

Obiezione 10 - Non è Dario che succede al re di Babilonia ma Ciro, contrariamente a<br />

quanto è detto in Daniele 5:31. Questo Dario inoltre non è conosciuto. Se il Dario del<br />

capitolo 6:1 è Ciassare II, zio di Ciro, e Senofonte lo fa figlio di Astiage, Daniele,<br />

facendolo figlio di Assuero, commette l’errore storico di uno che non conosce quanto<br />

attribuisce al VI secolo a.C.<br />

RISPOSTA. Questa differenza può essere spiegata considerando che i due nomi Astiage e<br />

Assuero potrebbero essere due titoli onorifici dei re medo-persiano anziché dei nomi propri.<br />

Astiage (Ajis-dahaka o Ashdahak) significa “il serpente mordace” ed è stato portato da<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

991


APPENDICE N. 2<br />

diversi sovrani medi: da Dejoces il fondatore del<strong>la</strong> dinastia, da Ciassarre I, ultimo suo figlio e<br />

Astiage suo figlio. Assuero, in persiano Kschajarscho, di Kschaja significa: “impero” e<br />

sembra indicare semplicemente l'imperatore.<br />

Da questa differenza di nomi, che indicano più <strong>la</strong> posizione o <strong>la</strong> qualità che un nome<br />

proprio, non si può trarre una valida obiezione.<br />

Cambise, re dei persiani, aveva sposato Mandane figlia di Astiage, re dei Medi, sorel<strong>la</strong> di<br />

Ciassare II. Da questo matrimonio nacque Ciro, il quale nel 555 a.C. salì sul trono imperiale.<br />

<strong>Quando</strong> nel 538 si conquistò Babilonia, Ciro, essendo sul campo di battaglia altrove, <strong>la</strong>sciò<br />

come re di quel<strong>la</strong> città lo zio. Infatti è so<strong>la</strong>mente a partire dal terzo anno del suo regno che<br />

Ciro viene nominato nei contratti babilonesi come “re di Babilonia, re delle nazioni”. Per il<br />

primo e secondo anno viene chiamato so<strong>la</strong>mente “re delle nazioni”. Questo ci permette di<br />

spiegare perché, secondo Senofonte, Ciro ha regnato sette anni su Babilonia, mentre<br />

Abidenus, Canone dei Tolomei, dice che vi ha regnato nove anni. Questo primo modo di<br />

computare è confermato anche da Esdra 1:1, che dice che Ciro ha autorizzato gli Ebrei a<br />

rientrare a Gerusalemme, per ricostruirvi il tempio, nel suo primo anno di regno. La data<br />

dell'editto è del 536 a.C. mentre i suoi generali hanno conquistato Babilonia nel 538 a.C. (2<br />

Cronache 36:22). Dario il Medo lo si può identificare con Ciassare II, di Senofonte. Ciro<br />

mette sul trono questo uomo, quale azione politica nei confronti dei Medi dopo aver usurpato<br />

il trono del nonno materno. E possibile inoltre che Dario, uomo poco energico, sia quel grande<br />

personaggio di origine meda, non nominato, che secondo Senofonte tradì <strong>la</strong> città di Abidenus<br />

per consegnar<strong>la</strong> a Ciro e del quale è detto in un frammento: «Un medo di cui si gloriava fino<br />

ad allora l’Assiria».<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio (Antichità Giudaiche X: 12), dice che questo Dario, re di Babilonia, figlio<br />

di Astiage, i Greci lo chiamavano con un altro nome. Inoltre Dario (Dariawesch) significa<br />

“dominatore”, e Ciassare (Ouwakahatra) significa “potente”. Questi due nomi potrebbero<br />

essere assai bene anche due titoli regali. Il testo biblico ci dice inoltre che Dario “ricevette il<br />

regno”. Se non lo si intende ricevuto da Dio, trova <strong>la</strong> sua spiegazione nell'essergli stato donato<br />

da Ciro. Dario infatti non prese parte al<strong>la</strong> campagna militare e, in un passo del<strong>la</strong> Ciropedia, è<br />

detto che Ciro annuncia a Ciassare che gli ha preparato un pa<strong>la</strong>zzo in Babilonia (vedere La<br />

Bible Annotée, o.c., pp. 279, 280; W.S. AUCHINOLOSS, Darius the Median, in Bibliotheca<br />

Sacra, 66, 1909, pp. 536-538; K. AUBERLEN, p. 19; J.B. BOSSUET, Discours sur..., 3 a ed., p. 31;<br />

J. CALVIN, Opera,vol. XI, p. 722; CLARKE Adam, p. 586; A.L.C. COQUFREL, 1837, p. 98; De<br />

WETTE, 1843, vol. II, p. 485; M. GEIER, Daniel, 1684, p. 442; H.F.W. GESENTIUS, Hebraisch...,<br />

vol. I, p. 208; F. GODET, 3 a ed., pp. 173,174; C.B. HAYNES, 1950, pp. 192-199; E.W.<br />

HENGSTENBERU, Dissertations on the Genuinenss of Daniel ad the Integrity of Zechariah, 1848,<br />

p. 40 e seg.; T. KLIEFOTR, Das Buch Daniel, 1868, p. 155 e seg.; J.H. KURTZ, p. 247; H.<br />

LAGRANGE, vol. I, 2 a ed., pp. 119,120; C.C. LATTEY, p. 74; S. LIMBACH, p. 82; W. LOWTH, 1822,<br />

p. 335; Th. MÉMAIN, 1904, pp. 68,69; J.B. PELET, 1838, p. 17; C. ROCHEDIEU, p. 75; E.F.C.<br />

ROSENMUELLER, p. 13; SDABC, vol. V, Daniel, pp. 814-817; C.C. von de STEEN (ALAPIDE),<br />

1622, p. 57; J.C. VOLBORTH, p. 34; J. VUILLEUMIER, Daniel, p. 97, n. 1; A. VULLET, Histoire.., 7 a<br />

ed., p. 98; C.F. WATSON, 1885; M.M. WILSON, 1906, p. 375, n. 393; O. ZOCKLER, The Book of<br />

the Prophet Daniel, London 1876, pp. 30,35. Per i titoli completi delle opere vedere <strong>la</strong><br />

Bibliografia.<br />

Il prof. F. Hasel scriveva: «La critica liberale ha commesso un grave errore affermando che<br />

il libro di Daniele si è sbagliato su questo punto (ponendo il regno di Dario il Medo a seguito<br />

del<strong>la</strong> caduta di Babilonia nel 539 a.C., mentre di fatto è il persiano Ciro il Grande che ne era il<br />

sovrano in quell'epoca del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Nel 1935, il prof. H.H. RWLEY, dell’Università di<br />

992<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

Manchester, in Inghilterra, dichiarava che “il problema storico più serio nel libro (di<br />

Daniele)”, è che Dario il Medo “occupava il trono di Babilonia tra <strong>la</strong> morte di Belsatsar e il<br />

regno di Ciro...Poiché si sa con certezza che il vincitore dell'impero neobabilonese era Ciro...”.<br />

Questa opinione è ancora difesa da qualche critico, benché le scoperte del mondo antico<br />

gettino una luce interamente nuova sull'argomento. Una testimonianza storica molto<br />

interessante è apparsa recentemente a tale proposito, proveniente dai titoli regali che figurano<br />

nei testi commerciali che datano dei due primi anni del regno di Ciro su Babilonia. Il prof. .H.<br />

SHEA, esaminando tutte le tavolette cuneiformi conosciute di quell’epoca, scopriva che Ciro<br />

il Grande non portava il titolo di “re di Babilonia” durante un primo periodo di nove mesi<br />

dopo <strong>la</strong> presa di Babilonia dalle forze alleate medo-persiane. Il suo titolo, in quel momento, si<br />

limitava a “Re dei paesi (nazioni)”. “Verso <strong>la</strong> fine del suo primo anno, questi testi (cuneiformi<br />

babilonesi) aggiunsero ‘re di Babilonia’ a quello che aveva di già e Ciro divenne: “Re di<br />

Babilonia, re delle nazioni”, titolo correntemente utilizzato per rivolgersi a lui fino al<strong>la</strong> fine<br />

del suo regno” (An Unrecognized Vassal King of Babylon in the Early Achaemenid Period Iv,<br />

in Andrews University Seminary Studies 10, 1972, p. 176). Così per <strong>la</strong> prima volta, noi<br />

vediamo confermato dal badile dell'archeologia che Ciro il Grande, le cui forze - sotto <strong>la</strong> guida<br />

del governatore del Guitium - si impossessarono del<strong>la</strong> celebre città, non prese il titolo di “re di<br />

Babilonia”. Ciò mostra che quest'ultimo doveva essere un sovrano vassallo di Ciro - e non<br />

Ciro stesso - durante <strong>la</strong> maggior parte dell'anno che seguì <strong>la</strong> caduta di questa città. La <strong>storia</strong> ci<br />

informa che è Ugbara, governatore del Gutium e generale di Ciro che conquistò Babilonia. È<br />

stato dimostrato che Ciro non rivendica, durante il primo anno che è seguito al<strong>la</strong> conquista<br />

del<strong>la</strong> città, il titolo di “re di Babilonia”. Qualcun altro, sotto <strong>la</strong> sovranità di Ciro, esercitava <strong>la</strong><br />

funzione di sovrano nel<strong>la</strong> città. Tutti questi fatti corrispondono perfettamente al libro di<br />

Daniele a proposito di Dario il Medo» (o.c., p. 32,33). Questa ipotesi è stata adottata da C.M.<br />

MAXWELL (God Cares, vol. I, The Message of Daniel, Montain View, California, 1981, pp.<br />

99,100).<br />

Conclude il prof. F. Hasael: «Noi non abbiamo ancora una testimonianza formale di un<br />

testo cuneiforme che identifichi chiaramente Dario il Medo a un personaggio storico; delle<br />

scoperte future potranno illuminare questo dettaglio. In attesa che una tale informazione si<br />

presenti, non siamo ancora giunti a una certezza concernente l'identità di Dario il Medo. Da<br />

qualche decennio si è proposto di identificarlo con Ciro stesso (D.J. WISEMAN, Some Historical<br />

Problems in the Book of Daniel, in Notes on Some Problems in the Book of Daniel, Tyndale<br />

Press, London 1965, pp. 9-16; idem, Darius, in New Bible Dictionary, ed. J.D. Doug<strong>la</strong>s, Grand<br />

Rapids, Eerdmans 1967, p. 293; J.M. BULMAN, The Identification of Darius the Mede, in<br />

Westminster Theological Journal, 35, 1973, pp. 247-267). O con Gabaru, governatore di<br />

Babilonia (J.C. WHITCOMB, Darius the Mede: A Study in Historical Identification, Grand<br />

Rapids, Erdmans 1959; R.K. HARRISON, Book of Daniel in Zondervan Pictorial Encyclopedia<br />

of the Bible, ed. M.C. Tenney, Grand Rapids, Zondervan 1977, 11:17), o con Ugbam,<br />

governatore del Gutium (W.H. Shea, o.c.). Correntemente è assimi<strong>la</strong>to a Ciassare II, che<br />

corrisponde perfettamente all’età (sessantadue anni nel 539 a.C. secondo Daniele 5:31), al<strong>la</strong><br />

parente<strong>la</strong> (Daniele 9:1) e al<strong>la</strong> nazionalità (un medo). Sembrerebbe che l’identificazione con<br />

Ciassare II fornisca ancora <strong>la</strong> migliore soluzione a ciò che concerne l’identificazione di Dario,<br />

fino a quando più ampie informazioni siano disponibili. Ulteriori scoperte potranno chiarire<br />

questo aspetto del problema poiché gli storici greci dell'antichità (Senofonte, Erodoto, Ctesia)<br />

e Giuseppe (Antichità Giudaiche X, 11,4) ci aiutano a identificare Dario con Giassarre» (o.c.,<br />

p. 33).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

993


APPENDICE N. 2<br />

Obiezione 11 - Daniele dice che Dario divise il regno in 120 satrapie, ma Senofonte par<strong>la</strong><br />

solo di 6 satrapie. Inoltre secondo Erodoto, Dario, figlio di Istarpe, divise il suo territorio<br />

tra 20 governatori o satrapi e le iscrizioni persiane di questo re danno <strong>la</strong> stessa cifra.<br />

RISPOSTA, I satrapi di cui par<strong>la</strong> Senofonte (Ciropedia, libro VIII, cap. 6) si riferiscono a<br />

quelli del<strong>la</strong> provincia dell’Asia Minore e dell’Arabia. Per quanto riguarda Erodoto, è<br />

riconosciuto che si tratta di una nuova ripartizione del regno per rendere più snello il controllo<br />

dell'impero. Nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> medo-persiana il numero delle satrapie non è stato fisso. Al<br />

tempo di Assuero (Serse) se ne contavano ventisette (Ester 8:9; 9:30). I 120 satrapi di Daniele<br />

possono essere visti inoltre non nel<strong>la</strong> loro totalità, ma riferentesi so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> giurisdizione<br />

di Dario.<br />

In questo contesto crediamo siano opportune le riflessioni del prof. W. Shea, il quale, dopo<br />

aver rilevato che l’alta critica si sofferma molto sul problema di Dario, passa quasi sotto<br />

silenzio <strong>la</strong> responsabilità amministrativa che aveva Daniele stesso. «L’ultima data del libro di<br />

Daniele indica il primo mese del terzo anno di Ciro (Daniele 10:1), noi sappiamo così che<br />

Daniele viveva ancora in quel momento. Era, tuttavia, molto anziano a quell’epoca; secondo il<br />

corso normale degli avvenimenti, morì probabilmente poco tempo dopo. Non stupisce di<br />

apprendere che un’altra persona occupasse il suo posto l’anno successivo al quale noi abbiamo<br />

inteso par<strong>la</strong>re di Dario per l'ultima volta. Così, le tavolette degli atti di vendita ci forniscono<br />

un posto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> non soltanto per Dario il Medo, ma ancora per Daniele in qualità di<br />

governatore di Babilonia. Questa posizione soddisfa perfettamente alle esigenze dei dati<br />

cronologici del libro di Daniele. Il nome del<strong>la</strong> persona che governava Babilonia durante questi<br />

quattro anni non è ancora stato ritrovato nei testi cuneiformi contemporanei; ma quando lo si<br />

ritroverà, se ciò si produrrà, noi possiamo sperare che ci sarà un rapporto con il nome<br />

babilonese o il nome ebraico di Daniel» (Darius le Mède..., p. 105).<br />

Obiezione 12 - Daniele prega tre volte al giorno (6:10). Sebbene ci sia un accenno nel<br />

Salmo 55:18, questa forma di devozione generalizzata è di diversi secoli posteriore e<br />

rispecchia <strong>la</strong> tradizione rabbinica degli uomini del<strong>la</strong> grande sinagoga.<br />

RISPOSTA. Se nel Il secolo a.C. questa forma di preghiera è abbastanza generalizzata, ciò<br />

non diminuisce il fatto che i fedeli <strong>la</strong> praticassero già diversi secoli prima e il Salmo<br />

menzionato ne è una dimostrazione.<br />

Obiezione 13 - Il capitolo 7, in modo partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> quarta bestia e il piccolo corno, non<br />

descrivono altro che l'impero dei Seleucidi e Antioco Epifane col suo tentativo di<br />

ellenizzare <strong>la</strong> Palestina.<br />

RSPOSTA. Per tale obiezione rimandiamo al<strong>la</strong> spiegazione del testo nel nostro Capitolo IV.<br />

Una illogicità nel sostenere questa posizione è data dal fatto che il regno dei seleucidi era una<br />

parte del regno greco-macedone e Antioco non ha per nul<strong>la</strong> realizzato <strong>la</strong> descrizione del<br />

piccolo corno, come abbiamo presentato nel nostro Capitolo V.<br />

Oltre a rinviare il lettore al<strong>la</strong> lunga citazione dell’abate Jules Fabre d'Envieu nel nostro<br />

Capitolo IV, riferimento n. 58, riportiamo quanto dice La Bible Annotée (o.c., p. 295):<br />

«L’ipotesi del<strong>la</strong> composizione di questi capitoli sotto i Maccabei solleva dunque delle<br />

obiezioni insormontabili, e noi ci vediamo indotti, dallo studio coscienzioso e imparziale del<br />

testo, a riconoscere con <strong>la</strong> Chiesa di tutti i tempi che queste visioni dei capitoli 2 e 7 non<br />

possono essere che delle vere rive<strong>la</strong>zioni profetiche destinate a orientare il popolo di Dio sul<br />

994<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

suo avvenire e quello del mondo, allo scopo di assicurare <strong>la</strong> sua fedeltà attraverso tutte le crisi<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>».<br />

Invitiamo il lettore a vedere l’Appendice n. 5 – Come può essere considerata <strong>la</strong> posizione<br />

dei teologi e degli esegeti che vedono Antioco Epifane in Daniele VII, VIII e IX?<br />

Obiezione 14 - L'autore Daniele, dicendo di avere gli scritti sacri e di meditare su quelli<br />

di Geremia (Daniele 9:1), testimonia in modo evidente di avere scritto il proprio libro<br />

solo dopo <strong>la</strong> formazione del canone dell'Antico Testamento.<br />

RISPOSTA. L'espressione “bas-efarim” non significa collezione di libri, ma semplicemente<br />

dei libri (Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible). Daniele inoltre precisa che i testi da lui consultali erano<br />

quelli di Geremia che riguardavano l'esilio di settanta anni.<br />

Del resto ancora prima di Daniele i profeti conoscevano gli scritti dei profeti che li<br />

avevano preceduti: Gioele 2: 32 cita Abdia 17, Amos 2:18, Gioele 2:Z Isaia 2:2 e seg, Michea<br />

4:1; Geremia stesso ne cita diversi. Che Daniele possedesse scritti di più profeti era quindi<br />

perfettamente possibile.<br />

Obiezione 15 - La <strong>profezia</strong> delle 70 settimane trova <strong>la</strong> sua realizzazione al tempo di<br />

Antioco.<br />

RISPOSTA. Per tale obiezione rimandiamo il lettore al nostro Capitolo II e all’Appendice n.<br />

5. Ci permettiamo però di segna<strong>la</strong>re solo <strong>la</strong> seguente riflessione. Scrive il prof. H.W. Shea:<br />

«Antioco Epifane non ha mai fatto a Gerusalemme ciò che è descritto nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di<br />

Daniele. Il capo veniente doveva “distruggere” (yashît, versetto 26a); <strong>la</strong> città conoscerà una<br />

“fine” (qes, versetto 26b); le sue “devastazioni” (somemot, versetto 26c) saranno decretate da<br />

un “devastatore” (mesomem). Non si può immaginare una forma più vigorosa per profetizzare<br />

<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme che <strong>la</strong> triplice descrizione del<strong>la</strong> sua sorte data da questi versetti.<br />

Ora, Antioco non ha distrutto né <strong>la</strong> città santa, né il tempio; ha semplicemente profanato<br />

quest’ultimo. Questo atto non risponde al quadro tracciato dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>».<br />

Obiezione 16 - Non è possibile che dei re pagani come Nebucadnetsar e Dario possano<br />

aver adorato l'Eterno (Daniele 2:47; 3:28; 4:37; 6:25).<br />

RISPOSTA, Sebbene questi re abbiano avuto nei confronti dell'Eterno espressioni di lode e di<br />

ammirazione, non possiamo dire che si siano convertiti al Dio d’Israele, ma possiamo<br />

affermare che hanno visto in questo Dio <strong>la</strong> manifestazione di una grande potenza.<br />

Il fatto che questi sovrani abbiano adorato l’Eterno significa semplicemente che al culto<br />

delle altre divinità hanno aggiunto quel<strong>la</strong> del Dio d'Israele.<br />

<strong>Quando</strong> Ciro autorizzò gli Ebrei a ritornare a Gerusalemme per ricostruirvi il tempio<br />

distrutto, fece un editto simile a quello che promulgò per altri popoli deportati, autorizzandoli<br />

a ritornare nelle loro terre per ricostruire i loro culti nei paesi di origine, con l’invito di offrire<br />

dei sacrifici in suo favore.<br />

Obiezione 17 - Le varie dottrine menzionate in Daniele: resurrezione (Daniele 12:2,13),<br />

angeli (8:16; 9:21; 12:5), giudizio del mondo (7:10), risentono di uno sviluppo teologico<br />

molto più recente nel tempo.<br />

RISPOSTA Le dottrine indicate vengono menzionate anche nei libri storici e profetici.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

995


APPENDICE N. 2<br />

Possiamo inoltre dire che tutto questo mantiene una uniformità di pensiero con gli altri libri<br />

dell’Antico Testamento. Alcune di queste dottrine, come <strong>la</strong> resurrezione, si potrebbe collocare<br />

male nel II secolo a.C., periodo in cui in Palestina domina il pensiero ellenistico<br />

dell’immortalità dell’anima, che, col tempo, influenzerà non so<strong>la</strong>mente i Giudei ma anche <strong>la</strong><br />

Chiesa cristiana.<br />

Per gli angeli vedere: Genesi 3:24; 19:1; 32:2; Isaia 6:2; 37:36; 63:9.<br />

Per <strong>la</strong> resurrezione e il giudizio vedere: Giobbe 19:25-27; Isaia 26:19-21.<br />

Scrive DUHM a proposito di queste dottrine: «In realtà Isaia (VIII secolo a.C.) avrebbe<br />

potuto pure scrivere il libro di Daniele» (cit. J. Heinz, o.c., p. 21; siamo noi che abbiamo<br />

aggiunto quanto scritto tra parentesi) se non si spezzetta il libro di questo profeta attribuendolo<br />

a diversi autori di epoche diverse.<br />

Obiezione 18 - Il libro di Daniele, scritto nel II secolo a.C., avrebbe lo scopo di<br />

incoraggiare i fedeli per le tribo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> persecuzione seleucida.<br />

RISPOSTA. Il libro poco si presta a tale scopo. Nebucadnetsar non è stato un persecutore<br />

fanatico dei Giudei come lo fu Antioco, e Daniele non è un partigiano da comparare a Giuda<br />

Maccabeo. Per contro, si potrebbe accusare Daniele di col<strong>la</strong>borazionismo o di essere un<br />

rassegnato politico al servizio di Babilonia. Un autore anonimo del<strong>la</strong> rivolta maccabea non<br />

poteva scegliere un personaggio meno appropriato. Daniele è stato lodato dai re oppressori per<br />

<strong>la</strong> sua dedizione e dai suoi connazionali (Ezechiele 14:13-16) per <strong>la</strong> sua fede e non per <strong>la</strong><br />

resistenza al nemico. Inoltre, il silenzio dell’autore di 1 e 2 Maccabei nei confronti di Daniele,<br />

non del suo libro, dimostra che egli non ha riconosciuto <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> conso<strong>la</strong>trice per il suo<br />

tempo e le sue profezie non sono prese per sostenere <strong>la</strong> resistenza dei patrioti giudei.<br />

«Immaginarsi che un libro che avesse visto il giorno nelle condizioni così sfavorevoli possa<br />

essere ammesso nel canone senza nessun’altra lettera di credito, sarebbe prendersi gioco del<strong>la</strong><br />

credulità d’una generazione così preoccupata delle sue tradizioni. Coloro che hanno scartato<br />

dal canone il libro di Enoc, avrebbero avuto lo stesso scrupolo davanti a quello di Daniele e<br />

l’avrebbero rigettato come apocrifo, a rneno che una solida e antica tradizione non possa<br />

garantire <strong>la</strong> sua autenticità. Si potrebbe aggiungere che il libro di Daniele doveva essere<br />

rifiutato per ben più gravi motivi, poiché contiene certe profezie che, secondo <strong>la</strong> critica, non si<br />

sono neppure compiute» (SCHWANTES Sigfried, La date du livre de Daniel in AA.VV., Daniel,<br />

Questions..., pp. 58,59).<br />

Se <strong>la</strong> preghiera di Daniele 9 fosse stata pronunciata nel periodo maccabaico, al tempo di<br />

Antioco IV, certamente si sarebbe dovuta trovare l’indignazione degli ebrei contro <strong>la</strong><br />

persecuzione subita. Per contro, si riscontra nelle parole del profeta una docile sottomissione<br />

ed egli riconosce che <strong>la</strong> sofferenza è giusta quale debita conseguenza dell’infedeltà del popolo<br />

al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Non è possibile neppure situare nello stesso tempo <strong>la</strong> preghiera di Daniele<br />

con quel<strong>la</strong> di BARNCH, dell’Ecclesiastico, di Giuditta e <strong>la</strong> parte non canonica aggiunta allo<br />

stesso libro di Daniele che fanno parte del<strong>la</strong> letteratura apocrifa dell’ultimo secolo prima di<br />

Cristo. Tra Daniele e gli altri scritti c’è un grande abisso incolmabile. Il modo di par<strong>la</strong>re di<br />

Daniele non è né verboso, né prolisso né sciovinista. Lo stesso Giuseppe F<strong>la</strong>vio ricorda che <strong>la</strong><br />

distruzione del tempio e di Gerusalemme era nel<strong>la</strong> visione del suo popolo ad opera di Roma.<br />

La demolizione dell’altare profanato da Antioco Epifane e l’aver «ammassatene le pietre<br />

sul monte del Tempio, in luogo conveniente, finché non fosse venuto un profeta a decidere il<br />

da farsi» (1 Maccabei 4:46) prova due cose: lo pseudo Daniele non è considerato come un<br />

profeta e le profezie di Daniele re<strong>la</strong>tive al Tempio (8:13; 9:26; 11:31) non sono state viste<br />

996<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

come realizzatesi in quell’epoca di distretta.<br />

«Il libro di Daniele non può essere redatto all’epoca maccabaica e aggiunto al canone<br />

verso l’anno 100 d.C., perché l’epoca maccabaica presuppone già il contenuto del libro (1<br />

Maccabei 2:59-61; Giuseppe, Antichità, XI,8,4,5) e nessuna rive<strong>la</strong>zione profetica si manifesta<br />

in quell’epoca (I Maccabei 9:27). Daniele è posto nel canone ebraico fra gli “Scritti” e non fra<br />

i “Profeti”. Ciò si spiega per il fatto che Daniele aveva le funzioni, ma non <strong>la</strong> posizione di un<br />

profeta. Non aveva come predicatore <strong>la</strong> funzione di richiamare il popolo al pentimento, come<br />

Geremia ed Ezechiele, ma come funzionario del re separato dal popolo» (J. Heinz, p. 19).<br />

Obiezione 19 - Il nome del libro di Daniele è omesso nell’Ecclesiastico 44:1-50:12.<br />

RISPOSTA. All’epoca in cui il Siracide scrive il suo libro, <strong>la</strong> mancata menzione di Daniele<br />

non ha nul<strong>la</strong> di sconvolgente e non prova che il libro omonimo non facesse parte del canone<br />

dell’Antico Testamento, quando si ricorda che il nome di Esdra, una figura così importante<br />

nel<strong>la</strong> tradizione post-esilica, non è menzionato. Si dovrebbe concludere che neppure Esdra<br />

fosse una figura storica abbastanza ben conosciuta? L’Ecclesiastico non menziona d’altronde<br />

nessuno dei giudici, tranne Samuele; passa sotto silenzio dei nomi così distinti come Asa e<br />

Giosafat. La lista dei nomi famosi menzionati dal Siracide è lungi dall’essere esaustiva pure<br />

per l’autore, e ciò è evidente, poiché egli cerca di apportarvi qualche correzione al<strong>la</strong> fine,<br />

aggiungendo in un modo disordinato i nomi di Giuseppe, Sem, Seth e Adamo secondo<br />

l’ordine inverso. Nel testamento di Mattatia (1 Maccabei 2:51-60) c’è un elogio per i padri<br />

che menziona nei nomi di Abrahamo, Giuseppe, Finea, Giosué, Caleb, Davide, Elia, Anania,<br />

Azaria, Misael e Daniele. L’omissione del nome di Daniele nel<strong>la</strong> lista del Siracide non è più<br />

stupefacente dell’omissione del nome di Mosè in questa. La so<strong>la</strong> conclusione accettabile nei<br />

due casi è che né <strong>la</strong> prima, né <strong>la</strong> seconda di queste liste si pretendono esaustive. Per contro, <strong>la</strong><br />

menzione di Daniele e dei suoi tre compagni nel testamento di Mattatia dimostra che Daniele<br />

era visto come un personaggio storico, e che il suo prestigio datava da una passato lontano.<br />

Nessun dubbio è possibile: i nomi di Daniele e dei suoi compagni non sarebbero menzionati<br />

da un sacerdote del<strong>la</strong> qualità di Mattatia, se <strong>la</strong> loro esistenza si appoggiasse su leggende<br />

recenti.<br />

Obiezione 20 - La lingua aramaica di Daniele è del Il secolo.<br />

Una citazione come esempio. S.R. Driver sembra che abbia aperto il dibattito nel 1897,<br />

con queste parole: «Il verdetto del linguaggio di Daniele è chiaro l’ebraico tollera e<br />

l’aramaico autorizza una data posteriore al<strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Palestina ad opera di Alessandro<br />

il Grande (332 a.C.)» (DRIVER Samuel-Rolles, An Introduction ..., 9 a ed., Edimburg 1913, p.<br />

476; The Aramaic of Daniel, in JBL - Journal of the Biblical Literature, n. 45, 1926, pp. 110-<br />

119,323-325; vedere W. BAUGARTNER, Das Aramaische im Buche Danici, in ZAW, n. 45, 1927,<br />

pp. 81-133; J.A. MONTGOMERY, The Book of Daniel, in ICC, Edimburg 1927, pp. 15-20; R.H.<br />

CHARLES, A Critical and Exegetical Commentary on the Book of Daniel, Oxford 1929, pp.<br />

LXXVI-CVII). Pensiero naturalmente condiviso da altri (vedere obiezione n. 2).<br />

RISPOSTA. L’aramaico era <strong>la</strong> lingua degli antichi aramei che per <strong>la</strong> prima volta vennero<br />

menzionati nei testi cuneiformi del XII secolo a.C. La lingua di questa popo<strong>la</strong>zione con il<br />

tempo sostituì le lingue dei popoli del Vicino e Medio Oriente <strong>diventa</strong>ndo così, dall’VIII<br />

secolo, <strong>la</strong> lingua internazionale.<br />

L’Encyclopedia Judaica di Gerusalemme, del 971, vol. III, p. 260, voce aramaic di E.Y.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

997


APPENDICE N. 2<br />

KUTSCHER, fa autorità in materia di lessicografia e <strong>la</strong> sua c<strong>la</strong>ssificazione è universalmente<br />

accettata. Così si presenta l’evoluzione di questa lingua nel tempo:<br />

- “aramaico ufficiale” tra il 700 e il 300 a.C., più specificatamente possiamo dire aramaico<br />

primitivo tra il VI e il V secolo a.C.;<br />

- “aramaico medio” utilizzato dal 300 a.C. fino al primo secolo dell’era cristiana;<br />

- “aramaico recente” utilizzato dopo queste periodo.<br />

Degli studiosi di rinomanza come Robert Dick WILSON (Studies in the Book of Daniel, New<br />

York 1917, pp. XVII-402; ed. 1938, p. 286; ristampato Grand Rapids, 1972, p. XVII-402, 286.<br />

Is the Higher Criticism scho<strong>la</strong>rly, Phi<strong>la</strong>delphia 1950, p. 61, traduzione di Ida BRUNEL, La<br />

Haute Critique est-elle scientifique?, Bruxelles, s.d., p. 56), BOUTFLOWER Ch. - W. St. CLAIR<br />

TISDALL (In and around the Book o f Daniel, pp. 226,267) apportano degli argomenti a<br />

sostegno del<strong>la</strong> composizione del libro di Daniele in data tardiva mettendo in discussione le<br />

erronee il<strong>la</strong>zioni dell’alta critica come presentate da H.R. ROWLEY in The Aramaic of the Old<br />

Testament, Oxford 1929.<br />

Così riassume G.H. Hasel: «Nel 1965 l’orientalista britannico K.A. KITCHEN studiò il<br />

vocabo<strong>la</strong>rio, l’ortografia, <strong>la</strong> fonetica, <strong>la</strong> morfologia generale e <strong>la</strong> sintassi dell’aramaico di<br />

Daniele. Pervenne a questa conclusione: “L aramaico di Daniele (e di Esdra) si collega<br />

semplicemente all’aramaico imperiale (ufficiale), lingua difficile da datare con precisione tra il<br />

600 e il 300 a.C.” (The Aramaic of Daniele, in Notes on Some Problems in the Book of Daniel,<br />

pp. 31-79 part. p. 75). Così, per quanto concerne l’aramaico, nessun argomento fondato,<br />

valido, obbliga a datare il libro di Daniele all’epoca dei Maccabei. Per <strong>la</strong> lingua, una data del<br />

VI e del V secolo è interamente p<strong>la</strong>usibile.<br />

H.H. ROWLEY contestò le conclusioni di Kitchen. Le sue critiche furono esaminate da E.Y.<br />

KUTSCHER, specialista dell’aramaico e furono completamente refutate (vedere Aramaic, in<br />

Curreent Trends in Linguistics 6, ed. T.A. Seboek, La Haye 1970, pp. 400-403). Le<br />

conclusioni di Kitchen sono accettate da altri studiosi ben conosciuti (vedere M. SOKOLOFF,<br />

The Targum of Job from Qumran Cave XI, Ramat Gan, 1974, p. 9, n. 1; G.J. WENHAM, Daniel<br />

the Basic Issues, in Themelios 2, 1977, p. 50; A.R. MILLARI), o.c., pp. 67, 68).<br />

La scoperta a Qumran di documenti aramaici importanti apporta una forza nuova al<strong>la</strong><br />

corrente che fa risalire nel tempo <strong>la</strong> data di composizione del libro di Daniele. Nel 1956 fu<br />

pubblicata La Genesi apocrifa aramaica (I Qap Gen). Paleograficamente par<strong>la</strong>ndo, essa<br />

appartiene al I secolo a.C. P. WINTER fece osservare che l’aramaico di Daniele e di Esdra era<br />

quello ufficiale imperiale, mentre quello del<strong>la</strong> Genesi apocrifa era di un’epoca posteriore<br />

(vedere Das aramaische Genesis-Apokryphon, in Theologische Literaturzeitung 4, 1957, pp.<br />

258-262). Questa conclusione fu confermata da E. Y. Kutscher, (o.c., pp. 1-35) e più<br />

partico<strong>la</strong>rmente dall’americano CLEASON L. ARCHER, Jr., (The Aramaic of the Genesis<br />

Apocryphon - Compared with the Aramaic of Daniel, in Perspectives on the Old Testament,<br />

ed. J. B. Payne 1970, pp. 160-169). In seguito ad uno studio attento dell’aramaico di Daniele e<br />

di quello del<strong>la</strong> Genesi apocrifa, conclude: “L’aramaico di Daniele proviene da un periodo di<br />

molto anteriore al II secolo a.C.” (Idem, p. 169). Più recentemente ha scritto che l’accumulo<br />

delle prove linguistiche ci spingono a riconoscere “che l’aramaico dell’apocrifo (Genesi) è<br />

posteriore di diversi secoli a quello di Daniele e di Esdra. Altrimenti bisognerebbe rinunciare a<br />

par<strong>la</strong>re di prove di ordine linguistico” (Aramaic Language, in Zondervoan Pictorial<br />

Encyclopedia of the Bible, t. I, ed. M. C. Tenney, Grand Rapids, 1975, p. 255). Questa<br />

conclusione ha una portata enorme in ciò che concerne <strong>la</strong> data maccabea presupposta per il<br />

libro di Daniele. In questo modo, considerando i documenti aramaici che figurano tra i<br />

manoscritti del Mar Morto, gli studiosi partigiani del<strong>la</strong> critica liberale provano dunque delle<br />

998<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

difficoltà sempre crescenti a mantenere <strong>la</strong> data del II secolo avanti Cristo per il libro di<br />

Daniele.<br />

L’ultimo colpo portato all’ipotesi di H. H. Rowley fu <strong>la</strong> pubblicazione recente del Targum<br />

di Giobbe (Il Qg Job), trovato nel<strong>la</strong> grotta 11 di Qumran (ed. J.P.M. van der PLOEG and A.S.<br />

van der WOUDE, Le Targum de Job de <strong>la</strong> grotte XI, de Qumran, Leiden 1971). Questo<br />

documento aramaico colma una breccia di diversi secoli tra <strong>la</strong> lingua degli scritti di Daniele e<br />

di Esdra e l’aramaico più recente. Alcuni specialisti provenienti da diverse correnti di pensiero<br />

accettano il fatto che l’aramaico del Targum di Giobbe sia più recente di quello del libro di<br />

Daniele e più antico di quello del<strong>la</strong> Genesi Apocrifa (vedere nota 105 degli editori, pp. 3-5, e<br />

T. MUROKA, The Aramaic of the Old Targum of Job from Qumran Cave XI in Journal of<br />

Jawish Studies 25, 1974, p. 442; Stephen A. KAUFMAN, The Job Targum from Qumran, in Jaos<br />

93, 1973, p. 327; JONGELING et altri, Aramaic Texts from Qumran, p. 5). Gli autori datano il<br />

Targum di Giobbe nel<strong>la</strong> seconda metà del II secolo a.C. (vedere Van der PLOEG et Van der<br />

WOUDE, Le Targum de Job, p. 4); questa datazione è importante. L’effetto di questo colpo<br />

portato è così grande che si è cercato di ritardare tutto lo sviluppo dell’aramaico postbiblico.<br />

S.A. KAUFMAN, dell’Università di Chicago, ha concluso che “<strong>la</strong> lingua del IIQ tg Job (Targum<br />

di Giobbe) differisce molto sensibilmente dall’aramaico di Daniele” (o.c., p. 327). Così<br />

bisogna <strong>la</strong>sciare un certo <strong>la</strong>sso di tempo tra <strong>la</strong> redazione del libro di Daniele e quello del<br />

Targum di Giobbe. Poiché Kaufman afferma che il libro di Daniele “non può aver avuto <strong>la</strong> sua<br />

forma definitiva prima di questo (secondo) secolo” (idem), è obbligato a portare il Targum di<br />

Giobbe al I secolo a.C. e <strong>la</strong> Genesi Apocrifa al I secolo del<strong>la</strong> nostra era (idem, p. 137). Queste<br />

nuove date sono nate dal desiderio di fissare Daniele al II secolo a.C. Tuttavia K. A. Kitchen<br />

ha fatto giustamente notare che l’analisi e <strong>la</strong> datazione dell’aramaico di Daniel è viziato da<br />

alcune idee preconcette (vedere Kitchen, o.c., p. 32). Così, si comprende male che <strong>la</strong><br />

problematica data del II secolo per il libro di Daniele sia un’ancora talmente solida che faccia<br />

rivedere tutta <strong>la</strong> datazione dell’aramaico postesilico. - Ciò che merita ora <strong>la</strong> nostra attenzione<br />

è <strong>la</strong> datazione del Targum di Giobbe sul<strong>la</strong> base di una prova linguistica che faccia astrazione<br />

del<strong>la</strong> data di redazione del libro di Daniele. Recentemente diversi esperti, comparando<br />

minuziosamente l’aramaico di Daniele, del<strong>la</strong> Genesi Apocrifa e dei diversi Targum, hanno<br />

precisato che il Targum di Giobbe data veramente del<strong>la</strong> seconda metà del II secolo avanti<br />

Cristo (vedere JONGELING, Labuschagne, et van der Woud - Aramaic Textefrom Qumran, p. 6;<br />

M. SOKOLOF, The Targum to Job from Qumran Cave XI, Bar I<strong>la</strong>n 1974, p. 25). Uno studioso,<br />

che <strong>la</strong>scia in sospeso l’aramaico biblico, sostiene pure che il Targum di Giobbe può risalire<br />

fino al<strong>la</strong> “seconda metà del II secolo a.C., o prima metà del II secolo a. C.” (Moroka, o.c., p.<br />

442). Se un tempo re<strong>la</strong>tivamente importante deve essere trascorso tra il libro di Daniele e il<br />

Targum in questione (poiché tutti lo riconoscono come posteriore), bisogna allora attribuire a<br />

Daniele una data più antica di quel<strong>la</strong> che è stata ammessa fino a questo momento dal<strong>la</strong> critica<br />

liberale. Così il problema del<strong>la</strong> lingua del libro in rapporto con l’epoca di Daniele non è più<br />

insolubile.- Questo dibattito concernente l’aramaico del libro di Daniele si svolge in una<br />

direzione totalmente nuova e convincente. Tutti questi documenti archeologici, inclusi quelli<br />

di Qumran con i manoscritti del Mar Morto, rendono problematica l’ipotesi di una redazione<br />

del libro nel II secolo avanti Cristo. L’altra data (VI secolo) possiede oggi, dal punto di vista<br />

linguistico, molte più carte in suo favore di quanto non ne aveva mai avuto in precedenza.<br />

Grazie ai dati storici re<strong>la</strong>tivi all’antichità che ci sono pervenuti recentemente, è sempre più<br />

evidente che l’informazione fornita dal libro di Daniele è interamente conforme al<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Gli<br />

studiosi si stupiscono spesso del<strong>la</strong> sua precisione che non può minimamente conciliarsi con<br />

una data tardiva di composizione. Poi ci fu <strong>la</strong> scoperta sensazionale dei papiri di Elefantina,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

999


APPENDICE N. 2<br />

nell’alto Egitto, scritti in aramaico e datati del V secolo a.C. Essa portò F. ROSENTHAL a seguire<br />

le tracce di H.H. SCHAEDER nel<strong>la</strong> sua sintesi (Iranische Beitrage, voI. I, Halle Saale, 1930, pp.<br />

199-296) e di J. LINDER nel suo importante saggio, Das Aramdische in Buche Daniel, in<br />

Izeitschrifl für katholische Theologie, n. 59, 1935, pp. 503-545 (questo autore sostiene che non<br />

si può più ritenere gli scritti di Daniele del III o II secolo a.C.), a concludere nel 1939 che “<strong>la</strong><br />

vecchia evidenza linguistica (a proposito di una data tradiva per <strong>la</strong> redazione del libro di<br />

Daniele) deve essere messa da parte” (Die Aramaische Forschung, 1939; nuova edizione<br />

Leiden 1964, pp. 60-71). Ciò ha richiesto quaranta anni di ricerca» (G.F. HASEL, Quelques<br />

éléments d’ordre historique dans le livre de Daniel, in AA.VV., Daniel - Questions... pp. 37-<br />

39,37).<br />

Anche G.L. ARCHER Jr. ha comparato l’ebraico del libro di Daniele con i documenti di<br />

Qumran. E arrivato al<strong>la</strong> conclusione che, al<strong>la</strong> luce dei dati considerati, «sembra<br />

abbondantemente chiaro che una data del II secolo a.C. per i capitoli del libro scritti in ebraico<br />

non è più sostenibile sul<strong>la</strong> base del linguaggio» (The Hebrew of Daniel compared with the<br />

Qumran Sectarian Documents, in The Law and the Prophets Old Testament, in Honor of<br />

Oswald-Thompson ALLIS, Nutley, New Jersy 1974, p. 480. Vedere anche Ro<strong>la</strong>nd-Kenneth<br />

HARRISON, The Dead Sea Scrolls, London 1961, p. 64).<br />

L’affermazione riportata sopra del prof. Driver sarebbe stata opportuna se fosse stata meno<br />

assoluta come qualche anno dopo l’illustre professore fu costretto a riconoscere. «In una<br />

lettera a The Guardian del 6 novembre 1907, il prof Driver ammetteva che l’aramaico par<strong>la</strong>to<br />

in Egitto nel 408 a.C. offre delle grandi rassomiglianze con quello che si trova nell’Antico<br />

Testamento: in Esdra, Daniele e Geremia» (C. Boutflower, Idem, p. 226).<br />

Obiezione 21 - Lo scritto di Daniele è del genere haggadico<br />

HARTMAN F. Louis scrive: «Questo libro prende il nome non dal suo autore, ma dal suo<br />

protagonista, che qui è presentato come vissuto in Babilonia durante il regno degli ultimi re<br />

dell’impero neo-babilonese e dei loro primi successori, i re dei Medi e dei Persiani. Il genere<br />

(letterario) haggadico, usato nei capitoli 1-6 e 13,14 (questi ultimi capitoli non si trovano nelle<br />

Bibbie protestanti), prende il suo nome dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> usata nel<strong>la</strong> mishnah ebraica haggadah,<br />

letteralmente “esposizione”, “narrazione”, ma spesso usata nel senso di una “<strong>storia</strong>” avente<br />

poca o nessuna base nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> reale, ma narrata per inculcare una lezione morale. Quel<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> può essere... una libera composizione priva di ogni fondamento storico. Spesso è<br />

impossibile dire fino a che punto, ammesso che lo sia, una <strong>storia</strong> haggadica si basi sul<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

reale. Le storie di Daniele sono chiaramente haggadiche; non possono essere assolutamente<br />

prese come <strong>storia</strong> vera e propria. E il loro autore, visto che non le intende come storiche, non<br />

può essere accusato di errore, se fa affermazioni inesatte da un punto di vista storico. Ci è<br />

impossibile sapere se il Daniele di queste storie fosse realmente un personaggio storico,<br />

intorno al quale venne a poco a poco agglomerandosi <strong>la</strong> leggenda popo<strong>la</strong>re, o semplicemente<br />

una creazione del folklore ebraico». A sostegno di questo pensiero, L. Hatman, dell’Università<br />

cattolica di Washington D.C., continua: «Un caso analogo è quello di Ahiqar del<strong>la</strong> leggenda<br />

aramaica di Ahiqar, il quale come saggio consigliere dei re assiri (vedere: a cura di PRITCHARD<br />

J.B., Ancient Near Eastern Texts, Princeton 1955, pp. 427-430), non è troppo diverso da<br />

Daniele. Per l’ispirato autore del nostro libro questo problema era del tutto irrilevante»<br />

(Daniele, in Grande Commentario biblico Queriniana, ed. Queriniana, Brescia 1973, p. 574).<br />

RISPOSTA. Non si può non ammirare come si giustificano i propri errori attribuendoli al<br />

testo di Daniele nel tentativo di adattare uno scritto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio ad una interpretazione<br />

1000<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

che non ha riscontri con il testo stesso e annul<strong>la</strong>re anche venticinque secoli di tradizione<br />

ebraica e venti di cristianesimo, che hanno creduto, con motivazioni, che Daniele fosse un<br />

personaggio storico, realmente esistito e autore del suo scritto. Lasciamo ad ogni autore <strong>la</strong><br />

responsabilità delle proprie idee.<br />

Conclusione<br />

Ci sarebbero ancora altre critiche del testo che non consideriamo per <strong>la</strong> loro capziosità.<br />

In conclusione possiamo dire, con F. Lenormant nel 1874, che: «Più si avanza nel<strong>la</strong><br />

conoscenza dei testi cuneiformi, più si riscontra <strong>la</strong> necessità di rivedere <strong>la</strong> condanna<br />

pronunciata da molti, troppo prematura, del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> esegetica tedesca contro il libro di<br />

Daniele» (LENORMANT François, La magie chez les chaldéens, Paris 1874, p. 14). Dopo un<br />

secolo possiamo pensare di essere nel tempo dell’evidenza. Scrive C.J. Hurst: «Benché<br />

l’opinione critica generale si opponga a porre <strong>la</strong> redazione del libro al sesto secolo, si<br />

percepisce una tendenza crescente ad ammettere una data più antica» (HURST C.J., Wycliffe<br />

Bible Encyclopedie, I, Chicago 1976, p. 422). P. de Benoit confessa: «Se sono ritornato ad un<br />

atteggiamento molto conservatore ciò è il risultato dei miei propri studi che mi hanno mostrato<br />

su quali basi fragili si posano spesso i sedicenti risultati del<strong>la</strong> critica» (BENOIT Pierre de, Les<br />

prophètes de l‘Ancien Testament, 1942, p. V).<br />

Come abbiamo già detto sopra, se l’autore del libro di Daniele non è colui che pretende di<br />

essere, noi siamo di fronte ad un falso. Un falso che non soltanto contrabbanda uno scritto, che<br />

non è neppure attendibile sul piano storico per le sue incongruenze che gli stessi critici gli<br />

attribuivano, ma un falso che fa passare per Paro<strong>la</strong> di Dio fantasticherie umane. Se, secondo <strong>la</strong><br />

teologia liberale, tutta <strong>la</strong> Bibbia risente di questa prassi, è assurdo continuare a par<strong>la</strong>re di<br />

teologia biblica, di studio del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, perché il Dio (Theos) del<strong>la</strong> creazione è assente<br />

sia dal<strong>la</strong> Bibbia sia dai discorsi che vengono fatti sul<strong>la</strong> Bibbia. Quale profeta dell’Eterno per<br />

dare credito al<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> si è presentato nelle vesti di un personaggio conosciuto? La<br />

veridicità del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Dio non è data da chi <strong>la</strong> propone, ma dal fatto che essa è Paro<strong>la</strong><br />

del Signore. Come già abbiamo avuto modo di scrivere, i profeti non hanno fatto dei corsi di<br />

formazione per esercitare professionalmente il loro mestiere. Sono profeti perché l’Eterno si è<br />

rivolto a loro e sentono il peso del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione da comunicare. Non si occupano del<strong>la</strong> loro<br />

credibilità. La loro preoccupazione è quel<strong>la</strong> di essere fedeli al mandato ricevuto.<br />

Questa posizione teologica moderna fa del<strong>la</strong> tradizione ebraica un risultato di un’opera<br />

priva di serietà e fa dei dottori d’Israele delle persone sprovvedute che non hanno vegliato<br />

sul<strong>la</strong> attendibilità dei loro valori. Come è possibile <strong>la</strong> creazione di un simile personaggio<br />

canonico quando «non potevano essere accettati nel canone che i libri di cui l’autore era un<br />

profeta riconosciuto e il cui nome era certo»? (J. Doukhan, o.c., p. 276; vedere Baba Bathra<br />

146 b; HARRISON R.K., Infroduction to the Old Testament, Grand Rapids, Michigan, 1975, p.<br />

268; ARCHER G., Introduction à l‘Ancien Testament, Saint Lègier, 1978, p. 79).<br />

Per coloro che, come Lucien Gautier, non credono all’autenticità di Daniele, c’è una<br />

domanda che attende una risposta. Questa domanda è stata formu<strong>la</strong>ta dallo stesso L. Gautier:<br />

«La finzione al<strong>la</strong> quale è ricorso il nostro autore non lo porta ad essere discreditato? Non ha<br />

imbrogliato i suoi contemporanei presentando a loro fatti di già passati come se fossero stati<br />

predetti da molto tempo da un saggio appartenente ad una generazione di già lontana? Bisogna<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

1001


APPENDICE N. 2<br />

riconoscerlo: <strong>la</strong> domanda è imbarazzante» (o.c., t. II, p. 305). Un’altra domanda s’impone:<br />

«Come mai allora Cristo lo cita con parole di apprezzamento?».<br />

Una obiezione che possiamo formu<strong>la</strong>re noi: <strong>Quando</strong> questi esegeti riusciranno finalmente a<br />

dare una spiegazione razionale che li trovi concordi nello spiegare il testo senza confutarsi a<br />

vicenda?<br />

In un tempo di disorientamento come il nostro, preferiamo schierarci dal<strong>la</strong> parte di Gesù<br />

Cristo e degli Apostoli i quali “ingenuamente” hanno creduto che Daniele fosse veramente un<br />

profeta (Matteo 24:15; vedere 2 Tessalonicesi 2; Apocalisse 13 pp.). Comprendere il suo<br />

scritto nel<strong>la</strong> prospettiva storico profetica veramente ci aiuta a capire <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, <strong>la</strong> realtà attuale<br />

e a intravedere il futuro.<br />

1002<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 3<br />

PERCHÉ LA PIETRA DI DANIELE 2<br />

NON RAPPRESENTA LA PRIMA VENUTA DI GESÙ CRISTO<br />

«A partire dall’anno 30 del<strong>la</strong> nostra era, tutti gli esegeti ebrei e <strong>la</strong> maggior parte dei<br />

cristiani hanno preso l’Impero Romano come essendo il IV regno di Daniele» (CHARLES<br />

Robert-Henry, Commentary on Reve<strong>la</strong>tion, vol. I, Edinburg 1920, p. 346).<br />

Cirillo di Gerusalemme († 387) scriveva: «Tutti gli esegeti ecclesiastici concordano nel<br />

vedere nell’Impero Romano questo quarto impero» (Catechesi, XIII).<br />

Gli esegeti ebrei e i primi cristiani consideravano <strong>la</strong> pietra che doveva polverizzare <strong>la</strong><br />

statua come un elemento del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> non ancora compiuto: il regno futuro e glorioso del<br />

Messia.<br />

Giovanni Crisostomo (345-407) e Agostino (345-430) introdussero nel<strong>la</strong> Chiesa un<br />

insegnamento inedito: per i primi applicarono il simbolo del<strong>la</strong> pietra al<strong>la</strong> prima venuta di Gesù<br />

e al suo regno spirituale: <strong>la</strong> Chiesa.<br />

Questo errore fu funesto per <strong>la</strong> Chiesa e ha falsato il concetto del Regno di Dio. Il Regno<br />

di Cristo - e a tale proposito l’insegnamento biblico è formale - non si realizzerà che dopo<br />

l’ultima fase del<strong>la</strong> quarta monarchia, al tempo del suo ritorno glorioso.<br />

Agostino così insegnava: «Dove abbiamo riconosciuto Cristo in ciò che è scritto che una<br />

pietra dal monte senza opera di mani aveva vinto tutti i regni del<strong>la</strong> terra... lì abbiamo<br />

riconosciuto anche <strong>la</strong> Chiesa in ciò che è detto: <strong>la</strong> pietra è cresciuta ed è <strong>diventa</strong>ta un gran<br />

monte e ha riempito tutta <strong>la</strong> terra (Daniele 2:34,35). Dove abbiamo riconosciuto Cristo<br />

quando è scritto: il Signore prevarrà contro loro e sterminerà tutti gli dèi delle genti del<strong>la</strong> terra,<br />

lì abbiamo riconosciuto anche <strong>la</strong> Chiesa» (MIGNE, Patristica Latina (PL), t. XXXII, 2, col.<br />

402). «Daniele vide una pietra staccarsi dal monte senza opera di mani, e colpire tutti i regni<br />

del<strong>la</strong> terra divenendo un gran monte che riempie tutta <strong>la</strong> terra (Daniele 2:34,25). Cosa c’è di<br />

più chiaro fratelli miei? La pietra che si stacca dal monte è <strong>la</strong> pietra che gli edificatori avevano<br />

rigettato ed è <strong>diventa</strong>ta <strong>la</strong> pietra ango<strong>la</strong>re (Salmo 117:22). Da quale monte si stacca, se non dal<br />

regno dei Giudei dal quale il nostro Signore Gesù Cristo, secondo il vaticinio, è nato? E si<br />

stacca, senza opera umana, poiché senza amplesso materiale è nato dal<strong>la</strong> vergine. Il monte da<br />

cui si è staccato non si era esteso su tutta <strong>la</strong> faccia del<strong>la</strong> terra: infatti il regno dei Giudei non<br />

comprendeva tutte le genti. Ma in verità pensiamo che il regno di Cristo occupa tutta <strong>la</strong> terra»<br />

(MIGNE, P.L., t. XXXV, col. 1465). «Il suo santo monte, <strong>la</strong> sua santa Chiesa. Il monte è quello<br />

che crebbe da una picco<strong>la</strong> pietra, secondo <strong>la</strong> visione di Daniele, disperdendo i regni del<strong>la</strong> terra<br />

e crescendo tanto da riempire l’universo (Daniele 2:35)» (MIGNE, P.L., XXXVI, col. 74,<br />

vedere XXXIII, 2, col. 402). AGAISSE P. (Commentaire première épître de S. Jean, Paris 1961,<br />

pp. 145,143,147) così traduce un brano di Agostino: «Questa pietra, distaccata dal<strong>la</strong> montagna<br />

senza che nessuno vi metta mano, non è il Cristo uscito dal<strong>la</strong> razza giudaica, senza che nessun<br />

uomo intervenga nel<strong>la</strong> sua concezione? Questa pietra non ha frantumato i regni del<strong>la</strong> terra?<br />

Cioè tutte le dominazioni degli idoli e dei demoni? Questa pietra non si è ingrandita, non è<br />

<strong>diventa</strong>ta una grande montagna e non ha essa riempito tutta <strong>la</strong> terra? Ecco tu trovi <strong>la</strong> Chiesa<br />

nel mondo intero... Stabilisciti su questa montagna che ha riempito l’universo... La terra è<br />

stata riempita da una moltitudine di credenti. Ecco <strong>la</strong> montagna che riempie tutta <strong>la</strong> faccia<br />

del<strong>la</strong> terra».<br />

Teodoreto, vescovo di Cirene († 420) non si <strong>la</strong>sciò influenzare né dal pensiero di<br />

Agostino, né da quello di Crisostomo che si espresse nello stesso modo. Così spiegava il<br />

brano del<strong>la</strong> statua: «Daniele 2:36,37. Dunque il capo aureo non è solo Nabucco, ma ogni


APPENDICE N. 3<br />

regno degli assiri o babilonesi. Versetto 39. Naturalmente il Persiano, che chiama minore non<br />

in quanto più debole, ma in quanto secondo... Per il terzo s’intende il Macedone. Alessandro,<br />

figlio di Filippo, dominò tutta <strong>la</strong> terra, in dodici anni del suo regno raccolse tutti gli uomini<br />

sotto <strong>la</strong> sua giurisdizione. Nel versetto 40 si par<strong>la</strong> del regno romano che fu fortissimo e superò<br />

tutte le nazioni... I1 versetto 42 neppure manchi al<strong>la</strong> nostra interpretazione. Infatti lo stesso<br />

profeta interpretando disse: “Una certa parte del regno sarà forte...”. Versetto 44. Coloro che<br />

sostengono che con queste parole si debba intendere il primo avvento del Signore, mostrino<br />

che l’Impero Romano perì appena apparve il nostro Salvatore. Infatti è chiaro che quello fosse<br />

forte e non venne a mancare con <strong>la</strong> nascita del Salvatore, giacché mentre regnava Augusto<br />

venne al<strong>la</strong> luce il Signore e quell’imperatore sottomise ugualmente tutti gli uomini al<strong>la</strong> sua<br />

giurisdizione e su tutta <strong>la</strong> faccia del<strong>la</strong> terra venne proc<strong>la</strong>mato il censimento (Luca 2:1), fissò e<br />

ordinò il tributo. Dunque si tratta del regno romano che fu forte e imperava quando lui (il<br />

Salvatore) viveva. Se dunque con <strong>la</strong> prima venuta il Signore non abbatté per nul<strong>la</strong> l’Impero<br />

Romano, bisogna intendere <strong>la</strong> sua vittoria con il suo secondo avvento. Infatti <strong>la</strong> pietra che<br />

viene senza opera di mano e che <strong>diventa</strong> un grande monte da coprire <strong>la</strong> faccia del<strong>la</strong> terra, si<br />

riferisce al secondo avvento quando percuoterà <strong>la</strong> statua eretta su piedi d’argil<strong>la</strong>, cioè, al<strong>la</strong> fine<br />

del regno di ferro che in quel tempo sarà <strong>diventa</strong>to debole, e allora demolendo tutti quei regni<br />

li porterà all’oblio, e accomunerà al suo regno eterno coloro che ne sono degni. Versetto 45<br />

s.p.» (MIGNE, P.G., LXXXI, col. 1303-1310, altri brani 1301-1303).<br />

L’identificazione che fa Agostino del<strong>la</strong> “pietra” con <strong>la</strong> “Chiesa” <strong>la</strong> si ritrova anche in<br />

Calvino. T.F. Torrence così riassume il suo pensiero: «Calvino non pensava che Cristo fosse<br />

so<strong>la</strong>mente l’autore e il consumatore del<strong>la</strong> nostra fede, ma pensava che fosse lui stesso <strong>la</strong><br />

sostanza totale o <strong>la</strong> materia stessa del<strong>la</strong> rigenerazione o del rinnovamento, di modo che,<br />

tramite una unione reale con Cristo, <strong>la</strong> Chiesa partecipa realmente e continuamente al<strong>la</strong> nuova<br />

umanità del<strong>la</strong> resurrezione. Calvino considerava <strong>la</strong> Chiesa come una struttura perfetta,<br />

completa di colpo. Essa è il corpo di Cristo, l’elezione comunitaria realizzata in Cristo, e<br />

anche <strong>la</strong> nuova umanità, <strong>la</strong> società gloriosa, <strong>la</strong>nciata nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, crescendo e amplificandosi<br />

fino al<strong>la</strong> venuta di Cristo. In questo senso, egli pensava che <strong>la</strong> Chiesa è essa stessa il regno di<br />

Cristo, <strong>la</strong> pietra del<strong>la</strong> visione di Daniele che colpisce l’immagine dei regni di questo mondo e<br />

li annienta, fino a che il regno di Cristo solo sia esteso fino alle estremità del<strong>la</strong> terra»<br />

(TORRENCE T.F., Les Réformateurs et <strong>la</strong> fin des temps, in Cahiers théologiques, n. 35,<br />

Neuchâtel, Paris, pp. 35,36).<br />

Identificare <strong>la</strong> Chiesa con il Regno visibile di Cristo e vedere nel<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong> realizzazione<br />

delle parole di Gesù: «Venga il tuo regno» è inammissibile, anche se non pochi sono i credenti<br />

che accettano questa idea (Vedere per esempio WILSON L.R., La Chiesa del Nuovo<br />

Testamento, Ferrara 1967, pp. 25,27,28,29).<br />

La spiegazione che identifica <strong>la</strong> pietra con <strong>la</strong> Chiesa è insostenibile perché il testo precisa<br />

che <strong>la</strong> pietra colpirà <strong>la</strong> statua al tempo dei re rappresentati dalle dita, cioè dopo <strong>la</strong> divisione<br />

dell’Impero Romano.<br />

Prima di dimostrare che <strong>la</strong> pietra non è <strong>la</strong> prima venuta di Gesù e <strong>la</strong> sua Chiesa, espressa<br />

nei termini presentati sopra, vogliamo precisare il pensiero biblico sul significato di “Regno”.<br />

Una buona spiegazione l’abbiamo trovata in Ellen WHITE (Il gran conflitto, Firenze 1977,<br />

p. 255), «Nel<strong>la</strong> Bibbia l’espressione “Regno di Dio” indica tanto il regno del<strong>la</strong> grazia, quanto<br />

il regno del<strong>la</strong> gloria...<br />

Il regno del<strong>la</strong> grazia fu istituito subito dopo <strong>la</strong> caduta dell’uomo quando venne e<strong>la</strong>borato il<br />

piano del<strong>la</strong> redenzione per l’umanità colpevole. Esso esisteva già come proposito e promessa<br />

di Dio. Questo regno, del quale si <strong>diventa</strong> sudditi per fede, fu però stabilito ufficialmente solo<br />

dopo <strong>la</strong> morte di Cristo. Infatti, anche dopo essere venuto nel mondo per <strong>la</strong> sua missione<br />

terrena, il Salvatore, stanco del<strong>la</strong> caparbietà e dell’ingratitudine degli uomini, avrebbe potuto<br />

1004<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PERCHÈ LA PIETRA DI DANIELE 2 NON RAPPRESENTA LA PRIMA VENUTA DI GESÙ<br />

benissimo rinunciare al sacrificio del Calvario... Il regno del<strong>la</strong> grazia è messo in risalto<br />

dall’apostolo Paolo nel<strong>la</strong> sua lettera agli Ebrei. Dopo aver indicato Cristo come intercessore<br />

compassionevole, che simpatizza con le nostre umane infermità, l’apostolo aggiunge:<br />

“Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono del<strong>la</strong> grazia, affinché otteniamo misericordia<br />

e troviamo grazia per essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:14,16.). I1 trono del<strong>la</strong><br />

grazia rappresenta il regno del<strong>la</strong> grazia, poiché l’esistenza di un trono presuppone<br />

necessariamente quel<strong>la</strong> di un regno. In molte delle sue parabole, Gesù usò l’espressione<br />

“regno dei cieli” per designare l’opera del<strong>la</strong> grazia divina nei cuori degli uomini.<br />

Allo stesso modo il trono del<strong>la</strong> gloria rappresenta il regno del<strong>la</strong> gloria, regno cui alludeva<br />

il Signore dicendo: “Or quando il Figlio dell’uomo sarà venuto nel<strong>la</strong> sua gloria, avendo seco<br />

tutti gli angeli, allora sederà sul trono del<strong>la</strong> sua gloria. E tutte le genti saranno radunate<br />

davanti a lui” (Matteo 25:31,32). Questo regno è ancora nel futuro, e sarà stabilito al secondo<br />

avvento di Cristo Gesù».<br />

Il governo di Dio si realizza in due tempi e comprende due fasi. Una fase iniziale, nel<br />

momento in cui il cuore dell’uomo si apre all’azione dello Spirito Santo e si accosta al trono<br />

del<strong>la</strong> grazia, e una fase escatologica che si dovrà ancora manifestare.<br />

Il fatto che <strong>la</strong> Chiesa manifesti sul<strong>la</strong> terra il regno dei cieli sotto l’aspetto del<strong>la</strong> grazia e non<br />

nel<strong>la</strong> manifestazione del<strong>la</strong> sua gloria, lo esprime Giovanni nel<strong>la</strong> sua lettera quando scrive:<br />

«Diletti, ora siamo figli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che<br />

quando egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo come è» (1 Giovanni 3:2.<br />

Vedere Filippesi 3:20,21). In Apocalisse 12:1,2,5 l’apostolo dice: «Poi apparve un gran segno<br />

nel cielo: una donna rivestita del sole e con <strong>la</strong> luna sotto i piedi, e sul capo una corona di<br />

dodici stelle. Era incinta, e gridava nelle doglie tormentose del parto. - E <strong>la</strong> donna partorì un<br />

figliolo maschio, che ha da reggere tutte le nazioni con <strong>la</strong> verga di ferro; e il figlio di lei fu<br />

rapito presso a Dio ed al suo trono. E <strong>la</strong> donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato<br />

da Dio, affinché vi sia nutrita per milleduecentosessanta giorni».<br />

K. Auberlen, commentando questo brano, constata: «La nascita del bambino maschio non<br />

ha portato nessun cambiamento essenziale nel<strong>la</strong> condizione dei fedeli sul<strong>la</strong> terra. Si sarebbe<br />

voluto vedere <strong>la</strong> chiesa trasportata nelle alte sfere del<strong>la</strong> gloria (ma contrariamente a questa<br />

aspettativa dei discepoli e dei primi cristiani, niente di tutto questo accadde). I1 Messia è<br />

glorioso ma <strong>la</strong> sua Chiesa dimora, dopo come prima, di fronte a tutto l’odio del principe di<br />

questo mondo e <strong>la</strong> Chiesa è in uno stato più triste che mai, è costretta a fuggire nel deserto»<br />

(AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean, Lausanne 1862, p. 242).<br />

Questo «regno che non passerà sotto <strong>la</strong> dominazione di nessuno» è in gestazione, è ancora<br />

futuro. La frantumazione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità non è ancora avvenuta.<br />

Nel confutare questo pensiero che l’incarnazione, o qualche avvenimento messo in<br />

re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> chiesa nascente, o che <strong>la</strong> chiesa stessa sia <strong>la</strong> pietra che frantuma <strong>la</strong> statua,<br />

seguiamo il pensiero del gesuita Manuel Lacunza: «Le Scritture l’affermano, che non c’è una,<br />

ma due venute del Messia, ed è in questa seconda venuta che si compiranno le profezie che, in<br />

tutta evidenza, non sono ancora compiute al<strong>la</strong> perfezione».<br />

Tra queste profezie c’è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> pietra del<strong>la</strong> quale ci occupiamo in questo momento.<br />

Isaia impiega questa stessa figura: «Perciò così par<strong>la</strong> il Signore, l’Eterno: Ecco io ho posto<br />

come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra ango<strong>la</strong>re preziosa, un<br />

fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire» (Isaia 28:16). E al<br />

capitolo 8:14 il profeta predice che questa pietra sarà anche «una pietra d’intoppo e un sasso<br />

d’inciampo... un <strong>la</strong>ccio e una rete per gli abitanti di Gerusalemme».<br />

Ma non è come forza distruttrice che venne <strong>la</strong> prima volta questa pietra. Gesù stesso dice:<br />

«Il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere, ma per salvare». Nel<strong>la</strong> sua prima venuta<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1005


APPENDICE N. 3<br />

sul<strong>la</strong> terra questa pietra non ha causato danni a nessuno. Ben al contrario: «Dio non ha<br />

mandato il suo Figliolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per<br />

mezzo di lui» (Giovanni 3:17). Par<strong>la</strong>ndo del Messia e del<strong>la</strong> sua prima venuta Isaia dice: «Non<br />

spezzerà <strong>la</strong> canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; insegnerà <strong>la</strong> giustizia secondo<br />

verità» (Isaia 42:3).<br />

Lontano dal fare male alcuno al<strong>la</strong> sua venuta, lontano dall’annientare i governi ingiusti che<br />

ha trovato, Gesù si è sottomesso a loro.<br />

Sono loro che al contrario l’anno rotto, che l’hanno fatto morire, poi si sono inaspriti<br />

contro i suoi discepoli e <strong>la</strong> sua Chiesa.<br />

Ma verrà un tempo - e verrà inevitabilmente - in cui <strong>la</strong> ribellione dell’uomo non potrà<br />

andare oltre e allora questa «pietra» verrà una seconda volta e colpirà con tutto il rigore<br />

immaginabile i piedi del<strong>la</strong> statua, cioè i regni che esisteranno allora.<br />

M. Lacunza dopo aver citato Daniele 2:44 dice: «Noi facciamo appello al<strong>la</strong> logica e al<br />

semplice buon senso, e domandiamo: queste parole possono essere applicate al<strong>la</strong> Chiesa?<br />

Sarebbe veramente ozioso insistervi» (LACUNZA Manuel, Nouveau Commentaire des prophéties<br />

de Daniel, de l’Apocalypse et les nouveaux Cieux et <strong>la</strong> nouvelle Terre, 1793, pubblicato con<br />

lo pseudonimo di Ben-Ezra, ristampato a Parigi nel 1934 con note di A. Antomarchi, pp. 37 e<br />

seg.).<br />

K. Auberlen scrive: «Cosa sorprendente! Daniele, nel<strong>la</strong> sua descrizione di quattro grandi<br />

imperi universali, non fa assolutamente menzione al<strong>la</strong> prima apparizione del Signore, al<strong>la</strong> sua<br />

venuta in carne. Non una paro<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> Chiesa e sull’influenza dell’evangelo sul<strong>la</strong> marcia degli<br />

eventi... Perché questo? Perché il Regno che Cristo è venuto a fondare non è di questo mondo<br />

(Giovanni 18:36) e Daniele si occupa solo dei regni del<strong>la</strong> terra, in modo tale che il regno di<br />

Dio non cominci a esistere per lui se non quando, al ritorno del Signore, diventerà veramente<br />

una potenza visibile sul<strong>la</strong> terra... I1 mondo è sempre il mondo... e il regno di Dio sarà fino al<br />

giorno del Signore nascosto e sotto <strong>la</strong> croce... Come Daniele, gli apostoli sapevano (Ga<strong>la</strong>ti<br />

1:4; Efesi 2:2; 2 Corinzi 4:4; 2 Timoteo 1:10; Romani 12:2; 1 Corinzi 1:20; 2:6-8; 3:18) che<br />

<strong>la</strong> figura di questo mondo passa; ai loro occhi l’evangelo non è ancora chiamato a<br />

cristianizzare il mondo, ma so<strong>la</strong>mente a strappargli delle anime, affinché non siano<br />

condannate con lui... Gli stati moderni sono lontani dall’essere retti dallo Spirito del Signore»<br />

(K. Auberlen, o.c., pp. 215, 216, 219, 220; vedere il nostro commento: Capitolo I - Visione<br />

Generale del<strong>la</strong> Storia, pp. 33,34).<br />

Per <strong>la</strong> Chiesa non è ancora giunto il momento di regnare (1 Corinzi 4:8), ma presto<br />

assisteremo al compimento di quanto le corti celesti proc<strong>la</strong>mano con potenza: «Il regno del<br />

mondo è venuto ad essere del Signore nostro e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei<br />

secoli» (Apocalisse 11:15), e in attesa che il popolo di Dio regni «nei secoli dei secoli»<br />

(Apocalisse 22:5), preghiamo: «Padre nostro che sei nei cieli... venga il tuo regno... ».<br />

1006<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 4<br />

GLI ABBAGLI DELL’ESEGESI RAZIONALE O COME<br />

VENGONO SPIEGATE LE 70 SETTIMANE DI DANIELE IX<br />

E L’INTERPRETAZIONE EVANGELICA CHE PONE NEL FUTURO<br />

LA REALIZZAZIONE DELLA SETTANTESIMA SETTIMANA<br />

In questa appendice vogliamo considerare due interpretazioni:<br />

- <strong>la</strong> spiegazione dell’alta critica, detta razionalista, che viene sostenuta sia dai protestante sia<br />

cattolico;<br />

- <strong>la</strong> spiegazione futurista del<strong>la</strong> 70 a settimana nel<strong>la</strong> quale si manifesterà l’anticristo (che non è<br />

il potere da noi presentato). Questa interpretazione è sostenuta dagli evangelici<br />

fondamentalisti.<br />

Interpretazione razionalista<br />

«L’antichità cristiana applicò ben presto al Cristo e al momento del<strong>la</strong> sua venuta l’oracolo<br />

divino comunicato al profeta Daniele tramite l’angelo Gabriele. Ne fece un uso felice e<br />

costante nelle sue opere, sia di pura edificazione, sia di controversia giudaica e pagana...<br />

Gli scrittori del Medio Evo, cronografi, commentatori, apologisti soprattutto, impegnati<br />

nelle controversie giudaiche che di secolo in secolo <strong>diventa</strong>vano più ardite, utilizzano questa<br />

<strong>profezia</strong> quale prova del<strong>la</strong> missione divina del Cristo...<br />

Dal XVI secolo ai nostri giorni, l’apologetica spezza ancora qualche <strong>la</strong>ncia in favore del<strong>la</strong><br />

messianicità dell’oracolo delle settimane contro i giudei talmudisti» (Dictionnaire de<br />

Théologie Catolique, t. IV, col. 77).<br />

Nell’antichità cristiana solo Juilius Ei<strong>la</strong>rianus (fine IV secolo) e qualche esegeta<br />

contemporaneo di Teodozione hanno spiegato le 70 settimane diversamente da come le<br />

abbiamo presentate nel nostro Capitolo II - Il cardine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Questa interpretazione<br />

torna a riemergere nel secolo XVI e oggi è quasi universalmente accettata.<br />

Nel tentativo di spiegare questa meravigliosa <strong>profezia</strong> diversamente dal<strong>la</strong> prospettiva<br />

messianica, gli esegeti, oltre a confutarsi a vicenda, si trovano in difficoltà nell’indicare <strong>la</strong><br />

data di partenza dei 490 anni, riconoscendo di non capire bene il significato di questo lungo<br />

periodo e non trovando l’accordo nell’identificare l’Unto-Capo. Diversi tra loro confondono<br />

le 70 settimane con i 70 anni di esilio annunciati da Geremia 25:11,12; 29:10.<br />

In questa prospettiva <strong>la</strong> data di inizio dei 490 anni ha due ipotesi principali:<br />

- Da quando Geremia ha annunciato l’esilio e, avendolo fatto in due date diverse, 605 e 594<br />

a.C., preferiscono <strong>la</strong> seconda, IV anno di regno di Sedechia, facendo scadere l’intero<br />

periodo nel 70 d.C., al<strong>la</strong> distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera di Tito. Questo<br />

periodo è però di 95 settimane, pari a 664 anni e non 490.<br />

- Dal<strong>la</strong> presa di Gerusalemme ad opera di Nebucadnetsar, nel 586 a.C., e le fanno scadere<br />

sempre nel 70 d.C., cioè dopo 656 anni, 94 settimane.<br />

- Nell’anno del<strong>la</strong> preghiera di Daniele, 538 a.C..


APPENDICE N. 4<br />

- Nell’anno dell’editto di Ciro che autorizzava <strong>la</strong> ricostruzione del Tempio. Fanno<br />

scadere le prime 7 settimane, 49 anni, 22 o 20 anni dopo l’inaugurazione del Tempio<br />

ricostruito, nel 516 a.C. al tempo del re Dario Istarpe, pensando anche che sia quello di<br />

Nehemia. Anche questi commentatori datano <strong>la</strong> fine delle 70 settimane nel 70 d.C. con <strong>la</strong><br />

distruzione del Tempio, volendo così dimostrare che il secondo Tempio è durato 490 anni.<br />

Ma dal 516 a.C. al 70 d.C. intercorrono 586 anni anziché 441, cioé 63 settimane, e dal 538<br />

a.C. al 70 d.C. ci sono 608 anni, cioè 86 settimane e 6 anni.<br />

In queste spiegazioni l’Unto-Capo sarebbe Zorobabele che riportò i Giudei a<br />

Gerusalemme.<br />

L’interpretazione più corrente è quel<strong>la</strong> che consiste nel far credere che <strong>la</strong> fine delle 70<br />

settimane risale all’epoca dei Maccabei, durante il regno di Antioco Epifane IV, re seleucida<br />

che profanò il Tempio di Gerusalemme e volle ellenizzare <strong>la</strong> Palestina.<br />

Per arrivare nel II secolo a.C. si fissa generalmente come data di inizio il 586 a.C., data<br />

del<strong>la</strong> caduta di Gerusalemme, dando a questa data un significato simbolico: inizio del<strong>la</strong><br />

ricostruzione del<strong>la</strong> santa città. In altre parole si fa dire proprio il contrario di ciò che il testo<br />

danielico dice: «Dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme»<br />

(9:25).<br />

In questa spiegazione, le prime 7 settimane, 49 anni, scadono nel 536 con l’editto di Ciro<br />

che autorizza i Giudei a rientrare in Palestina e a ricostruire il Tempio. Si identifica l’Unto-<br />

Capo o con Ciro, perché Isaia aveva registrato il suo nome con il sostantivo «unto» (45:1), o<br />

con il sacerdote Giosuè contemporaneo di Zorobabele.<br />

Il secondo periodo di 62 settimane, 434 anni, è di difficile inserimento nel tempo.<br />

Comunque il terzo periodo, l’ultima settimana, 7 anni, nel mezzo del<strong>la</strong> quale si ha <strong>la</strong><br />

cessazione del sacrificio nel Tempio, viene collocato al tempo in cui Antioco Epifane profanò<br />

il Tempio, che ebbe una durata non di 3 anni e mezzo, ma 3 anni e 3 giorni.<br />

All’inizio dell’ultima settimana ci sarebbe <strong>la</strong> soppressione dell’Unto (personaggio distinto<br />

dall’Unto-Capo) che viene identificato col sommo sacerdote Onia III, uomo integro, intrepido<br />

difensore del<strong>la</strong> religione e del popolo, motivi che lo costrinsero a fuggire a Dalfe, vicino ad<br />

Antiochia, dove morì nel 171, 170 a.C. Onia fu considerato l’ultimo sacerdote legittimo, e con<br />

<strong>la</strong> sua morte non si ebbero più successori rego<strong>la</strong>ri, ma sacerdoti posti al<strong>la</strong> guida del<strong>la</strong> religione<br />

designati da Antioco prima e poi da Roma.<br />

Ma dal 536, inizio delle 62 settimane, al 171 a.C. inizio del<strong>la</strong> 70 ma settimana, trascorrono<br />

so<strong>la</strong>mente 365 anni anziché 434. La differenza, 69 anni, viene giustificata dicendo che il<br />

numero 62 settimane non deve essere inteso con precisione matematica, ma quale risultato dal<br />

numero tondo 70 al quale vengono sottratte le prime 7 e l’ultima.<br />

Giovanni LUZZI, nel<strong>la</strong> sua Bibbia Commentata - Daniele, pur sostenendo questa<br />

spiegazione, riconosce: «La differenza di 69 anni (62 x 7 = 434 -365 = 69) non è mai stata<br />

spiegata con risultati concreti». Ernesto COMBA scrive: «Bisogna però riconoscere che non si<br />

potrà mai far corrispondere esattamente le cifre eliminando ogni divergenza in fatto di date,<br />

perché ai tempi in cui il libro fu scritto 1a cronologia non era certo d’una precisione rigorosa»<br />

(Libri dei profeti d’Israele, Torre Pellice 1924, p. 132). Fare simili errori significa, però,<br />

essere troppo sommari.<br />

Giovanni RINALDI scrive: «Dal 538 circa al 171 circa passano solo 367 anni, non 434 (= 62<br />

volte 7), ma conviene notare che il numero 62 non deve essere inteso con precisione<br />

matematica, essendo conseguenza del<strong>la</strong> scelta del numero tondo 70 per il complesso, da cui si<br />

1008<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


GLI ABBAGLI DELL’ESEGESI RAZIONALE O COME VENGONO SPIEGATE LE 70 SETTIMANE DI DANIELE IX<br />

devono sottrarre le 7 iniziali e quel<strong>la</strong> finale» (La Sacra Bibbia - Daniele, ed. Marietti, Torino<br />

1962, p. 133).<br />

Il cattolico L.F. Hartman cerca di spiegare in questi termini il testo di Daniele: «I tre<br />

periodi principali dei 490 anni. “Un Unto-principe: probabilmente Ciro il Grande (confr. Isaia<br />

45:1); meno probabilmente Zorobabele o il sommo sacerdote Giosuè. Solo se si calco<strong>la</strong> dal<strong>la</strong><br />

seconda volta in cui Geremia rivelò <strong>la</strong> sua <strong>profezia</strong> (595 a.C. circa) all’unzione di Ciro quale<br />

re di Persia (558, una data che lo scrittore di Daniele 9 poteva a stento conoscere!), si<br />

potrebbero ottenere approssimativamente i 49 anni richiesti. Ma le parole successive<br />

implicano che il primo periodo si estende fino all’inizio del<strong>la</strong> ricostruzione di Gerusalemme,<br />

che abbraccerebbe molto più di sette settimane di anni, o 434 anni, concessi per <strong>la</strong><br />

ricostruzione di Gerusalemme sono più che troppi; dal 538 al 171 (<strong>la</strong> data successiva)<br />

intercorrono 367 anni. Sarà soppresso l’unto: si allude certamente all’assassinio del deposto<br />

sommo sacerdote Onia III, nel 171, in Antiochia; di qui l’espressione “quando egli non<br />

possiede <strong>la</strong> città di Gerusalemme” (conf. 2 Maccabei 4:5,33-36). Il popolo di un principe:<br />

l’esercito siriano di Antioco IV Epifane, che saccheggiò il Tempio di Gerusalemme nel 169 e<br />

167. “Per una settimana”: se calco<strong>la</strong>to dall’assassinio di Onia nel 171, questo periodo<br />

durerebbe dal 170 al 163. Le speranze dello scrittore (sic! Ha fatto dei pronostici, a dispetto<br />

del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione) che <strong>la</strong> persecuzione non sarebbe durata oltre il 163 furono pienamente<br />

realizzati. Probabilmente (sic!) egli scrisse alcuni mesi prima che <strong>la</strong> persecuzione finisse nel<br />

dicembre 164. “Egli rafforzerà per molti l’alleanza”. Un’alleanza fatta da Antioco IV Epifane<br />

con i Giudei rinnegati che sostenevano l’ellenizzazione del<strong>la</strong> loro cultura (confr. 1 Maccabei<br />

1:11-14). “Metà di quel<strong>la</strong> settimana”: <strong>la</strong> seconda metà del periodo di sette anni con inizio nel<br />

170. La profanazione del tempio durò in effetti solo tre anni: dal dicembre 167 al dicembre<br />

164 (1 Maccabei 1:54; 4:52)» HARTMAN F. Louis, Daniele, in Grande Commentario Biblico<br />

Queriniana, ed. Queriniana, Brescia 1973, pp. 586,587.<br />

Smarriti nel ginepraio che si sono creati, gli studiosi, nell’avere rifiutato l’evidenza<br />

messianica del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, arrivano a dire come Fr. M.J. LAGRANGE: «Ci è permesso di fare<br />

notare che dopo tanti sforzi inutili bisogna rinunciare a trovare una soluzione matematica<br />

adeguata» (La prophétie des 70 semaines de Daniel, in Revue Biblique, n. 2, 1930, p. 197).<br />

Chi insiste nell’attribuire i periodi profetici di Daniele al tempo di Antioco Epifane crede che<br />

il Daniele abbia fatto un po’ di confusione nei periodi profetici. Ad esempio il teologo<br />

cattolico C. SCHEDL adatta il “tempo” indicato dal profeta all’anno lunare, bisestile e<br />

l’espressione “metà tempo” a un quadrimestre, a un semestre più una settimana, e a un tempo<br />

rimanente, per far tornare <strong>la</strong> somma, per 1335 giorni. Scrive: «2300 sere e mattine<br />

equivalgono a 1150 giorni. In questo passo viene espresso chiaramente il punto di partenza: si<br />

tratta del 15 Kasleu dell’anno 145 E.T. (6 dicembre 167 a.C.), il giorno del<strong>la</strong> profanazione del<br />

tempio... al punto terminale si arriva al 15 Shebat dell’anno 148 E.T. (31 gennaio del 168),<br />

una data estremamente importante per le lotte maccabaiche. Due anni dopo <strong>la</strong> ricostruzione<br />

del tempio {4 dicembre del 164) il monte Sion fu rafforzato e munito di torri e di sbarramenti.<br />

In tal modo il tempio era ripristinato definitivamente nei suoi diritti, l’esercito conculcatore<br />

veniva cacciato dal luogo sacro e si adempiva <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>. Il numero si può pure dividere<br />

secondo lo schema fondamentale di Daniele: un tempo (anno lunare): 354 giorni; un doppio<br />

tempo: 708 giorni; una frazione di tempo (un quadrimestre (sic!)): 88 giorni; si ha così un<br />

totale di 1150 giorni, cioè di 2300 sere e mattine. La frase misteriosa “un tempo dei tempi e <strong>la</strong><br />

metà di un tempo” si trova in 12:7 e 7:25. Per sciogliere l’enigma è necessario tenere<br />

presente che sia il numero sacro sette, sia <strong>la</strong> sua metà (1+2+½=3½) devono essere considerati<br />

come valori simbolici. ... Anche (per i 1290 giorni) il punto di partenza è indicato<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1009


APPENDICE N. 4<br />

chiaramente.... Si tratta di una data importante per <strong>la</strong> riscossa maccabaica: il 6 Sivan dell’anno<br />

145 E.T. (19 giugno del 163) giorno in cui cadeva <strong>la</strong> festa delle settimane o di Pentecoste...<br />

Computando secondo lo schema dei numeri di Daniele si ha: un tempo (anno bisestile (sic!)):<br />

381 giorni; un doppio tempo: 708 giorni, mezzo tempo (semestre di anno bisestile più una<br />

settimana): 198; si ottiene così un totale di 1290 giorni». Ma 381x2=762 e non 708. Inoltre<br />

381+708+198=1287. Per i «1335 giorni... scomponendo e calco<strong>la</strong>ndo in base ai numeri<br />

simbolici (sic!), si ottiene: un tempo (anno bisestile): 384 giorni (prima 381 n.d.a.); un doppio<br />

tempo: 708 giorni; tempo rimanente: 243; in tutto quindi 1335 giorni». Dopo questi<br />

virtuosismi l’autore arriva a dire in conclusione: «La concordanza di queste tre date non è<br />

certamente un caso fortuito» SCHEDL C<strong>la</strong>us, Storia dell’Antico Testamento, vol. IV,<br />

traduzione di Pietro CANOVA, ed. Paoline, Roma 1966, pp. 326,327,325,327,328. Nello stesso<br />

tentativo di spiegare ciò che il testo non vuole dire L.F. Hartman scrive che i periodi di<br />

1290,1335 sono: «due distinte aggiunte posteriori. Il tempo del<strong>la</strong> sofferenza sarebbe durato tre<br />

anni e mezzo (7:25; 12:7) o 1150 giorni (8:14). Nel versetto 11 (capitolo 12), però un<br />

glossatore (sic!), il quale si rese conto che il periodo del<strong>la</strong> persecuzione non era ancora<br />

terminato dopo tanti giorni, aumentò il numero a 1290 e per <strong>la</strong> stessa ragione un glossatore<br />

ancora più recente (sic!) portò il tempo a 1335 giorni» o.c., p. 588.<br />

Che le 70 settimane debbano essere intese di anni, contrariamente a quanto scrive M.J.<br />

Lagrange e altri, viene confermato indirettamente nel capitolo 10, dove Daniele usa ancora<br />

due volte l’espressione «settimane» (savuaîm) facendo<strong>la</strong> però seguire in entrambi i casi dal<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> «giorni» (yamîn). In questo contesto di genere narrativo-autobiografico, e perciò<br />

letterale, il profeta sembra voler avvertire il lettore che il termine «settimana», a differenza del<br />

contesto profetico-simbolico del capitolo 9, deve essere preso nel suo senso lessicale corrente.<br />

Infatti dice per due volte: «tre settimane di giorni» (Daniele 10:2,3).<br />

Anche gli avvenimenti profetizzati nei versetti 26 s.p. e 27 vengono spiegati con un po’ di<br />

fantasia dai moderni studiosi per poterli inserire in un quadro storico che non li può contenere.<br />

Li si spiegano dicendo che qualche tempo dopo <strong>la</strong> morte di Onia, Antioco Epifane tornando<br />

dall’Egitto spogliò il Tempio e devastò tutto, e circa 3 anni dopo <strong>la</strong> morte di Onia fece assalire<br />

<strong>la</strong> città da squadre armate, che da questi esegeti vengono considerate come l’«inondazione» e<br />

<strong>la</strong> «devastazione» per il saccheggio e le violenze fatte. Ma, oltre a ricordare quanto già detto,<br />

l’opera di Antioco è stata di profanazione del tempio e non <strong>la</strong> sua distruzione, come specifica<br />

il testo biblico. Tutti i tentativi di inserire gli avvenimenti di quegli anni nel quadro temporale<br />

delle parole del profeta Daniele, malgrado i diversi maneggiamenti, gli stessi sostenitori di<br />

questa schizofrenia teologica riconoscono, come scriveva il teologo liberale anglicano inglese<br />

S.R. DRIVER: «Sembra impossibile trovare due elementi che siano separati da duemi<strong>la</strong>trecento<br />

giorni e che corrispondano al<strong>la</strong> descrizione» cit. SDA Bible Commentary, vol. IV,<br />

Washington 1955, p. 844; o come scrive il fisico evangelico svizzero Loys de Chéseaux: «Oso<br />

dire che tutti gli sforzi che gli interpreti hanno fatto per applicare alle persecuzioni di Antioco<br />

l’oracolo delle 2300 sere e mattine non hanno portato a nul<strong>la</strong>».<br />

Lasciamo al lettore ogni giudizio di valutazione su tali spiegazioni dei nuovi teologi. Da<br />

parte nostra concludiamo con il pensiero di Frédéric GODET: «L’applicazione di queste parole<br />

agli avvenimenti del tempo dei Maccabei non è ancora riuscita ad alcun interprete». Dopo<br />

aver considerato <strong>la</strong> spiegazione di Ewald che vede nell’Unto soppresso non Cristo, ma<br />

Seleuco Filopatore che morì nel 171 a.C. al momento dell’invasione in Giudea, così conclude:<br />

«Che dire di una simile mostruosità esegetica! Non rileviamo tutte le altre improbabilità alle<br />

quali si urta l’interpretazione di questo studioso». Questo giudizio severo di F. Godet<br />

crediamo possa essere esteso anche a tutte le altre spiegazioni non messianiche. «Singo<strong>la</strong>re<br />

1010<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


GLI ABBAGLI DELL’ESEGESI RAZIONALE O COME VENGONO SPIEGATE LE 70 SETTIMANE DI DANIELE IX<br />

errore (quello di Daniele), se si trattasse di un vero profeta di Dio; errore più strano ancora, se<br />

si tratta di uno storico che si attribuisce il ruolo di profeta!... Questi tentativi così<br />

evidentemente infruttuosi costituiscono <strong>la</strong> più completa dimostrazione dell’impossibilità che<br />

c’è per una esegesi imparziale di applicare questo ciclo profetico delle 70 settimane ad un<br />

periodo diverso da quello che si ha tra lo stabilimento di Gerusalemme e <strong>la</strong> venuta del Cristo»<br />

(Études Bibliques, t. I, 4 ed, Neuchâtel 1889, pp. 350, 353,354).<br />

Pierre WINANDY, nel<strong>la</strong> sua tesi Etude philologique de Daniel 9:24-27, presentata a Parigi<br />

nel 1977, a p. 230 rileva, a proposito dell’espressione “Unto-Capo”: «La letteratura<br />

apocalittica qumraniana sembra dare generalmente una prospettiva escatologica al<strong>la</strong> nozione<br />

di Messia... Abbiamo notato che <strong>la</strong> letteratura qumraniana dà generalmente una prospettiva<br />

escatologica contemporaneamente al termine “unto” e al termine “capo”. Essi non sono mai<br />

applicati a un personaggio storico contemporaneo. L’apocalisse di Daniele faceva parte di<br />

questa categoria di letteratura, noi saremo portati, di conseguenza, a dare a questi due termini<br />

una prospettiva escatologica messianica».<br />

Interpretazione futurista del<strong>la</strong> 70 a settimana<br />

Riportiamo quanto scrive René Pache, <strong>la</strong> cui spiegazione è condivisa dagli evangelici<br />

fondamentalisti.<br />

«Sembra impossibile situare l’ultima settimana in qualsiasi altro posto che non sia al<strong>la</strong> fine<br />

dei tempi. È all’inizio di questi sette anni che l’anticristo cercherà di sedurre Israele facendo<br />

una alleanza ingannatrice con lui; poi innalzerà l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione durante i tre<br />

ultimi anni e mezzo che precederanno immediatamente il ritorno glorioso del Messia e lo<br />

stabilimento del<strong>la</strong> giustizia eterna (Daniele 9:27 e 24; Gesù Cristo stesso situa<br />

“l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione” nel<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione, subito prima del suo ritorno,<br />

Matteo 24:15,21,30). È so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> fine dei tempi che cesseranno i peccati e le profezie<br />

saranno pienamente realizzate (Daniele 9:24).<br />

«Perché c’è una tale separazione tra <strong>la</strong> 69 ma settimana (terminata con <strong>la</strong> morte del Cristo) e<br />

<strong>la</strong> 70 ma ? E perché Daniele non dice nul<strong>la</strong> degli avvenimenti che le separano? Ci troviamo<br />

davanti allo stesso problema che solleva <strong>la</strong> sparizione dell’Impero Romano passata sotto<br />

silenzio, e <strong>la</strong> sua riapparizione al<strong>la</strong> fine dei tempi. Il periodo che ha seguito <strong>la</strong> croce e <strong>la</strong><br />

sparizione mondiale d’Israele è quello del<strong>la</strong> grazia e del<strong>la</strong> Chiesa, di cui l’Antico Testamento<br />

non par<strong>la</strong>. Esso è un “mistero” di Dio, rive<strong>la</strong>to so<strong>la</strong>mente agli apostoli del Cristo (Efesi 3:3-6);<br />

esso è come <strong>la</strong> parentesi del<strong>la</strong> misericordia divina, che sospende provvisoriamente<br />

l’esecuzione dei decreti del Signore, nel desiderio che tutti pervengano al pentimento. Ma<br />

allorquando <strong>la</strong> sua pazienza si sarà esaurita, il tempo delle nazioni arriverà al<strong>la</strong> fine, gli ebrei<br />

ritorneranno in Palestina, e l’esecuzione dei disegni divini rive<strong>la</strong>ti da Daniele riprenderà il suo<br />

corso fino al<strong>la</strong> fine che sarà molto prossima» (PACHE René, Le Prophète Daniel, Yverdon, pp.<br />

79,80).<br />

Nel rispetto del<strong>la</strong> buona fede delle persone, <strong>la</strong>sciamo al lettore valutare le argomentazioni<br />

di simili spiegazioni.<br />

Quanto abbiamo esposto nei nostri capitoli, sia sul<strong>la</strong> settantesima settimana sia sul<strong>la</strong><br />

identificazione dell’Anticristo descritto da Daniele e da Paolo, crediamo che appartenga ad un<br />

altro genere di valutazione.<br />

Sulle 70 settimane ci permettiamo di fare solo alcune brevi considerazioni.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1011


APPENDICE N. 4<br />

Non riusciamo a comprendere come l’orologio del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> abbia cessato di segnare il<br />

tempo. Che Dio debba riprendere a fare scandire il tempo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> quando le sue<br />

re<strong>la</strong>zioni ricominceranno con l’Israele storico, al tempo del<strong>la</strong> restaurazione del<strong>la</strong> nazione<br />

ebraica in mezzo al<strong>la</strong> Palestina, non è nell’intenzionalità del testo. Se <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> avesse avuto<br />

un intervallo di tempo indeterminato, Daniele mai sarebbe stato in grado di comprendere <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione. Lui stesso sarebbe stato disorientato e <strong>la</strong> stessa rive<strong>la</strong>zione non avrebbe avuto<br />

significato.<br />

Come nel testo non c’è nessun elemento che indichi che ci sia un intervallo di tempo tra le<br />

prime 7 settimane e le 62, così pure è tra le 62 settimane e <strong>la</strong> 70 a settimana. È puramente<br />

arbitrario inserire un intervallo di tempo tra questo secondo e terzo periodo.<br />

Il patto di cui si par<strong>la</strong> nelle 70 a settimana è quello che Gesù inaugura con l’ultima cena<br />

(Matteo 26:28) e che compie al<strong>la</strong> croce. Pensare che l’Anticristo faccia un patto nel tempo<br />

del<strong>la</strong> fine, è attribuire a questo personaggio un’azione che nessun testo biblico del<strong>la</strong> Scrittura<br />

ha mai pensato di esprimere. Il patto annunciato in Daniele 9 è quanto il Messia avrebbe fatto<br />

con il suo popolo. La prima metà del versetto 27 è messo in riferimento con <strong>la</strong> morte di Gesù<br />

del versetto 26.<br />

Crediamo si possa concludere questa Appendice dicendo che ci siano dei motivi che fanno<br />

pensare che le traduzioni riflettano più il pensiero teologico moderno che l’intenzionalità del<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione. Leggendo le versioni del<strong>la</strong> Bibbia si constata questa evoluzione.<br />

Traduzione nel mondo protestante<br />

Diodati Edizione<br />

1641<br />

26. «E, dopo quelle<br />

sessantadue settimane,<br />

essendo sterminato<br />

il Messia, senza<br />

che gli resti più nul<strong>la</strong> ;<br />

il popolo del Capo<br />

dell’esercito a venire<br />

distruggerà <strong>la</strong> Città, e<br />

il Santuario ...<br />

27. Ed esso confermerà<br />

il patto a<br />

molti in una settimana:<br />

e nel<strong>la</strong> metà<br />

del<strong>la</strong> settimana farà<br />

cessare sacrificio e<br />

l’offerta poi verrà il<br />

disertatore…»<br />

1012<br />

Prima revisione<br />

1894<br />

26. «E dopo quelle<br />

sessantadue settimane,<br />

essendo sterminato<br />

il Messia senza<br />

che gli resti più nul<strong>la</strong>,<br />

il popolo del Capo<br />

dell’esercito a venire<br />

distruggerà <strong>la</strong> città, e<br />

il santuario...<br />

27. Ed Esso confermerà<br />

il patto a molti<br />

in una settimana...<br />

poi verrà il devastatore...<br />

».<br />

Seconda revisione<br />

1924 Luzzi<br />

26. «Dopo le sessantadue<br />

settima un<br />

unto sarà soppresso,<br />

nessuno sarà per lui.<br />

E il popolo di un capo<br />

che verrà, distruggerà<br />

<strong>la</strong> città e il santuario...<br />

27. Egli stabilirà un<br />

saldo patto con molti,<br />

durante una settimana;<br />

e in mezzo al<strong>la</strong><br />

settimana farà cessare<br />

sacrificio e ob<strong>la</strong>zione;<br />

e sulle ali delle abominazioni<br />

verrà un<br />

devastatore...».<br />

Terza revisione<br />

1995 Nuova Luzzi<br />

26. «Dopo sessantadue<br />

settimane un<br />

unto sarà soppresso,<br />

nessuno sarà per lui.<br />

Il popolo d’un capo<br />

che verrà, distruggerà<br />

<strong>la</strong> città e il santuario...<br />

27. L’invasore (sic!)<br />

stabilirà un patto con<br />

molti, per una settimana<br />

(sic!); in<br />

mezzo al<strong>la</strong> settimana<br />

farà cessare sacrificio<br />

e offerte... Sulle ali<br />

delle abominazioni<br />

verrà un devastatore.<br />

Il devastatore ...».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Traduzioni cattoliche<br />

Sisto Clementina<br />

26. «Dopo sessantadue<br />

settimane il Cristo<br />

sarà ucciso, e non<br />

sarà più suo il popolo<br />

che lo rinnegherà. La<br />

città e il santuario sarà<br />

distrutto da un popolo<br />

con un condottiero<br />

che verrà...<br />

27. Egli confermerà<br />

il testamento con<br />

molti in una<br />

settimana; e al<strong>la</strong> metà<br />

del<strong>la</strong> setti-mana<br />

verran meno le ostie e<br />

i sacrifici, e sarà nel<br />

tempio l’abominazione<br />

del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione…».<br />

Ed. Sa<strong>la</strong>ni<br />

v. 26. E dopo sessantadue<br />

settimane, un<br />

Unto sarà messo a<br />

morte e non sarà il<br />

suo popolo che lo<br />

rinnegherà. E un popolo<br />

con il suo duce<br />

che verrà, distruggerà<br />

<strong>la</strong> città e il santuario…<br />

GLI ABBAGLI DELL’ESEGESI RAZIONALE O COME VENGONO SPIEGATE LE 70 SETTIMANE DI DANIELE IX<br />

Mons. A. Martini<br />

26. «Dopo sessantadue<br />

settimane, il<br />

Cristo sarà ucciso, e<br />

non sarà più suo il<br />

popolo che lo rinnegherà.<br />

E <strong>la</strong> città e il<br />

santuario saranno distrutti<br />

da un popolo<br />

con un condottiero<br />

che verrà….<br />

27. Ei confermerà il<br />

testamento con molti<br />

in una settimana, e<br />

al<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong> settimana<br />

verran meno le<br />

ostie e i sacrifici, e<br />

sarà nel tempio l’abominazione<br />

del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione….»<br />

card. Ferrari<br />

26. «Dopo sessantadue<br />

settimane, Cristo<br />

sarà messo a morte e<br />

non sarà più per lui il<br />

suo popolo che lo<br />

rinnegherà. E un popolo<br />

con il suo duce<br />

che verrà distruggerà<br />

<strong>la</strong> città e il Santuario...<br />

ed. Paoline 1964<br />

26.«E dopo sessantadue<br />

settimane sarà<br />

tolto di vita un Unto,<br />

che nessuno difenderà.<br />

La città e il<br />

Santuario saran distrutti<br />

da un principe<br />

che verrà...<br />

27. E stringerà una<br />

forte alleanza con<br />

molti durante una<br />

settimana. E in mezzo<br />

al<strong>la</strong> settimana farà<br />

cessare il sacrificio e<br />

l’ob<strong>la</strong>zione. E nel<br />

Tempio vi sarà l’abominazione<br />

del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione…».<br />

La Bibbia di<br />

Gerusalemme<br />

26. «Dopo le sessantadue<br />

settimane,<br />

un consacrato sarà<br />

soppresso senza colpa<br />

in lui; il popolo di un<br />

principe che verrà distruggerà<br />

<strong>la</strong> città e il<br />

santuario...<br />

Ed. Paoline 1986<br />

26. «E dopo sessantadue<br />

settimane sarà<br />

ucciso un Consacrato,<br />

senza che in lui sia<br />

colpa. La città e il<br />

santuario saranno distrutti<br />

da un principe<br />

che verrà;…<br />

27. Stringerà una<br />

alleanza con molti<br />

durante una settimana<br />

e durante mezza<br />

settimana farà cessare<br />

sacrifici e ob<strong>la</strong>zione;<br />

sull’a<strong>la</strong> del<br />

tempio ci sarà una<br />

abominazione deso<strong>la</strong>nte….».<br />

Testo del<strong>la</strong> C.E.I.<br />

26. «Dopo sessantadue<br />

settimane, un<br />

consacrato sarà soppresso<br />

senza colpa in<br />

lui; il popolo di un<br />

principe che verrà distruggerà<br />

<strong>la</strong> città e il<br />

santuario; <strong>la</strong> sua fine<br />

sarà un’inondazione<br />

e, fino al<strong>la</strong> fine,<br />

guerra e deso<strong>la</strong>zione<br />

decretate.<br />

v. 27. Salderà 27. Salderà l’alleanza 27, Egli stringerà una 27 Egli stringerà una<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1013


APPENDICE N. 4<br />

l’allean-za con molti<br />

in una settimana; e<br />

al<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong><br />

settimana, cesse-rà<br />

l’offerta e il sacrificio,<br />

e nel tempio<br />

vi sarà l’abominazione<br />

del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione,<br />

e fino al<strong>la</strong> consumazione<br />

e al termine<br />

perdurerà <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione.<br />

1014<br />

con molti in una<br />

settimana; e al<strong>la</strong> metà<br />

del<strong>la</strong> settimana, cesserà<br />

l’offerta e il<br />

sacrificio, e nel tempio<br />

vi saranno l’abominazione<br />

del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione,<br />

fino al<strong>la</strong><br />

consumazione...».<br />

Traduzione concordata e interconfessionale<br />

La Bibbia Concordata,<br />

ed. A. Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1968:<br />

«26. E dopo le sessantadue settimane un unto<br />

sarà soppresso, e non sarà per lui… Il popolo<br />

di un principe che verrà distruggerà <strong>la</strong> città e il<br />

santuario. La sua fine avverrà nell’inondazione<br />

e sino al<strong>la</strong> fine vi sarà guerra e devastazione<br />

decretata.<br />

27. Egli salderà l’alleanza con molti per una<br />

settimana, e per mezza settimana farà cessare<br />

sacrificio e offerta, porrà all’estremità l’abominazione<br />

del devastatore, sino a che <strong>la</strong> rovina<br />

decretata si riversi sul devastatore.<br />

forte alleanza con<br />

molti per una settimana<br />

e, nello spazio<br />

di metà settimana, farà<br />

cessare il sacrificio<br />

e l’offerta; sull’a<strong>la</strong> del<br />

tempio porrà l’abominazione<br />

del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

e ciò sarà sino<br />

al<strong>la</strong> fine…».<br />

forte alleanza con<br />

molti per una settimana<br />

e, nello spazio<br />

di metà settimana,<br />

farà cessare il sacrificio<br />

e l’offerta; sull’a<strong>la</strong><br />

del tempio porrà<br />

l’abominazione del<strong>la</strong><br />

deso<strong>la</strong>zione e ciò sarà<br />

fino al<strong>la</strong> fine..»<br />

La Bibbia, Paro<strong>la</strong> del Signore, TILC:<br />

«26. Al termine di questi sessantadue periodi,<br />

un uomo consacrato sarà eliminato senza che<br />

alcuno lo difenda. Poi verrà un condottiero con<br />

il suo esercito per distruggere <strong>la</strong> città e il<br />

santuario...<br />

27. Durante l’ultimo periodo di sette anni,<br />

questo condottiero (sic!) confermerà un patto<br />

con un gran numero di persone. E a metà del<strong>la</strong><br />

settimana, farà cessare anche i sacrifici e le<br />

offerte, porrà sull’altare un idolo orribile (sic!),<br />

finché <strong>la</strong> fine decretata non si abbatterà su<br />

questo devastatore».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 6<br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 e 1335 giorni<br />

Daniele al<strong>la</strong> fine del suo libro, dopo aver ricevuto <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione dell’ultima azione<br />

dell’Anticristo nei confronti del<strong>la</strong> Chiesa, conclude il suo scritto riportando le ultime parole a<br />

lui annunciate (vedere Daniele 12:4-13).<br />

In questo brano, oltre ai 1260 giorni/anni, già menzionati con l’espressione «un tempo, dei<br />

tempi e <strong>la</strong> metà d’un tempo» nel capitolo 7:25, vengono indicati due altri periodi profetici:<br />

1290 e 1335 giorni il cui momento di inizio è «dal tempo che sarà soppresso il sacrificio<br />

continuo e sarà rizzata l’abominazione che cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» (versetto 11).<br />

Per il significato simbolico profetico di questi periodi, ricordiamo che <strong>la</strong> maggioranza dei<br />

commentatori del libro di Daniele hanno compreso questi giorni in senso profetico e quindi<br />

sono stati tradotti in anni.<br />

In effetti, dai primi secoli del<strong>la</strong> nostra era e pure prima del<strong>la</strong> venuta di Cristo, i dottori<br />

giudei avevano già adottato il principio giorno-anno. Più d’una ventina di commentatori<br />

giudei celebri, fra i quali il rabbino palestinese Akiba ben Joseph (†nel 135 d.C.), Isac<br />

Abarbanel (†942), Salomone Ben Isac, detto Raschi (†1105) hanno dato ai giorni di Daniele il<br />

valore di anno. Questa è anche l’opinione del celebre Saadia Gaon (†942), che ammetteva che<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> «giorno» impiegata nel dodicesimo capitolo di Daniele, significa «anno». Anche<br />

Mosè ben Nahnian Nahmanide (†1268) dice che «il termine giorno deve essere compreso<br />

come significante anno» (GROSS Beniamin, Le messianisme Juif, Paris 1969, pp. 287, 293).<br />

«Dai tempi di Cipriano, verso <strong>la</strong> metà del III secolo, fino ai tempi di Gioacchino e dei<br />

Valdesi, al XIII secolo, il principio d’interpretazione secondo il quale un giorno ha il valore di<br />

un anno è stato riconosciuto nel<strong>la</strong> Chiesa da una continuazione di commentatori;<br />

l’applicazione ne è stata fatta non senza riflessione e con prove a sostegno, sia dall’uno che<br />

dall’altro dei periodi di giorni profetici, compreso il più corto di quelli che si riporta<br />

all’Anticristo» (ELLIOTT Edward-Bishop, Horae Apocalypticae, t. III, 5 a ed., London 1862, p.<br />

283).<br />

Al<strong>la</strong> conclusione di questa appendice riportiamo come il Maestro A.F. Vaucher ha<br />

riportato le differenti posizioni dei commentatori di Daniele su questi due periodi e quello di<br />

1260 giorni in Daniele 12.<br />

Data di inizio<br />

Alcuni esempi.<br />

I rabbini del Medio Evo con Nahimanide fanno datare i 1.290 giorni dal<strong>la</strong> distruzione del<br />

secondo Tempio, 70 d.C.<br />

Altri rabbini hanno preso come data di inizio <strong>la</strong> profanazione del Tempio ad opera di<br />

Antioco Epifane nel II secolo a.C.<br />

Altri preferiscono <strong>la</strong> data del 135 d.C., quando l’imperatore Adriano eresse sulle rovine<br />

del Tempio di Gerusalemme quello a Giove Capitolino.


APPENDICE N. 6<br />

Si è pensato anche al 603 d.C. data dell’erezione del<strong>la</strong> moschea di Omar, sempre sulle<br />

rovine del Tempio di Gerusalemme, cosa che agli occhi dei rabbini appariva come <strong>la</strong><br />

sostituzione del culto is<strong>la</strong>mico a quello mosaico.<br />

Neppure tra i commentatori cristiani c’è uniformità di pensiero.<br />

Si è fissato come data di partenza il 476 d.C., anno del<strong>la</strong> caduta di Roma.<br />

Il 533, anno dell’editto di Giustiniano.<br />

Si è pensato al 537 d.C.<br />

Altri ancora hanno fissato altre date.<br />

Due attirano partico<strong>la</strong>rmente <strong>la</strong> nostra attenzione: 70 d.C. e 508 d.C.<br />

Prima data di inizio più attendibile: 70 d.C.<br />

Questa data del<strong>la</strong> distruzione del Tempio di Gerusalemme è stata sostenuta da alcuni<br />

studiosi: GRAVE Gerharde, Tabu<strong>la</strong>e apocalypticae, Leiden 1647, p. 98; HALES, A New Analysis,<br />

II, 2 a ed., 1830, p. 493; GARRATT Samuel, A Commentary in the Reve<strong>la</strong>tion, London 1866, pp.<br />

186-187; HOPKINS E.D.., World Hist. in Prophecy, 1942, pp. 33, 34 e più recentemente da<br />

GROSS Charles, Témoins de <strong>la</strong> verité prophétique, Metz 1970, che seguiremo nel<strong>la</strong><br />

presentazione degli argomenti, essendo questo <strong>la</strong>voro più esteso.<br />

Sopprimere il «continuo» e rizzare l’«abominazione che cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» di<br />

Daniele 12:11, vengono messi in re<strong>la</strong>zione con Daniele 11:31.<br />

Le parole dell’angelo «molti saranno purificati, imbiancanti affinati», riportate in Daniele<br />

12:10, sono presentate altrove nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura come indicanti il combattimento del<strong>la</strong> fede<br />

che sfocia anche nel martirio (Zaccaria 13:9; 1Pietro 1:6,7; Apocalisse 2:10; 7:14), e<br />

vengono quindi poste in re<strong>la</strong>zione con Daniele 11:35 che presenta <strong>la</strong> persecuzione papale del<br />

Medio Evo. In quei secoli si elevarono delle voci sia nel mondo cattolico, sottomesso al<strong>la</strong><br />

corte di Roma, sia tra gli eretici che censuravano il papa con l’appel<strong>la</strong>tivo di Anticristo<br />

annunciato da Daniele 7. Costoro vengono identificati con i «savi» che hanno capito (Daniele<br />

12:10) e che hanno istruito molti (Daniele 11:32).<br />

Col tempo le conoscenze profetiche divennero il patrimonio religioso di un numero<br />

sempre più crescente di persone che formarono un popolo desideroso di approfondire i misteri<br />

del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, anche se in quel tempo <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio era proibita.<br />

Nel XIV secolo, scadono i 1290 giorni/anni.<br />

In quel tempo quasi <strong>la</strong> totalità del<strong>la</strong> cristianità era sottomessa all’autorità del<strong>la</strong> corte di<br />

Roma. I1 papa, sovrano delle anime e dei corpi, eleggeva e destituiva i re obbligando i sovrani<br />

recalcitranti a un giuramento di fedeltà che vinco<strong>la</strong>sse anche i propri sudditi.<br />

Sommando a1 70 d.C. i 1290 anni si giunge nell’anno di grazia del 1360.<br />

In quell’anno sorge o si manifesta l’araldo dell’immenso movimento protestante del XIV<br />

secolo; viene dall’università di Oxford ed è curato di Luttervort in Inghilterra, si chiama John<br />

Wyclef.<br />

Gli storici Louis ALPHEN e Philippe SAGNAC scrivono: «In Inghilterra nasceva una nuova e<br />

più pericolosa eresia, poiché al posto di svilupparsi presso i semplici o di conservarsi tra le<br />

popo<strong>la</strong>zioni rifugiate in qualche valle inaccessibile, essa si manifesta in una delle prime<br />

università d’Europa da dove potrà facilmente spandersi fra gli scrivani di tutte le nazioni. John<br />

1024<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 E 1335 GIORNI<br />

Wyclef era nato verso il 1320 (1324, 1329, 1330) in Yorkshire; studente, poi nel 1360 preside<br />

del Balliol College, curato nel 1361 di Fillingham nel Lincolnshire, aveva trascorso <strong>la</strong><br />

maggior parte del<strong>la</strong> sua vita all’Università di Oxford dove insegnava con successo.<br />

L’università serviva prima di tutto a formare i monaci dell’ordine monastico. Conosceva a<br />

fondo i Padri... Ma sapeva <strong>la</strong> Bibbia e il Nuovo Testamento al punto che i suoi allievi<br />

l’avevano soprannominato “il dottore evangelico”» (Peuples et civilisations - Histoire<br />

génerale, t. VII, La fin du moyen âge, p. 107; cit. C. Gross, o.c., p. 13,14).<br />

«Proprio nell’anno 1360 l’università fu teatro di accesi dibattiti tra sacerdoti e professori<br />

da una parte e i monaci mendicanti che sostenevano il papa dall’altra. Appoggiati<br />

dall’opinione pubblica inglese, dai nobili e dal re, i professori di Oxford scelsero come loro<br />

campione Wyclef... Se noi dovessimo fissare con esattezza <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> Riforma,<br />

che fu un immenso movimento di ritorno all’insegnamento del<strong>la</strong> Bibbia, non esiteremmo a<br />

citare l’anno 1360, quello nel quale Wyclef divenne professore al Balliol College» (C. Gross,<br />

o.c., pp. 14,15).<br />

«Verso il 1360 apparve in Inghilterra un poema allegorico molto letto dal popolo sotto il<br />

nome di: Visioni di Pietro il <strong>la</strong>voratore. Rimproverava al<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong> simonia e l’orgoglio...,<br />

denunciava l’avarizia degli ecclesiastici e <strong>la</strong> rapacità degli inviati dal<strong>la</strong> Santa Sede incaricati di<br />

raccogliere il denaro di San Pietro. Sono queste dolenze, in parte fondate, che Wyclef<br />

formulerà con più rigore dando a loro <strong>la</strong> coesione di un sistema» (Dictionnaire de Théologie<br />

CathoIique, fascicolo LXXIII, col. 914).<br />

Dalle discussioni che ne seguirono tra l’opinione e <strong>la</strong> corte del re da una parte e <strong>la</strong> curia<br />

romana rappresentata dai monaci mendicanti dall’altra, scaturì <strong>la</strong> Riforma inglese che si estese<br />

fino in Boemia e che trovò poi in Germania nel monaco agostiniano Martin Lutero il suo più<br />

valido difensore e sostenitore. Wyclef scrisse varie opere e un commentario sull’Apocalisse.<br />

Par<strong>la</strong>ndo dei suoi scritti, Louis Alphen e Philippe Sagnac dicono: «Formu<strong>la</strong>va con una<br />

audacia tranquil<strong>la</strong> <strong>la</strong> dottrina più vigorosa e più dissolvente che si potesse elevare prima di<br />

Lutero nei confronti del<strong>la</strong> Chiesa romana. Aveva sperato che Urbano VI riformasse il mondo<br />

cattolico, ma quando il pontefice romano si difese con le armi vide, come i Fraticelli, come i<br />

Gioacchini, come i Valdesi, incarnarsi in lui l’Anticristo. Nel nome del<strong>la</strong> Scrittura, so<strong>la</strong><br />

sorgente di verità, rigettò il papato come immorale e assurdo. Restando Cristo il solo capo<br />

del<strong>la</strong> Chiesa, il primato di Pietro non si potrebbe dimostrare ed invano il suo successore<br />

rivendica una autorità infallibile, usurpa il diritto di canonizzare i morti e di scomunicare i<br />

viventi, traffica con le indulgenze, ecc.» (o.c., p. 107; cit. da C. Gross, o.c., p. 16).<br />

«Come ci si doveva attendere, Wyclef appoggiandosi sulle profezie di Daniele, di Paolo e<br />

di Giovanni, seguendo l’esempio dei Valdesi, d’Eberhardt di Salzbourg, di Milliez e Mathias,<br />

di Janow di Boemia, arrivò al<strong>la</strong> conclusione che il papato era l’Anticristo. Nel suo<br />

combattimento contro Roma, era guidato e sostenuto dai suoi simboli ispirati» (FROOM LeRoy<br />

Edwin, The Propheties of our fathers, vol. II, p. 54).<br />

Wyclef fu un uomo di una pietà esemp<strong>la</strong>re, versato nel diritto civile e canonico, avvezzo a<br />

tutte le sottigliezze del<strong>la</strong> filosofia sco<strong>la</strong>stica che gli avvaleva <strong>la</strong> considerazione degli amici e il<br />

rispetto dei nemici. Cappel<strong>la</strong>no del re, predicava contro gli abusi del<strong>la</strong> Chiesa che aveva<br />

sostituito al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Cristo e degli apostoli <strong>la</strong> propria tradizione. <strong>Quando</strong> i suoi nemici lo<br />

minacciavano con le folgori e lo votavano alle fiamme dell’inferno, lui sorrideva.<br />

Per lui «<strong>la</strong> Bibbia contiene tutta <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione... Nessun testo dei Padri o dei papi o dei<br />

concili ha valore se non nel<strong>la</strong> misura in cui si appoggia sul<strong>la</strong> Bibbia. La Bibbia e <strong>la</strong> legge di<br />

Dio, il codice unico e completo del<strong>la</strong> fede e del<strong>la</strong> morale umana. Tutti i miti del<strong>la</strong> Chiesa<br />

1025


APPENDICE N. 6<br />

provengono dall’ignoranza del<strong>la</strong> Bibbia» (Enciclopedia Cattolica, articolo Wyclef, col. 1723,<br />

1724). «Lo studio del<strong>la</strong> Bibbia dovrebbe essere l’occupazione principale del sacerdote, del<br />

religioso, del cavaliere, dell’uomo comune. La Bibbia è <strong>la</strong> carta scritta da Dio. Essa è <strong>la</strong> mol<strong>la</strong><br />

di tutte le leggi. Essa contiene tutte le verità» (Dictionnaire de Théologie Catholique, col.<br />

3594).<br />

Iniziò <strong>la</strong> traduzione del<strong>la</strong> Bibbia e <strong>la</strong> portò a buon fine. Sotto il suo impulso, i letterati si<br />

misero all’opera e una Bibbia completa, redatta in un linguaggio accessibile a tutti, fu messa a<br />

punto.<br />

Daniele scrive: «Beato chi aspetta e giunge a 1335 giorni».<br />

Aggiungendo a1 70 i 1335 anni si giunge nel 1405.<br />

Cosa avvenne in quell’anno?<br />

Già Valdesi, Albigesi e Catari, perseguitati in Francia, trovarono rifugio in Boemia dove<br />

subirono dure repressioni nel 1312, nel 1318 e per tutto il secolo.<br />

Al<strong>la</strong> fine del XIV secolo, nel 1382, dopo <strong>la</strong> morte di Wyclef, il re d’Inghilterra Riccardo<br />

prese in moglie Anna, sorel<strong>la</strong> del re boemo Vences<strong>la</strong>o. Questa unione diede origine a<br />

numerosi rapporti religiosi tra il Tamigi e il Moldau. Questi rapporti furono partico<strong>la</strong>rmente<br />

stretti tra l’Università di Praga e di Oxford, dove le dottrine di Wyclef erano insegnate<br />

apertamente.<br />

Il giovane Gero<strong>la</strong>mo da Praga, nel 1398, usufruendo di una borsa di studio, si recò ad<br />

Oxford dove studiò per tre anni. «Ritornando nel 1401, Gero<strong>la</strong>mo portò con sé un quadro che<br />

rappresentava Wyclef come principe dei filosofi, e anche due manoscritti ricopiati da lui dalle<br />

opere di Wyclef, partico<strong>la</strong>rmente dal Trialogus, che era come una riduzione di tutta <strong>la</strong> sua<br />

dottrina. Gero<strong>la</strong>mo aveva per Wyclef un culto ardente... che non ebbe nessuna pena a<br />

comunicare a un patriota ceco conquistato ancora prima come Giovanni Hus» (articolo<br />

Wyclef, in Dictionnaire de Théologie Catholique, col. 3612).<br />

Giovanni Hus era una persona nota a Praga. Diplomato in arti libere nel 1393, diplomato<br />

l’anno seguente in teologia, ordinato sacerdote nel 1400, <strong>diventa</strong>va confessore del<strong>la</strong> regina<br />

Sofia e docente del<strong>la</strong> facoltà di filosofia. Nel 1401 assumeva le funzioni di rettore<br />

dell’Università di Praga.<br />

Hus già conosceva alcuni scritti di Wyclef, ma <strong>la</strong> lettura del Trialogus lo sconvolse. Per lui<br />

il libro fu una vera rive<strong>la</strong>zione. Lo tradusse in <strong>la</strong>tino e in lingua ceca. I1 vescovo di Praga, che<br />

da principio condivideva i suoi sentimenti, lo nominò predicatore del<strong>la</strong> grande Chiesa di<br />

Betlemme. Vi predicava ogni giorno in boemo mettendo in luce le meravigliose verità<br />

bibliche che Wyclef aveva riscoperto. In poco tempo <strong>la</strong> chiesa di Betlemme divenne come una<br />

Università popo<strong>la</strong>re.<br />

Nel 1405 Giovanni Hus prendeva apertamente posizione contro <strong>la</strong> Chiesa ufficiale.<br />

«Godendo del<strong>la</strong> più alta considerazione, Giovanni Hus fu chiamato, come predicatore<br />

sinodale, a tenere al clero di Praga l’esortazione abituale, e quando estese il suo biasimo ai<br />

vescovi, ai cardinali, al papa, senza escludere nessuno, l’approvazione episcopale non gli<br />

mancò... Reso attento da questo predicatore sinodale agli abusi che si faceva del<strong>la</strong> reliquia del<br />

prezioso sangue conservato a Wilsnack, Zbynek von Hasenburg (arcivescovo di Praga) vi<br />

probì i pellegrinaggi. Per giustificare <strong>la</strong> proibizione, Hus, su desiderio dell’arcivescovo<br />

scriveva il suo memoriale: De omni sanguine Christi glorificato. Domandava ai cristiani di<br />

non cercare segni e miracoli, ma di attenersi al<strong>la</strong> Santa Scrittura... Ciò fu una vera<br />

wyclefo<strong>la</strong>tria. Le opere del maestro di Oxford furono lette nei templi e sui muri, dove si<br />

1026<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 E 1335 GIORNI<br />

scrivevano le principali proposizioni di Hus. In città come in campagna, tutto gli cedeva<br />

oramai... Tutto il popolo di Boemia è assetato di verità, non vuole conoscere che l’Evangelo di<br />

verità e le Epistole; in qualunque parte in una città, in un vil<strong>la</strong>ggio, in un castello, un<br />

predicatore del<strong>la</strong> santa verità appare, è un fiume di persone che vi accorrono in massa. Il<br />

nostro re, tutta <strong>la</strong> sua corte, i baroni e il popolo ordinario sono per <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del Cristo»<br />

(articolo Hus, in Dictionnaire de Théologie Catholique, col. 338, 342, 339-340).<br />

Siamo nel 1405, 1335 anni dopo il 70 d.C.<br />

Hus, come Wyclef, insegnava le profezie di Daniele e dell’Apocalisse e identificava<br />

l’Anticristo con Roma, <strong>la</strong> curia ed il suo clero corrotto ne erano <strong>la</strong> personificazione.<br />

Nel 1414, al Concilio di Costanza, Hus viene illegalmente condannato al rogo e nel<br />

martirio seguirà anche Gero<strong>la</strong>mo da Praga.<br />

Le basi del<strong>la</strong> grande Riforma Protestante sono gettate, so<strong>la</strong>mente il tempo e un uomo come<br />

Martin Lutero <strong>la</strong> porteranno a maturazione.<br />

«Beato chi aspetta e giunge a 1335 giorni». Questo periodo porta quindi al tempo di Hus<br />

in cui <strong>la</strong> sete e <strong>la</strong> fame del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio si fa sempre più sentire nel popolo e gli empi<br />

agiscono ancora più coscientemente in modo empio.<br />

Critica<br />

A critica di questa spiegazione, inizio 70 d.C., (vedere pp. 981,982), partico<strong>la</strong>rmente per lo<br />

scadere dei 1290 giorni/anni nel 1360, pensiamo di poter dire che questa data è in anticipo di<br />

dieci, quindici anni sul<strong>la</strong> realtà storica.<br />

Nel 1360 non iniziano ad Oxford i contrasti religiosi.<br />

Nel 1360 Wyclef è solo preside del Belliol College.<br />

Nel 1361 viene nominato parroco di Fillingham.<br />

Nel 1363 Wyclef inizia i suoi studi teologi.<br />

Nel 1370 o 1372, dopo il dottorato in teologia, Wyclef inizia ad insegnare all’Università di<br />

Oxford.<br />

È solo nel 1374 che Wyclef inizia <strong>la</strong> sua azione riformatrice (Enciclopedia Treccani).<br />

L’opera letteraria di Wyclef è tra il 1374 e il 1384.<br />

Nel maggio 1378 papa Gregorio IX si <strong>la</strong>mentò dell’insegnamento di Wyclef e gli inviò<br />

una bol<strong>la</strong> di condanna al<strong>la</strong> quale Wyclef rispose con una Protestatio e con delle Conclusiones<br />

nelle quali si eleva a forza contro il papa che identifica con l’Anticristo. Ma è solo in seguito<br />

che <strong>la</strong> sua veemenza contro <strong>la</strong> Chiesa sarà più grande, con il De potestate papae, 1379, e con<br />

il Trialogus, 1382.<br />

È dopo il 1376 che «si sviluppa in Inghilterra una corrente antipapale e anticlericale e<br />

Wyclef <strong>diventa</strong> rapidamente uno dei capi... Fu il portaparo<strong>la</strong> più dogmatico e più imp<strong>la</strong>cabile<br />

delle querele del suo paese contro il papato» (articolo Wyclef, in Dictionnaire de Théologie<br />

Catholique, col. 3588).<br />

Nel 1378 Wyclef saluta l’elezione di Urbano VI con simpatia.<br />

Il 31 dicembre 1384 muore a seguito di un attacco di paralisi avuto dopo avere assistito<br />

al<strong>la</strong> messa del 28 dicembre. Non togliendo nul<strong>la</strong> all’opera del grande preriformatore Wyclef,<br />

egli morì però in «comunione con <strong>la</strong> Chiesa». Ebbe sepoltura ecclesiastica. Successivamente<br />

si esumarono le sue spoglie per essere bruciate e sparse nel fiume Swift affluente dell’Avon.<br />

1027


APPENDICE N. 6<br />

Seconda data di inizio più attendibile: 508 d.C.<br />

A quanto presentato sopra, preferiamo questa seconda spiegazione per alcuni motivi.<br />

I due periodi profetici di 1290 e 1335 giorni/anni ci devono condurre in un tempo ben<br />

preciso nel quadro del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: «Poiché queste parole sono nascoste e sigil<strong>la</strong>te sino al<br />

tempo del<strong>la</strong> fine» (Daniele 12:9). Devono quindi trovare <strong>la</strong> loro realizzazione in un tempo<br />

partico<strong>la</strong>re. Ora il XIV secolo, sebbene sia un tempo importante per l’opera del<strong>la</strong> Riforma,<br />

non è però considerato nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica come il tempo del<strong>la</strong> fine. La Chiesa continua ad<br />

essere perseguitata e lo sarà ancora duramente nei secoli successivi, come in quelli precedenti.<br />

Inoltre Wyclef e Hus, pur essendo stati dei luminari, delle guide per il Popolo di Dio, hanno<br />

ripetuto quanto già prima di loro era stato insegnato a proposito dell’identificazione del papa<br />

con l’Anticristo. I capitoli 2, 7, 9, 10, 11 del profeta Daniele sono stati sempre abbastanza ben<br />

compresi.<br />

L’angelo caratterizza il «tempo del<strong>la</strong> fine» con un periodo di studio partico<strong>la</strong>re del libro di<br />

Daniele. Questa indagine deve portare a comprendere i brani rimasti ancora incompresi fino a<br />

quel tempo.<br />

Il tempo fissato per <strong>la</strong> fine si colloca allo scadere del XVIII secolo, quando cade<br />

l’imperialismo papale medioevale, a seguito del<strong>la</strong> Rivoluzione francese. Con lo scadere dei<br />

2300 giorni/anni di Daniele 8, si giunge al<strong>la</strong> metà del XIX secolo, tempo a seguito del quale<br />

nessuna data profetica si dovrà più realizzare (vedere i nostri Capitoli XI, p. 425 e seg., XIII,<br />

p. 507 e seg., XIV, p. 531 e seg.,). È in quel tempo che si giunge a ben comprendere «<strong>la</strong><br />

purificazione del Santuario» dopo 2300 anni dal 457 a.C.<br />

Daniele menziona <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> «continuo» tre volte nel suo testo: Daniele 8:11; 11:31 e qui<br />

nel nostro brano: 12:11.<br />

Nel contesto simbolico profetico di Daniele 8:11, il «continuo», come spieghiamo nel<br />

nostro Capitolo XI, p. 415 e seg., indica <strong>la</strong> soppressione del culto celebrato in ispirito e verità,<br />

<strong>la</strong> sostituzione del sacrificio irripetibile di Gesù Cristo compiuto al Golgota con <strong>la</strong> ripetizione<br />

irriverente del sacrificio del<strong>la</strong> messa. Con <strong>la</strong> soppressione di questo «continuo», l’opera<br />

sacerdotale di Cristo Gesù compiuta nel cielo viene sostituita da quel<strong>la</strong> miriade di<br />

intermediari, chiamati santi e martiri, che si frappongono tra Dio e gli uomini.<br />

Gesù, nel suo discorso escatologico di Matteo 24, Marco 13, Luca 21, par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong><br />

distruzione del Tempio di Gerusalemme fa riferimento a Daniele 9:27 dove <strong>la</strong> soppressione<br />

del «continuo» ed il collocamento dell’abominazione che provoca <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione ha un valore<br />

letterale, perché il brano di Daniele è del genere profetico letterale e non simbolico. Gesù cita<br />

questo testo del profeta per indicare il «segno» grazie al quale <strong>la</strong> Chiesa di Gerusalemme<br />

poteva comprendere che era giunto per lei il tempo di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> città sul<strong>la</strong> quale si sarebbe<br />

riversato il giudizio di Dio, a causa di un popolo che ostinatamente si era ribel<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> sua<br />

grazia. Di fatto, il cerimoniale israelitico, «il continuo» del Tempio, era già stato realizzato nel<br />

suo significato tipologico nel 31 d.C., al Golgota, e quindi non aveva più ragione di<br />

continuare. Quanto avviene nel 70 d.C. più che <strong>la</strong> soppressione del «continuo», sebbene si<br />

realizzi l’«abominazione che cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione», è un giudizio di Dio su un «continuo»<br />

formale ormai privo di valore.<br />

Il genere letterario di Daniele 12:11 è lo stesso di quello del capitolo 8:11,12 e 11:31 e<br />

diverso dal capitolo 9. Per questo motivo crediamo che il 70 d.C. non debba essere preso<br />

1028<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 E 1335 GIORNI<br />

quale data di partenza dei due periodi profetici. «Il continuo che cessa è l’Evangelo eterno che<br />

cessa di essere <strong>la</strong> so<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di fede» (Gustave Adolphe ROSSELET d’IVERNOIS, L’Apocalypse<br />

et l’Histoire, t. II, Paris 1878, p. 217). Per conseguenza preferiamo vedere nel «508 d.C. <strong>la</strong><br />

cessazione del continuo, <strong>la</strong> fine del culto in ispirito e verità, che fa posto a un culto<br />

paganeggiante di una Chiesa <strong>diventa</strong>ta politica e mondana» (VUILLEUMIER Jean, Les<br />

prophéties de Daniel, Genève 1906, p. 382).<br />

A sostegno di queste conclusioni possiamo indicare le seguenti quattro motivazioni.<br />

Primo. «Si può considerare <strong>la</strong> data del 507... quel<strong>la</strong> in cui Clodoveo raccolse l’eredità<br />

sociale di Roma, come <strong>la</strong> vera origine dei dieci regni del quinto Tempo, rappresentati dalle<br />

dieci corna del<strong>la</strong> Bestia dell’Apocalisse e dalle dieci dita del<strong>la</strong> statua» (AUCLIER Raoul, Les<br />

livres des Cycles, Paris 1947, p. 58, nota n. 1).<br />

Clodoveo, re dei Franchi, si convertì al<strong>la</strong> Chiesa di Roma nel 496 e i Franchi negli anni<br />

successivi seguirono l’esempio del loro re, da pagani divennero cristiani. Poi s’impegnarono a<br />

cattolicizzare, a volte anche con <strong>la</strong> forza delle armi, gli altri popoli barbarici che già avevano<br />

accettato l’arianesimo. Quest’opera fu coronata da grande successo, tanto che lo zelo dei<br />

Franchi per Roma valse al<strong>la</strong> Francia il titolo di «Figlia primogenita del<strong>la</strong> Chiesa».<br />

Crediamo quindi che all’inizio del VI secolo, nel 508, si ponga <strong>la</strong> realizzazione spirituale<br />

del<strong>la</strong> cessazione del «continuo e il rizzarsi dell’abominazione che causa <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» del<br />

nostro brano. La Chiesa, in quel tempo, <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> “potenza” dell’Evangelo per <strong>la</strong> conversione<br />

dei popoli e si appoggia sempre più per estendere il suo potere sul braccio dei re e inoltre, in<br />

quel tempo, un nuovo cerimoniale religioso, quello del sacrificio del<strong>la</strong> messa, annul<strong>la</strong> il<br />

sacrificio del<strong>la</strong> croce.<br />

Secondo. L’abate Jules Fabre d’Envieu, a commento del nostro brano, scrive a proposito<br />

del<strong>la</strong> messa: «Il sacrificio del<strong>la</strong> croce, può in effetti con una più grande ragione chiamarsi il<br />

“perpetuo”, poiché è offerto nel mondo intero in tutte le ore del giorno» (Le livre du prophète<br />

Daniel, t. II, parte II, Paris 1891, p. 1472). Infatti al Concilio di Trento si affermava: «Canone<br />

I: Se qualcuno dirà che nel<strong>la</strong> messa non si offre a Dio un vero e proprio sacrificio... Canone II:<br />

Se qualcuno dirà che con quelle parole: “Fate questo in memoria di me” (Luca 22:19; 1<br />

Corinzi 11:24) Gesù Cristo non costituì gli Apostoli e non ordinò che essi e gli altri sacerdoti<br />

offrissero il suo corpo e il suo sangue, sia scomunicato. Canone III: Se qualcuno dirà che il<br />

Sacrificio del<strong>la</strong> Messa è soltanto di lode o di ringraziamento o nuda commemorazione del<br />

sacrificio del<strong>la</strong> Croce e non veramente propiziatorio, oppure che giova soltanto per chi se ne<br />

ciba e che non si deve offrire per i vivi e i defunti, per i peccati, pene e soddisfazione ed altre<br />

necessità, sia scomunicato.<br />

La Chiesa pertanto, ripetendo il gesto eucaristico del suo fondatore, compie un vero e<br />

proprio sacrificio, quello stesso che offrì Gesù» (Enciclopedia Cattolica, articolo Messa, pp.<br />

760,762).<br />

Allo stabilimento del<strong>la</strong> Cena, quale messa o sacrificio, si giunge lentamente attraverso i<br />

secoli. Infatti, «durante i primi tre secoli, non è per nul<strong>la</strong> questione di sacrificio, né di<br />

ob<strong>la</strong>zione, né di messa. La frazione del pane era un atto puramente umano, fatto in ricordo di<br />

Gesù. Ma verso il 450 è certo che il papa S. Leone (440-461) par<strong>la</strong> dell’ob<strong>la</strong>zione, del<br />

sacrificio e del<strong>la</strong> messa. Il ricordo del<strong>la</strong> cena è da quel momento cambiato in un rinnovamento<br />

del sacrificio di Gesù, e ciò diventò molto evidente sotto Gregorio il grande (590-604), verso<br />

il 600. (Pur non avendo trovato una data storica precisa) Ci sembra che si possa dire che<br />

dall’inizio del VI secolo, <strong>la</strong> messa fece cessare il sacrificio di Gesù o il continuo, e il momento<br />

era venuto in cui l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione poteva essere introdotta nel seno del<strong>la</strong><br />

1029


APPENDICE N. 6<br />

Chiesa di Gesù. (Quindi Daniele 12:11 indicherebbe) che il continuo o il sacrificio unico di<br />

Gesù, che è <strong>la</strong> sua perfetta obbedienza, sia considerato come insufficiente e rinnovato ogni<br />

giorno nell’abominevole sacrificio del<strong>la</strong> messa» (BRISSET J. Pierre, Les prophéties<br />

accomplies, Paris 1906, pp. 50, 51, 104). (Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra<br />

parentesi).<br />

Terzo. Ancora prendiamo le parole dell’abate J. Fabre d’Envieu che crediamo apportino<br />

un contributo al<strong>la</strong> comprensione del nostro testo. Scrive: «Questa abominazione del culto<br />

messianico deso<strong>la</strong>to sarà... <strong>la</strong> persona stessa dell’Anticristo» (o.c., t. II, p. 1472). È con papa<br />

Leone I (circa 450) che il titolo pagano di pontifex maximus viene ereditato dai Cesari e il<br />

culto all’imperatore viene col tempo fatto al Vescovo di Roma, del quale Daniele,<br />

descrivendone l’opera, dice: «Si elevò fino al capo di quell’esercito, gli tolse il “perpetuo”, e<br />

il luogo del suo santuario fu abbattuto. L’esercito gli fu dato in mano col sacrificio perpetuo a<br />

motivo del<strong>la</strong> ribellione...; gettò a terra <strong>la</strong> verità, e prosperò nelle sue imprese» (Daniele<br />

8:11,12). L’apostolo Paolo scrive di lui: «S’innalzerà sopra tutto quello che è chiamato Dio od<br />

oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e<br />

dicendo ch’egli è Dio» (2 Tessalonicesi 2:4).<br />

Quarto. Conseguenze delle tre motivazioni precedenti nei secoli successivi. J. Vuilleumier<br />

commentando Daniele 11:31 scriveva: «Il santuario, <strong>la</strong> fortezza e il continuo sembrano essere<br />

termini sinonimi... e tutto sembra un susseguirsi, una accentuazione del<strong>la</strong> lotta contro <strong>la</strong> santa<br />

alleanza del versetto precedente. Non si tratta so<strong>la</strong>mente di una irritazione contro <strong>la</strong> santa<br />

alleanza e di una intesa con coloro che <strong>la</strong> rinnegarono, ma di una profanazione del<strong>la</strong> verità in<br />

ciò che essa ha di più intimo, di più sacro, e di una persecuzione aperta del culto in spirito e<br />

verità per mettere al suo posto l’abominazione che causa <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione. ... Il santuario del<strong>la</strong><br />

verità e del<strong>la</strong> santità era profanato. Il candeliere (Apocalisse 1:20) del cristianesimo<br />

apostolico, che avrebbe dovuto bril<strong>la</strong>re di una pura e continua luce, era spento; o almeno <strong>la</strong><br />

sua luce non era più visibile nel<strong>la</strong> fortezza del<strong>la</strong> cristianità, e si era dovuta rifugiare nei luoghi<br />

ritirati. La Chiesa pura... si era nascosta nel “deserto” (Apocalisse 12:6,14). Bernard di<br />

C<strong>la</strong>irvaux (San Bernardo 1091-1151) scriveva al papa Eugenio III: “Ah! che prima di morire<br />

io veda rifiorire <strong>la</strong> Chiesa dei giorni antichi, che io <strong>la</strong> veda tale e quale era ai giorni in cui gli<br />

apostoli gettavano le loro reti, quando si occupavano, non di ammassare dell’oro, ma di<br />

guadagnare le anime!”. E aggiungeva: “Il papa non potrebbe essere contemporaneamente un<br />

successore di Pietro e un successore di Costantino, che riunisce <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> potenza<br />

temporale e del<strong>la</strong> potenza spirituale. Volerle unire tutte e due, è esporsi a perderle tutte e due”.<br />

Par<strong>la</strong>ndo del papato nel IX secolo, il cardinale Boronio scriveva nei suoi Annales: «... Mai<br />

prima dei preti e dei papi commisero tanti adulteri, rapimenti, incesti, imbrogli e omicidi; e<br />

mai l’ignoranza del clero è stata così grande come durante questo deplorevole periodo... In<br />

questo secolo, si vede l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione nel tempio del Signore; e sul<strong>la</strong><br />

cattedra di San Pietro, riverita dagli angeli, si vedono seduti gli uomini più empi, non dei<br />

pontefici, ma dei mostri”. È un commento poco sospetto e fatto nei termini stessi utilizzati<br />

dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>!» (J. Vuilleumier, o.c., pp. 337,338).<br />

Per quanto riportato sopra crediamo si possa dire che con l’inizio del VI secolo e con <strong>la</strong><br />

data del 508 d.C. si assiste ad una evoluzione importante che caratterizzerà <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei secoli<br />

successivi.<br />

Il 508 indica <strong>la</strong> soppressione del «continuo», cioè dell’abolizione del culto in spirito e<br />

verità al Signore, sostituito anche dal<strong>la</strong> messa, ed è il tempo in cui si innalza «l’abominazione<br />

che cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» che esprime il manifestarsi del culto all’Anticristo e il<br />

cristianesimo s’impone con <strong>la</strong> forza delle armi e mediante l’autorità dei re sui propri sudditi.<br />

1030<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 E 1335 GIORNI<br />

Se al 508 aggiungiamo i 1290 giorni/anni arriviamo al 1798, anno in cui l’Anticristo<br />

riceve <strong>la</strong> ferita mortale e cessa <strong>la</strong> sua supremazia.<br />

Se al 508 aggiungiamo i 1355 giorni/anni arriviamo al 1843 periodo nel quale scadono i<br />

2300 giorni/anni tempo per il quale c’è motivo per essere felici, come riporta Daniele.<br />

Per coloro che non ritengono che il nostro testo di Daniele sia stato spiegato con<br />

sufficienza riportiamo quanto scrive il Commentario Avventista: «Si pensa che si tratti qui di<br />

uno dei passi del<strong>la</strong> Scrittura sui quali uno studio ulteriore getterà più luce. Se i 1290 e i 1335<br />

giorni cominciano nello stesso tempo, l’ultimo periodo arriva all’anno 1843, data significativa<br />

in rapporto con il più grande risveglio avventista in America, conosciuto sotto il nome di<br />

movimento millenarita» (Seventh-day Adventist Bible Commentary, vol. IV, p. 881).<br />

È in quel<strong>la</strong> data (1843-1844) che si possono vedere realizzate le parole di Daniele: «Molti<br />

saranno purificati, imbiancati, affinati». Coloro che avevano creduto che Gesù sarebbe<br />

dovuto ritornare nel 1844, e che si erano veramente preparati ad incontrarlo, soffrirono per gli<br />

scherni che seguirono a causa del<strong>la</strong> loro fede e per <strong>la</strong> delusione del<strong>la</strong> mancata realizzazione<br />

del<strong>la</strong> loro aspettativa. «Ma (in quel tempo) gli empi agirono empiamente; e nessuno degli<br />

empi capì». Coloro che rifiutarono <strong>la</strong> predicazione dell’avvento non si prepararono e rimasero<br />

nell’apostasia del<strong>la</strong> loro chiesa. L’esperienza di quel risveglio fu veramente un motivo di<br />

felicità. È da quel risveglio, dal desiderio di essere pronti per il Signore che viene a prendere<br />

<strong>la</strong> sua sposa, che prese vita <strong>la</strong> Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno. Essa oggi si<br />

presenta al mondo come <strong>la</strong> Chiesa che realizza <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, sia perché è sorta dallo studio di<br />

questa, sia perché mediante <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> profetica sa dare al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del nostro mondo il suo<br />

significato e annunciare il suo compimento futuro.<br />

Inizio e fine dei 1260, 1290 e 1335 giorni-anni come interpretati attraverso i secoli<br />

Daniele 12:7: «Un tempo dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo»:<br />

- 62 a.C. - 1198 d.C.: B.O. AMYRAUT, Introduction, pp. 19,23;<br />

- verso 364 Anonimo, Traté, 1679, pp. 33,34;<br />

- 406 d.C. - 1666: Anonimo, Romae ruina, pp. 5,6;<br />

- 426 - 1686: E.T. EYTON, p.62;<br />

- 430 - 1690: J. PURVES, p. 12,50; vol. II, pp. 3.4.6;<br />

- 455 - 1715: G. BURTON, Supplement, p. 74. Postscriptum, p. 4: 1764-49=1715<br />

- 49 -1715; W. BURNET, pp. 104-128,166;<br />

- 476 - 1735: SEITZ, Apoc., pp. 40-43;<br />

- 507/508 - 1797/1798 J. CUMMING, Explication, p. 150;<br />

- 519 - 1779: F.H. BERICK, An Investig., p. 20; H.W. LOWELL, p. 28;<br />

- 519 - 1780: J. CUMMING, nel<strong>la</strong> sua carta profetica 1854;<br />

- 520 - 1780: M.L. CLARK, pp. 24,25;<br />

- 532/533 - 1792/1793: J. CUMMING, Red. draweth, p. 156;<br />

- 533 - 1792: W. CUNINGHAME, The political, p. IX; A.E. HATCH, pp. 107,133;<br />

E. IRVING, The Proph. Work, pp. 651-660;<br />

- 533 - 1793: E.P. CACHEMAILLE, Harmony, pp. 128,129; M. HABERSHON, Guide,<br />

pp. 63-70; E. IRVING, On the proph., pp. 7,8; R.C. SHIMEALL, Age<br />

of the World, 1842, pp. 261,270; W.C. THURMAN, Our Bible, 3 a<br />

ed. pp. 129,206,208;<br />

- 537 - 1797: T. CRINSOZ, Abrégè, pp. 31-37;<br />

1031


APPENDICE N. 6<br />

- 538 - 1798: J. LITCH, Prophetic, vol. II, p. 122; G.G. RUPERT, Time, 3 a ed., p.<br />

95; J. VUILLEMIER, Les proph. de Daniel, p. 380; S. BLISS,<br />

Inconsistencies, p. 61; W. MILLER, Evidence, p. 104; W. NEWTON,<br />

Lectures, 1859, pp. 104-107;<br />

- 575 - 1835: W.A. HOLMES, The Time, p. 79;<br />

- 583 - 1843/1844: M. HABERSHON, Giude, pp. 63-70;<br />

- 584 - 1844: J.A. BROWN, pp. XLI,111,137,372;<br />

-601/610 - 1861/1870: J.G. MURPHY, The Book, p. 139;<br />

- 606 - 1866: H. HEYCOCK, p. 125; J.I. HOLMES, The Revelt., pp. 323,440,443; J.<br />

LATHROP, pp. 4,5; W. NEWTON, Lectures, pp. 104-107; Et. SMITH,<br />

Dissertation, pp. 101,102;<br />

- 606/7 - 1866/1870: C.H. HEWITT, The Seer, 1948, p. 417;<br />

- 607 - 1867: R.H. GRAVES, Terminal, p. 45;<br />

- 608 - 1868: S. RALSTON, 1842, p. 122;<br />

- 610 - 1870: J.P. BRISSET, pp. 62-64,71; W. CHAMBERLAIN, The Time, p. 54;<br />

- 630 - 1890: W.E. GIRDLESTONE, 1820, p. 59;<br />

- 636 - 1826: F.C. ROUGEMONT de, pp. 40,41; PAYRAUBE, Essai, 2 a ed., pp.<br />

161,162;<br />

- 637 - 1897: J.A. BATTENFIELD, p. 187; E.P. CACHEMAILLE, Harmony, pp. 129,<br />

129;<br />

- 666 - 1927: J.A. BATTENFIELD, p. 63;<br />

- 736 - F. NOLAN, The chronol., pp. 153-155;<br />

- 800 - 2060: W. WHITE, Providence, pp. 538,539;<br />

Questa lista potrebbe essere integrata da quanto presentiamo nel nostro Capitolo V, nota n.<br />

127, p. 262.<br />

Daniele 12:9: «al tempo del<strong>la</strong> fine»<br />

1032<br />

- 1798: A.W. ANDERSON, Some, pp. 14,15; T.M. FRENCH, Rev., 3 genn.<br />

1935, pp. 7,8, cita E. WHITE, The Grand Controvercy, p. 356; J.E.<br />

GREGORY, Imminent, p. 91,191; S.N. HASKELL, Story, pp.<br />

16,278,299-301; J.G. LAMSON, pp. 77,80,90;<br />

- 1844 W.J. FITZGERALD, pp. 17-19,25,26; D. FORD, Daniel, p. 281; J.<br />

VUILLEUMIER, The King, n. 2, 1950, pp. 3,4;<br />

Daniele 12:11: «milleduecentonovanta giorni»<br />

- 42 - 1332: T. LINDER, 1947, p. 114;<br />

- 62 - 1352: Salomon ben Isaac Jarchi, detto Raschi.<br />

- 68 - 1358: Data distruzione di Gerusalemme, inizio guerra proposta da alcuni<br />

autori giudaici: Benj. ben Mosche Nahavendi, Abraham Bar<br />

Hiyya Hanasi, 1967, p. 175; Isaac ben Judah Halevi, Lévi ben<br />

Gershon, Moïse ben Hachmann; Abraham Aben Ezra, Mikraoth,<br />

p. 155;<br />

- 70 - 1360: si giunge a Wycliff: S. GARRATT, pp 186,187; M. GRANT, Divine,<br />

p. 114; C. GROSS, Témoins, 28 pp.; W. HALES, A new, vol. II, 2 a<br />

ed., pp. 493,522,524; vol. II, p. 558; C.H. HEWITT, The Seer, p. 417;<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 E 1335 GIORNI<br />

E. HEYCOCK, p. 366; E.D. HOPKINS, World, pp. 3,34; R.A.<br />

WATKINSON, p. 7;<br />

- 135 - 1425: R. FLEMING, Apocalypt, p. 57;<br />

- 335 - 1625: P. NICOLAI, Opera, p. 121;<br />

- 360 o 366-1650 o 1656: H.J. ARCHER, p. 52;<br />

- verso 364 Anonimo, Traté, 1679, pp. 33,34;<br />

- 455 - 1745: W. BURNET, pp. 104-128,166;<br />

- 476 - 1766: J. PURVES, vol. I, p. 12,50; vol. II, pp. 3.4.6;<br />

- 508 - 1798: S. BLISS, Inconsistencies, p. 61; L.R. CONRADI, Whose, p. 44; C. C.<br />

FRENCH, 1842, p. 4; J. LITCH, vol. II, p. 130; J.G. MATTESON, pp.<br />

408,409; J. VUILLEUMIER, Les Proph.,p. 383;<br />

- 519 - 1809: F.H. BERICK, An Investig., 1850, p. 20; 1853, p. 28; J. CUMMINGS<br />

nel<strong>la</strong> carta profetica 1850; J. VUILLEUMIER, Les Proph., p. 380;<br />

- 520 - 1810: M.L. CLARK, pp. 24,25;<br />

- 532/533 - 1822/1823: J. CUMMING, Red., p. 158; Yhe Last, pp. 52-56;<br />

- 533 - 1821: J. THOMAS, Elpis Isr., 4 a ed., 1867, p. 373;<br />

- 533 - 1822: E. IRVING, Babylon, pp, 129-148; R.C. SHIMEALL, Age of the<br />

World, 1842, pp. 261,270; W.C. THURMAN, Our Bible, 3 a ed., pp.<br />

129,207,208;<br />

- 533 - 1823: E. IRVING, On the proph., pp. 12,13;<br />

- 537 - 1827: T. CRINSOZ, Abrégè, pp. 31-37;<br />

- 580 - 1870: A.E.HATCH, p. 134;<br />

- 605 - 1896: J.I. HOLMES, The Reve<strong>la</strong>t., pp. 440-443;<br />

- 606 - 1896: Anonimo, Scheme, p. 182;<br />

- 610 - 1900: J.P. BRISSET, p. 71;<br />

- 622 - 1912: Menahem ben Aaron ben Zerah;<br />

- 628 - 1918: G.G. RUPERT, Time, 3 a ed., p. 95;<br />

- 636 - 1926: S. HARDY, p. 53; de ROUGEMONT F.C., pp. 40,41; PAYRAUBE,<br />

Essai, 2 a ed., pp. 161,162;<br />

- 637 - 1927: J.A. BATTENFIELD, p. 190; W.P. GOARD, p. 170;<br />

- 666 - 1956: G.A: ROSSELET, pp. 216,217; A. MADROLLE, p. 244;<br />

- 706- F. NOLAN, The chronol., pp. 153-155;<br />

- 843 - 2135: C.L. LAGRANGE, Conc., 2 a ed., p. 89;<br />

- 1335 - 2625: P. NICOLAI, vol. II, 1607, p. 121.<br />

Daniele 12:12: «milletrecentotrentacinque»<br />

- 42 - 1377: T. LINDER, p. 115;<br />

- 70 -1405: si giunge a Huss: S. GARRATT, A Comm., pp 186,187; M. GRANT,<br />

Divine, p. 16,17; C. GROSS, Témoins, 28 pp.; W. HALES, A new,<br />

vol. II, 2 a ed., pp. 493,522,524; vol. III, p. 558 HEWITT, The Seer,<br />

p. 417; E. HEYCOCK, p. 366; E.D. HOPKINS, World, pp. 3,34; R.A.<br />

WATKINSON, p. 7; G.S. FABER, The second, vol. II, p. 318;<br />

- 168 -1503: Isaac Abravanel, Praeco, 1711, pp. 561-563;<br />

- 335 - 1670: P. NICOLAI, Opera, vol. II, p. 121;<br />

- verso 364 Anonimo, Traté, 1679, pp. 33,34;<br />

- 455 - 1790: W. BURNET, pp. 104-128,166;<br />

- 476 - 1811. J. PURVES, vol. I, p. 12,50; vol. II, pp. 3.4.6;<br />

1033


APPENDICE N. 6<br />

1034<br />

- 508 - 1843: S. BLISS, Incons., p. 61; L.R. CONRADI, Whoso, p. 44; C. FRENCH, p.<br />

4; L.E. LINCOLN, p. 125; J. LITCH, Proph. Expos., vol. II, p. 130;<br />

Adv. Her., 27 novembre 1844, p. 2; J.G. MATTESON, pp. 407,408;<br />

L. van DOLSOM, The 1335 days, in Ministry, dicembre 1963, pp.<br />

31,32,35; J. VUILLEUMIER, Les Prophéties, p. 383; M.C. WILCOX,<br />

Signes, 7marzo 1942, pp. 7,8;<br />

- 510 - 1845: J. LITCH, Adv. Her., 27 novembre 1844, p. 2;<br />

- 519 - 1854: J. CUMMINGS, carta profetica;<br />

- 520 - 1855: M.L. CLARK, pp. 24,25;<br />

- - 1854/1855: F.H. BERICK Fulfilment, e COUCH, pp. 56,57;<br />

- 529/533 - 1864/1868: J. THOMAS, Elpis, 4 a ed., 1827, p. 323;<br />

- 532 - 1867: W. PILE, 1867, p. 16;<br />

- 533 - 1867: R.C. SHIMEALL, Age of the World, 1842, p. 170;<br />

- 533 - 1868: E. IRVING, Babylon, pp, 129-148; R.C. SHIMEALL, Age of the<br />

World, 1842, pp. 261,270; W.C. THURMAN, Our Bible, 3 a ed., pp.<br />

129,207,208;<br />

- 537 - 1797: T. CRINSOZ, Abrégè, pp. 31-37;<br />

- 580 - 1915: A.E. HATCH, p. 134;<br />

- 599 - F. NOLAN, The chronol., pp. 153-155;<br />

- 606 - 1941: Anonimo, Scheme, p. 182; J.I. HOLMES, The Reve<strong>la</strong>tion, vol. II,<br />

pp. 440-443; M.C. TREVILIAN, pp. 417,418;<br />

- 610 -1945: J.P. BRISSET, pp. 76,77;<br />

- 622 - 1957: B.L. BATESON, p. 20; B.C. MOWLL, The night, p. 37; J.B. NICKLIN,<br />

Divine, p. 43; J. MEIKLE, Coming, pp. 85-95, pensava che nel<br />

1957 sarebbe cominciato il regno millenario che sarebbe durato<br />

360.0000 anni so<strong>la</strong>ri;<br />

- 628 - 1963: G.G. RUPERT, Time, 3 a ed., p. 95;<br />

- 636 - 1971: S. HARDY, p. 52; de ROUGEMONT F.C., pp. 40,41; PAYRAUBE, Essai,<br />

2 a ed., pp. 161,162; W.P. GOARD, p. 170: 636+1335 anni lunari;<br />

- 637 - 1972: J.A. BATTENFIELD, p. 190;<br />

- 666 - 1956+45=2001: A. MADROLLE, p. 244; G.A. ROSSELET, L’Apocal., vol. II, p.<br />

216;<br />

- 795 - 2130: E. HUNTINGFORD, 1895, p. 65;<br />

- 843 - 2178: C.H. LAGRANGE, Concord., p. 89;<br />

- 1099 - 2434: G. BURTON, Suppl., 1768, p. 66;<br />

- - verso 1799: H.J. ARCHER, p. 53;<br />

-1407 - 2742: R. FLEMING, Apocalypt., p. 57;<br />

Martin LUTHER, Das Zwölfe Cap. Danielis, Regensburg 1560, pp. 75-82, faceva partire i<br />

due periodi 1290 e 1335 dal<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> 70 a settimana del capitolo 9 e li faceva scadere nel<br />

14 o anno del regno di Luigi IV imperatore dal 1328 al 1347, dunque nel 1341, e al 23 o anno<br />

del regno di Carlo IV, imperatore dal 1355 al 1378, dunque nel 1377.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 7<br />

APOCALISSE:<br />

AUTORE - CANONICITÀ - DATA DI COMPOSIZIONE - SCOPO -<br />

RAPPORTO CON ANTICO E NUOVO TESTAMENTO<br />

Autore<br />

L’Apocalisse, a causa del suo genere letterario, è stato il libro del<strong>la</strong> Bibbia, e in partico<strong>la</strong>re<br />

del Nuovo Testamento, più discusso.<br />

Ernesto Kasemann, che è considerato tra i massimi teologi tedeschi contemporanei, a<br />

proposito del<strong>la</strong> paternità dell’Apocalisse scrive: «Il problema dell’autore degli scritti<br />

giovannei è stato dibattuto appassionatamente durante un secolo, ma senza risultati definitivi.<br />

Il cerchio di coloro che mantengono l’autenticità apostolica…, si restringe sempre di più…<br />

Appare sempre più problematico che l’Apocalisse possa avere lo stesso autore dell’Evangelo<br />

e delle Epistole…» (Ernest KASEMANN, Exegetische Versuche und Besinnungen, I, XX,<br />

Goettingue 1964, p. 169; cit. da BRÜTSCH Charles, La c<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, Genève 1966,<br />

p. 399). Lo stesso autore scrive: «Degli autori dei vangeli, degli Atti e dell’Apocalisse<br />

conosciamo so<strong>la</strong>mente il nome. È ormai certo che non si tratta di discepoli del Gesù<br />

terreno…» (Appello al<strong>la</strong> libertà, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1972, p. 130).<br />

Questa posizione così assoluta non riteniamo sia valida. Basandosi su presupposti tuttora<br />

poco sostenibili, si consideravano le visioni dell’Apocalisse avvenute in date diverse. I più<br />

intransigenti negavano <strong>la</strong> paternità apostolica mentre i più moderati accettavano <strong>la</strong> paternità di<br />

alcuni brani cuciti assieme, da un autore cristiano, a una apocalisse anonima di un giudeo<br />

anonimo.<br />

Ognuno di questi teologi ha una sua posizione critica, ma le varie critiche «si<br />

contraddicono mutualmente quando si tratta di dire quali siano state le sorgenti e in che cosa<br />

siano consistiti questi rimaneggiamenti» (BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV,<br />

L’Apocalypse, 3 a ed. rivista ed aumentata da Alfred SCHRŒDER, Lausanne 1905, pp. 318,<br />

319). A. HIRSCHT, (Die Apocalypse und ihre neueste Kritik, Leipzig 1895) ha dimostrato<br />

molto bene come i critici si refutino a vicenda.<br />

Ugualmente però si scrive: «Si ammette abbastanza comunemente oggi che essa ripresenti<br />

sotto <strong>la</strong> sua forma attuale il rimaneggiamento critico di uno scritto fondamentale giudeo, o<br />

almeno che l’autore cristiano ha assolutamente utilizzato degli elementi giudaici» (M. SIMON,<br />

Retour du Christ et réconstruction du temple dans <strong>la</strong> pensée chrétienne, extr. de Mé<strong>la</strong>nges; M.<br />

GOGUEL, Aux sources de <strong>la</strong> tradition chrétienne, Neuchâtel 1950, p. 254, cit. da C. Brütsch,<br />

o.c., p. 402).<br />

Contro questa posizione è sufficiente constatare l’uniformità di linguaggio in tutte le sue<br />

parti.<br />

Il cattolico ALLO Ernest Bernard Marie, professore all’Università di Fribourg, nel<strong>la</strong> sua<br />

opera S. Jean, l’Apocalypse, 3ª ed., Paris 1933, dopo aver considerato nelle pagine CXLIV-<br />

CLXX il vocabo<strong>la</strong>rio, <strong>la</strong> grammatica, gli articoli, gli aggettivi pronominali, i pronomi, i verbi,<br />

le forme verbali, <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità del<strong>la</strong> sintassi, le preposizioni e le congiunzioni, lo stile,<br />

conclude: «Vogliamo ora formu<strong>la</strong>re qualche apprezzamento d’insieme? Prima di tutto, <strong>la</strong><br />

lingua e lo stile sono uno… » (p. CLXIX). «Noi possiamo par<strong>la</strong>re dell’Apocalisse come di un<br />

libro dovuto ad un solo autore» (p. CLXIV). «L’Apocalisse è certamente di una so<strong>la</strong> mano, e<br />

costruita su un piano rigoroso, scritta in un linguaggio notevole, unico in tutta <strong>la</strong> letteratura…<br />

L’unità d’autore è un fatto acquisito dal<strong>la</strong> vera critica oggettiva» (p. CLXXIX).


APPENDICE N. 7<br />

Contrariamente alle specu<strong>la</strong>zioni moderne «è costante che durante il II secolo fino al<strong>la</strong><br />

metà del III, l’Apocalisse era universalmente considerata come l’opera dell’apostolo S.<br />

Giovanni, dal<strong>la</strong> Chiesa greca come dal<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong>tina in Asia Minore come in Africa e nelle<br />

Gallie» (abate CRAMPON Auguste-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, t. V, L’Apocalypse de S.<br />

Jean, rivista dal gesuita P. A. PIFFARD, Paris 1904, p. 418).<br />

Sebbene non tutti gli scrittori del II secolo <strong>la</strong> citino, è comunque molto conosciuta.<br />

Nel commentario sull’Apocalisse di Andrea di Cappadocia (VI secolo), si menziona Papia<br />

(65-130), vescovo di Gerapoli, come una persona che ha ascoltato Giovanni al quale<br />

attribuisce <strong>la</strong> paternità dell’Apocalisse.<br />

Giustino martire (100-165), che abitava ad Efeso nel 135, dove l’apostolo visse per diversi<br />

anni, nel suo Dialogo contro (il giudeo) Trifone, 81: 4, scritto tra il 150 e il 160, diceva:<br />

«Anche fra noi, un uomo di nome Giovanni, uno degli Apostoli di Cristo, avendo avuto una<br />

rive<strong>la</strong>zione (Apocalisse), ha predetto che coloro che hanno creduto al nostro Cristo si<br />

rallegreranno mille anni in Gerusalemme, e che dopo questo avverrà <strong>la</strong> resurrezione generale<br />

ed eterna».<br />

Ireneo (132-200), discepolo di Policarpo che era stato discepolo di Giovanni, nato a<br />

Smirne, chiama l’autore dell’Apocalisse «Giovanni, discepolo del Signore» (Contro gli<br />

Eretici, II, 22, 5; III, 3, 4; IV, 20, 11; 30: 4; V, 26, 1; 35, 2). Difendendo l’esattezza del<br />

numero 666 contro <strong>la</strong> variante 616, si appel<strong>la</strong> «al<strong>la</strong> testimonianza di coloro che hanno visto<br />

Giovanni faccia a faccia» (o.c. V, 30, vedere anche 35). (Vedere Eusebio, Histoire<br />

ecclesiastique, V, 8). Ireneo è testimone delle lettere che <strong>la</strong> Chiesa di Lione e di Vienna nel<br />

Delfinato scrivono alle Chiese dell’Asia a causa delle persecuzioni del 177. Queste Chiese<br />

prendono a prestito delle immagini dell’Apocalisse: «Questa persecuzione è l’opra del<strong>la</strong><br />

bestia» (Eusebio, o.c., V, 1, chiaramente si menziona il capitolo 13 di Apocalisse). Coloro che<br />

<strong>la</strong> subiscono sono «i fedeli di Cristo che seguono l’Agnello dovunque egli vada» (Apocalisse<br />

14:4), rifiutando con umiltà il titolo di martiri, di testimoni, riservandolo a Cristo «il testimone<br />

fedele e verace, il primogenito tra i morti, il principio del<strong>la</strong> creazione di Dio» (Apocalisse 1:5;<br />

3:14). Il sangue sparso «eccita sempre di più il furore dei legati e del popolo, simile al<strong>la</strong><br />

collera d’una bestia», non ci si deve stupire di questo, poiché vi si vede <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong> «affinché <strong>la</strong> Scrittura sia compiuta». E <strong>la</strong> «Scrittura» non è altro che <strong>la</strong> dichiarazione<br />

di Apocalisse 22:11, riportata paro<strong>la</strong> per paro<strong>la</strong>.<br />

Nel 180 d.C., Melitone, vescovo di Sardi, consacra uno studio all’Apocalisse di cui<br />

conosciamo so<strong>la</strong>mente il titolo: Sul Diavolo e sull’Apocalisse di Giovanni (Eusebio o.c., IV,<br />

26).<br />

Clemente Alessandrino (150-215) ha commentato l’Apocalisse e dice che l’autore è<br />

Giovanni l’apostolo (Praed. B. II).<br />

Origene (185-253) ne spiega diversi passi e considera l’apostolo Giovanni come l’autore<br />

dell’Apocalisse, dell’Evangelo e del<strong>la</strong> prima lettera.<br />

Tertulliano in Africa cita sovente l’Apocalisse come opera di Giovanni.<br />

Ippolito (prima metà III secolo), discepolo di Ireneo, ha fatto un commentario<br />

sull’Evangelo e sull’Apocalisse di Giovanni del quale possediamo so<strong>la</strong>mente alcune citazioni.<br />

Il primo commentario completo sull’Apocalisse è di Vittorino, vescovo di Pettau, un Siro,<br />

morto martire sotto Diocleziano nel 303. Attribuisce <strong>la</strong> paternità di questo scritto a Giovanni<br />

l’evangelista.<br />

Nel II secolo iniziano le prime opposizioni all’Apocalisse e sono causate da motivi di<br />

ordine dottrinale.<br />

L’eretico Marcione (85-160) attribuisce gli scritti di Giovanni a Cerinto.<br />

1036<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


APOCALISSE: AUTORE - CANONICITÀ - DATA DI COMPOSIZIONE - SCOPO - RAPPORTO CON A. E N. TESTAMENTO<br />

Caio, oscuro pre<strong>la</strong>to romano, verso il 211, nel<strong>la</strong> sua polemica contro il montanista Proclus,<br />

pretende che il libro sia stato scritto da Cerinto con il nome di Giovanni. Egli ritiene carnale <strong>la</strong><br />

visione del millennio, perché non <strong>la</strong> capì, e quindi ne negò l’autenticità. Contro di lui si levò<br />

Ippolito.<br />

Il critico più moderato, ma più penetrante, fu Dionigi di Alessandria (247-265) discepolo<br />

di Origene (250 d.C.). Il motivo di questa sua critica fu perché alcuni vescovi d’Egitto, di cui<br />

il principale era Nèpos d’Arsinoè, volendo reagire all’allegoria spinta di Origene, cadde<br />

nell’eccesso opposto interpretando letteralmente alcuni passi dell’Apocalisse, avvicinandosi<br />

al grosso<strong>la</strong>no millenarismo giudaico. Dionigi, anziché dare una spiegazione più sana di quei<br />

passi e confutare sia Origene sia Nèpos, sostenne che l’Apocalisse non era né di Giovanni né<br />

di Cerinto, ma di un altro Giovanni <strong>la</strong> cui tomba era ad Efeso accanto a quel<strong>la</strong> dell’Apostolo.<br />

Dionigi, pur non considerando l’Apocalisse opera dell’Apostolo, non ne negava però<br />

l’ispirazione. «Giovanni autore dell’Apocalisse è un uomo santo e ispirato da Dio. Ma io non<br />

accettai facilmente che questi fosse l’Apostolo» (Cit. da Oscar CULLMANN, Le Nouveau<br />

Testament, ed. PUF, Paris 1967, p. 113). Per dimostrare questo cercò di appoggiarsi sulle<br />

differenze che ci sono con i principali scritti dell’Apostolo. Questa posizione di Dionigi non<br />

ebbe successo in Egitto, dove l’Apocalisse continuò a far parte del canone, ma ebbe successo<br />

in alcune Chiese del<strong>la</strong> Palestina e del<strong>la</strong> Siria dove venne anche tolta dal<strong>la</strong> versione Piscitta,<br />

benché il grande dottore Efrem l’avesse letta e considerata sacra scrittura, attribuendone i<br />

passi a «Giovanni il teologo» e «Apostolo» (Efrem, Œuvres Grecques, II: 194, 248).<br />

Scrive J.L. D’Aragon: «Sotto l’influenza di Atanasio tuttavia viene lentamente conseguita<br />

nell’Oriente una certa unanimità. In Occidente non sorgono vere difficoltà e l’Apocalisse,<br />

come l’evangelo e le tre lettere sono accettatti come opera dell’apostolo Giovanni. Contro tale<br />

unanime accordo nessuna obiezione è sollevata fino al secolo XVI. Poi Erasmo rimette in<br />

questione l’identità dell’autore dell’Apocalisse, dell’evangelo e delle tre lettere. Per Lutero<br />

l’Apocalisse non è apostolica né profetica. A partire dal<strong>la</strong> fine del XVIII secolo gli esegeti<br />

tendono sempre più a negare l’origine apostolica dell’Apocalisse e il suo rapporto con<br />

l’evangelo di Giovanni» D’ARAGON Jean Louis, L’Apocalisse, in Grande Commentario biblico<br />

Queriniana, ed. Quiriniana, Brescia 1973, p. 1440.<br />

Obiezioni al<strong>la</strong> paternità di Giovanni l’Apostolo<br />

1. Nell’Evangelo e nelle epistole Giovanni non menziona il suo nome mentre in Apocalisse lo<br />

presenta quattro volte (1:1,4,9; 22:8).<br />

2. L’autore par<strong>la</strong> spesso di apostoli, lui non si presenta come tale, ma come profeta<br />

(Apocalisse 22:9).<br />

3. Come apostolo pone il suo nome sulle fondamenta del<strong>la</strong> città celeste, nuova Gerusalemme<br />

(Apocalisse 21:4), atteggiamento questo di presunzione.<br />

4. Diversità di linguaggio tra l’Evangelo e l’Apocalisse, e quindi questi due scritti non<br />

possono essere dello stesso autore.<br />

A queste obiezioni si può rispondere:<br />

1. Era necessario che Giovanni presentasse il suo nome. Nel momento in cui redigeva questo<br />

scritto viveva in un ambiente diverso da quello dei suoi destinatari e quindi doveva dar<br />

credito al suo scritto. Precisava il suo nome sia a testimonianza delle visioni ricevute sia<br />

anche in contrapposizione alle false apocalissi che circo<strong>la</strong>vano già al<strong>la</strong> fine del primo<br />

secolo con pseudonimi o anonime.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1037


APPENDICE N. 7<br />

2. Se fosse stato un anonimo che avesse voluto farsi passare per apostolo sarebbe stato<br />

senz’altro più preciso. I suoi destinatari sapevano bene che il suo nome, Giovanni, si<br />

identificava con l’apostolo. Se si presenta come profeta è perché si considera investito per<br />

tale missione e deve far conoscere una rive<strong>la</strong>zione ricevuta.<br />

3. Questa obiezione contraddice <strong>la</strong> precedente. Giovanni, riportando <strong>la</strong> visione avuta, non<br />

poteva tacere quanto visto a meno di peccare di falsa modestia.<br />

4. Se è vero che il greco dell’Evangelo è c<strong>la</strong>ssico mentre quello dell’Apocalisse è corrotto, i<br />

motivi sono diversi. Giovanni usa il linguaggio del popolo, dell’Asia preconso<strong>la</strong>re, quello<br />

che forse usava nelle sue predicazioni. La ragione principale sta nel fatto che l’autore<br />

dell’Apocalisse scrive sì in greco, ma pensa in ebraico. Che <strong>la</strong> sintassi del<strong>la</strong> frase sia in<br />

aramaico e lo scritto in greco lo si riconosce nelle ripetizioni dei parallelismi, nelle scarse<br />

varianti nelle forme di transizione e riproduzioni letterali di ebraismi. Non si devono<br />

sottovalutare le diverse condizioni ambientali nelle quali questi due scritti vengono<br />

composti. Giovanni scrive l’Apocalisse a Patmo, è in esilio, in prigione, forse deve<br />

compiere anche dei <strong>la</strong>vori forzati. Scrive le sue visioni forse anche c<strong>la</strong>ndestinamente, di<br />

getto e con il linguaggio che conosce. L’Evangelo, per contro, è scritto nel<strong>la</strong> tranquillità di<br />

Efeso e molto probabilmente Giovanni si è fatto aiutare nel<strong>la</strong> redazione e nel<strong>la</strong> revisione<br />

linguistica. Inoltre <strong>la</strong> diversità di linguaggio tra l’Evangelo e l’Apocalisse è data anche<br />

dal<strong>la</strong> diversità del genere letterario usato per i due scritti. Il genere apocalittico è più<br />

complesso di quello storico e narrativo dell’Evangelo. Contrariamente a quanto<br />

generalmente i critici scrivono, tra le due opere c’è una comparazione di vocabo<strong>la</strong>rio più<br />

grande di quanto non si creda, constata E. A. Allo (o.c., pp. CXLIV-CLXX, CXCIX-<br />

CCVI). Il fatto che in una medesima visione ci siano i tempi verbali al presente, al futuro e<br />

a volte al passato, manifesta <strong>la</strong> caratteristica del linguaggio dei profeti. «Anche leggendo<br />

in una traduzione alcuni passi come Apocalisse 1:1,2,4-8; 2:1-5; 3:19-22; 5:9-14; 7:9-17;<br />

21:1-6; 22, bisogna, secondo l’espressione di un grande critico, avere l’orecchio pesante<br />

per non riconoscere il suono cristallino del<strong>la</strong> voce di Giovanni» (L. Bonnet, o.c., t. IV, p.<br />

323).<br />

L’Apocalisse descrive <strong>la</strong> lotta tra il bene e il male servendosi di immagini; l’Evangelo <strong>la</strong><br />

descrive in forma morale con le parole: luce, tenebre; verità, menzogna; vita, morte.<br />

«L’autore dell’Apocalisse è proprio lo stesso dell’Evangelo e delle Epistole, cioè Giovanni<br />

figlio di Zebedeo. La tradizione è moralmente unanime nell’affermarlo. La critica interna lo<br />

conferma. Poiché <strong>la</strong> filologia, a dispetto di un certo numero di partico<strong>la</strong>rità divergenti nel<strong>la</strong><br />

grammatica - e il vocabo<strong>la</strong>rio soprattutto stabilisce l’esistenza di una lingua giovannea<br />

comune, <strong>la</strong> comparazione delle dottrine (logos, punti di vista sintattici, trascendenza<br />

dell’escatologia), rive<strong>la</strong> almeno una scuo<strong>la</strong> di pensiero giovannea. La critica propriamente<br />

letterale ci porta più lontano; essa ci fa scoprire una immaginazione giovannea spontanea e<br />

un’arte giovannea riflettuta, talmente unite, talmente personali, che rendono inverosimili<br />

l’attribuzione dei diversi scritti giovannei a due omonimi. All’opera si conosce l’operaio;<br />

questo operaio è unico, è colui che <strong>la</strong> tradizione ha indicato sempre, quando dei pregiudizi<br />

dottrinali non lo fanno deviare dal<strong>la</strong> sua linea anteriore» (E. Allo, o.c., p. CCXXI).<br />

Osserva l’abate A. Crampon: «Se dunque l’Apocalisse canonica è pseudonima, essa<br />

sarebbe stata attribuita a S. Giovanni quando ancora era vivente, o subito poco tempo dopo <strong>la</strong><br />

sua morte; ma è concepibile che il falsario abbia avuto l’ardire di indirizzare <strong>la</strong> sua opera<br />

apocrifa precisamente alle sette chiese che erano state in rapporto intimo con l’apostolo<br />

Giovanni, in mezzo alle quali aveva passato gli ultimi anni del<strong>la</strong> sua lunga vita?» (A.<br />

Crampon, o.c., p. 419).<br />

«Avendo esaminato l’ipotesi del<strong>la</strong> pseudonomia, CHARLES conclude in modo perentorio:<br />

“Non esiste <strong>la</strong> minima prova, nemmeno l’ombra di una probabilità, in favore dell’ipotesi che<br />

1038<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


APOCALISSE: AUTORE - CANONICITÀ - DATA DI COMPOSIZIONE - SCOPO - RAPPORTO CON A. E N. TESTAMENTO<br />

l’Apocalisse sia uno scritto pseudonimo” (Reve<strong>la</strong>tion, vol. I, p. XXXIX). La tesi del<strong>la</strong><br />

tradizione secondo cui l’autore di tutti gli scritti giovannei è uno solo ed è un apostolo è così<br />

antica e copiosa che è impossibile rigettar<strong>la</strong> completamente. Sembra estramamente difficile<br />

spiegare come tutte le testimonianze del II secolo possono essere state erronee» J.L.<br />

D’Aragon, o.c., p. 1441.<br />

Canonicità<br />

Sebbene in Oriente fino al V secolo ci fossero delle discussioni sul<strong>la</strong> sua canonicità, in<br />

Occidente fu sempre accettata.<br />

Il Canone di Muratori <strong>la</strong> riporta come canonica e, sebbene Eusebio (o.c., III, 25), avesse<br />

delle riserve, <strong>la</strong> pose nel Canone del<strong>la</strong> Sacra Scrittura.<br />

Col tempo anche gli Orientali più refrattari finirono per accettare <strong>la</strong> canonicità di questo<br />

libro secondo <strong>la</strong> convinzione unanime del<strong>la</strong> Chiesa universale.<br />

E. Allo scrive: «Tutte queste opposizioni non derivano che dai pregiudizi di un periodo di<br />

lotte intense, in cui certi ortodossi non avevano capito l’Apocalisse» (o.c., p. CXCVI).<br />

Sintetizziamo con le parole del cattolico E. Allo e del protestante Ch. Brütsch <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

del<strong>la</strong> canonicità: «Nessuna difficoltà di rilievo in Occidente, dove l’Apocalisse fu sempre<br />

ammessa come ispirata in tutte le Chiese. Dopo il Canone di Muratori, testimonianza romana<br />

del II secolo, tutti gli autori ecclesiastici che ebbero a par<strong>la</strong>rne… sono d’accordo». In Oriente<br />

l’intesa non si realizza che <strong>la</strong>boriosamente: «La Chiesa d’Antiochia, nonostante le critiche e i<br />

dubbi di S. Dionigi, ha sempre ritenuto l’Apocalisse nel suo canone» (E. Allo o.c., p.<br />

CCXXXII), «benché diversi autori come Crisostomo, Teodoro di Mopsueste, Teodoreto,<br />

Cirillo di Gerusalemme non <strong>la</strong> citino mai e altri come Eusebio, esitino a pronunciarsi; i<br />

cappadoci, Basilio, Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa, per contro l’ammettono. La<br />

versione ufficiale, <strong>la</strong> Pescitta, come <strong>la</strong> versione aramea, V secolo, l’ignorano; i Ne<strong>storia</strong>ni lo<br />

stesso. La Chiesa greca, nel suo insieme, fu lenta a determinarsi. I commentatori di Andrea di<br />

Cesarea, VI secolo, di Ecumenio (verso il 600) e di Areta di Cesarea (X secolo) contribuirono<br />

a far<strong>la</strong> conoscere positivamente. Il concilio di Trullo, 691, 692, l’ammise. Benché Potio (IX<br />

secolo) non l’abbia raccolta nel suo “Nomocanone”, l’Apocalisse ha il suo posto assicurato<br />

nel<strong>la</strong> Chiesa ortodossa fin da NICEFORE CALLISTO, XIV secolo e CIRILLO LUKARIS, XVII,<br />

l’accettavano definitivamente. Mentre il concilio di Trento l’ha raccolta senza tergiversazioni<br />

nel suo Decreti delle Sante Scritture, promulgato l’8 aprile 1546, da parte protestante ci fu<br />

qualche risucchio, come presso Lutero, e soprattutto presso Zwinglio. Ma l’Apocalisse figura<br />

in tutte le Bibbie protestanti fin dal XVI secolo» (C. Brütsch, o.c., p. 441). «Le confessioni di<br />

fede riformate sono unanimi nel mettere questo libro tra quelli canonici» (L. Bonnet, o.c., t.<br />

IV. p. 322).<br />

Data di composizione<br />

Coloro che attribuiscono a Giovanni l’Apocalisse sono influenzati dai loro preconcetti nel<br />

datare quest’opera che deducono secondo <strong>la</strong> spiegazione che vorrebbero sostenere:<br />

- 41-54 sotto l’imperatore C<strong>la</strong>udio<br />

- 54-68 sotto l’imperatore Nerone<br />

- 68-69 sotto l’imperatore Galba<br />

- 69-79 sotto l’imperatore Vespasiano<br />

- 81-96 sotto l’imperatore Domiziano<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1039


APPENDICE N. 7<br />

«Se alcuni esegeti dei nostri giorni pongono <strong>la</strong> redazione dell’Apocalisse prima del<strong>la</strong><br />

distruzione di Gerusalemme, nell’anno 69, è unicamente perché il loro sistema<br />

d’interpretazione esige questa data» (A. Crampon, o.c., p. 422).<br />

«Io, Giovanni, vostro fratello e partecipe con voi del<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione, del regno e del<strong>la</strong><br />

costanza in Gesù, ero nell’iso<strong>la</strong> chiamata Patmo a motivo del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio e del<strong>la</strong><br />

testimonianza…» (Apocalisse 1:9).<br />

«Ora tutta l’antichità ecclesiastica, da S. Ireneo a S. Clemente d’Alessandria fino a<br />

Eusebio e S. Gero<strong>la</strong>mo conobbe questo esilio dell’apostolo S. Giovanni a Patmo» (A.<br />

Crampon, o.c., p. 420).<br />

Ireneo verso il 150, a proposito del nome del<strong>la</strong> bestia di Apocalisse 13:18, indica quando<br />

Giovanni ebbe <strong>la</strong> visione: «Se questo nome doveva essere chiaramente conosciuto nel nostro<br />

tempo, sarebbe stato pronunciato dallo stesso autore dell’Apocalisse, poiché non è molto<br />

tempo che (questa rive<strong>la</strong>zione) è stata vista quasi nel<strong>la</strong> nostra generazione, verso <strong>la</strong> fine del<br />

regno di Domiziano» (Contro gli eretici, V, 30, 3).<br />

Eusebio assegna l’esilio nel XIV anno di regno di Domiziano (Eusebio, Cronologie).<br />

«Secondo Gero<strong>la</strong>mo (De vir. Illus., IX) Giovanni era stato deportato quattordici anni dopo<br />

<strong>la</strong> persecuzione di Nerone, cioè nel 94 del<strong>la</strong> nostra era, e sarebbe stato liberato due anni più<br />

tardi al<strong>la</strong> morte di Domiziano, nel 96. Questo genere di punizione (esilio), corrente sotto il<br />

regime romano, colpiva i personaggi politici dei quali si voleva neutralizzare l’influenza.<br />

Nello stesso tempo il deportato perdeva tutti i suoi diritti civili, e tutte le sue proprietà;<br />

<strong>diventa</strong>va un cittadino senza patria» DOUKHAN Jacques, Le cri du ciel, Dammarie les Lys<br />

1996, 28.<br />

«Noi crediamo che <strong>la</strong> critica interna confermi <strong>la</strong> testimonianza di Ireneo, e <strong>la</strong> tradizione<br />

comune; e che, per conseguenza, l’esilio a Patmo e <strong>la</strong> composizione dell’Apocalisse siano<br />

avvenute negli ultimi due anni di Domiziano» (E. Allo, o.c., p. CCXXII). Domiziano Tito<br />

F<strong>la</strong>vio, figlio di Vespasiano e fratello di Tito, nacque a Roma nel 51, fu imperatore dall’81,<br />

morì nel 96.<br />

Scopo<br />

Con <strong>la</strong> venuta del Salvatore sul<strong>la</strong> terra, con <strong>la</strong> sua morte e resurrezione, le profezie<br />

dell’Antico Testamento si realizzarono almeno nei loro dati principali.<br />

La predicazione dell’Evangelo si compie, sorge <strong>la</strong> Chiesa, varie comunità si costituiscono<br />

in tutto l’Impero e le difficoltà colpiscono sin dall’inizio i primi cristiani. Avendo accettato<br />

Cristo, si esperimenta <strong>la</strong> gioia del<strong>la</strong> salvezza; e sebbene <strong>la</strong> croce sia un punto di riferimento<br />

preciso e chiaro nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza, essa rimane sempre scandalo per i giudei e pazzia<br />

per i pagani.<br />

Il Cristo deve ritornare, lo aveva insegnato e promesso, gli Apostoli lo avevano predicato<br />

ripetutamente, ma quasi due generazioni erano trascorse da quando Gesù era salito in cielo. Di<br />

fronte alle difficoltà contingenti: il culto all’imperatore raggiungeva l’universalità, era<br />

imposto e sempre più il cesare era accettato come signore e salvatore terreno; il panteismo<br />

pagano si fondeva con gli interessi politici ed economici; l’opposizione al<strong>la</strong> Chiesa non era<br />

più so<strong>la</strong>mente ad opera dei Giudei, ma anche dei gentili; «<strong>la</strong> beata speranza», il trionfo<br />

dell’Evangelo, del<strong>la</strong> verità, poteva svigorirsi nel<strong>la</strong> mente dei cristiani anche se gli Apostoli<br />

avevano già scritto nelle loro lettere i destini futuri e gloriosi che <strong>la</strong> Chiesa avrebbe avuto.<br />

È in questo clima di difficoltà e di speranze che Dio prende l’iniziativa. Tramite Cristo<br />

Gesù che invia il suo angelo, fa pervenire a Giovanni <strong>la</strong> sua Rive<strong>la</strong>zione sul futuro, su quanto<br />

1040<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


APOCALISSE: AUTORE - CANONICITÀ - DATA DI COMPOSIZIONE - SCOPO - RAPPORTO CON A. E N. TESTAMENTO<br />

«deve avvenire in breve» (Apocalisse 1:3), attraverso quali difficoltà <strong>la</strong> Chiesa dovrà passare<br />

e come il piano del<strong>la</strong> salvezza si realizzerà. Il soggetto dell’Apocalisse è il trionfo definitivo di<br />

Cristo su Satana, anche tramite <strong>la</strong> sua Chiesa.<br />

«L’Apocalisse resta, per <strong>la</strong> Chiesa di tutti i tempi, <strong>la</strong> sorgente al<strong>la</strong> quale può attingere <strong>la</strong><br />

conso<strong>la</strong>zione e gli incoraggiamenti di cui essa ha bisogno nei giorni del<strong>la</strong> prova» (L. Bonnet,<br />

o.c., t. IV, p. 346).<br />

«L’idea divina che sussiste, <strong>la</strong> nota forte e vibrante che attraversa tutto il libro, è quel<strong>la</strong> di<br />

una immortale speranza… Il mondo può ben scatenarsi con rabbia contro <strong>la</strong> Chiesa, Cristo<br />

regna e distruggerà <strong>la</strong> potenza insolente degli avversari e dei persecutori… La Chiesa del<strong>la</strong><br />

nostra epoca ha bisogno, come quel<strong>la</strong> delle origini, di temprarsi al contatto di queste pagine<br />

forti e virili. Così possiamo dire che, come scritto parenetico dirigendo gli sguardi verso<br />

l’avvenire e nello stesso tempo in cui afferma le esigenze del<strong>la</strong> giustizia divina, l’Apocalisse<br />

di Giovanni conserverà in tutti i tempi il suo alto valore religioso…» (BOVON J., Théologie du<br />

Nouveau Testament, t. II, 2ª ed., p. 477).<br />

Rapporto con l’Antico e il Nuovo Testamento<br />

«Non c’è nessun commentatore che non abbia fatto rilevare <strong>la</strong> stretta re<strong>la</strong>zione che esiste<br />

tra l’Apocalisse e l’Antico Testamento» (C. Brütsch, o.c., p. 411). «L’Apocalisse di S.<br />

Giovanni potrebbe essere definita, fino a un certo punto: una rilettura dell’Antico Testamento<br />

al<strong>la</strong> luce dell’avvenimento del cristianesimo. A questo proposito non ci sono libri nel Nuovo<br />

Testamento che siano più interessanti e suggestivi» (FEUILLET André, L’Apocalypse, état de <strong>la</strong><br />

question, Paris 1963, p. 65).<br />

«Nessuno dei libri del Nuovo Testamento presenta con l’Antico affinità così complesse<br />

come l’Apocalisse di S. Giovanni. Dal solo punto di vista verbale, nessun altro tra loro ne<br />

trascrive un così grande numero di frammenti. Essa utilizza soprattutto i libri profetici, ma non<br />

attinge meno dal Pentateuco e dagli Scritti. Nel corso del<strong>la</strong> lettura si possono rilevare circa 47<br />

elementi tolti al libro di Isaia, 45 da Daniele e 55 da Ezechiele, ma non si trovano meno di 33<br />

reminiscenze dall’Esodo e dai Salmi. Essa prende a imprestito 24 libri dell’Antico<br />

Testamento. In totale, si può stimare che <strong>la</strong> settima parte del<strong>la</strong> sua sostanza è costituita dalle<br />

parole dell’Antico Testamento. Ma Giovanni non trascrive una so<strong>la</strong> volta un passo del<strong>la</strong><br />

lunghezza corrispondente a due versetti. È pure molto raro che le sue reminiscenze coprano un<br />

versetto intero» (LESTRINGANT Pierre, Essai sur l’unité de <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion Biblique, Genève,<br />

Paris 1942, p. 148).<br />

Il Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. Westphal, t. I, p. 213, articolo Citation de<br />

l’Ancien Testament dans le Nouveau Testament, fa rilevare che 453 sono il numero delle<br />

reminiscenze dell’Antico Testamento.<br />

I libri partico<strong>la</strong>rmente citati sono: Ezechiele del quale utilizza 23 capitoli su 48 e Daniele<br />

del quale cita 9 capitoli su 12. Il capitolo 7 è citato 12 volte.<br />

«L’Apocalisse, scritta dall’apostolo S. Giovanni, è una ricapito<strong>la</strong>zione, una concordanza e<br />

un rinnovamento di tutte le antiche profezie che si devono compiere di nuovo, dal tempo nel<br />

quale Giovanni scrive fino al<strong>la</strong> fine del mondo» (Abate Jean-Baptiste le SESNE De MENILLES<br />

d’ETÉMARE, Histoire de <strong>la</strong> Religion representée dans les Ecritures Sainte sous divers<br />

symboles, t. II, Paris 1862, p. 244).<br />

«Tutte le bellezze del<strong>la</strong> Scrittura sono riunite in questo libro: tutto ciò che c’è di più<br />

toccante, di più vivo, di più maestoso nel<strong>la</strong> Legge e nei Profeti vi riceve un nuovo splendore, e<br />

ripassa davanti ai nostri occhi per riempirci delle conso<strong>la</strong>zioni e delle grazie di tutti i secoli»<br />

(Jacques Bénigne BOSSUET, L’Apocalypse avec une explication, Paris 1689, prefazione p. 5).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1041


APPENDICE N. 7<br />

«L’Apocalisse è, in un certo senso, il suggello del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, l’ultima paro<strong>la</strong> d’Israele»<br />

(Ernest RENAN, L’Antichrist, ed. Galmann-Levy, Paris 1873, p. 462).<br />

Per quanto riguarda i rapporti con gli altri scritti degli Apostoli, «Giovanni non riprende<br />

mai da nessuna parte <strong>la</strong> testimonianza del Nuovo Testamento letteralmente, ma <strong>la</strong> modifica in<br />

tutta libertà… Così noi ritroviamo <strong>la</strong> dipendenza dell’autore nei confronti di tutto il messaggio<br />

neotestamentario, e nello stesso tempo <strong>la</strong> sua libertà nei suoi confronti. Da nessuna parte<br />

prende un soggetto senza ricrearlo nello stesso tempo» (R. HALVER, Der Mythos im letzen<br />

Buch der Bibel, Hambourg 1964, p. 70; cit. C. Brütsch, o.c., p. 417).<br />

1042<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 8<br />

APOCALISSE: GENERE LETTERARIO<br />

La paro<strong>la</strong> «apocalisse» viene dal verbo greco “apocaluo” che significa rive<strong>la</strong>re, sve<strong>la</strong>re.<br />

Suppone cose nascoste che vengono fatte conoscere.<br />

Letteratura apocalittica<br />

«Si indica con il nome “apocalittica” una letteratura religiosa fiorente, soprattutto in mezzo<br />

al popolo giudaico, intorno all’era cristiana. Essa è di natura escatologica, cioè ha lo scopo di<br />

sve<strong>la</strong>re l’avvenire riservato da Dio al<strong>la</strong> nazione giudaica e agli altri popoli del<strong>la</strong> terra… Le<br />

rive<strong>la</strong>zioni delle apocalissi non hanno riferimento al<strong>la</strong> vita religiosa e morale delle persone,<br />

al<strong>la</strong> salvezza delle anime, ma alle cose ultime e alle catastrofi che accompagneranno <strong>la</strong> fine<br />

del mondo. Gli scrittori apocalittici pretendono di attingere le loro aspirazioni e i loro oracoli<br />

non dallo studio e dal<strong>la</strong> meditazione solitaria, ma da un contatto diretto con Dio e con i suoi<br />

angeli. È tramite visioni ed estasi che entrano in possesso delle verità soprannaturali. Per dare<br />

al<strong>la</strong> loro opera un grado superiore di certezza e di autorità, essi ne attribuiscono <strong>la</strong> redazione a<br />

uomini rinomati per <strong>la</strong> loro pietà e saggezza nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele, e specialmente a quelli dei<br />

tempi più lontani… Lo pseudonimo è un segno distintivo dell’apocalittica» (Dictionnaire<br />

Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. Westphal, t. I, Paris 1932, p. 66).<br />

Il genere apocalittico, quale forma di rive<strong>la</strong>zione divina, ha <strong>la</strong> sua origine in Gioele,<br />

Ezechiele, Daniele e Zaccaria. I brani apocalittici di Isaia 24-27 vengono chiamati <strong>la</strong> “picco<strong>la</strong><br />

Apocalisse”, mentre 34,35, <strong>la</strong> “grande Apocalisse”; anche 63:1-6 è nello stesso stile. Fiorisce<br />

come stile letterario del popolo, non come rive<strong>la</strong>zione di Dio, nei periodi più difficili<br />

d’Israele, II secolo a.C., durante <strong>la</strong> persecuzione di Antioco Epifane IV e negli anni che<br />

precedettero <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e ai tempi di Barkokeba nel 135 d.C.. In questa<br />

letteratura apocrifa non si può non vedere l’influsso babilonese. Questo genere letterario si<br />

trova in India, nell’Iran preis<strong>la</strong>mico, in Egitto e nell’ellenismo. Più tardi viene coltivato tra i<br />

cristiani e nell’Is<strong>la</strong>m. Il tema centrale in questa letteratura è l’opera del Salvatore che verrà, il<br />

gran giorno in cui tutto ritornerà nell’ordine del regno celeste o paradisiaco. «A volte il genere<br />

letterario apocalittico è un pretesto per comunicare rive<strong>la</strong>zioni sul<strong>la</strong> legge, sul movimento<br />

delle stelle, sul significato del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, sul<strong>la</strong> “geografia” del cielo, sul nome degli angeli o<br />

sull’aspetto di Dio. Spesso l’apocalittica antica si preoccupa di descrivere le cosiddette “età<br />

del mondo”. In India, per esempio, si contavano quattro età del mondo, ognuna di 3000 anni<br />

(l’idea poi è passata nel Buddismo e nel Giainismo)» (FASIORI Ivo, Quell’ultimo libro tutto<br />

pieno di speranza, in Siamo pieni di Speranza, a cura di Ro<strong>la</strong>ndo RIZZO, ed. A.d.V., Falciani<br />

1992, p. 19).<br />

Tra le opere letterarie ebraiche prima di Cristo possiamo segna<strong>la</strong>re: il Libro di Enoc detto<br />

anche Enoc etiopico, scritto tra il 170 e il 64 a.C., viene citato implicitamente nel<strong>la</strong> I<br />

Tessalonicesi 5:3, in Ebrei 4:13, e in altri scritti, e una volta esplicitamente in Giuda 14; il<br />

Libro dei Giubilei (II secolo a.C.) chiamato anche Apocalisse di Mosè, il Testamento dei 12<br />

Patriarchi (II e I sec. a.C.), i Salmi di Salomone (seconda metà I secolo a.C.), alcuni scritti di<br />

Qumran: il libro delle Dottrine Misteriose, <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme, <strong>la</strong><br />

Preghiera di Nabonide, il rotolo di Melkisedech, e porzioni del Documento di Damasco, del<strong>la</strong><br />

Rego<strong>la</strong> delle guerra, del<strong>la</strong> Rego<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Comunità; a ciò si devono aggiungere i libri sibillini i<br />

cui scritti aumentarono fino al V secolo d.C..


APPENDICE N. 8<br />

Nel primo secolo dell’era cristiana si scrissero: l’Ascensione di Mosè, Adamo ed Eva, IV<br />

Esdra, l’Apocalisse di Baruch, l’Ascensione di Isaia, l’Apocalisse di Abrahamo, il Testamento<br />

di Abrahamo.<br />

La letteratura cristiana stessa produsse alcune opere: l’Apocalisse di Pietro (verso il 135),<br />

il capitolo 16 del<strong>la</strong> Didachè (tra il 100-150), l’Assunzione di Isaia (100-150), il Pastore di<br />

Erma (150), il V e il VI libro di Esdra (200-300), l’Apocalisse di Tommaso, l’Apocalisse di<br />

Paolo (III secolo), che <strong>la</strong> Chiesa, molto presto, all’unanimità non riconobbe apostoliche.<br />

Confronto tra <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> c<strong>la</strong>ssica e lo stile apocalittico<br />

Gli autori di entrambi gli scritti sostengono di avere ricevuto <strong>la</strong> propria rive<strong>la</strong>zione<br />

dall’Eterno.<br />

Le profezie c<strong>la</strong>ssiche riguardano il presente e, se si proiettano nel futuro, hanno un legame<br />

stretto con il presente. La loro realizzazione è sovente condizionata dal comportamento, dalle<br />

scelte delle persone, dal popolo. Nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> apocalittica in genere e in quel<strong>la</strong> biblica, il<br />

futuro non è condizionato, <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> è una presentazione anticipata di ciò che sarà.<br />

Il maestro A. Vaucher spiega <strong>la</strong> differenza tra il genere apocalittico e il genere letterario<br />

delle profezie ordinarie, con queste parole: «Il profeta è un oratore sacro che si indirizza ai<br />

suoi contemporanei in un linguaggio semplice e accessibile a tutti, talvolta poetico, e con<br />

immagini che colpiscono. I suoi messaggi hanno un carattere circostanziale. Essi sono<br />

indipendenti l’uno dall’altro, e possono essere studiati separatamente. Dipingono l’avvenire in<br />

quadri sprovvisti di prospettive. L’elemento cronologico ne è quasi sempre assente.<br />

L’autore di una Apocalisse è uno scrittore ispirato che si indirizza principalmente alle<br />

generazioni future, in un linguaggio cifrato, per <strong>la</strong> cui spiegazione è necessaria una chiave.<br />

Idee e fatti sono avvolti da simboli. Le immagini apocalittiche hanno un carattere di<br />

universalità che manca generalmente ai profeti ordinari. Infine <strong>la</strong> cronologia vi occupa un<br />

grande posto» (VAUCHER Alfred-Félix, Les prophéties Apocalyptiques et leur interprétation,<br />

Collonges-sous-Salève 1972, pp. 7, 8).<br />

«<strong>Quando</strong> si confronta l’Apocalisse di Giovanni con gli altri libri di questa tendenza, si<br />

constata che nel<strong>la</strong> sua forma essa appartiene indiscutibilmente a questo genere letterale. Ma su<br />

diversi punti, delle differenze sensibili si manifestano» (BRÜTSCH Charles, La c<strong>la</strong>rté de<br />

l’Apocalypse, Genève 1966, pp. 415, 416). «Bisogna pertanto segna<strong>la</strong>re che (nell’Apocalisse<br />

di Giovanni) non incontriamo una so<strong>la</strong> citazione diretta di una delle altre apocalissi che ci<br />

sono conosciute» (MARXSEN Willi, Einleitung in das Neven Testament, 1963, p. 230, cit. da<br />

C. Brütsch, o.c., p. 415).<br />

Nel Nuovo Testamento, oltre all’Apocalisse, troviamo brani nello stile apocalittico in<br />

Matteo 24, Luca 21; Marco 13 che riportano il discorso escatologico di Gesù e in brani delle<br />

lettere di Paolo a: 1 Tessalonicesi 4:13-5:6; 2 Tessalonicesi 1:4-10; 3:1-12; 1 Corinzi 15:20-<br />

28; nel<strong>la</strong> lettera agli Ebrei 12:22-29; ecc..<br />

Le differenze sensibili tra le apocalissi prodotte dal genio letterario ebraico e cristiano e<br />

quelle bibliche, in partico<strong>la</strong>re di Daniele e di Giovanni, sono:<br />

- gli autori del testo sacro non si nascondono dietro il nome di persone importanti, conosciute,<br />

menzionano il proprio nome a più riprese;<br />

- Cristo Gesù è al centro di questi libri non solo per l’opera finale. Daniele ne annuncia <strong>la</strong> sua<br />

soppressione (8:11; 9:26). Il Messia glorioso di Giovanni è tale perché è stato<br />

precedentemente immo<strong>la</strong>to e non è quello descritto nelle apocalissi giudaiche, è già venuto e<br />

ha vinto. Presentando il suo ritorno glorioso, Giovanni si rial<strong>la</strong>ccia allo scritto di Daniele;<br />

1044<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


APOCALISSE: GENERE LETTERARIO<br />

- le apocalissi bibliche, a differenza di quelle apocrife, non sono esoteriche, cioè comprensibili<br />

so<strong>la</strong>mente per coloro che conoscono l’autore;<br />

- <strong>la</strong> differenza che c’è tra le apocalissi di Daniele e di Giovanni, e quelle extrabibliche è come<br />

<strong>la</strong> distanza che divide gli evangeli canonici da quelli apocrifi. Le apocalissi apocrife sono<br />

una caricatura di quelle bibliche;<br />

- mentre le apocalissi bibliche non sono sempre determinate dal momento storico in cui vive il<br />

profeta, quelle prodotte in ambito cristiano e partico<strong>la</strong>rmente in quello giudaico sorgono in<br />

momenti di crisi sociali, politiche e religiose;<br />

- «negli scritti apocalittici giudaici apocrifi dei primi secoli a.C. si trova poi un “indurimento”<br />

delle pene finali dei pagani. Nasce in questi scritti l’idea delle “pene eterne” per i nemici del<br />

popolo di Dio. È <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione per coloro che soffrono a causa dei pagani: essi hanno <strong>la</strong><br />

certezza che al<strong>la</strong> fine i loro nemici saranno puniti in eterno con atroci torture. Quest’idea è<br />

assente nelle <strong>profezia</strong> c<strong>la</strong>ssica» (I. Fasiori, o.c., p. 21). Le pene eterne riflettono più il<br />

pensiero ellenistico, babilonese ed egiziano che <strong>la</strong> concezione del<strong>la</strong> natura dell’uomo<br />

presentata dal<strong>la</strong> Bibbia.<br />

Se il genere apocalittico da Daniele era passato agli apocrifi, «con Giovanni <strong>la</strong> tromba<br />

apocalittica cambia di bocca. Un profeta cristiano <strong>la</strong> coglie e suona delle note nuove»<br />

(COUCHOUD P.L., L’Apocalypse, Paris 1922, p. 27).<br />

«Simile al libro di Giobbe, l’Apocalisse (di Giovanni) appartiene al genere epico. È<br />

l’epopea del<strong>la</strong> lotta suprema tra Dio e Satana, per il possesso dell’umanità, come prezzo del<br />

combattimento. - Il quadro apocalittico è l’ultimo che abbia rivestito <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> dell’Antico<br />

Testamento. Esso appare per <strong>la</strong> prima volta in una maniera completa in Daniele. È una serie di<br />

visioni… il cui oggetto essenziale è sve<strong>la</strong>re lo sviluppo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità al fine di<br />

preparare il popolo di Dio a traversare vittoriosamente le lotte terribili che devono precedere<br />

<strong>la</strong> fine delle cose. - L’Apocalisse di Giovanni riassume come in un quadro tutto il contenuto<br />

profetico degli insegnamenti di Gesù e delle rive<strong>la</strong>zioni apostoliche sul<strong>la</strong> fine delle cose»<br />

(GODET Frédéric, Études Bibliques, t. II, 3ª ed., Paris, pp. 286, 287, 288).<br />

La peculiarità del linguaggio apocalittico è il simbolismo.<br />

«La forma simbolica è già nel<strong>la</strong> natura delle cose, ma essa serve a uno scopo perfettamente<br />

in armonia con il fine di questo genere di <strong>profezia</strong>. Bisogna che <strong>la</strong> volontà divina, nello stesso<br />

tempo si sveli, si veli, almeno fino ad un certo punto, davanti agli sguardi profani. È bene che<br />

l’uomo conosca l’avvenire e che pur tuttavia lo ignori, affinché sia obbligato a credere e a<br />

sperare ciò che è profetizzato… La forma simbolica risponde a questo duplice scopo, essa<br />

sve<strong>la</strong> e ve<strong>la</strong> contemporaneamente» (AUBERLEN Karl, Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S.<br />

Jean, Lausanne 1880, p. 109).<br />

«KENNETH A. STRAND (Interpreting the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Naples, Florida, 1979, pp.<br />

25,26) riassume tre motivi per i quali gli scrittori apocalittici si servono di misteriosi simboli<br />

per presentare il loro messaggio:<br />

a) Protezione. Lo scrittore voleva proteggere <strong>la</strong> comunità a cui si rivolgeva. Presentando le<br />

verità in forma criptica, compresa solo dai membri del<strong>la</strong> comunità, evitava che i<br />

persecutori potessero usare il suo scritto per trarre informazioni da usare contro i<br />

componenti del<strong>la</strong> comunità stessa.<br />

b) Illustrazione più efficace. Come dice il proverbio: “Un’immagine è più eloquente di mille<br />

parole”. Un grafico riesce a spiegare semplicemente dati complessi. Lo stesso vale per i<br />

simboli apocalittici, che spesso rappresentano verità molto complesse in modo molto<br />

semplice.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1045


APPENDICE N. 8<br />

c) Uso tradizionale. Alcuni simboli venivano usati semplicemente perché erano <strong>diventa</strong>ti<br />

parte del bagaglio culturale tradizionale del<strong>la</strong> gente, veri e propri “usi idiomatici”» (I.<br />

Fasiori, o.c., p. 27).<br />

Il simbolismo apocalittico biblico è spiegato nel testo stesso o trova il suo significato negli<br />

scritti di altri profeti.<br />

La spiegazione di questi simboli è stata da noi presentata nel<strong>la</strong> presentazione del testo.<br />

1046<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 9<br />

APOCALISSE: SISTEMI DI INTERPRETAZIONE<br />

A differenza di Daniele, al quale l’angelo dice: «Tu Daniele, tieni nascoste queste parole, e<br />

sigil<strong>la</strong> il libro sino al tempo del<strong>la</strong> fine» (12:4), a Giovanni l’angelo dice: «Non suggel<strong>la</strong>re le<br />

parole del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di questo libro, perché il tempo è vicino» (22:10). Per sette volte<br />

(Apocalisse 1:1,3; 3:11; 22:6,7,10,20 - idea espressa indirettamente 6:11; 12:12; 17:10) si<br />

ripete nello scritto dell’apostolo lo scopo del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione ricevuta: far conoscere le cose che<br />

«devono avvenire in breve».<br />

Come le profezie di Daniele coprono il tempo privo di rive<strong>la</strong>zione per il popolo d’Israele<br />

fino ai tempi del<strong>la</strong> fine, così <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Giovanni accompagna il credente dal tempo<br />

del<strong>la</strong> chiesa apostolica fino al giorno del ritorno di Gesù, al suo regno millenario, ponendolo<br />

poi nel<strong>la</strong> terra restaurata davanti all’albero del<strong>la</strong> vita.<br />

Tre sono i sistemi di interpretazione dell’Apocalisse.<br />

Preterista<br />

I commentatori che lo sostengono vedono <strong>la</strong> realizzazione delle rive<strong>la</strong>zioni di Giovanni al<br />

tempo dell’apostolo e per alcuni fino al III e IV secolo del<strong>la</strong> nostra era. L’Apocalisse<br />

descriverebbe le lotte del<strong>la</strong> Chiesa contro i pagani e i giudei e le conseguenti vittorie.<br />

Il primo autore che «applicò in una forma scientifica le visioni dell’Apocalisse al<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

del<strong>la</strong> Chiesa primitiva, è un belga, Jean Henten, prima monaco ieronimita, poi domenicano e<br />

professore al<strong>la</strong> facoltà di teologia di Louvain», visse nel XVI secolo (RIGAUX Bèda,<br />

L’Antichrist et l’opposition au Royaume Messianique dans l’Ancien et le Nouveau Testament,<br />

Paris 1932, p. 343).<br />

Scrive il maestro A.F. Vaucher: «È Louis d’ALCAZAR (1554-1613) che ha perfezionato il<br />

sistema preterista, di cui sembra essere l’inventore. Si ha di lui un’opera sull’Apocalisse,<br />

pubblicata postuma, apparsa a Lione nel 1618, e ad Anversa l’anno successivo» (VAUCHER<br />

Alfred-Félix, in Revue Adventiste, 15 juillet - 1 août 1940). «S’impegna a dimostrare che S.<br />

Giovanni ha lo scopo di dipingerci il combattimento del<strong>la</strong> Chiesa di Roma contro il<br />

giudaesimo e il paganesimo, e le numerose vittorie che essa deve riportare su questi due<br />

nemici. Dal 4° al 12° capitolo, Alcazar vede <strong>la</strong> rovina del<strong>la</strong> Sinagoga, e dal 13 0 al 20 0 quel<strong>la</strong><br />

dell’ido<strong>la</strong>tria. Dopo aver provato che <strong>la</strong> caduta di Roma è predetta nell’Apocalisse, questo<br />

autore sostiene che non bisogna intendere che si tratti del<strong>la</strong> rovina materiale del<strong>la</strong> città, ma<br />

del<strong>la</strong> trasformazione di una Roma ido<strong>la</strong>tra in una Roma cristiana. È verso questo scopo che<br />

tendono in questo commentario i penosi e inutili sforzi di Alcazar» (DRACH David Paul,<br />

L’Apocalypse, Paris 1873, p. 35; cit. A.F.Vaucher, Idem).<br />

«Fu soprattutto Bossuet (1627-1704) che donò una grande celebrità a questo sistema<br />

d’interpretazione, che egli adottò, modificò ed espose magnificamente in un’opera speciale<br />

“L’Apocalypse avec une explication”, Paris 1689. L’autorità dell’illustre pre<strong>la</strong>to, non meno<br />

che gli argomenti che ha saputo far valere, acquistarono al suo commentario un gran numero<br />

di aderenti, fra i quali si contano esegeti capaci, come Dupin, Calmet, Lallemant, Bacuez, in<br />

Francia; in Germania Hug, Stern, Allioli, Scholz, Aberle. Tra i protestanti, diversi adottarono


APPENDICE N. 9<br />

questo sistema di spiegazione, come Grotius e Wetstein» (Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible di<br />

Vigouroux; t. I, Paris 1923, col. 751, 752).<br />

Sebbene «il sistema preterista spiega in maniera soddisfacente certe porzioni<br />

dell’Apocalisse, tuttavia i suoi partigiani sono costretti a confessare che questo libro ha per<br />

soggetto principale il ritorno di Cristo, avvenimento ancora futuro. (Per questo motivo) sono<br />

in difficoltà nel giustificare il silenzio che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> avrebbe mantenuto sul periodo<br />

intermedio, che si estende dal<strong>la</strong> Chiesa primitiva al<strong>la</strong> consumazioni finale» (VAUCHER Alfred<br />

Félix, Les prophéties Apocalyptiques et leur interprétation, Collonges sous Salève 1972, p.<br />

34. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto messo tra parentesi).<br />

I partigiani stessi di questo sistema hanno riconosciuto <strong>la</strong> sua debolezza.<br />

«Secondo Bossuet, l’Apocalisse ci descrive il giudizio di Dio sui nemici del<strong>la</strong> chiesa<br />

nascente: gli Ebrei (capitoli da 4 a 8 incluso), gli eretici (capitolo 9:1-12), e soprattutto Roma<br />

pagana (capitoli 9:12 al capitolo 19 incluso). Il capitolo 20 si riporta direttamente agli ultimi<br />

tempi del mondo, che sono inoltre annunciati simbolicamente nel corpo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: per<br />

esempio, <strong>la</strong> persecuzione romana è figura di quel<strong>la</strong> dell’anticristo. Ma Bossuet si rifiuta di fare<br />

<strong>la</strong> minima ipotesi sul<strong>la</strong> maniera in cui le cose si svolgeranno in questo avvenire lontano»<br />

(Dictionnaire..., col. 1865). Bossuet scrive: «Del resto, io non pretendo per nul<strong>la</strong> di entrare<br />

qui in dettaglio su questo senso futuro: ma quel tanto che mi pare possibile, lo vedo come<br />

impenetrabile, almeno alle mie deboli luci» (J.B. Bossuet, o.c., prefazione, p. 46).<br />

Purtroppo è oggi il sistema più diffuso sia in ambito cattolico che protestante.<br />

Futurista<br />

Questo sistema, a differenza del primo, considera <strong>la</strong> realizzazione dell’Apocalisse<br />

so<strong>la</strong>mente nel lontano futuro, dove tutto sarà sempre possibile. So<strong>la</strong>mente i primi tre capitoli<br />

(lettere alle sette chiese) riguarderebbero il tempo apostolico.<br />

«Il metodo escatologico, inaugurato da qualche antico, fu ripreso nel XVIII secolo da<br />

François Ribera e propagato da Viegas, Bel<strong>la</strong>rmino, Cornelius, Lapide, Menochius, Escobar y<br />

Mendoza e Sylveira» (B. Rigaux, o.c., pp. 365, 366). Lo stesso autore tra i sostenitori più<br />

recenti menziona: Zahn, Cornely, Corluy, Kohlofer, Verdunoy, Sickenberger. (Idem., p. 367).<br />

Secondo questo sistema «Nessuna <strong>profezia</strong> dell’Apocalisse si è realizzata fino a questo<br />

momento» (Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, Vigouroux, t. I. col. 752).<br />

«Coloro che hanno voluto spiegare tutta <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei primi tempi del<strong>la</strong><br />

Chiesa, o che l’hanno ristretta al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> degli ultimi tempi, e coloro che l’hanno estesa<br />

unicamente ai primi e agli ultimi secoli, hanno <strong>la</strong>sciato sussistere una <strong>la</strong>cuna di quindici<br />

secoli. Niente meno che questo» (NEGRONI Bernardino, Dell’ultima persecuzione del<strong>la</strong> Chiesa<br />

e del<strong>la</strong> fine del mondo, t. I, Fossombrone, 1861, p. 158; cit. da A. Vaucher, o.c., p. 35).<br />

In prevalenza, nell’interpretazione evangelica fondamentalista, dal capitolo 4 in poi<br />

l’Apocalisse si realizzerà nei 7 anni che precederanno il ritorno di Gesù.<br />

Tradizionale o <strong>storia</strong> continua<br />

Le posizioni precedenti sono troppo esclusiviste. Anche prendendole tutte e due assieme<br />

non si completano. Il problema rimane, troppi secoli di silenzio tra il sistema preteristico che<br />

1048<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


SISTEMI DI INTERPRETAZIONE DELL’APOCALISSE<br />

si rifà ai primi secoli e il sistema futuristico che proietta tutto nel lontano futuro. A Giovanni<br />

sono state fatte vedere le cose che si devono realizzare attraverso i secoli.<br />

Secondo il sistema che accettiamo, e che abbiamo esposto nel corso del nostro <strong>la</strong>voro,<br />

«l’Apocalisse abbraccia tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa» (Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, Vigouroux, t. I,<br />

col. 751).<br />

«Che l’Apocalisse sia <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione profetica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del cristianesimo, non può essere<br />

oggetto di un dubbio; è il sentimento dei Padri, e il testo sacro, del resto, lo stabilisce<br />

chiaramente» (Abate MICHEL M. J., Histoire du bien et du mal depuis Jésus Christ jusqu’à <strong>la</strong><br />

fin des temps d’après <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Lyon 1867, p. 4).<br />

Questo sistema si divide in due correnti. Ci sono dei commentatori che vedono nelle<br />

diverse rive<strong>la</strong>zioni avute da Giovanni delle profezie successive o consecutive e altri che vi<br />

vedono delle profezie parallele.<br />

Il francescano Pierre d’Auriole, morto nel 1322, «faceva una applicazione continua<br />

dell’Apocalisse al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa, ogni visione corrisponde ad un’epoca diversa. La<br />

visione dei suggelli si estendeva fino a Giuliano l’Apostata; quel<strong>la</strong> delle sette trombe fino<br />

all’imperatore Maurizio; quel<strong>la</strong> del dragone e delle due bestie fino a Carlomagno; quel<strong>la</strong> delle<br />

sette coppe, fino al regno dell’imperatore Enrico e al<strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Terra Santa dai<br />

crociati; quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> rovina di Babilonia fino al secolo dell’autore, dopo il quale pensava che<br />

l’anticristo sarebbe dovuto apparire» (BOVET François de, L’Esprit de l’Apocalypse, Paris<br />

1840, p. 81).<br />

Edouard Reuss affermava: «Tutte le scene di dettaglio che il profeta fa passare sotto gli<br />

occhi dei suoi lettori si uniscono a un solo e stesso filo cronologico, che non si rompe da<br />

nessuna parte, che non si ripiega mai su se stesso per formare delle linee parallele, ma che<br />

progredisce sempre, fino a raggiungere il termine finale» (REUSS Edouard, L’Apocalypse,<br />

Paris 1878, pp. 17, 18).<br />

«Questo sistema ha qualcosa di seducente per delle menti geometriche - scrive il maestro<br />

A. Vaucher - È stato riassunto in qualche paro<strong>la</strong> da DIGBY William, (Courte Explication des<br />

sceaux et des trompettes de l’Apocalypse, Paris 1839, p. 102): “La settima tromba comprende<br />

le sette coppe del<strong>la</strong> collera di Dio, come il settimo volume suggel<strong>la</strong>to comprende le sette<br />

trombe”.<br />

Il sistema del parallelismo è molto più antico di quello menzionato sopra, e ha un più<br />

grande numero di partigiani. E. Allo ne ha presentato una lunga lista.<br />

Tertulliano lo raccomanda di già, verso l’anno 200, nel suo trattato Sul<strong>la</strong> resurrezione<br />

del<strong>la</strong> carne, capitolo 25. È stato seguito da Vittorino de Pettau, martire sotto Diocleziano, uno<br />

dei più antichi commentatori dell’Apocalisse. Lo si ritrova nelle Omelie dello pseudo<br />

Tyconius sull’Apocalisse, come nel capitolo 20:17 del<strong>la</strong> Città di Dio di S. Agostino. Primaso,<br />

Bede il Venerabile, Ambrogio di Ansbert, Alcuino, Wa<strong>la</strong>frid Strabon, Berengario, Bruno<br />

d’Asti e l’abate Gioacchino vi si sono conformati.<br />

Nei tempi moderni, il parallelismo ha trovato innumerevoli difensori» (VAUCHER Alfred<br />

Félis, Lacunziana, II serie 1952, p. 59).<br />

Così si sono espressi alcuni rappresentanti di questo sistema, che del resto noi<br />

condividiamo.<br />

«L’Apocalisse non è una <strong>storia</strong>, ma un susseguirsi di diversi quadri, in cui <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong><br />

Chiesa è rappresentata sotto diversi punti di vista» (RONDET, Supplément à <strong>la</strong> Dissertation sur<br />

le Rappel des Juifs, 1780, pp. 237, 238; cit. A. Vaucher o.c., p. 59).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> i 1049


APPENDICE N. 9<br />

«Quattro storie complete del<strong>la</strong> Chiesa militante sotto quattro rapporti differenti, e di cui<br />

ognuno va dal primo al secondo avvento di Gesù Cristo» (NICOLAS Amédée, Conjecture sur<br />

les âges de l’Eglise et les derniers temps, 2ª ed., Paris 1881, p. 2).<br />

«Gli eruditi non arriveranno a dare dell’Apocalisse una interpretazione coerente e<br />

soddisfacente finché non avranno riconosciuto pienamente il fatto che Giovanni predisse in<br />

diverse volte gli stessi avvenimenti, sotto aspetti diversi che si completano, al posto di fare<br />

non so quale cronologia rettilinea dell’avvenire» (ALLO Ernest, in Revue Biblique, 1932, p.<br />

305; cit. A. Vaucher o.c., p. 49).<br />

«Ci sono qui sette vedute diverse dello stesso periodo» (GORDON S. A., Quiet Talks about<br />

our Lord’s Return, 2ª ed., p. 123; cit. A. Vaucher o.c., p. 59).<br />

Il pastore Antoine Reymond così si esprime: «L’Apocalisse non fa <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del regno di<br />

Dio in un racconto continuato, portandoci attraverso i secoli dal<strong>la</strong> prima al<strong>la</strong> seconda venuta<br />

di Cristo. La struttura di questo libro rassomiglia a una spirale, di cui ogni anello o spirale<br />

forma un cerchio completo sebbene non esattamente chiuso, disposizione che gli permette di<br />

rial<strong>la</strong>cciare il cerchio superiore o inferiore vicino. Nel primo cerchio delle cinque prime<br />

visioni gli avvenimenti sono condotti fino al ritorno di Gesù; in modo che passando da un<br />

cerchio nell’altro non si avanza nell’ordine del tempo; ma si contemp<strong>la</strong>no successivamente le<br />

cinque facce del regno, <strong>la</strong> cui <strong>storia</strong> si presenta sotto diversi aspetti… In altri termini, le<br />

cinque prime visioni sono parallele» (REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904,<br />

pp. 128, 129).<br />

Concludiamo con le parole del maestro A. Vaucher: «In una maniera generale, il sistema<br />

del parallelismo si raccomanda, di preferenza al suo rivale, per una più grande flessibilità.<br />

Tuttavia non è esente da difficoltà, se lo si vuole mantenere rigorosamente. Qui, come altrove,<br />

bisogna osservare lo spirito del sistema. D’altronde, <strong>la</strong> maggior parte dei partigiani del<br />

parallelismo ammette delle eccezioni al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>. Si è visto che se A.S. Gordon applica il suo<br />

sistema a sette visioni dell’Apocalisse, A. Reymond si attiene alle cinque prime. È ancora<br />

troppo. Si possono considerare come parallele, coprenti tutta <strong>la</strong> dispensazione evangelica, le<br />

tre prime (sette chiese, sette suggelli, sette trombe) e <strong>la</strong> quarta (dei tre mostri). La quinta (le<br />

sette coppe) è ribelle a questo trattamento: essa descrive gli ultimi f<strong>la</strong>gelli del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>: è<br />

dunque una visione escatologica, come le due ultime, concernenti Babilonia e Gerusalemme.<br />

Andrea di Cesarea si mostrava di già partigiano di una interpretazione mista. È <strong>la</strong> stessa<br />

cosa di Barth, Holzhauser. È il partito più saggio» (A.F. Vaucher, o.c., p. 60).<br />

«Il sistema tradizionale, detto del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> continua, non sarebbe mai stato abbandonato, se<br />

delle considerazioni di ordine confessionale e delle preoccupazioni di controversia non<br />

avessero spinto alcuni teologi, soprattutto gesuiti, a controbi<strong>la</strong>nciare l’influenza dei<br />

commentari protestanti che apparivano opprimenti per <strong>la</strong> Chiesa dominante e per il suo clero.<br />

Per i commentatori protestanti e giansenisti, l’Apocalisse è stata un vero arsenale che ha<br />

fornito loro le armi più micidiali contro <strong>la</strong> Chiesa romana. D’altra parte, gli esegeti cattolici<br />

provavano qualche imbarazzo. (Per giudicare <strong>la</strong> validità di questa critica vedere, ad esempio,<br />

il nostro Capitolo VIII, p. 319 e seg.)... È per strappare ai protestanti delle armi terribili prese<br />

ad imprestito dall’Apocalisse che dei controversisti cattolici hanno immaginato il sistema<br />

preterista e futurista, l’uno respingendo le profezie apocalittiche al periodo anteriore al trionfo<br />

politico del<strong>la</strong> Chiesa di Roma, l’altro rinviando il compimento di queste stesse profezie in un<br />

avvenire sconosciuto in cui si può supporre che <strong>la</strong> Chiesa romana sarà vittima di violenti<br />

persecuzioni. È tempo di ritornare al buon senso, di scartare dei sistemi confessionali,<br />

inventati per i bisogni del<strong>la</strong> polemica confessionale. Il sistema del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> continua è l’unico a<br />

1050<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


SISTEMI DI INTERPRETAZIONE DELL’APOCALISSE<br />

dare al<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione di Giovanni tutta <strong>la</strong> sua ampiezza e il suo valore storico» (A.F. Vaucher,<br />

Les prophéties apocalyptiques..., pp. 36, 37).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> i 1051


Appendice n. 10<br />

PIANO DELL’APOCALISSE<br />

GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE<br />

E IL CALENDARIO DELLE FESTE EBRAICHE<br />

PIANO DELL’APOCALISSE<br />

Contrariamente al<strong>la</strong> critica che con grande difficoltà riesce a vedere un’armonia in questo<br />

libro e una unicità di pensiero e di autore, crediamo di poter dire: «L’unità dell’Apocalisse<br />

pare solidamente stabilita. Essa scaturisce dall’unità di dottrina, dall’unità del procedere<br />

letterario, dall’unità del<strong>la</strong> lingua che è mantenuta ancora da certe singo<strong>la</strong>rità proprie<br />

dell’autore» (REINE J., Manuel d’Ecriture Sainte, t. V, Lyon 1935, p. 314).<br />

«L’autore dell’Apocalisse ha una predilezione marcata per <strong>la</strong> cifra sette, cifra del<strong>la</strong><br />

creazione, che esprime <strong>la</strong> pienezza, <strong>la</strong> perfezione delle opere divine. Come ha descritto i 7<br />

candelieri, i 7 suggelli, le 7 trombe, le 7 coppe, ha anche raccontato le 7 visioni. Il suo libro si<br />

divide dunque naturalmente in 7 parti. Il principio di questa divisione è stato riconosciuto in<br />

tutti i tempi, e rincresce che certi commentatori moderni abbiano creduto di poterlo<br />

abbandonare. Sembra che Ticonio, verso <strong>la</strong> fine IV secolo, abbia già adottato questo principio.<br />

È stato seguito da Beda il Venerabile, Ansbert, Haymon d’Halberstadt, Berengardo, Richard<br />

de Saint-Victor, Bruno d’Asti, Gioacchino da Flora, Alberto il Grande, Bernardino di Siena,<br />

Pannonius, ecc.» (VAUCHER Alfred-Félix, Lacunziana, II serie, Collonges-sous-Salève 1952, p.<br />

53). Nei tempi moderni, da un numero considerevole di commentatori (vedere LŒNERTZOP R.J.,<br />

The Apocalypse of St. John, H.J. Carpenter trad., Sheed & Wand, London 1947).<br />

L’opera è architettata in modo da presentarci un dramma perfetto in 7 atti, con 7 scene,<br />

introdotti da un prologo e con un epilogo.<br />

Prologo: 1:1-8.<br />

I atto - Le sette Chiese (vedere Appendice n. 10). 1:9-3:22<br />

Visione inaugurale 1:9-20.<br />

-I scena: lettera al<strong>la</strong> Chiesa di Efeso: amore 2:1-7<br />

- II scena: lettera al<strong>la</strong> Chiesa di Smirne: amarezza 2:8-11<br />

- III scena: lettera al<strong>la</strong> Chiesa di Pergamo: elevazione 2:12-17<br />

- IV scena: lettera al<strong>la</strong> Chiesa di Tiatiri: costanza 2:18-29<br />

- V scena: lettera al<strong>la</strong> Chiesa di Sardi: residuo 3:1-6<br />

- VI scena: lettera al<strong>la</strong> Chiesa di Fi<strong>la</strong>delfia: amore fraterno 3:7-13<br />

- VII scena: lettera al<strong>la</strong> Chiesa di Laodicea: giudizio dei popoli 3:14-22<br />

II atto - I sette sigilli (vedere Appendice n. 10). 4:1-8:1<br />

Visione inaugurale (vedere Appendice n. 10). 4-5<br />

- I scena: I sigillo, I cavallo 6:1,2<br />

- II scena: II sigillo, II cavallo 6:3,4<br />

- III scena: III sigillo, III cavallo 6:5,6<br />

- IV scena: IV sigillo, IV cavallo 6:7,8<br />

- V scena: V sigillo, l’attesa dei martiri 6:9-11


APPENDICE N. 10<br />

- VI scena: VI sigillo, scuotimento del<strong>la</strong> natura che precede il gran giorno 6:12-17<br />

Intermezzo: sigil<strong>la</strong>mento dei credenti che vedranno venire il Signore (Vedere<br />

il nostro Capitolo n. XVIII) 7<br />

- VII scena: VII sigillo, silenzio in cielo per il giorno del Signore 8:1<br />

III atto - Le sette trombe (vedere Appendice n. 10). 8:2-9:19<br />

Visione inaugurale 8:2-6.<br />

- I scena: I tromba 8:7<br />

- II scena: II tromba 8:8<br />

- III scena: III tromba 8:9-11<br />

- IV scena: IV tromba 8:12,13<br />

- V scena: V tromba 9:1-12<br />

- VI scena: VI tromba 9:13-21<br />

Intermezzi complementari e riepilogativi del profeta Daniele 10-11<br />

- VII scena: VII tromba 11:15-19<br />

IV atto - atto centrale: i tre mostri 12-14<br />

- I scena: <strong>la</strong> donna rivestita dal sole (Vedere il nostro Capitolo VIII) 12:1,2<br />

- II scena: il dragone rosso (Vedere Idem) 12:3-18<br />

- III scena: <strong>la</strong> bestia che sale dal mare (Vedere il nostro Capitolo IX) 13:1-10<br />

- IV scena: <strong>la</strong> bestia che sale dal<strong>la</strong> terra (Vedere il nostro Capitolo XV) 13:11-18<br />

- V scena: i 144.000 (Vedere il nostro Capitolo XVIII) 14:1-5<br />

- VI scena: i tre messaggeri (vedere il nostro Capitolo XVI) 14:6-13<br />

- VII scena: <strong>la</strong> raccolta e <strong>la</strong> vendemmia 14:14-20<br />

V atto - Le sette coppe: (Vedere il nostro Capitolo XVII) 15 e 16<br />

Visione inaugurale 15<br />

- I scena: I coppa 16:1,2<br />

- II scena: II coppa 16:3<br />

- III scena: III coppa 16:4-7<br />

- IV scena: IV coppa 16:8,9<br />

- V scena: V coppa 16:10,11<br />

- VI scena: VI coppa 16:12-16<br />

- VII scena: VII coppa 16:17-21<br />

VI atto – Babilonia: (Vedere il nostro Capitolo XIX) 17:1-19:10.<br />

- I scena: descrizione del<strong>la</strong> grande prostituta seduta sul<strong>la</strong> bestia 17:1-6<br />

- II scena: l’interpretazione data dall’angelo a questa visione 17:7-18<br />

- III scena: <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione sul<strong>la</strong> città colpevole 18:1-8<br />

- IV scena: le <strong>la</strong>mentele sul<strong>la</strong> città 18:9-20<br />

- V scena: rovina di Babilonia 18:21-24<br />

- VI scena: l’inno a Dio 19:1-4<br />

- VII scena: inno all’Agnello e annuncio delle nozze 19:5-10<br />

VII atto - Visione terminale: trionfo e restaurazione,<br />

(Vedere il nostro Capitolo XXII) 19:11-22:3;<br />

- I scena: <strong>la</strong> parusia trionfale di Cristo 19:11-16<br />

- II scena: <strong>la</strong> distruzione delle due bestie 19:17-21<br />

- III scena: imprigionamento del Dragone 20:1-3<br />

1052<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PIANO DELL’APOCALISSE - GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE<br />

- IV scena: il millennio 20:4-6<br />

- V scena: <strong>la</strong> vittoria su Satana 20:7-10<br />

- VI scena: giudizio finale 20:11-15<br />

- VII scena: ristabilimento di ogni cosa, nuovi cieli e nuova terra<br />

(Vedere il nostro Capitolo XXIII) 21:1-22:5<br />

Epilogo: 22:6-21.<br />

Scrive Ivo Fasiori: «Dal punto di vista del<strong>la</strong> struttura letteraria, <strong>la</strong> migliore proposta è<br />

quel<strong>la</strong> di dividere il testo in due parti:<br />

1. dal capitolo 1 al capitolo 14 troviamo <strong>la</strong> prima parte, definita “storica”, perché presenta<br />

avvenimenti che si svolgono nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, dall’epoca del Nuovo Testamento fino alle ultime<br />

scene del gran conflitto tra il bene e il male;<br />

2. dal capitolo 15 al<strong>la</strong> fine del libro troviamo <strong>la</strong> seconda parte, definita “escatologica”, perché<br />

riguarda quasi esclusivamente avvenimenti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> fine dei tempi.<br />

Inoltre i brani del testo sono organizzati con <strong>la</strong> figura del “chiasmo”. In termini semplici si<br />

tratta di questo: a ogni brano del<strong>la</strong> prima parte corrispondono temi simili in un brano del<strong>la</strong><br />

seconda parte.<br />

Ecco un breve esempio illustrativo:<br />

Prologo 1:1-8<br />

Introduzione<br />

Dio ha mostrato le cose che devono avvenire<br />

in breve - 1:1<br />

Gesù ha mandato il suo angelo - 1:2<br />

Beato chi legge - 1:3<br />

Ecco, egli viene con le nuvole - 1:7<br />

Io sono l’Alfa e l’Omega - 1:8<br />

Io Giovanni udii e vidi - 1:9-11<br />

Epilogo 22:6-20<br />

Conclusione<br />

Queste sono parole fedeli e veraci<br />

22:6<br />

Gesù ha mandato il suo angelo - 22:6,16<br />

Beato chi serba - 22:7<br />

Ecco io vengo presto - 22:12,20<br />

Io sono l’Alfa e l’Omega - 22:13<br />

Io Giovanni udii e vidi - 22:8<br />

Diverse corrispondenze sorprendenti si possono trovare confrontando gli altri brani del<strong>la</strong><br />

prima parte con i corrispondenti del<strong>la</strong> seconda:<br />

Prima parte<br />

Le 7 chiese - 1:10-3:22<br />

I 7 suggelli - 4:1-8:1<br />

Le 7 trombe - 8:2-11:8<br />

Il gran conflitto 11:19-14:20<br />

Seconda parte<br />

La nuova Gerusalemme - 21:9-22:9<br />

Il Millennio - 19:11-21:8<br />

Le 7 piaghe - 15:1-16:22<br />

La caduta di Babilonia - 17:1-19:10»<br />

(FASIORI Ivo, Quell’ultimo libro tutto pieno di speranza, in Siamo pieni di Speranza, a cura di<br />

Ro<strong>la</strong>ndo RIZZO, ed. A.d.V., Falciani 1992, pp. 25,26.)<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1053


APPENDICE N. 10<br />

GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE SECONDO IL<br />

CALENDARIO DELLE FESTE EBRAICHE<br />

«L’Apocalisse è il libro del Nuovo Testamento che si riferisce di più all’Antico<br />

Testamento e alle istituzioni ebraiche tradizionali. André FEUILLET vede nell’Apocalisse “una<br />

rilettura dell’Antico Testamento al<strong>la</strong> lettura degli avvenimenti cristiani” (L’Apocalypse - état<br />

de <strong>la</strong> question, Desclée de Brouwer, Paris - Bruges 1963, p. 65). Vi si contano meno di<br />

duemi<strong>la</strong> allusioni all’Antico Testamento, di cui quattrocento in forma esplicita e novanta<br />

citazioni letterali del Pentateuco o dei profeti. A proposito del testo di queste citazioni, è da<br />

notare che l’Apocalisse si mostra pure “più fedele all’originale ebraico che alle versioni del<strong>la</strong><br />

Settanta” PRIGENT P., (L’Apocalypse de saint Jean, Lausanne-Paris 1981, p. 19). L’illustre<br />

Renan faceva notare che “<strong>la</strong> lingua dell’Apocalisse è forgiata sull’ebraico, era pensata in<br />

ebraico e non può essere compresa che da delle persone che sappiano l’ebraico” (RENAN<br />

Ernest, L’Antichrist, Paris 1873). Per comprendere l’Apocalisse bisogna legger<strong>la</strong> al<strong>la</strong> luce<br />

dell’Antico Testamento» (DOUKHAN Jacques, Le cri du Ciel, ed. V.& S., Dammarie-les-Lys,<br />

1996, pp. 28,29).<br />

L’Apocalisse, come abbiamo detto, è strutturata in cicli di sette visioni simultanee e<br />

parallele, sui cui partico<strong>la</strong>ri non sempre gli studiosi concordano. A ciò si deve aggiungere che<br />

questa struttura si sviluppa nel contesto del tempio e secondo il calendario delle feste ebraiche<br />

nell’ordine presentato in Levitico 23. L’Apocalisse può essere divisa in due parti:<br />

storico/terrestre ed escatologico/celeste al cui centro si trova il giudizio di Dio, capitolo XIV<br />

(confr. Daniele VII; vedere J. Doukhan, o.c..).<br />

«Il Santuario celeste è il perno centrale nel messaggio dell’Apocalisse» (MAXWELL<br />

Mervyn, God Cares, Boise, Idfaho, Pacific Press, 1985, p. 164; cit. GOLDSTEIN Clifford,<br />

Between the Lamb and the Lion, Pacific Press 1995, p. 38).<br />

È evidente che Giovanni pone al centro di questo libro <strong>la</strong> persona di Cristo Gesù. Già nel<br />

primo versetto scrive: «La rive<strong>la</strong>zione di Gesù Cristo che Dio gli ha dato per mostrare ai suoi<br />

servitori le cose che devono avvenire in breve» (1:1). Poi il Signore è chiamato col nome di:<br />

«Gesù» o «Cristo» (1:1,2,5,9; 11:15; 14:12; 18:10; 20:4,6; 22:16,20,21); «fedele testimone»<br />

(1:5); «primogenito dei morti», «principe dei re del<strong>la</strong> terra» (1:5); «figlio dell’uomo» (1:13;<br />

14:14); «Colui che investiga le reni e i cuori» (2:23); «leone del<strong>la</strong> tribù di Giuda» (5:5);<br />

«Agnello» (5:6,8,12,13; 6:1; 7:9,10,14,17; 12:11; 13:8; 14:1,4,10; 15:3; 17:14; 19:7,9;<br />

21:9,14,22,23,27; 22:1,3); «Fedele e Verace» (19:11), «<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio» (19:13); «Re dei re<br />

e Signore dei signori» (19:16); «Alfa e Omega» (21:6). Con l’essere: «primo e ultimo» (1:18).<br />

Gesù dichiara <strong>la</strong> sua propria divinità ripresentandosi come fece al profeta Isaia 44:6: «Così<br />

par<strong>la</strong> l’Eterno, re d’Israele e il suo redentore, l’Eterno degli eserciti; “Io sono il primo e sono<br />

l’ultimo, e fuori di me non v’è Dio”» confr. 1:18. Anche con il nome «Vivente», «ecco sono<br />

“vivente” per i secoli dei secoli» (1:18), ricorda quanto Giosuè diceva dell’Eterno: «Da questo<br />

riconosciamo che l’Iddio vivente è in mezzo a voi» (3:10).<br />

L’Apocalisse, annunciando il compimento del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio, <strong>la</strong> vita eterna dei salvati,<br />

presenta Gesù come colui che per l’eternità porta i segni del<strong>la</strong> sua morte ed è risuscitato. La<br />

salvezza degli uomini è il risultato del suo ministero terreno e del suo ministero sacerdotale.<br />

Questo scritto apostolico presenta quanto <strong>la</strong> lettera agli Ebrei afferma di Gesù nel<strong>la</strong> sua<br />

1054<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PIANO DELL’APOCALISSE - GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE<br />

funzione di Sommo Sacerdote, nel<strong>la</strong> sua azione giornaliera, come nostro rappresentante, e nel<br />

tempo del giudizio preliminare prima del suo ritorno. Come abbiamo detto, il ministero di<br />

Gesù in cielo è presentato nel<strong>la</strong> prospettiva del piano del<strong>la</strong> salvezza descritto nelle feste<br />

annuali ebraiche: Pasqua (Esodo 12:5-7,21-23; 1 Corinzi 5:7), Pentecoste (Esodo 19:1-20:23;<br />

Atti 2:1-3), mensili del<strong>la</strong> luna nuova che costituivano un di giudizio parziale in vista del gran<br />

giorno del giudizio, seguito dal giorno dell’espiazione (Levitico 16) per finire con quel<strong>la</strong> dei<br />

tabernacoli. (Vedere GOULDER M.D., The Apocalypse as an Annual Cycle of Prophecies, ANT,<br />

1981; BACCHIOCCHI Samuele, God’s Festivals - in Scripture and History, part 2 - The Fall<br />

Festivals, Biblical Perspectives, 12, Berrien Springs, Michigan 1966; J. Doukhan, o.c.).<br />

La festa di Sabato<br />

Giovanni ha <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione nel giorno di Sabato (Apocalisse 1:10), prima festa d’Israele a<br />

seguito del<strong>la</strong> quale Levitico 23 presenta tutte le altre del calendario ebraico che indicano le<br />

tappe storiche del popolo d’Israele dall’uscita dell’Egitto al<strong>la</strong> terra promessa.<br />

La festa di Pasqua<br />

Fin dalle prime parole (1:5) Gesù viene presentato come colui che ha subito <strong>la</strong> morte e «ci<br />

ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue», in favore «dei figli d’Israele», dice il libro del<br />

Levitico (16:16,18,19). Il suo sacrificio richiama l’Agnello pasquale (1 Corinzi 5:7; Esodo<br />

12:5,7). Per 25 volte il Signore è presentato come l’Agnello. L’avvenimento del<strong>la</strong> croce è al<br />

centro dell’Apocalisse sia perché è attraverso essa che l’Eterno manifesta <strong>la</strong> sua opera di<br />

salvezza, sia perché l’uomo riflettendo sul<strong>la</strong> croce scorge <strong>la</strong> presenza di Dio in un mondo nel<br />

quale non si presenta nel<strong>la</strong> sua onnipotenza e sia perché è il luogo dove Dio ha accettato di<br />

condividere il destino dell’uomo nel<strong>la</strong> solitudine e nel disprezzo. La croce è <strong>la</strong> risposta di Dio<br />

a tutti i perché ai quali vogliamo dare un senso; è <strong>la</strong> risposta a tutto ciò che ci angoscia in<br />

questo mondo che ci sgomenta, quando consideriamo le tragedie dei popoli.<br />

La croce è <strong>la</strong> risposta di Dio al<strong>la</strong> sofferenza dell’uomo. È una risposta non di parole, ma di<br />

una realtà in cui lui stesso è coinvolto dove il male lo porta sul legno del Golgota. Là non è<br />

solo il luogo del<strong>la</strong> morte dell’uomo o di Dio, ma è il luogo dove il dolore dell’uomo e del<br />

mondo incontrano quello di Dio.<br />

Nel<strong>la</strong> prima visione Gesù è presentato nelle vesti del sommo Sacerdote e cammina tra i<br />

sette cande<strong>la</strong>bri, raffigurazione del<strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> differenti epoche del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. L’espressione<br />

«un figlio d’uomo» (1:13) rievoca quel<strong>la</strong> di Daniele 7:13, quando descrive il giudizio<br />

preliminare.<br />

Il popolo di Dio non è <strong>la</strong>sciato a se stesso e agli avvenimenti del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Il Signore è<br />

presente in mezzo al suo popolo. Come <strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> e <strong>la</strong> colonna di fuoco guidarono Israele fuori<br />

dall’Egitto nel deserto e successivamente <strong>la</strong> shekhina segnava <strong>la</strong> sua presenza in mezzo al<br />

popolo. Yhavé aveva promesso all’Israele dell’Esodo «Io camminerò in mezzo a voi»,<br />

(Levitico 26:12), così Gesù conduce <strong>la</strong> Chiesa e ha ripetuto <strong>la</strong> promessa al momento del<strong>la</strong> sua<br />

partenza: «Io sarò con voi fino al<strong>la</strong> fine del mondo» Matteto 28:20. Come <strong>la</strong> colonna di fuoco<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1055


APPENDICE N. 10<br />

faceva muovere e orientare <strong>la</strong> marcia del popolo liberato, così <strong>la</strong> presenza del Figlio<br />

dell’uomo garantisce <strong>la</strong> luce ai cande<strong>la</strong>bri e il cammino al popolo.<br />

La Pasqua commemorava l’uscita dall’Egitto, <strong>la</strong> creazione d’Israele, e annunciava <strong>la</strong><br />

speranza messianica. Il sangue del sacrificio dell’agnello garantiva <strong>la</strong> protezione delle case<br />

ebraiche e <strong>la</strong> proibizione di rompere le ossa dell’agnello pasquale era un messaggio di<br />

resurrezione (Ezechiele 37:1-14; 2 Re 13:21; confr. Giobbe 10:11; Salmo 34:20; Isaia 66:14;<br />

Genesi 50:25). Nel libro apocrifo dei Giubilei (primo secolo a.C.) questo insegnamento è<br />

esplicitamente presentato: «Poiché le ossa degli Israeliti devono restare complete» in vista<br />

del<strong>la</strong> resurrezione (Giubilei 49:13). Come <strong>la</strong> consumazione del pane che non si è lievitare<br />

richiama lo stato nomade del popolo sempre in piedi e in attesa del<strong>la</strong> terra promessa, così,<br />

ancora oggi, il canto liturgico del<strong>la</strong> hagadah di Pasqua ripete, di generazione in generazione<br />

nelle famiglie ebraiche, anche per quelle che abitavano a Gerusalemme, l’anelito profondo<br />

d’Israele, «l’anno prossimo a Gerusalemme»; così pure nel<strong>la</strong> tradizione cristiana, <strong>la</strong> santa cena<br />

è per <strong>la</strong> Chiesa dal giovedì santo l’annuncio del<strong>la</strong> morte del Signore finché egli ritorni (1<br />

Corinzi 11:26). Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> lettera al<strong>la</strong> chiesa di Laodicea il Signore bussa al<strong>la</strong> porta<br />

affinché, aperta, vi possa entrare e cenare con i fedeli (Apocalisse 3:20).<br />

Il Santuario: luogo Santo<br />

Festa di Pentecoste: l’investitura di Gesù quale sommo Sacerdote<br />

Giovanni, invitato a salire in cielo (Apocalisse 4:1), vide una porta aperta nel cielo che<br />

corrisponde a quel<strong>la</strong> che nel santuario israelitico introduceva nel luogo santo (Levitico 3:1,<br />

Esodo 29:4,11; Levitico 1:3,5; 1 Re 6:31,32,34). Poi vide un trono, che non descrive, e Colui<br />

che era seduto sopra era simile a diaspro. Intorno c’erano ventiquattro anziani, raffigurazione<br />

dei due patti, Antico e Nuovo Testamento e le quattro creature viventi, simbolo del<strong>la</strong><br />

creazione. L’apostolo scrive: «Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in<br />

mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immo<strong>la</strong>to, e aveva sette<br />

corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio… Egli venne e prese il libro dal<strong>la</strong> destra di<br />

colui che sedeva sul trono» (5:6,7). Gli anziani e le quattro creature viventi cantarono: «Tu<br />

sei degno di prendere il libro e di aprirne i suggelli, perché sei stato immo<strong>la</strong>to e hai acquistato<br />

a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il<br />

nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sul<strong>la</strong> terra» (5:9,10). Gli essere celesti, di<br />

numero incalco<strong>la</strong>bile, a loro volta cantarono: «Degno è l’Agnello che è stato immo<strong>la</strong>to di<br />

ricevere <strong>la</strong> potenza, le ricchezze, <strong>la</strong> sapienza, <strong>la</strong> forza, l’onore, <strong>la</strong> gloria e <strong>la</strong> lode» (5:12).<br />

La presenza di Gesù al<strong>la</strong> destra del Padre e i canti al<strong>la</strong> sua gloria sono l’intronizzazione di<br />

Gesù nelle corti celesti al<strong>la</strong> funzione di sommo Sacerdote nel giorno di Pentecoste, cinquanta<br />

giorni dopo <strong>la</strong> sua morte e resurrezione. In conseguenza di ciò che avvenne nel cielo si ha <strong>la</strong><br />

discesa dello Spirito Santo sui discepoli a Gerusalemme («i sette spiriti di Dio mandati per<br />

tutta <strong>la</strong> terra» (5:6) e in quel giorno Pietro disse al<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> coinvolta e stupita in quel<strong>la</strong><br />

manifestazione di potenza e di soprannaturale: «Questo Gesù Dio lo ha risuscitato; di ciò noi<br />

tutti siamo testimoni. Egli dunque, essendo stato esaltato al<strong>la</strong> destra di Dio e avendo ricevuto<br />

dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite» (Atti 2:32,33).<br />

Cinquanta giorni dopo <strong>la</strong> liberazione dall’Egitto gli ebrei si trovarono al Sinai. Mosè fu<br />

invitato a salire sul monte. L’Eterno promulgò <strong>la</strong> sua legge su tavole scritte da una parte e<br />

dall’altra (Esodo 32:15), stabilì il suo patto che mirava a fare d’Israele un «regno di sacerdoti<br />

1056<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PIANO DELL’APOCALISSE - GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE<br />

(Esodo 19:6), il tutto in uno scenario di «tuoni, <strong>la</strong>mpi, fortissimo suono di tromba» (Esodo<br />

19:16). Il libro dell’Esodo poi descrive <strong>la</strong> costruzione del santuario e <strong>la</strong> sua inaugurazione<br />

(capitolo 40). Nei capitoli 4 e 5 di Apocalisse troviamo le stesse espressioni: Giovanni è<br />

invitato a salire (4:1), i credenti saranno un regno di sacerdoti (5:10) e gli arredi del santuario,<br />

tranne <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> del pane.<br />

Crediamo che abbiamo motivo di pensare che questa visione del capitolo 5 indica quanto è<br />

avvenuto al<strong>la</strong> Pentecoste: l’inaugurazione del ministero sacerdotale di Gesù e del Santuario.<br />

L’autore del<strong>la</strong> lettera agli Ebrei scrive a tale proposito: «Ora, il punto essenziale delle cose che<br />

stiamo dicendo è questo: abbiamo un sommo Sacerdote tale che si è seduto al<strong>la</strong> destra del<br />

trono del<strong>la</strong> Maestà nei cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il Signore e non<br />

un uomo ha eretto» (Ebrei 8:1,2)<br />

Gesù può essere sommo Sacerdote perché è stato vittima, Agnello immo<strong>la</strong>to. Questi due<br />

ruoli, di vittima e di sacerdote, sono inseparabili. È il nuovo modo di essere dell’Eterno fatto<br />

uomo, il Salvatore che Isaia aveva annunciato e che in Gesù si compie (Isaia 44:6). In virtù<br />

del<strong>la</strong> sua morte e del<strong>la</strong> sua resurrezione Gesù può assicurare <strong>la</strong> vittoria del<strong>la</strong> Chiesa. È lui che<br />

si è presentato come uno dei suoi fratelli, e mediante <strong>la</strong> sua morte ha vinto il nemico (Ebrei<br />

2:14,17). Nel<strong>la</strong> persona di Gesù il cielo e <strong>la</strong> terra sono uniti. Gesù-Dio rappresenta <strong>la</strong> divinità<br />

accanto ai credenti (Giovanni 14:9).<br />

Come al<strong>la</strong> prima Pentecoste Mosè offrì il sangue del sacrificio per ratificare il patto del<br />

Sinai, patto di redenzione (Esodo 24:8; confr. 20:2; Deuteronomio 9:11) con il quale Israele<br />

si costituiva come popolo, qui in Apocalisse il sangue dell’Agnello immo<strong>la</strong>to (Apocalisse 5:6)<br />

è l’elemento «del patto» (Matteo 26:28; Esodo 24:8) per ricondurre gli uomini a Dio i quali<br />

costituiscono un popolo di re e sacerdoti (Apocalisse 5:9,10).<br />

Durante il corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ed il ministero sacerdotale di Gesù una domanda sale dal<br />

sangue dei martiri al<strong>la</strong> presenza dell’Eterno: «Fino a quando aspetterai, o Signore santo e<br />

veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra <strong>la</strong> terra?»<br />

(6:10). Nel libro di Daniele abbiamo <strong>la</strong> risposta: «Fino a duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine poi il<br />

santuario sarà purificato» (8:14) e il profeta dell’Antico Testamento già aveva visto il giudizio<br />

che si compie nel cielo e gli viene detto che dopo di ciò i santi riceveranno il regno (Daniele<br />

7:9,22,27). Giovanni, dopo aver udito <strong>la</strong> prima risposta di invito all’attesa, giunto nel tempo<br />

del giudizio che sfocia nel Kippur (purificazione), sentirà che «non c’è più tempo» (10:6).<br />

La festa delle trombe<br />

Anche nell’introduzione del<strong>la</strong> visione delle sette trombe (8:2) viene riproposto un arredo<br />

del santuario, l’altare dei profumi, il cui fumo era simbolo delle preghiere dei santi che<br />

salgono al<strong>la</strong> presenza di Dio. Gesù-uomo rappresenta <strong>la</strong> Chiesa presso il trono del<strong>la</strong> grazia.<br />

Ad introduzione del<strong>la</strong> visione delle sette trombre il prof. J. Doukhan scrive: «La visione<br />

dell’Apocalisse ci pone nel contesto del rituale quotidiano nel corso del quale il sacerdote,<br />

come l’angelo dell’Apocalisse, getta il suo incensiere con le braci incandescenti tra il portico<br />

del tempio e l’altare. Tutta <strong>la</strong> cerimonia è descritta nel più vecchio trattato rabbinico, il Tamid,<br />

uno scritto del primo secolo a.C., che è stato incorporato nel<strong>la</strong> Mishna un secolo dopo, cioè<br />

appena una dozzina d’anni dopo l’Apocalisse (vedere L. GINZBERG, Tamid, in Journal of<br />

Jewish Lore and Philosophy, 1919, pp. 33,38,197,263,291). Il parallelo con il nostro testo<br />

dell’Apocalisse è notevole: “Uno dei sacerdoti prese <strong>la</strong> paletta e <strong>la</strong> gettò tra il portico e<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1057


APPENDICE N. 10<br />

l’altare, e nessuno può capire <strong>la</strong> voce del suo vicino a causa del suono del<strong>la</strong> paletta” (Tamid<br />

V,6). “Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco dell’altare e lo gettò sul<strong>la</strong> terra.<br />

Immediatamente ci furono tuoni, voci, <strong>la</strong>mpi e terremoto” (Apocalisse 8:5)» (o.c., p. 110).<br />

Le sei trombe rappresentano avvenimenti successi nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> fino al<strong>la</strong> realizzazione del<br />

Regno di Dio che si instaurerà con il suono del<strong>la</strong> settima tromba.<br />

Le sette trombe rievocano i setti mesi che dal<strong>la</strong> primavera portano all’autunno. Queste<br />

feste mensili del<strong>la</strong> luna nuova sono di transizione, fanno da ponte tra le feste di primavera<br />

(Pasqua e Pentecoste) e quel<strong>la</strong> delle trombe d’autunno (Numeri 10:2,10; 29:1). «Le sette<br />

trombe segnano il divenire del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>; sono dei segni che annunciano e avvertono e<br />

chiamano gli uomini e le donne di tutti i tempi ad incontrare il loro giudice. Poiché, anche se<br />

l’avvenimento del giudizio è situato a un momento preciso, al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana, ogni<br />

uomo e ogni donna di tutti i tempi ne saranno coinvolti» (J. Doukhan, idem, pp. 113,114).<br />

Santuario: luogo Santissimo<br />

Giorno del giudizio<br />

Il giorno del giudizio, chiamato Rosh Hashana, nuovo anno, iniziava il primo giorno del<br />

settimo mese e si prolungava per dieci giorni, che erano per il popolo di penitenza e di<br />

preparazione al giorno dello Yom Kippur, Giorno dell’Espiazione, giorno di purificazione. In<br />

essi le persone giudicate e perdonate venivano considerate popolo di Dio e indicava che nel<br />

futuro il regno del mondo sarebbe tornato ad essere il regno di Dio.<br />

I primi nove capitoli dell’Apocalisse presentano l’opera sacerdotale del Cristo.<br />

Si deve riconoscere che c’è un parallelismo tra questi capitoli dell’Apocalisse e il<br />

talmudico trattato Tamid che «contiene tutte le regole per le offerte del sacrificio quotidiano in<br />

accordo con Numeri 28:3,4» (SIMON Maurice, Introduction, Tamid, ed. Sancino Press, London<br />

1948, p. IX; cit. C. Goldstein, Idem, p. 52). In altre parole, Giovanni vede Gesù nel<strong>la</strong><br />

funzione di compiere il servizio quotidiano o Tamid (vedere PAULIEN, Intertextuality, 13; cit.<br />

Idem). La Mishnah Tamid (3.9), presenta i sacerdoti che operano attorno al cande<strong>la</strong>bro:<br />

Apocalisse 1:12-20 presenta Cristo fra i cande<strong>la</strong>bri; Mishnah Tamid (3.7) ha “una grande<br />

porta” aperta: l’Apocalisse 4:1 presenta una porta aperta in cielo; Mishnah Tamid (3.7) ha un<br />

agnello sgozzato: come pure Apocalisse 5:6; Mishnah Tamid (5.4) ha l’offerta dell’incenso:<br />

Apocalisse 8:3,4 fa altrettanto; e finalmente, Mishnah Tamid (7.3) ha delle trombe che<br />

suonano: Apocalisse 8:1 le ha pure (vedere C. Goldstein, Idem).<br />

In questo santuario celeste non c’è <strong>la</strong> separazione tra un luogo santo e un luogo santissimo,<br />

come c’era nel tempio di Gerusalemme. Ciò è dato dal fatto che: 1. Cristo, salendo al cielo, si<br />

è posto a sedere sul trono del Padre; 2. dove c’è l’Agnello di Dio c’è <strong>la</strong> sua santità; 3. i due<br />

luoghi del santuario israelitico erano a tipologia delle due funzioni dell’opera sacerdotale del<br />

vero e unico Sommo Sacerdote. 4. Inoltre <strong>la</strong> lettera agli Ebrei (10-20) dice che <strong>la</strong> cortina<br />

rappresenta <strong>la</strong> «carne» di Gesù e, al momento del<strong>la</strong> sua morte, <strong>la</strong> cortina del tempio di<br />

Gerusalemme si squarcia (Matteo 27:51), non più separando i due ambienti.<br />

Al<strong>la</strong> fine del capitolo 11 Giovanni vede il tempio di Dio che è nel cielo e nel quale scorge<br />

l’arca, l’unico arredo che era nel luogo santissimo, su cui si manifestava <strong>la</strong> presenza<br />

dell’Eterno. In essa c’erano le tavole del decalogo.<br />

1058<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PIANO DELL’APOCALISSE - GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE<br />

Delle voci annunciano: «Il regno del mondo è venuto ad essere del Signore nostro e del<br />

suo Cristo» 11:15. In altre parole, l’Eterno assume <strong>la</strong> sua funzione di giudice ed è ciò che al<br />

versetto 18 viene detto: «È giunto il tempo di giudicare i morti...». Come abbiamo già<br />

ricordato, durante l’opera sacerdotale di Gesù il sangue dei martiri sotto l’altare dei profumi<br />

aveva domandato: «Fino a quando, o nostro Signore, che sei santo e verace, non fai tu<br />

giudizio e non vendichi il nostro sangue su quelli che abitano sopra <strong>la</strong> terra?... E fu loro detto<br />

che si riposassero ancora un po’ di tempo, finché fosse compiuto il numero dei loro conservi»<br />

(6:10,11). Nel capitolo 14:6 si annuncia che l’ora del giudizio è giunta e nei versetti 9-11 si<br />

invita a non adorare <strong>la</strong> bestia e <strong>la</strong> sua immagine per non incorrere nelle conseguenze del<br />

giudizio. Il popolo di Dio che è in Babilonia è invitato ad uscire, a non partecipare ai suoi<br />

peccati, a non esserne responsabile, e si annuncia: «In uno stesso giorno verranno le sue<br />

piaghe... perché potente è il Signore che l’ha giudicata» (18:8).<br />

La conclusione del giudizio è presentata nel capitolo 15, dove Giovanni vede uscire dal<br />

tabernacolo del cielo sette angeli con le sette coppe delle piaghe con le quali si compie «l’ira<br />

di Dio» (15:1,7) e il tempio è ripieno di fumo, e più nessuno vi può entrare o continuare a<br />

svolgere un’azione di soccorso in favore degli uomini. In questo momento il verdetto viene<br />

pronunciato sui regni di questo mondo. Allora «Chi è ingiusto sia ingiusto ancora; e chi è<br />

giusto pratichi ancora <strong>la</strong> giustizia e chi è santo si santifichi ancora» (22:11).<br />

Festa del<strong>la</strong> purificazione<br />

Dopo dieci giorni di penitenza dal giorno del giudizio in Israele si celebrava il giorno<br />

dell’espiazione, del<strong>la</strong> purificazione del santuario. Si esprimeva il verdetto definitivo del<br />

giudizio emesso sul popolo d’Israele.<br />

Come conseguenza dell’opera di purificazione in cielo si annuncia che <strong>la</strong> sposa<br />

dell’Agnello si è preparata (Apocalisse 19:6) e sul<strong>la</strong> terra l’umanità che ha rifiutato <strong>la</strong><br />

salvezza, subirà le ultime piaghe.<br />

Le piaghe che cadono sul<strong>la</strong> terra colpiscono coloro che hanno rifiutato <strong>la</strong> protezione<br />

dell’Eterno e hanno scelto il dominatore di questo mondo, il marchio del<strong>la</strong> bestia. In quel<br />

tempo si ha <strong>la</strong> risposta ai martiri: «Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, per aver così<br />

giudicato. Hanno sparso il sangue dei santi e dei profeti, e tu hai dato a loro a bere del sangue;<br />

essi ne sono degni! L’altare diceva: Sì, o Signore Iddio onnipotente, i tuoi giudizi sono veraci<br />

e giusti» (16:6,7).<br />

E Giovanni, dopo essere stato invitato a vedere il giudizio del<strong>la</strong> gran meretrice (17:1), ode<br />

una grande voce come di una immensa moltitudine nel cielo che diceva: «Perché veraci e<br />

giusti sono i suoi giudizi» (19:2).<br />

È a seguito di questo che il Signore Gesù esce dal santuario celeste in veste regale,<br />

macchiata di sangue, cavalcando un cavallo bianco, portando scritto: «RE DEI RE E SIGNORE DEI<br />

SIGNORI» (19:16). Verrà per vincere le forze avverse di questo mondo.<br />

Come il capro per Azazel veniva portato ed abbandonato nel deserto, così Gesù, venendo a<br />

vincere i suoi nemici e a prendere i suoi fedeli, il vero Azazel, il padre del<strong>la</strong> menzogna, il<br />

diavolo e Satana, sarà relegato per mille anni in una terra inabitata, per <strong>la</strong> morte di coloro che<br />

non hanno amato <strong>la</strong> venuta del Signore e hanno reso inabitabile <strong>la</strong> terra a causa dagli<br />

sconvolgimenti subiti dalle ultime piaghe.<br />

Con l’inizio del millennio finisce <strong>la</strong> festa dello Yom Kippur.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1059


APPENDICE N. 10<br />

Festa delle capanne o tabernacoli<br />

Con <strong>la</strong> purificazione del santuario, del popolo, del campo si annunciava <strong>la</strong> festa dei<br />

Tabernacoli, delle Capanne, che sarebbe iniziata dopo cinque giorni. Era l’ultima festa del<br />

calendario ebraico, era anche chiamata zéman simhaténou “tempo del<strong>la</strong> nostra gioia”.<br />

Era proibito il digiuno e si costruivano i souccot, i tabernacoli, le capanne. Aveva lo<br />

scopo di richiamare al<strong>la</strong> mente del popolo il tempo trascorso nel deserto, dopo l’uscita<br />

dall’Egitto, prima di entrare nel<strong>la</strong> terra promessa e, anche se per quaranta anni Israele<br />

aveva vissuto momenti di privazione e di difficoltà, <strong>la</strong> festa che durava 7-8 giorni<br />

(Levitico 23:33-37) era per <strong>la</strong> nazione un memoriale del<strong>la</strong> grazia, delle cure e del<strong>la</strong><br />

protezione con <strong>la</strong> quale Dio aveva assistito il suo popolo nel grande e terribile deserto<br />

(Deuteronomio 8:15). Oltre a questo tempo <strong>la</strong> festa rievocava «anche <strong>la</strong> costruzione<br />

del santuario, <strong>la</strong> souccah di Dio, <strong>la</strong> cui funzione era quel<strong>la</strong> di indicare <strong>la</strong> presenza di<br />

Dio fra il suo popolo: “Mi facciano un santuario, e abiterò (shakhan) in mezzo a loro”<br />

(Esodo 25:8)» J. Doukhan, o.c., p. 264.<br />

Il millennio è <strong>la</strong> fase di transizione dei salvati che, prima di ereditare <strong>la</strong> terra restaurata,<br />

rinnovata, trascorreranno <strong>la</strong> vittoria del<strong>la</strong> loro liberazione temporaneamente in cielo dove<br />

continueranno a partecipare al<strong>la</strong> tragedia di questo mondo mediante il giudizio al quale sono<br />

chiamati a partecipare.<br />

Questa ricorrenza era chiamata anche <strong>la</strong> Festa del Raccolto, era l’ultima dell’anno<br />

religioso e l’ultima parte di Apocalisse 14 presenta <strong>la</strong> mietitura e vendemmia che si compie<br />

al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

In occasione di questa festa, come per quelle di primavera, quel<strong>la</strong> di Pasqua e delle<br />

primizie (Pentecoste) gli ebrei si recavano a Gerusalemme. Così al<strong>la</strong> fine dei tempi, il popolo<br />

di Dio si riunirà nel<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme (Apocalisse 21:4,5) per adorare per sempre<br />

l’Eterno e il Signore (22:3,4) ed essere per l’eternità il suo popolo e vivere al<strong>la</strong> sua presenza<br />

(21:3). L’antico Israele era invitato a rallegrarsi davanti all’Eterno presentando frutti e rami di<br />

palme (Levitico 23:40). Nel compimento dell’Apocalisse coloro che verranno dal<strong>la</strong> grande<br />

tribo<strong>la</strong>zione finale saranno davanti a Dio «con del<strong>la</strong> palme in mano» (7:9) e lo loderanno con<br />

arpe (14:2) e celebreranno le nozze dell’Agnello (19:9).<br />

«La nuova Gerusalemme, scrive J. Doukhan, è data come l’ultima festa del calendario<br />

ebraico. La visioni dell’Apocalisse <strong>la</strong> rievoca con termini che <strong>la</strong> paragonano a Souccot, <strong>la</strong><br />

festa dei tabernacoli. Questa coincidenza <strong>la</strong> si comprende già attraverso un gioco di parole che<br />

rinviano all’immagine dei tabernacoli: “E udii una gran voce dal trono, che diceva: ‘Ecco il<br />

tabernacolo di Dio con gli uomini’; ed Egli abiterà con loro” (Apocalisse 21:3). La paro<strong>la</strong><br />

greca skene che indica il “tabernacolo” risuona del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ebraica familiare, <strong>la</strong> shekhina, <strong>la</strong><br />

nube gloriosa, segno del<strong>la</strong> presenza di Dio fra il suo popolo (Esodo 40:34-38). La paro<strong>la</strong><br />

shekhina deriva dal<strong>la</strong> radice shakhan (abitare) che si ritrova nel verbo greco che segue<br />

skenosen (abitare). Una parafrasi letterale rende conto del gioco di allitterazione e <strong>la</strong>scia<br />

intravedere l’intenzione dell’autore: «Ecco il tabernacolo (shekhina) di Dio con gli uomini!<br />

Egli tabernacolerà (sarà come <strong>la</strong> shekhina) con loro” (Apocalisse 21:3).<br />

Secondo <strong>la</strong> tradizione ebraica, <strong>la</strong> souccah come il santuario simboleggiavano <strong>la</strong> shekhina<br />

(Talmud Babli, Suk. 116). I Salmi letti nel<strong>la</strong> souccah testimoniano di questo simbolo poiché<br />

portano sul<strong>la</strong> presenza protettrice di Dio (Salmo 27;31; 36;57;63;91). Paralle<strong>la</strong>mente, <strong>la</strong><br />

1060<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


PIANO DELL’APOCALISSE - GESÙ SOMMO SACERDOTE NEL SANTUARIO CELESTE<br />

natura provvisoria del<strong>la</strong> souccah ricordava il carattere effimero del<strong>la</strong> città terrena e<br />

stimoleggiava <strong>la</strong> speranza del<strong>la</strong> città celeste» J. Doukhan, o.c., pp. 263,264.<br />

Il profeta Zaccaria aveva annunciato: «E avverrà che tutti quelli che saranno rimasti di<br />

tutte le nazioni venute contro Gerusalemme, saliranno d’anno in anno a prostrarsi davanti al<br />

Re, all’Eterno degli eserciti, e a celebrare <strong>la</strong> festa delle capanne» 14:16.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1061


Appendice n. 11<br />

LETTERA ALLE SETTE CHIESE<br />

L’ADORAZIONE A DIO SUL TRONO, ALL’AGNELLO E IL LIBRO<br />

DELL’AVVENIRE SIGILLATO<br />

I SETTE SIGILLI<br />

LE SETTE TROMBE<br />

Introduzione<br />

LETTERA ALLE SETTE CHIESE<br />

Apocalisse I:9-III:22<br />

«La Chiesa, nel<strong>la</strong> visione inaugurale dell’Apocalisse, è rappresentata da sette cande<strong>la</strong>bri<br />

d’oro, rievocazione del cande<strong>la</strong>bro simbolico che illuminava il santuario israelitico, descritto<br />

nel libro dell’Esodo 25 e 37. Il Cristo sta in mezzo ai cande<strong>la</strong>bri (1:13), nell’atteggiamento di<br />

chi cammina (2:1). Gesù Cristo è <strong>la</strong> luce del mondo; <strong>la</strong> sua Chiesa è il cande<strong>la</strong>bro che gli offre<br />

un punto di appoggio per <strong>la</strong> sua azione benefica e salvifica. I capi del<strong>la</strong> Chiesa sono<br />

rappresentati da stelle, le quali stanno in mano al Cristo, Capo supremo di essa (1:20 e 2:1)»<br />

(VAUCHER Alfred-Félix, Le sette Chiese dell’Apocalisse, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, gennaiofebbraio<br />

1931).<br />

Le sette lettere vengono inviate a sette chiese dell’estremità occidentale dell’Asia Minore,<br />

nel<strong>la</strong> provincia che i romani avevano chiamato Asia. Queste chiese, possiamo dire, facevano<br />

parte del<strong>la</strong> diocesi di Giovanni, poiché l’Apostolo, prima di essere deportato a Patmo, aveva <strong>la</strong><br />

sua sede a Efeso.<br />

Numerosi sono coloro che credono che queste sette lettere abbiano valore solo per quelle<br />

sette chiese contemporanee dell’apostolo. «Se così fosse i sette messaggi apocalittici<br />

avrebbero per noi un interesse semplicemente retrospettivo. La maggioranza degli interpreti,<br />

però, è d’accordo nell’estendere a tutta <strong>la</strong> cristianità il contenuto delle lettere apocalittiche.<br />

Difatti il libro intero (e non soltanto i brevi messaggi episto<strong>la</strong>ri dei capitoli 2 e 3) è dedicato<br />

alle sette chiese (1:4,11). Ora è evidente che il libro dell’Apocalisse non ha un interesse<br />

puramente regionale, giacché fra tutti i libri del Nuovo Testamento è probabilmente il più<br />

cattolico, ossia universale. Un’altra ragione, che avvalora <strong>la</strong> nostra tesi, <strong>la</strong> desumiamo dal<br />

simbolismo del<strong>la</strong> cifra sette, che così spesso ricorre nell’Apocalisse e che suggerisce l’idea di<br />

pienezza, di perfezione, idea inseparabile dall’altra di cattolicità o di cristianità universale. Se<br />

Gesù vive e cammina sino al<strong>la</strong> fine dei secoli fra le sette chiese, dobbiamo ammettere che<br />

sotto questo simbolo, o si nasconde <strong>la</strong> Chiesa universale di tutti i secoli, o bisogna pensare che<br />

Gesù s’interessasse soltanto a sette piccole comunità cristiane dell’Asia Minore, trascurando<br />

tutte le altre» (A.F. Vaucher, idem). «Bisogna che le sette chiese siano successive e non<br />

coesistenti, perché il nostro Signore passeggia in mezzo ad esse. Se fossero esistite tutte<br />

insieme al tempo di S. Giovanni, il Salvatore sarebbe posto tra esse, nel punto centrale d’un<br />

cerchio, invece di camminare tra loro, e di passare così dall’una all’altra» (Amédée NICOLAS,<br />

Conjectures sur les âges de l’Église et les derniers temps, 2ª ed., Paris 1881, p. 69).


APPENDICE N. 11<br />

Alcuni commentatori si sono attenuti ad una spiegazione storica e profetica letterale, come<br />

se questi messaggi concernessero esclusivamente le comunità nominate nel testo apocalittico<br />

(vedere KEITH Alexander, Les prophéties et leur accomplissement littéral, Paris 1838, pp.<br />

350-366, tradotto sul<strong>la</strong> 15ª ed. inglese). Ma è meglio dire: «La nostra visione presenta un<br />

primo senso letterale; poi, a causa del carattere simbolico del<strong>la</strong> cifra sette, essa ha inoltre un<br />

significato tipologico, e di conseguenza pure profetico» (REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I,<br />

Lausanne 1904, p. 41).<br />

Sul significato tipologico si riscontra un certo numero di opinioni: DEMONVILLE<br />

(L’Apocalypse, Paris 1812, pp. 4-15) suppone che le sette chiese rappresentino sette c<strong>la</strong>ssi<br />

differenti di fedeli: operai, indigenti, ricchi, letterati, maestri, militari, commercianti. ROSSELET<br />

d’IVERNOIS A.G. (L’Apocalypse et l’Histoire, t. I, Paris 1878) immagina che esse<br />

corrispondano a sette rami del<strong>la</strong> cristianità, le chiese: greca, siriaca, russa, romana,<br />

protestante, ecc. J. B. FREY, non contento di vedervi il cattolicesimo e il protestantesimo, vi<br />

aggiunge il giudaismo, l’is<strong>la</strong>mismo, il paganesimo. Come scrive il maestro Vaucher: «Queste<br />

interpretazioni sono troppo bizzarre per attirare <strong>la</strong> nostra attenzione» (VAUCHER Alfred-Félix,<br />

La portée prophétique des messages aux sept églises, in Revue Adventiste, 15 settembre<br />

1940).<br />

Una spiegazione più sostenibile è quel<strong>la</strong> di GODET Frédéric (Études Bibliques, 2ª serie, 5ª<br />

ed., Paris 1900, p. 302), che vede nelle sette chiese le diverse espressioni di vita spirituale,<br />

morale e religiosa del<strong>la</strong> Chiesa universale di ogni tempo, ma nel<strong>la</strong> loro simultaneità. In ogni<br />

tempo <strong>la</strong> Chiesa vi si può rispecchiare. Questa spiegazione è condivisa anche da altri<br />

commentatori: Bullinger, Reymond, Henriquet, Stainheil, H. de Perrot, Bosio, ecc.<br />

Crediamo che <strong>la</strong> spiegazione migliore sia quel<strong>la</strong> già menzionata: <strong>la</strong> simbolica-profetica,<br />

che vede nelle sette chiese letterali <strong>la</strong> rappresentazione di sette periodi successivi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

del<strong>la</strong> Chiesa cristiana, dall’origine fino al ritorno di Cristo. Questo modo di comprendere il<br />

testo di Giovanni risale a Cocceius (inizio XVII secolo).<br />

Questa spiegazione si poggia sulle seguenti riflessioni:<br />

- La limitazione del numero delle chiese considerate. In quel<strong>la</strong> regione c’erano altre chiese<br />

anche più importanti: Colosse, Ierapoli, Troas (Colossesi 1:2; 4:13; Atti 20:6). Ciò<br />

confermerebbe il significato simbolico del numero sette, che ha valore di pienezza,<br />

universalità, perfezione.<br />

- Il significato etimologico che racchiude il nome di ogni chiesa e l’ordine nel quale sono<br />

nominate indicano una progressione e anche una evoluzione dello stato morale del<strong>la</strong><br />

cristianità.<br />

- L’idea di una successione cronologica è chiaramente espressa dal Cristo che cammina tra i<br />

cande<strong>la</strong>bri. Questo camminare di Gesù non significa so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> sua presenza continua tra<br />

il suo popolo fino al<strong>la</strong> fine dei tempi, come ha promesso (Matteo 28:20). Il suo spostamento<br />

nello spazio indica una progressione, una marcia nel tempo, un seguire <strong>la</strong> Chiesa attraverso<br />

<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

- Il Cristo che cammina da una chiesa all’altra, passando da un periodo all’altro, annuncia con<br />

termini che pongono più prossimo il suo ritorno: 2:16,25; 3:3,11,20.<br />

- Dal momento che tutto il libro dell’Apocalisse è indirizzato alle sette chiese dell’Asia, <strong>la</strong><br />

spiegazione letterale presenterebbe troppi problemi.<br />

- Il carattere ciclico del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> apocalittica è rinforzato dal circuito geografico delle sette<br />

chiese.<br />

1062<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

«Queste sette chiese dell’Asia Minore furono il tipo di sette età future del<strong>la</strong> Chiesa, fino<br />

al<strong>la</strong> fine del mondo» (HOLZHAUSER Bartholomaeus, Interprétation de l’Apocalypse,<br />

renfermant les 7 âges de l’Église catholique, II, 1, 1856, p. 56).<br />

«Sotto l’emblema di fatti presenti e contemporanei, si trova descritto e profetizzato<br />

l’avvenire delle sette età contenute nel<strong>la</strong> serie dei tempi cristiani» (MICHEL M.J., Histoire du<br />

bien et du mal dépuis Jésus-Christ jusqu’à <strong>la</strong> fin des temps d’après <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean,<br />

Lyon 1867, p. 31).<br />

Già «alcuni antichi commentatori (Vittorino, Ticonio, Areta, Primaso) avevano presentato<br />

il significato profetico dei messaggi indirizzati alle sette chiese. Questo sistema di<br />

interpretazione è stato sviluppato presso i cattolici moderni (Holzhauser, Michel, Chauffard,<br />

Amédée Nico<strong>la</strong>s, Verschraege) e presso i protestanti (Vitringa, Mede, Ebrard, Gaussen, de<br />

Rougemont, Seiss, Tochedieu, ecc.)» (VAUCHER Alfred-Félix, Un livre difficile mais<br />

nécessaire, in Signes des Temps, ottobre, 1961, p. 12).<br />

«C’è anche in queste lettere un elemento profetico e, esaminando l’ordine con il quale esse<br />

sono state dettate, numerosi commentatori cattolici e protestanti, inglesi, francesi e tedeschi<br />

hanno riconosciuto che esse sono un riassunto del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa dal<strong>la</strong> santa e pura<br />

infanzia fino al giorno in cui Gesù Cristo chiamerà i suoi servitori fedeli a regnare con lui»<br />

(ROUGEMENT Frédéric de, La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 162).<br />

C’è qualche divergenza d’opinione tra i commentatori sul significato etimologico di alcuni<br />

nomi di queste chiese e sul<strong>la</strong> durata del tempo che esse rappresentano.<br />

«Le epoche alle quali questi nomi corrispondono non possono essere limitate in una<br />

maniera rigorosa e matematica; c’è, al punto d’unione dell’uno e dell’altro, una certa<br />

mesco<strong>la</strong>nza di fatti che caratterizzano il periodo che finisce e quello che incomincia» (M.<br />

Michel, o.c., p. 70).<br />

«Un periodo non finisce necessariamente quando l’altro comincia, e l’ultima parte<br />

dell’uno può molto bene coesistere con <strong>la</strong> prima parte - l’inizio - dell’altro» (F. de<br />

Rougemont, o.c., p. 168).<br />

Efeso<br />

«La prima lettera è indirizzata al<strong>la</strong> chiesa, all’inizio così fervente, del secolo apostolico, <strong>la</strong><br />

Chiesa del desiderio, come è il senso greco del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Efeso» (GAUSSEN Louis, Daniel le<br />

prophète, t. III, Paris 1849, p. 210).<br />

L’accordo è unanime nel vedervi <strong>la</strong> chiesa apostolica.<br />

«La Chiesa del Signore non si trovò in uno stato più desiderabile di quello dei tempi<br />

apostolici, rispetto al<strong>la</strong> fede? Certo che no. Nondimeno, verso <strong>la</strong> fine di questo periodo, essa<br />

perde quel primo amore, pur continuando a mostrarsi severa di fronte agli eretici che<br />

incominciano a sorgere e a preparare <strong>la</strong> teocrazia cristiana, il mistero d’iniquità, al quale<br />

allude San Paolo» (ELDIN François, Derniers temps et avenir eternel… d’après l’Apocalypse,<br />

Paris 1885, p. 91).<br />

I Nico<strong>la</strong>iti erano i membri di una setta eretica <strong>la</strong> cui influenza, oltre che nel I secolo, si fa<br />

sentire anche nel<strong>la</strong> Chiesa di Pergamo (2:15). Ireneo li identifica con gli gnostici che<br />

negavano <strong>la</strong> divinità del Cristo. A loro forse si fa riferimento nelle epistole del<strong>la</strong> cattività e<br />

pastorali. Ci sono prove storiche del II secolo di una setta gnostica chiamata Nico<strong>la</strong>ita. Alcuni<br />

Padri fanno risalire questa setta a Nico<strong>la</strong>, uno dei diaconi (Atti 6:5). Si pensa generalmente<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1063


APPENDICE N. 11<br />

che avessero le mogli in comune e considerassero con indifferenza l’adulterio e <strong>la</strong><br />

fornicazione e che mangiassero ciò che i pagani avevano offerto agli idoli. Con REUSS E.G.E.<br />

(L’Apocalypse, Paris 1878, p. 55), crediamo che i Ba<strong>la</strong>amiti e i Nico<strong>la</strong>iti siano una stessa cosa<br />

(2:6,14,15). «Il testo esige assolutamente l’identificazione dei due nomi… Nico<strong>la</strong>iti è per<br />

l’autore <strong>la</strong> forma greca, o moderna, o storica, di quanto viene chiamato Ba<strong>la</strong>am nel racconto<br />

tipico dell’Antico Testamento… Il nome Ba<strong>la</strong>am poteva venire tradotto, in greco, con<br />

Niko<strong>la</strong>os…» (A.F. Vaucher, o.c.). Si tratta dunque dell’introduzione dell’ido<strong>la</strong>tria nel<br />

cristianesimo, ostaco<strong>la</strong>ta prima, poi agevo<strong>la</strong>ta.<br />

Per <strong>la</strong> durata di questo periodo, bisogna scartare l’idea di coloro che fanno giungere questa<br />

Chiesa fino verso il 300 o fino a Costantino. Diciamo con L. Gaussen: «La prima episto<strong>la</strong> è<br />

indirizzata al<strong>la</strong> Chiesa, da principio così fervente, del secolo apostolico».<br />

La minaccia di rimuovere il candeliere dal suo posto (versetto 5) può essere riferita al fatto<br />

che <strong>la</strong> Chiesa primitiva di origine giudaica, quindi giudaico-cristiana, si sarebbe trasformata, a<br />

seguito del<strong>la</strong> distruzione del tempio, nel<strong>la</strong> chiesa cristiana di origine pagana, rappresentata da<br />

Smirne.<br />

Smirne<br />

«La seconda lettera è indirizzata al<strong>la</strong> chiesa perseguitata nei due secoli successivi, Chiesa<br />

di mirra e di amarezza» (L. Gaussen, o.c., t. III, p. 210). Gli interpreti sono pressoché unanimi<br />

nel riconoscere che Smirne derivi dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> mirra, sostanza aromatica che serviva per<br />

imbalsamare i morti. Pur avendo un odore amaro era anche gradevole.<br />

Smirne è <strong>la</strong> Chiesa dei martiri: dal tempo di Nerone a quello di Diocleziano. Non si può<br />

giungere fino a Maometto, come ha pensato qualcuno, per il fatto che in quel periodo <strong>la</strong><br />

Chiesa non era più martire, ma dominava.<br />

Diversi interpreti ravvisano nei dieci giorni del versetto 10 le persecuzioni di Diocleziano,<br />

dal 303 al 313, come le più terribili, tendenti a sopprimere per sempre il cristianesimo.<br />

Questa Chiesa segna <strong>la</strong> transizione da Efeso, chiesa apostolica, a Pergamo, chiesa<br />

trionfante, che, con l’editto di Mi<strong>la</strong>no del 313 promulgato da Costantino che riconosce il<br />

cristianesimo come una religione dell’impero, inizia ad essere corteggiata dal potere<br />

imperiale.<br />

Smirne è un «Chiesa provata per quanto riguarda i beni temporali, ma ricca di tesori<br />

spirituali imperituri, colpita da molteplici afflizioni, calunniata dai Giudei, <strong>diventa</strong>ti ormai una<br />

sinagoga di Satana» (F. de Rougemont, o.c., p. 170).<br />

Pergamo<br />

«La terza lettera è indirizzata al<strong>la</strong> chiesa innalzata nei giorni di Costantino il Grande e nei<br />

secoli che seguiranno: al<strong>la</strong> chiesa dell’elevazione (è il senso in greco, del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Pergamo)»<br />

(L. Gaussen, o.c., t. III, p. 211). Pergamo significa: elevazione, luogo elevato, fortezza<br />

elevata, acropoli, cittadel<strong>la</strong>. Il pulpito nelle chiese, è chiamato pergamo e si trova in una<br />

posizione elevata rispetto all’assemblea, è chiamato pergamo.<br />

Questa lettera presenta <strong>la</strong> Chiesa che giunge fino verso il 533, 538.<br />

1064<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

La Chiesa, stanca di soffrire, ha accettato <strong>la</strong> mano tentatrice stesale dal mondo ed è salita<br />

ad una posizione elevata dopo l’adesione di Costantino al Cristianesimo, divenendo poi <strong>la</strong><br />

religione dello Stato. La vittoria apparente nasconde <strong>la</strong> disfatta spirituale.<br />

«Al principio del IV secolo, <strong>la</strong> Chiesa contrae un matrimonio adulterino. La figlia di<br />

Moab, vestita di porpora imperiale, ha invitato <strong>la</strong> Chiesa al suo ballo, e questa, sedotta, è<br />

andata a contaminarsi con essa presso le statue dei suoi falsi dèi!… Ne risultò una alleanza<br />

contro natura del<strong>la</strong> Chiesa cristiana col paganesimo e l’invasione dell’ido<strong>la</strong>tria nel<strong>la</strong> Chiesa»<br />

(TOPHEL, Les septs Églises d’Asie, p. 73).<br />

A Pergamo c’era il trono di Satana. Il culto all’imperatore divino da Babilonia passò a<br />

Pergamo, dopo che <strong>la</strong> capitale del<strong>la</strong> Mesopotamia fu vinta dai Medo Persiani. Nel 133 a.C.,<br />

dopo <strong>la</strong> morte di Attalo III, il regno di Pergamo venne incorporato all’Impero Romano e <strong>la</strong><br />

città divenne <strong>la</strong> sede amministrativa di tutte le province. A Pergamo c’era il monopolio del<br />

culto a Escu<strong>la</strong>pio, dio del fuoco e delle guarigioni miracolose. Il suo emblema era il serpente<br />

che troviamo su diverse medaglie e che <strong>la</strong> Bibbia identifica con Satana (Genesi 3:1;<br />

Apocalisse 12:9; ecc.). È in questa città che si espresse per <strong>la</strong> prima volta nel 29 a.C. il culto<br />

all’imperatore romano adorato come dio. I cristiani al<strong>la</strong> fine del I secolo, rifiutando di vedere<br />

nell’imperatore Domiziano (81-96 d.C.) il “Signore e dio”, venivano perseguitati. Con il<br />

tempo il trono da Pergamo si spostò a Roma e il “Pontefice Massimo” pagano <strong>la</strong>sciò il seggio<br />

al Pontefice Massimo cristiano.<br />

Chi è Antipa? «Gli storici antichi non ne fanno paro<strong>la</strong>. Per cui alcuni commentatori hanno<br />

considerato il nome di Antipa (contro tutto) come un personaggio tipico destinato a<br />

impersonare <strong>la</strong> protesta dei cristiani autentici contro l’invasione del<strong>la</strong> mondanità nel<strong>la</strong> Chiesa,<br />

protesta che si è spenta allorquando <strong>la</strong> Chiesa è stata innalzata al posto sociale, così pericoloso<br />

per <strong>la</strong> fede, indicato dalle parole: “dove abita Satana”» (F. Eldin, o.c., p. 93)<br />

Tiatiri<br />

L’origine e il significato del nome sono un po’ incerti. È composto da un sostantivo che<br />

significa «sacrificio» e da un verbo che significa «tritare». Si è suggerito quindi il significato<br />

di «fedele servizio», costanza, consumazione delle vittime.<br />

Al<strong>la</strong> chiesa di Pergamo, castigata dalle invasioni barbariche, succede Tiatiri, <strong>la</strong> chiesa che<br />

esprime <strong>la</strong> fedeltà nelle privazioni.<br />

«La quarta episto<strong>la</strong> è indirizzata al<strong>la</strong> Chiesa perseguitata, durante i secoli del Medioevo,<br />

sotto <strong>la</strong> crudele tirannia dei papi, periodo <strong>la</strong>mentevole d’ido<strong>la</strong>tria e di sterminio; abbiamo qui<br />

<strong>la</strong> Chiesa del<strong>la</strong> consumazione delle vittime (in greco Tiatiri)» (L. Gaussen, o.c., t. III, p. 211)<br />

Iezebel era profetessa e sacerdotessa di Baal, il dio so<strong>la</strong>re dei Fenici. Divenuta regina<br />

d’Israele, introduce il culto dei falsi dèi i cui sacerdoti mangiano al<strong>la</strong> sua tavo<strong>la</strong> (1 Re 18:19).<br />

Non esita a utilizzare il potere temporale (1 Re 21) per mantenere il suo culto. Durante il suo<br />

regno Israele conosce <strong>la</strong> carestia per tre anni e mezzo (Giacomo 5: 7).<br />

Alcuni commentatori hanno pensato che il periodo di questa Chiesa vada dal VI secolo<br />

fino al<strong>la</strong> Rivoluzione francese, al tempo del<strong>la</strong> ferita mortale papale, con il declino politico del<br />

suo potere. Sebbene questo periodo di tre anni e mezzo, annunciato da Elia su Israele,<br />

potrebbe corrispondere in un possibile accostamento di analogia profetica, ai 1260 anni del<strong>la</strong><br />

supremazia papale, crediamo che questo modo di pensare sia troppo lungo perché sarebbe in<br />

parallelo anche, per oltre due secoli, con il tempo del<strong>la</strong> chiesa di Sardi. Inoltre, in<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1065


APPENDICE N. 11<br />

considerazione del fatto che Iezebel pretende di legiferare nel nome di Dio, incarna molto<br />

bene il peccato del<strong>la</strong> chiesa di Roma, che oltre al<strong>la</strong> sua apostasia religiosa, tra cui <strong>la</strong> sua<br />

devozione al culto so<strong>la</strong>re, aggiunge <strong>la</strong> fornicazione con i re del suo tempo mediante l’illecita<br />

unione politica e religiosa, stato e clero. A questa Chiesa Gesù accorda del «tempo per<br />

ravvedersi». Quest’opera di censura e di richiamo, una volta compiuta dal profeta del deserto,<br />

Elia, nel Medioevo è stata incarnata da diversi movimenti preriformatori: valdesi, albigesi,<br />

catari e altri, e da uomini come Wycliff, Savonaro<strong>la</strong>, Hus, Gero<strong>la</strong>mo da Praga e da tutti quei<br />

cattolici che vedevano nel vescovo di Roma il piccolo corno di Daniele 7, <strong>la</strong> prima bestia di<br />

Apocalisse 13 e <strong>la</strong> prostituta di Apocalisse 17. Con Lutero il tempo accordato per il<br />

ravvedimento crediamo finisca, Roma respinge l’invito al<strong>la</strong> grazia e scade per sempre agli<br />

occhi di Dio. Non ci si deve illudere di recuperar<strong>la</strong>, <strong>diventa</strong> «<strong>la</strong> madre delle meretrici»<br />

(Apocalisse 17:5). La Riforma protestante dà un nuovo indirizzo al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del Popolo di Dio,<br />

ma delle pratiche religiose del<strong>la</strong> chiesa di Roma vengono ereditate e continuano a fare parte<br />

del patrimonio religioso del cristianesimo non cattolico.<br />

Nel linguaggio profetico biblico <strong>la</strong> donna simboleggia sempre <strong>la</strong> Chiesa; sposa fedele se<br />

segue gli insegnamenti del suo divino sposo (Isaia 54:5,6; 2 Corinzi 11:2), adultera se segue<br />

altri insegnamenti (Ezechiele 16:32; 23). In questa lettera per tre volte viene ripetuta<br />

l’espressione fornicazione-adulterio (2:20,21,22) riferentesi all’ido<strong>la</strong>tria e all’immortalità.<br />

«La chiesa dove Iezebel vaticina racchiude tre c<strong>la</strong>ssi di cristiani.<br />

Prima di tutto, i veri fedeli che si distinguono mediante <strong>la</strong> loro carità, <strong>la</strong> loro fede, <strong>la</strong> cura<br />

che hanno per i poveri, <strong>la</strong> loro pazienza e l’abbondare nelle opere buone, ma che allo stesso<br />

tempo tollerano Iezebel.<br />

Poi viene Iezebel, <strong>la</strong> quale si dice ispirata, infallibile, e seduce i servi stessi del Cristo, i<br />

suoi ministri, insegnando dottrine diaboliche e pagane sotto forma di misteri cristiani<br />

profondi, inscrutabili…<br />

Infine, Tiatiri comprende un residuo: i veri fedeli, più intelligenti e più coraggiosi dei<br />

primi, e che non temono di smascherare i cosiddetti profondi misteri, facendoli apparire tali<br />

quali sono, misteri di Satana. Il Signore dichiara agli uni e agli altri di non voler aggiungere<br />

altro peso su di loro, che hanno già tanto da soffrire per il giogo tirannico del<strong>la</strong> falsa<br />

profetessa. Solo conservino fino al suo ritorno quanto posseggono di verità» (F. de<br />

Rougemont, o.c., pp. 174,175)<br />

Sardi<br />

Canto di gioia, residuo, qualche cosa di nuovo, pietra preziosa per associazione al nome<br />

sardonico. Il “resto” viene suggerito dal testo (3:2).<br />

«La quinta lettera è indirizzata al<strong>la</strong> Chiesa del residuo (è il senso ebraico del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

Sardi)» (L. Gaussen, o.c., t. III, p. 211).<br />

Si attribuisce a questa chiesa il periodo dall’800 al 1793, ma è troppo lungo. Gaussen ed<br />

Eldin <strong>la</strong> pongono al XIV e XV secolo. La si è posta anche tra il 1517 e il 1806. Ma «Sardi è <strong>la</strong><br />

Chiesa protestante prima dei tempi di Spener e di Wesley» (F. de Rougemont, o.c., p. 180).<br />

Le parole rivolte a questa chiesa sono abbastanza severe.<br />

I cattolici, non vedendo di buon occhio <strong>la</strong> Riforma, che considerano come un tradimento,<br />

una rivolta al<strong>la</strong> chiesa madre, indirizzano ai protestanti le stesse critiche.<br />

1066<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

I protestanti sono ugualmente stupiti del messaggio severo a loro rivolto, sebbene<br />

considerino <strong>la</strong> Riforma come qualcosa di divino.<br />

In questo periodo sono poche le conversioni personali, sono conversioni in massa, sebbene<br />

i princìpi del<strong>la</strong> Riforma siano giusti. Si è un po’ verificato quello che è avvenuto quando gli<br />

imperatori romani prima e i re pagani poi si sono “convertiti”, per così dire, al cristianesimo.<br />

Molti principi e re, per interessi politici o di varia natura, abbracciarono <strong>la</strong> Riforma e per il<br />

popolo divenne quasi obbligatorio <strong>diventa</strong>re protestante perché il capo di stato lo era. In<br />

diverse città svizzere <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione rimaneva cattolica, <strong>diventa</strong>va protestante o tornava<br />

cattolica seguendo <strong>la</strong> scelta di chi governava.<br />

L’esordio del<strong>la</strong> lettera <strong>la</strong> giudica come organismo vivente, ma in realtà è morta, cioè è viva<br />

esteriormente. È dai frutti che <strong>la</strong> si vede morta. «Ravvediti» (pentiti). Il pentimento non è per<br />

coloro che non conoscono <strong>la</strong> verità, ma per quelli che <strong>la</strong> conoscono e credono di conoscer<strong>la</strong>.<br />

«Pochi - confessa il de Rougemont (o.c., p. 180) - sono stati i protestanti i quali abbiano,<br />

anziché abusato del<strong>la</strong> dottrina del<strong>la</strong> salvezza gratuita per fede e senza opere, condotto una vita<br />

degna del<strong>la</strong> giustizia divina imputata ai credenti. Perciò <strong>la</strong> gran massa dei riformati potrà<br />

vedere un giorno con terrore il proprio nome tolto dal libro del<strong>la</strong> vita, e le chiese luterane e<br />

calviniste, che non si saranno pentite al<strong>la</strong> voce del Signore, possono essere certe di perire tosto<br />

o tardi di subita rovina».<br />

In realtà <strong>la</strong> Riforma che ha riscoperto cosa significa «vivere per <strong>la</strong> fede in Gesù Cristo»<br />

non l’ha sperimentata completamente.<br />

Fi<strong>la</strong>delfia<br />

Amore fraterno. Pensiero unanime tra gli studiosi.<br />

Molti protestanti attribuiscono a loro questo periodo. Il Tophel <strong>la</strong> chiama <strong>la</strong> chiesa dei<br />

risvegli, pensando a quello di Spener in Germania, di Wesley in Inghilterra, e, più<br />

recentemente, al potente risveglio religioso che scosse tutto il protestantesimo prima del<strong>la</strong><br />

metà del secolo scorso.<br />

«Noi riconosciamo questa chiesa del<strong>la</strong> missione e dell’umanità fraterna in tutte quelle che,<br />

dal tempo di Spener e di Zinzendorf, hanno annunciato l’Evangelo ai cristiani di nome e ai<br />

pagani» (F. de Rougemont, o.c., p. 182).<br />

È a questa chiesa che il Signore apre <strong>la</strong> porta (3:8): <strong>la</strong> porta delle missioni in terra pagana.<br />

È in questo periodo che sorgono le organizzazioni per <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. È <strong>la</strong><br />

Chiesa del XVIII e XIX secolo.<br />

Laodicea<br />

Giudizio del popolo, giudizio dei popoli, condanna del popolo, separazione dei popoli,<br />

rigetto dei popoli.<br />

Quindi, «<strong>la</strong> settima episto<strong>la</strong> è indirizzata al<strong>la</strong> Chiesa degli ultimi tempi, in cui Gesù Cristo<br />

verrà a giudicare le nazioni e il suo popolo; <strong>la</strong> Chiesa del giudizio dei popoli (in greco,<br />

Laodicea)» (L. Gaussen, o.c., t. III, p. 212).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1067


APPENDICE N. 11<br />

È <strong>la</strong> Chiesa dei tempi del<strong>la</strong> fine. Il suo periodo inizia con lo scadere delle 2.300 sere e<br />

mattine di Daniele 8:14, che segna l’inizio del giudizio preliminare che si svolge nel cielo e<br />

che si conclude poco prima del ritorno di Gesù.<br />

Quanto all’invito: «Io sto al<strong>la</strong> porta e picchio…», «una esegesi logica ci obbliga qui a<br />

riconoscere che si tratta dell’imminenza del ritorno del Signore» (Pierre de BENOIT, Ce que<br />

l’Esprit dit aux Eglises - Commentaire sur l’Apocalypse, Vennes sur Lausanne 1941; p. 31).<br />

J. JEREMIA, scartando <strong>la</strong> concezione mistica con <strong>la</strong> quale si vede Gesù che batte al<strong>la</strong> porta del<br />

cuore, scrive: «Contro una tale concezione par<strong>la</strong> il carattere escatologico dell’immagine del<strong>la</strong><br />

cena del<strong>la</strong> salvezza… Bisogna dunque comprendere 3:20 indicante il ritorno del Signore,<br />

(confr. Luca 12:37 e seguenti), che domanda d’entrare come l’ospite presso i suoi discepoli<br />

per poi accordare loro <strong>la</strong> comunione al<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> cena celeste» (cit. Charles BRÜTSCH, La<br />

c<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, 5 a ed., Genève 1966, p. 88).<br />

Laodicea non riceve nessun elogio, neppure quello di possedere <strong>la</strong> Verità. Non riceve<br />

neppure un rimprovero d’ordine dogmatico, teologico. I suoi errori sono interamente d’ordine<br />

spirituale: tiepidezza e sufficienza.<br />

«A questa Chiesa i rimproveri più severi, ma anche le più grandi promesse. Se dovesse<br />

persistere nel<strong>la</strong> propria tiepidezza, verrebbe finalmente vomitata dal suo Signore; ma Gesù sta<br />

al<strong>la</strong> porta e picchia, impaziente di entrare per il banchetto sacro che suggellerà <strong>la</strong> comunione<br />

dei fedeli col Signore morto e tornato in vita per sempre» (A.F. Vaucher, o.c., p. 9).<br />

Conclusione<br />

«Contro questo sistema di interpretazione, si è argomentato che gli esegeti che l’adoperano<br />

non s’accordano sempre tra loro quando si tratta di fissare l’inizio e <strong>la</strong> fine di ogni periodo.<br />

Ciò perché si dimenticano due cose: prima di tutto è difficile segnare con certezza, come<br />

anche succede nel<strong>la</strong> vita di una persona, il momento preciso in cui finisce un’età e in cui<br />

comincia quel<strong>la</strong> successiva. Ancor più si dovrebbe esitare quando si tratta d’una collettività<br />

dispersa sul<strong>la</strong> superficie del globo, che evolve incessantemente, ma le cui diverse parti non si<br />

modificano con <strong>la</strong> stessa rapidità. Si può ammettere, per conseguenza, che i diversi periodi<br />

del<strong>la</strong> chiesa si accaval<strong>la</strong>no gli uni sugli altri. Così si è fatto qualche volta con Smirne, <strong>la</strong><br />

chiesa del<strong>la</strong> persecuzione, facendo<strong>la</strong> incominciare con Nerone, mentre <strong>la</strong> maggior parte degli<br />

interpreti danno a Efeso, <strong>la</strong> chiesa desiderabile, tutta l’età apostolica, fino al tempo di<br />

Domiziano» (VAUCHER Alfred Félix, La portée prophétique des messages aux sept églises, in<br />

Revue Adventiste, 15 settembre 1940).<br />

«Si deve riconoscere che due età successive s’intrecciano necessariamente durante una<br />

parte del<strong>la</strong> loro durata; non è, nell’ordine intellettuale e morale, come nell’ordine fisico e<br />

materiale. Affinché un cambiamento si manifesti nel primo di questi due ordini, bisogna che il<br />

germe in sé sia prima depositato nel<strong>la</strong> mente o in qualcuno di loro; che cresca, si estenda, si<br />

sviluppi, che acquisti abbastanza forza per lottare contro le disposizioni che avevano dominato<br />

fino a quel momento; che finisca infine per vincerli e farli interamente sparire. Ma questo<br />

germe cresce, si estende, <strong>diventa</strong> grande e lotta durante l’esistenza dell’età precedente al quale<br />

appartiene, per sua nascita, senza appartenergli nel testo sacro; in modo che queste due età<br />

vivano insieme durante una parte del<strong>la</strong> loro durata» (A. Nico<strong>la</strong>s, o.c., pp. 65, 66).<br />

Concludiamo con le parole del maestro A.F. Vaucher: «Possiamo rimpiangere le<br />

divergenze di opinione che si sono manifestate tra i commentatori sul<strong>la</strong> questione che ci<br />

1068<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

occupa come su tante altre. Per me, ciò che mi meraviglia, non è tanto il disaccordo nel<br />

dettaglio piuttosto quanto l’accordo nell’insieme, fra tanti autori, gli uni cattolici, gli altri<br />

protestanti, appartenenti a epoche diverse.<br />

Non abbiamo motivo di abbandonare il sistema di interpretazione al quale Gaussen ha<br />

legato il suo nome e che ha riassunto in questi termini: “Gesù Cristo detta personalmente a<br />

Giovanni queste sette epistole, indirizzate letteralmente alle sette chiese dell’Asia, ma<br />

simbolicamente ai sette periodi successivi del<strong>la</strong> Chiesa cristiana, dai giorni di Giovanni fino al<br />

glorioso millennio. Poiché bisogna bene ricordare che, in tutte queste divisioni profetiche dei<br />

secoli, il numero sette, simbolo del<strong>la</strong> perfezione, esaurisce sempre <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei tempi futuri, di<br />

modo che <strong>la</strong> settima e ultima cifra ci conduce necessariamente al termine di tutte le cose” L.<br />

Gaussen, o.c., t. III, p. 209» (A.F. Vaucher, Idem)<br />

Nome EFESO SMIRNE PERGA-<br />

MO<br />

Le lettere alle 7 chiese<br />

TIATIRI SARDI FILADEL-<br />

FIA<br />

Epoca I secolo II - III secolo IV - V secolo VI- XVI sec. XVII-XVIII<br />

secolo.<br />

Significato<br />

Elogi<br />

RimproveriEsortazioni <br />

Promesse <br />

Desiderabile<br />

Opere<br />

Fatica<br />

Costanza<br />

Abbandono<br />

del primo<br />

amore<br />

Ravvediti !<br />

Fai le<br />

opere di<br />

prima !<br />

L’albero<br />

del<strong>la</strong> vita<br />

Amarezza Elevazione Consumazione<br />

delle<br />

vittime<br />

Perseveranza<br />

nelle<br />

tribo<strong>la</strong>zioni<br />

Ricchezza<br />

spirituale<br />

Non temere !<br />

Sii fedele !<br />

La corona<br />

del<strong>la</strong> vita<br />

Fede<br />

Falsi<br />

insegnamenti<br />

Opere<br />

Amore<br />

Servizio<br />

Fede<br />

Costanza<br />

Falsi<br />

insegnamenti<br />

Ravvediti ! Tieni<br />

fermamente<br />

quello<br />

che hai !<br />

La manna<br />

nascosta.<br />

Un nome<br />

nuovo<br />

Potestà sulle<br />

nazioni<br />

La stel<strong>la</strong><br />

mattutina<br />

LAODI-<br />

CEA<br />

XIX secolo Dal XIX<br />

secolo<br />

Il rimanente Amore fraterno Giudizio dei<br />

Popoli<br />

Fedeltà di<br />

alcuni<br />

Tu sei<br />

morto<br />

Sii vigi<strong>la</strong>nte<br />

e rafferma il<br />

resto !<br />

Ravvediti !<br />

Vesti<br />

bianche<br />

Scritti nel<br />

libro del<strong>la</strong><br />

vita<br />

Opere,<br />

Lealtà,<br />

Costanza<br />

Tieni<br />

fermamente<br />

quello che hai !<br />

Colonna nel<br />

tempio di Dio<br />

Tiepidezza<br />

Orgoglio<br />

Compra<br />

dell’oro<br />

Metti il<br />

collirio<br />

Ravvediti !<br />

Regnare con<br />

Cristo<br />

sul suo trono<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1069


APPENDICE N. 11<br />

L’ADORAZIONE A DIO SUL TRONO, ALL’AGNELLO E IL LIBRO<br />

DELL’AVVENIRE SIGILLATO<br />

Apocalisse IV e V<br />

Con il capitolo 4 inizia una nuova visione.<br />

Versetti 1, 2. Una porta si apre in cielo. «Il cielo e <strong>la</strong> terra sono due province dello stesso<br />

regno: il regno di Dio. Ciò che avviene nell’invisibile ha le sue ripercussioni nel mondo del<br />

visibile e non si può cogliere il senso dei fenomeni del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> se non mettendoli in re<strong>la</strong>zione<br />

con le cause celesti» (VAUCHER Alfred-Félix, Les visions de l’apôtre Jean, in Signes des<br />

Temps, 15 maggio-30 giugno, 1919). Ciò che attrae l’attenzione di Giovanni è «un trono posto<br />

nel cielo, e sul trono v’era uno a sedere». Dio è sovrano, Dio regna: è quanto appare al primo<br />

sguardo nel cielo anche se il suo dominio non è immediatamente evidente. L’Apostolo non<br />

nomina Dio, ma lo paragona a una pietra preziosa: «Dio è luce». Osserva DOUKHAN Jacques:<br />

«Delle sessantadue volte che si incontra nel Nuovo Testamento <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “trono”,<br />

quarantasette si trovano nell’Apocalisse, poi viene l’evangelo di Matteo con quattro volte.<br />

Questa paro<strong>la</strong> è importante nel<strong>la</strong> visione di Giovanni, per i suoi contemporanei, così<br />

preoccupati del potere, dei troni terrestri e in partico<strong>la</strong>re del trono di Cesare, per i lettori di<br />

ogni tempo che temono il potere o che lo desiderano, l’Apocalisse moltiplica i richiami<br />

affinché ci si ricordi che c’è “un trono nel cielo” al di sopra di tutti i troni. La paro<strong>la</strong> “trono” è<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> chiave del capitolo 4: sui quarantasette impieghi in Apocalisse, quattordici si trovano<br />

in questo capitolo» (Le Cri du ciel - Étude prophétique sur le livre de l’Apocalypse,<br />

Dammarie-les Lys 1996, p. 73,74).<br />

Non si descrive né il trono né chi vi è seduto sopra: «<strong>la</strong> realtà va al di là delle parole» J.<br />

Doukhan, o.c, p. 74.<br />

Versetto 3. Il suo trono è circondato da un «arcobaleno che, a vederlo, somigliava a uno<br />

smeraldo». Questo arcobaleno non è una rappresentazione figurata dell’aureo<strong>la</strong> di Dio, ma il<br />

segno del «patto», l’«immagine del<strong>la</strong> grazia» (Genesi 9:12,13). Il Dio del<strong>la</strong> Bibbia, del<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione, il vero Dio, il Dio vivente non è iso<strong>la</strong>to nell’infinito, come il dio dei filosofi o<br />

delle specu<strong>la</strong>zioni umane. Ed è anche per questo che Giovanni lo descrive attorniato<br />

dall’assemblea celeste.<br />

Versetto 4. «I 24 anziani». Alcuni hanno pensato a degli esseri celesti. Altri vi hanno visto i<br />

rappresentanti dell’umanità salvata che sono di già in cielo (come Enoc, Mosè, Elia e altre<br />

persone che risorsero al<strong>la</strong> morte di Gesù e salirono poi con lui, Efesi 4:8). È preferibile <strong>la</strong><br />

spiegazione di coloro che vedono in questi 24 anziani <strong>la</strong> rappresentazione celeste del popolo<br />

di Dio, <strong>la</strong> Chiesa. Il numero 24 indica l’Antico e il Nuovo Patto, <strong>la</strong> somma dei 12 patriarchi e<br />

dei 12 apostoli, <strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> sua pienezza, <strong>la</strong> Nuova Gerusalemme. Sono vestiti di vesti<br />

bianche - una so<strong>la</strong> volta nell’Apocalisse le vesti bianche sono l’abbigliamento degli angeli che<br />

esprime grazia (19:14) - cioè ricoperti del<strong>la</strong> giustizia di Cristo e hanno delle corone in capo,<br />

simbolo del trionfo finale dei credenti. Troni, vestiti, corone sono promessi nelle lettere alle<br />

sette chiese a coloro che vinceranno. Qui <strong>la</strong> Chiesa è già rappresentata nel cielo quale garanzia<br />

del trionfo finale del<strong>la</strong> grazia di Dio e a conferma che i nomi dei salvati sono scritti fin dal<strong>la</strong><br />

fondazione del mondo nel libro dell’Agnello (13:8).<br />

Versetto 5. I «<strong>la</strong>mpi», le «voci» e i «tuoni» sono sia segni dell’onnipotenza di Dio che si<br />

esprime sul mondo sia anche manifestazione del<strong>la</strong> sua presenza come al Sinai. Sotto<br />

1070<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

l’immagine delle «sette <strong>la</strong>mpade» ardenti viene raffigurato lo Spirito Santo nel<strong>la</strong> sua pienezza<br />

che esercita <strong>la</strong> sovranità di Dio nell’universo.<br />

Versetto 6. Il «mare di vetro simile al cristallo» che si estende davanti al trono di Dio ha avuto<br />

diverse spiegazioni. Gli interpreti antichi e medievali vi hanno visto l’immensa moltitudine<br />

dei salvati. L’umanità purificata che davanti a Dio è trasparente come vetro. Altri vi hanno<br />

visto l’immagine del<strong>la</strong> grazia, dal<strong>la</strong> quale scaturisce il fiume del<strong>la</strong> vita. Ma l’immagine del<strong>la</strong><br />

grazia è già raffigurata dall’arcobaleno. Altri vi hanno visto l’emblema del<strong>la</strong> verità, il<br />

battesimo. Crediamo che sia meglio vedervi <strong>la</strong> serena limpidezza dell’ordine eterno: <strong>la</strong><br />

creazione inanimata.<br />

«Le quattro creature viventi». Ireneo, Agostino, Gero<strong>la</strong>mo, Gregorio Magno, altri<br />

commentatori e artisti nelle loro opere vi hanno visto i quattro evangelisti. Gero<strong>la</strong>mo scriveva:<br />

“La prima figura, quel<strong>la</strong> dell’uomo, rappresenta Matteo, perché ha cominciato a par<strong>la</strong>re<br />

dell’uomo: <strong>la</strong> genealogia di Gesù Cristo; il leone rappresenta Marco perché in lui risuona <strong>la</strong><br />

voce del leone che attraversa il deserto; <strong>la</strong> terza, il bue, rappresenta Luca…; <strong>la</strong> quarta figura,<br />

l’aqui<strong>la</strong>, rappresenta Giovanni, che si leva in volo sulle ali, par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> Eterna!”»<br />

(BRÜTSCH Charles, L’Apocalisse, Torino 1949, p. 60).<br />

«Un’antica parabo<strong>la</strong> giudaica, un midrash, riprende <strong>la</strong> stessa immagine. Secondo Rabbi<br />

Abahu, ci sono quattro creature potenti: l’aqui<strong>la</strong>, l’animale più potente tra gli uccelli; il bue,<br />

tra le bestie domestiche; il leone tra le bestie selvagge; ed infine l’uomo, il più potente fra tutti<br />

gli animali (STRACK H.L., BILLERBECK P., Kommentar sum Neuen Testament aus Talmud und<br />

Midrasch, t. III, München 1979, p. 799). Secondo questa tradizione i quattro animali<br />

rappresentano <strong>la</strong> creazione vivente tutta intera, come i ventiquattro anziani rappresentano più<br />

specificatamente il genere umano. La creazione dell’universo è dunque nel cuore del<strong>la</strong> visione<br />

del trono» (J. Doukhan, o.c., p. 77). Questo modo di vedere viene confermato nei capitoli 5 e<br />

7:11; 15:7. Tutta <strong>la</strong> creazione raggiunge <strong>la</strong> sua destinazione a seguito del<strong>la</strong> redenzione, torna<br />

a una santa e sublime unità con l’umanità riscattata e loda il suo Creatore. Le quattro creature<br />

viventi hanno sei ali e molti occhi, non danno alcuna impressione di pesantezza, appaiono<br />

liberate dai loro istinti e da ogni legge di gravità, sono dedite al servizio di Dio. Questo mondo<br />

creato per rendere gloria a Dio, sotto <strong>la</strong> direzione dell’uomo, fatto ad immagine e somiglianza<br />

dell’Eterno, a causa del proprio peccato, che lo ha privato del<strong>la</strong> gloria divina, lo ha trascinato<br />

nel suo squilibrio, con il resto del mondo visibile: animato ed inanimato. Nel ristabilimento di<br />

tutte le cose, Dio rende loro <strong>la</strong> dignità.<br />

«I cherubini… sono i rappresentanti più elevati del<strong>la</strong> creazione, riuniscono nel<strong>la</strong> loro persona<br />

quattro personificazioni principali di Dio che si riflettono nelle creature, cioè: <strong>la</strong> saggezza<br />

rappresentata dall’uomo, <strong>la</strong> forza produttrice dal toro, <strong>la</strong> maestà dal leone e l’onniscienza<br />

dall’aqui<strong>la</strong>» (REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanna 1904, p. 15). Questa visione di<br />

Giovanni ci vuole offrire, per anticipazione profetica, un quadro del<strong>la</strong> fine ultima del<strong>la</strong><br />

creazione: i 24 anziani rappresentano l’umanità riscattata nel lodare l’Eterno; le quattro<br />

creature viventi <strong>la</strong> creazione animata al suo servizio e mezzo di rive<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> gloria di Dio;<br />

il mare di vetro <strong>la</strong> restituzione al<strong>la</strong> pace celeste del<strong>la</strong> creazione inanimata.<br />

Il capitolo 5, continuazione del 4, non ci presenta il Dio Creatore, ma il Dio<br />

Redentore.<br />

Mentre il capitolo 4 conclude con gli anziani e le creature viventi celebranti <strong>la</strong> gloria di<br />

Colui che ha chiamato all’esistenza «tutte le cose», il capitolo 5 canta le meraviglie ancora più<br />

grandi dell’amore del Padre che ha riscattato i suoi figli con il sangue dell’Agnello (A.<br />

Reymond, o.c., t. I, p. 157).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1071


APPENDICE N. 11<br />

Versetto 1 «Libro sigil<strong>la</strong>to». Questo libro racchiude gli avvenimenti con i quali si realizzano<br />

i destini del regno di Dio e si trova nel<strong>la</strong> mano destra di Dio. Lui è il Signore dell’universo, è<br />

il sovrano, dominatore dei popoli, capo del<strong>la</strong> Chiesa, governatore del mondo. Lui ha concepito<br />

il piano del<strong>la</strong> salvezza e questo libro sigil<strong>la</strong>to contiene gli eventi attraverso i quali il suo<br />

progetto si inserisce e si compie nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Il libro è scritto e sigil<strong>la</strong>to. Dio non vi cambia<br />

nul<strong>la</strong>. «Il sigillo è l’emblema di un avvenimento ancora nascosto, ma già divinamente<br />

decretato» (GODET Frédéric, Études Bibliques, t. II, 5ª ed., p. 304). Il piano del<strong>la</strong> salvezza sarà<br />

realizzato completamente, malgrado l’opposizione degli avversari, degli eventi, delle<br />

macchinazioni e del furore di colui che vuole dividere. Quanto al<strong>la</strong> libertà che <strong>la</strong>scia ai suoi<br />

nemici, Dio <strong>la</strong> rispetta, ma anche nelle più grandi deviazioni <strong>la</strong> sua volontà sovrana si compie<br />

e il suo piano si realizza, poiché l’Eterno è ammirabile in consigli, <strong>la</strong> sua saggezza è<br />

insondabile e sa fare concorrere al suo scopo gli uomini e le cose, gli amici e i nemici, gli<br />

avvenimenti più contrari come quelli più favorevoli ai suoi disegni (es. vedere <strong>storia</strong> di<br />

Giuseppe). Questo libro è scritto di dentro e di fuori perché, sebbene il disegno di Dio sia<br />

semplice, <strong>la</strong> salvezza dell’uomo, è comunque d’una ricchezza infinita, l’abbondanza e <strong>la</strong><br />

varietà del<strong>la</strong> materia superano ogni immaginazione. È scritto da ambo i <strong>la</strong>ti perché <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

degli uomini si presenta con diverse sfaccettature. I fogli sono sigil<strong>la</strong>ti in modo che un sigillo<br />

rotto non permetta di leggere che un foglio al<strong>la</strong> volta. I sigilli sono 7. Cioè hanno il numero<br />

del compimento, del<strong>la</strong> perfezione, del<strong>la</strong> pienezza. Ciò significa che il disegno di Dio sarà<br />

conosciuto nel<strong>la</strong> sua totalità e nel<strong>la</strong> grande varietà dei suoi aspetti solo quando tutti i sigilli<br />

saranno stati successivamente rotti.<br />

Versetto 2. La voce dell’angelo si estende per tutto l’universo, raggiunge i più lontani mondi<br />

abitati per chiedere: «Chi è degno di aprire il libro e rompere i sigilli?». L’attesa è generale,<br />

gli occhi si dirigono verso tutte le direzioni per vedere se qualche essere partico<strong>la</strong>re tra tutti gli<br />

esseri creati si possa alzare tra l’immensa moltitudine.<br />

Versetto 3. Agli esseri umani non è possibile; come possono conoscere le cose del futuro se<br />

non riescono ad avere una chiara visione del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del passato e del presente? Anche agli<br />

esseri celesti non è possibile. Essi stessi cercano di penetrare nel piano del<strong>la</strong> salvezza per<br />

poterlo meglio comprendere (1 Pietro 1:11).<br />

Versetto 4. Giovanni, non potendo penetrare nei consigli dell’Onnipotente per rive<strong>la</strong>re le<br />

disposizioni di Dio al<strong>la</strong> Chiesa, piange. Così facendo dimostra il suo cuore sacerdotale di<br />

pastore e di apostolo. Giovanni vuole conoscere l’avvenire per meglio conso<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Chiesa nei<br />

momenti delle prove spirituali e materiali. Per Giovanni l’apertura del libro significa avere<br />

una risposta ai perché che preoccupano <strong>la</strong> mente degli uomini quando constatano <strong>la</strong> realtà del<br />

presente e del passato. Giovanni percepisce che in quel libro si può leggere <strong>la</strong> conso<strong>la</strong>zione<br />

degli afflitti, il trionfo del<strong>la</strong> verità, <strong>la</strong> distruzione dell’errore, <strong>la</strong> confusione degli avversari, <strong>la</strong><br />

fedeltà nel<strong>la</strong> perseveranza.<br />

Versetto 5. Chi può aprire il libro è un figlio dell’umanità è «il leone del<strong>la</strong> tribù di Giuda<br />

(Giuda = lode dell’Eterno (Genesi 29:35) “Giuda, te loderanno i tuoi fratelli” Genesi 59:8),<br />

“il rampollo di Davide”. È un anziano che prende <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> perché il decreto dell’Eterno<br />

interessa partico<strong>la</strong>rmente l’umanità riscattata. La Chiesa cristiana non deve so<strong>la</strong>mente insistere<br />

sul<strong>la</strong> divinità di Cristo, ma anche sul<strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> sua umanità. Questi due attributi del Messia<br />

sono presi dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> profetica di Genesi 49:8-10; Isaia 11:1,2,10. Il leone è il simbolo del<br />

Messia nel<strong>la</strong> sua forza contro i suoi nemici. Egli li distruggerà come il leone distrugge <strong>la</strong> sua<br />

preda. La paro<strong>la</strong> greca dal<strong>la</strong> quale viene <strong>la</strong> nostra traduzione «rampollo», significa anche<br />

radice, perché il Messia è nello stesso tempo radice di Davide, quanto al<strong>la</strong> divinità, e suo<br />

rampollo, germoglio, quanto all’umanità. Come diceva Andrea di Cesarea: «Cristo è <strong>la</strong> radice<br />

1072<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

di Davide, come Creatore, secondo <strong>la</strong> sua divinità, ma viene dal<strong>la</strong> radice di Davide secondo <strong>la</strong><br />

sua umanità». Il Messia non è solo il germoglio di Davide, ma è anche colui che lo precede, lo<br />

produce, lo porta. Questa espressione ricorda quelle di Gesù in cui, citando il Salmo 110:1, si<br />

dichiara contemporaneamente figlio e Signore di Davide, (Matteo 22:41-46). Il Messia prima<br />

dell’incarnazione è <strong>la</strong> radice dal<strong>la</strong> quale sorge non so<strong>la</strong>mente Davide, ma anche Mosè,<br />

Abrahamo, tutto il popolo d’Israele e <strong>la</strong> comunità dei santi. E possiamo dire ancor meglio: se<br />

c’è stato un Abrahamo, un Mosè, un Davide, tutto un popolo, questo è stato generato in vista<br />

dell’incarnazione del Figlio di Dio. Il Figlio porta in sé Davide e i Patriarchi e<br />

contemporaneamente lo scopo, il termine verso il quale questi e tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele, tutta<br />

l’antica economia e tutte le dispensazioni divine dell’antica alleanza convergono e<br />

concludono. Il Figlio di Dio è l’anima, il principio, lo spirito, <strong>la</strong> vita intima di questa alleanza<br />

al termine del<strong>la</strong> quale Egli si incarna nel<strong>la</strong> persona di Gesù» (A. Reymond, o.c., t. I, pp. 164,<br />

165).<br />

Versetto 6. Sul<strong>la</strong> terra dove si è svolto il dramma del<strong>la</strong> salvezza si è vista una scena<br />

deplorevole, di tenebre, di scherni, di beffe, di delusioni: <strong>la</strong> croce.<br />

Nel cielo, dove tutto acquista <strong>la</strong> vera forma, il Crocifisso è al centro del<strong>la</strong> visione, in piedi<br />

come un vincitore. L’ultimo degli uomini è <strong>diventa</strong>to il primo. Nel cielo non c’è spazio per <strong>la</strong><br />

presentazione dei successi, dei c<strong>la</strong>mori, delle conquiste degli uomini, con i loro eserciti e le<br />

loro scoperte. Ma <strong>la</strong> croce, questo ignobile strumento di morte, è presentata nel suo vero<br />

significato. Lo scacco, <strong>la</strong> sconfitta (ad occhio umano) del Cristo sul Golgota riempie i luoghi<br />

altissimi del suo splendore. Cristo Gesù viene presentato crocifisso e glorificato, rivestito<br />

dell’Onnipotenza: aveva «sette corna»; dell’onniscienza: «e sette occhi», e del<strong>la</strong> pienezza<br />

dello Spirito Santo: «i sette Spiriti di Dio». Gli è stata ridata <strong>la</strong> gloria che aveva presso al<br />

Padre prima che il mondo fosse (Giovanni 17: 5) (vedere C. Brütsch, o.c., p. 65).<br />

Questo leone in forma di Agnello raffigura <strong>la</strong> grazia manifestata nel<strong>la</strong> redenzione e <strong>la</strong><br />

distruzione del male quale conseguenza del giudizio.<br />

Gesù è l’autore dell’una e dell’altra; Gesù è <strong>la</strong> pietra ango<strong>la</strong>re sul<strong>la</strong> quale si edifica <strong>la</strong><br />

propria esistenza o sul<strong>la</strong> quale si infrange <strong>la</strong> propria vita, il male ed il suo autore. Per questo<br />

motivo ha il diritto di rive<strong>la</strong>re <strong>la</strong> vittoria finale, cioè rompere i sigilli. In Cristo Gesù, nel<strong>la</strong> sua<br />

persona, nel<strong>la</strong> sua opera, vi è il centro e si riassume tutto il significato del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> degli<br />

uomini. Egli è colui che sve<strong>la</strong> i pensieri di Dio, ne è <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> e il realizzatore. Senza di lui e<br />

fuori di lui questo mondo è un enigma, un incomprensibile caos e, come diceva Voltaire, <strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> dell’umanità è spesso sembrata come una cattiva bur<strong>la</strong>. Gesù solo, malgrado tutti i<br />

misteri che <strong>la</strong> sua persona e <strong>la</strong> sua opera presentano al<strong>la</strong> nostra mente di persone limitate, è <strong>la</strong><br />

so<strong>la</strong> luce (Giovanni 8:12).<br />

Versetto 9. Mediante il suo trionfo sul male Cristo Gesù dalle due creazioni, celeste e<br />

terrestre, ha formato un solo popolo (Colossesi 1:20; Efesi 1:10) di re e sacerdoti che servono<br />

liberamente Dio. «Gli uni (gli angeli) con voce sonora per i quali nul<strong>la</strong> ha mai alterato lo<br />

splendore, pubblicano <strong>la</strong> fedeltà dell’Altissimo che corona magnificamente l’umile e<br />

perseverante sottomissione al<strong>la</strong> sua volontà; gli altri (l’umanità), su un tono più grave e con un<br />

accento più contenuto, come conviene a degli esseri il cui canto è nato nelle <strong>la</strong>crime,<br />

glorificano <strong>la</strong> sua grazia che cancel<strong>la</strong> l’infedeltà e perdona <strong>la</strong> rivolta; quelli mostrano a noi<br />

uomini, nel loro esempio, <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> luminosa sul<strong>la</strong> quale hanno potuto elevarsi fino a Dio senza<br />

mai uscire dal bene, raggiungere <strong>la</strong> perfezione, ma senza <strong>la</strong> caduta, realizzare il progetto nel<br />

seno dell’innocenza, glorificando così <strong>la</strong> santità e <strong>la</strong> veracità di questo Dio che non permette<br />

che il peccato possa mai essere considerato come necessario o anche come utile in sé; e<br />

dall’altro <strong>la</strong>to, noi uomini risponderemo a loro mostrando, con umiltà profonda, i bui abissi<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1073


APPENDICE N. 11<br />

del peccato dove eravamo precipitati, ma da cui <strong>la</strong> mano di Dio ci ha ritirati mediante prodigi<br />

senza uguali; glorificando così ai loro occhi questa grazia “che sovrabbonda là dove il peccato<br />

abbonda” e che, cambiando il male stesso in bene, compie il miracolo dei miracoli. Dal seno<br />

dei due popoli che ne formeranno uno, si eleverà allora, su toni diversi, questo inno comune,<br />

ultima paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> degli esseri liberi, di cui il canto degli angeli e <strong>la</strong> lode dei pastori<br />

nel<strong>la</strong> notte di Natale fu il preludio: “Gloria a Dio e all’Agnello che è seduto sul trono!<br />

Alleluia!”» (F. Godet, o.c., t. I, 4ª ed., pp. 34, 35).<br />

Questo canto sarà eternamente nuovo perché i riscattati di Dio e tutto il creato non<br />

cesseranno di penetrare sempre di più nell’insondabile mistero del suo amore redentore. La<br />

Bibbia non conosce degli adoratori silenziosi. Noi abbiamo un posto e un posto principale in<br />

questa assemblea celeste. Possiamo fin da ora mesco<strong>la</strong>re le nostre voci con quelle degli esseri<br />

celesti. Non è ancora reso manifesto quel che saremo, ma già da ora i nostri cantici possono<br />

celebrare <strong>la</strong> gloria e l’amore del nostro Dio-Redentore, degno di ricevere <strong>la</strong> lode, l’onore e <strong>la</strong><br />

magnificenza in eterno.<br />

1074<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

I SETTE SIGILLI<br />

Apocalisse VI-VIII:1<br />

I sette sigilli si dividono in due gruppi: i primi quattro introdotti dal<strong>la</strong> voce delle quattro<br />

creature vivente e gli ultimi tre introdotti diversamente.<br />

Per i primi quattro riteniamo opportuno presentare le seguenti riflessioni. «La cifra quattro<br />

serve partico<strong>la</strong>rmente a indicare le quattro direzioni geografiche. Simbolizza per estensione<br />

l’universalità, <strong>la</strong> pienezza dello spazio umano. Gli avvenimenti che sono collegati ai quattro<br />

cavalieri sono dunque a dimensione p<strong>la</strong>netaria». «Quattro è un simbolo di pienezza, frequente<br />

negli scritti apocalittici. L’origine è senza dubbio nei quattro punti cardinali, che permettono<br />

di orientarsi nell’universo: ci sono le quattro estremità del<strong>la</strong> terra (Isaia 11:12; Ezechiele 7:2;<br />

Apocalisse 7:1; 20:8), ci sono pure i quattro venti (Geremia 49:36; Ezechiele 37:9; Daniele<br />

7:2), quattro grandi fiumi in Eden (Genesi 2:10), ci sono quattro animali (Daniele 7:3,17;<br />

Apocalisse 4:6), quattro corna e quattro carri nel<strong>la</strong> visione di Zaccaria (1:18; 6:1), quattro<br />

angeli del<strong>la</strong> distruzione (Apocalisse 9:14)» (Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A.<br />

WESTPHAL, Imprimeries réunies, Va<strong>la</strong>nce-sur-Rhône, 1973).<br />

Diverse sono le spiegazioni date a commento dei sette sigilli. Nell’interpretazione storicoprofetica<br />

che vede in essa sette quadri che vanno dal<strong>la</strong> prima al<strong>la</strong> seconda venuta di Cristo,<br />

non sempre si è avuta un’unanimità di pensiero. Noi presentiamo tre sistemi.<br />

Primo sistema<br />

Diversi studiosi che noi abbiamo citato nel corso del nostro <strong>la</strong>voro come: Elliott, Gaussen,<br />

de Rougemont, Henriquet, Rosselet, con alcune varianti hanno visto nei sigilli fasi successive<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Roma pagana prima, cristiana poi.<br />

«Il cavallo era consacrato al dio Marte, e i Romani amavano chiamarsi figli di Marte… Sui<br />

loro stendardi per questa pretesa c’era <strong>la</strong> rappresentazione di un cavallo» (DAPPLES C.A.,<br />

Résumé du Commentaire d’Elliott sur l’Apocalypse, Lausanne 1875, p. 16).<br />

I sigillo. Rappresenta di conseguenza l’entrata gloriosa degli imperatori che, per tale<br />

occasione, sceglievano di preferenza un cavallo bianco. Storicamente questo sigillo<br />

indicherebbe il periodo storico tra <strong>la</strong> morte di Domiziano (96 d.C.) e l’avvento al trono di<br />

Commodio (180 d.C.).<br />

II sigillo. Rappresenterebbe il periodo di guerre civili dall’assassinio di Commodio (192<br />

d.C.) fino al tempo del vecchio Severo.<br />

III sigillo, indica un periodo di grande distretta, con grandi ed estese carestie, viene fissato tra<br />

il regno di Antonio e <strong>la</strong> morte di Valeriano (268 d.C.).<br />

IV sigillo, presenta l’annuncio di una terribile mortalità. Si riferirebbe allo stesso periodo<br />

aggiungendovi <strong>la</strong> terribile peste, con <strong>la</strong> conseguente fame del 250-265, che colpì molte<br />

province. «Se si obietta che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> par<strong>la</strong> so<strong>la</strong>mente del<strong>la</strong> quarta parte del<strong>la</strong> terra, mentre il<br />

f<strong>la</strong>gello che abbiamo menzionato ha colpito l’impero intero, rispondiamo che l’impero intero<br />

doveva essere colpito, poiché tutto il corpo politico, figurato dal cavallo, è rappresentato dal<br />

colore livido del<strong>la</strong> morte» (C.A. Dapples, o.c., p. 25).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1075


APPENDICE N. 11<br />

V sigillo. Si cambia registro. Non vengono più presentati dei cavalli, ma si vede l’altare. Ciò<br />

viene visto come il culto pubblico del<strong>la</strong> Chiesa, perché tutto quanto era fatto nel cortile del<br />

tempio, dove c’era l’altare dei sacrifici, era visibile a tutti. A coloro che erano stati martirizzati<br />

nei primi secoli fu detto che altri fedeli avrebbero subìto <strong>la</strong> stessa sorte. «…I Padri del<strong>la</strong><br />

Chiesa hanno capito che Apocalisse 6:11 si riferisce al martirio di coloro che lo dovranno<br />

subire dopo <strong>la</strong> manifestazione dell’uomo del peccato, o dell’anticristo» (C.A. Dapples o.c., p.<br />

29).<br />

VI sigillo. Si pensa che si riferisca ad una rivoluzione avvenuta nell’impero romano dopo<br />

l’epoca dei martiri, indicata dal sigillo precedente e che porta al trionfo del cristianesimo.<br />

Questo periodo inizia con Costantino con il quale il sistema politico religioso di Roma pagana<br />

cade per <strong>la</strong>sciare il posto a quello del<strong>la</strong> Roma cristiana.<br />

Questa spiegazione non <strong>la</strong> possiamo condividere per alcune ragioni.<br />

Se il primo cavallo e cavaliere rappresentano Roma vittoriosa sul mondo e il trionfo che<br />

veniva celebrato nel<strong>la</strong> capitale dai generali che entravano cavalcando il cavallo bianco, al<strong>la</strong><br />

fine del primo secolo, quando Giovanni scrive, «il trionfo dell’Impero Romano era un fatto<br />

compiuto e non che si doveva realizzare» (BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV,<br />

L’Apocalypse, Lausanne 1905, p. 379).<br />

La seconda ragione è che le ca<strong>la</strong>mità rappresentate dai cavalli hanno un senso più<br />

generale. Esse non possono essere limitate a quelle avvenute nel passato.<br />

Inoltre riteniamo che sia più corretto vedere nel VI sigillo <strong>la</strong> manifestazione di fenomeni<br />

cosmici che precedono il ritorno di Cristo, come viene indicato nel sigillo stesso, più che uno<br />

scuotimento politico, religioso e sociale del governo di Roma.<br />

Secondo sistema<br />

«I quattro primi sigilli con i loro cavalli e il loro cavalieri sono simbolici. Il cavallo<br />

rappresenta ogni volta <strong>la</strong> cristianità nel suo insieme, <strong>la</strong> Chiesa nel<strong>la</strong> sua maggioranza come<br />

essa è, e non necessariamente come deve essere; il cavaliere indica <strong>la</strong> potenza che presiede in<br />

ogni periodo ai destini del<strong>la</strong> Chiesa.<br />

I sigillo. Il cavaliere figura Gesù Cristo e i suoi apostoli che escono per vincere;<br />

II sigillo. Indica gli imperatori non cristiani;<br />

III sigillo. Si riferisce a Costantino e gli imperatori cristiani;<br />

IV sigillo. Raffigura il tempo del<strong>la</strong> supremazia papale.<br />

Mediante i colori i quattro cavalli indicano <strong>la</strong> gradazione discendente dello stato del<strong>la</strong><br />

religiosità del<strong>la</strong> cristianità. Se il bianco raffigura <strong>la</strong> purezza, il rosso indica una alterazione<br />

notevole, <strong>la</strong> persecuzione del<strong>la</strong> Chiesa, il nero l’apostasia, mentre il colore smorto, livido o<br />

verde, simboleggia <strong>la</strong> decomposizione…(del<strong>la</strong> Chiesa)<br />

Al simbolismo puro succede una prosopopea o personificazione che risponde esattamente<br />

al<strong>la</strong> situazione nuova che segue con il millennio del<strong>la</strong> supremazia papale…<br />

V sigillo. L’altare dei sacrifici… simboleggia <strong>la</strong> nostra terra, il cui seno nasconde <strong>la</strong> cenere e il<br />

sangue delle innumerevoli vittime dell’intolleranza» (VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse,<br />

Dammarie-les-Lys 1938, pp. 55, 75, 76, 77).<br />

1076<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

VI sigillo. Indicherebbe i grandi fenomeni fisici avvenuti con il terremoto di Lisbona, 1<br />

novembre 1755: l’oscuramento del sole con <strong>la</strong> luna che appare di colore rosso sangue il 19<br />

maggio 1780, <strong>la</strong> pioggia di meteore del 1832 vista in Europa, in Arabia e negli Stati Uniti, e<br />

specialmente del 13 novembre 1833 osservata dall’oceano At<strong>la</strong>ntico fino all’oceano Pacifico,<br />

dal Sud del Messico fino alle regioni del Nord del Canada. Questo sigillo termina con <strong>la</strong><br />

manifestazione del Cristo che è descritta con il silenzio in cielo per mezz’ora all’apertura del<br />

settimo sigillo.<br />

A questa spiegazione, che è condivisa da diversi studiosi, preferiamo il terzo sistema che<br />

ci sembra più soddisfacente e riflette meglio il messaggio del testo.<br />

Terzo sistema<br />

Questo sistema consiste nel vedere nel capitolo 6 di Apocalisse i simboli del discorso<br />

escatologico di Gesù riportato nei sinottici: Matteo 24; Marco 13; Luca 21. Questa<br />

spiegazione è sostenuta da Bullinger, F. Godet, L. Bonnet, E. Bosio, A. Vaucher e da altri.<br />

« La visione dei sigilli è fondata su Matteo 24:6 e seguenti dove viene descritto il periodo<br />

detto dei dolori del Messia» (L. Bonnet, o.c., p. 379).<br />

I sigillo. Versetti 1, 2. La sua epigrafe possono essere le parole profetiche di Gesù: «<strong>Quando</strong><br />

questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo allora verrà <strong>la</strong> fine» Matteo 24:14.<br />

Con l’apertura del I sigillo appare un cavallo bianco, colui che lo cavalca ha un arco, una<br />

corona ed esce fuori da vincitore e per vincere.<br />

«Da Ireneo, II secolo, (il cavaliere) lo si è identificato con Gesù Cristo. Il principale<br />

argomento in favore di questa opinione proviene da Apocalisse 19:11, dove nessun equivoco<br />

è possibile: là, il cavaliere sul bianco destriero è il Cristo… La «voce di tuono» non risuona<br />

che per il primo cavaliere e ne sottolinea dunque <strong>la</strong> maestà» (BRÜTSCH Charles, La C<strong>la</strong>rté de<br />

L’Apocalypse, Genève 1966, p. 121). «In tutta l’Apocalisse il colore bianco è un attributo<br />

celeste… il verbo vincere non ha il senso secondario e peggiorativo di “vincere mediante <strong>la</strong><br />

violenza” indica al contrario un atto divino» (CULLMANN Oscar, Christ et le temps, Neuchâtel<br />

1966, p. 114).<br />

«Il primo cavaliere differisce sostanzialmente dagli altri e non è presentato come un<br />

f<strong>la</strong>gello. Se rappresentasse <strong>la</strong> guerra, sia pur vittoriosa, sarebbe un duplicato del secondo,<br />

perché anche le guerre vittoriose non si fanno senza stragi ed orrori» (BOSIO Enrico,<br />

L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 55).<br />

Al<strong>la</strong> fine dell’Apocalisse 19:11 il Cristo appare trionfante per distruggere i suoi nemici.<br />

Ma fin dall’inizio il Cristo è vincitore: «Esce da vincitore come chi ha riportato già grandi<br />

vittorie, così Cristo mediante <strong>la</strong> sua morte e resurrezione e mediante i primi trionfi del<br />

Vangelo, esce per vincere, cioè per continuare a vincere fino al finale completo trionfo su tutti<br />

i suoi nemici. La descrizione si addice dunque al Cristo che al<strong>la</strong> Pentecoste è partito al<strong>la</strong><br />

conquista del mondo mediante l’Evangelo. E si noti che una tale interpretazione, sotto forme<br />

diverse, è stata mantenuta fin dal<strong>la</strong> più remota antichità cristiana, da Ireneo (II secolo), da<br />

Vittorino di Pattau (III secolo), che scorge nel cavaliere <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> predicazione, da<br />

Andrea di Cesarea (VI secolo) che vi intravede le vittorie dell’età apostolica» (E. Bosio, o.c.,<br />

p. 55). «Ticonio, Agostino e altri padri del<strong>la</strong> Chiesa, Areta, Primasio (per il quale il cavallo<br />

rappresenta gli apostoli, il cavaliere Cristo Gesù)» (C. Brütsch, o.c., p. 171). «Poi nel Medio<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1077


APPENDICE N. 11<br />

Evo, da Beda, da Alberto Magno, e più tardi da Bossuet; nei tempi moderni da Hengstenberg,<br />

Duesterdieck, F. Godet, Lange, Bonnet, Alford, B. Weiss, Zahan, Perrot, Allo, ecc.» (E.<br />

Bosio, o.c., p. 55). Si possono aggiungere i nomi di «Anselmo, N. de Lyre, Rupert, M.<br />

Hoffmann, Bullinger, Bengel, Könn, Langenberg, Miskotte, Visser’t, Reisner, Olivier, P. Y.<br />

Emery, Forck, Hodges…» (C. Brütsch, o.c., p. 121). Un così gran numero di studiosi a<br />

sostegno di questa spiegazione faceva dire già nel 1840, a mons. F. de Bovet: «Questo<br />

vincitore che marcia per nuove vittorie è Gesù Cristo: tutti gli interpreti ne convengono»<br />

(BOVET François de, L’Esprit de l’Apocalypse, Paris, p. 225). «Il P. Allo vede nel primo<br />

cavaliere il corso vittorioso del Vangelo attraverso il mondo e nota: “La visione del trionfo<br />

divino precede così quel<strong>la</strong> dei giudizi dell’ira, al fine di riempire l’animo di Giovanni e dei<br />

suoi lettori di un senso di sicurezza, facendo loro intendere lo scopo provvidenziale dei<br />

castighi che stanno per seguire… L’Evangelo ha da esser predicato a tutte le genti prima che<br />

venga <strong>la</strong> fine… Tutte le ca<strong>la</strong>mità che Dio permette non hanno altro fine che affrettare <strong>la</strong><br />

salvezza del mondo… Conveniva che <strong>la</strong> figura del Verbo in persona, o dell’opera sua salutare,<br />

apparisse in capo alle altre, per mostrare quale sia il disegno essenziale di Dio nel governo<br />

provvidenziale del mondo; e conveniva che apparisse in una maestà non inferiore a quel<strong>la</strong><br />

delle altre… Veduta questa, si possono aspettare le altre senza apprensione, sapendo che, nei<br />

disegni superiori, esse <strong>la</strong>voreranno per Cristo”» (E. Bosio, o.c., p. 56).<br />

Coloro che non hanno visto un rapporto tra i f<strong>la</strong>gelli del II, III, IV cavallo con <strong>la</strong><br />

predicazione dell’Evangelo del primo cavallo, hanno applicato anche il primo cavallo<br />

all’impero romano perché «il primo cavaliere deve avere un senso analogo a quello dei tre<br />

seguenti che rappresentano degli avvenimenti di ordine temporale» (ROUGEMONT Frédéric de,<br />

La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Neuchâtel 1866, p. 195).<br />

Ma esiste un rapporto tra il primo sigillo e gli altri tre: «Di questi cavalli, i tre ultimi hanno<br />

un aspetto lugubre, e indicano dei f<strong>la</strong>gelli che rispondono allo scopo che persegue il Re del<br />

regno… La guerra, <strong>la</strong> carestia e <strong>la</strong> mortalità sono, nell’intenzione di Dio, destinati a tracciare<br />

le vie dell’Evangelo, ad aprire i cuori, a disporli ad accogliere favorevolmente il messaggio di<br />

salvezza. I tempi di pace e di prosperità non sono sufficienti per questa buona opera. Le prove<br />

di ogni genere che portano con sé dei tempi d’insicurezza generale sono necessari per rompere<br />

le resistenze umane, umiliare i cuori, disamorarli dal<strong>la</strong> terra e costringerli a guardare in alto»<br />

(REYMOND Antoine, L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904, pp. 171, 174).<br />

Critica al primo sigillo<br />

Questa spiegazione del primo sigillo è stata criticata da Bernard DENÉCHAUD, Le rebelle et<br />

le serviteur, in Revue Adventiste, settembre 1966, pp. 9-13 con delle argomentazioni che<br />

riteniamo opportuno riportare.<br />

Rimanendo nel parallelismo con Matteo 24, anziché vedere nel cavallo il trionfo<br />

dell’evangelo nel mondo sembra più corretto vedervi <strong>la</strong> vittoria del<strong>la</strong> seduzione nei confronti<br />

dei credenti.<br />

«Anche se il primo cavaliere sembra meno sinistro dei suoi pari, fa comunque parte del<strong>la</strong><br />

stessa famiglia. L’arco che tiene questo fiero cavaliere è sovente associato, nelle Scritture, al<strong>la</strong><br />

potenza dell’orgoglio che trae l’uomo dal<strong>la</strong> sua propria forza. È il simbolo del<strong>la</strong> caccia, del<strong>la</strong><br />

guerra, ma anche dell’uomo che si considera sufficiente a se stesso. È per questo che, quando<br />

Dio interviene nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> per salvare il suo popolo, non fa ricorso né all’arco né ad alcun<br />

altro strumento del<strong>la</strong> forza dell’uomo: “Avrò compassione del<strong>la</strong> casa di Giuda; li salverò<br />

1078<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

mediante l’Eterno, il loro Dio; non li salverò mediante arco, né spada, né battaglia, né cavalli,<br />

né cavalieri” Osea 1:7; vedere 2:20».<br />

I sigillo: versetti 1, 2. «Guardate che nessuno vi seduca. Poiché molti verranno sotto il mio<br />

nome, dicendo: “Io sono il Cristo, e ne sedurranno molti”» Matteo 24:4,5.<br />

Sebbene questo primo cavallo e cavaliere possano richiamare quelli del capitolo 19 di<br />

Apocalisse, il Cristo che viene cavalcando un cavallo bianco come un grande vincitore per<br />

eseguire i giudizi sul<strong>la</strong> terra, sebbene il colore bianco sia simbolo del<strong>la</strong> purezza e del<strong>la</strong><br />

giustizia (1:14; 3:4) e <strong>la</strong> corona sia accordata a credenti vincitori (2:10), nessun f<strong>la</strong>gello<br />

sembra seguire questa figura così trionfante, <strong>la</strong> voce del tuono sembra sottolineare <strong>la</strong> sua<br />

maestà; questo cavallo e cavaliere dovrebbero però indicare l’opera più seducente svolta<br />

dall’Avversario realizzata nel nome di Gesù.<br />

È vero che Ireneo già nel secondo secolo lo identificava con il Cristo, altri come Wesley,<br />

Godet e Culmann, con <strong>la</strong> Chiesa e l’Evangelo, Rilevava correttamente il pastore ANTOMARCHI:<br />

«Un cavallo bianco, non è sufficiente per raffigurare Gesù Cristo». Soprattutto le parole di<br />

MACK: «Fino al<strong>la</strong> fine dei tempi, Gesù non trionfa giustamente mediante l’aiuto dell’arco e<br />

del<strong>la</strong> corona, ma come Agnello immo<strong>la</strong>to».<br />

Per queste ragioni c’è da rilevare che: «Benché questo cavaliere non sia accompagnato da<br />

f<strong>la</strong>gelli, non è neppure portatore di beni». Nell’accostamento tra le due figure del capitolo 6 e<br />

19 si rileva che: «Il primo è armato d’un arco, il secondo di una spada che esce dal<strong>la</strong> sua<br />

bocca. Il Cristo è coronato di diversi diademi e non d’una corona. Il contesto di conquista del<br />

primo è diverso dal secondo, che compie un giusto giudizio. La menzione dell’arco non si<br />

trova da nessuna parte del Nuovo Testamento, ma è un elemento corrente nell’Antico. L’arco<br />

è qualche volta associato al giudizio di Dio che viene visto come nemico (Giobbe 6:4; Salmo<br />

38:2; Habacuc 3:9). In altri passi è il simbolo dell’orgoglio umano che sarà spezzato (1<br />

Samuele 2:4; vedere anche Osea 1:5-7; 2:20). In altri passi ancora, l’arco è descritto come<br />

l’arma dei nemici del popolo di Dio (Salmo 11:2; 37:14; Geremia 51:56; Ezechiele 39:4-6).<br />

Inoltre, l’espressione “gli fu dato” si applica in diverse parti dell’Apocalisse ai mezzi che <strong>la</strong><br />

Provvidenza accorda ai nemici di Dio per realizzare i loro obiettivi. Questa espressione segna<br />

nello stesso tempo i limiti del<strong>la</strong> loro azione: è Dio che rimane sempre padrone degli<br />

avvenimenti (vedere ad esempio Apocalisse 9:1-5; 13:4-7,14,15). È per questo motivo che<br />

diversi (Darby, Charles, Schick, ecc.) hanno identificato in questo cavaliere il simbolo del<strong>la</strong><br />

volontà di dominazione, avvolta da una mistica gloriosa, che genera <strong>la</strong> guerra e tutte le sue<br />

rovine. “K.L. SCHMIDT stigmatizza l’imperialismo efferato che caratterizza il regno del Cristo<br />

e riporta qualche volta straordinarie vittorie senza colpo ferire. Richiama che, in tutte le<br />

re<strong>la</strong>zioni umane, ‘lo spirito di trionfo è uno spirito persecutore’.” (Ch. Brütsch, o.c., p.<br />

122,123). La stessa cosa per ECHTANA: “È <strong>la</strong> volontà di vittoria, <strong>la</strong> volontà egoista,<br />

l’insaziabile sete di potenza, di farsi valere... (Il primo cavaliere) fu suscitato al tempo delle<br />

sfere dei tormenti eterni e dell’odio eterno quando i primi uomini si sentirono soffiare<br />

all’orecchio: ‘Voi sarete come degli dèi’... Appare seducente, l’assassino apocalittico! Lo si<br />

confonderebbe quasi con il Cristo che deve venire, come Giovanni lo vedrà più tardi.” (Ch.<br />

Brütsch)» (D. Denéchaud, o.c., p. 13).<br />

II sigillo. Versetti 3, 4. Gesù aveva detto: «Voi udrete par<strong>la</strong>re di guerre e di rumori di<br />

guerre… Si leverà nazione contro nazione e regno contro regno» Matteo 24:6, 7.<br />

Giovanni descrive tutto questo sotto il simbolo di un cavallo rosso color sangue, con un<br />

cavaliere al quale è dato il potere di togliere <strong>la</strong> pace dal<strong>la</strong> terra.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1079


APPENDICE N. 11<br />

Molti commentatori sono concordi nel dire: «Il cavallo con <strong>la</strong> grande spada è il simbolo<br />

del<strong>la</strong> guerra, che è spesso presentata nelle scritture come uno dei più terribili f<strong>la</strong>gelli… Non si<br />

tratta di una guerra speciale come sarebbe quel<strong>la</strong> che precedette <strong>la</strong> rovina di Gerusalemme o le<br />

guerre civili che deso<strong>la</strong>rono l’impero romano durante e dopo il regno dei due Severi; né è<br />

questione di persecuzione dei cristiani sotto Nerone o sotto altri imperatori. Il cavaliere del<strong>la</strong><br />

grande spada rappresenta <strong>la</strong> guerra in genere, quindi tutte le guerre, civili o internazionali,<br />

scatenate dal peccato umano, ma permesse da Dio qual giudice destinato a trarre gli uomini a<br />

pentimento e i credenti al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza e all’umiliazione» (E. Bosio, o.c., p. 56).<br />

III sigillo. Versetti 5, 6. «Ci saranno carestie… in vari luoghi» Matteo 24:7.<br />

«Il terzo cavaliere simboleggia <strong>la</strong> carestia che suol tenere dietro al<strong>la</strong> guerra. Il nero non è<br />

qui l’emblema del lutto ma quello del<strong>la</strong> fame. …La bi<strong>la</strong>ncia serve a pesare le razioni di<br />

frumento e dell’orzo, perché vi è grande scarsità dei prodotti alimentari più necessari, tanto<br />

che il prezzo ne è salito a dodici volte quello dei tempi ordinari» (E. Bosio, o.c., p. 56). «Una<br />

misura (greco choinix, misura per le materie secche), un po’ più del<strong>la</strong> libra; secondo Erodoto,<br />

<strong>la</strong> razione quotidiana di un uomo. Un denaro valeva 88 centesimi; era ciò che un operaio<br />

guadagnava per giorno (Matteo 20:2); tutto il suo sa<strong>la</strong>rio era dunque impiegato ad acquistare<br />

il suo nutrimento» (L. Bonnet, o.c., p. 380). «E chi ha famiglia deve accontentarsi dell’orzo,<br />

cibo meno caro ma più ordinario… Sono risparmiati due prodotti agricoli: il vino e l’olio. La<br />

vite e l’ulivo soffrono meno dei cereali, per <strong>la</strong> siccità. Il f<strong>la</strong>gello è raramente spinto<br />

all’estremo.<br />

Anche qui molti interpreti hanno voluto scorgere l’adempimento del simbolo in carestie<br />

partico<strong>la</strong>ri come quel<strong>la</strong> avvenuta sotto C<strong>la</strong>udio, mentre il simbolo le abbraccia tutte quante.<br />

Delle interpretazioni allegoriche che hanno voluto qui <strong>la</strong> carestia del cibo spirituale o talune<br />

eresie, non è il caso di par<strong>la</strong>re» (E. Bosio o.c., p. 56). La bi<strong>la</strong>ncia è quindi il simbolo di una<br />

profonda crisi economica che provoca una impennata dei prezzi degli alimenti essenziali. Dio<br />

in questa situazione interviene e ne fissa il prezzo. Giovanni sente una voce dal cielo che<br />

indica dei limiti.<br />

IV sigillo. Versetti 7, 8. «Vi saranno… in diversi luoghi pestilenze» Luca 21: 11.<br />

«Il quarto cavaliere, che cavalca un cavallo livido (o gial<strong>la</strong>stro, di colore cadaverico) e che<br />

si nomina <strong>la</strong> Morte, rappresenta, secondo molti, <strong>la</strong> peste. La versione dei LXX traduce sovente<br />

con <strong>la</strong> morte il termine ebraico che designa questo f<strong>la</strong>gello. Per altri Giovanni avrebbe in vista<br />

<strong>la</strong> Morte personificata e che opera con i mezzi di distruzione enumerati nel seguito del<br />

versetto» (L. Bonnet o.c., p. 380). «Il quarto cavallo che è livido, riassume e completa i due<br />

precedenti per l’aggiunta di un tratto nuovo, <strong>la</strong> mortalità che opera <strong>la</strong> sua distruzione con <strong>la</strong><br />

spada, <strong>la</strong> fame e le bestie selvagge, le quali non appaiono che nelle regioni spopo<strong>la</strong>te. Da qui<br />

il nome del cavaliere: <strong>la</strong> Morte il distruttore che fa delle così grandi mietiture che l’Ades<br />

l’accompagna, con <strong>la</strong> go<strong>la</strong> spa<strong>la</strong>ncata pronta a ricevere le vittime dei diversi f<strong>la</strong>gelli» (A.<br />

Reymond, o.c., t. I, p. 173).<br />

«Il cavaliere simboleggia <strong>la</strong> morte, non nel<strong>la</strong> sua opera quotidiana in mezzo ai mortali, ma<br />

nei suoi periodi di attività straordinaria, allorché l’Ades accoglie a migliaia e a milioni le<br />

moltitudini umane mietute da quei lugubri servitori del<strong>la</strong> morte che sono <strong>la</strong> guerra, le carestie,<br />

le epidemie, e le fiere che invadono i territori spopo<strong>la</strong>ti. I quattro f<strong>la</strong>gelli distruttori sono<br />

mentovati insieme nel capitolo 14 di Ezechiele, versetti 13-20» (E. Bosio, o.c., p. 57).<br />

«Per i lettori contemporanei del vecchio profeta, attorniato dagli dèi greci e romani, questi<br />

cavalieri prendevano ancora un significato maggiore di quanto ne possiamo ricavare noi oggi.<br />

Come in effetti non riconoscere Saturno sotto i tratti dell’arciere del cavallo bianco? Non è<br />

1080<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

esso il centauro primitivo, sempre rappresentato portando un arco? Padre degli dèi del<br />

mistero, è, secondo <strong>la</strong> mitologia, il primo re di Babilonia. Non sarebbe questo il primo re<br />

deificato che il profeta Isaia accusava di voler prendere il posto di Dio?<br />

Si riconosce senza difficoltà nel secondo cavaliere Marte, il dio del<strong>la</strong> guerra.<br />

Il cavaliere che porta <strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia può essere identificato con Mercurio, il dio del<strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia<br />

o del commercio, ma anche il dio dei <strong>la</strong>dri. Si comprende facilmente che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> lo<br />

considera responsabile del disordine economico e delle crudeli ingiustizie che ne risultano.<br />

L’ultimo cavaliere viene chiamato per nome: “<strong>la</strong> Morte”, nome di uno dei figli di Plutone<br />

(il dio degli inferni).<br />

Ecco dunque le caratteristiche delle potenze che i contemporanei di Giovanni ammiravano.<br />

Se questi dèi riportavano tanti successi, è perché essi erano all’immagine stessa dei cuori degli<br />

uomini. Erano animati dalle stesse passioni, dallo stesso orgoglio, delle stesse ambizioni. Il<br />

popolo vedeva in loro ciò che voleva essere: un eroe, un superuomo, un semidio, un dio<br />

forse» (B. Denéchaud, o.c., p. 12).<br />

Il vero eroe del<strong>la</strong> visione è l’Agnello che sul trono sembra però sia stato ucciso, ma di fatto<br />

è colui che control<strong>la</strong> gli avvenimenti e opera nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> affinché il suo Regno si compia.<br />

L’Agnello messo a morte è l’antitesi dei cavalieri. Egli è colui che si spoglia per essere un<br />

tutt’uno con gli uomini. Vedere Filippesi 2:6-11.<br />

V sigillo: versetti 9-11. Con questo sigillo il quadro cambia e cambiano i simboli. Non c’è più<br />

l’intervento delle quattro creature viventi che rappresentano <strong>la</strong> creazione animata. Il cambio di<br />

registro ci autorizza a pensare che dal campo politico, sociale, <strong>la</strong> visione ci porta a quello<br />

spirituale.<br />

«Allora vi getteranno in prigione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le genti a cagion<br />

del mio nome» Matteo 24:9.<br />

Con l’apertura del V sigillo, diceva Bullinger «abbiamo una figura del<strong>la</strong> prosopopea:<br />

figura che consiste nel far par<strong>la</strong>re cose che non par<strong>la</strong>no». Giovanni vede sotto l’altare le anime<br />

dei martiri e ode che gridano a Dio di affrettare il tempo del giudizio. «Nel<strong>la</strong> Pirke-Abboth 26,<br />

collezione di sentenze del secondo secolo a.C., si legge: “Chiunque è sepolto in terra<br />

d’Israele, è come se fosse sepolto sotto l’altare; e chiunque è sepolto sotto l’altare, è come se<br />

fosse sepolto sotto il trono di gloria”. L’autore dell’Apocalisse riprende questa immagine<br />

spiritualizzando<strong>la</strong>; non pensa all’altare del tempio di Gerusalemme, ma a un altare nel cielo, in<br />

cui egli trasporta le diverse istituzioni del culto dell’antica Alleanza. Può essere l’altare dei<br />

profumi. Se egli vede le anime dei martiri sotto l’altare, non è perché esse vi sono prigioniere<br />

e vi attendono <strong>la</strong> liberazione. Questo simbolo, che non bisogna prendere al<strong>la</strong> lettera, esprime il<br />

pensiero che <strong>la</strong> morte violenta di questi testimoni di Gesù Cristo, era stata accettata come un<br />

sacrificio gradito a Dio. Essi domandano al Maestro (gr. sovrano, despota) a colui che è santo<br />

e riprova dunque il peccato, che è veritiero, al quale appartiene veramente il sovrano potere, di<br />

vendicare il loro sangue sugli abitanti del<strong>la</strong> terra. Vendicare significa fare diritto, giustizia,<br />

Luca 18:3. In presenza degli ingiusti di cui è testimone o vittima, il credente può sospirare al<br />

trionfo del<strong>la</strong> giustizia che è l’ordine voluto da Dio. Questo desiderio non è incompatibile con<br />

il dovere di amare i nemici. Dei crimini tali come le persecuzioni eseguite contro i testimoni di<br />

Cristo sono, nel dominio morale, <strong>la</strong> negazione di Dio come Maestro (Signore) e dominatore<br />

del mondo. Coloro che sono stati soppressi in tali circostanze domandano che <strong>la</strong> maestà di<br />

Dio, oltraggiata nelle loro persone, sia riconosciuta e ristabilita… La risposta che viene data<br />

loro mostra che <strong>la</strong> fine non può venire prima che il numero dei loro compagni di servizio e dei<br />

loro fratelli, che devono essere messi a morte come loro, sia completo… Questa parte del<strong>la</strong><br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1081


APPENDICE N. 11<br />

visione ci trasporta in un’epoca in cui <strong>la</strong> Chiesa era stata di già provata da una persecuzione<br />

violenta, che aveva <strong>la</strong>sciato un’impressione profonda, e dove aveva bisogno di essere<br />

avvertita che essa non era al termine delle sue tribo<strong>la</strong>zioni. I martiri ricevono le vesti bianche,<br />

che sono il simbolo del<strong>la</strong> loro giustificazione e le garanzie del<strong>la</strong> loro gloria prossima» (L.<br />

Bonnet, o.c., pp. 381, 382. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi). «La<br />

veste bianca è simbolo del<strong>la</strong> loro giustificazione dinanzi a Dio, ma anche del<strong>la</strong> loro<br />

riabilitazione davanti agli uomini. Hanno potuto per breve volgere di anni esser tenuti in<br />

conto di empi e malfattori degni di morte; ma il tempo è ga<strong>la</strong>ntuomo perché Dio regna, e i<br />

martiri dei primi secoli sono ricordati come santi nei secoli seguenti» (E. Bosio, o.c., p. 5).<br />

VI sigillo: versetti 12-17. «Il sole si oscurerà, e <strong>la</strong> luna non darà il suo splendore, e le stelle<br />

cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno scrol<strong>la</strong>te» Matteo 24:29.<br />

Fenomeni simili sono già stati osservati nei nostri tempi. Ma questi sconvolgimenti già<br />

avvenuti non sono da paragonare con quanto dovrà avvenire. «E vi saranno dei segni nel sole,<br />

nel<strong>la</strong> luna, e nelle stelle; e sul<strong>la</strong> terra angoscia delle nazioni, sbigottite dal rimbombo del mare<br />

e delle onde; gli uomini venendo meno per <strong>la</strong> paura nell’attesa di quello che accadrà al<br />

mondo, poiché le potenze dei cieli saranno scrol<strong>la</strong>te» Luca 21:25,26.<br />

I profeti dell’Antico Testamento avevano descritto a varie riprese le convulsioni del globo<br />

e il turbamento dell’universo nei tempi che precederanno di poco l’avvento di Cristo (Gioele<br />

2:10,30,31; Amos 8:9; Isaia 13:10; 34:4).<br />

«L’apertura del sesto sigillo rive<strong>la</strong> gli sconvolgimenti che si produrranno nel<strong>la</strong> natura<br />

immediatamente avanti il gran giorno del<strong>la</strong> collera dell’Agnello» (L. Bonnet, o.c., p. 382), e<br />

strapperà agli uomini il grido: «È venuto il gran giorno del<strong>la</strong> sua ira, e chi può rimanere in<br />

piedi ?» Apocalisse 6:17. Il capitolo 7 di Apocalisse apre una parentesi, prima dell’apertura<br />

del VII sigillo, per dare <strong>la</strong> risposta a questa domanda. Possono resistere al<strong>la</strong> presenza di Dio i<br />

144.000 che sono <strong>la</strong> grande fol<strong>la</strong> (vedere nostro Capitolo XVIII). Con il primo versetto del<br />

capitolo 8 si presenta l’apertura del VII sigillo che ci fa assistere al<strong>la</strong> consumazione del<br />

presente secolo.<br />

VII sigillo. «E quando l’Agnello ebbe aperto il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per<br />

circa lo spazio di mezz’ora» Apocalisse 8:1. Il Signore Gesù al<strong>la</strong> sua venuta «manderà i suoi<br />

angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi eletto dai quattro venti, dall’una capo<br />

all’altro dei cieli» Matteo 24:31.<br />

Osserva DOUKHAN Jacques: «È <strong>la</strong> so<strong>la</strong> volta in cui Giovanni non è implicato nel<strong>la</strong> visione.<br />

Fino a quel momento, ogni sigillo iniziava con <strong>la</strong> sua partecipazione. I primi quattro sigilli<br />

sono rego<strong>la</strong>rmente introdotti da “io udii”, il quinto e il sesto sigillo da “io vidi”, o “io<br />

riguardai”, ma il settimo sigillo cade di colpo nel<strong>la</strong> coscienza di Giovanni senza che egli possa<br />

né sentire né vedere. È anche <strong>la</strong> so<strong>la</strong> volta che l’avvenimento iniziato con l’apertura del sigillo<br />

si svolge esclusivamente in cielo. I primi sei sigilli riguardano <strong>la</strong> terra e seguono i movimenti<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana. In contrasto con questi sigilli, il testo che racconta il settimo sigillo è<br />

eccezionalmente corto. È presentato in un solo versetto (Apocalisse 8:1)» (Le cri du ciel,<br />

Dammarie les Lys 1996, p. 106).<br />

Le espressioni «silenzio» e «mezz’ora» si trovano so<strong>la</strong>mente qui nell’Apocalisse. Questo<br />

silenzio di mezz’ora ha avuto diverse spiegazioni. È stato identificato da BRICHTMANN con il<br />

riposo del<strong>la</strong> Chiesa sotto Costantino; Alessandro MIMORITE e N. di LYRE l’identificano con <strong>la</strong><br />

persecuzione di Giuliano l’Apostata, BROCARDUS vi riconosce <strong>la</strong> predicazione evangelica da<br />

Savonaro<strong>la</strong> a Lutero.<br />

1082<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

«Perché questo silenzio? Nel<strong>la</strong> tradizione profetica il silenzio annuncia una teofania, un<br />

intervento strepitoso di Dio (Abacuc 2:20; Zaccaria 2:17; soprattutto Sofonia 1:7). Pure in<br />

Apocalisse 8, il “silenzio” annuncia l’avvicinarsi del gran giorno (BOISMARD Marie-Emile,<br />

L’Apocalypse-La Sainte Bible, Ecole Biblique de Jerusalem, Paris 1950, p. 716)» (C. Brütsch<br />

o.c., p. 150). «Il silenzio esprime ciò che le parole, <strong>la</strong> musica, oppure il dipinto stesso non<br />

possono presentare. È il silenzio che accompagna <strong>la</strong> venuta di Dio, <strong>la</strong> parusia. Solo il silenzio<br />

è adeguato per esprimere l’inesprimibile. Solo il silenzio attesta <strong>la</strong> presenza di Dio (vedere<br />

Habacuc 2:20; Sofonia 1:7; Zaccaria 2:13)» (J. Doukhan, o.c., p. 106). «Noi troviamo<br />

effettivamente nell’ebraesimo una nozione chiara del silenzio escatologico. Il “silenzio” fa<br />

parte del mito del<strong>la</strong> creazione in IV Esdra 6:39: prima del<strong>la</strong> creazione regna il silenzio totale.<br />

Baruc syr. 3:7 si <strong>la</strong>menta… : “Il mondo deve abbigliarsi di nuovo nel silenzio delle origini?”.<br />

La legge apocalittica, secondo <strong>la</strong> quale l’origine è il modello del<strong>la</strong> fine, porta una parte degli<br />

apocalittici ebrei ad attendere che il mondo ricada nel silenzio dell’inizio e che sorga un<br />

mondo nuovo dal caos; così IV Esdra 7: 30 e seguenti… » (RISSI M.; cit. da C. Brütsch, o.c.,<br />

p. 150).<br />

Il settimo sigillo quindi «sarà il segnale del<strong>la</strong> fine» (E. Bosio, o.c., p. 61). «Presto si aprirà<br />

il settimo sigillo, Gesù viene. Eccolo!» (ROSSELET d’IVERNOIS G. A., L’Apocalypse et<br />

l’Histoire, t. I, Paris, p. 253).<br />

Continuando il parallelismo con il discorso escatologico di Gesù il VII sigillo, il silenzio<br />

celeste, oltre a chiudere <strong>la</strong> serie dei sigilli, crediamo che vada oltre il ritorno di Gesù, indicato<br />

nel VI sigillo. Il VII sigillo segue <strong>la</strong> venuta del Signore, può indicare <strong>la</strong> raccolta dei credenti di<br />

tutti i tempi che salgono in cielo (1 Tessalonicesi 4:16,17) verso l’eternità per andare al<strong>la</strong><br />

presenza del Padre.<br />

Mezz’ora, nel linguaggio profetico dove un giorno corrisponde ad un anno, indica una<br />

settimana. «La <strong>storia</strong> umana finisce dunque come era incominciata mediante un tempo di<br />

creazione: <strong>la</strong> settimana iniziale (Genesi 1). Questa idea è <strong>la</strong>rgamente confermata dal<strong>la</strong><br />

tradizione ebraica (vedere 4 Esdra 6:39; 7:30 ss; e Baruc 3:7; ecc.). All’apertura del settimo<br />

sigillo si può decifrare il messaggio del rotolo: è l’annuncio del<strong>la</strong> venuta di Dio e <strong>la</strong> promessa<br />

di una nuova creazione e di un nuovo mondo, <strong>la</strong> so<strong>la</strong> risposta a tutte le domande e a tutte le<br />

nostalgie, <strong>la</strong> so<strong>la</strong> soluzione a tutte le sofferenze» (J. Daoukhan, o.c., p. 107).<br />

Concludiamo con le parole del maestro A.F. Vaucher: «Lasciamo ricadere <strong>la</strong> cortina,<br />

sollevata per brevi istanti, ma ci rimanga negli occhi e nel cuore <strong>la</strong> visione dell’Iddio nostro,<br />

che dall’alto del suo trono vede serenamente svolgersi gli eventi da Lui diretti verso <strong>la</strong> meta<br />

prefissa: il trionfo del<strong>la</strong> giustizia, e con essa l’eterno gaudio dei giusti».<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1083


APPENDICE N. 11<br />

1084<br />

LE SETTE TROMBE<br />

Apocalisse VIII:2-IX:21; XI:15-19<br />

In diverse occasioni, spiegando il testo dell’Apocalisse, abbiamo riportato le espressioni<br />

con le quali i commentatori hanno presentato le difficoltà del testo. Degli autori avrebbero<br />

preferito non commentare un certo capitolo, per altri un determinato testo era <strong>la</strong> croce dei<br />

teologi, e altri ancora hanno usato espressioni simili per <strong>la</strong> complessità incontrata. Malgrado<br />

questo, crediamo che le spiegazioni che abbiamo dato allo scritto apostolico, anche se non<br />

accettate, siano comunque valide, presentandosi con argomentazioni sia esegetiche sia<br />

storiche. Riteniamo utile ribadire che quanto abbiamo riportato ha una sua struttura che è stato<br />

condiviso nel tempo.<br />

Per quanto riguarda le sette trombe, crediamo di essere di fronte a due capitoli<br />

dell’Apocalisse che, se si esclude l’interpretazione ormai storica tradizionale che ha visto <strong>la</strong><br />

sua origine nell’VIII secolo, quando i Saraceni padroneggiavano <strong>la</strong> Spagna, le altre<br />

spiegazioni non sono molto illuminanti. Il monaco Beatus fu il primo ad applicare il capitolo 9<br />

ai turchi. Successivamente questo pensiero è stata condiviso, soprattutto nel passato, da un<br />

consistente numero di studiosi. (Vedere Appendice n. 14, Tavo<strong>la</strong> n. 19). Questa spiegazione,<br />

sempre più contestata, non ci sembra che abbia di fronte a sé una linea di pensiero che unisca<br />

diversi studiosi. Sembra di trovarsi su un terreno dove ognuno dice quello che vuole. <strong>Quando</strong><br />

si leggono queste spiegazioni con una certa distanza dal testo biblico sembrano valide, ma, al<br />

confronto con le parole di Giovanni, quanto viene detto <strong>la</strong>scia molto perplessi. Diversi<br />

commentari si limitano a parafrasare il testo biblico, altri danno via libera al<strong>la</strong> propria<br />

immaginazione e quindi si può riscontrare che ciò che uno nega un altro approva; altri ancora,<br />

ed è <strong>la</strong> cosa migliore, mettono le espressioni dell’apostolo in re<strong>la</strong>zione a quanto i profeti<br />

dell’Eterno hanno detto nei loro scritti. Ci sembra comunque di avvertire un disagio di fronte<br />

a questa porzione del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio. Dai commentatori cogliamo dei frammenti, delle<br />

riflessioni interessanti, ma che non soddisfano l’intensità che scaturisce dal testo.<br />

Alcuni studiosi hanno scritto <strong>la</strong> loro perplessità nei termini che seguono.<br />

A. Pieters nel 1950 diceva: «Se tu mi chiedi cosa significa tutto questo, e aspetti che io sia<br />

capace di indicare qualcosa nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> che corrisponda al<strong>la</strong> montagna che brucia buttata nel<br />

mare, al<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> cadente chiamata “Assenzio”, alle locuste del pozzo, o al<strong>la</strong> terribile cavalleria<br />

che corre dall’Eufrate, io non posso rispondere. Mi dispiace deludere i miei lettori e mi spiace<br />

apparire così ignorante, ma in realtà non so che cosa queste cose significhino. Io non so dire<br />

cosa debbano significare questi dettagli. Possono avere un significato che probabilmente <strong>la</strong><br />

prima chiesa capiva meglio di noi, benché non ci sia ancora nessuna prova del<strong>la</strong> loro<br />

spiegazione. Per me essi non hanno nessun significato, e io sono confortato nel trovare questa<br />

mia stessa posizione in eccellenti compagni come Alford, Swete ed altri, che apertamente<br />

confessano che non possono interpretarli, o silenziosamente passano sopra. Alford scrive: “Io<br />

non ho mai visto... un’interpretazione di questi partico<strong>la</strong>ri in modo approssimativo e<br />

verosimile se non da qualcuno che non sia obbligato a forzare il pieno senso delle parole, o<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

certi avvenimenti di <strong>storia</strong> per farli adattare al<strong>la</strong> spiegazione data”» (PIETERS Albertus, Studies<br />

in the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, Grand Rapids, 1950 idem, pp. 128,129).<br />

Quindici anni dopo T.F. G<strong>la</strong>sson, nel 1965 scriveva: «Pochi commentatori sono stati<br />

capaci di trovare molti valori spirituali o letterali in questo capitolo. Abbiamo l’impressione<br />

che lo scrittore abbia gonfiato in un modo o nell’altro il suo schema numerico di sette in sette;<br />

e così orrore si aggiunge ad orrore» GLASSON T.F., The Reve<strong>la</strong>tion of John. The Cambridge<br />

Bible Commentary on the New English Bible, ed. P.R. Ackroyd, A.R.C. Leaney, J. Packer,<br />

Cambridge 1965, p. 59.<br />

R. Way, E. Giller e B. Brinsmead rilevano nel 1975: «Gli avventisti hanno ricordato le<br />

vedute delle trombe in varie pubblicazioni. Hanno però sempre ripetuto che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> delle<br />

trombe non era ancora molto comprensibile. Non si è ancora sentito che quei simboli siano<br />

stati correttamente interpretati. Quelle interpretazioni non sembrano contenere molta<br />

rilevanza per il ventesimo secolo» (WAY R. - GILLER E. - BRINSMEAD B., The Consumation,<br />

duplicato dall’autore, aprile 1975, p. 146).<br />

In questa appendice proponiamo alcuni tentativi di spiegare le 7 trombe, una sintesi di D.<br />

Ford e <strong>la</strong> spiegazione storico tradizionale con l’aggiunta di un’ulteriore spiegazione inedita<br />

del<strong>la</strong> VI e VII tromba sostenuta da W. Shea.<br />

Introduzione alle 7 trombe<br />

Crediamo che le sette trombe crediamo che s’inseriscano nel seguente quadro generale:<br />

Gesù è presentato nelle 7 chiese come Sommo Sacerdote e come tale cammina in mezzo ai<br />

sette cande<strong>la</strong>bri; è presentato come Profeta nei 7 sigilli perché presenta i destini del mondo e<br />

del<strong>la</strong> Chiesa e come Re nelle 7 trombe perché governa e giudica.<br />

A causa di un errore nel<strong>la</strong> divisione dei capitoli del testo sacro e, nel nostro caso,<br />

dell’Apocalisse, due sono i principali sistemi d’interpretazione che hanno caratterizzato <strong>la</strong><br />

spiegazione delle sette trombe.<br />

Il sistema meno sostenibile è quello che considera le sette trombe come un susseguirsi di<br />

avvenimenti che iniziano con l’apertura del settimo sigillo. La spiegazione che viene data è<br />

prettamente escatologica.<br />

L’altro sistema consiste nello spiegare le sette trombe, che iniziano con il versetto 2 del<br />

capitolo 8, come una visione del tutto indipendente e distinta dal<strong>la</strong> precedente.<br />

Giovanni introduce <strong>la</strong> visione delle sette trombe presentando le preghiere del<strong>la</strong> Chiesa che<br />

salgono al cielo. «L’angelo compie un servizio… L’atto che compie è destinato a mettere in<br />

evidenza un fatto: nel modo e nel momento opportuni, Dio risponde al grido che sale dal<strong>la</strong> sua<br />

Chiesa tribo<strong>la</strong>ta che implora <strong>la</strong> liberazione, <strong>la</strong> fine del regno del male» (BOSIO Enrico,<br />

L’Apocalisse di S. Giovanni, Firenze 1924, p. 67). «Il fuoco dell’altare gettato sul<strong>la</strong> terra è <strong>la</strong><br />

giustizia di Dio che fa cadere sul mondo colpevole i f<strong>la</strong>gelli destinati a convertirlo e a<br />

purificarlo» (CRAMPON Auguste Joseph Théodore, La Sainte Bible, t. VII, L’Apocalypse, Paris<br />

1904, p. 459).<br />

«La tromba serve ad annunciare le grandi feste d’Israele (Levitico 25:9), i suoi<br />

rallegramenti nazionali e religiosi (2 Samuele 6:15; 2 Cronache 5:12,13; 29:26-28); nel<br />

linguaggio dei profeti annuncia una rive<strong>la</strong>zione, una esortazione, un giudizio di Dio (Osea<br />

8:1; Gioele 2:1). Il suono del<strong>la</strong> tromba inaugura le ultime scene del giorno di Cristo (Matteo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1085


APPENDICE N. 11<br />

24:31; 1 Corinzi 15:52; 1 Tessalonicesi 4:16). Qui in Apocalisse le sette trombe devono<br />

annunciare dei nuovi giudizi di Dio» (BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV,<br />

L’Apocalypse, Lausanne 1905, p. 386).<br />

A questi accostamenti dell’uso delle trombe si deve aggiungere che «il suono del<strong>la</strong> tromba<br />

è un segnale di guerra. Le sette trombe corrispondono a sette grandi epoche di guerra che<br />

debbono succedersi fino al ritorno di Gesù Cristo» (ROSSELET d’IVERNOIS C.A., L’Apocalypse et<br />

l’Histoire, t. II, Paris 1878, p. 7). «Le trombe, simbolo del<strong>la</strong> guerra (Numeri 10:9; Geremia<br />

4:19; 1 Corinzi 14:8), ci annunciano che tramite <strong>la</strong> guerra, per diverse guerre successive, Dio<br />

eseguirà i suoi giudizi» (HENRIQUET Alexandre, L’Apocalypse ou Révé<strong>la</strong>tion de Jésus Christ,<br />

Paris 1873, p. 77). «Dando il segnale del<strong>la</strong> distruzione del mondo empio, esse affrettano <strong>la</strong><br />

salvezza e <strong>la</strong> ricompensa dei giusti, <strong>la</strong> realizzazione del regno di Dio… Esse suonano… nel<br />

corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> terrestre, dal<strong>la</strong> glorificazione del Cristo fino al<strong>la</strong> fine del mondo… Il suono<br />

dell’ultima coinciderà con <strong>la</strong> fine del mondo; …esse abbracciano tutta l’età del<strong>la</strong> redenzione,<br />

dall’incarnazione dell’Agnello, o dall’ascensione del Cristo» (ALLO Ernest, S. Jean,<br />

l’Apocalypse, 2ª ed., Paris 1921, pp. 105, 106). «Le sette trombe sono destinate ad annunciare<br />

i giudizi di Dio sul popolo in possesso del<strong>la</strong> vera religione» (MÉRAULT Paul, Explication de<br />

l’Apocalypse, rivista dall’abate d’ETÉMARE, manoscritto del<strong>la</strong> Bibliotèque du Protestantisme<br />

français, Paris, p. 328).<br />

H.M. Féret con <strong>la</strong> maggioranza dei commentatori vede che nel<strong>la</strong> letteratura apocalittica le<br />

trombe annunciano sempre il grande giorno di Yahwé, il giudizio che ha come conseguenza <strong>la</strong><br />

fine del male. Ma con questo annuncio è anche inseparabilmente associata <strong>la</strong> liberazione degli<br />

eletti e <strong>la</strong> loro trionfale riunione. Giovanni non è il primo, fra gli autori del Nuovo<br />

Testamento, a presentare il suono delle trombe. C’è un riferimento ad esse nel discorso<br />

escatologico di Gesù (Matteo 24:31) e anche in Paolo (1 Corinzi 15:51; 1 Tessalonicesi 4:15).<br />

Noi siamo così avvertiti che i passi che seguono lo squillo annunciano e riassumono, sotto<br />

differenti simboli e con una diversa intenzione dottrinale, il tema del giusto castigo del quale<br />

abbiamo già avuto una presentazione nel<strong>la</strong> visione dei sette sigilli, nel<strong>la</strong> rappresentazione dei<br />

tre cavalli scuri e nel cataclisma cosmico... Qui c’è un’altra prospettiva, <strong>la</strong> punizione di chi fa<br />

il male e <strong>la</strong> preservazione degli eletti è enfatizzata (FÉRET H.M., The Apocalypse of St. John,<br />

trad. da Elizabeth CORATHIEL, Mary<strong>la</strong>nd 1958, pp. 113,114).<br />

È un angelo a svolgere il ministero sacerdotale davanti all’altare dei profumi e <strong>la</strong>nciare<br />

sul<strong>la</strong> terra dei carboni accesi, quale espressione di giudizio. Questo essere può rappresentare<br />

l’opera del Cristo il cui giudizio contingente, parziale, di richiamo al ravvedimento è preludio<br />

del<strong>la</strong> realtà ultima.<br />

In questa prospettiva il suono del sofar (corno) rievoca <strong>la</strong> festa delle trombe (Numeri<br />

10:2,10; 29:1), del giudizio di Dio sul popolo per l’anno trascorso, celebrata all’inizio del<br />

settimo mese per <strong>la</strong> durata di dieci giorni e che sfociava nel giorno dell’espiazione, del<strong>la</strong><br />

purificazione del santuario. Per sei mesi, dal<strong>la</strong> festa di Pasqua, in occasione di ogni luna<br />

nuova, il suono del<strong>la</strong> tromba invitava il popolo al<strong>la</strong> festa che era una preparazione al<strong>la</strong> grande<br />

festa del settimo mese. Ogni festa del<strong>la</strong> nuova luna era una anticipazione, una festa in<br />

miniatura del giudizio in preparazione del grande giorno dello Yom Kippur. (Vedere DAVIDSON<br />

Richard M., Sanctuary Typology, in Frank B. Holbrook, ed., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion,<br />

Biblical Research Institute, General Conference of Seventh-day Adventist, Silver Spring, MD,<br />

1992, pp. 123,124).<br />

Le trombe esprimono dei giudizi parziali, colpiscono non l’intera terra, ma parte di essa,<br />

un terzo (Apocalisse 8:7,9,11,13), nel<strong>la</strong> quinta tromba è detto di tormentare gli uomini per<br />

cinque mesi (9:5), e hanno lo scopo di richiamare l’umanità al ravvedimento (9:20,21), a<br />

1086<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

differenze delle sette ultime piaghe che esprimono un giudizio definitivo di Dio su una<br />

umanità che ha scelto di non tornare a Dio.<br />

Come i sette sigilli, anche le trombe si presentano divise in due gruppi: le prime quattro e<br />

le ultime tre.<br />

Alcuni tentativi di spiegare le 7 trombe<br />

Caratteristiche comuni delle prime 4 trombe<br />

Per 12 volte incontriamo l’espressione degli effetti del suono del<strong>la</strong> tromba che colpiscono<br />

un terzo del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> terra. Al profeta Ezechiele l’Eterno disse di Gerusalemme:<br />

«Una terza parte morrà di peste, e sarà consumata dal<strong>la</strong> fame in mezzo a te; una terza parte<br />

cadrà per <strong>la</strong> spada attorno a te, e ne disperderò ai quattro venti l’altra terza parte » (Ezechiele<br />

5:12). Abbiamo qui un modo di agire di Dio. Prima che il popolo subisca le conseguenze delle<br />

proprie azioni Dio lo avverte! Tutte le minacce di Dio sono condizionate. Per impedire<br />

conseguenze devastanti e ancora più dolorose, Dio pone dei limiti. Le trombe indicano dei<br />

giudizi, delle conseguenze a un modo di vivere, un inizio di distruzione, ma non totali,<br />

generali, riguardano un terzo. Crediamo che si possa dire che tutti i f<strong>la</strong>gelli che hanno colpito<br />

l’umanità prima del<strong>la</strong> fine del tempo di grazia, le cui ultime piaghe sono presentate nel<br />

capitolo 16, sono sempre stati limitati, circoscritti dal<strong>la</strong> grazia di Dio.<br />

Per le prime quattro trombe il testo biblico è estremamente breve, talvolta un solo versetto.<br />

Ciò crea anche una difficoltà di comprensione.<br />

Le prime 4 trombe sono dei giudizi, conseguenze del male, che causano una catastrofe<br />

naturale nelle quattro sezioni del<strong>la</strong> creazione: terra, mare, fiumi e sorgenti delle acque, cielo<br />

(FRIEDRICH; cit. Ch. BRÜTSCH, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, Genève 1966, p. 152).<br />

Le trombe messe in re<strong>la</strong>zione con il XX secolo<br />

René VILLENEUVE, nel suo studio, L’Apocalypse! - Révé<strong>la</strong>tion ou mystère? 1980,<br />

considerando che <strong>la</strong> V piaga non colpirà le persone suggel<strong>la</strong>te da Dio, pensa che le trombe<br />

riguardino il tempo del<strong>la</strong> fine, tempo nel quale secondo il capitolo 7 avviene il suggel<strong>la</strong>mento<br />

degli eletti.<br />

Le prime quattro piaghe richiamano quelle d’Egitto, quando Israele doveva essere liberato,<br />

e quindi alcuni commentatori attribuiscono questi significati:<br />

I tromba. Inquinamento del<strong>la</strong> natura (Isaia 42:15; Ezechiele 21:3; 2 Pietro 3:7). È quanto<br />

l’uomo sta causando con il suo modo di vivere. Vedere Geremia 21:14 ; Gioele 1:19; Isaia<br />

39:6.<br />

II tromba. Inquinamento dei mari.<br />

III tromba. Inquinamento dei fiumi e delle sorgenti delle acque. L’autore vede nel<strong>la</strong> stel<strong>la</strong><br />

Lucifero, l’opera che compie è negativa.<br />

IV tromba. Inquinamento atmosferico, sole, luna e stelle.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1087


APPENDICE N. 11<br />

V tromba. Il nostro secolo è quello del<strong>la</strong> conoscenza e sembra che di fatto sia quello delle<br />

tenebre più fitte. La scienza nel passato non ha raggiunto una vetta così alta. Le sue invenzioni<br />

e tecniche che avrebbero dovuto liberare l’uomo hanno prodotto del fumo. L’esistenza umana<br />

non è mai stata agitata come quel<strong>la</strong> del nostro tempo: preoccupazioni, obblighi, ricerca delle<br />

ricchezze, inquinamento, odio, furti, due guerre mondiali. A differenza delle trombe<br />

precedenti, questa preserva <strong>la</strong> natura e colpisce le persone. Le punture degli scorpioni è una<br />

immagine del nostro tempo. Più avanziamo nel<strong>la</strong> scienza, più si spera in lei, più i suoi effetti<br />

sono dolorosi. Questa tromba presenta <strong>la</strong> prima guerra mondiale.<br />

VI tromba. Seconda guerra mondiale. Fissa un momento partico<strong>la</strong>re del tempo: l’ora, il<br />

giorno, il mese e l’anno: 1 0 settembre 1939 ore 6. Hitler invade <strong>la</strong> Polonia.<br />

Malgrado questa tragedia senza precedenti nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, l’umanità non si è<br />

ravveduta e ha continuato a incrementare <strong>la</strong> costruzione di armi sempre più terribili. Il nostro<br />

secolo che presenta un potenziale di morte inimmaginabile è anche quello degli “incantesimi”,<br />

dello spiritismo o dei fenomeni paranormali nelle sue diverse manifestazioni.<br />

Ch. Brütsch dice che alcuni hanno decifrato in queste immagini <strong>la</strong> predizione di<br />

avvenimenti che avvengono nel nostro tempo. Il fisico contemporaneo Bernard PHILIBERT,<br />

per esempio, presenta «i dettagli decisivi di una grande conf<strong>la</strong>grazione nucleare... Tutte le<br />

armi sono presentate fino nei dettagli più precisi, con <strong>la</strong> loro funzione, apparenza e efficacità<br />

specifiche» (o.c., p. 153). Quindi:<br />

I tromba. Bombardamento aereo, in cui il fuoco cade dal cielo sotto forma di quanta, di luce<br />

Röntgen e gamma.<br />

II tromba. Indica <strong>la</strong> bomba H.<br />

III tromba. Dei missili intercontinentali, ecc.<br />

RAVAY pensa che questa tromba presenti <strong>la</strong> radioattività che inquina progressivamente<br />

pioggia, neve, fiumi...<br />

V tromba. Basileia SCHLINK vede nelle armi le bombe atomiche.<br />

Ch. Brüstch, a conclusione delle sue note sul<strong>la</strong> prima tromba, crediamo in un eccesso di<br />

ottimismo aggiunge: «Questi “risucchi” sono tanti avvertimenti per evitare <strong>la</strong> catastrofe, e ci<br />

sono anche, da parte del mondo, dei “segni” positivi che promettono un rinnovamento<br />

divino», o.c., p. 153.<br />

Spiegazione allegorica spirituale<br />

Altri commentatori, da S. Agostino, hanno tentato di spiritualizzare tutto. E quindi: «Non<br />

cerchiamo di precisare <strong>la</strong> natura di questi f<strong>la</strong>gelli; sono molto più simboli che realtà» (P.<br />

BOISMARD, in Lumière et Vie, 1952, p. 120).<br />

I tromba. La grandine simboleggia «l’inimicizia contro Cristo», e il fuoco, «l’odio fanatico<br />

contro <strong>la</strong> Chiesa»; gli alberi, secondo il Salmo 1, i credenti; l’erba bruciata, <strong>la</strong> predicazione<br />

intralciata; più pastura per le anime...! (Ch. Brütsch, o.c., p. 153).<br />

III tromba: Agostino vi vede il tradimento di un dottore del<strong>la</strong> Chiesa. LANGENBERG suggerisce<br />

«un avvelenamento del<strong>la</strong> concezione del mondo e delle correnti spirituali, causate dall’eresia<br />

1088<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

di un apostata». «La natura rifiuta all’uomo ciò che gli è indispensabile per vivere» (BEGM, cit.<br />

Ch. Brütsch, o.c., p. 154).<br />

V tromba: richiama l’VIII piaga d’Egitto (Esodo 10:12-15), e soprattutto quanto annuncia<br />

Gioele 1:4 e seg.<br />

In questa tromba il viso umano rievoca i centauri; cavalli di donne secondo Svetonio.<br />

Il nome Abaddon significa: perdizione, rovina. «La paro<strong>la</strong> si trova 5 volte nell’Antico<br />

Testamento e significa: luogo di perdizione, abisso, soggiorno dei morti o sheol, dove i morti<br />

esistono lontani da Dio, ma non nascosti ai suoi occhi. Abaddon è messo in parallelo con gli<br />

inferi e significa soggiorno dei morti, aperto davanti a Dio, Giobbe 26:6; confr. Proverbi<br />

15:11. Indica il sepolcro in Giobbe 28:22. Nel Nuovo Testamento l’espressione si trova<br />

so<strong>la</strong>mente in Apocalisse 9:11» (S. SCHULZ; cit. Brütsch, o.c., p. 161). «Come nome di un<br />

principe Abaddon non sembra riscontrabile nel<strong>la</strong> letteratura giudaica antica».<br />

L’abisso è aperto là dove l’uomo rifiuta di vedere i cieli.<br />

Interpretazione del<strong>la</strong> crisi finale<br />

In questa spiegazione ci rifacciamo a quanto Desmond FORD scrive nel<strong>la</strong> sua opera: Crisis !<br />

A Commentary on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, vol. II, Newcastle 1982, pp. 399-459; che<br />

riteniamo importante, con il contributo attinto da altri studiosi ai quali fa riferimento.<br />

C’è anche un parallelismo tra i giorni del<strong>la</strong> creazione, le ultime piaghe e le trombe.<br />

Settimana creativa Genesi 7 ultime piaghe 7 trombe<br />

- I giorno: Terra<br />

- II giorno: Mare<br />

- III giorno: Fiumi<br />

- IV giorno: Sole, luna e<br />

stelle<br />

- V giorno: Vo<strong>la</strong>tili e<br />

creature del mare<br />

(abisso)<br />

- VI giorno: Creazione<br />

degli animali terrestri<br />

inclusi il cavallo, il ser-<br />

pente e l’uomo<br />

- VII giorno: raggiunto lo<br />

scopo: Sabato<br />

I - Terra (16:2)<br />

II - Mare (16:3)<br />

III - Fiumi e fonti (16:4)<br />

IV - Sole (16:8)<br />

V - Trono del<strong>la</strong> bestia,<br />

tenebre (16:10)<br />

VI - Fiume Eufrate – po-<br />

poli (16:12)<br />

VII - Voci, <strong>la</strong>mpi e tuoni,<br />

ecc., <strong>la</strong> fine (16:17,18)<br />

- Terra (8:7 ecc.)<br />

- Mare (8:8)<br />

- Fiumi, fonti (8:10)<br />

- Sole, luna, stelle (8:12)<br />

- Abisso, re Abaddon,<br />

tenebre (9:11)<br />

- Fiume Eufrate - popoli<br />

(9:14)<br />

- Voci, tuoni, ecc., <strong>la</strong> fine<br />

(9:15,19)<br />

La differenza tra <strong>la</strong> creazione, le trombe e le piaghe è che <strong>la</strong> creazione è stata fatta<br />

nell’amore ed ora viene distrutta nel male.<br />

Isaac Newton metteva in re<strong>la</strong>zione <strong>la</strong> festa dell’espiazione che si annunciava con le trombe<br />

e celebrava in Israele il giudizio sul popolo (Levitico 23) e il ritorno di Gesù. Come l’anno del<br />

giubileo, dopo 7 anni sabbatici, doveva proc<strong>la</strong>mare <strong>la</strong> liberazione di tutti gli oppressi ed il<br />

recupero delle possessioni vendute per necessità, così al<strong>la</strong> fine <strong>la</strong> grande liberazione, <strong>la</strong><br />

restaurazione di ogni diritto, avviene dopo il suono delle sette trombe.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1089


APPENDICE N. 11<br />

I tromba. Dal principio generale che il giudizio inizia dal<strong>la</strong> casa di Dio (1 Pietro 4:17;<br />

Ezechiele 9:6; Geremia 25:25-29) <strong>la</strong> tromba annuncia <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e del<strong>la</strong><br />

terra di Giuda (Deuteronomio 28:45-47; 28:22). La terra alluderebbe quindi al<strong>la</strong> Palestina (1<br />

Tessalonicesi 2:15,16; Genesi15:16; Matteo 23:32; Luca 21:23,24. Vedere Ezechiele 38:19-<br />

22; Salmo 11:6; Isaia 28:1,2; 29:1-6; 10:16-20; Geremia 11:16,17; 21:14; 22:17; Ezechiele<br />

15:6,7; Zaccaria 11:1,6; Gioele 1:19,20). In questa prospettiva anche Gesù ha paragonato<br />

Israele a un albero, immagine questa che è già stata utilizzata nell’Antico Testamento: Matteo<br />

21:19; Marco 11:13-21; Luca 23:31; 13:1-9 ; Salmo 80:8-11,15,16; 79:1-5.<br />

II tromba. Dopo <strong>la</strong> caduta di Gerusalemme c’è quel<strong>la</strong> dell’impero Romano, raffigurato da<br />

una “montagna” che viene gettata in mare. La montagna nell’Antico Testamento è simbolo di<br />

regno, nazione, potenza: Geremia 51:26; Isaia 2:2,3;13:4; Daniele 2:35,44,45; Salmo 50:3;<br />

97:3; Geremia 4:4; Isaia 10:16-18; 2 Samuele 22:9-16; Daniele 7:2,3,17; Apocalisse<br />

17:1,15; Ezechiele 32:6; 38:21,22; Gioele 2:30; Michea 3:10; Ezechiele 47:9,10; Zaccaria<br />

11:2-4; Habacuc 1:14. Le navi possono essere simbolo del<strong>la</strong> flotta di Genserico re dei<br />

Vandali; A<strong>la</strong>rico re degli Ostrogoti. Anche l’opera di Atti<strong>la</strong> ha causato rovina, deso<strong>la</strong>zione,<br />

morte e sangue.<br />

A questa spiegazione si possono muovere le seguenti critiche:<br />

- Non è Roma <strong>la</strong> montagna che va verso i popoli, raffigurati dal mare, per vincerli; ma sono i<br />

popoli, i barbari che invadono l’Impero. In questa prospettiva il testo avrebbe dovuto dire<br />

che un maremoto avrebbe sommerso <strong>la</strong> montagna.<br />

- Il testo precisa che è una massa “simile a una montagna”. Non è una montagna, ma un<br />

qualcosa che <strong>la</strong> fa sembrare tale. Questo linguaggio può essere a favore del<strong>la</strong> illustrazione<br />

che <strong>la</strong> montagna non sia un monte, bensì una potenza, un impero; ma può avere anche il<br />

significato che questa realtà simile ad una montagna non voglia indicare che sia una<br />

montagna, e quindi non può rappresentare una potenza, un regno.<br />

III tromba. La stel<strong>la</strong> che cade nei fiumi e nelle fonti delle acque potrebbe rappresentare un<br />

messaggero che rappresenta l’autorità celeste, <strong>la</strong> personificazione dei responsabili del<strong>la</strong><br />

Chiesa (Apocalisse 1:20) che avvelenano l’insegnamento causando <strong>la</strong> morte spirituale nel<strong>la</strong><br />

Chiesa. Questi responsabili, nel tentativo di assecondare le masse, hanno avuto<br />

l’atteggiamento di Aronne che presentò l’Eterno nel vitello d’oro. I fiumi e le fontane sono<br />

l’emblema del<strong>la</strong> vita. Vedere Salmo 36:8,9; Geremia 2:13; 17:8,13; Isaia 12:3; 41:18;<br />

Deuteronomio 8:7,8; Proverbi 13:14; 14:27; Gioele 3:18-20; Zaccaria 13:1; Apocalisse<br />

21:6; Giovanni 4:10,11; Ezechiele 47:1-12; Proverbi 25:26; Geremia 6:7; Osea 13:15,16;<br />

Geremia 50:12,38. Le fonti del<strong>la</strong> cristianità vengono avvelenate. Vedere Deuteronomio<br />

29:18; Geremia 9:15,16; Amos 5:7; Atti 8:23; Ebrei 12:15.<br />

IV tromba. La mancanza di luce può richiamare il periodo medioevale. È <strong>la</strong> conseguenza del<strong>la</strong><br />

tromba precedente. È un giudizio sul<strong>la</strong> Chiesa di Dio che avrà nel<strong>la</strong> V piaga, le tenebre sul<br />

trono del<strong>la</strong> Bestia, <strong>la</strong> piena espressione del giudizio. Vedere Matteo 8:12 ; 2 Corinzi 6:14,15;<br />

Colossesi 1:13; 2:13-15; Apocalisse 16:10.<br />

L’aqui<strong>la</strong>, nell’intermezzo tra <strong>la</strong> IV tromba e <strong>la</strong> V, ricorda quanto Gesù disse in re<strong>la</strong>zione al<br />

suo ritorno e che Giovanni riprende in Apocalisse: Matteo 24:28; Apocalisse 19:17,18.<br />

V tromba. Si può pensare di avere in questa tromba <strong>la</strong> descrizione del trionfo del male, il<br />

regno delle tenebre: fumo, abisso, fornace, scorpioni, che contrasta il regno del<strong>la</strong> luce, il sole<br />

che si oscura. Solo i suggel<strong>la</strong>ti, perché sono protetti dall’Eterno, non sono colpiti dagli effetti<br />

1090<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

del<strong>la</strong> caduta del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> nell’abisso che rievoca Isaia 14. Quanto al<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> del mattino,<br />

Lucifero, viene presentato per descrivere il re di Babilonia che schiavizza i popoli del<strong>la</strong> terra.<br />

Con questa immagine Giovanni vuole indicare qualcosa di più di un potere umano. Il dragone<br />

nel capitolo 12, lui, <strong>la</strong> prima stel<strong>la</strong> del mattino, trascina nel<strong>la</strong> sua caduta un terzo delle stelle<br />

del cielo. Anche in questo capitolo 9 si deve pensare al<strong>la</strong> supremazia dell’apostasia sul<strong>la</strong> luce.<br />

Si deve quindi identificare questa stel<strong>la</strong> con l’angelo dell’abisso, Satana, presentato con il<br />

nome di Abaddon o Apollion, il distruttore, colui che dal bene ha fatto generare il caos, il<br />

disordine, il male. Il pozzo dell’abisso senza fondo è l’espressione figurata del suo regno<br />

(Luca 8:31). È capo dell’esercito delle cavallette, di una moltitudine immensa di fedeli che,<br />

colpite le persone del loro veleno, soffrono come quando sono punte da uno scorpione. È il<br />

principe delle tenebre, malgrado sia stato vinto da colui che può dire: «Io sono il primo e<br />

l’ultimo, e il Vivente; fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi<br />

del<strong>la</strong> morte e dell’Ades» (Apocalisse 1:18). Giovanni descrive <strong>la</strong> sua caduta parafrasando<br />

quanto Gesù aveva detto di Satana dopo l’esperienza evangelistica dei suoi discepoli (Luca<br />

10:18-20). Le locuste, contrariamente al loro modo di danneggiare <strong>la</strong> terra: raccolti,<br />

vegetazione, alberi e non colpiscono gli uomini, qui risparmiano <strong>la</strong> terra per ferire<br />

direttamente le persone con il potere degli scorpioni, raffigurazione del male (Luca 10:18-20),<br />

e il tormento che causano fa invocare <strong>la</strong> morte che non arriva. Queste forze del male dal viso<br />

di uomini e dai capelli di donna, possono simboleggiare <strong>la</strong> vitalità e <strong>la</strong> seduzione (Atti 26:14;<br />

1 Corinzi 15:55), hanno denti da leoni, che esprimono il potere distruttivo (Gioele 1:6; 1 Re<br />

12:11.). Gioele 2:25 può essere un testo al quale Giovanni fa riferimento per questa<br />

descrizione. Come le locuste devastano il paese di Giuda a causa dell’infedeltà del popolo, qui<br />

in Apocalisse colpiscono, per motivi di infedeltà, coloro che erano illuminati dal<strong>la</strong> luce del<br />

sole. È un quadro che riguarda il tempo escatologico, quello che dovrebbe precedere l’esodo<br />

da Babilonia, come avvenne al tempo dell’Egitto. Si può pensare che nel nostro tempo, in un<br />

modo partico<strong>la</strong>re, si abbiano i risultati dell’apertura del pozzo dell’abisso. Il cielo sopra<br />

l’uomo è così oscurato e a causa dell’acqua avvelenata nei secoli precedenti dal<strong>la</strong> religione,<br />

come viene detto per <strong>la</strong> III tromba, e a causa del<strong>la</strong> filosofia, del<strong>la</strong> tecnologica, del<strong>la</strong> ricchezza<br />

del sapere l’uomo ha perso <strong>la</strong> speranza del Regno di Dio. Sul<strong>la</strong> testa degli uomini il cielo è<br />

buio, il sole non splende, le stelle non si vedono. Ma al di sopra del fumo, dei pensieri di<br />

confusione, <strong>la</strong> luce continua a risplendere. Il tormento causato dall’opera delle locuste<br />

potrebbe rappresentare le conseguenze del peccato, l’autodistruzione, perché il peccato pone<br />

sempre l’uomo in guerra con se stesso (Giovanni 8:44). Senza <strong>la</strong> luce dell’evangelo l’uomo<br />

non può distinguere <strong>la</strong> verità dall’errore. In contrapposizione a questa situazione ci sarà <strong>la</strong><br />

finale opera dello Spirito Santo espressa in Apocalisse 14:6-12; 18:1-4. I cinque mesi non<br />

hanno valore profetico, perché le locuste non hanno una durata di vita così lunga.<br />

Due osservazioni potrebbero essere fatte, di cui <strong>la</strong> prima ha già avuto <strong>la</strong> risposta:<br />

- il tormento per <strong>la</strong> puntura degli scorpioni, che fa invocare <strong>la</strong> morte, non crediamo sia stato<br />

fino ad ora avvertito. Domani sarà possibile.<br />

- Se il periodo di cinque mesi non è profetico - nel principio giorno anno - che tempo vuole<br />

indicare, anche in considerazione di quanto si è detto, sulle locuste che non vivono così a<br />

lungo ?<br />

VI tromba. La VI tromba completa <strong>la</strong> V. La sofferenza degli uomini del versetto 6 è illustrata<br />

dai seguenti passi: Giobbe 3:20,21; 7:15; Geremia 8:3; Luca 23:30; Apocalisse 6:16.<br />

Come per <strong>la</strong> precedente tromba lo sfondo profetico è quello di Gioele 2 che descrive<br />

l’esercito di locuste nel giorno del Signore, anche qui nel<strong>la</strong> VI abbiamo un numerosissimo<br />

esercito di cavalli <strong>la</strong> cui testa è come quel<strong>la</strong> del leone, dalle cui bocche esce fuoco e fumo.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1091


APPENDICE N. 11<br />

Mentre il leone divora, lo scorpione punge soltanto. Qui si uccide, nel<strong>la</strong> precedente tromba si<br />

tormentava so<strong>la</strong>mente. Questa tromba indica una crisi precisa nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’uomo.<br />

Indicherebbe il compimento dell’opera delle sette chiese, il dissolversi dei cieli nel gran<br />

giorno del sesto sigillo e il raduno di Harmaghedon, nel giorno del<strong>la</strong> sesta piaga. Il riferimento<br />

al mese indicherebbe l’uscita degli spiriti immondi dal<strong>la</strong> bocca del dragone, dal<strong>la</strong> bocca del<strong>la</strong><br />

bestia, che ha agito per 42 mesi, e del falso profeta. Questa VI tromba con <strong>la</strong> precedente è una<br />

parodia del<strong>la</strong> resurrezione di Gesù, è il trionfo del nemico, prima però del<strong>la</strong> sua fine.<br />

Il primo simbolo è l’altare d’oro e le sue quattro corna, sulle quali veniva posto il sangue<br />

dell’espiazione che è una testimonianza all’azione dell’Agnello e al<strong>la</strong> sua opera in cielo per il<br />

suo popolo sul<strong>la</strong> terra.<br />

I quattro angeli sull’Eufrate, il cui numero sta ad indicare i quattro punti cardinali, cioè<br />

l’intero mondo, sono messi in re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> distruzione. Subiscono l’impossibilità del<strong>la</strong> non<br />

azione, sono legati e non possono compiere <strong>la</strong> loro opera di morte che realizzeranno con il<br />

loro stesso scioglimento. Per questi motivi non hanno nessuna re<strong>la</strong>zione con quelli del<br />

capitolo 7. Sono messi in re<strong>la</strong>zione con Babilonia che sarà il tema dell’ultima parte<br />

dell’Apocalisse. L’Eufrate, nell’Antico Testamento, indicava il confine del<strong>la</strong> terra promessa,<br />

dove dal Nord venivano i re ad invader<strong>la</strong>. Ora qui questo fiume richiama <strong>la</strong> lotta tra il bene e<br />

il male.<br />

In questa prospettiva il testo può offrire diverse riflessioni:<br />

- Presenta un quadro che vorrebbe descrivere l’irrompere di forze ed insegnamenti pagani che<br />

invaderanno il mondo che ha mischiato <strong>la</strong> verità dell’evangelo con insegnamenti non veri,<br />

per richiamare i suoi abitanti al<strong>la</strong> vera fedeltà.<br />

- Anche se <strong>la</strong> descrizione lo potrebbe alludere, non crediamo che questa tromba rappresenti <strong>la</strong><br />

realizzazione di Apocalisse 17:16, quando le acque sul<strong>la</strong> quale siede <strong>la</strong> donna, i dieci regni<br />

che le hanno dato il potere, le si rivolteranno contro e <strong>la</strong> renderanno deso<strong>la</strong>ta e nuda. La VI<br />

tromba suona in un tempo in cui <strong>la</strong> scelta tra <strong>la</strong> vita e <strong>la</strong> morte, tra il regno di Dio e quello<br />

degli uomini, è ancora possibile.<br />

- Il fuoco e lo zolfo che esce dal<strong>la</strong> bocca di questi cavalli richiama i testi di Genesi 19:24;<br />

Isaia 30:33; Luca 17:29; Ezechiele 38:22; Apocalisse 14:10; 19:20; 21:8; con i quali si<br />

esprime un giudizio. Questa tromba come il VI sigillo è in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> ribellione del<br />

mondo. Il numero 4 indica il mondo intero e, sebbene coloro che verranno uccisi saranno<br />

una parte, un terzo, il quadro riguarda l’intera terra. Scrive Milligan: «<strong>Quando</strong> verrà l’ora, e<br />

il giorno, e il mese, e l’anno..., il cui momento è stato fissato nel consiglio dell’Altissimo, <strong>la</strong><br />

catena che trattiene <strong>la</strong> distruzione sarà rotta, il mondo sarà sommerso dalle acque di questa<br />

inondazione».<br />

In conclusione, questa tromba presenta <strong>la</strong> realtà finale, nel tempo in cui l’umanità dovrà<br />

scegliere tra l’evangelo annunciato dal<strong>la</strong> bocca dei testimoni di Dio e lo pseudo evangelo<br />

annunciato dal<strong>la</strong> bocca del<strong>la</strong> bestia, del falso profeta e del dragone, però prima del tempo del<strong>la</strong><br />

sesta piaga. Isaia 8:6-8 che riguarda <strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele può essere preso a figura del<strong>la</strong> realtà<br />

futura. Malgrado i morti spirituali, un terzo dell’umanità, il resto dell’umanità non si ravvide e<br />

continuò ad adorare i morti, a praticare l’occultismo, a non scegliere per l’Eterno.<br />

Riteniamo importante <strong>la</strong> lettura di Gioele 2 e 3, del quale queste due trombe possono<br />

essere <strong>la</strong> realizzazione.<br />

1092<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

Spiegazione storica delle 7 trombe<br />

«I f<strong>la</strong>gelli simboleggiati dalle trombe colpiscono <strong>la</strong> terza parte del<strong>la</strong> terra: del<strong>la</strong> terra<br />

profetica, si intende, cioè dell’Impero Romano, poiché non si deve dimenticare che <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione di Giovanni si ispira a quel<strong>la</strong> di Daniele, dove <strong>la</strong> <strong>storia</strong> umana culmina nel<strong>la</strong> quarta<br />

monarchia, ossia nell’Impero Romano» (VAUCHER Alfred Félix, La visione delle sette trombe<br />

in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, maggio-giugno 1931, p. 3; vedere il nostro Capitolo VII). «Di<br />

conseguenza… le trombe iniziano a suonare su questo impero quando esso si trova diviso in<br />

tre parti. Dopo <strong>la</strong> morte di Costantino il mondo romano fu diviso così: ad Oriente, Asia<br />

minore, Egitto, Tracia, sotto il governo del figlio Costanzo; ad Occidente Gallia, Spagna,<br />

Bretagna, sotto il governo di Costantino II; al Centro, Italia, Illiria, Africa, sotto il governo del<br />

figlio Costante» (C.A. Rosselet d’Ivernois, o.c., t. II, p. 8).<br />

Le prime quattro trombe (capitolo 8) preannunciano le invasioni barbariche che<br />

distruggeranno l’Impero Romano centro-occidentale. Questa spiegazione è stata sostenuta da<br />

un numero considerevole di commentatori tra cui: J. Mede, Elliot, Digby, Henriquet, Rosselet,<br />

de Rougemont, ecc. Vedere Appendice n. 14, tavo<strong>la</strong> n. 19.<br />

Prima tromba: i Goti<br />

La prima, tromba annuncia una grandine di fuoco. «Non bisogna immaginare che questa<br />

visione predica una grandine letterale, o una distruzione letterale degli alberi e delle piante»<br />

(HUNTINGFORD Edward, A practical interpretation of the Reve<strong>la</strong>tion of John, London 1871, p.<br />

67; cit. da VAUCHER Alfred Félix, Signes des Temps, n. 3, 1976, p. 33).<br />

«La prima tromba, è <strong>la</strong> tromba Gota. Si pensi ad A<strong>la</strong>rico coi suoi Visigoti, …essi scendono<br />

dal nord come una gragno<strong>la</strong> mesco<strong>la</strong>ta con fuoco e sangue, e devastano un terzo del<strong>la</strong> terra<br />

profetica» (GAUSSEN Louis, Daniel le prophète, t. III, Paris 1849, p. 225). Il 24 agosto del 410,<br />

dopo 1163 anni, <strong>la</strong> città di Roma, che aveva sottomesso e control<strong>la</strong>to <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong><br />

terra, fu abbandonata al saccheggio.<br />

«Orosio, S. Agostino, S. Gero<strong>la</strong>mo par<strong>la</strong>no di questo sacco di Roma con orrore; ma vi<br />

riconoscono una giusta punizione di Dio contro gli increduli che ancora non s’erano convertiti<br />

e speravano aiuto dagli idoli pagani. Per essi A<strong>la</strong>rico non è che uno strumento nelle mani di<br />

Dio» (VILLARI Pasquale., Le invasioni barbariche in Italia, Mi<strong>la</strong>no 1902, pp. 75, 77). È più<br />

corretto però vedere in questa invasione il castigo di Dio nei confronti di una società cristiana<br />

degenerata, più colpevole di quel<strong>la</strong> pagana.<br />

Seconda tromba: i Vandali<br />

Al suono del<strong>la</strong> seconda tromba una massa simile a una montagna ardente viene precipitata<br />

in mare e <strong>la</strong> terza parte del mare <strong>diventa</strong> sangue. «Si tratta indubbiamente di una eruzione<br />

simbolica, effettuata dalle navi da guerra dei Vandali» (DIGBY W., Courte explication des<br />

sceaux et des trompettes de l’Apocalypse, Toulouse 1839, p. 31; L. Gaussen, o.c., t. III, p.<br />

225).<br />

Quello che A<strong>la</strong>rico non riuscì a fare, perché morì nello stesso anno, lo fece Genserico re<br />

dei Vandali. Nel 429 dal<strong>la</strong> Spagna si trasferì in Africa e dopo pochi anni Cartagine cadde nelle<br />

sue mani.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1093


APPENDICE N. 11<br />

«La catastrofe annunciata dal<strong>la</strong> seconda tromba è stata compresa come una descrizione<br />

delle depredazioni commesse dai Vandali. Cacciati dal loro insediamento in Tracia dalle<br />

incursioni degli Unni che venivano dall’Asia centrale, i vandali attraversarono <strong>la</strong> Gallia e <strong>la</strong><br />

Spagna e fondarono un regno a Cartagine, in Africa del Nord. Da lì <strong>diventa</strong>rono i padroni del<br />

Mediterraneo occidentale e con una flotta di pirati saccheggiarono le coste del<strong>la</strong> Spagna,<br />

dell’Italia e pure del<strong>la</strong> Grecia, rovinando <strong>la</strong> navigazione romana. Raggiunsero il culmine delle<br />

loro depredazione saccheggiando per quattordici giorni <strong>la</strong> città di Roma nell’anno 455»<br />

(Seventh-Day Adventist Bible Commentary, t. VII, p. 789). I saccheggi di Gianserico sul<strong>la</strong><br />

terza parte del<strong>la</strong> terra profetica durarono ventitré anni.<br />

Terza tromba: gli Unni<br />

Con <strong>la</strong> terza tromba si descrive <strong>la</strong> caduta del grande astro simile ad una torcia che colpisce<br />

<strong>la</strong> terza parte dei corsi d’acqua e delle sorgenti. «La terza tromba è quel<strong>la</strong> di Atti<strong>la</strong> e degli<br />

unni» (L. Gaussen o.c., t. III, p. 225).<br />

«Partiti dopo Genserico e i vandali, Atti<strong>la</strong> e gli unni - come una stel<strong>la</strong> ardente, -<br />

devastarono <strong>la</strong> Gallia e l’Italia settentrionale. Seguendo il corso del Danubio, del Reno, del<strong>la</strong><br />

Senna, del<strong>la</strong> Loira, del<strong>la</strong> Soana, del Rodano, del Po, essi resero amare le acque di questi fiumi<br />

e fecero perire gran numero di uomini. Nel 451, Atti<strong>la</strong> s’avvicinò a Roma, ma <strong>la</strong> minacciò<br />

soltanto, poiché passò come un fulmine» (C.A. Rosselet d’Ivernois, o.c., t. II, pp. 22, 23).<br />

Il loro passaggio in Occidente durò tre anni.<br />

Quarta tromba: gli Eruli<br />

Con <strong>la</strong> quarta tromba il terzo del sole, del<strong>la</strong> luna e delle stelle fu offuscato. «Nessuna<br />

immagine poteva essere più perfetta per descrivere come l’Impero Romano di occidente<br />

doveva sparire» (C.A. Rosselet d’Ivernois, o.c., t. II, p. 25).<br />

«La quarta, è <strong>la</strong> tromba degli eruli» (L. Gaussen o.c., t. III, p. 225). «Qui abbiamo<br />

Odoacre, re d’un popolo conosciuto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> sotto il nome di Eruli. Il suo compito fu<br />

quello di provocare una tempesta, <strong>la</strong> quale coprì il cielo di nubi talché ne fu oscurato il sole<br />

dell’impero occidentale (<strong>la</strong> terza parte del<strong>la</strong> terra), come pure <strong>la</strong> luna e le stelle. Come<br />

avvennero queste cose? - Dall’occidente egli passò in Italia a capo di un esercito; s’impadronì<br />

di Roma, sbalzò dal trono l’ultimo dei Cesari (chiamato, per dileggio, Augustolo) e ne prese il<br />

posto quale re di Roma. Così fu oscurato il sole di questa antica signora del mondo…<br />

Seguirono, nel volgere di pochi anni, l’oscuramento del<strong>la</strong> luna e delle stelle del cielo di Roma.<br />

Nel 566, l’autorità del senato e dei consoli decadde totalmente, e Roma stessa, che per oltre<br />

dieci secoli aveva dettato legge alle nazioni, si ridusse a un misero ducato, sottoposto agli<br />

eserciti di Ravenna» (W. Digby, o.c., p. 34; vedere A. Henriquet, o.c., pp. 84, 85).<br />

Versetto 13. Prima di suonare le altre trombe c’è un avvertimento di dolore.<br />

Perché questi mali sull’impero? «Il mondo romano <strong>diventa</strong> cristiano, e l’Evangelo non<br />

riesce a rigenerarlo. Il mondo romano adora Gesù Cristo, ed ecco che Dio, anziché benedirlo,<br />

si adira vieppiù contro di lui! Qui c’è uno scandalo per molte persone le quali, pur essendo<br />

oneste e sincere, sono poco illuminate. Questa pagina dell’Apocalisse ci rive<strong>la</strong> come <strong>la</strong><br />

conversione del mondo sia stata solo apparente, come <strong>la</strong> Chiesa smisuratamente ingrandita<br />

contasse pochi veri fedeli, e come questi fossero d’accordo con Dio sul<strong>la</strong> necessità di castigare<br />

i pagani mascherati» (F. de Rougemont, o.c., p. 221).<br />

1094<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

«I goti prima, poi i vandali, gli unni e gli eruli, furono incaricati dal Signore a castigare i<br />

peccati di coloro che si nominavano ortodossi… La maggior parte degli interpreti a me<br />

conosciuti si accordano su questo punto, che i guai annunciati ai suoni guerrieri del<strong>la</strong> quinta e<br />

del<strong>la</strong> sesta tromba, devono riguardare l’Impero Romano d’Oriente, dopo <strong>la</strong> caduta dell’Impero<br />

Romano d’Occidente; poi, essi stimano che <strong>la</strong> quinta profetizzasse gli arabi o i saraceni, e <strong>la</strong><br />

sesta i turchi; per conseguenza, l’una e l’altra, l’is<strong>la</strong>mismo. All’inizio del VII secolo apparve<br />

Maometto, come una stel<strong>la</strong> che cadrebbe dal cielo sul<strong>la</strong> terra. Sembrava avere in mano <strong>la</strong><br />

potenza dell’inferno e, dalle contrade da cui vengono le cavallette, l’Arabia, i settari del falso<br />

profeta estesero il loro dominio sul<strong>la</strong> porzione dell’Asia e dell’Africa appartenente all’Impero<br />

Romano, fino in Spagna» (BURNIER Pierre Louis Etienne, Études élémentaires et progressives<br />

sur <strong>la</strong> Parole de Dieu, t. VII, L’Apocalypse, Lausanne 1852, p. 464).<br />

Introduzione al<strong>la</strong> V e VI tromba<br />

«Le ultime tre trombe sono chiamate “guai”; è senza dubbio perché esse presagiscono<br />

delle ca<strong>la</strong>mità più grandi o più prolungate delle precedenti. Dobbiamo constatare che su<br />

queste tre trombe di guai c’è tra gli interpreti una considerevole unanimità di sentimenti»<br />

(VUILLEUMIER Jean, L’Apocalypse, ed. S.d.T., Dammarie-les-Lys 1938, p. 1249). «La<br />

maggioranza degli interpreti a mia conoscenza, scrive L. Burnier, sono concordi su questo<br />

punto: i guai annunciati al suono del<strong>la</strong> quinta e del<strong>la</strong> sesta tromba devono riguardare l’Impero<br />

Romano d’Oriente, dopo <strong>la</strong> rovina dell’Impero d’Occidente; inoltre essi stimano che <strong>la</strong> quinta<br />

profetizzi gli arabi o i saraceni, e <strong>la</strong> sesta i turchi: per conseguenza, l’una e l’altra il<br />

maomettanesimo». G.A. Rosselet, si esprime in un modo simile: «La quinta tromba è quel<strong>la</strong><br />

dei saraceni, o arabi, queste cavallette del deserto, così ben descritte nel<strong>la</strong> visione». Vede<br />

inoltre un capo illustre nel<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> cadente dal cielo sul<strong>la</strong> terra; in Abaddon e Apollion,<br />

riconosce i «distruttori di due religioni, <strong>la</strong> giudaica e <strong>la</strong> cristiana; e nel fumo <strong>la</strong> dottrina<br />

fanatica di Maometto... fumo che oscura il sole e l’aria, <strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> verità cristiana e il soffio<br />

del<strong>la</strong> vita che l’accompagna».<br />

Quinta tromba: gli Arabi<br />

Dall’Occidente si passa ora all’Oriente. «La quinta tromba è quel<strong>la</strong> dei Saraceni o Arabi,<br />

locuste del deserto così ben descritte nel<strong>la</strong> visione. Un capo illustre, stel<strong>la</strong> caduta dal cielo<br />

sul<strong>la</strong> terra (come già Satana era caduto con gli angeli suoi), Abaddon o Apollion, distruttore di<br />

due religioni, <strong>la</strong> giudaica e <strong>la</strong> cristiana, mediante il fumo o dottrina fanatica ch’egli fa uscire<br />

dal pozzo dell’abisso… Maometto domina spiritualmente, dalle origini fino al<strong>la</strong> fine, come un<br />

angelo dell’abisso, le incursioni di queste cavallette inebriate dal fumo delle sue dottrine»<br />

(C.A. Rosselet d’Ivernois, o.c., t. II, pp. 36, 37).<br />

Maometto come una stel<strong>la</strong> luminosa (nel<strong>la</strong> terminologia biblica un capo, un messaggero<br />

viene spesso così rappresentato. Gesù stesso è chiamato «<strong>la</strong> lucente stel<strong>la</strong> mattutina» in<br />

Apocalisse 22:16; il re di Babilonia, controfigura di Satana, è paragonato ad una «stel<strong>la</strong><br />

mattutina… che cade» in Isaia 14:12; i messaggeri di Cristo sono chiamati stelle in<br />

Apocalisse 1:20; gli angeli ribelli sono chiamati stelle in Apocalisse 12:4, 9; ecc.), organizza<br />

le tribù arabe disseminate nel<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione del deserto arabico, l’«abisso», e ne fa un corpo<br />

potente ed unito.<br />

Il versetto 3, paragonando gli arabi a delle cavallette, non deve meravigliare. Le cavallette<br />

vengono generalmente dal deserto dell’Arabia. Per chi ha visto un esercito di cavalieri arabi<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1095


APPENDICE N. 11<br />

sui loro cavalli, con i loro lunghi mantelli svo<strong>la</strong>zzanti al vento e che nel<strong>la</strong> corsa fanno come da<br />

ali alle loro spalle, comprende che per rappresentarli non v’era immagine più adeguata delle<br />

cavallette. Inoltre <strong>la</strong> forza delle cavallette è nel loro numero che paralizza quasi ogni sforzo<br />

per distruggerle. Il nome cavallette, in ebraico arebh, richiama bene all’orecchio quello<br />

dell’arabo “arabei” e quello del deserto “arabäh”.<br />

Il «fumo» che esce dal pozzo dell’abisso rappresenta <strong>la</strong> dottrina is<strong>la</strong>mica ancor più<br />

pericolosa di quel<strong>la</strong> pagana in genere. Con essa si fanatizzano i mussulmani per <strong>la</strong> conquista<br />

del mondo.<br />

A commento del verso 4, J. Vuilleumier scriveva: «Se mai una predizione sia stata<br />

realizzata letteralmente fu proprio questa, cinque secoli e mezzo dopo che fu annunciata. Ecco<br />

testualmente <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione fatta da Aboubèkre, successore immediato di Maometto:<br />

“Guerrieri dell’Is<strong>la</strong>m, fermatevi un istante, e ascoltate bene i precetti che io voglio promulgare<br />

per i tempi di guerra! Combattete con bravura e lealtà! Non usate mai né l’imbroglio, né <strong>la</strong><br />

perfidia nei confronti dei vostri nemici; non muti<strong>la</strong>te i vinti; né uccidete i vecchi, né i bambini,<br />

né le donne; non distruggete le palme, né bruciate le messi, né tagliate gli alberi fruttiferi, né<br />

sgozzate gli animali, se ciò non vi è necessario per il vostro nutrimento. Voi troverete sul<strong>la</strong><br />

vostra strada degli uomini che vivono nel<strong>la</strong> solitudine e nel<strong>la</strong> meditazione e nell’adorazione di<br />

Dio: non fate loro alcun male né alcuna ingiuria! ... Non eccettua da questa invio<strong>la</strong>bilità dei<br />

deboli e degli eremiti cristiani, per <strong>la</strong> guerra, che coloro che fanatizzano le popo<strong>la</strong>zioni contro<br />

<strong>la</strong> dottrina dell’unità di Dio” (LAMARTINE, Histoire de Turquie, vol. I, p. 125)» (o.c., pp.<br />

126,127).<br />

Versetti 5,6. Il senso del<strong>la</strong> puntura di scorpione scaturisce dal testamento dello stesso<br />

Maometto. «Le nazioni che abbracciano <strong>la</strong> nostra fede saranno assimi<strong>la</strong>te a voi stessi:<br />

godranno degli stessi vostri vantaggi e saranno sottomessi agli stessi vostri doveri. A coloro<br />

che vorranno conservare le loro credenze, impongo l’obbligo di dichiararsi vostri sudditi e di<br />

pagarvi un tributo (un quinto del guadagno), in cambio del quale voi li coprirete del<strong>la</strong> vostra<br />

protezione. Ma coloro che rifiutano di accettare l’is<strong>la</strong>mismo o <strong>la</strong> condizione del tributo,<br />

combatteteli fino a quando li avrete sterminati. Qualcuno di voi cadrà nel<strong>la</strong> lotta; a coloro che<br />

periranno, il paradiso; ai sopravvissuti <strong>la</strong> vittoria» J. Vuilleumier, o.c., p. 127. Il tormento era<br />

come quello prodotto da uno scorpione, il veleno che faceva soffrire era nel<strong>la</strong> coda, e il falso<br />

«profeta che insegna <strong>la</strong> menzogna è <strong>la</strong> coda» Isaia 9:14.. «Non c’è che un solo Dio e<br />

Maometto è il suo profeta. Ecco il veleno che le cavallette ricevettero per far soffrire le<br />

persone. Che sofferenze subirono coloro i quali non si sottomisero per convinzione e tributo a<br />

quel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>! Come esempio riportiamo l’invito al<strong>la</strong> sottomissione agli abitanti di<br />

Gerusalemme fatta da Abu-Obeidah: «Salute e felicità a coloro che seguono <strong>la</strong> diritta via! Noi<br />

ve l’ordiniamo, dichiarate che c’è un solo Dio e che Maometto è il suo apostolo. Se non lo<br />

fate, consentite a pagare un tributo e a essere nostri sudditi; se no, io porterò contro di voi<br />

degli uomini che metteranno un miglior prezzo al<strong>la</strong> morte... e io non vi <strong>la</strong>scerò, se piace a Dio,<br />

che dopo aver sterminato coloro che combattono per voi, e ridotto i vostri bambini in servitù»<br />

(G.A. Rosselet, o.c., p. 41).<br />

Poco dopo <strong>la</strong> morte di Maometto, Aboubèkre, suo suocero e successore, cominciò <strong>la</strong><br />

conquista per impossessarsi dell’Arabia. Omar, suo successore, conquistò Gerusalemme. Il 13<br />

luglio 633 ci fu <strong>la</strong> famosa battaglia di Aisnadin con <strong>la</strong> quale cominciò l’invasione del<strong>la</strong> Siria.<br />

Poi s’invase <strong>la</strong> Persia. Nel 638 l’Egitto veniva sottomesso e si iniziava <strong>la</strong> costruzione del<br />

Cairo. Gibbon dice che Omar conquistò 36.000 città o castelli, distrusse 4.000 chiese e costruì<br />

1.200 moschee. Nel 698 Hassan conquistò Cartagine e il litorale: 300.000 cristiani furono<br />

ridotti in schiavitù e inviati in Asia; 466 vescovili o parrocchie distrutte. Nel 711 Tarik passò<br />

1096<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

in Spagna, prese Xeres, Toledo attraversò i Pirenei e penetrò in Francia fino a Besançon. Nel<br />

732 ci fu <strong>la</strong> battaglia di Poitiers vinta da Carlo Magno che <strong>la</strong>sciava sul campo 375.000 morti.<br />

In cento anni (632-732) gli arabi si estesero come un gigante che apre le sua braccia, scrive V.<br />

Duray, dall’Indo ai Pirenei. I loro confini andavano dalle sabbie del Sahara, dall’Etiopia alle<br />

rive dell’At<strong>la</strong>ntico, dal<strong>la</strong> muraglia dei Pirenei e le Cévennes meridionali fino all’Asia, al<br />

deserto del Touran, al fiume Indo e al<strong>la</strong> valle del Cachemire e al Nord alle steppe del<br />

Turkestan, Mar Caspio e Caucaso. Nel Mediterraneo occupavano Rodi, Cipro e le Baleari. Da<br />

1.700 a 1.800 leghe (6.800-7.200 chilometri) di lunghezza. Nessun impero dell’antichità<br />

aveva avuto una così grande estensione.<br />

Versetti 7-9. La cavalleria araba, <strong>la</strong> più celebre del mondo, giustifica <strong>la</strong> descrizione di<br />

Giovanni. Assomigliava a dei cavalli preparati per <strong>la</strong> battaglia. La corona sembrava d’oro, era<br />

il turbante giallo (colore nazionale) che serve da turbante e qualche volta da stendardo: il viso<br />

d’uomo descrive bene il viso arabo ornato dal<strong>la</strong> barba che dona un’aria grave e virile. I capelli<br />

delle donne corrispondono a quelli dei beduini che, fino al tempo delle crociate, erano lunghi.<br />

Le stanze dell’esercito di Aleppo, dice Eusebio di Salle, conservano ancora milioni di frecce,<br />

di armature, cosciali, bracciali, corazze e piastroni che i Saraceni portavano ancora prima dei<br />

cavalieri. Il rumore dei carri descrive l’attacco imprevisto e trionfante del<strong>la</strong> cavalleria araba<br />

che rovesciava tutto davanti a sé.<br />

I cinque mesi sono compresi per <strong>la</strong> prima con il principio giorno anno (5x30 = 150<br />

giorni/anni) da Gioacchino da Fiore nel 1191. In seguito Elliott, Digby, Rosselet, Burnier,<br />

Gaussen ed altri spiegarono: «Centocinquanta giorni profetici, cioè centocinquanta anni,<br />

dall’anno 612, anno in cui il falso profeta pubblica <strong>la</strong> sua missione, fino all’anno 762, anno in<br />

cui queste cavallette divoratrici si stabiliscono, depongono le loro uova, perdono le loro ali sul<br />

Tigri e costruiscono Bagdad, <strong>la</strong> loro Città di pace, come essi l’hanno chiamata» (L. Gaussen,<br />

o.c., t. III, p. 227).<br />

Sesta tromba: i Turchi<br />

H. Bullinger nel 1577 per <strong>la</strong> prima volta applicò <strong>la</strong> VI tromba ai Turchi.<br />

Al XV secolo, le province greche o orientali dell’Impero Romano si estendevano ancora<br />

su Macedonia, Iconia, Cipro, Creta e Acaia. Queste province erano chiamate Impero Greco o<br />

Basso Impero «erano cadute al più basso livello; <strong>la</strong> decadenza era profonda e irrimediabile; il<br />

Basso Impero non era più che un nome, <strong>la</strong> sua potenza un’ombra e il Cesare di Bisanzio un<br />

fantasma che regnava su delle popo<strong>la</strong>zioni nervose ed abbruttite, plebs ad servitum parata...<br />

“C’erano dei principi che facevano arrossire <strong>la</strong> regalità” ha detto Chateaubriand. Mai paro<strong>la</strong> fu<br />

più vera per questi bastardi del popolo-re, che disonoravano il cristianesimo e che avevano<br />

conservato di Roma e del<strong>la</strong> Grecia solo vizi senza nome e delle mostruosità morali. E tuttavia<br />

questi principi, che non sapevano regnare, che non sapevano morire, di cui il sopruso, <strong>la</strong><br />

corruzione e le bassezze formavano <strong>la</strong> politica, di cui il tradimento e l’assassinio costituivano i<br />

mezzi di difesa, questi principi s’intito<strong>la</strong>vano imperatori d’Oriente, e il loro orgoglio non era<br />

uguagliato che dal<strong>la</strong> loro vigliaccheria» (de <strong>la</strong> JONQUIÈRE, Histoire de l’empire Ottoman, 2 a<br />

ed., Hachette, p. 126).<br />

I quattro angeli, quattro capi, letteralmente messaggeri, prima legati e poi sciolti<br />

sull’Eufrate, sono stati identificati con «le quattro principali sultanie o Stati politici dei turchi<br />

(a partire dal 1055: quel<strong>la</strong> di Persia o di Bagdad; del<strong>la</strong> Siria superiore o di Aleppo; dell’Asia<br />

Minore o dell’Iconia, e del<strong>la</strong> Siria inferiore o di Damasco), di cui volle servirsi il Signore per<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1097


APPENDICE N. 11<br />

fare venire sul suo popolo ido<strong>la</strong>tra il secondo dei tre ultimi guai» (A. Henriquet, o.c., p. 109;<br />

siamo noi che abbiamo aggiunto quanto tra parentesi). Questi quattro sultanati, slegati,<br />

marciano assieme contro l’Impero Romano d’Oriente.<br />

Al<strong>la</strong> fine del IX secolo i califfi non trovavano più soldati arabi per <strong>la</strong> difesa, accettarono i<br />

turchi come milizia. Nell’XI secolo delle tribù turche conquistarono Bagdad, dove Togroul<br />

Beg regnò al posto del califfo. Si costituì così tra il 1050 e 1100 un primo impero turco sotto<br />

Seldjouk, Togroul Beg Alp Ars<strong>la</strong>n (il leone valoroso) e Malek Schah. I sultani abbracciarono<br />

poi l’Is<strong>la</strong>m e sognarono le conquiste. Nel 1075 si affacciarono a Costantinopoli. Nel 1281,<br />

Othman o Osman s’impadronì del trono dei Seldjoukcides e pose le basi di un secondo impero<br />

turco e presto gli invasori divennero padroni dell’Asia Minore, passarono i Dardanelli e<br />

domarono i serbi, i bosniaci, gli ungheresi e i va<strong>la</strong>cchi. Il sultano Amurath pose <strong>la</strong> sua<br />

residenza a Andrinopoli e <strong>la</strong>sciò all’Impero d’Oriente solo <strong>la</strong> capitale. Verso il 1400 uno dei<br />

più terribili emiri turchi, il sultano Bajazet, assediò Costantinopoli. Un’invasione dei Mongoli<br />

fece mantenere <strong>la</strong> propria indipendenza per ancora cinquanta anni. Sotto Amurath II, i turchi<br />

furono sciolti di nuovo e, dopo aver minacciato Bisanzio, l’assediarono e il 29 maggio 1453,<br />

sotto Maometto II, l’imperatore d’Oriente, Costantino XII morì, <strong>la</strong> città fu saccheggiata, Santa<br />

Sofia fu trasformata in moschea, 60.000 prigionieri furono venduti come schiavi e<br />

Costantinopoli divenne <strong>la</strong> capitale dell’Impero Ottomano. Sotto Selim I e Soliman il Grande,<br />

nel XV e XVI secolo, <strong>la</strong> potenza turca al sua apogeo trattava su un piano di uguaglianza con<br />

Carlo V e Francesco I. Si sottomisero: Arabia, Kurdistan, Mesopotamia ed Egitto. Nel 1530 il<br />

“Grande Turco” pose i suoi eserciti fin sotto le mura di Vienna, terrorizzando l’Occidente. Il<br />

Turco era il principe più grande in cavalleria. C’è da chiedersi se <strong>la</strong> guerra nel<strong>la</strong> ex Jugos<strong>la</strong>via<br />

degli anni ‘90 può avere le sue radici nelle conquiste del XV secolo. Con <strong>la</strong> caduta di<br />

Costantinopoli nel 1453 finisce un’era e se ne apre una nuova.<br />

Con il XVIII secolo <strong>la</strong> potenza turca cominciò a restringersi a seguito degli attacchi<br />

occidentali e del<strong>la</strong> Russia. Vennero cacciati dall’Ungheria, Va<strong>la</strong>chia, Moldavia e dal<strong>la</strong><br />

Crimea. La spedizione di Napoleone in Egitto fece intervenire l’Inghilterra e da quel momento<br />

tutte le potenze «si interessarono al destino di questo Stato ma<strong>la</strong>to, di cui nessuno vuole<br />

<strong>la</strong>sciare al suo vicino il beneficio del<strong>la</strong> successione. Si apre <strong>la</strong> questione d’Oriente» (articolo<br />

Turquie, in Nouveau Larousse Illustré). Nel 1822 insorse <strong>la</strong> Grecia. Nel 1840 <strong>la</strong> rivolta di<br />

Mehemet-Ali, pascià d’Egitto, obbligò il sultano a porsi tra le braccia del<strong>la</strong> quadruplice<br />

alleanza (tedesca, austriaca, russa, inglese), e a partire da quel momento le grandi potenze<br />

occidentali si misero d’accordo per salvaguardare ciò che chiamavano “La dignità e l’integrità<br />

dell’Impero Ottomano”. Nel 1852 scoppiò <strong>la</strong> guerra russo-turca che riprese nel 1877 e nel<br />

1897. Ogni volta <strong>la</strong> Turchia era stata soccorsa dall’Europa e ogni volta il tributo fu <strong>la</strong> perdita<br />

di qualche provincia.<br />

9:16-19. La cifra di 200 milioni dell’esercito corrisponde a una media di 500 mi<strong>la</strong><br />

persone arruo<strong>la</strong>te ogni anno per i 400 anni. Scrive Lamartine che, nel XII secolo, Alp Ars<strong>la</strong>n<br />

aveva oltrepassato l’Eufrate con un diluvio di turchi. Le sue tende coprivano ormai tutta<br />

l’Asia occidentale. 1.200 principesse o figli di principi tartari attorniavano il suo trono;<br />

200.000 soldati erano ai suoi ordini da Bagdad a Trebisonde. <strong>Quando</strong> volle ripassare il fiume<br />

Oxus per sterminare nel Tukestan, suo primo dominio, il sultano Kharisme, <strong>la</strong> moltitudine del<br />

suo esercito impiegò venti giorni e venti notti senza sosta per attraversare il ponte costruito<br />

per l’occasione.<br />

«Io vidi i cavalli...». A tale proposito Lamartine dice che Soliman I scriveva a Francesco I<br />

in questi termini: «Notte e giorno il nostro cavallo è sel<strong>la</strong>to e <strong>la</strong> nostra sciabo<strong>la</strong> è al<strong>la</strong> cintura».<br />

1098<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

Non c’era in Oriente nessun popolo che uguagliasse i turchi nel cavalcare e il cavallo era<br />

considerato il «trono dei tartari».<br />

I colori «fuoco» rosso, «giacinto» blu e «zolfo» giallo li si trovavano nell’uniforme turca.<br />

Le teste di leone, può indicare <strong>la</strong> loro impetuosità. L’uscita del fuoco dalle loro bocche è una<br />

descrizione figurata delle loro armi con <strong>la</strong> polvere da sparo. Il potere espresso dalle code di<br />

cavallo, può rappresentare l’insegna dell’autorità presso i turchi osmanli. Era fissata nel<strong>la</strong><br />

parte terminale del<strong>la</strong> <strong>la</strong>ncia con una pal<strong>la</strong> d’oro. La gerarchia era rappresentata dal numero (1-<br />

3) delle code.<br />

Il Vulliet scrive che i turchi «non erano motivati nelle loro spedizioni né dal<strong>la</strong> gloria, né<br />

dall’onore, ma dall’amore del<strong>la</strong> distruzione e del saccheggio». Il saccheggio di Costantinopoli<br />

divenne proverbiale. I massacri caratterizzarono le conquiste nell’Europa dell’Est e nel<br />

Mediterraneo.<br />

In diversi modi si è calco<strong>la</strong>ta, in chiave profetica, l’espressione del versetto 15: «Quell’ora,<br />

quel giorno, mese ed anno». Un’«ora» = giorni 15 (ventiquattresima parte di un giorno/anno,<br />

cioè un anno = 360 giorni : 24 = 15 giorni), «giorno» = un anno, «mese» = 30 anni, «anno» =<br />

360 giorni/anni; (360 + 30 + 1) 391 anni e 15 giorni. Fu George DOWNHAM, nel 1603, che per<br />

primo comprese questa espressione per 391 anni; mentre nel 1684, Thomas BEVERLEY, per <strong>la</strong><br />

prima volta, propose <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “ora” per il corrispondente tempo profetico di quindi giorni.<br />

- 1062 + 391 = 1453;<br />

- 1452 + 391 = 1844. Nel 1795 per <strong>la</strong> prima volta E.W. WHITAKER fa iniziare questo<br />

periodo profetico nel 1453 e lo fa scadere nel 1884. Per <strong>la</strong> prima volta fu il vescovo<br />

George DOWNHAM a comprendere <strong>la</strong> suddetta espressione in 391 anni che ha datato dal ;<br />

- 1449-1840. Il millerita Josiah Litch nel 1838 dichiarava che, nel mese di agosto<br />

1840, l’impero ottomano sarebbe caduto (LITCH Josiah, The Probability of the Second<br />

Coming of Christ About a.D. 1843, p. 157): 1449 + 391 = 1840. Quanto previsto si è<br />

realizzato.<br />

Questo periodo inizia al<strong>la</strong> morte di Giovanni Paleologo, il penultimo imperatore greco di<br />

Costantinopoli, nel 1449. In quel tempo i resti dell’impero sono in uno stato pietoso a causa<br />

dei turchi, del<strong>la</strong> debolezza dei greci e dal<strong>la</strong> divisione del<strong>la</strong> famiglia imperiale che rendeva<br />

ancor meno stabile il potere. Dei quattro fratelli dell’imperatore che non aveva <strong>la</strong>sciato figli, i<br />

due maggiori Costantino e Demetrio si contendevano il trono. Il popolo sosteneva Costantino<br />

che considerava più onesto e nobile. Si ridusse al<strong>la</strong> vergogna di andare presso il sultano<br />

Amurat II di fatto considerato come arbitro e signore dei destini dell’impero. Sebbene<br />

accomiatasse Costantino con regali per l’onore che gli aveva accordato, pronunciò anche un<br />

presagio nel quale diceva che i greci sarebbero <strong>diventa</strong>ti schiavi dei turchi e che già disponeva<br />

del<strong>la</strong> corona imperiale come di un dono che gli apparteneva (Vedere P. Louis MAIMBOURG,<br />

Histoire du schisme des Grecs, t. II, Paris 1678, pp. 411,412). Ciò avvenne il 27 luglio 1449.<br />

Quattro anni dopo Costantinopoli cambiò imperatore. Il trono veniva occupato dai sultani<br />

dell’impero ottomano.<br />

Dopo aver trattato da pari a pari nel XV e XVI secolo con Carlo V e Francesco I, e dopo<br />

aver esteso le proprie conquiste in Europa fino alle mura di Vienna, con Solimano il Grande si<br />

segna l’apogeo del<strong>la</strong> potenza e del<strong>la</strong> gloria turca, che da quel momento comincia anche <strong>la</strong><br />

decadenza sotto i colpi ripetuti delle potenze occidentali e del<strong>la</strong> Russia. Il XVIII e XIX secolo<br />

sono funesti per gli Ottomani. Perdono presto <strong>la</strong> più gran parte dei Balcani, indietreggiano in<br />

Egitto, <strong>la</strong> Grecia insorge. Comincia a proporsi <strong>la</strong> questione Medio-Orientale. Intanto nel 1840<br />

il famoso pascià Mehemed Alì, vice re d’Egitto, già in rivolta dal 1831, dopo varie bril<strong>la</strong>nti<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1099


APPENDICE N. 11<br />

vittorie mette in scacco l’armata turca e minaccia Costantinopoli. Tutto fa presagire ch’egli si<br />

preparasse a salire sul trono degli Osmanli. Il 10-12 agosto 1840 il sultano mette il suo impero<br />

sotto <strong>la</strong> protezione delle grandi potenze occidentali. La quadruplice Alleanza: Germania,<br />

Inghilterra, Austria e Russia interviene con il famoso ULTIMATUM contro il pascià d’Egitto per<br />

fermare <strong>la</strong> sua corsa.<br />

- 1453-1844. Questa data sembra <strong>la</strong> migliore in quanto inizia con <strong>la</strong> presa di<br />

Costantinopoli che apre il dominio turco all’Europa e «segna <strong>la</strong> fine del vecchio ordine in<br />

Europa e nel vicino Oriente. Gli Ottomani erano ora ben posti per colpire in profondità <strong>la</strong> terra<br />

centrale del Cristianesimo» (RILEY-Smith. J., The At<strong>la</strong>s of the Crusades, Facts on File, New<br />

York 1991, p. 150). È il 21 marzo 1844 che il sovrano dell’Impero Turco, il Sublime Porta,<br />

emana un editto di tolleranza nei confronti dei cristiani del suo territorio con il quale in<br />

persona s’impegna «a prendere delle reali misure per prevenire d’ora in avanti l’esecuzione e<br />

<strong>la</strong> messa a morte del cristiano che è un apostata».<br />

Questa sesta tromba ci porta fino agli anni quaranta del secolo scorso, tempo in cui,<br />

secondo <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele, ha inizio l’opera di giudizio nel cielo. Apocalisse 10 descrive<br />

il grande risveglio religioso dell’avvento e l’invito a continuare a predicare l’evangelo al<br />

mondo intero.<br />

Sebbene <strong>la</strong> Cristianità occidentale e orientale sia stata considerata punita per <strong>la</strong> sua<br />

ido<strong>la</strong>tria e infedeltà al Signore, nondimeno «il resto degli uomini che non furono uccisi da<br />

queste piaghe, non si ravvidero delle opere delle loro mani sì da non adorare più i demoni<br />

(cioè non prestare più il culto ai morti) e agli idoli d’oro e d’argento e di rame e di pietra e di<br />

legno, i quali non possono né vedere, né udire, né camminare; e non si ravvidero dei loro<br />

omicidi né delle loro malie, né del<strong>la</strong> loro fornicazione, né dei loro furti» versetti 20, 21.<br />

A proposito delle parole di Giovanni: «Quell’ora, quel giorno, mese e anno» L. Bonnet<br />

giustamente rileva che gli interpreti si dividono in due orientamenti. Un primo gruppo, come<br />

abbiamo presentato, interpreta questa espressione come essendo di 391 anni e 15 giorni,<br />

indicando il tempo nel quale si compiono gli avvenimenti descritti, mentre il secondo gruppo<br />

vede nelle parole dell’apostolo il momento preciso, determinato da Dio, in cui questi<br />

avvenimenti devono cominciare (L. Bonnet, o.c., p. 390. Cioè: «Essere pronti per l’ora, il<br />

giorno, il mese e l’anno… significa semplicemente esser pronti per compiere il disegno di Dio<br />

al momento preciso ch’egli ha fissato nell’infinita sua sapienza» (A. Henriquet, o.c., p. 111).<br />

Obiezioni al<strong>la</strong> spiegazione storica<br />

Siamo consapevoli che <strong>la</strong> spiegazione tradizionale storica delle sette trombe presti il fianco<br />

a delle critiche, ma ci permettiamo ripropor<strong>la</strong>, presentando anche una comprensione diversa<br />

del<strong>la</strong> V e VI tromba perché, anche se esse stesse suscitano delle perplessità, ci sembra che<br />

possano soddisfare <strong>la</strong> spiegazione del testo meglio di altre interpretazioni.<br />

Possiamo anche dire che è più facile criticare <strong>la</strong> spiegazione tradizionale che trovarne una<br />

migliore.<br />

La principale obiezione al<strong>la</strong> quale non rispondiamo perché <strong>la</strong> domanda è una<br />

constatazione, è <strong>la</strong> povertà di supporto esegetico al<strong>la</strong> spiegazione che viene data che è più un<br />

accostamento del testo ad un quadro storico, che una realizzazione storica del testo biblico.<br />

Le obiezioni che vengono fatte a questa tesi le possiamo così riassumere:<br />

1100<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

1.- Nelle prime quattro trombe non c’è nul<strong>la</strong> che faccia pensare al<strong>la</strong> guerra, tranne il suono<br />

del<strong>la</strong> tromba stessa.<br />

Risposta. Sebbene ciò debba essere ammesso, bisogna anche riconoscere che il richiamo al<strong>la</strong><br />

guerra sembra che <strong>la</strong> si abbia in forma esplicita nel<strong>la</strong> V e VI tromba.<br />

2.- Perché le prime quattro trombe par<strong>la</strong>no so<strong>la</strong>mente di quattro popoli barbarici, uno dei quali<br />

è quello degli Unni che non vengono neppure presi in considerazione nel<strong>la</strong> visione<br />

profetica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> presentata dalle dieci corna del<strong>la</strong> quarta bestia del capitolo 7 di<br />

Daniele?<br />

Risposta. La domanda è pertinente e forse <strong>la</strong> risposta <strong>la</strong> possiamo trovare nel fatto che,<br />

sebbene gli Unni non si fossero instal<strong>la</strong>ti nell’Impero Romano, contribuirono a segnare il suo<br />

declino.<br />

3.- Possibile che le trombe di Apocalisse 8 e 9 si riferiscano ad avvenimenti che sono del<br />

passato, lontani dal nostro tempo, e non prendano in considerazione le guerre del nostro<br />

secolo?<br />

Risposta. Anche altre porzioni del messaggio profetico di Daniele e dell’Apocalisse si<br />

riferiscono a momenti precisi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> passata: es. pagine specifiche del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> d’Israele in<br />

Daniele 11; Medio Evo, Apocalisse 12; 13 pp., ma ciò non sminuisce <strong>la</strong> loro portata.<br />

4.- La VI tromba giunge al<strong>la</strong> metà del secolo scorso e poi c’è un vuoto di oltre un secolo per il<br />

suono del<strong>la</strong> VII. Perché <strong>la</strong> prima e <strong>la</strong> seconda guerra mondiale non vengono menzionate,<br />

considerando che hanno coinvolto numerose nazioni e sconvolto tutto l’Occidente<br />

cristiano più di qualsiasi guerra del passato?<br />

Risposta. Non sempre ciò che può essere importante sul piano militare, politico, economico e<br />

sociale acquista <strong>la</strong> stessa rilevanza nel<strong>la</strong> visione biblica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Le due guerre mondiali<br />

hanno coinvolto nazioni cristiane che hanno continuato ad esercitare un culto ai demoni, cioè<br />

a credere nell’immortalità dell’anima e non compiere quel<strong>la</strong> riforma che, partendo<br />

dall’insegnamento biblico sull’uomo, avrebbe sviluppato una filosofia di vita nel<strong>la</strong> quale<br />

l’individuo non sarebbe stato più un mezzo per raggiungere un fine, ma il fine stesso. La VII<br />

tromba, oltre ad annunciare il tempo in cui Dio è investito dell’autorità regale e deve regnare,<br />

è anche messa in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> capacità, possibilità, dell’uomo di «distruggere <strong>la</strong> terra» e con<br />

«l’ira delle nazioni». Queste due espressioni presentano in modo esplicito il progresso e <strong>la</strong><br />

conseguente capacità distruttiva che segue <strong>la</strong> Grande Guerra e <strong>la</strong> seconda guerra mondiale<br />

giungendo fino a noi. Crediamo sia importante sottolineare che <strong>la</strong> VII tromba ci colloca anche<br />

nel tempo in cui in cielo si svolge, dal 1844, il giudizio preliminare: «È giunto il tempo di<br />

giudicare i morti, di dare il loro premio ai tuoi servi i profeti, ed ai santi ed a quelli che<br />

temono il tuo nome, e piccoli e grandi» 11:18. Così con <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> VI tromba, 1842 o primi<br />

decenni XIX secolo, inizia <strong>la</strong> VII con il termine del<strong>la</strong> quale si conclude anche <strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Inoltre, <strong>la</strong> VI tromba è in re<strong>la</strong>zione con i periodi profetici, si colloca dopo i 1260 giorni/anni e<br />

precede il compimento delle 2300 sere e mattine.<br />

5.- Il testo, utilizzando le stesse espressioni, non vuole presentare <strong>la</strong> stessa opera di<br />

sigil<strong>la</strong>mento dei santi indicati nei testi 9:4 e 7:1-8.<br />

Risposta. La rassomiglianza di espressioni non è sinonimo di uguaglianza di situazioni; il<br />

sigil<strong>la</strong>mento di 9:4 non dovrebbe essere lo stesso di 7:1-8. Quest’ultimo, in modo chiaro, è<br />

messo in re<strong>la</strong>zione con il ritorno di Gesù, cosa che non corrisponderebbe con quanto è detto<br />

nel testo di 9:4.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1101


APPENDICE N. 11<br />

6.- C’è un parallelismo tra le sette trombe e le sette coppe/piaghe.<br />

Risposta. Questo parallelismo è stato osservato e sostenuto da diversi commentatori sia<br />

europei che americani dagli inizi dell’epoca coloniale, ma è stato contestato con validi<br />

argomenti dai teologi avventisti del 7 o giorno che hanno posto le piaghe nel futuro. Riteniamo<br />

inoltre che l’assomiglianza sia più apparente che reale. 1 Le piaghe, che sono le ultime, si<br />

collocano in un tempo partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, al<strong>la</strong> fine. È con esse che si compie il giudizio di<br />

Dio. Le sette coppe hanno una finalità diversa dalle sette trombe e, anche se il linguaggio può<br />

sembrare simile, le differenze sono tali che ci autorizzano a pensare che non presentino <strong>la</strong><br />

stessa realtà. Sebbene le sette trombe e le sette coppe siano introdotte da un rito che si svolge<br />

nel santuario celeste, le sette trombe portano al giudizio finale e sono di preparazione a questo<br />

ultimo evento (Apocalisse 11:15-19), mentre le sette coppe esprimono l’ultimo giudizio di<br />

Dio (Apocalisse 15:17). Le piaghe delle trombe sono <strong>la</strong> risposta ai santi che chiedono al<br />

Signore giustizia (Apocalisse 9:20; 6:9-11; 8:3-5). Inoltre, mentre le trombe hanno lo scopo<br />

di invitare l’umanità al ravvedimento, ad abbandonare l’ido<strong>la</strong>tria, l’immoralità, il culto ai<br />

morti (Apocalisse 9:20,21), le sette piaghe hanno origine nel luogo santissimo, dove c’è l’arca<br />

del patto (11:19), esprimono il giudizio, del giorno dell’espiazione, su coloro che hanno<br />

rifiutato <strong>la</strong> grazia, il perdono di Dio. «Le sette piaghe sono l’amplificazione del<strong>la</strong> settima<br />

tromba» (LaRONDELLE Hams K., La signification des sept dernier p<strong>la</strong>is, in AA.VV., Études<br />

sur l’Apocalypse, Conférences Bibliques Division Eurafricaine, t. I, 1998, p. 208). Il giudizio<br />

delle trombe è locale, riguarda geograficamente un terzo del<strong>la</strong> terra. Questo è detto per 14<br />

volte. Esse hanno lo scopo di richiamare al pentimento. Non è così per le ultime sette piaghe<br />

che colpiscono <strong>la</strong> Babilonia del tempo del<strong>la</strong> fine, dopo che i fedeli sono da lei usciti, nel<br />

tempo dell’imposizione del marchio del<strong>la</strong> bestia. Queste piaghe corrispondono al disastro<br />

dell’esercito egiziano affogato nel Mar Rosso dopo che il Paese è stato danneggiato dalle<br />

piaghe (vedere CAIRD G.B., Reve<strong>la</strong>tions on Reve<strong>la</strong>tion, Word Booke, Waco, Texas 1977, cap.<br />

3). Con le ultime piaghe l’accesso al santuario celeste non è più possibile. Si è nel giorno del<br />

giudizio. I giudizi compiuti con le sette trombe sono a tipo di quelli più estesi, universali e<br />

definitivi delle sette coppe.<br />

Concludiamo rilevando che in favore di questa spiegazione si deve riconoscere che<br />

studiosi di ogni confessione religiosa e nei vari secoli l’hanno sostenuta.<br />

Una spiegazione alternativa al<strong>la</strong> V e VI tromba<br />

Riteniamo opportuno riportare le riflessioni del teologo William H. SHEA, The Fifth and<br />

Sixth Trumpets, Silver Spring, MD 20904, dattiloscritto, senza data, 44 pp., sul<strong>la</strong> V e VI<br />

tromba, che identifica con le crociate e le guerre di Napoleone I.<br />

Riteniamo che questa spiegazione si collochi bene nel quadro generale che abbiamo del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>. Il palcoscenico del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, dal<strong>la</strong> quarta bestia di Daniele e quello del<strong>la</strong> bestia<br />

dell’Apocalisse, è l’antico territorio dell’Impero Romano d’Occidente. Le trombe devono<br />

riguardare questo territorio.<br />

Le critiche che possiamo muovere al<strong>la</strong> posizione espressa nel<strong>la</strong> spiegazione precedente<br />

possono essere così riassunte:<br />

a) La stel<strong>la</strong> caduta non rappresenta bene né Maometto né qualche sovrano mussulmano o<br />

turco perché non comincia <strong>la</strong> loro attività come una stel<strong>la</strong> che stava in cielo e poi è caduta.<br />

b) L’abisso non ha alcuna connessione geografica simbolica con l’Arabia.<br />

1102<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

c) I 5 mesi del<strong>la</strong> V tromba non hanno nessuna connessione diretta con il tempo del<strong>la</strong> VI<br />

tromba e le date usate da diversi commentatori come: 1299 - 1449, non sono state molto<br />

importanti nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> turca.<br />

d) Sembra più conforme al testo biblico vedere i credenti muovere guerra ai non credenti.<br />

Nel<strong>la</strong> prospettiva delle crociate sono i cristiani che partono per <strong>la</strong> guerra contro i<br />

mussulmani e quanti fanno ostacolo al<strong>la</strong> fede.<br />

Quinta tromba: le Crociate<br />

La V tromba si apre con <strong>la</strong> caduta di una stel<strong>la</strong> (9:1) <strong>la</strong> cui identificazione è importante per<br />

<strong>la</strong> comprensione del testo. La si è messa in re<strong>la</strong>zione con il testo di Apocalisse 12:9; Isaia 14<br />

ed Ezechiele 28. Ma si preferisce Daniele 8:10,23; 12:3 e Apocalisse 1:20 dove le stelle sono<br />

messe in re<strong>la</strong>zione con il popolo di Dio, rappresentano dei credenti, come i tre “angeli” (<strong>la</strong> cui<br />

paro<strong>la</strong> deriva da messaggio e quindi rappresenta un messaggero) del capitolo 14 e quello del<br />

capitolo 18 che danno gli ultimi messaggi al<strong>la</strong> terra. La stel<strong>la</strong> cadente, come le stelle delle 7<br />

Chiese (1:21), può essere identificata con un angelo. «L’azione attribuita a questa stel<strong>la</strong><br />

mostra che l’autore vede in essa un essere intelligente, un angelo forse» (L. Bonnet, o.c., p.<br />

388). «Un angelo che cade rappresenta alcuni aspetti del<strong>la</strong> vita corporativa degli uomini che<br />

sono in aperta rivolta contro il progetto di Dio» (CAIRD G.B., The Reve<strong>la</strong>tion of S. John the<br />

Divine, ed. Harper & Row, New York 1966, p. 118). A proposito del<strong>la</strong> terza tromba J.<br />

PAULIEN ha notato qualcosa di simile: «Se l’intorpidirsi delle acque è una immagine<br />

dell’apostasia, <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> che cade appare in re<strong>la</strong>zione con questo tema. In questo caso<br />

simboleggerebbe l’agente che dà inizio al<strong>la</strong> spirituale caduta di un popolo che una volta era<br />

fedele a Dio» (Decoding Reve<strong>la</strong>tion’s Trumpets, Literary Allusions and Interpretations of<br />

Reve<strong>la</strong>tion 8:7-12, Andrews University Dissertation Series, vol. 11, Berrien Springs, MI,<br />

1988, pp. 277,278).<br />

L’associazione del<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> caduta con l’abisso è importante perché è da quel<strong>la</strong> sorgente<br />

che questo potere ottiene le forze con le quali imporre <strong>la</strong> propria autorità.<br />

L’abisso è il luogo di deso<strong>la</strong>zione dove le forze del male risiedono (Luca 8:31) e dove<br />

Satana verrà infine relegato (Apocalisse 20:3).<br />

Obiettivo dell’attacco. I soldati-locuste sono diretti dal<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> caduta contro una specifica<br />

parte dell’umanità. Non dovevano danneggiare l’erba, le piante e gli alberi. Avrebbero dovuto<br />

danneggiare quelli dell’umanità che non avevano il sigillo di Dio sulle loro fronti (versetto 4)<br />

cioè non hanno accettato l’evangelo o non lo conoscono<br />

La stel<strong>la</strong> cadente in questa prospettiva è identificata con <strong>la</strong> guida spirituale del<strong>la</strong> Chiesa<br />

dell’Impero di Roma.<br />

Le locuste come le forze da lui guidate. L’obiettivo contro il quale le forze vengono<br />

<strong>la</strong>nciate non sono cristiane.<br />

In quale occasione speciale il papato ha guidato una forza militare contro i non credenti?<br />

La risposta è evidente: <strong>la</strong> crociata. Durante l’era cristiana non c’è un esempio più vivido di<br />

questa attività delle crociate.<br />

<strong>Quando</strong> Urbano II divenne papa nel 1088 dovette affrontare il problema creato dallo<br />

scisma con <strong>la</strong> Chiesa Orientale nel 1054 e convocò un concilio al quale l’imperatore Alessio<br />

di Costantinopoli inviò dei rappresentanti per potere avere delle truppe per sostenerlo contro i<br />

turchi.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1103


APPENDICE N. 11<br />

Urbano, il 18 novembre 1095, inaugurò il Concilio a Clermont. Quel<strong>la</strong> data è considerata<br />

nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> come l’inizio delle crociate, ma il discorso più importante fu pronunciato al<strong>la</strong> fine<br />

del concilio il 27 novembre.<br />

Si hanno quattro resoconti di quanto è stato detto «con eloquenza gallica». Urbano ha<br />

dipinto con colori forti l’oppressione che subivano le chiese cristiane dell’Oriente. «C’era un<br />

compito per i cavalieri nobili del<strong>la</strong> cristianità. Il successo dell’appello fu straordinario. Deux<br />

lo volta - Dio lo vuole, fu il grido che si sollevò dal<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> che ascoltava» (MAYER H.E., The<br />

Crusades, 2 a ed., Oxford University, Oxford 1988, p. 9).<br />

Dopo il Concilio, Urbano rimase in Francia per predicare <strong>la</strong> crociata. Ovunque uomini<br />

d’arme e uomini di pace erano pronti per il viaggio a Gerusalemme. In tutta <strong>la</strong> terra di Francia<br />

<strong>la</strong> risposta fu superiore a quanto Urbano potesse prevedere.<br />

Le crociate sono una questione prettamente religiosa. Per i cavalieri questa era una guerra<br />

santa al servizio del<strong>la</strong> Chiesa. «Una crociata era un pellegrinaggio, ma un pellegrinaggio<br />

armato a cui erano garantiti privilegi speciali del<strong>la</strong> Chiesa» (H.E. Mayer, o.c., p. 14).<br />

«Soprattutto c’era un’offerta completamente nuova: <strong>la</strong> piena remissione di tutte le punizioni<br />

temporali dovute al peccato, specialmente quelle che si sarebbero sofferte in purgatorio.<br />

L’assoluzione data nel sacramento del<strong>la</strong> penitenza toglieva <strong>la</strong> colpa. Prendere <strong>la</strong> croce<br />

comportava <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione di tutte le punizioni anche prima di averle commesse. Non<br />

accettare questa offerta, o non prender<strong>la</strong> seriamente significava essere matti» (H.E. Mayer,<br />

o.c., p. 36). Si era dovuto predisporre una teologia «del<strong>la</strong> guerra santa e preparare una c<strong>la</strong>sse<br />

di cavalieri cristiani per essa» (Idem, p. 20).<br />

Queste armate di cavalieri si erano riunite a Costantinopoli nel<strong>la</strong> primavera del 1097.<br />

La più grande armata venne dal Sud del<strong>la</strong> Francia. Altri contingenti francesi erano<br />

presenti. Gli arabi, non avendo alcuna paro<strong>la</strong> per esprimere i crociati, li chiamarono franchi<br />

perché essi erano i più numerosi. Gli Stati crociati furono considerati come Stati franchi nel<strong>la</strong><br />

Terra santa.<br />

I crociati <strong>la</strong>sciarono Costantinopoli nell’aprile del 1097.<br />

Il 21 maggio combatterono contro gli arabi a Nicea. Marciarono attraverso l’Anatolia ed<br />

arrivarono ad Antiochia in ottobre. L’assedio del<strong>la</strong> città durò fino a giugno dell’anno<br />

successivo. La conquista del Libano cominciò a gennaio nel 1099. Combattendo, si aprirono<br />

<strong>la</strong> strada tra le città del Libano arrivando in maggio a Lidda, nel<strong>la</strong> pianura costiera del<strong>la</strong><br />

Palestina. Poi proseguirono all’interno verso Gerusalemme. Il 6 giugno Betlemme fu occupata<br />

e i crociati fecero svento<strong>la</strong>re le loro bandiere nel luogo del<strong>la</strong> natività. La marcia del giorno<br />

seguente a Gerusalemme fu breve e giunsero in vista del<strong>la</strong> città. Erano stati per strada tre anni.<br />

La città di Gerusalemme ben fortificata resistette al primo assalto. I rifornimenti erano<br />

scarsi e il morale dei crociati era basso. Inoltre sapevano che i mussulmani attendevano una<br />

armata di rinforzo dall’Egitto. In quel<strong>la</strong> situazione una visione venne al sacerdote Peter<br />

Desiderius. «Gli fu detto che se avessero digiunato e avessero fatto una processione attorno<br />

alle mura, <strong>la</strong> città sarebbe caduta nello loro mani entro nove giorni» (H.E. Mayer, o.c., p. 55).<br />

Il digiuno e <strong>la</strong> processione furono tenuti l’8 luglio, l’assalto finale incominciò il 13 luglio.<br />

All’inizio i crociati presero le porte, poi l’area del tempio. I difensori del<strong>la</strong> città capirono che<br />

tutto era perduto, si ritirarono nel<strong>la</strong> torre di Davide vicino al<strong>la</strong> porta di Giaffa. Il Governatore<br />

e <strong>la</strong> sua guardia furono i soli mussulmani che riuscirono a scappare. I crociati piombarono<br />

nel<strong>la</strong> città compiendo un orribile bagno di sangue. I mussulmani inorridirono. Gerusalemme<br />

fu libera e i luoghi sacri conquistati al<strong>la</strong> cristianità. I rinforzi egiziani giunsero in agosto e<br />

furono sconfitti. I crociati si erano assicurati <strong>la</strong> Terra santa.<br />

1104<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

Sorvoliamo sulle altre crociate e arriviamo all’ultima.<br />

È sufficiente dire che in centocinquant’anni si ebbero nove crociate. Gli storici ne contano<br />

cinque e danno il nome di “crociate dei bambini” alle altre.<br />

L’intervallo di tempo più lungo tra una crociata e l’altra fu tra <strong>la</strong> prima e <strong>la</strong> seconda che<br />

avvenne tra il 1145-1149.<br />

Continuamente dall’Europa si dovette andare in Palestina a causa dalle alterne vicende in<br />

Terra santa. Dopo qualche tempo i mussulmani, sconfitti in precedenza, riconquistavano i loro<br />

territori ai crociati i quali, dall’Europa, dovevano organizzare un’altra spedizione per<br />

riprendere quanto perduto e rinforzare le posizioni acquisite.<br />

Il periodo del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> è precisato per 5 mesi simbolici, 150 anni.<br />

La fine delle crociate contro il Medio Oriente mussulmano si ebbe con <strong>la</strong> nona che fu<br />

condotta personalmente da Luigi IX re di Francia. Fu una questione prettamente francese sia<br />

perché <strong>la</strong> gran parte dell’armata era sua sia perché le spese furono sostenute principalmente<br />

dal<strong>la</strong> Chiesa francese.<br />

Luigi si preparò per <strong>la</strong> sua crociata accumu<strong>la</strong>ndo i rifornimenti nell’Iso<strong>la</strong> di Cipro che, per<br />

due anni, divenne una base per i suoi attacchi in Egitto.<br />

S’imbarcò dal<strong>la</strong> Francia nell’agosto 1248, trascorse l’inverno a Cipro e poi navigò per<br />

l’Egitto nel maggio del 1249. Ancorò il 5 giugno al <strong>la</strong>rgo di Damietta che conquistò<br />

facilmente. Quindi commise un errore strategico accampandosi lì per cinque mesi. <strong>Quando</strong><br />

marciò verso Sud in novembre s’impantanò in un ramo del<strong>la</strong> foce del Nilo e quando sul fiume<br />

fu costruito un ponte, nel febbraio 1250, iniziò <strong>la</strong> battaglia di Mansourah. Dopo alcuni iniziali<br />

successi subì una grossa disfatta. Il re stesso fu catturato e venne riscattato con <strong>la</strong> restituzione<br />

del<strong>la</strong> città di Damietta e un pesante pagamento.<br />

L’ultima crociata in Medio Oriente finì in una disastrosa sconfitta.<br />

Gli Stati crociati resistettero nel Medio Oriente per ancora circa cinquanta anni. Si<br />

mantennero in una stretta difesa diminuendo nel tempo i loro confini. Non arrivarono altri<br />

crociati in loro aiuto e <strong>la</strong> fine avvenne quando Mameluk conquistò <strong>la</strong> Siro-Palestina nel 1290-<br />

1291. La città di Acra fu l’ultimo principale bastione difeso dai crociati. Cadde il 18 maggio<br />

nel 1291. La popo<strong>la</strong>zione «fu decimata», i domenicani, con l’inno Veni Creator Spiritus sulle<br />

<strong>la</strong>bbra, furono uccisi nel<strong>la</strong> loro chiesa. Solo i Temp<strong>la</strong>ri nel castello del<strong>la</strong> città resistettero per<br />

qualche tempo. Ma il 28 maggio <strong>la</strong> loro fortezza fu conquistata e abbattuta... Il resto del<strong>la</strong><br />

Palestina cedette senza combattere» (.E. Mayer, o.c, p. 20).<br />

Un confronto degli eventi significativi tra <strong>la</strong> prima e l’ultima crociata può essere<br />

schematizzato come segue:<br />

Prima crociata<br />

1. Urbano annuncia <strong>la</strong> crociata: novembre<br />

1095<br />

2. Preparazione: 1096-1097<br />

3. Partenza per l’Asia Minore: aprile 1097<br />

4. Arrivo in Terra santa: maggio 1099<br />

5. Caduta di Gerusalemme: luglio 1099<br />

Ultima crociata<br />

1. Luigi prende <strong>la</strong> croce: dicembre 1244<br />

2. Preparazione: 1245-1248<br />

3. Partenza per Cipro: agosto 1248<br />

4. Arrivo in Egitto: maggio 1249<br />

5. Partenza da Mansourah: marzo 1250.<br />

La prima crociata fu essenzialmente su terra, l’ultima, fu essenzialmente marittima. Se si<br />

osservano gli avvenimenti fondamentali, il modello è re<strong>la</strong>tivamente simile in natura e nei<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1105


APPENDICE N. 11<br />

tempi, con <strong>la</strong> differenza che sono separate da un secolo e mezzo: i 5 mesi, i 150 anni del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>.<br />

Descrizione dei soldati. Apocalisse 9:7-9, descrive in linguaggio figurativo l’aspetto dei<br />

soldati coinvolti in questo quadro. È difficile applicare tutti questi dettagli ai crociati perché<br />

potrebbero essere applicati anche ad altri tipi di eserciti. Tuttavia alcune caratteristiche<br />

spiccano in questo caso. Molta enfasi è riposta sui cavalli e <strong>la</strong> cavalleria. Tra i crociati ogni<br />

cavaliere era assistito da due scudieri e quattro, cinque fanti. Così l’enfasi sui cavalieri è molto<br />

appropriata perché i crociati e <strong>la</strong> cavalleria formano il nucleo centrale dell’esercito. Quattro<br />

delle frasi descrittive si riferiscono alle teste, criniere dei soldati. Si riferiscono alle corone, ai<br />

volti, ai capelli e ai denti di queste truppe. Mentre queste frasi non potrebbero essere<br />

appropriate per altri tipi di soldati, esse possono essere applicate opportunamente agli elmi dei<br />

cavalieri. Il riferimento agli usberghi di ferro (cotta di maglia di ferro indossata dai cavalieri)<br />

che avevano sul petto è un termine specifico dell’armatura ed è in contrasto con quelli del<strong>la</strong><br />

VI tromba (9:17) che sono colorati e non necessariamente fatti di metallo. Un altro contrasto<br />

importante con <strong>la</strong> VI tromba è <strong>la</strong> mancanza di fuoco, fumo e zolfo, che fa pensare al<strong>la</strong> polvere<br />

da sparo. Durante le crociate questo tipo di armi non erano ancora state inventate.<br />

Si deve riconoscere che il significato di alcune frasi rimane oscuro anche se si inquadra<br />

nel<strong>la</strong> visione generale del<strong>la</strong> cavalleria.<br />

Sesta tromba: le guerre napoleoniche<br />

Come anticamente l’importanza centrale del fiume Eufrate era data dal<strong>la</strong> città di Babilonia<br />

che attraversava, così dobbiamo ritenere che in Apocalisse, dove c’è <strong>la</strong> Babilonia simbolica,<br />

spirituale, che inebria e impera sul<strong>la</strong> terra, il suo fiume portatore di acqua, raffiguri i popoli, le<br />

nazioni che <strong>la</strong> sostengono e le danno forza.<br />

Il testo di 9:15 viene così tradotto: «Preparati per quell’ora, per quel giorno e mese e anno,<br />

per uccidere <strong>la</strong> terza parte degli uomini» da Luzzi; «per quell’ora, e giorno e mese ed anno»<br />

G. Diodati; La Paro<strong>la</strong> del Signore traduce: «Per quell’ora, quel giorno, quel mese,<br />

quell’anno»; La Sacra Bibbia, ed. Fiorentina e Sa<strong>la</strong>ni, ha una traduzione letterale: «Per l’ora e<br />

giorno e il mese e l’anno»; debba avere un significato diverso da quello indicante un periodo<br />

profetico. Lo scandire «per l’ora e giorno e mese e anno» più che esprimere “durata” di tempo<br />

indica il “momento” per il quale gli angeli sono stati preparati. Il contesto immediato non lo<br />

indica e non dice cosa dovrà succedere. Il contesto più ampio può dare <strong>la</strong> risposta.<br />

Nei capitoli 11, 12, 13 abbiamo i periodi profetici espressi cinque volte con diverse<br />

formule, ma che indicano lo stesso spazio di tempo:<br />

- 1260 giorni 11:3; 12:6; = 42 mesi = 3 anni e mezzo;<br />

- 42 mesi 11:2; 13:5; = 1260 giorni = 3 anni e mezzo;<br />

- 3 tempi e mezzo, cioè 3 anni e mezzo 12:14; = 42 mesi = 1260 giorni.<br />

Si ritiene che queste espressioni corrispondano alle parole “giorno”, “mese” e “anno” di<br />

9:15.<br />

Nel capitolo 11 c’è un altro periodo di tempo più breve: 3 giorni e mezzo (versetto 9)<br />

indicando il tempo, 3 anni e mezzo, nel quale i due testimoni rimarranno uccisi sul<strong>la</strong> piazza<br />

del<strong>la</strong> città. Questi testimoni, rappresentati dai fedeli, sono stati perseguitati per 3 anni e mezzo<br />

profetici, 42 mesi, 1260 giorni/anni e al<strong>la</strong> fine di quel tempo subiranno per un breve periodo <strong>la</strong><br />

soppressione più violenta e completa: saranno uccisi (versetto 7). In questo tempo del<strong>la</strong><br />

1106<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

Rivoluzione francese (vedere il nostro Capitolo IX) ci sarà il rigetto del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio da<br />

parte di un Governo ateo. Per <strong>la</strong> fine del XVIII secolo, nel tempo del<strong>la</strong> Rivoluzione Francese<br />

Giovanni scrive: «E in quell’ora, si fece un gran terremoto, e <strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> città<br />

cadde» (versetto 13). Crediamo che questo testo completi gli elementi di Apocalisse 9:15. Il<br />

tempo nel quale sarebbe venuto un gran terremo e <strong>la</strong> decima parte del<strong>la</strong> città sarebbe caduta, è<br />

specificato dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “ora”. La VI tromba suonerà in un momento partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Se poniamo in re<strong>la</strong>zione i due quadri di Apocalisse 9:15, con quello che presenta i periodi<br />

profetici più lunghi di Apocalisse 11-13 abbiamo il seguente schema:<br />

Apocalisse 11-13 Scioglimento<br />

dei quat-<br />

Apocalisse 11:13 «E in quell’ora...»<br />

Apocalisse 11:3; 12:6 «1260 giorni»<br />

Apocalisse 11:2; 13:5 «42 mesi»<br />

Apocalisse 12:14 «un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo»<br />

tro angeli<br />

Apocalisse 9:15<br />

«quell’ora»<br />

«e giorno»<br />

«e mese»<br />

«e anno»<br />

Si può vedere che tutti i periodi profetici convergono verso un punto finale: «in quell’ora».<br />

Questo punto finale è identificato dalle unità di tempo (ora, giorno, mese e anno) che si<br />

trovano in Apocalisse 9:15. Queste profezie terminano con l’unità di tempo del<strong>la</strong> VI tromba.<br />

Ciò permette di pensare che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> del<strong>la</strong> VI tromba sia associata al compimento delle<br />

profezie di Apocalisse 11-13. La data storica del<strong>la</strong> conclusione dello stesso periodo profetico,<br />

espresso con termini diversi (giorni, mesi e tempi), dovrebbe fornire l’inizio del<strong>la</strong> VI tromba.<br />

La fine del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> corrisponde allo scioglimento degli angeli, messaggeri, distruttori.<br />

Morte di un terzo dell’umanità. Cosa accade nel 1798 che realizzò <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di<br />

Apocalisse 9:15? Non fu <strong>la</strong> Rivoluzione francese, <strong>la</strong> quale avvenne prima e fu ristretta al<strong>la</strong><br />

Francia. Solo un paio di c<strong>la</strong>ssi sociali furono colpite e il numero di morti durante <strong>la</strong><br />

Rivoluzione fu piccolo in confronto a quelli che seguirono. Durante i quindici anni successivi<br />

si ebbero le guerre napoleoniche che bagnarono l’Europa di sangue come non era mai stato<br />

fatto prima.<br />

Poiché Napoleone fu <strong>la</strong> figura principale in queste guerre, <strong>la</strong> <strong>storia</strong> può essere raccontata<br />

ampiamente attraverso lo svolgersi del<strong>la</strong> sua carriera.<br />

Ascesa al potere: 1795-1798.<br />

Fu nominato comandante dell’armata francese nel 1795 a seguito di una soppressione,<br />

comandata da lui, di una rivolta monarchica. Nel 1796 fu nominato comandante dell’armata in<br />

Italia cominciando una serie di grandi guerre. Le vittorie in Italia e sull’Austria culminarono<br />

col trattato di Campoformio a danno dell’Austria nel 1797. Non rimase in Italia per<br />

conquistare gli Stati Pontifici e venne richiamato in Francia dal Direttorio per valutare <strong>la</strong> forza<br />

navale inglese al Nord del<strong>la</strong> Francia. Napoleone <strong>la</strong> valutò nel febbraio 1798, nello stesso mese<br />

in cui Pio VI veniva fatto prigioniero dalle truppe francesi giunte a Roma. Non ritenne ancora<br />

opportuno invadere <strong>la</strong> Bretagna.<br />

Campagna del Medio Oriente: 1798-1799.<br />

Napoleone decise di colpire l’economia inglese interrompendole le rotte commerciali<br />

verso l’Oriente. Per questo motivo conquistò l’Egitto. Ebbe successo in terra, ma perse <strong>la</strong><br />

flotta nel<strong>la</strong> battaglia del Nilo. Su terra si estese su Palestina e Libano e, dopo <strong>la</strong> battaglia di<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1107


APPENDICE N. 11<br />

Acre (Acco) contro gli inglesi, rientrò in Francia superando il blocco navale nemico nel<strong>la</strong><br />

primavera del 1799.<br />

Origine profetica e destinazione.<br />

Da Roma Napoleone organizzava <strong>la</strong> sua campagna in Europa e nel Medio Oriente.<br />

Il simbolo dei quattro angeli dovrebbe essere messo in re<strong>la</strong>zione con i quattro punti<br />

cardinali, come in Apocalisse 7:1. Guardandoli in questa prospettiva si ha <strong>la</strong> visone che <strong>la</strong> loro<br />

opera di morte si compie a 360 gradi. Ciò avvenne con le guerre napoleoniche che si<br />

combatterono al Nord dal<strong>la</strong> Gran Bretagna al<strong>la</strong> Russia; al Sud in Italia; in Egitto, all’Est nel<br />

Vicino Oriente e a Ovest con <strong>la</strong> battaglia navale dei Caraibi.<br />

Prima guerra Napoleonica 1800-1814.<br />

Attraversando le Alpi, nel tardo inverno del 1800, colse di sorpresa l’esercito austriaco e<br />

lo sconfisse in due battaglie, costringendolo a firmare un trattato nel 1801. Stancati dal<strong>la</strong><br />

guerra, gli inglesi firmarono un trattato nel 1802. Napoleone venne nominato console a vita e<br />

<strong>la</strong> Francia control<strong>la</strong>va i mercati d’Europa e <strong>la</strong> linea costiera da Genova a Antwerp. Su mare<br />

Napoleone puntò ad estendere l’influenza francese dall’emisfero occidentale all’Oceano<br />

Indiano. Per consolidare queste conquiste fu proc<strong>la</strong>mato l’Impero Francese e Napoleone<br />

divenne il suo imperatore nel 1804. L’Inghilterra, non potendo accettare <strong>la</strong> situazione,<br />

dichiarò guerra al<strong>la</strong> Francia. Per formare una flotta abbastanza grande per invadere<br />

l’Inghilterra, Napoleone creò una operazione congiunta con <strong>la</strong> Spagna, ma il piano fu sventato<br />

dal<strong>la</strong> flotta inglese guidata da Nelson a Trafalgar nel 1805. Napoleone attaccò nuovamente<br />

l’Austria e entrò a Vienna nel novembre. Nel<strong>la</strong> sua più grande vittoria sconfisse gli austriaci e<br />

le armate austriache-russe a Austerlitz nel dicembre del 1805. Con un trattato, gli austriaci<br />

cedettero i loro possedimenti di Venezia, Dalmazia e di Germania al<strong>la</strong> Francia. Napoleone<br />

proc<strong>la</strong>mò suo fratello re di Napoli e <strong>la</strong> confederazione del Reno per control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Germania<br />

meridionale. La Prussia entrò in guerra nel 1806, ma subì pesantissime sconfitte. I Russi<br />

attaccarono, ma dopo qualche successo iniziale furono sconfitti. Alessandro di Russia firmò<br />

un trattato con Napoleone cedendo <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> Polonia e <strong>la</strong> Prussia al<strong>la</strong> Francia. Per<br />

rinforzare il blocco dei porti europei contro l’Inghilterra, Napoleone invase e conquistò il<br />

Portogallo. Controllò anche per un certo tempo <strong>la</strong> Spagna divisa, ma in seguito queste due<br />

nazioni si unirono e si ribel<strong>la</strong>rono. Napoleone era sul punto di sedare questa rivolta nel 1809<br />

quando un attacco in Germania da parte degli austriaci lo costrinse ad andare ad Est. Sconfisse<br />

gli austriaci, ma <strong>la</strong> Spagna e il Portogallo si erano liberati dal<strong>la</strong> supremazia francese. Nel 1810<br />

<strong>la</strong> fortuna di Napoleone era allo zenit. Il suo impero era nel<strong>la</strong> maggiore estensione territoriale<br />

e si considerava l’erede politico di Carlo Magno. Sposò una principessa austriaca e <strong>la</strong> nascita<br />

del figlio, re di Roma, sembrava assicurare il futuro dell’impero. A causa del<strong>la</strong> intransigenza<br />

crescente dello zar russo, decise di invadere <strong>la</strong> Russia nel 1812. La battaglia più grande fu<br />

combattuta nel mese di settembre a Borodino. Durò una settimana, fu sanguinosa e selvaggia,<br />

ma non decisiva. Una settimana dopo Napoleone entrò a Mosca che i russi avevano<br />

abbandonato. Lo zar si rifiutava di negoziare con Napoleone che si ritirò perdendo <strong>la</strong> maggior<br />

parte del<strong>la</strong> sua armata. Incoraggiati per <strong>la</strong> ritirata napoleonica dal<strong>la</strong> Russia, i tedeschi, gli<br />

italiani, i prussiani e gli austriaci si ribel<strong>la</strong>rono contro <strong>la</strong> Francia. I francesi avevano anche<br />

perso il loro entusiasmo per l’ideale imperiale di conquista. La più grande sconfitta di<br />

Napoleone avvenne nell’ottobre 1813 a Lipsia, conosciuta come <strong>la</strong> “Battaglia delle Nazioni”.<br />

Gli alleati ridussero l’armata francese allo sbando. Una serie di sconfitte su tutti i fronti<br />

costrinsero l’imperatore ad abdicare nell’aprile del 1814 e ad essere esiliato nell’iso<strong>la</strong> d’Elba.<br />

1108<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

Seconda guerra napoleonica: 1815.<br />

Fra il maggio 1814 e il marzo 1815 non si raggiunse <strong>la</strong> stabilità in Francia. Napoleone<br />

rientrato in patria riunì le truppe, marciò su Parigi e, dopo aver ripreso il potere, non come<br />

imperatore ma come personificazione dello spirito del<strong>la</strong> Rivoluzione francese, incapace di<br />

sistemare gli affari politici del<strong>la</strong> capitale, riunì l’esercito, salì verso il Belgio ad incontrare gli<br />

alleati, sconfisse i prussiani a Ligny il 16 giugno 1815; due giorni dopo si scontrò con gli<br />

inglesi a Watterloo in una battaglia selvaggia nel<strong>la</strong> quale si intravedeva <strong>la</strong> vittoria, quando i<br />

rinforzi prussiani arrivarono e lo sconfissero. Napoleone abdicò e fu esiliato a Sant’Elena<br />

nell’At<strong>la</strong>ntico dove morì nel 1821 a 42 anni.<br />

Armata profetica: numeri.<br />

Il testo biblico dice che l’armata era di 200 milioni. Riteniamo che questa cifra sia da<br />

considerarsi come numero simbolico, come viene condiviso da numerosi commentatori, ed<br />

esprima quindi un valore grandissimo. Dare significato letterale all’espressione richiederebbe<br />

mettere tutta una popo<strong>la</strong>zione, anzi più nazioni di uno stato moderno impegnate nel<strong>la</strong> guerra.<br />

Questo numero si contrappone alle truppe del<strong>la</strong> V tromba che non vengono numerate.<br />

L’esercito francese sotto Napoleone era molto più numeroso di quello delle crociate nel<br />

Medioevo. “La Grande Armata” con <strong>la</strong> quale Napoleone invase <strong>la</strong> Russia contava 453.000<br />

soldati, probabilmente <strong>la</strong> più grande mai riunita fino a quel tempo. Per mostrare l’estensione<br />

del massacro subito sotto questa tromba bisogna notare che ritornò dal<strong>la</strong> Russia con solo<br />

10.000 uomini.<br />

9:17. Uniformi.<br />

Le uniformi avevano i colori del fuoco, rosso, zaffiro, blu, oro, giallo. Va notato il<br />

contrasto tra <strong>la</strong> natura dell’armatura del<strong>la</strong> V e <strong>la</strong> VI tromba. Quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> V tromba era<br />

descritta nel contenuto e nel<strong>la</strong> forma come metallica, mentre qui non si par<strong>la</strong> di metallo.<br />

L’enfasi è messa sull’apparenza del colore. Si può pensare che il testo presenti l’uniforme<br />

dell’armata francese di quel periodo. Dobbiamo però anche convenire che questi colori<br />

potrebbero essere applicati ad altre armate in altri tempi.<br />

9:18. Armi.<br />

Presentano del fuoco e del fumo che escono dal<strong>la</strong> bocca delle code dei cavalli e del<strong>la</strong><br />

cavalleria. Sono un richiamo alle armi da fuoco del<strong>la</strong> polvere da sparo.<br />

Settima tromba: futura<br />

«La settima tromba, lo vuole l’analogia, ha da essere pure essa una guerra, ma una guerra<br />

nascosta ancora sotto il velo che ci occulta l’avvenire. Il Gaussen pensava a una invasione<br />

russa. Altri pronosticano una guerra universale. Comunque sia, quest’ultima catastrofe verrà<br />

salutata con allegrezza in cielo, perché foriera del glorioso ritorno di Cristo» (A.F. Vaucher,<br />

o.c., p. 5). «Arriva il giorno decisivo l’ultimo giorno così spesso annunciato dai profeti<br />

antichi, il giorno di Cristo, come lo chiama S. Paolo, l’ora dell’avvento del Figlio dell’uomo o<br />

del<strong>la</strong> sua parusia (paro<strong>la</strong> greca che significa presenza o arrivo). Per lungo tempo Gesù è stato<br />

in cammino: eccolo infine. La settima tromba annuncia il suo arrivo» (PERROT Henri de, Le<br />

voyant de Patmos, Lausanne 1902, p. 132). «Siamo giunti a quei giorni decisivi del<br />

compimento del piano divino riguardo all’umanità» (E. Bosio, o.c., p. 83. Vedere<br />

1Tessalonicesi 4:13-18).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1109


APPENDICE N. 11<br />

«Ancora un po’ di pazienza, e verrà il momento in cui potremo unire le nostre voci a<br />

quelle dei celesti abitanti, per ringraziare l’Iddio onnipotente che possederà lo scettro e<br />

regnerà. All’ira delle nazioni succederà quel<strong>la</strong> di Dio. All’era del<strong>la</strong> violenza seguirà quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> pace, quando Iddio avrà instaurato <strong>la</strong> giustizia anche in questa parte dell’universo dove<br />

ora imperversa il peccato» (A.F. Vaucher, o.c., p. 5).<br />

1110<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

I tromba<br />

TERRA (7 a piaga d’Egitto)<br />

Grandine con fuoco e sangue, 1/3 del<strong>la</strong> terra e<br />

degli alberi vengono bruciati con l’erba verde.<br />

II tromba<br />

MARE<br />

Montagna ardente<br />

1/3 del mare <strong>diventa</strong> sangue<br />

1/3 dei pesci e delle navi perisce.<br />

III tromba<br />

FIUMI E SORGENTI DELLE ACQUE<br />

Stel<strong>la</strong> come una torcia.<br />

1/3 delle acque divenne assenzio.<br />

Molti uomini muoiono.<br />

IV tromba<br />

SOLE - LUNA – STELLE<br />

(9 a piaga d’Egitto)<br />

1/3 dei corpi celesti oscurati<br />

V tromba (primo guaio)<br />

Stel<strong>la</strong>, capo dell’abisso apre il POZZO<br />

DELL’ABISSO dal quale esce fumo e oscurità.<br />

Gli uomini che non hanno il sigillo di Dio sono<br />

tormentati dagli scorpioni per cinque mesi. Il<br />

loro re si chiama Abaddon/Appolion (greco:<br />

distruzione /distruttore, suo segno: le cavallette).<br />

(8 a piaga d’Egitto)<br />

VI tromba (secondo guaio)<br />

Quattro angeli sul fiume EUFRATE vengono<br />

sciolti e versano le loro piaghe: fuoco, fumo,<br />

sofferenza, uccidono 1/3 degli uomini.<br />

«... non si pentirono...».<br />

VII tromba (terzo guaio)<br />

Voce nel CIELO<br />

Il Tempio è aperto<br />

«Il tempo è venuto»<br />

Dio distrugge i distruttori<br />

LAMPI/TUONI/TERREMOTO/GRANDINE<br />

1 CONFRONTO TRA LE SETTE TROMBE<br />

E LE SETTE ULTIME PIAGHE<br />

Apocalisse VIII,IX,XVI<br />

I piaga<br />

TERRA (6 a piaga d’Egitto)<br />

L’ulcera colpisce gli uomini che hanno il<br />

marchio del<strong>la</strong> bestia.<br />

II piaga<br />

MARE (acque sa<strong>la</strong>te)<br />

L’acqua del mare <strong>diventa</strong> sangue.<br />

Ciò che vive nei mari muore.<br />

III piaga<br />

FIUMI E SORGENTI DELLE ACQUE<br />

(1 a piaga d’Egitto)<br />

Giudizio di Dio (acque dolci)<br />

l’acqua <strong>diventa</strong> sangue.<br />

IV piaga<br />

SOLE<br />

Uomini bruciati dal fuoco per il gran calore<br />

come in Egitto «... non si pentirono...».<br />

V piaga<br />

Sul TRONO del<strong>la</strong> BESTIA<br />

Suo regno coperto di tenebre.<br />

Gli uomini hanno grandi dolori a causa delle<br />

loro ulcere.<br />

«... Non si pentirono...».<br />

VI piaga<br />

L’EUFRATE si secca e prepara <strong>la</strong> strada ai re che<br />

vengono dall’Oriente (dal sol levante) per il<br />

combattimento finale: Harmaghedon.<br />

VII piaga<br />

Nell’ARIA<br />

Voce nel Tempio celeste<br />

«È compiuto»<br />

Babilonia divisa in tre parti<br />

LAMPI/TUONI/TERREMOTO/GRANDINE<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1111


Appendice n. 12<br />

IL PRINCIPIO GIORNO-ANNO<br />

Questa Appendice è a complemento di quanto abbiamo già scritto nei nostri Capitoli II,<br />

pp. 66-74; V, pp. 252-255; VIII, pp. 326-332; IX, pp. 349-355; X, pp. 366,380-392; XI, pp.<br />

440-449; XIII, pp. 525-532 e nelle Appendice n. 4, 5 e 6.<br />

Il principio biblico giorno-anno nel nostro tempo non è condiviso dai teologi, non perché il<br />

testo non sia evidente, ma principalmente per i due modi con i quali si considera <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

a) Primo, essa è generalmente vista o come un annuncio post-eventum, e quindi quanto<br />

dice è già stato realizzato nel passato, prima anche di quando il profeta pretende di<br />

vaticinare, o<br />

b) secondo, essa è qualcosa che riguarda il lontano futuro, dove tutto sarà possibile. Tra il<br />

passato, il tempo dei profeti e il nostro presente non ci sono profezie da realizzare e<br />

quindi l’idea di annunci, di avvenimenti che si compiono nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> non c’è.<br />

Pur tuttavia il principio giorno-anno riteniamo che sia chiaramente espresso nel testo<br />

biblico.<br />

La Bibbia presenta in alcune occasioni il computo del tempo dandogli come esempio di<br />

misura realtà diverse.<br />

Il faraone egiziano, di stirpe Hyksos, fa chiamare Giuseppe per farsi spiegare il sogno che<br />

ha fatto (Genesi 41:25-30): sette vacche magre che divorano sette vacche grasse senza<br />

migliorare il loro aspetto e sette spighe sottili, arse dal vento orientale, che inghiottono sette<br />

spighe grosse e piene. Il figlio di Giacobbe annuncia che l’Egitto avrà sette anni di grande<br />

abbondanza seguiti da sette anni di terribile carestia. La cosa è certa, e per questo <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione è stata anche data due volte. Giuseppe sarà incaricato di organizzare quanto è utile<br />

fare per impedire che l’Egitto subisca <strong>la</strong> lunga carestia di sette anni. La <strong>storia</strong> ci dirà che dopo<br />

<strong>la</strong> dominazione Hyksos i faraoni furono padroni di tutta <strong>la</strong> terra d’Egitto. Nel sogno 7 mucche<br />

e 7 spighe volevano significare 7 anni di abbondanza e 7 anni di carestia.<br />

Già Giuseppe aveva spiegato al coppiere e al panettiere del Faraone che i tre tralci e i tre<br />

canestri che avevano sognato, significavano tre giorni entro i quali l’uno sarebbe ritornato al<br />

servizio del re e l’altro sarebbe stato ucciso (Genesi 40).<br />

Diverse volte nel linguaggio biblico <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “giorno” è sinonimo di “anno”. Il contesto<br />

lo dimostra all’evidenza: Genesi 25:8; 47:9; Esodo 20:12; Deuteronomio 11:21; Giobbe 8:9;<br />

14:1, 5; 17:1;21:13; Salmo 31:15; 34:12; 37:18; Proverbi 3:2; Ecclesiaste 12:3; Isaia<br />

65:22; Michea 5:1.<br />

I libri di Daniele e dell’Apocalisse presentano i seguenti periodi profetici in ordine di<br />

grandezza:<br />

- 2300 sere e mattine: Daniele 8:14;<br />

- 1335 giorni: Daniele 12:12;<br />

- 1290 giorni: Daniele 12:11;<br />

- 1260 giorni: Apocalisse 11:3; 12:6;<br />

- 42 mesi: Apocalisse 11:2; 13:5;<br />

- un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo = tre tempi e mezzo = tre anni e mezzo:<br />

Daniele 7:25; 12:7; Apocalisse 12:14;<br />

- 70 settimane: Daniele 9:24-27;


APPENDICE N. 12<br />

- una espressione non chiara: essa può avere un significato di tempo (quindi profetico)<br />

o indicante un momento preciso: «per quell’ora, per quel giorno e mese e anno»:<br />

Apocalisse 9:15;<br />

- 5 mesi: Apocalisse 9:5;<br />

- 10 giorni: Apocalisse 2:10;<br />

- 3 giorni e mezzo: Apocalisse 11:9.<br />

Si è pensato di vedere anche una forma profetica temporale nelle espressioni:<br />

- in uno stesso giorno: Apocalisse 18:8;<br />

- un’ora: Apocalisse 17:12;<br />

- mezz’ora: Apocalisse 8:1.<br />

Tutte queste espressioni hanno un valore simbolico. Il giorno è visto come elemento di<br />

misura che indica un tempo maggiore.<br />

Il testo biblico obbliga a considerare <strong>la</strong> durata di ciò che viene descritto per un tempo<br />

superiore a quello letteralmente indicato.<br />

Ad esempio, il periodo più breve di 3 giorni e mezzo è proposto in un contesto di<br />

rivoluzione, di lotte e di uccisione. <strong>Quando</strong> si specifica che i corpi dei due testimoni uccisi<br />

rimangono sul<strong>la</strong> piazza del<strong>la</strong> città per tre giorni e mezzo, mentre in tempo di guerra e di<br />

rivoluzioni a volte i cadaveri rimangono sul campo per un periodo più lungo, riteniamo che<br />

intenzionalmente il testo biblico voglia insegnare qualcosa di partico<strong>la</strong>re.<br />

Dire al<strong>la</strong> Chiesa di Smirne che dovrà subire una persecuzione di 10 giorni, è una<br />

rive<strong>la</strong>zione che ci rende perplessi se i giorni devono essere intesi letteralmente, perché le<br />

persecuzioni e gli imprigionamenti che <strong>la</strong> Chiesa ha subito nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> hanno avuto durate<br />

molto più lunghe. Per questo motivo è logico quindi credere che anche qui i 10 giorni<br />

indichino 10 anni. In questo senso <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione ha un valore.<br />

I testi dove vengono menzionati periodi profetici di 1260 giorni, 42 mesi, 3 anni e mezzo,<br />

1290 e 1335 giorni e 2300 sere e mattine, come abbiamo più volte detto nei capitoli che li<br />

riguardano, presentano una <strong>profezia</strong> che giunge in un tempo preciso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, per tale<br />

motivo <strong>la</strong> durata del tempo presentato non riguarda so<strong>la</strong>mente alcune stagioni che si<br />

esauriscono in pochi anni, ma il tempo del<strong>la</strong> fine.<br />

È normale che i Padri del<strong>la</strong> Chiesa non abbiano interpretato questi periodi profetici con il<br />

principio giorno-anno, e quindi nel<strong>la</strong> forma letterale diceva ELLIOTT E.B., (Horae<br />

Apocalypticae, vol. III, 3 a ed., London 1847, p. 233), perché, credendo all’insegnamento<br />

biblico del ritorno di Gesù e vedendo questa realizzazione, <strong>la</strong> parusia, in un tempo prossimo,<br />

era fuori dal<strong>la</strong> loro aspettativa che questo avvenimento, con il quale si chiudeva <strong>la</strong> <strong>storia</strong>,<br />

venisse proiettato nei secoli futuri.<br />

La dimostrazione del<strong>la</strong> correttezza di questo ragionamento ha tre argomenti di supporto,<br />

uno nel mondo cristiano, l’altro in quello ebraico e il terzo nel mondo pagano:<br />

a) Un certo numero di commentatori cristiani, secondo E.B. Elliott (o.c., pp.233-240) hanno<br />

considerato come degli anni i tre giorni e mezzo di Apocalisse 11:9.<br />

- Nel IV secolo. Questo modo di spiegare inizia con Ticonio, scrittore donatista (Omelie<br />

III, in MIGNE, P.L., XXXV, col. 2433. Disgraziatamente le omelie di questo esegeta<br />

hanno subíto delle interpo<strong>la</strong>zioni da parte di un autore cattolico sconosciuto. Su questo<br />

passo di Ticonio vedere Charles MAITLAND, The Apostles’ School of prophetic<br />

Interpretation, London 1849, pp. 247,248; L.R. CONRADI, The Impire Forse, p. 82). È<br />

seguito da Vittorino di Pattau.<br />

1112<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PRINCIPIO GIORNO-ANNO<br />

- V secolo. Prospero di Aquitania (in De Promissionibus et praedictionibus Dei, 4 a parte,<br />

capitolo 16, MIGNE, P.L., LI, col. 849, opera di autenticità dubbia secondo Pietro de<br />

LABRIOLLE, Histoire de <strong>la</strong> Littérature <strong>la</strong>tine chrétienne, Paris 1920, p. 577, nota 3).<br />

- VI secolo. Primasio (Commentario sull’Apocalisse, MIGNE, P.L., LXVIII, col. 868).<br />

- VIII secolo. Ambrogio (Biblioteca Maxima Veterum Patrum, XIII, Paris 1677, p. 526);<br />

Berengardo (Esposizione delle sette visioni dell’Apocalisse, MIGNE, P.L., XVIII, col.<br />

871).<br />

- IX secolo. Haymon d’Halberstadt (MIGNE, P.L., CXVII, col. 1074; questo autore scriveva<br />

verso l’843, secondo P. Allo).<br />

- XI-XII secolo. Bruno d’Asti (MIGNE, P.L., CLXV, col. 664).<br />

- XIII secolo. Alberto il Grande (Enarrationes in Apocalipse, Opera omnia, Paris 1899,<br />

XXXVIII, pp. 643,644; opera di autore dubbio, secondo PALEMON GLORIEUX, Répertoire<br />

des Maîtres de Théologie de Paris au XIII siècle, I, 1933, p. 66; attribuito a Nico<strong>la</strong>s de<br />

Gorran, domenicano morto nel 1295, da C. SPICQ, Esquisse d’une histoire de l’exégèse<br />

<strong>la</strong>tine au moyen âge, Paris 1944, pp. 294,327; questo autore, chiunque sia, propende per<br />

il senso letterale pur ammettendo l’interpretazione simbolica).<br />

- XIV secolo. Nico<strong>la</strong> di Lione (Postil<strong>la</strong>e Perpetuae, Rome 1471-72); (vedere VAUCHER<br />

Alfred Félix, Lacunziana, n. I, Collonges-sous-Salève 1949, p. 45).<br />

- «Nei tempi moderni, qualche commentatore conserva il senso letterale dei tre giorni e<br />

mezzo (come il gesuita Corneille LAPIERRE e il protestante Joseph Augustus SEISS), ma<br />

molti interpreti cattolici (come RIBERA e CALMET) e protestanti (Joseph MEAD o MEDE, P.<br />

JURIEU, T. CRINSOZ, Th. NEWTON, P. de LAINAY, G. CROLY, W. DIGBY, E.B. ELLIOTT, L.<br />

GAUSSEN, A. HENRIQUET, ecc.) adottano il senso simbolico pur differendo<br />

nell’applicazione cronologica» (A.F. Vaucher, Idem).<br />

Anche a proposito dei 10 giorni di Apocalisse 2:10 si dà una spiegazione di 10 anni<br />

(FROOM LeRoy E., The Prophetic Faith of Our Father, vol. I, Washington 1950, p. 700).<br />

Nei primi secoli interpretare i tre giorni e mezzo e i 10 con valore di anni non spostava di<br />

secoli <strong>la</strong> venuta del Signore. Gli altri periodi sì.<br />

Anche le 70 settimane erano viste come una <strong>profezia</strong> che si realizzava con <strong>la</strong> prima venuta<br />

di Gesù e quindi in forma chiara, anche se non esplicita, presentava un rapporto giornoanno.<br />

«La rego<strong>la</strong> secondo <strong>la</strong> quale un giorno profetico equivaleva a un anno letterale era già<br />

conosciuta da Cipriano (200-v.258) scrittore <strong>la</strong>tino cristiano, se crediamo a Pontius, suo<br />

biografo contemporaneo (Vita Cipriano, 12, 13). “Il buon biografo racconta una singo<strong>la</strong>re<br />

visione che ebbe il suo vescovo, il giorno stesso dell’arrivo a Curabis. A Cipriano apparve<br />

un giovane di una statura straordinaria, che lo condusse al tribunale del proconsole. Il<br />

magistrato guardò l’accusato poi, senza dirgli nul<strong>la</strong>, si mise a redigere il suo arresto. Il<br />

giovane che si teneva in piedi dietro al giudice, e che indifferente leggeva sulle tavolette,<br />

fece comprendere al pervenuto, con gesti, che si firmava <strong>la</strong> sua condanna di morte.<br />

Cipriano domandò con insistenza una proroga di un giorno, al fine di poter rego<strong>la</strong>re i suoi<br />

affari. Il magistrato, sempre in silenzio, aggiunse qualche cosa alle sue tavolette; e,<br />

mediante nuovi segni del suo indiscreto e misterioso amico, il vescovo capì che <strong>la</strong> proroga<br />

era stata accordata. Tale è lo strano racconto che Cipriano fece ai suoi compagni e nel<br />

quale si riconobbe l’annuncio del martirio, ma d’un martirio ancora lontano. Pontius si è<br />

impegnato a dimostrare che <strong>la</strong> visione si è realizzata punto per punto: poiché <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1113


APPENDICE N. 12<br />

giorno indicava qui un anno, e il vescovo di Cartagine è morto proprio un anno dopo<br />

questo avvenimento”. (Paul MONCEAUX, Histoire littéraire de l’Afrique chrétienne, t. II, p.<br />

233).<br />

Concludiamo con E.B. Elliott (o.c., p. 283): “Dal tempo di Cipriano, verso <strong>la</strong> metà del III<br />

secolo, fino al tempo di Gioachino e dei Valdesi, nel XIII secolo, il principio<br />

d’interpretazione secondo il quale un giorno ha valore di un anno è stato riconosciuto nel<strong>la</strong><br />

Chiesa da un susseguirsi di commentatori e l’applicazione è stata fatta, non senza<br />

riflessione, e con prove a sostegno, sia all’uno che all’altro dei periodi dei giorni profetici,<br />

compreso anche il più corto di quelli che si riferisce all’anticristo; ma, non ancora in<br />

quell’epoca, a quello dei 1260 giorni che segnano <strong>la</strong> durata dell’anticristo”.» (F.A.<br />

Vaucher, o.c., pp. 45,46).<br />

b) Il mondo ebraico che non aveva questa problematica del ritorno prossimo di Cristo Gesù<br />

considerava i periodi danielici in anni, come può essere documentato dagli scritti di Rabbi<br />

Akiba al<strong>la</strong> fine del I secolo. Vedere mota n. 53, p. 73.<br />

c) Anche il mondo <strong>la</strong>tino e greco aveva questa forma di misurazione del tempo (vedere p. 74,<br />

nota n. 56)<br />

Come abbiamo già avuto modo di rilevare, <strong>la</strong> Bibbia non usa mai l’espressione “giorno”<br />

presentando una durata di tempo superiore a due mesi. Solo una volta riporta 150 giorni.<br />

Mentre <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “mese” solo una volta raggiunge il tempo di un anno.<br />

Per giorni abbiamo: 30 giorni: Numeri 20:29; Deuteronomio 34:8; 33 giorni: Levitico<br />

12:4; 40 giorni: Genesi 7:14; 50:3; Esodo 24:18; Numeri 13:25; 14:34; Deuteronomio 9:18,<br />

25; 1 Samuele 17:16; 1Re 19:8 Matteo 4:2; 50 giorni: Levitico 23:16. In Genesi 7:24<br />

abbiamo l’unico testo che presenta un periodo che potrebbe essere calco<strong>la</strong>to, per <strong>la</strong> sua durata,<br />

con l’espressione 5 mesi, ma dice 150 giorni. Questo modo di esprimere <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong><br />

permanenza delle acque del diluvio sul<strong>la</strong> terra dà l’idea di un conteggio che giorno dopo<br />

giorno veniva registrato, simile a quello che i militari di leva hanno per contare le albe che li<br />

separano dal congedo.<br />

Per mesi abbiamo: 2 mesi: Genesi 11:39; 3 mesi: Luca 1:56; Atti 7:20; 19:8; 20:3; 28:11;<br />

4 mesi: Giovanni 4:35; 5 mesi: Luca 1:24; 7 mesi: 1 Samuele 1:6; 12 mesi: Daniele 4:29.<br />

<strong>Quando</strong> lo scrittore sacro presenta un tempo che supera l’anno, utilizza <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> anno<br />

come abbiamo in due testi Atti 18:11 (1 anno e 6 mesi); Giacomo 5:17 (3 anni e 6 mesi,<br />

vedere anche Luca 4:25); 1 Samuele 27:7 (7 anni e 6 mesi). Qui <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> anno è diversa da<br />

quel<strong>la</strong> di Daniele, che utilizza l’espressione “tempo”. Come abbiamo già scritto (p. 253), in<br />

Daniele <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> indeterminata “tempo” ha valore di anno e ciò è dimostrato dal fatto che i 3<br />

tempi e mezzo corrispondono a 42 mesi, a 1260 giorni, cioè a 3 anni e mezzo. Crediamo che<br />

si possa affermare che intenzionalmente il profeta dell’esilio utilizzi <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> tempo per<br />

indicare un anno profetico anziché <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> anno che potrebbe fare credere al suo valore<br />

letterale.<br />

Quindi i passi biblici che indicano periodi di 1260, 1290, 1335 giorni, 42 mesi, 2300 sere e<br />

mattine, presentando un tempo che supera l’anno, crediamo che intenzionalmente vogliano<br />

indicare un tempo simbolico <strong>la</strong> cui chiave di lettura è offerta dal testo biblico nel suo contesto<br />

immediato, che descrive cose, avvenimenti che si protraggono e portano sempre in un tempo<br />

lontano.<br />

La principale chiave di lettura del principio giorno-anno è data da un testo di Numeri<br />

(14:34) e dal profeta Ezechiele (4:6) il quale era un contemporaneo di Daniele ed entrambi si<br />

possono essere influenzati a vicenda.<br />

1114<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PRINCIPIO GIORNO-ANNO<br />

Riassumendo molto concisamente <strong>la</strong> documentazione che <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ci offre sul come gli<br />

studiosi del testo biblico hanno applicato il principio giorno-anno, possiamo riportare quanto<br />

segue.<br />

Questo modo di calco<strong>la</strong>re il tempo profetico è stato successivamente applicato da alcuni<br />

rabbini alle settanta settimane di Daniele 9:24-27. Come abbiamo riportato nel nostro secondo<br />

capitolo, nel<strong>la</strong> letteratura ebraica il termine settimana aveva valore di anni. È nel primo secolo<br />

del<strong>la</strong> nostra era che rabbi Akiba ben Joseph (circa 50-132) lo riconosce come principio.<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio, forse riportando un pensiero del tempo, presentava il corno di Daniele 8<br />

come Antioco IV e quindi ci sembra naturale che, sia prima che dopo di lui, gli ebrei non<br />

potessero pensare che le 2300 sere e mattine avessero una valenza millenaria.<br />

Il rabbino Nahazendi (IX secolo) per primo calcolò le 2300 sere e mattine di Daniele 8:14,<br />

dal tempo del<strong>la</strong> distruzione di Shiloh, 942 a.C., al 1358 d.C., anno in cui sarebbe dovuto<br />

apparire il Messia. Calcolò poi i 1290 giorni di Daniele 12:11 come iniziati dal<strong>la</strong> distruzione<br />

del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. giungendo al<strong>la</strong> stessa data del 1358. Nahazendi fu<br />

seguito da Sahadia ben Joseph e nel X secolo da Salomon ben Jeroham il quale ha conteggiato<br />

i 1335 giorni di Daniele 12:12 facendoli iniziare da Alessandro Magno per arrivare nel 968<br />

d.C. come data in cui si sarebbe realizzata <strong>la</strong> redenzione d’Israele. Anche il famoso rabbino<br />

Rashi (1040-1105) sostenne questa tesi stabilendo nel 1352 lo scadere dei 2300 giorni-anni,<br />

data in cui il Messia sarebbe apparso. Abraham ben Hiyya Hanasi (circa 1065-1136)<br />

sosteneva che i periodi profetici di Daniele scadevano in date diverse nel XV secolo. In<br />

seguito furono numerosi i rabbini che applicarono questo principio.<br />

Fu l’abate ca<strong>la</strong>brese cistercense di Corace, Gioachino da Fiore (circa 1130-1203), il primo<br />

cristiano ad applicare questo principio ai periodi di Daniele e dell’Apocalisse. Senza fissare<br />

esplicitamente <strong>la</strong> data, orientava però a pensare che nel 1260 si sarebbe realizzata l’era dello<br />

Spirito. <strong>Quando</strong> i suoi seguaci videro che quel tempo trascorse senza nessun cambiamento<br />

apportato dal<strong>la</strong> nuova era, molti di loro cessarono di credere ai suoi insegnamenti. Però gli<br />

scritti di Gioachino da Fiore inaugurarono una nuova era ponendo il principio giorno-anno<br />

come chiave di comprensione dei periodi profetici. Numerosi protestanti si attennero a questo<br />

principio fino al secolo scorso.<br />

Nel nostro tempo il principio giorno-anno è rigettato a causa dell’errato uso che se ne è<br />

fatto. I sostenitori di questa rego<strong>la</strong> di ermeneutica hanno commesso diversi sbagli<br />

nell’indicare <strong>la</strong> data di inizio e d’arrivo di questi periodi. Dobbiamo però anche dire che gli<br />

altri principi ermeneutici non sempre sono stati rispettati nel<strong>la</strong> spiegazione del testo biblico,<br />

non per questo però sono stati annul<strong>la</strong>ti. Sarebbe un errore ancora più grave rigettare una<br />

rego<strong>la</strong> perché <strong>la</strong> sua applicazione si è inserita in una errata comprensione del contesto. Una<br />

rego<strong>la</strong> è sempre valida anche se coloro che <strong>la</strong> utilizzano <strong>la</strong> usano in modo errato.<br />

Un esame corretto del testo biblico ci offre gli elementi per stabilire il corretto principio di<br />

ermeneutica: un giorno nel tempo profetico corrisponde nel tempo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> ad un anno.<br />

Lo studio del testo biblico ci permette di affermare che il principio giorno-anno è presente<br />

nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura in una forma inequivocabile.<br />

Numeri 14:34 è un brano storico. Presenta i 40 giorni che le spie d’Israele hanno trascorso<br />

in Palestina, nel visitare <strong>la</strong> terra promessa. Questi giorni sono presi a simbolo per indicare<br />

altrettanti anni durante i quali il popolo avrebbe dovuto soggiornare nel deserto del Sinai<br />

come risultato del<strong>la</strong> mancanza di fede nell’accettare <strong>la</strong> protezione dell’Eterno.<br />

Ezechiele 4:6 presenta una parabo<strong>la</strong> espressa mediante l’azione. Il profeta riproduce nei<br />

suoi gesti il tempo del passato. 390 anni per <strong>la</strong> casa di Israele e 40 anni per <strong>la</strong> casa di Giuda,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1115


APPENDICE N. 12<br />

430 anni - che ricordano <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> schiavitù d’Egitto, Esodo 12:40 - e sembrano<br />

riportarsi in grosso al<strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> monarchia ebraica e allo stato di peccato che si è<br />

progressivamente sviluppato in seno al<strong>la</strong> società di quell’epoca, nei due regni. I giorni<br />

simbolici durante i quali il profeta doveva portare questi peccati (390 giorni doveva stare<br />

adagiato sul fianco sinistro, 40 giorni sul fianco destro) corrispondevano al tempo preso da<br />

Dio per giudicare il suo popolo e pronunciare <strong>la</strong> sentenza finale, sul tempio di Gerusalemme,<br />

secondo <strong>la</strong> scena descritta in Ezechiele 1 e 9-10 (Vedere SHEA William H., Le principe jourannée,<br />

in AA.VV., Prophétie et Eschatologie, Conférence Bibliques Division Eurafricaine,<br />

vol. I, Seminaire Adventiste du Salève, 1982, p. 306).<br />

Sebbene sia da rilevare che il testo di Numeri presenti dei giorni storici letterali che<br />

vengono presi per indicare altrettanti anni storici letterali che si compiranno nel futuro,<br />

Ezechiele propone il procedimento opposto: degli anni del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> vengono rappresentati da<br />

giorni. Da qui possiamo asserire che il principio giorno-anno viene confermato dai due testi<br />

messi a confronto.<br />

Numeri 14:34<br />

Ezechiele 4:6<br />

«Secondo il a) numero dei giorni (bemispar<br />

hayamim) che avete impiegato per visitare<br />

il paese, 40 giorni (arbaïm yom). b) Un<br />

giorno per un anno (yom <strong>la</strong>shana yom<br />

<strong>la</strong>shana), c) porterete le vostre iniquità<br />

(tissou eth aonoteikhm) quaranta anni<br />

(arbaïm shana)».<br />

1116<br />

«Il a) numero dei giorni (mispar hayamim)<br />

che tu ti sdraierai su questo <strong>la</strong>to, tu c) porterai<br />

<strong>la</strong> loro iniquità (tissa eth aonam). Ed<br />

io ti assegno gli anni del<strong>la</strong> loro iniquità<br />

(eth shneia aonam) secondo il a) numero dei<br />

giorni (le miyamim), trecentonovanta giorni,<br />

e tu c) porterai l’iniquità (ayon) del<strong>la</strong><br />

ca-sa d’Israele. ... Tu c) porterai l’iniquità<br />

(nassata eth ayon) del<strong>la</strong> casa di Giuda,<br />

quaranta giorni (arbaïm yom); ti ho assegnato<br />

b) un giorno per ogni anno (yom<br />

<strong>la</strong>shana yom <strong>la</strong>shana)».<br />

Dal confronto di queste due dichiarazioni risalta l’uso delle stesse espressioni ebraiche: «Il<br />

numero dei giorni» una volta in Numeri e due in Ezechiele. Il verbo «portare» proviene dal<strong>la</strong><br />

stessa radice nei due testi. La paro<strong>la</strong> «iniquità» è <strong>la</strong> stessa nei due passi. Anche l’espressione<br />

«un giorno per un anno» viene esplicitamente ripetuta. «Essendo il numero delle<br />

corrispondenze messe in luce da queste comparazioni, alcun dubbio è possibile: <strong>la</strong> fraseologia<br />

impiegata da Ezechiele è presa in prestito dal passo di Numeri. Poiché <strong>la</strong> fraseologia ebraica<br />

di questi due testi è essenzialmente <strong>la</strong> stessa, è evidente che il principio impiegato è pure lo<br />

stesso» (W.H. Shea, idem, p. 307). Ezechiele non dice «anno per giorno», ma come il testo di<br />

Numeri «giorno per anno». «Questo partico<strong>la</strong>re appare nei due passi esattamente nello stesso<br />

modo; non c’è nessuna divergenza tra i due passi da questo punto di vista, anche se<br />

l’applicazione storico cronologica differisce. Ciò dimostra che lo stesso principio giorno-anno<br />

può essere impiegato in maniere diverse in occasioni differenti» (Idem, p. 308).<br />

Nelle apocalissi cambia il genere letterario, i brani hanno una connotazione simbolica ed<br />

indicano anche avvenimenti futuri. «L’applicazione del principio giorno-anno a questi periodi<br />

cifrati sarà semplicemente considerata come una ulteriore possibilità di applicazione. - Un<br />

periodo di giorni simbolici deve corrispondere a un periodo ancora futuro di anni storici»<br />

(Idem, p. 308).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PRINCIPIO GIORNO-ANNO<br />

Daniele, contemporaneo di Ezechiele, quando ha iniziato il suo ministero profetico (verso<br />

il 550 a.C.) ha avuto modo di conoscere quanto il compagno d’esilio aveva insegnato prima di<br />

lui: un giorno simboleggiava nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> un anno.<br />

Sebbene in Numeri e in Ezechiele non abbiamo delle cifre simboliche per indicare dei<br />

periodi, cosa che per contro abbiamo nelle apocalissi, possiamo ugualmente affermare che in<br />

Daniele al giorno profetico non si può attribuire un significato simbolico indefinito, esso non<br />

può che indicare un anno so<strong>la</strong>re.<br />

Come W.H. Shea dimostra, <strong>la</strong> riprova di questo principio ermeneutico l’abbiamo nel<br />

capitolo 8 di Daniele il quale ingloba tutti i periodi profetici del libro stesso, compreso le 70<br />

settimane, che sono <strong>la</strong> parte iniziale, e anche quelli che Giovanni presenta nell’Apocalisse.<br />

«È evidente che quando nei libri apocalittici ci sono dei periodi temporali in re<strong>la</strong>zione al<br />

Regno, essi hanno un valore simbolico: qualsiasi interpretazione letterale fa violenza al testo<br />

biblico. La prova è data dal testo delle 70 settimane di Daniele 9» (Idem). È impossibile<br />

spiegare un tale periodo in chiave letterale di giorni, cioè un anno e mezzo.<br />

Il periodo profetico delle 2300 sere e mattine (espressione che, come abbiamo già detto,<br />

non corrisponde a 1150 giorni) di Daniele 8:14 ha il suo inizio nel periodo persiano, ingloba,<br />

come il testo biblico evidenzia, i 490 anni di Daniele 9, quale parte iniziale di questo tempo<br />

cronologico, e si compie in un tempo lontano.<br />

Come abbiamo fatto notare, il versetto 13 del capitolo 3, presenta una domanda che è<br />

messa in re<strong>la</strong>zione a cinque elementi. La Bibbia - Paro<strong>la</strong> del Signore in lingua corrente,<br />

traduce:<br />

a) - Quanto tempo dureranno gli avvenimenti annunciati in questa visione?<br />

b) - Per quanto tempo sarà abolito il sacrificio quotidiano;<br />

c) - Trionferà l’ingiustizia; (<strong>la</strong> ribellione che produce <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione);<br />

d) - Il santuario<br />

e) - e gli esseri celesti saranno calpestati?<br />

Questa traduzione piuttosto libera su alcuni punti, coglie bene l’idea del<strong>la</strong> ripetitività<br />

dell’espressione interrogativa facendo così risaltare l’intenzionalità del testo.<br />

La “visione” è l’insieme di quanto Daniele vede dal versetto 2 fino al versetto 12, cioè:<br />

- versetti 3, 4 il montone persiano,<br />

- versetti 5-7 il becco greco,<br />

- versetto 8 le quattro corna,<br />

- versetto 9 l’apparizione del piccolo corno,<br />

- versetto 10 sua azione contro l’esercito del cielo - domanda versetto 13e<br />

- versetto 11 sua azione contro il santuario - “ versetto 13d<br />

- versetto 11,12 sua soppressione del continuo - “ versetto 13b<br />

- versetto 12 riuscita nelle sue imprese - “ versetto 13c<br />

Ripetiamo, l’insieme di tutti questi partico<strong>la</strong>ri è <strong>la</strong> "visione" del versetto 13a.<br />

La paro<strong>la</strong> “visione” è presentata nel capitolo 8 sette volte: il versetto 1 l’annuncia, il<br />

versetto 2 dice che Daniele è in visione, al versetto 13 <strong>la</strong> troviamo nel<strong>la</strong> domanda, il versetto<br />

15 ricorda Daniele in stato di visione, al versetto 16 l’angelo Gabriele è invitato a spiegar<strong>la</strong>, il<br />

versetto 17 dice che essa riguarda <strong>la</strong> fine e al versetto 26 viene detto che «<strong>la</strong> visione delle sere<br />

e delle mattine riguarda un tempo lontano».<br />

Come abbiamo detto, il capitolo 8 riepiloga le precedenti visioni dei capitoli 2 e 7 e i<br />

capitoli che lo seguono ne sono <strong>la</strong> spiegazione. In questi capitoli Daniele, pur non avendo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1117


APPENDICE N. 12<br />

nessuna visione, con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “visione” più volte menzionata (9:21,23,24; 10:14; 11:14) fa<br />

riferimento a quanto ha visto nel nostro testo. (Invitiamo a vedere il rapporto tra Daniele 8 e 2<br />

e 7 e Daniele 8 e 9-12 nel nostro Capitolo XI, pp. 400-403).<br />

La domanda di Daniele 8:13 è molto artico<strong>la</strong>ta, ma ha però una so<strong>la</strong> risposta che verte<br />

specificatamente sul santuario.<br />

Se analizziamo i diversi elementi del<strong>la</strong> domanda di Daniele 8:13 e li mettiamo in re<strong>la</strong>zione<br />

con le altre profezie del libro di Daniele, nelle quali sono indicati periodi di tempo in cifre,<br />

scopriamo che esse si applicano ad ogni domanda tranne a quel<strong>la</strong> del santuario il cui solo<br />

periodo profetico che possa essere a esso collegato lo si trova menzionato al versetto 14 del<br />

capitolo 8. I 2300 giorni sono quindi in re<strong>la</strong>zione al santuario e nelle altre profezie, con gli<br />

altri periodi di tempo, abbiamo le risposte a tutte le altre domande, completando in modo<br />

organico <strong>la</strong> risposta parziale di già data in Daniele 8:14 re<strong>la</strong>tiva al santuario. Si ha così che il<br />

periodo di 2300 anni ingloba tutti gli altri tempi profetici.<br />

Possiamo schematizzare queste re<strong>la</strong>zioni nel modo seguente:<br />

1118<br />

Domande<br />

- 8:13b Fino a quando il continuo sarà soppresso?<br />

- 8:13c Fino a quando durerà il peccato e <strong>la</strong><br />

ribellione che produce <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione?<br />

- 8:13d Fino a quando il santuario sarà calpestato?<br />

- 8:13e Fino a quando l’esercito sarà calpestato?<br />

- 8:13a Fino a quando durerà <strong>la</strong> visione?<br />

Risposte<br />

- 12:11 Fino a 1290 giorni (dal tempo che<br />

sarà soppresso il continuo ci sono 1290<br />

giorni).<br />

- 12:11 Fino a 1290 giorni (dal tempo che<br />

sarà rizzata l’abominazione che cagiona <strong>la</strong><br />

deso-<strong>la</strong>zione, ci sono 1290 giorni).<br />

- 8:14 Fino a 2300 sere e mattine poi il santuario<br />

sarà purificato.<br />

- 7:25; 12:7 Fino a tre tempi e mezzo; fino a<br />

1260 giorni (i santi saranno dati nelle mani<br />

per un tempo dei tempi e <strong>la</strong> metà di un<br />

tempo).<br />

- 8:25; 2:45; 7:26 Fino a che il piccolo<br />

corno sarà infranto senza opera di mano.<br />

Crediamo si possa affermare che il lungo periodo profetico delle 2300 sere e mattine,<br />

giorni, incorpori tutti i periodi di Daniele e dell’Apocalisse i quali hanno nel principio giornoanno<br />

<strong>la</strong> loro rego<strong>la</strong> di applicazione.<br />

La “visione” inizia tra il 539 e il 331 a.C. e giunge fino allo stabilimento del Regno di Dio.<br />

Se i rabbini e i dottori del<strong>la</strong> legge prima e poi i Padri del<strong>la</strong> Chiesa non hanno correttamente<br />

applicato il principio giorno-anno ai periodi profetici presenti nei capitoli 7, 8 e 12 di Daniele<br />

e successivamente in Apocalisse 11,12 e 13, ciò non deve essere per noi un pretesto che<br />

invalidi <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>. Il fatto che questa norma ermeneutica venga so<strong>la</strong>mente applicata alle 70<br />

settimane ancora prima del cristianesimo, e so<strong>la</strong>mente nel Medio Evo venga capita e messa in<br />

re<strong>la</strong>zione con gli altri lunghi periodi profetici, non deve far pensare a motivi pretestuosi. Non<br />

solo <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione è progressiva, ma lo è anche <strong>la</strong> sua comprensione. È solo verso il tempo in<br />

cui il Messia sarebbe dovuto apparire, che le 70 settimane vennero comprese nel principio<br />

giorno-anno. Al tempo di Gesù l’attesa del Messia era viva perché il tempo era compiuto. La<br />

<strong>profezia</strong> biblica, anche nel<strong>la</strong> sua cronologia, non è stata offerta all’uomo per soddisfare <strong>la</strong> sua<br />

conoscenza del domani, ma per essergli luce nel<strong>la</strong> misura in cui il tempo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> evolve<br />

attraverso i secoli. Nel testo di Daniele, avendo un orientamento escatologico, è del tutto<br />

naturale che certe precisazioni cronologiche non fossero chiare in tutti i tempi. Del resto,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PRINCIPIO GIORNO-ANNO<br />

come ha fatto osservare L. Gaussen, se al<strong>la</strong> chiesa apostolica, se ai padri del<strong>la</strong> chiesa fosse<br />

stato ben chiaro il principio giorno-anno, e fosse stato applicato a tutti i periodi profetici, <strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong> biblica non avrebbe sostenuto <strong>la</strong> loro fede, ma sarebbe stata per contro una pietra<br />

d’inciampo, perché avrebbe detto a chiare lettere che il ritorno del Signore era distante da loro<br />

numerosi secoli e <strong>la</strong> beata speranza in questa prospettiva, anziché riscaldare i loro cuori, si<br />

sarebbe affievolita. Il Signore aveva detto a Daniele: «Tieni nascoste queste parole, e sigil<strong>la</strong> il<br />

libro sino al tempo del<strong>la</strong> fine; molti lo studieranno con cura, e <strong>la</strong> conoscenza aumenterà»<br />

(12:4). Più ci si avvicina al compimento delle date profetiche, più gli amanti del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di<br />

Dio (e a volte purtroppo anche del proprio pensiero) sono stati illuminati su questo principio<br />

giorno-anno, non subito come il sole allo zenit, ma come per il chiarore dell’alba, passando<br />

progressivamente dal buio al<strong>la</strong> luce piena. La comprensione e <strong>la</strong> corretta applicazione di<br />

questa rego<strong>la</strong> non <strong>la</strong> si deve cercare nel lontano passato, nei primi secoli del<strong>la</strong> Chiesa, per il<br />

fatto che riguarda il tempo del<strong>la</strong> fine deve essere capita e correttamente applicata nel tempo a<br />

cui essa si riferisce.<br />

Ora che siamo stati pienamente messi al chiaro su questo principio, mentre <strong>la</strong> <strong>storia</strong> si<br />

avvia al suo crepuscolo, le profezie apocalittiche di Daniele e di Giovanni, collegate al<br />

principio giorno-anno, sono una luce che illuminano <strong>la</strong> notte del nostro presente dando <strong>la</strong><br />

garanzia che l’aurora del gran giorno che inaugurerà per i credenti il tempo dell’eternità è<br />

vicino.<br />

L’onorata formu<strong>la</strong> del tempo profetico biblico giorno-anno è stata fissata da Thomas-<br />

Rawson BIRK nel<strong>la</strong> sua opera, First Elements of Sacred Prophecy, London 1843, ed è stata<br />

così riassunta da Desmond FORD nel suo libro, Daniel (Southern Publishing Association,<br />

Nashville, Tennessee, 1978, pp. 300,301): «Il principio giorno-anno è stabilito su queste basi:<br />

1. Era nel piano di Dio che <strong>la</strong> Chiesa dopo l’ascensione di Cristo si mantenesse nel<strong>la</strong> viva<br />

attesa del suo prossimo ritorno;<br />

2. Un lungo periodo di quasi duemi<strong>la</strong> anni era l’intervallo tra <strong>la</strong> prima e <strong>la</strong> seconda venuta.<br />

Questo intervallo era una dispensazione di grazia per i gentili;<br />

3. Per consolidare <strong>la</strong> fede e <strong>la</strong> speranza del<strong>la</strong> Chiesa a causa del<strong>la</strong> notevole distanza di tempo<br />

che separava i due eventi, una lunga parte di questo intervallo era profeticamente<br />

annunciata, in un modo che <strong>la</strong> sua vera lunghezza non doveva essere capita che verso <strong>la</strong><br />

fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>;<br />

4. I periodi simbolici di Daniele e di Giovanni devono essere interpretati secondo lo stesso<br />

principio;<br />

5. I periodi figurativamente rive<strong>la</strong>ti sono quelli di Daniele e di Giovanni e sono in re<strong>la</strong>zione<br />

con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> generale del<strong>la</strong> Chiesa tra il tempo del profeta ed il secondo avvento;<br />

6. In quel<strong>la</strong> predizione un giorno rappresentava un anno, come nel<strong>la</strong> visione di Ezechiele,<br />

dove un mese corrisponde a trenta anni e un anno a trecentosessanta anni.<br />

A questi argomenti, nelle pagine seguenti, D. Ford che per numerosi anni ha difeso <strong>la</strong><br />

rego<strong>la</strong> giorno-anno, aggiunge:<br />

1. I tempi profetici sono una parte essenziale dei due libri del<strong>la</strong> Bibbia che Dio stesso con<br />

urgenza vuole farci capire. Daniele, per esempio, è il solo libro del Vecchio Testamento<br />

del quale abbiamo registrato una esortazione da parte di Gesù stesso ad un suo specifico<br />

studio (Matteo 24:15), e l’Apocalisse inizia con una divina benedizione per chi «legge e<br />

per coloro che ascoltano». Noi siamo assicurati dal sacro testo che tutta <strong>la</strong> porzione<br />

profetica di Daniele, che è stata sigil<strong>la</strong>ta, verrà compresa dal savio nel «tempo del<strong>la</strong> fine»,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1119


APPENDICE N. 12<br />

e <strong>la</strong> stessa cosa sarebbe per quelle profezie dell’Apocalisse che sono strettamente legate a<br />

quelle di Daniele.<br />

2. I tempi profetici sono presentati in diverse occasioni nel contesto di scene partico<strong>la</strong>rmente<br />

solenni. In tre occasioni Cristo stesso è il rive<strong>la</strong>tore dei messaggi che indicano il tempo<br />

(confr. Daniele 8:11-14; 10:5,6; 12:6,7 con Apocalisse 1:13-16). Il soggetto in ogni<br />

occasione è molto impressionante. Il contesto dei 2300 giorni, dei 1290 e dei 1335 giorni,<br />

mette in evidenza gli avvenimenti catastrofici associati con <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> grande<br />

controversia tra Cristo e Satana (vedere Daniele 8:1,25,26; 12:3,4,9-13).<br />

3. Gli stessi profeti non hanno compreso come tali i giorni presentati nelle loro profezie.<br />

Come le visioni abbracciano in poche parole un insieme di avvenimenti tutt’altro che<br />

insignificanti, così i tempi enfatizzati sono da intendersi simbolicamente, come delle ere,<br />

piuttosto che periodi brevi, limitati.<br />

1120<br />

a. Le visioni che includono i periodi di tempo sono ovviamente simboliche, ma il<br />

simbolismo fondamentale impiegato in ogni occasione ha uno specifico significato<br />

accertabile. In Daniele 2, per esempio, i quattro metalli indicano quattro regni. Nello<br />

stesso modo le quattro bestie di Daniele sono interpretate come rappresentanti quattro<br />

regni e i periodi di tempo incorporati in queste profezie, con aggiunta di altri elementi,<br />

sono necessariamente simbolici, piuttosto che letterali. Il testo lo dimostra.<br />

b. C’è un peculiare motivo per il quale i periodi di tempo in Daniele e Apocalisse sono<br />

espressioni che indicano misure simboliche. Consideriamo per esempio l’espressione<br />

«un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo» di (Daniele 7:25). Perché si usa questa<br />

partico<strong>la</strong>re espressione se si vuole indicare tre anni e mezzo? In due altre occasioni<br />

nel<strong>la</strong> Scrittura ricorre questo intervallo di tempo, ed in entrambe le volte è riportata <strong>la</strong><br />

sua naturale espressione, tre anni e sei mesi (vedere Luca 4:25, Giacomo 5:17). Questo<br />

si ripete in ogni simile occasione. Paolo rimane a Corinto «un anno e sei mesi» (Atti<br />

18:11). Davide regna in Hebron «sette anni e sei mesi» (2 Samuele 2:11). È detto che<br />

è rimasto nel campo dei filistei «un anno e tre mesi» (1Samuele 27:7). Differisce da<br />

questi casi l’espressione «un tempo, due tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo». La teoria del<br />

giorno anno esigerebbe che il simbolo sia espresso in un modo tale da non essere inteso<br />

letteralmente. Non lo fa Daniele 7:25 in un modo ammirevole?<br />

c. Il caso è simile al vicino grande periodo di tempo dei 2300 giorni. «Per duemi<strong>la</strong>trecento<br />

sere e mattine, allora il santuario sarà ristabilito al suo giusto stato». Questa<br />

espressione non può essere presa per indicare un periodo di tempo tra i sei e sette anni.<br />

Ci sono quattro dichiarazioni in tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Bibbia dove un periodo superiore<br />

ai quaranta giorni è espresso solo in giorni, e non si può provare assolutamente tramite<br />

<strong>la</strong> Scrittura che periodi superiori ad un anno siano descritti in questo modo (Genesi<br />

7:24; 8:3; Nehemia 6:15; Ester 1:4).<br />

Le diverse espressioni usate per indicare lo stesso periodo sono una ulteriore prova<br />

che «un tempo, dei tempi e <strong>la</strong> metà di un tempo» di Daniele 7:25 non possa<br />

rappresentare tre anni e mezzo letterali. Tre volte è menzionato come «tempo, dei (due)<br />

tempi e metà tempo» (7:25;12:7; Apocalisse 12:14), due volte come «quarantadue<br />

mesi» (11:2; 13:5) e due come «milleduecentosessanta giorni» (11:3; 12:6).<br />

Confrontando il contesto in ogni occasione, è evidente che tutti quanti si applicano<br />

allo stesso periodo, ma <strong>la</strong> naturale espressione di «tre anni e sei mesi» non è usata una<br />

so<strong>la</strong> volta. Ovviamente Dio ha voluto fare rilevare <strong>la</strong> simbolica natura dell’espressione.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL PRINCIPIO GIORNO-ANNO<br />

d) Il contesto di Daniele 7 e 8 proibisce l’idea che il periodo menzionato sarebbe letterale.<br />

Nel primo caso il piccolo corno sorge dal IV impero mondiale e sussiste fino al tempo<br />

del giudizio e dell’avvento. 7:25 dichiara che il periodo «di un tempo, dei tempi e <strong>la</strong><br />

metà di un tempo» si estende sul<strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> sua esistenza. Sarebbe<br />

impossibile prendere questo tempo per soli tre anni e mezzo! Nello stesso modo in<br />

8:17 il profeta ha detto che 2300 giorni si estenderebbero dal<strong>la</strong> restaurazione del<br />

santuario fino al «tempo del<strong>la</strong> fine». Questo significa che è implicato un periodo di<br />

circa 2300 anni. Il calpestamento del santuario è presentato in 8:11-13 e non può<br />

iniziare prima del<strong>la</strong> restaurazione annunciata in 9:25, nel V secolo a.C. La fine di<br />

questo periodo è espressamente dichiarata come appartenente all’ultimo giorno,<br />

proprio prima del<strong>la</strong> finale proc<strong>la</strong>mazione del vangelo da parte del «savio» (12:3,4). È<br />

stato <strong>la</strong>rgamente osservato dai critici che 8:17 quando lo si ricollega con<br />

12:3,4,9,10,15, fa concludere che il periodo dei 2300 giorni copre diversi secoli. Nello<br />

stesso modo in Apocalisse 13 il periodo dei 42 mesi copre in gran parte il tempo tra <strong>la</strong><br />

prima e <strong>la</strong> seconda venuta, quando <strong>la</strong> Chiesa sarebbe nel deserto delle persecuzioni<br />

durante il buio Evo. Questo è riconosciuto da quasi tutti i commentatori.<br />

4. Come <strong>la</strong> breve vita delle bestie è utilizzata come simbolo del<strong>la</strong> lunga esistenza degli<br />

imperi, è quindi verosimile che i tempi annunciati siano anche presentati in sca<strong>la</strong>, con una<br />

picco<strong>la</strong> unità di tempo a rappresentazione di uno più lungo.<br />

5. Anno è l’unità del tempo usato per tradurre nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> i periodi simbolici di Daniele e<br />

Apocalisse. Ma, come abbiamo detto sopra, nel testo ebraico non c’è l’espressione anno;<br />

abbiamo le espressioni: giorni, settimane e mesi riferite a 1260 giorni, settanta settimane,<br />

quarantadue mesi. La paro<strong>la</strong> ebraica è m"ed (Daniele 12:7), che tradotta correttamente è<br />

«un tempo» e non ha come il suo uso frequente il significato di «un anno». La paro<strong>la</strong><br />

ricorre anche in altri testi del Vecchio Testamento ed è utilizzata per periodi di differenti<br />

lunghezze. La prima volta che viene utilizzata è in Genesi 1:14 «Siano dei segni per le<br />

stagioni». La paro<strong>la</strong> è spesso utilizzata per indicare il tempo fissato per tutte le feste del<strong>la</strong><br />

legge (vedere Levitico 23:2, 4, 37, 44; Numeri 9:2, 3, 7, 13, ecc.). Che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “tempo”<br />

abbia il suo corrispondente nel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “anno” (anche se l’aramaico e l’ebraico hanno per<br />

anno un’altra espressione) è confermato dai diversi modi con i quali è riportato lo stesso<br />

periodo: «tre tempi e mezzo» = «quarantadue mesi» e «1260 giorni», cioè 3 anni e mezzo.<br />

La spiegazione di questa voluta omissione del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> «tempo» usata per indicare l’anno<br />

in Daniele e Apocalisse, mentre si trovano gli altri termini del calendario (giorno,<br />

settimana e mese), è che l’anno è <strong>la</strong> misura tipologica in ogni parte di questa <strong>profezia</strong> e il<br />

giorno, il più piccolo dei tempi del calendario simbolico, è utilizzato per rappresentarlo.<br />

C’è una naturale appropriazione nel principio giorno-anno che è stato scelto dal Creatore<br />

quando ricordiamo che ci sono due grandi rivoluzioni del<strong>la</strong> terra, una è sul suo asse per cui<br />

impiega 24 ore e dà origine al giorno, e l’altra è nel<strong>la</strong> sua orbita per cui impiega 365 giorni<br />

e dà origine all’anno. Il più piccolo sarebbe utilizzato come un simbolo del più grande.<br />

6. Nel<strong>la</strong> Scrittura è indicato in forma esplicita il principio giorno-anno e <strong>la</strong> sua applicazione<br />

in Numeri 14:34 e Ezechiele 4:6. Dio ha scelto l’uso specifico di questo simbolismo<br />

durante il tempo del<strong>la</strong> cattività degli ebrei in Babilonia. Daniele ed Ezechiele erano<br />

contemporanei e quello che Ezechiele insegna con dei gesti davanti al popolo, Daniele lo<br />

scrive nelle sue rive<strong>la</strong>zioni.<br />

7. La dimostrazione più evidente del principio giorno anno Daniele 9:24-27. La <strong>profezia</strong><br />

delle 70 settimane sembra non permettere equivoco per <strong>la</strong> sua evidenza. Il principio è<br />

accettato anche da coloro che lo rifiutano negli altri capitoli. La paro<strong>la</strong> ebraica indicata qui<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1121


APPENDICE N. 12<br />

per settimana, shabia, semplicemente significa ebdomada (una misura di sette giorni),<br />

normalmente l’uso scritturale di questo termine è sempre per una settimana di giorni<br />

(vedere Genesi 29:27,28; Daniele 10:2. In Levitico 25:1-10 indica un periodo di sette<br />

anni). Questo periodo di 490 anni, nel quale si costruisce <strong>la</strong> città, si assiste al<strong>la</strong> venuta del<br />

Messia, al<strong>la</strong> sua opera e al<strong>la</strong> distruzione del Santuario e di Gerusalemme, è tagliato via, è<br />

tolto da un periodo più lungo, dalle 2300 sere e mattine. È quindi ovvio che quest’ultimo<br />

deve consistere in altrettanti anni. In Daniele 9 abbiamo il pragmatico testo ed il principio<br />

giorno-anno è giustificato, malgrado il fatto che <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> giorno non sia qui utilizzata.<br />

8. Un’altra testimonianza che non si dovrebbe omettere è quel<strong>la</strong> di Apocalisse 10:5-7. Il<br />

Nuovo Testamento fa riferimento a questo passo di Daniele indicando che <strong>la</strong> realizzazione<br />

del tempo profetico di Daniele era ancora nel futuro quando Giovanni fece <strong>la</strong> <strong>profezia</strong>.<br />

Solo il principio giorno-anno applicato al periodo di Daniele renderebbe questa<br />

realizzazione possibile.<br />

9. Il principio di ripetizione e di ampliamento caratterizza <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele e<br />

dell’Apocalisse ed inoltre illumina i periodi di tempi indicati in questi libri. Ovviamente<br />

una lettura di Daniele 7, fatta senza preconcetto, riconosce che si riferisce al capitolo 2 il<br />

quale presenta lo stesso quadro. Nello stesso modo, il capitolo 8 ancora attraversa gli<br />

imperi del mondo, menzionandone due di quelli elencati nel primo quadro del capitolo 2.<br />

Il capitolo 8 termina con <strong>la</strong> distruzione del malvagio tramite <strong>la</strong> pietra che si stacca «senza<br />

opera di mano» come è indicato nel capitolo 2. Come il IV impero viene presentato<br />

rimaneggiato nel<strong>la</strong> sua frammentarietà di stati fino al secondo avvento, così è con il<br />

piccolo corno del capitolo 8.<br />

Inoltre, il quarto profilo che fa Daniele nei capitoli 11 e 12 copre ancora lo stesso<br />

panorama dei capitoli 2, 7 e 8. La descrizione presentata in 11:31-45 chiaramente si<br />

accosta con 8:11-13, 23-25. La conclusione del capitolo 11 di Daniele presenta in dettaglio<br />

quanto è detto nei versetti 44,45 del capitolo 2. Così i poteri che si susseguono durante i<br />

2300 giorni sono presentati nel capitolo 11 fino a quando il regno di Dio si stabilisce. Da<br />

qui l’inadeguatezza di interpretare le 2300 sere e mattine come soli giorni durante l’era<br />

maccabaica.<br />

1122<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 13<br />

HARMAGHEDON<br />

Harmaghedon: suo significato<br />

Harmaghedon richiama al<strong>la</strong> mente, anche del<strong>la</strong> gente comune, avvenimenti catastrofici che<br />

precedono o che sono concomitanti con <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Possiamo dire che due sono state le posizioni che hanno caratterizzato <strong>la</strong> comprensione del<br />

testo biblico:<br />

a) Harmaghedon, luogo geografico nel quale gli avvenimenti bellici chiuderanno <strong>la</strong> <strong>storia</strong>;<br />

b) situazione di ribellione dell’umanità nei confronti di Dio;<br />

Crediamo che <strong>la</strong> seconda sia più rispondente al testo dell’Apocalisse, ma il quadro<br />

generale che offre <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> del Signore, pur non presentando un conflitto nel Medio Oriente,<br />

dove scorre l’Eufrate, presenta <strong>la</strong> VII tromba, l’ultima, in un contesto di guerre. In tutto ciò<br />

stando al profeta Daniele, <strong>la</strong> Terra Santa svolge un ruolo importante.<br />

L’espressione Harmaghedon è considerata «oscura» (A. Reymond), anche perché <strong>la</strong> si<br />

trova una so<strong>la</strong> volta nel testo biblico e questo aumenta <strong>la</strong> sua difficoltà di comprensione. Il<br />

nome è ebraico, lingua dell’Antico Testamento, ma Giovanni scrive in greco.<br />

Etimologicamente sembra che il problema, per gli studiosi, sia insolubile.<br />

Scrive J. JEREMIAS: «Una sicura spiegazione del nome non è ancora stata data… L’enigma<br />

dell’Ar Maguedon non è stato ancora chiarito» (Dictionary of the Bible, Hasting, New York,<br />

Scribner 1909, vol. 2), attende ancora di essere spiegato. Già E. Renan aveva detto: «Enigma<br />

per noi indecifrabile» (cit. Charles BRÜTSCH, La c<strong>la</strong>rtée de l’Apocalypse, Genève 1966, p.<br />

270).<br />

Gli antichi commentatori cristiani (Andrea di Cesarea ed Oecumenius) danno ad<br />

Harmaghedon il significato letterale: Montagna del carname. Ciò sembra avval<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> LXX<br />

che traduce Zaccaria 12:11 «<strong>la</strong> pianura di Meguiddo» <strong>la</strong> parafrasi anziché traslitterar<strong>la</strong> con:<br />

«nel<strong>la</strong> pianura del massacro, dello sterminio (boschetto, taglio, tagliato in due)». Questa<br />

traduzione greca fatta prima di Cristo confermerebbe che Meghiddo più che avere <strong>la</strong> radice di<br />

ya’ad (assemblea), preferisce gedad che significa “tagliare”, o “abbattere” e si accorda con<br />

quanto dicevano Andrea di Cesarea ed Oecumenius.<br />

Con Teodoro di Béze, nel XVI secolo, si vede in Maguedon <strong>la</strong> traslitterazione greca del<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> ebraica Meguiddo. La LXX per due volte ha traslitterato Meguiddo con Maguedon<br />

(Giudici 1:27; 2 Cronache 35:22). Meguiddo ricorda <strong>la</strong> valle di Esdrailon dove si sono<br />

combattute diverse battaglie (Giudici 4, 5(5:19); 2 Re 23:29; 2 Cronache 35:20-25). Alcuni<br />

studiosi vi vedono anche <strong>la</strong> battaglia finale di Ezechiele (38:8,21; 39:2,4,17). Bartina<br />

menziona il “tell”-collina di Meguiddo, ma non è alto. La montagna più vicina, a una distanza<br />

di una decina di chilometri, o meglio <strong>la</strong> più importante in questa valle è il Carmelo dove Elia<br />

ha combattuto contro i falsi profeti (1 Re 18). Sono queste analogie che hanno portato un gran<br />

numero di studiosi a identificare Maguedon con Meguiddo. E. NECTLE, dopo aver passato in<br />

rassegna le varie posizioni, conclude: «In generale l’allusione a Meguiddo è ancora <strong>la</strong><br />

spiegazione più p<strong>la</strong>usibile» (cit. in Dictionary of the Bible, Hasting, New York, Scribner<br />

1909, vol. 2, p. 305).


APPENDICE N. 13<br />

Molti commentatori oggi, a seguito di F. HOMMEL, (Neue Kirchl. Zeitschrift, I/1890, p.<br />

407 ss,) sono portati a vedere in Harmaghedon <strong>la</strong> traslitterazione del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca Har-<br />

Mo(go)’ed = montagna dell’assemblea (degli dèi) (Isaia 14:13) «al<strong>la</strong> quale il re di Babilonia,<br />

con ingiuriosa temerarietà, vuole dare <strong>la</strong> sca<strong>la</strong>ta» (J. JEREMIAS, cit. C. Brütsch, o.c.,).<br />

Degli studiosi hanno pensato che Harmaghedon sia il monte Sion. Agli occhi di RISSI<br />

questa spiegazione è <strong>la</strong> più soddisfacente: «materialmente una dipendenza da Isaia 14:13<br />

sembra essere provata» (cit. C. Brütsch, Idem, p. 271).<br />

Scrive il prof. J. DOUKHAN: «Il profeta par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> “montagna” di Meghiddo<br />

(Harmaghedon) perché pensa chiaramente a Gerusalemme. Il luogo del<strong>la</strong> battaglia non è <strong>la</strong><br />

valle di Esdrailon, ma come il profeta Daniele l’aveva previsto, «<strong>la</strong> gloriosa e santa<br />

montagna» (Daniele 11:45). Tutti i re del<strong>la</strong> terra, tutti i poteri qui riuniti, non hanno che un<br />

solo obiettivo: il controllo di Gerusalemme. Non si tratta del<strong>la</strong> Gerusalemme dello Stato<br />

moderno d’Israele. Nel contesto partico<strong>la</strong>re dell’Apocalisse in cui il linguaggio è impregnato<br />

di simbolismo, <strong>la</strong> Gerusalemme di cui si par<strong>la</strong> è nell’ordine spirituale. Nel libro di Daniele, <strong>la</strong><br />

montagna gloriosa di Sion rappresenta sovente il regno celeste di Dio. Nel capitolo 2, al<strong>la</strong> fine<br />

dei regni umani che spariranno, il profeta vede il regno di Dio sotto <strong>la</strong> forma di una montagna<br />

(Daniele 2:35,44,45). Pure al<strong>la</strong> fine del capitolo 11, l’orizzonte del<strong>la</strong> speranza si disegna sotto<br />

<strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> «santa e gloriosa montagna» (Daniele 11:45). Bisogna dire che il tema di<br />

Gerusalemme e del<strong>la</strong> montagna di Sion giocano un ruolo predominante nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione<br />

biblica del<strong>la</strong> speranza. Così, <strong>la</strong> Sion del<strong>la</strong> speranza è posta molto in alto nel cielo (Salmo 47:2;<br />

confr. Isaia 14:13); è l’abitazione di Dio (Salmo 78:68; 132:13), ha tutte le caratteristiche del<br />

giardino dell’Eden (Ezechiele 47:1,2; Gioele 3:18; Zaccaria 13:1; Apocalisse 22:1,2).<br />

Nell’Antico come nel Nuovo Testamento, Gerusalemme è <strong>diventa</strong>to il nome del<strong>la</strong> città che sta<br />

in alto (Ga<strong>la</strong>ti 4:26), ripiena di tutte le felicità del<strong>la</strong> presenza sovrana di Dio (Ebrei 12:22). È<br />

questa Gerusalemme che le forze del<strong>la</strong> terra vogliono prendere d’assalto. Come gli antichi<br />

costruttori del<strong>la</strong> torre di Babele, <strong>la</strong>voravano per fare del<strong>la</strong> città che è qui in basso il paradiso<br />

dei loro sogni. La speranza si vuole costruire qui, sul dio di Babele con l’esclusione del Dio<br />

che sta in alto» (Le cri du ciel - Étude prophétique sur le livre de l’Apocalypse, ed. Vie et<br />

Santé, Dammarie-les-Lys 1996, pp.215,216).<br />

Harmaghedon, Monte di Meghiddo, è il nome apocalittico del luogo dove i potenti di<br />

questo mondo e l’umanità intera sono stati riuniti per contrastare <strong>la</strong> presenza di Dio in questo<br />

mondo data dai suoi credenti. Harmaghedon è il luogo/stato spirituale dove <strong>la</strong> Babilonia<br />

spirituale viene giudicata da Dio. Questo monte, quale segno di potenza, è il monte di Sion<br />

(Apocalisse 14:1-5), del<strong>la</strong> nuova Gerusalemme, dove sono riuniti coloro che hanno vinto<br />

perché non hanno adorato <strong>la</strong> bestia, <strong>la</strong> sua immagine e non avendo accettato il suo marchio,<br />

sono stati suggel<strong>la</strong>ti da Dio.<br />

Riepilogando, Harmaghedon è ricordata con i seguenti significati:<br />

- monte del carname;<br />

- Meghiddo, valle di Esdrailon con il monte Carmelo nelle vicinanze al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> valle;<br />

- pianura del massacro;<br />

- monte dell’assemblea (degli dèi), il Monte Sion del<strong>la</strong> Nuova Gerusalemme.<br />

Isbon T. Beckwith quindi conclude: «Il (nome Har-Magedon) è allora un nome<br />

immaginario per designare <strong>la</strong> scena del<strong>la</strong> grande battaglia tra l’Anticristo ed il Messia»<br />

(BECKWITH Isbon T., The Apocalypse of John, Grand Rapids: Baker Book House, 1979,<br />

ristampa del 1919, p. 685).<br />

1124<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


HARMAGHEDON<br />

Robert H. Mounce nello stesso modo considera Harmaghedon come il culmine del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>: «Ovunque prende posto, Har-Magedon è il simbolo del rovesciamento finale di tutte le<br />

forze del male dal<strong>la</strong> potenza e dal potere di Dio. Il grande conflitto tra Dio e Satana, Cristo e<br />

l’Anticristo, il bene e il male, che sta dietro al<strong>la</strong> corsa del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> terminerà al<strong>la</strong> fine in una<br />

lotta conclusiva nel<strong>la</strong> quale Dio emergerà vittorioso e stabilirà con lui tutti coloro che hanno<br />

posto <strong>la</strong> loro fede in lui» (Robert H. MOUNCE, The Book of Reve<strong>la</strong>tion, The New International<br />

Commentary on the New Testament, Grand Rapids, Eerdmans 1977, p. 302; cit. LaRONDELLE<br />

Hans K., Chariots of Salvation, The Biblical Drama of Armageddon, Rewiew and Herald<br />

Publishing Association, Washington 1987, pp. 122, 123).<br />

1. HARMAGHEDON:<br />

situazione di ribellione dell’umanità<br />

Babilonia caldea tipo del<strong>la</strong> Babilonia apocalittica<br />

LaRondelle sostenitore del<strong>la</strong> seconda spiegazione scrive: «Ogni volta che l’Apocalisse di<br />

Giovanni menziona un nome ebraico o un luogo, o fa allusione ad un personaggio o ad un<br />

avvenimento dell’Antico Testamento, il principio tipologico esige che <strong>la</strong> determinazione del<br />

valore originale redentivo storico di questi termini si faccia in re<strong>la</strong>zione con l’alleanza tra Dio<br />

e l’antico Israele… Questo principio tipologico si applica non so<strong>la</strong>mente al nome di Israele,<br />

ma anche ai nomi dei suoi nemici - come Babilonia, Egitto ed Edom -, in tal modo i nemici<br />

dell’antico popolo di Dio sono dei tipi dei nemici del<strong>la</strong> vera Chiesa di Gesù Cristo (confr.<br />

Apocalisse 19: 13, 15 e Isaia 63: 1-6)» (LaRONDELLE Hans K., La signification des sept<br />

derniers p<strong>la</strong>ies, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, Conférence Bibliques Division<br />

Eurafricane, Institut Adventiste du Salève, 1988, p. 203).<br />

Il trionfo del popolo di Dio, <strong>la</strong> liberazione del<strong>la</strong> Chiesa, è descritto nell’Apocalisse nel<br />

quadro tipologico del<strong>la</strong> liberazione d’Israele dall’Egitto e da Babilonia.<br />

Gesù è presentato 28 volte come l’arnion, l’Agnello immo<strong>la</strong>to, che ricorda quello pasquale<br />

che espia all’esodo. Le sette ultime piaghe non possono non ricordare quelle che hanno<br />

colpito l’Egitto prima dell’uscita d’Israele. Come Dio ha espresso il suo giudizio su un popolo<br />

che opprimeva i figli di Giacobbe, così nel tempo del<strong>la</strong> fine Dio esprimerà il suo giudizio nei<br />

confronti di coloro che opprimeranno <strong>la</strong> sua Chiesa. Come gli Israeliti hanno cantato di gioia<br />

dopo l’attraversata del Mar Rosso (Esodo 15: 1-18), così Giovanni vede i fedeli vincitori del<strong>la</strong><br />

bestia e del<strong>la</strong> sua immagine (i faraoni del tempo del<strong>la</strong> fine) sul mare di vetro che cantano il<br />

canto di Mosè e dell’Agnello che mette in risalto non tanto <strong>la</strong> distruzione dei malvagi<br />

quanto gli atti redentivi del Signore (Apocalisse 15:2-4).<br />

Un aspetto da tenere in considerazione è il fatto che le sette ultime piaghe dell’Apocalisse<br />

richiamano i giudizi sull’Egitto e Babilonia. Infatti le prime cinque sono collegate a quelle che<br />

hanno preceduto <strong>la</strong> liberazione dall’Egitto (<strong>la</strong> prima dell’Apocalisse, l’ulcera, corrisponde al<strong>la</strong><br />

VI dell’Esodo che colpì gli uomini e gli animali (Esodo 9:8-11); <strong>la</strong> seconda e <strong>la</strong> terza, l’acqua<br />

sangue, corrisponde al<strong>la</strong> prima in Egitto (Esodo 7:17,19-21); <strong>la</strong> quinta che rende tenebroso il<br />

trono del<strong>la</strong> bestia, corrisponde al<strong>la</strong> nona che oscurò totalmente il paese d’Egitto per tre giorni<br />

(Esodo 10:21-23) e le ultime due, <strong>la</strong> sesta (il prosciugamento dell’Eufrate) e <strong>la</strong> settima (<strong>la</strong><br />

caduta di Babilonia), richiamano gli avvenimenti concomitanti con <strong>la</strong> conquista dell’antica<br />

città del<strong>la</strong> Mesopotamia fatta da Ciro nel V secolo a.C., come profetizzati da Isaia (44-47) e<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1125


APPENDICE N. 13<br />

da Geremia (50;51). Queste ultime piaghe sono state precedute dall’annuncio del<strong>la</strong> caduta di<br />

Babilonia (vedere Apocalisse 18:4-6; Isaia 13:19; 21:9; Geremia 51:7,8).<br />

Gli avvenimenti storici del passato hanno valore tipologico per <strong>la</strong> liberazione finale del<strong>la</strong><br />

Chiesa di Gesù Cristo non più circoscritta in una località, ma nel<strong>la</strong> sua espansione mondiale.<br />

È riconosciuto da tutti che i nomi nel testo dell’Apocalisse hanno un valore simbolico, cioè<br />

tipologico teologico, più che geografico: Babilonia si riferisce al suo significato etimologico<br />

anziché geografico; è difficile trovare commentatori che vedono in questa città l’antica<br />

metropoli sull’Eufrate: Sodoma ed Egitto (11:8) e una piazza del<strong>la</strong> grande città (di Babilonia)<br />

«dove è stato crocifisso il Signore». Abbiamo qui indicato una città dell’antichità e un paese<br />

non nel suo significato geografico, ma teologico. Anche i nomi delle lettere alle sette chiese<br />

acquistano nel<strong>la</strong> spiegazione storico profetica un significato tipologico, <strong>la</strong> cui realtà storica del<br />

passato permette di caratterizzare <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> Chiesa attraverso i secoli: dal primo amore<br />

(Efeso) del<strong>la</strong> Chiesa apostolica a quel<strong>la</strong> del tempo del giudizio (Laodicea). Ba<strong>la</strong>am<br />

(Apocalisse 2:14-17), personaggio dell’Antico Testamento, viene preso ad immagine di chi<br />

corrompe <strong>la</strong> Chiesa. Jezebel (2:20) nome che ricorda <strong>la</strong> moglie del re Acab, è preso a figura di<br />

coloro che rendono <strong>la</strong> Chiesa pagana con i suoi sacerdoti, riti ed insegnamenti. I versetti 1,2<br />

del capitolo 11 par<strong>la</strong>no del<strong>la</strong> misurazione del tempio di Dio e che <strong>la</strong> santa città sarà calpestata<br />

dai gentili per 42 mesi. I commentatori vedono in questo tempio e nel<strong>la</strong> santa città non quelli<br />

dell’antica dispensazione, ma <strong>la</strong> rappresentazione figurata del popolo di Dio nel<strong>la</strong> sua fedeltà<br />

che si contrappone al<strong>la</strong> donna del capitolo 17, chiamata col nome dell’antica Babilonia, <strong>la</strong><br />

città che domina il mondo nel tempo del<strong>la</strong> fine, sul<strong>la</strong> quale l’Eterno esprimerà il suo giudizio,<br />

sul popolo di Dio che si corrompe e si prostituisce ai potenti del mondo per condividere con<br />

loro il potere. Prima che il giudizio si compia su questa società, come già era avvenuto nel<br />

passato (Isaia 48:20; 52:11; Geremia 56:3; 51:6,45), Dio invita il suo popolo ad uscire da<br />

Babilonia (Apocalisse 18:4). La Babilonia del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> fu vinta in una notte, quel<strong>la</strong> apocalittica<br />

cade anche essa all’improvviso (18:8). Isaia (13:19,20) e Geremia (50:39; 51:37) avevano<br />

annunciato che Babilonia non sarebbe stata più abitata, Giovanni del<strong>la</strong> sua Babilonia dice che,<br />

a seguito del<strong>la</strong> sua caduta, non sarà più trovata (18:21-24). Babilonia nel testo biblico<br />

simboleggia i nemici del popolo di Dio sia del tempo del<strong>la</strong> fine (Apocalisse 14:8; 17:4,5;<br />

18:2) sia dell’antico Israele.<br />

Eufrate<br />

Il fiume Eufrate, simbolo dei re d’Assiria (Isaia 8:7), è presentato da Geremia come un<br />

mare (51:36), potrebbe quindi indicare in Apocalisse non il fiume del<strong>la</strong> Mesopotamia, ma <strong>la</strong><br />

barriera protettiva di Babilonia. Come le acque dell’Eufrate impedivano l’espugnazione del<strong>la</strong><br />

città caldea, così il fiume Eufrate di Apocalisse 16:12 rappresenta le acque/popoli (17:15) che<br />

proteggono, difendono, sostengono Babilonia <strong>la</strong> Grande.<br />

«La ribellione di Babilonia contro l’autorità di Dio si è operata in due dimensioni:<br />

verticale, contro Yahvé, sua sovranità e sua salvezza; ed orizzontale, contro il popolo<br />

dell’alleanza ed il suo culto centrato nel santuario. Babilonia ha portato un combattimento sul<br />

doppio fronte: contro il Dio d’Israele, e contro l’Israele di Dio.<br />

L’odio che animava l’antica Babilonia animerà <strong>la</strong> Babilonia apocalittica con un’intensità<br />

ancor più grande… L’Apocalisse onora Gesù attribuendogli tutte le prerogative divine<br />

(22:12). La Babilonia apocalittica dirige le sue bestemmie e il suo odio contro Dio, il suo<br />

Cristo e <strong>la</strong> sua Chiesa fedele. Babilonia attacca ed asserve <strong>la</strong> Chiesa universale e deforma<br />

1126<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


HARMAGHEDON<br />

l’insegnamento concernente il cammino del<strong>la</strong> salvezza e <strong>la</strong> vera adorazione (14:6,7)» (Idem,<br />

pp. 216, 217).<br />

C’è un parallelismo tra <strong>la</strong> caduta dell’antica Babilonia, come è stata annunciata da Isaia<br />

(41:44-47), da Geremia (50; 51) e <strong>la</strong> sua realizzazione storica riportata da Daniele 5 e dagli<br />

storici greci Erodoto (nato verso il 484 a.C.) e Senofonte (nato verso il 429 a.C.) ad opera dei<br />

Medo Persiani, i re che venivano dall’Oriente, che entrarono in città dopo aver deviato le<br />

acque dell’Eufrate (cioè prosciugato il suo percorso naturale). La conquista di Ciro, <strong>la</strong> caduta<br />

improvvisa di Babilonia, <strong>la</strong> neutralizzazione dell’ostacolo fiume Eufrate, ha adempiuto<br />

letteralmente <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> (Isaia 44:27,28; Geremia 51:13,36; 50:38). Ciro è presentato come<br />

colui che ricostruirà <strong>la</strong> santa città e il tempio (44:28), libererà il popolo di Dio (45:13). È per<br />

questo che Dio accorda a Ciro titoli onorabili: mio «unto» e «mio pastore» (45:1; 44:28), titoli<br />

che caratterizzeranno il Cristo futuro e faranno di lui (Ciro) un tipo drammatico del<br />

combattimento finale del Messia contro <strong>la</strong> Babilonia dell’Apocalisse. Di già dell’Eufrate era<br />

stato detto: «seccati, (io) asciugherò i tuoi flutti» (Isaia 44:27). «Ciro non era che lo strumento<br />

del giudizio di Dio pronunciato su Babilonia. Come Yahweh ed il suo popolo dell’antica<br />

alleanza erano al centro del<strong>la</strong> caduta di Babilonia, così pure il Cristo ed il suo popolo del<strong>la</strong><br />

nuova alleanza - <strong>la</strong> Chiesa fedele - sono al centro del<strong>la</strong> caduta di Babilonia moderna e di<br />

Harmaghedon» (Idem, p. 218).<br />

Possiamo così riassumere il significato teologico e tipologico:<br />

1. Come <strong>la</strong> Babilonia storica era nemica di Dio e del suo popolo, così il suo nome indica, nel<br />

linguaggio dell’Apocalisse, <strong>la</strong> potenza mondiale che contrasta Dio e <strong>la</strong> sua Chiesa.<br />

2. Come l’Eufrate proteggeva <strong>la</strong> potente città del<strong>la</strong> Mesopotamia e <strong>la</strong> difendeva dalle<br />

invasioni dei nemici, così, nel tempo del<strong>la</strong> fine, il nome del fiume rappresenta i popoli e le<br />

nazioni che sostengono, difendono e proteggono <strong>la</strong> Babilonia spirituale.<br />

3. Come il prosciugamento dell’Eufrate fu <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> caduta di Babilonia, così nel futuro<br />

il si prosciugheranno le potenze che sostengono Babilonia.<br />

4. Come Ciro, con i suoi alleati, venne dal sol levante, quale l’unto che Dio si era scelto per<br />

vincere Babilonia e liberare il suo popolo, così il Messia al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> verrà dall’Est<br />

per vincere le potenze avverse e liberare <strong>la</strong> sua Chiesa.<br />

5. Come nel<strong>la</strong> Babilonia storica c’erano dei fedeli dell’Eterno, così anche ci saranno nel<strong>la</strong><br />

Babilonia apocalittica.<br />

La VI e <strong>la</strong> VII piaga sono ampliate in Apocalisse 17-19<br />

I capitoli 17-19 dell’Apocalisse sono un ampliamento di quanto Giovanni scrive nel<br />

capitolo 16 del<strong>la</strong> VI e VII piaga.<br />

Il capitolo 17 non presenta degli avvenimenti supplementari a quanto detto nel precedente.<br />

Infatti <strong>la</strong> visione del capitolo 17 viene introdotta presentando un angelo del capitolo 16 con in<br />

mano una delle coppe del giudizio. Considerando che viene detto a Giovanni che gli verrà<br />

mostrato il giudizio del<strong>la</strong> grande prostituta che ha scritto sul<strong>la</strong> fronte: mistero, Babilonia <strong>la</strong><br />

grande (versetti 1,5), non è difficile pensare che si abbia a che fare con l’angelo del<strong>la</strong> piaga ad<br />

essa riferentesi. La caduta di Babilonia descritta nel<strong>la</strong> VII piaga è vista nei versetti 16, 17 e<br />

viene poi ampliata nei capitoli 18 e 19 s.p..<br />

F. WERE, in The Woman and the Beast in the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Berrien Spring,<br />

Michigan, 1985, pp. 91, 92, fa delle comparazioni che riproponiamo con delle varianti:<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1127


APPENDICE N. 13<br />

Apocalisse 16<br />

- piaghe V, VI, VII sono in<br />

re<strong>la</strong>zione a Babilonia<br />

- versetti 12, 19, sono in re<strong>la</strong>zione al<br />

fiume e al<strong>la</strong> città di Babilonia<br />

- versetto 12, le acque dell’Eufrate<br />

- versetto 12, il prosciugamento del<br />

fiume che avrà come conseguenza <strong>la</strong><br />

distruzione di Babilonia<br />

- versetti 13,14, i tre poteri mondiali si<br />

uniscono per <strong>la</strong> forza dei falsi<br />

miracoli compiuti dallo spirito dei<br />

demoni - credenza dell’immortalità<br />

dell’anima - spiritismo<br />

- versetto 14, <strong>la</strong> triade satanica e i re<br />

del<strong>la</strong> Terra combatteranno contro<br />

l’Iddio Onnipotente<br />

- versetto 16, saranno riunite ad<br />

Harmaghedon, <strong>la</strong> montagna del<br />

carname, dove verranno distrutti i<br />

nemici di Dio<br />

- versetto 17, nel tempio Dio annuncia:<br />

«È fatto»<br />

- versetto 19, «La grande città fu divisa<br />

in tre parti».<br />

1128<br />

Apocalisse 17<br />

- versetto 1, Giudizio su Babilonia<br />

- versetto 1; Geremia 51:13, presentano<br />

le acque di Babilonia<br />

- versetti 1, 15, le acque di Babilonia<br />

sono i popoli al servizio del<strong>la</strong> donna<br />

che poi odieranno<br />

- versetto 16, <strong>la</strong> donna non ha più<br />

il sostegno dei popoli, essi non <strong>la</strong><br />

obbediscono più; le acque si sono<br />

prosciugate<br />

- 19:19,20; 2 Tessalonicesi 2:9, l’unione<br />

è realizzata dai falsi miracoli<br />

compiuti dallo spirito dei demoni -<br />

credenza dell’immortalità dell’anima<br />

- spiritismo<br />

- versetto 14 le acque e <strong>la</strong> bestia<br />

faranno guerra ai santi dell’Altissimo<br />

e all’Agnello; 19:12; 12:17<br />

- versetto 14, l’Agnello li vincerà<br />

perché è il Signore dei signori, Re dei<br />

re<br />

- versetto 17, affinché «siano compiute<br />

le parole di Dio»<br />

- versetto 16, Babilonia sarà distrutta e<br />

resa deserta.<br />

Nel tempo del<strong>la</strong> fine l’Evangelo annunciato in tutto il mondo (Matteo 24:14) avrà i suoi<br />

fedeli disseminati su tutta <strong>la</strong> terra, ma anche Babilonia avrà esteso oltre misura <strong>la</strong> sua<br />

influenza: ha dato a bere del calice del<strong>la</strong> sua fornicazione a tutti i re del<strong>la</strong> terra ubriacandoli<br />

(Apocalisse 14:8). La Chiesa avrà un’estensione su tutta <strong>la</strong> Terra, Babilonia pure avrà<br />

un’influenza mondiale.<br />

«Conformemente a questa portata universale di Babilonia, l’ispirazione dà anche<br />

all’Eufrate, il fiume di Babilonia, un’applicazione universale: “Le acque che tu hai visto sulle<br />

quali <strong>la</strong> prostituta siede, sono dei popoli, delle folle, delle nazioni e delle lingue” (17:15).<br />

Coloro che insistono nel vedere nell’“Eufrate” solo i popoli che abitano le regioni bagnate dal<br />

fiume devono dare <strong>la</strong> stessa interpretazione a “Babilonia”, a “Israele”, al “Monte Sion”, ecc..<br />

Questi commentatori perdono così di vista il carattere cristocentrico del<strong>la</strong> tipologia biblica.<br />

L’Evangelo di Gesù Cristo ci libera dalle restrizioni del letteralismo etnico e geografico in ciò<br />

che concerne l’epoca messianica. L’interpretazione dell’Eufrate data dall’angelo di Apocalisse<br />

17 serve a preservarci dal ricadere nell’interpretazione dell’Eufrate come essendo il Medio<br />

Oriente. Ogni volta che Dio ha prosciugato un fiume letterale o un “fiume” di nemici nel<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> d’Israele - come il Mar Rosso, o il Giordano, o il fiume degli invasori che venivano<br />

dall’Eufrate (Isaia 8:7,8) - questo atto ha sempre rappresentato un giudizio provvidenziale sui<br />

nemici del popolo di Dio. Il prosciugamento del grande fiume di Babilonia durante <strong>la</strong> sesta<br />

piaga ancora nel futuro non deve fare eccezione…<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


HARMAGHEDON<br />

La dissoluzione repentina di Babilonia, mediante <strong>la</strong> provvidenza divina, è il tema del<br />

capitolo 17 e spiega <strong>la</strong> sesta e <strong>la</strong> settima piaga. Questo capitolo rive<strong>la</strong> il mutamento repentino<br />

dei partigiani politici di Babilonia, che si mettono ad odiare <strong>la</strong> sua autorità religiosa come<br />

risultato del verdetto divino (17:17). Ciò che è sorprendente è che Dio provocherà<br />

l’autodistruzione di Babilonia con le mani dei suoi propri partigiani. Le acque dell’Eufrate,<br />

cioè le moltitudini che perseguitano il popolo di Dio (17:15), saranno all’improvviso<br />

prosciugate, cioè cesseranno di sostenere Babilonia, si metteranno all’improvviso ad odiar<strong>la</strong> e<br />

a distrugger<strong>la</strong> completamente (17:16). Ma il rovesciamento inatteso di questa unione<br />

maledetta non avverrà che al<strong>la</strong> sua “ora”, quando Babilonia unita attaccherà <strong>la</strong> parte finale del<br />

popolo che attende il ritorno del suo Signore (vedere 17:14; 12:17; 18:15).<br />

Una volta che Ciro aveva prosciugato le acque dell’Eufrate, <strong>la</strong> strada era pronta per tutti i<br />

re dell’Oriente: essi potevano allora impadronirsi del<strong>la</strong> capitale e del suo governo mondiale.<br />

Fu allora che si compì <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> tracciata da una mano invisibile sul muro del<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> del<br />

banchetto del pa<strong>la</strong>zzo di Belzhatsar: “Il tuo regno sarà diviso, e dato ai Medi e ai Persiani”<br />

Daniele 5: 28. Tuttavia <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> fu pienamente compiuta quando Ciro, dopo essersi<br />

impossessato di Babilonia, permise ad Israele di ritornare a Gerusalemme (Esdra 1:1-5).<br />

Il compimento apocalittico dei segni cosmici del<strong>la</strong> distruzione di Babilonia non si<br />

realizzeranno che quando il Messia in persona entrerà in scena come combattente per<br />

rovesciare Babilonia, e quando i suoi peccati contro il popolo di Dio si saranno «accumu<strong>la</strong>ti<br />

fino al cielo» (vedere Apocalisse 18:5). Il fatto che Cristo farà cadere dal santuario celeste il<br />

giudizio divino sul<strong>la</strong> Babilonia del<strong>la</strong> fine dei tempi (15-19) è più che una analogia evidente<br />

con <strong>la</strong> vittoria di Ciro sull’antica Babilonia. La missione finale del Cristo è di compiere i tipi e<br />

le profezie che annunciano che Israele sarà liberato da Babilonia, su una sca<strong>la</strong> universale ed in<br />

una gloria cosmica. Questa venuta non si realizzerà partendo da un luogo terreno, ma<br />

direttamente dal trono celeste di Dio, cioè dal<strong>la</strong> direzione cosmica dell’Oriente. Sarà <strong>la</strong> più<br />

grande teofania cosmica mai manifestata prima al mondo, <strong>la</strong> più splendida liberazione del<br />

popolo di Dio mai compiuta.<br />

“Poi vidi i cieli aperti, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si<br />

chiamava il Verace, giudica e combatte con giustizia… Gli eserciti che sono nel cielo lo<br />

seguivano su dei cavalli bianchi, rivestiti di un lino fine, bianco e puro” (Apocalisse<br />

19:11,14)» (Idem, pp. 219, 220).<br />

Che questa battaglia sia quel<strong>la</strong> di Harmaghedon è confermata dal versetto 15 dove il<br />

combattente dell’Onnipotente, il Re dei re e Signore dei signori, ha una spada che gli esce<br />

dal<strong>la</strong> bocca per colpire le genti. Nei versetti 19, 20 vengono indicati i combattenti: «<strong>la</strong> bestia, i<br />

re del<strong>la</strong> terra e i loro eserciti, radunati per far guerra a colui che cavalcava il cavallo ed al suo<br />

esercito» e il falso profeta. Sebbene il capitolo 19 non indichi da quale parte dell’universo<br />

venga questo esercito del cielo, nel capitolo 7:2 un angelo, dell’esercito del cielo, viene<br />

presentato come proveniente dal sol levante avendo il compito di suggel<strong>la</strong>re i credenti<br />

dell’ultima generazione affinché siano in grado di contrastare il male nel<strong>la</strong> sua esplosione<br />

finale. Ezechiele 43:1,2 annuncia che <strong>la</strong> gloria dell’Iddio d’Israele veniva dal levante e <strong>la</strong> sua<br />

voce era simile al suono di grandi acque. Il canto di Zaccaria dice che <strong>la</strong> salvezza viene<br />

dall’aurora (Luca 1:76,77). Gesù presenta <strong>la</strong> sua venuta come il <strong>la</strong>mpo che esce dal levante<br />

(Matteo 24:27).<br />

2. HARMAGHEDON:<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1129


APPENDICE N. 13<br />

luogo geografico nel quale gli avvenimenti bellici concluderanno <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

Nessun testo biblico identifica i re dell’oriente con gli angeli del cielo. Sono le analogie<br />

nel quadro tipologico che permettono di sostenere questa spiegazione. Ciro, suscitato<br />

dall’Oriente per liberare Israele da Babilonia (Isaia 41:2; 45:1-4; 46:11), è accompagnato da<br />

molti re (Geremia 50:41; 51:28; Isaia 46:11; 41:2,25). Micael (Daniele 12:1) che si leverà<br />

per difendere il suo popolo, è presentato da Giovanni come Re dei re e Signore dei signori ed<br />

è il principale capo (Daniele 10:13) dell’esercito del cielo. Questo titolo può <strong>la</strong>sciare<br />

presupporre che tra gli esseri celesti ci siano degli angeli con maggiore autorità, come del<br />

resto Lucifero è presentato come <strong>la</strong> principale creatura e, ribel<strong>la</strong>ndosi a Dio, è <strong>diventa</strong>to il<br />

tipologico rappresentante dei re di Babilonia (Isaia 14:4-12) e di Tiro (Ezechiele 28:12-16).<br />

Questi re dell’Apocalisse che vengono dall’Oriente non dovrebbero essere visti nel<strong>la</strong> consueta<br />

veste politica. Essi in Apocalisse 19:14 sono presentati con Gesù che ritorna nel<strong>la</strong> sua<br />

potenza, vestiti come lui di vesti bianche e cavalcanti essi stessi, come lui, dei cavalli bianchi.<br />

Si è pensato anche che questi re possano essere quei credenti che già sono al<strong>la</strong> presenza del<br />

Signore, sia perché non sono morti: Enoc ed Elia, o perché resuscitati, ad esempio Mosè e<br />

quelli che sono usciti dalle tombe in occasione del<strong>la</strong> morte di Gesù (Matteo 27:52) e portati in<br />

cielo in occasione del<strong>la</strong> sua ascensione (Efesi 4:8).<br />

LaRondellle, nel continuare le sue osservazioni, scrive: «Per rispondere all’interpretazione<br />

letterale di Harmaghedon come essendo, nel futuro, <strong>la</strong> situazione geografica del<strong>la</strong> “montagna<br />

di Meghiddo” (suggerita nel New Scofield Reference Bible, Oxford, New York 1967, p.<br />

1388), due note possono essere fatte: prima di tutto, nessuna “montagna di Meghiddo”<br />

letterale si trova menzionata nell’Antico Testamento, non ha quindi neppure un’esistenza<br />

geografica. Per conseguenza i primi commentatori cristiani (compresi Origene ed Eusebio)<br />

non hanno visto in Harmaghedon il nome di un luogo. Tuttavia, l’argomento decisivo che<br />

permette di rigettare il letteralismo geografico del sistema dispensazionalista è il fatto che le<br />

profezie dell’Antico Testamento avevano già chiaramente indicato il luogo di questo<br />

combattimento apocalittico: nelle montagne e nelle valli che attorniano il monte Sion (Gioele<br />

2:32; 3:1-17; Isaia 29:1-7; Ezechiele 39:11; Daniele 11:45; Zaccaria 12:2,3,9; 14:1-4). Il<br />

libro dell’Apocalisse riprende questa escatologia unanime dell’Antico Testamento (Apocalisse<br />

14:1,20; 20:9) con una so<strong>la</strong> modifica teologica: è l’Agnello di Dio che determina il<br />

compimento del<strong>la</strong> nuova alleanza e di tutte le promesse e minacce divine (vedere Apocalisse<br />

7:9,10; 12:17; 14:12; 15:1,2; 17:14; 19:11; 21:9,22,23; 22:1,3). Se il monte Sion (14:1)<br />

deve essere definito dall’ermeneutica evangelica come essendo il luogo santo messianico,<br />

allora <strong>la</strong> montagna di Meghiddo deve essere definita negli stessi termini come essendo il<br />

luogo del<strong>la</strong> maledizione e del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione dell’Anticristo» (Idem p. 222).<br />

Scrive il teologo Georges STÉVENY: «Il greco eis ton tipon tradotto con “nel luogo”, può<br />

essere anche reso con “nel<strong>la</strong> situazione di”. Questo modo di tradurre non è raro nel Nuovo<br />

Testamento (Atti 1:26; Romani 16:23; 1 Corinzi 14:16; Efesi 4:27; Ebrei 12:17). Ci pone<br />

dunque al<strong>la</strong> presenza di un assembramento simile a quello che si ebbe al Carmelo, <strong>la</strong>rgamente<br />

descritto nell’Antico Testamento (1 Re 18). Al tempo di Elia una scelta cruciale si imponeva<br />

tra il vero Dio e i falsi dèi. Sul Carmelo ci fu un celebre e terribile giudizio. Dio riportò una<br />

chiara vittoria. Tutti i sacerdoti di Baal e d’Astarte perirono. L’Harmaghedon apocalittico sarà<br />

il compimento solenne, <strong>la</strong> conclusione definitiva, terribile e pertanto meravigliosa, dello stesso<br />

conflitto arrivato al<strong>la</strong> sua fase finale. In breve, noi siamo in presenza di un nome immaginario<br />

come segno del confronto tra il Cristo e l’Anticristo accompagnati dai loro seguaci»<br />

(Harmaghedon, in Signes des Temps, n. 2, 1976).<br />

1130<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


HARMAGHEDON<br />

La tesi di LaRondelle e di tutti coloro che escludono il Medio Oriente come luogo<br />

geografico dove si dovranno svolgere anche gli avvenimenti finali del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> è molto<br />

interessante e validamente giustificata, ma crediamo che si possano fare delle osservazioni.<br />

LaRondelle asserisce: «Esiste pure qui una confusione nel<strong>la</strong> tradizione avventista, si tratta<br />

in partico<strong>la</strong>re delle applicazioni delle profezie non ancora realizzate di Daniele 11 e<br />

Apocalisse 16» (o.c., principes herméneutique… pp. 14, 15).<br />

Riteniamo che sia proprio il testo del profeta Daniele a suscitare delle critiche agli studiosi<br />

che vogliono escludere il vicino Oriente quale elemento del<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> (vedere<br />

Harmaghedon nel nostro Capitolo XX).<br />

Lo scritto di Daniele pur presentando <strong>la</strong> transizione dal letterale allo spirituale presenti <strong>la</strong><br />

fase finale con una chiave di lettura letterale.<br />

Daniele 2 indica Nebucadnetsar re del<strong>la</strong> letterale Babilonia, testa d’oro del<strong>la</strong> statua. Ma<br />

Babilonia, che si pone in contrapposizione al Regno di Dio, nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> cambia il<br />

nome in Medo Persia, Grecia, Roma sul territorio del<strong>la</strong> quale si spanderà il cristianesimo che<br />

nel<strong>la</strong> sua apostasia <strong>diventa</strong> Babilonia, espressione con <strong>la</strong> quale è presentato in Apocalisse 17.<br />

Il culto al dio so<strong>la</strong>re di Babilonia continua nel cristianesimo facendo del<strong>la</strong> Domenica, “giorno<br />

del sole”, il tempo appartato per il culto. L’orgoglio di Nebucadnetsar è espresso nelle parole:<br />

«È questa <strong>la</strong> gran Babilonia che io ho edificato come residenza reale con <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> mia<br />

potenza e per <strong>la</strong> gloria del<strong>la</strong> mia maestà» Daniele 4:30. La Babilonia escatologica ripeterà <strong>la</strong><br />

stessa presunzione con le parole di Isaia: «Io seggo regina, non sono vedova e non farò mai<br />

cordoglio» (Apocalisse 18:7; Isaia 47:7). L’espressione «Gran Babilonia» usata dal re<br />

Nabucco è ripresa da Giovanni per descrivere il potere avverso a Dio nel tempo del<strong>la</strong> fine<br />

(Apocalisse 14:8; 16:19; 17:18; 18:2,10,16,18; 19:3).<br />

La babilonica statua è confermata da Apocalisse 13 dove i mostro con sette teste, che sale<br />

dal mare, riepiloga in se stesso le quattro bestie di Daniele 7, le quali pur essendo distinte<br />

(leone, orso, leopardo e mostro innominabile con 10 corna) si devono considerare, in base al<br />

testo di Giovanni, come un solo potere che si è presentato in tempi diversi. L’Apostolo<br />

presenta il suo mostro per tre volte per indicare le trasformazioni che ha avuto nel tempo<br />

l’ultimo regno di Daniele.<br />

Il testo di Daniele, più che prestarsi al passaggio dal letterale allo spirituale, presenta <strong>la</strong><br />

vera natura delle potenze di questo mondo che con nomi diversi sono sempre Babilonia.<br />

Crediamo quindi che si faccia violenza al testo di Daniele quando lo si voglia privare del<br />

suo valore letterale a favore di quello tipologico. Se nel testo dell’Apocalisse possiamo<br />

riconoscere un’intenzionalità teologica e antitipica dell’Antico Testamento e un<br />

completamento anche del libro di Daniele, dobbiamo però pure riconoscere che il testo di<br />

Daniele, ricco di valore teologico, ha un’intenzionalità letterale, anche se le sue visioni sono<br />

presentate con simboli (statua, bestie, corna, venti, giorni, mesi e tempi). Le sue profezie, a<br />

differenza di tutte quelle degli altri profeti dell’Antico Testamento, hanno uno specifico senso<br />

cronologico e assenza del tipologico anche se dai suoi testi storici (capitoli 1,3,4,5,6) si<br />

possono fare delle applicazioni. Le 70 settimane, ad esempio, non sono correttamente<br />

spiegabili in una chiave tipologica: l’editto per ricostruire Gerusalemme, <strong>la</strong> venuta dell’Unto-<br />

Capo, <strong>la</strong> distruzione del tempio e di Gerusalemme, l’opera che il Messia compirà sul<strong>la</strong> terra e<br />

nel cielo hanno un valore letterale. Anche il capitolo 7 è cristocentrico. Presenta <strong>la</strong> superiorità<br />

del Figlio dell’uomo, al quale viene dato il regno, che viene messo in contrapposizione<br />

all’anticristo, il piccolo corno, che pur presentato con un linguaggio simbolico ha una sua<br />

realizzazione letterale nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. L’apostolo Paolo, nel riprendere l’insegnamento di Daniele<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1131


APPENDICE N. 13<br />

sia di questo capitolo che del capitolo 11, gli conferisce connotazioni letterali: l’empio si<br />

manifesterà dopo <strong>la</strong> caduta dell’Impero Romano, scriverà in termini ve<strong>la</strong>ti, per prudenza, nel<strong>la</strong><br />

2 Tessalonicesi 2.<br />

Se è vero che quanto l’Antico Testamento diceva a proposito dell’Israele palestinese<br />

dovrebbe avere una dimensione a ripercussione più ampia del limitato contesto geografico del<br />

vicino Oriente, ciò è dato anche dal fatto che il popolo di Dio, <strong>la</strong> Chiesa, nel tempo del<strong>la</strong> fine<br />

è estesa per tutta <strong>la</strong> terra. È però altrettanto vero che il testo di Daniele, nel presentare <strong>la</strong><br />

cronologia del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, delimita i suoi avvenimenti in un quadro geografico distinto. La <strong>storia</strong><br />

di Daniele presentata in anticipo non può essere modificata ed avere una realizzazione ed un<br />

significato diverso da quel<strong>la</strong> profetizzata anche a seguito dell’incarnazione stessa di Dio, del<br />

quale aveva annunciato il momento e l’opera (9:24,26). Se così non fosse, l’anticristo, il<br />

piccolo corno di Daniele, l’uomo del peccato di Paolo, non sarebbe un potere distinto, preciso,<br />

ma di volta in volta il testo del profeta dell’esilio, anche se non si presta, potrebbe essere<br />

adattato alle diverse forze ostili che nel corso dei secoli sono emerse. I tentativi già fatti per<br />

identificare l’anticristo in un potere diverso dal Papato non hanno tenuto conto del<strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione ed hanno quindi travisato il testo biblico.<br />

Inoltre Daniele, come abbiamo detto, ha delimitato il territorio profetico entro i confini del<br />

quale descrive il sorgere del<strong>la</strong> monarchia universale (vedere il nostro Capitolo VII), tanto è<br />

vero che Giovanni in Apocalisse, nel presentare un’altra potenza che eserciterà un’influenza<br />

partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del<strong>la</strong> salvezza, descriverà il sorgere di un’altra bestia, il cui corpo,<br />

come quello delle bestie di Daniele, rappresenta uno specifico territorio geografico (vedere il<br />

nostro Capitolo XV) anche se <strong>la</strong> sua influenza politica, sociale, economica e religiosa<br />

travalicherà i suoi confini.<br />

Riteniamo che si commetta un errore nel non conferire all’ultima parte di Daniele 11:40-<br />

45 un valore letterale e geografico, e si tolga al testo biblico l’intenzionalità che il profeta<br />

voleva trasmettere. Nel nostro Capitolo XX abbiamo presentato l’identificazione dei<br />

personaggi e dei popoli del<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> nel<strong>la</strong> cornice del vicino Oriente.<br />

La propensione a togliere dal quadro profetico escatologico del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> il vicino Oriente<br />

crediamo abbia due motivazioni, oltre alle argomentazioni teologiche che vengono date per<br />

Harmaghedon. La prima, contrastare gli insegnamenti escatologici non biblicamente<br />

sostenibili creduti dagli evangelici fondamentalisti e <strong>la</strong> seconda, evitare che si ripetano gli<br />

errori fatti nel passato durante le due guerre mondiali nel corso delle quali con i carri armati in<br />

oriente si prevedevano gli avvenimenti finali.<br />

Gli errori dei dispensazionalisti sono quelli di attribuire ad Israele letterale un compito<br />

partico<strong>la</strong>re per il tempo del<strong>la</strong> fine. Si attualizzano nel XX secolo le dichiarazioni di Geremia<br />

che annunciavano il ritorno del suo popolo dall’esilio di Babilonia, come si è realizzato nel V<br />

secolo a.C.. Si crede che, con <strong>la</strong> costituzione dello Stato d’Israele nel 1948, si sia entrati<br />

nell’ultima generazione (Marco 13:30) del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, fissando per il 1988, dopo 40 anni, <strong>la</strong><br />

durata di una generazione, <strong>la</strong> data del<strong>la</strong> guerra di Harmaghedon (Hal LINDSEY, The Late Great<br />

P<strong>la</strong>net Earth, ed. Bantam Books, New York 1973) o/e indicando nel nostro tempo lo scoppio<br />

del<strong>la</strong> III guerra mondiale (J.F. WALVOORD, Armaghedon, Oil and the Middle East Crisis,<br />

Grand Rapids, Zondervan Books, 1974 pp. 23, 200-206, ed. italiana) e conferendo ad Israele<br />

una missione teocratica (Derek PRINCE, The Last World on the Middle East, Lincoln Chosen<br />

Books, 1982). I sostenitori di queste posizioni teologiche insegnano anche il rapimento del<strong>la</strong><br />

chiesa, (vedere il nostro Capitolo XXII, nota n. 13) prima delle ultime piaghe, l’annuncio<br />

dell’Evangelo tramite il popolo ebraico e lo stabilimento sul<strong>la</strong> terra di mille anni di pace.<br />

1132<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


HARMAGHEDON<br />

Al tempo del<strong>la</strong> prima e del<strong>la</strong> seconda guerra mondiale dei predicatori, adattando il testo<br />

biblico alle circostanze belliche del momento, avevano spostato i carri armati dei vari campi di<br />

battaglia verso <strong>la</strong> piana di Esdrailon. Le guerre si sono concluse, Harmaghedon non c’è stata.<br />

I commentatori avventisti hanno spiegato gli ultimi versetti di Daniele 11 e <strong>la</strong> VI piaga di<br />

Apocalisse 16 nei seguenti modi:<br />

- Dal 1846 al 1871<br />

il re del Nord era identificato con il papato.<br />

Harmaghedon era il conflitto tra le forze di Cristo e quelle di Satana.<br />

- Dal 1871 al 1903<br />

il re del Nord era identificato con <strong>la</strong> Turchia.<br />

Harmaghedon era il combattimento delle nazioni riunite in Palestina contro il Cristo.<br />

- Dal 1903 al 1952<br />

Harmaghedon era il gigantesco conflitto militare tra le nazioni del mondo riunite in<br />

Palestina.<br />

L’aspetto religioso era minimizzato.<br />

- Dal 1952 ritorno parziale alle posizioni precedenti:<br />

il re del Nord corrisponderebbe al papato.<br />

Harmaghedon conflitto tra Cristo e Satana.<br />

In questi ultimi anni anche se si continua a non vedere nel brano di Daniele 11:40-45 tre<br />

personaggi: “lui”, l’anticristo; poi il “re del nord” (che generalmente erroneamente gli<br />

interpreti l’hanno identificato con il “lui”) e il re del sud; le tendenze crediamo siano quelle di<br />

sottrarsi dal dare una spiegazione al testo biblico, di interpretare il brano in chiave tipologica<br />

evitando <strong>la</strong> spiegazione geografica che non ha avuto felici riscontri nel passato. Si presenta il<br />

Nord come il potere dell’uomo che s’innalza fino a Dio e il Sud come l’ambizione dell’uomo<br />

nel negare <strong>la</strong> realtà di Dio. Nelle interpretazioni che si offrono si dice che il re del nord, che in<br />

numerosi versetti del capitolo 11 rappresenta il sovrano del territorio geografico seleucida, sia<br />

l’anticristo e il re del sud, il cui territorio geografico è quello dell’antico Egitto, sia una<br />

potenza non identificabile.<br />

Non crediamo che, per evitare di ricadere in errori del passato, si debbano percorrere<br />

strade che possano eludere il testo biblico.<br />

Daniele dal<strong>la</strong> visione generale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del capitolo 2 scende nello specifico nei capitoli<br />

successivi. Presenta, fin dal<strong>la</strong> spiegazione del primo sogno, l’abominazione, l’idolo di questo<br />

mondo, il potere dell’uomo che si contrappone a quello di Dio, nel<strong>la</strong> statua tetrametallica<br />

presenta il potere/idolo di questo mondo che pur cambiando nome attraverso i secoli, perché<br />

cambiano gli imperi, rimane però sempre Babilonia. Nel<strong>la</strong> visione successiva del capitolo 7<br />

presenta <strong>la</strong> dinastia del potere che, attraverso i secoli, si contrappone al Figlio dell’uomo, per<br />

descrivere nel capitolo 8, qualora non sia stato sufficientemente chiaro nel capitolo<br />

precedente, che questo potere è di natura religiosa e ha lo scopo di contrastare il Principe dei<br />

principi. Daniele presenta il potere dell’uomo che sopprime il perpetuo, il vero culto, ed<br />

abbatte il santuario. Il profeta indicare poi, nel capitolo 11, al tempo del<strong>la</strong> fase finale del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong>, questa potenza, che è stata un susseguirsi di pontefici attraverso i secoli, con l’ultimo<br />

uomo che incarnerà l’abominazione, giungendo al<strong>la</strong> sua fine nei luoghi geografici, dove il Dio<br />

fatto uomo ha dimostrato <strong>la</strong> sua signoria nel servire e morire per l’umanità, mentre lui vi ha<br />

stabilito il suo quartiere generale.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1133


APPENDICE N. 13<br />

Cap. II: Visione generale del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong><br />

Cap. VII: Un re/regno è il potere<br />

nemico del popolo di Dio.<br />

Cap. VIII: L’Anticristo contrasta<br />

il Capo del popolo di Dio.<br />

Cap. XI: L’Anticristo finale,<br />

l’ultimo, è una persona fisica<br />

come i personaggi del capitolo.<br />

Viene vinto senza intervento<br />

umano dal Signore che viene.<br />

1134<br />

Il popolo di Dio è assente Il futuro Regno di Dio è<br />

raffigurato dal<strong>la</strong> pietra che<br />

<strong>diventa</strong> un grande monte.<br />

Il popolo di Dio è perseguitato.<br />

L’investitura del Re del futuro<br />

Regno.<br />

Il Popolo di Dio perseguitato<br />

viene purificato con il santuario.<br />

Cap. XII: Micael il capo del<br />

popolo di Dio viene a liberare<br />

il suo popolo.<br />

Si annuncia che il Regno di Dio è<br />

dato ai santi dell’Altissimo.<br />

Il popolo di Dio si è preparato.<br />

Gli eredi del regno, i salvati<br />

risuscitano per ricevere il regno.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 14<br />

Tavole di riepilogo delle spiegazioni date dai principali autori che nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> hanno commentato i<br />

libri di Daniele e dell’Apocalisse<br />

abom. desol.<br />

Abominaz.<br />

aC<br />

A. e N.T.<br />

Aless.<br />

Anticr.<br />

Antic. fin.<br />

Apost.anticr.<br />

Apost.in Ch.<br />

avv.<br />

Batt. metà<br />

BPAless.<br />

BPGR<br />

(BPGR)<br />

c<br />

CB<br />

Ch.<br />

Corp. Diab.<br />

d.<br />

distr.<br />

Divis.<br />

divis.pres.<br />

dopo 2 a ven.<br />

duran.mell.<br />

ebr.<br />

EVO<br />

Forma gov.<br />

gg<br />

Gr<br />

Imp. Rm<br />

Iniz. Assieme<br />

It.Ra.Pent.<br />

Maom.<br />

metà<br />

mill.<br />

o.g.m.a.<br />

Spiegazione abbreviazioni<br />

Abominazione e deso<strong>la</strong>zione<br />

Abominazione<br />

Avanti Cristo<br />

Antico e Nuovo Testamento<br />

Alessandro Magno<br />

Anticristo<br />

Anticristo finale<br />

Apostasia dell’anticristo<br />

Apostasia in Chiesa<br />

Avvento<br />

Battesimo nel<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong> 70 a settima<br />

Babilonia, Persia e Regno di<br />

Alessandro<br />

Babilonia Persia Grecia Roma<br />

Idem, ma non esplicito<br />

Circa<br />

Commento al<strong>la</strong> Bibbia<br />

Chiesa<br />

Corporazione diabolica<br />

Dopo<br />

Distruzione<br />

Divisione impero romano<br />

Divisione presente<br />

Dopo 2 a venuta<br />

Durante il millennio<br />

Ebrei<br />

Eruli, Visigoti, Ostrogoti<br />

Forma di governo<br />

Giorni<br />

Grecia<br />

Impero Romano<br />

70 settimane e 2300 iniziano assieme<br />

Italia, Ravenna, Pentacoli<br />

Maometto/mussulmani<br />

Metà del<strong>la</strong> 70 a settimana<br />

Millennio<br />

Ora, giorno, mese e anno<br />

Periodo ant.<br />

Pot. persec.<br />

PG<br />

PGRA<br />

Pre o Post M.<br />

Predic.Anticr.<br />

Prost.<br />

Rg<br />

R.Rav.Long.<br />

Ra.Grec.<br />

Ra.L.R.<br />

Rip. eterno<br />

Riv. Franc.<br />

Rm<br />

Sconf.e distr.di G<br />

Sette Prot.<br />

Success.Aless.<br />

t.<br />

3 assogg.<br />

3 sradic.<br />

Trip.cor.<br />

Ult.piagh.<br />

U.O.L.<br />

U.pecc.<br />

1-4 pass.<br />

v.<br />

Periodo del<strong>la</strong> supremazia dell’Anticristo<br />

Potenza persecutrice<br />

Persia e Grecia<br />

Persia Grecia Roma e Anticristo<br />

Pre o Post Millennio<br />

Predicazione dell’Anticristo<br />

Prostituta di Apocalisse 17<br />

Regno<br />

Roma, Ravenna, Longobardi<br />

Ravenna, Grecia<br />

Ravenna, Longobardi, Roma<br />

Riposo eterno<br />

Rivoluzione Francese<br />

Roma<br />

Sconfitta e distruzione di Gerusalemme<br />

Sette Protestanti<br />

Successori di Alessandro<br />

Tempo<br />

3 regni assoggettati<br />

3 regni sradicati<br />

Triplice corona<br />

Ultime piaghe<br />

Unni, Ostrogoti, Longobardi<br />

Uomo del peccato<br />

Le prime 4 trombe sono passate<br />

Verso


APPENDICE N. 14<br />

TAVOLA N. 1<br />

1136<br />

DANIELE: PRINCIPALI SCRITTORI EBREI DELL’ANTICHITÀ<br />

E CRISTIANI DEI PRIMI SECOLI DELLA CHIESA<br />

Nome Data Seconda Risurre- Daniele 2 Dan. 4<br />

venuta zione 4 Metalli ferro/arg. Pietra/Reg Tempo<br />

1 Daniele il profeta 6°sec.aC letterale B(P-G)4° divisione Rg. di Dio<br />

2 Septuagesima 2°sec.aC t.=anno<br />

3 Talmud Targum Midrash C.B. B-P-G-R<br />

4 Gesù Cristo A.D. 2 avventi letterale<br />

5 Apostolo Paolo 1° sec. 2 avventi letterale<br />

6 Johanan ben Zakkai 1° sec. (B-P-G-R)<br />

7 Giuseppe F<strong>la</strong>vio c. 100 (B-P-G-R) Regno Mess. t.=anno<br />

8 Akiba ben Joseph d. 132 B-P-G-R<br />

9 Barnaba c. 150<br />

10 II Esdra (c. 150)<br />

11 Giustino martire c. 165 2 avventi letterale<br />

12 Sibilliene 3° sec. B-P-G-R<br />

13 Ireneo c. 205 2 avventi letterale B-P-G-R 10divisione segue divis.<br />

14 Clemente Alessandr. c. 220<br />

15 Ippolito d. 236 2 avventi letterale B-P-G-R 10 regni 2° avvento<br />

16 Tertulliano c. 240 2 avventi fine mondo (B-P-G-R) 10 regni 2° avvento<br />

17 Giulio l’Africano c. 240<br />

18 Origene c. 254 quotidiano spirituale simboleggia tutte le profezie<br />

19 Cipriano c. 258 2 avventi letterale Prossimo<br />

20 Porfirio c. 304 non <strong>profezia</strong> ma <strong>storia</strong><br />

21 Vittorino c. 304 enfatizza<br />

22 Concilio di Nicea 325 2 avventi letterale<br />

23 Lattanzio c. 330 2 avventi letterale (B-P-G-R) divisioni<br />

24 Eusebio (visione recente) c. 340<br />

25 Eusebio Panfili c. 2 avventi B-P-G-R 10 regni Rg. di Dio<br />

26 Aphrahat c. 350 2 avventi letterale B-P-G-R divisione al 2 o avven<br />

27 I<strong>la</strong>rio 368<br />

28 Atanasio 373 2 avventi letterale<br />

29 Efraim 373<br />

30 Cirillo 386 2 avventi letterale (B-P-G-R) Rg. eterno<br />

31 Ambrogio 397 2 avventi letterale<br />

32 Crisostomo 407 2 avventi letterale B-P-G-R divisioni Rg.di Cristo<br />

33 Sulpicio Severo c. 420 (B-P-G) R divis.pres. Rg Futuro<br />

34 Gero<strong>la</strong>mo 420 2 avventi letterale B-P-G-R divis.pres. Dopo distruz<br />

35 Policronius 430 spirituale B-P- Aless succes.Aless<br />

36 Isidoro di Pelusium 450 B-P-G-R<br />

37 Teodoreto 457 2 avventi B-P-G-R divisioni al 2° avvent<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Segue TAVOLA N. 1<br />

1<br />

4 bestie 10 corna 3 corna Piccolo<br />

Corno<br />

B(P-G)4 Divisione Potenza<br />

persecutr<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Daniele 7 Daniele 8<br />

3½<br />

Tempi<br />

Periodo di<br />

controllo<br />

Giudizio<br />

Regno Dio<br />

Capro<br />

montone<br />

5 o<br />

Corno<br />

4<br />

corna<br />

Identificazione<br />

5 o corno<br />

Regno Santi P-G 1 re 4 divis. re crudele<br />

2 4 Regni<br />

3 B-P-G-R<br />

4 abom.desol Al 2° avven.<br />

5<br />

6 Roma=4<br />

7 Roma=4 P-G Alessan. 4 divis. Antioco<br />

8<br />

9 (B-P-G) R Regno futuro 3 sradic terribile<br />

10 (B-P-G-R)<br />

11 (B-P-G-R) fine <strong>profezia</strong> nel 2° avvento molto<br />

breve<br />

2° avvento<br />

12 B-P-G-R<br />

13 B-P-G-R 10 regni 3 sopp Anticristo 3 ½ anni 2° Avvento Anticristo<br />

14 letterale<br />

15 B-P-G-R 10 divis 3 regni Anticristo letterale Regno santi P-G letterale<br />

16 (B-P-G-R) 10 regni periodo esteso tra i 2 avventi regno futuro<br />

17 P-G mesi<br />

18 riempito di enigmi e<br />

parzialmente oscure<br />

19 tipo-Antioc dopo 2ª ven.<br />

3ª= Aless. 4ª=Tolomei/ Seleucidi Antioco<br />

Anticristo<br />

20<br />

(B-P-G-R) 21 10 divisioni 3 regni Anticristo<br />

22 (B-P-G-R) dopo Gea<strong>la</strong>sio) all’Avvento<br />

23 (B-P-G-R) 10 regni 3 distrut Anticristo 42 mesi Regno santi<br />

24 Ch. presente<br />

25 B-P-G-R 10 regni 3 distrut al 2 o avvento<br />

26 B-P-G-R Seleucidi 10½ anni al 2 o avvento P-G Roma<br />

27 Futuro P-G Roma<br />

28 (B-P-G-R) 10 regni 3 regni Anticristo al 2 o avvento Anticristo<br />

29<br />

(B-P-G)<br />

Tolomei e Seleucidi<br />

30 B-P-G-R Divisioni 3 assog Anticristo 3½ anni al 2 o avvento<br />

31<br />

32 B-P-G-R Anticristo al 2 o avvento<br />

Antioco (P-G) Anticristo<br />

33 1150 g.<br />

34 B-P-G-R 10 design 3<br />

sradicati<br />

Anticristo giudizio<br />

al 2 o avvento<br />

35 B-P- Aless Antioco P.G. 1150 g.<br />

36 B-P-G-R P-G Alessandro Seleucidi<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1137<br />

2300<br />

gg.


APPENDICE N. 14<br />

37 B-P-G-R Contempor 3 assog Anticristo<br />

segue TAVOLA N. 1<br />

1138<br />

70<br />

settimane<br />

Daniele 9 Dan. 11 Daniele 12 2 Tessalonicesi 2 Pietro 6000 anni<br />

Ultima<br />

settimana<br />

1 per ebrei Morte<br />

tagliato via<br />

2 di anni Roma 4ª<br />

Croce 2,3,4 1290 gg. 1335 gg. Ostacolo Uomo<br />

Potenza<br />

peccato<br />

metà P-G (2e3) abominazione<br />

3<br />

4 Tempo<br />

adempim<br />

abom/desol<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

è adesso a venire<br />

9 Senza<br />

legge<br />

Babilonia<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

al<strong>la</strong><br />

chiusura<br />

10 Anticristo<br />

11 Anticristo all’avvento<br />

12 Persia Cristo 70ª sett. Roma Anticristo Roma<br />

13 all’avvento durante<br />

14 490 anni<br />

15<br />

16<br />

17<br />

18<br />

19<br />

separata P G R A<br />

20 Anticristo finale<br />

21 Roma Anticristo Roma<br />

22 finale<br />

23 490 anni<br />

24<br />

25<br />

a Cristo metà<br />

26<br />

27<br />

al<strong>la</strong> croce Roma Anticristo<br />

28 Roma Anticristo<br />

29 Roma Anticristo<br />

30 7 anni letterale letterale Roma Anticristo<br />

31 Anticristo Conteggio<br />

32<br />

33<br />

34<br />

Roma in ogni Ch.<br />

35 490 anni 7 anni metà<br />

36 490 anni Anticristo<br />

finale<br />

Roma in Chiesa Anticristo 6000


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

37 490 anni 3½ anni Anticristo<br />

TAVOLA N. 2<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. I, pp. 456,457.<br />

APOCALISSE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI DEI PRIMI SECOLI DELLA CHIESA<br />

Nome Data 1Giovan. 2:8 Apoc. 2,3 Apocalisse 6, 7 Apocalisse 8, 9<br />

Anticristo 7 chiese 7 sigilli 7 o sigillo 7 trom. 5 a trom 6 a trom<br />

1 Giustino Martire c. 160 apostasia<br />

2 Ireneo c. 200 apostata 1° Cristo<br />

3 Ippolito d. 236<br />

4 Sibilliene<br />

5 Tertulliano c. 240 personale 6° fine (profezie tra i 2 avventi)<br />

6 Origene c. 254 figlio di<br />

Satana<br />

7 Cipriano c. 258 prossimo<br />

8 Vittorino c. 304 (Nerone) 7 C<strong>la</strong>ssi coprono l’èra<br />

Cristiana<br />

Riposo<br />

eterno<br />

descrizione ripetuta dei<br />

f<strong>la</strong>gelli<br />

9 Metodio c. 311<br />

10 Lattanzio c. 330 bestia<br />

11 Eusebio c. 340<br />

12 Efraim 373 successore<br />

Roma<br />

13 Atanasio 375 disposto<br />

14 Ambrogio 397 3 spire 7° (reg.)<br />

15 Gero<strong>la</strong>mo 420 segue<br />

divisioni<br />

Apocalisse 11 Apocalisse 12 Apocalisse 13<br />

2 testimoni 3½ gg. Donna Bambino<br />

Dragone 3½temp 1ª Bestia 10 corna 42 mesi 2ª Bestia 666<br />

1<br />

2 Anticristo falso<br />

profeta<br />

Teitan<br />

3 Enoc Elia Chiesa Cristo letterale Roma Anticristo Lateinos<br />

4<br />

5 Enoc Elia Roma Chiesa Cristo Roma letterale anticristo 10 regni Anticristo Lateinos<br />

6<br />

7 anticristo<br />

8 Enoc Elia 3½ anni Chiesa Cristo Roma Letterale anticristo divisione letterale Falso<br />

profeta<br />

9 Chiesa Santi mistico<br />

10 disfatta anticristo letterale Anticristo<br />

11<br />

12 Chiesa anticristo<br />

Diclux<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1139


APPENDICE N. 14<br />

13<br />

14 Enoc Elia anticristo<br />

15<br />

segue TAVOLA N. 2<br />

1140<br />

Apoc. 14 Apoc. 16 Apocalisse 17 Apocalisse 20 Apocalisse 21,22<br />

3 angeli 7 coppe Donna 7 Monti Babilonia 10 corna 1000 a. Resurr. Nuova<br />

Gerusal.<br />

1 Pre-mill. 2ª Risurr.<br />

2 10 regni Pre-mill. 2ª Risurr. dopo<br />

millennio<br />

Nuova<br />

Terra<br />

Durante<br />

millennio<br />

3 (Roma) Pre-mill Rg. eterno Rg. eterno<br />

4 Roma Roma<br />

5 ultime<br />

piaghe<br />

Roma Pre-mill letterale Durante<br />

Millennio<br />

6 Anti-mill Incerto Porte dell’anima<br />

7 letterale<br />

8 Elia, etc. ripetuto Roma città Rm Roma<br />

9 Letterale<br />

10 Pre-mill. 2ª risurr. Durante<br />

millennio<br />

11<br />

12<br />

13<br />

Anti-mill<br />

14 marchio<br />

15 Anti-mill<br />

Rg eterno<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. I, p. 458,459.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLA N. 3<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

TAVOLA CRONOLOGICA DELLA<br />

INTERPRETAZIONE EBRAICA DEI<br />

QUATTRO IMPERI E DEL PRINCIPIO GIORNO-ANNO<br />

Data Nome Luogo di<br />

residenza<br />

Interpretazione<br />

37-100 d.C. Giuseppe F<strong>la</strong>vio Palestina - Roma Quattro imperi = B-P-G-R<br />

1° secolo Johanan ben Zakkai Palestina Quarto impero = Roma<br />

c. 50-132 Akiba ben Giuseppe Palestina Quattro imperi e giorno-anno<br />

8° e 9° sec. Benjamino ben Mosè<br />

Nahawendi<br />

Persia 1290 e 2300 = giorno-anno<br />

8° o 9° Pirke de rabbi Eliezer Palestina, Siria o Quattro imperi e pietra messianica<br />

secolo<br />

Asia Minore<br />

882-942 *Saadia ben Giuseppe (al Gaon di Sura, Quattro imperi; 490, 1290, 1335, 2300<br />

Fayyum)<br />

Babilonia (:2=1150) = giorno-anno<br />

10° secolo Solomon ben Jeroham Gerusalemme 1290 e 1335 = giorno-anno<br />

10° secolo Sahl ben Mazliah Hakohen Palestina 1290, 2300 = giorno-anno<br />

10° secolo Jephet ibn Ali (Halevi) Palestina Quattro imperi: ferro e argil<strong>la</strong> = Romani e<br />

Arabi; pietra = Messia; piccolo corno =<br />

Mussulmani; 2300 sere-mattine (÷ 2) =<br />

1150 giorno-anno; 70 settimane = 490 anni<br />

11° secolo Tobia ben Eliezer Bulgaria-<br />

Palestina<br />

1335 = giorno-anno<br />

1040-1105 *Rashi (Solomon ben Isacco) Francia Quattro imperi: 3½ tempi, 70 settimane,<br />

1290, 1335, 2300 = giorni anno<br />

1065-1136 Abraham ben Hiyya Hanasi Spagna 1290, 1335, 2300 = giorno-anno<br />

1092-1167 *Abraham ibn Ezra Spagna Quattro regni;70 settimane = 490 anni<br />

c1195-1270 Nahmanides (Mose ben<br />

Nahman)<br />

Spagna 70 settimane,1290,1335,2300=giorno-anno<br />

1135-1204 Maimonides (Mose ben<br />

Maimon)<br />

Spagna ed Egitto Roma = quarta monarchia<br />

13° secolo Isacco ben Giuda Halevi Francia 1290, 1335 = giorno-anno<br />

c1260-1340 Bahya ben Asher Spagna 1290, 1335, 2300 (÷2) = giorno-anno<br />

1288-1344 *Gersonides (Levi ben Gershon) Francia Quattro regni; 1290, 1335 = giorno-anno<br />

c1310-1380 Hayyim Galipapa Spagna Tutti adempimenti storicamente passati<br />

1310-1385 Menahem ben Aaron ben Zerah Spagna 1290, 1335 = giorno-anno<br />

1361-1444 Simon ben Zemah Duran Spagna e Algeria 1290, 2300 = giorno-anno<br />

15°-16° sec. Abraham Saba Spagna Quattro regni<br />

1437-1508 Don Isacco ben Giuda Portogallo e Quattro imperi; Piccolo Corno = Papato;<br />

Abravanel<br />

Spagna 1290,1335,70 settimane,2300=giorno-anno<br />

c1460-1530 Abraham Halevi ben Eliezer Spagna,Palestina 1290, 1335, 2300 = giorno-anno<br />

1494-1539 *Giuseppe ben Davide ibn<br />

Yahya<br />

Italia Quattro imperi; 2300 = giorno-anno<br />

16° secolo Naphtali Herz ben Giacobbe<br />

Elhanan<br />

Germania 1335 = giorno-anno<br />

c1512-1585 Naphtali Herz ben Giacobbe Turchia e 1335 = giorno-anno<br />

Elhanan<br />

Polonia<br />

c1527-1585 Mordecai ben Giuda Dato Italia Quattro imperi; 1335 = giorno-anno<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1141


APPENDICE N. 14<br />

c 1550 Daniele ben Perahiah 1335 = giorno-anno<br />

1604-1657 Manasseh ben Israel O<strong>la</strong>nda Quattro regni; illustrati da Rembrandt<br />

* oltre a sostenere il principio giorno-anno, presentano Roma come IV potere mondiale<br />

1142<br />

TAVOLA N. 4<br />

Vedere L.E.Fromm, o.c., vol. II, p. 194.<br />

DANIELE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI NEL PRIMO MEDIOEVO<br />

Nome Data Daniele 2<br />

4 Metalli Ferro/Argil<strong>la</strong> Pietra Regno Tempo<br />

1 Agostino 430 (B-P-G-R) Ch. Cattolica presente<br />

2 Gregorio I 604 Chiesa<br />

3 Andreas 7 o sec. B-P-G-R molti regni<br />

4 “Sargis d’Alberga” 7 o sec. B-P-G-R<br />

5 Nahawendi * 8 o -9 o sec.<br />

6 Eliezer * 8 o -9 o sec. B-P-G-R Rg. messianico<br />

7 Venerabile Bede 735 (B-P-G-R) Chiesa<br />

8 Berengaudo 9 o sec. (B-P-G)R<br />

9 Wa<strong>la</strong>frid 849<br />

10 Haymo 853<br />

11 Jehoram * 10 o sec.<br />

12 Hakohen * 10 o sec.<br />

13 Jephet ibn Ali * 10 o sec. B-P-G-R Roma e Arabi Rg. messianico<br />

14 Saadia * 942 B-P-G-?<br />

15 Rupert di Deutz 12 o sec.<br />

16 Valdesi 12 o sec.<br />

17 Rashi * 1105 B-P-G-R divisioni Rg. Messianico<br />

18 Abraham bar Hiyya * 1136<br />

19 Bernard (il veggente) 1153<br />

20 Abraham ibn Ezra * 1167 B-P-G-R Roma e Is<strong>la</strong>m Rg. messianico<br />

21 Peter Comestor 1178 B-PG-R divisioni Regno di Dio futuro<br />

22 Gioacchino da Fiore 1202 BPGR Saraceni regni finali Celeste futuro<br />

23 “De Semine” 1205<br />

24 Eberhard II (Salisburgo) 1246<br />

25 Pseudo Gioachino c. 1248<br />

26 Tommaso d’Acquino 1274 B-P-G-R<br />

27 Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova 1292 (proc<strong>la</strong>ma 2300 g/a al<strong>la</strong> sera di questa epoca e al mattino del<strong>la</strong><br />

prossima<br />

28 Pietro Giovanni d’Olivi 1298<br />

29 Ubertino di Casale 1305<br />

* Ebreo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


segue TAVOLA N. 4<br />

4 Bestie 10 corna 3 corna Piccolo<br />

corno<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Daniele 7 Daniele 8<br />

3½<br />

Tempi<br />

Giudizio<br />

Regno Dio<br />

Corno<br />

cospicuo<br />

Corno<br />

grandissimo<br />

2300 giorni<br />

1 B-P-G-R Regni Anticristo 3½ anni Regno eterno .<br />

2 Anticristo<br />

3 B-P-G-R (Anticris.)<br />

4 B-P-G-R divisione Falso Mess giud. univers<br />

5 2300 anni<br />

6 B-P-G-R<br />

7 B-P-G-R 3 sovrani Anticristo<br />

8 (B-P-G)R elencati<br />

9<br />

10<br />

10 B-P-G-R 10 re Tito incerto<br />

11<br />

12 2300 anni<br />

13 B-P-G-R 10 troni Mussulm. Mussulmani letterale<br />

14 B-P-G-Gog 10 re re crudele 2300 anni:2<br />

15 B-P-G-R<br />

16 4 o =Ch.Rom<br />

17 B-P-G-R 10<br />

Rg. Rm<br />

Tito =1335<br />

anni<br />

anni +<br />

18 anni al 1468<br />

19<br />

21 B-P-G-R 10 Divis. 3 Re Anticristo 3½ anni<br />

22 Giud-Rom<br />

Arabi Sarac.<br />

Regni<br />

futuri<br />

Anticristo<br />

no Antioco<br />

Alessandro<br />

23 23 sec.da Dan<br />

24 (B-P-G)R Indicati Nominati Papato<br />

25 Anticristo 1260 anni Anticristo<br />

26 B-P-G-R 10 regni 3 regni Anticristo 3½ anni santi eternità Antioco e<br />

Anticristo<br />

letterale<br />

27 2300 anni da Daniele al 15° secolo<br />

28 1260 anni anni 2000 aC.<br />

29 anni 2000 aC<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1143


APPENDICE N. 14<br />

1144<br />

segue TAVOLA N. 4<br />

Daniele 9 Dan 11 Daniele 12 2Tessalonicesi 2<br />

70 Settimane Ultima<br />

Settimana<br />

Croce Abominazione<br />

1290 gg 1335 gg Ostacolo Uomo<br />

peccato<br />

1 al<strong>la</strong> croce Roma (?) apost.Ch.<br />

2 Anticristo<br />

3<br />

4 69 sett. a Cristo<br />

5 anni al 1358<br />

6<br />

7 475 anni so<strong>la</strong>ri battesimo<br />

metà<br />

al<strong>la</strong> fine letterale 2° avvento Anticristo<br />

8<br />

9 all’avvento Roma o Ch Anticristo<br />

10 d. Anticristo + 45 gg Corpo<br />

diabolico<br />

11 anni 1290 anni 1335 gg.<br />

12 1290 anni<br />

13 anni sabbatici<br />

a Tito<br />

letterale letterale<br />

14 490 anni dall’esilio 1290 anni 1335 gg.<br />

15<br />

16 Ch. Papale<br />

17 490 anni anni dal 62 dC anni al<br />

18 settimane di<br />

anni sabbatici<br />

Messia<br />

anni al 1358 anni al 1403<br />

19 Anticristo<br />

20 490 anni incerto incerto<br />

21<br />

22 dubbioso Anticristo<br />

Rm bestia<br />

23 da Daniele al<br />

16 o secolo<br />

24 Papato<br />

25 = Papa<br />

26 475 anni so<strong>la</strong>ri al<strong>la</strong> fine Anticristo 3½ anni Anticristo<br />

27 anni a Cristo caduta<br />

= anni Anni (dal 46 anni dopo <strong>la</strong> croce al<br />

Gerusalemme Anticristo anticristo<br />

14° secolo)<br />

28 Settimana di anni = 1260 anni anni al pseudo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

29 = 1260 anni<br />

TAVOLA N. 5<br />

7°Stato Papa<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. I, pp. 894,895.<br />

APOCALISSE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI NEL PRIMO MEDIO EVO<br />

Nome Data I Giov. 2 8 Ap. 2, 3 Apocalisse 6, 7 Apocalisse 8, 9<br />

Anticristo 7 Chiese 7 sigilli 7° sigillo 7 trombe 5ª trom. 6ª trom.<br />

1 Ticonio c.380 Posses.Diav. (Ricapito<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> teoria applicata ad Apocal.20)<br />

2 Agostino d.430 apostasia Città di Dio<br />

città d.mondo<br />

Regno di Dio - fatti politico-religiosi<br />

presenti<br />

3 Primasio d.560 da Daniele<br />

4 Andrea 7°sec dall’Eufrate èra crist.<br />

5 Gregorio I d.604 da Daniele Anticr. imminen. - prossima fine<br />

6 Beato 8°sec regal.sacerd. Saraceni<br />

7 Bede Venerabile c.716 da Babilonia al 2°avvent èra crist. Rg. eterno defezioni Eretici<br />

8 Berengaudo 9°sec chiesa gen. dal<strong>la</strong> creazione dai Primi<br />

9 Wa<strong>la</strong>frid d.849 èra<br />

cristiana<br />

martiri<br />

all’èra dei Gentili patriarchi Padri<br />

apostasia Intr.trombe 1-4 pass. Anticristo 3½ anni<br />

nel<strong>la</strong> Ch<br />

Anticristo<br />

10 Haymo d.853 da Daniele 6°ultima<br />

tribo<strong>la</strong>z.<br />

11 Areta d.860 Imperat. fut. gener.segue Arethas<br />

12 Adso d.992 da Daniele<br />

13 Berengario d.1088 Roma sede di Satana<br />

14 Rupert di Deutz 12°sec personale (nuova trattazione dell’Apoc. inizia<br />

nell’A.T.)<br />

15 Valdesi 12°sec Ch. romana<br />

16 Bruno di Segni d.1123 (come Haymo e Bede) apostasia<br />

17 Bernardo (C<strong>la</strong>irvaux)<br />

d.1153 antipapa (futuro Anticristo nel<strong>la</strong><br />

Chiesa)<br />

18 Anselmo d.1158 7 ere paradiso<br />

19 Riccardo (S.Vittore)<br />

20 Peter Comestor d.1178 da Daniele<br />

21 Gioacchino da Fiore d.1202 quasi Papa èra cristiana<br />

2ª èra<br />

paralle<strong>la</strong><br />

22 Innocenzo III d.1216<br />

23 Eberardo II Salisburgo d.1246 Papato<br />

24 Pseudo Gioacchino c.1248 federaz. ect<br />

25 Grosseteste Robert d.1253 sistem.papal<br />

d.1173 èra crist. èra crist. èra crist.<br />

parall. AT Èra crist. Catari<br />

150 anni?<br />

7ª pace<br />

26 Tommaso d’Acquino d.1274 Giudeo da (fine) 7ª=risurr<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1145


APPENDICE N. 14<br />

1146<br />

Babilonia<br />

27 Alberto Magno d.1280 Jezebel = Is<strong>la</strong>mismo precursori dell’Anticristo<br />

28 Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova 1292 person.futur èra dopo1290 L’Anticristo viene prima del 6°<br />

cristiana anni<br />

sigillo<br />

29 Pietro Giov.d’Olivi d.1298 Ch. romana èra<br />

cristiana<br />

èra<br />

cristiana<br />

giubileo èra<br />

cristiana<br />

Chiesa<br />

carnale<br />

rovesciamento<br />

Ch<br />

30 Ubertino di Casale 1305 Bonifacio<br />

VIII<br />

segue TAVOLA N. 5<br />

Apocalisse 11 Apocalisse 12 Apocalisse 13<br />

2 Testim 3½ gg Donna Bambino Dragone 3½ tempi 1 a bestia 2 a bestia 666<br />

1 3½ anni vera Ch. membri Satana 350 anni Corpus<br />

diaboli<br />

falsi sacerd.<br />

2 Sconfitto al I avv. Città senza<br />

Dio<br />

Anticristo ?<br />

3 Enoc -Elia Anticristo Simon<br />

4 Uccisi in<br />

Gerusalem<br />

Mago<br />

Sat.=Roma Anticristo Falso<br />

profeta<br />

5 Enoc -Elia<br />

6 Enoc Elia Chiesa<br />

7 Pers.assogg.Anticr. Chiesa Diavolo 3½ anni Corpus<br />

diaboli<br />

1225 gg.<br />

agnello<br />

iniquo<br />

Anticristo Titano<br />

8 Minist.cris 3½ anni Chiesa Cristo Anticr. infed. Predicat.antic Sconosc.<br />

9 Chiesa Cristo 3½ anni Anticristo apost.Anticr<br />

10 Enoc -Elia Anticristo apost. Antic. Titano<br />

11 Enoc -Elia Bab.(Sarac.)<br />

12 Enoc -Elia 3½ anni<br />

13<br />

14 Chiesa arianesimo<br />

15 (vera Ch. implicita) Ch. romana<br />

16 2 Testam. 3½ anni Chiesa Figli-Ch Anticristo<br />

17 Maria<br />

vergine<br />

Cristo Erode (Luna=Chiesa) Anti-papa<br />

18<br />

19 Chiesa Cristo pagano<br />

(testa Anticr.)<br />

Falsi fratelli<br />

20 Enoc –Elia 3½ anni<br />

21 2 ordini<br />

3 a èra<br />

(42 mesi=<br />

3½ tempi)<br />

Ch.intera Cristo Diavolo 1260 ann =<br />

42 mesi<br />

Combin.be- Falsi profeti<br />

stie di Dan. Anticristo<br />

22 Maometto (anche Uomo<br />

del peccato e. Anticristo)<br />

23<br />

24 Feder. ect 1260 anni<br />

25<br />

26 Enoc -Elia Indefiniti<br />

Indefinito<br />

anni fino a<br />

Maometto<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

27 Periodo ant Ch.Maria Cristo Satana Anticristo prediac.anticr<br />

28 Enoc -Elia Maometto<br />

29 Enoc -Elia 3½ anni Chiesa Cristo 1260 anni Sovrani<br />

secol.<br />

30 Enoc -Elia anche Frances<br />

e Domenicani<br />

1260 anni Bonifacio<br />

VIII<br />

segue TAVOLA N. 5<br />

falsi profeti Immag.=<br />

pseudo papa<br />

monaci Benedetto<br />

Benedettini<br />

Apocal. 16 Apocalisse 17 Apocalisse 20 Ap. 21,22<br />

7 piaghe Donna Bestia Babilonia 1000 anni 1 Resurrez Eventi finali Nuova<br />

Gerusalem.<br />

1 Ch.mondan Ch.Romana 350 anni spirituale avv. nel 381 Ch. attuale<br />

2 Ch.mondan Città Roma tra i 2 avv. spirituale Antic. 3½ an Chiesa att.<br />

3 Agostiniano Agostiniano<br />

4 Roma Anticristo Incerto appare l’Antic.<br />

5 Agostiniano Agostiniano appare l’Antic.<br />

tempo Anticr.<br />

6<br />

7 il perduto testa=ant. Agostiniano spirituale Grazia celeste<br />

8 Roma pagan Dannato Agostiniano<br />

9 testa=ant. Agostiniano<br />

10 èra agostiniana viene l’Antic.<br />

11<br />

12<br />

13<br />

14<br />

15 Ch.romana Ch.romana<br />

16<br />

17<br />

18 non<br />

agostiniana<br />

19 Incerto incerto<br />

20<br />

21 èra cristiana Repubblica<br />

bestia in Ch. Romana<br />

come<br />

Daniele<br />

Repubblica<br />

Romana<br />

7° periodo<br />

3ª èra<br />

Satana sciolto<br />

Gog e Magog<br />

Ch.contemp<br />

22<br />

23 Papato<br />

24 Ch. romana<br />

25<br />

26 Agostiniano Spirituale monte. Ulivi<br />

27 Agostiniano<br />

28<br />

29 bestia in Rm Ch. romana Ch. Romana Satana legato Satana sciolto<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1147


APPENDICE N. 14<br />

30<br />

1148<br />

TAVOLA N. 6<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. I, pp. 896,897.<br />

DANIELE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI PRIMA DELLA RIFORMA<br />

Nome Data Daniele 2 Daniele 7<br />

Statua Pietra 4 a<br />

bestia<br />

10 corna Piccolo<br />

corno<br />

3½ tempi<br />

1 Dante Alighieri c.1310<br />

2 Nico<strong>la</strong> de Lyrs c.1310<br />

3 Michele di Cesena c.1331<br />

4 Giovanni di Rupescissa c.1345<br />

5 Francesco Petrarca c.1350<br />

6 Giovanni Miliz c.1367<br />

7 Iohn Wycliff c. 1379 BPGR BPGR gover.<br />

tempor.<br />

papa molti secoli<br />

8 Matthias of Janow c. 1388<br />

9 R. Wimbledon c. 1389<br />

10 John Purrey c. 1390 3½ secoli<br />

11 Walter Brute c. 1393 BPGR Cristo BPGR Roma 1260 anni<br />

12 Giovanni Huss c. 1412<br />

13 Nico<strong>la</strong> di Cusa c. 1452<br />

14 Giro<strong>la</strong>mo Savonaro<strong>la</strong> c. 1497<br />

Daniele 8 Daniele 9 Daniele 12<br />

becco capro 2300 gg 70 settimane 1290 gg 1335 gg Anticristo<br />

1<br />

2 anni anni<br />

3 papa<br />

4 papa<br />

5<br />

6 - 13 papato<br />

7 P G anni implicati papa<br />

8 gerarchia<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

9 anni da Tito<br />

10 anni anni papa<br />

11 anni anni papato<br />

12 papa<br />

13 559aC-1750dC<br />

14 anni papa<br />

TAVOLA N. 7<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. II, p. 156.<br />

APOCALISSE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI PRIMA DELLA RIFORMA<br />

Nome<br />

Data<br />

Matteo 24:15 2 Tess. 2<br />

abom. deso<strong>la</strong>z uomo pecc.<br />

Apoc. 2, 3<br />

7 chiese<br />

Apoc. 6, 7<br />

7 sigilli<br />

Apoc. 8, 9<br />

7 trombe<br />

1 Dante Alighieri c.1310<br />

2 Nico<strong>la</strong> de Lyrs c.1310<br />

3 Michele di Cesena c.1331<br />

4 Giovanni di Rupescissa c.1345<br />

5 Francesco Petrarca c.1350<br />

6 Giovanni Miliz c.1367 Papato Papato<br />

7 John Wycliff c. 1379 Papato Papato<br />

8 Matthias of Janow c. 1388 Caduta Chiesa Ch.contemp. Apostasia<br />

9 R. Wimbledon c. 1389 Papato Èra Ch.<br />

10 John Purrey c. 1390 Èra Ch. Èra Ch.<br />

11 Walter Brute c. 1393 Vesc. di Roma Papato 10 gior/anni 150 anni<br />

12 Giovanni Huss c. 1412 Papato Papato<br />

13 Nico<strong>la</strong> di Cusa c. 1452<br />

14 Giro<strong>la</strong>mo Savonaro<strong>la</strong> c. 1497 Papato Èra Ch.<br />

Apocalisse 12<br />

Dragone Donna 3½ tempi<br />

42 mesi<br />

1260 gg<br />

Apocalisse 13<br />

Apocalisse 17<br />

Apocalisse 20<br />

1 a Bestia 2 a Bestia 666 Bestia Babilonia Prostituta Millennio<br />

1 Roma Ch. Romana<br />

2 42m 3½ t Agostiniano<br />

3 Ch:di Roma<br />

4 Ch.Roma Ch. di Roma<br />

5 corte Papale<br />

6 .<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1149


APPENDICE N. 14<br />

7 anni impieg. Papato<br />

8<br />

9<br />

Papato Papi gerarchia<br />

10 Vera Ch. lungo<br />

11 Vera<br />

Chiesa<br />

1150<br />

periodo.<br />

da Cesare a<br />

Federico II<br />

Papato Gerarchia Papa Papato Papato Agostiniano<br />

Imp.Rm Pontificia Dux Cleri Papato Papato<br />

12 Papato Papato Papato<br />

13 Mussulm. Maometto<br />

14 Apost.Ch Papato Papato<br />

TAVOLA N. 8<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. II, p. 157.<br />

DANIELE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI DEL TEMPO DELLA RIFORMA<br />

Nome Data 1Giovanni 2:18 Matt.14:15 Daniele 2<br />

Anticristo abom.desol. 4 metalli ferro/argill Pietra<br />

1 Martin Lutero 1522 Papato Papato B-P-G-R Regni moder. Rg di Cristo<br />

2 Œco<strong>la</strong>mpadius Johann 1530 Papato-Uomo pecc. B-P-G-R Regno di Dio<br />

3 Me<strong>la</strong>nchthon Philipp 1543 Papato-Maometto B-P-G-R Regni moder. Rg Messian.<br />

4 Osiander Andreas 1545 Papato Trad.Papale<br />

5 Joye George 1545 Papato-Uomo pecc.- Bestia (B-P-G)R divisioni Eterna<br />

6 Knox John 1547 Chiesa di Roma **<br />

7 Bale John 1550 Papato Papato<br />

8 Latimer Hugh 1553 Papato B-P-G-R divisioni<br />

9 von Amsdorf Niko<strong>la</strong>us 1554 Papato Trad.Papale<br />

10 Ridley Nicho<strong>la</strong>s 1554 Papato Papato<br />

11 Bullinger Heinrich 1557 Papato<br />

12 Funck Johann 1558 Papato<br />

13 Solis Virgil 1560 Papato B-P-G-R<br />

14 Jewel John 1562 Papato Papato<br />

15 Formu<strong>la</strong>s Anglican<br />

c.1563 Papato (anche Prostituta.) futuro Regno<br />

16 Nigrinus Georg 1570 Papa - Turchi<br />

17 Chytraeus David 1572 Papato<br />

18 Selnecker Niko<strong>la</strong>us 1579 B-P-G-R<br />

19 Cranmer Thomas 1582 Papato<br />

20 Ribera Francisco * 1590 Futura infedeltà<br />

21 Napier John 1593 Papa<br />

22 Bel<strong>la</strong>rmino Roberto* 1593 Futuro Giudeo Roma ***<br />

23 Viegas B<strong>la</strong>sus * 1601 Futuro<br />

24 Malvenda Thos. * 1604 Futuro Giudeo ****<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

25 Brightman Thomas 1614 Papa (B-P-G)R<br />

26 Pareus Davis 1618 Papa e Turchi<br />

* Futuristi<br />

** (anche Uomo del peccato, Babilonia, Prostituta)<br />

*** Non ancora diviso, Anticristo non ancora venuto<br />

**** Sconosciuto, al<strong>la</strong> fine del tempo<br />

segue TAVOLA N. 8<br />

4 bestie 10 corna Piccolo<br />

corno<br />

Daniele 7 Daniele 8<br />

3½ tempi Giudizio Montone<br />

Capro<br />

Piccolo<br />

corno<br />

Quoti-<br />

diano<br />

2300 gg<br />

1 B-P-G-R elencate . dopo divis. P-G Papato<br />

2 B-P-G-R elencate Papato<br />

3 B-P-G-R elencate Mussulmani confuso caduta Pap. P-G Papato letterale<br />

4 (B-P-G)R Papato<br />

5 B-P-G-R Elencate Papato P-G<br />

6 B-P-G-R caduta di Rm Papato<br />

7 (B-P-G)R Papato<br />

8 B-P-G-R divisioni<br />

9 (B-P-G)R<br />

10<br />

11 (B-P-G)R Papato 1260 anni Papato<br />

12 (B-P-G)R Papato evangelo<br />

13 B-P-G-R Papato adorazione<br />

14 (B-P-G)R Papato Giustiniano<br />

15<br />

16 B-P-G-R elencate Papa/Turchi 1260 anni<br />

17 (B-P-G)R Papato 412-1672<br />

18 B-P-G-R elencate Turchi P-G<br />

19 (B-P-G)R Papato<br />

20 4ª Satana futuroAnticr Letterale letterale<br />

21 B-P-G-R elencate 1260 anni giorni lett.<br />

22 Unico re letterale messa<br />

23 lett. futuro messa<br />

24<br />

25 (B-P-G)R divisioni Papato anni<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1151


APPENDICE N. 14<br />

26<br />

1152<br />

Segue TAVOLA N. 8<br />

Daniele 9 Daniele 11 Daniele 12 6000 anni<br />

70 settimane 1 Croce Re re del 1290 gg 1335 gg<br />

settimana malvagio Nord<br />

1 anni (2 o Dario) 34-41 inizio Papato Papato 37-1372 37dC.1372 fine vicina<br />

2 anni lungo<br />

periodo<br />

3 Anni<br />

(2°Artaserse)<br />

Anticristo<br />

metà Papato Papato<br />

Turchi<br />

Anni in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> fine fine vicina<br />

4 fine vicina<br />

5 Ciro – anni Papato anni al<strong>la</strong> fine<br />

6<br />

7<br />

8 fine vicina<br />

9<br />

10<br />

11 457 a.C-34 d.C -34 fine Papato<br />

12 457 a.C-34 d.C -34 fine 261-1550 261-1595<br />

13<br />

14 Papato<br />

15 Papato<br />

16 456 a.C-34 d.C fine anni anni<br />

17<br />

18<br />

anni<br />

(2° Artaserse)<br />

19 Papato<br />

20 490 anni<br />

Papato<br />

21 490 anni anni 365-1700 fine c. 1700<br />

22 Settimane di<br />

anni<br />

Antioco Letterale<br />

Futuro<br />

Letterale<br />

Futuro<br />

23 anni al<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


24<br />

25 Turchi<br />

26<br />

TAVOLA N. 9<br />

Data di<br />

Pubblic<br />

azione<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

giudizio.<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. II, pp. 528,529.<br />

70 SETTIMANE<br />

PRINCIPALI INTERPRETAZIONI PROTESTANTI<br />

Autore 70 settim. Basi del<strong>la</strong><br />

Osservazioni<br />

inizio fine cronologia<br />

1530 Lutero Nessuna data dal 2 o anno di Dario Longimane<br />

al 7 o anno dopo <strong>la</strong> crocifissione<br />

Date inesatte o incomplete<br />

1543 Me<strong>la</strong>ntone Nessuna data dal 2 o anno di Longimane a 3 ½<br />

anni dopo <strong>la</strong> crocifissione<br />

Date inesatte o incomplete<br />

1558 Bibliander - 1 d.C. dal 32 o anno di Dario Istarpe al<strong>la</strong><br />

nascita di Cristo<br />

Date inesatte o incomplete<br />

1561 Calvino Nessuna data Dal 1 o anno di Ciro a 3½ anni Date inesatte o incomplete<br />

dopo <strong>la</strong> croce<br />

1561 Calvino Nessuna data Dal 1 o anno di Ciro a 3½ anni Date inesatte o incomplete<br />

dopo <strong>la</strong> croce<br />

1564-<br />

70<br />

Funck 457-34 Olimpiadi; Tolomeo Dal 7° anno di Artaserse al<strong>la</strong><br />

croce; Olimpiadi dal 775/4 aC.<br />

1570 Nigrinus 456-34 Segue Funck; Ignora l’assenza<br />

dell’anno 0 nel<strong>la</strong> sottrazione.<br />

Dal 7° anno di Artaserse al<strong>la</strong><br />

croce; Olimpiadi dal 775/4 a.C.<br />

1576 Bullinger 458-33?<br />

457-34?<br />

Segue Funck piuttosto da vicino;<br />

anni non esatti<br />

Dal 7° anno di Artaserse al<strong>la</strong><br />

croce; Olimpiadi dal 775/4 a.C.<br />

1583 Scaliger 424-70 Tolomeo; i 490 anni + 3½ anni<br />

contati a ritroso dal 70 d.C.<br />

Basato sul 70 d.C.<br />

1627 Petavius 455-(36) Tolomeo;20° anno dal<strong>la</strong><br />

coreggenza supposta di 10 anni<br />

20° anno dal trasferimento di<br />

Artaserse<br />

1643 Mede 421-70<br />

417-74<br />

Basato sul 70 d.C.<br />

Tolomeo; Distruzione del tempio<br />

al<strong>la</strong> fine, o preferibilmente a<br />

metà, delle 70 settimane<br />

1650 Ussher 454-(37) Abbandona Tolomeo; Sposta il<br />

regno di Artaserse 9 anni prima<br />

1670 Labbe 454-37 Tolomeo; chiama lo spostamento<br />

coreggenza<br />

20° anno dal trasferimento di<br />

Artaserse<br />

20° anno dal trasferimento di<br />

Artaserse<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1153


APPENDICE N. 14<br />

1702 Whiston 445-33+ Tolomeo; 360- giorno anni;<br />

70 a sett. inizia 33 A.D.<br />

(1713) Lloyd 445-70 Tolomeo; 360-giorno anni; <strong>la</strong>cu-<br />

na (32-63) tra <strong>la</strong> 69ª e <strong>la</strong> 70ª sett.<br />

1154<br />

Prideaux 458-33 Tolomeo;33 croce dal calendario<br />

rabbinico<br />

1715-<br />

18<br />

1733 Is. Newton 457-34 Tolomeo; Olimpiadi; dal supposto<br />

avvento dopo Artabanus<br />

1754 B<strong>la</strong>ir 458-33 Tolomeo; tavole complete;<br />

come Prideaux<br />

1756 Ferguson 457-33 Tolomeo; calcolo astronomico;<br />

anno 0 quindi 457 = 458 di<br />

Prideaux<br />

1768 Petri 454/3?-37? Ignora <strong>la</strong> cronologia seco<strong>la</strong>re<br />

come incerta; 453 anni prima<br />

del<strong>la</strong> nascita di Cristo<br />

1787 Wood 420-70 Come Scaliger, Mede; sorvo<strong>la</strong><br />

assenza dell’anno 0<br />

1799 Hales 420-70 Tolomeo; segue Scaliger, Mede,<br />

Wood; sorvo<strong>la</strong> assenza anno 0<br />

TAVOLA N. 10<br />

20° anno di Artaserse;<br />

360-giorno anni.<br />

20° anno di Artaserse;<br />

360-giorno anni.<br />

Dal 7° anno di Artaserse al<strong>la</strong><br />

croce<br />

Dal 7° anno di Artaserse al<strong>la</strong><br />

croce<br />

Dal 7° anno di Artaserse al<strong>la</strong><br />

croce<br />

Dal 7° anno di Artaserse al<strong>la</strong><br />

croce<br />

Croce + 3½<br />

Basata sul 70 d.C.<br />

Basato sul 70 d.C.<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. II, p. 430.<br />

APOCALISSE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI DEL TEMPO DELLA RIFORMA<br />

Nome Data 2 Tessalonicesi 2 Apoc. 2,3 Apocalisse 6,7 Apoc. 8,9<br />

Uomo<br />

peccato<br />

ostacolo 7 Chiese 4 cavalli 6 o sigillo 4 trombe<br />

1 Lutero Martino 1522 Papato Impero Rm letterale Tormenti<br />

2 Me<strong>la</strong>nchthon Philipp 1543 Papato<br />

3 Osiander Andreas 1545 Papato Impero Rm<br />

4 Tyndale William 1550 Papato (anche Anticr., Piccolo corno)<br />

5 Hooper John 1550 Anticr. e abominaz. del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione 4° papato<br />

6 Bale John 1550 Papato èra cristiana apost. Ch. giudizi 7 età<br />

7 Amosdorf von<br />

Nicho<strong>la</strong>us<br />

1554<br />

8 Ridley Nicho<strong>la</strong>s 1554<br />

9 F<strong>la</strong>cius Matthias 1556 Papato (anche Anticristo con Turchi)<br />

10 Bullinger Heinrich 1557 Papato Rm pagana èra cristiana ca<strong>la</strong>mità<br />

11 Funck Johann 1558 Papato<br />

12 Solis Virgil 1560<br />

13 Conradus Alfonsus 1560 Papato (anche Anticr., piccolo corno) ca<strong>la</strong>mità<br />

14 Jewel John 1562 Papato Rm pagana<br />

15 Nigrinus Georg 1570 Papato Rm pagana<br />

16 Chytraeus David 1572 Papato<br />

17 Cranmer Thomas 1582 Papato apost. pap<br />

18 Foxe John 1587 Vescovo di Roma (anche Anticristo)<br />

19 Ribera Francisco * 1590 1ª tribo<strong>la</strong>z Anticristo Punizione<br />

20 Napier John 1593 Papato<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

21 Bel<strong>la</strong>rmino Roberto* 1593 non venuto Roma<br />

22 Viegas B<strong>la</strong>sius * 1601 Anticristo futuro tutti sigilli futuri Trombe<br />

23 de Alcazar Luis ** 1614 Ap.1-11; rigetto giudei e distruzione<br />

di Gerusalemme<br />

prima crescita Ch. Giudizio<br />

24 Brightman Thomas 1614 Papato Rm pagana 7 periodi Tutti prima di<br />

Costantino<br />

Barbari<br />

25 Parsus David 1618 Papato coprono l’èra<br />

cristiana<br />

sigilli<br />

26 Cornelio di Lapide* 1620 Futuro tutti sigilli futuri Trombe<br />

27 Cretius Hugo ** 1640 Apocalisse 1-11; sconfitta e<br />

distruzione di Gerusalemme<br />

28 Hammond Henry ** 1653<br />

* Futuristi ** Preteristi<br />

segue TAVOLA N. 10<br />

I a guerre<br />

Roma-Giudea<br />

prima<br />

Apocalisse 8,9 Apocalisse 11 Apocalisse 12 Apocalisse 13<br />

5 a<br />

5 mesi 6<br />

tromba<br />

a<br />

tromba<br />

1 Mussulm<br />

.<br />

o.g.m.a 2<br />

testimoni<br />

42 mesi Donna Dra- 1260 gg 1<br />

gone 42 mesi<br />

a<br />

42<br />

bestia mesi<br />

Ch.pura Imp.Rm anni<br />

(Foca)<br />

2<br />

3 anni Papato<br />

4 Papato<br />

5 Papato<br />

6 al giorno del Giud. anni Papato<br />

7 Papato<br />

8 Papato<br />

9 A e N.T. anni Papato Anni<br />

606-<br />

10 Saraceni Turchi martiri Rm.pag<br />

11 AT-NT diavolo 261-1521 Papato<br />

12 Chiesa Papato<br />

13 nel<strong>la</strong> Chiesa anni Papato 1260 a.<br />

14 Papato<br />

15 vera Ch. 441-1701 Rm.pag 1260 a.<br />

16 Mussulm Imp.Rm<br />

17<br />

18 vera Ch. Rm pag<br />

19 Persec.Ch<br />

sott/Antic<br />

letterale Chiesa Satana lett.Fut. lett.<br />

20 Maomet. 1051- Turchi<br />

AT-NT Vera Ch anni 316- ult.imp. 1260 a.<br />

1201 c. 1300<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1155


APPENDICE N. 14<br />

21 Enoc/Elia lett.<br />

22 futuro letterale fut.Ant.<br />

23 del Giudaesimo (Apocalisse 12-19 cristiani letterale Ch.<br />

Rm pag<br />

distruzione Roma pagana)<br />

apostol.<br />

24 Saraceni 630-780 Turchi 1300-<br />

1696<br />

cristiani pura Ch anni 1 o papa anni<br />

25 paralleli Conquist. Mussual. Rm pag 606-1866 Papato<br />

26 tutte future fut.Ant.<br />

27 del<strong>la</strong> caduta di Gerusalemme (Ap. 12-<br />

Paganes. Domiz. Rm pag Domi-<br />

20 vittoria di Cristo su Roma pagana)<br />

ziano<br />

28 Rm pag<br />

segue TAVOLA N. 10<br />

Apocalisse 13 Apocal. Apocal.<br />

14 16<br />

Apocalisse 17 Apocal.<br />

20<br />

Apocal<br />

21,22<br />

2 a best. 666 Marchio 3 angeli 7 piaghe Prost. Babil. Bestia 10 corna 7 a testa 1000 a. N.Ger<br />

1 Papato anni<br />

(Gregorio) 5 a papato Papato Papato Nazioni Agostin.<br />

2 Romith Papato<br />

Tescher Romith sottomiss Papato Papato Roma elencati Papa<br />

3<br />

4 Papato Papato<br />

5 Papato Papato Roma<br />

6 Pre<strong>la</strong>ti Nome Papato Papato Papato Nazioni Papato<br />

7 Adorat. Papato Papato Imp. Rm<br />

8 Fedeltà Papato Papato Papato<br />

9 Anni<br />

Lateinos<br />

Papato Papi<br />

10 Rm pap 97-763 Compor.<br />

pratico<br />

5 a Rom Ch.Rm Papato Agostin.<br />

11 Papato anni Papato Papato<br />

12 5 a papato Papato Papato<br />

13 nome Papato Papato Nazioni pre-mill<br />

14 Predic. Papato Papato Roma<br />

15 Rm pap Ch.<strong>la</strong>tin<br />

a<br />

16 Papato Lateinos Roma Agostin.<br />

17 Papato Papato<br />

18 Vesc.Rm Romanus Agostin.<br />

19 nome<br />

Anticr.<br />

1156<br />

Rm pagana & futura apost. 10 regni Croce<br />

Anticris.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

20 Papato Lateinos obbedien Papato Papato Ult..imp Papi Agostin.<br />

21 Lutero Rm pag 10regni<br />

22 Rm pagana & futura apost. 10 regni Reg.santi<br />

23 saggezza<br />

carnale<br />

Rm pag Rm pag Reg. catt Ch.catt<br />

24 ultimo<br />

papa<br />

predicaz retribuz Papato Papato Papi Agostin. N.terra<br />

25 Potere Lateinos<br />

.spirit.<br />

predicaz giudizi Papato Impero Regni Papi Agostin.<br />

26 Precurs Traino Future Rm pagana e futura apost.<br />

27 cultura<br />

magica<br />

tribu<strong>la</strong>z Rm pag Rm pag Rm pag Re 311-1311 Costan.<br />

28 sacerdoz.<br />

pagano<br />

Rm pag Rm pag Regni Tito Agostin. Costan.<br />

TAVOLA N. 11<br />

DANIELE: PRINCIPALI SCRITTORI<br />

DEL TEMPO DELLA POST-RIFORMA<br />

Nome Data 1 Giov. 2:18 Daniele 2<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. II, p. 530,531.<br />

Anticristo 4 metalli Pietra<br />

1 James I of Eng<strong>la</strong>nd 1600 Papato<br />

2 Downham George 1603 Papato (B-P-G)-R Regno di Cristo<br />

3 Pacard George 1604 Papato<br />

4 Broughton Hugh 1607 B-P-G- successori di Alessandro<br />

5 Mede Joseph 1631 Papato B-P-G-R Regno di Cristo<br />

6 Tillinghast John 1655 Papato B-P-G-R Regno di Cristo<br />

7 More Henry 1664 Papato (B-P-G)-R<br />

8 Sherwin William 1670 Papato (B-P-G)-R Regno di Cristo<br />

9 Beverley Thomas 1684 Papato (B-P-G-R) Regno di Cristo<br />

10 Jurieu Pierre 1687 Papato B-P-G-R Regno di Cristo<br />

11 Cressener Drue 1689 Papato<br />

12 “Mysteries…Finished” 1699 Papato<br />

13 Lowth William 1700 Papato (Bestia, Uomo del pecc.)<br />

14 Cocceius Johannes 1701 Papato B-P-G-R<br />

15 Fleming Robert jr. 1701 Papato<br />

16 Giblehr Georg Her. 1702 Papato<br />

17 Whiston William 1706 Papato<br />

18 Horch Heinric 1712 Papato B-P-G-R Regno di Cristo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1157


APPENDICE N. 14<br />

19 Sir Newton Isaac 1727 Papato B-P-G-R Regno di Cristo<br />

20 Th. De Bionens Crinsox 1729 Papato<br />

21 Bengel Johann Al. 1740 Papato<br />

22 Berlenberg Bible 1743 Papato<br />

23 Willison John 1745 Papato (B-P-G-R) Regno di Cristo<br />

24 Newton Thomas 1754 Papato B-P-G-R Regno di Cristo<br />

25 Petri Johann Ph. 1768 Papato<br />

26 Purves James 1777<br />

27 R. M. 1787 (Papato)<br />

28 Wood Hans 1787 Papato (B-P-G-R) Regno di Cristo<br />

29 Thube Christian G. 1789 Papato B-P-G-R Regno di Cristo<br />

30 Bicheno James 1793 Papato B-P-G-R<br />

31 Bell George 1795 Papato (Babil.)<br />

32 Simpson David 1797 Papato (Bestia)<br />

33 King Edward 1798 Papato (B-P-G-R)<br />

34 Valpy Richard 1798 Papato<br />

35 de La Flechere Jean G. 1800 Papato B-P-G-R<br />

segue TAVOLA N. 11<br />

1158<br />

Daniele 7 Daniele 8 p.p.<br />

4 bestie 10 corna Piccolo corno 3½ Tempi Montone<br />

Capro<br />

Grande<br />

corno<br />

1 (B-P-G)-R Divisione Papato 1260 aa. al<strong>la</strong> fine<br />

2 (B-P-G-R) elencati Papato 1260 anni (600-) Papato<br />

3 (B-P-G)-R divisione Papato 1260 anni<br />

4 Re Antioco (letterale) Papato=2 a bestie con 2 corna di<br />

agnello, Apocalisse 13<br />

5 B-P-G-R elencati Papato 1260 anni<br />

6 B-P-G-R Papato 396-1656<br />

7 (B-P-G)-R divisione Papato 1260 anni Bestia; Babilonia;Uomo-peccato<br />

8 (B-P-G)-R divisione Papato 1260 anni<br />

9 (B-P-G-R) Regni Papato 437-1697 2300 anni per il Santuario<br />

10 B-P-G-R Regni Papato 454-1714<br />

11 (B-P-G)-R Regni Papato Giustiniano<br />

c.1800<br />

12 (B-P-G-R) 425-1685<br />

13 (B-P-G-R) Papato 606-1866<br />

14 B-P-G-R elencati Papato 1260 anni<br />

15 B-P-G-R Papato Giustiniano<br />

-1794<br />

16 (B-P-G-R) Papato 1260 anni<br />

17 B-P-G-R Regni Papato 606-1866<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

18 B-P-G-R Papato (Anni) P-G<br />

19 B-P-G-R elencati Papato 1260 anni P-G Roma<br />

20<br />

21 1058-1836<br />

22 c. 410- Papato<br />

23 (B-P-G-R) divisione Papato Francia 10ª parte del<strong>la</strong> città<br />

24 B-P-G-R Regni Roma Occid. 533 o 606 P-G Roma<br />

25 (B-P-G-R) Turchi 587-1847<br />

26 P-G<br />

27 P-G<br />

28 B-P-G-R Papato 620-1880<br />

29 B-P-G-R divisione Papato<br />

30 B-P-G-R divisione Papato 529-1789<br />

31 (B-P-G-R) divisione Papato 537-1797 Francia 10ª parte del<strong>la</strong> città<br />

32 (B-P-G)-R divisione Papato 538-1798<br />

33 (B-P-G-R) Papato 538-1798 P-G<br />

34 B-P-G-R Papato 538-1798 P-G<br />

35 B-P-G-R elencati Papato 1260 anni P-G Roma papale<br />

segue TAVOLA N. 11<br />

Daniele 8 s.p. Daniele 9 Daniele 11 Daniele 12<br />

Quotidiano 2300 gg 70<br />

settimane<br />

Croce Re del Nord 1290 gg 1335 gg<br />

1<br />

2 adorazione 1150 anni Papato anni anni a nuova<br />

Gerusalemme<br />

3<br />

4<br />

5 417-74 (33)<br />

6 adorazione Ciro-1701 Fine 34 34 Turchi - Papa 366-1656 366-1701<br />

7 490 anni Turchi<br />

8 adorazione -1700 490 anni Turchi -1656 -1700<br />

9 Adorazione Periodo al<strong>la</strong> Anni a<br />

Turchi anni anni al<strong>la</strong> fine<br />

fine Cristo<br />

10<br />

11 Adorazione anni dal<br />

quotidiano<br />

anni al<strong>la</strong> fine<br />

12 601-1699 395-1685 -1699<br />

13 anni anni anni anni<br />

14 letterale 490 anni (33)<br />

15 490 anni<br />

16 540-1760 anni 425-giudizio<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1159


APPENDICE N. 14<br />

17 (552-1716) 445-32+ 33 Turchi 70-1360 70-1405<br />

18 adorazione Ciro-fine 490 anni a metà<br />

19 2300 anni 457-34 34<br />

20 555-1745 455-1745 455-1790<br />

21 Anni anni a Cristo a metà<br />

22<br />

23<br />

-1748 anni a Cristo a metà c. 410- 410-1748<br />

24 anninon<br />

spiegati<br />

Turchi anni anni<br />

25 453-1847 453-37 a metà 557-1847 557-1892<br />

26 534-1766 anni anni<br />

27 adorazione 558-1742 anni al 1°<br />

avvento<br />

28 adorazione 420-1880 420-70 Turchi 590-1880<br />

29 -37 30 Papato<br />

30 481-1819 Turchi 529-1819 529-1864<br />

31<br />

32<br />

537-1827 537-1872<br />

33<br />

34<br />

538-1762<br />

35 adorazione 550-1750 anni Anni<br />

TAVOLA N. 12<br />

1160<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. II, p. 784,785.<br />

APOCALISSE: PRINCIPALI SCRITTORI<br />

DEL TEMPO DELLA POST-RIFORMA<br />

Nome Data 2 Tessal. 2 Apoc. 2,3 Apoc. 6,7 Apocalisse 8,9<br />

Uomo pecc. 7 Chiese 7 sigilli<br />

4 cavalli<br />

4 Trombe 5 a Tromba<br />

1 James I of Eng<strong>la</strong>nd 1600 Papato 4°=Papato Monaci<br />

2 Downham George 1603 (Papato)<br />

3 Pacard George 1604 Papato<br />

4 Helwig Andreas 1612 Papato (Anticr.)<br />

5 Cramer Daniel 1618 Papato Èra cristiana Persecuzioni Corte papale<br />

6 Hos Matthias 1618 Papato è Anticr. Tribo<strong>la</strong>zioni Eretici Papa<br />

7 Mede Joseph 1631 Papato 7°=Sigilli 7 a Tromba Barbari Saraceni<br />

8 Corhard Johannes 1643 Papato Tribo<strong>la</strong>zioni Eretici Monaci<br />

9 Goodwin Thomas 1654 (Papato) segue Mede 7° Sigillo=Trombe Saraceni<br />

10 Tillinghast John 1655 2300 anni includ. le 70 settom., 1260, 1290, 1335 anni<br />

11 Sherwin William 1670 Papato segue Mede Barbari Saraceni<br />

12 Alsted Johann H. 1681 papato è l’Anticr.,picc. corno segue Mede Clero romano<br />

13 Beverley Thomas 1684 Papato Èra cristiana Saraceni<br />

14 Philipot Jacques 1685 Papato (Anticr.) 7°=Trombe Gesuiti<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

15 Jurieu Pierre 1687 (Papato) segue Mede Barbari Saraceni<br />

16 Cressener Drue 1689 Papato Saraceni<br />

17 Cocceius Johannes 1701<br />

18 Fleming Robert jr. 1701 Papato Barbari Saraceni<br />

19 Whitby Daniel 1703 (<strong>la</strong> Ch.rom. è l’Anticris.) (proiezione del post-Millenn.; convers. mondiale<br />

20 Whiston William 1706 Papato<br />

21 Horch Heinrich 1712 Èra cristiana<br />

(Sardi) dopo<br />

Riforma<br />

Barbari Saraceni<br />

22 Doubex Charles 1720 Saraceni<br />

23 Sir Newton Isaac 1727 Papato Èra cristiana Roma pagana Barbari Saraceni<br />

24 Th.de Bionens Crinsoz 1729 Èra cristiana Conquiste Barbari Saraceni<br />

25 Pyle Thomas 1735 Papato (Piccolo Corno) Barbari Saraceni<br />

26 Bengel Johann Al. 1742 (Papato)<br />

27 Newton Thomas 1754 Papato Letterale Barbari Saraceni<br />

28 Gill John 1758 Papato (Anticr. picc. corno) Barbari Saraceni<br />

29 Wesley John 1764 Papato<br />

(Anticristo)<br />

Le Trombe coprono<br />

l’èra cristiana<br />

30 Petri Johann Ph. 1768 (Papato) (èra cristiana) (èra cristiana) èra cristiana<br />

31 Wood Hans 1787 (Papato) (Barbari) Saraceni<br />

32 Bicheno James 1793 Barbari Saraceni<br />

33 Prïestley Joseph<br />

1794<br />

1803 *<br />

Papato<br />

(piccolo corno)<br />

letterale Caduta.<br />

impero Rm<br />

Saraceni<br />

34 Thube Christian C. 1796 Papato<br />

35 King Edward 1798 Papato Saraceni<br />

36 Valpy Richard 1798 Papato<br />

37 Galloway Joseph 1798 Storia Chiesa Barbari Saraceni<br />

* ristampa<br />

segue TAVOLA N. 12<br />

Apocalisse 8,9 Apocalisse 12<br />

5 mesi 6 a tromba o-g-m-a- 2 Test. 1260 gg 10 a parte<br />

Città<br />

Donna Dragone 1260gg<br />

3½ tempi<br />

1<br />

2 Turchi 391 a. (1350-) Anni Anni<br />

3 Anni<br />

4<br />

5 Mussulmani Èra papale vera Ch. Rm pag.<br />

6 Turchi<br />

7 830-980 Turchi 396 a (1453) Anni Chiesa Rm pag. Anni<br />

8 Anni vera Ch. Anni<br />

9 Turchi 1453-1849 Francia Rm pag.<br />

10 Chiesa 396-1656 Chiesa Rm pag. 396-1656<br />

11 600- Turchi 1300-1696 Croce-1666 Chiesa Rm pag.<br />

12 Anticristo (Anni)<br />

13 Turchi (1453) adoraz. 437-1697 1 dei 10<br />

regni<br />

vera Ch. 437-1697<br />

14 1540-1690 (7°=Coppe) In<br />

Francia<br />

445-1705 Francia 445-1705<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1161


APPENDICE N. 14<br />

15 Giorni-anni Turchi Giorni-anni Viventi Francia 454-1714<br />

16 Turchi -1800 Protest. Giustino<br />

c. 1800<br />

17<br />

1162<br />

1 dei 10<br />

regni<br />

Giust. c<br />

1800<br />

18 Turchi (Anni) Anni Francia Anni<br />

Resurrez.spirituale, Nuova Gerus. <strong>la</strong> Chiesa)<br />

19<br />

20 Turchi 1301-1697<br />

21 622- Turchi 1057-1453 Anni Anni<br />

22 612-762 Turchi Giorni-anni<br />

23 637-936 Turchi 1063-1453 vera Ch. Chiesa Rm pag.<br />

24 150 Anni Turchi c. 400 Anni 1 dei 10<br />

regni<br />

Rm pag.<br />

25 Turchi Anni Anni<br />

26 Chiesa 864-1521<br />

27 612-762<br />

737-936<br />

Turchi 1281-1672 Anni Francia Chiesa Rm pag. Anni<br />

28 Giorni-anni Turchi Giorni-anni 606-1866 2300 anni<br />

al<strong>la</strong> fine<br />

29 Mussulm. Chiesa -1836<br />

30 587-1847 587-1847<br />

31 630-780 Turchi 1030- Chiesa 620-1880<br />

32 150 Anni Turchi 1300-1697 Francia Rm pag. 529-1789<br />

33 612-762 Turchi 1281-1672 contr.corr =Dan.7 Francia vera Ch. Imp.Rm anni<br />

34 vera Ch<br />

35 Giorni-anni Turchi Giorni-anni 538-1798 538-1798<br />

36 538-1798<br />

37 Giorni-anni Turchi Giorni-anni A.e N.T. 606- Rm pag.<br />

segue TAVOLA N. 12<br />

Apocalisse 13 Ap. 16 Apocalisse 17 Ap. 20<br />

1 a Bestia 42 mesi 2 a Bestia 666 7 coppe Prostituta Babilonia 7 a Testa 1000 aanni<br />

1 Papato Gior.-anni Papato Papato Papato Papi Agostiniano<br />

2 Papato Gior.-anni Agostiniano<br />

3 Roma 1260 anni Papato Papato Papato Pre-Mill.<br />

4 Papato Vicarius<br />

Filii Dei<br />

Papi Agostiniano<br />

5 Roma pag. 1260 anni Roma pap. Lateinos Giudizi Papato Pre-Mill.<br />

Roma imp. 1260 anni Roma pap. 7° Giud. Papato Agostiniano<br />

6<br />

7 Roma civ. Gior.-anni Papato Lateinos Caduta Papato Papato Papa Pre-Mill.<br />

8 Roma civ. 1260 anni Roma pap. Papato Papato Papa Agostiniano<br />

9 Papato -1866 Imp. prot. 1335 anni<br />

al<strong>la</strong> fine<br />

Pre-Mill.<br />

10 Papato 396-1656 Papato Pre-Mill.<br />

11 Papato 1260 anni Fine al<br />

Millennio.<br />

Papato Pre-Mill.<br />

Roma Imp. Roma pap. Lateinos Papato Papato Pre-Mill.<br />

12<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

13 Papato 437-1697 Papato Pre-Mill.<br />

14 Papato Papato Papato Papato Papato Pre-Mill<br />

15 Papato 454-1714 Imp. Ch. Caduta Papato Papato Pre-Mill.<br />

16 Papato Giust. c 1800 Gerarchia Giudizio Papato Papato Pre-Mill.<br />

17 Papato Gerarchia Lateinos Papato Pre-Mill.<br />

18 Papato Giustiniano<br />

1794<br />

Lateinos Caduta Papato Papato Pre-Mill.<br />

19 6-Turchi Papato Post-Mill.<br />

20 606-1866 Lateinos Papato Pre-Mill.<br />

21 Papato Pre-Mill.<br />

22 Roma civ. 476-1736 R. eccl. Caduta Papato Papato Pre-Mill.<br />

23 Roma Occ Imp. gr. Lateinos Papato Reg. <strong>la</strong>t. Pre-Mill.<br />

Roma Imp. 445-1715 Papi Lateinos Giudizio Papato Pre-Mill.<br />

24<br />

25 Papato Anni Papato Pre-Mill.<br />

26 Papato 1058-1830 Gesuitismo Anni Futuro Papato Papato Post-Mil<br />

27 Papato 533 o 606<br />

anni<br />

Clero rom. Futuro Papato Imp.pag. Pre-Mill.<br />

28 Papato 606-1866 Futuro Papato . Pre.Mill.<br />

29 Papato -1836 Imp.Orient Roma pap. Papato Pre-Mill.<br />

30 Papato 587-1847 Papato Pre-Mill.<br />

31 Papato Imp.Orient Papato (Papato) Pre-Mill<br />

32 Papato 529-1789 Luigi XIV Ludovico Giudizi Papato Pre-Mill<br />

33 Sacro Rm.<br />

Impero<br />

RmEccles Lateinos Papato Papato Pre-Mill<br />

34 Papato Papato Papato Pre-Mill<br />

35 Papato 538-1798 Caduta Papato Papato Pre-Mill<br />

36 Papato 538-1798 Papato Papato Pre-Mill<br />

37 Papato 606- Papato Pre-Mill<br />

TAVOLA N. 13<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. II, p. 786-787.<br />

DANIELE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI NON MILLERITI 1798-1844<br />

Data Local. Denom. 1Giov. 2:18 Daniele 2<br />

Anticrist 4 metalli Fer -Arg Pietra<br />

1 Brown’s Bible 1792* Scozz Presbit Papato B-P-G-R Chiesa<br />

2 Emerson Joseph Massac. Congreg. Papato B-P-G-R 10 regni<br />

3 Haywood John Tenn. (B-P-G-R) 10 regni<br />

4 Ogden Uzal (DD) 1795 N.J. Episcop Papato (B-P-G-R) 10 regni<br />

5 M’Corkle Sam’l E. 1798 N.C. Presbiter<br />

6 Belknap Jeremy 1798 Massac. Congreg. Papato B-P-G-R 10 regni Reg. Cristo<br />

7 Livingston Jhon. H. 1799 N.J. Rif.Ted. Papato (B-P-G-R) Divisione Non ancora<br />

8 Bacon Jno. (Giudice) 1799 Massac. Congreg. Papato<br />

9 Farnham Benj. 1800 Conn. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

10 CHRISTIAN OBSERVER 1802 Mass. Anglic. Papato B-P-G-R 10 divis.<br />

11 CONN.EVANG.MAG. 1803/15 Conn. Inter.Den Papato B-P-G-R 10 regni<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1163


APPENDICE N. 14<br />

12 Priestley Joseph 1803/4* USA Unit. Gnostico B.P.G.R Rg. barbar Cristianità<br />

13 Nott Eliphalet (DD) 1804 N.Y. Presbit. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

14 Rollin Chas. 1805* Franc. Cattol. B-P-G-R Cristianità<br />

15 Bible Douay 1805* Franc. Cattol. Ant.futuro B-P-G-R Siria Rom<br />

16 McFar<strong>la</strong>nd Asa (DD) 1808 Massac. Presbit. B-P-G-R<br />

17 King John (DD) 1808 Pa Presbit. Papato (B-P-G-R)<br />

18 Romeyn John B.(DD) 1808 N.Y. Presbitt. Papato B-P-G-R ? Elenc.<br />

19 HERALD of GOSP.LIB. 1808 N.Y. Congr.Cr Papato B-P-G-R Divisone Rg. Cristo<br />

20 Smith Elias 1808 N.H. Conn.Cr. Papato B-P-G-R 10 regni<br />

21 Miller William F. 1808 Conn. Presbiter Papato B-P-G-R Div.Roma<br />

22 Scott Thomas 1809* Ingl. Anglic. Uomo pecc. B-P-G-R 10 regni Cristianità<br />

23 Morse Jedediah 1810 Mass. Congreg. Papato<br />

.Maometto<br />

1164<br />

(B-P-G-R) 10 regni<br />

24 Davis Wm. C. 1811 S.C. Presbit. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

25 Smith Ethan 1811 Massac. Congreg. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

26 Dwight Timothy (DD) 1812 Conn. Congreg. Papato (B-P-G-R) 10 regni<br />

27 Lathrop Joseph (DD) 1812 Massac. Congreg.<br />

28 Criffin Edw. D. (DD) 1813 Massac. Congreg. Papato<br />

.Maometto<br />

(B-P-G-R) 10 regni<br />

29 Newton Thomas (vesc.) 1813* Ingl. Anglic. Uomo pecc B-P-G-R Rg barbar Cristianità<br />

30 Kinne Aaron 1814 Conn. Congreg. Ell.White B-P-G-R 10 regni<br />

31 Dow Lorenzo Connet. Metodis. Papato B-P-G-R 10 regni Immag.colp<br />

32 Tyng Stephen H. (STD) Pa Episcop. Papato B-P-G-R 10 Divis.<br />

33 Armstrong Amzi (DD) 1815 N.J. Presbiter Papato (B-P-G-R) 10 regni<br />

34 Boudinot Elias (LLD) 1815 Pa. Congreg. Papato B-P-G-R 10 regni<br />

35 Columbian Fam.Bible 1822* USA B-P-G-R Rm divisa Ch. crist.<br />

36 Wheeler Char. 1823 Pa Battista Papato<br />

37 Reid Robt. 1824 Pa. Pres.Rif. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

38 Livermore Harriet 1824 N.H. Congreg. Papato<br />

39 “Robertson Th. R.” 1826 Indiana Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

40 Wilson Joshua L. (Ph.D) 1828 Ohio Presbit. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

segue TAVOLA N. 13<br />

1<br />

Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8<br />

Montagna 4 Bestie 10 Corna 3 corna Piccolo 3½ Tempi Giudizio Mont. Grande<br />

Corno<br />

capro Corno<br />

nel B-P-G-R 1O Regni 3 re in Papato 1260 anni P-G Antioco<br />

Millennio<br />

Italia<br />

tipo<br />

2 Reg.Cristo B-P-G-R 10 elencat Papato 606-1866<br />

3 B-P-G-R 10 regni Papato<br />

4 (B-P-G-R) 10 regni trip.cor<br />

5 (B-P-G-R) Papato 538-1798<br />

6 Reg.Cristo B-P-G-R Elenccati Papato Regni terra P-G<br />

7 Reg.Cristo<br />

2300 giorni<br />

circa 3 anni<br />

8 (B-P-G-R) Papato 606-1866 P-G 344aC-1966dC<br />

9 Reg.Cristo B-P-G-R Divisioni R.Raven<br />

Longob<br />

Papato 529-1789 Regni terra P-G 481aC-1819dC<br />

10 (B-P-G-R) Papato fino Riv.Fr.. Roma 457aC-1843/44<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

11 B-P-G-R 10 regni Papato 606-1866 Regni crist P-G Roma - 2000<br />

12 Futuro B-P-G-R 10 Divis. R-L-R Papato 1260 anni<br />

al<strong>la</strong> fine<br />

P-G Imp.Rm 534-1757<br />

13 Reg.Cristo (B-P-G-R) 10 regni Papato 535-1795 Santi liber. P-G - 1867<br />

14 B-P-G-R P-G Antioco<br />

15 Ch.cattol. 10 reg.<br />

dopo Aless.<br />

Anticris.<br />

Antioco<br />

3½ anni<br />

d.C.<br />

P-G Antioco persec.Antioco<br />

16 Reg.Cristo B-P-G-R Divisioni Papato 606-1866 P-G Maometto<br />

17 (B-P-G-R) Papato 534-1794 P-G 434aC-1867dC<br />

18 Reg.Cristo B-P-G-R 10 Elenc. Papato 606-(1866) Regni terra<br />

19 Reg.Cristo B-P-G-R 10 regni Papato Quasi finito<br />

20 Reg.Dio B-P-G-R 10 Divis. Papato<br />

21 B-P-G-R 10 regni Papato 534-1794<br />

22 Progresso B-P-G-R Elencati Ra.L.R. Ch.pap 1260 anni.<br />

al<strong>la</strong> fine<br />

P-G da Rm.pag<br />

a Papale<br />

23<br />

24 B-P-G-R 10 Elenc. Papato 587-1847 Caduta Papa P-G Rm.pag/<br />

Papale<br />

anni fine vicina<br />

453aC-1847<br />

25 Reg.Cristo B-P-G-R Divisioni Papato 606-1866 Giudizio P-G Maometto 481aC-1819<br />

26 Reg.Cristo B-P-G-R 10 regni Papato Conclus.<br />

27 (B-P-G-R) U.O.L. Papato 606-1842<br />

28 Gov. Dio (B-P-G)R 10 regni Papato 606-1847<br />

29 Futuro B-P-G-R List.varie Ra.L.R, Papato 8 o sec.<br />

2000<br />

P-G Romani 334aC-1966<br />

30 B-P-G-R 10 regni Papato 606-1866 P-G Maometto<br />

31 B-P-G-R 10 regni Papato 587-1847<br />

(Reg.Crist) B-P-G-R. 10 regni Papato 533-1793<br />

32<br />

33 B-P-G-R 10 Elenc. Papato 566-1826<br />

34 Reg.Cristo B-P-G-R 10 Elenc. Papato -1800 P-G<br />

35 B-P-G-R RaGre Papato Antioco<br />

36 P-G (457aC)-1843/4<br />

37 (Reg.Dio) B-P-G-R 10 regni Papato - 1863 Papato c. 1850<br />

38 (B-P-G-R) Papato 587-1847 P-G 457aC-1843<br />

39 B-P-G-R 10 Elenc. Papato 587-1847 P-G R.Pap. 453aC-1847<br />

40 Reg. Dio (B-P-G-R) Division Papato 587-1847 Purif.Chies P-G 453aC-1847<br />

segue TAVOLA N. 13<br />

Nome Data Local. Denom. 1Giov. 2:18 Daniele 2<br />

Anticrist 4 metalli Ferro Argil<strong>la</strong> Pietra<br />

41 McCorkle Sam’l M. 1830 Tenn. Dispens. Papato (B-P-G-R) Divisone Non ancora<br />

42 Campbell Alex. 1830 Va. Dispens. Papato B-P-G-R 10 regni<br />

43 MILLENN.HARBINGER 1830 Va. Dispens. Papato B-P-G-R 10 regni<br />

44 WATCHMAN OF THE NIGHT 1833 Pa. Papato B-P-G-R Divisone<br />

45 C<strong>la</strong>rke Afam (D.F.) 1833* Inghil Wesliana Anticr B-P-G-R 10 regni Prima Ch.<br />

46 McGregor David 1833 Me Presb<br />

47 Jenk’s Compr. Comm.<br />

1834* USA Congr. B-P-G-R Impero<br />

indebolito<br />

48 PROTESTANT VINDICATOR 1834 N.Y. Rif.Ted. Papato<br />

49 Brownlee Wm. C. 1834 N.Y. Rif. Ted. Papato<br />

Chiesa<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1165


APPENDICE N. 14<br />

50 Thomas John (MD) 1834 Va. Papato<br />

51 De Rozas Jose M. 1834 Messico Cattolica<br />

52 Scott Robt. (MD) 1834 N.Y. Battista Papato B-P-G-R 10 regni<br />

53 Burwell Adam H. 1835 Canada Papato B-P-G-R 10 Divisione Futuro<br />

54 Junkin George (DD) 1836 Pa Presbit. Papato B-P-G-R 10 Divisione<br />

55 Cottage Bible 1841* Inghil. Falso Cri. B-P-G-R Rg. Barbarici Cristianità<br />

56 Duffield Geroge (DD) 1841 Michig. Presbit. Papato<br />

57 Crandall A.L. 1841 N.Y. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

58 Ramsey Wm. (DD) 1841 Pa Presbit. Rapato B-P-G-R Divisone al<strong>la</strong> frantum<br />

59 Freewill Bapt. Conf. 1842 N.H. F.W.Batt Papato B-P-G-R 10 Divisione Non ancora<br />

60 Henshaw Jon. P.K. 1842 R.I. P.E.Vesc Papato<br />

61 Hinton Asaac T. 1842 Illin. Battista Papato B-P-G-R 10 regni<br />

62 Shimeall Rich. C. 1842 N.Y. Episcop. Papato B-P-G-R Divisone verrà<br />

63 Burdick Elias A. (MD) 1843 N.Y. Batt. 7 g. Papato B-P-G-R 10 Divisione Non ancora<br />

64 MILLEN. AMERICANA 1843 N.Y. Isaac<br />

Labagh<br />

Papato B-P-G-R 10 Divisione<br />

65 Robinson John (DD) 1843 Ohio Presbit. Papato (B-P-G-R)<br />

66 Shannon Jas. 1843 Ky Cristiana<br />

67 Winthrop Edward 1843 Ohio Episc.Prot. Papato (B-P-G-R) Divisone<br />

* ristampa<br />

segue TAVOLA N. 13<br />

1166<br />

Daniele 2 Daniele 7 Daniele 8<br />

Montagna 4 Bestie 10 corna 3 corna Piccolo<br />

corno<br />

3½ Tempi Giudizio Mont.<br />

Capro<br />

grande<br />

corno<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

2300 giorni<br />

41 B-P-G-R Divisione Papato 687-1847 453aC-1847<br />

42 Reg. Dio B-P-G-R 10 Divis. Rm. Rav.<br />

Longob<br />

Papato 606-1866 P-G 453aC-1847<br />

43 Reg.Cristo B-P-G-R 10 regni Papato 533-1793<br />

606-1866<br />

453aC-1847<br />

44 Reg. Dio B-P-G-R Divisione Papato 533-1793 456aC-1844<br />

45 Èra crist. B-P-G-R Divisione Ra.L.R Papato -1798<br />

755-2015<br />

P-G Impero<br />

Rm<br />

334aC-1966<br />

46 P-G 457/53aC-<br />

1843/47


47 BPGR/Siria 10 regni<br />

re Seleuc.<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

E-O-L<br />

Papato<br />

Antioco<br />

606-<br />

3½ anni<br />

P-G 334aC-1866<br />

gg Antioco<br />

48 B-P-G-R Divisione Papato P-G Maom.<br />

49 B-P-G-R 10 Divis. Papato<br />

50 B-P-G-R 10 regni Papato 587-1347<br />

606-1866<br />

51 Anticr. Anni P-G 454aC-1847<br />

52 (Reg.Crist) B-P-G-R. 10 regni U.O.L Papato 606-1866 P-G 458/8aC-1843/44<br />

53 Reg. Dio B-P-G-R 10 Divis. Papato 533-1793 P-G Maom. 453aC-1847<br />

54 Reg.Dio B-P-G-R. Papato (533-1793<br />

606-1866)<br />

Giudizio P-G Maom. -1866<br />

55 Futuro B-P-G-R Varie liste Ra.L.R Papa 606-1866 P-G Antioco<br />

Roma<br />

giorni<br />

334aC-1966<br />

56 B-P-G-R. 10 Elenc. Papato 532-1792 P-G 457-53aC-1843-47<br />

57 Reg.Cristo (B-P-G-R) Divisioni Papato 533-1793 P-G 432aC-1868<br />

58 Reg.Dio B-P-G-R. 10<br />

Divisioni<br />

Papato<br />

Reg.Cristo B-P-G-R. 10 regni Papato P-G 457aC-1843<br />

59<br />

60<br />

61<br />

62<br />

Reg.Cristo B-P-G-R. 10 regni Papato 533-1793 P-G Maom. - 1810<br />

Reg.Dio B-P-G-R. 10<br />

Divisioni<br />

Papato 533-1793 P-G Maom. 453aC-1847<br />

63 Reg.Cristo B-P-G-R. 10 regni Papato<br />

64 (Reg.Crist) B-P-G-R. 10<br />

Divisioni<br />

Papato 533-1793 457/53aC-<br />

1843/47<br />

65 (Reg.Crist) B-P-G-R. Divisioni It Rav.<br />

Pentapoli<br />

Papato P-G (457aC)-1843<br />

(453aC)-1847<br />

66 P-G (457-53aC)-1<br />

843-47<br />

67 B-P-G-R. 10 Elenc. Papato (533-1793<br />

606-1866)<br />

segue TAVOLA N. 13<br />

1<br />

Daniele 9 11:36 11:44 Daniele 12 2 Tessalonicesi 2<br />

70 settimane Croce Re onnip. Re Nord 1290 gg 1335 gg Ostacolo Uomo<br />

Pecc.<br />

7 o o 20 o<br />

Artaserse<br />

fine vicina<br />

Croce<br />

Anticristo<br />

romano<br />

Turchi Antic.+30 al millennio Impero Rm. Papato<br />

2 606-1896 606-1941<br />

3 - 1874 - 1919<br />

4<br />

5<br />

6<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1167


APPENDICE N. 14<br />

7<br />

8 Rm.Papale Turchia 606-1896 606-1941 Papato<br />

9 Sett al<strong>la</strong> Croce Turchia 529-1819 529-1864<br />

10 457aC-33dC Turchia<br />

11 457aC-Croce Rm.papale Papato<br />

12 dal<strong>la</strong> visione 73 d.C. Papato Papato 1260+30 1290+15 Imp.Rom. Ch.papale<br />

13<br />

14 454- Antioco Antioco<br />

15 454aC. a metà (33) al<strong>la</strong> fine<br />

16<br />

17 Anni a Croce Papato Papato Anni Anni Papato<br />

18 Turchia<br />

19 Papato<br />

20 Papato<br />

21 Papato<br />

22 7 o Artaserse metà o fine Papato Turchi 1260+30 al<br />

Messia<br />

1168<br />

Pross.ademp<br />

23 Turchia<br />

24 453aC-37dC Metà 587-1877 587-1922 Papato<br />

25 Francia al Millennio<br />

26 Anni al Mill Papato<br />

27 Ateismo Ateismo<br />

28 Turchia - 1922<br />

29 Gr. Rm.<br />

Apostasia<br />

Turchi Anni al<strong>la</strong> conversione<br />

mondiale nel Millennio<br />

Imp. Rm Papato<br />

30<br />

31<br />

32 457aC-33dC 33 (fine) Rm pagana Papato<br />

33 Papato<br />

34 457aC-33dC Metà 34 Roma Ateismo Rm.pagana Papato<br />

35 Esdra - croce Turchi Impero Rm Ch.papale<br />

36<br />

37 Artaserse (40) 33 inizio Papato Papato Papato<br />

38 457aC-33dC Papato Papato<br />

39 453aC-37dC Metà 587-1877 587-1922 Papato<br />

40 453aC-37dC Napoleone 587-(1877) 587-1922 Rm pagana Papato<br />

segue TAVOLA N. 13<br />

Daniele 9 11:36 11:44 Daniele 12 2 Tessalonicesi 2<br />

70 settimane Croce Re orgogl Re Nord 1290 gg 1335 gg Ostacolo Uomo Pecc<br />

41 453aC-37dC 33 (metà) 1260+30 1290+45 Rm Pagana Papato<br />

42 453aC-37dC 33 metà Papato<br />

43 Artaserse Croce Papato Turchia - 1820 (533)-<br />

1866<br />

Papato<br />

44 456aC-33dC 34 fine Turchia<br />

45 456aC-33dC fine Papato Turchi 612-1902 612-1947 Imp.Rom. Papato<br />

46 Metà o fine<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


47 458 aC al<strong>la</strong><br />

Croce<br />

29 aC Papato<br />

Antioco<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DATE DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Turchi<br />

Antioco<br />

1260 + 30 1290 + 45<br />

48 Papato<br />

49 Rm Pagana Papato<br />

50<br />

51 454aC-37dC 33 (metà) Anni<br />

52 458/7aC-33dC 33 660-1950 660-1995 Papato<br />

53 453aC-37dC 33 (metà) Papato<br />

54 Papato Papato<br />

55 458aC - Fine (33) Antioco<br />

Papato<br />

Turchi 606-1896 606-1941 Rm pagana Papato<br />

56 1260+90 (533)-1866 Rm Pagana Papato<br />

57 533-1823 533-1868 Papato<br />

58<br />

59 457aC-33dC Papato<br />

60 Rm Pagana Papato<br />

61 453aC-37dC Papato Turchia 533-1866 Papato<br />

62 453aC-37dC 533-1823 533-1868 Papato<br />

63 Papato<br />

64 Turchia 533-1823 533-1868<br />

65 453aC-37dC 33 Metà 30 anni<br />

dopo 1260<br />

45 anni<br />

dopo 1290<br />

Rm Pagana Papato<br />

66 457aC-33dC Metà<br />

67 Rm Pagana Papato<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. IV, p. 392,393,396,397.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1169


TAVOLA N. 14<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

APOCALISSE:<br />

PRINCIPALI SCRITTORI NON MILLERITI 1798-1844<br />

Nome Data Località Denomin Apocalisse 6 e 7 Apocalisse 8,9<br />

4 cavalli 6 o sigillo 4 Trombe 5 a Tromba<br />

1 Miller William F. Conn. Presbiter Dal 95-323 Invas.barbari e mussul.fino 750<br />

2 Self-Interpreting Bible 1792* Presbit Ch. primi<br />

tre secoli<br />

Caduta<br />

pagani<br />

da Costantino<br />

a Giustiniano<br />

3 Ogden Uzal (DD) 1795 N.Y. Episcop 1 o secolo (95-323) morte<br />

Costantino<br />

Papa e<br />

Saraceni<br />

Conqquis. di<br />

Maomet. 750<br />

4 M’Corkle Sam’l F. 1798 N.C. Presbiter<br />

5 Belknap Jeremy 1798 Massac. Congreg.<br />

6 Farnham Benj. 1800 Inv. barbari Saraceni<br />

7 EVANGELICAL Mag. 1800 Conn. Presbit.<br />

8 Bacon Jno. (Giudice) 1803 Massac. Congreg.<br />

9 Priestley Joseph 1803/4* Unitar. da Traiano<br />

a Valeriano<br />

Rivol. di<br />

Costant<br />

Rm.caduta<br />

Impero<br />

Saraceni<br />

10 CHRISTIAN OBSERVER 1804- Massac. Anglic.<br />

11 Bible Douay 1805* Cattol. Cristo e<br />

3 giudizi<br />

Eresie<br />

12 HERALD of GOSP.LIB. 1808- N.H. Congr.Cr<br />

13 Smith Ethan 1811 Mass. Congreg. Giudizio su Giudei e<br />

Rm pagana<br />

Inv. nord. Mussulm.<br />

14 Davis Wm. C. 1811 S.C. Presbit. Mussulm.<br />

15 Buck Chas. 1811* Indipend<br />

16 Dwight Timothy (DD) 1812 Conn. Congreg.<br />

17 Dow Lorenzo 1812 Conn. Metodis.<br />

18 Prudden Nehemiah 1813<br />

19 Kinne Aaron 1813 Conn. Congreg. Dal<strong>la</strong> distruz. del 70 Inv. barbari Re Goti<br />

20 Armstrong Amzi (DD) 1814 N.J. Presbiter Copre èra cristiana f<strong>la</strong>g. barbari Mussulm.<br />

e eventi finali<br />

21 Boudinot Elias 1815 N.J.<br />

22 Lathrop Joseph (DD) 1815 Mass. Congreg.<br />

23 Smith Elias 1815 N.H. Conn.Cr.<br />

24 Schmucker Jno. G. (DD) 1817 Pa. Luterana primi 4 secoli Inv. barbari Saraceni<br />

25 Emerson Joseph 1818 Mass. Congreg.<br />

26 Bible (O’Oyly & Mant) 1818* Anglic primi 3<br />

secoli<br />

cad.pagani Caduta Rm Saraceni<br />

27 Haywood John 1819 Tenn. Crist. Giud. sul Papato – mussul.<br />

28 Reid Robt. 1824 Pa. Presbit.. fino a Costantin Inv. Barbari Maometto<br />

29 “Robertson Th. R.” 1826 Indiana Presbit. Mussulm.<br />

30 Wilson Joshua L. (Ph.D) 1828 Ohio Presbit.<br />

31 McCorkle Sam’l M. 1830 Tenn. Dispens. copre èra cristiana copre èra crist.<br />

32 MILLENN.HARBINGER 1830- Va. Dispens. 7 periodi fino al<strong>la</strong><br />

nuova Gerusalem.<br />

parallelo 7 suggelli<br />

Costant. Sconosciuto Saraceni<br />

33 C<strong>la</strong>rke Adam 1833* Wesley. guerr/pest<br />

e<br />

34 WATCHMAN of the NIGHT 1833- Pa.<br />

35 Jenk’s Compr. Comm. 1834* Congreg Periodo<br />

del<strong>la</strong> Ch.<br />

a Costan, Invas.di Rm Saraceni<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1169


APPENDICE N. 14<br />

36 Campbell Alexander 1837 Va. Dispens.<br />

* ristampa<br />

segue TAVOLA N. 14<br />

1170<br />

Apocalisse 8 e 9 Apocalisse 11 Apocalisse 12<br />

5 mesi 6 a Trom o,g,m,a, 7 a Trom 2 Test. 1260 g. 3½ gg. Terrem 10 città Donna Bamb.<br />

1 -1848 Riv.Fran Ch.Crist.<br />

2 anni al<br />

760<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6 612-762 Ottomano<br />

Turco<br />

7<br />

Turchi 1281-1672<br />

1302-1698<br />

caduta<br />

Anticristo<br />

1281-1672 Fine ogni<br />

cosa<br />

testim.contro<br />

pagan<br />

608-1866<br />

756-2016<br />

futuri anni Rovesc.<br />

Papato<br />

Scuote<br />

Francia<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

Chiesa convert<br />

8 vera Ch.<br />

9 612-672 Turchi 1281-1672 Ora inizia testim.contro<br />

corruz.<br />

come<br />

Daniele 7<br />

1686-1790 Rivoluz Francia<br />

.Francese<br />

vera Ch Santi<br />

10 612-762 Turchi 1281-1672 Riv.Fran Francia<br />

11 Enoc/Elia Ch. Maria Creden.<br />

Cristo<br />

12 Turchi 1299-1690<br />

1453-1844<br />

13 Turchi 1453-1844 Vero popol<br />

Dio<br />

14 622-734 (Turchi) 1453-1844 Purif.Sant il Fedele Futuro Ancora<br />

nel futur<br />

15 Maomet 1453-1844<br />

16 Riv.Fran<br />

17<br />

18<br />

19 150 anni Turchi 1281-1672 vestiti sacc 606-1866<br />

20 612-762 Turchi 1281-1672 Paro<strong>la</strong><br />

Ordin.<br />

21 Insegn.<br />

Biblico<br />

Riv.Fran Vera Ch. Cristo<br />

1792-1796 Riv.Fran Francia Vera Ch. Cristo<br />

da 1800 Riv.Fran Francia<br />

22 - 1842 Riv.Fran Ch.Crist.<br />

23 Riv.Fran Francia<br />

24 turc/tartar Ch.Crist.<br />

25<br />

26 612-762 Turchi 1281-1672 Cad. Rg test.contr<br />

Anticristo Rm<br />

anni incompiuti Ch.idol. Chiesa Costant.<br />

27 150 anni (391)-1777 Sabato<br />

restaurato<br />

28 Turchi 1281-1672 Ch. crist<br />

29 622-734 (Turchi) 1453-1844 Purif.Sant il Fedel Futuro Anc fut<br />

30<br />

31 vestiti sacc 587-1847 Ch. Pura<br />

32 Par.Spir Ch. crist<br />

33 150 anni Arabi e in tutti i Sconosc. Sconos Sconosciut Rivoluz Vera Ch Costant<br />

Turchi tempi<br />

34 vestiti<br />

sacerdotali<br />

533-1793


35 612-762 Turchi 1281-1672<br />

1302-1698<br />

36<br />

segue TAVOLA N. 14<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Riforma Ministero<br />

fedeli<br />

anni<br />

dell’Anticr<br />

breve tempo Riforma Prima Ch<br />

Apocalisse 12 Apocalisse 13<br />

Dragone 1260 gg<br />

3½ Tempi<br />

1 a bestia 7 Teste 10 corna 42 mesi 2 a bestia Immagin 666<br />

1 Papato -1848 ordine relig. Luduvice<br />

2 Imp.Rom anni dal 606 Papato poten.Rm 10 Regni papa e clero Lateinos<br />

3 Potere<br />

persec. Rm<br />

10 Divis.<br />

4 Papato 550-1810<br />

534-1794<br />

5 Rm. Papale 10 Divis. 606-1866 Assomigl.<br />

Papa<br />

Nome<br />

Bestia<br />

6 529-1729 Gerarc. Rm Lateinos<br />

7 Papato 10 Divis.<br />

8 Prot.2 cor.<br />

=lib.Civ.eRel<br />

9 Imp.Roma 1260 anni sacro Rm<br />

Impero<br />

10<br />

11 Nemici di<br />

Dio<br />

For. gov Rg europ. Rm Eccles Lateinos<br />

B-P-G-R<br />

ecc<br />

Persecuz.<br />

minori<br />

607- Pers.pagani Nerone<br />

12 Papato For.Gov. 10 Regni del Pagan.<br />

13 Rm. secol. Sostit. Pap Romiith<br />

14 Papato 7 for.Gov. 10 Regni 587-1847 Gerarchia<br />

15 Rm pagana<br />

16 Roma Pag Papato Elencati 10 Regni<br />

17 Papato Napoleone<br />

18 Papato 606-1866<br />

19 606-1866 606-1866 gerarch .Rm Lateinos<br />

20 Roma Pag Rm. Civile For. Gov. 566-1826 Papato Lateinos -<br />

Vicarius Filii Dei<br />

21<br />

22 Roma Pag Papato 10 Regni -1842<br />

23 Rom.Civ. 10 Regni Papato<br />

24 Roma Pag Papato Gesuiti<br />

25 Rom.Civ For.Gov. 606-1866 Ierar.Pap.<br />

26 Imp.Rm Imp.Rm<br />

pagano<br />

forme<br />

governi<br />

Stato Rm gerararc. rm Lateinos<br />

Romith<br />

27<br />

28 Rm Pagan Papato 10 divis. -1850 Clero Pap Papa Lateinos<br />

29 Papato 7 Forme 10 Regni 587-1847 Gerarchia<br />

30 Papato 587-1847<br />

31 Rm Pagan 587-1847 Papato<br />

persec. Rm<br />

587-1847 Credi Protestanti<br />

Marchio<br />

Sette<br />

particol.<br />

32 Rm Pagan 587-1847 Papato 10 regni 587-1847 Ch. Riform<br />

33 Imp. Rm. 1260 anni Sacro Rm 7 aspetti 10 monarc sconosc. Clero Rm Basileia<br />

pagano<br />

Impero<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1171


APPENDICE N. 14<br />

34 Papato<br />

35 Rm pag. 533-<br />

606-<br />

1172<br />

Rm papale aspetti<br />

Rm<br />

10 Regni 606- Rm papal Lateinos<br />

36 Rm pagan 606-1866 Papato 606-1866 Papato Lateinos<br />

segue TAVOLA N. 14<br />

Apocalisse 14 Apocalisse 16<br />

1 o Angelo 2 o Angelo 3 o Angelo 7 piaghe 5 a Piaga 6 a Piaga 7 a Piaga<br />

1 Su Babilonia<br />

2 Testimonian.<br />

contro Papa<br />

Futuro sul<br />

Papato<br />

su Roma fine Is<strong>la</strong>m fine Papato<br />

3 Giudizio sul Regno del Papa<br />

4 Speciale predicazione ancora futura Papato cad. Turchi Tempo<br />

disordini<br />

5<br />

6<br />

7 Adempiuto Adempiuto<br />

8 Messaggio<br />

9 Soc.Bibbliche<br />

e Missionar<br />

ultimo giorno<br />

Cont.Papato Rivol.Franc. Sede Bestia Russia ? Cad. Papato<br />

10<br />

11 Mondo perver<br />

12<br />

13 da Riforma s/ sede bestia sui Turchi nel millennio<br />

14 Infedeli dal<strong>la</strong><br />

Riforma<br />

sui Turchi Rg distrutti<br />

15<br />

16 Realizzata a Riforma su Babil.spir Distr.finale<br />

17 sta cadendo<br />

18<br />

19 Punizione vera Riforma asciugato<br />

per entrata<br />

20 Soc. Missionarie e Bibliche Giudizio sta cadendo sui Turchi<br />

21<br />

22 Missionari Esc.Apostol.<br />

23 Durante millennio<br />

24 Incluso Bengel post Riforma Grande crisi 1844<br />

25<br />

26 Tentativo<br />

di Riforma<br />

Contro Rm<br />

papale<br />

Contro i suoi<br />

sost.<br />

Futuro<br />

contro Rm<br />

su Roma fine Is<strong>la</strong>m Fine Papato<br />

27<br />

28 Speciale predicazione ancora futura su Babil.spir<br />

29 Infedeli dal<strong>la</strong><br />

Riforma<br />

30 su Ottomano<br />

31 su Roma su Turchi<br />

32 Mess. ultimo<br />

giorno<br />

33 Soc.Bibliche Contro Rm<br />

papale<br />

Contro Rm<br />

papale<br />

sui Turchi Rg distrutti<br />

4 a su Roma sull’Anticrist Tevere (?) Simbolica ?<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

34 Non ancora versate<br />

35 Valdesi Ussiti Riformati Futuro<br />

contro Rm<br />

36<br />

segue TAVOLA N. 14<br />

Apocalisse 17 Apocalisse 20<br />

Donna Babilonia Bestia 1000 anni Pre o<br />

post Mill.<br />

1 a Risurrezione<br />

Caduta<br />

Papismo<br />

Caduta<br />

Anticristo<br />

Nuova<br />

Gerusalemme<br />

1<br />

2 Rm Papal Rm Papal Imp.Papal Post M Figurata Mill. e cieli<br />

3 Città 7 colline Post M.<br />

4<br />

5 Papato<br />

6 Parido Restaur.<br />

7 al<strong>la</strong> fine d. Mondo Spirituale<br />

8 Papato<br />

9 Rm Papal Rm Papal Imp.Crist 7 o millennio Mill. e Paradiso<br />

10<br />

11 Città Diav<br />

Rm Pagan<br />

Potere<br />

Diavolo<br />

Era Nuovo Testam. da caduta<br />

Rm pag<br />

Anime dei<br />

santi<br />

12 Papato Papato Governi<br />

13 Papato Dopo 7 a piaga Pst.M Mistica<br />

14 Chius.d 1335 (1922) Post M.<br />

15 Rm Papal<br />

16 Ch.Cattol Papato Rg papale Graduale Spirituale<br />

17 Papato<br />

18<br />

19 Papato Papato<br />

20 Santi con Cristo Pre.M Letterale<br />

21<br />

22 Papato<br />

23 Papato Papato Parad. Restaur.<br />

24 Papato Papato Sat.legato (1850) Pre M.<br />

25 Papato Papato Dopo 1941 Post M Spirituale<br />

26 Papato Imp.Papal Rg. Catt. Post M Ch. nel<strong>la</strong> Nuova<br />

Gerusalemme<br />

27<br />

28 Papato Papato Sant.Purif. (1850) Pre M.<br />

29 Chiusura di 1335<br />

(1922)<br />

30 Chiusura di 1335<br />

(1922)<br />

Post M.<br />

Pre M.<br />

31 Papato Papato Satana Legato Letterale<br />

32 Papato Papato<br />

33 Ch.<strong>la</strong>tina Imp.<strong>la</strong>tino Figurativo Post M(?) Figurata Figurata<br />

34 Pre M.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1173


APPENDICE N. 14<br />

35 Ch. Rm Papato gov.temp forse 7 o millennio Figurata Stato celeste<br />

36 Papato Papato Inizio 1996 Pre M.<br />

segue TAVOLA N. 14<br />

Nome Data Località Denomin Apocalisse 6 e 7 Apocalisse 8, 9<br />

4 cavalli 6 o sigillo 4 tromba 5 tromba<br />

37 Livermore Harriet N.H. Congreg.<br />

38 Tyng Stephen H. (STD) Pa Episcop.<br />

39 Shimeall Rich. C. N.Y. Episcop.<br />

40 Brownlee Wm. C. 1834 N.Y. Rif. Ted.<br />

41 Scott Robt. (MD) 1834 N.Y. Battista Inv.barbar Saraceni<br />

42 Smith Sam’I B. 1835 N.Y. Evang.<br />

43 Burwell Adam H. 1835 Canada Copre èra cristiana<br />

Rivoluzione Francese<br />

1174<br />

Copre èra cristiana<br />

applic. all’Orien. Occ.<br />

44 PROTESTANT VINDICATOR 1836 N.Y. Rif.Ted. Maometto<br />

45 Junkin George (DD) 1836 Pa Presbit. Prima delle invasioni Maomett<br />

46 Thomas John (MD) 1837 Cristad<br />

47 Ramsey Wm. (DD) 1841 Pa Presbit.<br />

48 Cottage Bible 1841* Ch.primi 3 sec Cad.pag. caduta Rm Saraceni<br />

49 PROTESTANT BANNER 1842 Pa.<br />

50 Henshaw Jon. P.K. 1842 R.I. P.E.Vescov Saraceni<br />

51 Hinton Isaac T. 1842 Illin. Battista Maometto<br />

52 Winthrop Edward 1843 Ohio Episc.Prot.<br />

53 Burdick Elias A. (MD) 1843 N.Y. Batt. 7 g. prima delle invasioni<br />

54 Robinson John (DD) 1843 Ohio Presbit.<br />

55 Walmesley Chas. ristam Cattolica. Inv.barbar Riforma<br />

Apocalisse 8 e 9 Apocalisse 11 Apocalisse 12<br />

5 mesi 6 a Trom o,g,m,a, 7 a Trom 2 Test. 1260 g. 3½ G. Terrem 10 città Donna Bambino<br />

37<br />

38 maom.<br />

Turchi<br />

39<br />

40<br />

Turchi 1453-1844<br />

41 606-765<br />

42<br />

Turchi 1299-1690 Rivoluz.<br />

American<br />

Vera Ch<br />

43 riv.Franc Francia Pura Ch.<br />

44 612-762 Turchi 1453-1844<br />

45 612-762 Ottomani 1261-1672<br />

Turchi<br />

46<br />

47<br />

48 612-762 Turchi 1281-1672 Introduz.<br />

piaghe<br />

Test.contro<br />

Roma<br />

606- Riv.Fran Riv.Fran Francia Chiesa Prog.Ch.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


49<br />

50 612-762 Ottomani<br />

Turchi<br />

51 612-762<br />

52<br />

53<br />

54<br />

Turchi - 1672<br />

-1453<br />

55<br />

segue TAVOLA N. 14<br />

1261-1672<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

1525-1675 Maomett Punt. finale letterale Gerusal Ch.Rom Cristiani<br />

Apocalisse 12 Apocalisse 13<br />

Dragone 1260 gg<br />

3½ tempi<br />

1 a bestia 7 teste 10 corna 42 mesi 2 a Bestia Immagine 666<br />

37 Papato -1847<br />

-1866<br />

38 Papato<br />

39 Papato 533-1793 Lateinos<br />

Romiith<br />

Vicar.Filii Dei<br />

40 Rm Secol . Rm Pap.<br />

41 Rm Pagn 606-1866 Rm civile 10 regni Rm Pap. somig.prot 1177-1843<br />

42 Papato Sette Prot. Settarianes Lateinos<br />

43 533-2793 Papato . 533-1793<br />

44 Rm Sscol Papato<br />

45 Papato 7 for.gov. 10 regni 606-1866 Ch. Romana Lateinos<br />

46 Papato 7 forme 10 divis. 587-1847<br />

606-1866<br />

Papato Ch. tiran<br />

47 Papato 7 Forme<br />

48 Rm pagan 1260 anni Sacro Rm forme Rg<br />

Rm Eccles Lateinos<br />

impero governo europei<br />

49<br />

50<br />

Papato Lateinos<br />

51 Rom.Civ. For.Gov. Rm Papale<br />

52 Rom.Sec. 10 regni 533-1793<br />

606-1866<br />

Rm Papale Lateinos<br />

53 Papato 606-1866<br />

54 Papato 587-1847<br />

55 7 imperat 10 divisio Letterale Eresia Maometto<br />

Apocalisse 14 Apocalisse 16<br />

1 o Angelo 2 o Angelo 3 o Angelo 7 piaghe 5 a Piaga 6 a Piaga 7 a Piaga<br />

37 su Ottomani<br />

38 Ora Veloce<br />

39<br />

40<br />

Turchi<br />

41<br />

42<br />

In.RivFran su Roma su Turchi Distruz.<br />

43 Inizio Riv.<br />

Franc<br />

su Turchi Ult. giudiz<br />

44<br />

45<br />

46<br />

Valdesi Riforma<br />

Protes<br />

Futura Iniz.con Riv.<br />

Franc<br />

Turchi<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1175


APPENDICE N. 14<br />

47 Evangelo predicato al 2 o Avvento<br />

48 Soc.Bibl.Miss Riv.Franc Catt.Romana Fine Papato<br />

49<br />

50 Società Bibliche e Missionarie Prima Millen<br />

51<br />

52 Mistica Babil<br />

53 Spir.Evang Grido Guerra<br />

54<br />

55 giudizio finale<br />

segue TAVOLA N. 14<br />

1176<br />

Apocalisse 17 Apocalisse 20<br />

Donna Babilonia Bestia 1000 anni Pre o post<br />

Millennio<br />

1 a<br />

Risurrez.<br />

Nuova<br />

Gerusalemme<br />

37 Papato Papato Inizio 1847 Pre M.<br />

38 Ch. Anticr Papato<br />

39 Papato Papato fine dei 1335 (1868) Post M<br />

40<br />

41 Papato Papato Fine dei 1335 (1995) Pre M<br />

42 Papato Papato Ch. Latina<br />

43 Papato Papato Pre M. 1847-<br />

Punto focale<br />

44 Papato Papato<br />

45 Papato Papato Nazioni Post M Spirituale<br />

46 Papato Papato<br />

47 Papato Papato Post M Letterale Eternità<br />

Nuova terra<br />

48 Rm Papal Rm. papal Imp.Crist 7 o millennio terra rinnovata<br />

49<br />

50 Papato Post M Letterale Metropoli Rg.<br />

Messianico<br />

51 Papato Papato Naz.Occid fine dei 1335 (1866) Post M<br />

52 Papato Papato Iniz a Harvest Post M Letterale<br />

53 Papato Papato Post M Figurato<br />

54 Papato Papato fine dei 1335<br />

55 Rm Pag. Roma Trionfo Ch.<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. IV, pp. 398-401.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLA N. 15<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

XIX o SECOLO: SOSTENITORI DEI 2300 ANNI PROFETICI<br />

CON SCADENZA TRA IL 1843-1847<br />

Nome Nazionalità Pubblicaz. Periodo Per. date Eventi Inizio Eventi Finali<br />

Data Posto 2300 2400 a.C. d.C.<br />

1 Petri Johann Ph. Tedesca 1768 Frankof. 2300 453 1847 Giorno del giud<br />

2 Wood Hans Ir<strong>la</strong>ndese 1787 London 2300 420 1880 Purificaz Chiesa<br />

3 Bicheno Jas. Inglese 1794 London 2300 481 1819 Liberaz.Palestina<br />

4 Whitaker E.W. Inglese 1795 Egham 2400 Indetermin.<br />

5 Bacon John Americana 1799 Mass. 2300 334 1966 Ritorno giudei<br />

6 Farnham Benj. Americana 1800 Conn. 2300 481 1819<br />

7 King Edward Inglese 1808 2300 538 1762<br />

8 Hales Wm. (D.D.) Ir<strong>la</strong>ndese 1803 London 2300 420 1880<br />

9 Nott Eliphalet Americana 1804 N.Y. 2300 434 1867<br />

10 Faber G.S. Inglese 1806 London 2400 1866 Purificaz.Chiesa<br />

11 King John Americana 1808 Pa. 2300 434 1867 Purificaz.Chiesa<br />

12 Scott Thos. Inglese 1806 Inghilt 2300 non mol.dist. Distr.Anticristo<br />

13 J.A.B.(CHRISTIAN OBSER) Inglese 1810 London 2300 457 1843 Coman.Esdra<br />

14 CHRISTIAN OBSERVER Americana 1810 Boston 2300 457 1843<br />

15 C<strong>la</strong>rke Adam Inglese 1810 London 2300 434 1966<br />

16 Davis Wm. C. Americana 1811 S.C. 2300 453 1847 Regno pers. Inizio millennio<br />

17 Smith Ethan Americana 1811 Mass. 2300 481 1819 Cadut Turchi<br />

18 Cuninghame Wm. Inglese 1813 London 2300 457 1843 Harmagh-Giud.<br />

19 Frere Jas. H. Inglese 1813 London 2400 553 1847 tempo d.visione Purif.-Maometto<br />

20 Mait<strong>la</strong>nd Capt. Chas. Inglese 1814 London 2300 515 riv.fr. Purificaz.tempio<br />

21 CES (Christian Observ) Inglese 1818 London 2300 457 1844<br />

22 Roberts Peter Inglese 1818 London 2400 553 1847 tempo d.visione Caduta .Maom<br />

23 Mason Arch. (D.D.) Scozzese 1820 G<strong>la</strong>sgow 2300 457 1843 decr. Artaser.<br />

24 Bayford Jno. Inglese 1820 London 2300 481 1819<br />

25 C.C. (JEWISH EXP.) Inglese 1820 London 2300 457 1843 Coman.Esdra<br />

26 Cirdlestone Wm. Inglese 1820 Oxford 2300 1965 Alessandro fine domin.mussul<br />

27 Fry John Imglese 1822 London 2300 457 1844 Concern.Gerus<br />

28 Brown Jno. A. Inglese 1823 London 2300 457 1844 decreto Esdra<br />

29 Way Lewis Inglese London 2300 508 1792 Dario<br />

30 Wolff Joseph Inglese 1822 London 2300 453 1847 Appar. Cristo<br />

31 Park John R. (M.D.) Inglese 1826 Liverpool 2300 (453 1847)<br />

32 Robertson Th.R.(Davis) Americana 1826 Indian 2300 453 1847 Resto vera ador.<br />

33 Wilson Joshua L. D.D. Americana 1828 Ohio 2300 453 1847 Purif. Chiesa<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1177


APPENDICE N. 14<br />

34 T.B. (JEWISH EXP.) Inglese 1828 London 2400 553 1847<br />

35 Dialog.on PROPHECY Inglese 1828 London 2300 457<br />

453<br />

1178<br />

1843<br />

1847<br />

tempo d. visione<br />

36 Cooper Edw. Inglese 1825 London 2300 457 (1843)<br />

37 Wood Lt. G.H. Inglese 1829 London 2300 (457 1843)<br />

38 Nicole Alphonse M.F. Svizzera 1829 London 2300 453 1847 Da Artaserse<br />

39 Irving Edward Inglese 1826 London 2400 553 1847<br />

40 White Thomas Inglese 1828 London 2300 457 1843<br />

41 “Anastius” Inglese 1828 London 2300 453<br />

457<br />

42 Homan Ph.M.WATCH Inglese 1829 London 2300 457 1843 7 o di Artaser.<br />

43 Vaughan Cd. T. Inglese 1828 London 2300 457 1843 Ristabil.Geru<br />

44 Keyworth Thos. Inglese 1828 London 2300 457 1843 Roves.Maom<br />

segue TAVOLA N. 15<br />

70 Re<strong>la</strong>zione Data <strong>la</strong> Croce Identità<br />

Date degli altri periodi profetici<br />

Settimane 70 settim. nel<strong>la</strong> del<br />

a.C. d.C. con 2300 Croce 70 a<br />

corno 1260 anni 1290 anni 1335 anni 391 anni 2520<br />

settimana 8:9-14<br />

anni<br />

1 453 37 Prima Parte 33 Metà 587-1847 557-1847 557-1892<br />

2 420 70 Prima Parte 620-1880 590-1880 (1453-1844)<br />

3 529-1789 529-1819 529-1864 1300-1697<br />

4 1453-1844<br />

5 606-1866 606-1896 606-1941<br />

6 529-1789 529-1819 526-1864<br />

7 538-1798<br />

8 420 70 Primo<br />

segmento<br />

31 Metà 620-1880 70-1360 70-1405<br />

9 535-1795<br />

Maomett 606-1866 1301-1692<br />

10 70 sett. da 7 o<br />

Artaserse<br />

11 534-1794<br />

12 7 o Artaserse 1281-1672<br />

13 Iniz.Assiem 583-1843<br />

14 457 33 Roma<br />

15 7o Artaserse<br />

16 453 37 Priima parte 33 Metà 587-1847 587-1877 587-1922<br />

17 606-1866<br />

18 (457-) Restaur.vera<br />

adorazione<br />

Roma 533-1792 533-1822 533-1867 1302-1697<br />

19 Maomett 533-1793 533-1822 533-1867 603-1847<br />

20 Papato 533-1792 533-1822 533-1867<br />

21 (457-)<br />

22<br />

1453-1844<br />

23 457 33 Prima parte 33 Fine 533-1792 533-1822 533-1867<br />

24 Maomett 529-1789 529- 529- 1281-1672<br />

25 457 33 33 Fine 508-1798<br />

26 Maomet 630-1890 630-1920 630-1965<br />

27 457 33 33 Fine Maomet 533-1793 533-1823 533-1868 1453-1844 677-1844<br />

28 34 Fine 584-1844 622-1872 622-1917 1453-1844<br />

29<br />

30<br />

531-1791 531-1821 531-1866<br />

31 606-1866 1453-1844<br />

32 453 37 33 Metà 587-1847 587-1877 587-1922<br />

1847<br />

1843<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

33 453<br />

34<br />

37 33 Metà 587-1847 587-1877 587-1922<br />

35 fino Rivol.<br />

Francese<br />

603-1847<br />

36 457 33 Maomett 533-1792 533-1822 533-1867 1327-1718<br />

37 (457-)<br />

38<br />

533-1793 533-1823 533-1868<br />

39 533-1792 533-1823 533-1867<br />

40 457 33 33 Fine 554-1814 554-1844 1453-1844<br />

41 33 Fine 533-1792 533-1822 533-1867 -1847<br />

42 (457-) 1453-1844 677-1843<br />

43 537-1797<br />

44 457 33 33 Fine Maomet 606-1866 + 30 + 45 1281-1672<br />

segue TAVOLA N. 15<br />

Nome Nazional. Pubblicaz. Periodo Date Eventi Inizio Eventi Finali<br />

Data Posto 2300 2400 a.C. d.C.<br />

45 Addis Alfred Inglese 1829 London 2300 457 1843/4 Restaurazione in Oriente .dei<br />

Giudei<br />

46 Hooper John Inglese 1829 London 2300 453 1847<br />

47 Pym William Inglese 1829 London 2300 457<br />

453<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1179<br />

1843<br />

1847<br />

2 o ritorno<br />

48 Hoare Ed. Newenh. Ir<strong>la</strong>ndese 1830 Dublino 2300 457 1843<br />

49 Digby William Ir<strong>la</strong>ndese 1831 London 2300 457 1843<br />

50 McCorkle Sam’l M. Americana 1830 Tenn. 2300 453 1847 Distr.Anticr.<br />

51 Campbell Alex. Americana 1830 Va. 2300 453 1847 Purific. Chiesa<br />

52 MILLENIAL ARBINGER Americana 1830 Va. 2300 453 1847 Inizio Millenn<br />

53 Livermore Harriet Americana 1824 N.Y. 2400 553 1847<br />

54 Gaussen Louis Svizzera 1839 Paris 2300 (457 1843)<br />

55 Richter Johann H. Tedesca 1834 Germ. 2300 453 1847<br />

56 JGO (Jewish Exp.) Inglese 1831 London 2300 457 1844<br />

57 Keith Alexander Inglese 1832 London 2300 480 1820<br />

58 MORNING WATCH Inglese 1830 London 2300 457<br />

453<br />

59 Christian Herald Ir<strong>la</strong>ndese 1832 Dublino 2300 457 1843 Harmaghed.<br />

60 Anderson Wm. Inglese 1830 London 2300 457 1843<br />

61 Brooks Joshua Will. Inglese 1833 London 2300 457 1843<br />

62 INVESTIGATOROF PROPH. Inglese 1831- London 2300 457 1843<br />

63 WATCHM.OF THE NIGTH Americana 1833 Pa. 2300 456 1844<br />

64 Habershon Matthew Inglese 1834 London 2300 457 1844 7 o Artaserse<br />

65 De Rozas Jose M. Messicana 1834 Pueb<strong>la</strong> 2300 454 1847 Fine Anticristo<br />

66 Scott Robert (M.D.) Americana 1834 N.Y. 2300 458/7 1843/4 Ritorno d.Giudei<br />

67 Burwell Adam H. Canadese 1835 Montr 2300 453 1847 Fine Impero<br />

68 Kelber L. H. Tedesca 1835 Nurberg 2300 457 1843 Decreto di Ricostr<br />

69 Heintzeter H. Danese 2300 453 1847<br />

70 McGregor David Americana 1833 Mine 2300 -1843-7<br />

71 Wheeler Chas. Americana 1833 Pa. 2300 -1843/4<br />

72 Scott Jas. Scozzese Edimb. 2300 457 1843<br />

73 Junkin Geo. Americana 1836 N.H. 2300 1866 Purif. Chiesa<br />

74 Holmes Wm. A. Inglese 1836 London 2300 465 1836<br />

75 Wilson Daniel (Bp.) Inglese 1836 India 2300 453 1847<br />

1843<br />

1847


APPENDICE N. 14<br />

76 Bickersteth Edward Inglese 1836 London 2300 457 1844<br />

77 Miller William Americana 1836 N.Y. 2300 457 1843 7 o Artaserse<br />

78 Duffield Geo. Americana 1841 Mich. 2300 457<br />

453<br />

79 Crandall A.L. Americana 1841 N.Y. 2300 432 1868<br />

80 FREEWILL BAPT.CONFER. Americana 1842 N.H. 2300 457 1843 2 o Avvento<br />

81 Shimeall Rich. C. Americana 1842 N.Y. 2300 453 1847 2 o Avvento<br />

82 Shannon Jas. Americana 1843 Ky. 2300 457<br />

453<br />

83 Birks Thomas Rawson Inglese 1843 London 2300 457 1843<br />

84 Robinson Jno. Americana 1843 Ohio 2300 453 1847 Distruz. Papato<br />

85 Cumming Jno. Scozzese 1843 German 2300 430 1820<br />

86 Elliott Edw. B Inglese 1844 London 2300 430 1820<br />

87 The Prophetic Herald Inglese 1845 Birken 2300 553 1847<br />

88 Hinton Isaac C. Americano 1842 St.Louis 2300 430 1820 Dissol.Maometto<br />

segue TAVOLA N. 15<br />

70 Re<strong>la</strong>.70 Data <strong>la</strong> Croce Identità Date degli altri periodi profetici<br />

Settimane settimana<br />

nel<strong>la</strong> corno<br />

a.C. d.C. con 2300 Croce 70 a settim. 8:9-14 1260 anni 1290 anni 1335 anni 391 anni 2520 anni<br />

45 457- 33 Fine 553-1814 553-1843/4 553- 680-1840<br />

46 453 37 33 Metà 533-1792/3 533-1823 533-1868<br />

47<br />

457<br />

453<br />

33<br />

37<br />

Iniz.eternità 33 Metà 533-1793 533-1823 533-1867 673-1847<br />

48 457 33 33 Fine 533-1793<br />

49 457 33 33 Fine 533-1793 723-1793<br />

50 453 37 33 Metà 587-1847<br />

51 453 37 33 Metà 606-1866<br />

52 453 37 33 Metà 533-1793<br />

606-1866<br />

1180<br />

1843<br />

1847<br />

1843<br />

1847<br />

- 1820 (533-<br />

1866)<br />

53 457 33 587-1847<br />

54 457 33 Maomet 529-1789 +30 + 45 1057-1453<br />

55 587-1847<br />

56 554-1814 554-1844 1453-1844<br />

57 533-1793 533-1823 533-1867 1057-1453<br />

58 533-1793 533-1822 533-1867<br />

538-1798<br />

59 457<br />

60<br />

33 Tagliati via 33 Fine Maomet 533-1793<br />

61 Maomet 533-1793<br />

62 456<br />

63<br />

34 34 Fine 533-1793 533-1823 533-1867 677-1843<br />

64 457 33/4 Maomet 533-1793 533-1823 533-1867 1453-1844 677-1843<br />

65 454 34 33 Metà<br />

66 458/7 33 33 Fine 606-1866 660-1950 660-1955<br />

67<br />

68<br />

69<br />

70<br />

453 37 33 Metà 533-1793<br />

71 457 33<br />

72 1453-1844<br />

73 533-1793<br />

606-1866<br />

74 685-1836<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

75 453 37 Iniz.sincron 34 Metà<br />

76 457 34 Tagliato via 533-1792 533-1822/3 533-1868 677-1843<br />

77 457 33 Prima parte 33 Fine 538-1798 508-1798 508-1843 1448-1839 677-1843<br />

78 532-1792 (532)-1868<br />

79 533-1793 533-1823 523-1868<br />

80 457 33 33 Fine<br />

81 453 37 533-1793 533-1823 533-1868<br />

82 457 33 33<br />

83 457 33 Roma (534-1794) 606-1843<br />

84 457 33 Tagliato via 33 Metà<br />

85 532-1792 532-1822 532-1867 1057-1453<br />

86 606-1866 606-1896 606-1941 1057-1453<br />

87 533-1793 533-1823 533-1867<br />

88 457 33 33 Fine Maomet 533-1793 533-1823 533-1866<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. IV, pp. 404-405.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1181


TAVOLA N. 16<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

DANIELE: INTERPRETAZIONE DEI PRINCIPALI<br />

MILLERITI TRA IL 1831-1844<br />

N. Nome Denomi- 1Giov.2:18 Daniele 2<br />

nazione Anticristo 4 metalli ferro argil<strong>la</strong> Pietra Montagna<br />

1 Miller William Battista Papato B-P-G-R 10 regni Reg.di Dio Reg.eterno<br />

2 Litch Josia Metodista Papato B-P-G-R 10 elencate Reg.eterno<br />

3 Fitch Charles Presbit. Papato B-P-G-R Naz.moderne Reg.eterno<br />

4 Himes Joshua V. Crist. Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.eterno<br />

5 Ward Henry Dana Episcop. Papato B-P-G-R 10 divisioni 2 o avvento Reg.celeste<br />

6 Jones Henry Congreg. Papato Posizione standard<br />

7 I Confer. Generale Interden. pato Posizione standard Reg.eterno<br />

8 Bliss Sylvester Congreg. Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.eterno<br />

9 Southard Nathan Papato B-P-G-R 10 divis. 2 o avvento Reg.eterno<br />

10 Fleming Lorenzo D. Crist. Papato B-P-G-R 10 elenc. 2 o avvento Reg.di Cristo<br />

11 Marsh Joseph Crist. Papato Posizione standard<br />

12 Hutchinson Richard Wesler. Papato B-P-G-R 10 divis. 2 o avvento Reg.di Dio<br />

13 Hale Apollos Metodis. Papato B-P-G-R 10 elenc. Reg.eterno<br />

14 Whiting Nathan N. Battista Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.di Dio<br />

15 Sabine James Episcop. Papato B-P-G-R 10 divs. Reg.di Cristo<br />

16 Cole Timoty Crist. Papato B-P-G-R 10 regni Reg.di Dio Reg.di Dio<br />

17 Cook John B. Battista Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.di Dio<br />

18 Brown Freeman G. Battista Papato B-P-G-R divisione 2 o avvento Reg.eterno<br />

19 Bernard David Battista Papato B-P-G-R 10 regni Reg.di Dio<br />

20 Hawley Si<strong>la</strong>s Congreg. Papato B-P-G-R 10 divis. 2 o avvento Reg.eterno<br />

21 Galusha Elon Battista Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.eterno<br />

22 Russell Philemon R. Crist. Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.di Dio<br />

23 ADVENT HARBINGER Crist. Papato Posizione standard Reg.eterno<br />

24 Jacob Enoch Met.Prot Papato B-P-G-R 10 Divis. 2 o avvento Reg.di Dio<br />

25 Hervey N. Papato B-P-G-R 10 Regni 2 o avvento Reg.eterno<br />

26 Litch Chart Papato B-P-G-R 10 elenc. Reg.eterno<br />

27 Mii<strong>la</strong>rd David Crist. Posizioni standard<br />

28 Preble T.M. Batt. F.W Papato Posizione standard Reg.eterno<br />

29 Storrs George Metod. Papato B-P-G-R 10 elenc. 2 o avvento Reg.Gloria<br />

30 Bates Joseph Crist. Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.eterno<br />

31 Robinson D I Metod. Posizioni standard<br />

32 White James Crist. Papato B-P-G-R 10 divis. 2 o avvento Reg.eterno<br />

33 Winter Robert Metod. Papato B-P-G-R 10 regni Reg.eterno<br />

34 Cunner Fred Papato B-P-G-R 10 elenc. Regno di Cristo<br />

35 MIDNIGHT CRY Ed. Papato Posizioni standard<br />

36 Dealtry Charles Papato B-P-G-R 10 Divis. Reg.di Dio<br />

37 P<strong>la</strong>yford Thomas Papato B-P-G-R 10 Divis. 2 o avvento Reg.eterno<br />

38 French Calvin Papato Posizioni standard<br />

39 MIDNIGHT CRY Chart Papato B-P-G-R Roma Div.<br />

40 French Chart Papato Posizioni standard<br />

41 “1843” Broadside Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.di Dio<br />

42 Cunn Lewis C. Papato B-P-G-R Divisione 2 o avvento Reg.di Dio<br />

43 1843 Chart (Fitch) Papato B-P-G-R 10 elencati 2 o avvento Reg.di Dio<br />

44 Mmovim. of 7 o Month Inter.Den. Papato B-P-G-R 10 regni 2 o avvento Reg.di Dio<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1181


APPENDICE N. 14<br />

45 Plummer Henri Crist. Papato Posizione standard Reg.di Dio<br />

segue TAVOLA N. 16<br />

N. Daniele 7 Daniele 8<br />

4 bestie 10 3 piccolo 3½ Scena M Corno Quotid 2300 giorni in re<strong>la</strong>z. alle<br />

corna corna corno tempi finale C Orgogl<br />

70 settimane<br />

1 B-P-G-R 10 Rg L.Rm.Ra Papato 538-1798<br />

E.V.O.<br />

P-G Roma Paganes 457aC-1843 Iniz.assieme<br />

tagliate via<br />

2 B-P-G-R 10 elenc. E.V.O. Papato 538-1798 Proc.Giud P-G Roma Paganes 457aC-1843 tagliato via<br />

3 B-P-G-R 10 Rgi Papato 538-1798 P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

4 B-P-G-R 10 Rg Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma Paganes 457aC-1843 Iniz.assiem<br />

5 B-P-G-R 10 div. Triregn 538-1798 Distruz. P-G Roma 457aC-1843/39 Iniz.assiem.<br />

6 Posizione standard Papato 538-1798 Distruz. P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

7 Posizione standard Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

8 B-P-G-R 10 div. E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

9 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

10 B-P-G-R 10 Rgi L.Rm.Ra Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma Paganes 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

11 Posizione standard P-G Roma 457aC-1843<br />

12 B-P-G-R 10 Rgi Papato 538-1798 P-G Roma 457aC-1843 tagliato via<br />

13 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 P-G Roma Paganes 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

14 B-P-G-R 10 Rg B.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843/4 Iniz.assiem.<br />

15 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 P-G Roma 457aC-1843<br />

16 B-P-G-R Eur.div Pos.stand P-G Roma 457aC-1843<br />

17 B-P-G-R 10 elenc. B.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

18 B-P-G-R 10 div. standar Posizione Standard 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

19 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma Paganes 457aC-1843 tagliato via<br />

20 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843 tagliato via<br />

21 B-P-G-R 10 Rgi Papato 538-1798 ucc.bestia P-G Roma Paganes 457aC-1843 tagliato via<br />

22 B-P-G-R 10 div. E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio Posizione standard 457aC-1843 tagliato via<br />

23 Posizione standard Papato 538-1798 P-G Roma 457aC-1843<br />

24 B-P-G-R 10 Rg Papato 538-1798 P-G Roma 457aC-1843 tagliato via<br />

25 B-P-G-R 10 elenc. E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma Paganes 457aC-1843/4 tagliato via<br />

26 B-P-G-R 10 elenc. E.V.O. Papato 538-1798 ucc.bestia P-G Roma Paganes 457aC-1843 Tagliato via<br />

27 Posizioni standard Papato 538-1798 Posizioni standard 457aC-1843<br />

28 Posizioni standard Papato 538-1798 Posizioni standard 457aC-1843/39 457aC-33dC<br />

29 B-P-G-R 10 elenc. E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma Paganes 457aC-1843 tagliato via<br />

30 B-P-G-R 10 Rgi E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843 tagliato via<br />

31 Posizioni standard Posizioni standard<br />

32 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma Papato 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

33 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 Posizione standard 457aC-1843<br />

34 B-P-G-R 10 Rg Papato 538-1798 Cons.best P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

35 Posizioni standard Pos. stand.(Mod.di Cr.) Posizioni standard<br />

36 B-P-G-R 10 div. Papato 538-1798 Giudizio Posizioni standard 457aC-1843<br />

37 B-P-G-R 10 Rg . Papato 538-1798 Giudizio Posizione standard e date tagliato via<br />

38 Posizioni standard Papato 538-1798 P-G Roma 457aC-1843 Iniz.assiem.<br />

39 B-P-G-R 10 Div. Papato P-G Roma<br />

40 B-P-G-R Divisio Papato 538-1798 P-G Roma Pagan. 457aC-1843<br />

41 B-P-G-R 10 elen E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma Pagan. 457aC-1843 tagliato via<br />

42 B-P-G-R 10 Rg Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843<br />

43 B-P-G-R 10 elen E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1843 Iniz.sssiem.<br />

1182<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

44 B-P-G-R 10 Rg E.V.O. Papato 538-1798 Giudizio P-G Roma 457aC-1844 Iniz.assiem.<br />

45 Posizioni standard Papato 538-1798<br />

TAVOLA N. 16<br />

N. Daniele 9 Daniele 11 Daniele 12 7 Tempi<br />

70 settim. 1 sett Croce Quadro<br />

generale<br />

re org. Re Nord 3½ tempi 1290 gior 1335 gior 2520 giorni<br />

1 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

2 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Francia Napoleone 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

3 457aC-33dC -33 Fine 538-1798 508-1798 508-1843<br />

4 457aC-33dC -33 Fine P-G-R Papato Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

5 457aC-33dC 27-33 Fine 538-1798<br />

6 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843<br />

7 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

8 457aC-33dC -33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

9 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

10 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

11 457aC-33dC 27-33 Fine Posizione standard<br />

12 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

13 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

14 457aC-34dC 27-34 metà<br />

15 457aC-33dC<br />

P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508/9-1843/4<br />

16 Posizione standard<br />

17 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843<br />

18 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R 538-1798 508-1798<br />

19 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843<br />

20 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato Posizione Standard<br />

21 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

22 457aC-33dC Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

23 457aC-33dC Fine P-G-R Papato Posizione standard<br />

24 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato Posizione standard<br />

25 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843/4<br />

26 457aC-33dC<br />

27<br />

-33 Fine P-G-R Roma 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

28 457aC-33dC Fine P-G-R<br />

29 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato Papato 538-1798 508-1798 508-1843<br />

30 457aC-33dC 27-33 Fine<br />

31<br />

P-G-R Papato 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

32 457aC-33dC -33 Fine P-G-R Papato Papato Posizione<br />

33 457aC-33dC -33<br />

34 457aC-33dC 27-33 Fine P-G-R Papato Papato 538-1798 Posizione Standard<br />

35 Posizione<br />

36 457aC-33dC<br />

37<br />

38 457aC-33dC 27-33 33 fine 538-1798 508-1798 508-1843<br />

39 677aC-1843<br />

40 457aC-33dC 27-33 Fine 538-1798 508-1798 508-1843<br />

41 457aC-33dC 27-33 Fine 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

42 457aC-33dC 27-33 538-1798 508-1798 508-1843<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1183


APPENDICE N. 14<br />

43 457aC-33dC 27-33 (31) 538-1798 508-1798 508-1843 677aC-1843<br />

44 457aC-34dC 27-34 31metà P-G-R Papato Papato 538-1798 508-1798/9 508-1843<br />

45<br />

Per 1260,1290,1335 gg. vedere pp. 255,.256,1031-1034, per 2300 s/m vedere pp.445-449,540 e seg. Vedere L.E. Froom, o.c., vol. IV, p. 846,847.<br />

TAVOLA N. 17<br />

1184<br />

APOCALISSE: INTERPRETAZIONE DEI PRINCIPALI<br />

MILLERITI TRA IL 1830-1844<br />

Nome Apocalisse 2 e 3 Apocalisse 6 e 7 Apocalisse 8 e 9<br />

7 chiese Specific. 4 cavalli 6 o sigillo 4 trombe 5 a tromba 5 mesi<br />

1 Miller William Vera Ch. Èra Ch. corruz.Ch (èra Ch.) Barbari Turchi 1298-1448<br />

2 Litch Joshua Chiese Posizione standard Barbari Turchi 1299-1449<br />

3 Fitch Charles Vera Ch. Èra Ch. Barbari Turchi 1299-1449<br />

4 Himes Joshua V. Èra Ch. Ultim.epoc<br />

5 Vard Henry Dana<br />

6 Jones Henry 7 modi Ult.Laodic.<br />

7 Anoniymous Chart 1840 Segue Mede -100-350 dal 350 al<strong>la</strong> fine 612-762<br />

8 Midnight Cry Chart 1843 Seg. Mede Barbari Mussulm.<br />

9 1843 Broadside Fino Riv.Fr. Barbari Mussulm. 1299-1449<br />

10 1843 Chart (Fitch) Mussulm. 1299-1449<br />

11 Bliss Sylvester 7 epoche Sviluppo apostasia Barbari Turchi 1299-1449<br />

12 Southard Nathan Turchi 1299-1449<br />

13 Fleming Lorenzo.<br />

14 Hutchinson Richard<br />

15 Hale Apollos (Barbari) Turchi 1299-1449<br />

16 Cole Timothy<br />

17 Cook John B. Barbari<br />

18 Bernard David<br />

19 Hawley Si<strong>la</strong>s Barbari Mussulm. 1299-1449<br />

20 Galusha Elon Ult.Laodic. Barbari Mussulm. 1299-1449<br />

21 Russell Philemon Barbari Mussulm. 1299-1449<br />

22 Hervey N.<br />

23 Preble T. M.<br />

24 Storrs George<br />

25 Bates Joseph Barbari Turchi 1299-1449<br />

26 Robinson D.I.<br />

27 White James Barbari Turchi 1299-1449<br />

28 Gunner Frederic Posizioni standard<br />

29 Winter Robert Barbari Turchi 1299-1449<br />

30 Dealtry Charles Èra Ch. Copre èra Cristiana Turchi 1299-1449<br />

31 Hersey Lewis Barbari Turchi 1299-1449<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


segue TAVOLA N. 17<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Apocalisse 8 e 9 Apocalisse 11<br />

6 a tromba o.g.m.a. 7 a tromba 2 testim. 1260 gg 3½ giorni Terremoto 10 ma parte<br />

Città<br />

1 Ott.Turchi 1448-1839 Meglio<br />

1839-1843<br />

2 Testim. 538-1798 1793-1796 Riv.Francese Francia<br />

2 Ott.Turchi 1449-1840 Imminente A. e N.T. 538-1798 1792-1796 Riv.Francese Francia<br />

3 Ott.Turchi 1449-1840 Turchi vinti A. e N.T. 538-1798 Riv.Francese Francia<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7 Turchi 1281-1672 Squillo<br />

dell’Arcang. 538-1798<br />

8<br />

9 Turchi 1449-1840 Stabilimento<br />

Regno di Dio<br />

2 Testim. 538-1798<br />

10 Turchi 1449-1840<br />

11 Turchi 1449-1840 A. e N.T. 538-1798 Riv.Francese Francia<br />

12 (Turchi) (1449-1840)<br />

13 A. e N.T. 538-1798<br />

14 A. e N.T. 538-1798<br />

15 Turchi 1449-1840 (A.e N.T.) 538-1798<br />

16<br />

17 Turchi 1449-1840 Fine misteri<br />

18 538-1798<br />

19 Ott.Turchi 1449-1840<br />

20 Turchi 1449-1840 A. e N.T. 538-1798<br />

21 Ott.Turchi 1449-1840<br />

22 1453-1843 Raccolta A. e N.T. 538-1798 Riv.Francese Francia<br />

23<br />

24 2 Test. 538-1798 1793-1796 Riv.Francese Francia<br />

25 Ott.Turchi 1449-1840 2 Test. 538-1798<br />

26<br />

29 Turchi 1449-1840 A. e N.T. 538-1798 Riv.Francese Francia<br />

30 1449-1840 A. e N.T. 538-1798<br />

31 Turchi 1449-1840 Fine mondo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1185


APPENDICE N. 14<br />

segue TAVOLA N. 17<br />

Apocalisse 12 Apocalisse 13<br />

Donna Figlio Dragone<br />

1260 gg<br />

3½ Tempi 1 a Bestia 7 Teste 10 Corna 42 Mesi<br />

1 Vera Chiesa Cristo Rm Pag 538-1798 Rm.Civile Forme<br />

Governo<br />

10 Regni 538-1798<br />

2 Chiesa Cristo Imp. Rm 538-1798 Papato Forme<br />

Governo<br />

10 Regni 538-1798<br />

3 Vera Chiesa Cristo Rm Pag 538-1798 Papato 10 Regni 538-1798<br />

4<br />

5<br />

6 Roma Papato<br />

7<br />

8<br />

9 Chiesa Rm Pag 538-1798 Papato<br />

10 Rm Pag 538-1798 Papato 538-1798<br />

11 Chiesa Cristo Rm Pag 538-1798 Papato Forme<br />

Governo<br />

12<br />

13 538-1798 Forme<br />

Governo<br />

1186<br />

10 Regni 538-1798<br />

538-1798<br />

14 538-1798 Papato 538-1798<br />

15 Chiesa Cristo Rm Pag 538-1798 Papato Forme<br />

Governo<br />

10 Regni<br />

16 Posizioni standard 538-1798<br />

17 Posizioni standard 538-1798<br />

18 Chiesa 538-1798 538-1798<br />

19<br />

20 Papato 538-1798<br />

21<br />

22<br />

23<br />

24 Vera Chiesa Papato Forme<br />

Governo<br />

538-1798<br />

25 Vera Chiesa Cristo Rm Pag 538-1798 Papato 538-1798<br />

26<br />

27 Vera Chiesa Cristo Rm Pag 538-1798 Papato 538-1798<br />

28 Vera Chiesa Cristo 538-1798 Papato 10 Regni 538-1798<br />

29 Chiesa Cristo Rm Pag 538-1798 Rm Pagana 10 Divis. 538-1798<br />

30 Posizioni standard Rm Pagana 10 Regni 538-1798<br />

31<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


segue TAVOLA N. 17<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Apocalisse 13 sp Apocalisse 14 Apocalisse 17<br />

2 a Bestia Immag. 666 1 o Angelo 2 o Angelo Donna Babilonia Bestia 10 corna<br />

1 Rm Eccl Rm. pag anni<br />

158aC-508dC<br />

Messaggio Avventista Ch.Rom Papato Imp.Rom 10 Regni<br />

2 Buonaparte somigl. Regni Lat. Progressivo Papato Papato 10 Regni<br />

3 168aC-508dC Papato Protest. Fg<br />

Babilonia<br />

10 Regni<br />

4 158aC-508dC Cad. Babil.<br />

5 Papato Papato<br />

6 Anni<br />

Rm. Pagana<br />

7<br />

8<br />

9<br />

Franc.Infed. 2 corna<br />

Franc.Italia<br />

158aC-508dC<br />

Papato Papato<br />

10 Papato Papato<br />

11<br />

12<br />

13 Veloce<br />

14 Veloce<br />

15 Francia Papato<br />

16 Posizioni standard<br />

17 Posizioni standard<br />

18 Ora veloce<br />

19<br />

20<br />

21<br />

22<br />

23<br />

24<br />

25 Ora veloce Papato Papato<br />

26<br />

27 Veloce Papato Papato<br />

28 Papato Papato 10 Regni<br />

29 Posizioni standard Papato Papato 10 Regni<br />

30 Papato Papato 10 Regni<br />

31<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1187


APPENDICE N. 14<br />

segue TAVOLA N. 17<br />

1188<br />

Apocal. 17 Apocal. 18 Apocalisse 20<br />

7 a Testa Cad. Bab 1000 anni Pre o Post<br />

Millennio<br />

1 a<br />

resurrezione<br />

2 a<br />

resurrezione<br />

Chiusura<br />

Eventi<br />

1 Papato Distruz. Papat Letterale Pre Mill. Giusti Malvagi<br />

2 Anni letterali Pre Mill. Letterale Malvagi 2<br />

giusti<br />

a Risurrez<br />

.Esec. Giud<br />

3 Inizio chiamat.<br />

“43<br />

Anni letterali Pre Mill Letterale Malvagi 2 a Risurrez.<br />

4 Pre Mill<br />

5 Letterale Pre Mill. Letterale Al<strong>la</strong> chiusura<br />

6 Fine Papato Letterale Pre Mill. Letterale Al<strong>la</strong> chiusura Comb.per Città<br />

7 Pre Mill. Letterale<br />

8<br />

9<br />

10<br />

11<br />

12<br />

13 Pre Mill. Letterale al<strong>la</strong> chiusura<br />

14<br />

15 Pre Mill.<br />

16<br />

17<br />

18<br />

19 Anni letterali Pre Mill.<br />

20<br />

21 Pre Mill. Letterale<br />

22<br />

23<br />

24<br />

25 Pre Mill. Letterale Letterale 2 a Risurrez.<br />

26<br />

27 Pre Mill. Letterale Letterale 2 a Risurrez.<br />

28 Pre Mill. Letterale 2 a Risurrez.<br />

29 Pre Mill. Letterale 2 a Risurrez.<br />

30 Prima Letterale<br />

31<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. IV, pp. 848-851.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1189


TAVOLA N. 18<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

APOCALISSE 13 E 14 - ESPOSIZIONE STORICA<br />

Nome Data Nazio- Deno- Apocalisse 13 Apocalisse 14<br />

nalità minaz 1 a Bestia 7 a testa 2 a bestia Immag. 1 o angel 2 o angel 3 o angel<br />

PRIMA del<strong>la</strong> RIFORMA<br />

Andrea di Cesarea 632 Greca Anticrist<br />

Venerabile Beda 735 Ingles uom.pec adoratori<br />

Berengaudo 9 o sec Anticrist suoi pred.<br />

Valdesi 1120 Italian Ch. Rom<br />

Bernardo di C<strong>la</strong>irvaux 1153 Franc. Anticrist<br />

Gioachino da Fiore 1202 Italian Anticrist Anticristo Futuro<br />

Alberto di Magonza 1206 Franc Anticrist pred.Anticr<br />

Eberard II di Salisburg 1240 Austr. Papato<br />

Ubertino di Casale 1259 Franc Anticrist Clero<br />

Wycliff John 1384 Ingles Papato<br />

Matthias di Janow 1394 Boem PapalAnticr<br />

Olivi Giovanni Piero 1298 Franc Rm Secol Falsi crist<br />

Brute Walter 14 o sec Ingles Rm pag. Pontific<br />

Huss Giovanni 1415 Boem Papato<br />

Purvey John 1428 Ingles Pap.Anticr Gerarchi Predicaz.<br />

Contro<br />

Anticr.<br />

SEDICESIMO SECOLO<br />

Oeco<strong>la</strong>mpadius Johann 1531 Svizz Papato<br />

Tyndale William 1536 Ingles Papato<br />

Lutero Martino 1546 Tedes Imp. Rm Rm Papal<br />

Osiander Andreas 1552 Tedes Papato falso<br />

prof.<br />

Joye George 1553 Ingles Papato Papato<br />

Bale John 1563 Ingles Papato Pre<strong>la</strong>ti<br />

von Amsdorf Nico<strong>la</strong>us 1565 Tedes Papato<br />

Anon. Comm.su Apocal. Tedes Papato<br />

Solis Virgil 1567 Tedes Papato<br />

Conradi Alfonso 16 o sec Italian Pap.Anticr<br />

Jewell Bp. John 1571 Ingles Vesc. Rm<br />

Bullinger Heinrich 1575 Svizz Papato<br />

Foxe John 1587 Ingles Rm Pag Rm Papal<br />

Predicaz.<br />

Evangelo<br />

Predicaz.<br />

Contro<br />

Anticr.<br />

DICIASETTESIMO SECOLO<br />

Brightman Thomas 1607 Ingles Rm Civil Rm Eccl. Wycliff Huss Lutero<br />

Pacard George 1610 Franc Calvin Rm Civil Rm Papal<br />

Napier John (Lord) 1617 Ingles ImpRom Pap.Anticr<br />

Pareus David 1622 Tedes ImpRom Rm Spirit Wycliff<br />

Huss<br />

Cappel Jacques 1624 Franc Calvin Rm Pag Rm Papal<br />

King James I 1625 Ingles Angl. Papato Papato<br />

Cramer Daniel 1637 Tedes Luter. Rm Pag Rm Papal<br />

Gerhard Johannes 1637 Tedes Luter. Rm Civil Rm Papal<br />

Alsted Johann H. 1638 Tedes Luter. ImpRom Rm Papal<br />

Mede Joseph 1638 Ingles RmSecol pap-clero<br />

Helwig Andreas 1643 Tedes Luter. Pap.Anticr<br />

Grotius Hugo 1645 Danes Rm Pag culto mgic<br />

Lutero Predicaz.<br />

Evangelo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1189


APPENDICE N. 14<br />

Hope Matthias 1645 Tedes Luter. Pm Pag Rm Papal<br />

segue TAVOLA N. 18<br />

Nome Data Nazio Deno Apocalisse 13 Apocalisse 14<br />

nalità minaz 1 a Bestia 7 a testa 2 a bestia Immag. 1 o angel 2 o angel 3 o angel<br />

Johnson Edward 1650 Amer. Papato<br />

Cotton John 1652 Amer. Purit. Ch. Catt. Papi Papi<br />

Tillinghast John 1655 Ingles Indipe Papato<br />

Holyoke Edward 1658 Amer. Congr Rm Civil Rm Papal Papato<br />

Launay Jacques 1661 Franc Calvin Papato<br />

Cocceis Johanner 1669 Tedes Luter. Papato Gerarchi Pap.Antic<br />

Goodwin Dr. Thomas 1680 Ingles Congr Pap.Antic Prot.Imm<br />

Williams Roger 1683 Amer. Battist Papato<br />

Philipot Jacques 1685 Franc Calvin Roma Papi Papato<br />

Lucius Johana 1686 Tedes Luter. AnticRm<br />

Sherwin William 1687 Ingles Angl. RmCivile RmEccl<br />

Harris Benjamin 1690 Amer. Papato<br />

Mather Cotton 1696 Amer. Congr Papato<br />

DICIOTTESIMO SECOLO<br />

Mather Increase (Pres.) 1702 Amer. Congr RmCivile Rm Papal<br />

Spener Philipp 1705 Tedes Pietist Imp Rm RmPapal Predicaz. contro gli errori papali<br />

Jurieu Pierre 1713 Franc. Calvin RmCivil Rm Eccl.<br />

Fleming Robert Jr. 1716 Ingles Presbi Roma Papale<br />

Daubus Charles 1717 Ingles Anglic Rm Civil Rm Eccl.<br />

Cressener Drus 1718 Ingles Anglic Papato Gerarchi pred.rifor<br />

Anonimo - Exp.of Revel. 1719 Ingles RmPapal Imp.Ottom<br />

Burnet William 1724 Amer. Papato Papato<br />

Newton Sir Isaac 1727 Ingles Anglic Rm Papl Ch.Greca<br />

Horche Heinrich 1729 Tedes Rifo Papato ancora .futuro<br />

Dudley Paul (Giudice) 1745 Amer Purit Papato Papato<br />

Willison John 1745 Ingles Presbi Papato<br />

Edwards Jonathan 1747 Amer. Congr Papato Clero<br />

Crinsoz de Bionens. 1750 Svizz Rifor. Rm Orien Papi Sacro Rm<br />

Impero<br />

Bengel Johann 1752 Tedes Luter. Papato Papale Gesuiti Arndt Spener (Futura)<br />

Pyle Thomas 1756 Ingles Anglic Rm Civil Rm Papl<br />

Burr Aaron (Pres.) 1757 Amer. Presbi Papato<br />

Petri Johann P. 1768 Tedes Luter. Rm Civil Rm Eccl.<br />

Cill John (D.D.) 1771 Ingles Battist Ant.Rom<br />

Langdon Samuel (std.Pres.) 1774 Amer. Congr Rm Civ RmPapal<br />

Newton Bp. Thomas 1782 Ingles Amgli Papato Clero Rom<br />

Wood Hans 1787 Ingles Rm Civil Rm Eccl.<br />

Wesley John 1791 Ingles Metod Papato dall’Asia<br />

Bicheno James 1793 Ingles Indip. Papato Fran Inf.<br />

Dudley Paul (giudice) 1745 Amer. Puritan Papato Papato<br />

Backus Isaac 1767 Amer. Battist Papato Papi Protestan<br />

Gatchel Samuel 1778 Amer. Congr Papato somig.prot tocca US<br />

Gale Benjamein (M.D.) 1788 Amer. Pap.Civ. Pap.Eccl<br />

Winchester Elhanon 1789 Amer. Univ. Papato Gerarch.<br />

Lathrop Joseph 1789 Amer. Congr Papato Soc. Bibliche e Mission.<br />

Hopkins Samuel 1793 Amer. Congr Papato<br />

PROPHETIC CONJECTUR 1794 Fin<strong>la</strong>d Rm Papl Papa Clero<br />

1190<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


segue TAVOLA N. 18<br />

TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Nome Data Nazio Deno Apocalisse 13 Apocalisse 14<br />

nalità minaz 1 a Bestia 7 a testa 2 a bestia Immag. 1 o angel 2 o angel 3 o angel<br />

Osgood Samuel 1794 Amer. Congr Papato Ant.Papal<br />

Linn Pres.William (DD) 1794 Amer. Presbi Papato Papato<br />

Austin David 1794 Amer. Congr Papato<br />

Winthrop James 1795 Amer. Papato Papato<br />

Ogdon Uzal (D.D.) 1795 Amer. Episco Papato<br />

Spalding Joshua 1796 Amer. Papato Predicaz. Precedente il Millennio<br />

Dwight Pres.Timoty (DD) 1796 Amer. Congr Ant.Papal Papi Messaggio che precede il<br />

Millennio<br />

M’Corkle Samuel 1798 Aneric Presb Papato Papale<br />

Daubeny Charles (DCL) 1798 Ingles Angl Papato<br />

Valpy Richard (DD) 1798 Ingles. Anglic Papato<br />

Simpson David 1798 Ingles Anglic Papato<br />

King Edward 1798 Ingles. Papato<br />

Belknap Jeremy 1798 Amer. Congr Papato<br />

Thube Christ. G. 1799 Tedes Luter. Papato<br />

Bacon John (giudice) 1799 Amer. Congr<br />

DICIANNOVESIMO SECOLO<br />

Papato Protesta. Cor=Lib.<br />

Rrel e Civ<br />

Henry Matthew (Apocal.) Rista<br />

m<br />

Scott Thomas (Comment) Rista<br />

m<br />

C<strong>la</strong>rke Adam (Comm.)<br />

Rista<br />

m<br />

Am.Ed Nessun Rm Pagana<br />

Rm Secol<br />

Rm Papal<br />

Am.Ed Anglic Rm Secol Rm Eccl.<br />

Am.Ed Weslian Papato<br />

Brown John (Bibbia) Rista<br />

m<br />

Am.Ed Presbi Papato PapaCler.<br />

Farnham Benjamin 1800 Amer. Papato Papale Gerarchi<br />

Galloway Joseph (Atty.) 1800 Amer. Rm Papal Franc.Infedle<br />

EVANGELICAL MAG. 1803 (Conn) Rm Pagan Rm Papal Nuovo Messaggio contempor.<br />

BAPTIST ASSN. 1805 (Conn Battist Missione<br />

Smith Elias 1805 Amer. Crist. Rm Pagan Rm Pagan<br />

1806 Amer. Presbi Papato<br />

Nott Pres.Eliphalet (DD)<br />

Faber George S. 1807 Ingles Anglic Rm Papal Ierar.Rm<br />

McFar<strong>la</strong>nd Asa (DD) 1808 Amer. Presbi Papato Missione che si sta compiendo<br />

King John (D.D.) 1808 Amer. Presbi Papato Papate Bonapart Corna<br />

Lib-Ugua<br />

Romeyn John B. (DD) 1808 Amer. Presbi Rm Civile Rm Papal<br />

Scott Thomas 1808 Ingles Anglic Rm Pagan Rm Papal<br />

Miller William F. 1808 Amer. Presbi Papato Papale Gesuiti<br />

Smith Ethan 1811 Amer. Congr Rm Secol Rm Papal mov.Mis cont.papat ult.avver<br />

Davis William C. 1811 Amer. Presbi Papato Papato<br />

Beecher Lyman (DD) 1812 Amer. Presbi Predicazione Iniziata<br />

Cuninhame William 1813 Ingles Rm Secol. Rm Eccl<br />

Griffin Edward D.(DD) 1813 Amer. Congr Papato Nuova Era Eterna<br />

Prudden Neh. 1813 Amer. Papato Concretizzazione delle Società<br />

Missionarie e Bibliche<br />

HERALD of GOS. LIB. 1813 (N.Y.) Crist. Papato Papi Imp.Pagan<br />

Kinne Aaron 1813 Amer. Congr Rm Pagan Rm Papal<br />

Tovey Samuel 1813 Inglrs Papato Francia 1798<br />

Armstrong Amzi 1815 Amer. Presbi Rm Secol. Rm Papal 2 cora=ordine<br />

sacerd. e eccles.<br />

Inizio del Messaggio<br />

Frere James H. 1815 Ingles Papato I messaggi vengono dati<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1191


APPENDICE N. 14<br />

Fuller Andrew 1815 Ingles Battis Imp.Rm Rm Papal<br />

Emerson Joseph 1817 Amer. Congr Rm Civ. Rm Papal<br />

1817 Amer. Luter. Papato Gesuiti Il volo dell’angelo include Bengel<br />

Schmucker John G. (DD)<br />

segue TAVOLA N. 18<br />

Nome Data Nazio Deno Apocalisse 13 Apocalisse 14<br />

nalità minaz 1 a Bestia 7 a testa 2 a bestia Immag. 1 o angelo 2 o angelo 3 o angelo<br />

Horn Thomas H. (Introd.) 1818 Am.Ed Weslian Papato<br />

Bayford John 1820 Ingles Anglic RmCivile RmPapal Èannun Ancora Futuro<br />

Mason Archibald 1820 Ingles Rif.Pr RmSecol. RmEccle.<br />

Fry John 1822 Ingles Anglic Papato Sta per essere realizzata<br />

Way Lewis 1822 Ingles Anglic Papato Sta per essere gridato il giudizio<br />

Agier Pierre J. (Giudice) 1823 France Gianse RmPapal<br />

Reid Robert 1824 Amer. Pres.Rif Papato CleroPap Papi Predic. Angelica ancora futura<br />

Stewart James H. 1825 Ingles Anglic Papato Evangelo eterno<br />

CONTINENTAL SOCY. 1826 Ingles Papato Ora del giudizio annunciato<br />

Cooper Edward 1826 Ingles Anglic RmSecol. RmEccle. I messaggi che seguono il 1792<br />

Irving Edward 1826 Ingles Presb Rm Imper Rm Papal Messagg. Del giudizio<br />

Lacunza Manuel 1826 Cileno Cattol Anticristo Rm Sacerd.<br />

Park John R. (M.D.) 1826 Ingles RmSecol. RmEccle<br />

“Robertson Th. R.” 1826 Amer. Presbi Papato Papato<br />

Croly George 1827 Ingles Anglic Papato Inquisiz. I messaggi presentano il trionfo<br />

Keyworth Thomas 1828 Ingles Congr Papato cler.papal<br />

Keith Alexander (D.D.) 1828 Ingles ch.Liber RmImper RmPapal<br />

1828 Amer. Presbi Papato<br />

Wilson Joshua L (DD,Ph.D)<br />

Allwood Philip 1829 Ingles Anglic RmImper RmPapal 2cor.=OrdSacerd<br />

Hooper John 1829 Ingles Anglic Papato Verso il compimento<br />

Jones William 1830 Ingles Batti Rm Secol Rm Eccl<br />

M’Corkle Samuel M. 1830 Amer. Discep Papato Protestan<br />

MILLEN. HARBINGER 1830 Amer. Discep Papato Crist.Rif.<br />

Drummond Henry 1830 Ingles Papato Il Messaggio è predicato<br />

Thorp William 1831 Ingles Discep<br />

Leslie James 1832 Ingles Papato Il grido del giudizio è incominc.<br />

Cox John 1832 Ingles Battist RmCivile RmPapal<br />

Livermore Harriet 1832 Amer. Congr Papato Avvertim. contro Babilonia<br />

1833 Amer. RmPapal Complice<br />

WATCHMAN OF THE NIGHT<br />

Smith Samuel B. 1834 Amer. Evang Papato Settarismo Protestant<br />

Brownlee William C. 1834 Amer. RifO<strong>la</strong>n RmPagan Rm Papal<br />

Scott Robert (M.D.) 1834 Amer. Battist RmPagan Rm Papal<br />

Thomas John (M.D.) 1834 Amer. Crist. Papato Tiran Eccl<br />

Prophetic INVESTIGATOR 1834 Ingles Anglic RmCivile Rm Eccle Messaggio del Giudizio<br />

PROT. VINDICATOR 1835 Amer. Rif.O<strong>la</strong>n RmPagan Rm Papal<br />

Wilson Bp. David 1836 Indian Anglic Ant.Papal Messaggio di Apocalisse 14<br />

Campbell Alexander 1837 Amer. Discep Papato Papato<br />

Gaussen Louis 1839 Svizze Evang Papato<br />

Crandall A.L. 1841 Amer. Papato Inquisiz. Valdese Loll.Ussiti Lutero<br />

Ramsey William (DD) 1841 Amer. Presbi Papato Messaggio prepar. all’avvento<br />

Henshaw Bp.John P. (DD) 1842 Amer. EpisPr Papato Preparaz. via per il 2 o avvento<br />

Shimeall Richard C. 1842 Amer. Episco Papato<br />

Winthrop Edward 1843 Amer. Epis.Pro RmCivile Rm Papal<br />

Hinton Isaac T. 1843 Amer. Battist RmSecol. Rm Eccle.<br />

Burdick Elias A. 1843 Amer. Batt7 o g Papato Angelo che sta dando l’avviso<br />

Robinson John (DD) 1843 Amer. Presbi Papato Pot.Secol<br />

1192<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

Elliott Edward B. 1844 Ingles Anglic RmCivile RmEccles<br />

Junkin Pres.George (DD) 1844 Amer. Presbi RmCivile Ch.Roman Valdesi Rif.Prot. Futura<br />

TAVOLA N. 19<br />

Vedere L.E. Froom, o.c., vol. IV, pp. 1091,1092.<br />

APOCALISSE: LE 7 TROMBE E I TRE PERIODI PROFETICI<br />

150 anni = 5 mesi; 391 anni=360+30+1; 396 anni = 365+30+1<br />

Nome Data Nazion Denom 4 Trom 5 a Trom 5 Mesi 6 a Trom o-g-m-a- Per.<br />

anni<br />

gg<br />

PERIODO PRE-RIFORMA<br />

Vittorino 304 Austr. Cattol. Le 7 trombe coprono l’era cristiana (parallelo con i 7 suggelli)<br />

Venerabile Beda 675 Inglese Cattol. Ultime due trombe ancora future<br />

Va<strong>la</strong>frid Strabo 849 Tedes. Cattol. Le prime quattro trombe nel passato, le ultime tre nel futuro<br />

Beato il Monaco 8-9sec Spagn. Cattol. Saracen<br />

Gioacchino da Fiore 1191 Italiano Cattol. Scismat 150 anni (Maomet<br />

Brute Walter 1391 Inglese . 150 anni<br />

SEDICESIMO SECOLO<br />

Lutero Martin 1545 Tedes. Protest. Mussulm<br />

Chritraeus David 1572 Tedes. Protest. Mussulm<br />

Bullinger Heinrich 1577 Svizzer Protest. Maomet Turchi<br />

Foxe John 1586 Inglese Protest. (Saracen 606-756 Turchi 1051-1573<br />

Napier Sir John 1593 Scozze Protest. Saraceni 1051-1201 (Turchi) 1300-(1696) 396<br />

DICIASETTESIMO SECOLO<br />

Downham George 1603 Inglese (Saracen 630-780 Turchi 1169-(1552) 391<br />

Brightman Thomas 1609 Inglese Presbit. Saraceni 630-780 1300-1696 396<br />

Pareus David 1618 Tedes. Luteran Maomet 606-756 Mussulm 1300-1696 396<br />

Cramer Daniel 1618 Turchi<br />

Hoe Matthias 1618 Tedes. Anticrist Turchi<br />

Mede Joseph 1631 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 830-980<br />

955-1055<br />

Turchi 1057-1453 396<br />

Cotton John 1639 Americ. Puritan Turchi<br />

Huit Ephraim 1644 Americ. Battista 606-756 Turchi 1300-1695 395<br />

Parker Thomas 1646 Americ. nonCatt 150 anni Turchi 1258-1649<br />

(1370-1859)<br />

Launay Pierre de 1651 Frances Saraceni Turchi<br />

Goodwin Dr. Thomas 1654 Inglese Anglica Saraceni 830-980 Turchi 1453-1849 396<br />

Holyoke Edward 1658 Americ. Congre cleroPap Turchi<br />

Poole Matthew 1666 Inglese 839-980 1057-1453 396<br />

Sherwin William 1670 Inglese Barbari Saraceni 600 Turchi 1300-1696 396<br />

Hooke William 1669 Americ Anglic. Giudizi Papato Ottomani 1300<br />

Mather Increase 1669 Americ Congre. Saraceni Turchi 1301-1697 396<br />

Beverley Thomas 1684 Inglese Saraceni Turchi 1055-1453 391 + 15 gg<br />

Jurieu Pierre 1687 Frances Calvin. Saraceni 622-772 Turchi 1300-1696 396<br />

Cressener Drue 1689 Inglese Saraceni 637-787 Turchi 1800<br />

Knollys Hanserd 1689 Inglese 150 anni (391) 391<br />

Lloyd William 1690 Inglese 150 anni 1302-1698 396<br />

Newton Sir Isaac 1691 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 637-<br />

936(300)<br />

1063-1453 391<br />

Horche Heinrich 1697 Tedes. Riform. Barbari Saraceni 622-772 Turchi 1057-1453 396<br />

Noyer Nicho<strong>la</strong>s 1698 Americ Saraceni Turchi<br />

DICIOTTESIMO SECOLO<br />

Fleming Robert Jr. 1701 Inglese Barbari Saraceni Turchi Anni<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1193<br />

395


APPENDICE N. 14<br />

Baxter Richard 1701 Inglese 150 anni 1300-1696 396<br />

Mather Cotton 1702 Americ Congre Barbari Saraceni Anni Turchi 1300-1697 396<br />

Brussken Konrad 1703 Tedes. Luteran Saraceni 606-756 Turchi 1055-1453 391<br />

Vitringa Camp. 1705 Danese Barbari Saraceni 673-823 Turchi 1301-1697 396<br />

segue TAVOLA N. 19<br />

Nome Data Nazion Denom 4 Trom 5 a Trom 5 Mesi 6 a Trom o-g-m-a- p.a. gg<br />

Whiston William 1706 Inglese Turchi 1301-1697 396<br />

Henry Matthew 1712 Inglese Non C. Barbari Papato Turchi 1057-1453 396<br />

Anonimo 1719 Inglese Turchi -1471 396<br />

Anonimo 1719 Inglese 150 anni 1057-1453 396<br />

Daubuz Charles 1720 Frances Barbari Saraceni 612-762 Turchi Anni<br />

de Bionens Th. Crinzos 1729 Frances Barbari Saraceni 150 anni Turchi c. 400 anni<br />

Pyle Thomas 1735 Inglese Anglic. Barbari Saraceni Turchi<br />

Edwards Jonathan 1739 Americ Congre. Barbari Saraceni Turchi 1296-1453<br />

Newton Thomas 1754 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Burr Aaron 1757 Americ Presbit. Saraceni Turchi<br />

Gill John (D.D.) 1758 Inglese Battista Barbari Saraceni Anni Turchi Anni<br />

Langdon Samuel 1774 Americ Congre Barbari Saraceni Turchi<br />

Kershaw 1780 Inglese 629-779 1301-1697 396<br />

Wood Hans<br />

1787 Ir<strong>la</strong>nde<br />

s<br />

Barbari Saraceni 630-780 Turchi 1030<br />

Gale Benjamin 1788 Americ Saraceni Turchi<br />

Scott Thomas 1791 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 612-762 1281-1672 391 +15 gg<br />

Winchester Elhanan 1793 Americ Battista Saraceni 150 anni Turchi 1281-1672 391 + 15 gg<br />

Bicheno James 1793 Inglese Diss. Barbari Saraceni 150 anni Turchi 1300-1697 396<br />

Osgood Samuel 1794 Americ Saraceni 622-772 Turchi 1299- 391<br />

Winthrop James 1794 Americ 150 anni -1775 391<br />

Woodhouse J.G. 1794 Inglese 1055-1697 391 + 16 gg<br />

Whitaker E.W. 1795 Inglese Anglic. Turchi 1453-1844 391<br />

King Edward 1798 Inglese Saraceni Anni Turchi Anni<br />

Galloway Joseph 1798 Inglese Barbari Saraceni Anni Turchi Anni<br />

Kett Henry 1799 Inglese 612-762<br />

Farnham Benjamin 1800 Americ Barbari Saraceni 612-762 Ott-Tur. 1281-1672 391<br />

Mitchel 1800 Inglese Saraceni 622-772 Turchi 1300-1696 396<br />

Evanson Edward 1802 Inglese Saraceni 632-782 Turchi 1057-1453 396<br />

Faber George S. 1804 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391 + 15<br />

CHRISTIAN OBSERVER 1804 Inglese Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Priesly Joseph 1804 Inglese Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Barnes Albert 1805 Inglese Saraceni 622-772 1057-1453 396<br />

Chamberlin Richard 1805 Americ. 150 anni Turchi 1292-1683 391<br />

Johnstone Bryce 1807 Inglese Saraceni 606-756 Turchi 699-1090 391<br />

HERALD of GOS.LIB. 1808 Americ. Turchi 1281-1672 391<br />

French Lawrence 1810 Inglese Saraceni 612-762 Turchi 1299-1685 391<br />

Fuller Andrew 1810 Inglese Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Buch Charles 1811 Inglese Ind. Maom. 1453-1844 391<br />

Davis William C. 1811 Americ. Presbit. Maomet 622-734 Turchi 1453-1844 391<br />

Smith Ethan 1811 Americ. Congr. Invasion Maomet Turchi 1453-1844 391<br />

Cuninghame William 1813 Inglese Congr.. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1302-1697 395<br />

Kinne Aaron<br />

1813 Americ. Congr.. Barbari Reg.Got<br />

i<br />

612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Armstrong Amzi 1814 Americ. Presbit. Barbari Maomet 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

1194<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


TAVOLE DI RIEPILOGO DELLE SPIEGAZIONI DEI PRINCIPALI AUTORI<br />

M’Lleod Alexander 1815 Americ. Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391 + 15<br />

Holmes James I. 1815 Inglese Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391 + 15<br />

Columbian Fam. Bible Americ. Saraceni 606- 391 anni 391<br />

Frere James H. 1815 Inglese Indip. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1692 391<br />

Fuller Andrew 1815 Inglese Battista Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Segue TAVOLA n. 19<br />

Nome Data Nazion Denom 4 Trom 5 a Trom 5 Mesi 6 a Trom o-g-m-a- p.a. gg<br />

Bible (O’Oyly & Mant) 1818 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Self-Interpreting Bible Inglese Presbit. Barbari Saraceni Anni a 760 Turchi 1281-1762<br />

1302-1698<br />

391<br />

Haywood John 1819 Americ. Crist. Giudizi Maomet 150 anni Turchi 1376-1777 391<br />

Bayford John 1820 Inglese Anglic. Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Cornwallis Mrs. 1820 Inglese Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391 + 15<br />

Gauntlett Henry 1821 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Fry John 1822 Inglese Anglic Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1453-1844 391<br />

Brown John A. 1823 Inglese Maomet 610-760 Turchi 1453-1844 391<br />

Reid Robert 1824 Americ. Presbit. Barbari Maomet Turchi 1281-1672 391<br />

Cooper Edward 1825 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 533-762 Turchi 1327-1718 391<br />

Park John R. (M.D.) 1825 Inglese Anglic Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1453-1844 391<br />

“C.E.S.” (CHR.OBSER.) 1826 Inglese 1453-1844 391<br />

Irving Edward 1826 Inglese Presbit. Barbari Saraceni Turchi<br />

“Robertson Th. R.” 1826 Americ. Presbit. Maomet 622-734 Turchi 1453-1844 391<br />

“Laicus” 1827 Inglese Saraceni 630-930<br />

(300)<br />

Turchi 1299-1690 391<br />

Keyworth Thomas 1828 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Keith Alexander 1828 Inglese Barbari Saraceni 622-772 Turchi 1057-1453 396<br />

White Thomas 1828 Inglese Anglic Turchi 1453-1844 391<br />

Homan Ph. 1829 Inglese Saraceni Turchi 1453-1844 391<br />

Cox John Inglese Turchi 1453-1844 391<br />

Tudor John 1829 Saraceni 612-762 Turchi 391 anni + frazione<br />

Anonimo 1829 Inglese Saraceni 632-782 Turchi 1062-1453 391<br />

Hales William 1830 Inglese Anglic.. Saraceni 620-770 Turchi 1281-1672 391<br />

Jones William 1830 Inglese Battista Barbari Anticrist Mussul.<br />

Turc<br />

1299-1690 391<br />

Drummond Henry 1830 Inglese Anglic Barbari Saraceni Turchi<br />

“J.G.O.”(JEW.EXP.) 1832 Inglese Anglic. Turchi 1453-1844 391<br />

Miller William 1832 Americ. Battista Maomet 1298-1448 Ott.Turc 1448-1839 391 + 15<br />

Habershon Matthew 1834 Inglese Anglic. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1453-1844 391<br />

Jenk’s Compr. Comm. 1834 Americ. Invasio Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672<br />

1302-1698<br />

391<br />

396<br />

Scott Robert (M.D.) 1834 Americ. Battista Barbari Saraceni 606-756 Turchi 1299-1690 391<br />

Walmsley Charles Inglese Cattol. Barbari Riforma 1525-1675 Maom. Punto d. fine<br />

Ashe Isaac<br />

1835 Ir<strong>la</strong>nde<br />

s<br />

Protest. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1057-1483 396<br />

Bickersteth Edward 1836 Inglese Evang. Saraceni 636-786 Turchi 1053-1483<br />

PROT. VINDICATOR 1836 Americ. Rif.Dan Maomet 612-762 Turchi 1453-1844 391<br />

Bogie B.D. 1836 Inglese Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391 + 15<br />

Gaussen Louis 1837 Svizzer Evang. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1057-1453 396<br />

Litch Josiah 1838 Americ. M.E. Barbari Turchi 1299-1449 Ott.Turc 1449-1840 391 + 15<br />

Cottage Bible 1841 Inglese RovesRm Saraceni 612-762 Turchi 1281-1682 391<br />

Crandall A.L. 1842 Americ. Inquisiz. Turchi 1281-1672 391<br />

Henshaw J.P.K. 1842 Americ. Episco<br />

p<br />

Saraceni 612-762 Turchi 1261-1672 391<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1195


APPENDICE N. 14<br />

Hinton Isaac T. 1842 Americ. Battista Maomet 612-762 Turchi -1672<br />

-1453<br />

396<br />

Cumming John 1843 Americ. Presbit. Saraceni 612-762 Turchi 1057-1453 396<br />

Junkin George 1844 Americ Presbit. Barbari Saraceni 612-762 Turchi 1281-1672 391<br />

Shimeal R.C. Americ. Episco<br />

p<br />

Turchi 1453-1844 391<br />

Elliott E.B. 1844 Inglese Barbari Maomet Anni Turchi 1057-1453 396<br />

Scott James Inglese Turchi 1453-1844 391<br />

* periodo anni Vedere L.E. Froom, o.c., vol. IV, pp. 1124,1125.<br />

1196<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 15<br />

DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ:<br />

Matteo XXIV - Marco XIII - Luca XXI<br />

Importanza del discorso<br />

«I capitoli 24 e 25 (di Matteo) costituiscono il quinto ed ultimo dei grandi “discorsi” che<br />

sono al<strong>la</strong> base del primo evangelo. Nel<strong>la</strong> concezione del<strong>la</strong> catechesi di Matteo, questa quinta<br />

grande istruzione concerne non più <strong>la</strong> “giustizia” o fedeltà del Regno (capitoli 5-7), né <strong>la</strong><br />

proc<strong>la</strong>mazione del Regno nel mondo (capitolo 10), né il mistero di questo Regno<br />

provvisoriamente nascosto (capitolo 13), né <strong>la</strong> comunità fraterna dei figli di questo Regno, nel<br />

presente nascosto, <strong>diventa</strong> manifesto agli occhi di tutti (capitolo 24) e, di conseguenza, <strong>la</strong><br />

vigi<strong>la</strong>nza attiva e misericordiosa che è di rigore in previsione di questi avvenimenti (capitolo<br />

25). L’evangelista dimora dunque rigorosamente fedele al suo proposito iniziale che è di<br />

mostrare tutte le conseguenze, per gli uomini, dell’irruzione del Regno di Dio nel<strong>la</strong> persona di<br />

Cristo Gesù» (BONNARD Pierre, L’Evangile selon S. Matthieu, 2 a ed. Neuchâtel 1970, p. 347).<br />

Difficoltà del discorso<br />

Le principali difficoltà sono date dal fatto che il discorso non ci è stato riportato<br />

integralmente. Ciò lo deduciamo per i seguenti motivi:<br />

- gli evangelisti non ce lo riportano nello stesso modo;<br />

- l’apostolo Paolo, facendo riferimento all’insegnamento di Gesù (1Tessalonicesi 4:15),<br />

completa quanto dice Matteo 24:30,31.<br />

- Matteo 24, raggruppa gli insegnamenti di Gesù re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> parusia che Luca, più<br />

cronologico, pone in circostanze diverse. Infatti l’insegnamento di Matteo 24:37 e seguenti,<br />

Luca li pone dal capitolo 17:26. Non possiamo però escludere che anche sul monte degli<br />

Ulivi Gesù possa aver ripreso quanto già insegnato in precedenza.<br />

Circostanze del discorso e domanda dei discepoli<br />

Gesù, già nel giorno del suo ingresso trionfale in Gerusalemme, annuncia <strong>la</strong> distruzione<br />

del<strong>la</strong> città: «Poiché verranno su di te dei giorni...» (Luca 19:43,44). E nel momento in cui<br />

<strong>la</strong>scia definitivamente Gerusalemme, dopo aver pianto su lei, ne ricorda <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione<br />

annunciata qualche giorno prima (Matteo 23:38).<br />

Egli non ritornerà più nel Tempio perché il suo conflitto con le autorità religiose ha<br />

raggiunto il punto culminante.<br />

Nell’attraversare il Tempio, uscendo, alcuni apostoli gli fanno notare gli splendidi doni<br />

votivi che adornavano i muri del cortile interno ed esterno che i proseliti e i giudei, anche<br />

residenti nel<strong>la</strong> diaspora, avevano fatto. Tra questi il più importante e appariscente era quello<br />

del re Erode il Grande: un colossale ceppo di vigna in oro.


APPENDICE N. 15<br />

All’esterno del Tempio uno degli apostoli, quale portavoce dei compagni o al quale i<br />

compagni si associarono, fa notare al Cristo le pietre enormi con le quali il Tempio era stato<br />

costruito e le fondamenta ciclopiche di questo santuario del culto israelitico. Ma <strong>la</strong> sentenza di<br />

Gesù è perentoria: nul<strong>la</strong> rimarrà di quello splendore, di quel<strong>la</strong> magnificenza e di quel simbolo<br />

di potenza. Ne annuncia il giudizio. <strong>Quando</strong> poi gli apostoli sono seduti sul Monte degli Ulivi,<br />

dirimpetto al<strong>la</strong> città santa, prima di riprendere il viaggio per Betania, Pietro, Giacomo,<br />

Giovanni e Andrea si avvicinano al Maestro e gli rivolgono una domanda, al<strong>la</strong> quale si<br />

associano anche gli altri apostoli. La domanda degli apostoli verte su tre punti (Matteo dice<br />

chiaramente ciò che Marco e Luca non specificano, ma <strong>la</strong>sciano intravedere nelle espressioni<br />

che usano):<br />

- quando avverranno queste cose (distruzione di Gerusalemme);<br />

- quale sarà il segno del<strong>la</strong> sua (di Gesù) venuta;<br />

- quando sarà <strong>la</strong> fine dell’età presente.<br />

«Nel<strong>la</strong> domanda indirizzata a Gesù dai discepoli si vede che, nel loro pensiero, <strong>la</strong> rovina di<br />

Gerusalemme doveva essere il segnale del ritorno glorioso di Gesù e del<strong>la</strong> fine dell’economia<br />

attuale. Questa intuizione risulta per loro dalle profezie dell’Antico Testamento nelle quali il<br />

giorno del Signore comprendeva contemporaneamente il giudizio finale d’Israele e il castigo<br />

definitivo dei popoli pagani prima dello stabilimento del Regno di Dio (Zaccaria 13 e 14;<br />

Ma<strong>la</strong>chia 3 e 4). A loro dunque sembrava che al<strong>la</strong> rovina d’Israele seguisse immediatamente<br />

<strong>la</strong> consumazione di tutte le cose» (GODET Frédéric, Introduction au Nouveau Testament, t. II,<br />

Neuchâtel 1904, p. 186).<br />

La risposta di Gesù, in ogni caso, assolutamente non identifica i due avvenimenti<br />

(distruzione e ritorno), ma frappone tra loro un lungo intervallo di tempo.<br />

Il discorso di Gesù ha una «oscurità re<strong>la</strong>tiva che caratterizza <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> in generale,<br />

essendo questa una rive<strong>la</strong>zione parziale, che ve<strong>la</strong> mentre sve<strong>la</strong> e che <strong>diventa</strong> comprensibile in<br />

misura del suo adempimento» (VAUCHER Alfred Felix, Lacunziana, II serie, Collonges-sous-<br />

Salève 1952, p. 25).<br />

La <strong>profezia</strong> ha lo scopo di sostenere <strong>la</strong> fede e non di soddisfare <strong>la</strong> curiosità. Gesù, pur<br />

distinguendo le due realizzazioni - distruzione di Gerusalemme e suo ritorno - può sembrare<br />

che parli come se rispondesse a una so<strong>la</strong> domanda, perché <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> prima è<br />

garanzia del<strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> seconda.<br />

Ci sembra comunque di potere dire che, dal modo in cui gli evangelisti hanno redatto<br />

questo discorso, essi hanno distinto i due avvenimenti senza confonderli, e <strong>la</strong> dichiarazione di<br />

Luca 21:24: «E cadranno sotto il taglio del<strong>la</strong> spada, e saranno menati in cattività fra tutte le<br />

genti; e Gerusalemme sarà calpestata dai gentili, finché i tempi dei gentili non siano compiuti»<br />

non <strong>la</strong>scia equivoci.<br />

«La distruzione di Gerusalemme era considerata in questo discorso del divino Maestro<br />

come una immagine profetica del giudizio ultimo e universale, che tuttavia non doveva venire<br />

che dopo il tempo dei gentili (Luca 21:24)» (FABRE d’ENVIEU Jules, Le livre du prophète<br />

Daniel, t. II, Paris 1891, p. 1450).<br />

Gesù, pur non confondendo i due avvenimenti, descrive <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme<br />

con accenti tali che trovano <strong>la</strong> loro totale realizzazione nel<strong>la</strong> sua parusia. «Il primo colpisce i<br />

giudei, è il castigo provocato dal<strong>la</strong> morte del Messia e dal rigetto del<strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>; il secondo<br />

colpisce il mondo intero, è il castigo dell’infedeltà dei malvagi e del rigetto dell’azione del<br />

Messia continuata nel<strong>la</strong> sua Chiesa» (DIDON P., Jésus Christ, vol. II, Paris 1891, p. 213).<br />

1198<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ: MATTEO XXIV - MARCO XIII - LUCA XXI<br />

Possiamo identificare questo modo di par<strong>la</strong>re di Gesù con quello dei profeti dell’Antico<br />

Testamento. <strong>Quando</strong> essi par<strong>la</strong>vano del<strong>la</strong> pace e del<strong>la</strong> prosperità che avrebbe avuto il popolo<br />

dopo l’esilio (Isaia 35,36), lo facevano con accenti tali che in realtà troveranno <strong>la</strong> loro<br />

realizzazione so<strong>la</strong>mente nel ristabilimento finale. <strong>Quando</strong> annunciavano <strong>la</strong> venuta del Messia,<br />

<strong>la</strong> descrivevano identificando <strong>la</strong> prima con <strong>la</strong> seconda, sopprimendo il tempo che separava<br />

queste due manifestazioni. Così, per esempio, annunciando il giudizio re<strong>la</strong>tivo a una città,<br />

descrivevano il gran giorno.<br />

Suddivisione del discorso<br />

«Bisogna convenire che tutti i numerosi tentativi fatti, dai Padri del<strong>la</strong> Chiesa fino ai nostri<br />

giorni, per ritrovare in questo discorso una predicazione chiara e distinta dei due grandi<br />

avvenimenti che Gesù annunciava, sono in parte falliti a causa delle difficoltà del testo»<br />

(BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. I, Evangiles Matthieu, Marc et Luc, Lausanne<br />

1880, p. 189). Non pretendiamo di mettere il punto a tale argomento, ma crediamo, pur<br />

riconoscendo le difficoltà, che il discorso sia ben strutturato.<br />

Matteo 24 Marco 13 Luca 21<br />

Domanda dei discepoli<br />

Risposta<br />

- Panorama generale del<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> Chiesa e segni appa-<br />

3 3 3<br />

renti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> distruzione del tempio e al ritorno di<br />

Gesù<br />

4-14 5-13 3-19<br />

- Segno re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> distruzione del tempio 15-22 14-20 20-24<br />

- Situazione religiosa dopo <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme 23-28 21-23 24<br />

- Segno inequivocabile del ritorno di Gesù 29-31 25-28 24-27<br />

- Applicazione pratica del discorso 32-51 28-36 28-37<br />

Similitudine 32-33 28 30-31<br />

- <strong>Quando</strong> avverrà <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme 34 32 30<br />

- Veridicità delle parole di Gesù 35 31 33<br />

- <strong>Quando</strong> il ritorno di Gesù 36 32<br />

- Esortazione 37-51 34-36 33<br />

Spiegazione delle varie parti<br />

Domanda dei discepoli<br />

La domanda dei discepoli l’abbiamo già considerata.<br />

Risposta:<br />

Panorama generale del<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> Chiesa e segni apparenti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> distruzione del tempio e al<br />

ritorno di Gesù<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1199


APPENDICE N. 15<br />

Le difficoltà che <strong>la</strong> Chiesa incontrerà non le impediranno di realizzare il suo mandato:<br />

Matteo 24:14.<br />

Matteo 24:4,5. Il primo avvertimento di Gesù è quello di non cadere nel<strong>la</strong> seduzione e di<br />

non seguire i seduttori. Questi pericoli trovano riscontro nel<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> Chiesa primitiva. Gli<br />

apostoli dovevano continuamente mettere in guardia i credenti contro i falsi insegnamenti: Atti<br />

20:29,30; Ga<strong>la</strong>ti 1:8; 2 Tessalonicesi 2:2,3; 2 Pietro 2:1; 1 Giovanni 4:1; 1 Timoteo 4:1;<br />

Apocalisse 2:3. Da qui <strong>la</strong> preoccupazione di Paolo nel richiamare i suoi col<strong>la</strong>boratori Timoteo<br />

e Tito al<strong>la</strong> vigi<strong>la</strong>nza, ad attenersi al «deposito» che è stato loro affidato e «al<strong>la</strong> sana dottrina»<br />

quale garanzia di guida sicura per <strong>la</strong> Chiesa.<br />

«Si leveranno dei falsi cristi (versetto 5) e dei falsi profeti (versetto 11), come Simone il<br />

mago che pretendeva di essere <strong>la</strong> grande potenza di Dio (Atti 8), Dosite, che si chiamava figlio<br />

di Dio e pretendeva di essere il cristo promesso da Mosè (Origene, Contro Celso, I,57,VI),<br />

Menendre, discepolo di Simone, che si diceva l’inviato delle potenze invisibili; poi degli<br />

agitatori di popolo, come l’egiziano di cui si par<strong>la</strong> in Atti 21:38...» (F. Godet, o.c., p. 179).<br />

Questo problema dei seduttori non è stato avvertito so<strong>la</strong>mente nei primi anni del<strong>la</strong> Chiesa,<br />

ma è una realtà che accompagna ed è paralle<strong>la</strong> al<strong>la</strong> fedeltà del<strong>la</strong> Chiesa, perpetuandosi e<br />

rinnovandosi in tutti i secoli fino ad oggi, con «dottrine che sono precetti d’uomini». Da qui<br />

l’importanza di avere al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> Chiesa l’insegnamento dei Profeti e degli Apostoli, cioè<br />

<strong>la</strong> Sacra Scrittura intera.<br />

Matteo 24:6,7. La Chiesa primitiva avrebbe dovuto sentire par<strong>la</strong>re di guerre e di rumori di<br />

guerre, che dovevano impegnare nazioni contro nazioni. All’interno del<strong>la</strong> Palestina abbiamo<br />

<strong>la</strong> tensione tra Erode e Aretas. Tacito, par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> situazione politica dei primi decenni<br />

del<strong>la</strong> Chiesa, dice: «Entro nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di un tempo ricca di disgrazie, crudele per <strong>la</strong> battaglia,<br />

di<strong>la</strong>niata dalle rivolte, tormentata fino nel<strong>la</strong> pace. Quattro imperatori sono stati uccisi da<br />

spade; tre guerre civili all’interno, diverse altre all’esterno, spesso due al<strong>la</strong> volta, hanno scosso<br />

l’Impero. L’Illiria era piena di disordini, <strong>la</strong> Gallia prossima al<strong>la</strong> rivolta, <strong>la</strong> Bretagna,<br />

soggiogata, ha scrol<strong>la</strong>to il giogo; le tribù Sarmate degli Svevi si sono sollevate, i Daci sono<br />

<strong>diventa</strong>ti celebri per le loro guerre civili, i Parti sono ricorsi alle armi, eccitati da un falso<br />

Nerone. L’Italia è stata riempita da mille disgrazie spesso ripetute; alcune città sono state<br />

inghiottite o scosse da terremoti sulle coste fertili del<strong>la</strong> Campagnia; Roma è stata devastata<br />

dagli incendi, il Campidoglio messo a fuoco dalle mani dei cittadini... Nobiltà, ricchezza,<br />

onore, tutto è <strong>diventa</strong>to crimine e <strong>la</strong> virtù <strong>la</strong> più sicura strada del<strong>la</strong> rovina» (cit. da L. Bonnet,<br />

o.c., p. 190).<br />

Ernest Renan in L’Antichrist, capitolo XIV, scriveva: «Il globo stesso attraversava una<br />

convulsione paralle<strong>la</strong> a quel<strong>la</strong> del mondo morale. Mai i terremoti furono così comuni come nel<br />

primo secolo: nel 63 Pompei fu quasi distrutta, l’Asia minore era in uno scuotimento perpetuo,<br />

14 città furono distrutte nel<strong>la</strong> regione del Tmole. A partire dal 59 non c’è stato un anno che<br />

non sia stato segnato da qualche disastro; nell’anno 60 Laodicea e Colosse sono distrutte: non<br />

ci si ricorda di un tempo in cui <strong>la</strong> crosta del vecchio continente sia stata così fortemente<br />

agitata» (cit. da F. Godet, o.c., p. 179).<br />

«Una spaventevole fame imperversò in Oriente sotto C<strong>la</strong>udio (vedere Atti 11:28 e<br />

Giuseppe, Antichità Giudaiche, XVIII,XI,I). Dei vulcani spenti da molto tempo si<br />

risvegliarono. Un terremoto distrusse diverse città dell’Asia minore, in partico<strong>la</strong>re Laodicea e<br />

Ierapoli... E. RENAN dice: «I terremoti facevano strage in ogni parte; <strong>la</strong> fame infieriva; una<br />

peste terribile colpì il mondo; si credette fosse <strong>la</strong> più terribile epidemia che mai vi fosse stata»<br />

(GODET Frédéric, Commentaire sur l’Evangile de S. Luc, t. II, Neuchâtel 1969, p. 410).<br />

1200<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ: MATTEO XXIV - MARCO XIII - LUCA XXI<br />

Questa situazione di guerre e di disordini, presentata da Gesù, si riferisce a tutto<br />

l’intervallo tra <strong>la</strong> sua ascensione e il suo ritorno.<br />

Questa è <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del nostro mondo. Gli storici non hanno nul<strong>la</strong> da raccontarci se non<br />

questa realtà. Al<strong>la</strong> guerra si aggiunge <strong>la</strong> fame, essa stessa è uno squilibrio, aumenta anche a<br />

causa dei cataclismi e terremoti in vari luoghi.<br />

Luca menziona i segni del cielo, molto probabilmente volendo indicare con questa<br />

espressione: passaggio di comete, eclissi o fenomeni insoliti, ma questi segni non<br />

indicheranno una fine prossima, essi saranno dei pali indicatori che attestano che realmente in<br />

un futuro <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Gesù troverà tutta <strong>la</strong> sua realizzazione.<br />

Tutte queste cose non saranno che il debutto del<strong>la</strong> sofferenza, «sofferenze di parto»<br />

(letteralmente) che indica <strong>la</strong> rinascita di un nuovo mondo.<br />

Questi segni, sebbene non siano indicativi per <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e il ritorno di<br />

Cristo, presentano ugualmente una progressione: dall’udire par<strong>la</strong>re di guerre (versetto 6) si<br />

passa al versetto 7 : «nazione contro nazione».<br />

«<strong>Quando</strong> alle grandi commozioni sociali si aggiungono le convulsioni del<strong>la</strong> natura fisica,<br />

le immaginazioni si eccitano, il popolo si fa profeta e grida: “La fine è prossima!”. È proprio<br />

contro questi impulsi che Gesù mette in guardia i fedeli che, più che gli altri, per l’effetto<br />

stesso del<strong>la</strong> loro speranza religiosa, potrebbero essere esposti a simili delusioni» (F. Godet<br />

o.c., t. II, pp. 409, 410).<br />

Con le sue parole Gesù vuol dire che questi fenomeni per nessun motivo devono essere<br />

presi come segni precursori del suo ritorno. In altre parole, non possiamo attribuire il valore di<br />

segni a qualche guerra del passato o del presente: «Perché bisogna che questo avvenga, ma<br />

non sarà ancora <strong>la</strong> fine». «Perché bisogna che queste cose avvengano prima, ma <strong>la</strong> fine non<br />

verrà subito dopo» (Matteo 24:6; Luca 21:9). «Tutto questo non sarà che principio di dolori»<br />

(Matteo 24:8).<br />

«Mentre i versetti 4-8 descrivono delle catastrofi generali o cosmiche, i versetti 9-14<br />

evocano delle persecuzioni contro i discepoli (umas)» (P. Bonnard, o.c., p. 350).<br />

I versetti 9, 10 di Matteo riassumono quelli di Luca 9-19, più dettagliati.<br />

La persecuzione del<strong>la</strong> Chiesa inizia subito dopo <strong>la</strong> Pentecoste, con <strong>la</strong> testimonianza degli<br />

apostoli davanti ai tribunali giudei (Atti 4:3,7; 5:18, 26, 27; 6:12; 8:3; 9:2; 12:1) e pagani<br />

(Atti 16:22; Atti 24 e 25; Filippesi 1:12; 2 Timoteo 4:16, ecc.).<br />

I versetti 8 e 9 cercano di mettere in risalto <strong>la</strong> progressività del male. Prima le persecuzioni<br />

dall’esterno («allora vi getteranno…») e a causa di esse, anche dall’interno («allora molti si<br />

scandalizzeranno…»).<br />

Inoltre dei falsi profeti, seducendo, toglieranno dal<strong>la</strong> chiesa coloro che non si sono fermati<br />

al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Cristo.<br />

Se mettiamo in re<strong>la</strong>zione il versetto 11 con il versetto 5, sembrerebbe che Gesù voglia dire<br />

che come molti falsi cristi sorgeranno dopo <strong>la</strong> sua morte, così ne verranno altrettanti poco<br />

prima del<strong>la</strong> distruzione e del suo ritorno.<br />

Matteo 24:12. L’«iniquità» (gr. anomia) «è <strong>la</strong> rivolta contro <strong>la</strong> legge, contro ogni legge<br />

divina e umana» (L. Bonnet, o.c., t. I, p. 191). Ci sarà un moltiplicarsi del male a tal punto che<br />

l’egoismo, <strong>la</strong> diffidenza reciproca estenderanno il loro impero, e <strong>la</strong> carità, l’amore, <strong>la</strong><br />

solidarietà si raffredderanno e deperiranno anche tra i fedeli stessi del<strong>la</strong> chiesa. «La carità non<br />

sussiste che con <strong>la</strong> verità e <strong>la</strong> santità. Dio solo è amore e Gesù solo è il foco<strong>la</strong>re di<br />

quest’amore nel<strong>la</strong> sua chiesa» (P. Bonnard, o.c.). È perché gli uomini avranno rifiutato<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1201


APPENDICE N. 15<br />

apertamente <strong>la</strong> legge di Dio che verranno i tempi difficili di 2 Timoteo 3:1-5. Sarà nel<strong>la</strong><br />

società detta cristiana che ciò si realizzerà.<br />

In questo regno del rifiuto di Dio si manifesterà potentemente l’uomo del peccato o<br />

letteralmente senza legge (2 Tessalonicesi 2:3), che contrasterà e rifiuterà volutamente <strong>la</strong><br />

Legge di Dio. Si ripresenterà come l’ottavo re (Apocalisse 17:11) compiendo ciò che il<br />

profeta Daniele dice al capitolo 11:40-12:1 (vedere anche Apocalisse 17:14 e 13:15-18).<br />

Matteo 24:13. Cioè chi avrà perseverato nel fare sì che Dio compia <strong>la</strong> sua opera in lui<br />

(Filippesi 1:6) sarà salvato.<br />

Matteo 24:14. La fine avverrà con il compimento del<strong>la</strong> predicazione dell’Evangelo eterno.<br />

Questo Evangelo del regno non è altro che <strong>la</strong> predicazione che il Regno di Dio si è realizzato<br />

in Cristo e quindi l’invito ai giudei di accettare l’Uomo-Re (Daniele 9:25). <strong>Quando</strong> questo<br />

invito sarà stato fatto a tutti i giudei, allora Gerusalemme sarà distrutta (Colossesi 1:23).<br />

«La fine del versetto 14 è <strong>la</strong> stessa di quel<strong>la</strong> del versetto 3. Il versetto 14 significa<br />

letteralmente che l’Evangelo sarà annunziato a tutta <strong>la</strong> terra abitata» (P. Bonnard, o.c., p. 351).<br />

Stesso pensiero di L. Bonnet (o.c., p. 191), il quale poi aggiunge: «Questa testimonianza<br />

<strong>diventa</strong> così per ogni popolo, per ogni anima, una crisi, un giudizio interiore che sfocia nel<strong>la</strong><br />

vita o nel<strong>la</strong> morte».<br />

«L’Evangelo di cui il Cristo par<strong>la</strong> qui non sembra essere <strong>la</strong> predicazione del<strong>la</strong> fede, ma<br />

piuttosto l’annuncio del<strong>la</strong> fine del mondo» (NEGRONINI Bernardino, Dell’ultima persecuzione<br />

del<strong>la</strong> Chiesa e del<strong>la</strong> fine del mondo, Fossombrone, vol. II, 1861, p. 199; cit. da VAUCHER<br />

Alfred Félix, Deux essais sur <strong>la</strong> prophétie biblique, Collonges-sous-Salève 1969, p. 14).<br />

Questo Evangelo è quello del<strong>la</strong> realizzazione «Venga il tuo regno» (Matteo 6:10),<br />

annuncia <strong>la</strong> venuta di Cristo e corrisponde a «l’Evangelo eterno» di Apocalisse 14:6,7.<br />

In conclusione i versetti da 4 a 14 presentano un panorama generale del<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> Chiesa<br />

fino al<strong>la</strong> parusia e trovano <strong>la</strong> loro realizzazione anche prima del<strong>la</strong> distruzione del tempio.<br />

Segno re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> distruzione del Tempio<br />

Segno preciso, chiaro, ben definito: Matteo 24:15. Matteo e Marco invitano a riflettere,<br />

perché se i credenti non colgono quel segno non ci sarà per loro alcuno scampo. Quel segno è<br />

l’unico, il solo. Non ci sono segni, c’è «il segno». Gesù risponde con precisione al<strong>la</strong> domanda:<br />

«Quale sarà il segno…». Luca, per il fatto che si rivolge a uditori greci, sostituisce le parole<br />

«l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» con altre espressioni più chiare per il mondo dei gentili:<br />

«Gerusalemme circondata dagli eserciti».<br />

Finché i credenti non vedranno quel segno non dovranno preoccuparsi, ma dopo non ci<br />

sarà più tempo da perdere, <strong>la</strong> situazione precipiterà. Ecco perché Gesù invita a essere vigi<strong>la</strong>nti<br />

e pronti. Perché non si sa quando arrivi il Padrone o quando arrivi il segno.<br />

Con queste espressioni: «abominazione e deso<strong>la</strong>zione», «Gerusalemme circondata», Gesù<br />

non si riferisce al<strong>la</strong> presa di Gerusalemme, ma all’invasione graduale del<strong>la</strong> Terra Santa da<br />

parte dell’esercito nemico. Impossibile scappare quando Gerusalemme sarebbe stata<br />

circondata.<br />

«…Il termine di Daniele, citato da Gesù, si può applicare al<strong>la</strong> profanazione di questo luogo<br />

sacro (e non del tempio) da parte degli stendardi romani, simboli dell’ido<strong>la</strong>tria e adorati dai<br />

soldati romani» (GODET Frédéric, Introduction au Nouveau Testament, t. II, p. 180). I cristiani<br />

1202<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ: MATTEO XXIV - MARCO XIII - LUCA XXI<br />

si ricordarono di quanto detto da Gesù. Essi capirono il segno. Eusebio descrive l’esodo:<br />

«Inoltre, il popolo del<strong>la</strong> Chiesa di Gerusalemme ricevette, grazie a una <strong>profezia</strong> trasmessa per<br />

rive<strong>la</strong>zione ai notabili del luogo, l’ordine di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> città prima del<strong>la</strong> guerra e di andare ad<br />

abitare in una città di Perea, nominata Pel<strong>la</strong>. Fu in quel luogo che si trasferirono i fedeli del<br />

Cristo, dopo essere usciti da Gerusalemme in modo tale che gli uomini abbandonarono<br />

completamente <strong>la</strong> metropoli reale dei Giudei e tutta <strong>la</strong> terra di Giuda. La giustizia di Dio colpì<br />

allora i Giudei perché essi avevano commesso tali iniquità contro il Cristo e i suoi profeti»<br />

(Eusebio, Histoire Ecclesiastique, III, V, 3).<br />

Matteo 24:20. La fuga in giorno di sabato poteva essere ostaco<strong>la</strong>ta dalle porte chiuse e da<br />

uno stato d’animo contrario al<strong>la</strong> fuga, dal timore di vio<strong>la</strong>re il sabato. «Mentre Marco limita <strong>la</strong><br />

sua preghiera a che <strong>la</strong> fuga non arrivi durante l’inverno, Matteo aggiunge: “…né di sabato”. Il<br />

cammino permesso ai giudei in giorno di sabato era di 2000 passi, pressappoco sei stadi. Non<br />

si poteva portare niente con sé. Matteo ha inserito questo termine per riguardo ai giudeocristiani<br />

che osservavano al<strong>la</strong> lettera il riposo sabatico» (ROSE, Evangile selon S. Matthieu,<br />

Paris 1908, p. 183; cit. da BACCHIOCCHI Samuele, Un esame dei testi biblici e patristici dei<br />

primi quattro secoli allo scopo d’accertare il tempo e le cause del sorgere del<strong>la</strong> domenica<br />

come giorno del Signore, tesi al<strong>la</strong> Pontificia Università Gregoriana, aprile 1974, p. 28).<br />

Del resto <strong>la</strong> chiesa di Gerusalemme era ze<strong>la</strong>nte nell’osservanza del<strong>la</strong> Legge e non è da<br />

escludere che accettasse anche le tradizioni (vedere Atti 21:22,23,20).<br />

Matteo 24:21. (Vedere Abate Giuseppe RICCIOTTI, Storia d’Israele, vol. II, 1965, pp. 487-<br />

516). «Nei cinque mesi che durò l’assedio, i prigionieri furono 97.000 e i morti 1.100.000.<br />

Queste sono le cifre fornite da Giuseppe F<strong>la</strong>vio, (Guerre Giudaiche, VI, 9, 3)» e, scriveva:<br />

«…Tra tutte le città soggette ai romani fu <strong>la</strong> nostra quel<strong>la</strong> cui toccò d’innalzarsi al più alto<br />

grado di fortuna e di piombare nel baratro più profondo del<strong>la</strong> miseria» (Giuseppe F<strong>la</strong>vio,<br />

Idem, I, 1, 11, p. 9 ed. Mondadori 1974). «La guerra dei giudei contro i romani, <strong>la</strong> più grande<br />

non soltanto dei nostri tempi ma forse di tutte quelle fra città e fra nazioni di cui ci sia giunta<br />

notizia» (G. F<strong>la</strong>vio, Idem, I, 1, 1, p. 6).<br />

Giuseppe dice che Tito ammirando i macigni che formavano <strong>la</strong> massicciata, dopo essere<br />

entrato in Gerusalemme, esc<strong>la</strong>masse: «Davvero… abbiamo fatto <strong>la</strong> guerra insieme con Dio e<br />

fu Dio che da questa fortezza tirò abbasso i giudei! Poiché mani d’uomini o macchine che<br />

cosa possono contro queste torri?» (G. F<strong>la</strong>vio, Idem, VI, 409, cit. mons. BORGONCINI DUCA, Le<br />

LXX settimane di Daniele, Padova 1951, p. 249).<br />

Matteo 24: 22. Tre riflessioni:<br />

- Sono gli eletti che permettono <strong>la</strong> conservazione del<strong>la</strong> vita, e grazie a loro i giudei non<br />

furono annientati. È <strong>la</strong> chiesa quale sale del<strong>la</strong> terra (Matteo 5:13) che rende possibile<br />

ancora <strong>la</strong> vita. La presenza del<strong>la</strong> chiesa sul<strong>la</strong> terra preserva il mondo dal<strong>la</strong> corruzione<br />

completa e fa sì che l’opera che deve compiere differisca il giudizio di Dio (vedere MIEGGE<br />

Giovanni, Il sermone sul monte, Torino 1970, p. 68). Si rinnova l’intercessione di Abramo<br />

per Sodoma e Gomorra (Genesi 18:27-33).<br />

- Quei giorni sono stati abbreviati per evitare che il furore dei Romani si accentuasse e<br />

colpisse indiscriminatamente tutti i Giudei del paese e del<strong>la</strong> diaspora, compresi soprattutto<br />

i giudeo-cristiani. È per aver voluto conservare gli eletti, i giudeo-cristiani, che anche i<br />

giudei non credenti come popolo continuarono a vivere.<br />

- «Se quei giorni (i giorni di questo giudizio di Dio) non fossero stati abbreviati<br />

(letteralmente tagliati, amputati, muti<strong>la</strong>ti) ogni carne (tutta l’umanità) non sarebbe stata<br />

salvata, <strong>la</strong> vita di nessuna persona sarebbe stata risparmiata, tutti sarebbero periti. Perché?<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1203


APPENDICE N. 15<br />

1204<br />

Perché questo terribile giudizio di Dio, segno premonitore del ritorno del Cristo, si sarebbe<br />

esteso a ogni carne, sarebbe <strong>diventa</strong>to il giudizio ultimo. Ma quei giorni, per un atto del<strong>la</strong><br />

misericordia e del<strong>la</strong> pazienza di Dio, saranno tagliati, disse Gesù; ci sarà un intervallo,<br />

una di<strong>la</strong>zione dopo <strong>la</strong> distruzione del popolo ebreo. In favore di chi? A causa degli eletti.<br />

Non a causa di coloro che allora di già vivevano, erano credenti; ma di coloro che molto<br />

più numerosi crederanno e saranno salvati durante i tempi del<strong>la</strong> pazienza di Dio. Così<br />

comprese, queste parole hanno un significato magnifico» (L. Bonnet, o.c., p. 193).<br />

Luca 21:24. In quei giorni si compirono tutte le minacce di distruzione fatte a Israele da<br />

Mosè (Levitico 26:14 e seg.) fino a quelle di Zaccaria 11:1-17 e di Ma<strong>la</strong>chia 4:6. La<br />

dominazione di Gerusalemme da parte dei pagani durerà finché durerà l’epoca del<strong>la</strong><br />

dominazione pagana, in altre parole sino al<strong>la</strong> fine. Perché se anche Gerusalemme è governata,<br />

come oggi, dagli ebrei, questi sono sempre dei pagani perché non hanno riconosciuto il tempo<br />

nel quale sono stati visitati. Il popolo di Israele non è più, e non sarà più il popolo di Dio, è<br />

posto sullo stesso piano dei gentili.<br />

«… “I tempi delle nazioni” rappresentano <strong>la</strong> durata che occorrerà perché <strong>la</strong> predicazione<br />

evangelica, cominciata a Gerusalemme nel giorno del<strong>la</strong> Pentecoste, si spanda gradatamente<br />

per tutto il globo, raggiunga progressivamente tutte le tribù, tutte le razze, tutti i popoli del<strong>la</strong><br />

terra, e penetri abbastanza profondamente per far spuntare in ogni luogo, e in tutti i rami del<strong>la</strong><br />

famiglia umana, il seme del<strong>la</strong> fede» (BILLOT Louis, La parusie, p. 89).<br />

Matteo 21:43. Dopo il fallimento del<strong>la</strong> rivolta del 130 di Simon Bar Kokeba, <strong>la</strong> città santa<br />

divenne, per volontà dei romani, una città pagana chiamata Colonia Aelia Capitolina.<br />

Gerusalemme potrà ancora essere al centro dell’attenzione internazionale, ma resterà nelle<br />

mani dei gentili, delle nazioni inconvertite e sino al tempo del<strong>la</strong> fine sarà l’oggetto del<strong>la</strong> loro<br />

contesa.<br />

Situazione religiosa dopo <strong>la</strong> distruzione del tempio<br />

Matteo 24:23. «Questo “allora” non si riferisce più esclusivamente all’epoca dei giudizi di<br />

Dio su Gerusalemme, ma indica i tempi posteriori nei quali si produrranno… i segni indicati<br />

(versetti 24-26). Questo sguardo profetico si estende di nuovo fino all’ultima fine che Gesù<br />

indica dal versetto 27 e descrive nei versetti 29 e successivi» (L. Bonnet, o.c., p. 193).<br />

«Si tratta dunque dello stesso soggetto dei versetti 4 e 5; ma, mentre al versetto 5 si<br />

trattava di impostori che si presentavano sotto il nome di Cristo (ego eimi o Kristos), i versetti<br />

23 a 28 denunciano coloro che dicono al<strong>la</strong> Chiesa (umin)… : “Egli è qui, è là!”» (P. Bonnard,<br />

o.c., p. 352).<br />

«Il brano precedente esprimeva l’idea che i giorni del<strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione… sarebbero<br />

abbreviati per <strong>la</strong> conservazione degli eletti (versetto 22). Il brano che segue descrive lo stato<br />

di cose che deve succedere a questa fine messa bruscamente dal<strong>la</strong> Provvidenza ai giorni del<strong>la</strong><br />

tribo<strong>la</strong>zione (versetti 23-28). Al<strong>la</strong> rovina del popolo giudaico succede un periodo di lotte<br />

religiose e di seduzioni spirituali (falsi cristi e falsi profeti) e per i fedeli un tempo di attesa<br />

ansiosa del Cristo, che tarderà ad apparire: correranno il rischio di credere che il Cristo sarà<br />

qui e là» (F. Godet, Introduction ..., p. 181).<br />

Matteo 24:28. Come <strong>la</strong> presenza di cadaveri richiama gli uccelli da preda per divorarli,<br />

nello stesso modo, dove uno stato, una nazione, un popolo, una chiesa, il corpo dell’umanità<br />

intera è colpito a morte ed è in decomposizione, là cadono per una necessità morale i giudizi<br />

di Dio (Matteo 13:41,42).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Segno inequivocabili del ritorno di Gesù<br />

DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ: MATTEO XXIV - MARCO XIII - LUCA XXI<br />

Matteo 24:29. «Le prime parole di questo passo “subito dopo” racchiudono <strong>la</strong> principale<br />

difficoltà di tutto il discorso» (F. Godet, o.c., p. 185).<br />

Se <strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> quale Gesù si riferisce è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> città, «subito dopo» Gesù non è<br />

ritornato. Quindi si è sbagliato? No di certo (vedere versetto 36). Non possiamo neppure<br />

pensare a una inesattezza del testo, perché non ci sembra il sistema migliore di sormontare le<br />

difficoltà.<br />

«Tutti i tentativi fatti per sbarazzarsi di queste parole precise, “subito dopo”, hanno<br />

mancato il loro scopo» (L. Bonnet, o.c., p. 195).<br />

Marco nel passo parallelo è meno drastico, meno categorico e più scorrevole: «ma in quei<br />

giorni, dopo <strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione…» (13:24). La distretta del<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme (Luca<br />

21:24) secondo Luca dura sino al<strong>la</strong> fine. Questa durata è sconosciuta. In questa tribo<strong>la</strong>zione si<br />

può vedere tutto ciò che ha colpito il popolo:<br />

- catastrofe nazionale e dispersione;<br />

- occupazione del paese;<br />

- trasmissione ad altri del<strong>la</strong> testimonianza del «Regno di Dio».<br />

Sebbene tutto questo sia vero, però non soddisfa completamente l’espressione «subito<br />

dopo».<br />

«Io non vedo che una soluzione: è di considerare <strong>la</strong> distretta che accompagnò <strong>la</strong> guerra<br />

giudaica come tipo del<strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione finale annunciata da Daniele 12:1 e da Giovanni,<br />

Apocalissse 3:10; 7:14» (VAUCHER Alfred-Félix, Lacunziana, v. II, 1952, p. 28).<br />

«Noi crediamo di poterci unire all’opinione di LUTHARDT…, KLIEFOTH…, secondo <strong>la</strong> quale i<br />

versetti che precedono il “subito dopo” (versetti 21-28) ci trasportano di già, per un processo<br />

di prolungamento di prospettiva nel linguaggio profetico, all’epoca delle ultime lotte che<br />

precederanno immediatamente il ritorno di Gesù» (GRETILLAT Augustin, Théologie<br />

Systématique, t. IV, Dogmatique, II, Neuchâtel 1890, pp. 523, 524).<br />

«Il Figlio dell’uomo apparirà subito dopo <strong>la</strong> grande tribo<strong>la</strong>zione che deve terminare<br />

l’umiliazione di Gerusalemme e chiudere infine il periodo dei Gentili che <strong>la</strong> calpestano sotto i<br />

loro piedi da così lungo tempo» (GUERS Émile, Israel aux derniers jours, p. 373; cit. A.F.<br />

Vaucher, o.c., p. 29).<br />

Gesù riunisce quindi nel suo pensiero due grandi crisi di cui l’una è tipo dell’altra. Ciò che<br />

è stata <strong>la</strong> tribo<strong>la</strong>zione di Gerusalemme per il popolo di Israele, lo sarà del mondo intero per<br />

l’umanità.<br />

Ciò che è stato motivo di liberazione per i credenti nel 70, lo sarà altrettanto al<strong>la</strong> fine:<br />

Daniele 12:1; Apocalisse 17:14.<br />

«Simile a una nave che scricchio<strong>la</strong> da tutte le parti prima di rompersi in pezzi, il globo che<br />

noi abitiamo e il nostro sistema so<strong>la</strong>re tutto intero subiranno delle commozioni mai avute. Le<br />

forze motrici ben rego<strong>la</strong>ri fino allora sono come liberate dalle loro leggi da una potenza<br />

sconosciuta. E l’umanità, spaventata da questi disordini che scuoteranno ciò che è chiamata <strong>la</strong><br />

terra ferma e che sono il preludio del<strong>la</strong> sua dissoluzione, passerà un’ora di angoscia senza<br />

precedenti» (GODET Frédéric, Evangile selon S. Luc, t. II, 4 a ed., Neuchâtel 1969, p. 423).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1205


APPENDICE N. 15<br />

Con le parole del versetto 29 Gesù riassume <strong>la</strong> varie dichiarazioni dei profeti: Gioele 2:10;<br />

3:15, 16; Isaia 13:10; 34:4; Sofonia 1:15; Aggeo 2:6; Geremia 4:23; Ezechiele 32:7,8;<br />

riprese in Apocalisse 6:12-14; 16:17-21.<br />

Non è trascorso molto tempo tra l’invasione del<strong>la</strong> Palestina da parte dell’esercito romano e<br />

<strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> santa città («primavera del 69, principio del<strong>la</strong> fine», segnale per <strong>la</strong> fuga).<br />

«Le truppe di Tito giungevano di fronte a Gerusalemme verso <strong>la</strong> Pasqua del 70 e iniziavano<br />

l’assedio. Fuggire allora sarebbe stato troppo tardi. La linea di circonval<strong>la</strong>zione con 13 torri fu<br />

pronta per <strong>la</strong> fine di maggio. Il tempio fu incendiato il 6 agosto» (Mons. Borgoncini Duca,<br />

o.c., p. 253). Così non passerà molto tempo da quando gli uomini vedranno questi cataclismi e<br />

l’apparizione del Cristo.<br />

Pensiamo che il testo di Apocalisse ci possa permettere di affermare che coloro che<br />

vedranno questi fenomeni vedranno il Figlio dell’uomo. Il testo non <strong>la</strong>scia dubbi a tale<br />

proposito. Questi segni sono quelli che precederanno immediatamente il ritorno di Gesù.<br />

L’intervallo è breve tra lo scuotimento delle potenze celesti e il segno del Figlio dell’uomo.<br />

Questi fenomeni corrispondono al<strong>la</strong> VII piaga: Apocalisse 16:17-21 e sono descritti con<br />

l’apertura del VI suggello: Apocalisse 6:12-17.<br />

Allora chi vedrà queste cose «rialzi il capo perché <strong>la</strong> sua redenzione è vicina». «La venuta<br />

del Messia è un avvenimento così straordinario che <strong>la</strong> creazione intera stessa <strong>la</strong> sente… A<br />

questo avvenimento cosmico, il cielo e <strong>la</strong> terra prenderanno parte. Il senso profondo del<strong>la</strong><br />

concezione escatologica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> è una volta di più segnato. Nessuna trasfigurazione o<br />

perfezionamento. Questo mondo del<strong>la</strong> caduta è degno solo di essere distrutto. Il sole e <strong>la</strong> luna<br />

perdono il loro splendore. Le stelle cadono e le forze del cielo sono scosse. Dio instaura un<br />

mondo trasformato, rigenerato, nuovo. Allora, nel profondo silenzio che succede all’ultima<br />

catastrofe, il Figlio dell’uomo viene con grande potenza e gloria. Un tempo nuovo comincia»<br />

(GÜNTHER Dehn, Le Fils de Dieu, Commentaire à l’Evangile de Marc, Paris 1936, p. 225, 228,<br />

229; cit. VAUCHER Alfred-Félix. Supplement à l’Histoire du Salut, Collonges sous Salève<br />

1969, p. 96).<br />

«Certi hanno preteso che già delle cadute di stelle, delle aurore boreali straordinarie, delle<br />

piogge di cenere e altri segni erano stati osservati nel cielo. È possibile. Da parte nostra noi<br />

crediamo che i fenomeni annunciati dal<strong>la</strong> Scrittura saranno infinitamente più straordinari. Essi<br />

saranno così terribili che semineranno l’angoscia fra le nazioni e che nessuno potrà sbagliarsi»<br />

(PACHE René, Le retour du Seigneur, p. 96, 97). SPICER William A., (Our day in the Light of<br />

Prophecy, Washington D. C. 1918, p. 77), ricorda il sisma di Lisbona (1755), il giorno oscuro<br />

(1780), <strong>la</strong> caduta meteorica (1833) e aggiunge: «È possibile che questi fenomeni siano visti di<br />

nuovo su sca<strong>la</strong> più spaventevole e universale, quando le potenze del cielo saranno scosse e il<br />

cielo atmosferico si ritirerà come un rotolo, preludio immediato all’apparizione gloriosa del<br />

Cristo» (o.c., p. 102, cit. da A.F. Vaucher, o.c.). La traduzione italiana dice: «Può darsi che<br />

questi stessi fenomeni si ripetano in più vaste e terrificanti proporzioni nell’ultimo, terribile<br />

sconvolgimento annunciante l’immediata venuta del Re di gloria» (SPICER William A., Tempi<br />

odierni al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, London 1917, p. 102).<br />

In realtà questi fenomeni non sono stati altro che «i primi avvertimenti del cielo e i sintomi<br />

di uno scuotimento generale delle potenze celesti» (VAUCHER Alfred-Félix, L’Histoire du<br />

Salut, 3ª ed., Dammarie les Lys 1951, p. 377).<br />

Matteo 24:30,31. «Nel versetto 30 si par<strong>la</strong> dell’apparizione del segno del Figlio<br />

dell’uomo. È difficile determinare in che cosa consista il segno. Grammaticalmente può<br />

sostenersi l’interpretazione: apparirà il segno che sarà lo stesso Figlio dell’uomo. Il contesto<br />

1206<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ: MATTEO XXIV - MARCO XIII - LUCA XXI<br />

sembrerebbe escluder<strong>la</strong>, perché infine allo stesso verso si dice che “allora vedranno il Figlio<br />

dell’uomo”; il segno sembrerebbe piuttosto un fenomeno che annunzia l’imminenza<br />

dell’arrivo del Figlio dell’uomo. È sentenza molto diffusa che si tratti del<strong>la</strong> croce, ma è assai<br />

probabile che si abbia un puro tratto descrittivo dell’escatologia apocalittica il cui significato<br />

ci sfugge, o ancor meglio che si tratti semplicemente del<strong>la</strong> vittoria splendente di Cristo sui<br />

suoi nemici» (ZEDDA Silverio, L’Escatologia biblica, vol. I, Brescia 1972, p. 387). Ellen White<br />

scrive su questo segno: «Presto appare verso oriente una picco<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> nera, grande come <strong>la</strong><br />

mano di un uomo. È <strong>la</strong> nube che circonda il Salvatore e che, a distanza, sembra avvolta dalle<br />

tenebre. Il popolo di Dio sa che questo è il segno del Figlio dell’uomo» (WHITE Ellen, Il gran<br />

conflitto, Firenze 1976, p. 466). «La descrizione è fatta secondo Daniele 7:13. Le nubi<br />

suggeriscono <strong>la</strong> divina origine dell’essere sovrumano che appare investito di autorità divina e<br />

di splendore celeste. Le nubi nell’Antico Testamento sono il veicolo di Dio, servono a Dio<br />

come cocchio e trono (confr. Salmo 104:3). La “nube” circa 70 volte nell’Antico Testamento<br />

accompagna <strong>la</strong> manifestazione di Dio: essa è il suo veicolo (confr. Isaia 19:1)» (S. Zedda,<br />

o.c., pp. 385, 386).<br />

«La nuvo<strong>la</strong> non è una nube; è il velo con il quale Dio si avvolse quando apparve nel<br />

deserto e all’inaugurazione del tempio di Salomone; noi <strong>la</strong> ritroviamo all’ascensione» (F.<br />

Godet, o.c., t. I, p. 603).<br />

Commentando Luca 21:27, F. Godet scrive: «Questo passo non racchiude una paro<strong>la</strong> che<br />

dica che Gesù ritorna sul<strong>la</strong> terra per fissarvi <strong>la</strong> sua dimora. Questo ritorno mi sembra piuttosto<br />

che debba esser compreso come una apparizione istantanea, al<strong>la</strong> quale si rial<strong>la</strong>ccerà <strong>la</strong><br />

resurrezione dei fedeli (1 Corinzi 15:23; Filippesi 3:20,21), poi l’ascensione del<strong>la</strong> Chiesa<br />

(Luca 18:31,35)» (F. Godet, o.c., p. 424).<br />

E in generale <strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong> è nel<strong>la</strong> Scrittura il simbolo del giudizio. Del resto il versetto 36 di<br />

Luca ci presenta Gesù in veste di giudice del mondo.<br />

Applicazione pratica del discorso<br />

Similitudine versetti 32, 33.<br />

«La parabo<strong>la</strong> del fico non riveste probabilmente un senso esortativo, né polemico, ma<br />

piuttosto restrittivo: come il contadino non si spazientisce se non vede venire l’estate prima<br />

che le foglie del fico germoglino, così i discepoli non sognino l’innalzamento del Figlio<br />

dell’uomo, che essi non si agitino prima di vedere prodursi tutti i segni evocati più sopra. È<br />

sempre <strong>la</strong> stessa idea: nessuna agitazione prima che appaiano i segni irrefutabili del<strong>la</strong> fine!»<br />

(P. Bonnard, o.c., p. 353).<br />

Matteo 24:33. Con queste parole Gesù tira le conclusioni re<strong>la</strong>tive a Gerusalemme.<br />

<strong>Quando</strong> avverrà <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme<br />

Matteo 24:34. Gesù risponde al<strong>la</strong> prima domanda. Per il Maestro <strong>la</strong> distruzione e il suo<br />

ritorno non si confondono nel<strong>la</strong> sua mente, sono due avvenimenti distinti e ben divisi l’uno<br />

dall’altro. Gerusalemme sarà distrutta «in questa generazione», <strong>la</strong> medesima che lo sta<br />

ascoltando. Letteralmente si dovrebbe tradurre: «questa generazione qui». «Si è tentati di dare<br />

al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “generazione” il senso di specie umana (Gero<strong>la</strong>mo), o di Chiesa cristiana<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1207


APPENDICE N. 15<br />

(Crisostomo), o di razza degli eletti (Cremer), o di nazione giudaica (Dorner, Riggenbach); ma<br />

nel nostro contesto, nel quale Gesù vuole dare una determinata cronologia, il senso delle<br />

parole “questa generazione” non può essere altro che temporale: l’insieme degli uomini che<br />

vivono nel momento in cui si tratta» (F. Godet, Evangile ... Luc, t. II, p. 426). Già prima di<br />

uscire dal tempio Gesù aveva detto <strong>la</strong> stessa cosa: su quel<strong>la</strong> generazione che lo ascoltava<br />

sarebbe ricaduto il sangue dei profeti da Abele fino a Zaccaria (Matteo 23:35; Luca 11:50).<br />

Matteo usa sette volte l’espressione «questa generazione» (11:16; 12:39; 14:4; 12:41,45;<br />

17:17; 23:36), sempre riferendosi a quel<strong>la</strong> che lo ascoltava. «L’espressione “questa<br />

generazione” è ripetuta fino a 16 volte negli Evangeli, sia di Matteo, sia di Marco, sia di Luca,<br />

e sempre, costantemente, invariabilmente, essa significa <strong>la</strong> generazione che fu favorita dal<strong>la</strong><br />

presenza, dagli insegnamenti e dai miracoli di Gesù» (L. Billot, o.c., p. 41).<br />

«Questo termine (generazione) indica presso gli scrittori greci (Erodoto, Eraclito,<br />

Tucidide) uno spazio da trenta a quarant’anni. Si contano ordinariamente tre generazioni per<br />

secolo. La paro<strong>la</strong> d’Ireneo re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione dell’Apocalisse, dove dichiara “che<br />

questa visione è stata vista non molto tempo prima del<strong>la</strong> sua epoca, ma quasi nel tempo del<strong>la</strong><br />

nostra generazione, verso <strong>la</strong> fine del regno di Domiziano”, conferma questo modo di vedere,<br />

perché Ireneo dice espressamente “quasi”, sentendo bene ch’egli era al di là del suo valore<br />

ordinario del<strong>la</strong> portata del termine generazione» (F. Godet, o.c., p. 427).<br />

«È inutile prendere “generazione” in un senso diverso dal normale: <strong>la</strong> generazione che<br />

viveva al momento in cui Gesù teneva questo discorso…» (LAGRANGE P.M. J., Evangile selon<br />

S. Marc, Paris 1966, p. 348).<br />

«Questa dichiarazione… non può che riguardare <strong>la</strong> rovina di Gerusalemme, che avvenne<br />

in effetti durante <strong>la</strong> vita di quel<strong>la</strong> generazione» (L. Bonnet, o.c., t. I, p. 566).<br />

Certezza delle parole di Gesù<br />

Matteo 24:35. Questa affermazione di Gesù ci presenta l’immutabilità del<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong> e<br />

del suo piano rispetto agli uomini che passano (2 Corinzi 4:18).<br />

«Il tempio dell’universo visibile, edificio più solido di quello che si voleva far ammirare a<br />

Gesù, è pertanto più fragile delle minacce e delle promesse del Maestro che par<strong>la</strong> loro» (F.<br />

Godet, o.c., p. 428).<br />

<strong>Quando</strong> il cielo e <strong>la</strong> terra saranno passati, <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> sussisterà ancora e creerà nuovi<br />

cieli e nuova terra.<br />

<strong>Quando</strong> il ritorno di Gesù<br />

Matteo 24:36. Con questo versetto Gesù risponde al<strong>la</strong> seconda domanda: «<strong>Quando</strong> avverrà<br />

il suo ritorno». «Sottolineiamo: 1. Questo versetto (Matteo 24:36) si riferisce al<strong>la</strong> parusia, tutti<br />

ne convengono, comincia con <strong>la</strong> congiunzione avversativa “ma”, il che oppone nettamente<br />

questo giorno al giorno precedente (versetto 34); 2. Nei due testi (Matteo 24:36 e Marco<br />

13:32) è usato il pronome “ekeinê”, “quel giorno”, per indicare il giorno e l’ora del<strong>la</strong> parusia,<br />

in opposizione al pronome “hauté”, “questa generazione” (Matteo 24:34 e Marco 13:30)» (F.<br />

Godet, Introduction...., p. 190).<br />

Per quanto riguarda <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città: «questa generazione qui non passerà». Per<br />

quanto riguarda <strong>la</strong> parusia: «quel giorno là (lontano) nessuno lo sa».<br />

1208<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


DISCORSO ESCATOLOGICO DI GESÙ: MATTEO XXIV - MARCO XIII - LUCA XXI<br />

«KLOSTERMANN ha proposto di applicare le parole “questa generazione” non al<strong>la</strong><br />

generazione contemporanea di Gesù, ma a quel<strong>la</strong> che vivrà all’inizio dell’ultima crisi. Gli<br />

uomini che assisteranno ai segni precursori del<strong>la</strong> parusia, ne vedranno anche <strong>la</strong> fine, tanto il<br />

corso degli avvenimenti sarà rapido. Due passi biblici non permettono di accettare questa<br />

interpretazione pure tanto seducente: Matteo 23:36; Luca 11:50» (F. Godet, o.c., p. 189).<br />

Però possiamo dire che coloro che vedranno quei fenomeni cosmici, vedranno anche Gesù.<br />

È <strong>la</strong> convinzione che scaturisce dall’accostamento dei passi dell’Evangelo a quelli<br />

dell’Apocalisse: Matteo 24:29,30; Apocalisse 6:12-17; 16:19-21; 11:18,19.<br />

Conclusione<br />

Quali sono in questo capitolo i segni validi che ci permettono di cogliere l’approssimarsi<br />

del suo ritorno?<br />

Possiamo cogliere l’avvicinarsi del suo ritorno dai seguenti partico<strong>la</strong>ri:<br />

1) Matteo 24:14. Annuncio dell’evangelo al mondo intero.<br />

2) Matteo 24:12. Aperta opposizione nei confronti del<strong>la</strong> Legge.<br />

3) Matteo 24:29 p.p. Distretta finale.<br />

4) Matteo 24:29 s.p. Segni cosmici: coloro che vedranno questi fenomeni assisteranno al<br />

ritorno di Gesù.<br />

«Poiché <strong>la</strong> data del ritorno di Cristo non può essere fissata, essa fa parte dei segreti di cui<br />

Dio conserva il monopolio assoluto, e costituisce un terreno di caccia riservato che solo dei<br />

bracconieri temerari osano invadere, Atti 1:7. Il dovere del cristiano si riassume in una paro<strong>la</strong>:<br />

attendere pazientemente il ritorno del suo Maestro» (A.F. Vaucher, o.c., p. 31).<br />

«Bisogna che questa beata speranza riprenda, nel pensiero dei cristiani, il posto d’onore al<br />

quale ha diritto e che un tempo già occupava. Il Signore lo vuole» (PIERSON A. T., Les<br />

Nouveaux Actes des Apôtres, Genève 1896, p. 493, 494).<br />

«Il vero avventista, non è colui che si accontenta di ripetere: “venga il tuo regno!”. È colui<br />

che si sforza di realizzare l’ideale del regno di Dio nel<strong>la</strong> sua propria esistenza» (A.F. Vaucher,<br />

o.c., p. 31).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1209


APPENDICE N. 15<br />

1210<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 16<br />

IL CULTO SOLARE<br />

Paolo Benini<br />

Tutti gli studi storici, antropologici ed etnologici lo hanno ampiamente dimostrato: una<br />

costante fondamentale dell’uomo: <strong>la</strong> sua religiosità<br />

Così si esprime Julien Ries, quasi a sintesi di studi e di ricerche pluridecennali, condotti da<br />

tanti: «Le scoperte storico scientifiche archeologiche, condottesi un po’ ovunque, provano<br />

senza alcun dubbio che l’uomo è sempre stato Homo-Religiosus. Il fenomeno religioso si<br />

presenta come primordiale, all’interno di ogni civiltà» (RIES Julien, Il rapporto Uomo-Dio<br />

nelle grandi religioni preistoriche, Mi<strong>la</strong>no 1983, p. 9). (Per un approfondimento vedere<br />

MIRCEA Eliade, Trattato di <strong>storia</strong> delle religioni, Torino, 1976; SERVIER Jean, L’uomo e<br />

l’invisibile, ed. Bor<strong>la</strong>, Torino 1967; ed. Rusconi, Mi<strong>la</strong>no 1973).<br />

Un altro elemento, a parere nostro, ancora più interessante, è costituito da tutta una serie di<br />

dati storici-archeologici che, in questi ultimi anni, i ricercatori stanno riportando al<strong>la</strong> luce. Per<br />

molto tempo si è insistito nel dire che le prime manifestazioni religiose sono state di tipo<br />

politeistico e panteistico con un accentuato totemismo, una divinizzazione degli oggetti e degli<br />

animali domestici. Dopodiché si sarebbe prodotta una prima evoluzione verso il culto astrale<br />

(il sole, <strong>la</strong> luna, le stelle), per arrivare, infine, alle manifestazioni religiose monoteistiche, con<br />

un dio spirituale, che si rive<strong>la</strong>. Così, per questa corrente di pensiero, il monoteismo biblico<br />

sarebbe il primo fenomeno storico di culto ad un unico Dio e l’unico esistente sin dal tempo<br />

dei patriarchi (ALVANS F., Monoteismo, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. IV, Torino col.<br />

1304-1309).<br />

È chiaro, questa visione del<strong>la</strong> cosa urta con il quadro generale offerto dal<strong>la</strong> Scrittura,<br />

secondo <strong>la</strong> quale il processo è all’opposto. In queste righe ci prefiggiamo, molto<br />

sinteticamente, di raccogliere e mettere assieme recenti studi etnologici, filologici con qualche<br />

dato archeologico per offrire una riflessione sul tema.<br />

Il culto monoteistico: alcuni segni del<strong>la</strong> sua priorità<br />

Contrariamente agli orientamenti di decenni di studi di <strong>storia</strong> delle religioni, notevoli<br />

argomenti stanno emergendo.<br />

I primi studi in materia risalgono al secolo scorso e portano <strong>la</strong> firma di LEGGE James, The<br />

Notion of The Chinese Concerning God, Honk Hong, 1852.<br />

Da studi condotti, dapprima sui caratteri complessi del<strong>la</strong> lingua cinese, peraltro<br />

antichissima, poi, inoltrandosi in ricerche sulle primitive forme religiose del continente<br />

asiatico, egli arriva a questa conclusioni:<br />

- Nei primordi del<strong>la</strong> civiltà cinese, al tempo del leggendario imperatore Shun, 2230-2200 a.C.<br />

(Idem, p. 50) si adorava una divinità unica, eterna, «senza fine di anni», definita Altissima<br />

(Idem, p. 32), che essi chiamavano Shangti o Shanghai. Questo nome è, foneticamente,<br />

parallelo all’ebraico El Saddai e significa, come quest’ultimo, “Signore, Supremo,<br />

Altissimo”. È lo stesso Dio Altissimo di cui troviamo menzione nel<strong>la</strong> Bibbia ben 46 volte e<br />

di cui Melchisedek era Sacerdote. Ciò è sostenuto formalmente da J. Legge (Idem, p. 7).


APPENDICE N. 16<br />

- La cosa <strong>diventa</strong>, però, decisamente interessante quando si prende in esame <strong>la</strong> forma di culto<br />

con cui si adorava tale divinità, allora il rapporto con <strong>la</strong> religione biblica <strong>diventa</strong> assoluto:<br />

quegli adoratori offrivano allo “Shanghai” un doppio sacrificio quotidiano, di un agnello o<br />

un vitello, uno era offerto al mattino dalle 9 alle 11 e l’altro all’ora del “hsi”, che si traduce<br />

nel<strong>la</strong> nostra lingua con “imbrunire” (Idem, p. 50 e seg.).<br />

Il parallelismo con l’olocausto continuo biblico, che risale sin dal<strong>la</strong> Genesi e dopo il<br />

diluvio, è perfetto. Uno degli agnelli l’offrirai <strong>la</strong> mattina, e l’altro l’offrirai sull’imbrunire.<br />

Esodo 29:39.<br />

Nel corso dei secoli successivi (1800-1200) questo Dio ed il culto che gli era legato andò<br />

man mano dimenticato.<br />

Dal<strong>la</strong> conoscenza di Shangti che ha attributi personali quali <strong>la</strong> bontà, il sentimento, <strong>la</strong><br />

vista, l’udito (GLASENAP Helmuth von, Le religioni non cristiane, Mi<strong>la</strong>no 1964, p. 294), si<br />

evolve verso il culto ad uno spersonalizzato “Figlio del cielo”, chiamato anche “Wang”<br />

termine molto vicino al c<strong>la</strong>ssico Yang (il contrapposto è Yin) che indica luce, ciò che è<br />

luminoso, il sole!<br />

È l’introduzione del culto so<strong>la</strong>re. Si passa ben presto ad una forma diversa di culto: nel<br />

vasel<strong>la</strong>me cerimoniale dalle immagini di agnelli e vitelli si passa a quelle di serpenti e dragoni,<br />

si passa allo zodiaco con 12 segni, simili a quello babilonese, ed agli attuali nostri! Si passa da<br />

una partecipazione generale agli atti di culto, al<strong>la</strong> gerarchizzazione del<strong>la</strong> vita religiosa: il<br />

sovrano solo può presenziare a certi riti!<br />

Subentra il culto degli antenati!<br />

Rimanendo sempre nel continente asiatico, abbiamo le testimonianze di alcune<br />

popo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> Birmania di antichissima tradizione, esse adorano una divinità spirituale ed<br />

eterna che chiamano Y”WA”.<br />

In seguito abbiamo uno studioso che ha dedicato molta attenzione all’origine del<br />

monoteismo, W. Schimidt. Egli difende il monoteismo come forma religiosa primitiva<br />

(SCHIMDT W., La Formation Du Monoteisme, in Revue International d’Ethnologie et<br />

linguistique, Fribourg, 1926, pp. 269-272).<br />

Gli studi più interessanti sono recentissimi, protagonista principale è l’archeologo<br />

Emmanuel Anati, i suoi studi interessano l’età che va dal<strong>la</strong> fine del Calcolitico a quel<strong>la</strong> del<br />

Bronzo (3000-2000), baricentro delle sue ricerche è <strong>la</strong> nostra Valcanonica (BS). In una sua<br />

opera afferma: «Una religione con un solo Dio creatore onnipotente, una religione unica<br />

diffusa in tutta l’Europa, dal Caucaso all’At<strong>la</strong>ntico, tra il 3200 e il 2500 a.C. monopolizzò gli<br />

interessi spirituali delle popo<strong>la</strong>zioni del continente, ...una vera religione rive<strong>la</strong>ta, predicata da<br />

profeti o missionari in giro di evangelizzazione per l’Europa... doveva essere <strong>la</strong> stessa<br />

religione già fiorente presso le primissime popo<strong>la</strong>zioni dell’oriente... (con) i suoi santuari, i<br />

suoi luoghi pubblici di venerazione e di preghiera, ...resti di fuochi e di capanne abitate<br />

probabilmente da sacerdoti eremiti, i quali celebravano i riti di un Dio unico e trino giunto in<br />

Italia (ed Europa) dalle profondità dell’Asia» (VECCHI Luigi, Quanti anni ha Dio? in<br />

Panorama del 14/4/80, pp. 145-146).<br />

I legami con le testimonianze derivate dal<strong>la</strong> Cina sono evidenti e <strong>diventa</strong>no estremamente<br />

interessanti se li consideriamo al<strong>la</strong> luce di Genesi 11 dove è detto che i discendenti di Noè,<br />

tutti par<strong>la</strong>nti un unico linguaggio, prima del<strong>la</strong> dispersione di Babele risiedevano in Oriente, a<br />

Sinear fra il bacino del Tigri e <strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> indiana (Genesi 11,2).<br />

1212<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CULTO SOLARE<br />

Un’altra testimonianza, anch’essa molto recente, ci completa il quadro. Essa si riferisce al<br />

continente americano; le prime popo<strong>la</strong>zioni che vi si stanziarono hanno <strong>la</strong>sciato i segni del<br />

loro culto rivolto ad un dio, anch’esso come quelli fin qui considerati, unico e trino, Signore<br />

supremo e Creatore del<strong>la</strong> Vita. Nell’altopiano del Machu Picchu, studi archeologici hanno<br />

portato al<strong>la</strong> luce l’antichissima adorazione al Dio unico, creatore onnipotente del cielo e del<strong>la</strong><br />

terra chiamato Viracoscha Parachuti, monarca dell’impero Inca dal 1439 al 1471, che è così<br />

definito: «È l’antico dei giorni, remoto, increato, non ha bisogno di moglie. Si manifesta come<br />

una trinità quando vuole».<br />

Esso risale a prima del sorgere delle civiltà precolombiane, cioè intorno al II millennio<br />

a.C. Col sorgere di queste civiltà prese sopravvento il culto al dio Jinti, il dio sole! (FIORESE<br />

Vittorio, Le tracce di Dio, in Cristo <strong>la</strong> risposta, Benevento, p. 12).<br />

Dunque, un quadro religioso che verso <strong>la</strong> fine del III millennio a.C. si presenta uniforme in<br />

quasi perfetto parallelismo con quello enunciato dal<strong>la</strong> Scrittura, ripetiamo le forti<br />

rassomiglianze onomastiche, (Signore altissimo ed onnipotente, che richiama ad El Elion,<br />

Iddio altissimo di Melchisedek ed El Saddai, Iddio onnipotente di cui già detto) agli attributi,<br />

identici (Creatore personale e unico e trino), ed al culto che gli è tributato anch’esso<br />

strettamente parallelo.<br />

Dal tempo del Diluvio, anch’esso fortemente testimoniato da tutte le tradizioni religiosoculturali<br />

(sul diluvio vedere: Il diluvio universale: una catastrofe cosmica? in PI KAPPA,<br />

5/1981, pp. 10-15), attraverso <strong>la</strong> dispersione di Babele, per un certo numero di secoli si è<br />

conservata un’unitaria forma di credo e di culto all’unico Signore. Poi, improvvisamente<br />

anche qui, quasi contemporaneamente ovunque avviene il complesso e misterioso passaggio al<br />

culto so<strong>la</strong>re.<br />

L’intrusione del culto so<strong>la</strong>re<br />

Per delle ragioni che sono sconosciute assistiamo un po’ ovunque, intorno all’ultimo<br />

periodo del III millennio, al<strong>la</strong> comparizione del culto so<strong>la</strong>re. Fondamentalmente questo culto<br />

affonda bene le sue radici in Egitto, in Asia ed in Europa, altrove lo troviamo con sporadiche<br />

apparizioni, ma un po’ ovunque: Africa, Oceania ed Americhe. Nel continente americano avrà<br />

invece un ruolo rilevante in Perù e Messico (E. Mircea, o.c., p. 126).<br />

Il fenomeno trova nel<strong>la</strong> religione Egiziana <strong>la</strong> massima manifestazione: «Essa fu dominata<br />

dal culto so<strong>la</strong>re. ... con <strong>la</strong> V dinastia (2380-2280 a.C.) in seguito si generalizza, <strong>diventa</strong><br />

ufficiale, ed assorbe tutte le altre divinità» (idem, p. 142).<br />

Dall’Egitto <strong>la</strong> elio<strong>la</strong>tria passa in Asia. A Babilonia troverà altro terreno fertile, diverrà il<br />

dio del<strong>la</strong> giustizia, Signore del giudizio, dell’oltretomba, patrono dei profeti e degli indovini<br />

(HOOKE S.H., Babilonian and Assirian Religion, Londra 1953, p. 109; E. Mircea, o.c., p. 147).<br />

Da queste due roccaforti il culto so<strong>la</strong>re, a cavallo fra il III e II millennio, si sposta un po’<br />

ovunque. Dapprima in Medio Oriente (Assiria, Fenicia, popo<strong>la</strong>zioni cananee) dove Baal, da<br />

semplice e generica divinità, <strong>diventa</strong> il dio sole centro del culto (COMONT Franz, The Oriantal<br />

Religion In Roman Paganism, New York, 1956, p. 307).<br />

Con il Neo-impero babilonese avviene un’altra assimi<strong>la</strong>zione al culto so<strong>la</strong>re con le divinità<br />

locali Baal, Bel e Bel Marduk.<br />

«Bel-Marduk del<strong>la</strong> religione assiro-babilonese corrisponde al dio semitico occidentale<br />

Baal» (LANGDON Steven H., Semitic Mytology, Boston 1931, p. 156).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1213


APPENDICE N. 16<br />

«Bel-Marduk, come massima figura del<strong>la</strong> religione antica, viene a rappresentare il sole<br />

primaverile» (Idem, p. 169). Il suo rituale si al<strong>la</strong>ccia a quello di Tammuz che riprederemo fra<br />

breve.<br />

Da Babilonia al<strong>la</strong> Persia dove con l’avvento del Zoroastrismo ci fu una riforma religiosa<br />

che portò ad una purga di tutte le forme «culturali orgiastiche e politeistiche, con l’istituzione<br />

ben formu<strong>la</strong>ta del culto a Mithra, il dio del<strong>la</strong> luce, il - Sol Invictus - l’invincibile signore del<strong>la</strong><br />

verità e del<strong>la</strong> giustizia» (Seventh Day Adventist Bible Students, Source Books, vol. 9,<br />

Washington, 1962, pp. 1098,1100).<br />

A Roma arriverà con due millenni di ritardo, ma con conseguenze enormi!<br />

Così, nel corso di due millenni, assistiamo a questo passaggio dal culto al Dio supremo,<br />

invisibile, spirituale e personale, al culto so<strong>la</strong>re. È evidente il passaggio al<strong>la</strong> deificazione del<strong>la</strong><br />

natura, i cui fenomeni <strong>diventa</strong>no simboli di concetti religiosi (E. Mircea, o.c., pp.126-157)<br />

(fecondità, nascita, rinascita, morte).<br />

Le conseguenze storiche, culturali e religiose del culto so<strong>la</strong>re<br />

1. Culto So<strong>la</strong>re e divinizzazione dell’uomo<br />

Ovunque questo culto si instal<strong>la</strong>, al fenomeno segue il rafforzamento e <strong>la</strong> divinizzazione<br />

delle gerarchie regali e sacerdotali.<br />

In Egitto il monarca è in primo luogo il vicario del sole. Il termine Faraone viene da FaRa,<br />

e significa grande casa/tempio/dimora del sole (Idem, pp. 126.143).<br />

Lo stesso dicasi in Babilonia, dove Hammurabi si definisce «il sole di Babilonia che causa<br />

il sorgere del<strong>la</strong> luce» (F. Cumont, o.c., p. 50); uguale dignità <strong>la</strong> pretenderanno pure tutti i<br />

successori, compresi quelli del Neo impero (confr. Nabucadnetsar in Daniele 3), nonché quelli<br />

personali, (confr. Dario, Daniele 6).<br />

Tale fenomeno si produsse pure a Roma. «Gli imperatori piano piano assursero al<strong>la</strong> dignità<br />

dei monarchi egizi e babilonesi e portarono nell’impero il culto imperiale, l’imperatore<br />

divenne l’immagine del sole... Con Aureliano c’è l’introduzione da Palmina nei suoi nuovi<br />

santuari delle immagini di Bel e di Relios. Stabilendo questo nuovo culto statale, egli<br />

proc<strong>la</strong>mò <strong>la</strong> caduta dell’ido<strong>la</strong>tria romana e l’ascesa del semitico culto del sole» (Idem, pp.<br />

53,54,55).<br />

Egli tentò di fondere tutti i culti dell’impero nel monoteismo so<strong>la</strong>re. «Il sole non<br />

proteggerà soltanto l’imperatore ma sarà considerato il massimo protettore dell’Impero e<br />

quindi posto a capo del culto pubblico romano» (Enciclopedia Italiana Treccani, voce<br />

Aureliano).<br />

Nel 274 egli edificò nel Quirinale il magnifico tempio al “Sole invitto”. Con questo<br />

portò a compimento quel<strong>la</strong> riforma religiosa voluta e cominciata a suo tempo con Pompeo,<br />

riforma che in questo <strong>la</strong>sso di tempo (30 a.C. -274 d.C.) conobbe i seguenti momenti:<br />

- Nel 67 a.C., Pompeo, che era stato iniziato al culto di Mitra, introdusse il culto so<strong>la</strong>re<br />

c<strong>la</strong>ndestinamente (Plutarco, Vita Pompei, cap. 24).<br />

- Nel 30 a.C. Augusto porta dall’Egitto il culto so<strong>la</strong>re, trasferendo gli obelischi consacrati al<br />

sole (BACCHIOCCHI Samuele, From Sabbat To Sanday, Roma 1977, p. 239).<br />

1214<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CULTO SOLARE<br />

- Nel 26 a.C. si fece proc<strong>la</strong>mare Divus Max Pontifex, titolo che fu conservato da tutti i suoi<br />

successori ed i successivi vescovi romani (Dizionario Ecclesiastico Utet, Torino 1950, vol.<br />

3, p. 269). Egli introdusse pure <strong>la</strong> settimana p<strong>la</strong>netaria Mitraica in cui ogni giorno<br />

settimanale era dedicato ad un astro.<br />

- Eliogabalo nel 200 d.C. istituì il culto Mitraico del Sol-Invictus-Eliogabalus (S. Bacchiocchi,<br />

o.c., p. 238), eresse grandiosi templi e si proc<strong>la</strong>mò Re Sole.<br />

2. Culto so<strong>la</strong>re e ritualismo religioso e feticistico<br />

Il culto so<strong>la</strong>re, si può dire, è all’origine di gran parte del ritualismo e del<strong>la</strong> mitologia<br />

religiosa che in maniera naturale è rimasta “pratica” culturale in tante tradizioni dei culti dei<br />

santi e dei patroni locali. Queste pratiche rituali si ricollegano al mito di Tammuz.<br />

Questo mito è vecchio quanto <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, esso risale, secondo <strong>la</strong> leggenda, al periodo postdiluviano.<br />

Si ritrova nell’epopea di Ghilgamesh. Questo mito è il più sincretistico del<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

mondiale delle religioni. È legato, assieme a Isthar, ai miti di Osiris ed Isis, Dionisio e Bacco,<br />

Proserpina e Corè, Adonis e Venere.<br />

La <strong>storia</strong> di questo mito-leggenda cominciò nel<strong>la</strong> terra di Babilonia, e, come detto, <strong>la</strong> si fa<br />

risalire a dopo il diluvio. «Un enorme uovo cadde dal cielo sul fiume Eufrate, dei pesci lo<br />

spinsero a riva, delle colombe lo covarono e vi nacque Ishtar» (HISLOP Alexander Rev., The<br />

two Babilons, New Jersey 1959, p. 109).<br />

La Ishtar babilonese <strong>diventa</strong> <strong>la</strong> Astarte fenicia, assira e palestinese dei racconti biblici,<br />

<strong>diventa</strong> <strong>la</strong> Isis degli Egizi (Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, elle di ci, Torino 1969, voce Isis), <strong>la</strong><br />

Meni delle tribù arabe (A. Hislop, o.c., p. 94; Isaia 65, 11), e <strong>la</strong> Venere dei greci e romani<br />

(Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, voce, Astarte), figlia del<strong>la</strong> dea luna (Idem).<br />

Era <strong>la</strong> dea dell’amore, del<strong>la</strong> vegetazione, era adorata come regina del cielo in tutto il medio<br />

oriente antico, questo culto penetrò anche in Israele ed in Giuda (Geremia 7:18; 44:17-19, 25)<br />

attorno al IX e VIII secolo a.C.<br />

Oltre che in Egitto e in Babilonia era adorata in Cina e in India, in Tibet, in Giappone ed in<br />

numerosi altri paesi dei vari continenti. Era adorata inoltre come Dea Madre ed era raffigurata<br />

da una madre con un fanciullino in braccio (A. Rev. Hislop, o.c., pag. 19,20). In diverse<br />

regioni babilonesi ed assire era chiamata “signora” (Belit) o “mia signora” (Belit-ni) Bel = dio;<br />

it = terminazione femminile; ni=mia; da qui il termine <strong>la</strong>tino Madonna, mia donna (Seventh<br />

Day Adventist Bible Commentary, Washington 1962, vol. IV, p. 152; A. Rev. Hislop, o.c.,<br />

pag. 103).<br />

Praticamente era <strong>la</strong> dea madre universale, era chiamata pure madre degli dei (Idem, pag.<br />

74-90, 100).<br />

Tracce del culto di questa dea si trovano anche in Scozia e nel Messico (Idem, pag. 102,<br />

104).<br />

Il suo culto era associato con il rinascere del<strong>la</strong> natura, il suo mito è legato al rifiorire del<strong>la</strong><br />

natura che, morta al diluvio, risorge nel<strong>la</strong> prima primavera successiva al<strong>la</strong> catastrofe in<br />

coincidenza, secondo il mito, all’aprirsi dell’uovo, di cui sopra, covato dalle colombe (WEISER<br />

F.X., Handbook of Christian feast and costoms, pag. 238).<br />

Essa ebbe un figlio illegittimo che si chiamava Tammuz, l’equivalente dell’egizio Otis e<br />

del greco Bacco (A. Rev. Hislop, o.c., pp. 20,46), Adonis o Baal per i Fenici e gli Assiri (S.H.<br />

Langdon, o.c., p. 17). Egli fu concepito il 25 marzo e nacque il 25 di dicembre, questa data è<br />

ricordata nelle più antiche mitologie greche ed egiziane (A. Hislop, o.c., p. 93). Gli arabi per<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1215


APPENDICE N. 16<br />

<strong>la</strong> nascita di Mani, gli assiri per <strong>la</strong> nascita di Baal-Berit; e i romani per <strong>la</strong> nascita di Saturno, vi<br />

associano il rito dell’albero di cedro. (Idem, pp. 94-98).<br />

Tammuz (Adonis o Baal) fu ucciso da un cinghiale e <strong>la</strong> sua morte fu pianta dalle donne<br />

(Idem, p. 99; Ezechiele 8:14). fino a quando Ishtar, <strong>la</strong> dea madre commossa per tale pianto e<br />

digiuno, ridiscese negli inferi e lo riportò al<strong>la</strong> vita (Enciclopedia delle Religioni, ed. Vallecchi,<br />

voce: Tammuz), questo evento veniva ripetuto mitologicamente ogni anno il primo giorno<br />

del<strong>la</strong> settimana seguente il primo novilunio successivo all’equinozio di primavera (A. Hislop,<br />

o.c., pp. 103-113). Il pianto delle donne durava 40 giorni, “era una solenne festa”, digiuno di<br />

40 giorni in onore del<strong>la</strong> divinità astrale Ishtar (Idem, p. 105).<br />

Il rito del<strong>la</strong> dea madre, del<strong>la</strong> sua discesa negli inferi per riportare al<strong>la</strong> luce il dio ucciso,<br />

costituiva il rito agricolo del rinascere primaverile del<strong>la</strong> natura (Seventh Day Adventist. Bible<br />

Dictionnary, voce Easter=Pasqua, vol. 8); dopo questa discesa <strong>la</strong> dea madre veniva riassunta<br />

in cielo con il rito di assunzione che si celebrava intorno al<strong>la</strong> metà di agosto (A. Hislop, o.c.,<br />

pp. 125-128).<br />

Sarà sufficiente una analisi superficiale per constatare come <strong>la</strong> maggior parte di queste<br />

leggende e di questi miti hanno preso piede nei riti e nel<strong>la</strong> cultura religiosa cristiano-romana.<br />

3. Culto so<strong>la</strong>re e astrologia<br />

Il terzo effetto di questa intrusione so<strong>la</strong>re riguarda <strong>la</strong> settimana nel<strong>la</strong> sua connotazione<br />

p<strong>la</strong>netaria ed astrale, nonché <strong>la</strong> pratica astrologica. Lo studio degli astri, dei loro movimenti e<br />

del<strong>la</strong> loro corrispondenza con gli eventi umani sta al<strong>la</strong> base di tutta <strong>la</strong> civiltà mesopotamica;<br />

babilonese prima e persiana poi.<br />

Essa parte dal presupposto di corrispondenze fra il mondo degli astri ed il mondo terrestre.<br />

Così quest’ultimo è considerato il riflesso delle situazioni dell’universo astrale. Con<br />

l’intrusione del<strong>la</strong> religione so<strong>la</strong>re assunse grande importanza il ruolo che questo astro aveva<br />

nei ritmi del<strong>la</strong> natura (rinascere del<strong>la</strong> natura, stagioni, giorni, anni) in seguito come alleato del<br />

sole, si introdusse anche il dio lunare agente col novilunio sul ritmo del mese e del<strong>la</strong><br />

fecondità.<br />

Poi fu il ruolo dei pianeti ad esser preso in considerazione, le diverse posizioni in rapporto<br />

all’anno so<strong>la</strong>re incidevano, si credette e si crede ancora, sul destino dell’uomo a ritmi più<br />

ampi: su partico<strong>la</strong>ri eventi storici, politici, militari, e sulle re<strong>la</strong>zioni umane.<br />

Grande importanza fu data all’astrologia sotto il monarca Nabucadnetsar (600 ca. a.C.), gli<br />

astrologi occupavano un posto notevole nel<strong>la</strong> vita di corte (Daniele 1 e 2). Il loro operato e le<br />

loro previsioni riguardavano in partico<strong>la</strong>re gli eventi di corte, re compreso. Il legame<br />

dell’astrologia con il culto so<strong>la</strong>re era molto stretto, siccome il monarca era <strong>la</strong> personificazione<br />

del sole, l’azione degli astri sul<strong>la</strong> sua persona era azione diretta sul dio Sole.<br />

In Grecia, dove il culto so<strong>la</strong>re ebbe meno successo, ebbe invece grosso peso l’azione degli<br />

dèi-pianeti anche sui singoli oltre che sui monarchi, (questo fu dovuto al<strong>la</strong> concezione<br />

dell’uomo specifica che si formò nel pensiero in greco). In questo senso Babilonia e Grecia,<br />

come correnti astrologiche, hanno molto trasmesso al<strong>la</strong> cultura posteriore romana e postromana.<br />

A questa va unita <strong>la</strong> tradizione e <strong>la</strong> cultura religiosa astrale persiana.<br />

Model<strong>la</strong>ta dal<strong>la</strong> riforma di Zoroastro <strong>la</strong> religione iraniana conobbe una vera e propria<br />

sintesi originale. In seguito al<strong>la</strong> riforma monoteistica di Zoroastro, Mitra <strong>diventa</strong> il dio unico<br />

1216<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


IL CULTO SOLARE<br />

ed il suo culto, culto organizzato. Il Mitraismo fra le religioni orientali sarà quello che avrà il<br />

maggiore influsso sul<strong>la</strong> religione romano-cristiana e sul<strong>la</strong> cultura post-romana.<br />

Inizialmente Mitra era distinto dal sole, poi, dopo averlo vinto, strinse alleanza perpetua<br />

con lui e da allora “l’uno e l’altro si identificarono” e le rappresentazioni di questo “accordo”<br />

sono quelle di un giovane portante attorno al capo una corona di raggi di sole.<br />

Zoroastro con <strong>la</strong> riforma fece una mirabile fusione fra culto so<strong>la</strong>re e pratica astrologica<br />

babilonese: «Nel Mitraismo, come elemento notevole e talvolta preponderante, le<br />

rappresentazioni astrologiche di origine mesopotamica si erano andate fondendo con <strong>la</strong><br />

religione iraniana... I pianeti sono divinizzati, hanno virtù proprie, talvolta in conflitto fra loro,<br />

presiedono ognuno un giorno del<strong>la</strong> settimana... Il loro numero di sette diviene sacralmente<br />

rilevante...<br />

Divinizzati sono i segni dello zodiaco che esercitano le loro influenze sugli uomini e sul<br />

mondo» (Enciclopedia delle Religioni, voce: Mitra).<br />

Fu questa operazione a trasmetterci una settimana in cui ogni giorno è dedicato ad un<br />

astro. Per il fatto che Mitra era superiore agli altri dei, il giorno a lui dedicato era considerato<br />

giorno di festa (Tertuliano Apologia, 16; Ad Nationes 12).<br />

Con l’introduzione in Roma del<strong>la</strong> religione so<strong>la</strong>re, dal<strong>la</strong> settimana p<strong>la</strong>netaria Mitraica e<br />

l’obbligo del culto al Sol Invictus e del rispetto al<strong>la</strong> socialità del giorno a lui dedicato<br />

divennero partico<strong>la</strong>rmente importanti. Questo in partico<strong>la</strong>re da Adriano in poi (140 d.C.) (S.<br />

Bacchiocchi, o.c., pp. 249-251).<br />

Fu così che nacque in Roma <strong>la</strong> sacralizzazione del giorno del Sole, l’attuale Domenica.<br />

4. Culto so<strong>la</strong>re e rapporto Dio-uomo e uomo-salvezza<br />

La quarta conseguenza riguarda i rapporti di culto che si produrranno fra le divinità e il<br />

credente.<br />

In ogni luogo in cui questo culto ha preso piede, si è prodotto, rispetto al culto<br />

monoteistico precedente, un’adulterazione del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione religiosa con <strong>la</strong> divinità!<br />

Assistiamo ad un’accentuazione del<strong>la</strong> pratica sacrificale e a una sua evoluzione verso una<br />

celebrazione cruenta, dalle celebrazioni e sacrifici di animali si passa un po’ ovunque a quel<strong>la</strong><br />

dei sacrifici umani. La pratica è «diffusa in rapporto stretto al culto so<strong>la</strong>re» (GOLLA Eduard,<br />

Sacrifici umani in Israele, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. VI, Torino 1971, pp. 32-34).<br />

Comprendere le motivazioni di tale legame non è facile, sembra che esso sia da ritrovare<br />

nel fatto che il rapporto con tale divinità fosse legato al<strong>la</strong> paura, paura che sorgeva dal fatto<br />

che questo dio esprimesse <strong>la</strong> sua collera con gli eventi spaventevoli del<strong>la</strong> natura: caldo<br />

soffocante, freddo, vento, fulmini e tuoni. Attraverso questi fenomeni <strong>la</strong> divinità esprimeva il<br />

suo disappunto: bisognava propiziarse<strong>la</strong>, essendo detentrice delle vite, lo si doveva fare<br />

offrendogli <strong>la</strong> vita. È in questo contesto che nel<strong>la</strong> religione so<strong>la</strong>re si introdurrà sin dai suoi<br />

albori oltre al<strong>la</strong> pratica del sacrificio teso a p<strong>la</strong>care le divinità in collera, anche <strong>la</strong> figura del<br />

mediatore, che per le sue virtù, i suoi uffici e <strong>la</strong> sua posizione di superiorità clericale potrà<br />

stare da medium tra il credente e le divinità<br />

Il rapporto col dio non è più dunque motivato dall’amore e dal rispetto e dal<strong>la</strong><br />

riconoscenza, ma dal<strong>la</strong> paura e dal distacco: ogni atto religioso o no <strong>diventa</strong> perciò elemento<br />

di recupero del suo favore: di qui i sacrifici, le “buone opere” di suffragio, i riti.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1217


APPENDICE N. 16<br />

Conclusione<br />

In poco meno di due millenni <strong>la</strong> <strong>storia</strong> ha assistito ad una profonda evoluzione, dal culto al<br />

Dio unico, Signore e Creatore dell’Universo e del<strong>la</strong> Vita, all’adorazione di una delle sue<br />

creature, il Sole. Il fatto non finisce lì, tutta <strong>la</strong> vita, <strong>la</strong> religiosità, i rapporti umani, <strong>la</strong> cultura e<br />

<strong>la</strong> società ne sono stati profondamente condizionati; se non addirittura cambiati!<br />

Ma proprio nel pieno di questo processo involutivo, quell’Iddio Altissimo che ha<br />

preceduto il sorgere del culto so<strong>la</strong>re ha iniziato, in seno al<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, <strong>la</strong> realizzazione del suo<br />

piano. Ha cominciato con <strong>la</strong> chiamata di Abramo, capostipite di quel popolo che sarebbe stato,<br />

fra alterne vicissitudini, il depositario del<strong>la</strong> conoscenza di questo Dio e del<strong>la</strong> Sua volontà,<br />

costruendo nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> i tempi per <strong>la</strong> maturazione del<strong>la</strong> venuta di Gesù Cristo, che, con <strong>la</strong> sua<br />

apparizione, breve nel tempo, ma dagli effetti profondi ed incrol<strong>la</strong>bili, ha portato <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione vivente di un Dio che vuole avere un rapporto personale e diretto con l’uomo!<br />

Tutto questo sarà completato con il Suo glorioso ritorno, di fronte al quale il Sole si<br />

oscurerà, <strong>la</strong> Luna arrossirà e le stelle cadranno dal cielo! (Matteo 24:29-31).<br />

1218<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 17<br />

MARIA, LA MADRE DI GESÙ, NUOVA PROPOSTA DI DIVINITÀ<br />

FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI<br />

PARANORMALI<br />

Luigi Caratelli<br />

Ai nostri giorni si registra un vertiginoso incremento di apparizioni mariane. Non tutte<br />

sono accettate dal Vaticano; ma ai fedeli importa poco.<br />

Dal<strong>la</strong> rivista cattolica Jesus si può trarre uno spaccato di questa “strana” situazione; un<br />

lettore scrive per avere delucidazioni sui famosi segreti di Fatima, e termina <strong>la</strong> sua lettera con<br />

queste parole: «… mi fermo pregando il teologo di darci, se lo ritiene opportuno, almeno<br />

alcune chiavi di interpretazione delle parole del<strong>la</strong> Madonna. Grazie!».<br />

La risposta del teologo è <strong>la</strong> seguente: «Per essere esatti e teologicamente corretti, si deve<br />

dire: “predizioni attribuite da Lucia al<strong>la</strong> Madonna”, “parole attribuite da Lucia al<strong>la</strong> Madonna”,<br />

ecc.. Nul<strong>la</strong> ci autorizza a considerare veramente pronunciate dal<strong>la</strong> Vergine quelle predizioni e<br />

quelle parole» (Vedere Jesus, marzo 1987).<br />

Quindi, prudenza, quasi sospetto. Eppure vanno a gonfie vele gli affari delle varie “opere<br />

dei pellegrinaggi”. Non si autorizza “a credere”, ma si autorizza “ad andare”; un via vai<br />

turbinoso, inarrestabile, che rende i confini del<strong>la</strong> prudenza quasi debordanti nell’ambiguità.<br />

Forse l’attuale gerarchia cattolica avrebbe fatto meglio a rispondere al fenomeno mariano<br />

con chiare prese di posizione, simili a quelle degli antichi padri del<strong>la</strong> Chiesa, che pure su essi<br />

si fonda teologicamente, e da essi prende ispirazione.<br />

Scrive il Miegge: «Nel<strong>la</strong> letteratura sub-apostolica del<strong>la</strong> prima metà del secondo secolo,<br />

regna un silenzio quasi completo sul<strong>la</strong> Vergine Maria. La Didaché, Clemente Romano, lo<br />

pseudo Barnaba, Erma, Policarpo, l’Episto<strong>la</strong> a Diogeneto, (nel<strong>la</strong> sua parte autentica), i più<br />

antichi apologisti, Atenagora, Tiziano, Teofilo, i frammenti conservati dalle apologie di<br />

Ermia, Quadrato, Aristone, Milziade, non <strong>la</strong> menzionano affatto. Ignazio di Antiochia, nelle<br />

sue epistole autentiche, <strong>la</strong> cita alcune volte e una volta Aristide, nei frammenti armeni del<strong>la</strong><br />

sua Apologia ad Adriano, sono i primi rudimenti del simbolo “apostolico” che cominciano a<br />

disegnarsi…» (MIEGGE Giovanni, La Vergine Maria, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1982, p. 27).<br />

Nestorio diceva: «Non fate del<strong>la</strong> Vergine una dea. Noi non abbiamo divinizzato colei che<br />

si deve annoverare tra le creature…». Gli fa eco Cirillo: «Noi sappiamo che appartiene<br />

all’umanità come noi!» (Cirillo Adversus Nestorium, I, 9-10, MIGNE, Patristica Greca (PG),<br />

col. 56-57).<br />

Epifanio (fine del IV secolo) dovrà tuonare contro gli eccessi di alcune “sacerdotesse di<br />

Maria” (il brano si riferisce alle “colliridiane”, un gruppo di donne che formavano una picco<strong>la</strong><br />

setta in Arabia. Offrivano delle focacce di farina d’orzo, collyridia, al<strong>la</strong> Vergine del cielo)<br />

affermando che: «Non si devono onorare al di là del giusto i santi, ma si deve onorare il loro<br />

Signore… Maria infatti non è Dio, né ha ricevuto il suo corpo dal cielo, ma da un<br />

concepimento, da un uomo e da una donna… Si onori Maria, ma si adori il Padre, il Figlio e<br />

lo Spirito Santo. Nessuno adori Maria… Così dunque certe donnette non disturbino più <strong>la</strong><br />

Chiesa e non dicano più: noi onoriamo <strong>la</strong> Regina del Cielo, poiché dicendolo e offrendo le<br />

loro focacce, esse compiono ciò che è stato predetto, che alcuni apostateranno dal<strong>la</strong> fede,<br />

dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni. No, questo errore del popolo antico non


APPENDICE N. 17<br />

prevarrà su noi al punto da allontanarci dal Dio vivente per adorare le creature, poiché se un<br />

angelo si rifiuta di essere adorato da San Giovanni (confrontare Apocalisse 19: 9,10), come lo<br />

rifiuterebbe ancor più colei che non fu che <strong>la</strong> figlia di Anna» (Epifanio, Panarion<br />

78,24;79,4,7).<br />

Epifanio paragona il culto al<strong>la</strong> Vergine con il culto ido<strong>la</strong>trico del paganesimo; attesta,<br />

inoltre, che tale madornale errore del<strong>la</strong> Chiesa era stato addirittura profetizzato dall’apostolo<br />

Paolo (I Timoteo 4:1. Vedere p. 175).<br />

Infatti è dall’ambiente pagano che <strong>la</strong> Chiesa del IV secolo assorbe le modalità e l’oggetto<br />

del culto al<strong>la</strong> dea madre. Scrive Franz BAUMER: «Il 22 giugno del 421 d.C. nei vicoli di Efeso<br />

di<strong>la</strong>gò il giubilo. Pre<strong>la</strong>ti, vescovi e arcivescovi riuniti con grande sfarzo a concilio avevano<br />

appena dichiarato “Theotokos” - Madre di Dio - <strong>la</strong> Santa Vergine Maria.<br />

“Grande è <strong>la</strong> Diana degli Efesini!” era risuonato un tempo il grido degli adoratori di<br />

Artemide-Diana alle orecchie dell’apostolo Paolo. Ora gli Efesini avevano riavuto <strong>la</strong> Grande<br />

Madre in una forma sanzionata dal<strong>la</strong> religione di Stato cristiana. La Dea Madre era <strong>diventa</strong>ta<br />

<strong>la</strong> Madre di Dio» (Franz BAUMER, La Grande Madre, ECIG, Genova 1995, p. 255).<br />

Lo stesso autore, par<strong>la</strong>ndo dei vari titoli onorifici che <strong>la</strong> cattolicità ha attribuito al<strong>la</strong><br />

Madonna, aggiunge: «I titoli onorifici del<strong>la</strong> cristiana “regina di maggio” e “madre del verde e<br />

dei fiori” assomigliano a quelli delle dee pagane che <strong>la</strong> precedettero. Già Iside e Astarte<br />

venivano definite “santa vergine”, “regina del cielo”, “dispensatrice di grazie”, “regina del<br />

mare”, “salvatrice” e “madre misericordiosa che ascolta le preghiere”, e Cibele “madre di tutti<br />

i benedetti”. Anche le statue di madre con bambino dedicate alle antiche divinità materne si<br />

differenziano ben poco da quelle cristiane del<strong>la</strong> Madre di Dio. Le numerose statue ed icone<br />

del<strong>la</strong> Madonna Nera delle chiese cattoliche, meta di pellegrinaggio in tutto il mondo,<br />

ricordano le statue di Artemide che non erano realizzate solo in oro, argento e legno pregiato,<br />

ma anche in pietra nera e pure una Artemide efesina del II secolo a.C. dal volto, mani e piedi<br />

neri. In quanto semplice serva del Signore, Maria subì comunque una totale<br />

desessualizzazione. A dispetto di tale cancel<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> forza sessuale, nel culto del<strong>la</strong><br />

Madonna è sopravvissuto molto dello splendore e del<strong>la</strong> maestà dell’arcaica religione del<br />

grande Femminino. Nelle processioni per l’ascensione di Maria sono chiaramente<br />

riconoscibili elementi caratteristici dei cortei festivi in onore di Artemide e Cibele, mentre i<br />

versi di una liturgia medievale in onore di Maria tradiscono un intatto potere matriarcale:<br />

“Progenitrice del<strong>la</strong> natura, signora degli elementi,<br />

germoglio dell’inizio di tutti i tempi, somma potenza,<br />

regina dei Mani, prima tra i celesti,<br />

unico volto di tutti gli dei e di tutte le dee,<br />

col cenno del suo capo comanda<br />

alle luminose sommità dei cieli,<br />

ai freschi venti del mare<br />

e al fecondo silenzio sotterraneo;<br />

<strong>la</strong> sua unica volontà venera in molti modi,<br />

secondo differenti usanze e molti nomi,<br />

tutta <strong>la</strong> terra”» (F. Baumer, idem, pp. 258, 259).<br />

In molti luoghi il cristianesimo delle origini trasformò le divinità femminili, che<br />

continuarono a regnare ancora a lungo , in sembianti di Madonna.<br />

1220<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


MARIA, LA MADRE DI GESÙ, … DIVINITÀ FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI PARANORMALI<br />

La stessa figura del<strong>la</strong> “Madre di Dio” che al<strong>la</strong>tta il suo bambino è del tutto estranea al<br />

Nuovo Testamento. A riguardo si sviluppa un acceso dibattito teologico che durerà sino al VI<br />

secolo.<br />

Uno studioso contemporaneo, K<strong>la</strong>us Schreiner, scrive: «In questo contesto, proprio nel VI<br />

secolo, nascono le immagini del<strong>la</strong> Madonna Lactans. Il modello originario, nel<strong>la</strong> forma e nel<br />

contenuto, si suppone mutuato dal<strong>la</strong> dea egizia Iside. In Maria, che come già Iside a Osiride,<br />

dà il proprio seno a Gesù, si mesco<strong>la</strong>no elementi cristiani e pagani: Maria e Iside si<br />

compenetrano in una so<strong>la</strong> figura. Maria raccoglie l’eredità egizia, l’adorazione del<strong>la</strong> Madre di<br />

Dio <strong>diventa</strong> una “prosecuzione del culto di Iside”».<br />

Colui che scrive è un cattolico convinto, quindi attendibile, imparziale. Ci informa che<br />

delle statue rappresentanti dee madri pagane sono state semplicemente rivestite dei panni del<strong>la</strong><br />

Madonna e offerte al culto di adorazione dei fedeli cattolici. Lasciamo ancora allo Schreiner il<br />

compito di descrivere più dettagliatamente questo strano processo: «Non ci si dovrà stupire,<br />

dunque, se “antiche figure del<strong>la</strong> madre divina egizia rinvenute in seguito vennero adorate<br />

come immagini del<strong>la</strong> Madonna cristiana”. Un’immagine di Iside si trovava per esempio nel<strong>la</strong><br />

chiesa benedettina di Saint-Germain-des-Prés a Parigi… (Iside) ha percorso trionfalmente i<br />

continenti, riuscendo a <strong>diventa</strong>re una cinese per i cinesi, una indiana per gli indiani…<br />

“l’immagine del<strong>la</strong> Madre di Dio che al<strong>la</strong>tta - sostengono alcuni - aveva radici profonde nel<strong>la</strong><br />

fede popo<strong>la</strong>re e nel culto ufficiale dell’età faraonica, e attraverso il processo di ellenizzazione<br />

aveva raggiunto una tale forza universale, che <strong>la</strong> religione cristiana fu costretta ad assumer<strong>la</strong><br />

nel proprio bagaglio”» (SCHREINER K<strong>la</strong>us, Vergine, Madre, Regina; i volti di Maria<br />

nell’universo cristiano, Donzelli editore-Roma 1995, pp. 128, 129).<br />

Non solo l’apostolo Paolo, ma anche Giovanni, autore del libro dell’Apocalisse, vede<br />

profeticamente <strong>la</strong> Chiesa cristiana scrol<strong>la</strong>ta prima e contaminata poi dalle eresie del<br />

paganesimo. Giovanni dipinge in due capitoli, il 12 e il 17, due Chiese contrapposte: quel<strong>la</strong><br />

rimasta fedele a Dio e quel<strong>la</strong> apostata.<br />

Per quest’ultima usa immagini forti quali quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> prostituta, del<strong>la</strong> bestemmiatrice, <strong>la</strong><br />

accusa soprattutto di aver accolto nel suo seno le “abominazioni” e i “misteri” del<br />

paganesimo.<br />

Due autori evangelici, Ralph WOODROW (Babilonia mistero religioso, Evangelistic<br />

Association) e Alexander HISLOP (Dos Babilonias, Loizfaux Brothers, New York), hanno<br />

approfondito in maniera specifica il parallelismo tra <strong>la</strong> Babilonia storica e <strong>la</strong> Babilonia<br />

spirituale, simbolicamente incarnata dal<strong>la</strong> prostituta di Apocalisse 17. Le loro conclusioni<br />

sono interessanti e sorprendenti, per i due teologi è chiaro che l’apostolo Giovanni intende<br />

indicare, attraverso l’immagine del<strong>la</strong> prostituta, l’insieme delle credenze e dei riti pagani che<br />

sono <strong>diventa</strong>ti patrimonio di fede del<strong>la</strong> Chiesa cristiana nel<strong>la</strong> sua forma cattolica-romana. Uno<br />

di questi “misteri” pagani è infatti evidenziato dal culto del<strong>la</strong> dea madre, divenuta <strong>la</strong> Madonna<br />

cattolica.<br />

Il parallelismo tra <strong>la</strong> Chiesa apostata e l’antica Babilonia trova proprio qui <strong>la</strong> sua cesura<br />

principale.<br />

È da Babilonia, infatti, che si origina il culto del<strong>la</strong> dea madre, così come noi lo ritroviamo<br />

oggi mutuato nel cattolicesimo dall’immagine del<strong>la</strong> Madonna.<br />

Esempi del<strong>la</strong> dea con il bambino in braccio si ritrovano in tutta l’Europa antica. Secondo<br />

E. O. James: «È probabile che in primo tempo queste figurine fossero rappresentazioni<br />

simboliche degli attributi e delle funzioni materne del<strong>la</strong> donna, senza essere <strong>la</strong><br />

personificazione specifica di una dea del<strong>la</strong> fecondità che riunisse in sé tutti questi attributi e<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1221


APPENDICE N. 17<br />

queste funzioni, o di altre divinità del<strong>la</strong> fecondità separate e indipendenti. Sembra tuttavia che<br />

esse fossero le antesignane del culto accentrato del mistero del<strong>la</strong> nascita e del<strong>la</strong> generazione,<br />

del<strong>la</strong> fertilità e del<strong>la</strong> generazione, che costituì una caratteristica saliente delle religioni di tutto<br />

il Vicino Oriente e che si propagò ad est fino all’India e ad ovest fino a Creta, all’Egeo, al<strong>la</strong><br />

Sicilia e a Malta per passare poi nel<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> Iberica. Di là esso si spinse lungo il litorale<br />

at<strong>la</strong>ntico fino al<strong>la</strong> Bretagna e alle isole Britanniche, e dai Pirenei fino al<strong>la</strong> regione Senna-Oise-<br />

Marna nel bacino di Parigi» (JAMES Edwin Oliver, Gli eroi del mito, Il Saggiatore, Mi<strong>la</strong>no<br />

1996, p. 57).<br />

Poi James si fa più esplicito e afferma: «In tutta l’Asia occidentale il culto del<strong>la</strong> dea e del<br />

giovane dio presentava sempre le medesime caratteristiche accentrate nel ritmo delle<br />

stagioni… del<strong>la</strong> generazione e del<strong>la</strong> procreazione… dalle fertili pianure del<strong>la</strong> Mesopotamia il<br />

culto, nel frattempo, venne introdotto in Asia Minore attraverso l’influenza dei popoli Hittiti,<br />

e <strong>la</strong> dea apparve in Siria come Anat e Ajherah, in Anatolia come Hebat, Shauska, <strong>la</strong> dea-sole<br />

di Arinna e Hannahanna, a Comana come Ma, ad Efeso come Artemide e in Frigia come<br />

Cibele…» (E.O. James, idem, p. 102).<br />

In Egitto <strong>la</strong> dea madre prese il nome di Iside. A lei il poeta romano Apuleio, vissuto nel II<br />

secolo a.C., ha dedicato l’ultimo capitolo del suo romanzo L’asino d’oro. L’eroe del romanzo,<br />

Lucio, chiede aiuto al<strong>la</strong> dea ed essa gli appare. In quel frangente el<strong>la</strong> si presenta come <strong>la</strong><br />

femminile creatrice del mondo dai molti nomi: «Vedi <strong>la</strong> tua preghiera è giunta sino a me,<br />

Lucio, io ti sono apparsa, io, <strong>la</strong> Madre del<strong>la</strong> creazione, Cellu<strong>la</strong> Germinale del<strong>la</strong> successione<br />

delle generazioni, somma Divinità, Regina degli spiriti, Signora del cielo e Quintessenza degli<br />

dei e delle dee, al cui cenno obbediscono il più alto dei cieli radiosi, l’azione benefica del<br />

mare e il compianto silenzio infero; un’Entità dalle molte forme, onorata con varie usanze e<br />

con diversi nomi da tutto l’orbe terrestre».<br />

E poi enumera tutte le sue ipostasi: «Colà, gli antichi frigi mi chiamano Madre degli dei di<br />

Pessimo, qui gli indigeni attici Minerva cecropia, là i cipri circondati dal mare, Venere di<br />

Pafo, i cretesi armati di frecce, Diana dittinica, i siculi che par<strong>la</strong>no tre lingue, Proserpina stigia<br />

e gli antichi eleusini, Cerere attea! Altri mi chiamano Giunone, altri Bellona, questi Ecate,<br />

quelli Tanusia e gli etiopi di ambedue le terre salutati dai primi raggi del sole che sorge e gli<br />

Egizi, famosi per <strong>la</strong> loro antichissima saggezza che mi venerano con usanze partico<strong>la</strong>ri, mi<br />

chiamano col mio vero nome: regina Iside!» (F. Baumer, o.c., p. 25).<br />

Nel 431 d.C. a Efeso <strong>la</strong> Chiesa cattolica proc<strong>la</strong>ma solennemente che Maria è “Madre di<br />

Dio”. È l’ingresso ufficiale nel cristianesimo del culto al<strong>la</strong> dea madre. Un culto che né Gesù,<br />

né gli apostoli, né i primi padri del<strong>la</strong> Chiesa hanno mai insegnato. Afferma il Baumer: «È<br />

stupefacente con quale chiarezza gli attributi del<strong>la</strong> Grande Madre siano stati trasmessi al<strong>la</strong><br />

Madonna cristiana» (F. Baumer, idem, p. 266).<br />

Sarebbe troppo lungo elencare questi attributi ma sono storicamente tutti mutuati dalle<br />

rappresentazioni delle dee pagane, compresa l’immagine del<strong>la</strong> madre col bambino in braccio<br />

le cui prime effigi si riferiscono al<strong>la</strong> Semiramide babilonese con in braccio Tammuz, o al<strong>la</strong><br />

dea egizia Iside accudente Horus, come pure al<strong>la</strong> coppia indù Devaki e Krishna o Cibele e<br />

Deoius.<br />

Ancora il Baumer è costretto ad ammettere: «In molti luoghi il cristianesimo delle origini<br />

trasforma le divinità femminili, che continuarono a regnare ancora a lungo, in sembianti di<br />

Madonna» (F. Baumer, o.c., p. 268).<br />

È indicativo l’accostamento che il Baumer fa tra <strong>la</strong> Madonna cattolica e una di queste dee<br />

pagane: «L’“Eterno Femminino” immortale e dai mille volti vive nell’anima umana come<br />

1222<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


MARIA, LA MADRE DI GESÙ, … DIVINITÀ FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI PARANORMALI<br />

immagine del<strong>la</strong> Madre Primigenia. In Bretagna, all’estremo occidente del<strong>la</strong> Francia <strong>la</strong>ddove<br />

finisce <strong>la</strong> Terra, nel<strong>la</strong> regione del Finistère; a Pont du Raz, sugli scogli sferzati dalle tempeste<br />

si erge sul mare <strong>la</strong> gigantesca statua di Notre-Dame-des-Naufrâges, <strong>la</strong> Madonna dei naufraghi.<br />

La stel<strong>la</strong> che ha in fronte è un ricordo del potere cosmico del<strong>la</strong> Grande Madre, di cui el<strong>la</strong> è<br />

tarda discendente. Ai suoi piedi è inginocchiato un marinaio in pericolo che tende una mano<br />

implorante verso <strong>la</strong> divina col Cristo bambino in braccio.<br />

Per quanto retorica sia questa scultura del XIX secolo, nei momenti di calma, quando il<br />

chiasso dei turisti tace, stagliandosi sul pianoro roccioso sotto i cumuli di nubi in rapido<br />

transito, riesce ancora a suggerire associazioni mentali con <strong>la</strong> Grande Madre che pare dormire<br />

sotto le spoglie cristiane. Mentre in fondo al<strong>la</strong> scogliera le grida dei gabbiani si mischiano al<br />

rumoreggiare delle onde, può accadere che <strong>la</strong> Madonna col Figlio divino per un battito di<br />

ciglia si trasformi nell’egizia Iside col figlio Horus, per ritrasformarsi subito e limitarsi a<br />

richiamare l’immagine dei dolmen e dei menhir primordiali presenti in quel<strong>la</strong> regione, a<br />

testimonianza di una cultura megalitica all’insegna del<strong>la</strong> Grande Madre».<br />

Ecco perché Giovanni, nel descrivere l’allontanamento del<strong>la</strong> Chiesa cristiana dal<strong>la</strong> purezza<br />

evangelica, <strong>la</strong> paragona all’antica Babilonia, e non solo per ciò che concerne il culto al<strong>la</strong> dea<br />

madre. A questo riguardo si potrebbero citare un numero esagerato di pratiche, riti, usanze che<br />

dal<strong>la</strong> religione misterica babilonese sono convogliate direttamente nel cristianesimo romano<br />

dal V secolo in poi.<br />

Il culto a Maria non può essere autorizzato dal vangelo perché Maria dorme nel<strong>la</strong> tomba in<br />

attesa del<strong>la</strong> resurrezione. Questa verità è così chiara che persino teologi cattolici inorridirono<br />

al momento in cui il, 1° novembre 1950, papa Pio XII proc<strong>la</strong>mò il dogma dell’assunzione<br />

corporale di Maria. Ed è anche <strong>la</strong> prima volta che viene proc<strong>la</strong>mata una “verità di fede” con<br />

l’appoggio del<strong>la</strong> so<strong>la</strong> autorità papale. Scrive il Comba: «Prima i dogmi ecclesiastici erano una<br />

interpretazione, una precisazione e una definizione d’una verità di fede rive<strong>la</strong>ta mediante<br />

testimonianze esplicite o almeno implicite nel<strong>la</strong> Sacra Scrittura, e mediante <strong>la</strong> testimonianza<br />

del<strong>la</strong> tradizione ecclesiastica. Ma questa volta, <strong>la</strong> prima in cui il papato esercita il suo primato<br />

dell’infallibilità dopo <strong>la</strong> sua definizione del 1870, viene decretata l’esistenza di un fatto che<br />

non è attestato da nessun documento storico dell’epoca e che appare con tutti i caratteri di una<br />

leggenda cinque secoli più tardi (Secondo una leggenda Maria, dopo aver vissuto in Giudea<br />

per molto tempo, morì all’età di 72 anni. Del suo decesso sarebbero stati divinamente avvertiti<br />

tutti gli apostoli, tranne Tommaso, e tutti trasportati, per via aerea, su una nuvo<strong>la</strong>, al capezzale<br />

del<strong>la</strong> Madonna. Tre giorni dopo arriva, dall’India, Tommaso. I suoi compagni aprono il<br />

sepolcro per mostrargli <strong>la</strong> salma di Maria, ma essa non era più lì; era stata rapita in cielo). È<br />

enorme questa sfida <strong>la</strong>nciata in pieno secolo XX contro i metodi più incontestati del<strong>la</strong> ricerca<br />

storica e del<strong>la</strong> dimostrazione del<strong>la</strong> verità» (Ernesto COMBA, Cristianesimo e Cattolicesimo,<br />

ed. C<strong>la</strong>udiana, p. 293).<br />

All’indomani del<strong>la</strong> definizione del dogma, i teologi Bennet e Winch scrissero: «Quasi<br />

ovunque regna oggi uno spirito di tolleranza… Sarebbe estremamente deplorevole se Roma<br />

facesse un passo indietro, e ponesse un nuovo, non necessario ostacolo sul<strong>la</strong> via dell’unità,<br />

nel<strong>la</strong> forma di un dogma, che non è accolto come dogma da nessun’altra comunità cristiana…<br />

L’Anglicanesimo… è troppo consapevole del<strong>la</strong> somma importanza dell’autorità dell’antichità<br />

cristiana, perché possa prendere in considerazione il riconoscimento dell’assunzione corporale<br />

di Maria… Quanto alle comunità protestanti… questa concezione… sembrerà loro una favo<strong>la</strong>,<br />

e <strong>la</strong> sua elevazione a dignità di dogma come quasi irreligiosa» (Victor BENNET - Raymond<br />

WINCH, The Assumption of Our Lady and Catholic Teology, citato da G. Miegge, o.c.).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1223


APPENDICE N. 17<br />

Max Thurian, teologo del<strong>la</strong> comunità di Taizé, aggiunge il suo sdegno, definendo il dogma<br />

come una: «…dottrina priva di fondamento storico» (Max THURIAN, Le Dogme de<br />

l’Assumption, in Verbum Care, vol V, n° 17-20, p. 11).<br />

Altri eminenti teologi, sia cattolici che protestanti, par<strong>la</strong>rono di “bestemmia”, “intoppo”,<br />

“anacronismo”. Ma il dogma è passato e oggi i fedeli cattolici sono costretti a credere a ciò<br />

che né <strong>la</strong> Bibbia, né i primi cristiani, né <strong>la</strong> <strong>storia</strong> hanno mai affermato. Non solo, ad un esame<br />

attento e capil<strong>la</strong>re dei messaggi “mariani” si scopre, con sorpresa, che tra le tante parole<br />

inneggiante al sacrificio, al<strong>la</strong> penitenza, all’amore fraterno, fanno capolino non di rado delle<br />

vere e proprie eresie. Come quel<strong>la</strong> del purgatorio.<br />

Nessun teologo potrà mai trovare sul<strong>la</strong> Bibbia un accenno a questo “luogo di pene”. Si<br />

possono invece ritrovarne le radici in culti e misteri derivanti da Babilonia e decisamente<br />

rinnovati in epoca medioevale. Eppure le “Madonne” non smettono di predicare tale errore. E<br />

non solo questo. Queste “Madonne” dimenticano che il Vangelo e Gesù assegnano a Maria<br />

un ruolo modesto, in ombra. A don Stefano GOBBI, animatore del movimento sacerdotale<br />

mariano, l’entità mariana ha detto: «Voglio che i miei sacerdoti vivano sempre e solo nel<strong>la</strong><br />

fiducia più grande in me. Devono attendersi da Me ogni cosa, anche per quanto riguarda <strong>la</strong><br />

loro vita e i mezzi per vivere» (Pier Angelo GRAMAGLIA, Verso un ri<strong>la</strong>ncio mariano…?, ed.<br />

C<strong>la</strong>udiana, Torino 1995, p. 1).<br />

E ancora: «Non tocca a te pensare quello che è per il tuo (di Don Gobbi, ndr) bene; non<br />

fare progetti, non costruire il domani perché, vedi, Io mando tutto all’aria e tu poi ci resti<br />

male. Perché non vuoi fidarti di me? Lascia che sia Io a costruire, momento per momento, il<br />

tuo avvenire» (P. A. Gramaglia, idem, p. 14).<br />

A La Salette, nel 1946, l’entità riferiva al<strong>la</strong> veggente: «Se voglio che Mio Figlio (Gesù)<br />

non vi abbandoni, debbo pregarlo incessantemente…» (È in atto <strong>la</strong> Profezia di Fatima, ed.<br />

Aggeo, Gavinana, p. 4).<br />

Infine, al veggente Vittorio Spolverini, di Farra d’Isonzo, Gorizia, <strong>la</strong> “Madonna” ha detto:<br />

«…Dio ha concesso a Satana un secolo intero per fare il pieno di anime. Ma <strong>la</strong> Vergine non è<br />

d’accordo. Così ora che il secolo sta per finire, e Satana sta accelerando i tempi… <strong>la</strong> Madonna<br />

è scesa decisamente in campo» (Il Gazzettino, Treviso, venerdì 4 novembre 1988).<br />

Queste “Madonne” sono decisamente in contrasto con le più belle verità del Vangelo. Non<br />

tutti le conoscono; eccone alcune da confrontare con quanto sopra: Gesù dice, tanto ai suoi<br />

discepoli quanto ad ogni uomo: «Dimorate in me… senza di me non potete fare nul<strong>la</strong>»<br />

Giovanni 15: 4,16.<br />

E ancora, riguardo al ricevere dal cielo le cose chieste in preghiera: «Io altresì vi dico,<br />

chiedete, e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede<br />

riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi picchia» Luca 11: 9,10.<br />

E se non fosse ancora chiaro che Colui che dà, lo dà senza chiedere nul<strong>la</strong> in cambio, il<br />

brano evangelico aggiunge: «E chi è quel padre tra voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli<br />

dia una pietra?… Se dunque voi… sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro<br />

Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano» Luca 11: 11-13.<br />

Basta ora ritornare alle spavalde dichiarazioni ascoltate dai veggenti summenzionati, e<br />

accorgersi che l’entità “Madonna”, sembra arrogarsi posti e diritti che spettano soltanto a Dio.<br />

Forse il messaggio dato a Renato BARON, veggente di Schio può chiarire meglio le idee: «Un<br />

giorno molto vicino - annuncia l’entità madonna - dovrai dire ai responsabili del<strong>la</strong> Chiesa che<br />

Gesù vuole che <strong>la</strong> madre sia regina del mondo… e non permetterà mai l’errore di allontanar<strong>la</strong><br />

1224<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


MARIA, LA MADRE DI GESÙ, … DIVINITÀ FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI PARANORMALI<br />

dagli altari… Il mondo vuole Maria e Maria salverà il mondo» (Cfr. Messaggi del<strong>la</strong> Madonna<br />

al gruppo di preghiera di S. Martino di Schio, edito dal Gruppo Omonimo).<br />

Il Vangelo ci consente di dire che Gesù ha proprio evitato che sua madre potesse, un<br />

giorno, <strong>diventa</strong>re regina del<strong>la</strong> Chiesa, non permettendo a nessuno di portar<strong>la</strong> sugli altari. È<br />

vero che gran parte del mondo cattolico vuole Maria, ma ciò non basta a fare di Maria una<br />

dea. Questa è ido<strong>la</strong>tria; una aperta e pericolosa ribellione al comandamento che vieta di farci<br />

immagini e sculture per adorarle. Perché molti responsabili ecclesiastici offendono Maria<br />

offrendole culti che lei decisamente rifiuterebbe? Perché gli attuali responsabili del culto non<br />

si sono attenuti alle indicazioni del loro confratello Epifanio: «Nessuno adori Maria…» aveva<br />

detto; e aggiungeva rispetto al culto mariano: «… è stato predetto che alcuni apostateranno<br />

dal<strong>la</strong> fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni». Dobbiamo considerare il<br />

culto al<strong>la</strong> entità “Madonna”, come una dottrina proveniente dai demoni? Una cosa è certa:<br />

l’entità che si presenta nelle vesti del<strong>la</strong> Madonna ha creato uno scompiglio tremendo<br />

ponendosi sugli altari, mettendosi in contraddizione con il secondo comandamento del<strong>la</strong><br />

dottrina cristiana; <strong>la</strong> Maria del Vangelo, l’Umile Ancel<strong>la</strong> del Signore, l’obbediente figlia di<br />

Davide non si sarebbe mai permessa di giungere a tanto. È vero che le Marie che appaiono ai<br />

veggenti vogliono cambiare gli ordinamenti cristiani, ma allora dobbiamo convincerci che in<br />

queste pretese si odono echi di stampo spiritista. La scrittrice cristiana Ellen White dice che<br />

Satana, secondo quanto afferma il Nuovo Testamento, si “traveste da angelo di luce” e i suoi<br />

angeli sono apparsi più volte impersonificando apostoli, santi, quindi anche <strong>la</strong> Madonna. La<br />

scrittrice aggiunge: «Gli apostoli impersonificati da questi spiriti bugiardi contraddicono<br />

quanto scrissero sotto <strong>la</strong> guida dello Spirito Santo mentre erano sul<strong>la</strong> terra» (Roger W. COON,<br />

Le Radici nel<strong>la</strong> Profezia, ed. AdV, Firenze 1993, p. 50).<br />

Esiste un’inquietante connubio tra manifestazioni mariane e altri tipi di manifestazione<br />

non bibliche. Abbiamo par<strong>la</strong>to dello spiritismo, ma analogo discorso deve essere fatto per i<br />

fenomeni U.F.O.. È risaputo che <strong>la</strong>ddove da questi oggetti vo<strong>la</strong>nti sono scesi degli esseri<br />

extraterrestri, essi hanno sempre proc<strong>la</strong>mato tesi, dottrine, insegnamenti che sono in aperto<br />

contrasto con le verità bibliche. E qualcuno non ha mancato di fare certe connessioni. Ad<br />

esempio:<br />

I ricercatori Joaquim FERNANDES e Fina d’ARMADA, analizzando statisticamente i dati<br />

re<strong>la</strong>tivi alle varie ondate ufologiche dal ’47 sino ad oggi, hanno scoperto che in coincidenza<br />

dei picchi di massima e di minima, esiste un’impressionante sovrapposizione e sincronia con<br />

le manifestazioni di origine “mariana”. Dai grafici completi risulta che gli Ufo e <strong>la</strong><br />

“Madonna” sono apparsi, contemporaneamente, nelle grandi ondate del 1947, 1950, 1954,<br />

1958, 1968. Non può essere né un caso, né una coincidenza.<br />

A Crosia, un paesino ca<strong>la</strong>brese del<strong>la</strong> provincia di Cosenza, nel 1987 si poteva assistere al<br />

fenomeno di una statua del<strong>la</strong> Madonna che versava <strong>la</strong>crime. Il 2 giugno, poco prima delle<br />

22.00, nel<strong>la</strong> chiesa parrocchiale, un veggente riceve un messaggio del<strong>la</strong> “Madonna”, da<br />

comunicare subito al<strong>la</strong> gran massa di persone intervenute ad una funzione religiosa: «Uscite<br />

dal<strong>la</strong> chiesa - disse - perché <strong>la</strong> Madonna mostrerà a tutti voi un “segno”, affinché possiate<br />

credere». Ciò che successe dopo vale <strong>la</strong> pena di raccontarlo con le parole di un testimone<br />

indiretto, il prof. Roberto PINOTTI, ricercatore aerospaziale: «…i fedeli, usciti dal<strong>la</strong> chiesa, si<br />

trovarono di fronte ad un inconsueto fenomeno luminoso indicato dai veggenti stessi come<br />

“La Stel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Madonna” che, per usare un’espressione locale, “zompapizz’ e pizzo” per sei<br />

minuti e trenta secondi nei cieli di Crosia senza emettere nessun rumore, presentandosi sempre<br />

con <strong>la</strong> stessa ango<strong>la</strong>zione visuale, ma andando avanti e indietro, a destra e a sinistra, con<br />

accelerazioni mostruosamente inverosimili. La gente grida, piange, canta e prega, mentre <strong>la</strong><br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1225


APPENDICE N. 17<br />

forma luminosa continua, come <strong>la</strong> bacchetta di un prestigiatore, a comparire e a scomparire, a<br />

nascondersi nel buio del cielo, a mostrarsi accanto a un <strong>la</strong>mpione dell’ENEL, fin poi a fermarsi<br />

più vicino per qualche secondo, quasi per farsi guardare meglio». L’oggetto luminoso, ripreso<br />

da un cineamatore, si rivelò essere un disco vo<strong>la</strong>nte, piatto, con un foro centrale e il bordo<br />

sbecchettato in due punti simmetrici. Ma, come poi verificarono i ricercatori del CUN (Centro<br />

Ufologico Nazionale), l’oggetto era praticamente identico agli Ufo visti 40 anni prima negli<br />

USA da Kennet Arnold, primo avvistatore moderno dei dischi vo<strong>la</strong>nti, il 24 giugno 1947. Non<br />

solo, l’oggetto misterioso rifece <strong>la</strong> sua comparsa in Belgio all’epoca del<strong>la</strong> grande ondata del<br />

1990. Ancora il Pinotti e il dott. Corrado MALANGA, chimico dell’Università di Pisa, chiamati<br />

ad interessarsi del caso, sti<strong>la</strong>rono il seguente rapporto: «Intendiamo riferirci all’oggetto<br />

filmato con una videocamera nel cielo del<strong>la</strong> città di Amay in un giorno di febbraio, e che <strong>la</strong><br />

stessa RAI, nel corso del telegiornale del<strong>la</strong> prima rete, ha mandato in onda in aprile. <strong>Quando</strong><br />

abbiamo visto il brevissimo spezzone trasmesso al TG uno, dapprima siamo rimasti increduli,<br />

nel cielo belga, infatti, si stagliava lo stesso oggetto filmato a Crosia…». A dir <strong>la</strong> verità l’UFO<br />

di Crosia è apparso nei nostri cieli altre volte ancora, e questo non può che rafforzare una<br />

convinzione: il “Segno” mariano di Crosia è un evento ufologico. Manifestazioni simili, per i<br />

due eventi, sono pure i segni del sole rotante. Un altro ricercatore, Pier Luigi SANI pensa: «…<br />

che sia in atto un vero e proprio programma di “catechizzazione” destinato ad intensificarsi<br />

con il tempo. Le apparizioni “mariane”, negli ultimi anni, stanno <strong>diventa</strong>ndo “epidemiche”:<br />

Medjugorie, Kibehe, Sohio, Carpi, Cittadel<strong>la</strong> di Padova, Oliveto Citra, F<strong>la</strong>miniano, Belpasso,<br />

Crosia, sono soltanto alcuni dei moltissimi eventi “mariani”, verificatisi negli anni ’80. In tutti<br />

questi casi <strong>la</strong> manifestazione religiosa è sempre risultata accompagnata, come a Fatima, da<br />

fenomeni di tipo ufologico (soli rotanti, luci nel cielo, ecc.). Ma che cosa significa questo<br />

connubio UFO-religione? e in ultima analisi, “chi” sta strumentalizzando, con le apparizioni<br />

del<strong>la</strong> “Madonna”, le nostre credenze religiose? E soprattutto, a quale scopo?».<br />

Altri ricercatori, come lo scienziato franco-americano Jacques VALLÉE, e l’americano John<br />

KEEL, sono giunti a conclusioni analoghe. Secondo il Vallée il fenomeno è un «… riproporsi,<br />

in chiave moderna, di una corrente culturale già presente nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> in altre epoche (elfi,<br />

gnomi, fate, folletti, regni favolosi, apparizioni angeliche e mariane, ecc.); e quindi gli odierni<br />

UFO, in altri termini, costituirebbero <strong>la</strong> versione aggiornata di una realtà intelligente<br />

manifestatasi via via nel corso dell’evoluzione umana in funzione del<strong>la</strong> mentalità e delle<br />

credenze del momento». Secondo il Keel: «Il fenomeno si manifesta differentemente<br />

assumendo esso stesso, caso per caso, una partico<strong>la</strong>re, fal<strong>la</strong>ce “maschera” in funzione delle<br />

credenze, conoscenze e aspettative di chi lo osserva. A livello di massa, il discorso si<br />

complica: queste intelligenze parafisiche, utilizzando questa tecnica, non si mostrerebbero mai<br />

nel<strong>la</strong> loro realtà, ma dietro ad un paravento ingannatore…» (Roberto PINOTTI - Corrado<br />

MALANGA, I Fenomeni B.V.M., Oscar Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1990, p. 20).<br />

Concluderemo il cerchio con lo stesso Pinotti il quale, commentando le ipotesi del Vallée<br />

sulle apparizioni “mariane”, così si esprime: «I fenomeni (mariani, ndr)… sarebbero solo<br />

l’aspetto più attuale e totalizzante, avendo l’effetto apparente di unificare i critici valori psicosocio-antropologici<br />

di tutto un pianeta nel suo forse più difficile momento storico… attorno ad<br />

un archetipo spirituale rassicurante e “materno”… E “Qualcuno” ci sta così proponendo di<br />

fatto, adesso, una nuova Religione p<strong>la</strong>netaria unificante imposta attraverso una apparente<br />

Teofania, atta peraltro a sviluppare nell’Uomo comportamenti palesemente acritici; e,<br />

pertanto, anche di sostanziale sottomissione al<strong>la</strong> Sua volontà».<br />

Le conclusioni di Pinotti e degli altri ricercatori evocano, involontariamente ma con<br />

inquietante precisione, gli avvenimenti predetti dal profeta Daniele con <strong>la</strong> sua <strong>profezia</strong> delle<br />

1226<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


MARIA, LA MADRE DI GESÙ, … DIVINITÀ FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI PARANORMALI<br />

“2300 sere e mattine”; abbiamo visto come questa <strong>profezia</strong> scada nel 1844 d.C. e<br />

concentrandoci su quel<strong>la</strong> data storica scopriamo precise connessioni con gli eventi mariani.<br />

In quegli anni nasceva il movimento avventista. Dio chiamava a predicare le verità<br />

evangeliche sepolte da un cristianesimo pagano, un gruppo di persone: William Miller, Ellen<br />

White, Joseph Bates, Manuel Lacunza, Louis Gaussen ecc.; queste provenivano dalle più<br />

svariate denominazioni religiose, compreso il cattolicesimo (ricordiamo il gesuita Manuel<br />

Lacunza). Tutti riscoprirono il messaggio del secondo ritorno di Gesù sul<strong>la</strong> terra. Altri<br />

riscoprirono <strong>la</strong> dottrina del sonno dei morti e del Sabato quale giorno di riposo biblico. Ma<br />

questo movimento è in qualche modo contrastato.<br />

Scriveva in quel tempo Ellen White: «A mano a mano che ci avviciniamo al<strong>la</strong> fine dei<br />

tempi ci saranno delle manifestazioni sempre più grandi delle divinità pagane. Queste faranno<br />

apparire il loro potere come qualcosa di naturale, e si manifesteranno alle grandi città di tutto<br />

il mondo. Tutto ciò si sta verificando» (Ellen WHITE, Testimonies to ministers, pp. 117, 118).<br />

<strong>Quando</strong> E. White scriveva queste parole, da alcuni anni in Europa <strong>la</strong> “Madonna”<br />

divulgava il suo “verbo”. Sarà utile ripercorrere le tappe di quelle apparizioni, accostandole<br />

al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del movimento avventista: non mancheranno le sorprese!<br />

Dopo un lungo silenzio e qualche sporadica apparizione nei secoli, l’entità mariana decise<br />

di scendere in campo nel 1830. Da allora si prodigò in un crescendo vertiginoso che culminerà<br />

con le maggiori apparizioni di Lourdes (1858) e Fatima (1917). Notiamo, dunque, le date.<br />

Nel 1832 William Miller, dopo un attento e scrupoloso studio, si convinse che doveva<br />

predicare il messaggio del ritorno di Cristo. Cosa mai vista prima, l’entità mariana inscenò<br />

una nutrita serie di apparizioni ec<strong>la</strong>tanti: nel 1835, 1840, 1842, 1846, 1848, e via di questo<br />

passo quasi ogni anno. Una ragione c’era. Stava scadendo il periodo profetico delle “2300<br />

sere e mattine”.<br />

Dio si ca<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, <strong>la</strong> dirige, compie le sue promesse.<br />

Satana non può far altro che ostaco<strong>la</strong>rlo; è <strong>la</strong> sua vocazione finale. Lo ha fatto al<strong>la</strong> prima<br />

venuta di Gesù «… e <strong>la</strong> stessa cosa accadrà - afferma ancora Ellen White - nell’ultima fase<br />

del<strong>la</strong> grande lotta fra <strong>la</strong> giustizia e il peccato. <strong>Quando</strong> una vita, una luce e una potenza nuove<br />

scendono dall’alto sui discepoli di Cristo, sale anche dal basso un’energia malefica per<br />

infondere nuovo vigore agli strumenti di Satana… Il principe del male, reso astuto da secoli di<br />

lotta, si traveste da angelo di luce per presentarsi alle moltitudini che danno ascolto a “spiriti<br />

seduttori e dottrine di demoni”» (S.U., p. 174).<br />

Notiamo ancora delle coincidenze non casuali.<br />

Nel 1845 Joseph Bates, convinto dai battisti del 7° giorno, cominciò a predicare il Sabato e<br />

a scrivere sul soggetto diverse pubblicazioni. Grazie al<strong>la</strong> sua azione, James ed Ellen White<br />

conobbero e accettarono il Sabato nell’autunno del 1846. Nello stesso periodo (19 settembre<br />

1846), l’entità mariana appariva a La Salette (Francia) ad alcuni bambini e comunicava il<br />

seguente messaggio: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sarò costretta a <strong>la</strong>sciare il<br />

braccio di mio figlio… Se voglio che mio figlio non vi abbandoni, sono incaricata di pregarlo<br />

incessantemente per voi, e voi non ci fate caso… Vi ho dato sei giorni per <strong>la</strong>vorare, e mi sono<br />

riservato il settimo (<strong>la</strong> domenica) e voi non lo volete riconoscere. È questo ciò che<br />

appesantisce tanto il braccio di mio figlio».<br />

Proprio nel periodo in cui venne riscoperto il Sabato come vero giorno di riposo ad opera<br />

di quel primo nucleo di credenti che poi daranno vita al<strong>la</strong> Chiesa Cristiana Avventista del 7°<br />

Giorno, l’entità mariana scese ancora in campo nel 1855, a Porzus, nel Friuli. Apparve ad una<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1227


APPENDICE N. 17<br />

bambina che falciava l’erba per le sue caprette, una domenica mattina. Il messaggio fu<br />

inequivocabile: «Non si deve <strong>la</strong>vorare di festa… prendi solo una manciata di erba e basterà<br />

per tutto il giorno. Dì a tutti di santificare il giorno del Signore».<br />

In quello stesso anno, a Battle Creek, gli Avventisti fondavano <strong>la</strong> loro prima casa editrice<br />

che avrebbe permesso al messaggio di diffondersi, tramite <strong>la</strong> stampa, in tutto il mondo. E nel<br />

1874 nascevano le prime missioni avventiste che avrebbero portato quello stesso messaggio in<br />

Europa, Australia, Sud Africa. Ci sono altre strane coincidenze.<br />

Nel 1873 l’entità mariana tentava di farsi “missionaria” allo scopo di spacciare il suo falso<br />

giorno di riposo. Appariva ancora, questa volta, ad un contadino di Montpellier di nome<br />

Augusto Arnaud, mentre era intento a zappare <strong>la</strong> sua vigna, manco a dirlo, in giorno di<br />

domenica. «Sono <strong>la</strong> santa vergine - affermò l’apparizione - non avere paura. Bisogna fare <strong>la</strong><br />

festa nel giorno in cui essa ricorre».<br />

Il mese successivo l’entità si ripeté: «Non si deve <strong>la</strong>vorare <strong>la</strong> domenica, felice chi crederà,<br />

infelice chi non crederà. Sarete felici tu e tutta <strong>la</strong> tua famiglia».<br />

Lo stesso anno, grazie all’attività del Conte Luigi de Cissey, appoggiato da Pio IX,<br />

sorgeva in Francia “L’ASSOCIAZIONE DOMENICALE”. Dal 1879, negli Stati Uniti, si iniziò una<br />

impegnata attività per contrastare gli osservatori del Sabato e nacquero numerose leghe ed<br />

associazioni per chiedere l’osservanza del<strong>la</strong> domenica.<br />

Il discorso non si è ancora chiuso, anzi, è appena cominciato, dal momento che proprio sul<br />

terreno dell’osservanza del giorno di riposo si giocheranno le ultime sfide tra i fedeli<br />

osservatori dei comandamenti di Dio e che li ha rifiutati.<br />

Anche per gli eventi attuali e futuri l’entità mariana gioca e giocherà un ruolo di<br />

primissimo piano. Infatti, straordinari segni di <strong>la</strong>crimazioni hanno accompagnato l’evento<br />

mariano.<br />

Perché le “madonne” piangono? Un tentativo di risposta potrebbero essere queste parole di<br />

E.G. White: «I fedeli del papa, che considerano i miracoli come segni certi del<strong>la</strong> vera chiesa,<br />

saranno facilmente sedotti da questa potenza operatrice di miracoli…» (Ellen WHITE, La<br />

Speranza dell’Uomo, p. 428).<br />

Perché piangono ora, in questo momento storico? Fenomeni di <strong>la</strong>crimazione di statue si<br />

sono avuti anche nel passato, ma mai con questa frequenza e con questa diffusione geografica.<br />

Lucia, <strong>la</strong> veggente di Fatima, ha riferito quanto segue ad un sacerdote: «La Madonna ha detto<br />

espressamente: “Ci avviciniamo agli ultimi tempi”. Me lo ha detto tre volte… mi ha ripetuto<br />

che gli ultimai rimedi dati al mondo sono: il S. Rosario e <strong>la</strong> devozione al cuore immaco<strong>la</strong>to di<br />

Maria; “ultimi” significa che non ce ne saranno altri… La terza volta mi disse che, esauriti gli<br />

altri mezzi disprezzati dagli uomini, ci dà con tremore l’ultima ancora di salvezza che è <strong>la</strong> S.S.<br />

Vergine in persona, segni di <strong>la</strong>crime, messaggi di diversi veggenti sparsi in tutte le parti del<br />

mondo».<br />

Dall’inizio degli anni ’50, con un intensificarsi nel<strong>la</strong> seconda metà degli anni ’70, si sono<br />

verificati fenomeni di <strong>la</strong>crimazione di statue con un crescendo inaudito, sino a giungere<br />

all’esplosione del 1995. Ecco alcuni esempi tratti dal recente passato.<br />

Il 30 ottobre 1975, don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano,<br />

riceve dall’entità “madonna” <strong>la</strong> seguente comunicazione: «È giunto il tempo in cui nel<strong>la</strong><br />

chiesa io stessa mi renderò manifesta con segni sempre più grandi. Le mie <strong>la</strong>crime sparse in<br />

molti luoghi… (alcune) anche di sangue, <strong>la</strong>sciano completamente indifferenti tanti miei figli».<br />

1228<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


MARIA, LA MADRE DI GESÙ, … DIVINITÀ FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI PARANORMALI<br />

Il 30 aprile 1970 al<strong>la</strong> veggente Costanza Callegari appare “Gesù” stesso che le dice: «Mia<br />

madre soffre e piange anche lei <strong>la</strong>crime di sangue: sono visibili in tutto il mondo, sono<br />

immagini che piangono sangue».<br />

Infine il 6 agosto 1989, al<strong>la</strong> mistica spagno<strong>la</strong> Vassu<strong>la</strong> Ryden vengono rivolte analoghe<br />

comunicazioni da parte del<strong>la</strong> solita entità: «Io vengo in apparizione a molti, mostro il mio<br />

cuore, do segni facendo <strong>la</strong>crimare le mie immagini, appaio in molti posti ma… prestano poca<br />

attenzione ai miei avvertimenti… ». Il resto è <strong>storia</strong> dei nostri giorni.<br />

Aveva avvertito Ellen White: «Ci saranno molti signori e molti dèi. Si udrà gridare:<br />

“Guardate, Cristo è qui; guardate è là”. Satana con i suoi ministri opererà in ogni luogo per<br />

distogliere l’attenzione degli uomini e delle donne dal loro dovere. Ci saranno segni e prodigi.<br />

Ma l’occhio del<strong>la</strong> fede saprà riconoscere in queste manifestazioni i segni precursori di un<br />

avvenire maestoso e glorioso, e il trionfo che aspetta il popolo di Dio» (Ellen WHITE,<br />

Testimonies, 9, p. 47).<br />

Da Fatima in poi, le entità mariane si sono sforzate di farci intendere che siamo giunti al<strong>la</strong><br />

fine dei tempi; che ci stiano preparando una sorpresa? Sì. La sorpresa è proprio importante:<br />

l’entità mariana si è candidata di fatto, quale preparatrice del<strong>la</strong> venuta del Signore.<br />

In una visione del 3-5-1982, a don Stefano Gobbi, l’entità ha detto: «Così ora, nel<strong>la</strong> chiesa,<br />

nuovo Israele di Dio, troppe volte si è ostaco<strong>la</strong>ta… l’azione salvatrice del<strong>la</strong> vostra mamma<br />

celeste, profetessa di questi ultimi tempi».<br />

Ancora più precisa è l’entità il 26-2-1988 quando riferisce a Vincenzo A.: «La fine<br />

dell’impero del male, che porterà al trionfo del cuore immaco<strong>la</strong>to di Maria… siamo al<strong>la</strong> fine,<br />

state vivendo l’era pre-apocalittica, dove il cuore immaco<strong>la</strong>to di Maria con tutte le sue<br />

apparizioni vincerà contro Satana e gli schiaccerà il capo».<br />

Ecco dunque profi<strong>la</strong>rsi un progetto che ricalca anche nelle linee più partico<strong>la</strong>reggiate <strong>la</strong><br />

missione del popolo dell’avvento, per <strong>la</strong> fine dei tempi. Non ci sono dubbi a riguardo; in un<br />

messaggio ad una suora di Borgo Piave (Latina), datato 7-4-89, un’entità ha detto: «La Santa<br />

Madre di Dio fu creata… fu mandata nel mondo perché doveva precedere anche allora<br />

l’avvento del regno di Dio, l’avvento di Cristo nel mondo. Adesso che siamo arrivati al<strong>la</strong> fine<br />

dei tempi, al<strong>la</strong> Santa Madre di Dio è stato affidato ancora questo compito: preparare l’avvento<br />

del regno di Dio nel mondo… Maria sta preparando il mondo e i cuori a ricevere il Cristo che<br />

deve ritornare nel<strong>la</strong> gloria per governare in mezzo agli uomini, per stabilire <strong>la</strong> sua pace e <strong>la</strong><br />

sua giustizia nel mondo».<br />

Infine, ancora lei, l’entità mariana, si fa garante del suo stesso progetto e a Giovanni Dal<br />

FARRA dice: «Dopo di me verrà mio figlio Gesù in tutta <strong>la</strong> sua grandezza e gloria».<br />

Questo è ciò che dice l’entità mariana di se stessa e del suo compito. Resta da vedere cosa<br />

dice del Messia stesso. Scorrendo le centinaia di “messaggi” dati ad altrettanti “veggenti”<br />

emerge un quadro le cui tinte non assomigliano certo ai colori del Vangelo. Ecco un esempio<br />

per tutti: « Gesù tornerà su questa terra… Il suo regno sarà di misericordia e di perdono a tutti.<br />

Gesù verrà con una grande schiera di angeli, di martiri… girerà per le strade dappertutto».<br />

Una caratteristica ripetitiva delle apparizioni mariane è una sorta di pre-apparizione<br />

annunciata dall’entità che si spaccia per l’arcangelo Gabriele. Tutte le più grandi apparizioni<br />

mariane sono state precedute dal<strong>la</strong> materializzazione di questo “angelo”. Lo stesso disse al<strong>la</strong><br />

veggente contemporanea di Margherita SAMPAIR (1968-1970): «La venuta di Cristo sul<strong>la</strong><br />

terra… avverrà in questo modo: <strong>la</strong> luce dei cieli fluirà direttamente sul<strong>la</strong> terra. Sarà vista<br />

quando scenderà bril<strong>la</strong>nte e luminosa quanto l’occhio umano potrà sopportare. La nube di luce<br />

si fermerà <strong>la</strong>ssù nel cielo sicché tutti potranno vedere Cristo, rivestito di vesti bril<strong>la</strong>nti come il<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1229


APPENDICE N. 17<br />

sole… La sua nube continuerà a scendere dopo aver orbitato <strong>la</strong> terra, sicché tutti potranno<br />

vedere e conoscere Cristo. Egli scenderà prima in Israele… Cristo governerà <strong>la</strong> terra e tutti lo<br />

seguiranno».<br />

Stesso tenore per Maria Valtorta (16-8-1943), ma questa volta è Gesù stesso che<br />

parlerebbe. «Io sul<strong>la</strong> terra avrò regno, regno palese e vero. Non solo spirituale. <strong>Quando</strong> verrò?<br />

Verrò. Evangelizzerò, non come evangelizzai, ma con forza nuova…».<br />

Lo stesso “Gesù” sarà più preciso ed esauriente comunicando a Vera Griza (11-6-1968) il<br />

seguente messaggio: «Io camminerò come una volta nel<strong>la</strong> terra di Palestina, arriverò fin<br />

nell’estremo lembo del<strong>la</strong> terra, e tutti visiterò… madre del<strong>la</strong> vittoria che precede il mio<br />

ritorno, il mio trionfo, <strong>la</strong> mia venuta tra voi…».<br />

E poi, infine, a suor Ivette (5-11-1965): «Beati voi che attendete con ansietà il mio grande<br />

e trionfale ritorno. Io diffonderò sul<strong>la</strong> terra… le beatitudini del mio eterno sermone del<strong>la</strong><br />

montagna».<br />

Ci fermiamo qui con le citazioni delle entità mariane. Lasciamo adesso par<strong>la</strong>re <strong>la</strong> verità.<br />

Non sarà difficile notare che l’apostolo Paolo ci informa nel<strong>la</strong> sua I episto<strong>la</strong> ai Tessalonicesi<br />

(4:17) che al ritorno di Gesù saremo noi a “salire” incontrandolo nell’aria. Se il Signore<br />

scendesse sul<strong>la</strong> terra non si comporterebbe così come spiega l’entità mariana. Anzi, Ellen<br />

WHITE, già nel secolo scorso, rive<strong>la</strong> che proprio prima del ritorno del Salvatore, Satana<br />

riuscirà a impersonare un falso ritorno, travestendosi da Messia: «A coronamento del grande<br />

dramma di seduzione, Satana stesso impersonificherà Cristo. La chiesa aspetta da molto<br />

tempo l’avvento del Salvatore come conclusione delle sue speranze, e il grande seduttore farà<br />

credere che Cristo è venuto. In varie parti del<strong>la</strong> terra, Satana si manifesterà fra gli uomini<br />

come un essere maestoso, ammantato di suo splendore dardeggiante… La sua gloria<br />

sorpasserà ogni altra manifestazione che occhi mortali mai abbiano visto… La gente si<br />

prostrerà in adorazione davanti a lui, mentre egli leverà le mani e pronuncerà su di essa una<br />

benedizione come faceva Cristo con i suoi discepoli quando era su questa terra. La sua voce<br />

sarà dolce, suadente, melodiosa. Con tono affabile, ricco di tenera compassione, egli esporrà<br />

alcune di quelle belle e celesti verità insegnate dal Salvatore. Guarirà i ma<strong>la</strong>ti e, nel<strong>la</strong> sua<br />

veste di pseudo-Cristo, affermerà di aver trasferito il riposo dal Sabato al<strong>la</strong> domenica e<br />

ordinerà a tutti di santificare il giorno da lui benedetto».<br />

Queste parole hanno anticipato, e previsto con sorprendente coincidenza, le intenzioni<br />

dell’entità mariana, che oggi sta preparando il terreno al<strong>la</strong> venuta del falso messia. Un<br />

messaggio che contrasta che cerca di rendere vano il <strong>la</strong>voro di chi predica il ritorno di Cristo.<br />

Un compito urgente, dunque, aspetta a quanti credono: proc<strong>la</strong>mare le verità eterne del<br />

Vangelo e l’imminente ritorno di Gesù, affinché il mondo non sia ingannato dalle menzogne<br />

di Satana. Una missione importante è affidata a noi. Siamo parte di un disegno il cui<br />

significato è stato delineato da secoli. Allo scadere del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele delle 2300 sere e<br />

mattine <strong>la</strong> verità veniva riscoperta. Ma oscure forze sono scese in campo per contrastare<br />

questa missione. Tra queste, sicuramente, l’entità mariana.<br />

Un’ultima considerazione scaturisce dal<strong>la</strong> lettura di uno scritto edito dal gruppo di ufologi<br />

che si radunano attorno al contattista italiano Eugenio Siragusa. Proprio quest’ultimo ha detto:<br />

«È nelle possibilità degli extra-p<strong>la</strong>netari, proiettare in un determinato spazio, immagini mobili<br />

e par<strong>la</strong>nti», volendo intendere che le apparizioni mariane possono essere provocate, volute,<br />

realizzate dagli extraterrestri. Ma se, come abbiamo visto più indietro, vi è nell’aldilà<br />

un’intelligenza spirituale al<strong>la</strong> radice sia dei fenomeni mariani che di quelli ufologici, e i frutti<br />

di entrambe le “apparizioni” sono spesso in opposizione al<strong>la</strong> verità biblica, ne consegue che<br />

l’intelligenza sovrannaturale che sta al<strong>la</strong> base delle suaccennate apparizioni non è Dio.<br />

1230<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


MARIA, LA MADRE DI GESÙ, … DIVINITÀ FEMMINILI PAGANE DELL’ANTICHITÀ E I FENOMENI PARANORMALI<br />

Paolo l’apostolo ci informava a suo tempo: «Attenzione! Perché anche Satana si traveste<br />

da angelo di luce».<br />

I fedeli, soprattutto cattolici, sono investiti di un compito importante e vitale: sincerarsi<br />

immediatamente se le entità malvagie non abbiano giocato con <strong>la</strong> loro buona fede e con il loro<br />

sincero amore per Maria. Ogni credente deve assolutamente fondare <strong>la</strong> sua fede sul<strong>la</strong> chiara<br />

evidenza del<strong>la</strong> Sacra Scrittura. E grazie al<strong>la</strong> Scrittura si evince che <strong>la</strong> Madre di Cristo non è<br />

mai stata assunta in cielo, ma dorme nel<strong>la</strong> tomba con tutti gli altri credenti di tutte le epoche,<br />

in attesa del<strong>la</strong> resurrezione dell’ultimo giorno (Daniele 12:13; Giovanni 11:21-24), che i<br />

messaggi dell’entità mariana sono il più delle volte in aperto contrasto con gli insegnamenti<br />

biblici; che Gesù stesso, tra <strong>la</strong> sua prima venuta sul<strong>la</strong> terra e il suo secondo ritorno al<strong>la</strong> fine dei<br />

tempi, non fa accenno a nessuna apparizione intermedia di sua madre, svista colossale dal<br />

momento che l’entità mariana è apparsa ormai più di mille volte nel corso dei secoli. Anzi lo<br />

stesso Salvatore riguardo queste presunte apparizioni dirà: «…Sorgeranno falsi cristi e falsi<br />

profeti, e faranno gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti… perché,<br />

come il <strong>la</strong>mpo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà <strong>la</strong> venuta del Figliuol<br />

dell’Uomo» Matteo 24:22-27.<br />

La Francia dai tempi di Clodoveo è sempre stata considerata <strong>la</strong> figlia del<strong>la</strong> Romana<br />

Chiesa. Non solo. Pare che le apparizioni mariane, così prolifiche in terra francese, vogliano<br />

attestare questa filiazione. Lo testimonia un giornalino del<strong>la</strong> “destra” religiosa cattolica. La<br />

prima apparizione mariana dei nostri tempi si fa risalire al 1830, e in quell’anno a Parigi, in<br />

rue du Bac 140 (vedere nota n. 31, p. 303), una suora, Caterina Labouré, riceve una visione<br />

mariana. L’entità le chiederà di far stampare una medaglietta con <strong>la</strong> sua effigie da un <strong>la</strong>to, e<br />

sull’altro una grande M sormontata da una croce.<br />

Da quell’anno le apparizioni mariane si sono fatte epidemiche: in rapida successione le più<br />

importanti sono state: 1846, La Salette; 1858 Lourdes; 1871 Fontain; 1876 Pellevoisin.<br />

Se si uniscono con un tratto di penna su una cartina del<strong>la</strong> Francia, i cinque luoghi, appare<br />

una grande M che sovrasta e copre l’intera nazione. Se poi si considerano le apparizioni che<br />

dal<strong>la</strong> metà del decennio 1970-’80 hanno messo in subbuglio un piccolo paesino del nord del<strong>la</strong><br />

Francia, Dozulè, possiamo affermare che l’entità mariana ha completato il disegno del<strong>la</strong><br />

medaglietta miracolosa. A Dozulè <strong>la</strong> veggente e i suoi sostenitori, tra i quali numerosi<br />

ecclesiastici, chiedono alle autorità di poter costruire un’altissima croce di ferro che per<br />

dimensioni supera i più alti monumenti del<strong>la</strong> terra.<br />

Se ciò avviene <strong>la</strong> grande M inscritta sul terreno francese avrà anche <strong>la</strong> croce che <strong>la</strong><br />

sormonta.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1231


APPENDICE N. 17<br />

1232<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Appendice n. 18<br />

L’ASCESA DEL PAPATO<br />

Introduzione<br />

«Il diritto divino del re è caduto in disuso nel<strong>la</strong> stragrande maggioranza degli Stati sovrani<br />

del mondo, e <strong>la</strong> stessa tiara pontificia a tre corone, che risale al Medioevo e simboleggia il<br />

dominio del papa sul suo regno temporale, <strong>la</strong> sua autorità spirituale sulle anime dei suoi<br />

sudditi e <strong>la</strong> sua autorità morale su tutti gli altri monarchi, è un pezzo da museo. Ciononostante<br />

Karol Wojty<strong>la</strong>, vescovo di Roma, vicario di Cristo, successore del principe degli apostoli,<br />

sommo Pontefice del<strong>la</strong> Chiesa universale, patriarca dell’Occidente, primate d’Italia,<br />

arcivescovo e metropolita di Roma, servo dei servi di Dio, continua ad annoverare fra i suoi<br />

tanti titoli anche quello di sovrano dello Stato del<strong>la</strong> Città del Vaticano» (WILLEY David, Il<br />

Politico di Dio - Giovanni Paolo II e <strong>la</strong> funzione del Vaticano sul<strong>la</strong> scena internazionale, ed.<br />

Longanesi, Mi<strong>la</strong>no 1992, p. 224).<br />

In questa appendice tentiamo di cogliere le ragioni dell’ascesa vertiginosa del papato<br />

nell’epoca contemporanea, mettere questo fenomeno sorprendente in una prospettiva storica<br />

adeguata e tratteggiare a grandi linee il posto e l’influenza del papato nel mondo d’oggi.<br />

Il limite di questa appendice, come per altri capitoli del nostro <strong>la</strong>voro, è dato dal fatto che i<br />

riferimenti storici contemporanei sono “datati”. Essere aggiornati ci è impossibile. Riteniamo<br />

comunque importante rilevare come gli avvenimenti dei nostri anni confermino <strong>la</strong> filosofia<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> presentata nei libri apocalittici del<strong>la</strong> Sacra Scrittura.<br />

Domenica 22 ottobre 1978, il primo papa non italiano dal 1522, Giovanni Paolo II, fu<br />

intronizzato durante una messa celebrata all’aperto sul sagrato del<strong>la</strong> basilica di S. Pietro in<br />

Roma. Diverse centinaia di migliaia di pellegrini erano venuti ad acc<strong>la</strong>mare il capo spirituale<br />

di circa settecento milioni di cattolici. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese e numerose Chiese<br />

cristiane avevano subitamente inviato dei rappresentanti al<strong>la</strong> cerimonia. Si faceva notare, tra<br />

gli altri, <strong>la</strong> presenza del dr. Coggan, arcivescovo di Canterbury, avvenimento inedito negli<br />

annali romani. Nel<strong>la</strong> tribuna riservata alle autorità temporali, dei sovrani erano a fianco dei<br />

capi di Stati e di governi. Si poteva rilevare <strong>la</strong> presenza di rappresentanti di rango elevato,<br />

degli Stati comunisti, in partico<strong>la</strong>re quello del presidente del Consiglio di Stato po<strong>la</strong>cco. Ad<br />

eccezione dell’Albania, tutte le nazioni d’Europa erano rappresentate. Un grande numero di<br />

delegati del Terzo Mondo si trovava nel<strong>la</strong> tribuna. Gli Stati Uniti ed il Canada avevano inviato<br />

delle personalità di primo piano. In totale, un centinaio di delegazioni speciali venute dai<br />

quattro canti del globo assistettero al<strong>la</strong> messa di intronizzazione. Una assenza importante:<br />

quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Cina, le re<strong>la</strong>zioni diplomatiche tra i due Stati si erano interrotte nel 1949. Pur<br />

tuttavia l’agenzia Nuova Cina aveva annunciato con una rapidità eccezionale l’elezione del<br />

nuovo papa, cosa che contrastava con il mutismo del<strong>la</strong> stessa agenzia in occasione<br />

dell’annuncio del decesso di Paolo VI qualche settimana prima.<br />

Così, per diversi giorni, Roma divenne il punto focale dell’attualità mondiale, come se gli<br />

avvenimenti che si svolgevano forzassero l’attenzione. Per quali motivi questo interesse<br />

eccezionale, e a dire il vero sorprendente, del mondo politico e religioso per una cerimonia di<br />

carattere religioso concernente prima di tutto <strong>la</strong> comunità cattolica? Era semplicemente per<br />

rendere omaggio al nuovo superiore del<strong>la</strong> principale comunità religiosa del pianeta o per<br />

salutare il nuovo capo del più piccolo Stato del mondo? Come valutare il numero, l’origine e<br />

<strong>la</strong> qualità dei delegati, a cominciare da quelli del mondo socialista o del mondo arabo?


APPENDICE N. 18<br />

L’osservatore non poteva non essere impressionato per l’omaggio quasi universale reso al<br />

sommo Pontefice in quell’occasione.<br />

La personalità del papa po<strong>la</strong>cco fin dall’inizio ha affascinato. La sua provenienza da un<br />

paese martoriato dal nazismo e ancora negli anni ‘80 schiacciato dal potere comunista,<br />

conservando ugualmente <strong>la</strong> sua ricchezza cattolica, è stato un elemento importante che ha<br />

deposto a suo favore. La Chiesa, sul<strong>la</strong> dirittura d’arrivo del terzo millennio e protesa a<br />

continuare ad influenzare e determinare <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, si sente da lui garantita di fronte alle<br />

prepotenze dei regimi totalitari.<br />

Per potere meglio cogliere le ragioni di questo fenomeno notevole, e rispondere così al<strong>la</strong><br />

domanda che ci siamo posti, bisogna tornare indietro nel tempo, allo scopo di porlo in una<br />

prospettiva storica adeguata. Dopo aver fatto questo, tenteremo di precisare, a grandi linee, il<br />

ruolo dell’influenza del papato nel mondo contemporaneo, cosa che ci permetterà di cogliere<br />

meglio il significato reale del<strong>la</strong> sua ascesa spettaco<strong>la</strong>re nel XX secolo.<br />

Nasce una potenza<br />

Emergente dalle rovine dell’Impero Romano (vedere il nostro Capitolo IX), il papato gioca<br />

nel<strong>la</strong> seconda metà del primo millennio un ruolo crescente in Occidente. Il Medio Evo<br />

corrisponde all’apogeo del<strong>la</strong> potenza papale. Potenza spirituale e temporale, <strong>la</strong> prima è <strong>la</strong><br />

condizione del<strong>la</strong> seconda, il papato afferma con forza <strong>la</strong> preminenza del suo potere spirituale<br />

sulle potenze temporali. Formu<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> dottrina del papa Vicarius Christi (Vicario di Cristo),<br />

il papa Innocenzo III (1198-1216) assunse il potere supremo del<strong>la</strong> Cristianità, arbitrando i<br />

conflitti, imponendo le tregue, deponendo i sovrani. Mise tutte le sue facoltà al servizio d’un<br />

pensiero grandioso: fondare una teocrazia che abbracciasse tutta <strong>la</strong> terra, e in virtù del<strong>la</strong> quale<br />

il papa, rappresentando il Figlio di Dio, sarebbe l’arbitro dei re e dei popoli.<br />

Ferita mortale: declino<br />

Ma, come tutte le istituzioni umane, anche il papato non è sfuggito all’erosione del tempo.<br />

Il suo declino iniziale verso <strong>la</strong> fine del XIII secolo. Il conflitto incessante con le autorità<br />

temporali, le lotte intestine, le scissioni, portano un grave attentato al<strong>la</strong> potenza del suo<br />

prestigio.<br />

Al<strong>la</strong> fine del XVIII secolo sembrava che l’ultima ora del papato fosse arrivata. La cattività<br />

in Francia del XIV secolo, i numerosi concili del XV secolo, <strong>la</strong> Riforma dal XVI secolo, il<br />

gallicanismo ed il razionalismo del XVII e XVIII secolo, avevano fatto perdere al papato<br />

molto dell’influenza seco<strong>la</strong>re e dell’autorità religiosa che aveva posseduto nel Medio Evo. Nel<br />

1773, Clemente XIV dovette sciogliere l’ordine dei Gesuiti; nel 1782, Giuseppe II riuscì a<br />

imporre le sue riforme ecclesiastiche radicali contro Pio VI.<br />

Istituzione più descritta del “Secolo dei lumi”, perché <strong>la</strong> più rappresentativa e <strong>la</strong> più tipica<br />

delle istituzioni de “l’Ancien Régime”, il papato riceve in pieno le ondate del<strong>la</strong> burrasca<br />

rivoluzionaria del<strong>la</strong> fine del XVIII secolo. Nel 1798, per ordine del Direttorio del<strong>la</strong><br />

Repubblica Francese, il papa Pio VI è fatto prigioniero. Morirà in cattività a Valenza, in<br />

Francia, l’anno successivo (vedere nostro Capitolo IX). Dichiarando il papa scaduto dal suo<br />

potere temporale, il Direttorio proc<strong>la</strong>ma <strong>la</strong> Repubblica romana, <strong>la</strong> nascita di una “Repubblicasorel<strong>la</strong>”<br />

nel<strong>la</strong> “Città eterna” simboleggia un nuovo ideale di fraternità che sostituisce quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> fede. Il seggio pontificio rimarrà vacante per sei mesi. «Il papato aveva sofferto<br />

1234<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

l’umiliazione più forte che abbia conosciuto... (e) sembrava annientato... La Rivoluzione l’ha<br />

segnato con una ferita che, sebbene il XX secolo fosse da lungo tempo iniziato, non voleva<br />

ancora guarire» (WEITLAUFF M., Papsttum und moderne Welt, Theologische Zeitschrft Univers<br />

(ThZ) 40, Bâle 1984, pp. 376,393,32,370; cit. da HEINZ Hans, La papauté moderne –<br />

prétentions et autorité, in Études sur l’Apocalypse, vol. II, Institut Adventiste du Salève, 1988.<br />

Anche le altre citazioni di autori tedeschi sono tratte da questo studio). I contemporanei di Pio<br />

VI lo consideravano come “il sesto e l’ultimo” (J. GELMI, Das Papsttum in Zeitalter der<br />

Aufklärung, in B. MOSER, Das Papsttum, Munich 1983, p. 243). Napoleone par<strong>la</strong>va di una<br />

«vecchia macchina condannata a scol<strong>la</strong>rsi da tutte le parti» (M. Weit<strong>la</strong>uff, o.c., p. 371).<br />

Qualche anno dopo, i vescovi riuniti a Trento affermavano che <strong>la</strong> Chiesa cattolica aveva<br />

ricevuto <strong>la</strong> «ferita mortale». Malgrado <strong>la</strong> ricostituzione dello stato ecclesiastico, KIERKEGAARD<br />

pensava di poter affermare nel XIX secolo che «l’epoca del papato era ormai compiuta» (Cit.<br />

in Die Leidenschaft des Religiösen, Stuttgart 1973, p. 56). Il papato sembrava annientato. Di<br />

fatto il papato sopravvisse, ma non conservò più <strong>la</strong> stessa influenza di potere che aveva prima.<br />

Il suo ascendente sulle potenze temporali era definitivamente rovinato: <strong>la</strong> sua autorità<br />

spirituale per contro, sebbene si dimostrava affabile, non era per questo forte. Il XIX secolo,<br />

che vede il sorgere delle idee liberali e democratiche, <strong>la</strong> messa in pratica, in forma progressiva,<br />

dei principi rivoluzionari del secolo precedente, non è per l’istituzione romana un periodo di<br />

fasto, tanto più che <strong>la</strong> condanna pronunciata dal papa Pio IX contro le società moderne e le<br />

idee liberali lo pongono, ideologicamente par<strong>la</strong>ndo, in una posizione di controcorrente (vedere<br />

Enciclica Quanta Cura e il Syl<strong>la</strong>bus).<br />

Il papato perdeva anche in autorità religiosa a causa dei nuovi modelli di pensiero del<br />

razionalismo, del liberalismo, del nazionalismo e del socialismo. L’emancipazione<br />

intellettuale - frutto del razionalismo, l’autonomia dell’individuo - frutto del liberalismo,<br />

l’inimicizia religiosa - frutto dell’ateismo filosofico (L. Feuerbach, K. Marx, F. Nietzche) e<br />

l’indifferenza dell’uomo moderno nei confronti del<strong>la</strong> Chiesa, aprirono delle profonde fessure<br />

nei muri del cristianesimo, e di conseguenza nel cattolicesimo. Sembrava si realizzasse il<br />

pronostico che Ph. J. SPENER fece nel 1675: «Ci dobbiamo attendere un declino ancora più<br />

grande del<strong>la</strong> Roma papale» (Pia desideria, Giessen 1975, p. 47). Ma Spener aveva fatto anche<br />

un’altra previsione trecento anni fa: «Sono convinto che <strong>la</strong> Babilonia romana ritroverà tutta <strong>la</strong><br />

sua antica potenza prima che il giudizio finale si abbatta su di lei. Io temo che <strong>la</strong> maggioranza<br />

dei popoli, intimiditi dal suo potere e per paura del<strong>la</strong> sua crudeltà, si <strong>la</strong>scino di nuovo imporre<br />

il giogo di cui si sono liberati 200 anni fa» (Litzie Desiderata III, 475; cit. da René PACHE, Die<br />

Wiederkunft Jesus Christ, Wuppertal 1953, p. 175).<br />

La perdita del potere temporale segna anche <strong>la</strong> risurrezione di quello spirituale<br />

Nel 1870, Roma <strong>diventa</strong>va <strong>la</strong> capitale del regno d’Italia. Nello stesso tempo, <strong>la</strong> Santa Sede<br />

perdeva ciò che le restava degli Stati del<strong>la</strong> Chiesa che aveva recuperato nel 1815. Tutto ciò<br />

che il papato conservava ancora del<strong>la</strong> potenza temporale disparve. Pio IX, rifiutando di<br />

riconoscere <strong>la</strong> perdita dei suoi Stati, si considerò da quel momento come “moralmente<br />

prigioniero” in Vaticano. Ma qualche mese prima, il Concilio Vaticano I aveva proc<strong>la</strong>mato<br />

solennemente il dogma del<strong>la</strong> infallibilità papale in materia di dottrina e di morale. Da quel<br />

momento in poi, il papa ha sul<strong>la</strong> Chiesa, in tutti i domini (governo, disciplina, dottrina), piena<br />

ed intera autorità.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1235


APPENDICE N. 18<br />

Visto in prospettiva <strong>la</strong> perdita dello Stato Pontificio nel 1870 ha piuttosto contribuito ad<br />

un rinforzamento del<strong>la</strong> considerazione nei confronti del papato. «Il papa <strong>diventa</strong> nel<strong>la</strong><br />

coscienza del popolo cattolico il ben amato ed ammirato “Santo Padre”... <strong>la</strong> cui paro<strong>la</strong> ed il cui<br />

consiglio sono ricevuti con timore ed obbedienza. Fu in quel momento che il papa entrò<br />

veramente al centro del<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> chiesa, che i cattolici del mondo cominciarono a guardare<br />

verso Roma» (M. Weit<strong>la</strong>uff, o.c., p. 3). La liberazione del peso dell’amministrazione dello<br />

stato e <strong>la</strong> concentrazione sui compiti puramente spirituali, posero il papato ad un livello di<br />

dominazione sovrannazionale, universale. «In nessun altro secolo del<strong>la</strong> nostra èra - è ciò che<br />

pensa il filosofo delle religioni F. Leist - il trono romano ha avuto una così grande crescita di<br />

potenza come nel XIX secolo. Il suo coronamento fu il Vaticano I» (Fritz LEIST, Der<br />

Gefangene des Vatikans, Munich 1971, p. 191). L’ammirazione e <strong>la</strong> venerazione del papato<br />

prese una tale proporzione che pure Hans URS von BALTHASAR, difensore del primato romano,<br />

par<strong>la</strong> di «Papo<strong>la</strong>tria ultramontana». Il mondo cattolico nel<strong>la</strong> sua maggioranza si sottomise<br />

volentieri all’ «assolutismo del<strong>la</strong> Chiesa» (F. HEILER) e il mondo non cattolico vide con<br />

stupore il rafforzamento di Roma in un modo diverso. Questo processo continua nel XX<br />

secolo. Con entusiasmo, milioni di anime cantano l’inno papale di Paul KELLER: «Tu che<br />

detieni <strong>la</strong> fiacco<strong>la</strong> del<strong>la</strong> verità / Che curi il gregge del Salvatore/... Leone vegliardo nel<br />

santuario / A te <strong>la</strong> gloria, <strong>la</strong> lode e l’onore! /... Tu ti tieni in mare come un faro potente, / Santo<br />

Padre, rivestimento del<strong>la</strong> Chiesa...».<br />

Il pensiero e l’azione dei papi più significativi di questa epoca (Pio IX, Leone XIII, Pio<br />

XII) si diressero senza alcun dubbio verso lo scopo preciso di compensare <strong>la</strong> perdita del potere<br />

seco<strong>la</strong>re mediante ciò che è stato chiamato «il salto verso il soprannaturale» (Weit<strong>la</strong>uff, o.c., p.<br />

383).<br />

In ragione delle sue prese di posizioni anti-liberali, l’avvento generalizzato dei regimi<br />

democratici, dal<strong>la</strong> fine del XIX secolo, sembravano essergli completamente sfavorevoli.<br />

Pertanto, <strong>la</strong> creazione di un partito politico cattolico o di ispirazione cattolica, consigliato dal<br />

papa Pio X (1903-1914), dava al papato i mezzi di agire indirettamente nel<strong>la</strong> vita politica delle<br />

nazioni d’Occidente, almeno in quelle che comprendevano una porzione importante del<br />

cattolicesimo.<br />

Già i papi del Medio Evo avevano preteso di avere una potenza spirituale gigantesca.<br />

Ricordiamo Gregorio VII ed il suo Dictatus Papae nel quale dice che solo il vescovo di Roma<br />

è legalmente “vescovo generale” (n. 2). Lui solo può nominare e dimettere i vescovi (n. 3 e<br />

25), lui solo può riunire i sinodi generali (n. 16). Il suo nome è unico al mondo (n. 11), lui solo<br />

ha il diritto di essere nominato nelle chiese (n. 10). Lui solo ha il diritto di portare le insegne<br />

imperiali (n. 8), i suoi piedi devono essere baciati dai principi (n. 9). Nessuno ha il diritto di<br />

rigettare <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong>, egli ha il diritto di rigettare quel<strong>la</strong> di tutti (n. 18). La Chiesa romana è<br />

per sempre al riparo dall’errore (n. 22), tutti devono essere d’accordo con lei (n. 26). Ogni<br />

papa intronizzato legalmente è santificato dai meriti di San Pietro (n. 23) (Cit. da C. MIRBT - K.<br />

ALAND, Quellen zur Geschichtedes Papsttums und des römischen Katholizismus, Tubingen<br />

1967, 1, p. 282 [n. 547]). Innocenzo III nelle sue predicazioni e nei suoi scritti affermava:<br />

«Rappresentante di Cristo, Dio di Faraone, meno che Dio, più di un uomo, vescovo di tutti i<br />

cristiani, principe su tutti i paesi, perché il Signore non ha so<strong>la</strong>mente dato a Pietro <strong>la</strong> Chiesa<br />

intera, ma a lui gli ha conferito il compito di regnare su tutta <strong>la</strong> terra» (cit. da J. HALLER, Das<br />

Papsttum - Idee und Wirklichkeit, Hambourg 1965, 3, pp. 236,238). Bonifacio VIII nel<strong>la</strong> sua<br />

bol<strong>la</strong> Unam Sanctam affermava: «Noi dobbiamo accettare per fede una Chiesa cattolica<br />

apostolica santa, e attenerci... fuori di lei nessuna salvezza e perdono dei peccati... questa<br />

Chiesa dispone di due spade, l’una spirituale, l’altra seco<strong>la</strong>re, ciò ci è insegnato nelle parole<br />

dell’Evangelo (Luca 22:38)... ma una spada deve essere sottomessa all’altra, ed il potere<br />

1236<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

seco<strong>la</strong>re deve essere sottomesso a quello spirituale... È dunque così che noi spieghiamo,<br />

diciamo, decidiamo e insegniamo che <strong>la</strong> sottomissione al papa romano è necessaria al<strong>la</strong><br />

salvezza» (C. Mirbt/K. A<strong>la</strong>nd o.c., 1, pp. 458-460, n. 46).<br />

Mai i papi del Medio Evo e quelli del<strong>la</strong> Contro-Riforma hanno osato formu<strong>la</strong>re ciò che fu<br />

proc<strong>la</strong>mato nel XIX secolo come “verità cattolica”, «verità del<strong>la</strong> quale nessuno può deviare<br />

senza danno per <strong>la</strong> propria fede e <strong>la</strong> propria salvezza» (DENZINGER/SCHÖNMETZER,<br />

Enchiridion Symbolorum, p. 3060), il dogma “irrevocabile” (irreformabilis) «rive<strong>la</strong>to da Dio»<br />

(Idem, pp. 3074, 3073) del «primato di giurisdizione» (Idem, p. 3053), del papa su tutta «<strong>la</strong><br />

faccia del<strong>la</strong> terra» (Idem p. 3059), e <strong>la</strong> sua «infallibilità» in occasione delle decisioni ex<br />

cattedra nelle questioni del<strong>la</strong> «fede» o di «costumi» (Idem, p. 3074). Così fu conferito al<br />

papato una «Autorità senza limiti» (I. DOELLINGER) contro <strong>la</strong> testimonianza del<strong>la</strong> Scrittura e<br />

del<strong>la</strong> tradizione. Questo dogma è l’«abominazione vaticana», secondo l’espressione di K.<br />

BARTH. Il teologo cattolico H. KUENG fa notare come questa pretesa di “infallibilità” non è<br />

possibile per un mortale: «Dio solo è infallibile... La paro<strong>la</strong> “infallibile” è riservata a Colui al<br />

quale è interamente destinata: a Dio, al<strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong> e al<strong>la</strong> Sua Verità» (Unfehlbar?, Zurich<br />

1971, p. 149). Questa arroganza smisurata aveva già prodotto un’altra innovazione, quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> formu<strong>la</strong>zione dei dogmi ex cattedra dei papi senza il concorso di un concilio. Nel 1854<br />

promulga l’immaco<strong>la</strong>ta concezione di Maria e nel 1950 l’ascensione corporale di Maria.<br />

Giovanni Paolo II, pur assumendo il doppio nome dei suoi predecessori per voler indicare<br />

una linea di continuità con i papi conciliari (Giovanni XXIII, 1958-1963 e Paolo VI, 1963-<br />

1978), di fatto «appare con sempre maggiore chiarezza che il suo pontificato, in realtà<br />

continua, <strong>la</strong> cosiddetta “epoca Piana” (dei papi di nome Pio) del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del papato. Rientrano<br />

in quest’epoca i papi Pio IX (1846-1878), Pio X (1903-1914), Pio XI (1922-1939) e Pio XII<br />

(1939-1958), le cui dichiarazioni ufficiali recano inconfondibile il marchio del<strong>la</strong> teologia<br />

neosco<strong>la</strong>stica che ha trovato il suo corononamento nei dogmi del Concilio Vaticano I, sul<br />

primato di giurisdizione e di magistero del papa.- Se però si guarda più in profondità, per così<br />

dire dietro <strong>la</strong> facciata radiosa dello “show man“, e se si legge ed ascolta con attenzione ciò<br />

che quest’uomo affascinante, in ta<strong>la</strong>re e zucchetto bianchi, dice di nuovo, di attuale e di rivolto<br />

al futuro, ben presto si accusa un profondo stupore. Dietro ai molti viaggi, che il papa<br />

definisce pastorali (anche se assomigliano piuttosto a manifestazioni folcloristiche e a visite di<br />

Stato), è sempre presente <strong>la</strong> forte tendenza a legare più strettamente a Roma i vari<br />

collegamenti esistenti con le chiese locali, e in tal modo dare nuova spinta al vecchio<br />

centrismo ecclesiastico. E dietro ai discorsi e agli scritti, che riempiono ormai spessi volumi,<br />

riguardo al<strong>la</strong> fede e al<strong>la</strong> morale si trova ben poco che non abbiano già detto i quattro papi di<br />

nome Pio. Non sarebbe dunque meglio se Giovanni Paolo II si fosse chiamato Pio XIII?»<br />

(Georg F. DENZLER, Giovanni Paolo II - perché non si è chiamato Pio XIII, in AA.VV.,<br />

Contro il tradimento del Concilio, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1987, p. 89).<br />

Il teologo svizzero tedesco Dietrch WIEDERKEHER dice: «Come nessun altro, Giovanni<br />

Paolo II ha sviluppato l’immagine del papa come vescovo universale» e <strong>la</strong> sua predicazione<br />

mondiale è fatta di «proposte centralistiche che tendono a esautorare le posizioni dei vescovi<br />

locali”. Il rapporto del papa con i vescovi cessa di essere quello dei tempi del<strong>la</strong> controriforma<br />

per rispecchiare sempre più quello del Medio Evo. Con Wojty<strong>la</strong> scrive MONTANELLI, il papa<br />

«scende troppo spesso sul terreno politico», e come dice MORAVIA, Wojty<strong>la</strong> è «un papa<br />

medioevale, perché è stato nel Medio Evo che i papi hanno fatto soprattutto politica».<br />

Giovanni Paolo II è «un papa felicemente regnante e il suo regno è di questo mondo» dice<br />

Lidia MENAPACE. Con questo papa del<strong>la</strong> vittoriosa politica o del potere cristiano in un mondo<br />

che va sempre meno a messa, «La Chiesa torna, quando nessuno più lo riteneva possibile, al<br />

ruolo che ebbe lungo tanti secoli» scriveva il biblista Sergio QUINZIO.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1237


APPENDICE N. 18<br />

Questa linea di condotta in un mondo di incertezze trova dei chiari sostenitori.<br />

L’intellettuale cattolico francese, Etienne BORNE, dice: «Possiamo essere fieri di Giovanni<br />

Paolo II, perché ci sta ridando <strong>la</strong> fiducia di essere cattolici». Con il dogma dell’infallibilità il<br />

potere giuridico dei vescovi viene fortemente limitato. Affinché sia chiaro che il papa ha il<br />

primato assoluto sui vescovi e sul<strong>la</strong> Chiesa, il Concilio con minaccia di scomunica afferma:<br />

«Chi dichiara che il papa possiede soltanto <strong>la</strong> parte più importante, ma non l’intera pienezza di<br />

questo supremo potere, oppure che questo potere non sia ordinario e immediato su tutte come<br />

su ogni singo<strong>la</strong> Chiesa, su tutti i pastori e fedeli come su ciascuno di essi, sia anatema»<br />

(Denzinger/Schönmetzer, o.c., p. 3064; cit. idem. p. 90). K. Wojty<strong>la</strong>, nello spirito di Pio XII, il<br />

28 giugno 1980, al collegio dei cardinali, «si appellò al<strong>la</strong> coscienza dei professori di teologia,<br />

ricordando come essi hanno il dovere di dare una conferma autorevole e autorizzata<br />

all’insegnamento del<strong>la</strong> Chiesa, un indirizzo da seguire per comprendere sempre più a fondo <strong>la</strong><br />

vera dottrina del<strong>la</strong> Chiesa» (F.G. Denzler, o.c., p. 96).<br />

«Definendo nel 1870 l’infallibilità del papa, <strong>la</strong> Chiesa anticipava, su un piano più elevato,<br />

quel<strong>la</strong> decisione storica che oggi viene presa sul piano politico: per l’autorità e contro <strong>la</strong><br />

discussione, per il papa e contro <strong>la</strong> sovranità del Concilio, per il Führer e contro il<br />

Par<strong>la</strong>mento» (Mons. GROSCHE Robert, in HASLER August Bernhard, Come il papa divenne<br />

infallibile, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1982, p. 5).<br />

L’aiuto delle dittature europee<br />

I regimi totalitari d’Europa sono serviti da stampel<strong>la</strong> e da infermieri al potere papale in<br />

vista del<strong>la</strong> guarigione (vedere nostro Capitolo XV, p. 594 e seg.)<br />

L’anno 1929 vedeva <strong>la</strong> firma dei Patti Lateranensi, che comprendevano, fra l’altro, un<br />

trattato politico mediante il quale lo Stato italiano, diretto allora da Benito Mussolini,<br />

riconosceva <strong>la</strong> sovranità del papato sullo Stato lillipuziano del<strong>la</strong> Città del Vaticano. L’URSS è<br />

cinquanta milioni di volte più grande del<strong>la</strong> città del Vaticano. Se l’URSS fosse un terreno di<br />

football <strong>la</strong> città del Vaticano avrebbe <strong>la</strong> dimensione di un quarto di francobollo (cit. da Maria<br />

Antonietta MACCIOCCHI, Di là delle porte di bronzo, ed. Arnaldo Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1987, p.<br />

345). La creazione del più piccolo Stato del pianeta permetteva al papato di ritrovare il potere<br />

temporale del quale era stato spogliato nel 1870. Grazie a questa minusco<strong>la</strong> assise territoriale<br />

(44 ettari), il papato ri<strong>diventa</strong>va una potenza politica paritaria, beneficiante di tutti gli attributi<br />

del<strong>la</strong> sovranità, evitandone gli inconvenienti che risultano dall’esercizio del potere, il quale<br />

presta sempre il fianco al<strong>la</strong> critica. Immediatamente riconosciuto da numerosi Stati, il<br />

Vaticano iniziava da quel momento a svolgere un ruolo crescente negli affari del mondo, un<br />

ruolo, in ogni caso, sproporzionato per le dimensioni spaziali e umane del territorio sul quale<br />

estendeva <strong>la</strong> sua giurisdizione.<br />

Verso il ristabilimento<br />

Imponendosi sempre di più come una autorità morale, il papato vede il suo prestigio<br />

accrescersi nel corso del<strong>la</strong> seconda Guerra mondiale. Gli stessi Stati Uniti d’America, di cui si<br />

conosceva il pregiudizio anti-romano (molto vivo ancora in quell’epoca), non esitavano a<br />

stabilire dei contatti ufficiali col Vaticano. Il presidente Roosevelt nominava all’inizio del<strong>la</strong><br />

guerra un rappresentante speciale presso <strong>la</strong> Santa Sede, Myron Taylor (pur rifiutandosi di<br />

1238<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

stabilire delle re<strong>la</strong>zioni diplomatiche ufficiali con il Vaticano fino all’inizio del 1984). La<br />

decisione presa dal presidente degli Stati Uniti traduceva <strong>la</strong> volontà di non negligere,<br />

nell’e<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> politica estera del suo paese, il “peso morale e diplomatico” del<br />

Vaticano.<br />

La vittoria degli alleati e l’ascesa degli Stati Uniti come potenza mondiale portarono Pio<br />

XII (1939-1958) a puntare completamente sull’America. Come i papi del Medio Evo<br />

vedevano nell’imperatore <strong>la</strong> loro spada, così gli USA devono <strong>diventa</strong>re il braccio seco<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />

Chiesa (K. DESCHNER, Ein Jahrhundert Heilsgeschichte, Cologne 1982, 2, p. 13). I cattolici<br />

<strong>diventa</strong>ndo <strong>la</strong> più grande chiesa cristiana degli USA e, nominando agli inizi degli anni<br />

sessanta un presidente cattolico (J. F. Kennedy), confermavano <strong>la</strong> volontà del papa: gli USA<br />

devono <strong>diventa</strong>re una nazione cattolica (K. Deschner o.c., 2 p. 280). La “guerra fredda”<br />

divenne una crociata quando il suo missionario, il cardinale F. Spellman, ed il suo inquisitore<br />

J. McCarthy entrarono in funzione. Nel 1953 il papa approvò pure <strong>la</strong> possibilità di una guerra<br />

offensiva (F. KLÈBER, Friedenspolitik im Zwielicht: Spricht Rom deutlich genug?, in N.<br />

Greinacher/H. Küng (ed.), Katholische Kirche - Wohin?, Munich 1986, p. 59), nel<strong>la</strong> quale non<br />

era escluso l’uso delle armi atomiche (K. DESCHNER, Ein Jahrhundert Heilsgeschichte, Cologni<br />

1982, 2, p. 13). Tuttavia nel 1955 dichiarava il suo uso immorale. Nel 1959 agli Stati Uniti, il<br />

cardinale OTTAVIANI proc<strong>la</strong>mava: «Lasciatemi dire che il vostro atteggiamento mi ricorda il<br />

ruolo che giocarono gli imperatori nel Medio Evo e più tardi i re di Francia. Voi siete in<br />

qualche modo i pi<strong>la</strong>stri di sostegno, gli aiutanti e i protettori del<strong>la</strong> Chiesa romana» (K.<br />

Deschner, o.c., 2, p. 496).<br />

Dopo <strong>la</strong> guerra, volendo evitare d’essere assimi<strong>la</strong>to all’Occidente che declinava, il papato<br />

s’impegna a differenziare cattolicesimo e civiltà occidentale. L’iniziativa veniva presa da Pio<br />

XII aprendo il Sacro Collegio agli asiatici e agli africani. Quest’opera è stata seguita con<br />

sempre maggiore determinazione dai suoi successori. Nel 1959 Giovanni XXIII arrivava a<br />

dichiarare: «La Chiesa cattolica non si identifica con nessuna cultura, neppure con <strong>la</strong> cultura<br />

occidentale, al<strong>la</strong> quale pur tuttavia <strong>la</strong> sua <strong>storia</strong> è strettamente legata. La sua missione specifica<br />

è di un altro ordine: quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> salvezza religiosa dell’uomo» (cit. da J. RUDEL e P. SORLIN, Le<br />

Monde contemporain, ed. Bardas, Paris 1968, p. 388).<br />

Con <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> Santa Sede nel Pa<strong>la</strong>zzo di Vetro delle Nazioni Unite il papato<br />

assume <strong>la</strong> funzione di coscienza dei popoli. È l’unico rappresentante del mondo religioso ed è<br />

<strong>la</strong> voce dei valori etici e spirituali.<br />

Il papato va verso il mondo<br />

Mentre Giovanni XXIII si spostava solo in Italia, Paolo VI inaugurava <strong>la</strong> politica moderna<br />

dei viaggi. All’epoca dei Pio, il mondo doveva andare a Roma. Da ora in poi è Roma che va<br />

nel mondo. Nel corso dei suoi viaggi visita tra l’altro <strong>la</strong> Palestina, l’India, l’America del Nord<br />

(ONU), l’America del Sud (<strong>la</strong> Columbia) e l’Africa (l’Uganda). È Paolo VI l’artefice di<br />

questa nuova politica che diventerà tanto cara a Giovanni Paolo II. Nell’Ecclesiam suam<br />

(1964), Paolo VI sviluppa il nuovo “piano mondiale”: il mondo intero è disposto come cerchi<br />

attorno ad un asse centrale. Questo punto centrale è il papato e <strong>la</strong> Chiesa cattolica romana, c’è<br />

poi un primo cerchio: il resto del<strong>la</strong> cristianità; il secondo cerchio, le grandi religioni e il terzo:<br />

l’umanità tutta intera. (vedere il nostro Capitolo XIX). Il punto di partenza e di contatto deve<br />

essere Roma. Il mondo ma<strong>la</strong>to sotto <strong>la</strong> sua autorità morale sarà guarito.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1239


APPENDICE N. 18<br />

Giovanni Paolo II, persegue <strong>la</strong> via inaugurata dal suo predecessore. Allorquando annuncia<br />

il suo progetto di viaggio in Africa, il 26 marzo 1980, sottolinea che lo effettuerà nel<strong>la</strong> sua<br />

qualità di «ministro universale incaricato di incontrare i pastori e i popoli».<br />

All’affermazione, rinnovata con forza, del<strong>la</strong> vocazione universale del<strong>la</strong> Chiesa,<br />

corrisponde il <strong>la</strong>ncio del Vaticano di una politica di apertura “tutto azimut”, sul piano religioso<br />

come sul piano politico. Rompendo con le tradizioni d’iso<strong>la</strong>mento che i suoi predecessori si<br />

erano imposti, papa Paolo VI inizia a percorrere i continenti, compiendo nove viaggi nel corso<br />

del suo pontificato. Nel 1966 riceve per <strong>la</strong> prima volta nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del Vaticano un ministro<br />

sovietico, A. Gromyko, e pure per <strong>la</strong> prima volta un capo di Stato del blocco dell’Est - N.<br />

Podgorny nel 1967. Il Vaticano accettava e dimostrava di partecipare strettamente al<strong>la</strong> politica<br />

di pace. Nel 1966 lo Stato del Vaticano si associa al protocollo di Ginevra in vista del<strong>la</strong><br />

proibizioni delle armi chimiche e, nel 1971, al trattato di proibizione delle armi atomiche. Con<br />

<strong>la</strong> Populorum progressio (1967), Paolo VI tenta di continuare <strong>la</strong> missione sociale del suo<br />

predecessore. Delle voci radicali cominciano a farsi sentire. La Chiesa sosterrebbe <strong>la</strong> proprietà<br />

privata, ma altre volte il bene collettivo esige l’espropriazione, soprattutto nel terzo mondo. La<br />

rivoluzione non è certamente <strong>la</strong> risoluzione. La soluzione si chiama riforma, e <strong>la</strong> riforma si<br />

deve fare ora. Al posto degli armamenti ci si dovrebbe occupare dello sviluppo. Questo non<br />

deve essere orientato dalle leggi del libero scambio, ma secondo degli elementi umanitari. “Il<br />

mondo è ma<strong>la</strong>to”, per guarirlo necessita una col<strong>la</strong>borazione internazionale sotto una autorità<br />

mondiale efficace (confr. W. von Leowenich, o.c., pp. 391-393).<br />

Ecumenismo<br />

Questa volontà d’apertura, testimoniata dagli spostamenti del sommo pontefice all’estero,<br />

si manifesta contemporaneamente in diverse direzioni. Nel 1959 Giovanni XXIII annunciava,<br />

tra <strong>la</strong> sorpresa generale, <strong>la</strong> convocazione di un Concilio ecumenico. Uno dei motivi confessati<br />

del<strong>la</strong> convenzione degli “Stati generali” del<strong>la</strong> Chiesa è il desiderio di favorire un<br />

riavvicinamento con le altre comunità cristiane, allo scopo di promuovere <strong>la</strong> causa dell’unità<br />

dei cristiani. Trattati, fino a quel momento, come eretici, i cristiani non cattolici sono da quel<br />

momento chiamati con deferenza “fratelli separati”. Questo spirito di conciliazione si tradurrà<br />

nell’accogliere degli osservatori protestanti ed ortodossi al Concilio Vaticano II (1962-1965),<br />

un fatto senza precedenti.<br />

Sul piano ecumenico Paolo VI segue il suo predecessore. Roma invita tutti i credenti a<br />

«entrare nell’ovile di Cristo, del quale il primo guardiano è il papa». È in questo modo che<br />

Paolo VI par<strong>la</strong> in occasione del<strong>la</strong> visita al patriarca Atenagora nel 1964 a Gerusalemme, e nel<br />

1969 al Consiglio Mondiale delle Chiese a Ginevra invitando tutti i cristiani a venire a Roma<br />

in occasione dell’anno santo del 1975. Il Concilio Vaticano II ha chiaramente sviluppato<br />

questo concetto; i protestanti per esempio sono certamente dei «fratelli nel Signore», ma <strong>la</strong><br />

loro fede è piena di «difetti». È vero che «cercano Dio nelle sante Scritture - ma non si può<br />

avere accesso a tutta <strong>la</strong> pienezza dei mezzi del<strong>la</strong> salvezza che tramite <strong>la</strong> Chiesa cattolica, che è<br />

il mezzo generale di salvezza». Da qui l’importanza del Magistero ecclesiastico. Il Concilio ha<br />

pregato per il perdono dei peccati contro l’unità e ha accordato questo perdono a coloro che,<br />

nelle altre Chiese, l’hanno offesa.<br />

Allo scopo di istituzionalizzare questa volontà di apertura ecumenica, Roma crea un<br />

organo speciale, il Segretariato per l’Unità dei Cristiani di cui il cardinale Bea fu il primo<br />

responsabile. Da quel momento in poi, i contatti tra Roma e le altre confessioni cristiane si<br />

1240<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

sono moltiplicati. Nel suo discorso del 1° gennaio 1979, Giovanni Paolo II stimava che<br />

«bisogna accelerare il passo» per pervenire a riunire in una so<strong>la</strong> Chiesa più di un miliardo di<br />

cristiani. Di fronte al Consiglio ecumenico delle Chiese, a Ginevra, Giovanni Paolo II ha<br />

ricordato che <strong>la</strong> Chiesa cattolica «con piena fedeltà verso <strong>la</strong> tradizione apostolica e verso <strong>la</strong><br />

fede dei Padri, ha conservato nel ministero del vescovo di Roma il punto di riferimento<br />

visibile e il garante dell’unità» (G.F. Denzler, o.c., pp. 98,99).<br />

Il papato centro del<strong>la</strong> fede - re<strong>la</strong>zione con le altre religioni<br />

In questa evoluzione verso l’unità, il papato appare sempre di più come essendo al servizio<br />

del<strong>la</strong> comunione, centro d’unità, nello stesso momento in cui i pregiudizi anti-romani si<br />

fondono come neve al sole. Un nuovo avvenire sembra dunque aperto per lui, un avvenire<br />

ecumenico. Il papa si considera come il «garante dell’unità dei cristiani». Questa funzione<br />

unificatrice del Papa non è so<strong>la</strong>mente indispensabile ai cattolici ma è anche auspicata da<br />

eminenti autorità protestanti. E. JNGEL par<strong>la</strong> di una «rappresentazione giuridica dell’unità di<br />

tutti i cristiani», U. KÜHN di una «riunificazione p<strong>la</strong>usibile sotto <strong>la</strong> direzione del papa», il quale<br />

abbia <strong>la</strong> funzione di «servitore» e non di «potentato». Delle Chiese non cattoliche vedono in<br />

lui oggi il «portaparo<strong>la</strong> di tutti i cristiani» (Materialdienst 34, 1983, 105. Oscar CULLMANN,<br />

nel<strong>la</strong> sua opera, Papsttum als charismatischer Diens, (Unità nel<strong>la</strong> diversità) dice che gli stessi<br />

protestanti vedono positivamente «che <strong>la</strong> Chiesa non è concepibile senza l’ufficio di San<br />

Pietro». Per i protestanti che soffrono del<strong>la</strong> loro debolezza, il papato è visto come un<br />

«bastione» di fronte alle potenze del mondo che cercano di strappare al<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong> sua<br />

autonomia e al<strong>la</strong> forme interne di decomposizione che <strong>la</strong> portano al<strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione. Non<br />

stupisce che teologi cattolici chiedano ai protestanti di riconoscere nel papato «il senso del<br />

diritto (sic) del servizio di San Pietro come il garante concreto dell’unità del<strong>la</strong> Chiesa» pur<br />

<strong>la</strong>sciando alle differenti confessioni di conservare i loro insegnamenti e le loro tradizioni nel<strong>la</strong><br />

misura in cui «nessuna sentenza costituisca un dogma che obblighi l’altra confessione a<br />

rigettarlo in forma decisa e determinata». Naturalmente questo obbligherebbe i protestanti ad<br />

accettare in una forma tacita il dogma del primato giuridico e dell’infallibilità. Giovanni Paolo<br />

II è consapevole di questa difficoltà dei protestanti e per l’inizio del terzo millennio cerca per<br />

il momento di riconciliarsi con le Chiese ortodosse. Il suo scopo è quello di raggiungere una<br />

unità organica delle Chiese che superi il concetto di confessioni diverse unificate in una<br />

Chiesa mondiale rinnovata e model<strong>la</strong>ta da Roma. Il titolo con il quale sempre più si fregia:<br />

“rappresentante di Cristo” tende a presentarlo sempre più come il pastore nei confronti del<br />

gregge.<br />

Benché <strong>la</strong> causa ecumenica rivesta una grande importanza agli occhi del Vaticano, essa<br />

non è che una delle sfaccettature del<strong>la</strong> politica d’apertura praticata dal papato da una ventina<br />

d’anni. In effetti, Roma manifesta ugualmente una volontà di dialogare nei confronti delle<br />

comunità religiose non cristiane. Questa volontà s’è tradotta nel<strong>la</strong> creazione nel 1964, al<br />

tempo di Paolo VI, del Segretariato pontificio per i Non Cristiani. Dipendente dal<strong>la</strong> Curia,<br />

questo organismo è servito soprattutto allo stabilimento delle re<strong>la</strong>zioni con il Buddismo e<br />

l’Is<strong>la</strong>m.<br />

Evocando <strong>la</strong> necessità di un dialogo tra cristiani e mussulmani, Giovanni Paolo II ha<br />

dichiarato a Istanbul, il 29 novembre 1979, che le due religioni potrebbero «proteggere e<br />

incoraggiare» <strong>la</strong> giustizia sociale, i valori morali, <strong>la</strong> pace e <strong>la</strong> libertà. Nello stesso giorno il<br />

rappresentante dell’Organizzazione del<strong>la</strong> Liberazione del<strong>la</strong> Palestina (OLP) in Turchia, Abou<br />

FIRAZ. dichiarava ad Ankara che il viaggio del papa era un «passo positivo», e aggiungeva:<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1241


APPENDICE N. 18<br />

«Bisogna che il mondo is<strong>la</strong>mico ed il mondo cristiano si uniscano per potere realizzare <strong>la</strong> pace<br />

mondiale».<br />

Il Concilio Vaticano II aveva già deciso che «<strong>la</strong> Chiesa cattolica non rigetta nul<strong>la</strong> di ciò<br />

che - nelle altre religioni sparse per il mondo - è vero e santo... è un raggio di questa verità che<br />

illumina tutti gli uomini... La Chiesa cattolica esorta i suoi figli ad unirsi con i credenti di altre<br />

religioni per... riconoscere, preservare e promuovere i beni spirituali e morali come i valori<br />

socioculturali che si trovano (nelle altre religioni)» (Religions, non chrétienne, 2).<br />

I viaggi apostolici sono una continuazione del Concilio con lo scopo di costruire dei ponti<br />

e avvicinare le grandi religioni tra loro presentandosi anche come il «porta paro<strong>la</strong><br />

dell’insieme del mondo religioso». È in questa ottica che Giovanni Paolo II ha visitato <strong>la</strong><br />

sinagoga di Roma nel 1986 e ha incontrato il Da<strong>la</strong>i Lama in India. Il coronamento di questa<br />

strategia è stato l’incontro del 27 ottobre 1986 di Assisi che ha visto uniti nel<strong>la</strong> preghiera i<br />

rappresentanti di 150 religioni: cristiane e non cristiane. La Chiesa cattolica con al centro il<br />

papa prende <strong>la</strong> mano dei fratelli cristiani e non cristiani allo scopo di rendere trasparente<br />

l’«unità nascosta, ma profondamente radicata in ogni uomo» (Die Zeit, 2 gennaio 1987, p. 2).<br />

Sotto l’egida del papato l’incontro di Assisi è con le parole del papa un «giorno di grazia per il<br />

mondo» (Idea-Spectrum, 22 ottobre 1986, p. 11). In un istante si è visto <strong>la</strong> nuova strategia<br />

vaticana e i mezzi per raggiunger<strong>la</strong> sono manifesti: tutte le religioni devono fare causa comune<br />

e <strong>la</strong> direzione papale permetterà il raggiungimento dello scopo: «impegnare le potenze del<strong>la</strong><br />

religione per <strong>la</strong> pace» (FAZ, 28 ottobre 1986, p. 1). La visione di una fusione di tutte le<br />

religioni in una grande religione mondiale può trovare un terreno favorevole presso<br />

mussulmani, buddisti, induisti, giudei ed animisti.<br />

Ma Assisi, come ha detto Mons. Lefèvre, è stata una «fiera di sincretismo».<br />

Il papato è un potere che, pur par<strong>la</strong>ndo di ecumenismo, ha chiaro l’obiettivo che si pone:<br />

essere il centro e il promulgatore delle iniziative. Tutto ciò che non viene concepito dal<br />

Vaticano non ha il suo appoggio diretto. È vero che c’è un dialogo con il mondo<br />

protestante/evangelico che l’Enciclica Ut unum sint, del 25 maggio 1995, considera questi<br />

credenti non più come «fratelli separati», come il Concilio Vaticano II aveva adottato e<br />

ufficializzato nell’Unitatis redentegratio, 3. Ma nel<strong>la</strong> stesso Decreto sull’Ecumenismo del<br />

Concilio Vaticano II, il papa rivendicava al<strong>la</strong> sua Chiesa <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> «pienezza degli<br />

strumenti di salvezza» e diceva che l’unità cristiana, traguardo dell’avventura ecumenica, si<br />

realizza «quando tutti parteciperanno al<strong>la</strong> pienezza dei mezzi di salvezza che Cristo ha affidato<br />

al<strong>la</strong> sua Chiesa» n. 86. Si trattava dunque di estendere alle altre «Chiese e comunità ecclesiali»<br />

una pienezza già sussistente nel<strong>la</strong> Chiesa romana <strong>la</strong> quale «tra tutte le Chiese e comunità<br />

ecclesiali… è consapevole di aver conservato il ministero del Successore dell’apostolo Pietro,<br />

il Vescovo di Roma, che Dio ha costituito quale perpetuo e visibile principio e fondamento<br />

dell’unità» (n. 88). La comunione con il Vescovo di Roma che è infallibile e <strong>la</strong> sua Chiesa è il<br />

«requisito essenziale dell’unità».<br />

Nell’Enciclica Ut unum sint, Giovanni Paolo II nuovamente rivendica <strong>la</strong> sua ambizione:<br />

«La missione del vescovo di Roma nel gruppo di tutti i pastori consiste appunto nel “vegliare”<br />

episkopein come una sentinel<strong>la</strong>, in modo che, grazie ai pastori, si oda in tutte le Chiese<br />

partico<strong>la</strong>ri <strong>la</strong> vera voce di Cristo - Pastore. Così, in ciascuna delle Chiese partico<strong>la</strong>ri loro<br />

affidate si realizza l’una, sancta, catholica et apostolica Ecclesia. Tutte le Chiese sono in<br />

comunione piena e visibile, perché tutti i pastori sono in comunione con Pietro, e così<br />

nell’unità di Cristo. Con il potere e l’autorità senza i quali tale funzione sarebbe illusoria, il<br />

vescovo di Roma deve assicurare <strong>la</strong> comunione di tutte le Chiese. A questo titolo, egli è il<br />

primo tra i servitori dell’unità. Tale primato si esercita a svariati livelli, che riguardano <strong>la</strong><br />

vigi<strong>la</strong>nza sul<strong>la</strong> trasmissione del<strong>la</strong> Paro<strong>la</strong>, sul<strong>la</strong> celebrazione sacramentale e liturgica, sul<strong>la</strong><br />

1242<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

missione, sul<strong>la</strong> disciplina e sul<strong>la</strong> vita cristiana. Spetta al successore di Pietro ricordare le<br />

esigenze del bene comune del<strong>la</strong> Chiesa, se qualcuno fosse tentato di dimenticarlo in funzione<br />

dei propri interessi. Egli ha il dovere di avvertire, mettere in guardia, dichiarare a volte<br />

inconciliabile con l’unità di fede questa o quel<strong>la</strong> opinione che si diffonde. <strong>Quando</strong> le<br />

circostanze lo esigono, egli par<strong>la</strong> a nome di tutti i pastori in comunione con lui. Egli può anche<br />

- in condizioni ben precise, chiarite dal Concilio Vaticano I - dichiarare ex cathedra che una<br />

dottrina appartiene al deposito del<strong>la</strong> fede. Testimoniando così del<strong>la</strong> verità, egli serve l’unità»<br />

(94). «La Chiesa cattolica, sia nel<strong>la</strong> sua praxis sia nei testi ufficiali, sostiene che <strong>la</strong> comunione<br />

delle Chiese partico<strong>la</strong>ri con <strong>la</strong> Chiesa di Roma, e dei loro vescovi con il vescovo di Roma, è<br />

un requisito essenziale - nel disegno di Dio - del<strong>la</strong> comunione piena e visibile» ( n. 97).<br />

Il papato verso i non credenti<br />

Contrariamente a ciò che alcuni potrebbero pensare, il Vaticano non restringe <strong>la</strong> sua<br />

politica di apertura ai soli credenti: lo sviluppo di contatti tra Roma e il mondo socialista ne è<br />

un segno. Il riavvicinamento si è operato a due livelli. Da una parte, a livello “ideologico”<br />

mediante <strong>la</strong> creazione di un organismo incaricato di promuovere il dialogo con i non cristiani:<br />

Il Segretariato per i Non Credenti”. Dall’altra parte, a livello politico mediante il moltiplicarsi<br />

dei contatti ufficiosi ed ufficiali con gli Stati socialisti.<br />

Se le re<strong>la</strong>zioni, segnate da polemiche acerbe, erano partico<strong>la</strong>rmente tese tra Roma e i<br />

comunisti all’epoca di Pio XII, che provvedeva a scomunicarli, <strong>la</strong> morte dello stesso ha<br />

segnato l’inizio di un “disgelo” delle re<strong>la</strong>zioni tra Roma e il Mondo socialista. Al “bonario”<br />

Roncalli, Giovanni XXIII (1958-1963), dopo 44 anni dal<strong>la</strong> Rivoluzione d’Ottobre, il 25<br />

novembre 1961, in occasione del suo ottantesimo compleanno, Nikita Krusciov inviava un<br />

messaggio di «congratu<strong>la</strong>zioni e sinceri auguri di buona salute e di successo nel<strong>la</strong> sua nobile<br />

aspirazione di contribuire al rafforzamento del<strong>la</strong> pace sul<strong>la</strong> terra»; egli accolse degli emissari<br />

dei paesi dell’Est, ricevendo, da notare, primo segno di un contatto con il Cremlino, il genero<br />

di Nikita Krusciov, Alexis Adjoubei. La politica di apertura nei confronti dei paesi socialisti di<br />

cui il card. Casaroli (<strong>diventa</strong>to più tardi Segretario di Stato del Vaticano) fu il principale<br />

artefice, si sviluppò sotto Paolo VI (1963-1978), il quale ricevette all’ONU i rappresentanti dei<br />

vari paesi e, intrattenendosi più a lungo con il ministro degli esteri Gromyko, il rappresentante<br />

degli USA commentò: «Non c’è da meravigliarsi, Gromyko chissà da quanto tempo non si è<br />

confessato». Il dialogo proseguì in Vaticano l’anno successivo sul<strong>la</strong> disponibilità del pontefice<br />

a ricevere il Presidente del Soviet, Nico<strong>la</strong>y Podgorny che arrivò in Vaticano il 30 gennaio<br />

1967. In quell’occasione disse al Papa: «Ma forse non vi rendete conto del potere che avete<br />

nel mondo». Negli anni Novanta questo potere si manifesterà anche nel<strong>la</strong> terra degli zar. Nel<br />

mese di gennaio 1979, Giovanni Paolo II accolse i ministro degli Affari esteri dell’Unione<br />

Sovietica, Andrei Gromyko. In quell’occasione, un giornalista fece maliziosamente notare che<br />

era <strong>la</strong> quinta volta che superava <strong>la</strong> soglia!...<br />

La politica di “apertura all’Est” del Vaticano ha contribuito a distendere in una maniera<br />

apprezzabile le re<strong>la</strong>zioni tra Roma ed il mondo socialista, come ne testimonia l’omaggio reso<br />

dal quotidiano sovietico Izvestia al defunto papa Paolo VI all’inizio del mese di agosto 1978.<br />

Dichiarando che «i quindici anni del papa Paolo VI sono stati segnati da una serie di azioni<br />

positive”, il giornale aggiungeva che «ha fatto molto per <strong>la</strong> normalizzazione delle re<strong>la</strong>zioni<br />

con i paesi socialisti» (cit. Journal de Genève 9/8/1978). La politica papale verso i non<br />

credenti viene espressa in partico<strong>la</strong>re nei confronti dei Paesi dell’Est. Il loro crollo ha<br />

cambiato <strong>la</strong> geografia dell’Europa e una nuova pagina di <strong>storia</strong> viene scritta. La diminuita<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1243


APPENDICE N. 18<br />

tensione con <strong>la</strong> Cina, l’incontro Fidel Castro - Giovanni Paolo II, in occasione del vertice<br />

mondiale organizzato dal<strong>la</strong> FAO nel dicembre 1996, non ha portato a proc<strong>la</strong>mare il 25<br />

dicembre giorno festivo a Cuba, ma nuove albe si vedono all’orizzonte. Infatti <strong>la</strong> festività<br />

natalizia è stata celebrata nel 1997 e <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Cuba dal 25 dicembre avrà pagine diverse. La<br />

visita a Cuba, come ha detto Gorbaciov, ha fatto cadere i muri ancora esistenti. Dopo il<br />

soggiorno di papa Wojty<strong>la</strong>, Cuba non è più quel<strong>la</strong> di prima. L’influenza del<strong>la</strong> Santa Sede è<br />

sempre più manifesta e <strong>la</strong> sua presenza nel<strong>la</strong> vita quotidiana è attestata dai mass media.<br />

Ruolo internazionale del papato<br />

Scrive Fiamma NIRENSTEIN su Epoca, 10/9/89, L’autunno caldo del Patriarca: «Mai evento<br />

storico contemporaneo è stato più connesso al<strong>la</strong> politica del Vaticano di quanto non lo sia il<br />

processo di democratizzazione in Polonia. Le ultimissime mosse per aiutare <strong>la</strong> nascita del<br />

primo governo po<strong>la</strong>cco non comunista sono state architettate addirittura in casa del Papa,<br />

Castelgandolfo, dove fino a sabato 12 agosto (1989) era riunita l’intellighenzia di Solidarnosc,<br />

ospite del pontefice: Geremek, Machnik, Ko<strong>la</strong>kowski. Erano gli ultimi tocchi a quel<strong>la</strong> linea<br />

mediana e<strong>la</strong>borata, non dopo pochi contrasti, fra il cardinale Glemp e il sindacato di Lech<br />

Walesa battendo <strong>la</strong> parte più rivoluzionaria dell’una e dell’altra parte. Senza il Papa,<br />

difficilmente Solidarnosc si sarebbe convinto che il proprio interlocutore era proprio il cupo<br />

generale Jaruselski, quello che nel dicembre 1981 aveva dichiarato il movimento fuorilegge.<br />

Per contro, senza il Papa, forse il primo ministro po<strong>la</strong>cco sarebbe stato l’ebreo radicale<br />

Geremek, e non il cattolicissimo professor Tadeusz Mazowiecki, unitosi a Solidarnosc nel<br />

1980, dopo essere stato fondatore del<strong>la</strong> rivista cattolica Wiez, ed eletto al<strong>la</strong> Dieta nel 1981<br />

come intellettuale del gruppo cattolico Znak, molto vicino alle gerarchie ecclesiastiche.<br />

Mazowiecki, d’altra parte è il personaggio simbolo che riassume tutto il cammino compiuto da<br />

Solidarnosc verso <strong>la</strong> sostituzione del governo, e del<strong>la</strong> Chiesa in sostituzione (e in<br />

legittimazione) dello Stato. Chi dice che Wojty<strong>la</strong> sia stato il vincitore del<strong>la</strong> tensione po<strong>la</strong>cca,<br />

non è affatto lontano dal<strong>la</strong> verità; durante i suoi tre viaggi nel suo Paese natale ha speso una tal<br />

quantità di pensiero e di passione patriottica a favore di Walesa, da farne un archetipo<br />

intoccabile, un recipiente di tutti i valori positivi che il mondo attuale riesce ad esprimere<br />

(amore per <strong>la</strong> libertà, solidarietà cristiana, onestà morale contro <strong>la</strong> barbaria totalitaria). Chi<br />

avesse cercato di schiacciare Solidarnosc, avrebbe cercato di schiacciare il Papa. Per contro,<br />

nessuno ora si può sognare di gestire <strong>la</strong> democratizzazione del<strong>la</strong> Polonia secondo i criteri del<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>icizzazione capitalistica. Certo il Papa non ha fatto tutti questi sforzi per arrivare a una<br />

Polonia corrotta, scristianizzata, preda del<strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione volgare come quel<strong>la</strong> contro cui<br />

ha <strong>la</strong>nciato i suoi ultimi anatemi nel bagno di fol<strong>la</strong> di Santiago di Composte<strong>la</strong>. Il nuovo potere<br />

deve essere cristiano, o non essere. Lo si vede anche dal<strong>la</strong> repentina violenza con cui il<br />

cardinale Glemp ha <strong>la</strong>nciato pesanti accuse agli ebrei di questi ultimi giorni, accusandoli di<br />

agire violentemente contro i po<strong>la</strong>cchi “come fecero i tedeschi” nel chiedere <strong>la</strong> smobilitazione<br />

delle suore carmelitane da Auschwitz. Una accusa apparentemente incomprensibile, se non si<br />

pensa che dentro Solidarnosc c’è un forte gruppo di intellettuali ebrei e <strong>la</strong>ici, <strong>la</strong> cui forza è<br />

stata tollerata finché il movimento non si è fatto Stato. Adesso lo Stato, schematizzando, deve<br />

essere legittimato dal<strong>la</strong> Chiesa, e da essa soltanto. Questo è il disegno di Giovanni Paolo, che<br />

ha infatti immediatamente provveduto a ristabilire le re<strong>la</strong>zioni diplomatiche con <strong>la</strong> Polonia<br />

non appena mutata <strong>la</strong> situazione politica. Lo Stato del<strong>la</strong> Chiesa riconosce lo Stato del<strong>la</strong><br />

Polonia».<br />

1244<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

«Non si tratta affatto di una scelta tattica, come si vede da tutta <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di questo papato»,<br />

ha scritto il vaticanista Giancarlo ZIZOLA, e aggiunge: «Questo Papa po<strong>la</strong>cco porta nelle sue<br />

più profonde pulsioni il desiderio del<strong>la</strong> cristianizzazione dei Paesi s<strong>la</strong>vi, dell’unità dell’Europa<br />

cristiana. Subito prima di essere eletto, aveva scritto un articolo in cui sosteneva che<br />

bisognava superare l’abitudine degli europei occidentali di pensare l’Europa senza i popoli<br />

s<strong>la</strong>vi. Appena (eletto) papa, ha proc<strong>la</strong>mato i santi Cirillo e Metodio apostoli degli s<strong>la</strong>vi,<br />

copatroni d’Europa insieme a San Benedetto. La sua tensione naturale e il suo ragionamento lo<br />

portano a considerare che il mondo seco<strong>la</strong>rizzato del capitalismo sia, per così dire, una zona di<br />

caccia piuttosto povera per <strong>la</strong> Chiesa. Mentre tutto il mondo socialista, l’America <strong>la</strong>tina e parte<br />

dei Paesi asiatici e africani sono di gran lunga più promettenti. Naturalmente l’Est europeo gli<br />

sta maggiormente a cuore».<br />

La Chiesa Russa Ortodossa, che conta cinquanta milioni di praticanti, è per Wojty<strong>la</strong> il<br />

primo e più importante fra i suoi obiettivi. <strong>Quando</strong>, nel 1979, visitò il patriarcato di<br />

Costantinopoli auspicò che l’unione si verificasse «all’alba del terzo millennio», mentre non<br />

ha mai detto nul<strong>la</strong> di simile all’indirizzo dei protestanti. Ucraini, lituani, lettoni sono entrati<br />

copiosamente nel collegio cardinalizio, nel<strong>la</strong> Curia, nel<strong>la</strong> Segreteria del Sinodo. Al<strong>la</strong> festa del<br />

Millennio del cristianesimo russo Wojty<strong>la</strong> ha mandato il Segretario di Stato e altri dieci<br />

cardinali. Omelie come quel<strong>la</strong> di Gniezno ed encicliche come S<strong>la</strong>vorum apostoli o lettere<br />

apostoliche come Euntes in mundum sono state dedicate ai confratelli delle terre dell’Est. La<br />

missione in Oriente per Wojty<strong>la</strong> è decisiva per <strong>la</strong> sorte del cristianesimo. E Wojty<strong>la</strong> sa che<br />

Gorbaciov capisce benissimo che le forze centripete delle nazionalità possono trovare un freno<br />

nel<strong>la</strong> comune appartenenza al cristianesimo, e che quindi, prima o poi, lo aiuterà nel suo sogno<br />

di riunificazione dei cristiani poveri, se così si può dire. Per questo <strong>la</strong> diplomazia del<strong>la</strong> Santa<br />

Sede, dopo l’inequivocabile segnale di avvicinamento <strong>la</strong>nciato da Gorbaciov con <strong>la</strong> lettera<br />

inviata a Wojty<strong>la</strong> il 24 agosto, in risposta al<strong>la</strong> missiva del Papa del 13 giugno 1988, ha<br />

rinnovato il suo già instancabile impegno perché nel corso del<strong>la</strong> visita del leader sovietico in<br />

Italia nel prossimo novembre, possano essersi create le condizioni anche per lo storico<br />

incontro in Vaticano». Dal XIV secolo, il triregno, serve a testimoniare <strong>la</strong> giurisdizione<br />

suprema, l’autorità episcopale ed il dominio universale. Qualche volta fu considerato come il<br />

segno del<strong>la</strong> dominazione sul cielo, sul<strong>la</strong> terra e sul regno dei morti. Il papa possiede il posto<br />

d’onore prima di ogni sovrano, anche dopo il 1815, i suoi inviati sono i primi nel rango del<br />

corpo diplomatico. «Pure se un papa afferma energicamente di rinunciare al potere seco<strong>la</strong>re,<br />

entra in contraddizione con <strong>la</strong> verità. Lo Stato del Vaticano e <strong>la</strong> diplomazia romana con <strong>la</strong> sua<br />

nunziatura non significa altro che il dominio seco<strong>la</strong>re?» (F. LEIST, Der Gefangene des<br />

Vatikans, Munich 1971, p. 23). Sono circa 120 le nazioni che hanno un ambasciatore presso il<br />

papa, quelle che l’hanno accreditato negli ultimi 10 anni sono stati una trentina. Sebbene sua<br />

santità non sia stato intronizzato con il rito dell’incoronamento del triregno, perché papa<br />

Montini lo aveva venduto, per darne il ricavato ai poveri, anche se poi sia ritornato tra le mura<br />

vaticane, e <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> medioevale dei suoi predecessori: «Sappi che tu sei il padre dei principi<br />

e dei re, <strong>la</strong> guida del mondo, il Vicario in terra del Salvatore Gesù Cristo...» sembri<br />

anacronistica di altri tempi, risuona nei consessi e convegni cattolici il ritornello: «L’Europa<br />

deve ritrovare il suo volto cristiano», cioè cattolico.<br />

Riunificare l’Europa dall’At<strong>la</strong>ntico agli Urali<br />

Dall’insediamento di Wojty<strong>la</strong> sul trono di Pietro il progetto di unire l’Europa<br />

dall’At<strong>la</strong>ntico agli Urali è <strong>diventa</strong>to un programma di <strong>la</strong>voro che deve essere realizzato. A tale<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1245


APPENDICE N. 18<br />

scopo si tengono riunioni, convegni, tavole rotonde. Ciò che ha unito tutti questi popoli per<br />

secoli, viene sostenuto in campo cattolico, è stato: «Un’unica fede vivente nel<strong>la</strong> tradizione e<br />

nel<strong>la</strong> cultura ereditata dal mondo antico, <strong>la</strong> tradizione e <strong>la</strong> cultura di Roma, cui si vennero ad<br />

aggiungere gli apporti dei popoli germanici... Quell’antico ordine unitario dell’Europa stessa<br />

che aveva avuto nel pontefice romano il padre comune che guidava i popoli verso <strong>la</strong> salvezza<br />

eterna verso il bene quaggiù in terra... L’Europa è al<strong>la</strong> ricerca delle sue radici e queste radici<br />

stanno certamente in quel<strong>la</strong> Cristiana medioevale troppo a lungo dimenticate», era quanto si<br />

diceva nel<strong>la</strong> settimana di studi a Passo del<strong>la</strong> Mendo<strong>la</strong> nel luglio dell’‘80. Scrive <strong>la</strong> F.<br />

NIRENSTEIN, nove anni dopo: «Il potere temporale del<strong>la</strong> Chiesa finì con <strong>la</strong> breccia di porta Pia<br />

nel 1870. Adesso è per <strong>la</strong> Chiesa il tempo di aprire vaste brecce nel mondo seco<strong>la</strong>rizzato, e di<br />

recuperare il potere perduto. In certo senso, il potere temporale» (o.c., pp. 32,33). Ora il Papa<br />

non si presenta con il triregno, ma appoggiandosi al<strong>la</strong> grande croce, ereditata dai suoi<br />

predecessori, si identifica con il Cristo sofferente del Calvario quale «testimone dell’umana<br />

sofferenza» e percorre il mondo per risuscitare l’antico splendore vaticano. Come i cavalieri<br />

del Medio Evo combattevano in onore del<strong>la</strong> loro dama, Wojty<strong>la</strong> addita al mondo <strong>la</strong> sua Dama<br />

che visita nei santuari costruiti con le pietre usate per i castelli e a lei, quale suo cavalier<br />

servente, a più riprese affida il mondo ed «in modo speciale» <strong>la</strong> Russia e <strong>la</strong> Lituania.<br />

In un tempo in cui le stesse grandi potenze non pensano più al<strong>la</strong> costituzione degli imperi,<br />

Wojty<strong>la</strong>, come Innocenzo III, pensa al papato come potere mondiale e aggiornandosi con i<br />

tempi, non lo propone nel<strong>la</strong> dimensione temporale e mondana, ma spirituale e morale.<br />

«Il successo che il papa raccoglie con questa proposta nel mondo ha fatto dire a Paul<br />

THIBAUD che Wojty<strong>la</strong> è l’interprete di un bisogno diffuso: quello di un capo spirituale<br />

mondiale, capace di suggerire l’idea che il mondo può essere trasformato mediante lo spirito,<br />

dato che scienza e politica non ne sarebbero state all’altezza, anzi sarebbero responsabili del<strong>la</strong><br />

catastrofe. Questo spiega i suoi travolgenti successi: ma spiega anche i sospetti e le ostilità che<br />

raccoglie» (cit. Giancarlo ZIZOLA, Quanti nemici per un papa così, in Europeo, 25 maggio<br />

1981). Giovanni Paolo II esalta <strong>la</strong> cristianità del passato, quando aveva l’apparenza di essere<br />

l’amalgama delle diverse e contrapposte società. «A Spira, in Germania, esalta i re, i principi,<br />

gli imperatori, che trascinarono con sé, nel proprio battesimo, interi popoli a Cristo. Quei<br />

cristiani di allora - sostiene Wojty<strong>la</strong> - erano consapevoli che il proprio potere sui sudditi<br />

veniva da Dio». Ma commenta D. Del Rio: «Che cosa poi combinassero di poco cristiano quei<br />

cristiani sembra che non interessasse il pontefice: come si macel<strong>la</strong>ssero tra loro, come<br />

macel<strong>la</strong>ssero i propri sudditi cristiani e altri popoli cristiani, avendo magari ognuno a<br />

protezione dei propri eserciti un’immagine di una Vergine miracolosa. È questo un tipico<br />

procedimento di Wojty<strong>la</strong>: quello che importa è l’affermazione, non l’analisi. Allora, quello<br />

che importava, era il trionfo di Dio, il trionfo del<strong>la</strong> religione, sugli uomini, sui poteri, sui<br />

regni» (Domenico del RIO, cit. da Luigi ACCATTOLI, Wojty<strong>la</strong>, il nuovo Mosè, ed. A. Mondadori,<br />

1988, p. 61). In un tempo in cui il Dio del potere è messo da parte, lo si ripropone ancora<br />

affinché <strong>la</strong> Chiesa possa realizzare il suo sogno utopistico di «riunire tutte le nazioni europee<br />

che hanno le “radici cristiane”, dall’At<strong>la</strong>ntico agli Urali» (Idem, p. 62).<br />

La religione cristiana è l’elemento unificatore dei popoli europei dell’ovest e nel nostro<br />

tempo ancora di più per i popoli dell’est che, a seguito del<strong>la</strong> perestroica, manifestano una<br />

riscoperta dei valori dei propri nazionalismi che <strong>la</strong> stessa Chiesa ha provocato. Dopo <strong>la</strong> visita<br />

di Giovanni Paolo II in Polonia, i cattolici po<strong>la</strong>cchi hanno risvegliato <strong>la</strong> loro identità e l’anno<br />

sucessivo Solidarnosc ne è stata <strong>la</strong> loro creazione. La resistenza cattolica è stata <strong>la</strong> forza<br />

d’opposizione all’imperialismo marxista. Le chiese cattoliche dei paesi dell’Est sono luoghi<br />

nei quali risuonano i valori di libertà e si rivendicano i valori delle tradizioni più antiche. I<br />

cattolici sono sempre più una forza che desidera appropriarsi del ruolo sociale e politico. La<br />

1246<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

forza popo<strong>la</strong>re cattolica po<strong>la</strong>cca ha scosso le coscienze dei cattolici degli altri paesi<br />

risvegliando il bisogno di riaffermare <strong>la</strong> propria identità. Onde evitare il manifestarsi del<strong>la</strong><br />

frammentazione delle etnie che caratterizzano i paesi dell’Est, il religioso potrà essere<br />

utilizzato per smorzare le forze centripete a favore di una unità, fra le diverse etnie, grazie ai<br />

valori comuni del paese.<br />

Michall HELLER, autore con Aleksandr NEKRIC del<strong>la</strong> Storia dell’URSS, edita da Rizzoli, in<br />

una intervista al Corriere del<strong>la</strong> Sera del 30 novembre 1989, al<strong>la</strong> domanda: «In una prospettiva<br />

più ampia, in che cosa consiste l’interesse di Gorbaciov e del gruppo dirigente sovietico per un<br />

miglioramento delle re<strong>la</strong>zioni con il Vaticano?» rispondeva: «Se si considera le cose con<br />

realismo e concretezza, questo interesse sta nel desiderio di usare il Vaticano come forza<br />

stabilizzatrice prima di tutto in Polonia, in Lituania, e anche in Cecoslovacchia dove c’è un<br />

gruppo di cattolici. Oltre ad utilizzare il Vaticano come elemento che garantisca o, almeno,<br />

favorisca una certa stabilità del “campo socialista” c’è anche un’altra considerazione: mentre<br />

Gorbaciov si presenta nell’arena internazionale come una sorta di supremo pacificatore, egli<br />

ha bisogno, se non dell’appoggio, almeno di una benevo<strong>la</strong> neutralità da parte del Vaticano.<br />

Nei suoi piani di ingresso nel<strong>la</strong> “casa europea” <strong>la</strong> Chiesa cattolica non può non far parte dei<br />

suoi calcoli. In tutti i sensi, sia nel senso del<strong>la</strong> politica interna che di quel<strong>la</strong> internazionale,<br />

Gorbaciov ha bisogno del Vaticano».<br />

«L’accordo tra Gorbaciov e Giovanni Paolo II stabilito durante il vertice del 1 o dicembre in<br />

Vaticano, prevede un disimpegno politico del<strong>la</strong> Chiesa dai fermenti nazionalistici in cambio<br />

dei vantaggi istituzionali di un possibile concordato tra Santa Sede ed URSS» (Panorama,<br />

21/1/1990, p. 83). Gorbaciov, visitando Wojty<strong>la</strong>, gli riconosce ufficialmente il doppio potere<br />

temporale e religioso. Il “rial<strong>la</strong>cciamento delle re<strong>la</strong>zioni diplomatiche” tra URSS e Vaticano<br />

riconoscono il papato nel<strong>la</strong> sua autorità temporale; chiamandolo, più d’una volta, con<br />

un’espressione insolita nel<strong>la</strong> lingua russa, «Sua santità», il segretario del Soviet gli riconoscere<br />

l’autorità spirituale.<br />

Con <strong>la</strong> visita di Gorbaciov in Vaticano si sono sciolti i nodi del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. Se <strong>la</strong> prima guerra<br />

mondiale si è conclusa con l’esultanza dei popoli, non così è stata per <strong>la</strong> seconda guerra. Le<br />

azioni militari si sono concluse, i patti sono stati firmati, ma <strong>la</strong> tensione è continuata. La<br />

guerra fredda è durata decenni. Il 1° gennaio 1989 segna, dopo quarantacinque anni, <strong>la</strong> fine<br />

del<strong>la</strong> guerra in Europa. La <strong>storia</strong> ha un nuovo inizio.<br />

Roma è <strong>la</strong> Canossa dei potenti del<strong>la</strong> fine XX secolo.<br />

Come l’Impero Romano d’Occidente a seguito delle invasioni barbariche, diviso nei<br />

diversi regni che si costituirono, mantenne <strong>la</strong> sua unità nel<strong>la</strong> religione cristiana, così oggi<br />

sempre più <strong>la</strong> religione di Roma è vista come l’elemento coagu<strong>la</strong>nte per un’Europa senza<br />

frontiere dall’At<strong>la</strong>ntico agli Urali. Con il crollo all’Est dell’impero marxista riemerge sulle<br />

sue rovine il potere di Roma.<br />

All’Est <strong>la</strong> fede marxista è morta, in Occidente il seco<strong>la</strong>rismo ha fatto morire quel<strong>la</strong><br />

cristiana. Il papa, richiamandosi ai valori tradizionali e risvegliandoli nel<strong>la</strong> mente dei popoli,<br />

getta dei ponti tra due mondi: l’Est e l’Ovest.<br />

È vero che tra gli obiettivi che si era fissato il Vaticano nel<strong>la</strong> sua politica di<br />

normalizzazione delle sue re<strong>la</strong>zioni con i paesi socialisti, ce n’è uno che non è stato ancora<br />

raggiunto: <strong>la</strong> normalizzazione con <strong>la</strong> Cina comunista. Tra Pechino e Roma esiste un pesante<br />

contenzioso.<br />

Le re<strong>la</strong>zioni ufficiali tra <strong>la</strong> Cina e il Vaticano furono interrotte nel 1949 al momento in cui<br />

venne proc<strong>la</strong>mata <strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> Repubblica popo<strong>la</strong>re cinese. Abbandonata a se stessa, <strong>la</strong><br />

Chiesa cattolica cinese dovette nominare i suoi propri vescovi, senza rifarsi al sommo<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1247


APPENDICE N. 18<br />

pontefice. Ciò fu valutato nel dicembre del 1958 come scisma da Giovanni XXIII. Paolo VI,<br />

da parte sua, cercò di ristabilire i contatti con Pechino. Il 10 luglio 1970, Mons. Walsh,<br />

detenuto dal 1959 dalle autorità comuniste, fu liberato dal<strong>la</strong> Cina, primo segno percettibile di<br />

distensione. Questa liberazione avvenne qualche mese prima del viaggio di Paolo VI in Asia,<br />

viaggio effettuato nello stesso anno. A Hong-Kong, Paolo VI poté anche leggere un discorso<br />

radiofonico senza che venisse disturbato dal<strong>la</strong> Cina comunista.<br />

In occasione del suo viaggio in Asia nel 1981, Giovanni Paolo II, in un discorso al<strong>la</strong><br />

comunità cinese di Mani<strong>la</strong>, espresse il suo desiderio di visitare <strong>la</strong> Cina e di incontrare i<br />

cattolici di quel paese. Ma l’assenza di diplomatici cinesi alle cerimonie organizzate in suo<br />

onore mostra <strong>la</strong> difficoltà di realizzare un tale progetto, <strong>la</strong> Cina comunista esigerebbe, prima di<br />

ogni ripresa di dialogo, <strong>la</strong> rottura delle re<strong>la</strong>zioni diplomatiche del<strong>la</strong> Santa Sede con Taiwan. In<br />

ogni caso durante tutto quel viaggio asiatico, <strong>la</strong> ripresa dei contatti con <strong>la</strong> Cina continentale<br />

dimorava nel<strong>la</strong> prospettiva. Il Vaticano attribuisce molta importanza al<strong>la</strong> normalizzazione<br />

delle sue re<strong>la</strong>zioni diplomatiche con il paese più popoloso del<strong>la</strong> terra. Qualunque siano gli<br />

ostacoli che sussisteranno, non c’è dubbio che dei cambiamenti importanti sono da prevedersi<br />

a breve o lungo termine, Roma e Pechino manifestano ognuno <strong>la</strong> propria volontà di pervenire<br />

ad un “modus vivendi”.<br />

Una delle impazienze del Vaticano a rinnovare il contatto con <strong>la</strong> Cina, il più potente paese<br />

del Terzo Mondo, è dato dal fatto che essa esercita una influenza considerevole sui paesi in via<br />

di sviluppo. Ora, le re<strong>la</strong>zioni con il Terzo Mondo costituiscono una delle preoccupazioni<br />

maggiori del Vaticano, come ne testimoniano i viaggi di Paolo VI e Giovanni Paolo II in<br />

Asia, in Africa ed in America <strong>la</strong>tina, continenti in rapida espansione demografica.<br />

Il papato è in effetti cosciente che, come ha dichiarato padre Pedro ARUPA, generale dei<br />

Gesuiti, «l’avvenire del<strong>la</strong> Chiesa è afro-asiatico» (cit. da Alfred LABHART, Chine-<br />

Herausforderung für die Kirchen, in Wetwoche Magasine, 25/4/1973).<br />

Cina, Israele e Russia sono gli appuntamenti che il Papa desidera avere con <strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Intanto visita i Pesi dell’Est: Ungheria, Cechia, ancora <strong>la</strong> Polonia, l’ex Jugos<strong>la</strong>via e Cuba.<br />

Cause dell’ascesa papale<br />

Così, <strong>la</strong> politica d’apertura del papato a tutto campo a 360 gradi, di cui pensiamo di aver<br />

colto alcuni momenti più significativi e le grandi linee praticate a livello politico e religioso<br />

conferma <strong>la</strong> doppia natura del papato che gli ha permesso di al<strong>la</strong>cciare dei contatti con le<br />

principali “famiglie” religiose, politiche ed ideologiche del mondo e con <strong>la</strong> maggioranza dei<br />

paesi del globo, facendo in qualche modo del Vaticano il centro geografico dei differenti punti<br />

di vista del<strong>la</strong> comunità umana.<br />

Moribondo al<strong>la</strong> fine del XVIII e durante il XIX secolo, compie una risalita spettaco<strong>la</strong>re nel<br />

XX secolo. Il papato ha dunque visto al<strong>la</strong>rgarsi considerevolmente <strong>la</strong> sua audience, in questi<br />

ultimi anni, grazie al<strong>la</strong> sua politica di apertura universale. La sua influenza negli affari del<br />

mondo si è accresciuta in modo tale che si può dire, senza esagerazione, oggi ancora più di<br />

ieri, «nessun avvenimento politico può essere valutato nel<strong>la</strong> sua giusta dimensione, all’epoca<br />

attuale, se non si conosce <strong>la</strong> parte che vi ha svolto il Vaticano» (GUY Emery SHIPLER, cit.<br />

Edmond PARIS, Le Vatican contre l’Europe, Librerie Fischbacher, Paris 1959, p. 362).<br />

1248<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


La sua millenaria capacità di emergere dalle crisi<br />

L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

L’ascesa del papato dei nostri giorni, ascesa che sembra irresistibile, porta naturalmente<br />

l’osservatore ad interrogarsi sulle ragioni profonde di questo fenomeno. In ogni caso è fuori<br />

dubbio che questa ascesa notevole è favorita dallo stato precario del mondo contemporaneo, in<br />

altri termini, l’ascesa del papato risponde a bisogni pressanti. Bisogna prima di tutto constatare<br />

che <strong>la</strong> Santa Sede è uscita con un prestigio rinforzato dalle grandi crisi che hanno scosso il<br />

mondo contemporaneo, come se il suo ascendente morale sugli uomini e i popoli crescesse in<br />

proporzione alle loro incertezze e angosce. Analizzando questo fenomeno che stupisce, M.<br />

Pernot faceva, già al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> prima guerra mondiale, le seguenti constatazioni:<br />

«Dall’ultima crisi mondiale il papato è uscito più grande, più imponente, più prestigioso<br />

rispetto al passato. L’opinione del mondo non potrà essere che stupita dal contrasto tra <strong>la</strong><br />

fragilità delle dinastie e degli imperi che egli aveva visto sgreto<strong>la</strong>rsi, e l’impassibile resistenza<br />

dell’istituzione due volte millenaria che essa vede uscire dal<strong>la</strong> formidabile prova, senza danni,<br />

senza cambiamenti» (M. PERNOT, Le Sainte Siège, l’Eglise catholique et <strong>la</strong> politique mondiale,<br />

cit. da Jean VUILLEUMIER, L’Apocalypse, ed. S.d.T., Dammarie-les-Lys, 1941, p. 236).<br />

<strong>Quando</strong> Giovanni XXIII morì, dopo so<strong>la</strong>mente cinque anni di pontificato, aveva<br />

conquistato il cuore del mondo cristiano con il suo grande tatto, il suo calore umano e <strong>la</strong> sua<br />

bonarietà hanno profondamente impressionato il mondo non cristiano. «Il papato - come dice<br />

F. HEER - gode al<strong>la</strong> fine del nostro secolo di una immagine di valore internazionale come mai<br />

ha avuto nel<strong>la</strong> sua <strong>storia</strong>. Intellettuali atei, rappresentanti delle antiche religioni asiatiche -<br />

tibetani, indiani, giapponesi - politici di ogni vento, donne ed uomini delle ideologie più<br />

disparate, gioventù aggressiva, tutti furono coinvolti quando appresero del<strong>la</strong> morte di papa<br />

Giovanni XXIII. Sembra che <strong>la</strong> Santa Sede abbia raggiunto una cima insormontabile di<br />

prestigio, di rispetto e d’interesse».<br />

La <strong>la</strong>ica Macciocchi a Castelgandolfo con questi termini descrive il suo incontro con<br />

Giovanni Paolo II: «Non era quel bianco (del vestito) che mi abbagliava, bensì <strong>la</strong> sensazione<br />

confusa di incontrarmi con <strong>la</strong> <strong>storia</strong> del mondo, di subire l’urto o l’impatto con una vicenda<br />

che dura da duemi<strong>la</strong> anni, <strong>la</strong> più lunga che si conosca, <strong>la</strong> so<strong>la</strong> che resista alle successive<br />

distruzioni in cui sono rovinati i più grandi imperi, i regni, i dominii e le civiltà splendide che<br />

apparivano imperiture» (o.c., p. 358).<br />

Simboleggiante <strong>la</strong> perennità, <strong>la</strong> continuità, <strong>la</strong> stabilità eminentemente desiderabile in un<br />

mondo così agitato e inumano come il nostro, l’istituzione più antica, <strong>la</strong> più duratura del<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> umana, possiede in effetti un potere che affascina, in un modo quasi irresistibile,<br />

partico<strong>la</strong>rmente coloro che sono al<strong>la</strong> ricerca di qualche punto fisso ben visibile che né i secoli<br />

né gli uomini hanno potuto corrodere.<br />

Crisi spirituale ed ideologica del<strong>la</strong> società<br />

Oltre che il fattore d’ordine psicologico che stiamo mettendo in risalto, in uno sforzo di<br />

comprensione dell’ascesa del papato, non bisogna dimenticare <strong>la</strong> crisi spirituale ed ideologica<br />

del<strong>la</strong> presente generazione. In effetti, il fallimento delle ideologie - che, come già lo sottolinea<br />

Philippe SAINT-MARC, Progrès ou decline de l’homme?, ed. Stock, Paris 1978, hanno fatto <strong>la</strong><br />

prova del<strong>la</strong> loro incapacità per assicurare <strong>la</strong> vera felicità degli uomini, ha creato un vuoto<br />

immenso, che i religiosi si impegnano a colmare. Ora, in una simile congiuntura, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<br />

papa prende un nuovo splendore.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1249


APPENDICE N. 18<br />

Giovanni Paolo II viene app<strong>la</strong>udito a tutta forza per <strong>la</strong> sua condanna al permissivismo<br />

morale e del<strong>la</strong> società dei consumi. Ammirevolmente servito dai mass-media, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<br />

Papa viene portata fino alle estremità del<strong>la</strong> terra, suscitando un’eco considerevole.<br />

Potenza economica<br />

Il Vaticano ha interessi economici in molti campi. Le azioni del<strong>la</strong> Santa Sede si riferiscono<br />

a un numero imprecisato di imprese che esprimono le più diverse attività, anche le più<br />

contraddittorie. È difficile, se non impossibile, dipingere un quadro del<strong>la</strong> situazione finanziaria<br />

e dei capitali che gestisce soprattutto a causa del<strong>la</strong> mobilità del denaro.<br />

La Banca del<strong>la</strong> Città del Vaticano, lo IOR - Istituto per le Opere Religiose - è una<br />

istituzione chiacchierata perché luogo dove avvengono operazioni finanziare discutibili che,<br />

secondo l’eminente giurista cattolico inglese e professore di logica al college di Winchester<br />

dell’Università di Oxford, Michael DUMMET, «puzzano terribilmente di corruzione».<br />

Solo un esempio che dovrebbe portare a riflettere gli uomini di buona volontà. A seguito<br />

delle operazioni finanziarie degli anni ‘70 e ‘80, tutti i giornali hanno riportato le azioni del<br />

plenipotenziario arcivescovo Marcinkus, denunciato per frode, e i suoi rapporti con Sindona,<br />

Roberto Calvi, trovato morto a Londra e il Banco Ambrosiano... La Banca Vaticana diede,<br />

come obolo, un’offerta per i danni subiti dal fallimento del Banco Ambrosiano, 240 milioni di<br />

dol<strong>la</strong>ri a favore dei creditori dell’Istituto associato con lo IOR.<br />

Il Vaticano che avrebbe dovuto mettere in risalto <strong>la</strong> correttezza del suo Istituto, si è<br />

guardato bene dal permettere che normali verifiche venissero effettuate.<br />

L’incertezza del futuro è nostalgia del passato<br />

All’indebolimento delle ideologie a dominazione sociale, corrisponde un ritorno in forza di<br />

ciò che si può nominare, usando un vocabo<strong>la</strong>rio in senso <strong>la</strong>rgo, il “conservatorismo”. La<br />

corrente conservatrice che si manifesta attualmente un po’ dappertutto nel mondo, a<br />

cominciare dall’Occidente, si sforza di rimettere in vigore le tradizioni, i valori e le istituzioni<br />

del passato, sia cristiane che pagane. In generale, il conservatorismo si oppone al<strong>la</strong> corrente<br />

del pensiero liberale che, dal<strong>la</strong> fine del XVIII secolo aveva esercitato una influenza dominante<br />

in Occidente e aveva presieduto al sorgere dei regimi democratici.<br />

Contrariamente al conservatorismo - rispettoso delle tradizioni, più preoccupato di<br />

mantenere “l’acquisito” che il progresso sociale o politico privilegiando i valori d’ordine e le<br />

gerarchie - il liberalismo postu<strong>la</strong> una società aperta, tollerante, caratterizzata dallo spirito<br />

critico, l’antidogmatismo, <strong>la</strong> discussione aperta senza pregiudizi, <strong>la</strong> sottomissione dell’autorità<br />

al<strong>la</strong> saggezza e al buon senso, l’opposizione agli interdetti, <strong>la</strong> fiducia nel<strong>la</strong> Ragione e nel<br />

Progresso, un certo ideale di fraternità umana fondato sul<strong>la</strong> nozione di uguaglianza.<br />

Questo ritorno in forza del conservatorismo - fenomeno recente, percettibile, soprattutto da<br />

venticinque anni a questa parte - si accompagna con un retrocedere generale del<strong>la</strong> Sinistra e<br />

delle forze dette “progressiste”. Dopo <strong>la</strong> lunga dominazione delle «ideologie progressiste e<br />

liberali» che si sono sforzate di promuovere una società più giusta, più equilibrata e più<br />

fraterna, le idee del<strong>la</strong> “Nuova Destra”, sia essa francese o americana, hanno in effetti<br />

l’attrattiva del<strong>la</strong> freschezza e del<strong>la</strong> novità. Vista <strong>la</strong> situazione critica nel<strong>la</strong> quale si trova il<br />

mondo oggi, l’Occidente in partico<strong>la</strong>re non ha nul<strong>la</strong> di stupefacente. In effetti, man mano che<br />

<strong>la</strong> crisi economica e sociale si aggrava, i gruppi sociali - in un riflusso naturale di difesa,<br />

1250<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

d’autoconservazione - tendono a chiudersi. Ora di questo chiudersi approfitta soprattutto <strong>la</strong><br />

Destra conservatrice.<br />

Siccome le prospettive dell’avvenire sono buie, si ritorna con nostalgia verso il passato<br />

nel<strong>la</strong> speranza di trovarvi gli elementi suscettibili di portare rimedi a una società in via di<br />

decomposizione. Incontestabilmente, l’aumento delle incertezze favorisce <strong>la</strong> corrente<br />

conservatrice, l’emergenza di una società più preoccupata dell’ordine e del<strong>la</strong> stabilità che del<strong>la</strong><br />

libertà, come testimonia il successo del<strong>la</strong> “Nuova Destra” americana alle elezioni del<br />

novembre 1980 e ancor più nel 1985, forte nel ‘90 e nel ‘95. Ora, come rego<strong>la</strong> generale, si<br />

constata che l’America precede sempre l’Europa di una lunghezza, <strong>la</strong> vittoria dei Conservatori<br />

americani indica dunque, verosimilmente, <strong>la</strong> tendenza politica maggioritaria dei prossimi anni<br />

in Occidente. Questa evoluzione non può che essere favorevole al papato, questa istituzione<br />

quasi bimillenaria che incarna il conservatorismo più intransigente.<br />

Se <strong>la</strong> destra guarda al passato e ha nel Vaticano un riferimento preciso, sicuro, le forze<br />

progressiste di sinistra che governano l’Occidente sono consapevoli che il cavallo del<strong>la</strong><br />

politica lo si può guidare se non solo non si oppone al<strong>la</strong> religione ma se essa esprime<br />

direttamente o indirettamente il proprio consenso.<br />

Necessità di una autorità ascoltata da tutti<br />

I fattori che abbiamo considerato, benché da non negligere, non sono sufficienti a<br />

giustificare da soli l’ascesa vertiginosa del papato; bisogna così prendere in considerazione un<br />

processo che si potrebbe qualificare di mondializzazione degli interessi e dei problemi; <strong>la</strong><br />

tecnica ha ridotto il mondo alle dimensioni di un semplice vil<strong>la</strong>ggio. È ciò che già risentiva<br />

P. Valéry, negli anni Trenta, quando scriveva: «Il sistema delle cause che presiede <strong>la</strong> sorte di<br />

ognuno di noi si estende ormai al<strong>la</strong> totalità del globo, lo fa risuonare interamente a ogni<br />

scuotimento; non ci sono più questioni locali, non ci sono più questioni finite ed esseri finiti<br />

su un punto» (Paul VALERY, Regards sur le monde actuel, Stock, Paris 1931). In un mondo<br />

costituito da parti ogni giorno più interdipendenti e intercomunicanti, l’umanità è portata,<br />

ancor più rispetto il passato, a prendere coscienza del<strong>la</strong> solidarietà di fatti esistenti tra gli<br />

uomini e le nazioni.<br />

In un tale contesto, l’umanità si sente imperiosamente spinta a ricercare una istanza<br />

suprema capace di farsi ascoltare da tutti e che possa farsi l’avvocato di tutta <strong>la</strong> famiglia<br />

umana. Ora, per realizzare un simile ruolo, il papato non è oggi posto nel<strong>la</strong> migliore<br />

posizione?<br />

Una tale istanza deve prima di tutto disporre di un credito morale sufficiente. Da questo<br />

punto di vista, il capo religioso più eminente del Cristianesimo non ha nul<strong>la</strong> da invidiare a<br />

chicchessia, poiché egli può presentare un capitale morale che nessun capo spirituale nel<br />

mondo può uguagliare. Si attende che un simile potere prenda posizione sui grandi principi di<br />

giustizia e di uguaglianza, che indichi <strong>la</strong> via da seguire, continuando ad essere capace di farsi<br />

ascoltare universalmente.<br />

Paolo VI all’ONU. ricordava che <strong>la</strong> Chiesa era portatrice di un messaggio che aveva<br />

attraversato i secoli.<br />

Là ancora, le prese di posizione del papato vanno nel senso desiderato. Dal<strong>la</strong> tribuna<br />

dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, il 2 ottobre 1979, Giovanni Paolo II<br />

aveva <strong>la</strong>nciato un appello all’abolizione di tutti i campi di concentramento, di tortura e di<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1251


APPENDICE N. 18<br />

oppressione. Esaltando <strong>la</strong> dignità dell’uomo, prendendo risolutamente le difese dei suoi<br />

diritti, il papa difendeva così <strong>la</strong> causa dell’Umanità.<br />

Facendo l’elogio funebre a Paolo VI, il giornalista C<strong>la</strong>ude MONNIER dichiarava ch’egli «si<br />

voleva proc<strong>la</strong>mare il più fragile, il più impotente dei capi di Stato. E che questa impotenza<br />

estrema, pateticamente paradossale, dava ai suoi appelli, ai suoi rimproveri, una verità, un<br />

peso, una credibilità, che forzava l’attenzione di tutte le coscienze... Il papa era l’ultimo uomo<br />

forse che poteva giocare questo ruolo di coscienza diritta... e non apparire derisa, ma al<br />

contrario toccare qualche volta le sensibilità più chiuse» (Le mystère de Paul VI, in Journal de<br />

Genève 9/8/1978). Considerando il viaggio di Giovanni Paolo II negli Stati Uniti, Jean<br />

Neuvecelle, specialista delle questioni vaticane, si poneva <strong>la</strong> seguente domanda: «Perché<br />

questo ascolto delle masse che ha oltrepassato le folle propriamente cattoliche? Senza dubbio<br />

a causa del<strong>la</strong> volontà, poco protocol<strong>la</strong>re, di dire tutt’altro di ciò che è detto<br />

abitudinariamente... Perché su questa terra il Papa è oggi il solo a poterlo dire davanti ad una<br />

fol<strong>la</strong> così vasta» (Jean LUCQUPIS, pseudonimo di Jean NEUVECELLE, Jean Paul est de retour au<br />

Vatican, in Journal de Genève 9/10/1989).<br />

Così in un mondo moralmente disorientato, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Santa Sede serve di riferimento.<br />

Facendosi ascoltare a dispetto del tumulto, appare per molti come <strong>la</strong> voce del<strong>la</strong> coscienza<br />

morale dell’umanità.<br />

Necessità di un “ministro del<strong>la</strong> conciliazione”<br />

Contrastato, tiranneggiato da forze antagoniste, sul<strong>la</strong> sponda dell’abisso, il mondo ha<br />

inoltre un urgente bisogno di un “ministro del<strong>la</strong> conciliazione” che sia in re<strong>la</strong>zione con tutte<br />

le parti, pur restando al riparo dai rimproveri del<strong>la</strong> parzialità. C’è un urgente bisogno di una<br />

istanza che sposi non <strong>la</strong> causa degli interessi partico<strong>la</strong>ri, generalmente divergenti, ma <strong>la</strong><br />

causa dell’interesse generale. Tentando di scoprire un denominatore comune, proponendo un<br />

linguaggio universale, il papato non risponde forse a questo bisogno?<br />

La Santa Sede si presenta come esercitando un “ministero universale”. La rivista Realités<br />

si domanda quale può ben essere «<strong>la</strong> ragione dell’importanza collegata al<strong>la</strong> diplomazia di uno<br />

Stato senza potenza temporale» (il Vaticano), risponde: «Giovanni XXIII e Paolo VI sono<br />

riusciti ad apparire come dei porta-paro<strong>la</strong> dell’aspirazione universale al<strong>la</strong> pace» (Les objectifs<br />

de <strong>la</strong> nouvelle diplomatie vaticane, janvier 1967).<br />

Sforzandosi di mettere in chiaro gli “interessi comuni dell’umanità”, appel<strong>la</strong>ndosi al<strong>la</strong><br />

solidarietà di tutti gli uomini, mettendo l’accento sui valori spirituali, il papa si sforza di<br />

apparire non come il porta-paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Cristianità, ma bensì come il porta-paro<strong>la</strong><br />

dell’Umanità. In occasione dell’omelia che ha pronunciato durante <strong>la</strong> messa celebrata<br />

all’inizio del suo pontificato nell’ottobre 1978, Giovanni Paolo II ha affermato di voler<br />

operare per tutta l’umanità.<br />

In un messaggio rivolto agli uomini di Stato in occasione del<strong>la</strong> “dodicesima giornata del<strong>la</strong><br />

pace”, il 21 dicembre 1978, Giovanni Paolo II ha precisato che intendeva «riprendere il<br />

bastone del pellegrino di pace» dalle mani di Paolo VI. In questo messaggio invitava «le<br />

opposizioni ideologiche a confrontarsi in un clima di dialogo e di libera discussione».<br />

Indirizzandosi più direttamente ai responsabili politici, dichiarava: «Abbiate il coraggio di<br />

riesaminare in profondità <strong>la</strong> preoccupante questione del commercio delle armi... date dei<br />

quadri istituzionali appropriati alle solidarietà regionali e mondiali», stimando che bisogna<br />

trovare un nuovo «linguaggio di pace» per «educare al<strong>la</strong> pace». Aggiunse: «Continuando ad<br />

1252<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

esprimersi in termini di forza, di lotte di gruppi di c<strong>la</strong>sse... si crea il terreno favorevole alle<br />

barriere sociali, al dispetto, all’odio, al terrorismo e al<strong>la</strong> loro apologia sorniona o aperta». Il<br />

papa al<strong>la</strong> fine fece appello ai poteri pubblici perché essi «riconoscano... <strong>la</strong> libertà religiosa,<br />

favoriscano così lo sviluppo di uno spirito di pace». Concluse affermando che «<strong>la</strong> pace sarà<br />

l’ultima paro<strong>la</strong> del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>» (cit.: estratta dal Journal de Genève del 22/12/1978).<br />

Giovanni Paolo II ha posto <strong>la</strong> dignità umana al centro del<strong>la</strong> sua prima enciclica Redemptor<br />

hominis (1979). Il terzo capitolo, in partico<strong>la</strong>re, invita a considerare l’enciclica non so<strong>la</strong>mente<br />

come un fatto religioso, ma anche come un fatto politico. In effetti, l’ampiezza dello spirito di<br />

conciliazione che testimonia ne fa «una specie di documento diplomatico di essenza<br />

superiore, che avrebbe il compito di mettere in luce gli interessi comuni dell’umanità» (cit.<br />

estratta dall’articolo de Antoine MAURICE, Les hauteurs radieuses, in Journal de Genève,<br />

23/3/1979. È una delle ragioni per le quali il papa saluta in questo testo l’Organizzazione<br />

delle Nazioni Unite e lo sforzo di definizione dei diritti dell’uomo forniti da questa<br />

organizzazione. Al<strong>la</strong> Sede dell’UNESCO a Parigi il 2 giugno 1980, Giovanni Paolo II fece una<br />

lezione sul<strong>la</strong> cultura che dovrebbe essere accettata dall’umanità intera, sottolineando prima di<br />

tutto «<strong>la</strong> priorità dell’etica sul<strong>la</strong> tecnica, il primato del<strong>la</strong> persona sulle cose, <strong>la</strong> superiorità<br />

dello spirito sul<strong>la</strong> materia».<br />

Commentando l’attentato perpetrato contro Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981,<br />

l’Osservatore Romano scriveva: «L’attentato affligge profondamente il papa, perché egli si<br />

rende conto che più ancora che lui stesso, si è cercato di distruggere ciò che rappresenta:<br />

l’appello all’amore, al<strong>la</strong> concordia, al<strong>la</strong> pace. L’attentato è stato un attentato non contro un<br />

tale uomo, ma contro l’Uomo» (cit. estratta dall’articolo di Jean NEUVECELLE, L’agresseur du<br />

Pape a-t-il vraiment agi seul?, in Journal de Genève, 28/7/1981).<br />

Il papa: personaggio mondiale che meglio può assolvere alle aspettative di pace<br />

In un mondo sempre più in cristi, anche se sembra che l’ombra del<strong>la</strong> spada di Damocle, di<br />

un nuovo genocidio, si stia allontanando, il persistere di una situazione di instabilità e di<br />

insicurezza sociale, economica e anche politica, il ministero del papa in favore del<strong>la</strong> pace e<br />

del bene dei popoli prende un valore considerevole.<br />

Le considerazioni fatte ci portano a concludere che <strong>la</strong> congiuntura non è estranea<br />

all’ascesa vertiginosa del papato sul<strong>la</strong> scena mondiale. Al contrario! In un mondo al<strong>la</strong> deriva,<br />

che cerca disperatamente un punto di ancoraggio e un quadro di riferimento, in un mondo che<br />

- per istinto vitale di conservazione - si rivolge verso il passato e ai suoi valori, in un mondo<br />

assetato d’irrazionale e di spirituale, in cui le ideologie non riescono più a mobilitare le masse<br />

popo<strong>la</strong>ri, in un mondo al<strong>la</strong> ricerca di una istanza morale di ascolto universale che possa farsi<br />

l’avvocato dell’Umanità e l’interprete degli interessi superiori, in un mondo <strong>la</strong>cerato, al bordo<br />

dell’abisso, che ha tanto bisogno di una paro<strong>la</strong> conciliatrice e pacificatrice, <strong>la</strong> Santa Sede<br />

appare obiettivamente più indicato per soddisfare questi bisogni presenti.<br />

Con un prestigio simile a nessun altro, che affonda le sue radici in quasi duemi<strong>la</strong> anni di<br />

<strong>storia</strong>, che dispone di un credito morale e di una autorità spirituale incomparabile, il papato<br />

esercita oggi una influenza che, lontano da essere racchiusa nel quadro cristiano, si estende<br />

universalmente. Si eleva mediante l’altezza dei suoi propositi ben al di sopra dei dibattiti<br />

confessionali, politici e ideologici, sforzandosi di cogliere l’interesse generale e di definire il<br />

bene comune. Il Papa appare a molti come il porta-paro<strong>la</strong> più autorevole dell’umanità<br />

contemporanea. Chi potrebbe dubitare che l’avvenire gli sia favorevole?<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1253


APPENDICE N. 18<br />

È un bisogno dell’uomo avere al di sopra di sé Dio o un idolo<br />

In tutti i secoli l’uomo ha app<strong>la</strong>udito colui che lo affamava; servire i potenti era un vanto.<br />

Pochi uomini, ma molti padroni e ancor più servi e cortigiani. Se l’uomo non conosce Dio, si<br />

costruisce l’idolo. Il XX secolo non è più evoluto, sotto questo aspetto, di quelli passati. Anzi<br />

ci sono motivi per credere ad una sua involuzione. Il papa è il nuovo idolo e come tutti gli dèi<br />

è un business.<br />

Per convincersene, è sufficiente leggere i titoli del<strong>la</strong> stampa: «Il papa “Terzo Grande”,<br />

Giovanni Paolo II superstar», «Atteso come un Messia», ecc.... o osservare l’atteggiamento<br />

delle masse popo<strong>la</strong>ri nei confronti del<strong>la</strong> persona del Sommo Pontefice. In occasione del suo<br />

viaggio in Brasile, nel luglio 1980, Giovanni Paolo II poté ascoltare, da milioni di voci in<br />

delirio, queste parole: «Re, re, il Papa è nostro re!» Alcuni diranno che faceva parte<br />

dell’esuberanza brasiliana, è vero, ma questo esempio non è iso<strong>la</strong>to. In occasione del suo<br />

viaggio nelle Filippine nel febbraio 1981, Giovanni Paolo II passò a Legaspi sotto un arco di<br />

trionfo dove si potevano leggere queste parole di benvenuto: «Papa Giovanni Paolo II: il<br />

dolce Cristo in terra» (Le Pape Jean-Paul II: le doux Christ descendu sur terre!, quotidiano,<br />

Berner Oberländer, del 23/2/1981). Wojty<strong>la</strong> è uno showman senza: a Caracas, dopo un suo<br />

intervento, un giovane gli prende <strong>la</strong> mano e lo proc<strong>la</strong>ma «campeone del mundo»; a Parigi, al<br />

Parco dei Principi, è proc<strong>la</strong>mato «atleta di Dio», allo stadio Bernabeu di Madrid uno speaker<br />

grida al papa seduto sul suo trono, dopo le ovazioni del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> in delirio: «Inneggiamo al<strong>la</strong><br />

colossale figura di Giovanni Paolo II». Scrive D. del Rio: «Nell’epoca delle grandi fiere dei<br />

mass media, Wojty<strong>la</strong> è il papa spettacolo, che fa l’esibizione di sé sul<strong>la</strong> p<strong>la</strong>tea del mondo. Il<br />

mondo nord-americano, hollywoodiano, vede un “Wojty<strong>la</strong> superstar”, un “Wojty<strong>la</strong> superman”.<br />

Il mondo sud-americano, esaltato dal<strong>la</strong> passione calcistica, lo proc<strong>la</strong>ma “Goleador de <strong>la</strong><br />

Iglesia”, “Maradona de <strong>la</strong> fè”, “Trotamundo de <strong>la</strong> paz”» (o.c., p. 37). I termini utilizzati per<br />

designare il capo del<strong>la</strong> Chiesa cattolica ci devono portare a riflettere, rive<strong>la</strong>tori di uno stato<br />

mentale inquietante. Questo fenomeno di devozione al<strong>la</strong> persona del Papa prende in ogni caso<br />

delle ampiezze e dimensioni al<strong>la</strong>rmanti, facendo di lui un vero idolo delle masse.<br />

Per conquistare le folle, sul piano socio-politico-religioso il papato non rifiuta il sostegno<br />

di mammona e del<strong>la</strong> politica machiavellica: «Il fine giustifica i mezzi». «L’organizzazione del<br />

trionfo papale è fatto dalle grandi società industriali, dalle multinazionali, dalle banche,<br />

perfino dal<strong>la</strong> forze armate. Il mezzo di pressione è <strong>la</strong> pubblicità. Il papa viene assunto ad<br />

altissimo pretesto di pubblicità, cioè di vendita o di propaganda, in un miscuglio di<br />

consumismo (da lui stesso condannato in diverse occasioni. n.d.r.) e di esibizione di fede<br />

(vedere il suo essere raccolto in atteggiamento di estasi davanti ai cameramen, per essere<br />

ripreso al<strong>la</strong> luce dei riflettori ed avvolto dallo scompiglio di tutti coloro che si muovono e<br />

<strong>la</strong>vorano. n.d.r.). Le fonti del consumo, del profitto, del potere, utilizzano <strong>la</strong> figura del<br />

pontefice a proprio vantaggio. Pagine e pagine intere di pubblicità sui giornali, spot al<strong>la</strong><br />

televisione vengono pagati da multinazionali, associazioni industriali, ditte di prodotti<br />

alimentari, società di assicurazioni... per dare il benvenuto al “Pellegrino del<strong>la</strong> pace e del<strong>la</strong><br />

speranza”, per inneggiare a “Colui che incarna l’amore di Dio”, “Che fa stare più vicino a<br />

Cristo”, per incitare tutti ad “Ascoltare e mettere in pratica <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio”. È <strong>la</strong> predica al<br />

popolo fatta dalle industrie e dalle banche in nome del papa. “Tu sei Pietro”, dice <strong>la</strong> Pepsi-<br />

Co<strong>la</strong> a Caracas, mostrando sui giornali e al<strong>la</strong> televisione una roccia che sorge dal mare. I<br />

pennoni ed i camion del<strong>la</strong> Pepsi stanno tutt’intorno. La Pepsi-Co<strong>la</strong> ha l’esclusiva per dissetare<br />

i fedeli. La Coca-Co<strong>la</strong>, invece, appare sugli schermi televisivi in Bolivia, nel Paese in cui, sui<br />

grandi altipiani e nelle foreste, <strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> coca è un rito sacro antico e ora è <strong>la</strong><br />

1254<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

fortuna dei narcotrafficanti. “Tu sei <strong>la</strong> luce” propaganda <strong>la</strong> Compagnia di Elettricità in<br />

Venezue<strong>la</strong>. In Australia si mette sul mercato una nuova birra in occasione del<strong>la</strong> visita papale<br />

ad Ade<strong>la</strong>ide. Sul<strong>la</strong> <strong>la</strong>ttina si riproduce una mitria stilizzata e <strong>la</strong> scritta “Papal visit 1986”. Il<br />

colossale picnic offerto dall’Australian Lager Beer era per centomi<strong>la</strong> persone a base di<br />

salsiccia e Pop’s beer. Queste concessioni di pubblicità, birra, Pepsi, Coca e tutto quanto può<br />

essere business è utilizzato dal<strong>la</strong> Chiesa per le spese del viaggio papale. Wojty<strong>la</strong> dice: «Penso<br />

che non si debba badare a spese quando siamo stati riscattati a così caro prezzo». «La<br />

concezione di Wojty<strong>la</strong>, infatti, è che tutto debba essere messo a disposizione dei suoi viaggi<br />

apostolici» (D. del Rio, o.c., pp. 39-41).<br />

Mai il papato ha goduto del prestigio che ha ora<br />

L’ex francescano Domenico del RIO, corrispondente del Vaticano del quotidiano La<br />

Repubblica, così scrive nel suo articolo Fedeli spagnoli in trance per un Wojty<strong>la</strong> superstar, in<br />

occasione del<strong>la</strong> sua visita in Spagna: «Non era in programma che fosse un viaggio umile. E,<br />

infatti non lo è stato. Wojty<strong>la</strong> ha avuto gli ossequi delle caste del potere: ecclesiastico,<br />

politico, militare. Non era mai arrivato in una città senza essere immediatamente circondato da<br />

vicino dai rappresentanti ossequiosi delle tre caste. Il trionfo popo<strong>la</strong>re veniva dopo, ma tenuto<br />

lontano, separato dai vetri blindati e dai corpi del<strong>la</strong> polizia. Il Vicario di Cristo, in Spagna, è<br />

entrato nel<strong>la</strong> casa del re, ha fatto una foto ricordo, felice, con <strong>la</strong> famiglia reale. Non è entrato<br />

in una casa di un povero. I poveri, quando sono alluvionati, si visitano dall’alto di un<br />

elicottero, dal<strong>la</strong> cima di una montagna, come ha fatto ad Alcira. I poveri, quando sono<br />

disoccupati, si visitano dall’alto di un palco, come ha fatto in un barrio popo<strong>la</strong>re di Madrid. I<br />

poveri non hanno saloni dorati, e forse sparano.<br />

A Madrid, allo stadio Bernabeu, gremito di giovani impazziti di entusiasmo per Wojty<strong>la</strong>,<br />

mai spettacolo è stato così sconso<strong>la</strong>nte. Anche i giovani, oggi, sanno essere deso<strong>la</strong>tamente<br />

cortigiani. Dopo le ovazioni, dopo i canti, dopo le danze, che sembravano segni di freschezza<br />

giovanile, c’è stato l’omaggio dei doni. A due a due, un ragazzo e una ragazza, salivano le<br />

scale del palco, portando fiori, frutti, stoffe, tappeti, una cappa da torero. Lo stadio era<br />

piombato in un grande silenzio. Uno speaker inneggiava in un microfono al<strong>la</strong> “colossale figura<br />

di Sua Santità Giovanni Paolo II”. I ragazzi e le ragazze salivano in una lunga fi<strong>la</strong> e si<br />

inginocchiavano davanti al pontefice presentando i doni. Come i vinti al vincitore. Wojty<strong>la</strong> era<br />

<strong>la</strong>ssù, serio, infossato in un trono basso, con le mani che gli penzo<strong>la</strong>vano sui braccioli. Non era<br />

un papa, era un satrapo orientale» (Fedeli spagnoli in trance per un Wojty<strong>la</strong> superstar, in La<br />

Repubblica, cit. da WILLEY David, Il Politico di Dio, Longanesi & C., Mi<strong>la</strong>no 1992, pp.<br />

238,239).<br />

Scrive Gianni BAGET BOZZO su Repubblica del 27 dicembre 1989, p. 12: «Nessuna figura<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> di tutto il cristianesimo ha assunto <strong>la</strong> grandezza politica come misura del<strong>la</strong><br />

presenza spirituale quanto il papa di Roma.- Il papato ha in questi ultimi anni espresso una<br />

grandezza politica che non era <strong>la</strong> sua da molti secoli: mai il ruolo politico del<strong>la</strong> Santa Sede è<br />

stato così alto in tutto il mondo. Come negare il ruolo del<strong>la</strong> diplomazia vaticana nel<strong>la</strong><br />

conferenza di Helsinki, che ora <strong>la</strong> nuova leadership sovietica mette al centro del suo<br />

programma verso l’Europa e verso gli Stati Uniti? Come non prendere atto che <strong>la</strong> visita di<br />

Gorbaciov a Roma nel<strong>la</strong> ricerca di una legis<strong>la</strong>zione morale verso il mondo occidentale sia un<br />

momento unico nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del papato, specie nei suoi rapporti con <strong>la</strong> Russia?... La Chiesa<br />

cattolica si trova a suo agio in questa congiuntura perché essa viene così ricondotta al suo<br />

antico: al<strong>la</strong> Chiesa come soggetto politico primario nel mondo mediante il pontificato romano.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1255


APPENDICE N. 18<br />

Dall’ultimo secolo del secondo millennio cristiano, Giovanni Paolo II si al<strong>la</strong>ccia al papa che,<br />

all’inizio del millennio, diede <strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> Chiesa romana in tutto questo tempo: Gregorio<br />

VII. Mai una restaurazione apparve tanto “moderna”, mai una innovazione risultò un tanto<br />

grandioso ripristino. - La realtà è sempre ambigua e specie <strong>la</strong> realtà di un grande soggetto<br />

politico e religioso. È certamente un fatto inatteso che <strong>la</strong> seco<strong>la</strong>rizzazione abbia condotto al<strong>la</strong><br />

fine del<strong>la</strong> maggiore delle ideologie, il marxismo-leninismo e che parole come “spirito”, in<br />

contrapposizione a “materia”, e “non violenza” siano il lessico di riferimento del nuovo corso<br />

sovietico. Assumere <strong>la</strong> Chiesa come il principale soggetto politico nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> è possibile solo<br />

concentrando<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> figura del papa: solo in questa concentrazione di potere sta <strong>la</strong> possibilità<br />

reale di egemonia storica di un corpo sociale che non possiede <strong>la</strong> forza materiale. Fu questa <strong>la</strong><br />

grande intuizione di Gregorio VII...».<br />

L’ultimo ricorso<br />

Mentre <strong>la</strong> maggior parte delle sfide che affronta <strong>la</strong> generazione attuale si colloca su sca<strong>la</strong><br />

p<strong>la</strong>netaria, il bisogno di una autorità soprannaturale si fa sempre più sentire. In effetti, che si<br />

tratti di un problema economico e monetario, del<strong>la</strong> corsa agli armamenti, delle questioni del<br />

diritto internazionale, come il diritto del<strong>la</strong> madre, del problema ecologico, ecc...., è senza<br />

ombra di dubbio che i litigi devono essere rego<strong>la</strong>ti in forma amichevole. «Si ha bisogno di una<br />

autorità mondiale che possa agire efficacemente sul piano giuridico e politico», ha dichiarato<br />

papa Paolo VI e si rende necessaria una autorità capace di dire l’ultima paro<strong>la</strong>, mettendo così a<br />

tacere i partiti avversi. Ma, si dirà, non è questa <strong>la</strong> missione delle organizzazioni<br />

internazionali, del<strong>la</strong> Corte Internazionale di giustizia dell’Aia in partico<strong>la</strong>re? Bisogna far<br />

notare che se le organizzazioni internazionali hanno giocato un ruolo utile e hanno contribuito<br />

a rego<strong>la</strong>re numerose difficoltà internazionali, esse sono purtroppo state incapaci di agire<br />

efficacemente quando era più necessario, cioè ogni volta che le grandi potenze erano<br />

direttamente implicate in un conflitto. In effetti <strong>la</strong> pratica del diritto di veto accordato alle<br />

grandi potenze paralizza l’ONU. nelle crisi più gravi. In tali casi, quando le sorti di tutta<br />

l’umanità sono in gioco, <strong>la</strong> sopravvivenza di essa sembra dipendere dal<strong>la</strong> buona volontà dei<br />

dirigenti delle forze antagoniste.<br />

In queste condizioni sarebbe veramente straordinario che in caso di pericolo grave - il<br />

confronto tra grandi potenze per esempio, allorquando tutti i mezzi c<strong>la</strong>ssici di mediazione e di<br />

arbitraggio si siano esauriti - il mondo, sull’orlo dell’abisso, colto da vertigini, si rivolgesse<br />

verso il papa, pressandolo di intervenire come mediatore, come arbitro? Disponendo di un<br />

capitale di fiducia immensa, non apparirebbe agli occhi degli abitanti del<strong>la</strong> terra come il<br />

meglio abilitato nell’adempiere questo compito dell’ultima possibilità? Il papa non<br />

apparirebbe in quell’ora cruciale come l’ultima possibilità dell’umanità prima di un suicidio<br />

collettivo? Le osservazioni di Michel PONIATOWSKI, uomo politico francese, già ministro degli<br />

Interni, vanno in questa direzione: «Il papa è <strong>diventa</strong>to uno degli ultimi punti di incontro di<br />

una umanità disorientata» (cit. estratta dal<strong>la</strong> lettera settimanale dell’Institut de prospective<br />

politique di lunedì 12 maggio 1980, Le Monde, 14/5/1980).<br />

Affinché un mediatore ed un arbitraggio sia possibile ed efficace, bisogna evidentemente<br />

che le parti in conflitto riconoscano tutte e due <strong>la</strong> stessa autorità, e che esse siano disposte a<br />

inchinarsi davanti al verdetto emesso. È per conseguenza indispensabile che il mediatore o<br />

l’arbitro disponga di un credito sufficiente presso gli avversari. Da questo punto di vista il<br />

papato, abbiamo detto, possiede delle carte non indifferenti; inoltre è pronto a servirsene.<br />

1256<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

Per convincercene non è inutile ricordare che, nel 1978, il Cile e l’Argentina erano sul<br />

piede di guerra, pronte a gettarsi l’uno contro l’altra armata. Giovanni Paolo II offerse <strong>la</strong> sua<br />

mediazione per evitare il conflitto per delle isole nel canale di Beagle. L’offerta venne<br />

accettata e fu firmata l’8 gennaio 1979 a Montevideo. Il 14 dicembre 1980, Giovanni Paolo II<br />

espresse le sue proposte per il superamento del conflitto territoriale permettendo di<br />

raggiungere una soluzione rapida e duratura. Aggiunse che pregava perché «mediante il loro<br />

gesto di pace, i due paesi fornissero un esempio di comprensione e di concordia di cui altri<br />

popoli si felicitassero».<br />

Se <strong>la</strong> mediazione del papa sfociò in un rego<strong>la</strong>mento pacifico durevole ed evitò il conflitto,<br />

ci si può domandare se questo non potrebbe servire in avvenire del modello di rego<strong>la</strong>mento,<br />

aprendo così <strong>la</strong> via ad altre mediazioni del<strong>la</strong> Santa Sede. Al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> dichiarazione del 14<br />

dicembre 1980, non è proibito pensarlo... In ogni caso il papa ha mostrato che era pronto a<br />

pagare di persona, impegnandosi per <strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> pace come mai un papa l’aveva fatto<br />

nell’epoca contemporanea. Ciò fa pensare al tempo in cui il papato divideva i litiganti con<br />

autorità. Così il papa Alessandro VI che, sollecitato ad arbitrare <strong>la</strong> divisione delle terre<br />

scoperte al di là dell’oceano tra il Portogallo e <strong>la</strong> Spagna, promulgò il 4 maggio 1493 <strong>la</strong> sua<br />

famosa “bol<strong>la</strong> di demarcazione” che divideva le terre in litigio, nel mondo intero, tra le due<br />

nazioni iberiche.<br />

All’esempio di Cile-Argentina si può aggiungere il ruolo del<strong>la</strong> Chiesa cattolica nelle<br />

Filippine, dopo Marcos, per dare al paese un governo democratico; l’opera del<strong>la</strong> Chiesa nei<br />

paesi in guerra dell’America centrale; <strong>la</strong> sua azione in Palestina e <strong>la</strong> volontà del papa di<br />

operare nel tormentato Libano. La forza del<strong>la</strong> Chiesa si è dimostrata in Polonia ed in altri paesi<br />

dell’Est.<br />

«Portato in alto da una formidabile ondata di angoscia, il papa è come issato e spinto<br />

davanti al<strong>la</strong> scena internazionale. Di volta in volta affettuoso o severo, prodigo in<br />

incoraggiamenti, suscitando <strong>la</strong> speranza, occupa il posto di «padre per i tempi di incertezza»<br />

(Antoine MAURICE, Des lieux communs pour <strong>la</strong> p<strong>la</strong>nète, in Journal de Genève del 3/6/1980). In<br />

occasione del<strong>la</strong> visita di Giovanni Paolo II negli Stati Uniti nell’ ottobre 1979, il noto<br />

editorialista americano James RESTON scriveva: «Non abbiamo avuto un altro visitatore come<br />

lui dal<strong>la</strong> fondazione del<strong>la</strong> Repubblica. Ci ha fatto riflette ed anche sperare» (cit. Louis<br />

WIZNITZER, Jean-Paul II a été reçu par le président Carter, in Journal de Genève<br />

dell’8/10/1979). Gli sguardi per l’avvenire che incute paura si volgeranno con maggiore<br />

intensità verso <strong>la</strong> più venerabile delle istituzioni; essa, che ha già attraversato tante<br />

vicissitudini, non aiuterà l’umanità ad attraversare ciò che appare a molti come un pericoloso<br />

scoglio? Come lo sforzo comune intrapreso dagli uomini dell’antica Babele, che volevano<br />

evitare <strong>la</strong> dispersione e assicurare il loro avvenire, l’ascesa del papato all’orizzonte di questo<br />

mondo è un sintomo dell’angoscia, un segno di profonda disperazione dell’umanità<br />

contemporanea.<br />

Promosso “padre per i tempi di incertezza”, il papa suscita delle speranze immense.<br />

Mentre il cargo “Umanità” imbarca acqua, sempre più numerosi sono coloro che fissano i loro<br />

sguardi su questo uomo-potere straordinario, <strong>la</strong> cui paro<strong>la</strong> ridà speranza e coraggio; sempre<br />

più numerosi sono coloro che concentrano le loro speranze su colui che, mediante il suo<br />

carisma, sembra essere capace di riunire attorno al<strong>la</strong> sua persona gli uomini e i popoli di<br />

qualunque religione, ideologia o sistema sociale appartengano. Ma queste attese sono<br />

ragionevoli? In altri termini, il papato può realizzare le aspettative di tutti coloro che contano<br />

su di lui? Si può legittimamente dubitare.<br />

Nei Paesi che visita, Wojty<strong>la</strong> «<strong>diventa</strong> maestro universale: disserta di economia, di<br />

politica, di buon governo, di rapporti internazionali. Fa rimproveri, denuncia ingiustizie,<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1257


APPENDICE N. 18<br />

chiede libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani. I capi di Stato, i capi di governo, i<br />

dittatori sono ossequiosi, fanno finta di niente, circondano il papa di premurose misure di<br />

sicurezza. Ma, intanto, questi governanti, questi dittatori, si trovano in casa un personaggio,<br />

Giovanni Paolo II, pontefice di Roma, venuto lì a giudicarli. Il papa che rivendica i diritti dei<br />

poveri, degli oppressi, che presta <strong>la</strong> sua voce potente, il suo grido, a chi voce non può avere; il<br />

papa che alimenta coscienza di democrazia e aneliti di libertà. Quale uomo, quale leader oggi,<br />

o mai nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, può andare in un Paese ad elencare e a denunciare ingiustizie perpetrate in<br />

una nazione di cui è ospite invitato, acc<strong>la</strong>mato, riverito? Questo accade per una potenza<br />

personale del personaggio, ma anche per il fatto che egli, dovunque vada, trova un popolo di<br />

cattolici che è suo, organizzato dal<strong>la</strong> chiesa del luogo, di cui egli è il capo, cui può par<strong>la</strong>re con<br />

autorità, accolto con entusiasmo e commozione» (D. del Rio, o.c., pp. 45,46).<br />

«Lo acc<strong>la</strong>mano i po<strong>la</strong>cchi di Solidarnosc e i loro sostenitori democratici di tutto il mondo,<br />

ma lo vedono come un interlocutore possibile le gerarchie del socialismo realizzato,<br />

individuando nel cristianesimo uno strumento di unificazione delle nazionalità orientali che<br />

scappano da tutte le parti. Lo rimpiangono gli ebrei memori del<strong>la</strong> visita dell’aprile 1986 al<strong>la</strong><br />

Sinagoga di Roma, che lo hanno considerato come il primo papa che abbia fatto concrete<br />

mosse per superare l’antisemitismo millenario del<strong>la</strong> Chiesa, ma nello stesso tempo lo<br />

app<strong>la</strong>udono gli antisemiti cattolici del<strong>la</strong> Polonia, lieti che il cardinale Glemp si sia posto a<br />

baluardo del convento delle carmelitane ad Auschwitz» (F. Nirenstein, o.c., p. 32). Ora queste<br />

suore non ci sono più.<br />

App<strong>la</strong>udito all’Est come all’Ovest, al Sud come al Nord, il papa può veramente<br />

accontentare tutto il mondo? Il successo del papa è ambiguo: le sue dichiarazioni sono<br />

interpretate in modi diverso, ogni gruppo si sforza di trarne il meglio possibile nel suo<br />

confronto con gli altri. A leggere i commentatori del<strong>la</strong> stampa che prendono in considerazione<br />

i discorsi del Sommo Pontefice, è chiaro che, a parte le differenti posizioni personali o<br />

ideologiche, quasi tutti si sentono confrontati con le sue dichiarazioni, nel<strong>la</strong> misura in cui evita<br />

di prendere posizione su dei problemi concreti, precisi, accontentandosi di ricordare dei<br />

principi. Evitando di prendere partito, il papa agisce certamente con saggezza. Ma lo potrà<br />

sempre fare? D’altra parte, se si impegna di più, riferendosi a dei problemi concreti, come<br />

sembra voler fare Giovanni Paolo II, questa posizione non diventerebbe sempre meno<br />

comoda? Non sarebbe più al riparo di critiche, ma vi si esporrebbe. In queste condizioni, il<br />

papato rischia una caduta brutale e molto più rapida di quanto sia stata l’ascesa.<br />

Se l’ascesa del papato non è senza pericolo per lui, essa non è senza pericolo per il mondo,<br />

sia sul piano politico sia sul piano spirituale. Supponiamo, ad esempio, che <strong>la</strong> comunità<br />

internazionale gli accordi, in caso di estrema urgenza, i poteri straordinari che sarebbe in<br />

diritto di esigere per esercitare efficacemente un arbitraggio. In questo caso che garanzia il<br />

mondo avrebbe che il suo potere sarebbe giudiziosamente utilizzato e che le libertà<br />

fondamentali saranno rispettate? Se nessun organo di controllo esiste, come potrà essere<br />

assicurato che il papato non ne tirerà vantaggi, come avvenne nel Medio Evo?<br />

Ad ogni modo, che sia complice o meno, attirando su di sé gli sguardi dell’umanità al<strong>la</strong><br />

ricerca di un punto di ancoraggio, di un punto d’appoggio sicuro e solido, il papato li<br />

allontana dall’Eterno che il Cristo è venuto a rive<strong>la</strong>re e da Colui che solo può soccorrer<strong>la</strong>,<br />

facendo dimenticare il ritorno di Cristo Gesù e <strong>la</strong> realizzazione del Regno di Dio.<br />

Possiamo chiederci se i tentativi del papato di riunire attorno a sé gli individui e le nazioni<br />

del<strong>la</strong> terra, non sarebbero una parodia del<strong>la</strong> realizzazione del Regno dei cieli, promesso dal<br />

Cristo ai suoi discepoli, del quale, lui, il suo Vicario possa dire: «Io seggo regina e non sono<br />

vedova, e non vedrò mai dolore» (Apocalisse 18:7).<br />

1258<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

Supponendo che il papato riesca a imporre una tregua universale, potrebbe questa essere<br />

per molto tempo prolungata, in un mondo di<strong>la</strong>niato dagli antagonismi e dalle rivalità? Non<br />

sarebbe altro che un breve rinvio accordato all’umanità fuori strada, in preda al<strong>la</strong> confusione.<br />

Allora questa tregua potrebbe ben essere <strong>la</strong> calma che precede <strong>la</strong> tempesta, ultimo episodio<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> dell’umanità, ultima peripezia di una lunga tragedia di cui l’avvenimento glorioso<br />

del Cristo sarà, secondo <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione, il punto finale. Così si compirebbe <strong>la</strong> <strong>profezia</strong><br />

dell’apostolo Paolo concernente il “tempo del<strong>la</strong> fine”: «Il giorno del Signore verrà come un<br />

<strong>la</strong>dro nel<strong>la</strong> notte. <strong>Quando</strong> gli uomini diranno: Pace e sicurezza! allora una rovina improvvisa li<br />

sorprenderà, come i dolori delle doglie sorprendono <strong>la</strong> donna incinta, e non sfuggiranno<br />

affatto» (1 Tessalonicesi 5:2,3).<br />

Questo orientamento del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> è stato previsto dall’Eterno e annunciato nel<strong>la</strong> sua Paro<strong>la</strong>.<br />

Prima di concludere vogliamo riportare alcuni passaggi dell’intervista che Alceste SANTINI<br />

ha fatto a Joaquìm Navarro VALLS, portavoce del<strong>la</strong> Santa Sede e riportata ne l’Unità, di lunedì<br />

23 dicembre 1996. «Non c’è dubbio che ogni messaggio, ogni gesto, ogni atto del papa, come<br />

quello di chiedere, per esempio, <strong>la</strong> grazia per Joseph O’Dell, è stato portato ai più lontani<br />

confini del<strong>la</strong> Terra dai mass media influenzando l’opinione pubblica fino al punto di<br />

condizionare anche i Governi». Par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong> funzione del<strong>la</strong> televisione ricorda: «Eravamo<br />

giunti all’aeroporto di Bogotà, in Columbia, quando un bambino di circa dieci anni, dopo <strong>la</strong><br />

cerimonia ufficiale dell’arrivo, si avvicinò al Papa per salutarlo e gli chiese: “Ma tu sei proprio<br />

quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> TV?”». Ciò vuol dire «che il Papa reale deve confermare il Papa virtuale del<strong>la</strong> tv e<br />

non il contrario. È lo stesso fenomeno che si verifica quando il Papa incontra per il mondo<br />

grandi masse umane che lo hanno già visto attraverso i mass media. In sostanza, il Papa è<br />

arrivato fuori del<strong>la</strong> geografia cattolica non dal pulpito o dall’altare delle chiese ma attraverso i<br />

mass media. È un fatto che una rivista come Time, che ha le sue diverse edizioni fra cui quel<strong>la</strong><br />

europea ed asiatica, abbia dichiarato due anni fa il Papa “uomo dell’anno” e che quest’anno<br />

un’altra autorevole rivista, Neeswek, lo abbia definito “figura indiscutibile”. Le encicliche, e i<br />

suoi interventi, anche recentissimi, a favore del<strong>la</strong> nuova politica di solidarietà sociale, rispetto<br />

a chi vorrebbe risolvere tutto con il solo profitto ed il solo mercato, hanno <strong>la</strong>sciato un segno e<br />

riempito anche un vuoto, dopo <strong>la</strong> caduta dei muri e delle ideologie nel 1989. Ciò che più ha<br />

colpito intervenendo in questi temi, è che il papa ha par<strong>la</strong>to secondo una visione antropologica<br />

e filosofica da essere accettata anche da noi cattolici. Così, negli ultimi cinque anni, hanno<br />

suscitato vasta risonanza i suoi interventi sui problemi nuovi e delicati del<strong>la</strong> bioetica. Questo<br />

fenomeno si spiega anche con il fatto che le legis<strong>la</strong>zioni sono carenti in questo campo e molti<br />

Stati, per rego<strong>la</strong>rsi, tengono conto di quanto affermato dal<strong>la</strong> S. Sede».<br />

La riprova di questa influenza è riportata su La Repubblica del 21 gennaio 1997: «In Corea<br />

il cardinale Stephen Kim sta mediando tra il governo di Seul e i leader sindacali in rivolta...<br />

Dall’America <strong>la</strong>tina al<strong>la</strong> Polonia, alle Filippine <strong>la</strong> gerarchia ecclesiastica cattolica ha esercitato<br />

spesso negli ultimi decenni il ruolo di prudente avvocato del<strong>la</strong> protesta sociale. Per evitare<br />

violenze e favorire riforme sociali e qualche volta anche politiche. L’aspetto singo<strong>la</strong>re è che<br />

nel<strong>la</strong> Corea del Sud il cattolicesimo non è <strong>la</strong> religione del<strong>la</strong> maggioranza e nemmeno di una<br />

forte minoranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. I fedeli sudcoreani si attestano sul 7 per cento... È decisivo<br />

il corso che Giovanni Paolo II ha impresso alle comunità cattoliche a livello internazionale. ...<br />

Papa Wojty<strong>la</strong> è riuscito durante il suo pontificato a legare in modo forte il tema del<strong>la</strong> fede<br />

cristiana al<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> dignità umana e del<strong>la</strong> giustizia sociale. Anno dopo anno,<br />

decennio dopo decennio, Giovanni Paolo II ha battuto su questo tasto. Si trattasse di<br />

appoggiare i metalmeccanici di San Paolo in Brasile, ... o Solidarnosc in Polonia o <strong>la</strong> causa dei<br />

diseredati nelle terre dell’ex Unione Sovietica. Al<strong>la</strong> globalizzazione dell’economia il pontefice<br />

romano risponde con una globalizzazione di un messaggio di dignità, di libertà e di<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1259


APPENDICE N. 18<br />

riconoscimento del ruolo del <strong>la</strong>voratore. Un messaggio che è <strong>la</strong>ico e religioso al tempo stesso.<br />

Religioso, perché nel pensiero di Karol Wojty<strong>la</strong> trae origine dall’annuncio di salvezza del<br />

Cristo. Laico, perché non impone nessuna etichetta confessionale a valori di solidarietà e di<br />

giustizia, che sono universalmente condivisibili e rintracciabili in molte fedi e in molte<br />

espressioni del pensiero umanitaristico. Nel proc<strong>la</strong>mare questi valori come leader<br />

internazionale Giovanni Paolo II è pressoché solo sul<strong>la</strong> scena.... L’eco del suo pensiero e del<strong>la</strong><br />

sua azione arriva fino alle sponde asiatiche del Pacifico. E allora si può cominciare a capire<br />

meglio come <strong>la</strong> ripetitività di tanti suoi discorsi nei suoi innumerevoli viaggi intorno al mondo<br />

non risulti sprecata. In tempi brevi appare come il rep<strong>la</strong>y di una canzone già sentita, in tempi<br />

lunghi è <strong>la</strong> ripetitività del contadino che va su e giù per il campo, arandolo... Nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

niente avviene per caso. Negli Stati Uniti e nel mondo è da diciotto anni che papa Wojty<strong>la</strong><br />

ribadisce questi concetti ... (il) valore base del<strong>la</strong> società deve essere <strong>la</strong> solidarietà e non<br />

l’“ideologia capitalistica radicale”. Wojty<strong>la</strong> profeta nel deserto? Il deserto è quello che rischia<br />

di crearsi ovunque, se unica stel<strong>la</strong> po<strong>la</strong>re resta nel mondo <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> dei costi e delle spese».<br />

POLITI Marco, La giustizia sociale secondo Woity<strong>la</strong>, in La Repubblica, 21.1.97, p. 11.<br />

Si è tentato di app<strong>la</strong>udire e ringraziare per i risultati conseguiti e che conseguirà, ma è <strong>la</strong><br />

conoscenza del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica che ci permette di esprimere una valutazione sul<strong>la</strong> natura di<br />

questo potere.<br />

La <strong>storia</strong> non insegna nul<strong>la</strong>, non è maestra di vita<br />

Gli uomini dal<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, contrariamente a quanto si dice e si afferma: “<strong>la</strong> <strong>storia</strong> è maestra di<br />

vita”, hanno tratto poche lezioni, a causa del<strong>la</strong> loro memoria corta e per un rifiuto del<strong>la</strong> visione<br />

profetica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> stessa che il messaggio biblico propone.<br />

Le guide che facevano visitare il Pa<strong>la</strong>zzo dei Dogi di Venezia all’imperatore Giuseppe<br />

(1765-1790), nel tentativo di non fargli vedere il quadro che raffigurava il Barbarossa<br />

inginocchiato davanti ad Alessandro III, per non provocare <strong>la</strong> sua suscettibilità, cercarono di<br />

distrarlo. L’imperatore se ne accorse e chiese <strong>la</strong> spiegazione del quadro che gli fu data con<br />

molta circospezione. Rispondendo, con un sorriso disse: «Tempi passati». Il presidente <strong>la</strong>ico<br />

Sandro PERTINI si compiaceva nel poter dire: «Il mio amico il papa». L’ex cancelliere<br />

protestante H. SCHMIDT sarebbe stato pronto a confessarsi presso Giovanni Paolo II.<br />

Naturalmente <strong>la</strong> lista potrebbe essere allungata con nomi più recenti.<br />

In tutti i secoli, insegnava e scriveva Louis GAUSSEN nel<strong>la</strong> metà del secolo scorso, i re delle<br />

terra hanno giocato a farsi prendere in giro dal papato. Come i bambini si divertono ad<br />

andare dai vecchi e farsi da loro aggirare, così i principi, di secolo in secolo, sono andati verso<br />

Roma per <strong>la</strong>sciarsi da lei giocare.<br />

Conclusione<br />

Vogliamo terminare questa appendice con le parole emblematiche con le quali David<br />

Villey conclude il suo libro, che dovrebbero essere per noi motivo di riflessione: «Il <strong>la</strong>scito più<br />

positivo e duraturo di Giovanni Paolo II sarà il nuovo ruolo politico internazionale del<br />

Vaticano e <strong>la</strong> sua rivendicazione del<strong>la</strong> leadership etica in una società mondiale sempre più<br />

seco<strong>la</strong>rizzata. Via via che i cattolici si presentano sempre meno come un gregge obbediente,<br />

1260<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

anche il ruolo di guida infallibile del Vaticano, e interprete del<strong>la</strong> dottrina religiosa cattolica, è<br />

destinato a essere preso meno sul serio. Ciononostante i Ministeri degli Esteri del Nuovo e del<br />

Vecchio Mondo attribuirono <strong>la</strong> massima importanza alle parole del papa quando, par<strong>la</strong>ndo a<br />

Fatima nel maggio 1991 nel decimo anniversario dell’attentato di piazza San Pietro, definì<br />

precaria e instabile <strong>la</strong> situazione politica nell’Est europeo. Tra i vip che ascoltavano il<br />

messaggio del pontefice c’era un ospite insolito: Gennady Gerasimov, ex portavoce del<br />

Cremlino e oggi ambasciatore sovietico in Portogallo. Era <strong>la</strong> prima volta che Mosca si faceva<br />

rappresentare ufficialmente a una cerimonia religiosa del<strong>la</strong> Chiesa cattolica romana. Al<strong>la</strong><br />

richiesta di commentare <strong>la</strong> sua presenza in un santuario dedicato al<strong>la</strong> riconversione cristiana<br />

dell’Unione Sovietica, Gerasimov semplicemente rispose: “L’Unione Sovietica è tornata nel<br />

mondo”.<br />

Al<strong>la</strong> fine dell’anno l’Unione Sovietica non esisteva più» (D. Willey, o.c., p. 286).<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1261


APPENDICE N. 18<br />

1262<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Testo sacro e sue traduzioni<br />

Versioni antiche e con caratteri non italici<br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Araba<br />

GEHMAN Henry S., The Polyglot Arabic Text of Daniel and its Affinities, in Journal of Bible Literature, XLIV, Parte III, pp. 325-<br />

352 1 ;<br />

LOEFGREN Oscar (1898- ) - Studien su den Arabuschen Daniel übersetsungen, Uppsa<strong>la</strong> 1936;<br />

Aramaica<br />

- The Interlinear Hebrew-Aramaic Old Testament, with Strong’s Concordance Numbers Above Each Word, vol. III, Jay P. Green, Sr.<br />

General Editor and Tans<strong>la</strong>tor, 2 a ed., Hendrickson Publishers, USA 1985.<br />

- Aramaic Language, in Zondervoan Pictorial Encyclopedia of the Bible, vol. I, ed. M. C. Tennesse, Grand Rapids 1975, p. 255;<br />

- Das Aramäische im Buche Daniel, in Zeitschrift für die altestamentliche Wissenschaft, n. 45, 1927, pp. 81-133;<br />

BAUMGARTNER W., Hebräische und aramäische Lexikon zum Alten Testament, Leiden 1974;<br />

DRIVER Samuel Rolles - The Aramaic of Daniel, in Journal of Biblical Literature (JBL), n. 45, 1926, pp. 110-119, 323-325;<br />

HOLLADAY W.L., A Concise Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament, Leiden 1971;<br />

Ebraica<br />

- Biblia Hebraica, R. Kittel, 3 a ed., Stuttgard 1966;<br />

- Biblia Hebraica Stuttgartensia, K. Elliager and W. Rudolph, Stuttgart 1976;<br />

Etiopica<br />

LOEFGREN Oscar (1898- ) - Die Aethiopian übersetzung der Buches Daniel, Paris 1927, 163 pp.;<br />

Copta<br />

MUENTER Friedrich Christian Karl Heinrich (1761-11850) - vesc.luter.di Zee<strong>la</strong>nd - Specium Versionum Danielis Copticarum<br />

nominum, Rome 1786, 100 pp, su Daniele IX;<br />

Greche<br />

- The Greek New Testament, Edited by Kurt A<strong>la</strong>nd, Mathew B<strong>la</strong>ck, Carlo M. Martini, ecc. in cooperation with the Institute for New<br />

Testament Textual Research, 2 a ed, United Bible Societies, Stuttgart 1966; ed., 1968;<br />

BERGER K<strong>la</strong>us, Die griechisch. Daniel - Diegese; eine alttestament Apokalypse, Leiden 1976, pp. XXIII-163;<br />

BERNINI Giuseppe - cattol. - Daniele, ed. Paoline, Roma 1976;<br />

GRELOT Pierre (1917- ) - teol.catt.franc. - Les versions grace de Daniel, in Biblica, n. 47, Roma 1966, pp. 381-402;<br />

LXX<br />

- Septuaginta, Id est Vetus Testamentum graece iuxta LXX interpretes, ed. Alfred Rahlfs, vol. II, Libri poetici et prophetici, edito nova,<br />

2 vol., Stuttgart 1935; 7 a ed., Stuttgart 1962; 9 a ed., Deutsche Bibelstiftung Stuttgart 1935;<br />

BLUDAU August (1862-1930) - teol.catt.ted. - Die Alessandrinische Uebersetzung des Buches Daniel und ihre Verhältniss zum<br />

massoretische, Freiburg i. Br. 1897, pp. XIX-218;<br />

- De Alexandrinae Interpretation libri Danielis indole critica, Münster 1891, 75 pp.;<br />

BUGATI Caetano (1745-1816) - sacer.ital. - Daniel secundum edit, LXX interpretat., Mi<strong>la</strong>no 1788<br />

DE MAGISTRI Simona Maria (1728-1802) - orient.ital. - Daniel secundum Septuaginta et Tetrapolis Originis, Romae 1762; ristampa,<br />

Göttingen 1773, pp. XLIV-668; 1774;<br />

FROOM LeRoy Ludwin, The Prophete Faith of our Fathers, vol. I, pp. 169-180;<br />

GEISSEN Angelo, Der Septuagin-Text des Buches Daniel Kap. 5-12, zusammen mit Susanna, Bel et Draco, vol. III, Bonn 1968;<br />

GRELOT Pierre (1917- ) - teol.catt.franc. - La Septante de Daniel IV et son substrat sémitique, in Revue Biblique, gennaio 1974,<br />

pp. 5-23;<br />

HABELT Rudolph, Der Septuagint - Text des Buches Daniel, vol. III, Bonn 1968, pp. 1-291;<br />

HAMM Winfried, Der Septuagint - Text der Buches Daniel, vol. I, Bonn 1969, 1977;<br />

JAHN Gustav (1837- ) - Das Buch Daniel nach der Septuaginta hergestelt, übersicht und kritische Erklärung, Leipzig 1904, XXII-<br />

137 pp.;<br />

OTTLEY Richard Rusden (1864- ) - A Handbook to the Septuagont, London 1920, pp. 5,10,24,25,40,109, 282;<br />

RAHLFS Alfred (1865-1935) - Septuaginta, vol. II, Stuttgart 1935;<br />

RIFE John Marle (1895- ) - Some tras<strong>la</strong>tions Phenomenal on the Greek Version of Daniel, tesi Università di Chicago 1931, 79 pp.;<br />

SEGAAR Carolus (1724-1803) - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Daniel secundum Septuaginta et Tetrap<strong>la</strong> Origenis cum Animadversionibus et<br />

Praefatione, Utrecht 1775, XIV.100-115 pp.;<br />

STEINER Benjamin Ernest (1936- ) - past.avv.amer. - A linguistic analysis of Daniel 2 and 7 in the Septuagint and Theodotionis<br />

Versiones, Berren Spring 1962;<br />

WIEGREN Allen Paul (1906- ) - A Comparative Study of the Theodotionis and Septuagint trans<strong>la</strong>tion of Daniel, tesi Università<br />

di Chicago 1932, 26 pp;<br />

1 Il numero delle pagine si riferiscono allo scritto di Daniele


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Teodozione<br />

BERNINI Giuseppe - cattol. - Daniele, ed. Paoline, Roma 1976, pp. 66-67;<br />

BLUDAU August (1862-1930) - teol.catt.ted. - Die Apokalypse und Theodotion Daniel-übersetzung, in Tübingue Theologisque<br />

Quarterly, n. 79, 1897, pp. 1-26;<br />

KOCH K<strong>la</strong>us (1926- ) - Die Herkunft der Proto-Theodotion-Uebersetzung der Danielbuch, in Vetus Testament, 23, 3, 1973, pp.<br />

352-365;<br />

SCHMITT Armin, Stammt den sogennante 66, Text bis Daniel wirklicht von Theodotion, Göttingen 1966;<br />

STEINER Benjamin Ernest (1936- ) - past.avv.amer. - A linguistic analysis of Daniel 2 and 7 in the Septuagint and Theodotionis<br />

Versiones, Berren Spring 1962;<br />

WIEGREN Allen Paul (1906- ) - A Comparative Study of the Theodotionis and Septuagint trans<strong>la</strong>tion of Daniel, tesi Università di<br />

Chicago 1932, 26 pp;<br />

Iemenita<br />

MORAG S., The Book of Daniel: A Babylonian-Yemenite Manuscript, Jerusalem 1973;<br />

Latina<br />

HETZENAUER Michael (1860-1928) - ministro.ted. - Biblia Sacra Vulgatam editions, Ratisbona 1906; 2 a ed., 1914; 3 a ed., 1929, su<br />

Daniele pp. 835-853;<br />

MUENTER Friedrich Christian Karl Heinrich (1761-11850) - vesc.luter.di Zee<strong>la</strong>nd - Fragmenta versions antiques <strong>la</strong>tinae<br />

antehieronymianae prophetarum Jeremia, Ezechiel, Daniel et Hoseae e cod. reser., Marceburg, Hafn. 1819, 44 pp.;<br />

Pescitta<br />

KALLARAKAL Abraham George (1934- ) - The Peshitto Version of Daniel. A comparison with the Masoretic text, the Septuaginta<br />

and Theodotion, Hamburg 1973;<br />

Saidica e Boarica<br />

GEHMAN Henry Snyder (1888- ) - The Sahidic and the Bohairic Versions of the Book of Daniel. A Dissertation, in Journal of the<br />

Bible Literature, vol. XLVI, parte III-IV, Leipzig 1927, pp. 279-342;<br />

Siriaca<br />

KALLARAKAL Abraham George, The Peshitto version of Daniel, Hamburg 1973, pp. 5-273;<br />

WYNGAARTEN Martin Jacob, The Syriac Version of the Book of Daniel, Leipzig 1923, 40 pp.;<br />

Versioni in lingue moderne<br />

italiana<br />

La Sacra Bibbia - Diodati, varie edizioni del<strong>la</strong> Società Biblica Britannica & Forestiera;<br />

La Sacra Bibbia - nuova Diodati, Brindisi 1991;<br />

La Sacra Bibbia - Luzzi, varie edizioni del<strong>la</strong> Società Biblica Britannica & Forestiera;<br />

La Sacra Bibbia - nuova Luzzi, Società Biblica Britannica & Forestiera, Roma 1994:<br />

La Sacra Bibbia - nuova ed., Martini A. - arciv. di Mi<strong>la</strong>no - Mi<strong>la</strong>no 1877,<br />

La Sacra Bibbia - Monsignor Ferraria, Firenze 1929;<br />

La Sacra Bibbia - ed. Sa<strong>la</strong>ni, Firenze 1958;<br />

La Sacra Bibbia - edizione Paoline, Roma, 1964; diverse ediazioni;<br />

La Bibbia - ed. Marietti, Torino 1964;<br />

La Sacra Bibbia di Gerusalemme - ed. Dehoniane, Bologna 1990, testo del 1971;<br />

La Sacra Bibbia - ed. nuovissima edizione Paoline, Roma 1986;<br />

La Sacra Bibbia - ed. C.E.I. con note del<strong>la</strong> TOB, ed. integrale, EllediCi, Leuman (TO) 1992;<br />

La Sacra Bibbia - Monsignor Garofalo<br />

La Sacra Bibbia - Tintori;<br />

La Sacra Bibbia ebraica - Gli Agiografi, ed. 1967;<br />

La Sacra Bibbia - Concordata, ed. A. Mondadori 1968;<br />

La Bibbia - La Paro<strong>la</strong> del Signore - interconfesionale TILC - ed. LDC-ABU, diverse edizioni;<br />

La Buona Notizia - Il Nuovo Testamento, ed. Lanterna, Genova 1972;<br />

francese<br />

SEGOND Jacques Jean Louis (1810-1885) - past.evang.ginevr. - trad. La Sainte Bible, ed. rivista, Paris, Bruxelles, diverse edizioni;<br />

La Bible de Jerusalem, ed. fascicoli;<br />

La Bible du Peuple de Dieu, ed. Episcopal française, vol. III, Paris 1972;<br />

La Sainte Bible - TOB;<br />

La Bible, Ecrits intertestamentaires, Biblioteque de <strong>la</strong> Pléiade, A. Dupont-Sommer et M. Philonenko, Paris 1987;<br />

Vedere AA.VV.<br />

inglese<br />

The Holy Bible, in the King James Version, diverse edizioni;<br />

The Bible; The Berkeley versioni in lingua inglese moderno, Grand Rapids, 1959;<br />

New Scofield Reference Bible, Oxford - New York 1967<br />

New English Bible, Oxford 1970<br />

Good News Bible, Today’s English Version, The Bible Societies, Collins, 1976;<br />

1266<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Vedere AA.VV.<br />

Opere dell’antichità:<br />

ebraica, caldeo-egiziana, greca-<strong>la</strong>tina, Padri del<strong>la</strong> Chiesa:<br />

Ebraica<br />

Adamo e Eva<br />

Abravanel, Rosch amamah cap. I, fol. 5,2<br />

Apocalisse di Abrahamo<br />

Apocalisse di Elia<br />

Apocalisse siriaca di Baruch, 7:7<br />

Ascensione di Isaia - I sec.<br />

Assunzione di Mosè - I sec.<br />

Baba batra, 75b<br />

Baruch, pseudoepigrafe (verso 50-70) secondo CHARLES, 2 o libro, XXXVI-XL<br />

Berechit Rabbati de Moche Hadarshan, Genesi 24: 67<br />

Bereshit Rabbati, Genesi 14:18<br />

Bereshit Rabbati, Genesi 24:67<br />

Bereshit Rabbati, Genesi 37:22<br />

Efraim, Ir Gibborin, fol 3, cap. I n. 54<br />

Eikah Rab., Pisqa 1<br />

Enoc (libro)<br />

Esdra, 4 e Livre, v.90, X-60-XII-35<br />

Giubilei (libro dei) o Apocalisse di Mosè - II sec. A.C.<br />

Kidd, 72a<br />

Ir Gibborin, fol 3, cap. I n. 54; Nizzachon, n. 334; Hal. Me<strong>la</strong>ch. ch. XII, 5<br />

Lamentazioni 1:16<br />

Leviti (libro dei)<br />

Midrasch Mishkei Pq 19<br />

Rabbah, traduzione inglese di H. FREEDMAN, vol. I, London 1939;<br />

Rabbah, Paar 2, Genesi 1:2; IV,10;<br />

Rabbah Eikah, 34<br />

Miqraoth, Gdoloth, Genesi 3:15<br />

Mishnah (II-III secolo)<br />

Yoma, 6, 5<br />

Yoma 8, 8<br />

Yoma, 39b<br />

Yoma, 54a<br />

Yoma, 77a.<br />

Pesiqta de rab Kahana, Pisqa 28<br />

Pesiqta Rabbati, Pisqa 37<br />

Pentateuco Samaritano, Apocalisse Siriaca di Baruch<br />

Provvidenza 19-21<br />

Salmi di Salomone - I sec. a.C.<br />

Soukhat, 52a<br />

T.T. Ber, 5a<br />

Taan 5a, Tanh. Peq 1;<br />

Talmud di Babilonia, Gemare, Tr. Sanhédr. fol. 97a, 97b, 98b<br />

Talmud de Jérusalem (traité Rosch-Ha-Schana), trad. M. Schwab, Vl<br />

Tanhuma Midrash 140b<br />

Targum, Cantico 4:5, e 3<br />

Genesi 23:5,6<br />

Isaia 9:5<br />

Geremia 23:5,6<br />

Tehillim Rabbati (rabbi Mosheh Hadarshan), Salmo 85:12<br />

Testamento (il) dei 12 Patriarchi II-I sec. a.C.<br />

Testamento di Abrahamo<br />

Thora commentée, BREUER Marc<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Demetrio di Falero (II sec. A.C.) - Storia dei re di Giuda, circa 170 a.C.<br />

Giuseppe F<strong>la</strong>vio (Giuseppe ben Matatyahu) (37-100) - storico giudeo -<br />

- Guerre Giudaiche, (tra 75-79);<br />

- Antichità Giudaiche, (tra 93-94), 1,6,I, X,XI;<br />

- Contro Appione, (dopo 95) I,19,20, II, XVI;<br />

- Œuvres Completes, II, 1926, pp. 352,353;<br />

Jochanan ben Zacchai (I secolo) - mist.palest. - citato da BARTOLUCCI, 1683;<br />

Jonathan ben Uzziel (I secolo a.C.) - eseg.isr.palest. - Targum sui profeti - parafrasi di Daniele, cit. da J. FABRE d’ENVIEU;<br />

1267


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Yose Ben Hanafe (Ha<strong>la</strong>fta) ( -v.160) - israel.palest. - Seder O<strong>la</strong>m, Mantova 1514;<br />

JASTROW M., Dictionary of the Targumin, the Talmud Babli and Yerushalmi, and the Midrashic Literature, New York 1950;<br />

Caldeo-Egiziana<br />

Beroso (III o secolo a.C.) - sacerdote caldeo - Storia del<strong>la</strong> Caldea, cit. da Giuseppe F<strong>la</strong>vio<br />

Tolomeo (II o secolo) - astron.egiz. - Hemathematike Syntaxis;<br />

- L’almageste;<br />

Greca-Latina<br />

Ammiano Marcellino (330-400) - storico <strong>la</strong>tino nato in Siria - Storia degli imperatori romani, in 31 libri di cui so<strong>la</strong>mente 18 ci sono<br />

pervenuti. Libro XVI, 10; cit. L. GAUSSEN, t. III, p. 253;<br />

Aristotele (384-322 a.C.) - filosofo greco - Politica, libro Vll,16;<br />

Cicerone Marco Tullio (106-43a.C) - De Natura Deorum, libro III, cap. 16, vol. II,<br />

Diodoro Siculo (verso 90-20 a.C.) - Biblioteca storica, I, XI, cap. 69.<br />

Dione Cassio Cocceiano (155-235) - storico greco - Storia romana LXIX, 13,14.<br />

Dionigi d’Alicarnasso (60 a.C.-7 d.C.) - rettore e storico greco - Antichità Romane 4, 6<br />

Erodoto (v. 484-425 a.C.) - stor.greco - Storia, I, 152,154; III, 89-95; testo greco tradotto in franc. P.E. LEGENDRE; tradotto in<br />

inglese Alfred Denis GODLEY, London 1960;<br />

- The History, tradotta da George RAWLINSON, New York 1928; trad. da Henry CARY, New York 1901;<br />

Eschio (405-487) - filis.grec.e vescovo di Salone Dalmazia - cit. da J. FABRE d’ENVIEU e da GEHMAN;<br />

Esiodo (VII secolo a.C.) - poeta greco - Le Opere e i Giorni, verso 109-201;<br />

Lucrezio Caro Tito (v.98-v.54 a.C.) - poeta <strong>la</strong>tino - Dal<strong>la</strong> Natura, vol. V, 1287-1293, traduzione di E. CETRANGOLO, Mi<strong>la</strong>no 1978;<br />

Omero (VIII-VII sec.a.C.) - poeta epico greco - Iliade XVI,123; confr. I,599; XII, 69;<br />

Orazio F<strong>la</strong>cco Quinto (65-8 a.C.) - poeta <strong>la</strong>tino - Carmi, ovvero Odi, IV, strofe 14 a e 15 a , traduzione di CETRANGOLO Enzio in Tutte<br />

le Opere, ed. Sansoni, Firenze 1968;<br />

Ovidio Nasone Publio (43 a.C.-v.18 d.C.) - poeta <strong>la</strong>tino - Metafore; trad. franc. GROS, Les Métamorphoses, I, II, Paris 1923;<br />

P<strong>la</strong>tone (429-34 a.C.) - filos.greco - Convito, 203;<br />

- Repubblica, 7,514a-517a; 10; 596;<br />

- Timeo, 46c., 71;<br />

Plutarco (45-v.125) - scritt.greco - Vita Pompei, cap. 24;<br />

- Discours contre les Chrétiens, Fragments, Agathangelo GEORGIADES, Leipzig 1891;<br />

Polybe (Polybius) (v.200-118 a.C.) - stor.greco - The History of the chronographer Polybius, London 1568;<br />

Porfirio (Porphyre) (223,233/234-304/305) - filos.neopl.greco - Daniel, MIGNE, P.L., XXV, 1865, col. 530,531,536,537. Ha scritto 12<br />

libro dei suoi Discorsi contro i Cristiani che è andato interamente perduto;<br />

- BIDEZ Joseph (1867-1945) - Vie de Porphyre, Gand 1913;<br />

Senofonte (426-355) - scritt.greco - Memorabili, I;<br />

- Ciropedie, libro VIII, cap. 6;<br />

- Anabasis, I,3,2,5,8; II,4,6;<br />

Strabone (v.63 a.C.-25 d.C.) - geogr.greco - sul<strong>la</strong> città di Babilonia;<br />

Svetonio Gaio Tranquillo (v. 69-122) - stor.romano - Vita dei dodici Cesari - Vespasiano, cap. IV.<br />

- Tiberio cap. XII;<br />

Tacito Cornelio (v.56-v.120) - funzion.romano - Annali, I:3;<br />

Opere: Storie, libro V, 13, vol. IV;<br />

Valerio F<strong>la</strong>cco Gaio ( -90 d.C.) - poeta <strong>la</strong>tino - libro 11,121;<br />

Varrone Aulo Gellio, Noct. Atticoe, III,10.<br />

Padri del<strong>la</strong> Chiesa<br />

Africanus Giulio, vedere Giulio Africano<br />

Agostino Aurelio (354-430) - vesc.di Ippona dal 395 - De Civitate Dei - Città di Dio, VIII, 8; IX; XX; XIX; XVIII,34;<br />

- Œuvre completée, ed. Raulz, vol. VIII; MIGNE, P.L., vol. 32-47;<br />

- MIGNE, P.L., t. XXXII, 2, col. 402; MIGNE, P.L., t. XXXV, col. 1465; MIGNE, P.L., XXXVI, col. 74, vedere XXXIII, 2,<br />

col. 402;<br />

Albertus Magnus, In Apocalypsim B. Joannis Apostoli, in Opera Omnia, ed. August Borgnet, vol. XXXVIII, pp. 465-826<br />

Ambroise vedere Ambrogio,<br />

Ambrogio (v.340-397) - Opera Omnia, MIGNE, P.L., vol. 14-17;<br />

- Some of the Principal Works of St. Ambrose, tradotto da H. de Romestin, in NPNF, 2ª serie, vol. 10;<br />

Biblioteca Maxima Veterum Patrum, vol. XIII, Paris 1677, p. 526;<br />

Ambrosiaste, Commentario al<strong>la</strong> 2 Tessalonicesi, MIGNE, P.L., 17, col. 567;<br />

Andrea di Cappadocia (IV secolo) - L’Apocalisse;<br />

Andrea (Andreas) di Cesarea (VI secolo) - In… Apocalypsin Commantarius, MIGNE, P.L., vol. CLXXXVIII; P.G., vol. CVI;<br />

Anonimi: - L’Apocalisse di Pietro<br />

- L’Apocalisse di Paolo<br />

- L’Apocalisse di Tommaso<br />

1268<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Apollinare il giovane (v.310-390) - vesc.di Laodicea dal 362 - in Angelo MAI, Scriptores veterum nova collection, I,2, Roma 1825,<br />

pp. 161-221; Comm. variorum, G.C.A. HARLESS, in Biblith. Graeca (FABRICIUS), vol. VIII, Hamburg, pp. 581-594; in J.<br />

DRAESEKE, Apollinairios von Laodicea, sein Leben, und seine Schriften, Leipzig 1892;<br />

Aponius de Siria - In Canticum Canticorum exp<strong>la</strong>natio (v. 405-415) - MIGNE, P.L., Supplement, vol. I, Paris 1958 col. 799-1031;<br />

- Comm. in Cant. Cantic. Salom, VII, Freiburg 1538, f.23b,31b46b,49,83;<br />

Areta di Caesarea (850-v.932) - teol.erud. bizant. - In… Apocalypsin, MIGNE, P.G., vol. 106, col. 499 e seg.;<br />

Atanasio (Athanasius) il Grande (verso 298-333) - patriarca di Alessandria - Storia degli Ariani dedicata ai monaci, scritta nel 358,<br />

cap. 67,74-76,79, 80, MIGNE, P.G., XXV, 1857, col. 773,774,781-786, 789-792;<br />

- Traité de l’Incarnation du Verbe, cap. 8, trad. Thomas CAMELOT, Paris 1947;<br />

- Select Writings and Letters of Athanasius, edito da Archibald Robertson dal<strong>la</strong> traduzione del card. Newman in NPNF, 2 a<br />

serie, vol. IV;<br />

Vedere CLIFFORD Cornelio, Athanasius, in The Catholic Encyclopedia, vol. 2;<br />

Barnaba (I secolo) - Lettera, cap. VII;<br />

Basile il Grande, Trattato sullo Spirito Santo, 27,66, Paris 1947; MIGNE, P.G., 32, col. 187;<br />

Cipriano (200-v.258) - scritt.<strong>la</strong>tino crist. - Pontius, suo biografo contemporaneo, Vita Cypriani, 12, 13;<br />

- Epistole 70,I,3, vol. II, Paris 1925;<br />

- Life and Works, tradotti da Ernest WALLIS, in ANF, vol. 5, pp. 261-596;<br />

Cirillo di Alessandria (v.315-386) - vesc.di Gerusalemme dal 350 - La catechesi, XV,6,13,15; I. 21, 27.XII, ed. Paoline; 15 e<br />

Catéchisme, capitolo 13, ed. Faivre, I; The Catechetical Lectures of S. Cyrill, tradotto da Edwin Hamilton Gifford, in NPNF,<br />

2ª serie, vol. 7;<br />

- Adversus Nestorium, I, 9-10, MIGNE, P.G., col. 56-57<br />

- Giovanni 3:5, MIGNE, P.G., 73, 1864, libro II, col. 245,246;<br />

- MIGNE, P.G., LXXlV, col. 980<br />

- Stromates 7,12,<br />

- Staehlin 3,52,26<br />

Clemente di Alessandria (150-215) - sacerdote egiz. - Opere, tradotta in inglese da William WILSON, in ANF, vol. 2, pp. 163-605;<br />

- Omelia, 2,35,3; Works, tradotta da William Wilson, in ANF, vol. 2, pp. 163-605;<br />

- Pread., B. II.<br />

- Stromates, 7,12;<br />

- Stachlin, 3,52,26;<br />

Crisostomo Giovanni (347-407) - Padre e dott.Chiesa Orientale, patriarca di Costantinopoli dal 398 - MIGNE P.G., LVI, col. 191-<br />

246; Œeuvres complètes, trad. da BAREILLE Jean François (1813-1895) - sacer.franc. - Paris 1867; trad. JOLY Charles<br />

Eugène - sacer.franc. - Arras 1867; Ed. Montfaucon, VI, 1724;<br />

- Interpretatio in Danielem Prophetam, t. VI, MIGNE, P.G., vol. LVI, col. 193-246;<br />

- Episto<strong>la</strong> ai Romani 6:3, Omelia 10,4,<br />

- III a Omelia su 2 Tessalonicesi 2, in Œuvres complètes, trad. BAREILLE, vol. XIX, Paris 1868;<br />

Dionigi (247-265) - discep.di Origene -<br />

Ecumenio (v.600) - MIGNE, P.G., 119, col. 119-122;<br />

Efrem (Ephraim) di Siria (v.306-373) - padre siriaco - Discours sur <strong>la</strong> parousie du Seigneur, <strong>la</strong> consommation du monde et <strong>la</strong> parusie<br />

de l’Antichrist, testo greco e traduzione <strong>la</strong>tina in Opera omnia, vol. II, Tipografia Vaticana, Roma 1743, pp. 222-230;<br />

- Exposition in Daniel - Opera omnia syriaca, vol. II, Roma 1740, pp. 203-233; II, P. 1842, pp. 476-522; Sancti Patris Nostri<br />

Ephraem Syri Opera Omnia, Greek and Latin, vol. 2, Tipografia Vaticana, Roma 1732;<br />

- Œuvre Greques, II, 194, 248;<br />

Epifanio pseudo, De prop. X, t. XXIII;<br />

- Pesi e misure, XIV, 54c;<br />

- Adversus Haereses, 19,8,5, libro III, Commentario, 2 a ed.;<br />

Ermas, Il Pastore, Simil 8,2,3;<br />

Ermia Sozomene, Storia ecclesiastica, III, 19; MIGNE, P.G., LXVII, col. 1477 (testo greco); 1478 (trad. <strong>la</strong>tina);<br />

Esichio - sacerd.di Gerusal. - Opera, MIGNE, P.G., 93, 1865, col. 781-1560; 1287-1388; Vedere Angelo MAI, Script. Vetus noca<br />

Coll., I, parte III, p. 34;<br />

Eusebio Panfile, (v.265-v.339) - scritt.greco cristiano, vesc. di Cesarea dal 313 - Storia Ecclesiastica, libro I,III,25; V,1,3,8,26,30,35;<br />

VI,40, II,19; III, 18; XXXIX,12,13;<br />

- Préparation évangelique, trad. SÈGUIER DE SAINT BRISSON, Marquis Nico<strong>la</strong>s Maximilien SIDOINE (1773-1854)<br />

IX,21; vol. II, Paris 1846;<br />

- Cronologie;<br />

- The Proof of the Gospel. Being the Demonstratio Evangelica of Eusebius of Caesarea, tradotto da W. J. FERRAR, Society<br />

for Promoting Christian Knowledge, London 1920;<br />

ha refutato Porfirio, Fragmenta in Danielem, MIGNE, P.G., XXIV, 1857, col. 525-528;<br />

Fi<strong>la</strong>strius, Haereses, 36;<br />

Filippo il Solitario - Philippe le Solitaire, Dioptra III,10,11; MIGNE, P.G., 127, col. 815-820;<br />

Firmicus Maternus Julius (IV secolo) - scritt.crist.rom. - De errore profanorum religionum XXIV, 6, trad. GILBERT HEUTEN,<br />

Bruxelles 1936, pp. 104,105;<br />

Gaudenzio di Brescia, Sermone 1 sull’Esodo, MIGNE, P.L.;<br />

Gensorius, De die natali, cap. XVI<br />

Gero<strong>la</strong>mo (340-420) - padre del<strong>la</strong> chiesa <strong>la</strong>tina origine dalmata - Daniele, I, 3; IX; MIGNE, P.L., XXV, col. 530,531,1101;<br />

- Adversus Iovin, III;<br />

- Dialogo contro i Luciferiani, 8; MIGNE, P.L., 23, col. 172;<br />

- Opera Omnia, Cologne 1616; MIGNE, P.L., 22-30; Œuvres, V, 1516, ed. Panthéon;<br />

- Lettera a Ageruchia; MIGNE, P.L., XXIV, col. 872; MIGNE, P.L., XXV, col. 36;<br />

- MIGNE, P.L., CXXI, 22, col. 1037; CXXIII, 116, 22, col. 1057; XXV, col. 595; 25, 1884, col. 651;<br />

1269


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Commento a Daniele, Roma 1966;<br />

Giulio l’Africano (v.160-240) - storico palest. - Extant Writings, in ANF, vol. VI, pp. 121-140;<br />

- Cronologie<br />

- Tempora, 1, V;<br />

Giustino Martire (v.100-v.165) - scritt.greco - Apologia, Paris 1904;<br />

- Dialogo con (il giudeo) Trifone, scritto tra il 150-160, XXXII,3; LXXX; LXXXI, 4; CX,2; tradotto in francese da G.<br />

ARCHAMBAULT, vol. I;<br />

- Works, tradotta da M. Dods - G. Reith, in ANF, vol I, pp. 157-306;<br />

Gregorio di Nazianzeno (v.329-v.390) - padre Chiesa greca Cappadocio, santo - Oratio, 15,8;18,5;40,23; MIGNE, P.G., 35, 991; 36,<br />

1858, col. 390;<br />

- Works, tradotto da M. Dods and G. Reith, in ANF, vol. 1.<br />

Gregorio I il Grande (540-v.604) - papa dal 590, santo - Epistole, libro VII, lettera XXXII, vedere MIGNE, P.L., LXXII, col. 891,<br />

892;<br />

- Opera Omnia, MIGNE, P.L., vol. 75-79;<br />

- Selected Works, traduzione di James BARMBY, in NPNF, 2 a serie, vol. 12; vol. 13;<br />

- in S. PATERIUS et ALULFUS, in MIGNE, P.L., t. 79, col. 1107 e seg.; 1397 e seg.;<br />

Ignazio, Epistole ad Magnes, 3;<br />

I<strong>la</strong>rio di Poitiers (315-v.367) - scritt.<strong>la</strong>t., santo - Contra Constantium Imperator, composto nel 360, MIGNE P.L., X, 11845, col. 577-<br />

606;<br />

- Opera, MIGNE, P.L., vol. 9-10.<br />

Ippolito di Antiochia (170-235/6) - teol.scritt.ling.greca,vesc.di Roma, santo - Canone, XIX, 123-132;<br />

- Commentario su Daniele, scritto in greco nel 202 - MIGNE, P.G., X, col. 633-798; (XXXIII, IV, VII, XXI; testo stabilito e<br />

tradotto in francese da LEFÈVRE Maurice (1857- ) - ed. Le Cerf, Paris 1947; tradotto in tedesco da Bertram Otto<br />

BARDENHEWER (1851-1935) - teol.catt.ted. - Der heilige Hippolitus von Rom. Kommentare zum Buch Daniel, Freiburg i.<br />

Br. 1877; Testo greco e tradotto in tedesco Gottlieb Nathaniel BONWETSCH, Hippolitus Werkr, I, 1, Leipzig 1897, pp. 2-<br />

340; - Part of the Commentary of St Hippolytus on Daniel, <strong>la</strong>tely discovered by Basilios GEORGIADES, con introduzione,<br />

note e traduz. di J.H. KENNEDY, Dublin 1888;<br />

- Das meue entdekte vierte Buch der Daniel-Komm. von Hippolytus nach dem Original text der Daniel, Bonn 1891;<br />

VIOLARD Emile, Étude sur le commentaire d’Hippolyte sur le livre de Daniel, tesi, Paris 1903;<br />

- L’Anticristo;<br />

- La refutatazione di tutte le eresie, 9,11;<br />

- Works, tradotto da J. H. MacMAHON e S.D.F. SALMOND, in ANF, vol. 5;<br />

Ireneo (v.120-c.202) - vesc.di Lione dal 177 - Contro gli Eretici, verso il 150, II, 22,5; III,3,4; IV,17,6; 20,11; 30,4; V, 25,3,4; 26, 1;<br />

30, 3, 4; MIGNE, P.G. 7, col. 1205, 1207; V.30:1; Paris 1969;<br />

- La Pensée chrétienne, trad. DUFOURCQ Albert, 3 a ed., Paris 1905, p. 26;<br />

- Works, tradotto da Alexander ROBERTS e W. H. RAMBAUT, in ANF, vol. 1;<br />

Lattanzio Lucio Celio Firmiano (III secolo) - scritt.<strong>la</strong>t.crist. - Istituzioni divine, VII. cap. 25, MIGNE, P.L. 6, 1844, col. 812, 813;<br />

confr., cap. 18, col. 794-790;<br />

- Dal<strong>la</strong> Natura, V, 1287-1293; traduzione di E. CETRANGOLO, Mi<strong>la</strong>no 1978.<br />

- Réve<strong>la</strong>tion de S. Jean, Lyon 1867;<br />

- Works, tradotta da William Fletcher, in ANF, vol. VII, pp. 1-322;<br />

Leone I (fine IV secolo-461) - papa da 440, santo - Sermoni, LXXXII, 2;<br />

Marcione (85-160) - eretico;<br />

Martin de Tours ( † 397) - in Sulpice Severe, Dialogo, II, 14; MIGNE, P.L., 20, col. 211,212;<br />

Melitone - vescovo di Sardi - Sul Diavolo e sull’Apocalisse di Giovanni, verso il 180; cit. da Eusebio, Storia Ecclesiastica, IV,26;<br />

Metodio d’Olimpia ( -v.311) - ha scritto nel 270 e ha refutato Porfirio; Methodius, Works, tradotto da William R. CLARK in, ANF,<br />

vol. 6;<br />

Œcumenius, MIGNE, P.G., 119, col. 119,120;<br />

- Comment in Apocal., in Appendice al<strong>la</strong> Catena græca in Epistoles Catholiques, ed. Cramer, Oxford 1840;<br />

Origene Adamantios (v.185-251/3) - sacerd.e teol.egiziano - Exaplorum quae supersunt, MIGNE, P.G., XVI, 3, col. 2813,2814;<br />

- Contro Celso, I,57, VI 43;<br />

- Le principiss, 4,3,2;<br />

- Opera Omnia, MIGNE, P.G., vol. 11-17;<br />

- VII Omelia su Levitico;<br />

- LXI Omelie sul Pentateuco, MIGNE, P.L., LVII, 1847, col. 371;<br />

- Les principiis, 4,3,2;<br />

FAYE Eugène de, Origène, sa vie, son œuvre, sa doctrine, vol. III, Paris 1928;<br />

Papia (65-130) - vescovo di Gerapoli - Patrologia Orientalis, 26 volumi, edito da B. Graffin, F. Nau e altri, Firmin-Didot et C ie , Paris<br />

1903-48;<br />

Padri (I) Apostolici - Les Péres Apostoliques, I, La dottrina degli Apostoli, ed. Hippolyte Hemmer, G. Ogier et A. Laurent, Paris 1907;<br />

Policarpo (Polycarpe), Epistle to Victor and the Roman Church Concerning the Day of Keeping the Passover, in ANF, vol. 8, p. 773;<br />

Polychronius (370-434) - vesc.d’Apame in Siria tra il 408-431 - Ex Polychronii… in Danielem Commentariis, in Angelo MAI,<br />

Scriptorum Veterum Nova Collectio, vol. 1, In Collegio Urbano apud Burliaeum, Romae 1825;<br />

Primasio ( VI secolo) - Biblioteca Maxima Veterum Patrum, XIII, Paris 1677, p. 526;<br />

- (Apocalisse) Commentariorum libri quinque, MIGNE, P.L., vol. 68, col. 793 e seg.;;<br />

Prospero di Aquitania (prima metà del V secolo) - De Promissionibus et praedictionibus Dei, 4 a parte, capitolo 16, MIGNE, P.L., LI,<br />

col. 849, opera di autenticità dubbia secondo Pietro de LABRIOLLE, Histoire de <strong>la</strong> Littérature <strong>la</strong>tine chrétienne, Paris 1920,<br />

p. 577, nota 3;<br />

Socrate lo Sco<strong>la</strong>stico (v.380-v.440) - scritt.greco - Storia ecclesiastica (dal 305 al 439) - V, 22, MIGNE P.G., LXVII, 1864, col. 635<br />

(trad.in Latina), col. 636 (testo greco);<br />

1270<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Sulpicio Severo (Sulpicius Severus) (v.360-v.420) - scritt.crist.sacerd.aquetano - Cronaca Universale (Storia Sacra), I, III, 11, in<br />

MIGNE, P.L., XV, c. 130;<br />

Teodoreto vescovo di Cirene (v.393-460) - Commentario delle visioni di Daniele, in MIGNE, P.G., LXXXI col. 1255-1546, 1301-<br />

1310, 1415-1416, 1425,1426, 1477,1478, 1501,1502, 1515,1516; LXXXII, 1864, col. 663;<br />

- Opera, traduzione <strong>la</strong>tina di GABIUS, vol. II, 2, 1768, col. 1219,1220<br />

Tertulliano Quinto Settimo Floro (v.160-v.245) - avvoc.sacerd.padre <strong>la</strong>tino cartag. - Ad uxorem (I,2 e 5);<br />

- Ad Naziones 12;<br />

- Adversus Praxeas, cap. 26, MIGNE, P.L., 11, col. 190.<br />

- Apologetica, 16; cap. 31, 32 e 39;<br />

- Contro Marcione, III, 7.<br />

- Culto femminile (II:9)<br />

- De Ido<strong>la</strong>tria, 14, 5 CCL, 2, 1114,<br />

- Il Battesimo, MIGNE, P.L., cap. 4, I col., 1203,1204, 1205, cap. 18 I, 1844, col. 1221.<br />

- Resurrezione del<strong>la</strong> carne, scritta verso il 210, cap. 24:18,19; MIGNE, P.L., 6, 1844, col. 812-813; 15, col. 784-790; ed.<br />

UTET, Opere Scelte;<br />

- Contre les Juifs, in Oeuvres, trad. di GENOUDE, vol. III, 2 a ed., 1852;<br />

- Opera, parte 2 a , Tournai 1954;<br />

- Corpus christianorum, series <strong>la</strong>tina, Tournai 1954;<br />

Ticonio (IV secolo) - scrittore donatista - Omelie III, MIGNE, P.L., XXXV, col. 2433;<br />

Teodoreto († 420) - vescovo di Cirene - MIGNE, P.G., LXXXI, col. 1303-1310, 1301-1303;<br />

Vittorino (Victorinus) vescovo di Pattau (†303) - Siro, martire - De fabrica mundi, 5, CSEL, 49,<br />

- Scholia in Apoc.,in MIGNE, P.G., t. V, col. 317 e seg.;<br />

- Works, tradotto da Robert Ernest Wallis, in ANF, vol. 7.<br />

Zenone (III secolo) - vescovo di Verona - MIGNE, P.L., XI, col. 522-528;<br />

Opere, articoli e commentari, anche parziali, dei libri di:<br />

Daniele, Apocalisse e 2 a Tessalonicesi<br />

Autori ebraici<br />

Abraham Aben Ezra (1092-1167) - eseg.isr.spag. - Commentario su Daniele (1144), Mss. e Bibbie ebraiche rabbiniche, Venezia<br />

1526,1549,1568,1617; Bologna 1619; Amsterdam 1726; cit. da GALLÉ;<br />

- Mikraoth Gedolioth, Costantinopoli 1522; Berlin 1705; Varsaw, vol. 6, 1874,1902; cit. da GALLÉ;<br />

Abraham ben Chija (1065-1136) - spagn. - autore di un’opera su Daniele conservata in manoscritto al<strong>la</strong> Biblioteca di Monaco e<br />

pubblicato a Belino nel 1924;<br />

Abraham ben Eliezer ha-Levi (v.1460-1530) - cabalista spagnolo - ha pubblicato a Costantinopoli, nel 1510, un’opera nel<strong>la</strong> quale<br />

spiega le 70 settimane di Daniele;<br />

Abraham Bar Hiyya Hanasi (v.1065-1136) - eseg.isr.spagn. - Megilloth Ha Megalleh (Rouleau du Révé<strong>la</strong>teur), ed. Arthur Poznanski,<br />

Berlin 1924;1967; tradutt. cata<strong>la</strong>na, MILLÁS Y VALLICROSA José Maria (1897- ) su una ed. rivista da Julius<br />

GUTTMANN, Libre reve<strong>la</strong>dor, Barcellona 1929;<br />

Abraham Calov, De LXX septimanis mysterium, Wittemberg 1663;<br />

Abraham Halevy ben Eliezer (v. 1460-1537) - eseg.israel.spagn. - cit. da FROOM, vol. II, p. 218;<br />

ACOSTA Uriel (v.1585-v.1640) - scrit.isr.port. - Sobre a mortalidade de alma;<br />

Akiba ben Joseph (v.40-135) - rabb.palest. - in VOLZ, 1903, 1934;<br />

ALSCHEICH Moses ben Chajim ( †dopo 1593) - rabbino - Commentaire hébraique dans Bible rabbinique, Venezia 1591;<br />

Amsterdam 1726;<br />

ARNAUD R.K. - eseg.anglo-isr.ingl. - The new Prophecy. An Exposition of the Books of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, London 1917, pp.<br />

45-125,149-190; 2 a ed., 1918, pp. 45-69,85-123,182-190,224-227<br />

- The Near Future. An Exposition of Daniel XI: 4-45, London 1922;<br />

ASHE Isaac, The Book of Reve<strong>la</strong>tion with Compendious Notes, William Curry Jun. And Company, Dublin 1835;<br />

BACKUS Isaac, The Testimony of the Two Witnesse, Exp<strong>la</strong>ined and Improved, printed by Bennett Wheeler and sold by James Arnold,<br />

Esq. Amd the Printer, Providence 1786;<br />

BAECK Leo (1873-1956) - rabb.ted. - Der Menschensohn. Aus drei Jahrtausenden, Tübinghen 1958, pp. 187-198;<br />

BAER Seckel (Seligman-Isaac) (1825-1897) - eseg.isr.ted. - Libri Danielis, Ezrae et Nehemiae, Leipzig 1882, pp. 1-24;1884;<br />

Bahia ben Asher (v.1260-1340) menzionato da SILVER Abba Hillel, pp. 95-97;<br />

BARYLKO Jaime - scrit.giudeo argent. - El libro de Daniel, Buenos Aires 1975;<br />

BAYLEE Joseph, The Kingdoms of Europe Viewed in the Light of Scripture, in The Signs of the Times: Six lectures, Part. I, Wertheim<br />

and Macintosh, London 1854;<br />

Benjamin ben Moshe Nahavendi (VIII-IX secolo) - Commentario su Daniele in Arabo (in carattere persiano);<br />

BERNFELD Simon (1860-1940) - pubblic.isr.ted. - Encyclopedia Judaica, t. V, Berlin 1939, col. 763-771;<br />

BICKERMAN Elias Joseph (1897- ) - eseg.isr.amer. - Four Strange Books of the Bible (Jonah, Daniel, Koheleth, Esther), New<br />

York 1967, pp. 51-138;<br />

- Der Gott der Makkabaer, Berlin 1937;<br />

BUBER Martin (1878-1965) - filos.isr.ted.di orig.austriaca - Daniel, 1913; 2ª ed., Leipzig 1919;<br />

- Der G<strong>la</strong>ube der Propheten, Manasse Ver<strong>la</strong>g, Zurich 1950;<br />

- Daniel Dialogues or Realisation, tradotta da Maurice S. FRIEDMAN, New York 1964;<br />

1271


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BUTTENWIESER Moses (1862-1939) - eseg.isr.amer. - The Prophets of Israel, from the 8 th to the 5 th Century Their Faith and Their<br />

Message, New York 1914;<br />

- The Faith and Message of the Prophets, Cincinnati 1931;<br />

CAHEN Samuel (1796-1862) - eseg.israel.franc. - La Bible, Nuoveau traduction avec des notes, t. XVII, Paris 1843;<br />

- Les pharisiens, vol. I;<br />

CANTERA BURGOS Francisco (1901- ) - ebreo spagnolo - vedere Biblia (Sagrada);<br />

CHALIVA Moses, Daniel (hëbr.) - Jerusalem 1852;<br />

CHOURAQUI Andrè (1917- ) - eseg.isr.di orig.alger. - La Bible traduite et présentée, Danyel, Ezra, Nehèmijah, Paris 1975, pp. 17-<br />

101;<br />

COHEN Mortimer Joseph (1894- ) - rabb.amer. - Pathways through the Bible, Phi<strong>la</strong>delphia 1946, su Daniele, pp. 513-528;<br />

COOK Agusta - scritt.aglo-israel.ingl. - The Divine Calendar, vol. 2, 2 a ed., 1907;<br />

- Light from the Book of Daniel on History Past, Present, and Future, London 1917; 2 a ed., 1928;<br />

CORNFELD Gaalyahu (1902- ) - scritt.israel.amer. - Adam to Daniel: an illustraded Guide to the Old Testament and its<br />

background, New York 1961, pp. 548-554;<br />

- Daniel to Paul, New York 1963, pp. 71-73;<br />

- Ed. Pictorial Bible Encyclopedia, Tel Abiv 1964, pp. 244,245;<br />

- Enciclopedia Biblica Illustrata, Giovanni RINALDI, Torino 1976, pp. 278-280;<br />

- Archeology of the Bible: Book by Book, New York 1976, pp. 232-237;<br />

CROOLL Joseph ( -v.1829) - rabbino ingl.di origine ungher. - The fifth Empire, London 1829;<br />

DERENBOURG Hartwig (1844-1908) - orient.israel.franc. - Les mots grecs dans le livre de Daniel, in Me<strong>la</strong>nges Charles GRAUX,<br />

Paris 1884, pp. 235-244; trad. inglese JASTROW Morris Jr. (1861-1921) - scritt.isr.po<strong>la</strong>cco - Hebraic, vol. IV, 1887/1888,<br />

pp. 7-13;<br />

DUGGER Andrew Nugent, Daniel’s, Jerusalem 1964;<br />

ECKSTEIN Yechiel, What Christians Should Know about Jews and Judaism, Waco, Texas 1984;<br />

Encyclopedia Judaica, Jerusalem, vol. VII, 3 a ed., 1974;<br />

Ezra Ibn, Commentaire de Ibn Ezra, 8:12, in Miqraoth Gdoloth, 1959; pure per Rachi e Metsoudath David;<br />

FINKELSTEIN Louis (1895- ) - scritt.isrel.amer. - New Light from the Prophets, New York 1969;<br />

FREIMAN T.K., Postscripts, “End” - Representations in Contemporary Israel Art, The Genia Schreiber University Art Gallery, Tel<br />

Aviv University, 1992;<br />

FREIMANN Jakob (1868-1937) - rabb.ted. - Ed. Der Gregorius abulfarag Bar Hebraeus Scholien zum Buch Daniel, Brunn 1892;<br />

GALLÉ A.F., Daniel avec commentaire de Rabbin Saadia, d’Aben-Ezra, Raschi, ecc., Paris 1900;<br />

GESENIUS Heinrich Friedrich Wilhelm (1786-1842) - ebreo ted. - Hebr. Deutsches Handw. über die Schritten des Alten Testaments,<br />

vol. I, Leipzig 1810;<br />

- Lexikon manual hebrew et chaldee, Leipzig 1847;<br />

- Hebrew and Chaldee Lexikon to the Old Testament Scripture, tradotto da TREGELLES, London 1846;<br />

GINSBERG Harold-Louis (1903- ) - eseg.isr.canad. - Studies in Daniel, New York 1948;<br />

- The Composition of the Book of Daniel, in Vetus Testament, n. 4, 1954, pp. 246-275;<br />

- The Book of Daniel, in Encyclopedia Judaica, vol. V, Jerusalem 1971, col. 1277-1289;<br />

- Michael, in The Jewish Encyclopedia, vol. I;<br />

GINZBERG Louis (1873-1953) - ebr.israel.russo - Daniel, in Rabbinical Literature, in The Jewish Encyclopedia, vol. IV, New York<br />

1913, pp. 427-428;<br />

Giuseppe ben David ibn Jachia (JACCHIADES) (1494-1539) - rabbino ital. - Paraphrase sur Daniel, composto nel 1528; stampato in<br />

ebraico a Bologna nel 1538, è stato tradotto in <strong>la</strong>tino da Costantin L’EMPEREUR, Amsterdam 1633;<br />

GRAUBART David (1906- ) - rabb.amer. - Daniel the Beloved, in COLLIER’s Encyclopedia, vol. VI, New York 1961; vol. VII<br />

1962;<br />

HAOÒEY H., Reve<strong>la</strong>tion, an Introduction & Commentary, Baker Book House, Grand Rapids, MI 1979;<br />

Haim Hillel Ben-Sasson, ed. History of the Jewish People, London 1876;<br />

HAMBURGER Jacob (1826-1911) - rabb.ted. - Realenc. für Bibel und Talmud, I Brescia 1870, pp. 223-2215; 2 a ed., Strelitz 1884;<br />

HART Jacob (1745-1814) - rabb.isr.ingl. - ‘Asarah Ma’amoret, vol. I,II,III, 1794-1799;<br />

HESCHEL Abraham Joshua (1907-1972) - rabb.amer.orig.po<strong>la</strong>cca - Die Propèhetie, Krakau 1936;<br />

- The Prophets, New York 1962;<br />

Isaac ben Judah Abarbanel (1437-1508) - celebre rabbino portoghese - finì nel 1496 un commentario su Daniele che è stato stampato<br />

diverse volte, Napoli 1497; Ferrara 1551; Venezia 1556; Vemezia 1570; Amsterdam 1647; Venezia 1652;<br />

- Liber Munimen fidei, in WAGENSEIL, Te<strong>la</strong> ignea Satanae, Im Altdorf 1681;<br />

Isaac (Ishaq) Juda Abravabel (1737-1809) - eseg.israel.port. - Sefer Praeco Salutis (Source du Salut), Napoli 1497; Salonicco 1526;<br />

Ferrara 1551; Venezia 1570; Amsterdam 1617, 1644, 1711; trad. in <strong>la</strong>tino, Praeco Salutis, Stettin 1760;<br />

JABEZ Isaac nem Salomon - eseg.israel.spagn. – Commentario Daniel, Belvedere, verso 1593;<br />

Jachia, vedere Giuseppe ben David ibn Jachia<br />

JARCHI vedere RASCHI<br />

Jephet ibn Hali, Vedere MARGOLIOUTH Samuele, Oxford 1889;<br />

JEITTELES Jehuda Loeb (1773-1838) - eseg.isr.cecosl. - SCHMIDT Anton von (1765-1855) - publ.catt.austr. - Su Daniele, Wien<br />

1835;<br />

Joseph ben David ibn Jachia (JACCCHIADES) (1494-1539) - eseg.isr.ital. - Commentario, Bologna 1538; cit. da FROOM, vol. II, p.<br />

219;<br />

Joseph ben Salomon TAITSACK (XVI secolo) - rabb.greco - Lo Lehem Sefarim, Venezia 1607, riprod. 1970;<br />

KAHN Zodoc (Zadig) (1839-1905) - rabb.franc.orig.ted. - La Bible, tradotta dai testi originali, vol. II, Paris 1906;<br />

KIMCHI David (verso 1160-1255) - eseg.isr.franc. - Commentaire sur tous les livres prophetiques, Guada<strong>la</strong>jara 1483;<br />

- Prophetas majores et minores, 1516;<br />

- Sefer Esaiak (profeti e agiografi), 1878;<br />

1272<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

KLAUSNER Joseph (1874-1958) - rabb.po<strong>la</strong>cco - The Messianic Idea in Israel, trad. da William Franklin STINEBRING (1901- ),<br />

New York 1955, pp. 222-236,239,249,284-285,291,358-360,413,467, 519;<br />

KUTSCHER Eduard Yechzkel (1909-1971) - ebrais.isr.orig.slov. - Aramaic, in Current Trends in Linguistion 6, ed. T. A. Seboek, La<br />

Haye 1970;<br />

- Aramaic, in Encyclopedia Judaica, vol. III, Jerusalem 1971, pp. 259-287, part. pp. 266,267;<br />

LANGE Isaack Samson (1909- ) - rabb.ted. - Ed. Midrasch Daniel, Ezra, Jerusalem 1968;<br />

LEATRES Stanley (1830-1900) - ebro ingl. - Old Testament Prophecy. With notes on the genuineness of the Book of Daniel, London<br />

1880;<br />

- Prof. KUEKEN on the Seventy Weeks of Daniel;<br />

Levi ben Gershon (1288-1344) - francese - autore di un commentario su Daniele, apparso prima del 1480. È menzionato da Abarbanel;<br />

LOEWY Albert Abraham (1816-1908) - rabb.ingl.orig.moravia - Ed. Miscel<strong>la</strong>ny, de Mathews, 1877;<br />

Maimonides Moses (1135-1204) - filos.giurista e med.israel.spagn. - vedere REYNES<br />

- Iggereth Hatteman, fol 125,4;<br />

- Mishnah Torah, Laws of Teshuvah 3:4;<br />

MANASSEH ben Joseph ben Israel (1604-1657) - teol.israel.o<strong>la</strong>nd.orig.portogh. - Piedra gloriosa o <strong>la</strong> statua de Nebuchadnedsar,<br />

Amsterdam 1655;<br />

- De Termino Vitae, Amsterdam 1639; London 1709;<br />

- Of the Terms of Life, trad. Thomas POCOCK;<br />

MARGOLIOUTH David Samuel (1852-1940) - arabizz.israel.britann. - Commentaire de Jephet ibn Ali sur Daniel, Oxford 1889;<br />

MARGOLIS Max Leopold (1866-1953) - rabb.amer.orig.lituania - e MARX Alexander - A History of the Jewish Oeokem,<br />

Phi<strong>la</strong>delphia 1927; 1944;<br />

Menahem ben Aaron ben Zera (1310-1385) - eseg.israel.spagn. -<br />

MENASSEH ben Joseph ben Israel - rabbino - Pietra gloriosa o de <strong>la</strong> estatua de Nebuchadnesar, Amsterdam 1655;<br />

Moise ben Hachman (v.1194-1270) - medico isr.spagn. - autore di un’opera stampata a Costantinopoli nel 1579;<br />

MORGENSTERN Julian (1881- ) - teol.isr.amer. - The Son of Man: a new interpretation of Daniel 7:13 f, in Journal of Bible<br />

Literature, n. 80, I, 1961, pp. 65-77;<br />

MUNK Salomon (1802-1890) - orient.israel.franc.orig.ted. - La Palestine, Paris 1863;<br />

OROBIO DE CASTRO Isaak (Nalthasar) (1620-1687) - med.israel.port. - Tratado en que se explica <strong>la</strong> Prophecia de <strong>la</strong>s 70 Semanas<br />

de Daniel, Amsterdam 1675;<br />

Pirkê de Rabbi Eliezer (The Chapters of Rabbi Eliezer the Great), tradotto e annotato da Gerald Fried<strong>la</strong>nder, Kegan Paul, Trench,<br />

Trubner & Co. Ltd., London 1916;<br />

POTOK Chaim - stor.giudeo amer. - Wanderings. History of the Jews, New York 1978;<br />

ROSENTHAL Henry Louis (1860- ) - eseg.isr.ingl. orig.po<strong>la</strong>cca - Sod Kedoshim: or, the Secret of the Holy One. A Commentary on<br />

the Prophecies of Daniel Concerning Israel and its Actual Restoration, Manchestern 1895;<br />

Saadia ben Joseph al Fajiumi (882-942) - eseg.isr.egiz. - Commentaire sur le livre de Daniel, inedito, Biblioteca Bodléienne d’Oxford<br />

(ms Opp. add. Qu. 154); trad. araba con Commenti, Arabische Danielversion, Berlin 1906, pp. 17-XXXV; trad. araba di<br />

MORAG, 1973;<br />

- Sefer Daniyel, Daniel Aramaic, Jerusalem 1975; trad. inglese del 5 0 trattato di Saadia, Sepher Emunoth, (873), ultima<br />

redazione, ALLIX, London 1707, pp. 1-28: A Confutation of the Hopes of the Jews concerning the Last Redemption:<br />

Remarks, pp. 29-101;<br />

Saadia II (XII sec.) - eseg.isr. - Commentario su Daniele in ebraico, in Biblia Rabbinica, Venezia 1526, 1549, 1560, 1617; Bâle 1618,<br />

in GALLÈ;<br />

Salomon ben Isaac JARCHI, dit RASCHI (1040-1105) - Commentaire in Prophetas Maiores et Minores, tradotto e pubblicato sotto il<br />

nome di Johann Friedrich BREITHAUPT, vol. I, Gotha 1713;<br />

Samuel ben Missin Masnuth Scoli ( -1218) - Midrash Daniel & Ezra, Jerusalem 1968;<br />

SARACHEK Joseph (1894- ) - rabb.amer. - Doctrine of the Messiah in Medieval Jewish Literature, New York 1932;<br />

SCHOLEM Gershon Gerhard (1897- ) - stud.isr.ted. - The Messianic Idea. Judaism and Other Essays on Jewish Spirituality, New<br />

York 1971;<br />

SELIGSOHN Max (1865- ) - orent.isr.amer.orig.russa - Daniel in Arabic Literature, in The Jewish Encyclopedia, vol. IV, New<br />

York 1913;<br />

SILVER Abba Hillel (1893-1963) - teol.israel.amer.orig.lituan. - A History of the Messianic Specu<strong>la</strong>tion in Israel from the First<br />

through the 17 th Century, New York 1927, Boston 1959;<br />

Simon ben Zemah Duran, o RaSHBaZ (1310-1385) - rabbino e fisico di Algeria, dal 1394 capo rabbino - vedere Le Roy Edwin<br />

FROOM, The Prophetic Faith of our Fathers, o.c., vol. II, Washington D.C. 1948, p. 218;<br />

SPINOZA Baruch de (1632-1677) - filos.isr.o<strong>la</strong>nd. - Tractatus theologico-politiqus, Amsterdam 1674, pubblicato in forma anonima;<br />

STEWART Basil (1880- ) - scritt.anglo-isr.ingl. - Foretold and Fulfilled, London 1926;<br />

SZOLD Benjamin (1829-1902) - teol.israel. - The 11 th chapter of Daniel?, in Semitic Studies in honor of A. KOHUT, Berlin 1897, pp.<br />

573-600;<br />

VALERIO Samuel ben Jehuda (2 a metà del XVI sec) - med.isr.grec. - Sepher ghason <strong>la</strong>moed, (commentario di Daniele in ebraico),<br />

Venezia 1586; Amsterdam 1727;<br />

WACHOLDER Ben Zion, The Calendar of Sabbatical Cycles During the Second Temple and the Early Rabbinic Period, in Ebrew<br />

Unione College Annual, n. 44, 1973, pp. 153-196;<br />

WAGENSEIL Johann Christoph, Te<strong>la</strong> ignea Satanae, 1681;<br />

WEILL Julien (1873- ) - stor.isr.franc. - Œuvres completes, II, 1926;<br />

WIESEL Elie, Sages and Dreamers, New York 1991, p. 114;<br />

ZEITLIN Salomon (1892- ) - stor.israel.americ.orig.russa - The date of the crucefixion accord. to the Gospels, in Journal of Bible<br />

Literature, LI, part 1932, pp. 263-271;<br />

1273


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Autori cattolici, protestanti e altri<br />

AALDERS Gerhard-Charles (1880-1961) - past.rif.o<strong>la</strong>nd. - De profeten des Ouden Verbonde, Kampen 1918;<br />

- Het Boek Daniel, Kampen 1928;<br />

- The Encyclopedia of Christianity, vol. III, Marshalton, De<strong>la</strong>ware 1972, pp. 291-292;<br />

AA.VV. - L’Apocalisse-Studi Biblici pastorali, Brescia 1967;<br />

- Apocalypses et Theologie de l’Espérance, Paris 1977;<br />

- Bi jbels Woordendook, 2 a ed., 1954-1957, traduz. inglese Adrianus Van den BORN, Encyclopedia Dictionary of the Bible,<br />

ed. Louis Francis Hartman, Ossr, New York 1963, col. 483-490;<br />

- Bible Annotée de Neuchâtel - Ancien Testament - Les Prophètes, vol. II, Daniel, Paris 1889, pp. 259-339;<br />

- Bible (La) Déchiffrée, traduz. di The Lion Handb. to the Bible, 1973, Paris 1977, pp. 430-437;<br />

- Bible (the comprehensive), ed. Samuel Bagster, London, s.d.;<br />

- Bible de <strong>la</strong> Pléiade, trad. francese;<br />

- Bible du Centenaire, vol. III, Paris 1947, pp. 338-369;<br />

- Bible Facts, vol. II, n. 2, Rochester, New York 1855;<br />

- Biblia Patristica, Index delle citazioni e allusioni bibliche nel<strong>la</strong> letteratura patristica, Paris 1975, pp. 211-215;<br />

- Bible Readings for the Home, Mountain View, California 1949, pp. 196-234;<br />

- Book (The) of Daniel. Literary Illustrations of the Bible, ed. James Moffatt, London 1905;<br />

- Book (The) of Daniel, London, s.d.;<br />

- Buch (Das) der Bücher. Alten Testament, Hanns Martin LUTZ, Hermann TIMM, Eiks Christian HIRSCH, München 1970,<br />

pp. 548-558;<br />

- Cambridge (the) History of the Bible, vol. I, From the begin to Jerome, ed. P.R. Ackroyd, Cambridge 1970, 1976, pp.<br />

1,38,48,73,79,102,128,155,225,226,446,578; vol. II, The West from the Fathers to the Reformation, ed. G.W. Lampe,<br />

1969,1976, pp. 17,171,433; vol. III, The West from the Reformation to the Present Day, ed. S.L. Grees<strong>la</strong>de, 1963, 1976, pp.<br />

245,302;<br />

- Christ and his High-Priestly Ministry, in The Ministry, ottobre 1980, p. 64;<br />

- Col<strong>la</strong>teral (A) Bible, or a Key to the Holy Scriptures, (Ezra Stiles ELY - Thurston BEDELL), vol. III, Phi<strong>la</strong>delphia 1928,<br />

pp. 581-621;<br />

- Commentary (A) on the Holy Bible, ed. John Robert Dummelow, New York 1905, pp. 525-544;<br />

- Daniel - Questions débattues, Sèminaire Adventiste, Collonges-sous-Salève 1980 169 p.;<br />

- Dictionnaire Enciclopédique de <strong>la</strong> Bible, Turnhout 1960;<br />

- 2300 (The) days and the Sanctuary, in Bible Tracts, vol. II, n. 2, Rochester, New York 1855, 32 p.;<br />

- Études sur l’Apocalypse, vol. I, vol. II, Institut Adventiste du Salève, France 1988, 256 p.; 192 p.;<br />

- Exagott (the) Bible, vol. IV, Isahia-Ma<strong>la</strong>ki, London 1876, pp. 508-550;<br />

- F<strong>la</strong>uto (Dal) dolce ai Timpani, IADE, ed. A.D.V., Falciani 1994;<br />

- Great Peoples of the Bible and how they lived, Pleasentville, New Jersy 1974, pp. 254,289,308,309,353;<br />

- History of the Jewish People, ed. Haim Hillel Ben Sasson, London 1976, pp. 286,290;<br />

- Life and Times of the Old Testament, Mountain View, California 1949, pp. 476-499;<br />

- Ministry (The), marzo 1954, pp. 22-27;<br />

- Mahdi (Il) e l’Anticristo, in Quaderni del Veltro, Parma 1988;<br />

- Marchio - mark, in Seventh-Day Adventist Encyclopedia, ed. rivista, t. X, Washington D.C. 1966, p. 856;<br />

- New (The ) Oxford Annotated Bible - Revised Standard Version, ed. Herbert G. May and Bruce M. Metzger, New York<br />

1973, nota su Apocalisse;<br />

- New Self-Interpreting Bible Libr., vol. III, Saint Louis 1916, pp. 1384-1407;<br />

- Notes on some problems of the Book of Daniel, London 1965, pp. 28-30;<br />

- Nouveau Dictionaire Biblique, ed. Pache, Saint-Légier S. Vevey 1961, pp. 167-171;<br />

- Nouveau Commentaire Biblique, ed. D.Guthrie, Saint-Légier 1978;<br />

- Nouveau (Le) Manuel de <strong>la</strong> Bible, G.T. MANLEY, G.C. ROBINSON, A.M. STIBBS, trad. Jacques BLOCHER, Nogentsur-Marne<br />

1952, pp. 235-241;<br />

- Problems in Bible trans<strong>la</strong>tion, 1954, pp. 174-187;<br />

- Prophétie et Eschatologie, Conference Biblique, vol. I, II, Seminaire Adventiste de Collonges-sous-Salève 1982, 420 p.,<br />

166 p.;<br />

- Questions on Doctrine, Washington D.C. 1957, pp. 339-445;<br />

- Sagrada Biblia, versione critica dai testi ebraici e grechi, José Maria BOVER, S.J., y Francisco CARTERA-BURGOS, t. II,<br />

Eclesiasticos e Apocalypsis, Madrid 1957, pp. 1577-1610;<br />

- Seventh Day Adventist Bible Commentary - SDA Bible Commentary - SDABC - vol. III, Review and Herald Publishing<br />

Association, Washington, DC 1954, pp. 369-374,399,400; vol. IV, Daniel, 1955, pp. 743-881; vol. VII, Apocalypse, 1957,<br />

715-899;<br />

- Seventh Day Adventist Bible Dictionary, ed. rivista, vol. VIII, Review and Herald Publishing Association, Washington, DC.<br />

1979;<br />

- Seventh Day Adventist Bible Students’Source Book, vol. IX, Review and Herald Publishing Association, Washington, DC,<br />

1962;<br />

- Seventh-Day Adventist Encyclopedia, vol. X, Review and Herald Publishing Association, Washington, DC, 1966, pp. 323-<br />

326; ed. rivista, vol. X, 1976, pp. 370-373;<br />

- Source Book for Bible Students, rivista, Washington D.C: 1922;<br />

- Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book I, Book II, Frank B. Holbrook, Editor Silver Spring 1992, XIV-400 p., XIV-465 p.;<br />

- Terminal synchronism of Daniel’s prophecies two principal periods: 2300 days and time, times, and the dividing of time,<br />

London 1958;<br />

- Theol. Wörterb. zum Alten Testament, vol. I, II, Stuttgart 1973, 1977;<br />

- Time (the) of the End, New York 1856;<br />

1274<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Tractatus adv. Judaeus, in MIGNE, P.L., CCXIII, 1855, COL. 786;<br />

- Traduction Œucuménique de <strong>la</strong> Bible - Ancien Testament, Paris 1975;<br />

- Verk<strong>la</strong>ring van de Profeetsy en van Daniel, POLUS, WELLS, LOWTH, ecc., Amsterdam 1748;<br />

- Views of the Biblical World, vol. IV, The Writings, Jerusalem 1961, pp. 199-215;<br />

ABAUZIT Firmin (1679-1767) - teol.rif.franc. - Œuvres diverses, vol. I, London 1760;<br />

ABBADIE Jacques (1654-1727) - teol.rif.franc. - Le triomphe de <strong>la</strong> Providence et de <strong>la</strong> Religion, vol. IV, Amsterdam 1723, pp. 446-<br />

456;<br />

ABBOT Ezra (1819-1884) - teol.unit.amer. - Dictionary of the Bible (William SMITH), vol. I, New York 1868, pp. 545-546;<br />

- Vedere HACKETT Horatio Balch;<br />

ABBOT Robert (1560-1617) - Antichristl demonstratlo, London 1594, 1603, 1608;<br />

«Abdu» al Baba Ibn Baha Ul<strong>la</strong>h (1841-1921) - Abbas Effendi (persian) -Le Serviteur de Dieu, cit. da Laura-Clifford BARNEY;<br />

ABERLE - eseg.catt.ted. - cit. da Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible di Vigouroux, t. I, Paris 1923, col. 751,752;<br />

Abidene (Abydenos) (2°-3° secolo) - in Eusebio, Préparation évangelique, I, IX, ch. XLI, ed. Col., 1688; trad. franc. SEGUIER DE<br />

SAINT-BRISSON, vol. II, Paris, 1846;<br />

ACHELIS Hans, col<strong>la</strong>boratore di BONSIRVEN J. (G);<br />

ACRROYD Peter-Runsham (1917- ) - ed. The Cambr. History of the Bible, vol. I, traduz. Inglese di EISSFELDT, Oxford 1966;<br />

ADAMS John-Quincy (1891- ) - The Time of the End, 4ª ed., Dal<strong>la</strong>s, Texas 1924;<br />

- His Apocalypse, 2 a ed., Dal<strong>la</strong>s 1925;<br />

ADDIS Alfred (1806- ) - Heaven Opened, or, The Word of God: Being the Twelve Visions of Nebuchadnezzar, Daniel and St. John<br />

exp<strong>la</strong>ined, London 1829; 2 a ed., con il titolo: The Theory of Prophecy, London 1830;<br />

ADENEY Walter-Frederic (1849-1920) - past.congr ingl. - Daniel (The Century Bible), vol. X, London 1906;<br />

Col<strong>la</strong>b. di J.E. THOMSON, per le opere 1906, 1913;<br />

Adso, Libellus de Antichristo, in MIGNE, P.L., vol. CI, col. 1289-1298;<br />

Adson - monaco - De ortu et tempore Antichrist - Libellus de Antichristo, scritto nel 954, MIGNE, P.L., 101, col. 1289-1298; vedere<br />

CHARLIAC P. de<br />

AELDERS G.C., Het Bock Daniel, Kampen 1975;<br />

AGIER Jean Pierre (1748-1823) - magistr.gallic.giansen. - Vues sur le second avènement de Jésus Christ ou analyse de l’œuvre de<br />

Lacunza, Paris 1818;<br />

- Daniel, Paris 1822;<br />

- Commentaire sur l’Apocalypse par l’auteur des explications des psaumes et des prophètes, 2 vol., J.M. Eberhart, Paris<br />

1823;<br />

Agobardus, Agobardi Episcopi Lugdunensis Liber de Imaginibus Sanctorum, MIGNE, P.L., vol. 104;<br />

AGUILAR Y ZUÑIGA Estevan de (1614- ) - Estatua y arbol con voz, politica, canonica, y sonada, vol. I, Madrid 1661;<br />

AGUILÓN Pedro de ( -1643) - canon.spag. - Profecia de Daniel, Zaragoza 1636;<br />

AILMER John, Musae sacrae seu Jonas, Jeremie, Threni, et Daniel graeco reddita carmine heroico, Oxford 1652;<br />

ALABASTER William (1567-1640) - mist.angl.ingl. - Apparatus in Reve<strong>la</strong>tion Jésus Christ, Anversa 1607;<br />

A<strong>la</strong>in de l’Isle, A<strong>la</strong>ni de Insulis De Fide catholica Contra Haereticos Sui Temporis, MIGNE, P.L., vol. 210;<br />

ALAIN L. - ispett.insegnam.libero, franc. - Bible sco<strong>la</strong>ire illustrée, Paris 1920;<br />

ALBERT Philippe, Traité d’observation sur quelques prophèties touchant <strong>la</strong> fin du Monde et <strong>la</strong> Venue de notre Seigneur Jésus Christ<br />

dont les temps prédits semblent expirer dans le présent siècle, Cologne 1674;<br />

Alberto il Grande, vedere Albertus Magnus;<br />

ALBERTS Hermann, Das Buch Daniel im Lichte der Keilschriftsforschung, Steglitz-Berlin 1896;<br />

- Daniels Gesicht von den LXX Wochen, Bonn 1896;<br />

Albertus Magnus (1206-1280) - teol.domin.ted. - Commentarii su Daniel., Opera Omnia, vol. VIII, ed. Pierre Jammy ( -1665) -<br />

domen.franc. - Commentarii su Apocal., t. 11, Lione 1651; ed. Augustin Borgnet, Lyon 1658; Paris 1893;<br />

- Enarrationes in Apocalisse, Opera omnia, Paris 1899, XXXVIII, pp. 643,644; opera di autore dubbio, secondo PALEMON<br />

GLORIEUX, Répertoire des Maîtres de Théologie de Paris au XIII siecle, vol. I, 1933, p. 66; attribuito a Nico<strong>la</strong>s de Gorran,<br />

domenicano morto nel 1295, da C. SPICQ, Esquisse d’unè histoire de l’éxégèse <strong>la</strong>tine au moyen âge, Paris 1944, pp.<br />

294,327;<br />

ALBRECHT Christian - protest. - Das Buch der Propheten Daniel und Haggai, Saint-Gall 1840;<br />

- Die letzten Zeiten und die Zukunft der Völker der Erde, Saint-Gall 1840, pp. 1-67;<br />

ALBRECKTSON Bertil, En Bok om Gam<strong>la</strong> Testamentet, Lund 1969, 1971, pp. 249-252;<br />

ALCAZAR Luis de (1554-1613) - gesuita spagn. - Rev. Patris Ludovicis ab. Alcasar… Vestigatio Arcani Sensus in Apocalypsi, Apud<br />

Ioannen Keerbergium, Antverpiae 1614;<br />

- In eas Vetus Testament partes, quas respicit Apocalipticae, Lyon 1631, f. 278-293;<br />

Alcuino, Commentaria in Apocalypsin, MIGNE, P.L., vol. C, col. 1087 e seg.;<br />

ALDERMAN Paul-Repton Jr (1911-1946) - past.batt.amer. - The unfolding of the Ages; prophecy fulfilled, prophecy being fulfilled,<br />

prophecy to be fulfilled, Grand Rapids, 1954, pp. 25-29;<br />

ALDERSMITH Herbert, col<strong>la</strong>boratore di David DAVIDSON;<br />

ALDRIDGE George, The Prophet Daniel Lectures, Auck<strong>la</strong>nd, New Ze<strong>la</strong>nd 1910;<br />

ALEXANDER John-H. - protest. - Le prophète Daniel: un message pour notre temps, Genève 1975;<br />

- New Light on the Fiery Furnace, in Journal of Biblical Literature, 1950, pp. 375-376;<br />

- L’Apocalypse verset par verset,2 a ed., Maison de <strong>la</strong> Bible, Genève-Paris 1980;<br />

ALFONSO Maria di No<strong>la</strong>, Enciclopedia delle Religioni, vol. II, Firenze 1970, col. 575-582;<br />

ALFORD Henry (1810-1871) - eseg.anglic.ingl. - The Greek Testament, vol. IV, 2 - Prolegomena, 2 a ed, London 1862;<br />

- Reve<strong>la</strong>tion, The New Testament for English Readers and a Critical and Exp<strong>la</strong>natory Commentary, vol. 2, London 1866;<br />

ALFRINK Bernardus Johanne (1900- ) - prel.catt.ir<strong>la</strong>nd. - L’idée de <strong>la</strong> Résurrection d’àprès Daniel XII, in Biblica, 1-2, 1959, pp.<br />

355-371;<br />

Alighieri Dante, vedere Dante<br />

ALLAN George (1758-1823) - A Discovery on Prophecy, Paisley 1823;<br />

1275


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

ALLDNS, On Scheudls Attempt to Count the Days of Daniel, Andrews University, 4, 1966;<br />

ALLEM S., On Scheidl’s Attempt to Count the Days of Daniel, Andrews University Sem. St., 4, 1966, pp. 105,106;<br />

ALLIOLI Franz Joseph von (1793-1873) - eseg.catt.austr. - Die Heilige Schrift, vol. IV, Nürinberg 1834, pp. 457-518; 3 a ed., vol. II,<br />

Münster 1865, pp. 991-1056; 5 a ed. francese, Nouveau Commentaire litteraire critique et théologique sur tous les livres des<br />

divines Ecritures, trad. GIMAREY Louis Philibert - canon.franc. - vol. V, Paris 1868, pp. 457-536;<br />

ALLIS Oswald-Thompson (1880-1973) - teol.presb.amer. - Prophecy and the Church, Phi<strong>la</strong>delphia 1945, 1947, pp. 11,29,52,67,111-<br />

128,209,213,238,290,326;<br />

- The Old Testament: its C<strong>la</strong>ims and its Critics, Nutley, New Jersy 1972, pp. 51,60,75,76,79,94,96,113,115-118,124-<br />

126,150,152-154,208,209,238,248,288,334,355,369-371;<br />

- The Law and the Prophets, 1974;<br />

ALLIX Pierre (1641-1717) - past.rif.franc. - Two Treatises: A Confutation of the Hopes of the Jews Concerning the Last Redemption,<br />

London 1707; The 8 th treatise of R. Saadis (Sepher Emunoth) (873), pp. 1-28; Remarks upon the 8 th treatise of R. Saadia, pp.<br />

29-101;<br />

- De Messiae duplici Adventu, dissertation duas, adv. Jud., Lyon 1701;<br />

ALLO Ernest (in religione Bernard Marie) (1873-1945) - eseg.dom.franc. - S. Jean - l’Apocalypse, 2 a ed., Paris 1921; ed. Gabalda, 3 a<br />

ed., 1933; 4 a ed., Études Bibliques Paris, Paris 1953;<br />

- Revue Biblique, 1932, p. 305;<br />

- Apocalypse, in Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible-Supplément, direction Louis Pirot, t. I, librer. Letouzey et Ane, Paris, col. 319;<br />

ALLWOOD Philip (1769-1838) - teol.angl.ingl. - A Dissertation Concerning the Chronology Numbers Recorded in the Prophecy of<br />

Daniel, London 1838;<br />

- A key to the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, the Divine, 2 vol., C.J.G. & F. Rivington, London 1829;<br />

ALONSO DÍAZ José (1914- ) - ges.spagn. - BUCK Fidel, La Sagrada Scriptura. Antiguo Testamento, vol. VI, Daniel y Profetas<br />

menores, Madrid 1971;<br />

ALSTED Johann Heinrich (1558-1638) - teol.evang.ted. - Theologia Prophetica, Sumptibus Conradi Eifridi, Hanoviae 1622;<br />

- Diatribe de mille annis apoc., non illis Chiliast. et phantasmarum, sed beatorum Danielis et Joannis, Frankfurt 1627; 2a<br />

ed., 1630, traduzione tedesca Sebastian FRANCKE (1606-1668) - past.lut.ted. - Frankfurt 1630; traduz. inglese William<br />

BURTON ( -1616) - past.purit.ingl. - London 1643;<br />

- Trifolium Propheticum, id est Canticum Canticorum Salomonis, prophetia Danielis, ecc., Herborn 1640;<br />

ALTA Eelko, Dissertation 3a;<br />

ALTREE nata COLEY Gertrude-Emily, Great Tribu<strong>la</strong>tion Future, past or present?, Toronto 1947;<br />

AMADON Grace (1872-1945) - batteriol.avv.amer. - Ancient Jewish Calendar, in Journal of Bible Literature, n. 61, IV, 1942, p. 277-<br />

280;<br />

- The Crucifixion Calendar, in Journal of Bible Literature, n. 63, 1944, pp. 177-190;<br />

AMBROGIO Carlo de - cattol. - L’Apocalisse, 2 vol., Soc. ed. Internazionale, Torino 1964;<br />

AMÉDÉE Nico<strong>la</strong>s, Conjectures sur les âges de l’Eglise et les derniers temps, 2ª ed., Paris 1881;<br />

AMERDING Carl E. - GASQUE W. Ward, Handbook of Biblical Prophecy, Grand Rapids, 1977;<br />

AMNER Richard (1736-1803) - past.dissid.ingl. - An Essay towards an Interpretation of the Prophecies of Daniel, London 1766;<br />

- Versuche über der sämmtl. Weissag. Daniel, Halle 1779;<br />

- Considerations on the Prophecies of Daniel and St. John, London 1797;<br />

AMSDORF Nico<strong>la</strong>us (Nikles von) (1483-1561) - teol.luter.tedesco - Füenff fürnehmliche und Gewisse Zeichen aus göttlicher heiliger<br />

Schrifft, so kurtz vor dem jüngsten tag geschehen sollen, Rödinger, Jena 1554;<br />

AMYRAUT Balthasar-Octavian (1615- ) - past.rif.franc. - Introduction à l’Exposition de l’Apocalypse, La Haye 1658;<br />

AMYRAUT Moyse, Du règne de mille ans, ou de <strong>la</strong> prospérité de l’Eglise, Isaac Desbordes, Saumur 1654;<br />

ANDERSON Allen Walter (1901- ) - Some Further Thoughts on Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Warburton, Victoria, Australia 1928;<br />

1698;<br />

ANDERSON Bernhard-Word (1916- ) - teol.metod.amer. - Understanding the Old Testament, Englewood Cliffs, New Jersey 1958;<br />

ANDERSON Hugh (1920- ) - A future for Apocalyptic?, London 1976;<br />

ANDERSON John Shaw (1857-1921) - past.batt.scozz. - I numeri simbolici, Firenze 1905;<br />

ANDERSON Sir Robert (1841-1918) - avvoc.anglic. – The Coming Prince, 2 a ed., London 1882; 5 a ed., 1895; 10 a ed., 1915; 15 a ed.,<br />

1963;<br />

- Daniel in the Critic’s Daniel, Reply to Farrar, Edimburg 1895; Reply to Driver, London 1902;<br />

- Unfulfilled Prophecy end the Hope of the Chruch, London 1917, pp. 7,8;<br />

ANDERSON Roy Al<strong>la</strong>n (1895- ) - past.avvent.orig.austral. - Unfolding Daniel’s Prophecies, 1953, 1961, rivista, Pacific Press<br />

Publishing Association, Boise, Idaho, Oshawa, Ontario, Canada 1953, 1974; Montain View 1975, 192 p. 2 ;<br />

- Unfolding the Reve<strong>la</strong>tion, 8 a ed., rivista, Mountain View, California, 1981;<br />

ANDERSON William (1805-1866) - past.presb.scozz. - An Apology for Millennial Doctrine; in the form in which it was entertained<br />

by the primitive Church, 2 vol., Maurice Ogle, G<strong>la</strong>sgow 1830, 1831;<br />

- Daniel I-VI, G<strong>la</strong>sgow 1860;<br />

ANDREASEN Milian Lauritz (1876-1962) - past.avv.amer.origine danese - The Sanctuary Service, Takoma Park, Washington D.C.<br />

1937;<br />

ANDREWS John Nevins (1829-1883) - teol.avv.amer.I° mission.in Europa - Thoughts on Reve<strong>la</strong>tion 13 and 14, in Second Advent<br />

Review and Sabbath Herald, del 19 maggio 1851;<br />

- The Sanctuary and the 2300 days, Rochester, New York 1853, 72 p.; 2 a ed., Battle Creek 1872, 96 p.;<br />

- The Three Angels of Reve<strong>la</strong>tion XIV: 6-12, Advent Review Office, Rochester 1855;<br />

- The Prophecies of Daniel the 4 Kingdoms, the Sanctuary and the 2300 days, Battle Creek, Michigan 1855, 112 p.; 2 a ed.,<br />

1863, 95 p., pp. 3-43;<br />

2<br />

Il numero delle pagine seguite dal<strong>la</strong> lettera p (pagina) corrisponde al numero delle pagine dell’opera. Tranne qualche eccezione abbiamo riservato<br />

questa precisazione alle opere di autori avventisti.<br />

1276<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- The Commandment to Restore and to Rebuild Jerusalem, Battle Creek, Michigan 1865;<br />

- The Judgement. Its events and their order, Oakloma 1890;<br />

- Three Messages of Reve<strong>la</strong>tion 14, Review and Herald Publishing Company, Battle Creek, Michigan, 1892; ristampato da<br />

Southern Publishing Association, Nashville, Tennessee 1970;<br />

- Le Sanctuaire de <strong>la</strong> Bible, Neuchâtel, s.d., 16 p.;<br />

ANDROSS Elmar Ellsworth (1868-1950) - past.avv.amer. - A More Excellent Ministry, Mountain View, California 1912, 215 p.;<br />

Angelo di Chiarino, vedere Pietro di Fossombrone;<br />

ANGELOCRATOR, vedere ENGELHARDT;<br />

ANGUS Joseph (1816-1902) - past.batt.ingl. - The Bible Handbook, nuova edizione, di Samuel-Gosnell GREEN (1823-1905) -<br />

past.batt.ingl. - London 1904; 6 a ed.;<br />

anonimo - Advent Herald, 3/3/1849;<br />

- Apocalypse, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. WSTPHAL, vol. I, Paris 1932, p. 62-66;<br />

- Apocalyptique (L’), Études d’Histoire des Religions de l’Université des Sciences Humaines de Strasbourg, n. 3, Paris 1977;<br />

- Avis aux fidèles sur <strong>la</strong> conduite qu’ils doivent tenir dans les disputes qui affligent l’Eglise, 1796;<br />

- Alten Bundes (Die Heilige Schrift des), vol. II, Weisheitsbücher und Prophetie, ed. Pius Parsch, Wien 1953;<br />

- Altes Eundes (Die Heilige Schrift des), vol. II, ed. Pius Parsch, Wien 1953, pp. 776-810;<br />

- Antichrist (Der), London - Berlin 1786;<br />

- Antechrist (L’), Paris - Lyon 1838;<br />

- Antichrist in the French Convention: or, Endeavour to prove that some part of the Prophecies of Daniel and St. John is<br />

now fulfilling in Europe, London 1795;<br />

- Antichrist Romanus, in Proprio Suo Nomine, Numerum Illum Apocalypticum (DCLXVI) Continente Proditus, Typis<br />

Laurentij Seuberlichs, Wittemberg 1612;<br />

- Antichrist. The Number ot the Beast, London 1852;<br />

- Antichrist (The) That Is to Come, Dublin 1855<br />

- Anticristo (L’) rive<strong>la</strong>to, ossia Napoleone III uomo di peccato, e Napoleone Eugenio erede imperiale figlio di perdizione<br />

giusta <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> di Daniele e di Paolo Apostolo, Capo<strong>la</strong>go 1863, l’autore ha usato lo pseudonimo di Isuf-bon-Ryo;<br />

- At<strong>la</strong>s Bundes (Die heilige, Schrift des) vol. II, Weisheitsbucher und Prophetie, ed. pius Parsch, Wien 1953, pp. 776-810;<br />

- Battle (The) of the Nations, as revealed in Daniel’s Last Vision, London 1853;<br />

- Belshazzar’s Feast and the Day of the Lord, London 1906, firmato G.C.;<br />

- Book (On the) of the Prophet Daniel, London 1888;<br />

- BROKHAUS (Der Grosse), vol. IV, Leipzig 1929;<br />

- BROKHAUS Enczykl., vol. IV, Wiesbaden 1968;<br />

- Catechismus brevis christiana disciplina summa continens, London 1553; De Oratione (attribuita a CRANMER) ed.<br />

inglese, A short Catechism, London 1553, fol. LVII v, LVIIIr;<br />

- Catholic Bible Encyclopedia Old Testament, ed. John-Emil Steinmueller and Kathrin Sullivan, New York 1959, pp. 257-<br />

260;<br />

- Chronologiae Danielis prodromus, Hamburg 1597;<br />

- Churches (The) of Christianity and of St. Peter. The Churches of LUTHER, CALVIN and Eng<strong>la</strong>nd, foreshadowed by<br />

Shadrach, Meschach and Abednego, Daniel a type of the Church of the Vaudois, London 1854;<br />

- Cinquième (Le) Empire, La Haye 1689;<br />

- Commentario <strong>la</strong>tino sull’Apocalisse, pubblicato a Venezia nel 1600 col nome di Vital du Four, cardinale dal 1312, morto<br />

1327; poi col nome di Alexandre de HALES, Paris 1647; infine inserito a torto nelle opere di S. BONAVENTURA, Trento<br />

1773, che sostituì Giovanni BURELLI nel<strong>la</strong> guida dei francescani;<br />

- Daniel, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. WSTPHAL, vol. I, Paris 1932, p. 268,269;<br />

- Daniel traduction en française avec une explication du sens littéral et du sens spirituel, tirée des S. Pères et des auteurs<br />

ecclésiastiques, Paris 1691;<br />

- Daniel the Prophet in the Latter Days, Melbourne, Australia 1920;<br />

- Daniel’s Evening Vision, Compared with History, 1807;<br />

- Daniel’s Prophecy of the Seventy Weeks Exp<strong>la</strong>ined from the sacred writings, 1744;<br />

- Daniel: Stateman and Prophet, London 1879;<br />

- Danielism: or, the development of Religion of the Son of Man for the Eastern Nations, by the unraveller, London 1856;<br />

- Dictionary (The Oxford) of the Christian Church, ed. Frank-Leslie Cross, London 1957, pp. 371,372;<br />

- Die Otfenbarung S. Johannis der Theol. und das Tier 666, Wiesburg 1889;<br />

- Dissertations on the Opening of the Sealed Book: illustrating the prophetic signs used by Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion,<br />

Montreal 1848;<br />

- Dresden-Lexikon (Das Grosse), vol. II, Mannheim 1965, p. 275;<br />

- Èc<strong>la</strong>ircissements sur le chapitre 8 du livre de Daniel, 1765;<br />

- Eglise (L’) et L’Apocalypse, ou 19 siècles d’existence de l’Eglise catholique sur <strong>la</strong> terre prédite par l’Apocalypse de S.<br />

Jean, Paris 1860;<br />

- Encyclopedia Americana, vol. II, 1925, pp. 26,27;<br />

- Encyclopedia (The) of the Jewish Religion, ed. Raphael Jehudah Zwi Werblowski and Goeffrey Wigoner, New York 1965,<br />

415 pp., su Daniele, pp. 105,106;<br />

- Encyclopedia of Religions, ed James G.R. Forlong, New Hide Park, New York 1964, p. 509;<br />

- Encyclopedia universale illustrate, euro-americana, vol. V, pp.758-760 ;<br />

- Encyclopedia Universel, vol. II, eur.-amer., vol. XVII, Bilbao, s.d., pp. 918-921;<br />

- Ènigmes (Les) arithmetiques de Daniel et de S. Jean le théologien, Lausanne 1874;<br />

- Erinnerungen an einige in unseren Tagen sehr beherzigenswerte Ausprüche des ProphetenDaniel, ed. C.G. Zobel, Görlitz<br />

1619;<br />

- Erklärungen über den ProphetenDaniel, Cassel 1638;<br />

- Exposition (The) of Daniel the Prophet, London 1550;<br />

1277


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

1278<br />

- 490 (the) years Prophecy, n.l,.s.d.;<br />

- Fotografia del grande Anticristo, Roma - Firenze 1872;<br />

- Four (The)Monsters, 1708;<br />

- Four (The) Universal Monsters of the Prophecy of Daniel and God’s ever<strong>la</strong>sting Kingdom, New York 1855;<br />

- Grande (La) Statue de Daniel 2 et les 4 Bêtes symboliques de Daniel 7, Battle Creek 1858;<br />

- HARPER’s Bible Dictionary, ed. Madeleine-Sweeney and John-Lane Miller, New York 1952, pp. 126,127;<br />

- Histoire de l’Eglise révélée dans l’Apocalypse, 4 a ed., Augsburg 1798;<br />

- Israel’s Heritage, vol. II, New York 1961, pp. 92-124;<br />

- Key to the Prophecy of the Reve<strong>la</strong>tions derived from Scripture, London 1856;<br />

- Kingdom (The) of Heaven: or the future reign of the Son of Man according to its prophetic delineation, contained in the<br />

Second and Seventh chapter of the Book of Daniel, London 1833;<br />

- Kingdom (The) of the Stone; being a new exposition of Daniel 2:34,44,45, London 1854;<br />

- Library of Theology and Biblical Literature, ed. George Richards Crooks (1822-1897) - John Fletcher Hurst (1834-1903) -<br />

vesc.metod.amer. - New York 1880, pp. 362-380;<br />

- Library of Universal Knowledge, vol. IV, New York 1881;<br />

- Literature of Theology: a c<strong>la</strong>ssified bibliographie and general religion Literature, ed. John Fletcher Hurst (1834-1903) -<br />

vesc.metod.amer. - New York 1896, 757 pp., su Daniele pp. 94,95;<br />

- Littérature de résistance, in Journal de <strong>la</strong> Vie: Aujourd’hui <strong>la</strong> Bible, n. 112, 5 nov. 1972, pp. 4,5;<br />

- Living (The) Prophecies. The Minor Prophets paraphrased with Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, 1965, 1967;<br />

- Messages pour les Jüifs persécutés. Daniel 1-6, in Journal de <strong>la</strong> Vie: Aujourd’hui <strong>la</strong> Bible, n. 111, 29 ottobre 1972, pp. 9-<br />

11;<br />

- MEYERS Enzyklopedie Lexikon, n. 21, Mannheim 1972, pp. 237,238;<br />

- Monthly (The) Review, and Record of the London Prophecy Society, London 1856, pp. 179-183, 263-275;<br />

- Nebuccodonosor and the Story of the Fiery Furnace. Daniel III, Strand on the Green 1929;<br />

- New Bible Commentary, ed. Edward J. Young, London 1970, pp. 717-730, traduz. franc., Nouveau Commentaire Biblique,<br />

ed. René Pache, Saint-Légier 1978, XVI-1380 pp., su Daniele pp. 167-171;<br />

- New (the) Columbian Encyclopedia, New York 1975, p. 717;<br />

- New (A) Interpretation of Daniel XI, Liverpool 1866;<br />

- New Light; causing the midnight cry: or, the Second Advent of Christ probably in the autumn of 1865 or1866, Lakeville,<br />

Connecticus 1865;<br />

- New Self Interpreting, in Biblical Library, vol. III, p. 1395;<br />

- Notes on the Prophecies of Daniel VIII, London 1879;<br />

- Observations, intended to point out the application of a prophecy in the 11th chapter of Daniel, to the French power,<br />

London 1800;<br />

- Onus Ecclesiae, apparso nel 1524, attribuito a Berthold PIRSTINGER - vescovo di Chiemsee dal 1508 al 1525;<br />

- Oraculum Angelicum Cyrillii, fine XIII secolo (erroneamente attribuito a S. Cirillo di Costantinopoli, 3 o priore dei<br />

carmelitani dal 1221, accompagnato da un commentario dello pseudo gioachino (vedere Arnaldo di Vil<strong>la</strong>nova,<br />

Introductio...), Paris, Biblioteca Nazionale, Cod. <strong>la</strong>t. 2598, fol. 1-19; 3184, fol. 90-108; 2599, fol. 1-24; 4126, fol. 282-294;<br />

Berlino, Bibl. Nazion.: 987 <strong>la</strong>t. qu. 54; ed. stampata: Divinum Oraculum, Lyon 1663;<br />

- Outlines of the USA Chronology in the Time of the End: Daniel XII: 4,9, New York 1920;<br />

- Pictorial Bible Encyclopedia, ed. Gaalyahu Cornfeld, New York 1964, IX-720 pp., su Daniele pp. 244,245;<br />

- Porvenir (El) decifrado con un mensaje para toda <strong>la</strong> humanidad, Cristobal, Zona del Canal del Panama, s.d.;<br />

- Prophecy Fulfilled, di uno studente di profezie, London 1935;<br />

- Réflexions sur <strong>la</strong> prophétie des LXX semaine Mémoire de Trévoux, vol. I, marzo 1741, pp. 433-445;<br />

- Remarks on the Book of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, London 1794;<br />

- Remarks (A few) on Some of the Dates Mmentioned in the Book of Daniel and of the Reve<strong>la</strong>tion, by a Layman, London<br />

1848;<br />

- Remarques sur le livre de Daniel, 2ª ed., Paris 1862;<br />

- Reve<strong>la</strong>tion and the Bible, contemporary Evangelical Thought, ed. C.F.H. Henry, Grand Rapids, 1958, 413 pp.;<br />

- Revue britannique religieuse, vol. II, Genève 1830, pp. 510-529;<br />

- Revue ecclesiastique, vol. X, Paris, s.d., pp. 321-390;<br />

- Romae ruina finalis anno Domini 1666, London 1655;<br />

- Scheme (The) of Prophecy. The exposition of the Prophecies of Daniel, London 1839;<br />

- Seder-O<strong>la</strong>m Rabbat (Yose b. Harafta † v. 160), Mantova 1514;<br />

- Segni (Dei) precursori dell’Anticristo, in Civillta Cattolica, Xl, 7, 1881, pp. 641-660;<br />

- Semine (De) Scripturarum (1204) - monaco bavarese - l’opera attribuita erroneamente all’abate Gioachino da Flora, il<br />

manoscritto si trova a Bamberg.: Katalog der Handschriften der koeniglichten Bibliothek zu Bamberg. I, 1, Bamb. (1895-<br />

1906) p. 685, n. 111, fol. 284-321. Altri manoscritti si trovano a Roma (cod. Vat. <strong>la</strong>t. 3819, fol. 1-18) a Tours, a Bres<strong>la</strong>u;<br />

- Seven Prophetic Periods, London 1790;<br />

- Seventy (The) Weeks of Daniel, London 1849; 2ª ed. 1861;- Seventy (the) Weeks of Daniel Predicting the Time of the<br />

crucifixion, London 1864;<br />

- Signes (les) des Temps, red. Jean CAZEAUX, Dammary-les-Lys, marzo-aprile-maggio 1978; traduzione italiana Segni dei<br />

Tempi, Firenze, numero speciale, s.d., pp. 1-48, n. speciale, maggio 1971, 20 p., giugno 20 p.;<br />

- Signs of the Times, profezie di Daniele, in Bible Tracts, vol. II, 1, Rochester, New York 1855;<br />

- Sous le signe de Dieu, in Journal de <strong>la</strong> Vie: Aujourd’hui <strong>la</strong> Bible, vol. III, 29 ottobre 1972, pp. 3-5;<br />

- Super Esaiam prophetan, Venezia 1517, fog. 33, commentari pseudo-gioachimiti;<br />

- Super Hieremiam propheten, Venezia 1525, fol. 45;<br />

- Terminal Synchronism of Daniel’s Prophetic Two Principal Periods: 2300 days and time, times,and the dividing of time,<br />

London 1958;<br />

- Time (The) of the End, New York 1856;<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Tractatus adv. Judaeus, MIGNE, P.L., CCXIII, 1855, col. 786;<br />

- Two great Prophecies, Monrain View 1925;<br />

- Views of the biblical World, vol. IV, The Writings, vol. II, 1758, pp. 32,33, 7ª ed., p. 43;<br />

- Views of the Prophecies and Prophetic Chronology, Boston 1842;<br />

- Visione di Pietro il <strong>la</strong>voratore, Inghilterra verso 1360;<br />

- Who (The), When, and Where, of Antichrist, Birkenhead 1860;<br />

- Winke zum Verständniss des Propheten Daniel, Basilea 1880;<br />

Anselm of Havelberg, Dialogi, MIGNE, P.L., vol. CLXXXVIII, col. 1139-1248;<br />

ANSTEY Martin, The Romance of Bible Chronology, London 1913;<br />

ANTOLIN DIESRE GIL, vedere DIESTRE<br />

ANTOMARCHI DORIA Antonio (1868-1952) - pastore rifor.franc. - L’Apocalypse. Simples entretiens, 2 a ed., Librairie Protestante,<br />

Paris 1933;<br />

- Les Signes des Temps, ottobre 1936, p. 15;<br />

- Ben Ezra, La Bâtie-Rol<strong>la</strong>n, Drôme 1934; 2 a ed., 1963;<br />

- Fin d’un Monde - Le Christ revient... , Valence 1947;<br />

APHRAHAT, Select Demonstrations. Gwynn John editor, Selections… from the Hymns and Homilies of Ephraim in the Syrian, and<br />

from the Demostrations of Aphrahat the Persian Sage,in NPNF, 2 a serie, vol. 13, pp. 113-433<br />

APPELMAN Hyman Jedidiah (nato 1902) - Anti-Christ and the Jews, Grand Rapids, 1950;<br />

APPLEBY William I., A Dissertation on Nebuchadnezzar’s Dream, Phi<strong>la</strong>delphia 1844;<br />

ARASOLA Arvo W. - protest. - Maailman kohtalontie: Danieliy ja Johannilssen ilmestysten valusa, Helsinky 1954;<br />

ARBUSOW Leonid (1882-1951), Die Einfuehrung der Reformation in Liv - Est - und Kur<strong>la</strong>nd, Leipzig 1921;<br />

ARBUTHNOT F., Light for today, from the Bible, Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, London 1935;<br />

ARCHER Gleason Leonard Jr (1916- ) - past.presb.americ. - traduttore inglese di Gero<strong>la</strong>mo, Daniele, Grand Rapids, 1958;<br />

- The Aramaic of the Genesis Apocryphon Compared with the Aramaic of Daniel, in New Perspectives on the Old Testament,<br />

Waco, Texas 1970, pp. 160-169;<br />

- A Survey of Old Testament Introduction, Chicago 1964, 1965, 1968, pp. 365-388; trad. italiana Fausto SALVONI, Daniele,<br />

in La Paro<strong>la</strong> del Signore, Introduzione all’Antico Testamento, Modena 1972, pp. 451-479; trad. francese, Introduction à<br />

l’Ancien Testament, Saint-Légier 1978, pp. 420-448;<br />

- The Hebrew of Daniel Compared with the Qumran Sectarian Documents, in The Law and the Prophets. Old Testament -<br />

Studies prepared in honor of Oswald-Thomson Allia, ed. J. Skilton, Nutley, New Jersy, l974, pp. 470-481;<br />

- Introduction à l’Ancien Testament, Saint Légier 1978, p. 79;<br />

- Modern Rationalism and the Book of Daniel, in Bibliotheca Sacra, n. 36, 1979, pp. 129-147;<br />

- Daniel, The Expositor’s Bible Commentary, ed. F.E. Gaebelein, Grand Rapids, 1985;<br />

ARCHER Henry John, The Personal Reign of Christ upon Earth, in a treatise wherein is fully and <strong>la</strong>rgerly <strong>la</strong>id open and proved that<br />

Jesus Christ together with the saints shall visibly Possess a Monarchical State and Kingdom in this world, London 1642; 5ª<br />

ed., 1661;<br />

ARCHIDEC A<strong>la</strong>in (1932- ) - prof.avv.franc. - Jérusalem cité de paix et de guerre, in Les Signes des Temps, settembre-ottobre<br />

1978, pp. 19-23;<br />

ARESI Cesare (in relig. Paolo) (1574-1644) - teol.catt.ital. - Velitationes sex in Apoc., Roma - Mi<strong>la</strong>no 1647, pp. 163-308;<br />

ARIAS-MONTANO Benito (1527-1598) - eseg.catt.spagn. - Comm. in Daniel, Anversa 1562;<br />

- Daniel, in Biblia Polyglotta, vol. IV, Anversa 1572, pp. 476-736;<br />

- Volumen de Saeculis, a seguito di VELDIUS, Comm. Conciones in Daniel Prophete, Anversa 1642;<br />

ARMBRUSTER Christian, Die sieben letzten Posaunen oder Wehen, wann sie anfangen, und von den 70 Wochen im Buch Daniel,<br />

Germania 1813, 1814;<br />

ARMSTRONG Amzi, A Syl<strong>la</strong>bus of Lectures on the Visions of the Reve<strong>la</strong>tion, P. A. Johnson, Morris-town, New Jersy, 1815;<br />

- The Last Trumpet, G. F. Hopkins, New York 1824;<br />

Arnaldo vescovo di Orleand, vedere Arnould<br />

Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova (v.1240-1312) - Incipit Introductio in librum Joachim de semine scripturarum, composto verso 1292, Cod. Vat.<br />

<strong>la</strong>t. 3824, fol. 1-24; pubblicato da Manselli Raoul, La religiosità d’Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova, Roma 1951;<br />

- Tractatus de tempore adventus Antichrist et fine mundi, 1297, 23 col., fg. 60. Questo trattato ha suscitato delle violenti<br />

polemiche ed è stato condannato a Parigi nel 1301, a Roma nel 1316; Tractatus de Tempore Adventus Antichristi, stampato<br />

in parte in Aus den Tagen Bonifax VIII di Heinrich Finke, Druck und Ver<strong>la</strong>g der Aschendorffschen Buchhandlung, Münster<br />

i. W. 1902;<br />

- Tractatus de mysterio cymbalorum Ecclesiae, 1301;<br />

- Antidotum contra venenum effusum per fratrem Maritinum de Atheca predicatorem adversus denunciatores finalium<br />

temporum, 1305; Cod. Vat. <strong>la</strong>t. 3824, fol. 237-254;<br />

- The Earliest Printed Book on Wine, edito e tradotto da Henry E. SIGERIST, Schuman’s, New York 1943;<br />

ARNAUD C.G., Dissertation sur les 19 premières vers du chapitre 11 du livre de Daniel, Strasbourg 1828;<br />

ARNAUD R.K. - eseg.anglo-isr.ingl. - The new Prophecy. An Exposition of the Books of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, London 1917; 2 a<br />

ed., 1918;<br />

- The Near Future. An Exposition of Daniel XI: 4-45, London 1922;<br />

ARNOLD David (1805-1889) - pred.avv.amer. - The Shut Door Exp<strong>la</strong>ined, in Present Truth, dicembre 1849, pp. 41-46;<br />

- Daniel’s Visions, the 2300 days, and the shut door, in Present Truth, n.. I, 8, Oswego, marzo 850, pp. 59-63;<br />

- The Sanctuaury, the 2300 Days, and the Shut Door, in Present Truth, n.. I, 10, Oswego, maggio 1850, pp. 75-79;<br />

Arnould (X sec.) - vesc.di Orleans - vedere LECLERCQ H., in HEFFELE, Histoire des Conciles, vol. IV, 2, p. 858; GOYAU<br />

Georges, Histoire religieuse (Histoire De <strong>la</strong> Nation Française, de Gabriel Hanotaux, t. VI), p. 159; Recueil des historiens<br />

des Gaules et de <strong>la</strong> France, t. X, Paris 1760, p. 525 e seg.; in MIGNE, P.L., CXXXIX, col. 314 e seg.; PERTZ, Monum.<br />

German. Hist. Scriptorum, vol. III, Hannover 1839, p. 672 e seg.; Œuvres de Gerbert, ed. Olleris, 1867, pp. 173-236; trad.<br />

francese LOT, Études sur le règne de Hugues Capet, Paris 1903, pp. 57-67;<br />

ARRIGHINI Ambrogio, L’Anticrlsto, Torino 1945;<br />

1279


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

ARTHUR Alexander (1814-1899) - past.presb.scozz. - A critical Commentary on the Book of Daniel, Edinburgh 1893;<br />

ASINOV Isaac (1920- ) - Guide to the Bible, vol. I, Old Testament, Garden City, New York 1968, pp. 205-447,596-622;<br />

ASPHE Paulus, Auslegung des Heiligen Propheten Daniel, 3 vol., Pforzheim 1560;<br />

ASPINGWALL William (1648-1662) - past.non conf.amer.di origine ingl. - A Brief Description of the 5th Mountain, or Kingdom, that<br />

Shortly is to Come into the World. And in the conclusion there is added a prognosis of the Time When this Fifth Kingdom<br />

shall begin, printed by M. Simmons, London 1653;<br />

ATKINSON Basil Ferris Campbell (1895- ) - The Times of the Gentiles; a brief commentary on the Book of Daniel, London 1968;<br />

AUBERLEN Karl August (1824-1864) - teol.prot.ted. - Der Prophet Daniel und die Offenbarung des Johannes, Bâle 1854; 2ª ed.,<br />

1857; 3ª ed., 1874; tradotta in inglese da Adolphe SAPHIR (1831-1891) past.presb.ungh.orig.israel. - The Prophecies of<br />

Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, tradotta da Rev. Adolph SAPHIR, T. & T. C<strong>la</strong>rk, Edimburug 1856; tradotta in<br />

francese da Henri de ROUGEMONT (1839-1900) - paast.evang.neuchât. - Le prophète Daniel et l’Apocalypse de S. Jean,<br />

Lausanne 1880;<br />

AUBERT Louis (1856-1936) - teol.riform.svizz. - Fêtes, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, vol. I, p. 429-435;<br />

AUCHINGLOSS William Stuart (1842-1928) - The only key to Daniel’s prophecies, 2ª ed., New York 1904;<br />

- The Book of Daniel Unlocked, New York 1905;<br />

- Darius the Median, in Bibliotheca Sacra, n. 66, 1909, pp. 536-538;<br />

AUCLAIR Raoul, Le livre des Cycles, Paris 1947, pp. 44,45,58;<br />

AUGÉ Ramir (1898-1979) - eseg.catt.spagn. - Biblia de Montserrat. Daniel, Lamentation, Baruch, XV, 2, 1954;<br />

AUSTIN David, The Downfall of Mystical Babylon; or, A Key to the Providence of God, in the Political Operations of 1793-4... A<br />

discourse, s.l., 1798;<br />

- The Millennium, or Thousand Yeras of Prosperity, Promised to the Church of God, Printed by Shepard Kollock, Elisabeth<br />

Town 1794;<br />

- A Prophetic leaf … by a Friend to the Truth, Printed for the Author, New Haven 1798;<br />

Autun Honoré de, Inevitable sive de praedestinatione et de libero arbitrio dialogus, verso 1120, pubblicato da Cassander Georges<br />

(1513-1566), col. 1552, Opere, Paris 1616, p. 623-639;<br />

AVENTINUS, vedere THUERMAIER Johann;<br />

AYROLI Jacopo (Giacomo) Maria (1660-1721) - gesuita ital. - Synopsis dissertationes biblicae in LXX Danielis hebdomadas, Romae<br />

1705;<br />

- Liber LXX hebdomadum resignatus S. Danielis vaticinum, Roma 1713, 1714, 1748;<br />

- Thesis contra Judaeos de LXX hebdomanes, Romae 1720;<br />

- Mémoire pour l’Histoire des Sciences et des Beaux-Arts, Tréveaux, febbraio 1713, pp. 296-310 (15 settembre 1712, contro<br />

HARDOUIN; 1721, p. 357, risposta a TOURNEMINE);<br />

BACKUS Isaac, The Testimony of the Two Witnesses, Exp<strong>la</strong>ined and Improved Providence, Printed by Bennett Eheeler, and sold by<br />

James Arnold, Esq. And the Printer, 1786;<br />

- The Infinite Importance of the Obedience of Faith, and of Separation from the World, 2 a ed., Boston 1791;<br />

BACON Francis (1561-1626) - filos.ingl.,cancell.d’Inghilterra 1618-1621 - The Novum Organum, Oxford 1855;<br />

BACON Judge John (1738-1820) - past.congr.americ. - Conjectures on the Prophecies Written in the Forepart of the Year 1799,<br />

Boston 1805;<br />

BACUEZ Louis - eseg.catt. - Questions contemporaines, 3 a serie, 1894;<br />

BADENAS Roberto - teol.avvent.orig.spagn. - New Jerusalem - The Holy City, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, Frank<br />

B. Holbrook, Editor Silver Spring 1992, pp. 243-271;<br />

- Vrai et fausse adoration dans les messages des trois Ânges, in AA.VV., Études sur L’Apocalypse, t. I, Collonges sous<br />

Salève 1988, pp. 144-167;<br />

BADINA Joel - scritt.avvent. - Le Millénium d’Apocalypse 20:4-6, Collonges sous Salève 1983;<br />

- The Millennium, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - book II, Daniel & Reve<strong>la</strong>tion Committee Series, vol. 7, Frank B.<br />

Holbrook, Editor, Silver Spring, 1992, pp. 225-242;<br />

BAEZA Diego de (1582-1647) - gesuita spagn. - Commemtario allegorico et morale de Christo figurato in V.T., vol. I, Lyon 1636,<br />

pp. 232-313;<br />

BAGLÌO Gaetano - filos.it. - Gesù e Erode nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> da Daniel a S. Paolo, Napoli 1938, pp. 59-61;<br />

- Le origini di Gesù in rapporto al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> del re Erode e il messianismo da Daniele a S. Paolo, Roma 1953;<br />

BAGSTER Samuel, Ed. Bible (The Comprehensive), London, s.d., pp. 920-932;<br />

BAKER Alonzo Lafayette (1894- ) - prof.avv.amer. - All the World Under One F<strong>la</strong>g; a study of ch. 2, 7, 8, and 9 of the Book of the<br />

prophet Daniel in the light of the present conditions of human History, Montain View 1930, 94 p.;<br />

BAKER J.A., Pictorial Introduction to the Bible, 1967;<br />

- Dictionary of Theology, 1964;<br />

BAKY Adly A., Daniel and the Kings of Babilon. A Prophet in a Pagan City, New York 1971;<br />

BALDENSPERGER Guil<strong>la</strong>ume (1856-1936) - teol.rif.alsazz. - Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible (WESTPHAL), vol. I, Valencia, s.d., pp.<br />

268,269;<br />

BALDENTPERGER Guil<strong>la</strong>ume - protest. - L’Apocalypse (La Bible du Centenaire), Société Biblique, Paris 1928;<br />

BALDWIN Joyce Gertrude (1921- ) - Daniel an Introduction and Commentary, Leicester 1978; The Book of Daniel - Tyndale Old<br />

Testament Commentary, Inter-Varsity Press, London 1978;<br />

BALE John (1495-1563) - Scriptorum ill. Majoris Brit. Catalogus, I, Basilea 1557;<br />

- A Brefe Chronycle Concernyne the Examynacyon and Death of the Blessed Martyr of Christ Syr Johan Oldecastell the<br />

Lorde Cobham, C. Davis, London 1729;<br />

- Select Works of John Bale, D.D., Bishop of Ossory. Containing the Examination of Lord Cobham, William Thorpe, and<br />

Anne Askewe, and The Image of Both Churches, ed. Parker Society dal<strong>la</strong> Rev. Henry Christmas, The University Press,<br />

Cambridge 1849;<br />

BALL Charles James (1851-1924) - Daniel and Babilon Expositor, n.19, 8ª serie, London 1920, pp. 235-240;<br />

BALLENGER Albion Fox (1861-1921) - ex-pred.avv.amer. - Before Armageddon, Riverside, California 1918, 180 p., pp. 27-36,160-<br />

167,177;<br />

1280<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BALOENSPERCER Gauil<strong>la</strong>ume, Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, WESTPHAL, vol. I, Valence, s.d., pp. 268,269;<br />

BALUZE Étienne, Stephani Baluzii… Miscel<strong>la</strong>nea, vol. 2, ed. J. D. Mansi, Lucae: Apud Vincentium Junctinium, 1761.<br />

BALZ H. - SCHNEIDER G.S., Exegetisches Worterbuch zum Neusen Testament, vol. I, Stuttgart 1980, col. 773,774,<br />

BANHOLZER, Explication de l’Apocalypse;<br />

BANTLY (BANDLI) Johannes - past.presb.svizz. - Erklärung der wichtigsten Abschnitte der Prophetie Daniels, Cleve<strong>la</strong>nd 1865;<br />

BANYAI Stephanus - teol.rif.ungh. - Dissertation prima, Frankfurt 1742;<br />

BARBEY Louis - past.evang.poi plimont.svizz. - Essais sur divers sujets re<strong>la</strong>tifs à <strong>la</strong> Prophétie non accomplie, Lyon 1840;<br />

BARCELLONA Antonio (1726-1805) - orat.ital. - Parafrasi dei libri dei profeti, t. IV, Daniele, Venezia 1828, pp. CXXXI-218;<br />

BARCLAY W., Letters to the Seven Churches, London 1957;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of John, vol. I, Westminster Press, Phi<strong>la</strong>delphia 1976; vol. II, Phi<strong>la</strong>delphia 1977:<br />

BARDENHEWER Bertram Otto (1851-1935) - teol.catt.ted. - Der Heilige Hippolitus von Rom. Kommentare zum Buch Daniel,<br />

Freiburg 1877;<br />

- Polychronius, Freiburg 1879;<br />

BAREILLE Jean François (1813-1895) - sacer.franc. - Œuvres completes de J. Chrysostome, vol. X, Paris 1867, pp. 385-458;<br />

BARKEY Nico<strong>la</strong>us (1709-1778) - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Bibliotheca Hagana, historico-philologico-theologica, C<strong>la</strong>ssis V, Fasc. 3, IV,<br />

Leyden 1768, pp. 602-620;<br />

BARNES Albert (1798-1870) - past.presb.amer. - Notes on the Book of Daniel, critical, exp<strong>la</strong>natory and pratical and introductory<br />

dissertation, New York 1853; 1881; ed. Ebenezer Henderson, Edinburgh 1853; ed. Robert Frew, Grand Rapids, 1956;<br />

BARNEY Laura Clifford, Some Answered Question, collected and tras<strong>la</strong>ted from the Persian of «Abdu» Baha, Wilmette, vol. III,<br />

1908; 5ª ed., 1964;<br />

BARNHOUSE D.G., Reve<strong>la</strong>tion: An Expository Commentary, Grand Rapids, 1971;<br />

BARR James (1924- ) - PEAKE’s Commentary on Holy Bible, New York 1962;<br />

BARSOTTI D., Meditazioni sull’Apocalisse, ed. Paideia, Brescia 1966; traduzione francese, L’Apocalypse, ed. Tequi, Paris 1974;<br />

BARTH Christian Gottlob (1799-1862) - teol.evang.ted. - An Expository and Practical Commentary on the Books of Scriptures, nuova<br />

ed., London 1873, pp. 514,544-559;<br />

BARTH Cristoph F., Diesseits und Jenseits des G<strong>la</strong>ubens des späteren Israels, Stuttgart 1974, pp. 82-100;<br />

BARTHOLIN Jacob Caspar, Dissertation in Daniel III, c. 7-9, con <strong>la</strong> pres. di SVANING I., Hafn. 1643;<br />

BARTINA Sebastiádn - cattol. - La sagrada Escritura, Apocalipsis de san Juan, La Editorial Catolica, Madrid 1962;<br />

BARTLETT John Raymond, The first and second Book of the Maccabees Commentary, Cambridge 1973, pp. 10,11;<br />

BARTLETT William Thomas (1870-1947) - pred.avv.ingl. - Brief Notes on Daniel XI:35-45, s.l., 1913;<br />

- Tiend Weche Mag Daniel;<br />

BARTOLOCCI Giulio (1613-1687) - mon.cisterc.ebraizz.ital. - Bibliotheca Magna Rabbinica, Pars I, Roma 1675, p. 149,528; Pars II,<br />

p. 57,144,293; Pars III, 1683, pp. 13,14,417,451,455,463,473,474,478,489, 605,610,612,613,773;<br />

BARTON George Aaron (1859-1942) - scrit.quacch.amer.di origine canad. - Archaeology and the Bible, Phi<strong>la</strong>delphia 1916, 1944, pp.<br />

38,196,201,479,481,483,524,535;<br />

- The Composition of the Book of Daniel, in Journal of Biblical Literature, vol. XVII (XVIII), Boston 1898, pp. 62-86;<br />

BARTON Harold Edwin - past.batt.amer. - It’s Here. The Time of the End, New York 1963, pp. 25-32 sulle cifre simboliche;<br />

BARUCH V., Antropology and the Apocalypse, 1939;<br />

BASTIDE Louis, L’explication des semaines de Daniel, Mémoires de Trévoux, vol. II, 1708, pp. 1581-1601;<br />

BATE Julius (1711-1798) - rettore angl.ingl. - The blessing of Judah by Joseph considered, the area of Daniel’s weeks ascertained,<br />

and the texts considereding Chapter IX:23-27 in 2 dissertation, London 1753;<br />

BATES Joseph (1792-1872) - past.avv.amer. - An Exp<strong>la</strong>nation of the Typical and Anti-Typical Sanctuary by the Scriptures, Benjamin<br />

Lindsey, New Bedford, Massaciuset 1846; 1850, 16 p.;<br />

- Second Advent Way Marks and High Heaps, Benjamin Lindsey, New Bedford, Massaciuset 1847;<br />

- The Opening Heavens, Benjamin Lindsey, New Bedford, Massaciuset 1846;<br />

BATESON Bernard Lionel (1907- ) - past.angl.ingl. - Daniel’s Last Prophecy fulfilled ?, London 1951;<br />

BATTENFIELD John Adam (1876- ) - PENDLETON Philip Young (1868- ) - The great Demonstration, a Harmony of all the<br />

Prophetic visions of the Holy Bible, vol. I, Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Cincinnati 1914, pp. 23-218;<br />

BAUDOUIN Étienne - abate sacer.franc. - prefazione all’opera anonima, Essai sur l’Apocalypse ou l’Explication litteraire et<br />

historique de <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de l’apôtre S. Jean, vol. I, Rouen 1781;<br />

BAUER Johannes Baptist (1927- ) - teol.catt.austriaco - Öl und Tau in Daniel 3:64, Bibl. Zeitschrift, Paderborn, 15, n. 1, 1971,<br />

pp. 106-109;<br />

BAUMGARTNER Walter (1887-1970) - past.evang.svizz. - Das Buch Daniel und seine Botschaft von den letzten Dingen, Giessen<br />

1926; Bâle 1944;<br />

- Das Aramäische im Buche Daniel, in ZAW, n. 45, 1927, pp. 81-133;<br />

- Die Religion, ihre Geschichte und Gegenwart, vol. I, 2ª ed., Tübinghen 1927, coll. 1778-1783; vol. II, 3ª ed., 1958, col. 26-<br />

31;<br />

- Ein viertel jahrhundert Daniel-forschung., in Theol. Rundschau, vol. IX, Freiburg i Br. 1939, pp. 59-83,125-144,201-228;<br />

- Zu den vier Reichen von Daniel 2, in Theol. Zeitschr., Bâle 1945, pp. 17-22;<br />

BAUSSET - abate - Principes généraux pour l’intelligence des Prophéties, 1763;<br />

BAXMANN Ernst Valentin Rudolf (1832-1869) - teol.evang.ted. - Ueber das Buch Daniel, in Theologischen Studien und Kritiken,<br />

1863, pp. 452-532;<br />

BAXTCR M. Mme - protest. - Ses dernières paroles, étude biblique sur l’Apocalypse, ed. De<strong>la</strong>chaux & Niestlé, Neuchâtel 1927;<br />

BAXTER Elizabeth nata FOSTER, vedere FOSTER Elizabeth BAXTER;<br />

BAYER Edmund (1881- ) - O.F.M.ted. - Danielbuch, Münster i, Westf., 1912;<br />

BAYFORD John, Messiah’s Kingdom, London 1820;<br />

BAYLY Thomas, vedere PARKER Thomas;<br />

BEA Agostino (1881-1968) - card.dal 1959 - Quaestiones litterarias, criticae, historicae in libros Danielis et in Scripta Apocalytica, in<br />

Vetus Testamentus, 2ª ed., Roma 1937;<br />

BEALE, Armageddon, vol. I, London 1858, pp. 117-287; vol. II, pp. 1-97;<br />

1281


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BEALE G.K., The Use of Daniel in Jewish Apocalyptic Literature and in the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, Lanham, MD, 1964;<br />

BEASLEY MURRAY G.R., A Century of Eschatological Discovery, ET, LXIV, 1953, l l , pp. 312 ff.<br />

- Jesus and the Future, An Examination of the Criticism of the Eschatological Discourse, Mark 13, with Special Reference to<br />

the Little Apocalypse Theory, London 1954;<br />

- The Book of Reve<strong>la</strong>tion, New Century Bible, London 1974;<br />

Beatus, vedere NEUSS Wilhelm;<br />

BEAUMONT Pierre de, Daniel 1-4, in Journal de <strong>la</strong> Vie: Aujourd’hui <strong>la</strong> Bible, 111, 29 ottobre 1972, pp. 883-890;<br />

- Daniel 5-9, in idem, 112, 5 novembre 1972, pp. 891-898;<br />

- Daniel 10-14, in idem, 12 novembre. 1972, pp. 899-906;<br />

BEAUSOBRE Isaac de (1659-1738) - teol.rif.franc. - Remarques historiques, critiques et philosophiques sur le Nouveau Testament,<br />

La Haye 1742;<br />

BEBBER Johann Von - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Zur Chronologie des Lebens Jesu, Münster i, Westf. 1898;<br />

BÉCHER M., Visio de quatuor regni Daniel 7:1-9, in Verbum Domine, n. 4, Roma 1924, pp. 206-210;<br />

BECK M.A., Das Danielbuch, sein historischer Hintergrund und seine literarische Entwicklung, Leiden 1935;<br />

BECKWITH C<strong>la</strong>rence Augustine, Millennium, Millenarism, in The New Schaff-Herzog, vol. 7;<br />

BECKWITH Isbon T., The Apocalypse of John - Studies in Introduction, New York 1919, ristampa Grand Rapids, Baker Book House,<br />

1979;<br />

BECMANN Johann Cristoph (1641-1717) - teol.evang.ted. - Système;<br />

BEDA RIGAUX - teol.catt.O.F.M. - L’antichrist et l’opposition au Royaume Messianique dans l’Ancien et le Nouveau Testarnent,<br />

Paris 1932;<br />

Beda il Venerabile (v. 672-735) - teol.bened.ingl. - Exp<strong>la</strong>natio Apocalypsis, MIGNE, P.L., vol. 93; traduz. inglese Edw. MARSHALL,<br />

The Ep<strong>la</strong>nation of the Apocalypse by Venerable Beda, ed. James Parker and Co., Oxford and London 1878;<br />

- in MIGNE, P.L., t. 93, col. 129 e seg.;<br />

BEDELL Gregory Thurston (1817-1892) - vesc.episc.amer. - Co ed. A col<strong>la</strong>teral Bible, vol. III, Phi<strong>la</strong>delphia 1928, pp. 581-621;<br />

BEECHER Willis Judson (1838-1912) - The Dated Events of the Old Testament, New York 1907, pp. 157,160,161;<br />

BEEGLE Deway M., Prophecy and Prediction, Ann Arbor, Michigan 1978, pp. 88-120;<br />

BEEK Martinus Adrianus (1909- ) - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Das Danielbuch, Leiden 1935;<br />

- Het Boek Daniel, Lochem 1941; ed. 1942;<br />

- A Journey through the Old Testament, trad. da Arnold Julius POMERANUS, London 1953, pp. 190-192,203;<br />

- Inleiding in de Joodse apokalyptik van het Oud. en Niewteatamtische tijdvak, Haarlem 1960;<br />

BEERE H. Keith (1821- ) - Theology of the Old Testament, Belmont, California 1970, pp. 334,445-447,473;<br />

BEERE Richard - teol.angl.ingl. - A Dissertation on Daniel VIII:13,14, London 1790;<br />

BEGG James Alexander (1800-1868) - teol.presb.poi batt.del 7° giorno scozz. - A connected View of the Spiritual Evidence of the<br />

Redeemer’s Speedy Return, Painsley 1829; 2ª ed., 1830; 3ª ed., 1831; New York 1842;<br />

BEHM Johonncs - protest. - Die Offenbarung des Johanna, Das Naue Testament Deutscb, ed. Vandenhoeclc & Ruprecht, Göttingen<br />

1935; 6 a ed., 1953;<br />

BEHRMANN George (1846-1911) - teol.evang.ted. - Das Buch Daniel, Göttingen 1894;<br />

BEKKER Balthasar (1634-1698) - past.presb.o<strong>la</strong>nd. - Uitlegungen van den Prophet Daniel, Amsterdam 1688; 2 a ed., Fast,<br />

Recommended by the President of the United States, Samuel Hall, Boston 1798;<br />

BELFRAGE Daniel Oscar (1895- ) - Profetisch väals hi<strong>storia</strong>. Av. Daniel, Orebro 1970;<br />

BELKNAP Jeremy (1744-1798) - past.cong.amer. - A Sermon Delivered the (5 th ) 9 th of May, 1798, The day of the National<br />

ANDERSON August, Daniels syner, vol. III, Brookfield, s.d.;<br />

BELL George, Downfall of Antichrist, in The Evangelical Magazine, vol. 4, London;<br />

BELL Goodloe Harper, Progressive Bible Lessons for Youth, Steam Press, Battle Creek, Michigan 1875;<br />

BELL DAWSON William, vedere DAWSON William Bell<br />

BELLA Basileion M., Daniele (lettere greche), Athènes 1965;<br />

BELLAH Charles Greeley (1873-1964) - pred.avv.amer. - The Hero of Babilon, Montain View 1940, 190 p.;<br />

BELLAMY John, The Book of Daniel, London 1863;<br />

- The true age of Jesus Christ at the crucifiction, not 33, but 52 years and a Half, and the fulfilment of the Seventy Weeks in<br />

Daniel, London 1822;<br />

BELLARMINO Roberto (1542-1621) - gesuita ital.card.dal 1597 - Disputationes de Controversia, Ingolstadt 1586-1593; Venezia<br />

1596; Sedan 1618-1619; Cologne 1617-1623;<br />

- Disputationes Roberti Bel<strong>la</strong>rmini… de Controversiis Christianae Fidei, Adversus Huius Temporis Haereticos, 4 vol. in 2,<br />

Anton & Arnol Hieratorus Brothers, Cologne 1629.<br />

- Controversie, vol. I, De Romano Pontifex, Lib. III, cap. V, Roma 1832;<br />

BELLET Charles (1702-1771) - sacer.gians.franc. - Essai d’explication de l’epoque assignée à <strong>la</strong> conversion des Juifs dans le chapitre<br />

12 du prophète Daniel, Montauban 1769;<br />

Ben Ezra, Jua Josafat, pseudonimo, vedere LACUNZA Y DIAZ Emanuel de;<br />

BENGEL Johann-Albrecht (1687-1752) - prel.evang.ted. - Welt-Alter darin die schriftmässige Zeit-Rechnung, Erl. 1746; Tübinghen<br />

1747; Heidelberg 1753, pp. 178-264;<br />

- Das Neue Testament, vedere Bibbia, German, 1753;<br />

- Ordo Temporum, 2 a ed., 1770, pp. 303,304;<br />

- Introduction to his 3 expositions of the Apocalypse, traduz. John ROBERTSON, London 1757;<br />

- Dr. Johann Albrecht Bengels… Gnomon oder Zeiger des Neuen Testaments, vol. 2, edito da C. F. Werner, Ferd. Riehm,<br />

Ludwigsburg 1860;<br />

- Gnomon of the New Testament, 4 vol. in 3, tradotto rivisto ed edito da Andrew R. Fausset e altri, T. & T. C<strong>la</strong>rk, Edinburgh<br />

1877;<br />

- Offenbarungs Gedanken, Steinkopf, Stuttgart 1922;<br />

BENJAMIN Charles D., Col<strong>la</strong>tion of HOLMES-PARSONS 23 (Venetus), 62-147, in Journal of Bible Literature, vol. XLIV, Parts III,<br />

pp. 303-321;<br />

1282<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BENOIT Pierre (1906- ) - domin.franc. - Un adversaire du Christianisme au III siècle: Porphyre, in Revue Biblique, Paris 1947,<br />

pp. 555,556;<br />

BENOIT Pierre de (1884-1963) - medico evang.svizz. - Le prophète Daniel, Vennes sur Lausanne 1941;<br />

- Ce que l’Esprit dit aux Eglises - Commentaire sur l’Apocalypse, Vennes sur Lausanne 1941;<br />

- Les Prophetes de l’Ancien Testament, 1942;<br />

BENRATH Gustav Adolf (1889- ) - Ed. Commentary edito da WICLIFF, 1966;<br />

BENSON Bishop E. W., The Apocalypse - An Introductory Study of the Reve<strong>la</strong>tion of St John the Divine, New York 1900;<br />

BENSON Joseph, (1749-1821) - past.metod.ingl. - The Holy Bible, vol. III, Ecclesiastes to Ma<strong>la</strong>chi, New York 1846, pp. 757-845;<br />

BENTZEN Aage (1894-1954) - teol.lut.danese - Das Buch Daniel, Tübingen 1937; 2ª ed., 1952;<br />

BERDIAEFF Niko<strong>la</strong>i Alexandrovich (1874-1948) - filos.russo - Vie, Art, Cité, n. 3, 1948, p. 25;<br />

Berengardo (Berengaudus), IX Expositio Super Septem Visiones Libri Apocalypsis, MIGNE, P.L., vol. 17, col. 765; vol. 117, col.<br />

1074;<br />

BERG Joseph Frederick (1812-1871) - past.rif.amer. - Prophecy and the Times; or, Eng<strong>la</strong>nd and Armageddon. An application of some<br />

of the predictions of Daniel and St. John to current events, Phi<strong>la</strong>delphia 1856;<br />

- The stone and the Image, Phi<strong>la</strong>delphia 1856;<br />

BERG Orley M. - past.avv.amer. - Daniel and Nebucadnetsar, in The Ministry, giugno 1980, pp. 26,27;<br />

BERGEN Van Paul - cattol. - L’Apocalypse, pas à pas avec <strong>la</strong> Bible, in L’Abbaye de Saint-André, Bruges 3, l959;<br />

BERGER K<strong>la</strong>us, Die griechisch Daniel - Diegese; eine alttestament Apok., Leiden 1976;<br />

- Studia post-biblica, 27,<br />

BERGIER Nico<strong>la</strong>s Sylvestre (1718-1790) - teol.catt.franc. - Dictionnaire de Théologie, t. I, ed Besancon 1844, pp. 125-128; t. II,<br />

Toulouse 1823, pp. 432-438; t. II, Paris 1852, pp. 34-38;<br />

BERGUER Georget - protest. - Douze méditations à propos de l’Apocalypse, Robert, Genève 1916;<br />

BERICK Francis H., The Great Crisis in Human Affairs; the Lord soon to come, Lowell, Massaciusaet 1854, pp. 19-183;<br />

- An Investigation of the 1260, 1290, and 1335 days as given by Daniel and John, Concord, Massaciusaed 1850;<br />

- COUCH John (1814-1892) - pred.miller.amer. - The fulfilment of Prophecy; or, a Prophetical History of the World, Lowell<br />

1852, pp. 22-57;<br />

BERKHOF Hendrikus, Well-Founded Hope, Richmond 1968;<br />

BERKHOF Louis (1873-1957) - Systematic Theology, London 1939, 1941; 3ª ed., Grand Rapids, 1946, 1949, 784 pp.; su Daniele, pp.<br />

58,75-77,138,146,147,149,168,170,176,277,317,410,510,540,676,701,703,707,708,715,721,723,724,727,733,734,737;<br />

BERKOUWER Gerrit Cornelis (1903- ) - The Return of Christ, trans. James Van OOSTEROM, ed. Martin J. Van Elderen,<br />

Grand Rapids, 1972;<br />

Bernard de C<strong>la</strong>irvaux (v. 1091-1153) - benedett.franc. - Sermon 33 sur le Cant., in Opera omn<strong>la</strong>, Basilea 1566, col. 602, 603;<br />

- Opera Omnia, MIGNE, P.L., vol. 182-185;<br />

- Exposé des sept visions de l’Apocalypse, MIGNE, P.L., XVIII, col. 871;<br />

- Life and Works of Saint Bernard, Abbot of C<strong>la</strong>irvaux, tradotto da Samuel J. EALES, John HODGES, edito da Dom John<br />

Mabillon. 1889-96, 4 volumi;<br />

BERNARD David - past.batt. - Letter of David Bernard, On the Second Coming of Christ, Joshua V. Himes, Boston 1843.<br />

BERNARD Thomas Dehany, The Progress of Doctrine in the New Testament, New York 1867;<br />

Bernardino da Siena - cit. da VAUCHER Alfred Félix, Lacunziana, II serie, Collonges sous Salève 1952, p. 53;<br />

BERNINI Giuseppe - cattol. – Daniele – Nuovissima versione del<strong>la</strong> Bibbia, ed. Paoline, Roma 1976;<br />

BERRUYER Joseph Isaac (1681-1758) - ges.franc. - Histoire du peuple de Dieu, nuova ed., Paris 1742;<br />

BERRY Marian G. - scritt.avvent. - Daniel and the 3 rd Deliverance, in The Ministry, agosto 1978, pp. 10-12;<br />

BERTHOLDT Leonhard (1774-1822) - teol.evang.ted. - Daniel aus den Hebraïsch-Aramaischen neu übersetzt und Erklärt, Erl., 1806-<br />

1808;<br />

BERTHOLET Alfred (1868-1951) - teol.evang.svizz. - Daniel und die griechische Gefahr, ed. Marti, Tübinghen 1907;<br />

BERTHOUD Aloys (1845-1932) - teol.evang.svizzero - Apologie du Christianisme, Lausanne 1908;<br />

- Le drame de <strong>la</strong> fin, Lausanne 1922;<br />

BERVERLY T., An Explication of Daniel’s Grand Line of Time, or of His 2300 Evenings and Mornings, in A Scripture-Line of Time,<br />

parte 1, pp. 1,14;<br />

BETT Henry, Joachim of Flora, Methuen & Co. Ltd, London 1931;<br />

BETTEX Hector (1807-1879) - pred.plim.svizz. - Siècle présent et siècle à venir, Nice 1856; 2ª ed., Lausanne 1872;<br />

BEUMLER Marcus, Antichristus Romanus, Herborn 1590;<br />

BEUNINGEN Friedrich van, Die zweite, Bitte des Vater Unser, Dein Reich komme!, Riga 1901;<br />

- Der Antichrist, Riga 1905;<br />

- Die Enthullung der Zukunft, Riga 1911;<br />

BEURLIER Emile (1851-1907) - stor.franc. - De divinis honoribus quos acceperunt Alexander et successores ejus, Paris 1890;<br />

- Essai sur le culte rendu aux empereurs romains, Paris 1891;<br />

BEVAN Anthony Ashley (1859-1933) - eseg.angl.ingl. - A Short Commentary on the Book of Daniel, Cambridge 1892;<br />

BÉVENOT Hugo - teol.catt.O.S.B. - Die Heilige Lehreder Alten Testament, vol. IV: Die beiden Makkabäerbücher, Bonn 1931;<br />

Beveridge W, «Joachimities» in Hastings, vol. 7;<br />

BEVERLEY Thomas, A Scripture Line of Time, Drawn in Brief From the Lapsed Creation to the Restituiton of All Things, 1684;<br />

- The Command of God to His People to Come Out of Babylon, Reve<strong>la</strong>tion 18:4, Demonstrated to Mean the Coming Out of<br />

the Present Papal Rome, 1688;<br />

BEWER Julius Augustus (1877-1953) - The Story of Daniel in the King James Version, with introduction and critical notes, New York<br />

1955;<br />

- The Prophets, New York 1955, pp. 631-663;<br />

- The Literature of the Old Testament, 3ª ed., rivista da Emil Gottlieb Heinrich KRAELING (1892- ), New York 1962,<br />

pp. 434-447;<br />

BEZZEL Hemonn von - protest. - Die Offenbarung Johannis, Koezle, Nuremberg 1920;<br />

BIAGIO Giuseppe di, Il colosso mondiale con piedi d’argil<strong>la</strong>, 2 a ed., Roma 1970;<br />

1283


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BIANCHI Antonio Maria de’(1630-1694) - francesc.ital. - Nabuchi statua iuxta Danielis prophetae interpretatione, Venezia 1676;<br />

BIBLIANDER Theodor, Ad Omnium Ordinum Reipublicae Christianae Principes Viros, Populumque Christianum, Re<strong>la</strong>tio Fidelis, ex<br />

Officina J. Oporini, Basileae 1545;<br />

BICHENO James ( -1831) - past.diss.angl. - The Signs of the Times: or, The Overthrow of the Papal Tyranny in France, 1ª ed.<br />

americana dal<strong>la</strong> 2ª edizione europea Providence, Carter and Wilkinson R., London 1794;<br />

- The Signes of the Times, in Three Parts. A New Edition With… an Appendix, Containing Thoughts on the Fall of the Papal<br />

Government;… With a Symbolical Vocabu<strong>la</strong>ry, for the Illustration of the Prophetic Style, 1799;<br />

BICKERSTETH Edward (1786-1850) - teol.angl.ingl. - A Practical Guide to the Prophecies, 5 a ed., 1836; 7 a ed., London 1844;<br />

- The Restoration of the Jews to Their Own Land, 2 a ed., London 1841;<br />

- The Recovery of Jerusalem, London 1841;<br />

- A Scriptura Help, 21 a ed., London 1852;<br />

- A Scriptura Help, in The Word of the Reve<strong>la</strong>tion Edward Bickersteth, vol. VIII, London 1853;<br />

BIDEZ Joseph (1867-1945) - Vie de Porphyre, Gand 1913;<br />

BIEDERWOLF William Edward (1867-1939) - The Millennium Bible, Grand Rapids, 1964, su Daniele, pp. 201-241; 2 a ed., The<br />

Second Coming Bible, 1972, pp. 201-241;<br />

BIGOT Louis, Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. IV, Paris 1939, col. 55-103;<br />

BIGOU Jean Baptiste - curato di Sonnac. Aude - L’Avenir, Paris 1887, capitolo 7, La prochaine conversion du monde entier, Paris<br />

1891;<br />

BINGHAM George (1715-1813) - Dissertations, vol. I, London 1804;<br />

BINNEY Amos (1802-1878) - The Stone from the Mountain; the Messiah’s Kingdom, Boston 1843;<br />

BINNS Leonard Elliot (1885- ) - A new Commentary on the Holy Scriptures, including the Apocriphes, London 1929, pp. 544-555;<br />

New York, pp. 544-555;<br />

BIRCHMORE John Woodbridge, Prophecy interpreted by History and Reve<strong>la</strong>tion, Boston 1871, pp. 9-90;<br />

BIRCK Sixt (1500-1554) - Ein herliche Tragedi wider die Abgottery, Bâle 1535;<br />

BIRD Charles Smith (1795-1862) - can.angl.ingl. - The Later Visions of Daniel exp<strong>la</strong>ined;<br />

BIRKS Thomas-Rawson (1810-1883) - teol.anglic.ingl. - First Elements of Sacred Prophecy, William Edward Painter, London 1843;<br />

- The First Two Visions of Daniel, London 1844;<br />

- The Four Prophetic Empire, Seeley, Burnside - Seeley, London 1845;<br />

- The Two Later Visions of Daniel Historically exp<strong>la</strong>ined, Seeley, Burnside - Seeley, 2 a ed., London 1846;<br />

BISHOP James Alonzo (1907- ) - The Day Christ Dies, Mountain View, California 1957;<br />

BISPING, Exegetischer Handbuch, Erklärung der Apoaòypse, Münster 1876:<br />

BLACK Matthew, The Son of Man in the Teaching of Jesus, in Expository Times, vol. LX, 1948, pp. 32 e<br />

seg.<br />

BLACKLEY William (1830-1885) - past.angl.irl. - The Seventy Weeks of Daniel, London 1850;<br />

BLAIR Joseph Allen (1913- ) - Living Courageously; a Devotional Study of the Book of Daniel, Chicago 1971;<br />

BLANC Gustav, Col<strong>la</strong>b. di NIMPFSCH, 1688;<br />

BLAND Harcourt, The Seventy Weeks of Daniel, shown to be equivalent to 490 lunar years, G<strong>la</strong>sgow 1856;<br />

BLANK Sheldon Haas (1896- ) - Understanding the Prophets, New York 1969, pp. 3-12;<br />

BLAYNEY Benjamin (1728-1801) - past.angl.ingl. - A Dissertation by Way of Inquiry into the true Import and Application of the<br />

vision re<strong>la</strong>ted Daniel IX, v. 24 to the end, Oxford 1775; 2ª ed., 1797;<br />

- Anhang zu N.B. neuren Versuche über die Weissagung Daniel IX, 20-27, enthaltend Johann CAVERHILL’s chronologische<br />

Tafeln, Halle 1780;<br />

BLEEK Friedrich (1793-1859) - teol.luter.ted. - Einleitung in das Alten Testament, 2ª ed., Berlin 1865, Daniele, pp. 578-611;<br />

- Verfasser und Zweck des Buches Daniel theologische Zeitschriften, 3° fascicolo, Berlin 1822, pp. 171-294;<br />

BLERREGARD Hans (1766-1860) - sacer.danese - Er den Firtolkning af Profeten Daniels, Spaadome cap. 2 og 7, Randers 1858;<br />

BLISS Sylvester (1814-1863) - past congr.amer. - Paraphrase of Daniel XI and XII, Boston 1844;<br />

- Inconsistences of COLVER’s literal fulfilment of Daniel’s - Visions, Boston 1852;<br />

- Memoirs of William MILLER, generally known as a lecturer of the prophecies, and the Second Coming of Christ, Joshua V.<br />

Himes, Boston 1853, pp. 156-166;<br />

BLOCHER Jacques, Trad. Le Nouveau Manual de <strong>la</strong> Bible, 1952;<br />

BLOMSTRAND Anders (1822-1887) - teol.luter.sved. - De LXX hebdomade Daniel 9:24-27. Commentatio theologica, Lund 1853;<br />

BLONDEL Maurizio, I fatantici dell’Apocalisse, ed. Il Cerchio, Rimini 1995;<br />

BLOOMFIELD Arthur Edward (1895- ) - All Things New, Minneapolis 1959;<br />

- The End of the Days; a Study of Daniel’s Visions, Minneapolis, Minnesota 1961;<br />

BLUDAU August (1862-1930) - teol.catt.ted. - De Alessandrinae interpr. libri Danielis indole critica, et hermeneutica dissertation<br />

Theologie, Münster 1891;<br />

- Die Alessandrinische Uebersetzung des Buches Daniel und ihre Verhältniss zum massoretisches, Freiburg i, Br. 1897;<br />

- Die Apokalypse und Theodotion Daniel-übersetzung, in Tübingue Theologisque Quarterly, n. 79, 1897, pp. 1-26;<br />

BÖCHER O., Die Johannesapocalypse, Wissenschaftl. Buchogesellschaft, Darmstadt 1975;<br />

BODIE Mary M., Discourses on Daniel the Interpreter of Dreams, Kansas City 1952;<br />

BOEHMER Julius (1866- ) - teol.evang.ted. - Reich Gottes und. Menschensohn im Buche Daniel, Leipzig 1899;<br />

BOER Pieter Ari Hendrik de, (1910- ) - teol.o<strong>la</strong>nd. - RIJK Cornelius A. - Bibel commentaren voor de moderne mens, 17, Zoals er<br />

gezegd is over Daniel, Hilversum 1966;<br />

BOGUE David (1750-1766) - Discours sur le Millénium, tradotta da J. MALLEVILLE de COUDAT, Montauban 1823-1824;<br />

BOHREN Rudolf - protest. - Konflikte und ihr Ende (Apoc. 21:1-5), Zwingli, Zurich 1964;<br />

BOISMARD Marie Emile - O.P. teol.catt. - L’Apocalypse ou les Apocalypse de saint Jean, in Revue Biblique, 1949, pp. 507-541;<br />

- L’Apocalypse, in La Sainte Bible, Ecole Biblique de Jérusalem, ed. Cerf, Paris 1950;<br />

- Notes sur l’Apocalypse, in Revue Biblique, t. LIX, 1952, pp. 161-181;<br />

- Comment lire <strong>la</strong> Bible: Tu enfanteras dans <strong>la</strong> souffrance; interprétation à <strong>la</strong> lecture de l’Apocalypse, Extrait de Lumière et<br />

Vie, Saint-Alban, Savoie, 1952/4, pp. 111-128;<br />

1284<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- A. ROBERT, A. FEUILLET, L’Apocalypse, in Introductionà <strong>la</strong> Bible,t. II, Desclée, Tournai 1959;<br />

- L’Apocalypse de Jean, in Introduction à <strong>la</strong> Bible, nuova edizione. A. George P. Grelot, t. III, vol. 4, Desclée, Paris 1977;<br />

BOISMARD P., in Lumière et Vie, 1952, p. 120;<br />

BOLLIER John A., Judgement in Apocalypse, in Interprétation, gennaio 1953;<br />

BOLLIGER Max, Daniel, trad. Marion KOENIG, 1970; London 1972;<br />

Daniel und sein Volk in Getangenschaft, Ravensburg 1968;<br />

BOLLMAN Calvin Porter (1853-1943) - pred.avv.amer. - Review and Herald, 20 ottobre 1932, pp. 988-989;<br />

BOLOMEY Henri-Albert (1884- ) - past.evang.svizz. - Simple Étude sur l’Apocalypse de Jésus Christ, Yuerdon - La Tour de Peilz<br />

1941;<br />

BOLTON P., Jewish Exposition, 1820, pp. 68,69;<br />

BONAR Andrew Alexander (1810-1892) - past.presb.scozz. - Redemption draweth nigh, London 1847;<br />

- The development of Antichrist, London 1853;<br />

Bonaventura (v.1217-1274) - fil.e teol.gener.dell’ordine,cardinale,santo - Liber Apologeticus in eos qui Ordini Fratrum Minorum<br />

aversantur, q. 1 (Opera, VIII);<br />

BONNAR James ( -1880) - teol.episc.amer.di origine ingl. - The Great interregnum, An Exposition of Daniel and the Apocalypse,<br />

G<strong>la</strong>sgow 1871, pp. 1-68;<br />

BONNET Louis (1805-1892) - eseg. prot. - Le Nouveau Testament:<br />

- t. III: Épîtres de Paul, Lausanne 1875; 2 a ed.; 3 a ed., 1892;<br />

- t. IV: Épîtres aux Ebreux, Épîtres Catholiques, Apocalypse, 2 a ed., 1876; rivista e aumentata da SCHRŒDER Alfred, 3 a<br />

ed., G. Bridel, Lausanne 1905;<br />

BONSIRVEN Giuseppe S.J. (1880-1958) - teol.catt. - ACHELIS Hans, L’Apocalypse de S. Jean, Verbum Salutis, n. 16, ed.<br />

Beauchesne, Paris 1951; trad. italiana, L’Apocalisse di S. Giovanni, ed. Paoline, Roma 1958;<br />

- Evangile de Paul, Paris 1948; trad. da GRAZIANI Patrizio, L’Evangelo di Paolo, ed. Paoline, 3 a ed, Roma 1963;<br />

BONWETSCH Gottlieb Nathaniel (1848-1925) - teol.evang.russo - Hippol. Werke, vol. I, 1, Leipzig 1897;<br />

BORDAS Léonard (1802-1868) - sacer. franc. - Daniel et S. Jean, Tulle, verso 1867;<br />

BOREL Charles Victor (1839-1918) - Quelle heure est-il à l’horloge de <strong>la</strong> Bible? Brève explication du chapitre 7 de Daniel,<br />

Neuchâtel 1903;<br />

BORGNET Augustin, Ed., Opera omnia d’Albert le Grand, 1658;<br />

BORGONCINI DUCA Francesco (1884- ) - teol.catt.ital. - Le LXX settimane di Daniel e le date messianiche, Padova 1951;<br />

- Date del<strong>la</strong> vita del Messia e del<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme nelle profezie di Daniele, Padova 1952;<br />

BORNKAMM Gunther, Die homposition der apokalyptischer Visionen, in Zeitschrift für die neutestamentische Wissenschaft, 1937,<br />

pp. 132-149;<br />

BORRICHIUS Andreas (BORCH Anders Iversea) (1664-1709) - filol.ted. - De Persico Imperio et recta numerandarum LXX Daniel<br />

hebdom. ratione, Hafn. 1688;<br />

BORTHWICK Peter (1804-1852) - giornal.scozz. - On Daniel, ed. Isaac Newton, 1831;<br />

BOSANQUET James Whatman (1804-1877) - banch.ingl. - Messiah the Prince; or, the Inspiring of the Prophecies of Daniel, London<br />

1866; 2ª ed., 1865;<br />

- Daniel’s Prophecy of the LXX Weeks, by a Layman, London 1836;<br />

- Chronology of the Times of Daniel, Ezra and Nehemie, considered, vol. I, London 1848;<br />

BOSIO Enrico (1850-1935) - eseg.prot.past.vald.del Piem. - Le Epistole di San Paolo - 2 Tessalonicesi, II parte, ed. C<strong>la</strong>udiana, Firenze<br />

1914, ristampa C<strong>la</strong>udina Torino 1990;<br />

- L’Apocalisse di S. Giovanni, ed. C<strong>la</strong>udiana, Firenze 1924;<br />

BOSSUET Jacques Bénigne (1627-1704) - eccl.catt.vesc.di Meaux dal 1681 - L’Apocalypse avec une explication, Paris 1689;<br />

- Discipline sur l’Histoire universal, 3ª ed., Paris 1700;<br />

- De excidio Babylonis demonstrationes adversus Sm. Werenfelsium, composta 1701-1702;<br />

- Œuvres choisies, t. XXIV, preface sur l’Apocalypse, Lebel, Paris 1823;<br />

- Œuvres, vol. II, Paris 1845;<br />

BOST Jean Augustin (1815-1890) - past.evang.svizz. - Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, vol. I, Paris 1849, pp. 262-265; 2ª ed., 1865, pp. 238-<br />

241;<br />

BOSWORTH David, The Millennium and Re<strong>la</strong>ted Events, Chicago 1889;<br />

BOUDINOT Elias, The Second Advent, or Coming of the Messiah in Glory, Shown to Be a True Scripture Doctrine, by an american<br />

Layman (Pseud.).<br />

BOUISSET Ambroise, La prophetie de Daniel touchant les 70 Semaines, Montauban 1836;<br />

BOURBON J. Louise Charles, La prophetie des 70 semaines de Daniel, Montauban 1829;<br />

BOURIGNON Antoinette (1616-1680) - L’antechrist decouvert (Œuvres, t. 16), Amsterdam 1681;<br />

BOURQUIN Yvan - avvent - Ultimatum, Dammarie Les Lys 1976;<br />

BOUSSET Wilhelm (1865-1920) - protest. - Der Antichrist inder Ueberileferungder Judenthums, der N. T. undder alten Kirche,<br />

Goettingen 1895; trad. inglese da A.H. KEANE, The Antichrist Legend, A Chapter in Christian and Jewish Folklore,<br />

Hutchinson & Co., London 1896;<br />

- Die Offenbarung Johannes, 2 a ed., Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 1906; Meyer 16, 6 a ed., Göttingen 1906;<br />

- Encyclopedia of Religion and Ethics, vol I, Edinburg 1908, pp. 578-581;<br />

- British Encyclopedia, ed. americana, vol. II, 1946, pp. 60,61;<br />

BOUTFLOWER Charles (1846-1936) - teol.angl.ingl. - In and around the Book of Daniel, prefazione di Theophilus G. PINCHES,<br />

Society for Promoting Christian Knowledge, London 1923; Grand Rapids, 1963, 1977;<br />

- Daddu-»Idri», or the Aramaic in the Book of Daniel, London 1951;<br />

- The Historical Value of Daniel 5 and 6, in Journal of Theology Studies, 1916, pp. 43-50;<br />

BOX George Herbert, col<strong>la</strong>boratore di CORNHILL C.H.;<br />

BOVER OLIVER José Maria (1877-1954) - ges.spagn. - Note su Daniel 8:9, vedere Biblia (Sagrada);<br />

BOVET François de (1745-1838) - arciv. di Toulouse dal 1819 al 1820 - L’Esprit de l’Apocalypse, Paris 1840;<br />

BOWIE Walter Russel (1882-1969) - The Living Story of the Old Testament, Englewood Cliffs, New Jersey, 1964, pp. 205-210;<br />

1285


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BOWKER John Wick, The Drama of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Phi<strong>la</strong>delphia 1955;<br />

- Son of Man, in. The Journal of Theology Studies, 28 aprile 1977, pp. 19-48;<br />

- The Targums and rabbinic Literature, Cambridge 1969, pp. 108,184,185,188,242,245;<br />

BOX George Herbert (1869-1933) - vedere CORNHILL, 1907;<br />

BOYARIN D., - ZEIDNER N., Mene, Tekel und - Parsin (Daniel 5:25), in Encyclopedia Judaica, vol. II, 1971, pp. 1348-1351;<br />

BOYLE William Robert Augustus ( -1875) - The Inspiration of Daniel, London 1863;<br />

BRANSON William Henry (1887-1961) - pred.avv.amer. - Drama of the Age, Nashville 1950, 1953, pp. 287-300;<br />

BRATKE Eduard (1861-1906) - teol.evang.ted. - Das neu endeckte vierte Buch der Daniel kommentare der Hippolitus, Bonn 1891;<br />

BRAVERMAN Jay, Jerome’s Commentary on Daniel. A Study of comparative Jewish and Christian interpretations of the Hebrew<br />

Bible, in The Catholic Biblical Quart., Monogr., 7ª serie, Washington D.C. 1978;<br />

BRAY Thomas (1658-1730) - Apostolic Charity, its nature and excellence in a dissertation upon Daniel XII:3, London 1700;<br />

BREASTED James Henry (1865-1935) - oriental.amer. - The Order of the Sentences in the Hebrew Portions of Daniel, vol. VII, 1890-<br />

1891, pp. 245-252;<br />

BREITHAUPT Johann Friedrich, vedere Salomon ben Isaac JARCHI, dit RASCHI<br />

BREKELMANS Christianus Henricus Wilhelmus, The Saints of the Most High and Their Kingdom, Oudtestamentische Studien, 14,<br />

Leiden 1965;<br />

BRENZ Johannes (1499-1569) - Schriftauslegungen I Homiliae vel Sermones nonnulli in Propheten Danielem, Tübinghen 1972;<br />

BRICOUT Joseph (1867-1930) - sacer.franc. - Dictionnaire pratique des connaissances religieuses, vol II, Paris 1925, col. 687-695;<br />

BRIEGLEB Gustav A., The Layman’s Handbook of Daniel, Los Angeles 1925;<br />

BRIEND Jean (1920- ) - Le chapitre 7 du livre de Daniel, in Bible Commentaire, Études Suplementaires, n. 10, 1967, pp. 26-38;<br />

BRIERRE NARBONNE Jean Joseph, Les prophecies messianiques de l’Ancien Testament dans <strong>la</strong> littèrature juive en accord avec le<br />

Nouveau Testament, Paris 1933, pp. 76-81;<br />

BRIGHT John (1908- ) - teol.presb.amer. - A History of Israel, Phi<strong>la</strong>delphia 1959, pp. 317,406,408-410,420,434,435,538,443;<br />

BRIGHTMAN Thomas (1562-1607) - teol.presb.ingl. - Explication summè conso<strong>la</strong>toria partis ultime et difficile prophete Daniel<br />

11:36 and fin. 12, Basel 1614;<br />

- The Workes of That Famous, Reverend, and Learned Divine, Mr. Tho. Brightman, stampato da John Field per Samuel<br />

Cartwright, London 1644;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, together with a most confortable exposition of the <strong>la</strong>st and most difficult part of the prophet<br />

Daniel 11:36 to the end of 12, Amsterdam 1644, pp. 295-326;<br />

- The Works: A Reve<strong>la</strong>tion of the Apocalypse, London 1644, pp. 891-970;<br />

BRINCH Peder Jacobson (1668-1720) - medico danede - Chronologiae et hi<strong>storia</strong>e Fl. Jos.: examen, Hafn 1702;<br />

- Dissertation chronologico-critica de LXX Hebdom. Daniel, Hafn. 1702;<br />

BRINKE Georg Reinhold (1886- ) - protest. - Skizzen über die Offenbarung, Ährenlesever<strong>la</strong>g, Berne 1947;<br />

- Die Weltreiche im Lichte der Prophetie, Bern 1949;<br />

BRINSMEAD Robert Daniel (1933- ) - pred.avv.austral. - The Vision of Hiddekel. A verse by verse Commentary on Daniel XI,<br />

Denver, Colorado 1970, 97 p.;<br />

- The King of the North and the final Conflict, Missou<strong>la</strong>, Montana, s.d., 24 p.;<br />

- Truth, 1973, 6-51 p.;<br />

- Judgment Hour Sermons (1961), Conway, Missou<strong>la</strong>, Montana, s.d., 105 p.;<br />

- The Three Angel’s Messages in the Book of Daniel, Springfield, Missou<strong>la</strong>, Montana, s.d., 23 p.;<br />

BRISSET Jean Pierre - protest. - Les prophéties accomplies (Daniel et Apocalypse), Paris 1906, su Daniele, pp. 1-105, su Apocalisse<br />

pp. 107-295;<br />

BROADMAN, Bible Commentary, vol. VI, 1971;<br />

BROCARDO Jacopo - propt. - The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, trad. da James SANFORD, London 1582;<br />

BROOKE Henry E. - past.angl.ingl. - The Great Words of the Little Horn, London 1870;<br />

BROOKS Joshua William (1790-1882) - The Investigator and Expositor of Prophecy, vol. I, London 1828;<br />

- Essays on the Advent and Kingdom of Christ, in The Literalist, Orrin Rogers, Phildelphia 1840;<br />

BROOKS Keith Leroy (1888-1954) - The Prophecies of Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, Glend. 1925, pp. 3-23; ed. rivista, Los Angeles 1927;<br />

- The Certain End as Seen by the Prophet Daniel, Los Angeles 1942;<br />

BROUGHTON Hugh (1549-1612) - ebr.angl.ingl. - Daniel, his Chaldee and his Hebrew Visions, London 1596;<br />

- Daniel With a Brief Explication, Daniel Aubri, Hanaw, London 1607;<br />

- A Reve<strong>la</strong>tion of the Holy Apocalyps, London 1610;<br />

BROWMAN John Wick, The Drama of the Book od Reve<strong>la</strong>tion. Phi<strong>la</strong>delphia 1955;<br />

BROWN Freeman G., Views and Experience in Re<strong>la</strong>tion to Entire Consecration and the Second Advent, Joshua V. Himes, Boston<br />

1843;<br />

BROWN John Aqui<strong>la</strong>, The Even Tide; or, Last Triumph of the Blessed and Holy Potentate, The King of Kings, and Lord of lords;<br />

Being a Development of the Mysteries of Daniel and St. John, J. Offor, London 1823;<br />

BROWN Marvin Herrick, The sure word of Prophecy: a study of the Book of Dan, Mountain View, California, s.d.;<br />

- Christ our Advocate. His Ministry in the true Tabernacle, Oak<strong>la</strong>nd 1894;<br />

BROWN Raymond Edward - eseg.catt.amer. - The Book of Daniel, with a Commentary, Paulist Bible Pamphlet Series, Glen Rock,<br />

New York 1962;<br />

BROWN Robert (1820- ) - Outlines of Prophecies. Truth, vol. I, London 1883, pp. 272-401; vol. II, 1890, pp. 441-449,457-<br />

467,472,474;<br />

BROWNE Charles Orde ( -1900) - The Gentile Powers. Notes on Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, London 1882;<br />

BROWNE Henry (1804-1875) - teol.angl.ingl. - Ordo saeclorum, London 1844, pp. 53-94;<br />

BROWNLEE William Craig, Letters in the Roman Catholic Controversy, 2ª ed. rivista ampliata, New York 1834;<br />

BRUCE, Esther, Daniel, Ezra, Nehemiah, 1 Chronicles, Cantiche, Cambridge 1907, pp. 33-92;<br />

BRUCE Frederick Fyvie (1910- ) - teol.presb.scozz. prof.univer.di Manchester - Israel and the Nations, Grand Rapids, 1965, 1969,<br />

pp. 124,133,141,218;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion to John, A New Testament Commentary, ed. G.C.D. Howley; F.F. Bruce, H.L. Ellison, London 1969;<br />

1286<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- A Reappraisal of Jewish Apocalyptic Literature, The Revival of Apocalypse, in Review and Expositor, LXXII, n. 3, Summer<br />

1975;<br />

BRUCK F.P., Joseph and Daniel, in Swedish Theology Institute, n. 4, 1965, pp. 148-152;<br />

BRUN Jean, Idéologie de <strong>la</strong> démythisation, in La Revue Reformée, n. 103, 1975/3, pp. 97,98.<br />

BRUNEL E. - abate - Restauration du peuple d’Israël après <strong>la</strong> captivité de Babylone, Lyon 1894;<br />

BRUNEMANN (BRUNEMANNUS) Johann (1608-1672) - giuris.ted. - Dissertation de quartae, apud Danielem cap. 7, bestiam<br />

decem cornibus, Hafn. 1699;<br />

BRUNET Achille, La date de Daniel, in Sciences ecclésiastiques, n. 7, Montreal 1955, pp. 239-256;<br />

BRUNN Fr, Istder Pabstder Antichrlst?, Dresden 1868;<br />

BRUNO Arvid (1888- ) - Sprücher, Prediger, K<strong>la</strong>gelieder, Esther, Daniel Eine rhytmische und textkritische Untersuchung,<br />

Stockholm 1958, pp. 124-192, 198,225-239;<br />

Bruno di Segni (o di Asti) (XI-XII secolo) - Expositio in Apocalypsim, MIGNE, P.L., vol. 165, col. 605 e seg.; MIGNE, P.L., CLXV,<br />

col. 664;<br />

BRUNNER Émil (1889-1966) - teol.evang.ted. - Eternal Hope, London 1954;<br />

BRUSTON Charles Auguste (1838-1937) - teol.rif.franc. - Prophétisme, in Encyclopédia des Sciences Religieuses, di Frédéris Auguste<br />

LICHTENBERGER (1832-1899), t. X, Paris 1881;<br />

- Études sur Daniel et l’Apocalypse, Paris 1896, 39 p., su Daniele, pp. 7-24; 2 a ed., 1908;<br />

- La double venue du Christ glorifié, Paris 1933;<br />

BRÜTSCH Charles (1905- ) - teol. prot. - L’Apocalypse de Jésus Christ, ed. Labor et Fides, Genève 1944; traduzione italiana,<br />

L’Apocalisse, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1949;<br />

- La C<strong>la</strong>rtée de l’Apocalypse, 5 a ed., Labor et Fides, Genève 1966, arricchita ed ampliata da 10 anni di ricerche;<br />

BUCHANAN George Wesley (1904- ) - To the Hebrews, Garden City, New York 1972;<br />

BUCK Charles, A Theological Dictionary, 2 vol., 1ª ed. americana, dal<strong>la</strong> 2ª ed. londinese, W. W. Woodward, Phi<strong>la</strong>delphia 1807;<br />

BUCK Daniel Dana (1814-1895) - Scripture Symbolism, Yarmouth, Me 1887, pp. 167-224;<br />

BUCK Fidel, ALONSO DIAZ José, Antiguo Testamemto, Madrid 1971;<br />

BUCK Henry Merwyn (1921- ) - People of the Lord, New York 1966, pp. 346,520,527,534-541;<br />

BUDDE Johann Franz, Historie Ecclesiastique Vieu Testament, 1715-1719;<br />

BUGATI Getano (1745-1816) - sacerd.ital. - Daniel secundum edit, LXX interpret., Mi<strong>la</strong>no 1788;<br />

BUHL Frantz Peder Wilhelm (1850-1932) - teol.luter.danese - Realenc. für Theol. und Kirche, vol. III, 3ª ed., pp. 300-301; Leipzig<br />

1898, pp. 445-457;<br />

Bul<strong>la</strong>rum… Sanctorum Romanorum Pontificum Taurinensis Editio, vol. III, Augustae Taurinorum, Seb. Franco, H. Fory et H.<br />

Dalmazzo Editoribus, 1858-1861;<br />

BULLI Konstanty, Ksiega Daniels, Warsawa 1966;<br />

BULLINGER Ethelbert William (1837-1913) - past.anglic.amer. - Number in Scripture, Bromley 1894; 6ª ed., London 1952, Grand<br />

Rapids, 1967;<br />

BULLINGER Heinrich (1504-1575) - riform.svizz. - Des hebdomadis, quae apud Danielem sunt, Zürich 1539;<br />

- Vom Anti-Christi und seinen Reich, Frankfurt a. M. 1541;<br />

- Cent sermons sur l’Apocalypse de Jésus Christ, Jean Crespin, 1558;<br />

- Daniel Expositus Homiliis, Zürich 1565, 1576;<br />

- Daniel Sapientissimus Dei Proph., Zürich 1576;<br />

BULMAN James M., The Identification of Darius the Mede, in Westminister Theology Journal, 35, Chestnut Hill, Primavera 1972, pp.<br />

247-267;<br />

BUNCH Taylor Grant (1885-1969) - pred.avv.amer. - The Book of Daniel, s.l., 1950, dattiloscritto;<br />

- The Sealing of the First-fruits and the Gathering of the Final Gospel Harvest, 1952, dattiloscritto;<br />

BUNDY John, Great Britain’s Glory. Being an exp<strong>la</strong>nation of Daniel, London 1696;<br />

BUNGE Joshen Gabriel, La bête à dix cornes, in Zeitschrift für Alttestamentliche Wissenschaff, n. 63, 1951, pp. 151-154;<br />

- Der Gott der Festungen und der Liebling der Frauen sur Identifikation der Gotter in Daniel 11: 36-39, in Journal for the<br />

Study of Judaism, n. 4, Leiden 1973, pp. 168-182;<br />

BUNSEN Christian Karl Josias von (1791-1860) - diplom.e teol.prussiano - Vollständiges Bibelwerk für der Gemeinde, vol. III, 1, ed.<br />

Adolf Kamphausen, Leipzig 1868;<br />

BURDICK Elias A., An Essay on the Millennium, J. D. Lawyer, Norwich, New York 1852;<br />

BURGH William de (1800-1866) - The Apocalypse Unfulfilled, Richard M. Tims, 2 a ed., Dublin 1833;<br />

- Lectures on the Second Advent of our Lord Jesus Christ, William Curry, Jun. And Company, 2 a ed., aumentata, Dublin<br />

1835;<br />

- Antichrist, Dublin 1839;<br />

BURGMANN H., Die vier Endzeittermine im Danielbuch, in Zeitschrift für Alttest. Wiss., vol. IV, Berlin 1974, 86, n. 4, pp. 543-550;<br />

BURI Fritz - protest. - Das lebendige Wort, Meditationen über das erste und das letzte Buch der Bibel, Reich, Hambourg 1957;<br />

BURKITT Francis Crawford (1864-1955) - Jewish and Christian Apocalypses, London 1914;<br />

BURNET William (1688-1729) - polit.amer. - An Essay on Scriptural-Prophecy: wherein it is endevoured to exp<strong>la</strong>in the three periods<br />

contained in the XII chapter of the prophet Daniel, W. Bradford, New York 1724;<br />

BURNIER Pierre Louis Étienne (1795-1873) - past.evang.svizz. - Études élémentaires et progressives de <strong>la</strong> parole de Dieu, vol. III,<br />

Lausanne 1849, pp. 330-354; nuova ed., rivista da PARROT J.A., vol. II, Lyon 1900; vol. IV, Lausanne 1850; vol. VII,<br />

L’Apocalypse, Lausanne 1852, edizione rivista da NAVILLE Th. - James Alfred PORRET (1843-1924) - past.evang.svizz. -<br />

Lyon 1900, pp. 453-463;<br />

BURTCHAELL James Tumstead, Encyclopedia Americana, vol. 8, New York 1972;<br />

BURTON Alfred Henry (1853-1937) - eseg.plim.ingl. - Hints on the Book of Daniel, London 1903;<br />

BURTON Alfred Henry, col<strong>la</strong>boratore di CACHEMAILLE Ernest Peter;<br />

BURTON George (1717-1791) - teol.anglic.ingl. - An Essay towards Reconciling the Numbers of Daniel and St. John. With a<br />

Supplement, Norwich 1766; 1768; 2ª ed., London 1769;<br />

1287


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BURWELL Adam Hood (v.1790-1849) - scritt.canad.orig.ingl. - A Voice of Warning as Instruction Concerning the Signs of the Times<br />

and the Coming of the Son of Man to Judge the Nations, and Restore All Things, Upper Canada Herald Office, Kingston,<br />

Connecticus 1835, pp. 38,39,209;<br />

BUSH George (1796-1859) - past.presb.amer. prof.lett.ebr.e orint. N.Y. - The Prophecies of Daniel Nebucadnetsar’s dream of the<br />

great Image, New York 1844;<br />

- Lettera indirizzata a William MILLER e pubblicata su Advent Herald, Boston 6 marzo 1844; in Signs of the Times<br />

Reporter, Boston 13 marzo 1844; cit. WHITE Ellen, Gran Conflitto, Firenze 1977, p. 503;<br />

BUSHMANN Johann, Dissertation historico-critica de Nebucadnetsar in bubulus conversionem, Daniel 4, Hafn. 1705;<br />

BUTLER George Ide (1834-1918) - pred.avv.amer. - Les Signes des Temps, settembre 1876, p. 19; 3ª ed. rivista da Cornell, 1885;<br />

- vedere CORNELL Merritt E.;<br />

BUTLER Jack, New Light on Ancient Chronological Records in the Hebrew Scriptures, showing among other features an accurate<br />

exp<strong>la</strong>nation of Daniel’s great prophecy of the Seventy Weeks, Washington 1902;<br />

BUTT John Marten, The Genuineness of the Book of Daniel, London 1837;<br />

- A Commentary on the <strong>la</strong>st vision of the prophet Daniel contained in the 10 th , 11 th and 12 th chapter, London 1808, 1857;<br />

- A Commentary on the Prophecy of Daniel Re<strong>la</strong>ting to the Seventy Weeks, London 1807;<br />

BUXTORF Johann (1564-1629) - filol.ted. - Synagoga judaica, Basel 1680;<br />

BUY le de <strong>la</strong> Perie, vedere LAUNAY Pierre;<br />

BUZY Denis (1883- ) - S.C.J.franc. - Les Symboles de l’Ancien Testament, Paris 1923, pp. 265-303;<br />

- Antichrist, in Supplement au Dioctionnaire de <strong>la</strong> Bible,VIGOUROUX vol. I, col. 297-305;<br />

CABALLERO SANCHEZ Pablo - C.M.spagn. - Las setanta senainas danielicas y el Pueblo Judio, Madrid \946;<br />

CABANES de - abate - Commentaire sur l’Apocalypse, Paris 1724;<br />

CACHEMAILLE Ernest Peter (1836-1933) - The five Great Monarchies in Daniel’s Prophecies, and in History, London 1870;<br />

- Daniel’s Prophecies now being fulfilled, London 1888;<br />

- An Exp<strong>la</strong>nation of the Vision of Daniel, and the Reve<strong>la</strong>tion on the Continuous Historical System, London 1911, XII-694 p.,<br />

su Daniele, pp. 1-132;<br />

- A Harmony of the Visions of Daniel, London 1926;<br />

- The first two Visions of Daniel, London 1915; 2ª ed., 1928;<br />

- The Seventy Weeks and the Messiah. Daniel IX, London 1918;<br />

- BURTON Alfred Henry (1853-1937) - eseg.plimon.ingl. - The Great Image, Daniel II, Aids to Prophetic Studies, n. 31,<br />

London 1926, pp. 5-19;<br />

CAIGER Stephen Langrish, Lives of the Prophets, London 1954, pp. 309-319;<br />

CAIRD G. B., A Commentary on the Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, in B<strong>la</strong>ck’s New Testament Commentaries (BNTC), ed. Harper<br />

& Row, London - New York 1966;<br />

- Reve<strong>la</strong>tions on Reve<strong>la</strong>tion, Word Booke, Waco, Texas 1977,<br />

CALKINS Raymond, The Social Message of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, New York 1920;<br />

CALLAHAN Gertrude E. (1911- ) - Through the Old Testament, and the Apocrypha, New York 1952, pp. 239-250;<br />

CALLEGARI Giuseppe - protest. - Esposto di uno studio sopra l’Apocalisse, Firenze 1868; 2 a ed., Studi sopra l’Apocalisse, Mantova<br />

1882;<br />

- La Meretrice dell’Apocalisse, Firenze 1899;<br />

CALMET Antoine (in religione Augustin) (1672-1757) - benedet.franc. - Commentaire littéraire sur tous les livres du Vieu et du<br />

Nouveau Testament, vol. XIV, Ezéchiel, Daniel, Paris 1715, pp. 511-768; trad. <strong>la</strong>tina, ed. Mansi Gian Domenico (1602-<br />

1768) - arcivesc.di Lucca - vol. X, Lucca 1792, pp. 428-502;<br />

- Dissertation sur L’Ante Christ - Les épîtres canoniques et l’Apocalypse, Paris 1716;<br />

- Commentaire Littéraire...., vol. VI, Jéremie, Ezechiel, Daniel et 12 petits prophetes, Paris 1726, pp. 609-726;<br />

- L’Apocalypse - Commentaire littéraire sur tous les livres de 1’Ancien Testament et du Nouveau Testament, Paris 1726;<br />

- Dictionnaire Historique critique, chronologique, géographique et litteraire de <strong>la</strong> Bible, nuova ed., vol. II, Toulouse, 1783,<br />

pp. 209-216, pp. 249-257,473;<br />

CALOVIUS, col<strong>la</strong>boratore di KALAU Abraham;<br />

CALVIN Jean (1509-1564) - rifor.franc. - Der Propheten Daniel ausgelegt, traduzione tedesca di Justus JONAS (KOCH) (1493-<br />

1555) - riform.ted. - Wittemberg 1543; XIII, 1890; Commentaries on the Book of the Prophet Daniel, traduzione e<br />

dissertazione di Thomas MYERS, Printed for the Calvin Trans<strong>la</strong>tion, Edinburgh 1852;<br />

- Admonitio adv. Astrologiam, Genève 1549;<br />

- L’interim, 1549; ed. <strong>la</strong>tina, 15549;<br />

- Commentaire sur toutes les épitres de l’Apôtre S. Paul, Genève 1560; Commentaires on the Epistles of Paul the Apostle,<br />

traduzione e edita dal <strong>la</strong>tino e comparata con <strong>la</strong> versione francese da Rev. John PRINGLE, Printed for the Calvin<br />

Trans<strong>la</strong>tion, Edinburgh 1851;<br />

- Praelectiones in libr. Daniel, Genève 1561, 1562, 1571, 1591, 1610;<br />

- Leçons sur le livre du prophète Daniel, Genève 1561, 1562, 1569; trad. in inglese da GOLDING Arthur (v.1536-v.1605) -<br />

letter.ingl. - GILBY Anthony, London 1570; Thomas Myers, Edinburg 1852, 1853; Grand Rapirds, 1948;<br />

- 47 Sermons sur les deux derniers chapitre de Daniel, Genève 1565;<br />

- Œuvres choisies, 1609;<br />

- The Pope confounded and his kingdom exposed, in a divine opening of Daniel VIII: 23-25, trad. da Henry COLE, London<br />

1836;<br />

- Œuvres françaises, 1842;<br />

- Opera quae supersunt omnia, vol. XI, cap. 1-5, 1889, pp. 516-722; vol. XII, cap. 6-12; 1890, pp. 1-303;<br />

CAMBIER J. - cattol. - Les images de l’Ancien Testament dans l’Apocalypse de saint Jean, in Nouvelle Revue Théologique, febbraio<br />

1955, pp. 113-122;<br />

- col<strong>la</strong>boratore di CERFAUX L.;<br />

CAMELOT Thomas (1901- ) - domin.franc. - Ed. di Athanase, 1947;<br />

CAMERON Andreas - scritt.scozz. - Disp. exeg. Daniel VII, 7, sotto <strong>la</strong> presidenza di Herman WIT (SIUS), Utrecht 1684;<br />

1288<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

CAMERON Charles Richard, The Antichrist of St. John, St. Paul Man of Sin, London 1844;<br />

CAMPBELL Alexander (1788-1866) - The European Advent Herald, 1847;<br />

- PURCELL John B., A Debate on the Roman Catholic Religion, J. A. James & Co., Cincinnati 1837;<br />

CAMPBELL David, Illustrations of Prophecy: in particu<strong>la</strong>r the evening and morning vision of Daniel, and the apocalyptic visions of<br />

St. John, Boston 1840; 2ª ed., 1841, pp. 37-277;<br />

- The judgment period preparatory to the establishment of the Kingdom of Heaven, Bangor, Me 1886, pp. 156-200;<br />

CAMPEGIUS, vedere VITRINGA Kempe;<br />

CAMPS G. - cattol. - La Biblia, Apocalypsi, Monestir de Montserrat 1958;<br />

CANNE John (v.1600-1667) - past.batt.ingl. - The Time of the End; or, a Prophecy of Daniel Exp<strong>la</strong>ined, London 1657;<br />

CANNEMAN Wilhelm, Disputatio exegetica, qua auquiritur, ocquid Daniel VII:7, pres. di Herman WIT(SIUS), Utrecht 1684;<br />

CANNUNYER Ch., Les Bahâ’is, Brepols 1987, pp. 11,94,98,99;<br />

CANO Melchor (1509-1560) - Parecer, 1555;<br />

CAPADOSE Isaac (1834-1920) - De hoop der uitredding, of eenige opmerkingen over de tijden van den Anti-Chrlst, Rotterdam 1865;<br />

CAPISTRANO Giovanni da (1385-1456) - De Judicio universali futuro et Antichrito, Venezia 1573;<br />

CAPPEL Jacques (1570-1624) - Le livre de Babel ou I’Histoire du Siège Romain, Sedan 1616;<br />

CAPPELLETTI Giuseppe (1803-1876) - sacer.ital. - Sul<strong>la</strong> fine del Mondo, 2 a ed., Venezia 1860;<br />

CAQUOT André, Sur les quattre Bêtes de Daniel VII, in Semitica, vol. V, Paris 1955, pp. 5-13;<br />

- Les quatre Bêtes et le Fils de l’Homme (Daniel VII), in Semitica, n. 17, Paris 1967, pp. 37-71;<br />

CARACCIOLO Antonio (1925- ) - past.avv.ital. - Problemi di interpretazione nel libro di Daniele, Firenze, s.d., dattiloscritto;<br />

- Capire Daniele - Testo biblico e commento, ed. ADV, Falciani 1998, pp. 473;<br />

CARBIN Bruce, Daniel God’s Prophet for This Hour, Phi<strong>la</strong>delphia 1947;<br />

CARLSON Carole C., col<strong>la</strong>boratore di LINDSEY Hal;<br />

CARNEGIE Egerton Wilberforce (1937- ) - The Historical Setting and Background of the Daily Service, Andrews University, Silver<br />

Spring, Mary<strong>la</strong>nd 1971, 57 p.;<br />

CARPENTER W. Boyd, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, ed. C. J. Ellicott, London, s.d.;<br />

CARRIÈRE Louis de (1662-1717), vedere MENOCHIO, La S. Bible, vol. IV, 1856;<br />

CARRINGTON Philip, The Meaning of the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, in International Critical Commentary, , 2 vol., Edinburgh 1920;<br />

CARROLL Benajah Harvey (1843-1914) - past.batt.amer. - An Interpretation of the Eng<strong>la</strong>nd Bible. Daniel and the Inter biblical<br />

Period, ed. Cranfill James Britton (1858-1942), New York 1915; Nashville 1943; tradotta in spagnolo da Sara A. HALE,<br />

Daniel y el Per. intertestamentario, El Paso 1945;<br />

CARY Mary, The Little Horn’s doom and downfall, London 1651;<br />

CASEY Maurice, Corporate Interpretation of the «One like a Son of Man» (Daniel 7:13). At the time of Jesus: Novum Testamentum,<br />

Leiden, luglio 1976;<br />

CASEY P.M., Porphyry and the Origin of the Book of Daniel, in The Journal of Theology Studies, 27 aprile 1976, pp. 15-33;<br />

CASPAR Julius, Die griechischen Danielsätze und ihre Kanonische Geltung, Freiburg i. Br. 1901;<br />

CASPARI Carl Paul (1814-1892) - past.luter.norv.orig.israel. - Zur Einführung in das Buch Daniel, Leipzig 1869;<br />

- Popu<strong>la</strong>ere foredrag over profeten Daniel, 3ª ed., Christiania 1904;<br />

CASSIN Elena, Revue de l’Histoire des Religiones, 2° trim. 1951, pp. 129-161;<br />

Cassiodoro, Complexiones in Apoc., in MIGNE, t. 70, col. 1405 e seg.;<br />

CASTER M., The Son of Man and the Theophany in Daniel VII, New Interpretation. The Search, London 1930, pp. 15-30;<br />

CAULFEILD Charles A., The Fall of Babylon, as Exhibited in Prophecy, John Robertson, Dublin 1839;<br />

CAVALLETTI S., Sogno e <strong>profezia</strong> nell’Antico Testamento, in Rivista Biblica Italiana, n. 7, 1959, pp. 356-363;<br />

CAVALLIN Hans Clemens Caesarius (1938- ) - De visa <strong>la</strong>rarnes dod och uppständelse (Daniel 12:2; Isaiah 53), Arsb, n. 37,<br />

Uppsa<strong>la</strong> 1972, pp. 47-61;<br />

CAVERHILL John ( -1781) - med.scozz. - An Exp<strong>la</strong>nation of the Seventy Weeks of Daniel, London 1777; citato da BLAYNEY,<br />

Halle, 1780;<br />

CAZEAUX Jean (1927- ) - pred.avv.franc.redatt.di Les Signes des temps, 1970; n. speciale, maggio e giugno 1971, 20 p.;<br />

- Critique du <strong>la</strong>ngage chez les prophètes d’Israël, in Collection de <strong>la</strong> Maison de l’Orient Méditerranéen Ancien, n. 2, ed. du<br />

CNRS, Paris 1976;<br />

CAZELLES Henri, Daniel (Livre de), in Catholicism, vol. III, Paris 1952, col. 447-453;<br />

- Introduction critique à l’Ancien Testament, t. 2, Paris 1973, pp. 649,650;<br />

CECCHELLI C., 666, in Studi in onore di G. Funaioli, Roma 1955;<br />

CERFAUX L. - CAMBIER J., L’Apocalypse de Saint Jean lue aux chrétiens, Lectio Divina, ed. Le Cerf, Paris 1955;<br />

CHAIJ Ferdinando (1950- ) - past.avv.argent. - El desen<strong>la</strong>nce del drama mondial, Buenos Aires 1950, 1952, 456 p., pp. 76-94,150-<br />

169, 243-305;<br />

- Preparation for the Final Crisis, Pacific Press Publishing Association, 1966; traduzione italiana, Roberto SARGENTINI,<br />

Preparazione per <strong>la</strong> crisi finale, ed. A.d.V., Firenze 1979, 176 p;<br />

CHAINE Joseph (1888-1948) - eseg.catt.franc. - Introduction à <strong>la</strong> lecture des Prophètes, 3ª ed., Paris 1932; 7ª ed., 1946, pp. 214-<br />

217,259-265;<br />

CHAMBERLAIN Myron Holley (1845- ) - Comments on Daniel, Los Angeles 1920; 2ª ed., 1932;<br />

CHAMBERLAIN Walter (1820-1895) - The Time of the End, London 1878;<br />

CHAMBERLIN Georgia Louise (1862-1943) - The Hebrew Prophets, Chicago 1911;<br />

CHAMIER Daniel (1565-1621) - Panstratiae Cathollcae, vol. II, Genève 1626, pp. 640-743<br />

CHANDLER Samuel (1693-1766) - past.diss.ingl. - A Vindication of the Antiquity and Authority of Daniel’s Prophecies and Their<br />

Application to Jesus Christ, London 1728;<br />

CHAPMAN John (1704-1764) - anglic.ingl. - The Objections of the Late Anonymous writer (Anthony COLLINS) against the Book of<br />

Daniel Considered in a Letter to a Friend, Cambridge 1728;<br />

CHARLES Mad., Voici je vien,<br />

CHARLES Robert Henry (1855-1931) - teol.anglic.ingl. - Bible, Old Testament, Daniel, Edinburgh 1903; ed. rivista 1913;<br />

1289


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- A Critical History of the Doctrines of the Future Life in Judaism and in Christianity, 2ª ed., London 1913, pp. 125-<br />

127,131,137,138,140,141,187,188,191,204,211-213;<br />

- Lectures on the Apocalypse, Edinburgh 1913;<br />

- A Critical and Exegetical Commentary of the Reve<strong>la</strong>tion of St. Jean, International Critical Commentary, 2 vol., T.& T.<br />

C<strong>la</strong>rk, Edinburg 1920;<br />

- A Critical and Exegetical Commentary on the Book of Daniel, Oxford 1929;<br />

- A critical and Exegetical Commentary on Reve<strong>la</strong>tion, t. I, Edinburgh 1963;<br />

- The Apocrypha and Pseudepigrapha of the Old Testament, in English, vol. I, Oxford 1971, pp. 625-664;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of St. John with Introduction, notes and index, in International Critical Commentary (ICC), 2 vol., 1976;<br />

CHARLIAC Paul de, L’Antéchrist du moine Adson et les origines des prophéties modernes, Paris 1905;<br />

CHARLIER J.P., Comprendre l’Apocalypse, Paris 1991;<br />

CHARPENTIER E., Une lecture de l’Apocalypse. In iCahiers Evangile, n. 11, Cerf, Paris 1975;<br />

CHARPIOT Frédéric (1893- ) - pred.avv.franc. - Le peuple de <strong>la</strong> Prophétie, n. 2 dattiloscritti di 61 pp. e 150 pp., s.l.; s.d.;<br />

CHARPY DE SAINTE CROIX Nico<strong>la</strong>s (1610-1679) - L’ancienne nouveauté de l’Ecriture Sainte, s.l., 1657, pp. 68,69;<br />

CHARY Théophane (1918- ) - Les Prophètes et le Culte à partir de l’Exil, Paris 1955, su Daniele, pp. IX,236-274,280;<br />

CHASE Irah (1793-1864) - past.batt.amer. - Remarks on the Book of Daniel in Regard to the Four Kingdoms, Boston 1844;<br />

CHASLES Madeleine, nata DÉFONTAINE (1890- ) - scritt.catt.franc. - Voici, je viens…, Paris 1946;<br />

CHASLES Raymond ( -1960) - paleogr.franc. - Israël et les Nations, Paris 1945;<br />

CHAUFFARD Anatole Èmile, (1855-1932) - magistr.catt. - L’Apocalypse et son interprétation historique, t. I, t. II, 2ª ed., Paris 1899;<br />

CHAUME Maurice (1888- ) - Recherches sur <strong>la</strong> Chronologie de <strong>la</strong> Vie de Notre Seigneur, in Revue Biblique, vol. XV, Paris<br />

1918, pp. 215-243, 505-549;<br />

CHAUNCY Isaac (1632-1712) - past.diss.ingl. - An Essay to the Interpretation of the Angel Gabriel’s Prophecy, Delivered by the<br />

Prophet Daniel, chapter IX:24, London 1699;<br />

CHAUVIN Costantin (1850-1930) - Histoire de l’Antichrist d’après <strong>la</strong> Bible et les Saint Pères, 4 a ed., Paris 1901;<br />

CHELCICKY Petr, Das Netz des G<strong>la</strong>ubens, trad.carl VOGL, Dachau b. Muenchen, 1923; ed. originale 1521; nouva ed., Praga 1912;<br />

CHÉSEAUX Jean Philippe Loys de, vedere LOYS de CHÉSEAUX Jean Philippe;<br />

CHEYNE Thomas Kelly (1841-1915) - eseg.angl.ingl. - The Encyclopedia Britannic, vol. IV, 9ª ed., 1877, pp. 803-807;<br />

CHIAPPELLI Alessandro, Le idee millenarie dei cristiani nel loro svolgimento;<br />

CHILDE Frederick W., Prophecies of Daniel and Reve<strong>la</strong>tion Compared, Los Angeles 1927; Glendale 1932, pp. 1-34;<br />

CHRASKA Wilhelm, Daniel und der Siebenzig Jahrwochen (Daniel 9: 24-27), Wien 1958;<br />

CHRISTIE Thomas William, The Book of Reve<strong>la</strong>tion. A Sketch showing the 4th Beast of Daniel, London 1866, pp. 29-45;<br />

CHYTRAEUS David, Auslegung der Offenbarung Johannis, Jacob Siebenbürger, Rostock 1572;<br />

CIUFFA Giuseppe (1863-1942) - sacer.ital. - Il Tau, Affile (Subiaco, Roma), 30 giugno 1918, p. 12;<br />

- La Fine del Mondo, 31 dicembre 1918, p. 1.3;<br />

- L’Apocalisse interpretata, t. I, Roma 1924; t. II, Roma 1925;<br />

CLAPHAM Jonathan - past.angl.ingl. - The Stone smiting the Image on the feet. A Sermon upon Daniel II:20,21, London 1651;<br />

CLARET Y CLARA Antonio Maria (1807-1870) - sacer.spagn. - La época presente, considerada come probabilmente <strong>la</strong> última del<br />

mundo, Barcelona 1868;<br />

CLARK Matthieu L., An Exposition of the Prophetic Periods mentioned in Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, Melbourne 1853;<br />

CLARKE Adam (1760-1832) - pred.wesliano ir<strong>la</strong>nd. - The Holy Bible Containing the Old and New Testament: … With a Commentary<br />

and Critical Notes, 6 vol., B. Waugh & T. Mason, New York 1833-34; vol. IV, London 1836; nuova edizione, s.d.;<br />

- The Holy Bible, A Commentary and Critical Notes, Reve<strong>la</strong>tion, vol. IV, London 1836; Reprint, Nashville, Massaciusset<br />

1938;<br />

CLARKE James Edward, A Dissertation on the Dragon-Beast, and the false prophet of the Apocalypse of St. John, in which the<br />

number 666 is fully exp<strong>la</strong>ined, to which is added an illustration of Daniel’s vision of the Ram and He-goat, London 1814;<br />

CLARKE John Caldwell Calhoun, The Making of Christianity, New York 1914;<br />

CLARKE Richard (1711-1795) - past.anglic.ingl. - A Dissertation on the 3rd day of the Gospels, compared with the 7th day of the <strong>la</strong>w.<br />

To which are added - First, a synopsis, or a general view of times, and the assumption of the Son of Man (Bar Enoch) in<br />

Daniel VII:13, compared with the Son, The Male of John, in Reve<strong>la</strong>tion XII, London 1794;<br />

CLARKE Richard (1719-1802) - past.anglic.ingl. - The Prophetic Numbers of Daniel and John Calcu<strong>la</strong>ted in order to show the time,<br />

when the day of Judgement is to be expected, Edes and Gill, and Green and Russell, Charlestown, Boston 1759;<br />

CLARKE William Kemp Lowther (1879- ) - Concise Bible Commentary, London 1952;<br />

CLAUDEL Paul Louis - Charles Marie (1868-1955) - letter.catt.franc. - Introduction à l’Apocalypse, ed. Egloff, Paris 1947;<br />

- Paul C<strong>la</strong>udel interroge l ‘Apocalypse, ed. Gallimard, Paris 1952;<br />

- Au milieu des vitraux de l’Apocalypse, ed. Gallimard, Paris 1966;<br />

C<strong>la</strong>udio vescovo di Torino, Apologeticum atque Rescriptum… Adversus Theodomirum Abbatem, estratti da Dungal, Liber Adversus<br />

C<strong>la</strong>udium Taurinensem, MIGNE, P.L., vol. 105;<br />

CLEASON L. - ARCHER, Jr., The Aramaic of the Genesis Apocryphon - Compared with the Aramaic of Daniel, in the Perspective<br />

of the Old Testament, ed. J. B. Payne 1970, pp. 160-169;<br />

- Aramaic Language, in Zondervoan Pictorial Encyclopedia of the Bible, t. I, ed. M. C. Tenney, Grand Rapids, 1975, p.<br />

255;<br />

CLEAVER Horace, An Approach to the Old Testament, London 1955, pp. 189-196;<br />

CLEMENT James A., The Political Contests in the U.S. of America, Exp<strong>la</strong>ined and considered in confirmation of the prophecy of<br />

Daniel XI:4-45, Montgomery, A<strong>la</strong>bama 1869;<br />

CLERGYMAN - Notes on the defence of Daniel, London 1878;<br />

- The Kingdom of the Stone. Being a new exposition of Daniel 2:34,35,44,45, London 1854;<br />

CLERICE (Jacobus de) - teol.luter.ted. - Epulum Belschazar fatali Scriptura illustre, ex. cap. V Daniel, Kirscmayer Sebastian, resp.,<br />

Wittemberg 1662;<br />

CLERICE John, Vetus Testamentum Propheta, ab Isaia ad Ma<strong>la</strong>chia, Amsterdam 1731;<br />

1290<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

CLERMONT GANNEAU Charles (1846-1923) - stor.franc. - Mané, thégel, pharés, et le Festin de Balthasar, in Hebraica, luglioagosto<br />

1886, pp. 36,37; 1887, pp. 87-102;<br />

CLIFFORD Richard J., History and Myth in Daniel 10-12, in American School of Oriental Research Bulletin, n. 220, dicembre 1975,<br />

pp.13-16;<br />

CLOSEN Gustav Engelhart (1901- ) - teol.catt.ted. - Prophetia Septuaginta hebdomadum, in Verbum Domine, n. 18, Roma 1938,<br />

pp. 118 e seg.;<br />

CLUVERI STORMARI (Johannfs) - protest. - Diluculum Apocalypticum, Lubeck & Stralsund, 1647;<br />

COATES Charles Andrew, Une esquisse du Livre de l’Apocalypse, Livron 1927;<br />

COBERN Camden McCormack (1855-1920) - Ezekiel and Daniel Commentary on the Old Testament, vol. IV, vol. VIII, New York<br />

1901, pp. 241-415;<br />

COCCEIUS - COCCEIS - Johannes (COCCEIO Giovanni), Opera Omnia Theologica, Exegetica, Didactica, Polemica, Philologica,<br />

10 volumi, ex Typographia P. & J., B<strong>la</strong>ev, Amstelodami 1701;<br />

vedere KOCH Johannes;<br />

COCORDA Oscar (1833-1916) - past.evang.vald.del Piemonte - Le Sette Teste dell’Apocalisse - Una Chiave Profetica, Torre Pellice<br />

1892;<br />

COHN Norman - protest. - Les fanatiques de l’Apocalypse, pscudo-messies, prophètes et illuminés du Moyen Âge, Julliard, Paris<br />

1962;<br />

COLAO Alberto, Los profetas menores. El libro de Daniel, Cartagena 1961;<br />

COLLIER Peter Fenelon (1846-1909) - pubbl.amer.orig.ir<strong>la</strong>n. - Encyclopedia, vol. VII, 1962, p. 699;<br />

COLLINS Ade<strong>la</strong> Yarbro, The Combat Myth in the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Montana 1976;<br />

COLLINS Anthony (1676-1729) - deista ingl. - The Scheme of Literal Prophecy Considered in View of Controversy, in A Discourse<br />

of the Grounds and Reasons of the Christian Religion, vol. I, London 1726; vol. II, 1727;<br />

COLLINS John Joseph (1946- ) - Son of Man and Saints of the Most High in the Book of Daniel, in Journal of Biblical Literature,<br />

n. 93, Missou<strong>la</strong>, Montana, maggio 1974, pp. 50-66;<br />

- Court-Tales in Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of Apocalypse, n. 94, Missou<strong>la</strong>, Montanam, giugno 1975, pp. 218-234;<br />

- Mythology of the Holy War in Daniel and the Qumran Scroll; A point of transition in Semitic Apocalyptic, in Vetus<br />

Testamentum, n. 25, Leiden, luglio 1975, pp. 596-612;<br />

- The apocalyptic vision of the Book of Daniel, Society of Biblical Literature, Missou<strong>la</strong> 1977;<br />

- Daniel with an Introduction to Apocalyptic Literature, Grand Rapids, 1984;<br />

COLLOMB Marcel (1887- ) - tewol.catt.franc. - Manual d’études bibliques, vol. III, 2, 3ª ed., 1934, pp. 475,476,<br />

COLOMBIER H. M. - gesuita franc. - Édudes, vol. VIII, 1875, pp. 914-928;<br />

COLONNA Pietro, detto GALATINUS (1460-1540) - teol.catt.ital,orig.israel. - Commentario in Apocalisse, inedito (manoscritto<br />

Biblioteca Vaticana <strong>la</strong>tina, Cod. <strong>la</strong>t. 5567, fol. 236,237), 1524; dedicato all’imperatore Carlo V;<br />

- De arcanis catholique veritatis, 1612, col. 601;<br />

COLVER Nathaniel (1794-1870) - past.batt.amer. - The Prophecies of Daniel, Literally fulfilled, Boston 1843;<br />

COMBA Ernesto (1880- ) - past.vald. del Piemonete - I libri dei profeti d’Israele, ed. C<strong>la</strong>udiana, Tosse Pellice 1924;<br />

COMBLIN Joseph - cattol. - La liturgie de <strong>la</strong> Nouvelle Jerusalem, publications univcrsitaires, t. XXV, fasc. n. 2, Louvain 1953;<br />

- Le Christ dans l’Apocalypse, Desclée, Tournai 1965;<br />

COMTE Jules D. - pred.avv.svizz. - Quelques réflexions au sujet du chapitre 8 de Daniel, tel qu’il est interprété par les Adventistes<br />

du 7 e Jour, s.l., s.d., 14 p.;<br />

CONO Francisco Melchor (1509-1560) - Parecer, 1555, 1736;<br />

CONRADI Ludwing Richard (1856-1936) - pred.avvent.poi batt.del 7 o giorno - Die Weissagung Daniels, Hamburg 1897; 2 a ed.,<br />

1898; 3 a ed., 1905;<br />

- Der Seher am Hofe Babels, 4 a ed., Hamburg 1908;<br />

- Der Seher von Patmos, 1911;<br />

- Il mistero dei misteri, 1913;<br />

- Prophetischer Ausblick, Hamburg 1918; 13 a ed., s.d.;<br />

- Weissagung und Weltgeschichte oder Staatsmann und Prophet, Hamburg 1922;<br />

- Whoso Readeth, let him understand. A short key to Daniel 7-12, s.l., s.d.; ed. Petri 1928;<br />

- The Impelling Force of Prophetic Truth, London 1932; 1935;<br />

- Los Videntes del Porvenir, vol. I, Barcellona, s.d.; Mountain View, California 1949;<br />

CONRADUS Alphonsus, Apocalypse, Basel 1550;<br />

CONSIDINE Koseph S., O.P. - NELIS Jan Thomas, B.C.S. - Encyclopedia Dictionary of the Bible, ed. Louis Francis Hartman, New<br />

York 1963, col. 483-490;<br />

COOK Frederic Charles (1810-1889) - teol.angl.ingl. - vedere FULLER John Mee<br />

COOK J.B., A Solemn Appeal to Ministers and Churches, Especially to Those of the Baptist Denomination, Re<strong>la</strong>tive to the Speedy<br />

Coming of Christ, Joshua V. Himes, Boston 1843;<br />

COOPER David Lipscomb (1886-1965) - The Seventy Weeks of Daniel, Los Angeles 1941;<br />

COOPER Edward (1771-1833) - past.angl.ingl. - The Crisis, London 1825;<br />

COOPER Samuel, A Discourse on the Man of Sin, Greenleaf, Boston 1774;<br />

COPPENS Joseph Constant Lievens (1896- ) - Le Messianisme sapientiel et les origine littéraire du Fils de l’Homme daniélique,<br />

in Vetus Testament, Supplement, n, 3, 1955, pp. 33-41;<br />

- Le Fils de l’Homme et les saints du Très-Haut en Daniel VII, dans les Apocriphes ed dans le Nouveau Testament, 2 a ed.,<br />

1961;<br />

- Le Fils de l’Homme daniélique et les saints de Daniel 8:13, dans les Apocriphes et les écrits du Nouveau Testament,<br />

Gembloux 1961;<br />

- Le Fils de l’Homme daniélique et les relecture de Daniel VII,13, dans les Apocriphes et les écrits du Nouveau Testament, in<br />

Vetus Testament, n. 37, 1961, pp. 5-51;<br />

- Les saints du Très-Haut sont-ils à identifier avec les milices céleste?, in Ephemerides theologique Lovanienses, n. 39, 1963,<br />

pp. 95.96;<br />

1291


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Le Fils de l’Homme daniélique visir céleste?, in Ephemerides theologique Lovanienses, n. 40, 1964, pp. 72-80;<br />

- La vision daniélique du Fils de l’Homme, in Vetus Testament, vol. XIX, 1969, pp. 171-182;<br />

- Daniel VII. Un rituel d’intronisation? in Miscel<strong>la</strong>nies Bibliques, LVIII, in Ephemerides theologique Lovanienses, n. 46, 1,<br />

1970, pp. 55-108, 112-116;<br />

- Miscel<strong>la</strong>neas Bibliques, 1970, pp. 55-108;<br />

COPPIETERS DE GIBSON Daniel - Daniel et <strong>la</strong> persécution dans le Nouveau Testament, Louvain 1956;<br />

COQUREL Athanase Laurent Charles (1795-1868) - teol.rif.franc. - Biographie Sacrée, Amsterdam 1825, pp. 220-228; 2 a ed.,<br />

Valencia 1837, pp. 95-98;<br />

CORLUY Joseph (1834-1896) - gesuita belga - Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, t. I;<br />

- Her Oud Testament, vol. IV, De groote Propheten, Bruges 1896, pp. 616-697;<br />

CORNELISSEN (CONRNELIUS) van den STEEN (ALAPIDE) Cornelis (XIII sec.) - Comm. in Scripturam Sacram, ed. Crampon, dal<br />

1627 ha avuto diverse edizioni, Paris 1863;<br />

CORNELL Merritt E. (1827-1893) - pred.avven.amer. - Facts for the Time, Battle Creek, Michigan 1858, 137 p.; 2 a ed., 1875, 224 p.,<br />

pp. 35-58; 3 a ed., rivista da George Ide BUTLER, 1885, 288 p., pp. 28-68; 4 a ed., 1893, 329 p., pp. 27-63;<br />

CORNHILL Carl Heinrich (1854-1921) - teol.lut.ted. - Die siebzig Jahrwochen Daniels, Königsberg 1889;<br />

- The Prophets of Israel - Popu<strong>la</strong>r sketches from the Old Testament History, trad. di Preston Frazer CORKRAN, Chicago<br />

1895, pp. 173-179;<br />

- BOX George Herbert (1869-1933) - Introduction to the Canonical Books of Old Testament, ed. George-Herbert Box, New<br />

York 1907, pp. 382-391;<br />

CORRODI Hans Heinrich (1752-1793) - teol.rifor.svizz. - Freymthige Versuche der verschiedene, in Theologie und biblische Kritik<br />

einsch<strong>la</strong>gende Gegenstnde, 1783;<br />

CORSANI Bruno - teol.prot.valdese - L’Apocalisse, guida al<strong>la</strong> lettura, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1987;<br />

CORSINI E., L’Apocalypse maintenante, Seuil, Paris 1984; traduzione italiana, L’Apocalisse prima e dopo, ed. EI, Torino 1980;<br />

CORY Isaac Preston (1802-1842) - scritt.britann. - Ancients Fragments, London 1828; 2 a ed., 1832; nuova edizione E.R. Hodges,<br />

London 1976;<br />

COSANDEY Ulysse, Christ ou Antechrist ?, Bâle 1948;<br />

COTHENTE E., Le Prophétisme dans le Nouveau Testament, in Supplément au Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, vol. VIII, Letouzey et Ané,<br />

Paris 1970,71; col. 1224-1338;<br />

COTTIÈRE Matthieu, Manuel ou briève description de l’Eglise Romaine, Iean Lesnier, Saumur 1653.<br />

COTTON John, The Churches Ressurrection, or the Opening of the Fifth and Sixth verse of the 20 th Chapter of the Reve<strong>la</strong>tion, R.O.<br />

and G.D. for Henry Overton, London 1642;<br />

- The Powring out of the seven Vials, or an exposition of the 16 th Chapter of the Reve<strong>la</strong>tion, Printed for R.S. sold at Henry<br />

Overton’s shop, London 1642;<br />

- An Exposition upon the Thirteenth Chapter of the Reve<strong>la</strong>tion. Taken from his mouth in short-writing, Printed for Liewel<br />

Chapman, London 1655;<br />

COTTRELL Ray Franklin - pred.avvent.amer. - Tomorrow in Prophecy, Washington 1942, 56 p., pp. 5-35;<br />

COTTRELL Raymond Forrest (1911- ) - pred.avvent.amer. - The Prophecies of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion Visualized, vol. I,<br />

Angwin, California 1951, 62 p.;<br />

- Pioneer Views on Daniel XI and Armagheddon, edizione rivista, 1961, 30 p.;<br />

- Beyond Tomorrow, Nashville, Tennessee 1963, 380 p., pp. 50,51,148,151,173-177;<br />

- Demain? L’Apocalypse répond, Dammarie les lys 1966, 1975, 348 p., su Daniele, pp. 19,168,175,176,179,200-<br />

202,215,216,240,249-265,310,311,315-329,333-339;<br />

COUCH John (1814-1892) - pred.miller.amer. - History Echoes of the Voice of God; or an Exposition of the 11th chapter of Daniel,<br />

Boston 1868;<br />

- vedere BERICK<br />

COUCHOUD P.L. - protest. - L’Apocalypse, Brossard, Paris 1922;<br />

COUPERUS Petrus Theodorus - scritt.ir<strong>la</strong>nd. - 4 th Dissertation, 1743;<br />

COX John, Thoughts on the Coming of Our Lord Jesus Christ, dal<strong>la</strong> 2ª ed. londinese, rivista, Orrin Rogers, Phi<strong>la</strong>delphia 1842;<br />

COXE Francis Augustus (1783-1853) - past.batt.ingl. - Outlines of Lectures on the Book of Daniel, London 1834; 2 a ed., 1836;<br />

COXON P. W. - Daniel 3:17. A Linguistic and Theology problem, in Vetus Testament, n. 26, Leiden, ottobre 1976, pp. 400-409;<br />

- A philologique note on Daniel 5:3. Zeitschr. für A.W., n. 89, 1977, p. 275;<br />

CRAMER Daniel, Apocalypsis oder Offenbarung S. Johannis, sampt einer richtigen Erklerung, Alten Stettin: Johann Christoff<br />

Landrachtinger 1618;<br />

CRAMPON Auguste Joseph Théodore (1826-1894) - abate eseg.catt.franc. - La Sainte Bible,<br />

t. V: Daniel, Paris 1900; 1901;<br />

t. VII: 2 Tessalonicesi... L’Apocalypse, Paris 1904, rivista dal P.J. GRIESBACH - gesuita - Paris 1904;<br />

CRANDALL A. L., A Brief Exp<strong>la</strong>nation of the Book of Reve<strong>la</strong>tions in Chronological Order, stampato da James M. Stevenson, Troy,<br />

New York 1841;<br />

CRANMER Thomas (1485-1556) - arcivesc.di Canterbury - Catechismus brevis, 1553;<br />

CRAVEN E.R., ed. Reve<strong>la</strong>tion, Lange’s Commentary on the Holy Scriptures - Critical, Doctrinal, and Homiletical, trad. e ed. Philip<br />

Schaff, vol. 12, Grand Rapids, 1960;<br />

CRESSENER Drue (1638-1718) - teol.angl.ingl. - The Judgements of God Upon the Roman Catholich Church - Suppositions and<br />

Theoremus, Printed for Richard Chiswell, London 1689;<br />

- A demonstration of the First Principles of Protestant Applications of the Apocalypse together with the Consent of the<br />

Ancients Concerning the 4 th Beast in the 7 th chapter of Daniel and the Beast of the Reve<strong>la</strong>tion, London 1690;<br />

CRESSON Bruce Collins, col<strong>la</strong>boratore di FLANDERS Henry Jackson Jr;<br />

CRINSOZ Théodore detto de Bionnens (1609-1756) - teol.evan.svizz. - Essai sur l’Apocalypse, avec des éc<strong>la</strong>ircissements sur les<br />

prophéties de Daniel qui regardent les derniers temps, Genève 1729, su Daniele, pp. 367-432;<br />

- L’esprit de Bionnens sur l’Apocalypse et les prophéties de Daniel, ed. Jean-Pierre Astier, Privas 1798, su Daniele, pp. 307-<br />

363;<br />

1292<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Abrégé de l’Essai sur les prophéties de Daniel qui regardent les dernier Temps, Lausanne 1799;<br />

CRISWELL Wallis Amos (1909- ) - past.batt.amer. - Exposition. Sermons on Reve<strong>la</strong>tion, 5 vol., Grand Rapids, 1962;<br />

- Expository Sermons on the Book of Daniel, Grand Rapids, vol. I, introduzione, 1968; vol. II, cap. I-III, 1969; vol. III, cap.<br />

IV-VI, 1970; vol. IV, cap. VII-XII, 1971;<br />

CROLY George (1780-1860) - The Apocalypse of St. John, E. Littell, Phi<strong>la</strong>delphia 1827; C.& J. Rivington, London 1827; 2 a ed.,<br />

London 1828; ed. francese, Paris 1831;<br />

- Popery the Antichrist, A Sermon, John Kendrick, London 1848;<br />

CROMARTY George Mackenziw (1630-1714) - Synopsis apocalyptica; or a short p<strong>la</strong>in explication and application of Daniel’s<br />

prophecy and St. John Reve<strong>la</strong>tion, Edibunrg 1708;<br />

CROSIER Owen Russell Louis (1820-1913) - pred.miller.amer. - Day-Star Extra, 7 febbr. 1846; riprodotto in The Adventist Review,<br />

Auburn, settembre 1950, vol. I, n. 3, pp. 42-47; n. 4, pp. 57-63;<br />

CROSTHWAITE John C<strong>la</strong>rke (1800-1874) - The Historical Passages and Characters in the Book of Daniel, London 1863;<br />

CROWDER Ivan T. - The Change of Law, as Prophesied in Daniel 7:25, tesi di Washington D.C. 1952, dattiloscritto;<br />

CRUSIUS Christian August (1715-1775) - teol.lut.ted. - Berechnung der 70 Wochen in Daniel, Zwickau 1766;<br />

CULBERTSON Robert (1765-1823) - Lectures on the Prophecies of John, vol. III, Edinburgh, nuova edizione 1826;<br />

CULLMANN Oscar, Le Nouveau Testament, ed. PUF, Paris 1967, pp. 110-115;<br />

CULVER Robert Daniel, The WYCLIFFE Bible Commentary, ed. Pfeister, Chicago 1962, pp. 769-800;<br />

- Daniel and the <strong>la</strong>tter days. A Study in Millenialism, Chicago 1954; 2 a ed., 1964;<br />

CUMMING John (1807-1881) - past.presb.scozz. - Prophetic Studies, London 1850;<br />

- De Pope, the Man of Sin, London 1851;<br />

- Apocalyptic Sketches, Arthur Hall, Virtue and Co., 3 vol., Nuova edizione, London 1858;<br />

- Carta profetica con concordanza, New Hanphry 1854;<br />

- Lectures on the Book of Daniel, Phi<strong>la</strong>delphia 1856;<br />

- The Great Tribu<strong>la</strong>tion; or, the things coming on the Earth, Richard Bentley, London 1859;<br />

- Redading Draweth Near, New York 1860;<br />

- Redemption Draweth Nigh, London 1860;<br />

- Sabbath Readings on Daniel, London 1860;<br />

- The Sounding of the Last Trumpet, James Nisbet & Co., London 1867;<br />

- The Fall of Babylon, London 1870;<br />

- The Last Warning Cry, New York 1887;<br />

CUMMINGS Jonathan - pred.miller.amer. - Exp<strong>la</strong>nation of the Prophetic Chart and an Application of the Truth, Concord 1854;<br />

- Time Revealed and to Be Understood, Concord 1854;<br />

- History of the Kingdom of God, Boston 1884;<br />

CUNINGHAME William (1776-1849) - teol.angl.poi congr.scozz. - A Dissertation on the Seals and Trumpets of the Apocalypse; and<br />

the Prophetical Period of Twelve Hundred and Sixty Years, J. Hatchard, London 1813, 1832; 4ª ed. corretta e ampliata,<br />

Thomas Cadell, London 1843;<br />

- The Apostasy of the Church of Rome, and the Identity of the Papal Power with the Man of Sin and Son of Perdition of St.<br />

Paul’s Prophecy, M. Ogle, G<strong>la</strong>sgow 1818; 2 a ed, The Church of Rome the Apostasy, and the Pope the Man of Sin and Son of<br />

Perdition of St. Paul’s Prophecy. With an appendix containing an examination of the Rev. W. RURGH’s attempt to vindicate<br />

the Papacy from these charges, J. Smith & Son, G<strong>la</strong>sgow 1833;<br />

- The Scheme of Prophetic Arrangement of the Rev. Edward Irving and Mr. Frere Critically Examined, London 1826;<br />

- The 5 th Empire, London 1829;<br />

- The Political Destiny of the Earth, as revealed in the Bible, G<strong>la</strong>sgoz 1833; 2 a ed., 1834; 3 a ed., 1842; Phi<strong>la</strong>delphia 1840;<br />

- On the Judgment of the Ancient of Days, Daniel VII:9; with a brief account of the discovery of, G<strong>la</strong>sgow 1834;<br />

- The Jubilean Chronology of the 7 th Trumpet of the Apocalypse and the Judgment of the Ancient of Days, Daniel VII:9, John<br />

Smith & Son, G<strong>la</strong>sglow 1834;<br />

- The Premillennial Advent of the Messiah Demostrated from the Scriptures, 3 a ed., James Nisbet & Co., London 1836; The<br />

Premillennial Advent of the Messiah in The Literalists, vol. 2, Orrin Rogers, Phi<strong>la</strong>delphia 1840;<br />

CUNNINGHAM Luther T. (1822-1898) - pred.avv.amer. - La Bible Exegesis and Impending Judgment as Unfolding the Design of<br />

God, New Upper Falls, Massachusset 1882, 305 p.;<br />

- The significance of the great Symbols of Daniel and John, s.l., s.d., 48 p.;<br />

CUPERTINO Giuseppe (1902-1989) - pred.avvent.ital. - Hai risolto questi problemi?, 2 a ed., rivista, A.d.V., Firenze 1976, pp. 153-<br />

157,173; As-tu résolu ces problèmes?, Dammarie les Lys 1979, pp. 124-128;<br />

CURTIS Adward Lewis (1853-1911) - teol.presb.amer. - A Dictionary of the Bible, ed. Hames Hastings, vol. I, Edinburg 1898, pp.<br />

551-557;<br />

- The Return of the Jews under Cyrus. An Essay in Modern Theology and Re<strong>la</strong>ted Subjects, New York 1911;<br />

CUSA Nicho<strong>la</strong>s de (KHRIPPFS) (1440-1464) - cardin.dal 1448 - Conjectura de novissimis diebus (1452), Nürimberg 1471; trad. in<br />

francese da da François BOHIER (v.1500-1567) - vesc.di Saint Malo dal 1535 - La Conjecture des derniers jours, Paris<br />

1652; tradotta da Isaac de LARREY (1638-1719) - stor.rif.franc. - Conjecture touchant les derniers temps, Amsterdam 1700;<br />

traduzione inglese D. FOOTE, 1696;<br />

- Iterum venturum est judicare de Excitationum ex Sermonibus, 7.12.1455;<br />

- Opera, 3 a ed., Paris 1514; 4 a ed., Ex Officina Henric Petrina, Basileae 1565;<br />

CUVILLIER E., Apocalypse 20. Prédiction ou prédication, in Etudes Théjologiques et Religieuse,n. 59, Montpellier 1984/3;<br />

CZECHOWSKI Michael Belina (1818-1876) - pred.avvent.amer.origine po<strong>la</strong>cca ex prete catt. - Das Reich Christi und die Wettreiche,<br />

Saint B<strong>la</strong>ise, Neuchâtel 1867;<br />

- Grande carte prophetique des visions de Daniel et de l’Apocalypse, Bâle 1866; tradotta in tedesco,<br />

Grosse symbolisch-prophetische Karte, Bâle 1868;<br />

D’ARAGON Jean Louis - teol.catt.canad. - L’Apocalisse, in Grande Commentario Biblico Queriniana, ed. Queriniana, Bresciia 1973,<br />

pp. 1438-1471;<br />

DA NEMBRO S., Il libro dell’Apocalisse, in Il Messaggio del<strong>la</strong> Salvezza, vol. V, Torino 1968, pp. 1070-1137;<br />

1293


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

DÄCHSEL August - protest. - Das Neue Testament, mit in den Text eingeschalteter Auslegung, ed. Deichert, Leipzig 1906;<br />

DAECHSEL Karl August (1818-1901) - teol.evang.ted. - Die Bibel, vol. IV, Bres<strong>la</strong>u 1874; 2 a ed., Leipzig 1876, pp. 657-728; Kampers<br />

1901, pp. 805-896; Amsterdam, s.d., pp. 669-752;<br />

DALCHO Frederick (verso 1770-1836) - The Evidence from Prophecy to the Truth of Christianity, and the Divinity of Christ,<br />

Charleston 1820;<br />

DALTMAYR Horst - cattol. - Die sieben Leuchter, eine Reise in die Apokalypse, J. Hegner, Cologne 1962;<br />

Damien Pierre (1007-1072) - MIGNE, P.L., 145, 1853, col. 837-842;<br />

DANA WARD Henry, vedere WARD Dana Henry;<br />

DANBY Herbert (1889-1953) - Mischnah, traduz. inglese, Oxford 1933, 1974;<br />

DANCY Johann Christoph (1920- ) - A Commentary on 1 Maccabees, Oxford 1954, pp. 23-29;<br />

- The shorter Books of the Apocrypha, Tobit, Judith, rest of Esther, Baruch, Letter of Jeremiah, addition to Daniel and Pryer<br />

of Manasseh, London 1977, pp. 210-241;<br />

DANEAU Lambert (1530-1595) - Tractatus de Antichrist, Genève 1576, 1582, 1583; trad. franc., Tralté de l’Antechrist, Genève 1577;<br />

DANIEL Walther - avvent. - The Ministry, luglio 1955;<br />

DANIÉLOU Jean Guénolé Marie (1905-1974) - gesuita franc.card. di Parigi dal 1969 - Daniel - Reallexikon für Antike und<br />

Christientum, ed. Theodor K<strong>la</strong>usen, Stuttgart 1941;<br />

- Reallexikon für Antike und Christientum, ed. Theodor K<strong>la</strong>usen, vol. III, Stuttgart 1957, col. 575-585;<br />

- Bibbia e Liturgia;<br />

Dante Alighieri (1265-1321) - poeta italiano - La Divina Commedia - Inferno, VII:1; XIX:100-117; Purgatorio XXXII:129-153;<br />

DAPPLES Charles Albert - protest. - Résumé du Commentaire sur l’Apocalypse de ELLIOTT Edward-Bishop, Lausanne 1857;<br />

DARBY John Nelson, B. (1800-1882) - pred.plimont.ingl. - Ètudes sur Daniel, London 1847; Vevey 1850; 2 a ed., 1857; 3 a ed.,<br />

Vevey 1925; trad. in inglese, Studies on the Book Daniel, London, s.d.;<br />

- Notes sur l’Apocalypse, 2 a ed., Genève 1850;<br />

- Méditation sur les épîtres prophetiques aux sept eglises, Genève - Lausanne 1853;<br />

- Études sur <strong>la</strong> Parole de Dieu - Ancien Testament, vol. III, Pau 1854, pp. 187-251;<br />

- Courte esquisse de l’Apocalypse, recueillie aux confcrcnces de J.N.Darby, Vevey 1875;<br />

- Notes and Comments on Scripture, vol. IV, Bath, 1889, pp. 227,278;<br />

- L’Enlévement des saints et le residu juif, 3 a ed., francese, Vevey 1925;<br />

- Synopsis of the Book of the Bible, ed. rivista, Ezra-Ma<strong>la</strong>ki, New York 1942, pp. 455-506;<br />

DARTER Francis Michael (1881-1968) - autor.mormone amer. - The Time of the End. Daniel identified <strong>la</strong>tter day temples and Jesus<br />

as the Christ, Los Angeles 1928;<br />

DAUBENY Charles, The Fall of Papal Rome: Recommended to the Consideration of Eng<strong>la</strong>nd: In a Discourse on Isaiah XLVI:9,10, T.<br />

Cadell, Jun., and W. Davies, London 1798;<br />

DAUBUZ Charles, A Perpetual Commentary on the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, Wherein Is Contain’d…, Benjamen Tooke, London 1720;<br />

DAUX Camille, L’Antechrist d’après un hymne du X 0 -XI 0 siecle, in La Science catholique, XV, 1900-1901, pp. 769-786, 892-913;<br />

DAVENPORT John Sidney (1808-1900) - The Last and Great Antichrist, Chicago 1895;<br />

DAVIDSON David (1854- ) - ingegn.angl. - ALDERSMITH Herbert ( -1918) - The Great Pyramid, vol. I, pp. 303,304,520;<br />

- The Date of the Crucifixion, and the Era of the New Birth, Leeds 1833; nuova edizione 1934;<br />

DAVIDSON Francis, Ed. The New Bible Commentary, 1953; 2 a ed., 1954; 1962, pp. 668-681; 1970; pp. 688-702;<br />

DAVIES Philip R., Daniel chapter 2, in Studies, 27, London, ottobre 1976, pp. 392-401;<br />

- Eschatology in the Book of Daniel, in Journal of the Study of the Old Testament, XVII, 1980;<br />

- Daniel, Sheffield 1985;<br />

DAVIS E.S., Seven Thunders, New York 1855, pp. 22-75;<br />

DAVIS John D. (1854-1926) - A Dictionary of the Bible, 4 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1934, pp. 161-165;<br />

DAVIS William Cummins (1760-1831) - past.presb.amer. - The Millenium, Charleston, South Carolina, 1808;<br />

- The Millennium, Coupee and Crider, Salisbury N.C. 1811;<br />

-The Millennium or a Short Sketch of the Rise and Fall of Antichrist, William Bell, Workington 1818;<br />

- (sotto il nome di Theodor R. ROBERTSON) - A Paraphrase on the Visions of Daniel and Reve<strong>la</strong>tion of John the Divine,<br />

Laurenceburgh, Indiana 1826;<br />

- A Treatise on the Millennium, stampato all’Advocate Office, Yorkville S.C. 1827;<br />

DAWSON William Bell (1854-1944) - astron.canad. - So<strong>la</strong>r and Lunar Cycles Implied in the Prophetic Numbers in the Book of<br />

Daniel, Transaction of the Royal Soc. of Canada, 2 a series, XI, III, Ottawa 1905;<br />

- The Time is at Hand, London 1926;<br />

- Prophecy Number in Daniel, 1935;<br />

De Berengarii Haeresiarchae Damnatione Multiplici, attribuita a Bernaldus, MIGNE, P.L., vol. 148, app. 3;<br />

DAY John, The Daniel of Ugarit and Ezekiel and the Hero of the Book of Daniel, in Vetus Testament, n. 2, Leiden, aprile 1920, pp.<br />

174-187;<br />

DE GROOT Hugo, vedere GROTIUS<br />

DE HAAN Martin Ralph (1891-1965) - medico amer.fondament. - Daniel the Prophet, 3 a ed., Grand Rapids, 1947; 1973;<br />

DE LIAGRE BOEHL Franc Marie Theodor (1882- ) - assiriol.ir<strong>la</strong>nd. - Encyclopedia (Winkler Prins), vol. VI, 6 a ed., Amsterdam<br />

1949, pp. 673,674;<br />

DE LIGNE Alfred - pred.avv.belga - Apocalypsis, TDT, Bruxelles 1971;<br />

- Daniel Een Profeet voor onze ti id, Bruxelles 1975, 255 p.;<br />

DE MORGAN Augustus (1806-1871) - A Budget of Paradoxes, London 1872; 2 a ed., 1915;<br />

DE MOSS James Andrew (1859-1943) - A Look Through the Lens of Prophecy; or What Daniel Saw and Heard, Cincinnati 1903;<br />

DE WETTE Wilhelm Martin Leberecht (1780-1849) - teol.evang.ted. - A Critical and Historical Introduction to the Canonic Scripture<br />

of the Old Testament, tradotta da Theodor PARKER (1810-1860), vol. II, Boston 1843, pp. 483-512;<br />

DEAL William S. - teol.batt.amer. - BAKER’s Pictorial introduction to the Bible, Grand Rapids, 1967, pp. 196-206;<br />

DEAN Iban Rice (1855-1928) - The Coming Kingdom, the Goal of Prophecy, Phi<strong>la</strong>delphia 1928;<br />

1294<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

DEANE Henry (1836-1894) - teol.angl.ingl. - Daniel His Life and Times, New York - London 1888, 1889; traduz. spagnolo Sara A.<br />

HALE, El Paso, Texas 1938;<br />

- A Bible Commentary for English readers, ed. Ellicott, vol. V, Jeremiah-Ma<strong>la</strong>chi, London, s.d., pp. 355-408; Grand Rapids,<br />

1959;<br />

DECHAMPS Victor Auguste Isidore (1810-1833) - cardin.belga dal 1875 - La Divinité de Jésus Christ ou le Christ et les Antechrists,<br />

dans les Ecritures, l’Histoire et <strong>la</strong> Conscience, Paris 1858; 2 a ed., 1861; trad. tedesca di J.B. HEINRICH, Mainz 1859;<br />

DECLOR M., Le Livre de Daniel, Source Bibliques, ed. J. Babalda, Paris 1971;<br />

DEHN Günther Karl (1882- ) - past.luter.ted. - Coemmentaire Marc, Paris 1956;<br />

DELAP James Bogle - pred.libero ingl. - Where do we stand, Scripturally, Politically and Suggestively in the Light of Daniel’s<br />

Prophecy?, London 1922;<br />

DELATTRE Alphonse J. (1841- ) - gesuita belga - De l’autenticité du livre de Daniel, Louvain 1875;<br />

- Les deux dernier chapitre de Daniel, Lyon 1878;<br />

DELCOR Matthias - teol.catt.franc. - Le livre de Daniel, ed. Gabalda, Paris 1971;<br />

- Le Livre de Daniel, in Biblica, Roma 1973, pp. 127-131;<br />

- Des Apocalypses canoniques aux textes de Qumran. Daniel 7, in Apocalypse et Theologie de l’Espérance, Paris 1977, pp.<br />

156,157;<br />

- Religion d’Israël et proche Orient Ancien. Des Phéniciens aux Essénienns, Leyde 1976, pp. 132,155,158,173,177,178,<br />

269,270,271,274-277;352,357-359,362,387,393;<br />

DELILEZ F., Le Pape et Jésus Christ ou le Christ et l’Antichrist, Seraing 1900;<br />

DELISLE - MEYER - protest. - Apocalypsis Christi Jesu (L’Apocalypse en francais, version glossata, XIII e secolo, Paris 1901;<br />

DELITZSCH Franz Julius (1813-1890) - teol.evang.ted. - Realenc. für Theol. und Kirke, vol. III, Stuttgart 1855, pp. 271-286; 2 a ed.,<br />

Leipzig 1878, pp. 469-479;<br />

DELLA SCALA (SCALICHIUS DE LIKA) Paolo, Encyclopediae, Basilea 1559, pp. 317-379- 660-687;<br />

DEMONVILLE, L’Apocalypse, Paris 1812;<br />

DENÉCHAUD Bernard - past.avv. - Le rebelle et le serviteur, in Revue Adventiste, settembre 1966, pp. 9-13;<br />

DENMAN Francis Lemoine - The Book of Daniel, London, s.d.;<br />

DENNEFELD Ludwig (1883-1954) - eseg.catt.alsaz. - La Sainte Bible, vol. VIII, Les grands Prophètes - Daniel, ed. Pirot & C<strong>la</strong>mer,<br />

Paris 1947, pp. 631-714;<br />

DENNETT Edward (1831-1914) - teol.plim.ingl. - Daniel the Prophet and the Times of the Gentiles, London 1919;<br />

DENNY Sir Edward (1796-1889) - The great ep. gen. of John to the seven Churches in Asia, in connexion with Daniel’s prophecy of<br />

the Seventy Weeks, London 1849;<br />

- Forgiveness 70 and 7 Fold. Companion to the Prophetic. Charts, the First of which Illustrates the Seventy Weeks of Daniel,<br />

London 1849;<br />

DERESER Thaddaeus Anton (1757-1827) - teol.catt.ted. - Die Prophetie Hezekiel und Daniel, Die Heilige Schrift und das Alten<br />

Testament, Frankfort 1810, pp. 221-350; 2 a ed., 1935, pp. 263-440;<br />

DESPLANCHES Georges - pred.avvent.franc. - Livre de Daniel, s.l., s.d., 88 p., dattiloscritto;<br />

DESPREZ P.S., The Apocalypse Fulfilled, London 1854;<br />

DESPREZ Philippe Charles Soulbien ( -1879) - past.rifor.franc. - Daniel or the Apocalypse of the Old Testament, London 1865;<br />

- Daniel and John, London 1878, pp. IX-LIX,1-148;<br />

DESROCHES Henti, Dieux d’hommes, in Dictionnaire des Messianismes et Millénarismes de l’ère chretienne, Paris 1969, pp. 22-26;<br />

DESSAUER Moritz (1842-1895) - Daniel in Reben kanzelreden, Bres<strong>la</strong>u 1875;<br />

DEXINGER Ferdinnand (1937- ) - teol.catt.ted. - Das Buch Daniel und seine Probleme, Stuttgart 1964; in Stuttgart Bibel Studien,<br />

n. 36, Stuttgart 1969; in Katho-lisches Bibelwerk, Stuttgart 1969;<br />

- Henochs Zehnwochenapokalypse und offene Probleme der Apokalyptikforschung, Leiden 1977;<br />

DEYLING Salomon (1677-1755) - teol.lut.ted. - Programma ad Daniel 9:24 et segg., Leipzig 1710;<br />

- Observ. Sacrarum, III, XXI, Leipzig 1715, pp. 151,156;<br />

DHANIS Edouard (1902- ) - gesuita - De Filiis hominis in Vetus Testamentus et in Judaismus, in Gregorianum, n. 45, 1964, n. 5-<br />

59;<br />

DHEILLY Joseph - teol.catt. - Dictionnaire Biblique, Tournai 1964, pp. 252-257;<br />

DI LELLA Alexander A. - OFM,cattol. - One in human Likeneness and the Holy Ones of the Most High in Daniel 7, in Catholic<br />

Biblical Quarterly, n. 39, gennaio 1977, pp. 1-19;<br />

- HARTMAN Louis Francis (1901-1970) - CSSR, cattol. - Introduction and Commentary on chapter 10-12, - The Book of<br />

Daniel, Doubleday, Garden City, New York 1978;<br />

DI PIETRO Salvatore (1830-1898) - gesuita ital. - L’Apocalisse di S. Giovanni e i futuri destini del mondo, San Benigno Canavese<br />

1895;<br />

DICKINSON Dexter, A Key to the Prophecies and the Second Advent of Christ, Boston 1843, pp. 8-25;<br />

DIESTEL Ludving (1825-1879) - Geschichte des Alten Testament in der christichen Kirche, Leipzig 1869,<br />

DIESTRE GIL Antolín - past.avvent.spagn. - El Sentido de <strong>la</strong> Hi<strong>storia</strong> y <strong>la</strong> Pa<strong>la</strong>bra prophética, vol. II, editorial clie, Terrassa<br />

(Barcellona) 1995;<br />

DIETERLE Samuel - protest. - Was der Geist den Gemeinden sagt (chap. 2-3), Croix Bleue, Berne 1945;<br />

DIETZFELBINGER Hermann - protest. - Das anvertraute Wort, Predigten (Apoc. 5:10-11; 7:9-17; 14:6-7), Kaiser, Munich l958;<br />

DIGBY William (1783-1865) - past.angl.ir<strong>la</strong>nd. - A Treatise on the 1260 Days of Daniel and Saint John: Being an Attempt to<br />

Establish the Conclusion That They Are Years; and also to Fix the Date of Their Commencement and Termination, R.M.<br />

Tims, Dublin 1831;<br />

- Courte Explication Historique des Sceaux et des Trompettes de l’Apocalypse, Toulouse 1839;<br />

DIMBLEBY Jabez Bunting (1827- ) - The Appointed Time, London 1895; 2 a ed.,1896;<br />

DIMMLER Emil (1870- ) - Daniel K<strong>la</strong>gelieder, Baruch, M. G<strong>la</strong>dbach, 1921;<br />

DIMONT Max I. - storico americ.orig,.fil<strong>la</strong>nd. - Jews, God and History, New York 1962, pp. 117,294;<br />

DINGERMANN Friedrich, Lexicon für Theologie und Kirke, vol. III, 2 a ed., Freiburg 1959, col. 150-153;<br />

DIODATI Giovanni, (1576-1649) - teol.evang.svizz.di orig.ital. - Disputatio theologica de antichcrist, Genève 1620;<br />

1295


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- La Sacra Bibbia, ed. Pietro Chovët, 1641;<br />

- Breve introduzione ai libri sacri dell’Antico e Nuovo Testamento, Torino 1854, pp. 61,62;<br />

- I Commenti del<strong>la</strong> Sacra Bibbia, Firenze 1880, pp. 834-854;<br />

DODDS J.E., A comprehensive View of the Reve<strong>la</strong>tion of St John. Also a Lecture on the Second and 7th chapter of Daniel,<br />

Waeeenburg 1885;<br />

DOMINGUEZ Narciso (1881- ) - O.P. - El Mesías de Daniel y el Cristo del Apoc. (Daniel 7:9-14; 10:5-8. Apoc. 1:5-8, 12-19), in<br />

Philippian Sacra, n. 3, 1964, pp. 78-98;<br />

DOMMERICH John Christian (1723-1767) - De doctrina in vita aeterna splendore, ad Daniel XII,2,3, Commentario, exegetico,<br />

dommatico, Wolfenbuttel 1752;<br />

DONNERSCHAUSEN Werner (1919- ) - Nabonide im Buche Daniel, Mainz 1964;<br />

- Nabonidus and the Book of Daniel Irish theol, in Catholic Biblical Quaterly, n. 36, 1970, pp. 131-149;<br />

DOUGHERTY Raymond Philip (1877-1933) - assiriol.amer. - Nabonidus and Belshazzar, in Yale Oriental Series, n. 15, New Haven<br />

1929;<br />

DOUGLAS James Dixon, Ed. The New Bible Dictionnary, London 1962, pp. 290-294;<br />

DOUKHAN Jacques (1940- ) - teol.prof.avv.di origine ebraica-Anthroponymie biblique et prophétie, Mèmoire de Maîse ès lettres<br />

bébraïques, Strasbpurg 1971;<br />

- Langue hébraïque et Civilisation prophétique. Étude Structurale, Thèse de doctoral ès lettres hébraïques, Strasbourg 1973;<br />

- Boire aux sources, ed. S.d.T., Dammarie les Lys 1977, 206 p.; trad. inglese, Brinking at the Sources, Montain View,<br />

California 1981;<br />

- The Seventy Weeks of Daniel 9, in Exegetical Study, Andrews University Seminary Studies - AUSS, n. 17, Silver Spring<br />

1979, pp. 1-22; adattato dall’autore in, Les soixante-dix semaines de Daniel 9: étude exégétique, in AA.VV., Daniel -<br />

Questions Débattues, Collonges sous Salève 1980, pp. 109-130;<br />

- Aux Portes de l’Espérance, ed. Vie et Santé, Dammarie les Lys 1983, 316 p.;<br />

- Le Soupir de <strong>la</strong> Terre - Étude prophétique sur le livre de Daniel, ed. Vie & Santé, Dammarie les Lys 1993, 318 p.;<br />

- Le cri due ciel - Étude prophétique sur le livre de l’Apocalypse, ed. Vie & Santé, Dammarie les Lys 1996, 287 p.;<br />

DOW Lorenzo, - A Journey from Babylon to Jerusalem; or, The Road to Peace and True Happiness Prefaced With an Essay on the<br />

Rights of Man, Haas & Lamb, Lynchburg, Va. 1812;<br />

- Biography and Miscel<strong>la</strong>ny, Lorenzo Dow, Norwich Conn., 1834;<br />

DOWLING John, An Exposition on the Prophecies Supposed by William Miller to Predict the Second Coming of Christ in 1843, Geo.<br />

P. Daniels, Providence 1840;<br />

- Reply to Miller, A Review of Mr. Miller’s Theory of the End of the World in 1843, 3 a ed., J.R. Biglow, New York 1843;<br />

DOWNHAM George, A Treatise Concerning Antichrist, Cuthbert Burbie, London 1603;<br />

- Papa Antichristus, 1620;<br />

DRACH David Paul (1821-1895) - abate - La sainte Bible, L’Apocalypse de saint Jean, Paris 1873;<br />

DRACH (DRAKONITES) Johann (1494-1566) - teol.luter.ted. - Commentary in Daniel ex hebreo versum, vol. I, II, Marb. 1545;<br />

- Von dem Stein am Wende von gerissen: Jesus Christo, Lübeck 1550;<br />

DRAESEKE Johannes (1844-1916) - Apollinarius von Laodicea, sein Leben und seine Schriften, Leipzig 1892;<br />

DRAXE Thomas ( -1618) - teol.angl.ingl. - Extremi judicii tuba monitoria, Hanover 1617;<br />

DRESSELER H. H. P., The identification of the Ugaritic Dnil with the Daniel of Ezekiel, in Vetus Testament, n. 29, 1979, pp. 152-161;<br />

DRESSER Matthaeus (1536-1607) - Oratio de qiatuor Monrchiis, sive summis imperiis, in Danielis expressis, Leipzig 1581;<br />

DREXEL Jeremias (1581-1638) - gesuita ted. - Daniel Prophetarum principes descripta et norali doctrina illustatus, Mont. 1640;<br />

Anversa 1654, 1651; tradotto in italiano da Domenico MAGRI, Il Daniello principe dei profeti, Roma 1645;<br />

DRIVER Samuel Rolles (1846-1914) - teol.angl.ingl. - An Introduction to the Literary of the Old Testament, Edinburg 1891; 9 a ed.,<br />

1913, pp. 458-503;<br />

- The Book of Daniel, Cambrigd 1900, 1901, 1905, 1912, 1922, 1936;<br />

- The Aramaic of Daniel, in Journal of Biblical Literature (JBL), n. 45, 1926, pp. 110-119, 323-325;<br />

- (lettera a) The Guardian, cit. da BOUTFLOWER;<br />

DRUMMOND Henry M. (1851-1897) - teol.presb.scozz. - Introduction to the Study of the Apocalypse, L.B. Seeley, London 1830;<br />

- IRVING Edward - teol.presb.scozz. - e altri - Dialogues on Prophecy, 3 vol., James Nisbet, London 1828-1829;<br />

DU JON (JUNIUS) François (1545-1602) - teol.rifor.franc. - Expositio prophète Daniel, Heidelberg 1593;<br />

DU PASQUIER Robert - past.rifor.svizz. - Le Royaune de Dieu et <strong>la</strong> prédication de Jésus, Lausanne 1906;<br />

DU PINET Antoine (v.1510-1566) - scritt.riform.franc. - Familière et brève Exposition sur l’Apocalypse, Genève 1557;<br />

DUBARLE Pierre Henri (in religione André Marie) (1910- ) - domen.franc. - Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible - Supplement, vol. VIII, Paris<br />

1969, col. 736-758;<br />

DUBARRY Robert - protest. - Pour faire connaisance avec un trésor caché, Nîmes l954;<br />

DUBOURDIEU Jean Armand ( -1726) - L’ogueil de Nébucanedsar abattu par <strong>la</strong> main de Dieu (un sernone su Daniel 4:29-32),<br />

Amsterdam 1707;<br />

DUCLOT DE LA VORZE Joseph François (1745-1821) - teol.catt.franc. - La Sainte Bible vengée, nuova ed., Lyon 1824;<br />

DUESTERWALD Franz, Die Weltreiche und der Gottesreich nach den Weissagungen des Prophete Daniel, Freiburg, i, Br., 1890;<br />

DUFF Mildred B<strong>la</strong>nche (1860-1932) - NOEL Hope, Daniel the Prophet, London, s.d.;<br />

DUFFIELD George, A Sermon, Preached at Northampton (28 nov. 1781), Nathaniel Patten, Hartford 1781;<br />

- A Discourse on Some Events of the Last Century, Ezra Read, New Haven 1801;<br />

- Dissertations on the Prophecies Re<strong>la</strong>tive to the Second Coming of Jesus Christ, Dayton & Newman, New York 1842;<br />

- Millenarianism Defended; A Reply to Prof. Stuart’s «Strictures on the Reve<strong>la</strong>tion G. Duffield’s Recent Work on the Second<br />

Coming of Christ», Mark H. Newman, New York 1843;<br />

DUGGER Andrew Nugent (1884- ) - Seder Dani’el, Jerusalem, v. 1964;<br />

DUGUET Jacques Joseph (1649-1733) - orat.gians.franc. - Règles pour l’intelligence des Saint Écritures, Paris 1716;<br />

DUHM Bernard (1847-1928) - teol.evang.lut. - Israels Propheten, Tübinghen 1916, pp. 409-420;<br />

DUJARDIN Édouard (1861-1949) - scritt.franc. - Les prédécesseurs de Daniel, Paris 1906;<br />

1296<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

DUMBRELL William J., Daniel 7 and the Function of Old Testament Apocalyptic, in The Reformed Theology Review, n. 34, Melburn,<br />

Australia, gennaio-aprile 1975, pp. 16-23;<br />

DUMMELOW John Roberts, Ed. A Commentary on the Holy Bible, 1905; nuova ed., 1944;<br />

DUPIN - eseg.catt.franc. - Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, VIGOROUX Fulcron (1837-1915) - teol.catt.franc. - t. I, Paris 1923, col. 751,752;<br />

DUPONT Geroges Honoré (1884- ) - past.rif.franc. - Le Fils de l’Homme, Paris 1924;<br />

DUPONT SOMMER André (1900- ) - Les Écrits Esséniens découverts près de <strong>la</strong> Mer Morte, Paris 1959, pp.<br />

110,134,137,140,179,183,185,186,196,208,272,294,297,335,336,337,338,352,353,356; 2 a ed., 1960;<br />

DUPPA Richard, A Brief account of the subversion of the Papal Government, 1798, 3 a ed., John Murray, London 1807;<br />

DUPRAT, L’Apocalypse, t. III;<br />

DUQUEKEL Luc, Daniel 7 et les Saints du Très-Haut, in Ephemerides theologie Lov., t. 35, 1, Louvain 1960, pp. 354-492;<br />

DURST Tom - scritt.avvent.amer. - The 144.000, in Present Truth, n. 6, 1968, p. 7-16;<br />

DURVILLE M.P., Sur une interprétation gnostique de Daniel, in Actes du Congrès Internation d’Histoire des Religiones, tenuto a<br />

Parigi, ottobre 1923; vol. V, Paris 1925, pp. 254-295;<br />

DUSSAUD René (1868-1958) - archit.franc. - Brève remarques sur les tablettes de Ras Shamra, in Syria, 12, 1931, p. 77;<br />

DÜSTERDIECK Frledrich, Handbook to the Reve<strong>la</strong>tion of John, trand. Henry E. JACOB, New York 1887;<br />

DUSTERWALD, Die Welfreich und das Gottesreich nach de Weissangugen des Propheten Daniel, Friburg 1890;<br />

DUVERNOY J., L’Apocalypse a dejà commencé, Neuchâtel 1980;<br />

DWIGHT Timoty, A Discourse on Some Events of the Last Century, Ezra Read, New Haven 1801;<br />

EAKIN Frank E. Jr (1936- ) - The Religion and Culture of Israel, Boston 1971, pp. 46,165,280;<br />

EASON Joshua Lawrence (1887- ) - past.presb.amer. - The New Bible Survey, Grand Rapids, 1963, 1970, pp. 338-343;<br />

Eberard di Bethune, Ebrandi Liber Contra Valdense, ed. Jacob Gretser, in MBVP, vol. XXIV, pp. 1525-1584;<br />

EBRARD Johann Heinrich August (1818-1888) - teol.evang.ted. - cit. da K. AUBERLEN;<br />

ECHTERNACH Helmut - protest. - Der Kommende, Die Offenbarung St. Johannes für dic Gegenwart ausgelegt, C. Bertelsmann,<br />

Gütersloh l950;<br />

EDELKOORT Albertus Hendrik (1890- ) - pred.rifor.ir<strong>la</strong>nd. - De prediking van boek Daniel, Wageningen 1947;<br />

EDERSHEIM Alfred (1825-1889) - past.presb.poi anglic.scozz.orig.austriaca - Life and Times of Jesus the Messiah, vol. II, 1, p. 686-<br />

688;<br />

- History of Judah and Israel from the Birth of Salomon to the Reign of Ahab, London 1880, pp. 14,94,143,195;<br />

- History of Judah and Israel from the Reign of Ahab to the decline of the two Kingdoms, London, s.d., pp. 83,108,121,253;<br />

- History of Judah and Israel from the Death of The two Kingdoms to the Assyrian and Babylonian Captivity, London, s.d.,<br />

pp. 197,201;<br />

- The Temple, Grand Rapids, 1958;<br />

EDSON Hiran (1806-1882) - pred.avvent.amer. - An Exposition of Scripture Prophecy, Canandaigua, N.Y. 1849, 41 p.;<br />

- The Time of the End, Auburn, New Jersy 1949, 31 p.;<br />

EDWARDS Henry, Computation of the prophecy Periods of Daniel, Aylsham 1883;<br />

EDWARDS WARDEN Dady, The Judgment Hour Message, Loma Linda 1952;<br />

EDWARDSON Christian (1873- ) - pred.avvent.amer. - Facts of Faith concerning the Sanctuary and the Judgment, Hutchinson,<br />

Minnesota, s.d., 32 p.;<br />

EGLIN Raphael (1559-1622) - teol.evang.svizz. - Prophetia halieutica nova et admiranda, ad Daniel et sacrae Apocalipse calculum<br />

chronologicum, Züric 1598;<br />

EICHHORN Johann Gottfried (1752-1827) - teol.evang.ted. - Einleitung in Alten Testament, vol. III, Leipig 1783, pp. 437-500; 3 a ed.,<br />

4 a ed.;<br />

EICHMAN David Max (1906- ) - Sanh. Q3 a and the 3 d chapter of Daniel Central Conference of America, in Rabbinic Journal,<br />

n. 16, 2, New York 1969, pp. 24,25;<br />

- Daniel 7:9. Central Conference of America, in Rabb. Journal, n. 19,3, New York 1972, pp. 47-58;<br />

EICHRODT Walther (1890- ) - teol.evang.ted. - Theologie des Alten Testaments, vol. I, 3 a ed., Berlin 1948, pp. 89,239; Göttingen<br />

1959, pp. 22,125; vol. II, 1961, pp. 3,5,17,25,36,55,69,78,85,93,96,115,118,129,131,133,134,135,136,178,202,211, 215,251,<br />

262,330,338,339,357,358,359,360; vol. III, pp. 14, 38,42,71,76,80,144,156,158,159,161; traduzione inglese di J.A. NAKER,<br />

Theology of the Old Testament, vol. I, Phi<strong>la</strong>delphia 1961, 51,54,199,212,216,227,238,245,252,253,281,316,347; vol. II 1967,<br />

pp. 18,34,36,37,63,91,12,132,142,146,173,176,191,194,198,199,200,201,306,311,341,362,378,473,487,510,512,514,515,<br />

517;<br />

EISELEN Frederick Carl (1872-1937) - Prophecy and the Prophets, New York 1909, pp. 293,298-313;<br />

EISSFELDT Otto Hermann Eilhem Leonhard (1987- ) - teol.lut.ted. - Einleitung zum Alten Testament, Tübinghen 1934, 1935,<br />

1964, pp. 20,24,25,50,60,72,164-166,562,567-583,617,645,704;<br />

- The Old Testament An Introdroduction, Oxford 1966, pp. 18,19,24,47,56,150,151,439,492,493,508,<br />

512-529,544,575,589,768,769; traduz. italiana, Introduzione all’Antico Testamento, vol. I, Aspetti Letterali dell’Antico<br />

Testamento, ed. Paideia, Brescia 1970, p. 29,300,302; vol. III, 1982;<br />

EITAN Israel (1885- ) - Biblica Studies. Some Philological Observations on Daniel Hebrew Union Coll. An. vol. XIV, 1930, pp.<br />

13-21;<br />

ELAR J.J, vedere RATTON James Joseph Louis;<br />

ELDIN François (1825-1892) - past.rifor.franc. - Derniers temps et Avenir éternel du grand œuvre humain d’après l’Apocalypse, Paris<br />

1885;<br />

ELISS, Memoires of William Miller, Boston 1853;<br />

ELLENBOGEN Maximilian (1924- ) - Foreign Words in Old Testament, their Origin and Etymology, London 1962, pp.<br />

23,35,43,54,61,62,64,65,70,71,120,122,132,133,140,141,142,143,145,146,153;<br />

ELLER Vernard, The Most Revealing Book of the Bible - Making Sense out of Reve<strong>la</strong>tion, Grand Rapids, 1974;<br />

ELLICOTT Charles-John (1819-1905) - vesc.angl.de Gloucester - ed. Bible Commentary For Eng<strong>la</strong>nd Students<br />

ELLIOTT Edward Bishop (1793-1875) - teol.anglic.ingl. - Horae apocalypticae, or Commentary on the Apocalypsem, t. II, t. III, t.<br />

IV, London 1844; 1846; 5 a ed., Seeley, Jackson and Halliday, London 1862;<br />

- vedere DAPPLES Charles Albert<br />

1297


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

ELLIS E., Prophecy and Hermeneutics in Early Christianity, J.C.B. Mohr, Paul Siebeck, Tübingen 1978;<br />

ELLIS Peter P. - C.SS.R. - The Men and the Messiah of the Old Testament, 1963, pp. 455,466,473,482,489,491,506,507,514,515,<br />

524,526; 3 a ed., Collegev, Minnesota, s.d., pp. 365,481,492,504,508,515,517,533,534,541,542,551;<br />

ELLISON Henry Leopold (1903- ) - Men speak from God, London 1952;<br />

ELLUL Jacques - teol.prot.franc. - L’Apocalypse, architecture enmouvement, ed. Desclée De Brouwer, Tournai - Paris 1975;<br />

- Apocalypse: the Book of Reve<strong>la</strong>tion, New York 1977;<br />

ELY Ezra Stiles, (1786-1861) - past.presb.amer. - A Col<strong>la</strong>teral Bible, vol. III, Phi<strong>la</strong>delphia 1828, pp. 581-621;<br />

ÉMERIC DE SAINT DALMS H.G. - past.rifor.franc. - The Time of the End the Weeks of Daniel, London 1917;<br />

EMERSON Joseph, Lectures on the Millennium, Samuel T. Armstrong, Boston 1818;<br />

EMMERSON Walter Leslie (1901- ) - pred.avv.ingl. - God’s Good News, Watford 1950, pp. 43-254;<br />

Encyclopedia (The) of the Jewish Religion, voce Daniel, New York 1965;<br />

ENGELHARDT (ANGELOCRATOR) Daniel (1569-1635) - past.evang.ted. - Die, 70 Wochen der, Propheten Daniel Erklärungen,<br />

Cassel 1604;<br />

- Erklärungen über den Propheten Daniel, Cassel 1638;<br />

ENGLISH Eugene Schuyler (1899- ) - MASON C<strong>la</strong>rence E. Jr. - Christianity in Reve<strong>la</strong>tion, nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>na, Prophecy and the<br />

Seventies, ed. Feinberg, Chicago 1974;<br />

EPP C<strong>la</strong>ssz Jr ( -1913) - exeg.mennon.ted. - Die entsiegelte Weissagungder Propheten Daniel, Alt Tschau bei Neusalz a, O. 1877;<br />

2 a ed., 1878;<br />

ERDMAN Charles R., The Reve<strong>la</strong>tion of John, Westminster Press, Phi<strong>la</strong>delphia 1936;<br />

ERHARD Thomas Aquinas (1675-1743) - teol.bened.ted. - Biblia Sacra, Innsbruc 1749, pp. 209-234;<br />

ERICKSON Mil<strong>la</strong>rd J., Contemporary Options in Eschatology, Grand Rapids, 1977;<br />

ERMONI Vincent, Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. I, col. 136l-1365;<br />

ERNST Josef, Die Eshatologischen Gegenspieler in der Scriften des Neuen Testamentm, p. 124; cit. D. FORD, Crisis !;<br />

ESCANDE G. Benjamin M.me - protest. - L’Apocalypse, document de <strong>la</strong> Rédemption, essai sur le <strong>la</strong>ngage symbolique, Roben,<br />

Genève 1926;<br />

ETTRICK William, The Season and Time, London 1816;<br />

EWALD Heinrich August von (1803-1875) - teol.evang.ted. - Die Propheten der Altes Bundes Erklärungen, Stuttgar 1841, pp. 569-<br />

572; 2 a ed., vol. III, Göttingen 1868, pp. 298-491; traduz. inglese di J. Frederick SMITH, vol. V, London 1881, pp. 152-325;<br />

- The History of Israel, trad. inglese di Joseph Estlin CARPENTER (1844-1927), vol. 5, London 1884, pp. 300-306;<br />

EXEL Joseph Samuel (1849- ) - teol.angl.ingl. - The Bible Illustrator, t. IV, Daniel, New York 1886; Grand Rapids, 1960;<br />

EYTON E.T., The Dates in Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, London 1855; 2 a ed., 1856;<br />

EYZAGUIRRE Rafael - catt.discepolo di Lacunza - Apocalypseos Interpretatio litteralis, Roma 1911;<br />

EZELL Doug<strong>la</strong>s, Reve<strong>la</strong>tions on Reve<strong>la</strong>tion - New Sounds from Old Symbols, Texas 1977;<br />

FABER Geroges Stanley (1773-1853) - teol.angl.ingl - A Dissertation on the Prophecies Re<strong>la</strong>tive to the Great Period of 1260 Years,<br />

the Papal and Mohammedan Apostasies; the tyrannical reign of Antichrist, or the infidel power; and the restoration of the<br />

Jews, London 1805; 2 vol, 2 a ed., rivista, F.C. and J. Rivington, 1806; 2 a ed., 1807; 4 a ed., 1810; vol. I, 5 a ed., 1814; 1 a ed.<br />

americ. Boston 1808; 2 a ed., New York 1817;<br />

- A Supplement to the Dissertation on the 1260 Years, containing a full reply to the objections and misrepresentations of the<br />

Rev. E.W. Whitaker, F.C. - J. Rivington, London 1806; 2 a ed., 1807; 4 a ed., 1810;<br />

- A Dissertation on the prophecy contained in Daniel IX:24-27; Generally denominated the prophecy of the Seventy Weeks,<br />

F.C.J. Rivington, London 1811;<br />

- Remarks on the Effusion of the 5 a Apocalyptical Vial, 1815; 2 a ed., 1815;<br />

- A Dissertation on the Period Daniel 9, London 1821;<br />

- Treatise on the Genius and Object of the Patriarchal, the Levitical, and the Christian Dispensations, C. & J. Rivington,<br />

London 1823;<br />

- The Sacred Calendar of Prophecy, or a Dissertation on the prophecies, which treat of the grand period of seven times, and<br />

especially of its second moiety or the <strong>la</strong>tter three times and half, 3 vol., C.& J. Rivington, London 1828; 2 a ed., 1844;<br />

- The Fate of Papal Rome, Dublin 1850;<br />

- The Predicted Douwnfall of the Turkish Power. The preparation for the return of the ten tribes, Thomas Bosworth, 1 a e 2 a<br />

ed, London 1853;<br />

FABERTY Robert L., The New Britannic Encyclopedia, 15 a ed., vol. 2, Chicago 1978;<br />

FABIANKE Paul, Ed. Praktische Bibelerklärong, de Keller, 1911;<br />

FABRE d’ENVIEU Jules (1821-1891) - abate teol.eseg.catt. - Le livre du prophète Daniel,<br />

t. I, 1 a parte, Paris 1888, pp. 1-434; 2 a parte pp. 435-908;<br />

t. II, 1 a parte, Paris 1890, pp. 1-787; 2 a parte, Paris 1891 pp. 788-1493;<br />

FABRICIUS Johann Albert (1668-1736) - filol.lut.ted. - Ed. Biblioteca Grasca;<br />

FAIRBAIRN Patrick (1805-1874) - past.presb.scozz. - Prophecy viewed in respect to its distinctive nature, its special Function,. and<br />

proper Interpretation, Ediburg 1865; nuova ed., The Interpretation of Prophecy, London 1964; nuova edizione The<br />

Interpretation of Prophecy, London 1964, ristampa, pp. 104,161,293,297,300,301,343,344,458,517<br />

FAIRWHEATHER William, From Exile to the Advent, Edinburg 1894; 5 a ed., 1947, pp. 23,28,30,31,33,35,46,102,129,131,134;<br />

FAIVRE Antoine ( -1844) - lett.catt.franc. - tradutt. Cirillo di Gerusalemme, 1844;<br />

FALLOWS Samuel (1835-1922) - vesc.episc.ingl. - Ed. Popo<strong>la</strong>r and Critical Bible Encyclopedia;<br />

FANTONI Giovanni (194- ) - past.avvent. - Aumenta l’intesa fra gli Stati Uniti e il Vaticano, in Bibbia e Pulpito, 1984, pp. 59-61;<br />

FARNHAM Benjamin, Dissertations on the Prophecies, Luther Pratt, East Windsor, Connecticus 1800;<br />

FARQUHARSON James (1781-1843) - teol.presb.scozz. - A new Illustration of Daniel’s Last Vision and Prophecy, London 1838;<br />

FARRAR Frederic William (1831-1903) - teol.angl.ingl. - The Messages of the Books, London 1884;<br />

- The Book of Daniel, London 1895; 1900; New York 1903;<br />

- The Bible - Its Meaning and Supremacy, London 1897;<br />

- History of Interpretation, Grand Rapids, 1961, ristampa;<br />

- NICOLL William Robertson (1851-1923) - past.presb.scozz. - The Expositor’s Bible, vol. IV, New York, s.d.;<br />

1298<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- ZAHN Theodore von (1838-1933) - teol.evang. ted. - La Vie de Christ,<br />

FARRER Austin, A Rebirth of Images, London 1949;<br />

- A Study in St. Mark, London 1951;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, Oxford - London 1964;<br />

FASIORI Ivo - scritt.avv. - Quell’ultimo libro tutto pieno di speranza, in Siamo pieni di Speranza, a cura di Ro<strong>la</strong>ndo RIZZO, ed.<br />

A.d.V., Falciani 1992, pp. 18-27;<br />

FAUSSET Andrew Robert, (1821-1910) - teol.angl.ingl. - Bible Encyclopedia, 1878;<br />

- The Signs of the Times, ed. Thomas Greene, London 1881;<br />

- A Commentary Critical Experimental and Practical, on the Old and New Testament, t. IV, Daniel, 1945, pp. 383-457; t.<br />

VI, Apocalypsy, Grand Rapids, 1945;<br />

- Critical and Exegetical Bible Commentary, vol. IV, Grand, Rapids, 1945, pp. 353-457;<br />

- Bible Encyclopedia and Dictionary Critical and Expository, Grand Rapids, s.d., pp. 151-153;<br />

- Reve<strong>la</strong>tion, A Critical and Experimental Commentary by Jamieson Fausset and Brown, Grand Rapids, 1961, ristampa;<br />

FAUVEL Etienne, Prophéties de Daniel Réalisation actuelle, Rouen 1963;<br />

FAYARD Marcel Isaac (1894-1966) - past.avv.franc. - Au seuil des Temps Nouveaux, Dammarie les Lys 1936, 303 p.;<br />

- Hacia <strong>la</strong> Edad de Oro, Buenos Aires, s.d., 414 p., pp. 143-175;<br />

FEINBERG Charles Lee (1909- ) - MASON C<strong>la</strong>rence E. Jr, Prophecy and the Seventies, Chicago 1974;<br />

- The Jews after the Rapture, n. 15, pp. 181,185;<br />

FELIPE DEL REY Pedro de (1931- ) - ex pred.avv.spagn. - Identification de <strong>la</strong> petite corne de Daniel 8 - de son origine à 476,<br />

Memoire presentanto al Seminaire Adventiste di Collonges sous Salève, aprile 1969, dattiloscritto;<br />

Edizione rivista ed ampliata, La identificacion del Cuerno Pequeno de Daniel 8, Madrid 1970, ciclosti<strong>la</strong>to;<br />

Identification de <strong>la</strong> petite corne de Daniel 8 - de son origine à 476, tesi di licenza al Seminaire Adventiste de Collonges sous<br />

Salève, aprile 1969, dattiloscritto; rivista e ampliata in: La identificacion del Cuerno Pequeño de Daniel 8, Madrid 1970,<br />

121p, ciclosti<strong>la</strong>to;<br />

FELIPE Pedro de, vedere FELIPE DEL REY Pedro de;<br />

FENZ Augustinus Kurt, Wie Lange nach ? Exeg. Bemerkungen en Daniel 1:7-13, in Bibel und Liturgie, n. 40, 1967, pp. 408-425;<br />

- Ein Diache in Babel. Exeg. Skizze über Daniel 14:23-42. Sieg über den Drachen. Exeg. Bemerkungen und Daniel 14:23-<br />

42, Babel und Liturghie, Klostermann bei Wien, 43,2,1970, pp. 38-43;<br />

- Daniel 1-14, Stüttgart 1973;<br />

FERCH Arthur I. - past.avv.ted. - The Apocalyptic Son of Man in Daniel, Andrews University Seminary Doctoral Dissertation<br />

Series, Andrews University Press, Berrien Springs, Mi, 1979;<br />

- Daniel 7 and Ugaritic Reconsideration, in Journal of Biblical Literature, 99/1, 1980, pp. 75-86;<br />

- The Book of Daniel and the Maccabean, Tesi in Andrews University Seminary Studies, 21, Berrien Spring, Mi, 1983;<br />

- Commencement Date for the Seventy Week Prophecy, in AA.VV., Sevemty Week, Leviticus, Nature of Prophecy, Holbrook<br />

K.F., Washington D:c: 1986;<br />

- Daniel on Sound Ground, Washington D.C. 1988;<br />

- The Judgment scene in Daniel 7, s.l., s.l., 14 pp, dattiloscritto;<br />

- The Pre-Advent Judgement. Is it Scriptural?, s.l., s.d.;<br />

FÉRET Henri Marie (1904- ) - abate - L’Apocalypse de S. Jean, vision chrétienne de l’Histoire, Correa, Paris 1943; traduzione<br />

italiana, L’Apocalisse di S. Giovanni, visione cristiana del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, Roma 1957; trad. Elizabeth CORATHIEL, The<br />

Apocalypse of St. John, Mary<strong>la</strong>nd 1958;<br />

FERGUSON James (1710-1776) - astron.scozz. - An Astronomic Lecture on Eclipses of the Sun and the Moon, theTrue Year of Our<br />

Savior’s Crucifixion and the Period Daniel’s Seventy Weeks, Bristol 1775, pp. 34-47;<br />

FERRARIS F.L., Prompta Biblioteca, t. V;<br />

FERREIRA Ernesto - pred.avv.port. - Daniel 8:14 en el p<strong>la</strong>n de <strong>la</strong> Salvacion, s.l., s.d., 13 p., dattiloscritto;<br />

FERRER (FERRIER) Vicente (v. 1350-1419) - De Anti-Christo Prognosticon, Cologne 1519;<br />

FERRIER Jeremie (v. 1568-1626) - De l’Antechrist et de ses marques, Paris 1614;<br />

FERRIS Alexander James (1907- ) - Daniel’s Seventy Weeks or the Year 1951 in prophetic Chronology, London 1951;<br />

FERRONI Gianfranco (1923- ) - past.avvent. - Vicarius Filii Dei, in Bibbia e Pulpito, s.d.,<br />

FEUILLET André (1909- ) - sacerd.catt. - Le fils de l’homme de Daniel et <strong>la</strong> tradition bibliques, in Revue Biblique, 60, aprile 1953,<br />

pp. 170-202; luglio 1953, pp. 321-346;<br />

- Essai d’Interprétation du chapitre XI de l’Apocalypse, in NTS, IV, 1958;<br />

- Revue Biblique, n. 66, 1959, pp.55-86;<br />

- L’Apocalypse - état de <strong>la</strong> question, in Studia Neotestamentica, Subsidia III, Desclée de Brouwer, Paris - Bruges 1963;<br />

traduzione in inglese, The Apocalypse, Staten Is<strong>la</strong>nd, New York 1964;<br />

- Études johanniques, 2 a partie: Apocalypse, Desclée de Brouwer, Paris - Bruges 1963;<br />

- Études d’exégesi et de théologie Biblique Ancien Testament, chap. IX, le Fils de l’Homme de Daniel et <strong>la</strong> tradition<br />

biblique, Paris 1975, pp. 435-453;<br />

- Jalons pour une meilleure intelligence de l’Apocalypse, Les lettres aux Eglises (chapitres 2 et 3), in Espérance et Vie, n.<br />

85, 1975, pp. 209-223;<br />

FEUILLET A., col<strong>la</strong>boratore di BOISMARD Marie Emile e di ROBERT A.;<br />

FILIPPO Mauro, The Seventy Weeks and the great Tribu<strong>la</strong>tion, Boston 1923;<br />

FILLION Louis C<strong>la</strong>ude (1843-1927) - teol.catt.franc. - La Sainte Bible, vol. VI, Paris 1899, pp. 213-338;<br />

FILON, La Sainte Bible, vol. VIII, 1925;<br />

FINAZZI Giovanni (1802-1877) - Il libro di Daniele e di Giona, Mi<strong>la</strong>no 1863;<br />

FINEGAN Jack (1908- ) - Light from the Ancient Past, Princeston 1946, pp. 18,180,360,371,386,387,394, 397,440;<br />

FISCHEL Henry ALbert (1913- ) - The First Book of Maccabees, Commentary, New York 1948; Summer 1981, pp. 157-158;<br />

FISCHER Beno, Daniel und seine Gefährten in Talmud und Midrasch, Temesvár 1906;<br />

FISHER (Mrs) Harriet Irene, The Story of Daniel, Findl. 1936;<br />

FISKE Amos Kidder (1842-1921) - The Jewish Scriptures, London 1896, pp. 378-385;<br />

1299


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

FITCH Charles (1805-1844) - past.congr.poi presb.amer. - Letter to Rev. J. Litch, on the Second Coming of Christ, Joshua V., Himes,<br />

Boston 1841;<br />

- HALE Apollos ( - 1844) - past.metod.amer. - A Chronology Chart of the Vision of Daniel and John, Boston 1842;<br />

- HALE Apollos, Reve<strong>la</strong>tion of the Sealed Book of Daniel Opened (THURMAN), Showing it to Be Totally Unreliable,<br />

Boston 1868;<br />

FITZGERALD William J. - pred.amer. - Bible Study, Watford 1915, pp. 10-26;<br />

FLACICH (FLACIUS ILLIRYCUS) Matthias (1520-1775) - Antologia papae, Basilea 1555;<br />

- Catalogus testium veritatis, Basilea 1556, Strasburg 1562, Frankfort 1573, Lyon 1597, Genève 1608;<br />

FLANDERS Henry Jackson Jr - teol.batt.amer. - CRESSON Bruce Collins (1930- ) - Introduction to the Bible, New York 1973, pp.<br />

238-259;<br />

FLECHERE La (FLETCHER) Jean Guil<strong>la</strong>une de, Vedere LA FLÉCHÈRE<br />

FLEMING James (1816-1879) - Personalities of the Old Testament, New York 1939, pp. 554-570,163-165;<br />

FLEMING Lorenzo Dow, The New Testament Companion, S.H. Colesworthy, Port<strong>la</strong>nd 1839;<br />

FLEMING Robert (1660-1716) - past.angl.scozz. - tradotto in inglese, Discourses on Several Subjects. The First Containing a New<br />

Account of the Rise and Fall of the Papacy…, stampato per Andr. Bell, London 1701; Johnstone, Hunter & Company,<br />

Edinburgh 1870;<br />

- Apocalyptical Key, An Extraordinary Discourse on the Rise and Fall of Papacy; or the Pouring Out of the Vials, stampato<br />

dall’originale pubblicato nell’anno 1701; G. Terry, London 1793; nuova ed., 1809; Phi<strong>la</strong>delphia 1843; tradotto in francese,<br />

L’origine de <strong>la</strong> chute de Rome papale, Liegi 1849;<br />

FLETCHER William Warde (1879-1947) - pred.avv.austral. - The Reasons for My Faith, Sydney 1932, pp.142-147;<br />

FLORJ Jean (1935- ) - prof.avv.svizz. - Les trois Rois Abaisses - note sur <strong>la</strong> réalisation historique de Daniel 7:8,20,24, in<br />

Recherches et Contacts, organo degli studenti avventisti di lingua francese, n. 6; traduzione italiana, Novità su Daniele 7, in<br />

Il Messaggero Avventista, pp. 8-10; pp. 24-27;<br />

FLUSSER David, The four Empires in the 4 o Sibyl and in the Book of Daniel, in Oriental Studies, n. 2, Tel Aviv 1972, pp. 148-175;<br />

FOHRER Georg (1915- ) - Studien zur Alttestam. propheten (1949-1965), Berlin 1967, pp. 87-191; traduzione inglese di David E.<br />

GREEN, Indroduction to the Old Testament, Nashville 1968, pp. 26,85,272,312; London 1974, pp. 471-479;<br />

FOLSOM Nathaniel Mith (1806-1890) - past.congr.amer. - TRUAIR John, A Dissertation on the Second Coming and Kingdom of our<br />

blessed Lord and Savior Jesus Christ upon the earth, Cazenovia, New York 1840;<br />

- A Critical anf Historical Interpretation of the Prophecies of Daniel, Boston 1842;<br />

FOOTE D., A Conjecture concerning the <strong>la</strong>st days, London 1696;<br />

FORBES Patrick, An Learned Commentarie Upon the Reve<strong>la</strong>tion of Saint John, Richard Schilders, Middelburg 1614;<br />

FORBIGG Henry, The Seventy Weeks of Daniel, London 1864;<br />

FORD Desmond (1929- ) - prof.avv.austr. - Daniel 8:14 and the Latter Days, Washington D.C. 1959;<br />

- The Year-Day Principle, in The Ministry, giugno 1964, pp. 26-28;<br />

- Daniel 8:14 and the Time of the End, in The Ministry, febbraio 1968, pp. 28-30; marzo 1968, pp. 32-34,37;<br />

- The Abomination of Deso<strong>la</strong>tion in Biblical Eschatology, tesi dell’Università di Manchester, luglio 1972;<br />

- How Long, o God ? - in The Ministry, settembre 1974, pp. 14-16;<br />

- Arithmetic Proves Christianity True, in The Ministry, ottobre 1974, pp. 16-19;<br />

- The Crisis at the Close, in The Ministry, novembre 1974, pp. 20-22;<br />

- Midnight and Morning, in The Ministry, dicembre 1974, pp. 34-36;<br />

- The Dating of the Book of Daniel, in The Ministry, I parte, luglio 1975, pp. 12-14; II parte, agosto 1975, pp. 20-22;<br />

traduzione francese in Servir, 3 o trim. 1975, pp. 24-27; 1 o trim. 1976, pp. 10-13;<br />

- The Lamb is the hinge, in The Ministry, maggio 1978, pp. 4-7;<br />

- Daniel (lettere ebraiche), Nashville 1978;<br />

- Yom Kippur and Judgment Day, in The Ministry, marzo 1979, pp. 18,19;<br />

- Day of Atonement - Fulfillment and Consummation, in The Ministry, maggio 1979, pp. 10,11;<br />

- Daniel 8:14, The Day of Atonement, and the Investigative Judgment, 1980;<br />

- Crisis! A Commentary on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, vol. I, A Hermeneutics for Reve<strong>la</strong>tion, Newcastle, California 1982; vol.<br />

II, A Verse by verse commentary, Newcastle, California 1982;<br />

- Commentary on Daniel,(capitoli 2,7,9-12), s.l., s.d.;<br />

FORD (mrs) Elisabeth M. - batt.americ. - Son of the Oath. Our Lord and his true birthday, New York 1957, pp. 17,52,53;<br />

FORD J. Massyngberde, Reve<strong>la</strong>tion, in A New Trans<strong>la</strong>tion with Introduction and Commentary, The Anchor Bible, 38, Doubleday,<br />

Garden City, New York 1975;<br />

FOREST Richard de, Structures upon chapter XI v. 39, ecc., of the Book of Daniel, re<strong>la</strong>tive to the present time, Carlisle 1805;<br />

FORESTELL J. Terence - teol.catt.C.S.B.canad. - Le lettere ai Tessalonicesi, in Grande Commentario Biblico Queriniana, Brescia, 1 a<br />

ed., 1973; ristampa, 1974;<br />

FORLONG James G.R. (1824-1904) - ed. Encicplopedia of Religion;<br />

FORREST CONTRELL Raymond, Beyond tomorrow, 1962;<br />

FORSK Bernhard Heinrich - protest. - Bibelhilfe für die Gemeinde, Die Offenbarung des Johannes, J.G. Oncken, Cassel 1964;<br />

FORTI Guglielmo, Le profezie di Daniele nei capitoli 7-12, interpretate mercé il rigore del<strong>la</strong> cronologia e l’autorità del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>,<br />

Capo<strong>la</strong>go 1845;<br />

FOSKETT Paul, Lectures on Daniel, 1859;<br />

FOSTER Benjamin (1750-1798) - past.batt.amer. - A Dissertation on the Seventy Weeks of Daniel, Newport, Rhode Is<strong>la</strong>nd 1787;<br />

FOSTER Charles, The Story of the Bible from Genesis to Reve<strong>la</strong>tion, Phi<strong>la</strong>delphia 1873; 1884, pp. 438-457;<br />

FOSTER Elizabeth BAXTER, The Lord’s Coming, London 1893;<br />

- Ses dernières paroles - Ètudes Bibique sur l’Apocalypse, Neuchâtel 1896;<br />

FOUR Vital du, vedere anonimo, Commentaire <strong>la</strong>tino sull’Apocalisse; Vedere HALES Alexandre de;<br />

FOWLE Edmund, past.angl.ingl. - Daniel and his three Friends, London 1870;<br />

FOXE John, Eicasmi seu Meditationes, in Sacram Apocalypsin, Impensis Geor. Bishop, London 1587;<br />

1300<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

FRAIDL Franz ( -1892) - eseg.catt.austr. - Die Exegese der siebzig Wochen Daniels in der alten und mittleren Zeit, Ver<strong>la</strong>g von<br />

Leuschner & Lubensky, Graz 1883;<br />

FRANCE R. T., Jesus and the Old Testament: His application of Old Testament passages to Himself and His Mission, t. III, Downers<br />

Grove, 1971;<br />

FRANCINE Marwin Kenneth, An Exegesis of Daniel 9:24-27, tesi, Talbot, 1957;<br />

FRANCISCO Clyde T., The Seventy Weeks of Daniel, in Review and Exposition, n. 57, aprile 1960, pp. 127-137;<br />

FRANK Richard M., The Description of the Bear in Daniel 7:5, in Chatholic Biblical Quarterly, n. 21, Wachington D.C., 1959, pp.<br />

505-507;<br />

FREEDMAN David Noel (1922- ) - The Prayer of Nabonidus, in Bulletin of the Ancient Schools of Oriental Research, n. 145, Sout<br />

Hadley, Massaciuset, febbraio 1957, pp. 21-38;<br />

- coediz., The Biblical Archaelogy Reader, vol. I, 1961;<br />

- Nabonide<br />

FREEMAN Robert Edgard (1929- ) - past.batt.americ. - An Introduction to the Old Testament Prophets, Chicago 1968, pp. 261-<br />

294;<br />

FREESE Jacob R., A History and Avocacy of the Christian Church, 3ª ed., Phi<strong>la</strong>delphia Christian General Book Concern, Phi<strong>la</strong>delphia<br />

1852;<br />

FRENCH Calvin ( -1844) - past.batt.amer. - Diagram of the Vision of Daniel, in The Midnight Cry, 18 novembre 1942, p. 4;<br />

FRERE James Hatley (1779-1866) - eseg.angl.ingl. - A Combined View of the Prophecies of Daniel, Ezra, and St. John, J. Hatchard,<br />

London 1815, pp. 107-476;<br />

- Eight Letters on the Prophecies Re<strong>la</strong>ting to the Last Times, Hatchard and Son, London 1831;<br />

- The Great Continental Reve<strong>la</strong>tion Marking the Explication of the Times of the Gentiles, A.D. 1847-1848, J.Hatchard and<br />

Son, London 1848;<br />

FREY Hellmuth - protest. - Das Ziel aller Dinge, Auslegung der Offenbarung Johannes, Calwer Ver<strong>la</strong>g, Stuttgart l951;<br />

FRICK Robert - protest. - Die Offenbarung des Johannes, Evang. Frauenhilfe Rhein<strong>la</strong>nd, 1965;<br />

FRIEDERICI Jeremias (1696-1766) - past.lut.ted. - Daniel ejusque vaticinia, Leipzig 1716;<br />

FRIEDLAENDER Moritz (1844-1919) - Der Antichrist in den vorchristlichen luedischen Quellen, Vandenhoeck & Ruprecht,<br />

Goettingen 1901;<br />

FROIS B.J. le, vedere LE FROIS B.J.;<br />

FROOM Le ROY Edwin (1890-1974) - past.avv.amer. - The Prophetic Faith of Our Fathers, vol. I, Review and Herald Publishing<br />

Association, Washington D.C. 1950, 1006 p.; vol. II, 1948, 863 p.; vol. III, 1946, 802 p.; vol. IV, 1954, 1295 p.;<br />

FROSSARD André, La Bible, vol. 5, Paris 1971, pp. 1609-1656;<br />

FROST Stanley Brice (1913- ) - The Interpreter’s Dictionary of the Bible, vol. I, New York 1962, pp. 761-768;<br />

- The Old Testament Apocalyptic: its Origin and Growth, London 1952 ;<br />

- Daniel, in Interpreter’s Dictionary of the Bible, Nashville 1962<br />

FRY John (1775-1849) - past.angl.ingl. - The second Advent or the Glorious Epiphany of Our Lord Jesus Christ, 2 vol. M.Ogle,<br />

J.Duncan and Co., London 1822;<br />

- The Epochs of Daniel’s Prophetic Number fixed, London 1828;<br />

- Observations on the Unfulfilled Prophecies of Scripture, Which are yet to have their Accomplishment, Before the coming of<br />

the Lord in glory, or at the Establissement of His Ever<strong>la</strong>sting Kingdom, James Duncan, London 1835;<br />

FUCHS Hugo (1878- ) - Jüdisches Lexikon, vol. II, Berlin 1928, pp. 23-27;<br />

FUELLER J. L. - past.evang.ted. - Der Prophet Daniel Erklärungen, Bâle 1868;<br />

FUHR A. - protest. - Offenbarung Jesu Christi, Phi<strong>la</strong>delphia - Reutlingen, 1950;<br />

FULLER John Mee (1834-1893) - teol.angl.ingl. - An Essay on the Authenticité of Daniel, Cambridge 1864;<br />

- COOK Frederic Charles (1810-1889) - teol.angl.ingl. - The Holy Bible, with an exp<strong>la</strong>natory and critical Commentary, vol.<br />

VI, Daniel, ed. Cook, London 1882, pp. 210-398;<br />

FULLER Samuel, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, New York 1885;<br />

FULTON Austin, Scriptural Prophecy now Being Fulfilled, with Special Reference to the Periods in Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of St.<br />

John, London 1877;<br />

FUNCK (FUNCCIUS) Johann (1518-1566) - teol.lut.ted. - Anleitung zum Verstand im Buch, das man nennet Apocalypsis, introd. di<br />

Phil. MELANCHTON, Zacharies ENGELHAUBT, Wittemberg 1559;<br />

- Ausslegung des anderen Teils des neunten kapitel Danielis, Koenigsberg 1564;<br />

FUNK Charles Earle (1881- ) - Ed. New Interlineare Stand. Bible Encyclopedia, vol. II, Chicago 1915; Grand Rapids, 1959, pp.<br />

782-787;<br />

FURSTENTHAL J., Daniel, Ezra, Nehemiah, Krotoschin 1843;<br />

GAEBELEIN Arno Clemens (1861-1945) - past.rif.amer. - The Prophet Daniel, New York 1911; 1939; Grand Rapids, 1955;<br />

traduzione italiana di Guglielmo PERUGGIA - evang.chiesa fratelli - Il profeta Daniele, chiave delle visioni e delle profezie<br />

del libro di Daniele, New York, s.d.;<br />

- The Associated Bible - Daniel - Ma<strong>la</strong>chi, New York, s.d., pp. 1-41;<br />

GAECHTER Paul, The Original Sequence of Apocalypse20-22;<br />

GAER Joseph (1897- ) - The Lore of the Old Testament, Boston 1951, pp. 297-334;<br />

GAERTNER J.M., Erklärung des Prophet Daniel, und der Offenbarung Joh., Stuttgart 1863, pp. 80-201;<br />

GAIDE Gilles, Le Livre de Daniel, Tours 1969;<br />

GALATINUS, vedere COLONNA Pietro;<br />

GALBIATI Gilberto - past.batt.ital. - Il Libro di Daniele, Roma 1969;<br />

GALDONE Paul, Shadrac, Meshach and Abednego from the Book of Daniel chap. 3, London 1965;<br />

GALE Benjamin (1715-1790) - A Brief Essay, or an Attempt to Prove, From the Prophetic Writings of the Old and New Testament,<br />

What Period of Prophecy the Church of God Is Now Under, Thomas and Samuel Green, New Haven 1788;<br />

GALL August von (1872-1946) - teol.evang.ted. - Die Einheitlichkeit des Buches Daniel, Giessen 1895;<br />

GALLÉ A.F., Daniel avec un commentaire de R. Saadia, d’Aben Ezra, Raschi, ect., Paris 1900;<br />

GALLICCIOLI Giovanni Battista (1733-1806) - Pensieri sulle LXX settimane di Daniele, Venezia 1792;<br />

1301


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

GALLING Kurt (1900- ) - Die 62 Jahre des Meder Darius in Daniel 6:1, in Zeitschrift für Ancien Testament, n. 61, 1954;<br />

GALLOWAY Joseph (verso 1730-1803) - giur.amer. - Brief Commentary upon such Parts of the Reve<strong>la</strong>tion and other prophecies as<br />

immediately refer to the present times. With the Prophetic, or, Anticipated History of the Church of Rome. To Which Is<br />

Added, A Pill for the Infidel and Atheist, 2 vol., Trenton, London 1802; ristampato da James Oram, per Daniel Fenton, 1809;<br />

GALUSHA Elon, Address of Elder Elon Galusha, With Reasons for Believing Christ’s Second Coming, at Hand, Erastus Shepard,<br />

Rochester, New York 1844;<br />

GAMMIE John G., The C<strong>la</strong>ssification Stages of Growth. and Changing Intentions in the Book of Daniel, in Journal of Bible literature,<br />

n. 95, Missou<strong>la</strong>, Montana, giugno 1976, pp. 191-204;<br />

GANNET Aldin A., Where is the Promise of his Coming?, nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>na Prophecy and the Seventies, ed. Charles Lee Feinberg,<br />

Chicago 1974;<br />

- Will Christianity or Communism Rule the World?, n. 4, pp. 35,55,57,58,62,63,64;<br />

- Dry Bones Coming Alive, n. 18;<br />

GARBETT Edward Lacy, Daniel not Apocryphal Because Fulfilled in Our Time, London 1890;<br />

GARGET Robert, Les Apocalypses, Verviers, verso 1950;<br />

GARCÍA CORDERO Maximiliano (1921- ) - O.P.spagn. - Biblia Comentada, vol. III, Libros proféticos, 1961; 2 a ed., 1967, pp.<br />

983-1072;<br />

- El libro de los siete sellos, exposición exegetico-teológica del Apocalipsis, Collection Agnus, Sa<strong>la</strong>manque 1962;<br />

GARNIER Colonel J., Daniel’s Prophecy of the Seventy Weeks. Its True Interpretation, London, s.d.;<br />

GARRATT Samuel (1817-1906) - past.angl.ingl. - A Commentary on the Reve<strong>la</strong>tion, London 1866;<br />

GASCOYNE Richard - past.angl. - John’s Reve<strong>la</strong>tion Anticipated by Hosea and Daniel, London 1873;<br />

GASQUE W., col<strong>la</strong>boratore di AMERDING Carl E.;<br />

GASTER Moses (1856-1939) - The Son of Man and the Theophany in Daniel chapter VII. A New Interpretation, in The Searcher,<br />

London, gennaio 1930, pp. 15-30;<br />

GASTON Lloyd, No Stone on Another - Studies in the Significance of the Fall of Jerusalem in the Synoptic Gospels, in Supplements<br />

to New Testaments, vol. XXIII, Leiden 1970;<br />

GAUDIBERT, Court examen, 2 a ed.,<br />

GAUNTLETT Henry, An Exposition of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, 2 a ed., L.B.Seeley, London 1821;<br />

GAUSSEN François Samuel Robert Louis (1790-1863) - past.riform.ginevr. - Sunday School Lessons on Daniel, litografato dal<br />

manoscritto del 1837 - originae nel<strong>la</strong> Bibliothèque des pasteurs de <strong>la</strong> Ville de Neuchâtel;<br />

- Daniel le Prophète,exposé dans une suite de leçons pour une école du dimanche, Librairie protestante, t. I, 1839; t. II, M.<br />

Duchoux, Paris 1848; t. III, M. Duchoux, Paris 1849; Paris - Genève 1850; traduzione inglese di Margaret BLACKSTONE,<br />

Daniel the Prophet, 2 vol., J.& C. Mozley, London 1873, 1874; The Prophet Daniel, Phi<strong>la</strong>delphia, s.d.;<br />

- Lectures in the Book of Daniel, London 1840;<br />

- L’Antichrist ou le souverain Pontificat dévoilé dans l’Ecriture, Discorso tenuta all’apertura dell’anno accademico<br />

all’Università di Ginevra nel 1843, Imprimerie de K. Cadaux, Toulouse 1843; Genève 1844; 2 a ed., Bâle 1889; ed.<br />

abbreviata G<strong>la</strong>nd 1921; ed. Dammarie les Lys 1947; trad. italiana, Il Sommo Pontefice e <strong>la</strong> Chiesa di Roma, Firenze 1865;<br />

- The Royal Captive; or the Youth of Daniel, trad. ingl. George CAMPBELL OVEREND, Edinburg 1869, 1873;<br />

- The King’s Dream, Edinburg 1869;<br />

- The Iron Kingdom, 1873;<br />

- The Kingdom of Iron and C<strong>la</strong>y, trad. da Mrs CAMPBELL OVEREND, London 1886;<br />

- Leçons, litografata; traduzione inglese, Sunday school lessons on Daniel, litographed from the manuscript, 1837; originale<br />

nel<strong>la</strong> Biblioteca dei pastori a Neuchâtel, Svizzera;<br />

- Les Juifs évangélisés enfin et bientôt rétablis, pp.100-104.<br />

GAUTIER Lucien (1850-1924) - teol.evang.svizz. - Introduction à l’Ancien Testament, vol. I, II, Lausanne 1906, pp. 260-305; 2 a ed.,<br />

vol. I, II, 1914; vol. I, pp. 207-242; 3 a ed., vol. I, II, 1939, vol. I, pp. 205-242;<br />

GEBHARDT Carl (1881-1934) - Die Schriften des Uriel da COSTA, 1922, pp. 95,96,253-259;<br />

- Die messianische Weissagung Daniel 9:24-27, in Neue Kirchl. Zeitschr., n. 38, 1927, pp. 561-587;<br />

GEBHART Adolf, Der Antichrist und das kommende Reich Gottes., Leipzing 1919;<br />

GEDNEY Edwin K. (1904- ) - A Primer of Prophecy, Concord, New York 1964, p. 7-26;<br />

GEHMAN Henry Snyder (1888- ) - Hesychius Influence in the Versions of Daniel, in Journal of Bible Literature, n. 48, 1929, pp.<br />

3,4,329-332;<br />

GEIER Martin (1614-1680) - teol.lut.ted. - Praelectiones Academicae in Danielem prophetam, Leipzig 1667; 2 a ed., 1684; 3 a ed.,<br />

1685;<br />

- Daniel prophéte - Operum Ominium, Amsterdam 1667, 1696;<br />

GEIGER Albert - cattol. - Die geheime Offenbarung - Kleiner Kommentar, Neues Testament, Opus Christi, Kehrsiten, s.d.;<br />

GEIKIE John Cunningham (1824-1900) - Hours with the Bible, vol. V, New York 1887, pp. 85,101,118,132,250,345,372,438,465;<br />

vol. VI, pp. 8,259,284;<br />

- New Testament Hours, vol. IV, Hartf., Conn. 1913;<br />

GEISLER Norman L. - KIL William E., lntroduction to the Bible, Chicago 1968;<br />

GELIN A. - cattol. - L’Apocalypse - La sainte Bible, Louis PIROT, t. XII, Letourey & Ané, Paris 1938;<br />

GENGE Heins (1934- ) - Zum Lebensbaum in den Keilschriftskulturen Arbores sacris v. ant. coniugendicun Daniel 4:17-19 potius<br />

quam c. Gensi 2-3, in Acta Orientalis, n. 33, Kbenhaven 1971, pp. 321-324;<br />

GENTON SUNIER N., Exégèse spirituelle de <strong>la</strong> Bible, Apocalypse de Jean, Boudry, Neuchâtel 1975;<br />

GEORGIADES Agathangelo, Texte grec des fragments de Porphyre contre les chrétiens, Leipzig 1891;<br />

GÉRARD André E., Col<strong>la</strong>boratore de La Bible, 1971;<br />

Gerardo di Borgo S. Donnino ( -1276) - franc.ital. - Introd. in Evang. aeternum, 1354;<br />

GERBI Lorenzo (Evangelista Marcellino) (1530-1593) - frat.minore ital. - Lezioni (XII) sopra Daniele profeta fatte a Roma l’anno<br />

1586, Venezia 1588;<br />

GEREE John, The Dowan-Fall of Anti-Christ: or, The Power Of Preaching, to Pul<strong>la</strong> Dawun Popery, Thomas Underhill, London 2641;<br />

GERHARD Johannes, Adnotationes in Apocalypsin, Sumtibus Christiani von Sahers, Jenae 1643;<br />

1302<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

GERHARDT O., Die Messianische Weissagung Daniel 9:24-27, in NKZ, n. 38, 1927, pp. 561-587;<br />

Gerhoh von Reichersberg (v.1093-1169) - De Investigatione Antichristl, in Opera hactenus inedita, vol. I, 1, 1875;<br />

GESNER Salomon (1559-1605) - teol.lut.ted. - Daniel Propheten disputationibus, XII, Wittemberg 1601;<br />

GETTYS Joseph Milles (1907- ) - How to study the Reve<strong>la</strong>tion, ed. Richmond, Virginia 1963;<br />

- How to teach the Reve<strong>la</strong>tion, Richmond, Virginia 1964; 1 a ed., 1955;<br />

GEYMONAT Paul (1827-1907) - past.valdese del Piemonte - Essai sur l’Apocalypse, Genève 1861;<br />

GIBBS George Leonard, Daniel’s <strong>la</strong>st vision XI-XII, London 1883;<br />

GIBLEHR Georg Hermann, Ultimus et Novissimus Dies Jesu Christi, Erf., 1702;<br />

- Unvorgreiffliche Gedanken von dem erfundenen Termino Jüngsten Gerichts, 1702; Unschuldige Nachrichten von Alten-und<br />

Neuen Theologischen Sachen, Leipzig 1708, pp. 764-769;<br />

GIET Stanis<strong>la</strong>s - cattol. - L’Apocalypse et l’histoire, Presses universitaires de France, Paris 1957;<br />

GIGOT Francis Ernest Charles (1859-1920) - eseg.catt.franc. - The Jewish Encyclopedia, vol. IV, New York 1913, pp. 620,621;<br />

GILBERT Fréderick Carnes (1867-1946) - pred.avv.ingl.orig.israel. - Messiah in His Sanctuary, Takoma Park, Washington D.C. 1937;<br />

GILBERT Maurice, La prière de Daniel 9:4-19, in Revieu Théologique de Louvain, n. 3, 1972, pp. 284-310;<br />

GILLETT Ezra Hall, Milicz in M’Clintock and Strong, Encyclopaedia of Biblical Theological, and Ecclesiastical Literature, vol. 6;<br />

GILL John (1697-1771) - past.batt.ingl. - An Exposition of the Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, George Keith, London 1776;<br />

- An Exposition of the Old Testament, vol., VI, IX, London 1758; vol. IV, London 1854, pp. 486-672;<br />

GILL Thomas H., The Papal Drama. A Historical Essay, Longmans, Green and Co., London 1866;<br />

GINSBERG H.L., Studies in Daniel, New York 1948;<br />

GINSBURG Christian David (1831-1914) - ebrais.evang.po<strong>la</strong>cco di orig.israel. - A Cyclopedia of Biblical Literature., ed. Kitto, 3 a ed.,<br />

Edinburg 1870, pp. 621-623;<br />

Gioacchino da Fiore (Giovanni dei Gioacchini) (v. 1130-1202) - monaco cister.ital. - Concordia Novi et Veteris Testamenti, Venezia<br />

1519; II, I, 16, f. 12; IV.135, fol. su Daniele f. 60-135, 145; - Liber Concordie Novi ac Veteris Testamenti, per Simonem de<br />

Luere, Venetijs 1519;<br />

- Apocalisse, f. 162; Ms. Vat. Lat. 5567 (GALATINUS), f. 162,236,237; V, 15, f. 67, 118, 131, 145, 157, 165;<br />

- Super IV Evangelo;<br />

- Adventus Judae;<br />

- Expositio Magni Prophete Abbatis Joachim in Apocalipsim, in Edibus Francisci Bindoni ac Maphei Pasini Socii, Venetijs<br />

1527;<br />

Gioacchino (Pseudo) - Super Israelis, Venezia 1517, f. 23;<br />

Giovanni Buralli di Parma (verso 1208-1289) - generale dei francescani dal 1247, dimissionario nel 1257, gioachimista,<br />

Giovanni di Parigi, Tractatus de Antichristo, in Pseudo Joachim, Expositio in Librum Beati Cirillo, fg XLIV-LV;<br />

- De ultimis tribu<strong>la</strong>tionibus super Danielem, Venezia 1519;<br />

- Super Hier., Venezia 1525, f. 45;<br />

GIRDLESTONE Charles (1797-1881) - The Holy Bible, vol. IV, London 1878;<br />

GIRDLESTONE Robert Baker (1836-1923) - past.angl.ingl. - Synthetic Old Testament, London 1871; 2 a ed., 1897;<br />

GIRDLESTONE William E. (1786-1840) - past.angl.ingl. - Observations on the Visions of Daniel and on Part of the Book of the<br />

Reve<strong>la</strong>tion of St. John, con una Appendice, J. Parker, Oxford 1820, pp. 1-67;<br />

- Notes on the Apocalypse, Painter, London 1847;<br />

GIUFFA Giuseppe (1863-1942) - sacerd. - L’Apocalisse Interpretata, t. II, Roma 1925;<br />

GLAIRE Jean Baptiste (1798-1879) - sacerd.franc. - Abrégé d’Introduction aux livres de l’Ancien et du Nouveau Testament, 4 a ed.,<br />

Paris 1865, pp. 317-334;<br />

GLASSON Thomas Francis (1906- ) - His Appearing and His Kingdom, the Christian Hope in the Light of its History, London<br />

1953;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of John. The Cambridge Bible Commentary on the New English Bible, ed. P.R. Ackroyd, A.R.C. Leaney, J.<br />

Packer, Cambridge 1965;<br />

- Visions of the Head. Daniel 2:28. The Heart and the Head, in Biblical Psycology Expository Times, vol. IV, Edinburg<br />

1969, pp. 271,272;<br />

- Son of the Imagery: Enoch XIV and Daniel VII, in New Testament Studies, n. 23, London, ottobre 1976, pp. 82-90;<br />

GLEIG George Robert (1796-1888) - The History Book Concerning the Most Wonderful Book in the World, ed. rivista, Sylvanus<br />

STALL, Phi<strong>la</strong>delphia 1915, pp. 481-504;<br />

GOARD William Pascoe (1863-1937) - The Documents of Daniel, London 1930;<br />

GODET Frédéric (1812-1900) - teol.eseg.evang.svizz. - Études Bibliques, vol. I, Ancien Testament, Paris 1873, pp. 199-211, 381-393;<br />

2 a ed., 1873, pp. 201-224,387-399; 3 a ed., 1876, pp. 173-184,335-347; 4 a ed., 1889, pp. 180-190,339-354; 5 a ed., 1900, pp.<br />

180-199,349-359; vol. II, 5 a ed., Paris 1899; traduzione inglese, W.M. LITTLETON, Studies on Old Testament, 8 a ed.,<br />

London 1903;<br />

- Studies on Old Testament, trad. W. LITTLETON, 8 a ed., London 1903;<br />

GOETTSBERGER Johann (1868-1958) - eseg.catt.ted. - Einleitung zum Alten Testament, Freigurg i. Br. 1928;<br />

- Lexikon für Theologie und Kirche, vol. III, 1931, col. 144-146;<br />

- Das Buch Daniel - Die Heilige Schr. der Alten Testament, vol. VIII, 2, Bonn 1928;<br />

GOGUEL Maurice (1880-1955) - teol.rifor.franc. - L’attualité de l’Apocalypse, Paris 1921;<br />

- Les Nico<strong>la</strong>ïtes, in Revue d’Histoire des Religions, 1937, pp. 5-36;<br />

- Mé<strong>la</strong>nges, Neuchâtel 1950, pp. 139-145;<br />

- Introduction au Nouveau Testament, vol. IV, 1;<br />

GOLDINGAY J.E., The Book of Daniel: Threee Issues (exegetical, theological, critical: for 6 th century date), in Themel, n. 2, 1976,<br />

pp. 45-49;<br />

- Daniel, in Word Biblical Commentary, Dal<strong>la</strong>s 1989, pp. XXI-XXIV, XLI-LIII;<br />

GOLDSTEIN Clifford - past.avv.amerc. - Between the Lamb and the Lion, Pacific Press Publishing Association, 1995;<br />

- Day of the Dragon, How current events have set the stage for America’s prophetic transformation, Pacific Press Publishing<br />

Association, Oshawa, Ontario, Canada, 1993;<br />

1303


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- False Ba<strong>la</strong>mces, Pacific Press Publishing Association, Oshawa, Ontario, Canada; traduzione francese, Le vrai visage de<br />

Dieu, ed. Vie et Santé, Dammarie les Lys 1996;<br />

GOLDSTEIN Jonatha A. (1929- ) - Maccabees: a New Trans<strong>la</strong>tion with Introduction and Commentary, Grand Rapids, 1970;<br />

GOLLINCK Victor G. - Daniel Sanely Exp<strong>la</strong>ined a Guide to the Study of the Book of Daniel, London 1938;<br />

GOODE William (1801-1868) - teol.angl.ingl. - Fulfilled Prophecy - A Proof of the Truth of Revealed Religion including a full<br />

Investigation of Daniel’s Prophecy on the Seventy Weeks, London 1863; 2 a ed., 1891;<br />

GOODWIN Thomas (1600-1680) - tast.indip.ingl. - A Sermon on the 5th Monarchy, London 1654;<br />

- The French Réve<strong>la</strong>tion Foreseen, in 1639. Extracts From an Exposition of the Reve<strong>la</strong>tion, by an Eminent Divine of Both<br />

Universities, in the Beginning of the Last Century, J. Johnson, London 1796?;<br />

GOODWIN Thomas, The Expositions of that Famous Divine Thomas Goodwin, D.D., on Part of the Epistle to the Ephesians, and on<br />

the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Simpkin, Marchall, and Co., London 1842;<br />

GORDON Alexander Reid (1872-1930) - The Prophets of the Old Testament, London 1916, pp. 335-346;<br />

GORDON S. A., Quiet Talks About Our Lord’s Return, 2ª ed.;<br />

GORIN C., Thoughts on that Part of the Reve<strong>la</strong>tion which Comprehends the History of the Western Empire of Europe, from the<br />

Commencement of Popery to its Overthrow in 1795, Comprehending a Series of 1260 years: showing the Unity of the<br />

Prophecies of Daniel and Ezekiel with the Apocalypse, London 1807;<br />

GORTNER J. Narver (1874- ) - past.amer.assemb.di Dio - Studies in Daniel, Springf. 1948;<br />

- Studies in Reve<strong>la</strong>tion, Springf. 1948;<br />

GORTON Benjamin, A Scriptural Account of the Millennium, Moffitt & Lyn, Troy 1802;<br />

GOSS G.R., The Chronology Problems of the Seventy Weeks in Daniel. Dissertation, Dal<strong>la</strong>s Theology Seminary,1966, pp. 121-130;<br />

GOTTSBERGER J., Daniel, Bonn 1928;<br />

GOTTWALD Norman Karol (1926- ) - All the Kingdoms of the Earth to Catch Prophecy and International Re<strong>la</strong>tions in the Ancien<br />

Near East, New York 1964;<br />

GOULDER M.D., The Apocalypse as an Annual Cycle of Prophecies, ANT, 1981;<br />

GOWEN Herbert H., The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, London 1910;<br />

GRAEFE Bernhard, Die 70 Jahrwochen des Prophet Daniel, Leipzig 1875;<br />

GRAF Carl Heinrich (1815-1869) - teol.evang.ted. - Daniel, in SCHENKEL’s Bibellex., t. I, 1869, pp. 568-574;<br />

GRAMMATICA Luigi, Bibliorum Sacrarum iuxta Vulgatam Clementinam, nova ed., Mi<strong>la</strong>no 1914;<br />

GRANT F. C., The Gospel of the Kingdom, New York 1940;<br />

GRANT Miles (1819-1911) - pred.avvent.del I giorni amer. - Divine Chronology. An Examination of the 7 Prophetic Periods of<br />

Daniel, Oakloma, California, 1909;<br />

- Papal Mysteries: or why the Church of Rome is Called Mystery, Babylon the Great, Boston, s.d.;<br />

GRANT P.W., The Reve<strong>la</strong>tion of John, London 1889;<br />

GRASER Conrad (1557-1613) - teol.evang.ted. - Antichristus, Leiden 1608;<br />

- Ultima verba. Visiones Danielis c. 9, Thornvilli Borussus, 1614;<br />

GRAU MONTSERRAT Manuel, Kittim, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. IV, ed. ElleDiCi, Torino 1970;<br />

GRAVE Gerhard (1598-1675) - teol.luter.ted. - Tabu<strong>la</strong>e apocalypticae, Leiden 1647;<br />

GRAVES Richard Hastings (1791-1877) - teol.angl.scozz. - Daniel’s Great Period of 2300 Days Discovered and Determined in a<br />

Dissertation on the Latter Part of the Vision of the Ram and the he-goat, London 1854;<br />

- Terminal Synchronism of Daniel’s Two Principal Periods, Edinburg 1858;<br />

- Comparative Analysis of the Three Seven Headed Ten-horned Symbols, Reve<strong>la</strong>tion XI, XII XIII, XVII, Dublin 1869;<br />

GRAY D.A., The Day of the Lord and Its Culmination in the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Re<strong>la</strong>ted to the Theology of Hope, Tesi di dottorato<br />

all’Università di Manchester, 1974;<br />

GRAY James Cowper - ADAMS Gerge Moulton (1824-1906) - past.congr.amer. - Bible Encyclopedia, vol. 3, Ecclesiastes - Ma<strong>la</strong>chi,<br />

Cleve<strong>la</strong>nd, Oio, 1903; Grand Rapids, 1951, pp. 661-771;<br />

GRAY James Martin (1851-1935) - past.episc.amer. - Synthetic Bible Studies, nuova ed., New York 1906, pp. 162-170;<br />

- Christian Workers, Commentary on the Old and the New Testament, 1915, pp. 268-278;<br />

GREEN Samuel Gosnell (1823-1905) - past.batt.ingl. - ANGUS, Bible Handbook, ed. rivista, London 1904;<br />

GREENBERG Irving, The Jewish Way: Living the Holiday, New York 1988;<br />

GREENE Oliver B., Daniel Verse by Verse, in A Study, Greenville, S.C. 1964, 1968;<br />

GREGG Thresham Dames - protest. - The Mystery of God Finished, London 1861;<br />

Gregorius Abulfarg Ber Hebraeus (1226-1286) - med.siriano, vesc.giacob.orig.giudaica - Scholiae zuw Buches Daniel, ed. Aaron<br />

Heppner 1888; Brünn 1892; ed. Jacob Freimann, Chicago 1930;<br />

GREGORY Benjamin F. - scritt.avvent. - A Study of Events and of the Sealed Ones During the Time of Trouble, Bakersfield 1957;<br />

GREGORY John Edward (1904- ) - medico avvent.amer. - Imminent Prophecy, Pasadena, California 1959;<br />

GRELOT Pierre (1917- ) - teol.catt.franc. - La Bible Parole de Dieu, 2 a ed., Paris 1965, pp. 52,183-185;<br />

- Le Livre de Daniel et le Nouveau Testament, in Bible Commentaire Études Suplementaire, n. 8, 1964, pp. 14-32;<br />

- Soixante-dix semaine d’années, in Biblica, n. 50, 1969, pp. 169-186;<br />

- La Promesse de <strong>la</strong> Résurrection et de <strong>la</strong> Vie Éternelle dans Daniel 12:1-3, in Assemblées du Seigneur, n. 64, Paris 1969,<br />

pp. 36-40;<br />

- Nabucodonosor Trasformado en Fera (Daniel 4), Actualidades Biblicas nos Cuidados de S. Voigt, Petrópolis 1971;<br />

- Un Livre pour Temps de Crise, in Journal de <strong>la</strong> Vie Aujourd’hui: <strong>la</strong> Bible, n. 111, 29 ottobre 1972, pp.6-8;<br />

- Daniel est-il un Prophète?, in Journal de <strong>la</strong> Vie Aujourd’hui: <strong>la</strong> Bible, n. 112, 5 novembre 1972, pp. 6-12;<br />

- L’Apocalypse de Daniel, in Journal de <strong>la</strong> Vie Aujourd’hui: <strong>la</strong> Bible, n. 113, 12 novembre 1972, pp. 6-11;<br />

- Histoire et Apocalyptique dans le Livre de Daniel, in Science et Esprit, n. 25, 1973, pp. 63-109;<br />

- La Septante de Daniel IV et son substrat sémitique, in Revue Biblique, gennaio 1974, pp. 5-23;<br />

- Histoire et Escatologie dans le livre de Daniel, in Apocalypse et Théologie de l’Esperance, in Lectio Divina, n. 95, ed. Le<br />

Cerf, Paris 1977, pp. 63-109;<br />

GRETILLAT Augustin (1837-1894) - teol.evang.svizz. - Exposé de Théologie Systematique, vol. IV, Neuchâtel 1890, pp. 132,133;<br />

1304<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

GREY Zachary (1687-1766) - teol.angl.ingl. - Examination of the 11 th chapter of Sir Isaac NEWTON’s Observation upon the<br />

Prophecies of Daniel and the Apocapypse of St. John, London 1836;<br />

GRIESBACH P.J., vedere CRAMPON Auguste Joseph Théodore<br />

GRIESINGER Georg Friedrich (1734-1828) - pred.lut.ted. - Neue Ansicht der Aufsätze in Buche Daniel, Stuttgart 1815;<br />

GRIFFIN Edward Dorr, The Kingdom of Christ: A Missionary Sermon, Preached Before the General Assembly of the Presbyterian<br />

Church, in Phi<strong>la</strong>delphia, May 23d, 1805, Jane Aitken, Phi<strong>la</strong>delphia 1805;<br />

- Sermon, Preached Oct. 20, 1813, at Sandwich, Massachusetts, at the Dedication of the Meeting House… of the Calvinistic<br />

Congregational Society in That Town, Nathaniel Willis, Boston 1813;<br />

GRIMSHAWE Thomas Shuttleworth (1778-1850) - Lectures on the Future Restoration and Conversion of the Jews, London 1843;<br />

GROENEWEGEN Hendrick (1640-1692) - teol.rifor.o<strong>la</strong>nd. - Keten der prophetische Godgeleerheyd, Ench. 1682, pp. 936,937;<br />

GROOT E. J. de, Een lucht van wind en wolken zwark Verk<strong>la</strong>ring van het boek Daniel, Den Haag 1941;<br />

GROSJEAN J., Lecture de l’Apocalypse: Traduction nouvelle et commentée, Paris 1994;<br />

GROSS Charles (1915- ) - industr.avvent.franc. - Le Messie promis à Israël, Metz 1960;<br />

- Témoins de <strong>la</strong> verité prophetique, Metz 1970;<br />

- - Le Messie d’Israël, Metz 1972;<br />

- La Femme et <strong>la</strong> Bête - Deux confèrences sur les chapitre 17 de l’Apocalypse, Metz, s.d.;<br />

GROSS Erich, Weltreich und Gottescolk, in Eine Theologische Studie zum Buch Daniel, Evang. Theology, I, 1955, pp. 241-251;<br />

GROTIUS Hugo van (GROOT) (1583-1645) - giu.e teol.o<strong>la</strong>nd. - Commentatio ad Loca Quaedam Novi Testamenti Quae de<br />

Antichristo Agunt, aut Agere Putantur, Apud Ioh. & Cornelium B<strong>la</strong>ev, Amstelodami 1640;<br />

- Annotationes in Vetus Testament et New Testament, vol. II, Paris 1644, pp. 407-475; 1727, pp. 383-399;<br />

- Opera omnia teologique, I, 1, Amsterdam 1679; Basel 1732, pp. 453-495;<br />

- Hugonis Grotii Annotationes in Novum Testamentum, vol. 2, parte 1, Er<strong>la</strong>ngae in Ptochotrophio et Lipsiae apud Ioannem<br />

Crolum Tetzchnerum, 1756.<br />

GRUENINGEN UESCHER Christian von (1878-1923) - Das fünfte Weltreich, Gstaad 1925;<br />

GRUENTHANER Michael J. - gesuita - The authorship and date of Daniel, Roma 1927;<br />

- The Seventy Week, in Catholic Biblical Quarterly, 1939, pp. 44-54;<br />

- The four Empires of Daniel, in Catholic Biblical Quarterly, n. 8, 1946, pp. 72-82; 201-212;<br />

- The Last King of Babilon, in Catholic Biblical Quarterly, n. 11, 1949, pp. 406-427;<br />

GRUNDMANN Herbert, Studien über Joachim von Floris Leipzig & Berlin, B. G. Teubner, 1927.<br />

GRY Léon, Le millenarisme,<br />

GRYNAEUS (BRUENER) Johann Jacob (1540-1617) - teol.evang.svizz.orig.franc. - Exp<strong>la</strong>nation Daniel Prophet, Basel 1587;<br />

GUERS Èmil (1794-1882) - Israël aux dernier jours de l’economie actuelle, Genève 1856, pp. 62-125 ;<br />

GUILD William (1586-1657) - teol.presb.scozz. - The Harmony of all the Prophecy, London 1629, pp. 8,25,30,43,47,49,60;<br />

GUILLAUME Alfred (1888-1965) - Prophéties et divination chez les Sémite, Paris 1950, p. 231;<br />

Guil<strong>la</strong>ume de Saint Amour (1202-v.1272), sotto il nome di Nico<strong>la</strong>s ORESME - De Antichristo et ejus ministris, in MARTENE -<br />

DURAND, Veterum scriptorum, vol. IX, Paris 1733, col. 1271-1446;<br />

GUINNESS Henry Grattan (1835-1910) - eseg.evang.ir<strong>la</strong>nd. - The approaching End of Age viewed in the Light of History, Prophecy,<br />

and Science, Hodder and Stoughton, London 1878; 2 a ed., 1879; 4 a ed., Hodder and Stoughton, London 1880; 7 a ed.; 8 a ed.,<br />

London 1882;<br />

- The Divine Programme of the World’s History, London 1888, pp. 269-349;<br />

- Romanism and the Reformation from the Standpoint of Prophecy, London 1891;<br />

- Light for the <strong>la</strong>st Day, ed. Cachemaille, London 1893;<br />

- History Unveiling Prophecy or Time as an Interpreter, Fleming H. Revell Company, New York 1905.<br />

- The City of the Seven Hills, Janes Nisbet & Co., London, s.d.;<br />

- Les prophéties des derniers temps,<br />

GUITON William Henry (1880-1968) - past.metod.franc. - Introduction à <strong>la</strong> Bible, Fontenay sous Bois (Seine) 1923, pp. 156-160;<br />

GULLEY Norman G., Daniel’s Pre advent Judment in its Biblical Context, in Journal of the Adventist Theological Society, n.. 2, 2,<br />

1991;<br />

GUNKEL Joharn Friedrich Hermann (1862-1932) - teol.evang.ted. - Schöpfung und Chaos, Die Schriften der Ancien Testament, vol.<br />

II, Göttingen 1895, pp. 260-270,313-335;<br />

- Die Propheten, Göttingen 1917; traduz. italiana PARENTE Fausto, I Profeti, Firenze 1967;<br />

- SCHMIDT Hans (1838- ) - Die Schridten der Alten Testament, vol. II, Die grossen Propheten, 2 a ed., Göttingen 1923,<br />

pp. XXXIV,XLVII, 417-420,469;<br />

GUNNER Frederick, Twelvce Essays on the Personal Reign of Christ, and Kindred Subjects, G.W.Walker, Phi<strong>la</strong>delphia 1851;<br />

GURNEY R.J.M., The Four Kingdoms of Daniel 2 and 7, in The mel, n. 2, 1976, pp. 39-45;<br />

GUTHRIE Donald (1916- ) - New Testament Introduction, London 1970;<br />

- ed. New Bible Commentary Reve<strong>la</strong>tion, 1971;<br />

GUTTMANN Julius (1880- ) - ed. riveduta di Abraham Bar Hijja, 1929;<br />

GUTZWILLER Richard - cattol. - Herr der Herrscher, Christus in der geheimen Offenbarung, Benziger, Einsiedeln 1951;<br />

GYSTING Jan, Monarchiam quarta nempe romanam, adumbrantibus, 1714;<br />

HAAG Eugène (1808-1868) - Théologie Biblique, ed. Athanase Josué Coquerel, Paris 1870, pp. 127-132;<br />

HAAG H., Daniele, il libro di, in Dizionario Biblico, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1978;<br />

HABEL Norman Charles (1932- ) - Introducing the Apocalyptic Vision of Daniel 7. Concordia theology Monthly, Saint-Louis,<br />

n. 41, 1970, pp. 10-26;<br />

HABELT Rudolph, Der Septuagint - Text des Buches Daniel, vol. I, cap. 1,2, ed. Winfried Hamm, Bonn 1969, 281 p.; vol. II, 1977,<br />

capp. 3,4, 527 pp.; vol. III, ed. Angelo Geissen, 1968, cap. 5-12, 313 pp.;<br />

HABERSHON H., A Historical Exposition of the Prophecies of the Reve<strong>la</strong>tion, London 1841;<br />

HABERSHON Mattew (1789-1852) - arch.ingl. - A Dissertation on the Prophecy Scriptures, Chiefly Those of a Chronological<br />

Character, Shewing Their Aspect on the present Times, and on the Destinies of the Juwish Nation, London 1834; 2 a ed., An<br />

History Dissertation on the Prophetic Scriptures of the Old Testament, James Nisbet and Co., London 1840;<br />

1305


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- A Guide to the Study of Chronological Prophecy, London 1835;<br />

- An Historical Exposition of the Prophecies of the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, schowing their connection with and confirmation<br />

of those of Daniel and of the Old Testament in general: particultarly in the most important aspect on the present time,<br />

London 1841; 2 a ed., 1844;<br />

- An Epitome of Prophetic Truth, London 1841;<br />

HACKETT Horatio Balch (1808-1875) - eseg.batt.americ. - Daniel in Dictionary of the Bible (William SMITH), vol. I, New York<br />

1868, pp. 539,540;<br />

- ABBOT Ezra, Dictionary of the Bible, vol. I, New York 1872, pp. 102-113;<br />

HADORN W. - protest. - Die Offenbarung des Johannes - theol. Handkommentar, Deichert, Leipzig 1928, 530 p.;<br />

HADDOCK Robert (1945- ) - A History of the Doctrine of the Sanctuary in the Adventist Moviment 1800-1905, Tesi Andrews<br />

University, 1970;<br />

HAEMMERLY DUPUY Daniel (1907-1972) - pred.avv.argen.orig.svizz. - Hi<strong>storia</strong> de <strong>la</strong>s interpretationes de <strong>la</strong>s 70 semaines de<br />

Daniel, Lima 1968, VIII-437 p., mimeografica;<br />

HAEVERNICK Heinrich Andreas Christoph (1811-1845) - teol.lut.ted. - Commentary über der Buch Daniel, Hamburg 1832;<br />

- Neue kritische Untersuchungen über das Buch Daniel, Hamburg 1838;<br />

- The Cyclopedy of Biblical Lierature, (Kitto), vol. I, New York 1858, pp. 516-521; 3 a ed., Edinburg 1870, pp. 616-621;<br />

HAHN Christoph Ulrich (1806-1881) - teol.evang.ted. - Geschichte der Ketzer im Mitte<strong>la</strong>lter, vol. III, 1850;<br />

HAHN Heinrich August (1821-1861) - Daniel kata tous Hebdom. E codice Vhisiano, Leipzig 1845, pp. 81-85;<br />

HAHN Johann Michael, Schriften, vol. IV, Tuebingen 1820; vol. V, 2 a ed., Stuttgart 1846;<br />

HAILEY Homer, Reve<strong>la</strong>tion - An Introduction and Commentary, Grand Rapids, 1979;<br />

HALE Apollos ( -1844) - past.metod.americ. - The Second Advent Man, Boston 1843;<br />

- Harmony of Prophecy Chronology, 1846;<br />

- col<strong>la</strong>boratore di FITCH Charles;<br />

HALES Alexandre de - cardinale dal 1312, morto 1327 - Commentario <strong>la</strong>tino sull’Apocalisse, pubblicato a Venezia nel 1600 col nome<br />

di VITAL DU FOUR, poi col nome HALES Alexandre de, Paris 1647; vedere anonimo;<br />

HALES William (1747-1831) - cronologo evang.ir<strong>la</strong>nd. - A synopsis of the Signs of the Times, Duplin 1817; 2 a ed.;<br />

- A new Analysis of Chronology and Geography History and Prophecy, London 1809-1814; vol. II, 1, 1811; vol. II, 1830;<br />

1839;<br />

- The Inspector; or Select Literary Intelligence for the Vulgar A.D. 1798, but Correct A.D. 1801, J. White, London, 1799;<br />

HALL Bert Harold, The Book of Daniel, The Wesleyan Bible Comomentary, vol. 3, Isaie - Ma<strong>la</strong>chi, Grand Rapids, 1949; ed. C.W.<br />

Carter, Grand Rapids, 1969, pp. 499-559;<br />

HALL Peter, vedere SMITH John;<br />

HALLER Max (1879-1948) - teol.evang.svizz. - Das Judentum. Die Schriften des Alten Testaments, vol. II, parte 3, Göttingen 1914,<br />

pp. 231-262; 2 a ed., vol. II, parte 3, 1925, pp. 271-310;<br />

- Das Alter vom Daniel 7, in Theologie St. und Krit., n. 93, 1921, pp. 83-87;<br />

HALLEY Henry Bampton (1874- ) - Pocket Bible Handbook, Chicago 1924; 16 a ed., 1944, pp. 254,255;<br />

- Bible Handbook An abbreviated - Bible Commentary, Grand Rapids, 1923; 24 a ed., 1965, pp. 336-352; trad. italiana di<br />

MONTAGNA, Il Commentario Biblico abbreviato, Portici, Napoli 1964, pp. 278-291;<br />

HAMMER Raymond Jack, The Book of Daniel, vol. I, Cambrig 1976; vol. II, 1977;<br />

HAMMILL Richard, The Heavenly Sanctuary, a definite p<strong>la</strong>ce, in Review Adventist, novembre 1978, pp. 10-12;<br />

HAMMOND Henry, A Paraphrase, and Annotations Upon All the Books of the New Testament, stampato da J. Flesher per Richard<br />

Royston, London 1653;<br />

HANERAW V. de, Manuel Biblique, vol. I, Bruxelles 1838;<br />

HANHART Roberto (1925- ) - Der Heilige der Höchste Hebräische Wortforschung, in Supplement Vetus Testament, 16, Leiden,<br />

pp. 90,91;<br />

HANLOW Sister Ann Patrick - S.S.J. - Encyclopedia Dictionary of Religions, vol. I, Washington D.C. 1979, 981,982;<br />

HANNICH Gustav, Die Prophetie des Buches Daniel, Sas., 1941;<br />

HANSEN Johannes, Dissertatio historico-geografica de Eloha Mahuzzim cuius mentio occurrit Daniel 11:38, Hafn. 1768;<br />

HANSON Anthony Tyrrell, Jonah and Daniel Introduction and Commentary, Madras 1955;<br />

- Eschatology, in A Dictionary of Christian Theology, ed. A<strong>la</strong>n Richardson, London 1969;<br />

HANSON Paul D., The Dawn of Apocalyptic, Phi<strong>la</strong>delphia 1975;<br />

HARDER Frederick Eugene John (1916- ) - Giants of Faitth, Washington D.C. 1961, pp. 121-136;<br />

HARDING William Henry, The Fearless Prime-Minister Daniel, Edinburg 1919;<br />

HARDOUIN Jean (1646-1729) - gesuita franc. - Dissertation de LXX hebdomadibus, Anversa 1703;<br />

- Chronology Vetus Testament, Amsterdam 1709, pp. 592,593;<br />

HARDT Hermann von der (1660-1746) - teol.evang.ted. - Les 4 monarchies, Helmast. 1707;<br />

- Danielis IV Animalis, 1715;<br />

-De Monarchia Roma pagana, Louvain 1727;<br />

HARDY Samuel (1720-1793) - past.angl.ingl. - The Principal Prophecies of the Old and New Testament, Particu<strong>la</strong>rly Those of the<br />

Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1770;<br />

HARENBERG Johann Christoph (1696-1774) - teol.lut.ted. - Aufklärung des Buches Daniel, B<strong>la</strong>nkenburg 1770-1772;<br />

HARLÉ P.A. - protest. - Le Christ-Agneau, essai sur <strong>la</strong> christologie de l’Apocalypse, tesi dattiloscritta presentata il 10 novembre 1955<br />

a Montpellier;<br />

HARLESS Gottlieb Christoph Adolph (1806-1879) - teol.lut.ted. - Bible graeca (Fabricius), vol. VIII, Hamburg, pp. 581-594;<br />

HARMAN Henry Martyn (1822-1897) - Introduction to the Story of the Holy Scriptures, New York 1878; 2 a ed., 1880; 3 a ed., 1883;<br />

1884; 1906, pp. 362-388, 396-425;<br />

-The Book of Daniel, Garden City, New Yorkm 1970;<br />

HARPER, Bible Dictionary, New York 1952, pp. 126,127;<br />

- Bible Commentary, New York 1962;<br />

HARPER William, Miracles of Scriptural Foreknowledge, Sydney 1924, pp. 15-30;<br />

1306<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

HARRELSON Miller J., Interpreting the Old Testament, 1964, pp. 457-469;<br />

HARRIS Robert Laird (1911- ) - The Encyclopedia of Christianity, vol. III, Marshalton 1972, pp. 292-300;<br />

- Inspiration and Canonicity of the Bible, Grand Rapids, 1957; 1969; pp. 140-153;<br />

HARRISON Everett Falconer (1902- ) - ed. Baker’s, Dictionary of Theology, 1960;<br />

- The New Testament and WYCLIFFE’s Bible Commentary, pp. 1046-1106;<br />

HARRISON Ro<strong>la</strong>nd Kenneth (1920- ) - The Dead Sea Scroll, London 1961;<br />

- Introduction to the Old Testament, Grand Rapids, Michigan, 1969, 1975, pp. 268,1105-1134;<br />

- Old Testament Times, Grand Rapids, 1970, pp. 240,246-267;<br />

- Book of Daniel, in Zondervan Pictorial Encyclopedia of the Bible, ed. M.C. Tenney, Grand Rapids, Zondervan 1977; in<br />

The International Standard Bible Encyclopedia, vol. I, Grand Rapids, Michigan, 1979;<br />

HARTENSTEIN Karl Wilhelm (1894-1952) - past.lut.ted. - Der Prophet Daniel, Meditationen über Daniel, Stuttgart 1936; 4 a ed,<br />

1940;<br />

- - Der wiederkommende Herr, eine Auslegung der Offenbarung des Johannes, Earang. Missionsver<strong>la</strong>g, Stuttgart 1940;<br />

HARTLIEB Samuel (v.1600-1662) - mist.angl.orig.ted. - C<strong>la</strong>vis Apococalypse: or a prophecy Key by which the great mysteries of the<br />

Reve<strong>la</strong>tion of St. John, and the prophet Daniel, are opened; it has being made apparent that the Prophetic. Numbers come to<br />

an end the year of our Lord 1651, pp. 914,84,122,144,156;<br />

HARTMAN Lars (1930- ) - Prophecy Interpreted. The formation of some Jewish Apocalyptic Texts and of the Eschatological<br />

Discourse of Mark 13, Lund - Uppsa<strong>la</strong> 1960, Gleerup 1966;<br />

HARTMAN Louis Francis (1901-1970) - C.SS.R. teol.catt.americ.C.SS.R. - The Great Tree and Nabuchodonosor’s Madness, in The<br />

Bible in Current Catholic Thought, a cura di John Lawrence McKenzie, New York 1962, pp. 75-82<br />

- The Jerome Bible Commentary, vol. 1, R.E. Murray in, Englewood Oliffs, New York 1968;<br />

- The Book of Daniel, Garden City, New York 1970; traduzione italiana, Daniele, in Grande Commentario biblico<br />

Queriniana, ed. Queriniana, Brescia 1973, pp. 572-589;<br />

- The Book of Daniel: a new trans<strong>la</strong>tion with notes and Commentary on chapters 6-9, Garden City, New York, 1978;<br />

HARTMAN Louis Francis, col<strong>la</strong>boratore di DI LELLA Alexander A.;<br />

HASEL Gerhard Franz (1935-198 ) - prof.e teol.avv.amer.orig.ted. - Reve<strong>la</strong>tion and Interpretation in Daniel, in The Ministry, ottobre<br />

1974, pp. 20-23;<br />

- Identity of the Saints of the Most High in Daniel 7, in Biblica, Romae, n. 56, 2, 1975, pp. 173-192;<br />

- Christ’s Atoning Ministry in Heaven, in Supplement The Ministry, gennaio 1976, p. 4;<br />

- The Seventy Weeks of Daniel 9:24-27, in The Ministry, maggio 1976, p. 23;<br />

- The First and Third Years of Belshazzar, in Andrews University - Seminary Studies, vol. XV, n. 2, autunno 1977, pp. 153-<br />

168;<br />

- The Dead Sea Scrolls Have Provided a Wealth of New Material for reassessing current opinions regarding the Book of<br />

Daniel. Daniel survives the Critic’s Den., in The Ministry, gennaio 1979, pp.8-11;<br />

- Daniel Survives the Critics, in The Ministry, gennaio 1979; trad. francese, Daniel survit à ses critiques, in Servir, II<br />

trimestre 1980, pp. 25-32;<br />

- L’authenticité du livre de Daniel, in Singes des Temps, maggio-giugno 1979, pp. 12-16;<br />

- Aramaic of Daniel, in The Ministry, gennaio 1980, pp. 12,13;<br />

- Is the Aramaic of Daniel Early o Late?, in The Ministry, gennaio 1980;<br />

- Quelques éléments d’ordre historique dans le livre de Daniel, in AA.VV., Daniel - Questions Débattues, Collonges sous<br />

Salève 1980, pp. 26-45;<br />

- - The Book of Daniel: Evidences Re<strong>la</strong>ting to Persons and Chronology, Andrews University Seminary Studies, n. 19, 1, 1981,<br />

pp. 37-49;<br />

- - The Book of Daniel and Matters of Language: Evidences Re<strong>la</strong>ting to Names, Words, and The Aramaic Language, Andrews<br />

University Seminary Studies, n. 19, 3, 1981, pp. 211-225;<br />

- The Little Horn, the Saints and the Sanctuary in Daniel 8, in The Sanctuary and the Atonement, Washington D.C. 1981;<br />

traduzione francese, La petite corne, les saints et le sanctuaire en Daniel 8, in AA.VV., Prophétie et Eschatologie,<br />

Conference Biblique, Seminaire Adventiste de Collonges sous Salève 1982, pp. 195-254;<br />

- Interpretations of the Chronology of the Seventy Weeks, in AA.VV., Seventy Weeks, Leviticus, Nature of Prophecy, Frank<br />

B. Holbrook, Editor, Washington D.C. 1986;<br />

HASENKAMPS Johann Gerard (1736-1777) - teol.rifor.ted. - Versuch einer Erklärung der 70 Jahrwochen Daniels, Lemgo 1772;<br />

HASKELL Stephen Nelson (1833-1922) - pred.avven.amer. - The story of Daniel the Prophet, Battle Creek, Michigan, 1901; South<br />

Lancaster, Massaciuset, 1908, 295 p.;<br />

- The Cross and the Shadow, South Lancaster 1914; 1970, 388 p.;<br />

HASKINS Thomas Wilson (1848-1895) - past.episc.amer. - Is the Papacy in Prophecy? Oakloma, California 1890;<br />

HASTINGS James (1852-1922) - past.Chiesa libera scozz. - ed. A Dictionary of the Bible, vol. I, 1898, 1942, 1963;<br />

- The great Texts of the Bible, vol. VIII, Jeremia-Ma<strong>la</strong>chi, New York 1915, pp. 255-289;<br />

HATCH Arthur Elser (1862- ) - A Handbook of Prophecy. Divine Economy, Mendota 1913, pp. 85-135;<br />

HAUPT Paul (1858-1927) - assirol.ted. - Ridalgo and Filius Romini, in Journal of Biblical Literature, n. 40, 1921, pp. 167-170;<br />

HAUSSLER John Cecil, Daniel XI. The story of God’s People from Age to Age, ed. La Sierra, California 1961;<br />

HAWKINS John, A treatise on the Second Chapter of Daniel, London 1814;<br />

HAWLEY Charles Arthur (1889- ) - The Teaching of Apocrypha and Apocalypse, New York 1925;<br />

HAWLEY Si<strong>la</strong>s (1815-1888) - past.presb.americ. - The Second Advent Doctrine Vindicated, a Sermon Preached at the Dedocation of<br />

the Tabernacle, by Rev. S. Hawley, With the Address of the Tabernacle Committee, May 15, J.V. Himes, Boston 1843;<br />

Haymon d’Halberstadt (IX secolo) - MIGNE, P.L., CXVII, col. 1074;<br />

Esposizione sull’Apocalisse, MIGNE, P.L., vol. 117;<br />

HAYNES Charles Boynton (1882-1958) - pred.avven.amer. - Bible Prophecies Unfolded, Nashville, Tennessee 1919, pp. 11-59;<br />

- The Book of all Nations, Nashville, Tennessee, 1935; edizione rivista 1950;<br />

- The Hour of God’s Judgment, New York 1950;<br />

HEATH Alban Ernest - scritt.ingl. - The Prophecies of Daniel, in the Light of History, London 1955;<br />

1307


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

HEATH G. Wilson, Vedere WOLLEY;<br />

HEATON Eric William (1920- ) - Encyclopedia Britannic, vol. VII, 1968; pp. 50-52;<br />

- The Book of Daniel, London 1956, 1959, 1964;<br />

- - His Servants the Prophets, London 1949; 1950, pp. 17,136, n. 32 181; trad. tedesca Georg SAUER (1926-1958) - Die<br />

Propheten des Alten Testament, München 1959, pp. 82,181;<br />

- The Old Testament, Prophet, London 1958, pp.134,135;<br />

HEBBELYNCK Adolphus (1859-1939) - De Autoritate Historica libri Danielis hec non de Interpretationas vaticinia LXX<br />

hebdomadum, Dissertation, Louvanio 1887;<br />

HEERING Gerrit Jan (1879-1956) - past.rifor.o<strong>la</strong>nd.orig.giavan. - Dieu et Cesar, Paris 1933, p. 160;<br />

HEIDEGGER Johann Heinrich (1633-1698) - Mysterium Babylonis Magnae, Leiden 1687;<br />

HEILBRONNER Philipp (1546-1616) - teol.luter.ted. - Danielis prophet vaticinia, Lauingen 1587;<br />

Heinbuche von Langenstein Heinrich, o von Hessen (1325-1397) - Invectiva contra monstrum Babylonis, nel 1393;<br />

HEINISCK Paul (1878-1956) - teol.catt.austr. - Theologie des Alten Testament, Bonn 1940; traduzione inglese HELDT William<br />

Geirge (1013- ) - O.S.B. - Theology of the Old Testament, Collegeville 1950; trad. italiana D. PINTORELLO, Teologia<br />

del Vecchio Testamento, Torino 1958;<br />

HEINZ Johann - prof.avven.austr. - Le Propleme de l’autenticité et de l’unité du livre de Daniel, in AA.VV., Daniel - Quéstions<br />

Débattues, Collonges sous Salève 1980, pp. 9-25;<br />

HELLER Adolf (1895- ) - Biblische Zahlen symbolik, 1936; 2 a ed., Stuttgart 1951;<br />

HELSING(IUS) Johannes, Thesis critico-ecclesiastica. De Statuae Nebucadnetsar pedibus ferreis, eorumque digitis partis ferreis,<br />

partis fictilibus, Monarchiam quartam nempe romanam adumbrantibus, Hafn. 1714;<br />

HELWIG (HELWICH) Andreas (1572-1643) - rettore di Berlino - Antichristus Romanus, in Proprio Suo Nomine, Numerum Illum<br />

Apocalypticum [DCLXVI] Continente Proditus, Typis Laurentij Seuberlichs, Wittebergae 1612;<br />

HELZHAUSER Bartholomaeus, Interprétation de l’Apocalypse, trad. Ignace Nico<strong>la</strong>s de WUILLERET, vol. II, Paris 1856;<br />

HEMENWAY Emily (Mrs. James) (1820-1893) - The Voice of God to the World by Inspired Witnesses, Jesus, Daniel and Job,<br />

Concord, New Hanphry 1864;<br />

HEMKEL Friedrich - past.lut.ted. - Frater Hermannus Lehninensis redivivus, Frankfort - Leipzig 1745;<br />

HEMPEL Johannes (1891-1964) - past.lut.ted. - Worte der Propheten, Berlin 1949, pp. 9,18,52,55,63,78-82,100,164,175,251-269,291;<br />

Heinbuche von Langenstein Heinrich, o von Hessen (1325-1397) - Invectiva contra monstrum Babylonis, nel 1393, (manoscritto di<br />

Bres<strong>la</strong>u, B.U., Col. 320);<br />

HENDRIKSEN William (1900- ) - More than Conquerors - An Interpretation of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Grand Rapids, 1939;<br />

- Bible Survey. A Treatise of Bible Information, Grand Rapids, 1947, pp. 15,17,20,29,115,118,123-126,315-318,474;<br />

- New Testament Commentary of I and II Thessalonians, Grand Rapids, 1955;<br />

HENGSTENBERG Ernest Wilhelm (1802-1869) - teol.lut.ted. - Die Authentizität des Buches Daniel und Integritäd des Sachariah,<br />

Berlin 1831;<br />

- Genuineness of Daniel, Edinburg 1848; trad. inglese PRATTEN Benjamin Plummer, Genuineness of Daniel, Lovanio<br />

1875;<br />

- Old Testament Christology, trad. Theodor MEYER - James MARTIN, vol. II, 1839; vol. III, Edinburg 1858, pp. 82-214;<br />

Grand Rapids, 1956, pp. 69-235; ed. tedesca 1964;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, 2 vol., trad. Patrich FAIRBAIRN, Edinburgh 1851;<br />

HENNINGES Ernest Charles - Rose Bell, Daniel the Prophet in the Latter Days, Melburn, Australia 1920;<br />

HENRIQUET Alexandre (1799-1885) - past.evang.svizz. - L’Apocalypse ou Révé<strong>la</strong>tion de Jésus Christ, Paris 1873;<br />

HENRY Alfred B. - past.rif.franc. - Les difficultés critiques et historiques du livre de Daniele, Cahors 1898;<br />

HENRY Carl Ferdinand Howard (1913- ) - NICOLE Roger, Reve<strong>la</strong>tion and the Bible. Contemporary evangelic thought, Grand<br />

Rapids, 1858;<br />

- YOUNG George Doug<strong>la</strong>s (1910- ) - teol.presb.amer. - The Bible Expositor, vol. 2, Job-Ma<strong>la</strong>ki, Seranton, Pa, 1960,<br />

1966;<br />

HENRY Matthew (1662-1714) - eseg.presb.ingl. - An Exposition of the Old and New Testament, 6 vol., edito da George Burden and<br />

Joseph Hughes, 1ª ed. americana, Towar & Hagan, Phi<strong>la</strong>delphia 1828-29;<br />

- Commentary on the Whole Bible, vol. IV, Isaiah - Ma<strong>la</strong>chi, New York, s.d.,;<br />

HENRY Pierre Fourier, Les deux grandes dates de l’Histoire, Avignon 1930;<br />

HENSHAW John Prentias Kewley, An Inquiry into the Meaning of the Prophecies, Re<strong>la</strong>ting to the Second Advent of Our Lord Jesus<br />

Christ, Daniel Brunner, Baltimore 1842;<br />

HENSHAW Thomas, The Writings. The 3 d Division of the Old Testament Canon, London 1963, pp. 255-279;<br />

HENSON Herbert Hensley (1863-1947) - vesc.angl.di Durham - The Major Prophets, London 1929, New York 1930, pp. 99-108;<br />

HENTSCHELL Christian, Die Metamorphosi Nebuccodonosor, cap. IV philologena, sotto <strong>la</strong> presidenza di Johann Wilhelm<br />

HILLIGER (1643-1705) - filos.ted. - Wittemberg 1671;<br />

HENTZEPETER Hendrik (1781-1847) - scritt.rifor.o<strong>la</strong>nd. - De nabyzyn de ondergang der tegenweerdige Wereld en der aarde, Den<br />

Haag 1822;<br />

- De groote Wereldgebeurtenissen, Amsterdam 1841;<br />

HEPP Valentin, (1879- ) - De Antichrist, Kampen 1919;<br />

HEPPENSTALL Edward (1901- ) - teol.avvent.amer.orig.ingl. - Daniel 8:14 in Perspective, in The Ministry, ottobre 1956, pp. 29-<br />

31;<br />

- Our High Priest, Washington D.C. 1972, pp. 107-129;<br />

- The Man who is God, Washington D.C. 1977, pp. 103-106;<br />

HERBERT Arthur Cleve<strong>la</strong>nd - luogoten.colonn.ingl. - Daniel Chapter IX. Aids to prophecy, in Study, n. 34, London 1927, pp. 5-22;<br />

HERBERT Ferdinand - past.evang.ted. - Wie wird es doch hernachgehen? Betrachten über der Buch Daniel, 1895;<br />

- The Prophet Daniel, Eberf. 1903;<br />

Hermann ( -v.1300) - monaco cistern.abate di Lehnin. - citato da HENKEL;<br />

HERMANN L. - protest. - Le nombre de <strong>la</strong> bête de l’Apocalypse johannique, Lat. 1948, pp. 23 e seg.<br />

HERRING Benjamin Oscar (1889- ) - Studies in the Prophets, Nashville, Tennesse 1944, pp. 181-187,195-199;<br />

1308<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

HERRMANN Léon - protest. - La vision de Patmos, in Latinus, revue d’études <strong>la</strong>tines, Bruxelles-Berchem 1965;<br />

HERSEY Lewis, Review of prof. CRASE’s Remarks on the Book of Daniel, Boston 1844;<br />

HERTLEIN Eduard (1861- ) - Der Daniel in der Römerzeit, ein kritischer Versuch zur Datiering einer wichtigen Urkunde des<br />

Spätjudentums, Leipzig 1908;<br />

HERVEY Nathaniel - miller.amer. - The Marriage Supper of the Lamb, together with Daniel’s visions harmonized and exp<strong>la</strong>ined,<br />

Boston 1843;<br />

- Prophecies of Christ’s First and Second Advent, Daniel’s visions harmonized and exp<strong>la</strong>ined, Joshua V. Himes, Boston<br />

1843;<br />

HERVORDIA Henricas de, Liber de rebus memorabilioribus, sive Chronicon, 1342, ed. August Potthast, Goettingen 1859;<br />

HERZOG SOCIN Johann Jakob (1805-1882) - teol.evang.svizz. - Realenc. für Theologie Kirke, vol. III, Stuttgart 1855, pp. 271-286;<br />

2 a ed., Leipzig 1878, pp. 269-472;<br />

- The New SCHAFF GERZOG Encyclopedia of Religion, vol. II, Grand Rapids, 1952, pp. 237-251;<br />

HESLOP William Greene (1886- ) - Diamonds from Daniel, Kansas City 1937; 2 a ed., Grand Rapids, 1046;<br />

HETZENAUER Michael (1860-1928) - min.cap.ted. - Biblia Sacra Vulgatum editionis, Ratisbona 1906; 1914; 3 a ed., 1929, pp. 835-<br />

853;<br />

HEUS A, Dictionnaire Anticatholique, vol. III, Bruxelles 1906, pp. 64-66;<br />

HEWITT C<strong>la</strong>rence Horace (1890-1952) - eseg.avvent.del I giorno amerc. - The Seer of Babylon: studies in the Book of Daniel, Boston<br />

1948;<br />

- The Validity if the Year-day Theory, in opera coll. The Hebrew Prophets, 1948; Boston 1950;<br />

HEYCOCK Edwin, The Prophetic History of the Church and the World from the Reve<strong>la</strong>tion, Daniel and Ezekiel, Manchester 1872,<br />

pp. 247-267,414-448;<br />

HICHCOCK George Stewart, The Beasts and the Little Horn, London 1911, 1912;<br />

HIERS Richard Hyde (1932- ) - Purification of the Temple, in Journal of Biblical Literature, XC, 1971, pp. 82-90;<br />

- Reader’s Guide to the Bible, Nashville 1978, pp. 79-81;<br />

HIGGINS August John Brockhurst, Jesus and the Son of Man, Phi<strong>la</strong>delphia 1964, pp. 15,20,23,47,59,61,64,65,71-73,109,112,114,<br />

145,147,148,154,165-167,196-199,205,210;<br />

- Is the Son of Man a Problem Insoluble? in Neotestamentica et Semitica, Edinburg 1969, pp. 70-87;<br />

HILDE Reuben Lynn, An Exegesis of the Little Horn of Daniel 8, Washington D.C. 1853, tesi univers. dattiloscritta;<br />

Hildegard (v.1098-1179) - Sciv<strong>la</strong>s, sive Vislonum ac Reve<strong>la</strong>tionum, vol. III, 11; MIGNE, P.L., 197, col. 707-724;<br />

HILDENFELD Adolf Bernhard Christoph Christian (1823-1907) - teol.luter.ted. - Die Propheten Ezekiel und Daniel, Halle 1863, pp.<br />

73-101;<br />

- Die Jüdische Apok. in ihrer geschtlichen Entwicklung, Jena 1857, pp. 17-50;<br />

HILL Max (1880-1951) - Studies in Prophetic History, St Helena, California, 1915, pp. 27-91;<br />

Hilten Johann (1425-1500) - di Fulda, francescano - Opera Omnia, Biblioteca Vaticana, Col. Pa<strong>la</strong>t. Lat. 1849, fol. 287;<br />

HIMES Joshua Vaughan (1805-1895) - past.miller.amer. - Views of the Prophecies and Prophetic Chronology, Selected from<br />

Manuscripts of William Miller with a memoir of his Life, Dow and Jackson’s Power Press, Boston 1842;<br />

HINKLEY Wil<strong>la</strong>rd H., The Book of Daniel Its prophecy Character and Spiritual Meaning, Boston 1894;<br />

HINMAN C. H. - eseg.prot.Nuova Ze<strong>la</strong>nda - Brief Studies in Prophecy with Sermons on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Sydney 1935;<br />

HINRICHS C.F., Apocalypse Interpreted, 1893;<br />

HINTON Isaac Taylor (1799-1847) - past.batt.amer.orig.ingl. - The Prophecies of Daniel and John, Illustrated by the Events of<br />

History, Turnbull & Pray, Woodward & Mathews, David Keith, St. Louis 1843;<br />

HIRSCH Eike Christian, Das Buch der Bücher,<br />

HIRSCHT A., Die Apocalypse und ihre neueste Kritik, Leipzig 1895;<br />

HISLOP Alexander (1807-1865) - past.Chiesa libera scozz. - The Two Babylons, Edinburg 1853, London 1907; New Jersy 1959;<br />

traduzione francese di Maurice CERISIER - Les Deux Babylones, Paris 1886; ed. Fischbacher, Paris 1972; traduzione<br />

spagno<strong>la</strong>, Dos Babilonias, Loizfaux Brothers, New York;<br />

- The Light of Prophecy Let in the Dark P<strong>la</strong>ces of the Papacy; being an Expositor of 2 Tessalonians 2:3-12, Edinburg 1846;<br />

HITCHCOCK George Steward - protest. - The Beasts and the Little Horn, London 1911, 1912;<br />

HITZIG Ferdinand (1807-1875) - teol.evang.ted. - Das Daniel, Leipzig 1850;<br />

HOARE Edward Newenham (1802-1877) - The Christian Herald, vol. IV, Dublin 1833;<br />

HOCKING William James, The Seventy Weeks of Daniel, London 1921;<br />

HODGES Edward Richmond (1826-1881) - Ancient Fragments, nuova ediz. London 1876;<br />

HOË von HOENEGG Matthias, Commentariorum in Johannis Apocalypsin, libri VIII, Impensis Haeredum Schürerianorum &<br />

Johannis Fritzschii, Lipsiae - Francofurti 1671;<br />

HOEHNER Harold W. - evangel. - Chronological Aspects of the life of Christinity, parte 6, Daniel’s Seventy Weeks and New<br />

Testament chronology, in Biblioteca Sacra, n. 132, Dal<strong>la</strong>s, Texas, gennaio-marzo 1975, pp. 47-65;<br />

HOEKSEMA Herman, Behold He Cometh. An Exposition of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Grand Rapids, 1969;<br />

HOELSCHER Gustav (1877-1947) - teol.evang.ted. - Die Entstehung des Buxhes Daniel, in Theologie St. und Kritical, n. 92, pp. 113-<br />

138;<br />

- Problèmes de <strong>la</strong> littérature apocalyptique juive, in Revue d’Histoire et de Philosophie religieuse, t. II, Paris 1929, p. 103;<br />

HOENICKE Mathiad (1664-1724) - gesuita ted. - De hebdomadibus Daniel in Christo vero Messia adimpletus, Heidelb. 1717;<br />

HOEPFL Hildebrand (1872-1934) - O.S.B.cecoslov. - Introductionis in sacros utriusque Test, libros compendium, II, 1, 1921; 2 s ed.,<br />

Napoli 1963, pp. 560-579;<br />

HOFFMANN Johannes Friedrich (1848- ) - Antiochus IV Epiphanes, King of Syria, Leipzig 1873;<br />

HOFFMANN Melchior (v.1495-1543) - teol.anab.ted. - Das XII kap. Daniel, Wittemberg 1526;<br />

HOFMANN Johann Christian Korad von (1810-1871) - teol.evang.ted. - Weissagung und Erfüllung, vol. I, Nordl., 1841;<br />

- - Die 70 Jahre der Jeremia und 70 Jahrwochen der Daniel, Norimberga 1836;<br />

HOFMANN Matthaeus, Chronotaxis Apocalyptica Visionibus Apocalypticis Certas Temporum Periodos Assignans, Johannes<br />

Bielckius, Jena 1668;<br />

1309


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

HOGEL Zacharias (1637-1714) - teol.luter.ted. - Antipseudirenicon apocalypticum oder diè Erklärung der Offenbarung Daniel und<br />

Johannes, Stettin 1646;<br />

HOGG William Bennett (1880-1937) - Talks on the Book of Daniel, Hollywood 1934;<br />

HOLGER, Die Zeichen in der Daniels Weissag, Friburg 1777;<br />

HOLLAND Kenneth J. - pred.avvent.amer. - God’s Preview of the future, in These Times, Nashville, Tennessee 1970;<br />

HOLLARD Auguste (1869- ) - teol.rif.fran. - Le Dieu d’Israël, Paris 1933;<br />

HOLLARD Roger (1838-1902) - past.riform.franc. - L’Ancien Testament en face de <strong>la</strong> science et de <strong>la</strong> critique moderne, Lausanne<br />

1906, pp. 45-116;<br />

HOLMES James Ivory (v.1780-1843) - past.angl.ingl. - The Reve<strong>la</strong>tion of St John Elucidated and Certain Portions of Daniel and<br />

Ezekiel, vol. I, II, London 1815; nuova edizione, The Fulfilment of the Reve<strong>la</strong>tion of St John Disp<strong>la</strong>yed from the<br />

Commencement of the Prophecy, London 1819;<br />

HOLMES William Anthony (1782-1843) - past.angl.ingl. - The Time of the End, being a Series of Lectures on Prophetical<br />

Chronology, London 1833, pp. 204,206,275,285,464-469,478,479;<br />

HOLTZ Traugott - protest. - Die Christologie der Apolcalypse des Johannes, Akademiever<strong>la</strong>g, Berlin 1962;<br />

HOLZHAUSER Bartholomaeus (1613-1658) - sacerd.bavar. - Interprétation de l’Apocalypse, renfermant les 7 âges de l’Église<br />

catholique, trad. di WUILLERET Ignace Nico<strong>la</strong>s de (1817-1875) - sacerd.svizz. - vol. II, 1, 1856; 3 a ed., 1872;<br />

HOMANNER Wilhelm, Die Dauer der offentlichen Wirsamkeit Jesu, Freiburg, i. Br. 1908;<br />

HOMMEL F., Neue Kirchl. Zeitschrift, I/1890;<br />

Honoré d’Autun, Inevitabile sive de praedestinatione et de libero arbitrio dialogus, verso 1120, pubblicato da CASSANDER Georges<br />

(1513-1566), Col. 1552, e riportato nelle sue Opere, Paris 1616, pp. 623-639;<br />

HONTHEIM Joseph (1858-1929) - Das Todesjahr Christi und die Wachen Daniels, in Der Katholik, n. 34, 1906, pp. 12-36, 96-128,<br />

176-188, 254-281;<br />

HOONACKER Albin von (1857-1933) - canonico belga - L’Historiographie du livre de Daniel. Le Muséom, in Review d’Étuses<br />

Orientales, n. 44, Louvain 1931, pp. 169-176;<br />

HOOPER Edwyn Buchanan, Daniel and the Maccabees, London 1927;<br />

HOOPER John, The Doctrine of the Second Advent, Jeanes Nusbet, London 1829; 2 a ed., 1830;<br />

- Works - vol. 2, Early Writings of John Hooper, edito per <strong>la</strong> Parker Society da Samuel Carr;<br />

- - vol. 2, Later Writings of Bishop Hooper, edito per <strong>la</strong> Parker Society da Charles Nevinson, The University Press, Cambrige<br />

1843-52;<br />

- - Apocalypsis or the Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ Minutely Interpreted and Considered, William Edward Painter, London<br />

1846;<br />

- - The Advent; or the Reve<strong>la</strong>tion, appearence and Coming of the Lord, Seeley, Burnside-eeley, London 1847;<br />

HOPKINS E. D. (1877- ) - World History in Prophecy, 1942, pp. 3,34;<br />

HOPKINS Samuel, A Treatise on the Millennium, Isaiah Thomas and Ebenezer T. Andrews, Boston 1776;<br />

HORCHE Henrich (1652-1729) - teol.evang.ted. - Das Alpha und das Omega oder Zeitrechung der ganzen Heiligen Schrifft, Thomas<br />

Fritsch, Leipzig 1697, pp. 163-181;<br />

- Saron und Achor, Marabor 1719;<br />

HORN Robert M., Go Free! - The Meaning of Justification, Downers Grove 1976;<br />

HORN Siegfrid Herbert (1908- ) - archeol.avvent.amer. - The Aramaic Problem of the Book of Daniel, in The Ministry, maggio<br />

1950, pp. 5-8; giugno, pp. 35-38; luglio, pp. 34-36;<br />

- Pietre che par<strong>la</strong>no, ed. A.d.V., Firenze 1958;<br />

- Book of Daniel, in Seventh-day Adventist Bible Dictionary, Washington D.C. 1960;<br />

- New Light on Nebuchadnezzar’s Madness, in The Ministry, aprile 1978, pp. 38-40;<br />

- Elephantin papirus, Daniel 8:14, in The Ministry, 1981, pp. 24-27;<br />

- WOOD Lynn H. - archeol.avv. - The Chronology of Ezra 7, Review and Herald Publishing Association, Washington D.C.<br />

1953;<br />

HORNE Edward Hastings (1862- ) - past.angl.ingl. - The Meaning of Daniel’s Visions, London 1930;<br />

HORNE Thomas Hartwell (1780-1862) - past.metod.ingl. - Introduction to the Study and Knowledge of the Holy Scripture, vol. IV,<br />

Phi<strong>la</strong>delphia 1827, pp. 208-219;<br />

HORNER Joseph, Darius the Mede (Daniel), Cyrus the Great. A Chronological-historical Study, Pittsburg 1901;<br />

HOSKIER H.C. - protest. - Concerning the text of the Apocalypse, 2 vol., Quaritsch, Londres 1929;<br />

HOSPERS Johannes Hendrik, Twee problemen betreffende het aramae van het boek Daniel, Gron. 1948;<br />

HOSSFELD Frank Lother - MEYER Yve, Prophet gegen Prophet, Friburg 1973, pp. 58,80,179;<br />

HOTTMANN Paul, Im Zeichen der Antichrist., Stuttgardt 1906;<br />

HOUBIGANT Charles François (1686-1783) - catt.ebraizz.fran. - Dissertation critique et théologique sur <strong>la</strong> venue d’Elie, composta<br />

nel 1734 (manoscr. francese autografato n. 24873, Bibl. Nazion. Paris. Inserita in, Analecta juris pontificii, Roma 1875, col.<br />

901-961, 1029-1110);<br />

- Biblia hebraica, IV, Paris 1753, pp. 541-588,892,893;<br />

HOUSE Benjamen L. - pred.avvent.amer. - Bible Doctrines for Seventh Day Adventist Colleges, ediz. rivista Berring Spring 1926;<br />

1927, pp. 219-225;<br />

HOVEDEN Roger de (v. 1200) - cronista inglese - The Annals, trad. Riley, t. II, London 1853, p. 184<br />

HOWARD George William Frederick (1802-1864) - VII conte di Carlisle - The second Vision of Daniel. A paraphrase in verse,<br />

London 1858;<br />

HOWELL Warren Euhgene (1869-1943) - prof.avvent.amer. - Meaning of Cut off, Leviticus 23:29, in The Ministry, settem. 1939, pp.<br />

37,38;<br />

HOWIE Carl Gordon (1920- ) - The Book of Ezekiel. The Book of Daniel, Richmond 1961, pp. 88-142;<br />

HSIER Andrew Yu Wang, Some Problems in the Aramaic Portion of the Book of Daniel, tesi TALBOT, 1961;<br />

HUBY Joseph - SJ, cattol. - Apocalypse et Histoire, in Construire, XV, Dumoulin, Paris 1944, pp. 80-100;<br />

- Autour de l’Apocalypse, dans Dieu vivant, 5 a ed., Paris 1946;<br />

HUCHEDE Prosper Pierre, Histoire de l’Antechrist, Laval 1866, 2 a ed., Paris-Lyon 1866;<br />

1310<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

HUEBNER Artur (1885-1937) - Daniel. Eine Deutschordensdichtug, Berlin;<br />

- Die poetische Bearbeitung des Buches Daniel, Berlin 1911;<br />

HUEGEL Friedrich (Freiherr von) (1852-1925) - Ueber des Judentum und Hellenismus;<br />

HUELSEMANN Johann (1602-1661) - Cum Jesu scrutinium prophetiae, angelicae de quatour monarchiis cap. VII Daniel,<br />

Wittemberg 1641;<br />

HUGHES, A New Heavens and New Earth,<br />

HUIT Ephraim ( -1644) - past.dissid.amer. - The Whole Prophecy of Daniel exp<strong>la</strong>ined by a Paraphrase, Analysis and Briefe<br />

Comment: Where in the Several Vision Showed to the Prophet, Are Clearly Interpreted, and the Application Thereof<br />

Windicated Against Dissenting Opinions, Henry Overton, London 1644;<br />

HUMPHREY DAVY Alfred, The Bible and Palestinian Future. Prophecy to be fulfilled, London, s.d., pp. 42-52;<br />

HUNT Bampton - O.S.B. - A Short Note on Daniel 12:11,12, in Scripture Catholic Review, n. 9, Edinburg 1957, pp. 84,85;<br />

HUNT Dave - evang.americ. - Global Peace and the Rise of the AntiChrist, Eugene Ore, Harvest House, 1990;<br />

- A Woman Rides the Beast - the Roman Catholic Church and the Last Days, Harvest House Publishers, Eugene, Oregon<br />

1994;<br />

HUNT John (1748-1816) - past.dissid.ingl. - A Treatise on the 4 th Chapter of Daniel with Remarks on the Sermon of Christ, 1812;<br />

HUNT Thomas, Infinite Treasures in Earthen Vessels, written in a Treatise on the 4 th chapter of Daniel, London 1872;<br />

HUNTER Adam Michell (1871- ) - Daniel and the Age of the Bible, London 1904;<br />

HUNTER Peter Hay (1854-1940) - The Story of Daniel, London 1904;<br />

HUNTINGFORD Edward - past.angl.ingl. - A Practical Interpretation of the Reve<strong>la</strong>tion of John, London 1871;<br />

- The Apocalypse, London 1881;<br />

- A Harmony of the Chronology Prophecies of Daniel, London 1895, pp. 1-80;<br />

HURLABT James Lyman (1843-1930) - teol.wesl.americ. - Story of the Bible. Daniel I-VI, 1901;<br />

HURST Clyde J., in WYCLIFFE Bible Encyclopedia, vol. I, Chicago 1976, pp. 420-423;<br />

HURST John Fletcher (1834-1903) - vesc.metod.amer. - Ed. Librery Of Theology: a Biblical Litetrature, New York 1880;<br />

- Literature of Theology: a c<strong>la</strong>ssified bibliography of theology. And general religious Literature, New York 1896, pp.<br />

26,72,75-76,82,94,95,175;<br />

Huss Jan (John) (v.1373-1415) - riform.ceco - De Anatomia Antichrist, Strasburg 1526;<br />

- The Letters of John Huss, edito da Herbert B. Workman and R. Martin Pope, Hodder and Stoughton, London 1904;<br />

- De Omni sanguina Christ glorificat;<br />

HUSSEY Robert, The rise of the Papal Power, At the C<strong>la</strong>rendon Press, Oxford 1863;<br />

HUTCHINSON Richard, The Throne of Judah Perpetuated in Christ, J.E.L. Miller, Montreal 1843;<br />

HUTCHESON William (1805-1876) - The Apocalypse Opened, G<strong>la</strong>sgov 1857;<br />

HYATT James Philip (1909- ) - Prophecies Religieuses, New York 1946, pp. 26-28,30;<br />

IMBONATI Carlo Giuseppe ( -1687) - monaco cistern.ital. - Adventum Messiae, Rome 1694, pp. 80-86;<br />

Innocenzo II, Gregorio Papareschi ( -1143) - card. 1116, papa 1130-1143 - MIGNE, P.L., CCXVII, col. 324,325;<br />

Innocenzo III, vedere Lotario de’ Conti di Segni (v.1160-1216) - papa dal 1196 - Sermo III de Tempore, MIGNE, P.L., CCXVII, 1855,<br />

col. 324,325;<br />

- Opera Omnia, in MIGNE, P.L vol. 214-217;<br />

IRONSIDE Harris Allen (1876-1951) - past.evang.amer. - Lectures on Daniel the Prophet, New York 1911; 2 a ed., 1920; 11 a ed.,<br />

1944; New York 1968; Neptune, New Jersy, 1969;<br />

IRVING Edward (1792-1834) - past.presb.scozz. - Babylon and Infidelity Foredoomed of God: a discourse on the Prophecies of<br />

Daniel and the Apocalypse, 2 vol., Chalmers and Collins, G<strong>la</strong>sgov 1826; 2 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1828;<br />

- Daniel’s Vision of the four Beasts and of the Son of Man opened, London 1829;<br />

- On the Prophecies. Dates mentioned in Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Bath 1830;<br />

- Exposition of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, in una Series of Lectures, vol. 1, Baldwin and Cradock, London 1831;<br />

- The Prophetic Works, vol. II, 1870, pp. 651-660;<br />

IRVING William Abdrew (1894- ) - The Prophets and TheirTtimes, edizione rivista di SMITH John Marlin Powis, 1941, 1960;<br />

Isidore di Pelusium, Episto<strong>la</strong>rum Libri Quinque, MIGNE, P.G., vol. 78;<br />

JACOB Edmond (1909- ) - teol.prot. - Théologie de l’Ancien Testament, Neuchâtel 1955, pp. 49,54,81,94,124,134,159,<br />

166,175,190,195,196,221,241,252,257,274,275; trad, inglese Arthur W. HEARTHCOTT - Philip J. ALLCOCK, Theology of<br />

the Old Testament, New York 1958, pp. 61,63,102,104,118,152,165,195,196,204,216,236,242,243,251,303,313,320,341,<br />

342; trad. italiana, L’Antico Testamento, Roma 1970;<br />

- Aux sources bibliques de L’Apocalyptique. Apocalypse et Théologie de l’Espérance, in Lectio Divina, n. 95, Paris 1977, pp.<br />

43-61;<br />

- Du prophetisme c<strong>la</strong>ssique au livre de Daniel, Apocalypse et Théologie de l’Espérance, Paris 1979;<br />

JACOBI Jusus Ludwig (1815-1888) - teol.evang.ted. - Die kirchliche Lehre von der Tradition und heiliage, Schrift, in ihrer<br />

Entwickelung, vol. I, Daniel, Berlin 1847;<br />

JACOBUS Me<strong>la</strong>nchton William (1855- ) - past.presb.amer. - ed. Stand, Bible Dictionary, 1909; vedere ZENOS;<br />

JACQUIER Eugène (1847-1932) - teol.catt.franc. - Histoire des livres du Nouveau Testament, vol. I, Paris 1903, pp. 100,101;<br />

- La Parole de Dieu, 9 a ed., Paris 1929;<br />

JAGÍC Vatroslàv (1838-1908) - filos.austr. - Vetus Testament Prophetarum interpretatio istro croatico saeculi XVI, Wien 1897, pp.<br />

213-253;<br />

JAHN Gustav (1837- ) - Das Buch Daniel nach des Septuaginta hergestelt, übersicht unde kritische erkl., Leipzig 1904;<br />

JAHN Johann (1750-181) - eseg.catt.austr. - Einleitung in der gottlichen Schriften des Alten Bundes, vol. II, Wien 1803, pp. 607-657;<br />

JALAGUIER Prosper Frédéric (1795-1864) - teol.riform.franc. - La prophétie de <strong>la</strong> fin de Daniel IX, Montauban 1827;<br />

JAMES STUART (JACOBUS) Vl (1566-1625) - re di Scozia, poi re d’Inghilterra dal 1603 col nome di Giacomo I, Commentatio In<br />

Apococalypse 20:7-10 - De Antichrist, Basilea 1596; Jena 1603;<br />

- The Workes of the Most High and Mighty Prince, Iames, … King of Great Britain, edito da Iames Mountague, Bishop of<br />

Winton, Robert Barker and Iohn Bill, London 1616;<br />

JAMMY Pierre ( - 1665) - domen.franc. - ed. Opera omnia, 1615;<br />

1311


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

JAN Johann Wilhelm (1681-1725) - Antiquae et pervulga<strong>la</strong>e de quatour monarchiis sententiae contra recentiorus quorundam<br />

obieciones, Friburg 1728;<br />

JANNAWAY Frank George, Bible Times and Seasons, with illustration from the Books of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, London 1923;<br />

JANOW Matthias (v.1350-1393) - prete ceco - Tractatus de abominatione deso<strong>la</strong>tionis, 1392;<br />

- Tractatus de Antichristus (1389), in Regu<strong>la</strong>e veteris et novi Testamenti, lib. III, fr. 5, 6, ed. V<strong>la</strong>stimil Kybal, Innsbruck<br />

1908, 1911, 1913;<br />

JANSEN R. - O.P. - Daniel, in Der heilige Schrift, Amsterdam 1941, pp. 3394-2298 ;<br />

JARKELL Willy, Daniel, Berlin 1922;<br />

JARRER O. - cattol. - Die geheime Offenbarung, Benziger, Einsiedeln - Cologne 1938;<br />

JAUCOURTT Louis de (1704-1779) - med.e filos.franc - Semaine de Daniel, in Encyclopedia, vol. XIV, Neuchâtel 1765, p. 935;<br />

JAY Stephen ( -1689) - Daniel in the Den; or, the Lord Presence (Anthony earl of Shaftsbury) imprisonment and miraculous<br />

deliverance represented in a discourse, London 1882;<br />

JEAN Charles François (1874- ) - orient.franc - Le Milieu Biblique avant Jésus Christ, vol. I, Histoire et Civilisation, Paris 1922,<br />

pp. 153,157,252; vol. II, La Littérature, Paris 1923, pp. 382-489;<br />

JEFFERY Arthur - orient.amer. - The Interpreter’s Bible, vol. VI, The Book of Daniel, Nashville - New York, 1956;<br />

JENKINS Ethel Stout (1882- ) - scritt.avv.amer. - The Time of the End. A verse by verse study of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion,<br />

Mursfreeboro, Tennessee, 1939, 244 p., pp. 1-61; Nashville, Tennessee, 1944, X-355 p., pp. 1-96;<br />

JENKINS Ferrell, The Old Testament in the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Marion, Indiana, 1972; Grand Rapids, 1976, pp. 49,52-54,67;<br />

JENKS William, ed. The Comprehensive Commentary on the Holy Bible - Observations of Rev. Thomas Scott, notes from Many Other<br />

Writers, 5 vol., Brattleboro Typographic Company,. Brattleboro 1834-1838;<br />

Jephet ibn Ali Kalevi, - A Commentary on the Book of Daniel, edita da Margoliouth Samuele, Oxford 1889;<br />

- The Arabic Commentary of Yefet ben Ali the Karaite on the Book of Hosea, edito da Philip Birnbaum da otto manoscritti<br />

con note critiche e una introduzione aggiunta, The Dropsie College for Hebrew and Cognate Learning, Phi<strong>la</strong>delphia 1942;<br />

JEPSEN Alfred (1908- ) - Bemerkungen zum Danielbuch, in Vetus Testamentum, Leideb 11 ottobre 1961, pp. 380-391;<br />

JEREMIAS Alfred (1864-1935) - Der Antichrist In Gesch. under Gegenwart, Leipzing 1930;<br />

JEREMIAS J., Ar Maguedon, in Dictionary of the Bible, vol. 2, Hasting, New York, Scribner 1909;<br />

JERUSALMI Isaac (1928- ) - In the Garden of Ezra and Daniel, Chicago 1966; 2 a ed., The Aramaic sections of Ezra and Daniel,<br />

Cincinnati 1970;<br />

JOEL Manuel (1826-1890) - Notizen zum Buche Daniel, Bresl. 1873;<br />

JOHANNIS Erasmus, C<strong>la</strong>ra demonstratio Antichristum immediate post mortem Apostolorum coepisse regnare in Ecclesia Christi,<br />

1584;<br />

John of Paris, Tractatus de Antichristo, Title n. 5 in Pseudo Joachim, Exposito … in Librum Beati Cirilli, ecc. fols. XLIV-LV;<br />

JOHNS Alger Francis (1918- ) - pred.avv.amer. - The Riddle on the Wall, in The Ministry, ottobre 1936, p. 18,19;<br />

JOHNSON Andrey Rodway, The Cultic Prophet in Ancient Israel, 2 a ed., Cardiff 1962;<br />

JOHNSON Olie Andrea (1851-1923) - pred.avv.amer.orig.norveg. - Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Wal<strong>la</strong> Wal<strong>la</strong> 1920, 42 p., dattiloscritto;<br />

- The Daily. Is it Paganism? College P<strong>la</strong>ce, Washington, verso 1921;<br />

JOHNSON Philip Cortelyon (1906- ) - The Book of Daniel, Grand Rapids, 1964;<br />

JOHNSSON William G. - teol.avv. - La Trinité Satanique: une exégèse d’Apocalypse 13, in AA.VV., Prophétie et Escatologie, vol. I,<br />

Collonges sous Salève1982, pp. 336-368;<br />

- Conditionality in Biblical Prophecy with particu<strong>la</strong>r referance to Apocalyptic, in AA.VV., Week, Leviticus, and the Nature<br />

of Prophecy, Darcom Series, ed. F.B. Holbrook, vol. 3, Biblical Research Institute, Washington D.C. 1986, pp. 259-287;<br />

- The Saint’s End-Time Victory Over the Forces of Evil, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion, Book II, Frank B. Holbrook,<br />

Editor, Silver Spring 1992, pp. 3-40; traduzione in fracese, La victoire des Saints dans les temps de <strong>la</strong> fin, in Servir, II, 1995;<br />

JOLY - abate - Aux sources bibliques: Saint Paul, l’Apocalypse, Bloud et Gay, Paris 1948;<br />

JONAS (KOCH) Jost (1493-1555) - riform.ted. - Das siebente kap. Daniel, Wittemberg 1530;<br />

JONES Alonzo Trevier (1850-1923) - pred.avv.amer. - The Great Empires of Prophecy, Battle Creek, Michigan, 1898, XV-696 p.;<br />

JONES Bruce William (1935- ) - Ideas of History in the Book of Daniel, Berkholz 1972;<br />

JONES Henry, Compend of Parallel and Exp<strong>la</strong>natory Scriptural References, on Christ’s Second Coming and Hand, Percy & Reed,<br />

New York 1842;<br />

- A Scriptural Synopsis of the Doctrine in General, of Christ’s Second Advent, “at Hand”, Percy & Reed, New York 1842;<br />

- Principles of Interpreting the Prophecies, Gould & Newman, Andover 1843;<br />

JONES William, Lectures on the Apocalypse, Harjette and Savil, London 1830;<br />

JONGELING, Labuschagne, et van der Woud - Aramaic Texte from Qumran, p. 6;<br />

JONSSON C. Olof - ex test.di Geova - I Tempi dei Gentili, La Profezia senza fine dei Testimoni di Geova, ed. Dehoniane, Roma<br />

1987;<br />

JOOS Wilhelm - ex catt. - In Coena Domini;<br />

JORDAN William George (1844- ) - teol.evang.canad. - vedere RIGGS J.S.<br />

JORGENSEN Gunder (1833- ) - Historik betragtuung over profeterne, sazrekill Daniel og Johannes Aabenbarung, Chicago 1908;<br />

JOUBERT François (1689-1763) - sacerd.gians.franc - Concordance et explications des principales propheties de Jéremie, d’Ézechiel<br />

et de Daniel, qui ont rapport ò <strong>la</strong> captivité de Babel, Paris 1745;<br />

- Explication des principales propheties de Jéremie, d’Ézechiel et de Daniel, Avignon 1749;<br />

- Commentaire sur l’Apocalypse, Avignon 1762;<br />

JOÜON Paul (1871-1940) - gesuita franc - Notes sur quelques versets araméens de Daniel et d’Esdras, in Biblica, 1927, pp. 182-187;<br />

- Trois noms de personnages bibliques, à <strong>la</strong> lumière des textes d’Ugarit (Ras Shanra), in Biblica, 1938, pp. 283-289;<br />

JOURDAIN Pierre (pseudonimo GRON) ( -1746) - canonico gians.di Bayeux - Lettre dans <strong>la</strong>quelle on prouve que le retour de<br />

Juifs est proche, 1739;<br />

JOYE George ( -1553) - teol.evang.ingl. - The Exposytion of Daniel the Prophet, Gathered Out of Philip Me<strong>la</strong>ncthon, Johan<br />

Ecolãpadius, Chonrade Pellicane, Out of John, Draconite & C., Genève 1545; ed. John Daye, London 1550; ed. Thomas<br />

Baynalde, London 1550;<br />

JUNG Carl Gustav (1875-1961) - psich.svizz. - Dreams, Princeton University Press, 1974, p. 37;<br />

1312<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

JUNGMANN Justus Heinrich (1613-1701) - avvoc.ted. - Proph. Daniel novo modo et que hactenus inaudito reseratu, Cassel 1681;<br />

JUNKER Hubert (1891- ) - teol.catt.ted. - Prophet und Seher in Israel, Trier 1927;<br />

- Untersuchungen über literarische und exegetische Probleme des Buches Daniel, Bonn 1932;<br />

JUNKIN George (1790-1868) - teol.presb.amer. - The Little Stone and the Great Image, Jas. M. Campbell, Phildelphia 1844;<br />

JURIEU Pierre (1687-1715) - past.rifor.franc. - Préjugés légitimes contre le papisme, t. I, Amsterdam 1685;<br />

- L’accomplissement des prophéties ou <strong>la</strong> délivrance prochaine de l’Eglise, t. I, Rotterdam 1686; 2 a ed., 1686; 3 a ed., 1689;<br />

trad. inglese dal<strong>la</strong> nuova edizione francese, The Accomplishment of the Scriptural Prophecies, or the Approaching<br />

Deliverance of the Church, London 1687;<br />

- Apologie pour l’accomplissement des prophéties, Rotterdam 1687;<br />

JUSTESEN Jerome P. - teol.avv.amer. - On the Meaning of Sadaq, in AUSS, vol. II, 1964, pp. 53-61;<br />

KAEHLER Martin, A Religion Encyclopedia, vol. I, p. 92;<br />

KAISER Otto (1924- ) - Introduction to the Old Testament, trad. da John STURDY, Minneapolis 1975, pp. 305-377;<br />

Ka<strong>la</strong>mos pseudonimo di M.M. WILSON;<br />

KALAU (CALOVIUS) Abraham (1612-1686) - teol.lut.ted. - De LXX settimanis Mysterium, Wittemberg 1663;<br />

- Ann. Anti Grotiana in Jer. und Daniel proph., Wittemberg 1668;<br />

- Biblia Vetus Testamentum ill., vol. II, 1, Frankfort 1672, pp. 587-702; 2 a ed., vol. II, 1, Dresd., 1719, pp. 587-703;<br />

KALLAS James, Reve<strong>la</strong>tion, God and Satan in the Apocalypse, Minneapolis 1973;<br />

KALONNE Henry, The Book of Daniel Clearly Exp<strong>la</strong>ined with a Rational Analysis of Apocalypse, New York 1843;<br />

KALT Edmund (1879-1943) - teol.catt.ted. - Biblisches Reallexikon, vol. I, 2 a ed., 1931; Paderborn 1934, pp. 358-361;<br />

KAMLAH Wilhelm, Apokalypse und Geschichtstheologie, Emil Ebering, Berlin 1935;<br />

KAMPHAUSEN Adolf Hermann Helmut (1829-1910) - eseg.evang.ted. - Das Buch Daniel und die neuere Geschichtsforschung,<br />

Leipzig 1893;<br />

- The Book of Daniel. A critical edition of the Hebrew and Aramaic text, Leipzig 1896;<br />

- Encyclopedia Biblica, vol I, London 1899, col. 1001-1015;<br />

- ed. Biblelwerk de BUNSEN, 1868;<br />

KARTEN Ernest William, Daniel’s philosophy of History, Bracknell, Berkshire 1967, dattiloscritto;<br />

KASEMANN Ernest, Exegetische Versuche und Besinnungen, I, XX, Goettingue 1964;<br />

KASSING A.T. - teol.catt. - Die Kirche und Maris, Düsseldorf 1958;<br />

KAUFMAN Stephen A., The Job Targum from Qumran, in Jaos 93, 1973;<br />

KAUFMANN Jehezkel, The Religion of Israel, London 1961, pp. 12,13,18,66,73,78,79,94,95,97,244, 286,313,350;<br />

KAULEN Franz Philipp (1827-1907) - teol.catt.ted. - Kirchenlexikon (WETZER - WELTE), vol. III, 2 a ed., Freiburg i. Br. 1884, col.<br />

1366-1375;<br />

KAUTSCH Emil Frederic (1841-1910 - eveng.ted. - Ed. Die heilige Schritt im Alten Testament, vol. II, Tübingen 1923;<br />

- Darius the Mede, in The New SCHAFF HERZOG Religion Encyclopedia, vol. III, New York 1909, p. 758;<br />

KECKERHART Gottfried, Dissertation de quarta Monarchia, Fr. a Order 1671, 4 a ed., 1684;<br />

KEIL Karl Friedrich Johann (1807-1888) - eseg.luter.ted. - Bibel Commenter über der Prophet Daniel, Leipzig 1869; trad. EASTON<br />

Mathew George (1823-1894) - The Book of Daniel, Biblical Commentary on the Old Testament, editori. K.F. Keil - F.<br />

Delitzsch, Edinburg 1872, 1884, 1891;<br />

- Biblical Commentary on the Book of Daniel, Grand Rapid, Michigan, 1949;<br />

KEIT, The Signe of de Time, 1 a ed., 1834;<br />

KEITH Alexander (1791-1880) - past.presb.scozz. - Signs of the Time, New York 1832; 5 a ed., Edinburg 1834; 6 a ed.;<br />

- The Harmony of Prophecy, or Scriptural Illustration of the Apocalypse, William Whyte, Edinburgh 1851;<br />

- The History and Destiny of the World and of the Church, according the Scripture, T. Nelson, London 1861, pp. 1-113;<br />

traduzione del<strong>la</strong> 15 a ed., Les prophéties et leur accomplissement littéral, Paris 1938;<br />

KELBER Leonhard Heinrich, Der Antichrist, wer er Ist, 3 a ed., Dritte Auf<strong>la</strong>ge, Weimar 1839; 4 a ed., 1841;<br />

- Das Ende kommt, es kommt das Ende, Part. 3, Vernünftige und Schriftmasige Gedanken über die Schöpfung und Dauer der<br />

Welt, Ver<strong>la</strong>g der Raw’schen Buchhandlung, Nürinberg 1824; Das Ende kommt, Friedrich Henne, Stuttgart 1835; 4 a ed., J.<br />

Scheible’s Buchhandlung, Stuttgart 1842;<br />

KELLER Bruno (1884- ) - past.evang.ted. - Der Prophet Daniel, Dresda 1903, 1904, 1909, 1916, 1919; ed. Sabianke, Praktische<br />

Bibelwerk. Die Propheten, XVII a, Konstanz 1911;<br />

KELLERHALS Emmanuel - protest. - Das geheimnisvollste Buch der Bibel - Eine Einführung in die Offenbarung des Johannes, Fr.<br />

Reinhardt, Bâle 1960;<br />

KELLERMANN O., L’Apostasie. Étude Historique de <strong>la</strong> Chute de l’Eglise selon les Prophéties, Cette 1903;<br />

KELLOGG Moses Eastman - medico avvent.amer. - An Examination of the 1844 time theory, Battle Creek, Michigan, 1907;<br />

KELLY William (1821-1906) - eseg.plim.ingl. - Notes on the Book of Daniel, 1865; New York 1892, 1905, 1919, 1926, 1928, 1939, 7 a<br />

ed., 1943; 8 a ed., 1952;<br />

- Daniel’s Seventhy Weeks, London 1876; Oak Park, s.d.;<br />

- Lectures on the Book of Daniel, 2 a ed., London 1881; 3 a ed., New York 1900;<br />

- The Great Prophecies of Daniel, London 1897;<br />

- Daniel the Prophet, London, s.d.<br />

KEMPIN Albert Julius (1900- ) - Daniel for to-day, Anderson, Indiana 1952;<br />

KENNEDY Gerald Hamilton (1907- ) - vesc.metod.amer. - The Interpreter’s Bible, vol. VI, New York 1956;<br />

KENNEDY H. A. A., St. Paul’s Conception of the Last Things, London 1904;.<br />

KENNEDY Jhon (1813-1900) - The Book of Daniel from the Christian Standpoint, Londra 1898;<br />

KENNETH A. Strand - teol. Avvent. - Interpreting the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Naples, Florida 1979;<br />

- Apocalyptic Prophecy, A Brief Introduction to Its Nature and Interpretation, with Special Attention to Daniel and<br />

Reve<strong>la</strong>tion, 1980;<br />

- Foundational Principles of Interpretation, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book I, Frank B. Holbrook, Editor,<br />

Biblical Research Institute, Silver Spring 1992, pp. 3-34;<br />

- The Eight Basic Visions, in idem, pp. 35-72;<br />

1313


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- The Seven Heads: Do They Represent Roman Emperors?, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, Frank B.<br />

Holbrook, Editor, Biblical Research Institute, Silver Spring 1992, pp. 177-206;<br />

KENRICK Wilson R., A new Exposition of the Prophecies of Daniel, Framingham, Massachusset 1845;<br />

KENT Charles Foster (1867-1925) - A History of the Jewish People during the Babylonian, Persian and Greek Periods, London 1899;<br />

- The Sermons, Epistles and Apocalypses of Israel’s Prophets, from the Beginning of the Maccabean Struggle, New York<br />

1910, pp. 423-452;<br />

- The Historic Bible, vol. IV, New York 1911, pp. 198-203;<br />

KENT Samuel, The disposal and restoration of the Jews, the meaning of the Sanctuary, the Second Coming of Christ, the peaceful<br />

Reign with the Saints, and the End of the World, Liverpool 1839;<br />

KENYON K.M., Jerusalem, Excavating 3000 years of History, Thames and Hudson, 1969;<br />

KEOUGH George D. (1882-1971) - past.avv.scozz. - The prophecy of Daniel XI, Newbold 1964-1965;<br />

KEPLER Thomas Samuel (1897-1963) - Dreams of the Future. Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Abingdon 1963; pp. 23-46;<br />

KERKHERDERE Jan Gerard (1677-1738) - teol.catt.o<strong>la</strong>nd. - Prodromus Danielicum, Louvain 1708-1711;<br />

- - De Monarchia quarta, Fr. a. O. 1671; 4 a ed., 1684;<br />

- - De Monarchia Romae paganae secundum concordiam inter Danielem et Johannem, Louvain 1708 (1727);<br />

KESSLER Werner (1899- ) - Zwischen Gott und Weltmacht. Der Proph. Daniel, Stuttgart 1956; 3 a ed., 1961;<br />

- Die Botschaft des Alten Testament, Stuttgart 1973;<br />

KETTER Peter - cattol. - Die Apocalypse - Herders Biblekommentar: Die heilige Schrift für das Leben erklärt, XVI/2, 3 a ed.,<br />

Fribourgen-Br. 1953;<br />

KEYWORTH Thomas (1782-1892) - past.congr.ingl. - A Practical Exposition of the Reve<strong>la</strong>tion of Saint John, to which are appended<br />

tabu<strong>la</strong>r views of the Reve<strong>la</strong>tions, together with those part of Daniel which correspond thereio, the author, London 1828;<br />

KIDDLE M.K. Ross - protest. - The Reve<strong>la</strong>tion of St John, Moffatt New Testament Commentaries, Hodder & Stoughton, London-<br />

New York 1940, 1944, 1952;<br />

KIDNER D., Ezra and Nehemiah, London 1979;<br />

KIENLEN Henri Guil<strong>la</strong>ume (1816-1878) - Commentaire historique et critiques sur l’Apocalypse de Jean, Paris1870;<br />

KIESLER Herbert - scritt.avvent. - Études exégétique d’Apocalypse 14, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, vol. I, Conference<br />

Biblique Division Eurafricaine, Institut Adventiste du Salève 1988, pp. 76-103;<br />

- Christ: Son of Man: Lamb, in AA.VV, Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, Frank B. Holbrook, Editor, Silver Spring 1992,<br />

pp. 409-429;<br />

KIL William E., vedere GEISLER Norman L. e KIL William;<br />

KILLINGWORTH Grantham (1698-1778) - past.batt.ingl. - On the Immortality of the Soul. Also, a consistent exp<strong>la</strong>nation of the<br />

prophetic Daniel’s Number, London 1761, pp. 118-122;<br />

KIMBALL Irving Ellsworth (1861-1929) - A Short Study of the Prophecies of Daniel, Chorlestown 1898;<br />

KING Edward (1735-1807) - avvoc.ingl. - Remarks on the Signs of the Times, London 1798; 3 a ed., London 1799; ristampato, Jas.<br />

Humphreys, Phildelphia 1800;<br />

- Morsels of Criticism, Tending to Illustrate Some Few Passages in the Holy Scriptures Upon Philosophical Principles, 3<br />

vol., 2ª ed. con supplementi, J. Davis, London 1800;<br />

KING Geoffry Robert, Daniel. A Detailed exp<strong>la</strong>nation of the Book, Grand Rapids, London 1966;<br />

KING John (1740-1811) - past.presb.amer. - Observation on the Prophecies Which Re<strong>la</strong>te to the Rise and Fall of Antichrist, and Such<br />

as Appear to Point to the Events of Our Times: With Some Calcu<strong>la</strong>tions on Prophetical Numbers, to Show that His Fall May<br />

Not Now Be Far Off, George Kenton Harper, Chambersburg 1809;<br />

KINNE Aaron (1745-1824) - past.congr.amer. - A Disp<strong>la</strong>y of Scriptural Prophecies With Their Events, and the Period of Their<br />

Accomplishment. Compiled From Rolling, Prideaux, Newton, and other eminent writers, Samuel T. Armstrong, Boston<br />

1813;<br />

- An Exp<strong>la</strong>nation of the Principal Types, the Prophecies of Daniel, and Hosea, the Reve<strong>la</strong>tion, and other symbolical<br />

Passages of Holy Scriptures, Boston 1814;<br />

KIP Abraham Lincoln (1865- ) - scritt.sved.amer. - The Prophecies of Daniel, New York 1919;<br />

KIRCHNER Georg Simon Ludwig Johann (1864- ) - Die Hauptweissagungen der Buches Daniel er<strong>la</strong>utert u. mit der Weissagungen<br />

der ubrigen prophetas verglicher, Treuenbrietzen 1898;<br />

KIRK Thomas - Daniel the Prophet, Edinburg 1906;<br />

KIRMSS Heinrich Gottfried - Commentary Historycal Critical in Prophet Daniel, Jena 1828.<br />

KIRSOPP Frederick - Prophecy Fulfilled, London 1940;<br />

KITCHEN Kenneth Anderson, Alter Orient und Alten Testament, trad. Ilse FUHR, Wuppertal 1965; traduzione inglese, Ancient<br />

Orient and Old Testament, London 1966;<br />

- The Aramaic of Daniel, in opera col<strong>la</strong>na Notes on some Problems of the book of Daniel, ed. D.J. Wiseman, London 1965,<br />

pp. 31-79;<br />

KITTEL G. - FRIEDRICH G., Theological Dictionary of the New Testament, E.T., of TWNT, trad. e edizione Di G.W. Bromiley.<br />

Grand Rapids, 1964;<br />

KITTO John (1905-1854) - eseg.evng.ingl. - The Encyclopedia of Bible Litterature, vol. I, 10 a ed., New York 1858, pp. 516-521;<br />

Edinburg 1870, pp. 416-623;<br />

KLAUSER Theodor (1894- ) - Ed. Reallex. für Antike und Christentum;<br />

KLEIN Jean Georges, 70 Wochen Daniel, Strasburg, s.d.;<br />

- Commentationis succinctas de summis orbis imperiis disputatio tertia, complectens Medorum dynastiam priorum,<br />

Strasburg, s.d.;<br />

KLIEFOTH Theodor Friedrich Dethlof (1810-1895) - teol.lut.ted. - Das Buch Daniel, Schwerin, Lipsia 1868;<br />

KLINE Meredith G. - Treatof the Great King, Grand Rapids 1963;<br />

- The Covenant of the Seventy Weeks, in The Law and the Prophetes, Old Testaent. Studies prepared in honor of Old<br />

Testament. ALLIS, 1974, pp. 452-469;<br />

KLOSYERMANN Ericvh (1870-1963) - Der Apocalypse der Propheten Daniel, in Auslegung Septuaginta, Hexap<strong>la</strong>, und Patristik,<br />

Leipzig 1895, pp. 113-123;<br />

1314<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

KLUIT Adriaan (1736-1807) - teol.rifor.o<strong>la</strong>nd. - Elenchus. Explication LXX hebdomades Daniel IX,24, 1768, Bibl. Hagana, historical<br />

philologocal teological, V, 3, Vativinia de Messia duce Primarioem, sive Explicatio LXX Hebdomadum Danielis, Amsterdam<br />

1774, Addenda 1775, pp. 602-620;<br />

- De zeventig weken Daniel met bij<strong>la</strong>ren, Middelburg 1775;<br />

KNABENBAUER Joseph (1839-1911) - gesuita ted. - Commentarius in Danielem prophetam, Lamentatione et Baruch, Paris 1890;<br />

Commentaire in Daniel prophète, Paris 1891;<br />

KNAPP Christopher (11870-1945) - Daniel and His Companions, in Treasures of Truth, n. 140, New York, s.d.;<br />

KNEVELS Wihelm - protest. - Die Offenbarung des Johannes - praktisch-theologische Hilfsbücher, n. 13, Brönner, Francfort s. M.,<br />

1935;<br />

KNIERM R., Pechac Verbrechen, in Theologisches Handwörterbuch zum Alten Testament, vol. 2, Munich 1976;<br />

KNIGHT George Augus Fulton (1909- ) - teol.scozz. - A Christian Theology of the Old Testament, Richmond, Virginia, 1959, pp.<br />

27,29,72,74,96,103,115,118,128,159,173, 176,177,189,199,243,262, 280 ,285,295,310, 326,340,348;<br />

KNOCH Adolf Ernest (1874-1965) - Concordant Studies in the Book of Daniel, Sangus, California, 1968;<br />

KNOX Ronald Arbuthnott (1888- ) - Old Testament according Vulgate, vol. II, New York 1950;<br />

KNOX Thomas, Daniel the Prophet. Reflections on the life and character, Dublin 1849;<br />

KNUDSON Albert Cornelius (1873-1953) - teol.metod.amer. - The Beacon Light of Prophecy, New York 1914;<br />

KOCH (COCCEIUS) Johannes, Johannis Cocceji (1603-1669) - teol.evang.ted. - Observata ad Daniel, Leiden 1666; trad. in o<strong>la</strong>ndese<br />

Abraham van POOT, Anmerkungen over Daniel, Amsterdam 1789;<br />

- Opera Omnia Theologica, Exegetica, Didactica, Polemica, Philologica, vol. III, 2 a ed., Francfort s. M. 1689, pp. 326-386;<br />

3 a ed., 1704, pp. 319-366; 10 vol., Ex Typographia P. & J. B<strong>la</strong>ev, Amsterdam 1701;<br />

KOCH Justus, vedere JONAS Jost;<br />

KOCH K<strong>la</strong>us (1926- ) - Die Weltreiche in Danielbuch, in Theology, Litterature Zeitschr., n. 85, 1960, pp. 829-832;<br />

- Ratlos vor der Apokalyptic, Gütersloch 1970;<br />

- The Rediscovery of Apocalyptic: a polemical work on a Neglected area and its Damaging Effects on the Theology and<br />

Philosophy, trad. Margaret KOHL, London 1972;<br />

- Die Herkunft der Proto-Theodotion-Uebersetzung der Danielbuch, in Vetus Testament, n. 23,3, 1973, pp. 362-365;<br />

- MITARBEIT Von Till Niewisch - TABACH Jürgen, Das Buch Daniel, Ertiäge der Forschung, Band 144, Darmstadl 1980;<br />

KOCKEN Edmund Johann Joseph - teol.catt.o<strong>la</strong>nd. - De theorie van de vier werelddrijken, Nijmegeb;<br />

KOEHLER Ludwig Hugo (1830-1956) - teol.rif.ted. - Old Testament Theology, trad. A Stewart TODD, Phi<strong>la</strong>delphia 1957, pp.<br />

158,159,221,225;<br />

KOEHN Joseph (1876- ) - teol.catt.svizz. - Der Sieg der Gottesreiches. Bibellesungen über das Buch Daniel, Einsiedeln 1947;<br />

KOENIG Friedrich Eduard (1846-1936) - teol.lut.ted. - The Jewish Encyclopedia, vol. IV, New York 1905, 1909, 1913, pp. 426,427,<br />

430-432;<br />

KOERNER Johann Gottfried (1726-1785) - Der heilige, in Schrift, II, Leipzig 1771, pp. 641-673;<br />

KOHLHOFER Mathias, Die Eineheit der Apokalische, Freiburg 1902;<br />

KOHLREIFF Gottfried (1676-1750) - Chronologia Sacra, Hamburg 1724;<br />

KOLVOORD John, The prophecy of Daniel 8 - The Vision of the Evening and the Morning, Battle Creek, Michigan, 1907;<br />

KÖNN Joseph - cattol. - Gott und Satan, Schriftlesungen über die geheime Offenbarung, Benziger, Einsiedeln - Cologne 1949;<br />

KNABENBAUER J., Commentarius in Danielem, Paris 1891;<br />

KNOWLES L, The Interpretation of the Seventy Weeks of Daniel in the Early Fathers, in WTJ, n. 7, 1945, pp. 136-160;<br />

Kornad von Megenberg nel suo trattato, P<strong>la</strong>nctus Ecclesiae, pubblicato verso il 1337;<br />

KRAELING Emil Gottlieb Heinrich (1892- ) - Anthropos and Son of Man, 1927;<br />

- Some Babylonian and Iranian Mythology in the 7 th chapter of Daniel, Oriental Studies in honour of Dasturbji Sahab Carset,<br />

i Erashji PAVRY, gennaio 1934, Oxford 1934, pp. 328-351;<br />

- Commentary on the Prophets, vol. II, Daniel - Ma<strong>la</strong>chi, Camden, New Jersy; ed. rivista da Julius Augustus BEWER<br />

(1877-1953), New York 1962, pp. 19-74;<br />

- The Prophets, Chicago 1969, pp. 285-292;<br />

KRAEMER Richard - protest. - Die Offenbarung des Johannes in überzeitlicher Deutung, Koezle, Wernigerode 1930;<br />

KRAFT H., Die Offenbarung des Johannes, Handbuch z. N.T., Mohr, Tübingen 1974;<br />

KRAMER Ernest, Die vier Monarchien, Köln 1965;<br />

KRANICHFELD Wilhelm Rudolph (1834- ) - Das Buch Daniel erk<strong>la</strong>rt, Berlin 1868;<br />

KRANZ A.F.J. - scritt.avvent. - Brief Commentary on the Reve<strong>la</strong>tion 7, 1951, dattiloscritto;<br />

KRAPPE Alexander Haggerty (1891-1947) - La vision de Balthasar, Daniel V, in Review d’Histoire des Religions, n. 31, 1928, pp. 78-<br />

86;<br />

KRENTZHEIM Leonhard Sen. (1532-1598) - teol.lut.ted. - Chronologia, vol. I, Görlitz 1577, pp. 131b,156a,159a;<br />

KRESSER Ernest, Die vier Monarchien, Köln. 1965;<br />

KROEXER Jakob (1872-1948) - mennon.russo - Daniel Staatsmann und Prophet, Wernigerod 1928; 3 a ed., Giennes 1957;<br />

- Weltstaat und Gottesreich im Lichte des Prophet Daniel, Wernigerod 1928;<br />

KROHN Barthold Niko<strong>la</strong>us, Gesch. der Fanatischen und enthusiastischen Wiedertäufer vornemlich in Niederdeutsch<strong>la</strong>nd. Melchior<br />

und die Sekte der Hofmannianer, Leipzig 1928;<br />

KROMAYER Hieronymus, Ecclesiae Romanae Apostasia, vol. II, 1682;<br />

KROMMINGA D.H., The Millennium in the Church, Wm. Eerdman’s Publishing Company, Grand Rapids, Michigan, 1945;<br />

KROMREY Gerhart, Daniel, Frankenbach b. Heilbronn 1945;<br />

KRUEGER Gustave Adolphe (1833-1911) - past.rif.alsaz. - Explication sommaire de qualques livres de l’Ancien Testament et de<br />

l’Apocalypse, Toulouse 1913;<br />

KRUSE Heinz (1911- ) - Compositio libri Danielis et idea Filii Jominis, in Verbum Domini, n. 37, 3, Roma 1959, pp. 147-161; 37,<br />

4, pp. 193-211;<br />

KUBIN Alfred (1877-1957) - Der Prophet Daniel, München 1918;<br />

KUENEN Abraham (1828-1891) - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Histoire critique des livres de l’Ancien Testament, t. II, Paris 1868; 1879;<br />

1315


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- De Propheten en prophetie onder Israel, vol. I, Leiden 1875, pp. 18-22,164-173; ed. John Muir, trad. inglese Adam<br />

MILROY (1826-1899), London 1877, pp. 223,224,262-275; Amsterdam 1969, pp. 141-147;<br />

KUENES, La Bible, nouvelle traduction, 7 a parte;<br />

KUENG (KÜNG) Hans (1928- ) - teol.catt.svizzero - L’Èglise, Bruges 1968, p. 640;<br />

- Incarnazione di Dio, ed. Paideia, Brescia 1972, pp. 394,404;<br />

- Commentarius in Librum Daniel, Paris 1939;<br />

KUERSCHENER (PELLICANUS) Konrad (1478-1556) - umanista rifor.alsaz. -Comm. Bibliorum, vol. III, Zürich 1553, fol. 212-234;<br />

- In prophetas maiores et monores, Zürich 1982;<br />

KUHL Curt (1890- ) - teol.evang.ted. - Die drei Männer in Feuer, Giessen 1930;<br />

- Die enistehung des Alten Testament, 2 a ed., München 1960; traduzione inglese C.T.M. HERRIOTT, Edinburgh 1961;<br />

KULN K., Babilon - Babilonia, in TWNT, vol. I, pp. 513-517;<br />

KÛPFER A. - protest. - Die Letzten Dinge; schlichte Detrachtung ûber die Offenbarung, Müller-Kersting, Zürich 1952;<br />

KUYPER A., The Reve<strong>la</strong>tion of St John, ET. Ferdmans, 1935, 1963;<br />

La Bible Annotée, Ancien Testament - Les Prophétes, t. II, Daniel, Paris-Genève;<br />

LA FLÉCHÈRE (FLETCHER) Jean GUILLAUME de (1729-1785) - Posthumous Pieces of the Late Rev. John William de <strong>la</strong><br />

Flétchère, 3 a ed., Methodist Conference Office, London 1800;<br />

- Works, vol. IV, 8 a ed., London 1826;<br />

LA HAYE Jean de (1593-1661) - francesc.franc. - ed. Biblia Maxima. Versionum de MENOCHIO, vol. XI, XVII, Paris 1660;<br />

- Commentarii literales et conceptuales in Apocalissi, t. III, Paris 1644-1648;<br />

LA QUESNERIF G. de, Grande Encyclopedia, vol. III, pp. 136-137;<br />

La RONDELLE Hans K. - teol.avvent. - Christ or Antichrist: The Mysterious Gap in Daniel 9, in The Ministry, maggio 1982, pp. 14-<br />

17;<br />

- Where did Jesus P<strong>la</strong>ce the Seventy Week?, in The Ministry, luglio 1982, pp. 12-14;<br />

- Chariots of Salvation, Review and Herald Publishing Association, Washington 1987;<br />

- Interpretation of Prophetic and Apocalyptic Prophecy, in AA.VV., A Symposium on Biblical Hermeneutics, pp. 225-249;<br />

traduzione francese, Principes hermeneutiques de l’eschatologie bibliques, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, vol. I,<br />

Institut Adventiste du Salève, France 1988;<br />

- Jèrusalem et Babylone: signification Théologiques, in AA.VV., Idem;<br />

- La signification des sept derniers p<strong>la</strong>ies, in AA.VV., Idem;<br />

- The Time of End the Last Day, in Journal of the Adventist Theological Society, vol. 2, n. 2, 1991;<br />

LACHÈZE Pierre (1808- ) - sacerd.catt. - La fin des Temps et l’accomplissement de l’Apocalypse et des anciens prophèties, Paris<br />

1840;<br />

- Le retour des Juifs ou l’accomplissement de tous les anciens prophèties manifestées par l’Apocalypse, Paris 1846;<br />

LACOCQUE André, Le livre de Daniel, De<strong>la</strong>chaux et Niestlé, Neuchâtel-Paris 1976; The Book of Daniel, At<strong>la</strong>nta 1979;<br />

Lactantius Firmianus, Works, tradotto da William FLETCHER, in ANF, vol. 7;<br />

LACUNZA Y DIAZ Manuel de (pseudonimo Ben Ezra, Jua Josafat) (1731-1801) - gesuita cileno - Nouveau Commentaire des<br />

Prophéties de Daniel, de l’Apocalypse et les nouveau Cieux et <strong>la</strong> nouvelle Terre, 1793; pubblicato con lo pseudonimo di Ben<br />

Ezra, ristampato a Paris nel 1934 con note di A, ANTOMARCHI, Un prophète a parlé. Ben Ezra. Nouveau Commentaire<br />

des Prophéties de Daniel…;<br />

- - Venida del Messias en gloria y magestad, t. I, II, 1 a e 3 a ed., stampate senza indicare luogo e data a Cadix verso 1811 e<br />

1815; <strong>la</strong> 2 a ed. porta <strong>la</strong> data di Cadix 1811; si pensa che sia avvenuta a Valencia; Ben Ezra Juan Josafat, Venida del Mesias<br />

en Gloria y Magestad, 2 a ed., Valencia, Spagna; Felipe Tolosa, impresor de <strong>la</strong> Ciudad, Valencia, Spagna, 1812. Dal<strong>la</strong> 4 a all’<br />

8 a ed. sono state stampate a Londra 1816; nel<strong>la</strong> stessa data si segna<strong>la</strong>: La Venida del Messia en Gloria y Magestad.<br />

Obeservacionnes de Juan Josaphat Ben-Ezra. Imprenta de Carlos Wood, Londres 1816; Pueb<strong>la</strong> de Los Angeles, Messico<br />

1821-1822; Mexico 1825; Juan Josafat Ben Wzra, La Venida del Mesias en Gloria y Magestad, 5 vol., edizione emendata da<br />

P. de Chambrobert, Libreria de Parmantier, Paris 1825; London 1826; una edizione stampata, La Venida del Mesias,<br />

Granada (Spagna) 1823 è stata soppressa dall’Inquisizione ed è introvabile; una traduzione inglese con una introduzione di<br />

Edward IRVING, The Coming of the Messiah in Glory and Majesty, by Juan Josafat Ben Ezra,2 vol., L.B. Seeley and Son,<br />

London 1827. Edizione abbreviata a Dublino 1833. Jean Pierre AGIER ha dato all’opera un’analisi dal titolo, Vues sur le<br />

second avènement de Jèsus Christ, Paris 1818. Miguel Rafael URZUA un riassunto, Las Doctrina del P. Manuel Lacunza,<br />

Santiago del Cile 1917;<br />

- - A new Antichrist. Extracts from the Coming of the Messiah in glory and Majesty, by J.J. Benezra (1744-1801), traduzione<br />

di William D. SMART,ed. William D. Smart, Los Angeles, California, 1929;<br />

LADD George Eldon (1911- ) - past.batt.americ. - The Reve<strong>la</strong>tion and Jewish Apocalyptic, in EQ, XXIX, 1957;<br />

- L’Apocalyptic, Apocalypse, in BAKER’s Dictionary of Theology, ed. Everett Falconer Marrison, Grand Rapid, 1960, 50-<br />

54;<br />

- Apocalyptic -Baker’s Dictionary of Theology, London 1960;<br />

- Jesus and the Kingdom, London 1966;<br />

- The Blessed Hope, Grand Rapids, 1972;<br />

- A Commentary on the Reve<strong>la</strong>tion of John, Grand Rapids, 1972;<br />

-.The Last Things, Grand Rapids, 1972;<br />

- The Revival of Apocalyptic in the Churches - The Revival of Apocalyptic, in Review and Expositor, LXXII, n. 3, Summer<br />

1975;<br />

LADEUZE Paulin (1870-1940) - eseg.catt.belga - La date de <strong>la</strong> mort du Christ d’après quelques études récentes, in Revue d’Histoire<br />

ecclésiastique, Louvain, V, 1904, pp. 893-903;<br />

LAFONT SEMTENAC Louis ( -1892) - Le P<strong>la</strong>n de l’Apocalypse et <strong>la</strong> signification des prophèties qu’elle contien, Paris 1872;<br />

LAGRANGE Albert Marie Henri (in religione Marie Joseph) (1855-1938) - domen.franc. -Le prophèties messianiques de Daniel, in<br />

Revue Bibliques, n. 13, 1904, pp. 494-520;<br />

- Le Messianisme chez les Juifs, Paris 1909;<br />

- La Prophetie des 70 senaines de Daniel, in Revue Biblique, n. 39, 1930, pp. 179-198;<br />

1316<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Le Judaisme avant Jésus Christ, Paris 1931;<br />

LAGRANGE Charles Henri (1851-1932) - astron.belga - Leçons sur <strong>la</strong> Parole de Dieu, vol. I, Bruxelles 1912; 2 a ed., 1922;<br />

- Sur <strong>la</strong> Concordance qui existe entre <strong>la</strong> loi historique de BRUECK, <strong>la</strong> chronologie de <strong>la</strong> Bible, …, 2 a ed., Bruxelles 1924,<br />

LAGRANGE M.J., Le Judaisme avant Jèsus Christ, in Études Bibliques, Paris 1931;<br />

LALLEMANT - teol.catt.franc. - Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible de Vigoroux, t. I, Paris 1923, col. 751-752;<br />

LAMB William (1868-1944) - The Times of the Nations, or Human History accurately foretold, being Studies in the Wonderful Book<br />

of Daniel, Sydney, s.d.;<br />

LAMBERT Bernard, detto LAPLAIGNE (1738-1813) - domenic.gians.franc. - Exposition des prédication et des promesses faites à<br />

l’Eglise pour les derniers temps de <strong>la</strong> gentilité, t. II, A. Clo, Paris 1806;<br />

LAMBERT Gustave, Une Exégèse aritmétique du Chapitre IX de Daniel., in Nouveau Revue Théologique, Louvain, n. 74, 1952, pp.<br />

409-417;<br />

LAMBILLY Philippe Auguste de, L’Eglise et les prophèties, ou Vision du Temps, t. I, Nantes 1867; t. II, 1868;<br />

LAMBRECHT J. - e altri, ed. L’Apocalypse johannique et l’Apocalyptique dans le Nouveau Testament, J. Duculot, Gembloux,<br />

Louvain 1980;<br />

LAMORTE André (1896- ) - past.rifor.franc. - La Vocation d’Israël et <strong>la</strong> Vocation de l’Eglise, Paris 1957;<br />

- Le Problem du temps dans le Prophetisme hébreu, Paris 1960, pp. 131,137,139,145,146,152,153,156,166,169,170,<br />

176,177,182,185,188;<br />

LAMPE Geoffrey William Hugo (1912- ) - ed. The Cambrige History Of the Bible, vol. II;<br />

LAMSON Justus Grant (1868-1935) - pred.avvent.americ. -The 11 th Chapter of Daniel Narrated A Short History of the World from<br />

Daniel’s Day to the Day of the Lord, Minneapolis 1909; Grand Rapids, 1923;<br />

LAMY Bernard (1640-1715) - orat.franc. - Vedere HARDOUIN;<br />

LANARÈS Pierre (1914- ) - prof.avvent.franc. - Daniel, Collonges sous Salève 1966, memoire di teologia, 130 p.;<br />

- Qui Dominera le monde?, ed. S.d.T., Dammarie les Lys 1959, 316 p.; 5 a ed. ampliata, 1980, 580 p.;<br />

- Mystère d’Israël, Dammarie les Lys 1975, pp. 100-112;<br />

- L’avenir de l’Europe, in Signes des Temps,maggio giugno 1979, pp. 19-26;<br />

LANCASTER Peter, A Chronologica Essay on the 9 th chapter of Daniel, London 1722;<br />

- Some Remarks on Bp William LLOYD’s Hypothesis on Daniel’s Prophecy of the Seventy weeks, London 1726;<br />

LANCELLOTTI Angelo - catt.OFM - Sintassi ebraica nel greco dell’Apocalisse - I. Uso delle forme verbali, Studio teologico<br />

Porziunco<strong>la</strong>, Assisi 1964;<br />

- L’Apocalisse (Nuovissima Versione del<strong>la</strong> Bibbia), Roma 1970;<br />

LANE William L. (1931- ) - Apocripha, in The Encyclopedia of Christianity, vol. I, Wilmington, De<strong>la</strong>were 1964, pp. 327-330;<br />

LANG George Henry (1874-1958) - The Histories and Prophecies of Daniel, London 1940; 1941; 1942; 1950;<br />

LANGDON Samuel (1723-1797) - A Rational Explication of St. John’s Vision of the Two Beastes, in the XIII th Chapter of the<br />

Reve<strong>la</strong>tion, Daniel Fowle, Portsmouth 1774;<br />

- The Rise and Fall of Antichrist, 1791;<br />

- Observations on the Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ to St. John, Isaiah Thomas, Worcester, Massaschuttes, 1791;<br />

LANGE Johann Peter (1802-1884) - teol.evang.ted. - Die Offenbarung des Johannes, Velhagen & K<strong>la</strong>sing, Bielefeld 1871;<br />

ed. Commentary Bibl., XIII, 2, Daniel, New York 1876; 1915;<br />

LANGENBERG Heinrich - cattol. - Die prophetische Bildsproche der Apokalypse, E. Franz, Metzingen, s.d.;<br />

LANGSTON Earle Legh (1879- ) - past.anglic.ingl. - The present Crisis and the Prophet Daniel, London 1924;<br />

LAPIDE Cornelius, Cornelii a Lapide… Commentarius in Apocalypsin S. Iohannis, Apud Henricum & Cornelium Verdussen,<br />

Antverpiae, 1717;<br />

LAPOINTE Roger, Actualité de l’Apocalyptique, in Église et Théologie, Ottawa, Canada, n. 4, maggio 1973, pp. 197-211;<br />

LÄPPLE Alfred - teol.catt. - L’Apocalypse, ed. Paoline, 1962; Modena 1969; traduzione francese, L’Apocalypse de Jean,Traduction<br />

Œcumenique de <strong>la</strong> Bible, ed. Le Cerf, Paris 1970;<br />

LARKIN C<strong>la</strong>rence (1850-1924) - past.dispens.americ. - The Book of Daniel, Phi<strong>la</strong>delphia 1929; 1944; 1953;<br />

LARRAYA J.A.D., Armaghedon, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia ElleDiCi, vol. I, Torino 1969, col. 758,759.<br />

- Dan’el, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. II, Torino 1969, pp. 762,763;<br />

LARRIDA T., History y Doctrina en el libro de Daniel, in Scriptura Theol. Pamp., n. 5, 1973, pp. 495-528;<br />

LASOR William Sanford (1911- ) - Old Testament, Pasadena 1950, pp. 77-80;<br />

- Amazing Dead Sea Scroll and the Christian faith, 4 a ed., Chicago 1956, pp. 42-44;<br />

- Creat Personalities of the Old Testament Their Lives and Times, Westwood, New Jersy 1959, pp. 164-173;<br />

LATHROP Jospeh (1731-1820) - past.congreg.americ. - A Sermon on the Dangers of the Times, Francis Stebbins, Springfield 1798;<br />

- The Prophecy of Daniel Re<strong>la</strong>ting to the Time of the End, Opened, Applied and Iimproved., 2 Sermons on Daniel 12:1,<br />

Springfield, Massachusset 1811;<br />

- - The Angel Preaching the Ever<strong>la</strong>sting Gospel, A Sermon Delivered in Springfield, April 21 st , 1812, Thomas Dickman,<br />

Springfield, Massachuset, 1812;<br />

LATIMER Hugh, Works, Sermons by Hugh Latimer, vol. I, Sermons and Remains of Hugh Latimer, vol. II, ed. Parker Society from<br />

George Elwes Corrie, The University Press, Cambridge 1844-45;<br />

LATTEY Cuthbert Charles (1877-1954) - gesuita ir<strong>la</strong>nd. - The Book of Daniel, Dublin 1948;<br />

LAU Robert Julius (1856- ) - Testo del Cilindro di Nabonide, Leiden 1905;<br />

LAUNAY Pierre de - pseudonimo di Les BUY de <strong>la</strong> PIERIE Jonas (1573-1661) - eseg.rifor.franc. - Paraphrase et exposition du<br />

prophète Daniel, Sedan 1624;<br />

- Paraphrase et exposition sur l’Apocalypse, Pierre Aubert, Genève 1651;<br />

- Response au livre de M. Amyraut du règne de mil ans, ou de <strong>la</strong> Prospèrité de l’Eglise, Charenton 1655;<br />

LAURANO Louis (1873-1941) - storic.franc. - Manual des ètudes grec et <strong>la</strong>tine, Paris 1921, p. 28;<br />

LAURENTIN René (1917- ) - sacerd.franc. - Structure et Théologie de Luc I.XI, Daniel IX et <strong>la</strong> prophetie des 70 semaine, in<br />

Biblica, n. 53, Roma 1972, pp. 45-56;<br />

LAURIN Robert Bruce (1927- ) - The Layman’s Introduction to the Old Testament, Walley Forge, 1972, pp. 137-160;<br />

1317


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

LAUSSEAU Henri Louis (1896-1973) - abate teol.catt.franc. - COLLOMB Marcel (1887- ) - abate teol.catt.framc. - Manual<br />

d’études bibliques, vol. III, 2, 3 a ed., 1934; vol. V, 2, Paris 1931;<br />

LAWTON Anna - protest. - Der Kirche Trost und Herrlichkeit, MBK -Ver<strong>la</strong>g, Bad Salzuflen 1964;<br />

LAYMAN A, A Few Remarks on Some of the Dates Mentioned in the Book of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, London 1848;<br />

- The Signs of the Coming of Jesus Christ as King of Kings and the Year-day Theory, the Pope of Rome, and the 4 th<br />

Kingdom of Daniel or the Beast, London, s.d.;<br />

LAZZARATO Domenico (1894- ) - sacerd.cattol. - La cronologia di Cristo nel<strong>la</strong> luce del diritto, Città del Vaticano 1946;<br />

- Cronologia Christi seu discordantium fontium Concordantia ad Juris Norman, Napoli 1952, pp. 483,503;<br />

- De ex Danielis nuncuio Christi annus, Napoli 1953;<br />

LE BUY de <strong>la</strong> PERIE, pseudonimo di LAUNAY Pierre de, vedere;<br />

LE FROIS B.J. - teol.catt. - The Woman Clothed with the Sun, Roma 1954;<br />

- Marian Studies, n. 9, 1958, pp. 79-106;<br />

LE GENDRE Philippe, La dèfaite et <strong>la</strong> destruction de l’Antechrist, Rotterdam 1688;<br />

LE PELLETIER Jean (1633-1711) - riform.franc. - Dissertation sur l’Arche de Noé, Rpuen 1700, pp. 478-487;<br />

LEA Henry Charles (1825-1909) - Chapters from the Re<strong>la</strong>tion History of Spain, Phi<strong>la</strong>delphia 1890;<br />

LEBLOIS Louis, Les Livres de <strong>la</strong> Nouvelle Alliance, Paris 1889;<br />

LEBRA Jurgen Christian H., Apocalyptic und Hellenismus in Buch uber Judentm und Hellenismus, in Vetus Testamentum, Leiden<br />

1970, pp. 503-524;<br />

- Perspectiven der Gegenwartigen Danielforschung, in Journal for the Study of Judaism, giugno 1974;<br />

- Köning Antiochius im Buche Daniel, in Vetus Testamentum, n. 25, Leiden, ottobre 1975, pp. 737-772;<br />

LECERF A., Le nom de <strong>la</strong> bête, in Le christianisme au XX siècle, 3 settembre 1942;<br />

LECERF Jean (1918- ) - Peuples, nations et <strong>la</strong>ngues (Daniel 3:4-5), Damas 1973, pp. 239-245;<br />

LECLERCQ Henri (1869-1945) - benedett.franc. - Dictionnaire de Archéologie et de Literature, vol. IV, Paris 1921, col. 221-248;<br />

LECOCQUE André, Le livre de Daniel, Neuchâtel 1976;<br />

LEE Samuel (1625-1691) - De Exicidio Antichristi, 1659; 2 a ed., Londini: J. Streater, Antichristi Excidium, J. Streater, Londini, 1664;<br />

LEE Samuel (1783-1852) - teol.angl.ingl. - The Events and Times of the Vision of Daniel and St. John, Seeley, London 1851;<br />

- An Inquiry into the Nature, Progress, and End of Prophecy, Cambrige 1859, pp. 137-223;<br />

LEEBEE Daniel, The Bridegroom extra, n. 1; a dispatch from the heavenly telegraph, giving a full interpretation of the prophecy of<br />

Daniel, San Francisco 1854;<br />

LEGGE Alfred Owen, The Growth of the Temporal Power of the Papacy, MacMil<strong>la</strong>n and Co., London 1870;<br />

LEGROS Nico<strong>la</strong>s (1675-1751) -Explication de l’Apocalypse, manoscritto 174 (A. 319) de Romen, Biblioteca del<strong>la</strong> città;<br />

LEHMANN Richard - teol.avvent. - Les liens de parenté entre Daniel et l’Apocalypse, in AA.VV., Prophétie et eschatologie,<br />

Conférences Bibliques Division Eurafricaine, Seminaire Adventiste du Salève, vol. I, 1982; traduzione inglese, Re<strong>la</strong>tionships<br />

Between Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, in Simposium on Reve<strong>la</strong>tion, Book I, F.B. Holbrook ed., Biblical Research Institute, Silver<br />

Spring, 1992, pp. 131-144;<br />

- Le faux prophète et l’image de <strong>la</strong> bête, in AA.VV., Études sur l’Apocalypse, Conférences Bibliques Division Eurafricaine,<br />

vol. I, 1988;<br />

- Le sceau et <strong>la</strong> marque de <strong>la</strong> bête, in AA.VV., Idem;<br />

LEIMAN Sid Zalman, The Canonization of Hebrew Scriptures: the Talmudic and Midrasch Evidence, Handen 1976, pp.<br />

10,26,30,37,139,201;<br />

LEMAISTRE DE SACY Louis Isaac (1613-1684) - sacerd.franc. - Daniel, Paris 1698;<br />

- La Sainte Bible, vol. XLIII, prefazione all’Apocalypse, Bruxelles 1703;<br />

LEMANN Augustin (1836-1909) - L’Antichrist dans l’Ancien Testament, Paris 1890;<br />

LEMKE (LEMMICHE) Niko<strong>la</strong>us, (responsabile Johann Christian Siegfried SANNII) Dissertatio quam De Mutatione Nebucadnetsar<br />

non substantialis, Daniel, Hafn. 1739;<br />

LENGERKE Caesar von (1803-1855) - teol.evang.ted. - Das Buch Daniel, Königsburg 1835;<br />

LENGLET A., La structure littéraire de Daniel 2-7, in Biblica, n. 53, n. 2, Roma 1972, pp. 169-190;<br />

LENOIR Jean Raymond (1919- ) - past.avvent.belga - À <strong>la</strong> conquête du Royaume. Daniel 8 et 9, Paris, s.d., 111 p.;<br />

LENORMANT François (1857-1883) - stor.catt.franc. - Les Science occultes en Asie, vol. I, La Magie chez les Chaldéens, Paris 1874,<br />

p. 14; vol. II, La Divination et <strong>la</strong> science des présages chez les Chaldéens, Paris 1875, pp. 169-227;<br />

- Première Civilisation, Paris 1874, p. 113;<br />

LENSKI R.C.H., The Interpretation of St. John’s Reve<strong>la</strong>tion, Columbus, Minneapolis 1963;<br />

- The Interpretation of St. Paul’s Epistles to the Thessalonians, to Timoty, to Titus amd Philemon, 1946;<br />

LESQUEVIN C<strong>la</strong>ude - canonico franc. - Système tiré de l’Écriture sur <strong>la</strong> durée du monde depuis le premier aveniment de Jésus Christ,<br />

jusqu’à <strong>la</strong> fin des siécles, Paris 1733, Biblioteca del Museo Britannico di Londra; Paris 1736, Biblioteca di Grenoble; Paris<br />

1737, Biblioteca Nazionale di Parigi, pp. 313-317, 360;<br />

LESSIUS Lenaert, vedere LEYS Lenaert;<br />

LESTRINGANT Pierre (1889-1973) - past.riform.franc. - Essai sur l’unité de <strong>la</strong> Reve<strong>la</strong>tion biblique, Paris 1942;<br />

LEUPOLD Herbert Carl (1890- ) - teol.luter.amer. - Exposition of Daniel, Columbus, C. 1949; Minniapolis 1961; Baker Book<br />

House, Grand Rapids, Michigan 1969, 1978;<br />

LEUSDEN Jan (1624-1699) -Tractatus Talmudicus Pirke Abhoth, sive capitu<strong>la</strong> Patrum una cum versione Hebraica duorum capitum<br />

Danielis, Utrecht 1665;<br />

- Trans<strong>la</strong>tio Hebraico omnium textum xhaldaicorum qui in Daniel Ezra et Jeremia invenitus, Leiden 1685;<br />

LEUTHI Walter - protest. - La Prophétie de Daniel et nostre temps, Neuchâtel 1943;<br />

LEVASSEUR Charles Louis, Essai sur <strong>la</strong> prophétie des 70 semaines de Daniel, Strasburg 1846;<br />

LEVIE Jean, L’Apocalypse de S. Jean devant <strong>la</strong> critique moderne, in Nouveau Revue Théologique, 1924;<br />

LÉVRIER Xavier, Clé chronologique des dates exactes de <strong>la</strong> vie de Jèsus Christ, 2 a ed., Poitiers 1903; pp. 44,65;<br />

LEYS o LESSIUS Lenaert (1554-1623) -gesuita belga - De Antichristo, Anversa 1611;<br />

LEYSER (LYSERUS) I Polycarpus (1552-1610) - teol.evang.ted. - Comm. in Danielm, cap. I-VI, 2 a ed., Frankfort 1609;<br />

- Colossus Babylonicum; quartour mundi monarchiae, seu Ecclesiastica expositio secundum cap. Daniel, Darmstad 1609;<br />

1318<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

LICHTENBERGER Frédéric Auguste (1832-1899) - teol.luter.alsaz. - Enciclopedie des Sciences Religieuses, vol. III, Paris 1878, pp.<br />

572-590;<br />

LIGHTFOOT R.H., The Gospel Message of St. Mark, London 1950;<br />

LIGNE A. de, Apocalypsis,TDT, Bruxelles 1971;<br />

LILJE Hanns - protest. - The Last Book of the Bible, Phi<strong>la</strong>delphia 1957; traduzione francese, L’Apocalypse; le dernier livre de <strong>la</strong> Bible,<br />

ed. Payot, Paris 1959;<br />

LIMBACH Samuel (1861- ) - Die Propheten Gottes, Basel 1906, pp. 136-143;<br />

- Eine Erklärungen der Propheten Daniel, Basel 1925;<br />

- Die Offenbarung Jesu Christi, von dem, was in Bälde geschehen soll, Bâle 1930;<br />

LIMKE Jürgen, Dissertation de curno parvo;<br />

LINCOLN L.E., Disquisitions on the Prophecies of Daniel, Lowell, Massachuttes 1843;<br />

LINDBLOM Johannes (1882- ) - Prophecy in Ancient Israel, Oxford 1962, pp. 198,294,422;<br />

LINDÉN Ingemar, Biblicum Apocalyptic Utopi, Uppsa<strong>la</strong> 1971;<br />

LINDENFELD D., Efrusi, Eine auflösung des rathschaften profezeiung Daniels cap. 8 betruff, der aclösung Israels, Illock 1889;<br />

LINDENMEYER Julius, Das göttliche Reich als Weltreich, Tübinghen 1869;<br />

LINDER Joseph (1869-1949) - gesuita austr. - Commentarius in librum Daniel, Paris 1939;<br />

- Das Aramäische im Buche Daniel, in Zeitschr. Für Kath. Theol., n. 59, 1935, pp. 503-545;<br />

LINDER Tom (1887- ) - Timetable of Bible Prophecy and Strong Meat, At<strong>la</strong>nta 1947;<br />

LINDL Ignaz (1774-1834) - teol.catt.poi past.evang.prot. - Leitfaden zur einfachen Erk<strong>la</strong>rung der Apokalische, Berlin 1826;<br />

LINDSEY Hal - CARLSON C. Carole, The Late Great P<strong>la</strong>net Earth, Grand Rapids, 1970, pp. 89-93; ed. Bantam Books, New York<br />

1973; trad. francese, L’Agonie de notre vieille P<strong>la</strong>nèts, Strasbourg 1974; nel 1980 è stato il best-seller religioso degli ultimi<br />

anni, 15 milioni di esemp<strong>la</strong>ri);<br />

- The 1980s: Countdawn to Armageddon, 1980;<br />

LITCH Josiah (1809-1886) - past.metod.americano - The Probability of the Second Advent of Christ about A.D. 1843, Boston 1838;<br />

- Prophetical Expositions; or a Connected View of the… Prophets, 2 vol., Joshua V. Himes, Boston 1842;<br />

- Prophetical Expositions, vol. I, Boston 1843;<br />

- Adventist Herald, Boston, 27 novembre 1844, p. 2;<br />

- The Restitution, Christ’s Kingdom on Earth the Return of Israel, Together with their Political Emancipation the Beast<br />

Second Image and Worship and the Fall of Babilon and the Instrument of its Overthrow, J. V. Himes, Boston 1848, 194 p.,<br />

pp. 45-98;<br />

- Prophetical Significance of Eastern and European Movements; Being a P<strong>la</strong>in Literal and Grammatical Construction of the<br />

Last 5 Chapters of Daniel, Boston 1867, 35 p.;<br />

- A complete Harmony of Daniel and the Apocalypse, Phi<strong>la</strong>delphia 1873, 300 p., pp. 19-76;<br />

LITTLE C. H., Exp<strong>la</strong>nation of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, St. Louis 1950;<br />

LIVER J., The Return froom Babylon, Its Time and Scope, in Eretz Israel, n. 5, 1958, pp. 114-119;<br />

LIVERMORE Harriet, The Counsel of God, Immutable and Ever<strong>la</strong>sting, L. R. Bailey, Phi<strong>la</strong>delphia 1844;<br />

- Millennial Tidings, Nos. 1-4, Harriet Livermore, Phi<strong>la</strong>delphia 1831-39;<br />

- The Harp of Israel, to Meet the Loud Echo in the Wilds of America, l’Autrice, Phi<strong>la</strong>delphia 1835;<br />

LIVINGSTON John Henry, The Glory of the Redeemer, in Two Sermons, Delivered Before the New York Missionary Society; The<br />

First on April 23 1799, …by the Rev. Dr. Livingston, Isaac Collins, New York 1799;<br />

LLOYD Gaston, No Stone on Another, ed. Leiden, J. Brill, 1970;<br />

LLOYD William (1627-1717) - vesc.angl.di Worcester dal 1700 - An Exposition of the Prophecy of the 70 Weeks, London 1690;<br />

LO GIUDICE Carmelo, Le Settanta settimane di Daniele e le date messianiche, in La Civiltà Cattolica, 3, Roma 1952, pp. 166-176;<br />

LOCKYER Herbert (1886- ) - All the Books and Chapters of the Bible, Grand Rapids 1966, pp. 192-195;<br />

LODS Adolphe François Paul (1867-1948) - orient.franc - Des Prophétes à Jérusalem. Les Prophètes d’Israël et les débuts du<br />

Judaïsme, Paris 1935; trad. ingl. Samuel Henry HOOKE, London 1937; 1950, pp. 6,182,280,323,345;<br />

- Histoire de <strong>la</strong> Littérature Hébraique et Juive des origines à <strong>la</strong> ruine de l’Etat Juif (135 ap.J.C.), Paris 1950, pp. 830-852;<br />

- Étude Critique de l’Ancien Testament, Histoire de <strong>la</strong> littérature Hébraïque et juive, Paris 1950;<br />

LŒNERTZOP R.J., The Apocalypse of St. John, traduzione di H.J. Carpenter,Sheed & Wand, London 1947;<br />

LOESCHER (US) Caspar (1636-1718) - teol.lut.ted. - De Metam. regis Neb. Daniel IV, Wittembergae 1701;<br />

LOEWEN M.E. - past.avvent. - Appendice in CHAIJ F. - past.avvent. - Preparation for the final crisis, ed. Pacific Press Publishing<br />

Association, USA, 1966, traduzione italiana Roberto SARGENTINI, Preparazione per <strong>la</strong> crisi finale, ed. A.d.V., Falciani<br />

1966, 1979, 176 p., pp.158-174;<br />

LOHER Maximilian Richard Hermann (1864-1931) - Textkritische Vorarbeiten su einer Erk<strong>la</strong>rung des Daniels, in Zeitschr. fuer<br />

Alttestamentilche Wissenschaft, XV, 1895, pp. 78-203,193-225; XVI, 1896, pp. 14-39;<br />

LOHMEYER Ernst - protest. - BORNKAMM G. - protest. - Die Offenbarung des Johannes - Handbuch zum Neuen Testament, n. 16,<br />

Tübingen 1926; 2 a ed., J.C.B. Mohr, Paul Siebeck, Tubingue 1953; Stuttgart 1960;<br />

LOHSE Edward - protest. - Die Offenbarung des Johannes - Das Neue Testament Deutsch, 8 a ed., Vandenhoeck & Ruprecht,<br />

Göettingue 1960; traduzione italiana, L’Apocalisse di Giovanni, Paideia, Brescia 1974;<br />

LOISY Alfred Firmin (1857-1940) - sacerd.modern.franc. - La Religion d’Israël, 2 a ed., Ceffonds 1908;<br />

- Les livres du Nouveau Testament, Paris 1922;<br />

- L’Apocalypse de Jean, Nourry, Paris 1923;<br />

- Le livre de Daniel, Melun 1925;<br />

- Les Mystères païens et le Mystère chretienne, 2 a ed., Paris 1930;<br />

LONG Lucy E., Notes on the Book of Daniel, London 1933;<br />

LONGFIELD George, An Introduction to the Study of the Chaldee Language Comprising a Grammar (based upon WINER’s) and an<br />

Analysis of the Text of the Chaldee Portion of the Book of Daniel, London 1859;<br />

LONGLEY Artur, The Modern World ad the Prophecies of Daniel, Petersborough, Ontario 1962;<br />

LOOMIS Harmon (1805-1880) - The Great Conflict. Christ and Antichrist, New York 1874;<br />

LÓPEZ NÚÑEZ Carlos, Daniel y el Reino de Dios, Santiago 1936;<br />

1319


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

LORD David Nevins (1792-1870) - teol.episc.amer. - The Characteristics and Laws of Figurative Language, New York 1954;<br />

LOS Sietse Cens, Daniel en Antiochus Epiphanes, Kampen, 1925;<br />

Lotario de’Conti di Segni (v. 1160-1216) - papa Innocenzo III, 1196-1216 - Sermo III de tempore, MIGNE P.L., CCXVII, 1855, col.<br />

324,325;<br />

LOUGHBOROUGH John Norton (1852-1924) - pred.avvent.amer. - Review and Herald, 28 marzo 1854;<br />

- The Two-Horned Beast of Reve<strong>la</strong>tion XIII, A Symbol of the United States, Review and Herald, Battle Creek, Michigan<br />

1857;<br />

- The Great Second Adventist Moviment, Review and Herald Publishing, Wachington D.C. 1908, pp. 90,91; New York 1972,<br />

pp. 91,92;<br />

LOUSE Edmond - cattol. - L’Apoclisse di Giovanni, ed. Paoline;<br />

LOWE Marion L., Christ in the Book of Daniel, New York 1968;<br />

LOWELL Henry William, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John exp<strong>la</strong>ined, 2 a ed., London 1838;<br />

LOWTH William (1660-1732) - vesc.angl. d’Ely - A Commentary on the Prophecy of Daniel and the 12 Minor Prophets, London<br />

1726, pp. 1-167;<br />

- A Commentary upon the Larger and Lesser Prophets, 3 a ed., stampato per James and John Knapton, etc., London 1730, pp.<br />

361-406; 4 a ed., 1759, pp. Idem; 6 a ed., 1766, pp. idem; nuova ed., 1822, pp. 324-360;<br />

- Verk<strong>la</strong>ring van de Profeetav en van Daniel, Amsterdam 1748;<br />

LOYS DE CHÉSEAUX Charles Louis (1730-1789) - fisico evang.svizz. - Harmonie des Prophéties, Lausanne 1774;<br />

LOYS DE CHÉSEAUX Jean Philippe (1718-1751) - astron.svizz. - Dissertation critique sur <strong>la</strong> partée prophétique de l’Écriture,<br />

Lausanne 1751;<br />

- Remarques historiques chronologiques et astronomiques sur quelques endroits du livre de Daniel, in Mémoires posthumes<br />

de Monsieur Jean Philippe Loys de Chéseaux.. sur divers sujets d’astronomie et de mathématique avec de nouvelles tables<br />

très exactes des moyens mouvemens de soleil et de <strong>la</strong> lune, Antoine Chapuis, Lausanne 1754; nuova ed., 1777;<br />

LUC Jean André, Ec<strong>la</strong>ircissements sur l’Apocalypse, Genève 1832;<br />

Lucas de Prague (v.1460-1518) - Traité de Antichrist, testo romano e traduzione francese in PERRIN, Histoire des Vaudois, Genève<br />

1619, pp. 253-295; riprodotto in MONASTIER, Histoire de l’Eglise Vaudoise, vol. II, Lausanne 1847, pp. 322-363;<br />

LUCK George Coleman, Daniel, Chicago 1969;<br />

LUECKE Gottfried Christian Friedrich (1791-1855) - teol.lut.ted. - Versuch einer vollständigen, Eibl., in die Offenbarung Johannes,<br />

Bonn 1832; 2 a ed., 1852;<br />

LUEDERWALD Johann Balthasar (1722-1796) - teol.evang.ted. - Die ersten sechs Capitel Daniels nach historischen Grunden<br />

Gepruft und berichtigh, Helmst. 1787;<br />

LUEKEN Wilhelm, Der Erzengel Michael, Marbourn 1898; Göttingen1898;<br />

LUETHI (LÜTHI) Walter (1901- ) - teol.evang.svizz. - De kommende kerk: de boodschap van der Profeten Daniel, trad. H.C.<br />

TOUW, Utrecht 1936;<br />

- Die Kommende Kirche. Die Botschaft der Propheten Daniel, 3 a ed., 1937;<br />

- La Prophétie de Daniel et nostre temps, trad. Renaud de MESTRAL, Neuchâtel 1943;<br />

- Christus Pantolcrator, Ev. Ver<strong>la</strong>g, Zollikon 1954;<br />

LULL Edward Lawrence, Daniel as the Atomic Equations of the Loaves, Salt Lake City 1945;<br />

LULL Ramon (1236-1316) - Liber contra Antichristum, scritto a Montpellier 1289/90, ms. Mi<strong>la</strong>no, Biblioteca Ambrosiana, n. 250<br />

sup., fol. 47-82; Ms. Paris, Biblioteque National, <strong>la</strong>tina 1545, fol. 534-541;<br />

LUPERCHIO Ishak, Apologia y Respuesta y Dec<strong>la</strong>ración de <strong>la</strong>s 70 semãnas de Daniel, Bas. 1658;<br />

LUTHER (LUTERO) Martin - riform. - Ad librum eximii Magistri nostri Ambrosii Catharini, Wittemberg 1521;<br />

- Prefazione in Commentarius in Apocalypsin Ante Centum Annos Editus (attribuito a John Purvey), Wittembergae 1528;<br />

- Vorrede zur die Offenbarung S. Johannes, 1545;<br />

- Der zwolfte Cap. Daniel der Auslegung von Antichristen und Seinem Reich, Wittemberg 1546;<br />

- Saemmtl. Werke, t. 63, 1854;<br />

- Commentaire sur le livre des Réve<strong>la</strong>tion du prophète Daniele, di MELANCHTON, seguito dalle Explication de Martin<br />

Luther sur les mêmes prophéties, tradotto da CALVIN Jean, Genève 1555; p. 12-347 per Me<strong>la</strong>nchtone; pp. 349-421 per<br />

Lutero;<br />

- Das Zwölfe Cap. Danielis, Regensburg 1560;<br />

- Der Garaus von dem Endchrist, seinem Relch und Regimant aus dem Propheten Danlel, Ursel 1574;<br />

- Dr. Martin Luthers sämtliche Schriften, edito da Johann Georg Walch, Concordia, Publishing House, St. Louis, 1881-1910;<br />

- Works, vol. II, 2, Weimar 1960;<br />

- Opere scelte, 3 L’Anticristo, replica ad Ambrogio Catarino, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1989;<br />

LUZZI Giovanni (1856-1948) - past.valdese del Piemonte orig.svizzera - La Bibbia - Gli Agiografi - Daniele, 1925, pp. 245-338;<br />

M’CORKLE Samuel E., The Work of God for the French Republic, and Then Her Reformation or Ruin… In a Discourse Delivered at<br />

Thyatira and in Salisbury on the Fast-Day Appointed by the President, May 9, 1798, Francis Coupee, Salisbury (N.C.),<br />

1798;<br />

M’NEILE Hugh., The Abominations of Babylon, Sherwood, Gilbert, & Piper, London 1826;MAAS Anthony John, The Catholic<br />

Encyclopedia, vol. I, New York 1913, pp. 559-562;<br />

MAC CAUSLAND Dominick (1806-1873) - avvoc.ingl. - The Latter Days of Jerusalem and Rome, as Revealed in the Apocalypse,<br />

London 1859, pp. 336,337,353;<br />

MAC CLAIN Alva J. (1888-1969) - plimont.amer. - Daniel’s Prophecy of the Seventy Weeks, Grand Rapids, 1940; 1971;<br />

MAC CLINTOCK John (1814-1870) - teol.metod.episcop.amer. - Cyclopedia of Biblical Theology and Ecclesiastic Literature, vol. II,<br />

NewYork 1868;<br />

MAC CONNELL Francis John (1871- ) - vesc.metod.aner. - The Prophets Ministry, New York 1930, pp. 214,215;<br />

MAC CORKLE Samuel M., Thoughts on the Millennium, Nashville, Tennessee 1830;<br />

MAC CULLOUGH William Stewart (1902- ) - Israel’s Eschatology from Amos to Daniel, Toronto 1972;<br />

- The History and Literature of the Palestinign Jews from Cyrus to Herod, Toronto, s.d.;<br />

MAC GEE John Vernon (1904- ) - Delving through Daniel, Findl., O., s.d.;<br />

1320<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

MAC GREGOR Edwin Ruth von, The Figures and Symboles of Divine Inspiration, and the Method of Learning Their Meaning, New<br />

York 1853;<br />

MAC HARDIE (Mrs) Elizabeth, The Midnight Cry, London 1883;<br />

MAC KEE John Edward, Commentary on Daniel, Alpine, New York 1953;<br />

MAC NAMARA Martin Jospeh - MSO eseg.catt.ir<strong>la</strong>nd. - New Catholic Encyclopedia, vol. IV, New York 1967, pp. 633-636;<br />

MAC QUEEN Daniel, Obervation on Daniel’s Prophecy of the Seventy Weeks, Edinburg 1748;<br />

MAC RAE A.A., Prophets and Prophecy, in Zonderuan Pictorial Encyclopedia of the Bible, Grand Rapids 1977;<br />

MACER Domenico, vedere DREXEL<br />

MACK Fritz - protest. - Die Offenbarung des Johannes - Stuttgarter Bibelhefte, Quell, Stuttgart 1960;<br />

MACKENZIE George (1669-1725) - metod.scozz. - Synopsis Apocalyptica. Or a short Exp<strong>la</strong>nation and Application of Daniel’s<br />

Prophecy and St. John Reve<strong>la</strong>tion, Edinburg 1708;<br />

MACKENZIE John Lawrence (1910- ) - gesuita amer. - Dictionary of the Bible, Milwaukie 1965, pp. 171-174;<br />

- Ed. The Bible in Current Catholic Thought, New York 1962;<br />

- A Theology of the Old Testament, 1974, pp. 283,298,300,303,305-309;<br />

MACKINSTRY (Mrs) Miriam H. (1885-1930) - The World’s Great Empires, Boston 1883;<br />

- The Forgotten Dream and its Signitication. A treatise on the Second Chapter of Daniel, Boston 1895;<br />

MACLAREN Alexander (1826-1910) - past.batt.scozz. - Expositions of Holy Scriptures, vol. VI., Grand Rapids, 1959, pp. 40-93;<br />

MACLER Frédéric (1869-1938) - Les apocalypses apocryphes de Daniel. L’Apocalypse arabe de Daniel, tesi di Paris 1895; in Revue<br />

des Religions, Paris 1904, pp. 265-305;<br />

MACPHERSON John, in The New Bible Guide, or Recent Discoveries and the Bible, vol. VIII, da John URQUHART, Hartf., Conn.<br />

1925, pp. 150,151;<br />

MADARZLE Jacqucs - protest. - Apocalypses pour nôtre temps, La Pa<strong>la</strong>tine, Paris - Genève 1959;<br />

MADDOX R., Metodenfragen in der Mensohensohnforschung, übers. v. H. THEISOHN, Evang. Theology, n. 32, marzo-aprile 1972,<br />

pp. 143-160;<br />

MADROLLE Antoine (1792-1861) - avvoc.gians.franc - La Grande Apostasie dans le lieu sant, Paris 1850;<br />

MAGER Johannes - past.avvent.ted. - Proc<strong>la</strong>mer le Message Prophétique: Mission Permanente de l’Eglise, in AA.VV, Prophétie et<br />

Eschatologie, Conférences Bibliques Division Eurafricaine, vol. II, 1982, pp. 134-165;<br />

MAGGIOLINI Mario - past.avven. - I Segni dei Tempi, n. 3, 1966;<br />

MAGNIN N. C., Notes sur Daniel et sur l’Apocalypse, Paris 1861;<br />

MAGRI (MACER) Domenico (1604-1672) - sacerd.ital. - vedere DREXEL<br />

MAI Angelo (1782-1854) - gesuita ital.card.dal 1838 - Scriptores Veterum nova coll., vol. I, 2, Rome 1825, pp. 161-221; nuova ed.,<br />

Paris 1907, vol. II, pp. 144 e seg.;<br />

MAIER Gerhard, Der Prophet Daniel, Wuppertal 1983;<br />

MAITLAND Charles David (1785-1865) - past.angl.ingl. - The History of the Beast of the Apocalypse, Being a Paraphrase of the<br />

Thirteenth and Seventeenth Chapters of the Reve<strong>la</strong>tion. Also, A View of the Twelfth, Fourteenth, Fifthteenth, and Sixteenth<br />

Chapter of the Same, G. Dale, London 1813; The Eclectic Review, febbraio 1814;<br />

- A brief and connected View of Prophecy, Being an Explication of the Second Seventh, and Eighth Chapter of the Prophecy<br />

of Daniel; Together with the Sixteenth Chapter of Reve<strong>la</strong>tion to Which are Added Some Observation Respecting the Period<br />

and Manner of the Restoration of the Jews, J. Hatchard, London 1814;<br />

- An Enquiry into the Grounds on Which the Prophetic Period of Daniel and St. John, Has Been Supposed to Consist of 1260<br />

Years, Hatchard and Son, London 1826;<br />

- A Second Enquiry into the Grounds on Which the Prophetic Period of Daniel and St. John, Has Been Supposed to Consist<br />

of 1260 Years, C. and J. Rivington, London 1829;<br />

- The Apostles’School of Prophetic Interpretation: With Its History Down to the Present Time, Longman, Brown, Green and<br />

Longmans, London, 1849;<br />

MAITLAND Samuel Roffey (1792-1866) - past.angl.ingl. - An attempt to elucidate the Prophecies concerning Antichrist: with<br />

remarks on some works of J.H. FRERE, Francis & John Rivington, London 1830, 2 a ed., 1853;<br />

- - An Enquiry into the Grounds of the Prophetic Periods of Daniels and St. John, Has Been Supposed to Consist of 1260<br />

years, Hatchard and Son, London 1826; 2 a ed.,1837;<br />

- - A Second Eenquiry into the Grounds on which the Prophetic Period of Daniel and St. John, Has Been Supposed to Consist<br />

of 1260 years, C. and J. Rivington, London 1829;<br />

MAÏTRE Joseph, La Prophétie des Papes, attribuito a S. MALACHIA, Beaune 1901;<br />

MALAMAT A., A New Record of Nebuchadnezzar’s Palestinian Campaign, IEJ, n. 6, 1956, pp. 246-256;<br />

- The Last Kings of Judah and the Fall of Jerusalem, IEJ, n. 18, 1968;<br />

MALCOLM Howard (1799-1879) - An Index to the Principal Works in Every Departement of Religius Literature, 2 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia<br />

1870;<br />

MALDONADO Juan de (1534-1583) - gesuita spagn. - Commentaire in prophecies Ieremia, Baruch, Ezechiel, Daniel, Psalms, Paris<br />

1610, pp. 598-767; Mainz 1611, pp. 589-755;<br />

MALVENDA Tomas (1566-1628) - domen.spagn. - De Antichristo, 2 vol. in 1, A Sumptibus Societatis Bibliopo<strong>la</strong>rum, Roma 1604;<br />

Valenza 1621; Lyon 1647;<br />

MANGENOT Eugène (1856-1922) - Prophète, in Dictionaire de <strong>la</strong> Bible.<br />

MANLEY George Thomas, Nouveau Manuel de <strong>la</strong> Bible, Nogeant sur Marne 1952, pp. 235-241;<br />

MANN Nicho<strong>la</strong>s ( -1753) - Of the True Years of the Birth and of the Death of Christ - sostiene il 26 d.C., London 1733, p. 134;<br />

trad. <strong>la</strong>tina, 1742, p. 139;<br />

MANNING Henry Edward (1808-1892) - cardinale catt. - The Temporal Power of the Vicar of Jesus Christ, Burns & Lambert, 2 a ed.,<br />

London 1862;<br />

- The Present Crisis of the Holy See, Tested by Prophecy, London 1861; trad. tedesca, Der Antichrist, Regensburg 1861;<br />

- Christ and Antichrist, London 1867;<br />

- The Temporal Power of the Vicar of Jesus Christ, London 1871;<br />

- The Fourfold Sovereignty of God, London 1872;<br />

1321


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

MANSELLI Raoul, La Lectura super Apocalypsin di Pietro di Giovanni Olivi, Roma, 1955;<br />

MANSI Gian Domenico (1602-1768) - arcivesc.di Lucca - Vedere CALMET Antoine, Lucca 1792;<br />

MANSON Thomas Walter (1893-1958) - teol.presb.scozz. - The Son of Man in Daniel, Enoch and the Gospels, in John RYLANDS<br />

Librery Bulletin, vol. 32, n. 2, Manchester 1950, pp. 171-193;<br />

- Some Reflections on Apocalypse, in Mé<strong>la</strong>nges GOGUEL, Neuchâtel 1950, pp. 130-145;<br />

MARCH Edmund, Divine Providence Visibly Engaged in Fulfilling Scripture-Prophecies of the Church of God in the Latter Days, Z.<br />

Fowle and S. Draper, Boston 1762;<br />

MARCHAL J., L’Apocalypse de Jean, un message pour notre temps, Paris 1987;<br />

MARCK Johannes von (1656-1751) - teol.riform.o<strong>la</strong>nd. - In Apocalypsim Johanii Comm. seu Analysis Exegetici, 2 a ed., Utrecht 1699;<br />

MARESIUS (DESMAREST) Samuel (1599-1673) - Dissertatio de Antichristo, Amsterdam 1640;<br />

MARIANI Bonaventura (1902- ) - OFM.ital. - Daniele il patriarca sapiente nel<strong>la</strong> Bibbia, nel<strong>la</strong> tradizione, nel<strong>la</strong> leggenda, Roma<br />

1944;<br />

- Dizionario Enciclopedico, vol. I, Torino 1953, pp.806,807;<br />

- Introductio in libros sacros, in Vetus Testamentum, Roma 1958, su Daniele cap. IV;<br />

MARKOVSKI Ivan Spator, Daniele. La sua persona e <strong>la</strong> sua <strong>profezia</strong>, ed. bulgara, Sofia 1961;<br />

MARREC Pierre, Le Messie. Les propheties messianiques, Rennes 1951, pp. 4-11,22,23;<br />

MARSCH Edgar, Biblische Prophetie und chronographische Dichtung; Stoff - und Wirkungsgeschichte der Vision des Propheten<br />

Danel nach Danil VII, Berlin 1972;<br />

MARSH Frederick Edward (1858-1931) - The Secrets of the Kingdom of Heaven in Re<strong>la</strong>tion to Prophecy, in Aids to Study of<br />

Prophecy, n. 34, London 1927, pp. 51-73;<br />

MARSHALL Benjamin (1682- ) - past.angl.ingl. - A Chronological Treatise upon the Seventy Weeks of Daniel, London 1725;<br />

- Two Lectures in Further Vindication of the Late Bo LLOYDS Hypothesis of Daniel’s Prophecy of the Seventy Weeks,<br />

London 1728;<br />

MARSHAM John (1602-1685) - stor.ingl. - Diatriba Chronologica, London 1649; (refutata da J. Fabre d’Envieu, Vitringa e<br />

Wagenseil);<br />

- Canon Chronicus, Frankfurt 1697;<br />

MARTEN Ernest William - past.avv.ingl. - Daniel’s Philosoph of History, Bracknell, Berkahire 1967, 122 p., dattiloscritto;<br />

- Modern Israel and Bible Prophecy, in The Ministry, luglio 1980, pp. 14-17;<br />

MARTI Karl (1855-1925) - teolevang.svizz. - Das Buch Daniel erk<strong>la</strong>rung, Tübinghen - Leipzig 1901;<br />

- Die heillige Schrift des Alten Testaments, (KAUTSCH & BERTHOLDT), vol. III, Tübinghen 1923, pp. 456-490;<br />

MARTIN Alfred, Daniel the Franework of Prophecy, Chicago 1963;<br />

MARTIN J., The Hebrew of Daniel, in Notes on some Problems of the Book of Daniel, London 1965, pp. 28-30;<br />

MARTIN James P. - The Last Judgment, Handbook of Biblical Prophecy, ed. Amerding and Gasque, Grand Rapids, 1963; 1977;<br />

MARTIN Manuel José, Hi<strong>storia</strong> Sagrada del gran Virrey de los Assyrios y profeta de Dios, el juste Daniel, Madrid 1781;<br />

MARTIN (Mrs) CORA Mee Peabody (1883-1948) - World History in Prophecy. Outlines. The Book of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion,<br />

Madisonm Tennessee, 1941, pp. 1-72;<br />

- The Two Systems, Florida, A<strong>la</strong>bama, s.d.;<br />

MARTIN ACHARD Robert, L’Espèrance des Croyants Face à <strong>la</strong> Mort dans Esaie 65:16-25 et selon Daniel 12:1-4, in Revue<br />

d’Histoire et de Philosophie Religieuse (Me<strong>la</strong>nges Edmond JACOB), n. 3-4, Paris 1979, pp. 439-451;<br />

MARTIN William James (1904- ) - The New Bible Dictionary, ed. James Dixon Dug<strong>la</strong>s, Grand Rapids, 1962, pp 290-293;<br />

- The Hebrew of Daniel – Notes on Some Problems in the Book of Daniel, a cura di D.J. WISEMAN, London 1965;<br />

MARTINDALE C.C. - cattol. - The Apocalypse, a Catholic Commentary on Holy Scripture, Th. Nelson, London 1952;<br />

MARTINI Antonio (1720-1809) - arciv.di Firenze dal 1781 - La Sacra Bibbia, disegni di Gustavo DORÉ e fregi di Enrico<br />

GIACOMELLI, F.lli Treves, vol. II, Mi<strong>la</strong>no 1877, col. 399-430;<br />

- La Bibbia illustrata, Mi<strong>la</strong>no 1923, pp. 339-363;<br />

MARTY J. - protest. - Citation de l’A.T., in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. WESTPHAL, vol. I, Paris 1932, p. 213;<br />

MARXSEN Willi, Einleitung in das Neven Testament, 1963;<br />

MARWICK Nathaniel - teol.angl.ingl. - A Calcu<strong>la</strong>tion of the Seventy weeks of Daniel, London 1728;<br />

MAS NEILE Hugh (1795-1879) - The Aboninations of Babylon, Sherwood, Gilbert & Piperm London 1826;<br />

- The Character of the Church of Rome, George Smith, Liverpool 1836;<br />

- Antichrist, A Course of Sermons on Romanism, Liverpul 1840, pp. 373-445;<br />

MASON Archibald (1753-1831) - past.presb.scozz. - The Church’s Happy Prospect, and the Christian’s Present Duty, an Inquiry into<br />

the Times that Shall Be Fulfilled at Antichrist is Fall; and the Prophetic Numbers cointained in the 1335 Days, G<strong>la</strong>sgow<br />

1818; nuova edizione, The Church’s Happy Prospect, and the Christian’s Present Duty: Containing an Inquiry ... in Five<br />

Discourses: With an Appendix to the Discourse on the Prophetic Numbers. Also Two Essays on Daniel’s Prophetic Number<br />

of 2300 Day, and on the Christian’s Duty to Inquire Into the Church’s Deliverance, G<strong>la</strong>sgow 1820, pp. 23,59; 2 a ed.,<br />

Newburgh 1820, pp. 21,54; nuova ed., Maurice Ogle, G<strong>la</strong>sgow 1821, pp. 129-164;<br />

- Appendix to an Inquiry into the Prophetic Numbers Contained in the 1335 Days, M. Olge, G<strong>la</strong>sgow 1818;<br />

- - An Inquiry into the Time that shall be Fulfilled at Antichrist’s Fall; the Church’s Blessedness in her Millennial Rest;The<br />

Signs that this Happy Season is at Hand; The Prophetic Numbers Contained in the 1335 Days; and the Christian’s Duty, at<br />

this Interesting Crisis: in Five Discourses, M. Ogle, G<strong>la</strong>sgow 1818;<br />

- - Two Essays on Daniel’s Prophetic Number of Two Thousand Three Hundred Days; and on the Christian’s Duty to Inquire<br />

into the Church’s Deliverance, G<strong>la</strong>sgow; 2 a ed., Ward M. Gaz<strong>la</strong>y, Newburgh 1820;<br />

MASON C<strong>la</strong>rence E. Jr. - ENGLISH Eugene Schuyler (1899- ) - Christianity in Reve<strong>la</strong>tion, nel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>na, Prophecy and the<br />

Seventies, ed. Feinberg, Chicago 1974, pp. 223-225-227,228,232;<br />

MASSON Charles ( -1967) - L’Evangile éternel de l’Apocalypse XIV:6 à 7. Homage et reconnaissance à Karl Barth, De<strong>la</strong>chaux<br />

et Niestlé, Paris - Neuchâtel 1946;<br />

MASTERS George - scritt.avvent. - Sanctuary Symbolism in the Book of Hebrew, in Spectrum, vol. 11, 1, luglio 1980, p.18-23;<br />

MASTIN B. A., Daniel 2:48 and the Hellenistic World, in Zeitschriff für Alte Wissenschaff, n. 85, 1, Berlin 1973, pp. 80-93;<br />

1322<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

MATHER Cotton, “The fall of Babylon” Essay I, in The Way of Truth Laid Out, a Catechism…. In Seven Essays, S. Knee<strong>la</strong>nd, Boston<br />

1721;<br />

MATHESON Robert Edwin (1845-1926) - Things Which Must Come to Pass: or, Outlines of Books of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion,<br />

London, s.d., pp. 7-30;<br />

MATHEWS Henry John (1844-1879) - A short Commentary on the Book of Daniel. Miscel<strong>la</strong>ny of Hebrew Literature, vol. II, ed.<br />

Albert Loewy, London 1877; al<strong>la</strong> fine del volume testo ebraico di Saadia;<br />

MATHIESEN Johannes, vedere MATTESON<br />

MATHY Louis Antoine (1884-1976) - pred.avvent.franc - Les 70 Samaines, Dammarie les Lys 1949, 16 p;<br />

MATON Robert (1607- v.1653) - teol.angl.ingl. - A Treatise on the 5 th Monarchy: or, Christ’s person. Reign on earth, London 1655,<br />

pp. 1-151,177-329;<br />

MATTESON (MATHIESEN) Johannes (John) Gottlieb (1835-1896) - pred.avv.amer.orig.danese - Prophecies of Jesus, Batter Creek,<br />

Michigan 1895, 566 p., pp. 293-409;<br />

MAURER Franz Joseph Valentin Dominick (1795-1874) - teol.evag.ted. - Comm. in Vetus Testament, vol. II, 1, Leipzig 1838, pp. 76-<br />

198;<br />

MAURO Philip (1859-1952) - avvoc.amer. - The Seventy Weeks and the Great Tribu<strong>la</strong>tion, New York 1919; Boston 1923, 283 p.;<br />

Swengal 1944, 279 p.;<br />

- The Patmos Visions. A Study of the Apocalypse, Boston 1925;<br />

MAXWELL Arthur Stanley (1896-1969) - pred.avv.ingl. - God and the Future: an introduction to the Study of Daniel, Washington<br />

D.C. 1952, 124 p.;<br />

- C’est <strong>la</strong> fin, Montain View 1984, 94 p., pp. 70-76;<br />

MAXWELL Cyril Mervyn (1925- ) - prof.avv.amer. - God Cares: the Message of Daniel, Pacific Press Publishing Association,<br />

Mountain View, California 1981, 318 p.;<br />

- The Mark of the Beast, in AA.VV., Symbposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, ed. Franc B. Holbrook, Silver Spring, MD 20904,<br />

1992;<br />

MAYER Christiph(orus), Statuam Nebucadnedzaris ad Daniel chapter III, vers. 1, Andrea Schmith, Jena 1693;<br />

MAYER George Karl Wilhelm (1811-1868) - teol.catt.austr. - Die Messianische Prophetie, vol II, Wien 1866;<br />

MAYER Lewis (1783-1849) - past.rif.amer. - Restoration of the Jews, containing an exp<strong>la</strong>nation of the Prophecies in the Book of<br />

Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, 2 a ed., London 1803; 3 a ed., 1806;<br />

- Death of Bonaparte, and Universal Peace: a New Exp<strong>la</strong>nation of Nebuchadnezzar’s Great Image, and Daniel’s Four<br />

Beasts, London 1808;<br />

MAYHEW Jonatha, Papish Ido<strong>la</strong>try, R. & S. Draper, Boston 1765;<br />

MAYNARD Constance Louisa (1849-1935) - The Prophet Daniel and Other Essays, London 1927, pp. 1-15;<br />

MAZIO Paolo, Saggio intorno all’armonia del<strong>la</strong> Storia e Cronologia profana col libro di Daniele. Dissertazione, Roma 1843;<br />

MAZZARELLA Bonaventura (1818-1882) - fil.evang.ital. - Considerazioni sul capitolo II del libro del profeta Daniele, Genova 1857;<br />

McCORCKLE Samuel M., Thoughts on the Millennium, with a Comment on the Reve<strong>la</strong>tions, Republican & Gazette, Nashville 1830;<br />

McCREADY PRICE, vedere PRICE George Mac CREADY<br />

McFARLAND Asa., Signs of the Last Times. A Discourse Deliverd at Concord, New-Hampshire, Sabbath Afternoon, July 24, 1808,<br />

George Hough, Concord, 1808;<br />

McGINN B., Apocalyptic Spirituality, London 1980;<br />

McHARDIE E., The Midnight Cry, London 1883;<br />

McPRICE G., vedere PRICE George;<br />

MEAD (MEDE) Joseph (1588-1634) - past.angl.ingl. – Daniel’s Weeks, stampato da M. F. per John C<strong>la</strong>rk, London 1643;<br />

- Theological Works, Samuel Man, London 1644; 4 a ed., 1677;<br />

- Commentaire sur <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de Jean, ed. inglese, The Key of the Reve<strong>la</strong>tion,… With a Comment Thereupon, stampato da<br />

F. L. per Phil. Stephens, London 1650;<br />

- The Apostasy of the Latter Time, ed. tradotta da SCHOENAUER Johann (1615-1671) - teol.evang.balois - De Apostasia<br />

novissimorum temporum, Basel 1656;<br />

MEAD Willis W., The Apocalypse of Jesus Christ, London 1911;<br />

MEARS John William (1825-1932) - From Exile to Overthrow, Phi<strong>la</strong>delphia 1881, 1914, pp. 32-36,52,102,103,111,120;<br />

MEDA Filippo (1665-1735) - vesc.di Conversano dal 1701 - Discorsi teologici, e predicabili, intorno al<strong>la</strong> Vicinanza del Giudizio<br />

universale, Napoli 1724;<br />

MEDA Joseph, vedere MEAD<br />

MEDE Joseph, vedere MEAD<br />

MEDRANO Antonio, Tempi ultimi e restaurazione finale, ed. Il Cinabro, Catania 1995;<br />

MEGENBERG von Kornad, P<strong>la</strong>nctus Ecclesiae, pubblicato verso il 1337;<br />

MEIKLE James (1730- 1799) - medico ingl. - Coming Events: an Inquiry Regarding the 3 Prophetic Numbers of the Last Chapter of<br />

Daniel, Edinburg 1865;<br />

MEINHOLD Johann Friedrich Helmut (1861-1937) - teol.evang.ted. - Die Compos. der Buches Daniel, Greifsweld 1884;<br />

- Beitrage um Erklärungen der Buches Daniel, Leipzig 1888;<br />

- Hermann STRACK - Otto ZOECKLER (1833-1906) - teol.luter.ted. - Das Buch Daniel - Kurzgefasster Kommende zum<br />

der heilige Schriften, Nordlingen 1889.<br />

MELANCHTON (SCHWARZERD) Fhilipp (1497-1560) - riformat.ted. - Danielis narratio, Hag. 1529;<br />

- Opera quae supersunt omnia, XIII, 1840, col. 828-980;<br />

- In Daniel prophet comm. eiusdem in Hier., proph. vaticinia, argumentum, Basilea 1543, pp. 1-280; riprodotto in Corpus<br />

Reform., XIII, 1846, col. 823-980; traduzione ted. JONAS (KOCH) Jost (1493-1555) - riform.ted. - Der Propheten Daniel<br />

asusgelegt, Wittemgerg 1543;<br />

- Commentaire sur le livre des Rève<strong>la</strong>tion du prophète Daniele, ed. Calvin, seguito dalle Explication de Martin Luther sur le<br />

même prophetie, tradotto da CALVIN Jean, Genève 1555; p. 12-347;<br />

- Omnium Operum, vol. II, Wittemberg 1562, f. 416-527; vol. III, 1563, f. 121. 275; vol. IV, 1564, f. 537, paragr. 25;<br />

MELLO Araceli S., Testemuhes historicos das profecias de Daniel, Rio de Janeiro 1968;<br />

1323


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

MEMAIN Théophile (1835- ) - abate canon.franc - La Connaissance des temps évangéliques, Sens 1886;<br />

- L’Apocalypse de saint Jean et le septième chapitre de Daniel avec leur interprétation, Paris 1898;<br />

- Les 70 sèmaines de <strong>la</strong> prophecie de Daniel. Exégèse et Chronologie, Paris 1903;<br />

- Darius le Mède son existence et son règne après <strong>la</strong> prise de Babilonie, Paris 1908;<br />

MENASCE J. de, Daniel, in La Bible de Jérusalem, ed. Le Cerf, Paris 2961;<br />

MENASCE Pierre Jean de (1902- ) - O.P.franc - Daniel, in La Sainte Bible de Jérusalemme, Paris 1954; 2 a ed., 1958;<br />

MENEGUSSO Eliseu Nevil (1946- ) - La Prophecie de Daniel 8:14 et ses Problematiques d’Ordre Chronologiques, Collonges<br />

sous Salève 1968, 64 p., dattiloscritto;<br />

MENKEN Gottfried (1768-1831) - teol.lut.ted. - Das Monarchienbild, 2 a ed., Bremen 1841;<br />

- Schriften. vol. VII, Bremen 1858;<br />

MENOCHIO Giovanni Stefano (1575-1655) - gesuita ital. - Brevis Explicatio Sensus Literalis Totius Sacrae Scripture, vol. II,<br />

Cologne 1630, pp. 304-335;<br />

- Biblia Maxima Versionem, ed. Jean de <strong>la</strong> Haye, vol. XI, Paris 1660;<br />

- Commentus Totius Sacrae Scripturae, vol. II, Lyon 1683, pp. 123-135; Lyon 1697, pp. 123-135; Lyon 1703, pp. 123-141;<br />

Venezia 1758, pp. 123-135; Avignon 1768, pp. 239-262; vol. I, Paris 1719, pp. 518-530;<br />

- Speciale Collection, vol. IV, 1768, pp. 280-334;<br />

- Commentarius totius S. Scripturae Apocalypsis Beati Joannis, Lyon 1731;<br />

- La Sainte Bible, contenente l’Antico e il Nuovo Testamento, con una traduzione francese in forma perifrasa di P. de<br />

CARRIÈRE e un commentario di MENOCHIO, vol. IV, Paris 1856, pp. 566-631;<br />

MENSI Giuseppe (1837-1904) - predicat.plimont.ital. - Studi e considerazioni sulle profezie di Daniele, Mi<strong>la</strong>no 1890;<br />

MÉRAULT Paul, Explication de l’Apocalypse, rivista dall’abate d’Etémare, manoscritto del<strong>la</strong> Bibliotèque du Protestantisme français,<br />

Paris;<br />

MERSCH Edgar, Biblische Prophetie Dichtung, Berlin 1972;<br />

MERTENS Alfred (1932- ) - Das Buch Daniel im Lichte des Texte vom Toten Meer, Würzburg 1971;<br />

MERX Ernst Otto Adalbert (1838-1909) - teol.evang.ted. - Cur in libro Danielis juxta hebraeam aramaeam adhibita mit dialectus<br />

explicatur, Jena 1865; ristampa Göttingen 1873;<br />

MERZ K. - protest. - Was in Kürze geschehen soll, Lahr Dinglingen/Baden 1951;<br />

MESGNIL d’ENGENTE François de - avvent. - Les 2300 soirs et matins de Daniel 8:13,14. Passage prophétique ou récit historique?<br />

Histoire de l’interpretation, commentaire exégetique, Mémoire presentato per ottenere il Diploma di Studi Superiori in<br />

Teologia, Faculté Adventite de Théologie, Collonges sous Salève, aprile 1985;<br />

MESSENGER Frank Mortimer (1852- ) - The Coming Superman, Kansas City 1928;<br />

METICAL Harold E. - scritt.avvent. - Daniel, Decatus, Georgia, 1978, 433 p.;<br />

MEYER Jeremias, Belsazzarus Gesischt, oder Babele le Tage, Boyd 1832;<br />

MEYER J. M., Ezra-Nehemiah, 1965;<br />

MEYER Rudolf, Das Qumran fragment ‘gebet des Nabonid’, in Theological Literaturzeitung, vol. LXXXV, Leipzig 1960, pp. 831-<br />

834;<br />

MICHAELI Franz (1907- ) - teol.riform.franc. - Daniel, in Bible de <strong>la</strong> Pléïde, vol. 2, ed. Gallimard, Paris 1959;<br />

MICHAELIS Christian Benedict (1680-1764) - teol.evang.ted. - Uberiorum Adnotationum philologico-exegeticarum in Hagiographos<br />

Vetus Testamentum libros, vol. III, Adnotationes philolog. exegeticarum in viticinium Danielis et in libros Esrae, Nehemia et<br />

Chronologicae, Halle 1720;<br />

MICHEALIS Johann David (1717-1791) - teol.lut.ted. - Versucher der 70 Wochen Daniel, Göttingen 1771;<br />

- Episto<strong>la</strong>e de LXX hebdomades Daniel, London 1773;<br />

MICHEL M. J. - abate - Histoire du bien et du mal depuis Jésus Christ jusqu’à <strong>la</strong> fin des temps d’après <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, Lyon<br />

1867;<br />

MICHL Johann - cattol. - Die Engelvorstellungen in der Apokalypse des Johannes, vol. I, Huber, Munich 1937;<br />

MIDDENDORP Willem - protest. - Neuer Himmel, Neue Erde; die Offenbarung des Johannes ausgelegt, Gotthelf, Zurich 1950;<br />

MIEGGE Mario - (1932- ) - Il sogno del re di Babilonia - profesia e <strong>storia</strong> da Thomas Müntzer a Isaac Newton, ed. Feltrinelli,<br />

Mi<strong>la</strong>no 1995;<br />

MIGNE Joseph Paul (1800-1875) - sacerd.franc. -<br />

- Patristica Greca - P.G.:<br />

X, col. 633-708: Ippolito<br />

XXIV, col. 525-528: Eusebio di Cesarea<br />

LVI, col. 191-246: Giovanni Crisostomo<br />

LXXXI, col. 1255-1546: Teodoreto di Cirene<br />

XXIX, col. 525,526,527,528: Eusebio di Cesarea<br />

XCIII, col. 1387-1388: Esichius<br />

XVI, 3, col. 2813, 2814: Origene<br />

- Patristica Latina - P.L.:<br />

XI, col. 522-528: Zenone<br />

XXV, col. 491-584: Gero<strong>la</strong>mo<br />

XCVI, col. 1347-1362: Pietro il Diacono<br />

CI, col. 1289-1298: Adso;<br />

CLXVII, col. 1499-1536: Rupert di Deutz<br />

CXCVIII, col. 1447-1476: Pietro di Coestor<br />

CCXVII, col. 324-325: Innocenzo III<br />

CCXIII, col. 786:<br />

CXX, col. 806: le 70 settimae<br />

XXII, 2, col. 1716; XXIII, col. 402; XXXV, col. 1407, 1465, 1987, 1988; XXXVI, col. 74,478, 522, 532, 534, 681;<br />

XXXVIII, col. 266, 267, 1478; XXXIX, col. 1269, 1270, 1638; XLII, col. 62,63; XLIII, ol. 103,231, 289, 308, 422; XLVI,<br />

1324<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

col. 874, XXV, col. 530, Gero<strong>la</strong>mo; col. 530, 531, 536, 537, VII, col. 1101: Gero<strong>la</strong>mo, refutazione di Porfirio; 569,<br />

Gero<strong>la</strong>mo su Daniele 11:31;<br />

Supplemento, I, P., 1958, col. 800, 870, 888, 1020: Aponius<br />

MILES Charles Popham (1810-1891) - past.angl.ingl. - Lectures, exposition and practical on the Book of the Prophet Daniel, I-VII,<br />

London 1840, 1841;<br />

MILICZ Jean (XVII sec.) - Prophecia et reve<strong>la</strong>tio de Antichristo, scritto nel 1367, ed. Ferdinand Mencik in Sitzungsberichte der<br />

Boehmischen Gesellschaft der Wissenschaft, Philos., Gesch. U. Philol., Praga 1890, pp. 328-336;<br />

MILIK Joseph Tadenis, Prière de Nabonide et autres écrits d’un cycle de Daniel, in Revue Biblique, n. 63, 1956, pp. 407-415;<br />

MILLARD Al<strong>la</strong>n Ralph, Daniel 1-6 and History, in Evangelical Quarterly, n. 49, aprile-giugno 1977, pp. 67-73;<br />

- EERDMAN’s Hanôb. to the Bible, ed. Alexander, Grand Rapids, 1973, pp. 430-457;<br />

MILLER George (1764-1848) - teol.angl.ingl. - A Sermon on the Argument from Prophecy in which is Proposed a New Interpretation<br />

of Daniel’s Prophecy of the Seventy Weeks, Dublin 1794;<br />

MILLER John Lane (1884-1954) - MILLER Madeleine Sweeney (1890- ) Harper’s in Bible Dictionary, New York 1952, pp.<br />

126,127;<br />

MILLER William (1782-1849) - pred.batt.amer. - Evidences from Scripture and History of the Second Coming of Christ, Vermont<br />

Telegraph Office, Brandon 1833;<br />

- Evidence from Scripture and History of the Second Coming of Christ, about the Year 1843, Exhibited in a course of<br />

lectures, Kemble & Hooper, Troy, New York, 1836;<br />

- Evidences from Scripture and History of the Second Coming of Christ, About the Year 1843, Kemble & Hopper, Troy<br />

1836;<br />

- Views of the Prophecies and Prophetic Chronology, Boston 1841, 232 p.;<br />

- Lectures, Boston 1842;<br />

- Dissertation on the True Inheritance of the Saints and the 1260 Days of Daniel and St John, Boston 1842, 72 p.;<br />

- Evidence from Scripture and History of the Second Coming of Christ about the Year a.D. 1843, and the Personal Reign of<br />

1000 Years, Boston 1842;<br />

- Letter to J. HIMES, Boston 1842;<br />

- Remarks on Reve<strong>la</strong>tion Thirteenth, Seventeenth and Eighteenth, Joshua V. Himes, Boston 1844;<br />

- William Miller’s Apology and Defence, J. V. Himes, Boston 1845;<br />

MILLER William F., - Signs of the Times; or, The Sure Word of Prophecy. A Dissertation on the Prophecies of the Sixth and Seventh<br />

Deals, and on the Subsequent Great Day of Battle, Immediately Preceding the Millennium, Hudson and Goodwin, Hartford<br />

1803;<br />

- A Dissertation on the Harvest of Mystical Babylon, Hudson & Goodwin, Hartford 1808;<br />

MILLIGAN Ezra Mc Leod (1858-1935) - Is the Kingdom Age at Hand? An Interpretation of Portions of Daniel’s Prophecy and the<br />

Book of Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, New York 1924, pp. 82-89;<br />

MILLIGAN William, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1887;<br />

- Lectures on the Apocalypse, London 1892;<br />

MILLIS Lawrence Beyworth (1837-1918) - Avesta Eschatology Compared with the Books of Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, Chicago 1908;<br />

MILMAN Henry Hart (1791-1868) - The History of the Jews, vol. I, London 1863;<br />

MILNER John, The Seventy Weeks of Daniel and Particu<strong>la</strong>rly on Persian Chronology, Royal histor. Soc., Transactions, vol. VI,<br />

London 1877, pp. 298-303;<br />

MINEAR Paul S. - teol.avvent. - I Saw a New Earth: An Introduction to the Vision of the Apocalypse, Washington D.C. 1968;<br />

MIRALLES MARÍN Ginès, Escue<strong>la</strong> de Daniel. Discursos Políticos y Morales a su Profecía, Barcellona 1711; Madrid 1718;<br />

MIRANDOLLE Ludovicus - protest. - L’Apocalypse de Jean, fasc. I, 1956; fasc. II, III, 1958; fasc. IV, V, 1961; fasc. VI, 1964,<br />

pubblicato dall’autore a La Haye e a Paris;<br />

MISKOTTE K.H. - protest. - Hoofdsom der Historie. Voordrachten over de Visioenen van den Apostel Johannes, G.F. Callenbach,<br />

Nijkerk 1944 ;<br />

MITCHELL I.G. - JOYCE R., The Musical Instruments in Nebuchadnezzar’s Orchestra, in Notes on Some Problems in the Book of<br />

Daniels, London 1965, pp. 19-27;<br />

MOEINICHEN Christian, Discussio spei speciosae de Connv. Judaeorum, sotto <strong>la</strong> presidenza di WANDAL, vol. III, Hafn. 1708;<br />

MOELLER Ernest Wilhelm (1872- ) - Der Prophet Daniel, Zwickau 1934;<br />

- - Grundriss fürs Alte Testament, ed. Einleitung, Berlin 1958;<br />

- - The Interpretation Stand. Bible Encyclopedia, t. I;<br />

MOFFAT James (1872-1944) - teol.presb.scozz. - Ed. The Book of Daniel, London 1905;<br />

MOGG John Rees, Prophecy Outlines. The four Kingdoms as Foreshadowed in Daniel and St. John, London 1867;<br />

MOGGRIDGE E. H., The Antichrist Personal, Future, London 1914;<br />

MOGLIA Pierre (1801-1869) - Essay sur le Livre de Job et sur les Prophéties Re<strong>la</strong>tives aux Derniers Temps, vol. I, Paris 1865;<br />

MOLANUS (VAN MEULEN) Jan (1533-1585) - Disputatio theol. quod Papa Romanus sit Antichristus, Heidelberg 1588;<br />

MOLLAT D., Une Lecture pour Aujourd’hui: l’Apocalypse, Paris 1982;<br />

MOLNAR Amedeo - protest. - Apocalypse XII dans l’interpretation hussite, in Revue d’Histoire et de Philosophie Religieuses, n. 2,<br />

1965, pp. 212-231;<br />

MONCEAUX Paul, Histoire Littéraire de l’Afrique Chrétienne, II;<br />

MONSMA J.A., Daniel der Profeet, Briebergen 1957;<br />

MONTAGNINI F., Problemi dell’Apocalisse in alcuni studi degli ultimi anni (1955-1961), in Rivista Biblica Italiana, n. 2, 1963, pp.<br />

400-424;<br />

- Le “signe” d’Apocalypse 12 à <strong>la</strong> lumière de <strong>la</strong> christologie du Nouveau Testament, in Nouvelle Revue Théologique, n. 89,<br />

1967, pp. 401-406;<br />

MONTAGUE George (1799-1855) - 6° duca di Manchester - The Times of Daniel, London 1845;<br />

- Notes upon Daniel VIII and IX, Westminster 1852:<br />

MONTFAUCON Bernard de (1658-1741) - monaco bened.franc - Daniel, in Œeuvres de J. Chrysostome, vol. VI, 1724;<br />

1325


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

MONTGOMERY James A<strong>la</strong>n (1866-1949) - teol.episc.amer. - The Book of Daniel, in The International Critical Commentary - ICC -,<br />

Edinburgh 1927, pp. 15-20;<br />

- A Critical and Exegetical Commentary on the Book of Daniel, New York 1927; Edinburg 1950;<br />

MONTGOMERY W., The Hexap<strong>la</strong>ric Strada in the Greek Texts of Daniel, in Journal of Biblique Literature, XLIV, parts III, Leipzig<br />

1925, pp. 287-302; trad. SELLIN, 1923;<br />

MONTJOSIEU Louis de, Les Semaines de Daniel, Paris 1711;<br />

MOODY Dale, The Hope of Glory, Grand Rapids, 1964;<br />

- The Eschatology of Hal Lindsey, in Review and Expositor, vol. LXXII, n. 3, Summer 1975;<br />

MOODY Dwight Lyman (1837-1899) - evang.congr.americ. - Daniel the Prophet, Chicago 1884;<br />

MOODY Robert, Observation on Certain Passages of the Book of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of St John which Re<strong>la</strong>te to the Second<br />

Appearing of our Lord, London 1787;<br />

MOORE A. L., The Parousia in the New Testament, in Supplement to New Testament, vol. XI, Leiden 1966;<br />

MOORE Carey A. (1930- ) - Daniel, Esther, and Jeremia. The Additions, New York 1977, su Daniele apocrifo, pp. 23-<br />

38,214,256,277,280,286-287,291-293;<br />

MOORE Reginald William Bickerton - past.angl.ingl. - The Nearness of our Lord’s Retourn, London 1913;<br />

MOOREHEAD William Gallogly (1836-1914) - teol.presb.scozz. - Outline Studies in the Books of the Old Testament, New York<br />

1893; 1894, pp. 275-296;<br />

- Studies in the Book of Reve<strong>la</strong>tion - Outline Studies the New Testament, Pittsburgh 1908, 1910;<br />

MORAG Shelomo (1926- ) - Sefer Daniel’s. The Book of Daniel. A Babylonian-Yemenite Manuscript, Kiryat Sepher, Jerusalem<br />

1973;<br />

MORALDI Luigi - eseg.catt. - La Sacra Bibbia, t. I. Daniele, ed. Marietti, Torino 1964;<br />

MORE Henry (1614-1687) - filos.ingl. - A Modest Enquiry Into the Mystery of Iniquity, stampato da J. Flesher per W. Morden, London<br />

1664;<br />

- A P<strong>la</strong>in and Continued Exposition of the Several Prophecies or Divine Visions of the Prophet Daniel, stampato da M. F.<br />

per Walter Kettilby, London 1681;<br />

- An Illustration of the Prophet Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of St John, London 1685, pp. 1-156;<br />

- Paralipomena Prophetica, London 1685;<br />

- The Theological Works, London 1708, pp. 653-658,665-672;<br />

- An Explication of the Grand Mystery of Godliness. Theological Works, Book VII, pp. 197-205;<br />

MORE John (1742-1821) - Prophetiae de septuagint hebdomade Daniel, London 1802;<br />

MORENZ Siegfried, Das Tier den Hörner ein Beitrag zu Daniel 7:7 ss., in Zeitschr. für Alttestamentliche Wissenschaft, n. 63, 1951,<br />

pp. 105-114;<br />

MORER Dr. T.H., Six Dialogues on the Lord’s Day, London 1701;<br />

MORÉRI Louis (1643-1680) - teol.catt.franc - Le Grand Dictionnaire Historiques, vol. IV, nuova ed., Paris 1759, pp. 29,30;<br />

MORGAN George Campbell (1863-1945) - past.congr.ingl. - An Exposition of the whole Bible, Westwood, New Jersy, 1959, pp. 366-<br />

371;<br />

MORLAIX Bernard de (XII secolo) - monaco di Cluny - De Contemptu mundi, París 1843;<br />

MORNAY Philippe de (1549-1625) - ministro prot. - Le Mystère d’iniquité, c’est-à-dire l’Histoire de <strong>la</strong> Papauté, Saumur 1611;<br />

Genève 1612;<br />

MORRIS Leon Lamb (1914- ) - canon.angl.austr. - The Reve<strong>la</strong>tion of St. John - An Introduction and Commentary, Grand Rapids,<br />

London 1969, pp. 22-25;<br />

- Apocalyptic, Grand Rapids, 1972; 2 a ed., 1974;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of St John, Tyndale New Testament Commentaries, 20, Leicester, Eng<strong>la</strong>nd, 1983;<br />

MORRIS Raymond P., A theology Book list, Oxford 1960, p. 37;<br />

MORRONDO RODRÍGUEZ Cristino (1864-1931) - canon.spagn. - La Proximidad de <strong>la</strong> Catástrofe del Mundo, Jaén 1922;<br />

- Jesús no viene. Jesú vendrá, 1924;<br />

MORROW Robert, The Interpretation of the Apocalypses, London 1874, pp. 5-35;<br />

MORSE Jedediah, Signs of the Times. A Sermon, Preached Before the Society of Propagating the Gospel Among the Indians and<br />

Others in North America, …November 1, 1810, The Society, Charlestown, Massachuttes 1810;<br />

MOSER Friedrich Carl von (1723-1798) - Daniel in der Löwen grube in 6 Bezänge, Francfort 1763;<br />

MOSERSOHN Ernest - past.lut.ted. - Ed. Literary illustrations of the Bible, London 1965;<br />

- Daniel ein Vorbild für unsere Zeit, Heiliguilul Rosenberg, 1922;<br />

MOSS Harry George, Notes on the Book of Daniel, Newport 1949;<br />

MOTHIER J. A. - DAVIDSON Francis, New Bible Commentary, ed. 1970;<br />

MOULTON Richard Green (1849-1924) - Daniel and the Minor Prophets, New York 1898; 1901; 1919, pp. 1-47;<br />

- The Literary Study of the Bible, London 1899, pp. 469,503,524;<br />

MOUNCE Robert Hayden, The Book of Reve<strong>la</strong>tion, The New International Commentary on the New Testament, Grand Rapids, N.<br />

Eerdmans, F. F. Bruce, 1977, numerose pagine a commento di Daniele;<br />

MUROKA T., The Aramaic of the Old Targum of Job from Qumran Cave XI, in Journal of Jewish Studies 25, 1974, p. 442;<br />

MOWLL Basil Christopher - past.angl.ingl. - The Night is Far Spent, the Day is at Hand, London 1852;<br />

MUELLER David, De quarta bestia Daniel VII. Dissertation, Tübingen 1618;<br />

MUELLER Hans Peter, Märchen. Legende und Enderwartung zum Verständniss des Buches Daniel, in Vetus Testament, 26 luglio<br />

1976, pp. 338-350;<br />

MUELLER Johann David (1719-1794) - teol.lut.ted. - Dissertation de Nebucadnetsar metamorphosi, Leipzig 1747;<br />

MUELLER K, Menschensohn und Messias, in Biblische Zeitschriff, n. 16, 2, Paderborn 1972, pp. 161-187; 17, n.1, pp. 52-56;<br />

MUELLER Nogens (1915- ) - Messias og mannerskerson I Daniels Bok, Kbenh. 1972;<br />

MUELLER Otto Frederik (1730-1784) - zool.danese - Dissertation critica in dicta Daniel 10:13,21; 12:1; Jud. v. 9; Apocalypse 12:7;<br />

de Michaele Archangelo probabilius creato quam uncreato, Hafn., 1751;<br />

MUELLER (MÜLLER) U. B., Die Offenbarung des Johannes, G. ohn, Gütersloh 1984;<br />

1326<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

MUENTER Friedrich Christian Karl Heinrich (1761-11850) - vesc.luter.di Nuova Ze<strong>la</strong>nda - Specimen übersetzung Bucher Daniel,<br />

Paris 1927;<br />

MUILLEMBURG James, The Son of Man in Daniel and in the Aethiopian Apocalypse of Enoch, in Journal of Bible Literature,<br />

Phi<strong>la</strong>delphia n. 79, III, 1960, pp. 197-209;<br />

MUNCK Johannes - protest. - Petrus und Paulus in der Offenbarung Johannes, ein Beitrag zur Auslegung der Apokalypse,<br />

Copenhague 1950;<br />

MUNHALL Leander Whitcomb (1843-1934) - The Highest Critics versus the Higher Critics, 3 a ed., New York 1896, pp. 150-168;<br />

MUNTHE Petrus, Dissertatio de metamorphosi Nebucadnetsar Daniel 4 descripta, Daniel 1-4, vol. I, Resp. Johannes BURSERO,<br />

1724, pp. 1-11; II, Def. Johann LINBERG, 1725, pp. 13-24; III, Def. Johann NORMAN, 1726, pp. 25-40;<br />

MURDOCH W.G.C. - teol.avvent. - Principles of Interpretation of the Prophetic and Apocalyptic Literature of the Bible, North<br />

American Bible Conference Notebook, Washington D.C. 1974;<br />

MUROKA T., The Aramaic of the Old Targum of Job from Qumran Cave XI, in Journal of Jewish Studies, n. 25, 1974;<br />

MURPHY James Gracey (1808-1896) - teol.presb.ir<strong>la</strong>nd. - The Book of Daniel Trans<strong>la</strong>ted and Expounded, London 1884, 1885;<br />

MURRAY George Lewis (1895- ) - Millennial Studies, Grand Rapids, 1984;<br />

MUSAEUS Johann (1613-1681) - teol.lut.ted. - Scholiae in Propheten Danielem, Micheam, et Joelem, Quedlinburg 1719;<br />

MUSSIES G., The Morphology of Koine Greek as Used in the Apocalypse of St. John. A Study in Bilingualism, in Supplement<br />

Nouveau Testament, n. 27, ed. E.J. Brill, Leiden 1971;<br />

MYERS Thomas (1805-1867) - past.evan.matem.ingl. - Commentary on the Book of Daniel by J. Calvin, vol. II;<br />

- A Trans<strong>la</strong>tion of the Prophet Daniel with Exp<strong>la</strong>nations on Historical Difficulties, York 1854;<br />

Nabonide (Nabu-na’id) - re di Babilonia 556-539 - The Abu-Habba (Sippur) Cylinder of Nabuna’id. Semitic Studies Series, n. 5,<br />

Leiden 1905, pp. X-40; testo di Robert J. LAU, Introduzione di John Dinely PRINCE, pp. V-X;<br />

- FREEDMAN David N., The Prayer of Nabonide, in Bulletin of the American School of Oriental Research, South Hadley,<br />

Massachusset, n. 145, febbraio 1957, pp. 31-38;<br />

- MEYER Rudolf, Das Qumran fragment ‘Gebet des Nabonnid’, in Theologische Literaurzeitung, Leipzig LXXXV, 1960,<br />

pp. 831-834;<br />

- DONNERSCHAUSEN Werner, Nabonide in Buche Daniel, Nainz 1964;<br />

- Nabonidus and the Book of Daniel, in Irish Theology Quarter, 37, Maynouth, 1970, pp. 131-149;<br />

NADEN Roy C., Spotlight on Daniel, Warburton, Australie;<br />

NAISMITH Archibald, Scriptures, London 1958, 1974;<br />

NAPIER John - lord - A P<strong>la</strong>in Discovery of the Whole Reve<strong>la</strong>tion of Saint John: Set Down in Two Treatises, R. Waldegrave,<br />

Edinburgh 1593;<br />

NAVE Cyril James (1841- 1917) - Topical Bible. A Digest of the Holy Scriptures, Nashville, Tennessee 1896, 1897, 1921;<br />

NEALL Beatrice, Good News About the 144.000, in Adventist Review, 2 aprile 1987;<br />

NEFF Merlin L. (1906-1964) - scritt.avv.amer. - Our Heritage of Faith, vol. II, Mountain View, California 1962, pp. 297-337;<br />

NEGRONI Bernardino (1816- ) - barnabita ital. - Dell’Ultima persecuzione del<strong>la</strong> Chiesa e del<strong>la</strong> fine del mondo, t. I, II,<br />

Fossombrone 1861;<br />

- La visione delle 4 bestie (Daniele 7) commentata, Modena 1896;<br />

NEHER André (1914- ) - L’Essence du Prophétisme, Paris 1955;<br />

NEIL William (1909- ) - HARPER’s Bible Commentary, New York 1962, pp. 259-280;<br />

NEILL Stephen, The Interpretation of the New Testament, London 1966;<br />

NELIS Jan Thomas - SCS o<strong>la</strong>nd. - Daniel, Roermond en Maasseik 1954;<br />

NELSON James Edward, 666. The Number of Anti-Christ, London 1883; nuova ed., Oxford 1892;<br />

NETELER Bernhard, Die Gliederung des Buches Daniel, Münster 1870;<br />

NEUFELD Don Frank - pred.avvent. - The Antichrist par excellence, in Review and Herald, 8 febbraio 1968, pp. 14,15;<br />

NEUFFER Julia, The Date of the Crucifixion, in Reve<strong>la</strong>tion & Hermeneutics, 19 aprile 1956, pp. 16-25; 26 aprile, pp. 3,4;<br />

- - The Accession Year of Artaserxer I, AUSS, n. 6, 1968, pp. 60-87;<br />

NEUSS Wilhelm (1880- ) - Die Apokalypse des Heiligen. Johannes in der altspanischen und altchristlichen Bibel Illustration,<br />

Ver<strong>la</strong>ng der Aschendorffschen Ver<strong>la</strong>gsbuchhandlung, Münster in Westfalen 1931;<br />

NEVIN Robert, Studies in Prophecy, Sidney 1848; London 1890;<br />

NEWELL Philip Rutherford, Daniel, Chicago 1951;<br />

NEWELL William Reed, The Book of the Reve<strong>la</strong>tion, Chicago 1935;<br />

NEWMAN John Henry (1801-1890) - past.angl.ingl. poi card.dal 1879 - Discours on the Prophecies re<strong>la</strong>ting to Antichrist in the<br />

Writings of Daniel and St. Paul, Preached Before the University of Dublin, at the Donnel<strong>la</strong>n Lectures, 1834;<br />

- The Protestant idea of Antichrist (1840); riprodotto in Essays, Critic and History, vol. 2, Basil Montagu Pickering, London<br />

1871; 1901, pp. 112-185;<br />

- British Critic and Quarterly Theology Reve<strong>la</strong>tion, ottobre 1849, pp. 391-440; ripreso in Essays Critican History, vol. II,<br />

1871, 1901, pp. 112-185;<br />

NEWMAN Robert Chapman (1941- ) - evang. - Daniel’s and the Latter Days, Chicago 1965;<br />

- Daniel’s Seventy Weeks in the Old Testament Polyglott Syriac Cycle, in Journal of Evangelical Theology Society,16 agosto<br />

1973, pp. 229-234;<br />

NEWTON Benjamen Wills - (1807-1898) - eseg.plimont.ingl. - Pensées sur L’Apocalypse, Paris 1847;<br />

- Prospects of the Ten Kingdoms, London 1849; 2 a ed., 1873;<br />

NEWTON Isaac (Sir) (1642-1727) - teol.angl.astronomo - La Chronologie des anciens Royaumes, Paris 1728; Dublin 1733; 7 a ed.,<br />

Paris 1786;<br />

- Observation upon the Prophecies of Daniel and the Apocalypse of St. John, vol. I, J. Darby - T. Browne, London 1733; ed.<br />

1831; ed. Whit<strong>la</strong>, London 1922; trad. <strong>la</strong>tina Wilhelm SUEDERMAN, Ad Danielis prophetae Vaticinia, nec non S. Johannes<br />

Apoc. Observ., Amsterdam 1738; trad. tedesca Abraham ROSENBERGER, Beobarhtungen und der Weissagungen des<br />

Prophetes Daniel, Leipzig 1765;<br />

- Ad Danielis prophetae vaticinia observat, Amsterdam 1737, opera postuma;<br />

1327


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Works, vol. V (Cronology), ed. Samuel Horsley (1733-1806) - teol.angl.ingl. - London 1785; rieditata da William Whit<strong>la</strong>,<br />

London 1922;<br />

- On Daniel and the Apocalypse, Dublin 1733; nuova ed., Peter Borthwick, London 1831, pp. 1-228;<br />

- Prophecies Concerning Christ’s Second Coming, 15,000 parole, 40 pagene, piccolo quarto (8½ x 6½ in.), manoscritto<br />

autografo originale nel<strong>la</strong> Advent Source Collection, S.D.A. Theological Seminary, Washington D.C..<br />

NEWTON Thomas (1704-1782) - vesc.angl.di Bristol - Dissertation on the Prophecies Which Have Remarkably Been Fulfilled and at<br />

This Time are Fulfilling in the World, t. II, London 1758; 1786; William Butler, Northampton, Massaciuset 1796; 1838; t. II,<br />

5 a ed., 1858; t. II, 7 a ed., 1896;<br />

NEWTON William (1820-1893) - past.angl.amer. - Lectures on the First two Visions of the Book of Daniel, Phi<strong>la</strong>delphia 1859;<br />

NICKLIN James Bernard, Divine Time - Measures Applied to Past and CurrentHistory, London 1933, p. 34;<br />

- Their Days are Numbered, London 1942;<br />

Nico<strong>la</strong> di Lione (XIV sec.) - Postil<strong>la</strong>e Perpetuae, Rome 1471-72;<br />

NICOLAI Herman, Idea linguarum Aramearum, Hafn. 1727;<br />

NICOLAI Johannes, Antichristus, Amsterdam 1655;<br />

- Prospects of the Ten Kingdoms, London 1849; 2 a ed., 1873;<br />

NICOLAI (NIKOLAI) Philipp (1556-1608) - teol.lut.ted. - De duobus Antichristis primarils, vol. II, Marbourn 1590,1610;<br />

- De Antichristo romano, Rostock 1609;<br />

- Opera Latina, II, Hamburg 1617;<br />

NICOLAS Amédée (1810- ) - avvoc.franc. - Conjectures sur les âges de l’Eglise et les derniers temps, 2ª ed., Paris 1881;<br />

Nico<strong>la</strong>s de CUSA (Niko<strong>la</strong>us KHRYPPFS) (1401-1464) - card.dal 1448, considerato precur.del<strong>la</strong> Riforma - Conjectura de novissimis<br />

diebus (1452), Nürirnberg 1471 (trad. in franc. da François BOHTER, La Conjecture des derniers jours, Paris 1652; Isaac de<br />

LARREY, Conjecture touchant les derniers temps, Amsterdam 1700 con testo <strong>la</strong>tino; altre edizioni con testo <strong>la</strong>tino Paris<br />

1733; traduzione inglese D. FOOTE, A Conjecture Concerning the Last dDays, 1696; traduzione tedesca Frankfort 1745;<br />

riprodotta in Opera, t. II, 3 a ed., Paris 1514; t. II, 4 a ed., Bâle 1565; Paris 1652; trad. inglese 1696; traduz. tedesca 1745; trad.<br />

francese Fraçois BOHIER, Paris 1652; Isaa de LARREY ha dato il testo in <strong>la</strong>tino, Amsterdam 1700, accompagnata da una<br />

traduzione francese eseguita sull’edizione del 1565, di un’altra traduzione francese dell’edizione del 1514, il tutto seguito da<br />

osservazioni sul<strong>la</strong> congettura.<br />

- Paulus Apostolus ad Ga<strong>la</strong>thas scribens, sermone del 1440; pr. 3, fol. 10 v., ms de Cues.<br />

Nico<strong>la</strong>s de Gorran, domenicano morto nel 1295; cit. da C. SPICQ, Esquisse d’une histoire de l’exégèse <strong>la</strong>tine au moyen âge, Paris<br />

1944, pp. 294,327;<br />

Nico<strong>la</strong>s de Lyra (verso 1270-1349) - francesc.franc. - In Danielem, 1283; 2 a ed., 1328;<br />

- Mystica seu expositorum sacri canonis biblie, col. 1478;<br />

- Bibliorum Sacrorum, Lyon IV, 1545, f. 292 b-331 b;<br />

NICOLAS Michel (1810-1886) - past.rif.franc. - Des doctrines religieuses des Juifs pendant les deux siècles antérieurs à l’ère<br />

Chretienne, Paris 1860;<br />

Nicalus Khryppfs - vedere Nico<strong>la</strong>s de Cusa 6;<br />

NICOLE Alphonse Marie Ferdinand (1789-1874) - giurista svizz. - Recherche sur Daniel VIII:13,14, in The Morning Watch,<br />

settembre 1829, vol. I, n. 3, pp. 350-353;<br />

NICOLE Roger - HENRY Carl Ferdinand Howard (1913- ) - vedere HENRY Carl.F.H.;<br />

NICOLL William Robertson (1851-1923) - past.presb.scozz. - FARRAR Frederic William (1831-1903) - teol.angl.ingl. - The<br />

Expositor’s Bible, vol. IV, New York, s.d.;<br />

- col<strong>la</strong>boratore di FARRAR Frederic William;<br />

NIGRINUS (SCHWARTZ) Georg (1530-1602) - past.lut.ted. - Apocalypsis, Die Offenbarungu Sanct Johannis… in Sechzig<br />

Predigten… Ausgelegt, Nico<strong>la</strong>us Henricus, Ursel 1573;<br />

- Danielem, Ursel 1574; Frankfort a.M. 1594;<br />

- Antichrists Gründtliche Offenbarung, 1586;<br />

NILES D. T., As Seeing the Invisible, New York 1961;<br />

NIMPTSCH Johann Caspar (1626- ) - teol.lut.ted. - BLANC Gustav, De Metam. Nebucadnetsar, Leipzig 1688;<br />

NIX William E., col<strong>la</strong>b. in A General Introduction to the Bible, Chicago 1868;<br />

NIXON E. A. - scitt.avv. - The Last Day’s Story of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, 1945, 156 p.;<br />

NOBLE Jean (1660-1730) - The Visions and Prophecies of Daniel Exp<strong>la</strong>ined, According to the Measure of the Gift of Christianity,<br />

(finito 1694), London 1700;<br />

NOEL Hope - DUFF Mildred B<strong>la</strong>nche (1860-1932) - Daniel the Prophet, London, s.d.;<br />

NOELDEKE Theodor (1836-1930) - oriental.prot.alsaz. - Histoire Littéraire de l’Ancien Testament, trad. H. DERENBOURG - Jules<br />

SOURY, Paris 1873, pp. 317-344;<br />

NOETSCHER Friedrich (1890-1966) - Danielem, Würzburg 1948, pp. 593-663;<br />

- Die heil. Schrift in deutsche Uebersetzung, vol. III, Isaia e i 12 profeti minori, Würzburg 1958, pp. 593-663;<br />

NOLAN Frederick (1784-1864) - teol.anglic.irl. - The Time of the Millennium Investigated, and Its Nature Determined on Scriptural<br />

Grounds, T. and W. Boone, London 1831;<br />

- The chronological Prophecies, William Pickering, London 1837, pp. 153-155;<br />

NOORDBERG Abraham (1799-1849) - past.lut.o<strong>la</strong>nd. - De uitzigten op het toekmend Leven, Amsterdam 1829;<br />

NORMAN Johann, Textus Chaldaicus Danielis, cum epistu<strong>la</strong> Pauli ad Titum, et catechesi M. LUTHERI Syriace, Hafn. 1726;<br />

NOTH Martin (1902-1968) - teol.lut.ted. - Das Geschichtsverstandniss der Alttestam. Apokalyptic, Kohl (1926), 1954;<br />

- Zur Composition der Buches Daniel, in Theology Study und Kritische, Gotha 98-99, 1926, pp. 143-1163;<br />

- Noah. Daniel and Hiob in Ezechiel XIV, in Vetus Testamentum, I, 1851, pp. 251-260;<br />

NOTSCHER F., Daniel - Echter Bibel, Wurzburg 1948;<br />

NOTT Eliphalet, A Sermon Preached Before the General Assembly of the Presbyterian Church in the United States of America… May<br />

19, 1806, stampato da Jane Aitken, Phi<strong>la</strong>delphia 1806;<br />

NÖTTSCHER F., Daniel, Echter Bibel, Würzburg 1948;<br />

1328<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

NOYES George Rapal (1788-1868) - A New Trans<strong>la</strong>tion of the Hebrew Prophets, with an Introduction and Notes, vol. II, 7 a ed.,<br />

Boston 1890, pp. 297-325,393-413;<br />

NUSSBAUM Jean (1888-1967) - past.avvent. - Causerie sur l’Apocalypse, t. I, II, Paris;<br />

NYMAN Aaron, Astounding errors; the prophetic passages of the SDAs and the chronology of Pastor C. T. RUSSELL in the light of<br />

history and the Bible knowledge, Chicago 1914;<br />

O’SULLIVAN Mortimer, The Apostasy Predicted by St. Paul, Dublin 1842;<br />

OBBINK Hendrik Willem, Daniel, The Hague, Batavia, Gröningen 1932;<br />

OCHINO Bernardino (v.1487-1564) - Limage de l’Antechrist, 1544;<br />

ŒCOLAMPADIUS (HEUSSGEN) Johan (1482-1531) - riform.ted. - In Daniel, Basel 1530;<br />

- Comm. omnes in libros prophetatrum, Genève 1530;<br />

ŒHLER Gustav Friedrich (1812-1872) - teol.evang.ted.orig.ebraica - Theologie des Alten Testaments, 2 a ed., Stuttgart 1882;<br />

traduzione inglese George Edward DAY (1815-1905), Theology of the Old Testament, Grand Rapids 1883; .<br />

OESTERLEY William Oscar Emil (1866-1950) - stor.ingl. - Critical and Exegetical Commentary on the Book of Daniel, by R. H.<br />

CHARLES, in Church Quarter Review, n. 110, aprile 1930, pp. 120-129;<br />

- ROBINSON Theodor Henry (1881- ) - past.batt.ingl. - An Introduction to the Books of the Old Testament, London<br />

1934, pp. 5,173,253,330,331,345,358;<br />

OGARA Florentino (1877- ) - gesuita spagn. - El libro de Daniel in lecciones sacras, corso del 1915-1916, Madrid 1921;<br />

OGDEN Uzal, Antidote to Deism. The Deist Enmasked; or, An Ample Refutation of all the Obiections of Thomas Paine, Against the<br />

Christian Religion, vol. 2, John Woods, Newark 1795;<br />

Olivi (Olieu) Pierre de Jean - francesc.provenz. - Postil<strong>la</strong> in Apocalupsim, manoscritto terminato un anno prima del<strong>la</strong> morte 1297, si<br />

trova a Firenze, Bibblioteca Medicea Laurenziana, Conv., Soppr. 397, 230 ff; a Roma, Biblioteca Angelica, Cod. 382, 123<br />

ff; Paris Bibl. Nazionale: Cod. <strong>la</strong>t. 713, 207 ff. Per <strong>la</strong> proposiz. n. 54 in Etienne BALUZE (1630-1718) - Miscel<strong>la</strong>nea Sacra,<br />

II, Lucca 1761, p. 269; vedere MANSELLI Raoul; vedere BALUZE Etienne;<br />

OLIVIER André - cattol. - La clé de l’Apocalypse, étude sur <strong>la</strong> composition et l’interpretation de <strong>la</strong> grande prophétie de saint Jean,<br />

Paris 1938;<br />

- Apocalypse et ses enseignements, chap. I-III: Adresse aux sept Eglises, vision d’Introduction generale, Commentaire des<br />

messages aux Eglises, in Cahiers de Littérature Sacrée, Geuthner, Paris 1954;<br />

OLSEN V. Norskov - past.avv.amer. - The Christ alone, in The Ministry, gennaio 1980, p. 4;<br />

ORCHARD John Bernard, St. Paul and the Book of Daniel, in Biblica, 1939, pp. 172-179;<br />

ORELLI C. von, The Old Testament Prophecy of the Consummation of God’s Kingdom, Traced in its Historical Development,<br />

Edinburgh 1876;<br />

ORESME Nico<strong>la</strong>s, vedere Guil<strong>la</strong>ume de Saint Amour (1202-v.1272);<br />

ORR Avigdor, The Seventy Years of Babel, in Vetus Testamentum, n. 6, 1956, p. 304-306;<br />

ORR James (1844-1915) - teol.presb.amer. - The Problem of the Old Testament Considered with Reference to Recent Criticism, New<br />

York 1906; London 1908, pp. 428-430;<br />

ORR James, Reve<strong>la</strong>tion - The International Standard Bible Encyclopaedia, vol. IV, Grand Rapids, 1949;<br />

Ortensio da Spinetoli, vedere URBANELLI;<br />

ORTON Job (1717-1783) - Exposition of the Old Testament, London 1882, pp. 165-232;<br />

OSBON Abiathar Mann (1808-1882) - past.met.amer. - Daniel verified in History, and Chronology, Showing the Complete fulfilment<br />

of All his Orophecies, New York 1856;<br />

OSBORN Henry Stafford (1823-1894) - A C<strong>la</strong>ss-Book of Biblical History and Geography, New York 1890, pp. 108-168;<br />

OSCHWALD Pierre, Le livre de Daniel, Neuchâtel 1957;<br />

OSGOOD Samuel (1748-1813) - funzion.amer. - Remarks on the Books of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Greenleaf’s Press, New York<br />

1794;<br />

OSIANDER Andreas, Vermutung von den letzten Zeiten und dem Ende der Welt aus der heiligen Schrifgezogen, J. Petreius, Nürinberg<br />

1545;<br />

OSIANDER (HOSEMANN) I, Lukas (1534-1604) - teol.evang.ted. - Boblia <strong>la</strong>tina, vol. V, Daniel-Ma<strong>la</strong>hia, Tübingen 1579, pp. 100;<br />

- Sacrorum Bibiorum, Oars II, Tübingen 1597, pp. 373-417;<br />

- Biblia Sacra, Tübingen 1600, f. 69-33; 1635, f. 65-73;<br />

- Biblia mit der Ausleg., Lünsb. 1650, pp. 116-129; 1665; f. 1711, f. 116- 129;<br />

OSTEN SACKEN Peter van der (1940- ) - Die Apocalyptic in ihrem Verhältniss zu Prophetie und Weisheit, München 1969;<br />

OSTY Émile - PSS - TRINQUET Joseph - PSS - La Bible, vol. XVII, livre de Ezechiel et de Daniel, Paris 1971, pp. 297-432;<br />

OTTHONIANUS Georg Andreae, Commentary in Daniel, Hafn.1641;<br />

OURLER Charles Fulton (1893-1952) - The Greatest Book Ever Written. The Old Testament Story, Garden City, New York 1951;<br />

Doubledecy 1955;<br />

OWENS John Joseph (1904- ) - The BROADMAN Bible Commentary, Nashville 1971;<br />

OZANNE C. G., 3 Textual Problems in Daniel, in The Journal of Theology Studies, Oxford 1965, pp. 445-448;<br />

PACARD George, Description de l’Antechrist, et de son royaume, René Troismailles, Niort 1604;<br />

PACHE René (1904- ) - teol.evang.svizz. - Notes sur le prophète Daniel, Vennes sur Lausanne 1946;<br />

- Le Retour du Signeur, Vennes sur Lausanne 1948;<br />

- Nouveau Dictionnaire biblique, Saint Légier sùr Vevey 1951, pp. 161-171;<br />

- Die Wiederkunft Jesus Christ, Wuppertal 1953;<br />

- Cristo ritorna, ed. EUN, 1992;<br />

- Le prophet Daniel, Ancien Testament, n. 27, ed. Emmaüs, Saint Légier sur Vevey, s.d.;<br />

PADON A., Lectures on Daniel, 1864;<br />

PAE David (1828-1884) - The Coming Struggle among the Nations of the Earth; or the Political Events of the Last 15 years, described<br />

in Accordance with the Prophecies of Daniel and the Apocalypse, Toronto 1853; Boston 1963;<br />

PAGE A.F., Gabriel the wonderful Numberer and the 70th week of Daniel, Kansas City 1915;<br />

PAGÈS PUIGDEMONT Félix, La Escatologia del P. LACUNZA, S.I., tesina del<strong>la</strong> Facoltà teologica di Barcellona 1979;<br />

PALMER William (1811-1879) - angl. poi eseg.catt.ingl. - Commentatio in Librum Danielis, Romae 1874;<br />

1329


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

PANNIER Eugène - teol.rif.franc - Baltasar associé à <strong>la</strong> puissance royale par son père Nabonide, in Review de Lille, 1 0 marzo 1890,<br />

pp. 572-583;<br />

PAOLUCCI (PAULITIUS) Fabrizio (1554-1625) - In Pent., libros historicos, omnes Prophetas, atque Mach., Comm., Romae 1625,<br />

pp. 791-820;<br />

PAPAY Johannes T., Dissertation 8 a de regno quinto II.<br />

PARADOSE Reginald, Exp<strong>la</strong>nation of Daniel’s Numbers, 1772;<br />

PARAPOULOS Niko<strong>la</strong>us (1897- ) - The Deutero-Canonical Sections of Daniel Theodosia, n. 40, 1969, pp. 458-489; n. 41, 1970,<br />

pp. 240-264;<br />

PAREUS David, A Commentary Upon the Divine Reve<strong>la</strong>tion of the Apostle and Evangelist John, tradotto da Elias ARNOLD, C. P.<br />

Amsterdam 1644;<br />

PARK John R., A Concise Exposition of the Apocalypse, so Far as the Prophecies are ulfilled. To which are prefixed the history of<br />

Christianity epitomised: and a Vocabu<strong>la</strong>ry of simbols, 2 a ed., ampliata, James Duncan, London 1825;<br />

PARKER Joseph (1860-1902) - The People’s Bible, vol. XVI, New York, s.d., pp. 259-452;<br />

PARKER R. A. - OUDUDDESTEIN, Babylonian Chronology Providence, Brown University, 1956;<br />

PARKER Thomas (1595-1677) - past.congr.amer.orig.ingl. - The Visions and Prophecies of Daniel Expounded, Edmund Paxton,<br />

London 1646;<br />

PARKIN Thomas, The Abomination of Deso<strong>la</strong>tion, London 1829;<br />

PARROT Henri de, Le Voyant de Patmos, Lausanne 1902;<br />

PARRY Richard (1722-1780) - teol.anglic.ingl. - A Dissertation on Daniel’s Prophet of the Seventy Weeks, Northampton 1762;<br />

- An Attempt to Demostrate the Messiahship of Jesus from the Prophetic History and Chronology of Messiah’s Kingdom in<br />

Daniel, London 1773;<br />

PARSCH Piur (1884-1956) - Ed. Die heilige Schrift, vol. II, Wien 1953;<br />

PATBERG Wilhelm Heinrich, Dissertation De mirabili Nebucadnetsar, metamorphosi Daniel 4, Hafn. 1739;<br />

PATCH George H., Prophecy Exp<strong>la</strong>ined, New York 1921, pp. 141-200;<br />

PATERSON D. D. - vesc.angl.scozz. - Lectures on Daniel, ed. Rob. Ewing, Gasglow 1891;<br />

PATERSON John (1887- ) - The Goodly Fellewship of the Prophets, New York;<br />

PAUL André, Concept de prophétie biblique F<strong>la</strong>vius Joseph et Daniel, in Recherches de science religieuse, n. 63, Paris, lugliosettembre<br />

1975, pp. 367-383;<br />

PAULIEN Jon - teol.avvent. - Decoding Reve<strong>la</strong>tion’s Trumpets: Literary Allusions and Interpretations of Reve<strong>la</strong>tion 8:7-12, Amdrews<br />

University Dissertation Series, vol. 11, Andrews University, Berrien Springs, Michigan 1988;<br />

- Interpreting Reve<strong>la</strong>tion’s Symbolism, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book I, Frank B. Holbrook, Editor, Biblical<br />

Research Institute, Silver Spring 1992, pp. 73-97;<br />

- Seals and Trumpets: Some Current Discussions, in Idem, pp. 183-198;<br />

- Ellen G. White and Reve<strong>la</strong>tion 4-6, in Idem, pp. 363-374;<br />

PAULITIUS, vedere PAOLUCCI;<br />

PAYNE John Barton (1922- ) - An Outline of Hebrew History, 9, Rome 1954, pp. 159-161;<br />

- The Imminent Appearing of Christ, Grand Rapids 1962;<br />

- The Theology of the Old Testament, Grand Rapids, 1962, pp. 42,66,69,132,286,288,289,372,425, 481,509,520-522;<br />

- The Zonderval Pictorial Bible History, Grand Rapids, 1963, pp. 196-199;<br />

- Encyclopedia of Bible Prophecy, New York 1973, pp. 369-392;<br />

- Goal of Daniel’s Seventy Weeks, in The Springfielder, n. 40, settembre 1976, pp. 119-135; in IETS, 21/2, 1978, pp. 97-115;<br />

PAYRAUBE, Essai sur les principal événements de l’histoire d’après les propheties de l’Ancien et du Nouveau Testament, 2 a ed.,<br />

Genève 1866, pp. 161,162;<br />

PEAKE Arthur Samuel (1865-1929) - teol.metod.ingl. - Ed. Hours on the Bible, London 1920;<br />

- Commentary on the Holy Bible, New York 1962;<br />

PEARSON John, The Great Dream of Nebucadnetsar, Boston 1886;<br />

- The Dream of Daniel, Boston 1888;<br />

PECK Sarah Elizabeth (1898-1968) - miss.avv.amer. - The Sanctuary, Augusta, California, s.d.;<br />

PEGORIER César, Synthèse de <strong>la</strong> Religion protestant, Rotterdam 1718, “Que le pape est l’Antichrist”, pp. 664-668:<br />

PELAYO Alvaro, De statu et p<strong>la</strong>nctu Ecclesiae, II, c. 7.<br />

PELET Amer, L’inspiration du livre de Daniel prouvée par l’accomplissement des prophéties renfermées dans le chapitre VII, tesi di<br />

Montauban 1838;<br />

PELLEGRINI <strong>Adelio</strong> (1945- ) - past.avv.ital. - A proposito del piccolo corno di Daniele 7. Una critica dell’articolo del professore<br />

FLORY sull’interpretazione di Daniele 7:24, in Il Messaggero Avventista, luglio 1979, pp. 98,99;<br />

- Il Popolo di Dio e l’Anticristo attraverso i secoli, Asti 1980, 800 p.;<br />

PELLICANUS, vedere KUERSCHENER<br />

PELT Jean Baptiste (1863-1937) - teol.cat.franc. - Histoire de l’Ancien Testament, vol. II, 6 a ed., Paris 1912, pp. 343-367;<br />

PEMBER George Hawkins, The Antichrist, Babylon, and the Coming of the Kingdom, London 1886; 2 a ed., 1888;<br />

PEMBLE William (1592-1623) - The Period of the Persian Monarchy: Wherein Sundry P<strong>la</strong>ces of Ezra, Nehemiah, and Daniel are<br />

cleared, London 1631;<br />

- Remarks on Difficult Passages in Ezra, Nehemiah and Daniel, Oxford 1659;<br />

PENDLETON Philip Young, col<strong>la</strong>boratore di BATTENFIELD John Adam;<br />

PENTECOST John Dwight (1915- ) - Things to Come, Grand Rapids, Findl. 1958;<br />

- Prophecy for to-day, Grand Rapids 1961, pp. 69-79;<br />

PEREYRA Benito (1535-1610) - gesuita spagn. - Comment in Daniel, Roma 1582; Lyon 1588; Anversa 1594; Roma 1807;<br />

- Opera theologique omnia, Col. 1620, II, f. 1-24;<br />

PEREZ DE PINEDA Juan, Imajen del Anticrlslo, 1849; 1 a ed., v. 1558;<br />

PERRELLA G., Introduzione generale al<strong>la</strong> Sacra Bibbia, Torino 1958, pp. 128-131;<br />

PERRIERES VARIN Paul de, Advertissement a tous chrétiens sur le grand et espouvantable advenement de l’Antechrist, et fin du<br />

Monde, en l’an 1666, 4 a ed., Paris 1609;<br />

1330<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

PERROT Henri de (1836-1909) - past.evang.svizz. - Un trésor biblique méconnu: le livre de Daniel, Lausanne 1906;<br />

PÉRUSSET Jean M., Théses critiques sur l’unité du livre de Daniel, Genève 1848;<br />

PETAU (PETAVIUS) Denis (1583-1652) - ges.franc. - De doctrina temporum, Paris 1627;<br />

- HARDOUN Jean, Dissertation de LXX Hebdomadibus, ad Rev. Pater Bernardus LAMY, Anversa 1703;<br />

- Opus de doctrina temporum, vol. I, Paris 1757;<br />

PETERS Johann Wilhelm, The Theocratic Kingdom of Our Lord Jesus, the Christ, as Convenanted in the Old Testament and<br />

Presented in the New Testament, t. II, New York 1884;<br />

PETERSEN Johann Wilhelm (1649-1727) - teol.pietista ted. - Der Sinn des Geistes in der Prophetie Danels, Frankfort 1720;<br />

PETIT Joseph Adolphe - prete franc. - La Sainte Bible, vol. XI, Arras 1896, pp. 1-142;<br />

PETRI Johann Philipp (1718-1792) - past.evang.ted. di Secknach - Aufschluss der drei Gesichter Daniels nebst dem Traum<br />

Nebucadnezars, nach dem Prophetischen Sinn, Ulrich Weiss, Offenbach 1768; ed. Conradi, Hamburg 1928;<br />

Aufschluss der Zahlen Daniels und der Offenbahrung Johanne, Offenbach 1768<br />

- Das nahe tausendjähriges Reich Christi, 1769;<br />

- Die Offenbahrung Jesu Christ durch Johannem von Capitel I-XIX, Weisz, Frankfurt 1774.<br />

- Gründlicher Beweis zur Auflösung der Gesichter und Zahlen. Daniels und Offenbahrung Johannis, Ulrich Weiss,<br />

Offenbach am Mayn, 1784; traduzione o<strong>la</strong>ndese, De Oplossing der Getallen van Daniel en der Openbaring van John,<br />

Amsterdam 1790;<br />

PETRIE Arthur (1888- ) - The Message of Daniel, Harrisb., Pa 1947;<br />

Petrus Arcidiacono, Questiones in Danielem Prophetam, in MIGNE, P.L., vol. 96, col. 1347-1362;<br />

PETTINGILL William Leroy (1866-1950) - past.batt.amer. - History Foretold. Simple Studies in Daniel, Harrisb. 1909; 2 a 1914; 3 a ed.,<br />

1916; 4 a ed., 1917; 5 a ed., 1920; 7 a ed., Findl., 1941;<br />

- Maranatha. Le Seigneur vient! Simple esquisse sur l’Apococalypse, avec qulques notes sur le millenium et les propheties de<br />

Daniel, ed. Antomarchi, Combes, Seine 1915;<br />

PFATTEISCH Joannes Marie (1877- ) - OSB ted. - Die Dauer des heiligen Johannes, in Bibl. Studien, Freiburg i. Br., XVI, 3,<br />

1911, pp. 1-184, 301-484;<br />

PFEIFFER Charles Franklin (1919- ) - Ed. The WICLIFFE Bible Commentary, 1960;<br />

PFEIFFER Robert Henry (1892-1958) - orient.metod.amer. - Introduction to the Old Testament, Mrper and Row, New York 1941;<br />

1948, pp. 748-781;<br />

PFENDSACK Werner - protest. - Dem Ziel entgegen. Kap. 12-22 der Offenbarung des Johannes, Fr. Reinhardt, Bâle 1959;<br />

- Der Herr ist nahe. Kap. 1-11 der Offenbarung des Johannes, Fr. Reinhardt, Bâle 1963;<br />

PFISTERER Rudolf (1909- ) - sritt.svizz. - Daniel, Stuttgart 1960;<br />

PHILIP James, By the Rivers of Babylon. Studies in the Book of Daniel, Aberdeen 1972;<br />

PHILIPOT Jacques - past.rif.franc - Éc<strong>la</strong>ircissements sur l’Apocalypse de S. Jean. Système Nouveau, Daniel du Fresne, Amsterdam<br />

1687;<br />

PHILIPPE Élie (1842-1910) - sacer.franc. – Livre de Daniel, in Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, F. VIGOUROUX, vol. II, Paris 1899, col.<br />

1247-1283;<br />

PHILIPPI Ferdinand, Die Bibilsch und Kirchilche Lehre vom Antichrist, Guetersloh 1877;<br />

- Der Antichrlst, Gr. Lichterf. 1909;<br />

PHILLIPS John (1927- ) - teol.evang.amer. - Exploring the Scriptures, Chicago 1965; 1967, pp. 165-174;<br />

PHILLIPS Reuben, On Daniel’s Numbers, London 1864;<br />

- The Times of the Gentiles, London 1875;<br />

- The Great Pyramid and the prophetic Numbers, London 1880;<br />

PICKETT Leander Lycurgus (1859- ) - evang.pentec.amer. - The Antichrist and Some Mistakes Concerning him, Louisville 1927;<br />

- WIMBERLY Charles Franklin, Who is the Beast?, Lousville Ky 1919;<br />

PIEPENBRING Charles (1840-1926) - teol.rif.alsaz. - Histoire du peuple d’Israël, Paris 1898, pp. 706-719;<br />

Pierre Comestor ( -v.1178) - teol.catt.franc. - Histoire libri Daniel, MIGNE, P.L., CXCVIII, 1885, col. 1447-1476;<br />

Pierre Diacre (1107-1159) - mon.bened.ital. - Questiones in Daniel prophetam, MIGNE, P.L., XCVI, col. 1347-1362;<br />

PIERSON John, The prophetic Dream of Nebuchadnetzzar, Boston 1886;<br />

- The Dream of Daniel, Boston 1888;<br />

PIETERS Albertus, Studies in the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, Grand Rapids, 1950;<br />

Pietro di Fossombrone, meglio conosciuto come Angelo di Chiarino († 1337) - lettere, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Ms.<br />

strozziano del XV secolo, 219 f. Cote: XXXIX, 75), vedere fol. 61,62;<br />

PIETRO Salvatore di (1830-1898) - gesuita - L’Apocalisse di S. Giovanni e i futuri destini del mondo, San Benigno Canavese 1895;<br />

PILE William N. (1842-1907) - The Prophetic Guideboard Pointing to the Coming of the Lord in 1867;<br />

PILGRIM A., A Directory to the Age of the World, by Scripture testimony, and an Exposition on Part of the Book of Daniel, Boston<br />

1844;<br />

PILLOUD Eugène, Daniel et le rationalisme biblique, Chambery 1890;<br />

PINCHES Theophilus Goldridge (1856-1934) - Old Testament in the Light of the History - Records of Assyria and Babylon, London<br />

1907;<br />

PINEL Michel (1708-1776) - orat.gians.franc. - Essai sur <strong>la</strong> connaissance des temps, pp. 98-102;<br />

PINO José Miguel del, El fin de los tiemoo,<br />

PINTO Heitor (1528-1584) - monaco ienonimita port. - In divum vatem Daniel Comm., Coimbra 1579;<br />

- In Daniel, Lamentatio, Hier., Nahemia, Venezia 1583, ff. 1-200; Anversa 1595;<br />

- Opera omnia <strong>la</strong>tina, vol. III, Daniel, Lyon 1584; Opera omnia Latinorum, Lyon 1590;<br />

- In Isaie, Threni, Ezechia, Daniel, Nahemia, Paris 1617, ff. 1-200;<br />

PIPER Frederick Leroy (1585-1940) - past.avv.ch.crist. - The Return of Christ, New York 1922;<br />

PIPER O., Johannes Apokalypse, in RGG, Tübingen 1956-65, col. 822-840;<br />

Pirkê de Rabbi Eliezer (il grande), tradotto e annotato da Gerard FRIDLANDER, Kegan Paul, Trench, Trubner & Co., Ltd., London<br />

1916;<br />

1331


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

PIROT Marie Joseph Philomène Louis (1881-1939) - canon.franc. - La Sainte Bible, vol. VII, Daniel, Paris 1946; vol. XII,<br />

L’Apocalypse, Paris 1951;<br />

PISCATOR (FISCHER) Johannes (1546-1635) - teol.rif.alsaz. - In Prophet Daniel Commentary, Hebron 1614;<br />

PLANQUE Michel - protest. - Introduction a l’Apocalypse de saint Jean, Alsatia, Colmar, Paris 1959;<br />

PLAYFORD Thomas, Discourses on the Second Advent of Jesus Christ, stampato da James Allen, Ade<strong>la</strong>ide 1845;<br />

PLOEG J.P.M. van der - WOUDE A. S. van der, Le Targum de Job de <strong>la</strong> grotte XI, de Qumran, Leiden 1971;<br />

PLOEGER (PLÖGER) Otto, Das Buch Daniel, in Kommentar zum Alter Testament, a cura di E. SELLIN - W. RUDOLPH, Leipzig-<br />

Gütersloh 1965;<br />

PLUMMER A., Reve<strong>la</strong>tion - The Pulpit Commentary, ed. H.D.M. Spence and Joseph S. Exell, New York and London 1909;<br />

PLUMPTRE Edward Hayes, A Dictionary of Christian Biography, Literature, Sects and Doctrines, vol. I, pp. 120-122;<br />

PODSKALSKY Gerhard, Byzantinische Reichseschatologie (Daniel 2,7), Periodisierung der Wetgeschichte und der Grossreichen und<br />

der tausendjâhrigen Friedensreiches (Apok. 20), Mûnchen 1972;<br />

POILLEVILLAIN de CLEMANGES Nico<strong>la</strong>s, De Corr. Ecclesia Statu, composta nel 1414-1415, Paris 1671,<br />

POIRIER L., Les sept Eglises ou le premier Septénaire prophétique de l’Apocalypse, The Catholic University of America Press,<br />

Washington D.C. 1943;<br />

POLANUS (Von POLANSDORF) Amandus (1561-1610) - teol.evang.svizz. - In Daniel prophet commentary, Basel 1599; 1600; 2 a<br />

ed., 1606;<br />

POLIER Jean Pierre (1655-1672) - borgom.di Lausanne - Le rétablissement du royaume, t. I, Genève 1652, pp. 659-661;<br />

POMMERET Massebielle, Le Fils de l’Home, in Journal de <strong>la</strong> Vie: Aujourd’hui <strong>la</strong> Bible, n. 112, 5 Novembre 1972, pp. 10,11;<br />

POOLE (POLUS) Matthew (1624-1679) - past.dissid.ingl. - A Commentary on the Holy Bible, vol. II, Psalms-Ma<strong>la</strong>chi, London 1685;<br />

1962; 1968, pp. 811-849;<br />

- Annotations upon the Holy Bible, vol. II, 1696; London 1700;<br />

- Synopsis criticorum sacrae Scripturae interpretum et commentatum, vol. III, Fr. A M. 1794, pp. 1321-1536; 1968, pp. 830-<br />

847;<br />

- in Verk<strong>la</strong>ring, Amsteram 1748;<br />

PORRET James Alfred (1843-1924) - past.evang.svizz. - Trois vies de Jésus, Genève 1893;<br />

- La vision du Ciel ou <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion de l’au-delà, Genève 1898;<br />

PORRI Alessio, Vaso di verità nel quale si contengono 12 resoluzioni vere e 12 importanti, dubbi, tutti, intorno all’origine, nascita,<br />

vita, opere e morte dell’Anticristo, Venezia 1597;<br />

PORTEOUS Norman Walker (1898- ) - past.libero scozz. - Daniel: a Commentary, London-Phi<strong>la</strong>delphia 1965, 1979;<br />

- Daniel, Old Testament Library, SCM Press, London 1979; trad. in tedesco BEYERLIN Walter & WALZ Rudolf, Das<br />

Danielbuch, Göttingen 1962;<br />

PORTER Frank Chamberlin (1859-1946) - The Message of the Apocalyptic Writers, the Book of Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, and Some<br />

Uncanonical Apocalypses, New York 1905;<br />

POST Jean Augustin, Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, 2 a ed, Paris 1865, pp.53-55;<br />

POTHIER Remi (1727-1812) - canonico di Laon - Explication de l’Apocalypse, Douai 1773; 2 a ed., 1777; 3 a ed., Liègi 1790;<br />

- Histoire de l’Eglise révélée dans l’Apocalypse, Augsburg 1798;<br />

POTTER Francis (1594-1678) - An Interpretation of 666, Oxford 1642; Worcester 1808; trad. <strong>la</strong>tina, Amsterdam 1677; trad. par<br />

Johann SCHOENAUER, Explicatio numeri bestiae 666, Basilea 1656;<br />

POTTERIE I. de <strong>la</strong> - teol.catt. - Introduzione al Nuovo Testamento, L’Apoocalisse, ed. Queriniana, Brescia 1961, pp. 607-621;<br />

POUBLAN Gérard - pred.avvent. - Les prophéties de Daniel, prédictiones ou pas? in Les Signes des temps, maggio-giugno 1979, pp.<br />

4-8;<br />

POUSSEUR J. de - MONTALEMBERT R., Le cri de l’Apocalypse, Paris 1991;<br />

POWERS J. A., Harmony of Prophecy and History, Boston, s.d.;<br />

POYTHRESS Varn S., Holy Ones of the Most High in Daniel 7, in Vetus Testament, aprile 1976, pp. 208-213;<br />

PRADO Juan, Caràcter histórico del libro de Daniel, Madrid 1943;<br />

PRAT Ferdinand (1857-1938) - sacer.catt.franc - La date de <strong>la</strong> Passion et <strong>la</strong> durée de <strong>la</strong> vie publique de Jésus Christ, in Recherches de<br />

science religieuse, III, 1, Paris 1912, pp. 82-194;<br />

PREBLE Thomas M. (1811-1908) - past.batt.amer. - Tract Showing That the Seventh Day Should Be Observed as the Sabbath, Instead<br />

of the First Day; “According to the Commandment”, stampato da Murrey & Kimball, Nashua, New Hanfry 1845;<br />

- A Review of the Argument Adduced to Prove that the 1260, 1290, and 1335 Days, as Given by Daniel an John, Began in<br />

A.D. 519, Boston 1854;<br />

PREISWERK Heinrich (1876- ) - geol.svizz. - Der Sprachenwechsel in Buche Daniel, Bern 1902-1903;<br />

PREISWERK Samuel (1799-1871) - teol.evang.svizz. - L’Ordre ancien et modern, vol. I, 1842, pp. 259-290;<br />

PRESCOTT William Warren (1855-1944) - past.avv.ingl. The Spade and the Bible, New York 1933, pp. 156-162;<br />

- The Daily, s.l., s.d., pp. 18-20;<br />

PRESTON Ronald H. - HANSON Anthony T., The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine, Torch Bible Commentaires, New - York -<br />

London 1949;<br />

PREUSCHEN Erwin Friedrich Wilhelm Ferdinand (1867-1920) - teol.evang.ted. - Todesjahr und Todestag Jesu, in Zeitschr. für<br />

Alttestamentilche und Wissenschaft, vol. V. 1904, pp. 1-17;<br />

PREUSS Hand, Die Vorstellungen vom Antichrist im spaeteren Mitte<strong>la</strong>lter, Leipzig 1906;<br />

- Die Religion in Geschichte und Gegenwart, 2 a ed., vol. I, 1927, col. 375-378;<br />

PREVOST J.P., Pour lire l’Apocalypse, Paris 1991;<br />

PRICE George Mac Cready (1870-1963) - geol.avv.canad. - A New Commentary on Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Loma Linda 1951, 239<br />

p.;<br />

- The Greatest of the Prophets. A New Commentary on the Book of Daniel, Mountain View, California 1955, IX-342 p., pp.<br />

42-44,120,122,171,172; (1959);<br />

PRICE James L., Interpreting the New Testament, New York 1971;<br />

PRIDEAUX Humphrey (1648-1724) - teol.angl.ingl. - The Old and New Testament Connected in the History of the Jews and<br />

Neighburing Nations, vol. II, 1715; 19 a ed., London 1825; 1945, pp. 19-197,316-321,344,440-443<br />

1332<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

PRIESTLEY Joseph, The Present State of Europe Compared With Ancient Prophecies; A Sermon, Preached February 28, 1794, J.<br />

Johnson, London 1794;<br />

- Notes on All the Books of Scripture, 4 vol., l’Autore, Northumber<strong>la</strong>nd, Pa.1803-4.<br />

PRIEUR J., L’Apocalypse: Révé<strong>la</strong>tion sur <strong>la</strong> vie future, ed. F. Lanore, Paris 1976;<br />

PRIGENT Pierre - protest. - Apocalypse 12, histoire de l’exégèse, Beiträge zur Geschichte der biblischen Exegese, Mohr, Tübingen<br />

1959;<br />

- Apocalypse et Liturgie, in Cahiers Theologiques, n. 52, De<strong>la</strong>chaux & Niestlé, Neuchâtel 1964;<br />

- Pour une théologie de l’imahe. Les visions de l’Apocalypse, in Revue d’Histoire et de Philosophie Religieuses, n. 59, 1979,<br />

pp. 373-378;<br />

- L’Apocalypse de saint Jean, De<strong>la</strong>chaux et Nieslé, Losanne - Paris 1981; 2 a ed., corretta, Genève 1988<br />

Primasius, Primasii Commentaria Super Apocalypsim B. Joannis, MIGNE, P.L., vol. 68.<br />

PRINCE Derek, The Last World on the Middle East, Lincoln Chosen Books, 1982;<br />

PRINCE John Dinely (1868-1945) - Mene Mene Tekel Upharsin: an Historical Study of the 5 th chapter of Daniel, Baltimore 1893;<br />

- A Critical Commentary on the Book of Daniel, London - Leipzig 1899;<br />

- The Abu-Habba Cylinder of Nabona’id, Leiden 1905;<br />

PRITCHARD James Bennet (1909- ) - Ancient Near Eastern Texts Re<strong>la</strong>ting to the Old Testament, Princeton 1950;<br />

PROCKSCH Otto (1874-1947) - Der Menschensohn als Gottessohn. Christentum und Wissenschaft, 1927, pp. 425-443,473-481;<br />

- Theol. der Alten Testament, Gütersloh 1950;<br />

PROCTER William Charnock, The Seventy Weeks, in Aids to Prophetic study, n o 34, London 1927, 23-27;<br />

Pseudo Joachim, Expositio Magni Prophete Ioachim: in Librum Beati Cirilli de Magnis Tribu<strong>la</strong>tionibus & Statu Sanctae Matris<br />

Ecclesie, etc., per Bernardinum Benalium, Venetiis (1516?);<br />

- Eximii Profundissimique Sacrorum Eloquiorum Perscrutatoris ac Futurorum Prenunciatoris Abbatis Joachim Florensis<br />

Scriptum Super Esaiam Prophetam, per Laçarum de Soardis, Venetijs, 1517;<br />

PUNSHON William Mosley (1824-1881) - past.wesl.ingl. - Lectures and Sermons, New York, s.d., pp. 1-30;<br />

PURCELL John B., col<strong>la</strong>boratore di CAMPBELL Alexander;<br />

PURVES James (1734-1795) - past.diss.scozz. - Observations on Prophetic Time and Similitudes, prima parte, Edinburgh 1777;<br />

seconda parte, Edinburgh 1778;<br />

PURVEY John, Commentarius in Apocalypsin Ante Centum Annos Editus, con prefazione di M. LUTERO, Wittembergae 1528;<br />

PUSEY Edward Bouverie (1800-1882) - teol.anglic.ingl. - Daniel the Prophet. Nine Lectures, Delivered in the Divinity School of the<br />

University of Oxford, John Henry & James Parker, Oxford, Plymont 1864; 2 a ed., London 1868; 3 a ed., Oxford 1869; 4 a ed.,<br />

1876; 5 a ed., New York 1885; 6 a ed., London 1886; 7 a ed., 1891;<br />

PYM William Wol<strong>la</strong>ston (1792-1852) - past.anglic.ingl. - Thoughts on Millenarianism, T. Paternoster, Hitchin 1829; 3 a ed., London<br />

1831;<br />

- A Word of Warning, 2 a ed., James Nisbet, London 1836; ed. E.G. Dorsey, Phi<strong>la</strong>delphia 1837; J. Dobson and J. Whetham,<br />

Phi<strong>la</strong>delphia 1839;<br />

- The Signs of Israel’s deliverance, in Glimpses, 1848;<br />

- Le second Avènement de Christ, Paris 1846, pp. 59,91,112;<br />

QUAIFE Barzil<strong>la</strong>i - scritt.prot.austral. - Lectures on Prophecy, and the Kingdom of Christ, Sydney 1848, pp. 75-98;<br />

QUATRÈMERE Étienne Marie (1782-1857) - Mémoire sur Darius le Mède et Balthasar, rois de Babibole, in Acad. des inscriptions et<br />

belles-lettres, t. 19, 1, Paris 1851, pp. 373-418;<br />

QUERVAIN Alfred de (1896-1968) - teol.evang.svizz. - Busse. Eine Auslegung von Daniel 9:4-19, München 1936;<br />

QUESNEL P. - protest. - Le Nouveau Testament en François, avec des reflections morales sur chaque verset, Amsterdam 1727;<br />

QUIGLEY Ithamar, The Resurrection, When?, Elizabeth, New Jersy, s.d.;<br />

QUIMBY Paul Elmore - pred.avv.amer. - Message of the Prophets, Mountain View 1946, 342 p, pp. 240-248.;<br />

- Lectures on the Prophecies of Daniel, Angwin, California 1952, 24 p.;<br />

QUISPEL G., The Secret Book of Reve<strong>la</strong>tion, ed. Mc Graw Hill, New York 1979; L’Apocalisse, il libro segreto del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione, ed.<br />

Cappelli, Bologna 1980;<br />

RABOISSON Pierre Auguste (1830- ) - prete franc. - Les événements prochains d’aprés le livre de Daniel et l’Apococalypse, Paris<br />

1874;<br />

RAD Gerard von (1901-1971) - past.lut.ted. - Old Testament Theology, tradutto da D.M.G. STALKDR, vol. I, New York 1962; vol. II,<br />

1965; traduzione italianam Teologia dell’Antico Testamento, ed. Paideai, Brescia 1974, pp. 356-381;<br />

- Die Botschaft der Propheten Daniel, München 1967;<br />

RAEMOND Florimond de, L’Antechrist, Cambray 1613;<br />

RALSTON Samuel (1756-1851) - past.evang.amer.orig.irl. - A Brief Examination of the Principal Prophecies of Daniel an John,<br />

Pittsburg 1843;<br />

RAMSAY James Beverlin, The Letters to the Seven Churches of Asia, Hodder & Stoughton, London 1904;<br />

- Exposition of the First Eleven Chapters, Pennsylvania 1977;<br />

RAMSAY W. M., The Letters to the Seven Churches of Asia, London 1909;<br />

RAMSEY William (1803-1858) - past.presb.amer. - The Stone smiting the Image: or the extention and triumph of the Kingdom of God,<br />

Crieff 1834;<br />

- The Second Coming of Our Lord and Saviour Jesus Christ, in Power and Great Glory Before the Millennium, Orrin<br />

Rogers, Phi<strong>la</strong>delphia 1841;<br />

- The Millennium and the New Jerusalem Contrasted, John Levon, New York 1844;<br />

- Lectures on the Reve<strong>la</strong>tion, Edinburg 1850;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of John the Divine: or, a New Theory of the Apocalypse, Corroborated by Daniel, and the Other Prophets,<br />

Phi<strong>la</strong>delphia 1858;<br />

RAND Edward (Howard) B. (1889- ) - Study in Daniel, Haverhill, Massachusset 1948;<br />

- Marvels of Prophecy, Merrimac, Massachusset 1859;<br />

RASKA J., Zur Berechnung der siebzig Wochen Daniels, in Theologische Praktische Quartalschreiben, 1904;<br />

RAST Walter E. (1930- ) - Daniel 9: its Form and Theological Signification, tesi Università di Chicago, 1966;<br />

1333


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

RATTON James Joseph Louis (con lo pseudonimo di J. J. ELAR) - The Apocalypse, the Antichrist and the End, London 1906;<br />

- Antichrist an historical review, London 1917;<br />

RAVEN Joln Howard (1870- ) - Old Testament, Introduction General and Special, New York 1910, pp. 317-332;<br />

RAVY C. - protest. - Secret de l’avenir selon Apocalypse V a XXII, Librairie biblique, Genève, s.d.;<br />

RAWLINSON George (1812-1902) - orient.ingl. - Historical Illustration of the Old Testament, London 1871, pp. 166,167; trad.<br />

francese, Illustration historiques de l’Ancien Testament, Paris 1881, p. 173 e seg.;<br />

- The Five Great Monarchies, vol. III, 3 a ed., London 1873;<br />

- traduttore inglese di ERODOTO, New York 1928, pp. 66-68;<br />

RAWLINSON M., Ther five great monarchies, t. II, 3 a ed., London 1873;<br />

READ Robert (1781-1844) - The Seven Last P<strong>la</strong>gues, Ipittsburg 1826;<br />

READ Walter Edwin (1883-1976) - past.avv.ingl. - Further Observation on Sadaq, in AUSS, vol. IV, 1966, pp. 29-36;<br />

- Daniel and the Cleansing of the Sanctuary, in The Ministry, marzo 1967, pp. 33-36; aprile pp. 30,31; maggio pp. 33-36,46;<br />

luglio pp. 12-16;<br />

- Weeks of days for Weeks of Years, in The Ministry, ottobre 1969, pp. 13-16;<br />

RECZ N., The Signs of the Times: or, an Index to Present Affair. Taken From the Prophecies, 1879;<br />

REDEPENNING Ernst Rudolph (1810-1883) - teol.lut.alsaz. - Comm. in locus Vetus Testament Messianos, I, Gottingue 1840, p.<br />

10,12,21; II, 1843; III, 1845; IV, 1847, pp. 4,11;<br />

REED Stephen, Points and Arguments on the great prophecy. Periods maintaining their terminal in 1850, New York 1850;<br />

REICHEL H. L., Die 70 Jahrwochen Daniel 9:24-27, in Theologische Study und Kritische, n. 2, Gotha 1858, pp. 735-752;<br />

Reichersberg Gerhol von (verso 1093-1169) - De Investigatione Antichristi, composto verso il 1161 e pubblicato da Pertz,<br />

Monumenta germaniae historica. Libelli, vol. III, Hannover 1897; Opera hactenus inedita, ed. Fr. Scheibelberger, I, 1, 1875;<br />

- Exposito in Psalmum LXIV sive liber de corrupto Ecclesiae statu, in BALUZE, Miscel<strong>la</strong>nea, V, Paris 1700, pp. 63-235; e<br />

MIGNE, P.L., 194, 1855, col. 9-118;<br />

REICKE B., The New Testament Era, London 1969;<br />

REID Robert, The Seven Last P<strong>la</strong>gues; or, The Vials of the Wrath of God, stampato da D. and M. Maclean, Pittsburgh 1828;<br />

REINE J., Manuel d’Ecriture Sainte, t. V, Apocalypse, Lyon 1935;<br />

REINES Alvin Jay (1926- ) - Maimonides and Abrabanel on Prophecy, Cincinnati 1970, pp. LXVI,136,161,162,175,182,195-<br />

198,222;<br />

REINKE Laurenz (1797-1879) - eseg.catt.ted. - Die messianische Weissagungen, vol. IV, Giessen 1862, pp. 167-369 sulle 70<br />

settimane;<br />

REISNER Erwin - protest. - Das Buch mit den sieben Siegeln, Vandenhoeck & Ruprecht, Gottingue 1949;<br />

RÉMUZAT Hyacinthe Marie (1730-1816) - canon.franc. - Lettre d’un chanoin à un de ses amis sur <strong>la</strong> proximité de <strong>la</strong> fin du monde,<br />

1786; 1819; Marseille 1833; Aignon 1835;<br />

RENAN Joseph Ernest (1823-1892) - stor.franc. - L’Antechrist, ed. Galman Levy, 2 a ed., Paris 1873, pp. XXVI,282,293,336,338,362,<br />

371,401,407,463,464,471,550,560;<br />

- Histoire des origine du Christianisme, vol. I, Vie de Jésus, 15 a ed., Paris 1876, pp. XLII,XLIV-XLV,14,16,39,40,50,82,<br />

120,135,136,162,263,292; vol. III, S. Paul, 13 a ed., 1893, p. 252; vol. V, Les Évangiles, 13 a ed., 1923, pp. 35-37,106,160,<br />

374,446; vol. VII, Marc Aurèlio, 1899, pp. 353,359,342;<br />

RENDTORFF Rolf (1925- ) - prof.univer.prot. - Protagonisti dell’Antico Testamento - Patriarchi, re e profeti, ed. C<strong>la</strong>udiana,<br />

Torino 1984, pp. 123-129;<br />

- Introduzione all’Antico Testamento, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1990, pp. 359-353;<br />

RENIÈ J., Manuel d’Ecriture Sainte, t. III, Danile, Paris 1946; t. V, Apocalypse, Lyon 1935;<br />

REUSCH Johannes, Exercitationem historico-philologicam de numeris Antichristi, 666, Wittemberg 1695;<br />

REUSS Édouord Guil<strong>la</strong>ume Eugène (1804-1891) - teol.evang.alsaz. - L’Apocalypse, Paris 1878;<br />

- La Bible - Ancien Testament, 7 a parte, Littérature politique et polémique, Paris 1879, pp. 203-276;<br />

REUTER Adam, Oratio: quam Papam esse bestiam, London 1610;<br />

REVEL Alberto (1837-1888) - past.vald.del Piemonte - Storia letteraria dell’Antico Testamento, Poggibonsi 1879, pp. 414-439;<br />

REY Eugène - past.avvent.svizz. - L’Apocalypse ou les reve<strong>la</strong>tions de saint Jean, Ptropgès, Trame<strong>la</strong>n - Dessus 1937;<br />

- Les p<strong>la</strong>ces seront rétablies et les jugements rétablis - Une nouvelle traduction de Daniel 9:24-27, in Revue Adventiste,<br />

marzo 1938, pp. 4,5;<br />

- Sans avoir <strong>la</strong> marque... de <strong>la</strong> Bête, in Revue Adventiste, gennaio 1977;<br />

REYMOND Antoine (1824-1908) - past.evang.svizz. - L’Apocalypse, t. I, Lausanne 1904; t. II, 1906;<br />

REYNOLDS Stanley Burnett, The Seventhy Weeks of Daniel’s Prophecy, London 1937;<br />

RHOADS James E. - past.avvent.amer. - The Cross in the 2300 Days, in The Ministry, settembre 1974, p. 17;<br />

RHODES Samuel W. (1813-1883) - pred.evang.amer. - A Pictorial Illustration of the visions of Daniel and John and the Chronology,<br />

Dorchester, Massachusset 1850;<br />

RHUMEL (IUS) Johann Conrad (1574-1630) - medico ted. - Liber Danielis paraphrasis recensitus, Nürnb 1616;<br />

RIBERA Francisco de (Francisci Riberae) (1557-1591) - gesuita spagn. - In Sacram Beati Ioannis Apostoli, Evangelistae Apocalypsin<br />

Commentarij, Ex Officina Iuntarum, Lugduni 1593; Anversa 1594;<br />

RIBERT G.G., The Inspired History of the Nations, vol. II, 1903;<br />

RICCIOTTI Giuseppe - abate teol. - Gli Atti degli Apostoli e le lettere di S. Paolo, ed. Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1958;<br />

RICE George E. - teol.avvent. - Ellen G. White’s Use of Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book I, Frank<br />

B. Holbrook, Editor, Biblical Research Institute, Silver Spring 1992, pp. 145-162;<br />

RICE John R. (1895- ) - The Coming Kingdom of Christ, vol. III, Wheaton 1945;<br />

- The Second Coming of Christ in Daniel, Weaton 1950;<br />

Riccardo di S. Vittore, In Apocalypsim Joannis, MIGNE, P.L., vol. 196;<br />

RICHARDS Harold Marshall Sylvester (1894- ) - pred.avv.amer. - Beasts of the Sea, Los Angeles 1962, 30 p.;<br />

- Day After Tomorrow and Other Sermons, Hollywood 1979, p. 3-19;<br />

RICHARDSON A<strong>la</strong>n, An Introduction to the Theology of the New Testament, London 1958;<br />

RICHARDSON Donald W., The Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, paperback, At<strong>la</strong>nta 1976;<br />

1334<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

RICHLI Alfred - pred.avv.svizz. - Daniel, Berne 1977, 180+18 p.;<br />

- Daniel historien et prophète de l’exil, in AA.VV, Daniel - Question débattues; Collonges sous Salève 1980, pp. 132-149;<br />

RICHTER Johann Heinrich (1799-1847) - teol.lut.ted. - Erk<strong>la</strong>rte Haus-Bibel, vol. IV, Barmen 1837;<br />

RIDLEY Nicho<strong>la</strong>s, The Works of Nicho<strong>la</strong>s Ridley, D.D. Sometime Lord Bishop of London, Martyr. 1555, edito per <strong>la</strong> Parker Society<br />

dal Rev. Henry Christhmas, University Press, Cambridge 1841;<br />

RIEHM E., Messianic Prophecy. Its Origin, Historical Character and Re<strong>la</strong>tion to New Testament Fulfillment, Edinburgh 1876;<br />

RIEMANN, G. E., Die Offenbarung St. John., Halle a. S. 1868;<br />

RIEMENS David (1900- ) - pred.avv.o<strong>la</strong>nd. - Réflexions sur Daniel 7:25, in Servir, 1 o trim. 1978, pp. 11-16;<br />

RIESS Florian - gesuita tedesco - Antinomisme, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Théologie Catholique, t. I, 3 a ed., Paris 1886, p.<br />

360;<br />

RIESSLER Paul (1865-1935) - teol.catt.ted. - Das Buch Daniel Text-kritische Untersuchung, Stuttgard 1899;<br />

- Das Buch Daniel erklärungen, Wien 1902;<br />

RIGAUX Béda O.F.M. (1899† ) - abate franc.belga - L’Antechrist et l’opposition au Royaume Messianique dans l’Ancien et le<br />

Nouveau Testament, Università cattolica di Lovano, Paris 1932;<br />

- S. Paul, Les Epîtres aux Thessaloniciens, Paris 1956;<br />

RIGAUX Ernest - sacerd.catt. - Jésus Christ et l’Église, ou le Royaume de Dieu sur <strong>la</strong> terre prédit par Daniel, Limoges 1883;<br />

RIGENT Pierre, Apocalypse l2 - Histoire de 1’exegèse, Tubmgue 1959;<br />

RIGGS James Stevenson (1853- ) - past.presb.amer. - A Reve<strong>la</strong>tion of the Jewish People During the Maccabees and Roman<br />

Periods, New York 1915, p. 108;<br />

- JORDAN William George (1844- ) - teol.evang.canad. - Daniel, in A Standing Bible Dictionary, New York 1909, pp.<br />

169,170; ed. Funk e Wagnallis, 3 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1936, pp. 166-168;<br />

RIGGS Ralph M. (1895- ) - The Path of Prophecy. The Reve<strong>la</strong>tion of Christ, Springfield 1937 (interpretazione escatolica delle 70<br />

settimane, pp. 97,98,190);<br />

RIJK Cornelius A., col<strong>la</strong>boratore di BOER Pieter Ari Hendrik de;<br />

RILEY William Bell (1861-1947) - past.batt.amer. - The Bible - Old Testament,vol. XVI, Cleve<strong>la</strong>nd, Ohio 1933;<br />

- Daniel versus Darwinism, Minnesota, s.d.;<br />

RIMMER Harry (1980-1952) - past.evang.amer. - The Coming League and the Roman Dream, Grand Rapids, 1941, pp. 7-13,50-87;<br />

RINALDI Giancarlo (1952- ) - storic.evang.Ch.nazzareno - Le sette lettere dell’Apocalisse di Giovanni, Casa Ed. Nazarena, Napoli<br />

1984;<br />

RINALDI Giovanni (1906- ) - CRS.ital. - Danielis prophetiae apud S. Augustinus, in Verbum Domini, n. 21, 1941, pp. 99-107;<br />

- La Sacra Bibbia - Daniele, a cura di Mons. S: GAROFALO, ed. Marietti, Torino 1949; 3 a ed., 1952; 4 a ed., Mi<strong>la</strong>no 1962;<br />

- Le 70 settimane di Daniele, in Revue Biblique, n. 2, 1954, pp. 292-298;<br />

- Enciclopedia Biblica illustrata, Torino 1976;<br />

RINCK Heinrich Wilhelm (1822-1881) - Die Lehre der heiligen Schrift vom Antichrist, Elberf. 1867;<br />

RINGENBERG Loyal R., The Word of God in History, Butler, Indiana 1953, pp. 199,234-237;<br />

RISLER Yves - pred.avv.franc. - La vérité présente dans le livre de Daniel, in Prépare-toi, n. 14, s.d., 48 p., pp. 16-46;<br />

RISSI Mathias - protest. - Zeit und Geschichte in der Offenbarung des Johannes, 2 a ed., Zwingli, Zurich 1952;<br />

- Das Judernproblem im Licht der Johannes Apokalypse, in Theologische Zeitschrift, luglio 1957, pp. 241-259;<br />

- Was ist und was geschehen soll danach, Die Zeit - und Geschichtsauffassung in der Offenbarung des Johannes, Zurich -<br />

Stuttgart 1965;<br />

- Die Zukunft der Welt, eine exegetische Studie uber Johannesoffenbarung 19:11-22,15, Reinhardt, Bâle 1965;<br />

- Alpha und Omegaeine Deutung der Johannes Offenbarung, Reinhardt, Bâle 1966;<br />

RIST LIN Martin - HOUGH L.H. - protest. - The Reve<strong>la</strong>tion of St. John the Divine - The Interpreters Bible XII, Abington Press, New<br />

York 1957;<br />

RITCHIE John, Impending Great Events, London 1938;<br />

RIZZO Ro<strong>la</strong>ndo (1943- ) - past.avv.ital. - Il veicolo del<strong>la</strong> Speranza, in AA.VV., Siamo pieni di Speranza, IADE, ed. A.D.V.,<br />

Falciani 1992;<br />

- Finalmente a casa, in AA.VV., Dal F<strong>la</strong>uto dolce ai Timpani, IADE, ed. A.D.V., Falciani 1994, 360 p., pp. 325-341;<br />

ROBERT A., col<strong>la</strong>boratore di A. FEUILLET e di BOISMARD Marie Emile<br />

ROBERT André (1883-1955) - FEUILLET André (1909- ) - Introduction à <strong>la</strong> Bible, t. I, 1959; 1962, pp. 695-797; traduzione<br />

spagno<strong>la</strong> di Elejandro ROS, t. I, Barcellona 1965; 3 a ed., 1970, pp. 634-644;<br />

ROBERTI Giovanni Battista (1719-1786) - Lezioni sacre sopra <strong>la</strong> fine del mondo, t. I, Rossano 1792;<br />

ROBERTS Oral (1918- ) - The Book of Daniel and the Book of the Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, Tulsa, Oakloma 1968;<br />

- The living Prophets: the Minor Prophets paraphrased with Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, vol. III, Wheaton 1969;<br />

ROBERTSON Archibald Thomas (1863-1934) - teol.batt.amer. - Word Pictures in the New Testament, vol. VI, New York 1933, pp.<br />

267-488;<br />

ROBERTSON David (v.1789-1846) - past.presb.scozz. - Discourses, Showing the Structure and Unity of the Apocalypse, vol. II,<br />

G<strong>la</strong>sglov 1833, pp. 306-374;<br />

ROBERTSON Theodor R., col<strong>la</strong>boratore di DAVIS William Cumminis;<br />

ROBINSON Asa T., A Remarkable Prophecy, Cooranburg Australia;<br />

ROBINSON Bernard, Daniel Prophets, vol. II, Daniel Commentary, London 1972, pp. 155-184;<br />

ROBINSON Godfrey Olive, The New Bible Handbook, London 1947, pp. 232-238; Nouveau Manuel de <strong>la</strong> Bible, 1952;<br />

ROBINSON John (1814-1888) - past.presb.amer. - The Millennium Just at Hand. Being a Paraphases of the Vision of Daniel and the<br />

Apocalypse of St. John the Divine, Chicago 1843;<br />

ROBINSON J.A.T., Jesus and His Coming, London 1957;<br />

- Redating the New Testament, Phi<strong>la</strong>delphia 1976;<br />

ROBINSON Theodor Henry (1881- ) - past.batt.ingl. - Prophecy and the Prophets in the Ancient Israel, London 1923; 1967, pp.<br />

162-179,196,198,202,206,207,209;<br />

- OESTERLEY William Oscar Emil, Ad Introduction to the Books of the Old Testament, London 1934, 1946, pp. 330-344;<br />

2 a ed., 1954;<br />

1335


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

ROBINSON Thomas (1813-1890) - past.presb.amer. - A Homiletical Commentary on the Book of Daniel, New York 1892;<br />

ROBJOHN Henry Thomas, Daniel Stateman and Prophet, London 1872;<br />

ROCHEDIEU Charles (1857-1928) - past.evang.svizz. - Guide du Lecteur de <strong>la</strong> Bible, fascicoli 1 e 2, Genève, p. 16;<br />

- Introduction aux Livres des Prophètes d’Israël, in Guide du Lecteur de <strong>la</strong> Bible, fascicoli 2 e 3, Genève, s.d., pp. 70-82;<br />

- Introduction à l’Épître aux Hèbraux, aux Épîtres Chatoliques et à l’Apocalypse, in Guide du Lecteur de <strong>la</strong> Bible, fascicoli<br />

5 e 6, Genève 1905;<br />

RODRIGUEZ Angel Manuel - teol.avv. - Le Sanctuaire et sa Purification, in Servir, n. 2, 1995;<br />

RODRIGUEZ BLANCO Ricardo - canonico spagn. - El gran Misterio de <strong>la</strong> misericordia de Dios con <strong>la</strong> humanidad y el Anticristo,<br />

Santiago de Compostello 1901;<br />

ROERO Antonio, La Sacra Bibbia, t. III, L’Apocalisse, ed. Marietti, Torino 1964;<br />

ROESH, Die 70 Wochen Daniels, in Study und Kritische, 1834, p. 276 e seg.;<br />

ROESH James Wolfangus, De Messiae excidione et hierosolymorum deso<strong>la</strong>tione. Dissertation ex Daniel IX, 26,27, sotto <strong>la</strong> presidenza<br />

di Johann FRISCHMUTH, Jena 1672;<br />

ROETZEL Calvin J., Judgement in the Community, Leiden 1972;<br />

ROFFHACK Frersin - past.evang.ted. - Daniel in der Löwen grube, 2 a ed., Barmen 1859;<br />

ROGER T., The Significance of the Calendar for Interpreting Essene Chronology and Eschatology, in Revue de Qumran, n. 38, 1979,<br />

pp. 179-181;<br />

- Daniel 9 and the Date of the Messiah’s Coming in Essene Hellenistic, Pharisaic, Zealot and Early Christian Computation,<br />

in Revue de Qumran, n. 40, 1981;<br />

ROGERS George (1741- ) - teol.angl.ingl. - A Reply to the Advent Brethren, with Observations on the Prophecies of Daniel,<br />

London 1844;<br />

ROGERS William Hubert (1833- ) - past.batt.amer. - The End from the Beginning, New York 1938; 1942, pp. 178-191;<br />

- Daniel’s Prophecy of the Seventy Weeks, 1941;<br />

ROHMER J. - protest. - L’Apocalypse et le sens chrétien de l’Histoire, in Recherches de Science Religieuse, luglio 1952, pp. 265-270;<br />

ROHLING August, En route pour Sion, Paris 1902;<br />

ROHLING Johann Franz Bernhard August (1839-1931) - sacerd.ted. - Der Antichrist und das Ende der Welt, St. Louis 1875;<br />

- Das Buch der Propheten Daniel, Mainz 1876;<br />

- En route pour Sion, Paris 1902;<br />

ROLLIN Charles (1661-1741) - stor.franc. - De <strong>la</strong> manière d’enseigner et d’étudier les Belles Lettres, vol. III, nuova edizione, Paris<br />

1732, pp. 249-262;<br />

ROLLOCK Robert (1555-1599) - past.presb.scozz. - Comm. in librum Daniel proph, Edinburgh 1591; Basel 1594; Genève 1610;<br />

ROLOFF J., Die Offenbarung des Johannes, Theologischer Ver<strong>la</strong>g, Zürich 1984;<br />

ROMEO Antonino, La Sacra Bibbia - L’Apocalisse, ed. Marietti, Torino 1964;<br />

ROMER Christian - protest. - Die Offenbarung des Johannes in Bibelstunden erläutert, D. Gundert, Stuttgart 1916;<br />

ROMEYN John B., Two Sermons, Delivered in the Presbyterian Church in the City of Albany, Backus and Whiting, Albany 1808;<br />

RONDET Laurent Étienne (1717-1785) - teol.gians.franc. - Dissertation sur le 70 semaines de Daniel, in La Sainte Bible, XI, 2 a ed.,<br />

Paris 1772; 5 a ed.,. XVI, 1830;<br />

- Dissertation sur l’Antechrist, in La Sainte Blble, t. XVI, 2 a ed., 1773; 4 a ed., t. XXIII, Paris 1823;<br />

- Supplément à <strong>la</strong> Dissertation sur le Rappel des Juifs, 1780, sull’Apocalisse, pp. 237, 238;<br />

RONNER Max - protest. - Die Zukunft der Welt und der Kirche, Offenbarung 1-11, Zwingli, Zurich 1949;<br />

ROOS Magnus Friedrich (1727-1803) - teol.evang.ted. - Daniel als ein Rechtschaffer Hormann ab geschildert, Frankfort 1767; 2 a ed.,<br />

Stuttgart 1774; ed. Gustav Adolf Sueskind, Stutcart 1856;<br />

- Auslegung der Weissagungen Daniels die in die Zeit des Neuen Testaments hineinreichen, nebst ihrer vergleichung mit der<br />

Offenbarung Johannis, nach der Bengelischen erk<strong>la</strong>rung derselben, Ulrich Christian Saalbach, Leipzig 1771; 2 a ed., 1795;<br />

- An Illustration of the Present Great and Important Accurences, by the Prophetic Word of God, London 1797;<br />

- An Exposition of such of the Prophecies of Daniel, as receive their accomplissement under the New Testament, traduzione<br />

di Ebeezer HENDERSON (1784-1858) - teol.presb.scozz. - Eedinburgh 1811; ed. Barnes, 1853;<br />

ROSE George Leon, Tribu<strong>la</strong>tion Till Trans<strong>la</strong>tion, Glend. 1934;<br />

ROSE Henry John (1800-1873) - The Holy Bible with an Exp<strong>la</strong>nation and Critical Commentary, ed. Frederic Chrles Cook, vol. VI,<br />

New York, s.d., pp. 210-397;<br />

ROSELLY DE LORGUES Antoine Froançois Félix (1805-1898) - avvoc.franc. - Le Christ devant le siécle, 14 a ed., Paris 1842;<br />

ROSENMUELLER Ernst Friedrich Carl (1768-1845) - orient.evang.ted. - Scholia in Vetus Testament, vol. X, Daniel, Leipzig 1832;<br />

ROSS John Jacob (1871- ) - past.batt.amer. - Daniel’s half week now closing, New York 1922;<br />

ROSS J.R., Evangelical Alternatives, Handbook of Biblical Prophecy, ed. Amerding Carl E. - Gasque W. Ward, Grand Rapids, 1977;<br />

ROSSELET d’IVERNOIS Gustave Adolphe (1830-1892) - past.evang. svizz. - L’Apocalypse et <strong>la</strong> Histoire, t. I, II, Paris 1878;<br />

ROSSIER Jean Benjamin - eseg.plimont.svizz. - Études sur l’Apocalypse, t. II, Lausanne 1850;<br />

ROTH Joseph, Der Antichrist, Amsterdam 1934, traduzione inglese, Moray FIRTH, Antichrist, New York 1935;<br />

ROUGEMONT Frédéric Constant de (1808-1876) - teol.evang.o<strong>la</strong>nd. - Quelques mots sur les nombres rytmiques de <strong>la</strong> prophétie et de<br />

l’histoire, Neuchâtel 1862;<br />

- La Révé<strong>la</strong>tion de S. Jean, précédée d’une brève interprétation de prophéties de Daniel, Neuchâtel 1866;<br />

ROUGEYRON Guil<strong>la</strong>ume (1811- ) - prete franc. - Les dernirs temps, Paris 1866;<br />

- De l’Antechrist recherches et considerations sur sa personne, son règne, l’époque de son arrivée, et les annonces qu’en<br />

font les evenements actuels, Paris 1861; 2 a ed., 1868;<br />

ROUGY H., L’application de l’Apocalypse à l’Eglise primitive, in Revue Ecclésiastique de Liègi, XXIII, 1931;<br />

ROUSSEAU F., L’Apocalypse et le milieu prophetique du Nouveau Testament, Paris 1971;<br />

ROVET W. A., The Vision of Daniel XI, in AIDS, n. 36, London 1928, pp. 29-34;<br />

ROWELL Earle Albert - scritt.avv. - Prophecy speacks, Takoma Park, Washington D.C. 1933, 127 p.;<br />

ROWLEY Harold Henry (1890-1969) - ebraizz.batt.ingl. - The Aramaic of the Old Testament, Oxford 1929;<br />

- The Historicity of the Fifth Chapter of Daniel, in Journal of Theological Studie, n. 32, 1930-1931, p. 12;<br />

- The Bilingual Problem in Daniel, in Zeitschr. F. Alttestamentliche Wissenschaft, Giessen 1932, pp. 256-268;<br />

1336<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Jewish Apocalypse and the Dead Sea Scrolls, Darius the Mede, Cardiff 1935; 1959;<br />

- The Relevance of Apocalyptics, or Study of Jewish and Christian Apocalyptics from Daniel to Reve<strong>la</strong>tion, Lutterworth,<br />

London 1944; New York 1946; 1955; nuova ed., London 1963;<br />

- The Unity of the Book of Daniel Hebraic, Uninon College Annual, vol. XXIII,1, 1950-1951; in The Servant of the Lord<br />

and Other Essays, London 1952;<br />

- Jewish Apocalypse and the Dead Sea Scrolls, London 1957, pp. 10,17,23;<br />

- TAYLOR John, Darius the Mede, in Dictionnary of the Bible, 1963<br />

ROWLEY Richard, An Inquiry Concerning Antichrist, Being an Examination of Such of the Predictions of Daniel as are<br />

Acknowledged to Re<strong>la</strong>te to the Subject, London 1803;<br />

ROZAS Alvarez de - francesc.spagn. - Comm. in Cap. 7 Daniel, 1732;<br />

ROZAS GUITIERREZ José Maria de (1769-1848) - giuric.mess. - Consulta a los sabios sobre <strong>la</strong> aproximacion de <strong>la</strong> segunda venida<br />

de Nuestro Signeur Jesus Christo, Imprenta del Estado de Mexico, a carico del Ciudadano Juan Matute, Toluca 1835;<br />

ROZHDESTVENSKII Aleksander Petrovich (1864-1931) - Otrovenic Daniels, St. Petersburg 1896;<br />

RUDOLPH Hermann, Der Antichrist, Leipzig 1924;<br />

RUEHLE VON LILIENSTERN August Friedmann (1744-1828) - Die entdeckte nun ganz nahe Erscheinung des persoenlichen<br />

Antichrlstes, 2 a ed., Francfort - Monaco 1820;<br />

RUIZ J.P., Ezekiel in the Apocalypse - The Transformation of Prophetic Language in Reve<strong>la</strong>tion 15,17-19,10, Frankfurt am Main<br />

1989;<br />

RULE William Harris (1802-1890) - past.wesliano ingl. - An Historical Exposition of the Book of Daniel the Prophet, London 1869;<br />

RUPERT Greenberry Granthan (1848- ) - The Inspired History of the Nations, Ok<strong>la</strong>oma City 1902;<br />

- The Gathering of the Nations to Armageddon, 3 a ed., Britton, Ok<strong>la</strong>oma 1903;<br />

- Time, Tradition and Truth concerning the end of the World, 1911; 2 a ed., 1914; 3 a ed., Britton 1918;<br />

Rupert di Deutz (v.1075-1135) - benedett.ted. - De Glorificatione Trinitatis et Processione Sancti, MIGNE, P.L., In Daniel<br />

Prophetam, vol. CLXVII, 1854, col. 1499-1536;.<br />

RUPERTW DEUTZ de - protest. - In Apocalypsin comm. libri XII, s.d., verso 1500-1550;<br />

RUPPRECHT Edward (1837-1907) - past.evang.ted. - Der Pseudo Daniel und Pseudo Jesaia der modernen Kritik, vor dem Forum des<br />

christlichen G<strong>la</strong>ubens, der Moral und der Wissenschaft, Erl. 1894, pp. 6-59;<br />

RUSHDOONY Rousas John - teol.presb.americ. - The Kingdom to Come. Studies in Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, Phi<strong>la</strong>delphia 1971, pp. 1-<br />

85;<br />

RUSSELL Charles Taze (1852-1916) - aurorista amer, fond.Testim.di Geova - Que ton Règne vienne, 1937;<br />

- Études sur les Écritures, vol. I, Le divin p<strong>la</strong>ne de Âges, Phi<strong>la</strong>delphia 1937;<br />

- Le temps est proche, 1953;<br />

- La Réconciliation entre Dieu et l’homme, 1962;<br />

RUSSELL Daniel, Preaching the Apocalypse, New York 1935;<br />

RUSSELL David Syme (1916- ) - past.batt.amer. - The Method and Meaning of Jewish Apocalyptic, Phi<strong>la</strong>delphia 1964;<br />

RUSSELL James Stuart, The Parusia, London 1878, 1887;<br />

RYLE Herbert Edward (1856-1925) - evang.anglic.di Winchester - The Canon of the Old Testament, London 1892; 2 a ed., 1895; 1925,<br />

pp. 7,90,122,131-132,145-147,162-163,177,223-224;<br />

SABATIER Auguste (1839-1901) - teol.rifor.franc. - L’Apocalypse Juive et <strong>la</strong> Philosophie de l’Histoire, in Revue des Études Juives, LX, giugno 1900;<br />

- Encyclopédie des Sciences religieuses, vol. I, pp. 355-357;<br />

SABINE James - The Re<strong>la</strong>tion of the Present State of Religion to the Expected Millenium, Crocker & Brewster, Boston 1826;<br />

- The Appearing and Kingdom of our Lord Jesus Christ: in Four Letters to an Unbeliever, Joshua V. Himes, Boston 1842;<br />

SADLER Ralph, The Book of Daniel, Boston 1895;<br />

SAGGS Henry William Frederick - prof.di ling.semit.britann. - The March of Empires, in Everyday Life in Bible Times, Washington<br />

D.C. 1967, pp. 256-291;<br />

SAHLIN Harald, Antiocus IV Epiphanes und Judas Machabaeus, in Studia Theologica, Oslo, n. 23, 1969, pp. 41-63;<br />

SAINT CLAIR John - med.ingl. - Observations on Certain Passages in Daniel and Apocalypse of John, London 1755, pp. 1-45;<br />

SALADRIGUES Salvador, L’Apocalipsis de Sant Joan, in Analecta Sacra Tarraconensia,. III, Barcellona 1927;<br />

SALMERON Alfonso (1515-1585) - Commentaire sur l’Apocalypse, dal<strong>la</strong> I ed. di Madrid 1597;<br />

SALMON George (1819-1904) - teol.anglic.ir<strong>la</strong>nd. - Hermathema, Dublin 1892, vol. 8, n. 18, pp. 161-190;<br />

SAMUEL Elijah Bender (1870-1958) - The Book of Daniel Chapter X, and Matthew XXV, in the Light of Matthew XXIV, London, s.d.;<br />

SAMUEL John - offic.britann. - The Master of the Magicians. The Story of Daniel, London 1906;<br />

SÁNCHEZ (SANCTIUS) Caspar (1544-1628) - gesuita spagn. - Commentaire in Daniel prophetam, Lyon 1612, 1619;<br />

SÁNDERS Frank Knight (1861-1933) - in The Messages of the Bible, vol. 8, 1905, pp. 49-166;<br />

SANDERS J.N. - protest. - St. John on Patmos, in New Testament Studies, gennaio 1963, pp. 75-85;<br />

SANFORD Elias Benjamin (1843-1932) - past.congr.amer. - A Concise Cyclopedia of Religious Knowledge, Hartf., Connecticus<br />

1916, pp. 240,241;<br />

SANGRAN Y GONZALES Joaquin de, La Profecia de l’Apocalypse, Madrid 1929,<br />

SANZ Y SANZ Antonio - prete spagn. - Daniel, o sea <strong>la</strong> proximidad del fin del siglo y principio del reino de Jesus, Madrid 1862;<br />

SARGENT Henry Neptune (1866- ) - offic.angl. - The Marvels of the Bible Prophecy, London 1938, pp. 118-201;<br />

SATAKE Akira - protest. - Die Gemeindeordnung in der Johanner Apokalypse, Neukirchen 1966;<br />

SAUER Erich, Das Morgenrot der Weltlosung, 4 a ed., Gütersloh 1947, 5 a ed., 1949;<br />

SAWYER Leicester Ambrose (1807-1898) - past.presb.amer. - Daniel, Boston 1864;<br />

SAYCE Erchibald Henry (1845-1933) - filos.ingl. - The Higher Criticism and the Monuments, London 1893;<br />

SAYDON Peter Paul, The Interpretation of Daniel 5:30,31, in Scripture Catholic Review, Edinburg, n. 4, 1951, pp. 362,363;<br />

- A Catholic Commentary on Holy Scriptures, ed. Edmund Felix Sutcliffe, London 1953, New York 1953;<br />

SCALIGER Joseph, Iosephi Scaligeri, Opus de Emendation Temporum, vol. 2, Typis Roverianis, Genevae 1629;<br />

SCARP F.L., Antiocus or Rome? A Defence of the Bible Doctrine of the 2300 Days of Daniel 8:14, Auck<strong>la</strong>nd, s.d.;<br />

SCHABES L., Der Prophet Daniel, in Bibel und Liturgie, n. 9, 1934-1935, pp. 59-61;<br />

SCHAEDER H.H., Iranische Beiträge, vol. I, Halle Saale, 1930, pp. 199-296;<br />

1337


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

SCHÄFER J. - cattol. - Die Apokalypse oder die Offenbarung des heilige Johannes, Klosterneuburg 1933;<br />

SCHAFF David Schley (1852-1941) - past.presb.amer. - The Middle Ages, 1 vol. in 2, Charles Scribner’s Sons, New York 1907, 1910;<br />

- A religion Encyclopedia, vol. I, Edinburg 1833, pp. 602-606;<br />

SCHAFF John Philip (1819-1883) - past.presb.amer.orig.svizz. - The New SCHAFF-HERZOG Encyclopedia of Reve<strong>la</strong>tion, vol. II,<br />

1952, pp. 347-361;<br />

SCHAFF Philip, Anticristo, in Dizionario biblico, trad. MEILLE, Firenze 1891, p. 26;<br />

SCHARFENBERG Johann Gottfried (1743-1786) - teol.lut.ted. - Specimen animadversionem quibus loci nonnullis Danielis et<br />

interpretum ejus veteriores presentia Graecorum illustrentur emendatur, Leipzig 1774;<br />

SCHEDL C<strong>la</strong>ud (1914- ) - teol.catt.austr. - Geschichte des Alten Testaments, vol. V, Die Fülle der Zeiten, Tyrolia Ver<strong>la</strong>g,<br />

Munchen 1956; Innsbruck - Wien - Munchen 1964, pp. 54-90; traduzione italiana di Pietro CANOVA, Storia del Vecchio<br />

Testamento, vol. IV, La Pienezza dei Tempi, ed. Paoline, Roma 1966, pp. 55-85,213-225,261-330; traduz. inglese, History<br />

of the Old Testament, vol. V, The Fulness of Times, Staten Is<strong>la</strong>nd, New York 1973, pp. 51-86,231-242 ;<br />

- Mystische Arithmetik oder geschichtsliche Zahlen? Biblische Zeitschr., Neue Folge 1964, pp. 101-103;<br />

- Daniel Der Menschensohn, in Judaica, n. 27, Zürig 1971, p. 191-220,;<br />

SCHEIFLER José Ramón - teol.catt.prof.a Ona - Daniel, in Encyclopedia de <strong>la</strong> Bibbia, vol. II, Barcelona 1963, pp. 774-782;<br />

traduzione italiana, Daniele, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. II, ed. ElleDiCi, Torino 1969, pp.768-778;<br />

- in El Hijo del hombre en Daniel, in Estudios Eclesiàsticos, n. 34, Madrid 1960, pp.789-804;<br />

SCHELLENECKER (SELNECCERUS) Niko<strong>la</strong>us (1530-1592) - teol.lut.ted. - Erklärungen Daniels, 1567, 1608;<br />

- Die Propheten, Leipzig 1579;<br />

SCHENKEL Daniel (1813-1885) - teol.evang.svizz. - Bibellexikon, vol. I, 1869, pp. 568-574;<br />

SCHICK Ed. - cattol. - Die Apokalypse, Die Echter Bibel, Das New Testament, Staab, Würzburg 1959;<br />

SCHITH Jan Ridderman, Tractatus de differentia inter vaticinia sacrae Scripturae et oracu<strong>la</strong> gentilem, Hafn. 1776;<br />

SCHLATTER Adolf (1853-1938) - teol.evang.ted.orig.svizz. - Einleitung in die Bibel, Stuttgart 1889; trad. Jules GINDRAUX,<br />

Introduction à <strong>la</strong> Bible, Genève 1903, pp. 317-339;<br />

- Die Bene Parisim bei Daniel II:14. Zeitschrifg für Alten Testament, Wissensch. 1894, pp. 145-151;<br />

- Die Offenbarung des Johannes - Er<strong>la</strong>uterungen zum Neuen Testament, t. 13, Vereinsbuchhandlung, Calw et Stuttgart<br />

1910;<br />

SCHLIER H - cattol. - Vom Antichrist; zum 13. Kapiter der Offenbarung Johannes, (Extr. De Theologische Aufsätze K. Barth zum 50.<br />

Geburtstag), Kaiser, Munich 1936;<br />

SCHLIER Pau<strong>la</strong> - cattol. - Die letzte Weltennacht, Schauungen zur Apokalypse, Muller, Salzbourg 1958;<br />

SCHLINK Basileia - protest. - Das Ende ist nah, méd. sur l’Apocalypse, Oek. Marienschwestern, Darmstadt - Eberstadt 1961;<br />

SCHMID Hans Heinrich (1937- ) - Daniel Der Menschensohn, in Judaica, n. 27, Zürig 1971, p. 192-220;<br />

SCHMID Joseph - cattol. - Studien zur Geschichte des griechischen Apokalypse Textes, 2 vol, Zink, Munich 1955-1956;<br />

SCHMIDT Anton von (1765-1855) - publ.catt.austr. - JEITTELES Jehuda Loeb (1773-1838) - eseg.isr.cecosl. - Su Daniele, Wien<br />

1835;<br />

SCHMIDT Hans (1938- ) - GUNKEL Joharn Friedrich Hermann (1862-1932) - teol.evang.ted. - Die Schriften der Alten<br />

Testaments, vol. II, Die Grosse Propheten, 2 a ed., Göttingen 1923, pp. XXXIV-XLVII, 417,418,420,469;<br />

SCHMIDT K. L. - protest. - Aus der Johannesapokalypse, dem letzten Buch der Bibel, Majer, Bâle 1946;<br />

SCHMIDT Nathaniel (1862-1939) - orient.amer.orig.sved. - Daniel, in The Encyclopedia Americana, vol. VIII, 1961 pp. 453,454;<br />

- The Son of Man in the Book of Daniel, in Journal of Bible Literature, n. 19, 1900, pp. 22-28;<br />

SCHMITHALS Walter, Die Apokalyptik Einfuhrung und Deutung, Göttingen1973; traduzione italiana, L’Apocalittica, Queriniana,<br />

Brescia 1976;<br />

SCHMITZ Richard - protest. - Die Offenbarung Johannes, Bundesvcr<strong>la</strong>g, Witten/Ruhr 1952;<br />

SCHMOLDT Hans (1936- ) - Die Schrift. Von jungen Daniel’und ‘Daniels letzte Vision Dissertation, Hamburg 1972, dattiloscritto;<br />

SCHMUCKER J. George, The Prophetic History of the Christian Religion Exp<strong>la</strong>ined; or a Brief Exposition of the Reve<strong>la</strong>tion of St.<br />

John, 2 vol., Schaeffer and Maund, Baltimore 1817;<br />

SCHMUZ Johann (1700-1778) - Christl. Predigt uber Daniel VII. 13,14. Dissertation, Zürig 1766;<br />

SCHNEIDER G. S., col<strong>la</strong>boratore di BALZ H.<br />

SCHNEIDER Heinrich (1808- ) - teol.catt.ted. - Das Buch Daniel, das Buch der K<strong>la</strong>gelieder, das Buch Baruch, Freiburg i. Br.<br />

1954, pp. 1-95;<br />

SCHNEIDER Johannes - protest. - Die Offenbarung Jesu Christi, 3 a ed., Brunnen - Ver<strong>la</strong>g, Bäle 1949;<br />

SCHNEIDER M. - protest. - L’Eglise dans l’Apocalypse, tesi manoscritto, Neuchâtel 1949;<br />

SCHNEPEL Erich - protest. - Die Offenbarung des Johannes, Junge Gemeinde, Stuttgart 1957;<br />

SCHOFIELD John Noel (1899- ) - teol.dispens.amer. - Law, Prophets and Writings, London 1969, pp. 337-347;<br />

SCHOLL - teol.catt.ted. - Commentatio Exegetica de Septuaginta Hedbomadibus Daniel IX, 24-27, Frankfort a. M. 1829;<br />

SCHREINER J. (1922- ) - Alttest. Judish Apokalyptic, München 1969, pp. 17-27;<br />

SCHUERER Emil Johann (1844-1910) - past.lut.ted. - A History of the Jewish People in the time of Jesus Christ, trad. Sophia<br />

TAYLOR - Peter CHRISTIE, vol. II, 1885, pp. 137,138; vol. III, 1886, pp. 49-54; II, II, 1885, pp. 137,138;<br />

- A History of the Jewish People vol. I, Edinburg 1973, pp. 125-248;<br />

SCHUESSLER FIORENZA Elisabeth, The Book of Reve<strong>la</strong>tion, Justice and Judgment, Fortress Press, Phi<strong>la</strong>delphia 1985;<br />

SCHULTENS Albert (1749-1793) - orient.evang.ted. - Opera Minora, Leiden 1709, pp. 320-327;<br />

SCHULTZ Hermann (1836-1903) - teol.lut.ted. - Alttestamentliche Theologie, 4 a ed., Göttingen 1889, pp. 804-806;<br />

SCHULTZ Samuel Jacob, The Old Testament speaks, New York 1960; 1970, pp. 251,252,365-376;<br />

- The prophets speak, New York 1968, pp. 127-141;<br />

SCHULZE Johann Ludwig (1734-1799) - teol.evang.ted. - Opera, di Théodoret de Cyr, II, 2, Halle 1768, pp. 1053,1054;<br />

SCHUMACHER Heinz, Die siebzig Jahrwochen und, der Kommende Endzeit, Stuttgard 1963;<br />

- Die 70 Jahrwochen, Stuttgard 1957;<br />

SCHWANTÈS Sigfried Julius (1915- ) - teol.avv.amer. - The Biblical Meaning of History, Mountain View, California 1970, 192<br />

p., pp. 56,91,92;<br />

1338<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- ‘ereb boqer of Daniel 8:14 Re-examined, in A.U.S.S., vol. XVI, n. 2, Autunno 1978, pp. 375-385;<br />

- La date du livre de Daniel, in AA.VV., Daniel, Questions Débattues, Sèminaire Adventiste, Collonges sous Salève 1980,<br />

pp. 46-61;<br />

SCHWARTZ (NIGRINUS) Georg (1530-1602) - Antichrists Gruendtliche Offenbarung, 1586;<br />

SCHWARZN Shalom (1886-1965) - Coed. di, Midrash Daniel and Ezra, Jerusalem 1968;<br />

SCIO DE SAN MIGUEL Felipe (1738-1786) - teol.catt.spagn. - La Bib<strong>la</strong>, vol. IV, Barcellona 1844;<br />

SCOFIELD Cyrus Ongerson (1843-1921) - past.congr.amer. - The Holy Bible, Containing the Old and New Testament, 1909; nuova<br />

ed., New York 1917, pp. 898-920;<br />

- Reference Bible, 1967;<br />

SCOTT Ernest Find<strong>la</strong>y (1868-1954) - past.presb.canad.,orig.scozz. - The Kingdom of the Messiah, Edinburg 1929;<br />

- The Book of Reve<strong>la</strong>tion, SCM, Londres 1949;<br />

SCOTT James, A Compendious View of the Scriptural System of Prophecy,W.P. Kennedy, Edinburgh 1844;<br />

SCOTT Robert, An Antidote for Deism; or, Scripture Prophecy Fulfilled, Phinehas Allen, Pittsfield 1816;<br />

- Free Thoughts on the Millennium: or Grand Sabbatical Year of the World, John Gray, New York 1834;<br />

SCOTT Robert Balgarnie Young (1899- ) - teol.presb.canad. - 20 th Century Encyclopedia, vol. I, Gran Rapids, 1955, p. 320;<br />

SCOTT Thomas (1747-1821) - teol.anglic.ingl. - The Holy Bible… With Original Notes, Practical Observations, and Copious<br />

Marginal References, 5 vol., 1ª ed. americana dal<strong>la</strong> 2ª londinese, William W. Woodward, Phi<strong>la</strong>delphia 1804-09, 1850;<br />

Boston 1853; 1872, 1890, pp. 795-841;<br />

SCRINERIUS Johannes, Dissertation 7 a , 1744;<br />

SCROGGIE William Graham (1877-1958) - past.batt.ingl. - The Unfolding Drama of the Redention, vol. I, Grand Rapids, London<br />

1953, pp. 418-428;<br />

SEELEY Robert Benton (1798-1886) - angl. - The At<strong>la</strong>s of Prophecy: being the Prophecies of Daniel and St. John, with Simple<br />

Exposition, London 1849, pp. 1-43;<br />

SEGAAR Carolus (1724-1803) - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Daniel Secundum Septuaginta et Tetrap<strong>la</strong> Originis cum Animadversionibus et<br />

Praefatione, Utrecht 1775;<br />

- De prophetie van Daniel, met aandtrekuningen, Utrecht;<br />

SEISS Joseph Augustus (1823-1904) - past.lut.amer. - Daniel’s Prophecies, Phi<strong>la</strong>delphia 1879; London 1881;<br />

- The Apocalypse, Phi<strong>la</strong>dephia 1881; Grand Rapids, 1957;<br />

- Voice from Babylon: or, the Records of Daniel, the Prophet, New York 1915;<br />

SEITZ Johann Christian ( -1740) - chiliastro ted. - Herr, wie <strong>la</strong>nge? Daniel 8:13,14, 1718;<br />

- Biblische und prephetische Zeit-Rechnung der leidend-struitend und triumphirenden Kirche Christi, 1720;<br />

- Ausfurhlicher Beweis et veritate neutiquam destituta, s.l. 1721;<br />

- Apocalypsis luce et veritate neutique destituta sive breve demonstratio, Amsterdam 1721;<br />

- Gründliche Untersuchung: die 2300 Abend-Morgen Daniel 8:14, so viele <strong>la</strong>ge oder so viele Jahre,?, 1721;<br />

- Mathematischer Beweis der 1260 Tage der Apokalyptik, 1795;<br />

SELLERS Ovid Rogers (1884- ) - in The Biblical Archeology Reader, ed. G.E. Wright - D.N. Freedman, Garden City, New York<br />

1961;<br />

SELLIN Ernst Max Johann Friedrich Wilhelm (1867-1946) - Einleitung in das Alten Testament, Leipzig 1910; 1920; 8 a ed.,<br />

Heidelberg 1950; 10 a ed., 1965, pp. 173-175; rivista da Leonhard ROST, pp. 317-327;<br />

- Alttestamentischer Prophetismus, Leipzig 1912, pp. 85-99;<br />

- Alttestamentische Theologie auf religions geschichtlicher Grund<strong>la</strong>ge, vol. I, Leipzig 1933, pp. 128-134; vol. II, p.<br />

7,24,27,73,83,90,121,126,134;<br />

- Introduction to the Old Testament, rivista da George ROHRER, trad. David E. GREEN, Nashville, Tennessee 1968; trad.<br />

W. MONTGOMERY, London 1923, pp. 26,85,232,233,2452,72,312;<br />

SELNECCERUS, vedere SCHELLENECKER;<br />

SELNECKER Niko<strong>la</strong>us, Die Propheten, 1579;<br />

SEMERIA Giovanni Battista (1867-1931) - barnabita ital. - Il probabile punto di partenza delle settimane di Daniele, Roma 1893;<br />

SEMLER Johann Salomo (1725-1791) - Ob der Geist des Widerchrists unser Zeitalter auszeichne, Halle 1784;<br />

SESNE De MENILLES d’ETÉMARE Jean Baptiste le - abate - Histoire de <strong>la</strong> Religion representée dans les Ecritures Sainte sous<br />

divers symboles, t. II, Paris 1862;<br />

SEWALL Samuel, Phaenomena Quaedam Apocalyptica. A Description of the New Heaven as it Makes to Those who Stand upon the<br />

New Earth, Green and John Allen, London 1697;<br />

SEYFFARTH Gustavus (1796-1885) - arch.lut.amer.orig.ted. - Summery of Recent Discoveries, 2 a ed., 1859;<br />

SHANK R., Life in the Son, Springfield 1960;<br />

SHARP F.L. ( -1953) - pred.avv.amer. - Antiochus or Rome? A Defence of the Biblical Doctrine of the 2300 Days of Daniel 8:14,<br />

Auck<strong>la</strong>nd, s.d., 48p.;<br />

SHAW Robert (1908- ) - Prophecies of Daniel Developed in the History of Christendom, nuova ed., Saint Louis 1889;<br />

SHEA William H. - teol.eseg.avvent. - An Unrecognized Vassal King of Babylon in the Early Achaemeniol Period IV, in Andrews<br />

University Seminari Studies, n. 9, 1971, pp. 51-67,99-128; n. 10, 1972, pp. 99-117, 147-177;<br />

- An Unrecognized Vassal King of Babylon in the Early Achaemenid Period IV, in Andrews University Seminary Studies n.<br />

10, 1972, p. 88-117,147-178;<br />

- Poetic Re<strong>la</strong>tions of the Time Periods in Daniel 9:25., in A.U.S.S., Barren Spring 1980, p. 59-663;<br />

- Daniel and the Judgement, Washington D.C., s.d. (1980); traduzione framcese, Darius the Mède et Daniel son gouverneur,<br />

in AA.VV., Daniel - Questions Débattues, Collonges sous Salève 1980, p. 90-106;<br />

- The Re<strong>la</strong>tionships Between the Prophecies of Daniel 8 and Daniel 7, in AA.VV., The Sanctuary and the Atonement, eds.<br />

A.V. Wallenkamph and W.R. Lesher, Washington D.C. 1981, pp. 228-250;<br />

- Poetic Re<strong>la</strong>tion of the time Periods in Daniel 9:25, in AA.VV., The Sanctuary and the Atonement, Washington D.C. 1981;<br />

- Le Jugement en Daniel 7, in AA.VV., Prophétie et Eschatologie, Conférences Bibliques Division Euroafricaine, vol. I,<br />

Séminaire Adventiste du Salève 1982;<br />

1339


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Daniel 9:24-27, in AA.VV., Prophétie et Eschatologie, Conférences Bibliques Division Euroafricaine, vol. I, Séminaire<br />

Adventiste du Salève 1982; - The Prophecy of Daniel 9:24, in AA.VV., Seventy Week, Leviticus, Nature of Prophecy,<br />

Washington D.C. 1986;<br />

- Selected Studies on Prophetic Interpretation, Washington, D.C. 1982; ed. francese, Études sur l’interprétation prophétique,<br />

Washington, D.C., Mary<strong>la</strong>nd 1982;<br />

- Daniel 3: Extra-Biblical Texts and the Convocation on the p<strong>la</strong>in of Dura, Andrews University Seminari Studies, n. 20,<br />

1982, pp. 29-52;<br />

- Nabonidus, Beltshazzar and the Book of Daniel: an Update, Andrews University Seminari Studies, n. 20, 1982, pp. 133-<br />

149;<br />

- Darius le Mède: An Update, Andrews University Seminari Studies, n. 20, 1982, pp. 235-247;<br />

- Why Antiochus is not the Little Horn of Daniel 8, in Selected Studies …<br />

- Time Prophecies of Daniel 12 and Reve<strong>la</strong>tion 12-13 in AA.VV, Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book I, Frank B. Holbrook,<br />

Editor Silver Spring 1992;<br />

- The Mighty Angel and His Message, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book I, Frank B. Holbrook, Editor, Biblical<br />

Research Institute, General Conference of Seventh-day Adventists, Silver Spring, MD 20904, 1992, pp. 279-325;<br />

- When Did the Seventy Weeks of Daniel 9:24 Begin?, in Idem, pp. 375-394<br />

- Bible Amplified - Daniele 7-12;<br />

- The Fifth and Sixth Trumpets, Biblical Research Istitute, Silver Spring, MD 20904, s.d., dattiloscritto;<br />

SHELDON William Evarts (1830-1902) - past.millen..amer. - The Prophetic Time Questions: or, Bible times examined, 1866;<br />

- Chronology and Prophecy Made P<strong>la</strong>in, Boston, s.d.;<br />

SHEPHERD Massey, H., The Paschal Liturgy and the Apocalypse, London 1960;<br />

SHERLOCK (SHIRLEY) Paul - gesuita ingl. - Cogitationes in Salomonis Canticorum Canticum, III, Lyon 1640; altre ed., Venezia<br />

1639-1641;<br />

SHERWIN William (1607-v.1687) - past.non-conf.ingl. - A scheme of the Whole Book of Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, with the<br />

Following Summaries of Daniel’s Visions, London 1671;<br />

- Xρονοι … or The Times of Restitution of All Things, London 1675;<br />

- ‘Eυαγγελιον… or The Saints First Revealed and Covenanted Mercies Shortly Approaching, London 1676;<br />

SHIMEALL Richard Cunningham (1803-1874) - past.episc.amer. - Age of the World, Swords, Stanford & Co., New York 1842;<br />

- Prophecy, Now in Course of Fulfilment, As Connected with the 2300 Days of Daniel VIII:14. A Sermon, in Two Parts, on<br />

Daniel XI:14, Last C<strong>la</strong>use; Showing the Predicted Rise, Career, and Subversion of Millerism: to Take Effect Between the<br />

Spring and Fall Equinoxes of 1844, Stanford and Swords, New York 1844;<br />

SHIRLEY, vedere SHERLOCK;<br />

SHIRRES D. L., A Commentary on the Book of Daniel, London 1885;<br />

SHREWSBURY William James ( -1866) - Notes on the Book of Daniel, Edinburg 1865;<br />

- Notes on Daniel and the Minor Prophets, London 1865;<br />

SHULER John Lewis (1887- ) - The Great Judgement Day in the Light of the Sanctuary Service, Takoma Park, Washington D.C.,<br />

1913, 1923, 1943;<br />

SHVILLY Chain, Heshbonot ha-ge’u<strong>la</strong>h, 1964;<br />

SIBUM Landoald, Reveu des sciences religieuses, vol. XV, Strasburg 1935, pp. 567-572;<br />

SIEFEL Michael (1487-1567) - mat.lut.ted. - Ein sehr Wunderbarliche Erklärung etlicher Zalen Danielis und der Offenbarung S.<br />

John, Nürinberg 1553;<br />

SIEFFERT Anton Emil Friedrich, Realencyklop. für protestantische Theologie und Kirche, vol. I, 3 a ed., Leipzig 1896, pp. 577-584;<br />

SIEGEL Günter - protest. - Die Offenbarung Johannes - Christus heute, eine Erlclärung der ncutestamentlichen Botschaft, Kreuz,<br />

Stuttgart 1958;<br />

SIEGMANN Edward Ferdinand (1908-1967) - teol.catt.amer. - The Stone Hewn from the Mountain, in The Catholic Biblical<br />

Quarterly, n. 18, Washington 1956, pp. 364-379;<br />

- Book of Apocalypse, in New Catholic Encyclopedia, vol. I, New York 1967, p. 654-659;<br />

SILVA Anton R. Emanuel, A critical Analysis of the Historicity of the Book of Daniel, Boston 1968;<br />

SIMÉON Charles (1759-1836) - teol.angl.ingl. - Expository Outlines on the Whole Bible, vol. IX, Jeremie - Daniel, Grand Rapids,<br />

1956, pp. 476-571;<br />

SIMOCOX William Henry, Cambridge Greek Testament for Schools and Colleges - The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, Cambridge University<br />

Press 1893;<br />

SIMON Richard (1638-1712) - teol.catt.franc. - Le Grand Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, 3 a ed., Lyon 1717, pp. 399-402;<br />

SIMPSON David, A Plea for Religion and the Sacred Writings: Addressed to the Disciples of Thomas Paine, and Wavering Christians<br />

of Every Persuasion, con una appendice, stampato per J. Mawman, London 1802;<br />

SIMS W. L., A Study of Daniel XI in the Light of Daniel VIII, Arlington, California, s.d.;<br />

SINKER Robert (1838-1918) - The Book of Daniel and the Minor Prophets. The Temple Bible, London 1902, pp. 1-45;<br />

SKEHAN P. W., Supplement au Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, Paris 1978, col. 813;<br />

SKINNER S. Elliott - TITTERTON Ch. Henry, Armageddon: or the Last War. An Exposition of Daniel VIII, 2 a ed., London 1927;<br />

SLADEN J., The Seventy Weeks of Daniel’s Prophecy, London 1925;<br />

SLEMMING Charles William, The Bible Digest, nuova ed., Grand Rapids, 1968, pp. 405-420;<br />

SLOAN William Wilson (1901- ) - A Survey of the Old Testament, New York 1957, pp. 306-334;<br />

SLOTKI Judah Jacob (1903- ) - Daniel, Ezra and Nehemia, London 1951; 1962; 1966, pp. 1-104;<br />

SMALEN Samuel Johannes Gustav, Vaticinia Daniel de quatuor, quae non vidit (cap. 2, 7), summis imperiis interpretando periculum,<br />

Helsingfors 1849;<br />

SMAY L. J. U., The Sanctuary and the Sabbath. A critical examination of the Seventh Day Adventism, Cleve<strong>la</strong>nd, Ohio 1915;<br />

SMITH Elias (1769-1846) - past.batt.amer. - A Discourse: … Nebuchadnezzar’s Dream, Manning & Loring 1803;<br />

- The Day of Judgment, Revealed by the King of Glory and His Servants. Collected From the Records of His Kingdom, and<br />

Published to the World in General, for Their Good, stampato da Henry Ranlet, Exeter, New Enphry 1805;<br />

1340<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Sermons, Containing an Illustration of the Prophecies to Be Accomplished From the Present Time, Until the New Heavens<br />

and Earth Are Created, When All the Prophecies Will Be Fulfilled, L’Autore, Exeter, New Hanfri, 1808;<br />

SMITH Ethan (1769-1849) - past.congr.amer. - A Dissertation on the Prophecies Re<strong>la</strong>tive to Antichrist and the Last Times; ... and a<br />

Treatise on the Seven Apocalyptic Vials, Samuel T. Armstrong, Charlestown, Massachusetts 1811;<br />

- A Key to the Prophecies, Boston 1814;<br />

- Key to the Reve<strong>la</strong>tion. In Thirty-six Lectures, J. & J. Harper, New York 1833;<br />

- Prophetic Catechism, to Lead to the Study of the Prophetic Scriptures, Boston 1839;<br />

SMITH Frederic George (1880- ) - Prophetic Lectures on Daniel and the Apocalypse, Anderson, Indiana 1941;<br />

SMITH Harry Framer (1885- ) - An Unveiling of the Priest-Judge: a Simple, Spiritual and Scho<strong>la</strong>rly Exposition of the Book of the<br />

Reve<strong>la</strong>tion, and the Visions of Daniel’s Prophecy, Phi<strong>la</strong>delphia;<br />

SMITH Henry, The Portrait of Antichrist; or 33 Marks by Which He May Be Discovered, Winchester 1851;<br />

SMITH Henry Preserved (1847-1927) - past.cong.amer. - Old Testament Theology, Edinburg 1911, pp. 451-459;<br />

SMITH John (1747-1807) - past.angl.ingl. - A Summary View and Exp<strong>la</strong>nation of the Prophets, Edinburg 1787;<br />

SMITH John Merlin Powis (1866-1932) - past.batt.ingl. - The Prophets and Their Times, Chicago 1925; 2 a ed., rivista da William<br />

Andrew IRWIN, 1941; 1960, pp. 292-318;<br />

SMITH Justin A., Commentary on the Epistles of John - An American Commentary on the New Testament, Alvah Hovey, Phi<strong>la</strong>delphia<br />

1888;<br />

SMITH Leon Albert (1863-1958) - pred.avv.amer. - The Daily in the Prophecy of Daniel, s.d.;<br />

SMITH Norman Henry (1898- ) - The Jews from Cyrus to Herod, Willington 1949, pp. 97,101,102;<br />

SMITH Oswald Jeffrey, Is the Antichrist at Hand?, 7 a ed., New York 1927;<br />

SMITH Robert Plyne (1818-1895) - past.anglic.amer. - An Exposition of the Historical Portions of the Writings of the Prophet Daniel,<br />

London 1886; Cincinnati 1893; New York 1887;<br />

SMITH Samuel B., The “Image of the Beast”, dall’Autore, New York 1862;<br />

SMITH Sidney (1877- ) - in Babylonian historical Texts, London 1924, pp. 85-91;<br />

SMITH Sidney F., Bel<strong>la</strong>rmine, in The Catholic Encyclopedia, vol. 2.<br />

SMITH Thomas, col<strong>la</strong>boratore di TROTTER William<br />

SMITH Uriah (1832-1903) - pred.avv.amer. - The 2300 days and the Sanctuary, Rochester, New York 1854, 32 p.;<br />

- The Prophecies of Daniel, the 4 Kingdoms, the Sanctuary and the 2300 Days, Battle Creek 1855, 112 p.;<br />

- A brief Exposition of Daniel II, VII, VIII, IX, also the 2300 Days and the Sanctuary, Battle Creek 1857;<br />

- The Sanctuary and the 2300 days of Daniel VIII, 14, Battle Creek 1863, 78 p.; 1877, 352 p.;<br />

- Thoughts Critic and practic on the Book of Daniel, Seventh-day Adventist Publishing Association, Battle Creek 1873, 378<br />

p.; 1881, 415 p.; 1885, IV-408 p.; 1897, 345 p.; Nashville 1912; nuova edizione, Washington D.C. 1944;<br />

- The Sanctuary, Battle Creek, Michigan 1877;<br />

- The Prophecies of Daniel and the Révé<strong>la</strong>tion, Seventh-day Adventist Publishing Association, Battle Creek 1885, 324 p.;<br />

1889; 1890; 1892; Washington D.C. 1897; 1903; 1904; 1906; Nashville, Tennessee 1907; Mountain View, California 1907;<br />

1912; Washington D.C. 1944, p. 13-336; Nashille 1945; 1946; Pacific Press Publishing Association, Montain View,<br />

California 1947; 1949, p. 13-334;<br />

- The Sanctuary and Its Cleansing, Battle Creek 1975, 178 p.; 1977, 352 p.;<br />

SMITH Wilbur, Reve<strong>la</strong>tion - New Testament and Wycliffe Bible Commentary, Charles F. Pfeiffer and Everett F. Harrison, New York<br />

1971;<br />

SMITH William (1813-1893) - teol.anglic.amer. - The Old Testament history, New York 1865;1888, p. 508,593,609-625,628,674-675;<br />

- Dictionary of the Bible, New York 1867,1868, 1872;<br />

SMITH William Martin (1872- ) - Biblical history of the World Governement and a Forecast of its Future from the Prophecy,<br />

Greensboro, New Contry 1919; 4 a ed., 1940; 5 a ed., Westfield, Indiana 1955;<br />

- Lessons in Daniel, an Exposition of the Book of Daniel the Prophet, Westfield 1928; 2 a ed., 1946;<br />

SNIDE Harold Eugène (1896- ) - pred.avv.amer. - Prophetical Essays, Union College, New York 1927;<br />

SNOW Samuel Shaefield (1786-1870) - pred.miller.americ. - The Voice of Elias, or Prophecy Restored, Being a Complete Exposition<br />

of the Visions of the Prophet Daniel and the Book of Reve<strong>la</strong>tion, New York 1863, 395 p., pp. 13-80;<br />

SNOWERS R. E., New Testament Chronology and the Decree of Daniel 9 - Seventy Weeks, in Grace Journal, vol. II, n. 1, 1970, pp.<br />

30-40;<br />

SODEN Wolfram von (1908- ) - Eine babylonische Volküberlieferung von Nabonid in den Danieler zahlungen. Zeitschrift für<br />

Alttestamentliche Wissenschaft, Berlin 1935, pp. 81-89;<br />

SOGGIN Jan Alberto (1926- ) - prof.valdese piemont. - Daniele - Introduzione all’Antico Testamento, 1961, pp. 121-128,219; 2 a<br />

ed., Brescia 1974; 3 a ed., 1979, pp. 406-413; traduzione inglese, Introduction to the Old Testament, London 1976, pp. 406-<br />

413;<br />

- Old Testament and Oriental Studies, Roma 1975;<br />

SOKOLOFF M., The Targum of Job from Qumran Cave XI, Ramat Gan, 1974, p. 9, n. 1; Bar I<strong>la</strong>n 1974, p. 25;<br />

SOLA Y MESTRE Juan Maria (1853- ) - gesuita spagn. - La Profecia de Daniel, Barcelona 1919;<br />

SOLIS Virgil, Biblische Figuren des Alten und Newen Testaments, Franckfurt am Main 1560;<br />

SOLOVIEV V<strong>la</strong>dimir Sergeevic (1853-1900) - Die Erzaehlung vom Antichrist, trad. Karl NOETZEL, Luzern 1935;<br />

SOPRANSI VITTORE di S. Maria, vedere VITTORE di ...<br />

SOSTMANN Alexander - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Commentarius chronologicus, philologicus et exegeticus, oraculi Daniel 9:24-27 editi de<br />

LXX hebdomadibus, Leiden 1710;<br />

SPAAKS H. F. D., On the origin of Darius the Mede, at Daniel 5:31, in Journal of Theology Studies, 1945, pp. 41-45;<br />

SPADAFORA Francesco (1869- ) - prete ital. - La Sacra Bibbia, t. II, Ezechiele, ed. Marietti, Torino 1964;<br />

- Gesù e <strong>la</strong> fine di Gerusalemme e l’escatologia in S. Paolo, 2 a ed., Rovigo 1971;<br />

- Daniele 12:2,13 e <strong>la</strong> risurrezione, in Revue Biblique, vol. I, Paris 1953, pp. 193-215;<br />

SPARKES Samuel, A Historical Commentary on the 11 th Chapter of Daniel, Binghamton 1858;<br />

SPEIL Ferdinand, Zur Echtheit des Buches Daniel Theologische Quartalschroiben, 1863;<br />

SPENER Philipp J., Pia desideria, Giessen 1975;<br />

1341


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Litzie Desiderata III, 475; cit. da R. PACHE, Die Wiederkunft Jesus Christ, Wuppertal 1953;<br />

SPERRY Sidney Branton (1895- ) - The Voice of Israel’s Prophets, Salt Lake City 1952, pp. 238-269;<br />

SPEYR Adrianne von (1902- ) - scritt.catt.svizz. - Apokalypse, Betrachtungen tber die geheime Offenbarung, 2 vol., Johannes-<br />

Ver<strong>la</strong>g, Einsiedeln 1950;<br />

- Isaias, Erklärung ausgewählte. Texte mit einem Anhang aus des Visionen Daniels, Einsiedeln 1958;<br />

SPICER William Ambrose (1865-1952) - pred.avv.amer. - Our Day in the Light of Prophecy, Mountain View 1917, 380 p.; Review<br />

and Herald Publishing Association, Washington D. C. 1918, 380 p.; traduzione italiana, Tempi odierni al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>, London 1917, 380 p.;<br />

- Beacon Lights on Prophecy, Takoma Park, Washington D.C. 1935, 415 p., pp. 35-142;<br />

SPICQ C., Esquisse d’une histoire de l’exégèse <strong>la</strong>tine au moyen âge, Paris 1944;<br />

SPIEGEL Hermann, Saadia al Faijumi’s arabische Danielversion, Berlin 1906;<br />

SPIEGEL Shalom (1899- ) - Noah, Danel and Job touching on Canaanit relics in the legend of the Jews, New York 1945;<br />

SPUEGEON Charles Haddon (1854-1892) - past.batt.ingl. - Sermons on the Book of Daniel, Grand Rapids, 1966;<br />

STAEHLIN J. L., Die Zahen in Buche Daniel Zeitschrift für Deutschen Morgen<strong>la</strong>ndischer Gesel<strong>la</strong>ff, vol. II, 1867;<br />

STAEHELIN E., Die Verkündigung des Reiches Gottes in der Kirche Jesu Christi, vol. IV, Bâle 1955;<br />

STAEHELIN Johann - cattol. - Die Apolcalypsc - Das Buch der Weltvollendung, M. Hötzendorfer, Berne l951;<br />

- Was prophezeit die Apokalypse? Hötzendorfcr, Berne l953;<br />

- Die Apolcalypse, Text und Deutung, Rohner, Saint Gall 1956;<br />

- Parallelen, die Quellgründe der Apokalypse, Hötzendorfcr, Berne 1961;<br />

STAGG Frank, Interpreting the Book of Reve<strong>la</strong>tion - The Revival of Apocalyptic, in Review and Expositor, n. 3, vol. LXXII, Summer<br />

1975;<br />

STAHR James H., The Book of Daniel, Takoma Park 1965;<br />

STANLEY Arthur Penrhyn (1815-1881) - teol.anglic.ingl. - Lectures on the History of the Jewish Church, 3 a serie, New York 1877,<br />

pp. 16,40,41,48,63,64,76-81,261,270,335;<br />

STANO Gaetano M., La distruzione di Gerusalemme dell’anno 70, e l’esegesi di Daniele 9:24-27. Atti del Congresso Biblico<br />

Francese, Roma 1969; ed. Assisi 1971;<br />

STANTON Graham, N., Presuppositions in New Testament Criticism - New Testament Interpretation: Essays on Principles and<br />

Methods, ed. I. Howard Marshall, London 1977;<br />

STAUFFER John L. - teol.mennon.ingl. - Studies in the Book of Daniel, Scottdale, Pa. 1949;<br />

STAVARS Friedrich, Die Weissagung Daniels (c. IX, 24-27) in Beziehung auf das Taufjahr Jesu, in Theologische Quartalschreiben,<br />

1868, pp. 416-437;<br />

STEELE I. D., The Book of Daniel in the Light of the Higher Criticism, ed. R. L. Hastings, Boston 1896;<br />

STEEN (ALAPIDE) Cornelis Cornelissen von den LA PIERRE (v.1567-1637) - gesuita belga - Commentary in Daniel Prophecy,<br />

Anversa 1621; Paris 1622; 1675; in HELZHAUSER Bartholomaeus, Interprétation de l’Apocalypse, trad. Ignace Nico<strong>la</strong>s de<br />

WUILLERET, vol. II, Paris 1856, pp. 39-47;<br />

- In Ezekiel in Daniel, Anvers 1675, pp. 1276,1277;<br />

- Commentary, in Quatuor Prophetic Majores, 1717, pp. 936-1053; 1727, pp. 1355-1414;<br />

STEEN J. Charleston, God’s Programme as Revealed in the Book of Daniel, London 1923;<br />

STEERE Richard (1643-1721) - The Daniel Catcher: the Life of the Prophet Daniel in a poem, John Allen for Nicho<strong>la</strong>s, Boston 1713;<br />

STEINER Benjamin Ernest (1936- ) - past.avv.amer. - A Linguistic Analysis of Daniel 2 and 7 in the Septuagint and Theodotionis<br />

Versiones, Berren Spring 1962;<br />

STEINHEIL Gustave (1818-1906) - past.batt.alsaz. - Étude prophétique, Lousanne 1861;<br />

STEINMANN Jean (1811-1963) - eseg.catt.franc. - Daniel (Témoins de Dieu, 12), ed. Le Cerf, Paris 1950;<br />

STEINMUELLER John Emil (1899- ) - teol.catt.amer. - SULLIVAN Mother Kathryn (1905- ) - R.S.C.J. - ed. Catholic<br />

Biblical Encyclopedia Old Testament, New York 1956;<br />

STEMBERGER G., col<strong>la</strong>boratore di H.L. STRACK<br />

STEPHEN Thomas, A Brief Exposition of the Prophecies of Daniel and St. John, Respecting the Latter 3 Times and a Half, London<br />

1861;<br />

STEUDEL Johann Christian Friedrich (1779-1837) - teol.evang.ted. - Disquisitio in Lucum Daniel 9:24-27, Tubinguen 1833;<br />

- Quid de recentibus quibusdam loci Daniel 9:24-27, Tubinguen 1835;<br />

STEVENS Charles H., The Church of Christ and the Kingdom of Christ in Contrast, nel<strong>la</strong> collezione Prophecies of the Seventies,<br />

Chicago 1974;<br />

- The Last Gentile Rule;<br />

STEVENS William Coit (1853- ) - The Book of Daniel: a Composite Reve<strong>la</strong>tion of the Last Days of Israel’s Subjugation to<br />

Gentile Powers, Los Angeles 1915; nuova ed., New York 1918; nuova edizione, 1943;<br />

STÈVENY Georges - teol.avvent.belga - Harmaghedon, in Les Signes des Temps, n. 2, 1976, pp. 24-27;<br />

- Serons-nous un jour <strong>la</strong>pidés?, in Les Signes de temps, maggio-giugno 1979, pp. 32-35;<br />

STEWARD Basile, Foretold and Fulfilled, London 1920;<br />

STIBBS A<strong>la</strong>n Marshall, Coediz. Le Nouveau Manuel de <strong>la</strong> Bible, trad. Jacques BLOCHER, Nogent sur Marne 1952;<br />

STIER Rudolf Ewald (1800-1862) - The Words of the Lord Jesus, trad. inglese di POPE, vol. III, Edinburg 1870, p. 139;<br />

STIERLIN H., La Verité sur l’Apocalypse. Essai de reconstitution des textes originels, Buchet - Chastel, Paris 1972;<br />

STOOBS William, Daniel in the Lion’s Den, London 1968;<br />

STOCKMAYER Otto (1838-1917) - past.evang.ted. - Conférence sur <strong>la</strong> Prophétie, Lausanne 1875;<br />

STOKMANN Giesebrecht, Die Elrebnisse in Gesischte der Prophetie Daniels, Gutersloh 1922;<br />

STONARDS John - past.anglic.ingl. - A Dissertation on the Seventhy Wecks of Daniel the Prophet, London 1825;<br />

STORRS George (1796-1879) - pred.miller.amer. - The Bible Examiner: Containing Various Expositions, Boston 1845, pp. 3-57;<br />

STORRS William, Daniel in the Lion’s Den; from the Book of Daniel, Chapter 6, London 1968;<br />

STOWE Calvin Ellis (1802-1886) - congr.amer. - Origin and History of the Books of the Bible, Hartf., Connecticus 1867, pp. 509-540;<br />

STRACK Hermann (1848-1922) - teol.evang.ted. - ed. Kurzef. Kommende zum der heilige Schrift, 1889;<br />

1342<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

STRAGAPEDE Vincenzo (1921- ) - pred.avv.ital. - Note sulle Profezie di Daniele, Lentini 1968, 155 p.; La Spezia; Conegliano<br />

Veneto 1991;<br />

- L’Apocalisse, n. 20 fascicoli ciclosti<strong>la</strong>ti, s.l., s.d.;<br />

- Luce sul futuro dal libro di Daniele, s.l., s.d.;<br />

- Le due Rive<strong>la</strong>zioni (Daniele e Apocalisse), prefazione, Conegliano, autunno 1989; Conegliano s.d.;<br />

STRAMARE P.T., Introduzione al<strong>la</strong> Bibbia, vol. V/2, L’Apocalisse, Torino 1964, pp. 425-486;<br />

STRAND Kenneth A. - teol.avv. - Interpreting the Book of Reve<strong>la</strong>tion - Hermeneutical Guidelines with Brief Introduction to Literary<br />

Analysis, Ann Arbor, Worthington, Ohio 1976;<br />

- The Seven Hads: Do They Represent Roman Emperors?, in AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, Frank B.<br />

Holbrook, Editor Silver Spring 1992;<br />

- Interpreting the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Ann Arbor, Naples, Florida 1976;<br />

- The Two Witnesses of Reve<strong>la</strong>tion, AUSS, 21,3, 1983;<br />

STRAUSS Lehman (v.1911- ) - The Prophecies of Daniel, Neptune, New Jersey 1965;<br />

STRAW Walter E. (1900-1962) - avvent. - Studies in Daniel, Beerin Spring, Michigan 1949, 99 p., dattiloscritto;<br />

STREETER Randolph Elwood (1847-1924) - Daniel the beloved of Jehovah, Brooklyn, New York 1928;<br />

STREETER Radolph Elwod, Daniel the beloved of Jehovah, Brooklynn, New York 1928;<br />

STRIGEL Victorinus (1524-1569) - teol.lut.ted. - Danielis prophete scriptum, ad ... chaldaicas veritatem recognitum et argumentis<br />

atque scholiis illustratum, Danielis prophetae Concio, Leipzig 1565;<br />

STROHL Henri, L’épanouissement de <strong>la</strong> pensée de Luther, Strasburg 1924;<br />

STRONG James (1822-1894) - teol metod.amer. - Cyclopedy of Bible Theology and Ecclesiastic Literature, traduzione John MAC<br />

CLINTOCK, vol. II, New York 1868, pp. 661-672;<br />

STRONG Leonard, Lectures on the Book of Daniel, London 1871;<br />

STUART Moses (1780-1852) - teol.congr.amer. - Hints on the Interpretation of Prophecy, Allen, Morrill & Wardell, Andover,<br />

Massachusetts, 1842;<br />

- A Commentary on the Book of Daniel, Boston 1850;<br />

- A Commentary on the Apocalypse, William Tegg & Co., London 1854;<br />

STUEBEL Andreas (1653-1725) - filos.ted. - Die Wissenschaft der Zahlen und Zeiter aus der Prophtie Daniels und Offenbarung St.<br />

Johannes, Leipzig 1697;<br />

SUESKIND Gustav Adolf, Thesaurus biblicus, vol. I, Daniel, Stuttgard 1856;<br />

SULLIVAN Mother Kthryn (1905- ) - RSCJ - coed. Catholic Biblical Encyclopedia Old Testament, 1956;<br />

- The Book of Daniel Worship, 31, Collegeville Minnesota 1957, pp.77,86;<br />

Sulpicius Severus, Sacred History, traduzione di Alexander Roberts, in NPNF, 2 a serie, vol. XI, pp. 71-122;<br />

SUTCLIFFE Thomas Henry, The Book of Daniel, Westman 1959;<br />

SVANING(IUS) I Hans Jensen (1600-1676) - stor.dan. - Colossus Nebucadnetsar Magni, hoc est. de IV monarchias seu summs et<br />

sacris, Hafn. 1634;<br />

- Disputatio in Danielem, vol. I, capitoli 1-3, responsabile Georg Andreae OTTHONIANUS, Hafn. 1641, vol. II, capitoli 3-<br />

6, responsabile Johann WANDAL, 1642, capitoli 7-9, responsabile Jacob Caspar BARTHOLIN, 1643;<br />

- Commentarium in Danielem, vol. I, Hafn. 1654, vol. II, 1656;<br />

- Cap. 7 Danielis succincta exposition, Hafn. 1657;<br />

SVANING(IUS) II, Hans Johannes (1606-1668) - arcivesc.di Zee<strong>la</strong>nd - Commentarium in Danielem I-II, Hafn. 1654-1666;<br />

- Auslegung des Daniel, Kopenhaghen 1688;<br />

SWAIN J., The Theory of Monarchies, in C<strong>la</strong>ssic Philology, n. 35, 1940, pp. 1-21;<br />

SWAINE Edward, Objections to Israel’s restoration to Palestine, London 1928;<br />

SWANK Harold Allen, The Fulfilling of the Prophecies, Pointing out Many Remarkable Predictions Found in Daniel and the<br />

Reve<strong>la</strong>tion, 5 a ed., Greensboro 1917;<br />

SWARTOUT Herbert Oscar (1888- ) - A Great Man of Western Asia - Daniel, Shangai 1924;<br />

SWEDENBORG E., L’Apocalypse révélée, tradatta da Le BOOYS des Guays, 3 vol., Saint-Amand, 1856-1857;<br />

SWEENEY Madeleine (1890- ) - HARPER’s Bible Dictionary, New York 1952, pp. 126,127;<br />

SWEET J., Reve<strong>la</strong>tion, SCM Pelican Commentaries, SCM, London 1971;<br />

SWETE Henry Bark<strong>la</strong>y (1835-1917) - teol.anglic.ingl. - The Old Testament Greek according to the Septuaginta, vol. III, Cambridge<br />

1894;<br />

- The Apocalypse of St. John, The Greek Text with Introduction, Notes and Indexes, MacMil<strong>la</strong>n and Co., Limited, London<br />

1906; 2 a ed., London 1907; 3 a ed., 1922;<br />

SWIM Roy E., Beacon Bible Commentary, vol. IV, 1966; 1969, pp. 617-683;<br />

SWORMSTEDT James M., The End of the World Near, or, Antichrist, the Beast of Reve<strong>la</strong>tion 13, Cincinnati 1877;<br />

SZATHMARI Stephanus, Dissertation 5 a , de posteriore parte regni quarti ex picta per piedes, eorumque digitos, ex ferro et argil<strong>la</strong> in<br />

colosso, II, 35, 41-43 daratur bestias decem cornum, unusque parvus VII, 7, 8, et hirci quatuor cornuas cum uno inter ex<br />

nato, VIII, 8, 9, pp. 343-402;<br />

SZCZYGIEL P., Von den Perioden den Wochen prophetie (Daniel IX, 24-17), und anderen Zahlen bei Daniels Theologie und G<strong>la</strong>ube,<br />

1923;<br />

SZÖRENSI A., Das Buch Daniel ein kanonosierte Pescher? in Vetus Testamentus, n. 16, Leiden 1966, pp. 278-294;<br />

SZYDELSKI Stefan - teol.po<strong>la</strong>cco - De rectu sensu vaticinii Daniel 70 hebdom, in Collectanea Theol., n. 18, 1938, pp. 59-114;<br />

TABOUIS Geneviève R. (1890- ) - stor.franc. - Nabuchodonossor et le triomphe de Babilonie, Paris 1931;<br />

TAFEL Leonard (1800-1880) - Rudolf (1831- ) - HERMANN Louis (1840- ) - Interlinear Trans<strong>la</strong>tion of Daniel and Ezra,<br />

with Grammatical and Critical Notes, New York, s.d.;<br />

TAGLIALATELA Pietro (1829-1913) - past.met.ital. - Il Papa - Re nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> e nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, Roma 1902; 2 a ed., 1908;<br />

TALBOT Louis Thompson (1889- ) - teol.dispensaz.amer. - The Great Prophecies of Daniel, Los Angeles 1934;<br />

- The Prophecies of Daniel in the Light of past, present and future events, Los Angeles 1940, Wheaton 1954;<br />

TANNER Joseph (1860-1931) - teol.anglic.ingl. - Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, London 1898;<br />

1343


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

TATFORD Frederick Albert (1901- ) - The Climax of the Ages. Studies in the Prophecy of Daniel, London 1953, Grand Rapids,<br />

1964;<br />

TATHAM C. Ernest, Daniel Speaks To-day, London 1948; Westwood, New Jersey 1948;<br />

TAYLOR Clifton L. - scritt.avvent. - An 144.000, 1952, dattiloscritto;<br />

TAYLOR Daniel Thopson (1823-1899) - teol.avv.del primo giorno - The Voice of the Church in the Coming and Kingdom of the<br />

Redeemer, nuova ed., Boston 1870;<br />

TAYLOR Henry W., The Times of Daniel. An Argument, New York 1871;<br />

TAYLOR John, Dictionary of the Bible, (James HASTINGS) New York 1942, p. 176; ed. riveduta con H.H. ROWLEY, 1963, pp.<br />

199-200;<br />

TAYLOR Lauch<strong>la</strong>n - past.anglic.ingl. - An Essay on Some Important Passages of the Reve<strong>la</strong>tion Compared with Corresponding<br />

Passages of the Book of Daniel, London 1763; 2 a ed., Edinburgh 1770;<br />

TAYLOR William Mackergo (1829-1895) - past.congr.amer.orig.scozz. - Daniel the Beloved, New York 1878; 2 a ed., 1889;<br />

TENNEY Merrill C., Interpreting Reve<strong>la</strong>tion, Grand Rapids, 1957;<br />

TERRIEN Samuel, The Book of Daniel, in The Encyclopedia Americana, vol. VIII, 1961, pp. 454-456;<br />

TERRY Milton Spenser (1840-1914) - teol.wesliano amer. - Prophecies of Daniel Expounded, New York 1893;<br />

- Biblical Apocalyptica, New York 1898, pp. 181-212;<br />

TESTA Emanuele O.F.M. - teol.catt. - Il Messaggio del<strong>la</strong> Salvezza, vol. III, 3 a ed., Torino 1971, pp. 109-183;<br />

- Le 70 settimane di Daniele come castigo, in Studi biblici, Francescasi. Liber annus, n. 9, 1958, pp. 5-36;<br />

THAIDICSMANN Georg - past.evang. - Zwischenwende. Eine Bibelhilfe aus dem Danielbuch, Baden - Baden 1947;<br />

THAYER John, A Discourse Delivered at the Roman Catholic Church in Boston, on the 9th of May, 1798, stampato da Samuel Hall,<br />

Boston 1798;<br />

THEURER Jeremias Christian, Die 70 Wochen Daniel 9:24-27, Jena 1755;<br />

THEURER K., Das Reich Gottes, Ludwigsburg 1862;<br />

THIÉBAUD Auguste - protest. - Antechrist, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, di Westphal, t. I, Paris 1932, pp. 58-60;<br />

THIELE Edwin Richard (1895- ) - prof.avv.amer. - Solving the Problems of Daniel I, in The Ministry, agosto 1941, pp. 7,8,47;<br />

settembre, p. 18;<br />

- Outline Studies in Daniel, Berrien Spring, Michigan 1959; 1965, 154 p.;<br />

- Outline Studies in Reve<strong>la</strong>tion, Berrien Springs, Michigan 1959;<br />

- Gabriel’s Testimony Concerning the 1844, in Adventist Review, 3 luglio 1980, pp. 4-6;<br />

- What Took P<strong>la</strong>ce in 1844, in Adventist Review, 10 luglio 1980, pp. 9,10;<br />

THIERSCH Heinrich Wilhelm Josias (1817-1885) - teol.evang.poi irviniano ted. - Blicke in die Lebengheschichte der Propheten<br />

Daniel, Augsburg 1884;<br />

THILO Martin (1876- ) - teol.evang.ted. - Die Chronologisque des Danielbuches, Bonn 1926;<br />

THOMAS Edgar Hastings, Notes on the Book of Daniel, London 1906;<br />

THOMAS John (1805-1871) - medico e past.cristadelf.amer.orig.ingl. - Cleansing of the Sanctuary, London 1847;<br />

- Chronikon Hebraikon: or the Chrononology of Scriptures, New York 1866;<br />

- Israel, 4 a ed., West Hoboken 1867;<br />

- Eureka: an Exposition of the Apocalypse, vol. II, 1866, vol. I, 2 a ed., West Hoboken 1869, vol. III, 1869;<br />

- A Brief Exposition of the Prophecy of Daniel, New York 1869;<br />

- The Book Unsealed, Birmingham 1870; 1874; 3 a ed., 1884;<br />

THOMPSON John Arthur (1913- ) - The Bible and Archeology, Gramd Rapids, 1962; trad. francese, La Bible à <strong>la</strong> lumière de<br />

l’Archéologie, Guebwiller 1975;<br />

THOMPSON S., The Apocalypse and Semitic Syntax, Society for New Testament Studies, Monograph series 52, Cambridge<br />

University Press, Cambridge 1985;<br />

THOMSON George, La Chasse à <strong>la</strong> Bête romaine, où est recherché et évidemment prouvé que le Pape est l’Antichrist, La Rochelle<br />

1608; 2 a ed., 1611; 1612;<br />

THOMSON John Ebenezer Honeyman (1841-1923) - Books Wich Enfluenced Our Lord and his Apostles, Edinburg 1891;<br />

- Daniel, Chicago 1897; 1900; nuova ed. con Walter Frederic ADENEY, London 1906; ed. Spense & Exell, London 1909;<br />

London 1913;<br />

THUBE Christian Gottlob (1742-1826) - past.evang.ted. - Das Buch des Propheten Daniels neu übersetzt und erklärt, Bödnerschen<br />

Buchhandlung, Schwerin und Wismar 1797;<br />

THUERMAIER Johann - AVENTINUS (1466-1534) - Annales Boiorum, Ingolst. 1554;<br />

THURBER Robert Bruce (1882-1947) - predic.avvent.americ. - The Story of Daniel, Nashville, Tennesee, 1926, 64 p.;<br />

- The Sanctuary and the Judgment, in Bible Truth, series, n. 38, Oaklona, s.d., 8 p.;<br />

THURMAN William Carr - past.batt.amer. - The Sealed Book of Daniel Opened, Phi<strong>la</strong>delphia 1864; 2 a ed., 1864; 3 a ed., 1864; 5 a ed.,<br />

Boston 1867;<br />

- Our Bible Chronology, 3 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1864, pp. 167,168;<br />

TIEFENTHAL Ulrich (in religione: Franz Sales) (1840-1917) - bened.svizz. - Daniel explicatur, Paterbon 1895;<br />

TIFFANY Osmond (1823- ) - Sacred Biography and History, Springfield, Massachusetts 1871;<br />

TILLINGHAST John (1604-1655) - past.indip.ingl. - Generation Work, A Key to the Mystical Numebers of Daniel ond the Reve<strong>la</strong>tion,<br />

London 1655; Montreal 1848;<br />

- Knowledge of the Times, or, The resolution of the Question, How Long It Shall Be Unto the End of Wonders, con appendice<br />

aggiunta, R.E. per L. Chapman, London 1654;<br />

TILLOCH Alexander (1759-1825) - scritt.scozz. - Dissertation on the Opening of the Sealed Books of Daniel and Reve<strong>la</strong>tion, Montreal<br />

1848;<br />

TILLMANN Fritz (1874-1953) - teol.catt.ted. - Der Menschensohn Jesu selbstzeugnis fur seine Messianische Wurde, Freiburg i. Br.<br />

1907;<br />

TIMM Hermann, Coed. Das Buch der Bücher, Alten Testament, München 1970;<br />

TISDALL William Saint C<strong>la</strong>ir Towers (1859-1928) - protest. - The Book of Daniel. Some Linguistic Evidence Regarding the Date, in<br />

Journal of the Trans<strong>la</strong>tion of the Victoria Istitute, of Great Britain, n. 23, 1911, pp. 206-245;<br />

1344<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

TITTERTON Charles Henry, Daniel the Prophet. An Exposition of Daniel VIII, in Aids to Prophetic Study, n. 33, London 1927;<br />

- The Messiah or the Gospel in Daniel IX, London 1823;<br />

TODD James Henthorn (1805-1869) - teol.anglic.irl. - Discourses on the Prophecies re<strong>la</strong>ting to Antichrist in the writings of Daniel<br />

and St. Paul, The University Press, Dublin 1840;<br />

- Six Discourses on the Prophecies Re<strong>la</strong>ting to Antichrist in the Apocalypse of St. John, Dublin 1846;<br />

TOLZIEN D. Gerhard - protest. - Die Offenbarung des Johanncs, Rauhes Haus, Hambourg 1947;<br />

Tommaso d’Aquino (Thomas Aquinas) (Angelicus) (1221-1274) - sotto il nome di Tommaso d’Aquino, In Apocalisse, Venezia 1562;<br />

- Expositio in Danielem, in Opera, vol. 18, Apud Ioannem Keerbergium, Antverpiae 1612; Anversa 1612; Parma 1869;<br />

- Expos. aurea in Daniel, Paris 1641;<br />

- Opera omnia emendata, Paris 1660;<br />

- Opera omnia, Paris 1879;<br />

TONDELLI Leone (1883-1953) - pre<strong>la</strong>to ital. - Il Disegno divino nel<strong>la</strong> Storia, Roma 1947;<br />

TOOVEY Samuel, An Essay on the Prophecies of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, Hersee and Cooper, London 1813;<br />

TOPHEL, Les septs Eglises d’Asie,<br />

TORRANCE Thomas F. - protest. - The Apocalypse Today - Sermons on Reve<strong>la</strong>tion, C<strong>la</strong>rke, London 1960;.<br />

TORREY Charles Culter (1863-1956) - orient.amer. - Notes on the Aramaic Partes of Daniel, Conecticut Academy of Arts and<br />

Sciences. Trans., vol. 15, New Haven 1909, pp. 239-282;<br />

- Documents of the Primitive Church, New York 1941;<br />

- Tho Qpocalypse of John, New Ware United Press, l958;<br />

TOSCHOWITSCH Mihailo, Ist der Antichrist schon gekommen ?, Bern 1951;<br />

TOSTIVINT Désiré Preciel - canon.franc. - Les 70 années de Jéremie et les 70 semaines. Interprétation nouvelle. Étude linguistique,<br />

exégetique, historique et chronologique sur le texte hébraux, Rennes 1906;<br />

TOUILLEUX P. - cattol. - L’Apocalypse et les cultes de Domitien et de Cybèle, Gasthner, Paris 1935<br />

TOWERS Joseph Loman (1767-1831) - past.unitar.ingl. - Illustrations on Prophecy, Phi<strong>la</strong>delphia 1808;<br />

TOWNER Wayne Sibley (1933- ) - Retributional Theology in the Apocalyptic Setting (Daniel 9:4b-19; Ezra 9:6-13), in Union<br />

Seminary Quarterly Review, New York 1971, pp. 203-214;<br />

- The Poetic Passages of Daniel 1-6, in Catholic Biblical Quarterly, n. 31, Washington D.C. 1969, pp. 317-326;<br />

TRABUCCO A., La donna ravvolta nel sole - Apocalisse 12 - nell’esegesi cattolica post-tridentina, Roma 1957;<br />

TREGELLES Samuel Prideaux (1813-1875) - teol.presb.ingl. - Defence of the Authenticity of the Book of Daniel, London 1852;<br />

- Remarks on the Prophecy. Visions of the Book of Daniel, nuova ed., London 1852; 5 a ed., 1854; 6 a ed., Samuel Bagster and<br />

Sons, London 1883; 7 a ed., 1965;<br />

- The Hope of Christ’s Second Coming, London 1864; 2 a ed., 1864, ristampato a Los Angeles, California, s.d.;<br />

TRENCH Richard Chenevois (1807-1886) - teol.angl.ir<strong>la</strong>nd. - Synonymes du Nouveau Testament, 1869;<br />

- Lectures on Medieval Church History, Charles Scribner’s Sons, New York 1877.<br />

TRENWITH William Henry, The Time of the End, or Remarks on the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Cork 1854;<br />

TREPAT I TREPAT Josep - cattol. OPM - Apocalipsi do sant Joan (in cata<strong>la</strong>no), La Sagrada Biblia, vol. XV, Barsclone 1936;<br />

TRESMONTANT C<strong>la</strong>ude (1925- ) - domen.franc. - Apocalypse de Jean, Paris 1984; 2 a ed., 1993;<br />

TREVELYAN G. P., Meditation on the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1934;<br />

TREVILIAN Maurice Cely, To Terion. A Dissertation on the History of the Beast as Derived from the Prophet Daniel and John,<br />

London 1858;<br />

TRICOT Alphonse Élie (1884- ) - canon.franc. - S. Paul apôtre des Gentils, Paris 1927, p. 32;<br />

TRINQUET Joseph, P.S.S. - D’OSTY, La Bible. Livre d’Ezechiel. Livre de Daniel, Paris 1971, pp. 297-422;<br />

TROADEC H. - cattol. - Le message de saint Jean. Intoduction a l’étude du 4 e évangile et de l’Apocalypse, Mame 1962;<br />

TROCHON Charles ( -1888) - eseg.catt.franc. - Daniel, Paris 1882;<br />

TROTTER William (1818-1865) - teol.plimont.ingl. - Simples assais sur des sujets prophétiques, trad. C.F. RECORDON, vol. II,<br />

Vevey 1856;<br />

- SMITH Thomas, Huit méditations sur <strong>la</strong> prophétie, Genève et Lausanne 1853;<br />

TROTTI de <strong>la</strong> CHETARDIE Joachin (1636-1714) - Explication de l’Apocalypse par l’Histoire Ecclésiastique, in Oeuvre complètes,<br />

Paris 1701; t. I, 1857;<br />

TUBBS Edward Joseph, The Book of Daniel Transliterated from the Hebrew and Chaldaic Text, London 1961;<br />

TUCKER Julius L. (1895- ) - Study notes on the Book of Daniel, Red<strong>la</strong>nds, California, s.d.;<br />

TUDOR John Owen (1784-1862) - irvin.ingl. - On the Structure of the Apocalypse, in Papers Read Before the Society for the<br />

Investigation of Prophecy, Andrew Panton, London 1828;<br />

- A Brief Interpretation of the Book of Reve<strong>la</strong>tion, London 1855;<br />

- Six Lectures ont he Apocalypse, London 1861;<br />

TURMEL Joseph (1859-1943) - teol.catt.moder.franc. - Étude sur le livre de Daniel, Paris 1902;<br />

- Antichrist, in Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, vol. I, col. 658-660;<br />

TURNER Cuthbert Hamilton (1860-1930) - Chronology of the Old Testament, in Dictionary of the Bible, vol. I, pp. 403-415;<br />

TURNER Joseph - past.miller.amer. - A Scripture View of the Close of the Present Dispensation, the Circumstances Connected<br />

Therewith and To Be Succeeded by the Restitution, Hartf. 1849;<br />

TYCIAK Julius (1903- ) - Untergang und Verheissungen Aus der Welt des Propheten Jeremias Ezechieles und Daniels,<br />

Dusseldorf 1957, pp. 138-186;<br />

TYSO Joseph - past.batt.ingl. - An Elucidation of the Prophecies, London 1838, pp. 15-68,131-132,174-177,221-223,234;<br />

Ubertino di Casale (1259-v. 1338) - francesc.poi benedett.ital. - Arbor Vitae Crucifixae Jesu, composta nel 1305; per Andream de<br />

Bonettis de Papia, Venetiis, 1485; trad. italiana Fausta CASOLINI, Lanciano 1937. Il 5 o e ultimo libro, contiene una<br />

spiegazione dell’Apocalisse, è in una raccolta gioachimita dal titolo: De septem statibus Ecclesiae, Venezia 1516, 1525;<br />

esistono esemp<strong>la</strong>ri stampati a Munich, Bres<strong>la</strong>u, Leipzig, Münster, Zurich, Roma, Paris, London;<br />

- Tractatus… de Septem Statibus Ecclesie, Titolo N. 4, in Pseudo Joachim, Expositio… in Librum Beati Cirilli, etc., vol. LV-<br />

LXXVIII.<br />

1345


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

ULRICH Eugene, Daniel Manuscripts from Qumran, Part 1 and 2: Preliminary Editions of 4QDanb and 4QDanc, in Bulletin of the<br />

American School of Oriental Research, Basor, n. 268, novembre 1987, pp. 3-16; n. 274, maggio 1989, pp. 3-26;<br />

ULRICH (HULDRICUS) Johannes (1622-1682) - Oratio de Antichristi adversus militantem in terris Ecclesiam, Basilea 1666;<br />

UNGER Merrill Frederick (1909- ) - teol.e oriental.amer. - Introductory Guide to the Old Testament, Grand Rapids, 1951; 1967,<br />

pp. 394-406;<br />

- Bible History, Chicago 1957; 1969, pp. 238,239;<br />

- Bible Dictionary, p. 238;<br />

URBANELLI Ortensio da SPINETOLI, Daniele, in Introduzione al<strong>la</strong> Religione, n.. II, 2, Torino 1971, pp. 563-605;<br />

URCH Edith, Daniel’s Vision of the Time of the End or Primitive Faith of the Church, Chelsea, Minneapolis 1893;<br />

URI Johannes (1726-1796) - LXX Hebdomadum, quae Gabriel ad Danielem detulerat, Interpretatio, Paraphrasis, Computatio cum<br />

Vocabulorum difficiliorum Explicationes, Oxford 1778;<br />

URQUHART John, The new Bible Guide or Recent Discoveries and the Bible, vol. VII, Hartf. Connecticus 1925, pp. 155-251;<br />

- The Wonders of the Prophecy or What Are We to Beleve?, 3 a ed., rivista, New York, s.d., pp. 151-192,201-206;<br />

URZUA Miguel Rafael, Las Doctrinas del P. Manuel Lacunza, Santiago del Cile 1917; vedere LACUNZA;<br />

USSHER James, Annales Veteris Testamenti, a Prima Mundi Origine Deducti, ex Officina J. Flesher, London 1650;<br />

VACCARI Alberto (1875- ) - gesui.ital. - Daniele 9:26 Vulgata, in Verbum Domini, n. 19, Roma 1938, p. 146;<br />

- Daniel 9:25-26 de Septuaginta hebdonadibus, in Verbun Domini, n. 19, 1938, pp. 284-286;<br />

VAGANAY Léon, Antichrist, in Dictionnaire pratique des connnaissances religieuses, vol. I, Paris 1925, col.. 280,281;<br />

VAJDA Istvan, Daniel, Budapest 1938;<br />

VALLOTTON Paul (1841-1920) - past.evang.svizz. - La Bible, son autorité, son contenu et sa valeur, Lausanne 1882;<br />

- La Grande Aurore, Paris 1914;<br />

VALPY Richard (1754-1836) - past.anglic.ingl. - A Sermon Preached August 13, 1798, Smart and Cows<strong>la</strong>de, Reading, 1798; trad.<br />

inglese, A Sermon Preached August 13, 1798, Reading Smart and Cows<strong>la</strong>de, 1798; in Sermons Preached on Public<br />

Occasion. With Notes, and an Appendix, vol. I, Sold by Longman, London 1811, pp. 147-538;<br />

Van AMMINGE Henry Harlin, Nature and Reve<strong>la</strong>tion, Showing the Personal Condition of the Churches, and the Change Now to<br />

Come Upon the World by the 2 nd Advent; With an Interpretation of the Prophecies of Daniel and the Book of Reve<strong>la</strong>tion,<br />

New York 1843, pp. 225-229;<br />

Van der PALM Johannes Henricus, Bijbel, vol. II, Leiden 1829;<br />

Van DOLSON Leo Ray (1925- ) - past.avv. - The Ministry, dicembre 1963, pp. 31,32,35;<br />

Van HAMERSTEDE Johannes, Meretrix Babylonica et sposa Christ detectae, Gorinchem 1664;<br />

Van LENNEP Cyril Charles Ogilvy, Measured Times of the Bible, London 1928;<br />

Van LENNEP Jan Willem (1863-1927) - De seventig Jaarweeken van Daniel. Exegetische-Chronologische Studie, Utrecht 1888;<br />

Van MIERLO Simon, La Révé<strong>la</strong>tion divine, Neuchâtel 1951, pp. 87,197-200,203,206,207;<br />

Van OOSTERZEE J. J., The Gospel According to Luke - Commentary on the Holy Scriptures, vol. VIII, ed. Philip Schaff, Charles C.<br />

Starbuc, Grand Rapids, 1960;<br />

Van SOMEREN A., Coediz. The Book of Daniel, pp. 25-63 ;<br />

Van ZELLER C<strong>la</strong>ude (in religione Rubert) (1905- ) - O.S.B. - Daniel: man of desires, London 1940; Westm. Md., 1951;<br />

VANDENVELDE Georges - past.avvent.belga - Ce que Daniel ne savait pas, in Les Signes des Temps, maggio-giugno 1979, pp.<br />

17,18;<br />

VANHOYE A., L’Utilisation du livre d’Ezéchiel dans L’Apocalypse, in Biblica, n. 43, 1962, pp. 436-476;<br />

VANNI Ugo - teol. catt. - L‘Apocalisse. Un’assemblea liturgica interpreta <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, Queriniana, Brescia 1980;<br />

- La struttura letteraria dell’Apocalisse, Morcelliana, Brescia 1980;<br />

- Apocalittica, in Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, Cinisello Balsamo 1988, pp. 103,104;<br />

VAREN(IUS) August (1520-1684) - teol.lut.ted. - Daniel, Haggeo, Zacharie, Ma<strong>la</strong>ki, Rostock 1667, pp. 1-64;<br />

VASSALLO Giampiero (1968- ) - past.avvent. - Daniel 8 et <strong>la</strong> justification du sanctuaire, Collonges sous Salève 1997,<br />

dattiloscritto;<br />

VATTIONI Francesco, La Sacra Bibbia - l’Antico Testamento, vol. II, Daniele, ed. Marietti, Torino 1964, pp. 1053-1118;<br />

VAUCHER Alfred Félix (1887-1993) - storico e teologo avventista -<br />

opere<br />

- Histoire du Salut, 1 a ed., 1921; 2 a ed., 1930; 3 a ed., Dammarie Les Lys 1951;<br />

- Supplement Histoire du Salut 3 ed., ed. Fides, Collonges sous Salève 1969;<br />

- Histoire du Salut, 4 a edizione definitiva stabilita dall’autore e rivista da Georges STÈVENY, ed. Vie et Sante, Dammarie<br />

Les Lys 1987, 592 p.;<br />

- Lacunziana - Essais sur le Propheties Bibliques, I serie, ed. Fides, Collonges sous Salève 1949, 96 p.; II serie, ed. Fides,<br />

Collonges sous Salève 1952, 96 p.; III serie, ed. Fides, Collonges sous Salève 1955, 112 p.; IV serie, ed. Fides, Collonges<br />

sous Salève 1958, 144 p.;<br />

- L’Antichrist, 1 a ed., ed. Fides, Collonges sous Salève 1960, 56 p.; 2 a ed., 1972, 52 p.;<br />

- Les Prophéties apocalyptiques et leur Interprétation, 1 a ed., ed. Fides, Collonges sous Salève 1960, 88 p.; 2 a ed., 1972, 80<br />

p.;<br />

- Le problème d’Israël, ed. Fides, Collonges sous Salève 1961, 68 p.;<br />

- L’Adventisme, ed. Fides, Collonges sous Salève1962, 48 p.;<br />

- Daniel 8:14 en Occident jusqu’au card. de Cusa, I, Andrews University, Sem. St., 1963; pp. 139-151;<br />

- Les 1260 jours prophétiques dans les cercles joahimites, III, Andrews University, Sem. St., 1965, pp. 42-48;<br />

- Le Jougement, ed. Fides, Collonges sous Salève 1966, 30 p.;<br />

- Une célébrité oubliée Le P. Manuel de Lacunza Y Diaz (1731-1801) de <strong>la</strong> Societé de Jésus auteur de “La Venue du Messie<br />

en glorie et majesté”, nuova edizione rivista, imprimerie Fides, Collonges sous Salève 1968, 218 p.;<br />

- Les 144.000 marquées, in Deux essais sur <strong>la</strong> prophétie biblique, ed. Fides, Collonges sous Salève 1969;<br />

- Le Sanctuaire, ed. Fides, Collonges sous Salève 1970, 36 p.;<br />

- Le Jour Seigneurial, ed. Fides, Collonges sous Salève 1970, 36 p.;<br />

1346<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- De nouveau sur le chapitre 8 de Daniel, Dammarie les Lys 1970, 12 p.; traduzione italiana, Novità sul capitolo 8 del libro<br />

di Daniele. La soluzione del Problema, in Il Messaggero Avventista, luglio 1971, pp. 72-74;<br />

- Le jour Seigneurial, ed. Fides, Collonges sous Salève 1970, 60 p.;<br />

- Jusques à quand, Seigneur, ed. Fides, Collonges sous Salève 1973, 60 p.;<br />

- L’homme, son origine, sa destination, Dammarie les Lys 1974, 72 p.;<br />

- Israël sous le règne d’Antiocus IV l’Illustre, in AA.VV., Daniel - Question débattues, Collonges sous Salève 1980, pp.<br />

76-89;<br />

- Notes bibliographiques sur le livre de Daniel, 2 vol., sl., 1982, vol. I, 293 p.; vol. II, 222 p.; dattiloscritto;<br />

principali articoli,<br />

- La purification du sanctuaire, in Le Messager de <strong>la</strong> Prophétie, n. 7, luglio 1903, pp. 62,63, è stato il primo articolo scritto<br />

all’età di 16 anni;<br />

- L’Apocalisse … sve<strong>la</strong>, in Il Rinnovamento, maggio 1907;<br />

- Date profetiche, in L’Ultimo Messaggio, X,1911, pp. 158;<br />

- 666, in Ultimo Messaggio, aprile 1911;<br />

- I due testimoni, in Ultimo Messaggio, agosto 1911;<br />

- Date profetiche, in Ultimo Messaggio, ottobre 1911;<br />

- I due testimoni, in Ultimo Messaggio, gennaio 1912;<br />

- Il tramonto del<strong>la</strong> Turchia, in Ultimo Messaggio, aprile 1913<br />

- L’Apocalisse - libro per i nostri tempi, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, pp. 13,15;<br />

- Images Apocalyptiques, in Les Signes des Temps, gennaio 1917, p. 1,2;<br />

- Les visions de l’apôtre Jean - les sept sceaux, in Les Signes des Temps, 15 maggio-30 giugno 1919, pp. 1,2;<br />

- Les visions de l’apôtre Jean - les sept trompettes, in Les Signes des Temps, luglio 1919, pp. 35,36;<br />

- Les visions de l’apôtre Jean - l’établissement du Royaume, in Les Signes des Temps, pp. 50,51;<br />

- Les vision de l’apôtre Jean - les dernières paroles de <strong>la</strong> Bible, in Les Signes des Temps, pp. 58,59;<br />

- Les Signes des Temps, novembre 1919, pp. 66,67;<br />

- Les Signes des Temps, marzo 1924, pp. 8-18;<br />

- Prophetie Apocalyptiques, in Les Signes des Temps, pp. 11,12,<br />

- Visions d’empire, in Les Signes des Temps, novembre 1929, pp. 12,13;<br />

- Studi intorno al libro di Daniele: <strong>la</strong> visione del capitolo 8, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, gennaio-febbraio 1930;<br />

- Studi intorno al libro di Daniele, capitoli 10 a 12, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, maggio-giugno 1930, pp. 4-6; luglio-agosto<br />

pp. 5-7;<br />

- Le sette Chiese dell’Apocalisse, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, anno 11, gennaio-febbraio 1931;<br />

- I sette suggelli, in L’Araldo del<strong>la</strong> Vedrità, marzo-aprile 1931, pp. 7-9;<br />

- La visione delle sette trombe in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, maggio-giugno 1931, pp. 3-5;<br />

- La visione centrale dell’Apocalisse, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, luglio-agosto 1931, pp. 10,11;<br />

- Babylone, in Les Signes des Temps, maggio 1938, pp. 8-11;<br />

- Babylone, in Revue Adventiste, 1-15 ottobre 1939, pp. 8-10;<br />

- Revue Adventiste, 1-15 aprile 1939, p. 18;<br />

- Les jours prophetiques, in Revue Adventiste, 6 giugno 1939, pp. 4-6;<br />

- Babilonia, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità,<br />

- La monarchie médo-perse, in Revue Adventiste, 15 febbraio-1 marzo 1940, pp. 10-12;<br />

- La Grèce, in Revue Adventiste, 1 maggio 1940, pp. 9-11;<br />

- Revue Adventiste, 15 luglio-1 agosto 1940;<br />

- La portée prophétique des messages aux sept églises, in Revue Adventiste, 15 settembre 1940;<br />

- La quatrième monarchie de Daniel, in Les Signes des Temps, gennaio-febbraio 1942, pp. 3,4;<br />

- Les dix rois apocalyptiques, in Revue Adventiste, febbraio 1942, pp. 7,8;<br />

- La première monarchie de Daniel, in Revue Adventiste, maggio 1942, pp. 7,8;<br />

- La deuxième monarchie de Daniel, in Revue Adventiste, giugno 1942, p. 9;<br />

- Les Signes des Temps, maggio-giugno 1942, p. 15; luglio-agosto, p. 15;<br />

- La troisième monarchie de Daniel, in Revue Adventiste, settembre 1942, pp. 10,11;<br />

- Les Signes des Temps, settembre-ottobre 1942, p. 15;<br />

- Revue Adventiste, febbraio 1943, pp. 9,10;<br />

- La quatrième monarchie de Daniel, in Revue Adventiste, giugno 1943, p. 9;<br />

- Situation chronologique, in Les Signes des Temps, novembre-dicembre 1943, pp. 3,4;<br />

- L’Antichrist, situation géographique, in Les Signes des Temps, gennaio 1944, p. 7;<br />

- Les dix rois apocalytiques, in Revue Adventiste, febbraio 1944, p. 7;<br />

- Un mot sur le périodes prophetiques de Daniel et de l’Apocalypse, in Les Signes des Temps, ottobre 1946, p. 11;<br />

- Jeunesse, gennaio 1949, pp. 17,18;<br />

- Le livre de Daniel, in Review Advventiste, 15 giugno 1949, pp. 14,15;<br />

- La troisième monarchie de Daniel, in Revue Adventiste, settembre 1949,<br />

- Fer et argile, in Revue Adventiste, ottobre 1949, pp. 4,5;<br />

- De Cyrus à Alexandre le Grand - Daniel 11:2-4, in Revue Adventiste, febbraio 1953, pp. 8,14;<br />

- L’homme de désirs, in Revue Adventist, marzo 1953, p. 8;<br />

- Michel, in Revue Adventiste, giugno 1953, p. 8;<br />

- Le point de départ des 70 hebdomades de Daniel, in Revue Adventiste, 15 maggio 1954, pp. 5,6;<br />

- Chronologia biblique, in Revue Adventiste, 15 luglio 1954, pp. 7,12;<br />

- La Palestine sous les Séleucides - in Revue Adventiste, 15 febbraio 1956;<br />

1347


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Israël entre les Lagides et les Séleucides - Daniel 11:5-30, in Revue Adventiste, marzo 1956, p. 6,7;<br />

- La Palestine sous les Séleucides - Daniel 11:14-20, in Revue Adventiste, 15 marzo 1956, pp. 5;<br />

- La Palestine sous Antiochus IV - Daniel 11:21-30, in Revue Adventiste, 1 aprile 1956, pp. 5,6;<br />

- Le roi orgueilleux - Daniel 11:36-39, in Revue Adventiste, 15 giugno 1956, p. 7;<br />

- La fin du roi orguilleux - Daniel 11:40-45, in Revue Adventiste, 1 luglio 1956, p. 3;<br />

- Ou et comment regnerons-nous pendant mille ans?, in Les Signes des Temps, novembre 1956, pp. 9,10,16;<br />

- Un livre à lire, in Les Signes des Temps, giugno 1957, pp. 11,12,14,15;<br />

- Daniel historien, in Les Signes des Temps, luglio 1957, pp. 12-15;<br />

- Daniel prophéte, in Les Signes des Temps, agosto 1957, pp. 11,12,14,15;<br />

- Une pierre fatidiques, in Les Signes des Temps, aprile 1960, pp. 12,13:<br />

- Antiocus IV l’Illustre, in Les Signes des Temps, aprile 1960, p. 12;<br />

- Le cinquième empire, in Revue Adventiste, 1 aprile 1961, p. 10;<br />

- Pour comprendre l’Apocalypse, in Les Signes des Temps, maggio 1961, pp. 12-14;<br />

- Influence augustinienne, in Les Signes des Temps, settembre 1961, pp. 12;<br />

- Un livre difficile mais nécessaire, in Les Signes des Temps, ottobre 1961, pp. 12-14;<br />

- La feuille de route, in Les Signes des Temps, luglio 1976, pp. 13-15;<br />

- Un livre difficile mais necessaire, in Les Signes des Temps, ottobre 1961;<br />

- Rome dans l’histoire, in Les Signes des Temps, maggio 1964, pp. 16,17; giugno, pp. 17,18; luglio pp. 17,18;<br />

- À propos de Daniel 8:13,14, in Servir, 3° trimestre 1967, pp. 8,9;<br />

- De <strong>la</strong> monarchie terrestre au royaume de Dieu, in Les Signes des Temps, luglio-agosto 1969, pp. 6,7;<br />

- Le chapitre 11 du livre de Daniel, in Revue Adventiste, gennaio 1976, pp. 12-14;<br />

- Les Signes des Temps, n. 3, 1976;<br />

- L’Apocalypse, in Les Signes des Temps, febbraio 1976, pp. 17,17;<br />

- L’Apocalypse, in Les Signes des Temps, marzo 1976, pp. 33,34;<br />

- Revue Adventiste, gennaio 1979, p. 7;<br />

- Les chapitre 8 du livre de Danel, in Revue Adventiste, febbraio 1981, pp. 4,5; marzo, pp. 4-6; luglio-agosto, pp. 2,3;<br />

- 2300 soirs et matins, in Revue Adventiste, giugno 1981, pp. 2,3;<br />

- Le p<strong>la</strong>n du livre de l’Apocalypse, in Revue Adventiste, pp. 8,9;<br />

- L’Apocalypse, une Histoire prophétique, in Revue Adventiste, pp. 5-7;<br />

- La portée prophetique des Messages aux sept Eglise, in Revue Adventiste, pp. 3-5;<br />

- Un drame cosmique, in Les Signes des Temps, pp. 8,9;<br />

- La nuova Babilonia, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, pp. 10,11;<br />

- Le sette ultime piaghe, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, p. 3;<br />

- Babilonia, in L’Araldo del<strong>la</strong> Verità, pp. 4,5;<br />

VAUGHAN C. J., Lectures on the Reve<strong>la</strong>tion of St. John, London 1870;<br />

VAUGHAN Edward Thomas (1777-1829) - The Church’s Expectation: A Sermon on the Second Advent of the Lord Jesus Christ.<br />

Preached Before the Leicestershire District Committee of the SPCK, ... 1827, Leicester 1828;<br />

VAUGHAN Robert (1795-1868) - The Nature and Duration of the Papal Apostasy, London 1829;<br />

VELDE (Van den WELDEN, VELDIUS) Jacob ( -1583) - agostin.o<strong>la</strong>nd. - Comm. & Conciones in Daniel prophetam, Anversa<br />

1602;<br />

- Scholiae propheticae continuates et praelectiones ejus in prophete Daniel, Michea et Joel., Quedlinburg 1710;<br />

VELDKAMP Hendrik (1899- ) - Die knopen ontbindt over het Daniël 5 dr., Franeker 1962;<br />

VELOSO Mario - pred.avvent. - Simbolos en el Apocalipsis de San Juan, in Rivista Biblica, n. 38, 1976, pp. 321-338;<br />

- The Sanctuary and the Atonement, Washington D.C. 1980;<br />

VENEMA Herman (1697-1787) - teol.presb.o<strong>la</strong>nd. - Emblematica cap. II, VII et VIII, Leiden 1744;<br />

- Dissertation VIII ad vaticinia Daniel, Franeker 1742-1745; 2 a ed., Leiden 1768;<br />

- Commentary in Daniel XI:4-45; XII: 1-3, 1752;<br />

VERNES Maurice (1845-1924) - stor.rif.franc. - Daniel, in Encyclopédie Sciences Religieuses, LICHTENBERGER, vol. III, Paris<br />

1878, pp. 572-590; vol. VIII, Paris 1880, pp. 525-528<br />

- Daniel, in Grande Encyclopedie, vol. XIII, Paris, s.d., pp. 852-853;<br />

- Encyclopédie Sciences Religieuses, vol. VIII, 1880, pp. 525-528;<br />

- Précis d’histoire juive, Paris 1889, pp. 802-813;<br />

VESCI Pio, Nuovo Commentario al capitolo VII del profeta Daniele, Novara 1924;<br />

VIDAL Gabriel - canon.franc. - La prophétie des semaines, Alger 1947;<br />

VIDAL Y GALIANA José ( -1848) - francesc.spagn. - La venuta del Messia in gloria e maestà, vol. I, Roma 1834, pp. 136-141;<br />

VIEGAS B<strong>la</strong>sius, Commentarii Exegetici in Apocalypsim Ioannis Apostoli, Apud Emmanuelem de Lyra, Eborae 1601;<br />

VIGNIER Nico<strong>la</strong>s (1530-1596) - Theatre de l’Antechrist, 1610;<br />

VIGOUROUX Fulcran Grégoire (1837-1915) - teol.catt.franc. - Manual biblique de l’Ancien Testament, vol. II, Paris 1880, pp. 593-<br />

604;<br />

- La Bible et les découvertes modernes, vol. IV, 6 a ed., Paris 1896, pp. 255-451;<br />

- Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, vol. II, Paris 1899, col. 1247-1283;<br />

- La Sainte Bible Polyglotte, t. Vl, Paris 1906;<br />

VIGOUROUX - BACUZ - BRASSAC - teol.catt.franc. - Manual Biblique - ad uso dei seminaristi, vol. IV, L’Apocalypse,<br />

Viguier - pastore XVII sec. - Le Théatre de l’Antichrist,<br />

Vil<strong>la</strong>nova Arnaldo di, Biblioteca Vatica, Cod. Vat. Lat. 3824<br />

- The Earliest Printed Book on Wine, edizione tradizione di Henry E. SIGERIST, New York, Schuman’s, 1943;<br />

- Introductio in Librum (Joachim) De Semine Scripturarum, Quod Est de Prophetis Dormientibus Sive de Dormientium<br />

Prophetiis, fol. 1-12<br />

- Tractatus de Tempore Adventus Antichrist, fol. 50-78;<br />

VILLENEUVE René (1936- ) - prof.avvent.svizz. - Écho du Salève, 4 febbraio 1971, p. 1,7,8,9-12<br />

1348<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- L’Apocalypse! Révé<strong>la</strong>tion ou mystère?, 1980, ciclosti<strong>la</strong>to;<br />

VINDING(IUS) Erasmus Paul fils (1615-1684) - storico danese - Imagines Nebucadnetsar quidetem visae al<strong>la</strong>ta et descripta<br />

interpretatio Daniel cap. 2, Hafn. 1663;<br />

VIOLARD Émile, Étude sur le commentaire d’Hippolyte sur le livre de Daniel, tesi di Paris 1903;<br />

VIROLLAUD Charles (1879- ) - La légénde phénicie de Daniel, Paris 1936;<br />

VISIGALLI Domenico (1928- ) - past.avv.ital. - Cristo ritorna, ed.A.d.V., Falciani 1972, 48 p., pp. 4-14;<br />

- Chi dominerà il Mondo?, in Segni dei Tempi, maggio 1972, pp. 93.94;<br />

VITAL de Four, vedere FOUR Vital de; vedere HALES Alexandre de;<br />

VITRINGA Kempe (CAMPEGIUS) (1659-1722) - teol.rifot.or<strong>la</strong>nd. - Anakrisis Apocalypseos Joannes Apostoli, 1 a ed., Franeker 1705;<br />

2 a ed, Ex officina Henrici Strickii, Amsterdam 1719; 3 a ed., Leeuwarden 1721;<br />

- Praestanti doctrina et virtute viro Alexandro SOSTMAN, Leiden 1710;<br />

- De LXX Hebdomade Daniel, adventus MRSHAM;<br />

VITTI Alfredo - gesui.ital. - Enciclopedia Italiana, vol. III, Mi<strong>la</strong>no 1931, pp. 292-295;<br />

- Il libro di Daniele nel<strong>la</strong> recente critica, Mi<strong>la</strong>no 1931;<br />

VITTORE di S. Maria SOPRANSI (1739-1804) - carmelitano scalzo - Riflessioni sul<strong>la</strong> Chiesa dei tempi presenti, (Cod. Vat. 13, 134,<br />

fol. 6);<br />

Vittorino, Victorinus, Works, traduzione di Robert Ernest WALLIS, in ANF, vol VII, pp. 339-360<br />

VIVIEN Louis, L’Apocalypse expliquée par l’Ecriture, Paris 1837;<br />

VOGT Karl Friedrich, Der Kampf um Jerusalem Eine deutliche Erklärungen der Propheten Daniel und Offenbarung Johanne,<br />

Frankfort A. M. 1902;<br />

VOLBORTH Johann Carl (1748-1796) - teol.lut.ted. - Daniel auds neue aus den hebraisch-chald. übersicht und mit kurzen<br />

Armerkungen, Hannover 1788;<br />

VOLCK Wilhelm (1835-1904) - teol.lut.ted. - Vindiciae Danielicae, Dorpat 1866;<br />

VOLZ Hans (1904- ) - Vom Spätmittel Hochdeutischen zum Fruher-Hochdeutschen Uebersetzungen des 14, bis 15 Jahrhunderts,<br />

Tübingen 1963;<br />

VOLZ Paul (1871-1941) - teol.evang.ted. - Judäische Eschatologie von Daniel bis Akiba, Tübinguen 1903; 2 a ed.;<br />

- Die Eschatologie der Judischen Gemeinda, Tübingen 1934;<br />

- Propheten-Gestalten der Alten Testaments, Stuttgard 1949, pp. 322-349;<br />

VON GALL A., Die Einheitlichkeit des Buches Daniel, Giessen 1895;<br />

VON RAD Gerhard, The Message of the Prophets, London 1968;<br />

- On the Problem of the Religious-Historical Understanding of Apocalypticism, in JThCh, vol. VI, 1969;<br />

- Daniele e l’Apocalittica, in Teologia dell’Antico Testamento, vol. II, ed. Paideia, Brescia 1974;<br />

VOORTHUIS Frederick Johannes - past.avv.o<strong>la</strong>nd. - ‘s Wereld eenige Hoop, Den Haag 1949, pp. 360,361;<br />

VOS Geerhardus, The Pauline Eschatology, Grand Rapids, 1952;<br />

VOS Louis Arthur, The Synoptic Traditions in the Apocalypse, Kampen, s.d.;<br />

VRIEZEN Theodorus Christian (1899- ) - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - Theologie der Alten Testament, Wageningen 1950, pp. 69-<br />

105,144,153,177,193,194,197,208,317; trad.inglese An Outline of Old Testament, Theology, Boston 1958, pp.<br />

13,14,22,27,28,29,73,74, 204,230,366,367;<br />

VUILLEUMIER Jean (1864-1956) - pred.avven.svizz. - Les prophéties des Daniel, Societé International de Tratés, Genève 1906, 337<br />

p.; trad. americana, Futture unrolled, or Studies in the Prophecies of Daniel, Boston 1928, 201 p.;<br />

- Les Signes des Tempes, aprile 1927, p. 14;<br />

- L’Apocalypse - Hier, Aujourd’hui, Demain, ed. Les Signes des Temps, Dammarie-les-Lys 1938, 1941, 366 p.;<br />

- Review Adventiste, aprile 1950, p. 9;<br />

- The King of the North, in Bible Research Fellowship, n. 2, 1950, pp. 3,4;<br />

- L’Antichrist, in Paroles de Verité, n. 6, Montreal, s.d.;<br />

VULLIAUD Paul (1875-1950) - La Fin du Monde, Paris 1952;<br />

VUILLIET Adam (1814-1892) - past.evang.svizz. - Histoire ancienne, 7 a ed., Lausanne 1863, p. 98;<br />

WABNITZ Auguste (1837-1913) - teol.rif.svizz. - Histoire de <strong>la</strong> Vie de Jésus, t. I, Montauban; t. II, 1904;<br />

WACHOLDER Ben Zion, The Calendar of Sabbatical Cycles During the Second Temple and the Early Rabbinic Period, in Hebrew<br />

Unione College Annual, n. 44, 1973, pp. 153-196;<br />

WADE George Woosung (1858- ) - Old Testament History, 9 a ed., New York, s.d., pp. 24-27,503,504;<br />

WADSTEIN Ernst, Die eschatologische Ideengruppe: Antichrist - Weltsabbat - Weltende und Weltgericht, Leipzig 1896;<br />

WAGENSEIL Johann Christoph (1633-1705) - giur.ted. - Te<strong>la</strong> ignea Satanae, vol. I, Altd. 1681; al<strong>la</strong> fine vol. II, Accessit Mantissa de<br />

LXX hebdomadibus Danielis, adversus Johann MARSHAM;<br />

WAGGONER Ellet Joseph (1856-1913) - med.avv.amer. - Prophetic Light, Oak<strong>la</strong>oma, California, 1889, 180 p., pp. 59-104;<br />

WAGGONER Joseph Harvey (1820-1889) - pred.avv.amer. - The Atonement, Oak<strong>la</strong>oma, California, 1868, 162 p.; 1872, 168 p.; Battle<br />

Creek 1884, 368 p.;<br />

- From Eden to Eden, Oak<strong>la</strong>oma 1890, 263 p., pp. 71-128,147-162; trad. francese, D’Éden en Éden. Étude scripture et<br />

pratique, Bâle 1889, 236 p., pp. 48-102,117-126,147-158;<br />

WAGNER Franklin D., The Drama of the Universe, Caldwell Idaho 1918, pp. 200-240;<br />

WAITE Frank D., The Book of Daniel for the Buzy Teacher and Christian Worker, London 1988;<br />

WAKEHAM William Henry (1858-1946) - pred.avv.ingl. - Outline Lessons on the Books of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Berrien<br />

Springs, Michigan, 1926, 149 p., pp. 5-74; edizione rivista, 1929, 159 p., pp. 5-83; 3 a ed., 1930, 182 p., pp. 5-83<br />

- Lecciones sobre los libros de Daniel y <strong>la</strong> Reve<strong>la</strong>tion, Buenos Aires, s.d., 70 p.;<br />

WALD Samuel Gottlieb (1762-1828) - teol.evamg.ted. - Curae in hi<strong>storia</strong>m textus vaticinorum Danielis specimen, vol. I, Leipzig<br />

1783;<br />

WALDORF N. J., The Vicar of Christ and the Daily, s.l., s.d.;<br />

WALLACE Ronald Stewart, Tyrant, Kingdom, and Church: a Sermon on Daniel 2, in Interpret., n. 15, ottobre 1961, p. 431-438;<br />

- The Lord is King. The Message of Daniel, vol. III, Downers Grove 1974;<br />

1349


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

WALMESLEY Charles, Bishop, The General History of the Christian Church, From Her Birth to Her Final Triumphant State in<br />

Heaven, by Sig. Pastorini (Pseud.), 2ª ed. americana, John Doyle, New York 1834;<br />

WALTER James Conway, Genuineness of Daniel, London 1863;<br />

WALTKE Bruce Kenneth, The Date of the Book of Daniel, in Bibliotheca Sacra, n. 133, ottobre-dicembre 1976, pp. 319-329;<br />

WALTON Brian (1600-1661) - teol.anglic.ingl. - Biblia Polyglotta, III, 3, London 1656, Graz 1964, pp. 178-227;<br />

WALVOORD John Flipse (1910- ) - teol.dispensaz.amer. - Is Daniel’s Seventieth Week Future?, in Biblical Sacra, n. 101, Dal<strong>la</strong>s<br />

Texas 1944, pp. 30-49;<br />

- The Reve<strong>la</strong>tion of Jesus Christ, Chicago 1966;<br />

- Daniel, the Key to the Prophetic Reve<strong>la</strong>tion, A Study, Chicago 1971, 1972;<br />

- Where Is the Modern Church Going?, in AA.VV., Prophecy and the Seventies, ed. Feinberg, n. 9, Chicago 1974, pp.<br />

120,121;<br />

- Armageddon, Oil and the Middle East Crisis, Grand Rapids, Zondervan Books, 1974;<br />

- Why are the Nations in Turmoil?, n. 17, pp. 207-209;<br />

WAMBACQ Beniamin Nestor (1906- ) - teol.catt.belga - Les priéres de Baruch 1:15 à 2:19 et de Daniel 9:5-19, in Biblica, n. 40,<br />

1959, pp. 463-475;<br />

WANDAL Hans I (1624-1675) - evang.lut.Nuova Ze<strong>la</strong>nda - Cap. VII Daniel succinta expositio, Hafn. 1658;<br />

WANDAL Hans figlio (1656-1710) - Dissertation Theologique Philologique de Prophetia et Prophetiis, Hafn. 1686;<br />

WARBURTON William (1698-1779) - Four Marks of Antichrist, London 1788;<br />

WARD DANA Henry (1797-1884) - past.episc.amer. - G<strong>la</strong>d Tidings - For the Kingdom of Heaven Is at Hand, Daniel Appleton, New<br />

York 1838, 1858;<br />

WARING Robert Newton, Bible History, New York 1935, pp. 169-184,190,325,361,386-397,409;<br />

WARREN Israel, The Book of Reve<strong>la</strong>tion: An Exposition, New York 1886;<br />

WASHBURN Harry Allen (1872-1952) - pred.avv.amer. - Lessons on Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, Mount Vernon Oaio, s.d., 148 p., pp.<br />

3-82;<br />

WASHBURN Judson Sylvester (1863-1955) - pred.avv.amer. - The Fruit of the New Daily, Toledo, Oaio 1923;<br />

WASHINGTON Marmaduke - canonico angl.ingl. - The Period of the Judgment and the Sacred Remnant, in Aids, n. 16, London<br />

1919;<br />

- The Vision of Daniel XI, in Aids, n. 36, London 1928, pp. 11-28;<br />

- Daniel the Prophet, London 1928;<br />

WASSERZUG Gertrud, née TRADER, Der Prophet Daniel, Beatenberg 1958;<br />

WATCHTOWER BIBLE AND TRACT SOCIETY OF NEW YORK, INC., Quindi è finito il mistero di Dio, New York 1971, 1 a ed.<br />

inglese, Neuw York 1969;<br />

WATKINSON Redford A., The end as foretold in Daniel, New York 1885;<br />

WATSON Charles Fulkes, Darius the Median identified, London 1885;<br />

WATSON Charles Henry (1877-1962) - pred.avvent.austr. - The Atoning Work of Christ, His Sacrifice and Priestly Ministry, Takoma<br />

Park 1934;<br />

WATTS James Washington (1896- ) - Old Testament Teaching, Nashville, Tennessee 1967, pp. 325-344;<br />

WAY R. - GILLER E. - BRINSMEAD B., The Consummation, duplicato autore, aprile 1975;<br />

WEBER Georg, Allgemeine Weltgeschichte, vol. I, Leipzig 1857;<br />

WEEKS William, Antichrist’s Kingdom Clearly Pointed out, 1823;<br />

WEETHEE J.P., The Coming Age, Chicago 1884;<br />

WEIDENFELD George, trad. History of the Jewish People, 1976;<br />

WELCH Adam Cleghorn (1864-1943) - Visions of the End: a Study of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, London 1922; 1958, pp. 24,45-<br />

134,189,192,238;<br />

WELLCOME Isaac Cummings (1818-1895) - pred.avv.del I giorno - History of the Second Advent Message and Mission, Doctrine<br />

and people, Yarmouth 1874;<br />

WELLHAUSEN Julius (1844-1918) - teol.lut.ted. - Prolegomena to the History of Israel, traduz., John Suther<strong>la</strong>nd BLACK, Edinburgh<br />

1885, p. 80;<br />

WELLS Edward (1667-1727) - teol. e matem.ingl. - The Book of Daniel Exp<strong>la</strong>ined, Oxford 1716;<br />

- Verk<strong>la</strong>ring van de geheide heilige Schrift, vol. 13, Amsterdam 1748;<br />

- De Verk<strong>la</strong>ring van de Profeetsy, 1748;<br />

WELSCH John (1569-1622) - L’Armaggedon de <strong>la</strong> Babylone apocalitticae Jonzac, 1612;<br />

WELTE Benedict (1805-1885) - eseg.catt.ted. - Kirchen Lexikon, vol. III, 2 a ed., Freiburg i. Br. 1884, col. 1366-1375;<br />

- Dictionnaire Encyclopedique de <strong>la</strong> Théologie Catholique, vol. VI, Paris 1869, pp. 64-68;<br />

WELTHUSEN Johann Kaspar (1740-1814) - Muthmassungen über die siebenmal siebzig Jahre beim Daniel 9, vv. 24-27, Hannover<br />

1774;<br />

WENHAM G.J., Daniel - the Basic Issues, Phenelios, 2, 1977;<br />

WERBECK Wilfrid, Daniel Bibliographie Die Religion in Geschichte und Gegenwart, 3 a ed., vol. II, Tübingen 1958, col. 31;<br />

WERBER Georg, Allgemeine Weltgeschichte, t. I, Leipzig 1857;<br />

WERBLONSKY Raphael Jehudah Zwi (1924- ) - ed., The Encyclopedia of the Jewish Religion, New York 1965;<br />

WERE Louis F. (1900-1967) - pred.avvent.austr. - The Certainty of the Third Angelis Message, pubblicato dall’autore, 1945;<br />

- The King of the North at Jerusalem, Australian Printing, Melburn 1949, American Reprint, 1985, 126 p.;<br />

- The Battle for the Kinship of the World - Will the King of the North Invade the Holy City?, Berrien Springs, Michigan<br />

1983, 88 p.;<br />

- The Woman and the Beast in the Book of Reve<strong>la</strong>tion, Berrien Spring, Michigan 1983;<br />

WERENFELS Samuel (1650-1740) - Dissertatio philologico-theologica in sententiam J. B. Bossuet, de Babylone, bestiis, ac<br />

meretrice Apocaliticae, Basek 1701;<br />

WESLEY John, Exp<strong>la</strong>natory Notes upon the New Testament - Commentary on Reve<strong>la</strong>tion 13:11, vol 3, 1ª ed. americana, Pritchard and<br />

Hall, Phi<strong>la</strong>delphia 1791;<br />

- The Works of the Reve<strong>la</strong>tion, John Wesley, A.M., vol. 7, 3ª ed., London 1829;<br />

1350<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

WEST George W., Daniel the Greatly Beloved, London 1937;<br />

WEST Nathaniel (1824-1907) - past.presb.amer.orig.ingl. - Daniel’s Great Prophecy, New York 1898, Toronto, s.d.;<br />

- Second Coming of Christ. Premillennial Essay of the Prophetic Conference, Held in the Church of the Holy Trinity, New<br />

York City, Fleming H. Revell, New York 1878;<br />

WESTBERG Friedrich Teodorovitch, TheBbiblische Chronologie nach F<strong>la</strong>vius Joesephus und das Todesjahr Jesu, Leipzig 1910;<br />

- Zur neutestamentlicher Chronologie und Golgothas Arts<strong>la</strong>ge, Leipzig 1911;<br />

WESTCOTT Brooks Foss (1825-1901) - evang.anglic.di Durham - A Dictionary of the Bible, (William SMITH), vol. I, London 1868,<br />

pp. 390-397; 1872, pp. 539-547; New York 1868, pp. 540-549;<br />

WESTERMANN C<strong>la</strong>us (1909- ) - Handbook to the Old Testament, trad. Robert H. BOYD, Minniapolis 1967;<br />

WESTPHAL Alexandre (1861-1951) - teol.rif.franc. - Jéhovah, Montauban 1903, p. 701;<br />

- Les Prophétes, vol. II, Lausanne 1924, pp. 669,1028-1059;<br />

- Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, vol. I, s.d., pp. 268,269;<br />

WETZER Heinrich Joseph (1801-1853) - orient.catt.ted. - Kirchen Lexikon, 2 a ed., vol. III, Freiburg i. Br. 1884, col. 1366-1375;<br />

WHEELER James Talboys (1824-1897) - Complete Hanalysis of the Holy Bible, Phi<strong>la</strong>delphia 1882;<br />

WHISTON William (1667-1752) - astron.batt.ingl. - An Essay on the Reve<strong>la</strong>tion of Saint John, So Far as Concerns the Past and<br />

Present Times, University Press, Cambridge 1706.<br />

- Remarks on Sir Isaac NEWTON’s Observation Six Dissertations, vol. V, London 1734, pp. 275-355;<br />

WHITCOMB John Clement Jun. (1964- ) - scritt.amer. - Darius the Mede, A Study in Historica Identification, Grand Rapids,<br />

Erdmans 1959;<br />

- The Encyclopedia of Christianity, vol. III, 1972, pp. 302-304;<br />

- The Book of Daniel, in The New Bible Dictionary, ed. Doug<strong>la</strong>s, London 1962, pp. 290-292;<br />

- Ciro, in The Zonderuan Pictorial Encyclopedia of the Bible, vol. I, 1975;<br />

WHITE Ellen Gowld, nata HARMON (1827-1915) - scritt.avvent.amer.<br />

- The Great Controvercy; ed. italiana, Il Gran Conflitto, ed. AdV, Firenze 1977;<br />

- manoscritto n. 63, 1899, in The Ministry, dic. 1948;<br />

- Review and Herald, 23-11-1905, p. 6;<br />

- Prophets and Kings, Mountain View, California, 1917, 1943;<br />

- Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion, compi<strong>la</strong>to da Walter T. REA, s.l., s.d., 64 p.;<br />

- The Ministry, Dicembre 1948, p. 31;<br />

- The Sanctified Life, 1956;<br />

- Comprehensive Index to the Writings of E. G. WHITE, Mountain View, California 1962, pp. 81-83, 750-759;<br />

- Christ in His Sanctuary, Montain View 1965;<br />

WHITE James Springer (1821-1881) - pred.avv.amer. - A Word to the “Little Flock”, James White, Gorham, Me. 1847, ristampa<br />

Washington D.C. 1944;<br />

- Review and Herald, dicembre 1850, p. 13;<br />

- The Sanctuary, the 2300 Days, and the Shut Door, in Present Truth, vol. I, maggio 1850, pp. 75-79;<br />

- Exposition of Daniel 2:31-44, in Review and Herald, ottobre 1854, p. 93;<br />

- The Four Universal Monarchies of Daniel, and God’s Ever<strong>la</strong>sting Kingdom, Rochester, New York 1855, 32 p.;<br />

- La Grande Statue de Daniel 2 et les 4 bêtes symbiques de Daniel 7, Battle Creek 1858, 32 p.;<br />

- The Prophecy of Daniel. The four Kingdoms, the Sanctuary, and the 2300 days, Battle Creek 1859, 1863;<br />

- A Pictorial Illustration of the Visions of Daniel and John, Battle Creek 1863;<br />

- Life Incidents, in Connection With the Great Advent Movement, as Illustrated by the Three Angels of Reve<strong>la</strong>tion XIV,<br />

Seventh-day Adventist Publishing Association, Battle Creek 1868;<br />

- Bible Adventism, Battle Creek 1872;<br />

- Review and Herald, 29 novembre 1877, p. 172;<br />

- The Jugment Cry, the Waymarks af Daniel to the Holy City, Battle Creek 1889; trad. in francese, Le Jugment, Bâle, s.d.;<br />

- Bible Doctrines, 3 a ed., rivista, Coll. Palce 1914;<br />

- Le sanctuaire, Neuchâtel, s.d.;<br />

WHITE Thomas, Diagram and Observations Intended to Illustrate the Arrangement and Assist the Exposition of the Apocalypse, in<br />

Papers Read Before the Society for the Investigation of Prophecy, Andrew Panton, London 1828;<br />

WHITE William - teol.anglic.ingl. - Providence, Prophecy and Papacy, Exhibited in the First Churches of Daniel, Edinburg 1845;<br />

WHITE William Parker, Thinking Through the Scriptures, New York 1927, pp. 80,81;<br />

WHITING Nathaniel N. (1794-1872) - past.batt.amer. - La Voix des Écritures Saintes Touchant l’avènement de Notre Seignieur Jèsus<br />

Christ, Williamsburg, New York 1843;<br />

WHITLA William (1851-1933) - medico anglic. - Sir Isaac Newton’s Daniel and the St. John Apocalypse, with an Introductory<br />

Study, London 1922, pp. 131-291;<br />

- Observation of Issac NEWTON, London 1922;<br />

WHITLEY Charles Francis, The Seventy Years of Deso<strong>la</strong>tion, a Rejoynder, in Vetus Testament, 1957, pp. 416-418, 586-616;<br />

WHITNEY A. C<strong>la</strong>rence, Prophecy for Beginners: Being a Complete Exposition of the Symbolism of Prophetic Writings of the Book of<br />

Daniel, New Orleans, Connecticus 1896;<br />

WHYBRAY Roger Norman, The Intellectual Tradition in the Old Testament, Berlin 1974, pp. 101-104;<br />

WHYTE Alexander (1837-1921) - past.presb.scozz. - Bible Characters, vol. III, Ahitophel to Nehemiah, 4 a ed., Edinburg, s.d., pp. 163-<br />

193;<br />

WICKES Thomas, An Exposition of Exploring the Apocalypse, New York 1851;<br />

WICLIFF J, vedere Wycliffe<br />

WIELAND Robert J. - pred.avv. - Daniel Reveals the Future. A Message for Modern Men, Cape Town 1968, 152 p.;<br />

WIESELER Carl Georg (1813-1883) - teol.lut.ted. - Die 70 Wochen und die 63 Jahrwochen des Propheten Daniel, Göttinger 1839;<br />

WIGAND Johann (1523-1587) - teol.lut.ted. - Daniel Proph. exp<strong>la</strong>nation brevis, Jena 1571;<br />

WIGONER Geoffrey (1922- ) - The Encyclopedia of the Jewish Religion, New York 1965;<br />

1351


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

WIKENHAUSER Alfred - protest. - Offenbarung des Johnnncs, Pustet, Ratisbonne 1949; trad. italiana, L’Apocalisse di Giovanni,<br />

Morcelliana, Brescia 1968; 2 a ed., 1960; 3 a ed., 1968;<br />

WILCOCK Michael, I Saw Heaven Opened -The Message of Reve<strong>la</strong>tion, London 1975;<br />

WILCOX Milton Charles (1853-1935) - pred.avv.amer. - Is it Heresy ?, 1908, 8 p., su Daniele 11 :36-39;<br />

- The King of the North, Mountain View, California 1910, 46 p.;<br />

- Studies in Daniel, in The Signs of the Times, 26 marzo 1912; 14 aprile 1912; 23 aprile 1912, p. 6;<br />

- The Old View of Daniel XI, 1919, dattiloscritto;<br />

- Questions and Answers, p. 44;<br />

WILLARD James Hartwell (1847- ) - Captive Boys, Phi<strong>la</strong>delphia, Altemas, 9 aprile 1905;<br />

WILLET Andrew (1862-1621) - teol.anglic.ingl. - Exap<strong>la</strong> in Daniel, Cambridge 1610;<br />

WILLETT Herbert Lockwood (1864-1944) - The Prophets of Israel, New York 1899;<br />

- The Abingdon Bible Commentary, New York 1929;<br />

WILLI PLEIN Ina, Das Gehemnis der Apokalyptic, in Vetus Testament, n. 27, Gennaio 1977, p. 62-81;<br />

WILLIAM Isaac, The Apocalypse with Notes and Reflections, London 1889;<br />

WILLIAMS George (1850-1928) - funzion.evang.irl. - The Student’s Commentary on the Holy Scriptures, London 1926; 2 a ed., 1928;<br />

3 a ed., 1930; 4 a ed., 1949; 5 a ed., Grand Rapids, 1953, pp. 613-630; 6 a ed., Grand Rapids, 1971, pp. 613-630;<br />

WILLIAMS Isaac, The Apocalypse with Notes and Reflections, London 1889;<br />

WILLIAMS Thomas (1779-1879) - The Cottage Bible, and Family Expositor, vol. II, New York 1839, pp. 917-938;<br />

WILLISON John, A Prophecy of the French Revolution, and the Downfall of Antichrist; Being Two Sermons Preached Many Years<br />

Ago, ristampato, J. Forbes, London 1793.<br />

WILLISON Robert D. (1949- ) - Interpreting the Last Time Propheties of Daniel 12:5-13, tesi Università Andrews, 1976,<br />

dattiloscritto;<br />

WILSON Christopher N. - evang.angl.di Bristol - A Sermon (on Daniel IV,17) Preached Jan. 31, 1785, Before the Lords Spiritual and<br />

Temporal, in the Abbey Church of Westminster, London 1785;<br />

WILSON Daniel (1778-1858) - evang.angl. di Calcutta e Madras dal 1832 - On the Numbers of Daniel, The Church Mission Press,<br />

Madras 1836;<br />

WILSON George Washington (1853-1895) - The Signs of the Coming, Boston 1899;<br />

WILSON Joseph (1807-1873) - past.presb.scozz. - Horae Propheticae; or Dissertation on the Book of Daniel, Dundee 1824;<br />

WILSON Joseph Dawson (1840-1923) - past.episc.amer. - Did Daniel Write Daniel?, New York 1906;<br />

- The New SCHAFF-HERZOG Encyclopedia of Religion Knowledge, vol.II, Grand Rapids, 1952, pp. 347-351;<br />

- The Book of Daniel The Fundamentals, vol. VII;<br />

WILSON Joshua Lacy (1774-1846) - The Sanctuary Cleansed, Sermon 17, 1828, in AA.VV., Original Sermons, by Presbyterian<br />

Ministers in the Mississipi Valley, Chicago 1833, pp. 297,301,305,306;<br />

WILSON Luther Halsey (1837- ) - The Last Dream: or, an Exposition of the Dream of Nebuchadzzar and the Dreams and Visions<br />

of the Book of Daniel, Dickey Pa, 1906;<br />

WILSON M.M., Prophetic Suggestions, Being Exposition of the Books of Reve<strong>la</strong>tion and Daniel, London 1906, pp. 375-455,554-<br />

556,677,691,722;<br />

- A Reve<strong>la</strong>tion Concerning the Lord’s Day, Wellington 1938;<br />

WILSON Robert Dick (1856-1930) - filosof.amer. - The Book of Daniel and the Canon, in Princeton Theology Review, n. 13, 1915,<br />

pp. 352-408;<br />

- Book of Daniel, in The Internation Standard Bible Encyclopedia, ed. C. E. FUNK, vol. II, Chicago 1915; Grand Rapids,<br />

1959, pp. 783-787;<br />

- Studies in the Book of Daniel, vol. I, New York 1917; vol. II, 1938; ristampato Grand Rapids, 1972;<br />

- The Aramaic of Daniel, in Theology Seminary Biblical and Theological Studies, New York 1921, pp. 261-306;<br />

- Is the Higher Criticism Scho<strong>la</strong>rly ?, Phi<strong>la</strong>delphia 1950; trad. francese Ida BRUNEL, La Haute Critique est-elle<br />

scientifique?, Bruxelles, s.d.;<br />

WILSON Robert Rutherford (1942- ) - The World - and the World to Come. Apocalyptic Rel. and its Counterculture, in Ecounter,<br />

n. 38, Indianapolis, Indiana, 1977, pp. 117-123;<br />

WILSON Sloan, The Man in the Gray F<strong>la</strong>nnel Suit, paperback, s.d.;<br />

WILSON Thomas (1703-1784) - teol.anglic.ingl. - The New Bible, vol. II, Bath 1785, pp. 725-756;<br />

WIMBERLY Charles Franklin (1866- ) - Who Is the Beast?, Louisville 1919;<br />

WIMBLEBY Jabez Buntin, The Appointed Time, 2 a ed., London 1896;<br />

WINANDY Pierre (1932- ) - prof.avv.svizz. - Étude philologique de Daniel 9:24-27, tesi presentata all’Università Sorbona di<br />

Parigi 1977, 482 p.; testo massoretico pp. 13-17; testo del<strong>la</strong> LXX, pp. 17-25; testo critico pp. 25-32;<br />

- Sens du Kafar dans <strong>la</strong> Théologie biblique d’àpès l’étude philologique, in Servir, 3 o e 4 o trim. 1977, pp. 11-17; The meaning<br />

of Kipper in Daniel 9:24, in AA.VV., Seventy Weeks, Leviticus, Nature of Prophecy, Washington D.C. 1986;<br />

- Théologie Daniel 9:24-27, in Echo du Salève, marzo-aprile 1978;<br />

- Analyse, in Les Signes des Temps, maggio-giugno 1979;<br />

- a cura di, Daniel, Question dèbattues, Collonges sous Salève 1980;<br />

WINCHELL Horace, An Exposition of the 2 nd , 7 th and 9 th Chapter of Daniel, Lakeville 1857;<br />

- An Exposition of the 10 th , 11 th and 12 th Chapter of the Prophet Daniel, Lakeville 1862;<br />

- The Light: Causing the Midnight Cry: or, the 2 nd Advent of Christ, Probably in the Autumn of 1865 or 1866. The Prophetic<br />

Periods of the Prophet Daniel, s.l., 1865;<br />

WINCHESTER Elhanan, The Three Woe Trumpets, John W. Folson, Boston 1794;<br />

WINCKLER Hugo (1863-1913) - assiriol.ted. - Daniel und seine, Altorientalische Forschungen, vol. II, Leipzig 1899;<br />

WINCKLER PRINS Antonij (1817-1908) - scritt.o<strong>la</strong>nd. - Encyclopedia, vol. VI, 6 a ed., Amsterdam 1949, pp. 673,674;<br />

WINER Johann Georg Benedikt (1789- ) - orient.ted. - Biblisches Rea wörterbuch, vol. I, 3 a ed., Leipzig 1847; - The Book of<br />

Daniel The Fundamentals, vol. VII;<br />

WINGATE Mrs. G. - M.E.S. - The Jew in Daniel’s Image: or, the Potter’s C<strong>la</strong>y, London 1932;<br />

WINGATE W., Close of the Times of the Gentiles, the Great Event of Our Day, London 1842;<br />

1352<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

WINGENDORP Hermann, Prophetia Danielis, paraphrastica reddita, Leiden 1680;<br />

WINTER P., Das aramäische Genesis-Apokryphon, in Theologische Literaturzeitung n. 4, 1957, pp. 258-262;<br />

WINTERBOTHAN Rayner ( -1927) - The Four Empires of Daniel Expositor, 1910;<br />

WINTHROP Edward (1811-2865) - past.episc.amer. - Lectures on the Second Advent of Messiah, and Other Important Subjects, J. B.<br />

Wilson, Cincinnati, Ohio, 1843;<br />

- Letters on the Prophetic Scriptures, Franklin Knight, New York 1850;<br />

- The Premium Essay on the Characteristics and Laws of Prophetic Symbols, New York 1854;<br />

WINTHROP James (1752-1821) - A Systematic Arrangement of Several Scripture Prophecies Re<strong>la</strong>ting to Antichrist, with Their<br />

Application to the Course of History, Thomas Hall, Boston 1795;<br />

WINTLE Thomas (1737-1814) - teol.anglic.ingl. - Daniele, Oxford 1792, 2 a ed., London 1836;<br />

WINWARD Stephen Frederick (1911- ) - A Guide to the Prophets, Richmond, Virginia, 1968, 1969;<br />

WISEMAN Donald John (1918- ) - assiriol.ingl. - Chronicles of Chaldean Kings (626-556 B.C.) in the British Museum, British<br />

Museum, London 1856;<br />

- Some Historical Problems in the Book of Daniel, in Notes on Some Problems in the Book of Daniel, Tyndale Press,<br />

London 1965;<br />

- The New Bible Dictionary, ed. J.D. Doug<strong>la</strong>s, London 1962, pp. 293-294; Grand Rapids, Eerdmans 1967;<br />

- Belshazzar, in Zondervan Pictorial Encyclopedia of the Bible, ed. da M.C. Tenney, Grand Rapids, Zondervan 1975;<br />

WITHERBY William, Hints on the Prophecies of Daniel and the Reve<strong>la</strong>tion of St. Jhon, London 1821;<br />

WITS(IUS) Herman (1636-1708) - teol.rif.o<strong>la</strong>nd. - De IV Bestiis, in Miscel<strong>la</strong>norum Sacrorum libri IV quibus de Prophetis et<br />

Prophetia, 2 a ed., Amsterdam 1695, pp. 246-258; 3 a ed, Herb. Nassau 1735; nuova edizione, Leiden 1736;<br />

WOLF, Bibliothek, Hébr. vol. III, 1228;<br />

WOLF, Lecture Memoire, vol. I, 1600;<br />

WOLF ben Joseph (1762-1826) - Daniel Prophecy (testo ebraico e traduzione tedesca), Desser 1808;<br />

WOLF Carl Umbau, Daniel’s and the Lord’s Prayer. A Synthesis Interpretation, 1961;<br />

WOLF Johann (1521-1571) - Antichristus, Zuerig 1952;<br />

WOLF R., Die siebzig Wochen Daniels. Eine kritisch-exegetisch Studie, Leipzig 1889;<br />

WOLFE John Charles, The Reve<strong>la</strong>tion of St. John Expounded on Futurist Principles, Doublin 1871;<br />

WOLFE Percy C<strong>la</strong>re, Seven Broken Bands, or Mystery Seals, and Beauty, Stockton, California, 1941;<br />

WOLFF Joseph (1795-1862) - mission.episc.angl.orig.israel. - Researches and Missionary Labours Among the Jews, Mohammedans,<br />

and Other Sects (1831-1834), James Nisbet & Co., London 1835; 2 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1837; London 1855, pp. 258-262;<br />

WOLFGANG Johann, De Messiae excisione et hierosolymorum deso<strong>la</strong>tione, Dissertatione ex Daniel IX, 26,27, sotto <strong>la</strong> presidenza di<br />

FRISCHMUTH, Jena 1672;<br />

WOLTHER Johann, Geistreiche und wolgegründete Auslegune, John und Daniel 12, Königsberg 1605;<br />

WOLTHUSEN Johann Kaspar, Muthmassungen über die siebenmal siebzig Jahre beim Daniel 9: 24-27, Hannover 1774;<br />

WONDE van Der A.S., Le livre de Daniel à <strong>la</strong> lumière des dècouvertes récentes, conferenze tenute all’Università Cattolica di<br />

Louvain, dal 20 al 22 agosto 1991;<br />

WOOD G.H., The Believer’s Guide to the Study of Unfulfilled Prophecy; with an Appendix, J. Nisbet, London 1831;<br />

WOOD Hans ( -v.1803) - scritt.ir<strong>la</strong>nd. - The Reve<strong>la</strong>tion of St. John, stampato per l’autore e distribuito da T. Payne & Son, London<br />

1787;<br />

WOOD Leon James - past.batt.amer. - A Commentary on Daniel - The Bible and Future Events, Grand Rapids, Michigan, 1973;<br />

- A Survey of Israel’s History, Grand Rapids, 1970, pp. 147,373-384;<br />

WOOD Lynn Harper (1887- ) - pred.avv.amer. - The Chronology of Ezra 7, Washington D.C. 1953;<br />

WOODHOUSE John Chappel, The Apocalypse or Reve<strong>la</strong>tion of Saint John, London 1805;<br />

WOODROFFE Benjamin (1638-1711) - Daniel’s Seventy Weeks; or the 24 th , 25 th , 26 th , 27 th verses of the 9 th Chapter of Daniel<br />

Exp<strong>la</strong>ined, and Offered to the Jews, London 1702;<br />

WOODROW Ralph - evangel. - Babilonia Mistero Religioso, Evangelistic Association;<br />

WOODS Thomas Edward Peck (1875- ) - The Seal of the Seven, Grand Rapids, 1938, pp. 54,55;<br />

WOODWARD John Elwin (1849- ) - scritt.avv. - The story of the Ages from Creation to Redention, Chicago 1912, 219 p., pp. 92-<br />

124;<br />

WOOLLEY Herbert Bal<strong>la</strong>ntyne (1917- ) - Daniel VII, in Aids, n. 32, London 1926, pp. 5-42, con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>b. di G. Wilson HEATH,<br />

pp. 15-27;<br />

WORDEN Hazel Irene (1899- ) - Our Falling Image, Fulfilling Daniel’s Prophecy, Los Angeles 1950;<br />

WORDSWORTH Christopher (1807-1885) - vesc.angl.di Lincoln dal 1859 - Reve<strong>la</strong>tion - Commentary on the New Testament, London<br />

1872;<br />

- The Book of Daniel, 1876; nuova ed., Oxford 1880;<br />

- Is the Papacy Predicted by St. Paul?, London 1880;<br />

- Miscel<strong>la</strong>nies, Literary and Religious, London, s.d.;<br />

WORKMAN Herbert Brook, The Dawn of the Reformation, 2 vol., Charles H. Kelly, London 1901, 1902;<br />

WORSCHECH Udo - prof.avven.ted. - Méthodes et postu<strong>la</strong>ts dans <strong>la</strong> recherche historico-critique sur le livre de Daniel, in AA.VV.,<br />

Daniel, Questions Débattues, Sèminaire Adventiste, Collonges sous Salève 1980, pp. 62-75;<br />

WORSLEY F. W., The Apocalypse of Jesus, London 1912;<br />

WOUDE A. S. van der, vedere PLOEG J. P. M. van der - WOUDE A. S. van der;<br />

WRANGHAM Francis (1769-1842) - arcivesc.di York - Rome is Fallen! A Sermon... 1798, Wilson, Spence and Mawman, York 1798;<br />

WRIGHT Charles Henry Hamilton (1836-1909) - ebr.angl.ir<strong>la</strong>nd. - Biblical Essays and the Key to the Apocalypse, Edinburg 1886;<br />

- Christ and Antichrist, Liverpool 1898;<br />

- Daniel and Its Critics, London 1906;<br />

- Daniel and His Prophecies, William and Norgate, London 1906;<br />

WRIGHT George Ernest (1939- ) - coediz. The Bible Archaeology Reader, vol. I, 1861;<br />

WRIGHT John Stafford, The Date of Ezra’s Coming to Jerusalem, London 1947, 1958;<br />

- Lamentation, Ezechiel, Daniel, Grand Rapids, 1970:<br />

1353


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Wycliffe John (verso 1320-1384) - preriform.ingl. - De Potentate Papae, 1379;<br />

- Trialogus, 1382; tradotto in <strong>la</strong>tino e in lingua ceca da Hus;<br />

- The English Works of Wyclif Hitherto Unprinted, edito da F. D. Matthew, pubblicato per <strong>la</strong> Early English Text Society da<br />

Trübner & Co., London 1880;<br />

- De Christo et suo adversario Antichristo, ed Rudolf Buddensieg, Gotha 1880;<br />

- The Wycliff Bible Commentary, ed. Pfeiffer, Chicago 1962;<br />

- Bibel Kommentar, ed. Gustav Adolf Benrath, Berlin 1966;<br />

- Wycliffe Bible Encyclopedia, vol. I, Chicago 1976;<br />

WYLIE James Aitken (1808-1890) - past. presb.scozz. - The Great Exodus or the time of the End, London 1862;<br />

- The Papacy is the Antichrist, its History - Dogmas, Genius. and Prospects, Edinburgh 1852;<br />

WYNGAARDEN Martin Jacob, The Syriac Version of the Book of Daniel, Leipzig 1923;<br />

WYSPIANSKI Stanis<strong>la</strong>s - scritt.avv. - Daniel, Warsawa 1929;<br />

YAMAUCHI Edwyn M. (1937- ) - teol.amer. - Greece and Babylon, Grand Rapids, 1967, pp. 17-24, 94;<br />

- The Greek Words in Daniel, in the Light of Greek Influence in the Near East, in New Perspectives on the Old Testament,<br />

ed. John Barton Payne, Vaco, Texas 1970, pp. 170-200;<br />

- The Archaeological Background of Daniel, Grand Rapids, Michigan, 1967; in Biobliohteca Sacra, n. 137, 1980;<br />

- Daniel and Contacts Between the Aegean and the Near East Before Alexander, in Evangelical Quarterly, n. 53, 1981, pp-<br />

37-47;<br />

YOST Frank Herman (1894-1958) - Antichrist in History and Prophecy - Our Firm Foundation, vol. I, 1953;<br />

YOUNG Edward Joseph (1907-1968) - past.presb.amer. - The Prophecy of Daniel - A Commentary, W.B. Eerdmans, Gand Rapids,<br />

Mikigan, 1949, 1971, 1977;<br />

- The New Bible Commentary, ed. Francis Davidson, London 1953, su Daniele, pp. 668-681; 1954, 1962, 1971; ed. E.J.<br />

Young, London 1970, pp. 717-730; edizione rivista, D. Guthrie & Mothier, Grand Rapids, 1971, pp. 688-702;<br />

- The Messianic Prophecies of Daniel, Grand Rapids, 1954;<br />

- Daniel - The New Bible Commentary Revised, London 1970;<br />

- Daniel’s Vision of the Son of Man, in The Law and the Prophets, Old Testament Studies prepared in honor of O.T. ALLIS,<br />

1974;<br />

- Nouveau Commentaire Biblique, Saint Légier 1978;<br />

YOUNG George Doug<strong>la</strong>s (1910- ) - teol.presb.americ. - The Biblical Expositor, vol. II, Job-Ma<strong>la</strong>ki, ed. Carl Ferd. Howers Henry,<br />

Seraton, Pa 1960;<br />

ZAHN Theodor von (1838-1933) - teol.evang.ted. - Introduction to the New Testament, Edinburgh 1909;<br />

- Die Offenbarung des Johannes, Leipzig 1924-26;<br />

- Vie de Christ, de Farrar;<br />

- Canon of Scripture, in The New Schaff-Herzog, vol. 2, pp. 388-400;<br />

ZAHN Theodore von, col<strong>la</strong>boratore di FARRAR Frederic William;<br />

ZEDNER Johann Heinrich (1706-1763) - Grosses Verstämdgen Universal-Lexikon, vol. VII, Graz 1901, col. 134-142;<br />

ZEISE Christian Samuel Benjamin, Uebersetzung und Erklärungen des Propheten Daniel, Dresd. 1778;<br />

ZENOS Andreas Costantinides (1855-1942) - past.presb.amerc.orig.greca - New Stand, Bible Dictionary, ed. Me<strong>la</strong>nchton William<br />

Jacobus, New York 1909, pp. 167-169; 3 a ed., riveduta, Phi<strong>la</strong>delphia 1936, pp. 166-168;<br />

ZEVIT Ziont, The Structure and individual Elements of Daniel 7, in Zeitschr, für Alten Testament, Wissenschaft, n. 80, 1968, pp. 385-<br />

396;<br />

ZICKLER Frederick Samuel (1721-1779) - Chaldaismus Danielis prophetae in quo rationes vocum grammaticam secundum principia<br />

danziana exposuit inusum auditorum, Jeana 1749;<br />

ZIEGLER Josef (1902- ) - Der Bibel Text in Daniel Komm. Der Hyppolite von R. Nachrichten der Akad. Der Wissenschaft, in<br />

Göttingue, Philo-Hist., K<strong>la</strong>sse 1952, pp. 163-199;<br />

- Susanna, Daniel, Bel et Draco, Göttinges 1954;<br />

ZIMMERLI Walter (1907- ) - Old Testament Theology, in Outline, traduzione di Dav. Ezra GREEN, At<strong>la</strong>nta 1977; 1978, pp.<br />

18,42,63,66,133,228-237,240,241;<br />

- Ezekiel, Neukirchen 1969, pp. 321,670;<br />

ZIMMERMANN Felix H., Daniel in Babylone, New York 1970, 1974;<br />

ZIMMERMANN Franck, The Aramaic Origin of Daniel 8:12, in Journal of Biblical Literature, n. 57, 1938, pp. 255-272;<br />

- Some Versions in Daniel in the Light of a Trans<strong>la</strong>tion Hypothesis, 1939, pp. 349-354;<br />

ZIRIKZEF Amandus van ( -1534) - O.F.M.ir<strong>la</strong>nd. - Chronica compendiosissima ab exordio mundi usque ad annorum 1534,<br />

Amsterdam 1534;<br />

ZOBEL C. G., ed. Erinnerungen, Görlitz 1619;<br />

ZOECKLER Otto (1833-1906) - teol.luter.ted. - Der Prophet Daniel, Bielefeld 1870; traduz. inglese James STRONG, Commentary on<br />

the Holy Scripture, vol. XIII, 2, The Book of Daniel, New York 1876, traduz. John Philip SCHAFF (1819-1883) -<br />

past.presb.amer.orig.svizz., ed. Lange, vol. XIII, 2, New York 1915, Grand Rapids, s.d.;<br />

- Kurzgefasster zur heiligen Schrift, vol. VIII, 1889;<br />

ZOPPI Giuseppe - gesuita - L’Apocalisse di S. Giovanni Apostolo, Lugano 1781. Questo scritto è stato messo all’indice con decreto<br />

del 20.1.1783;<br />

- L’Epoca seconda del<strong>la</strong> Chiesa, vol. I, Lugano 1781;<br />

ZOUCH Thomas (1737-1815) - An Inquiry into the Prophecy Character of the Romans as Described in Daniel 8:23-25, Newcastle,<br />

upon Tyne 1792;<br />

- Works, vol. I, York 1820;<br />

- An Attempt to Illustrate Some of the Prophecies of the Old and New Twstament, Wakefield 1800, pp. 35-171;<br />

ZSCHOKKE Hermann (1838-1920) - Hi<strong>storia</strong> Sacra Antiqui Testament, Wien 1903, pp. 283-290;<br />

ZUAREZ Abraham (1920- ) - Butsina li-Sheva, 1967;<br />

ZUENDEL David, Kritische Untersuchungen über die Abfassungzeit des Buches Daniel, Bâle 1861;<br />

ZUMBIEHL Joseph (1874-1926) - Das Buch Daniel und die Geschichte, Strasburg 1907;<br />

1354<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

ZUNDEL, Kritische Untersuchungen uber die Abfassungszeit des Buches Daniel, Basel 1861;<br />

ZURCHER Jean Rudolf (1918- ) - teol.avv.svizz. - Le colosse aux pieds d’argile, in Les Signes des Temps, maggio-giugno 1979,<br />

pp. 27-51;<br />

- Le Christ de l’Apocalypse, son Message à l’Église et au monde, Les Signes des Temps, Dammarie les Lys 1980;<br />

traduzione in inglese E. E. WHITE, Christ of the Reve<strong>la</strong>tion, Nashville, Tennesse 1980; tradotto in italiano da Silo<br />

AGNELLO (1903-1997) - past.avvent. - Il Cristo dell’Apocalisse, sorprendenti rive<strong>la</strong>zioni per l’umanità di oggi, ed. A.d.V.,<br />

Falciani 1980, 128 p.;<br />

- Les quatre empires universels, in AA.VV., Daniel - Questions Débattues, Collonges sous Salève 1980;<br />

- The Year-Day Principle, in Adventist Review, 29 gennaio 1981;<br />

- The Time Prophecies of Daniel, in Adventist Review, 5 febbraio 1981, pp. 8,9;<br />

- Astronomical Evidences Sustains the Year-Day Princuple, in Adventist Review, 12 febbraio 1981, pp. 9-11;<br />

- Astronomical Evidence Questioned, in Adventist Review, 7 maggio 1981, pp. 6,7;<br />

- Le principe jour-année, in Revue Adventiste, maggio 1981, pp. 3-5; settembre 1981, pp. 3,4;<br />

- Les 2300 soires et matins et les 1260 jours, in Revieu Adventist, ottobre 1981, pp. 3,4;<br />

- Il principio giorno anno, in Il Messaggero Avventista, aprile 1982, pp. 58,59,62; maggio, pp. 74-76; luglio, pp. 112-114;<br />

ZWAAN J. de - protest. - De Openbaring van Johnnes, P. Bohn, Haarlem 1925.<br />

Daniele e Apocalisse nell’arte e nel<strong>la</strong> musica<br />

Daniele<br />

BUONARROTI Miche<strong>la</strong>ngelo Daniele, tra il 1508-1512, negli affreschi del<strong>la</strong> Cappel<strong>la</strong> Sistina in Vaticano;<br />

DELACROIX, 1849 te<strong>la</strong> che ritrae Daniele nel<strong>la</strong> fossa dei leoni, Pa<strong>la</strong>is Bourbon di Parigi.<br />

Drame Daniel (XIII secolo) scuo<strong>la</strong> del<strong>la</strong> cattedrale di Beauvais, Museo Britannico di Londra, Egreton 2615, fol. 95-108;<br />

HERN Léonard, 1607 orna le due porte monumentali del Municipio di Norimberga con le quattro bestie che Daniele presenta nel suo<br />

capitolo VII, con accanto rispettivamente Nebucadnetsar, Ciro, Alessandro il Grande e Giulio Cesare quale indicazione dei<br />

re<strong>la</strong>tivi imperi;<br />

Hi<strong>la</strong>rius (XII secolo) - discepolo di Abe<strong>la</strong>rdo - dramma liturgico, Drame de Daniel, Biblioteca Nazionale di Parigi, 11331, fol. 12-16;<br />

LINDSAY Vachel, The Daniel Jazz, messa in musica da GRUENBERG Louis, 1923;<br />

Mac GIMSEY, Shadrach, negro spiritual, 1931, cantato da Louis Amstrong e suonato dal<strong>la</strong> sua orchestra, best seller nel 1938;<br />

MILHAUD Darius, Les Miracles de <strong>la</strong> foi, 1951;<br />

Ministero delle Telecomunicazioni, francobollo con l’effige di Daniel, 1961;<br />

REMBRANDT, 1652 che ritrae il profeta in visione, Museo Nazionale di Berlino;<br />

RUBENS, 1618 ritrae Daniele nel<strong>la</strong> fossa dei leoni, The National Gallery of Art del Museo di Wachington;<br />

Apocalisse<br />

AHLE Joham Rudolf (1625-1673), 1 mottet;<br />

BACH J.S. (1685-1750), 4 cantate;<br />

BADINGS Henk (1907- ) - Apocalypsis, oratio, 1948;<br />

BARRAUD M., due affreschi nel<strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> dell’Università di Fribourg, 1946.<br />

BATTISTI E., Cimabue, Istituto editoriale italiana, Mi<strong>la</strong>no 1963;<br />

BERQUE Jean, Paris - Lausanne 1938;<br />

BLUM Robert, oratio, Erzengel Michale, Zurich;<br />

BRAHMS Johannes (1833-1897) - Ein deutsches Requiem;<br />

BRÉHIER Louis, L’art chrétien, Paris 1918;<br />

BRÜTSCH Charles, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse, sia nel<strong>la</strong> 4 a e V a edizione, Genève 1966, pp. 442-449, presenta una lunga lista, che<br />

definisce «molto approssimativa», delle chiese che presentano tali raffigurazioni in Germania, Spagna, Francia, Italia,<br />

Svizzera, Andorre, Inghilterra, Bulgaria, Danimarca, Svezia, Cecoslovacchia, Russia e fuori dall’Europa, Egitto, Baouit,<br />

Saqqara, U.S.A.;<br />

CLAPERS J. Franch, col<strong>la</strong>boratore di LINDEGARD Henri;<br />

CHIRICO Giorgio de, Apocalisse, 1852;<br />

COCAGNAC A.M., (OP) - Le jugement dernier dans l’art, ed. Cerf, Paris 1955;<br />

CROZALS Vincent de, 1950;<br />

DEISS P. Lucien, oratorio, Je sis <strong>la</strong> nuovelle Jérusalem, Paris;<br />

DIDRON Adolphe Napoléon, Iconographie chrétienne, Histoire de Dieu, Paris 1843;<br />

DÜRER Albert (1471-1526),<br />

DUVEUT Jehan, L’Apocalypse figurée, Eugrammia, London 1962<br />

FAUSER A. - SCHNEIDER Reinhold, Die Bamberger Apokalypse, Insel, Frankfurt 1962;<br />

FORET Joseph, La Bible, 210 chili con commenti di Jean Cocteau, Jean Rostand, Daniel Rops, Jean Guitton, E.M. Cioran, Jean Giono<br />

e Ernest Jünger, e illustrata da Bernard Buffet, Salvatore Dalì, Leonor Fini, Foujita, Mathieu, Tremois e Zadkine. Questa<br />

Bibbia è stata esposta in numerose città e ha fatto parte dell’esposizione tenuta nel New Museum of Contemporary Art dal<br />

titolo La fine del mondo, visioni contemporanee dell’Apocalisse (1983-1984).<br />

- L’Apocalypse, exemp<strong>la</strong>ire unique, Paris 1958-1961;<br />

FRANÇAIS Jean, oratorio, L’Apocalypse de saint Jean, Paris;<br />

FREIMAN T.K., Postscripts, “Fine”, catalogo, Representations in Contemporary Israeli Art, The Genia Schreiber University Art<br />

Gallery, Tel Aviv University, 1992;<br />

GOERG Edouard, Apocalypse, 1943;<br />

1355


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

GRILLET G., La Bible dans Victor Hugo, Vitte, Lyon 1910;<br />

HAENDEL F.G. (1685-1750), oratorio, Le Messie; Riprende il Cantico Nuovo del capitolo 5.<br />

HUGENTOBLER Johannes, affresco 18x9 m., nel<strong>la</strong> chiesa cattolica di Rheinfeldn, Argovie, raffigura con finezza <strong>la</strong> Gerusalemme<br />

celeste;<br />

HUNZIKER Max, chiesa di san Giovanni, Berna, nel 1961;<br />

JOACHIM O.S., Apocalypse et apothéose, 1989; musica;<br />

JOSEPHUS W., Les quattre chevaux de l’Apocalypse, 1980;. musica;<br />

KÖRTE W., Albrecht Dürer, Die pokalypse des Johannes, Rec<strong>la</strong>m, Stuttgart 1957;<br />

LEJARD A., Les tapisseries de l’Apocalypse de <strong>la</strong> cathédrale d’Angers, Lausanne 1942;<br />

LINDEGARD Henri - CLAPERS J. Franch, mosaico sul<strong>la</strong> facciata del tempio protestante di Aubagne, vicino a Marsiglia, rappresenta<br />

l’Agnello,<br />

LURÇAT Jean ( -1966), tapezzeria che rappresenta <strong>la</strong> donna ed il dragone di Apocalisse 12, nel<strong>la</strong> chiesa cattolica del p<strong>la</strong>teau<br />

d’Assy, alta Savoia.;<br />

MÂLE Emile, L’art de <strong>la</strong> fin du Moyen Age en France, ed. Colin, Paris 1922;<br />

- L’art religieux du XIII siècle en France, 8 a ed., Colin, Paris 1948;<br />

MAREO I., Apocalypse symphonique, 1982; musica;<br />

MARTIN Frank, oratorio, In Terra pax;<br />

MATUSZCZAK B., Apocalypse, 1985; musica;<br />

MAXWELL D., Apocalypse et chute, 1980; musica;<br />

MEER van der F., Majestas Domini, théophanies de l’Apocalypse dans l’art chrétien, Città del Vaticano - Paris 1938;<br />

MELCHIOR Frank (1573-1639), 3 mottets;<br />

MENDELSSHON Bartholdy F. (1809-1847), oratio, Paulus;<br />

MESSIAEN O., Quatour pour <strong>la</strong> fin des temps, 1941; musica;<br />

- Couleurs de <strong>la</strong> cité céleste, 1963; musica;<br />

- Des canyons aux étoiles, 1974; musica;<br />

MILHAUD Darius, cantate, Les deux cités;<br />

NEUSS W., Die Apokalypse des heil. Johannes in der altspanischen und altchrislichen Bibel-illustration, Mümster 1931;<br />

PLANCHENAULT René, Les Tapisseries d’Angers, Grand Pa<strong>la</strong>is, Paris 1956;<br />

POGEDALEFF George de, L’Apocalypse, 4 vol. 1947-1950;<br />

PRESLE Jacques de <strong>la</strong>, oratorio, L’Apocalypse de Saint Jean, con parole di Hélène Naville, ed. Rouart, Paris 1929;<br />

RAINER K., La nouvelle Jérusalem, 1986; musica;<br />

- Le voyant de Patmos, 1986; musica;<br />

RÉAU Louis, Iconographie de l’art chrétien, vol. II, Nouveau Testament, Presses universitaires, Paris 1957;<br />

REDON Odilon (1840-1916) del 1899, litografia, in A. MELLERIO, P. Redon, Paris 1913; Paul Robert ha dipinto tre quadri (l’angelo<br />

musicista, Michele che trafigge il dragone, l’angelo del giudizio fermato da quello del<strong>la</strong> grazia) sul<strong>la</strong> grande scalinata del<br />

Museo di Neuchâtel;<br />

Sait Sever, Apocalypse de saint Sever (ms. <strong>la</strong>t. 8878, Biblioteque National), Cluny, Paris 1963;<br />

SCHAFER R.M., Apocalypse, 1986; musica;<br />

SCHÄR R., chiesa protestante di Nidegg, Berna 1961;<br />

SCHILLER Gertrud, Die Offenbarung des Johannes (Bamberger Apokalypse), F. Wittig, Hamburg1955;<br />

SCHMIDT Franz (1874-1939), oratorio, Das Buch mit den sieben Siegeln;<br />

SCHNEIDER Reinhold, Das Weltgericht, Herder, Friburg en Brisgau 1958;<br />

WAROQUIER Henri de, 1955.<br />

WEHRLIN Robert, pittore, vetrate nel<strong>la</strong> chiesa francese di Winterthour, 1959;<br />

WELLMAN S., Symphonie d’Apocalypse, 1980; musica;<br />

Damiele nelle culture non cristiane<br />

CANNUNYER Ch., Les Bahâ’is, Brepols 1987, pp. 11, 94, 98,99;<br />

ROBIATI Augusto, Uomo svegliati, ed. Bahá’í, Ariccia 1973;<br />

SEARS William, Il <strong>la</strong>dro nel<strong>la</strong> notte, ed. Bahá’í, Ariccia 1982; 1 a ed. inglese, Oxford 1961;<br />

VAJDA G., Danyal, in The Encyclopedia of Is<strong>la</strong>m, B. Lewis et al., Leiden 1965;<br />

Opere esegetiche e teologiche<br />

AA.VV., Catechismo del<strong>la</strong> Chiesa Cattolica - testo integrale e commento, ed. Piemme, Casale Monferrato 1993;<br />

- La Bible Annotée de Neuchâtel - soc.di teol.e past. - Ancien Testament, Les Livres Historiques, t. I, II, Neuchâtel 1889; vol.<br />

III, Neuchâtel 1892;<br />

- Les hagiographes, Neuchâtel 1898;<br />

- Les Prophètes, vol. I, II, Paris, Neuchâtel - Genève;<br />

ABIUSI Michele (avvent.) - Le Sanctuaire dans l’Epître aux Hébreux, tesi presentata al Seminaire Adventiste - Collonges sous Salève<br />

1974;<br />

ADAMS Roy - teol.avv. - The Doctrine of the Sanctuary, in S.D.A. Church, AVSS, 1981;<br />

AGAISSE P., Commentaire première Épître de S. Jean, Paris 1961;<br />

AHLSTROM G.W., Aniquity, ed. B.A. Person, Missou<strong>la</strong> 1975;<br />

1356<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

ALGER, A Critical History of the Doctrine of the Future Life,<br />

anonimo, attribuito a Berthold Pirstinger - vescovo di Chiemsee dal 1508 a1 1525 - Onus Ecclesiae, appariva a Landshut 1524<br />

AUBERT Louis, Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, vol. I, p. 432;<br />

AUTANT Jean Paul - avvent. - Le G<strong>la</strong>ive et <strong>la</strong> Croix, t. I, II, tesi presentata al Seminario Avventista - Collonges sous Salève 1974;<br />

BABUT Charles Édouard (1835-1916) - past.rifor.franc. - La verité chrétienne, 9 a ed.;<br />

BACCHIOCCHI Samuele (1938- ) - prof.di <strong>storia</strong>, avvent. - Un esame dei testi biblici e patristici dei primi quattro secoli allo<br />

scopo d’accertare il tempo e le cause del sorgere del<strong>la</strong> domenica come giorno del Signore, tesi al<strong>la</strong> Pontificia Università<br />

Gregoriana, aprile 1974, Roma 1974; prima tesi di <strong>la</strong>urea di un protestante presso l’università Gregoriana;<br />

- From Sabbat To Sanday, Roma 1977;<br />

- The Time of Crucifixion and the Resurrection, Berrien Springs, Michigan 1985;<br />

- La Speranza dell’Avvento, ed. A.d.V., Falcini 1987;<br />

- God’s Festivals, in Scripture and History, part 2 - The Fall Festivals, Biblical Perspective, Berrien Spring, Michigan 1996;<br />

BALZ H. - SCHNEIDER G.S., , Exegetisches Worterbuch zum Neusen Testament, vol. I, Stuttgart 1980,<br />

BANCROFT Emery H. ( -1944) - past.batt. - Teologia elementare - Una base sistematica di Teologia biblica, ed. Centro Biblico,<br />

Casoria 1995;<br />

BARBERO Luigi, Difendi <strong>la</strong> tua fede, Torino 1952;<br />

BAREILLE Georges (1854- ) - teol.catt.franc. - Baptême, in Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. II, col. 185;<br />

BARTH Karl (1886-1968) - teol.evang.svizzero - Dogmatique, t. 2, I, 2, t. 15, III,4,<br />

- Esquisse d’une dogmatique, Neuchâtel 1950, 1968;<br />

- Ad limina Apostolorum, in EVZ - Ver<strong>la</strong>g, Zurigo 1967;<br />

Basile le Grand, Traité du Saint Esprit, 27,66, Paris 1947, p. 234, MIGNE, P.G., 32, col. 187;<br />

BATEY R.A., New Testament Nuptial Imagery, Leiden 1971;<br />

BAUDRAZ Françis, Les Épître aux Corinthiens, 1965;<br />

BEAUCHAMP P., Création et Séparation: Étude exégétique du chapitre premier de <strong>la</strong> Genèse, Paris 1969;<br />

BELATTRE Benjamin, Les sacrifices de <strong>la</strong> Loi mosaique et <strong>la</strong> notion de l’Expiation, Nimes 1890;<br />

BERGUER BRETT Henry, Le Conditionalisme et l’Universalisme conditionnel, Genève 1879;<br />

BIBLIANDER Theodor, Ad Omnium Ordinum Reipublicae Christianae Principes Viros, Populumque Christianum, Re<strong>la</strong>tio Fidelis, Ex<br />

Officina J. Oporini, Basileae 1545<br />

BILLOT Louis (1846-1931) - vescovo gians. catt. - La parusie, Paris 1920;<br />

BLACK Matthiew, The Christological Use of the Old Testament in the New Testament, in New Testament Studies, vol. XVIII, 1971-<br />

1972;<br />

BLAIR Edward Payson (1910- ) - The Acts and Apocriphes Literature, Nashville 1946;<br />

BLANC C., traduzione e note su Origene, Commentaire sur Saint Jean, 1,6, testo greco, ed. Le Cerf, Paris 1966;<br />

BLENKNSOPP J. The Structure of P, in Catholic Biblical Quarterly, n. 38, 1976, pp. 276,278;<br />

BLINZLER J., Le procès de Jésus, Paris 1962;<br />

BLUHM Heins, Prophetische Verkündigung heute, Evagelische Ver<strong>la</strong>gsanstalt, Berlin 1967;b<strong>la</strong>ck<br />

BOHIER François, Les Conjectures des derniers jours, Paris 1652;<br />

BOLLMAN Calvin P., Review and Herald, 20 ottobre 1932;<br />

BONIFAS François (1837-1878) - teol.riform.franc. - Histoire des dogmes, t. II, Paris 1886;<br />

BONNEFON D., Histoire de l’Eglise, Bonhours et Cie, Paris;<br />

BONNARD Pierre, L’Evangile selon S. Matthieu, 2 a ed., Neuchâtel 1970;<br />

BONNET Louis (1805-1892) - eseg.prot.svizz. - Le Nouveau Testament,<br />

- t. I: Évangeli de Matthieu, Marc et Luc, Lausanne 1880,<br />

- t. II: Évangile de Jean, Les Acts des Apoôtres, Lausanne 1885,<br />

- t. III: Epîtres de Paul, Lausanne 1875;<br />

- t. IV: Èpîtres aux Ebreux, Èpîtres Catholiques, Apocalypse, rivista e ampliata da SCHRŒDER Alfred, 3 a ed., Lausanne<br />

1905;<br />

BONSIRVEN Giuseppe (1880-1958) - teol. cattol. - L’Evangelo di Paolo, ed. Paoline, Roma 1963;<br />

BOSIO Enrico (1850-1935) - past.vald.del Piem. - Episto<strong>la</strong> agli Ebrei, ed. C<strong>la</strong>udiana, Firenze 1904;<br />

- Episto<strong>la</strong> ai Romani, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torre Pellice 1930, 1939, Torino 1989;<br />

BÖTTCHER M., Weg und Ziel der Gemeinde Jesu, STA, Berlin 1978;<br />

BOVON François - protest. - Les derniers, jours de Jésus, Genève 1974;<br />

BOVON Jules (1852-1904) - teol.evang.svizz. - Théologie du Nouveau Testament, t. II, 2ª ed.,<br />

BRIGGS Charles Augustus (1884-1913) - past.presb.scozz. - The Incarnation of the Lord, New York 1902;<br />

BROWN Henry Francis - scritt.avv. - Le bapteme à travers les siècles, tradotto et abbreviato da VAUCHER Alfred Félix, Dammarie<br />

les Lys 1972;<br />

BRUNEL Henri, Avant le Christianisme ou Histoire de Doctrines religieuses et philosophiques de l’Antiquité‚ Paris 1852;<br />

BRUNNER Émil (1889-1966) - teol.prot.tedesco - Dogmatique, t. II, ed. Labor et Fides, Genève 1965;<br />

- La nostra fede, Roma 1965,<br />

BRÜTSCH Charles (1905† ) - teol. prot. - La Foi Réformée, Neuchâtel 1947;<br />

BULTMANN Rudolf Karl (1884-1976) - teol. evang. ted. - Theology of the New Testament, trad. GROBEL Hendrick (1908- ),<br />

New York 1961;<br />

BUONAIUTI Ernesto (1881-1946) - sacerd.modern.ital. - Gioacchino da Fiore, Collezione Meridionale editrice, Roma 1931;<br />

- Lutero e <strong>la</strong> Riforma in Germania;<br />

BURNIER Louis, Études élémentaires et progressives de <strong>la</strong> Parole de Dieu, vol. IV, Lausanne 1850; nuova ed., rivista da J.A. Parrot,<br />

vol. III, Lyon 1900;<br />

Buxtore, in Synagoga Judaica, col. 18,21.<br />

CAIRD A.B., Paul’s Letters from Prison, 1976;<br />

CALLAEY Jean Baptiste Auguste (in relig. Frédégand), L’idéalisme franciscain spirituel au XIV siècle - Étude sur Ubertin de Casale,<br />

Louvain 1911;<br />

1357


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. XI, col. 987;<br />

CALMET, Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, t. II, 1783;<br />

CALVIN Jean - riformat. - L’Intérim, 1549, ed. <strong>la</strong>tina 1549;<br />

- Commentaire sur Toutes les Épîtres de l’Apôtre S. Paul, Genève 1560;<br />

- Institution chrétienne, II, Genève 1955;<br />

CAMELOT Thomas, Introduction au traité contre les païens d’Athanase d’Alexandrie, Paris 1946;<br />

CAMPBELL nel suo VI discours préliminaire sur les Evangiles;<br />

CASTEL S. Pietro Teodorico da - cattol. - Episto<strong>la</strong> agli Ebrei, in La Sacra Bibbia, ed. Marietti, Torino 1964;<br />

CHOURAQUI André, La Pensée juive, Paris 1968;<br />

CHUMNEY Edward, The Seven Festivals of the Messiah, Shippensburg 1994;<br />

Cipriano, Epistole 70, I, 3, t. II, Paris 1925;<br />

Cirillo, su Giovanni 3:5, MIGNE, P.G., 73, 1864, libro II, col. 245,246;<br />

CLIFFORD Cornelius, Athanasius, in The Catholic Encyclopedia, vol. 2, p. 36;<br />

COHEN, Les pharisiens, vol. I,<br />

CONYBEARE Frederick Cornwallis (1813-1857) - teol.anglic.ingl. - Baptism, in The EnciclopediaBritannic, 11 a ed., vol. 3;<br />

COON Roger W. - past.avvent. - Le Radici nel<strong>la</strong> Profezia, ed. AdV, Firenze 1993;<br />

CORLUY Joseph, La science Catholique, in Revue de questions religieuses, 15 giugno 1887;<br />

Constitutions Apostoliques Lib. 8, can. 50;<br />

COTTRELL Raymond F. - past.avvent. - Signification du Jour des Expiation, in Review and Herald, 18 febbraio 1965, p. 15;<br />

CRELIER Henri Joseph, Lévitique, Paris 1886;<br />

Crisostomo, Episto<strong>la</strong> ai Romani 6:3; Omelia 10,4;<br />

CULLMANN 0scar (1902- ) - teol. prot. - Dieu et César, ed. De<strong>la</strong>chaux & Niesté, Neuchâtel 1936;<br />

- Le retour du Christ, Neuchâtel 1943;<br />

- Le culto dans l’Eglise primitive, 2 a ed., cahiers théologiques n. 8, Neuchâtel 1945;<br />

- Noël dans l’Eglise ancienne, in Cahiers Théologiques, n. 25, Neuchâtel 1949;<br />

- Heil als Geschichte, J.C.B. Mohr, Tubingue 1965;<br />

- Christ et le temps, Neuchâtel 1966;<br />

- Le nouveau Testament, ed. PUF, Paris 1967;<br />

- Christologie du Nouveau Testament, Neuchâtel 1968;<br />

- Immortalità dell’anima o risurrezione dei morti?, ed. Paideia, Brescia 1970;<br />

DACQUINO Pietro - teol.catt. - Battesimo e cresima, ed. ElleDiCi, Torino 1973;<br />

DANIEL Walther - past.avvent. - The Ministry, luglio 1955, pp. 41,42.<br />

DEHN Günther Karl (1882- ) past.luter.ted. - Le Fis de Dieu - Commentaire à l’Evangile de Mar, Paris 1936;<br />

DELITZSCH Franz Julius (1813-1890) - A System of Biblical Psychology, 2 a ed., Edinburgh 1885;<br />

DIDON Henri Martin (1840-1900) - domenic.franc. - Jésus-Christ, t. II, Paris 1891; 1919;<br />

DIESTEL L., Geschichte des Alten Testament in der christichen Kirche, Leipzig 1869;<br />

DIÉTRICH Suzanne de - scritt.prot. - Il Piano di Dio, ed. Bor<strong>la</strong>, Torino 1963;<br />

DOUIE Decima Langworthy, The Nature and the Effect of the Heresy of the Fraticelli, Manchester 1932;<br />

DUFFY A. N. - past.avvent.austr. - La raison d’être du Sanctuaire, in Revue Adventist, nr. speciale, 1979, pp. 6,7;<br />

DUPONT Jacques, Gnosis: La Connaissance Religieuse dans les Épîtres de S. Paul, 1949;<br />

EDERSHEIM Alfred (1825-1889) - past.presb.poi anglic.scozz.orig.austriaca - The Temple, Grand Rapids, 1958;<br />

EDWARD, History of the Redention,<br />

EMMERSON Walter Leslie, God’s Good News, Watford 1950;<br />

Epifanio, Libro III, Commentario, 2 a ed., t. II - haeres 79;<br />

ERMONI Vincent, La Bible et l’Assyriologie, Paris 1905;<br />

ERNST Josef, Die Eshatologischen Gegenspieler in der Scriften des Neuen Testament, p. 124; cit. D. Ford, Crisis!, p. 785;<br />

ERWUN Reisner, Das Buch mit den sieben Siegeln, Goettingue 1949;<br />

EVELY Louis, Oser parler, ed. le Centurion, Paris 1982;<br />

FALVO Serafino - cattol. - L’ora dello Spirito Santo, ed. Paoline, Roma 1976;<br />

FARBRIDGE Maurice, Studies in Biblical and Semitic Symbolism, Ktav Publishing House, Inc., New York 1970;<br />

FAWCETT Thomas, Hebrew Myth and Christian Gospel, SCM Press Ltd, London 1973<br />

FAYE Eugène de, Origène, sa vie, son œuvre, sa doctrine, vol. III, Paris 1928;<br />

FEUILLET A., luce, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, ed. Elle di Ci, vol. IV, Torino, col. 765;<br />

FEUILLET LAGRANDE, Le discours de Jèsus sur <strong>la</strong> ruine du Temple, in Revue Biblique, n. 55, 1948;<br />

FOERSTE W, daimon, in Grande Lessico del Nuovo Testamento, t. II, ed. Paideia, Brescia 1966;<br />

FONCK Leopoldo S.I., Le Parabole del Signore, t. I, Roma 1924;<br />

FORREST CONTRELL Raymond, Beyond Tomorrow, 1962;<br />

FROOM Le ROY Edwing - teol.avv. - Seventh-Day Adventist Answers, Questions in Doctrine, Washington 1957;<br />

GAILLARD Jean, Le Dimanche, jour sacré, in Cahiers de <strong>la</strong> Vie Spirituelle, n. 11, Paris 1 aprile 1940;<br />

GALLEY Emile, Le Dimanche est d’institution divine, Lausanne 1872;<br />

GASPARIN Agénor conte de (1810-1871) - scritt.riform.franc. - Les écoles du doute et l’école de <strong>la</strong> foi, Genève 1853,<br />

- Paraboles de vérité, 1876;<br />

Gaudenzio di Brescia, Sermone 1 di Esodo, in MIGNE, P.L. 20, 843;<br />

GAUTIER Lucien (1850-1924), La Mission du Prophète Ezéchiel, Lausanne 1891;<br />

GAY Carlo, La Bibbia e il suo messaggio, Roma 1948;<br />

GEISLER Norman L. - KIL William E., lntroduction to the Bible, Chicago 1968;<br />

GERATY Lawrence T. - arch. e prof.<strong>storia</strong> antica, avvent. - The Genesis Genealogies as an Index of Time, in Spectrum, n. 6, 1974,<br />

numero doppio, 1 e 2;<br />

GERBER Charles (1904-1980) - pred.avvent.svizzero - Le Christ revient, Dammarie-les-Lys 1949;<br />

- Dal tempo all’Eternità, ed. AdV, Firenze;<br />

1358<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

Gero<strong>la</strong>mo (Jérôme), Dialogo contro i Luciferiani, 8. MIGNE, P.L. 23, col. 172; .<br />

GIESELER Johann Karl Ludwing, Lehrbuch der Kirchengeschichte, 3 a ed., Bonn 1931;<br />

GILBERT F.G., Messiah in His Sanctuary, Washington 1907;<br />

GINDRAUX Jules Frédéric Édouard (1845-1920) - past.evang.svizz. - La Finale de l’Histoire, Genéve 1918;<br />

GINSBERG Christian - EDERSHEIM Alfred, L’Israélite de <strong>la</strong> naissance à <strong>la</strong> mort, Genève 1896;<br />

GINZBERG L., Tamid, in Journal of Jewish Lore and Philosophy, 1919;<br />

GIRDLESTONE Robert Baker, Synonyms of the Old Testament, 3 a ed., London 1897;<br />

Giustino Martire, Prem. Apologie, Paris 1904, p. 127 (capitolo LXI);<br />

GODET Frédéric (1812-1900) - teol.eseg.prot. - Le Jour du Seigneur et les meilleurs moyens d’en assurer <strong>la</strong> santification, Genève<br />

1861;<br />

- Commentaire sur l’Evangile de S. Jean, t. I, Neuchâtel 1881, t. II, 3 a ed., Neuchâtel 1885;<br />

- Commentaire sur <strong>la</strong> I’Épître aux Corinthiens, t. II, Neuchâtel 1887;<br />

- Études Bibliques - Ancien Testament, t. I, 4 a ed., Paris 1889; t. II, 5 a ed., Paris 1899;<br />

- Le dimanche, Genève 1889;<br />

- Introduction au Nouveau Testament - Les Épîtres de S. Paul, t. I, Neuchâtel 1893;<br />

- Introduction au Nouveau Testament, t. II, Neuchâtel 1904;<br />

- Commentaire sur l’Épître aux Romains, Neuchâtel 1879; 2 a ed., t. I, 1883; t. II, 1890; 3 a ed., t. I, II, Labor et Fides, Genève<br />

1968;<br />

- Commentaire sur l’Evangile de S. Luc, t. I, t. II, Neuchâtel 1888; 4 a ed., 1969;<br />

GODET George Édouard (1845-1955 ) - teol.evang.svizz. - Le bon droit du dimanche, Neuchâtel 1893;<br />

GOGUEL Maurice (1880-1955) - teol.riform.franc. - Aux sources de <strong>la</strong> tradition chrétienne, Neuchâtel 1950;<br />

GOLDSTEIN Clifford - past.avv.amer. - Le vrai visage de Dieu, ed. Vie et Santé, Dammarie les Lys 1997, p. 12; traduzione francese<br />

di False Ba<strong>la</strong>mces, Pacific Press Publishing Association, 1992;<br />

GORDON S. A., Quiet Talks about our Lord’s Return, 2ª ed.;<br />

GOUDOEVER Van, Fêtes et calendriers bibliques, 1967;<br />

GOUSSET M.T., Théologie morale à l’usage des curés et des confesseurs, t. I, Paris 1845;<br />

GRELOT Pierre, Sens chrétien de l’Ancien Testament, 3 a ed., Paris 1962;<br />

GRETILLAT Augustin (1837-1894) - teol.evang.svizzero - Exposé de Théologie systématique, t. IV, Dogmatique, Neuchâtel 1890;<br />

GROSS Beniamin, imprend.avvent. - Le messianisme Juif, Paris 1969;<br />

GUERS Émile (1794-1882) - past.evang.svizz. - Le camps et le tabernacle, Paris 1849;<br />

- Étude sur l’Épître aux Hébreux, Genève 1862;<br />

- La royauté messianique de Christ, Genève 1883;<br />

- Le Saint-Esprit,<br />

GUNTER Auders, Endzeit und Zeitende, C. II, Beck, Munich;<br />

GÜNTHER Dehn, Le Fils de Dieu, Commentaire à l’Evangile de Marc, Paris 1936;<br />

GUTZWILLER Richard, Herr der Herrscher, Christus in der geheimen OíIenbarung, Einsiedein 1951;<br />

HABERSCHON Ada R. - evang. - Il Tabernacolo, Firenze;<br />

HAERING GERRIT Jean - teol.catt. - Dieu et César, Paris 1933;<br />

HARNACK Carl Gustav Adoplf von (1851-1930) - stor.evang.tedesco - L’essence du christianisme, Paris 1907;<br />

- Précis de l’Histoire des Dogmes, Paris 1893;<br />

- L’essence du Christianisme, Paris 1907;<br />

HOPPER John, The Doctrine of the Second Advent, London 1829;<br />

HRUBI K., Le Yom ha-Kippurim ou Jour de l’Expiation, in Old Testament Studies, n. 10, 1965, pp. 58 e seg.<br />

HUBY J., Saint Paul - Les Épîtres de <strong>la</strong> captivité, 1974;<br />

HUGEDÉ Norbert - prof.univer.avv. - Commentaire de l’Épître aux Colossiens, Genève 1968<br />

Ippolito, Canon XIX, 23-132;<br />

Isidoro di Pelusium, Epistolorum Libri Quinque, in MIGNE P.G., vol. 78;<br />

JANNAWAY, La Bible Times and Seasons, 1923;<br />

JARNES Peter C. - prof.avvent.amer. - The Santuaire restored, Lincoln, Nebraska 1968, 1969; traduzione francese, Le Sanctuaire<br />

purifìé, Monoblet, s.d.;<br />

JAVET J.S., Dieu nous parle, Commentaire de l’Épître aux Hébreux, De<strong>la</strong>chaux & Niestlé, Neuchâtel 1945;<br />

JUNGEL Eberhard - prot - Il battesimo nel pensiero di Karl Barth, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1971;<br />

JÜNGEL Eberhard in G. Denzler, Papatum hente und marque, Postot Regensburg 1975;<br />

KÃSEMANN Ernst - teol. prot. tedesco - Exegetische Versuche und Besinnungen, I, XX, Goettingue 1964;<br />

- Cristo fra noi, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1970;<br />

- Appello al<strong>la</strong> libertà, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1972;<br />

KAUFMANN Kohler, The Jewish Encyclopedia, II, p. 366;<br />

KEARNEY P.J., Creation and Liturgy - The Redaction of Exodus 25-30, in Zeitschrift für Alttestamentliche Wissenschaft, n. 89, 1977,<br />

p. 375;<br />

KOHLER L. - BAUMGARTNER W., Lexicon in Veteri Testamenti Libros, Leiden 1958;<br />

KRAFT Robert A., Some notes on Sabbath Observance in early Christianity, Andrews University Seminary Studies, III, gennaio 1965;<br />

KURTZ Johann Heinrich, La révé<strong>la</strong>tion salutaire de Dieu, Lausanne 1866;<br />

LAGRANGE Albert Marie Henry (in religione Marie Joseph) (1855.1938) - domen.franc. - Épître aux Romains, 3 a ed., Paris 1922;<br />

LAGRANGE P. M. J., Evangile selon S. Marc, Paris 1966;<br />

LAMORTE André (1896- ) - past.rif.franc - La Vocation d’Israël et <strong>la</strong> Vocation de l’Eglise, Paris 1957;<br />

LEBLOIS Louis, Les Livres de <strong>la</strong> Nouvelle Alliance, Paris 1889;<br />

LEBRETON Jules, Les origines du dogme de <strong>la</strong> Trinité, 1919;<br />

LEENHARDT Franz Jehan (1902- ) - teol.evang.franc. - Le Baptême chrétien, 2 a ed., Neuchâtel 1946;<br />

- Épître de S. Paul aux Romains, Neuchâtel, Paris 1957;<br />

LÉMAN, La question du Messie...; cit. J. FABRE D’ENVIEU;<br />

1359


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

LENSKI R.C.H., The Interpretation of St. Paul’s Epistles to the Thessalonians, to Timothy, to Titus and to Philemon, 1946;<br />

Leone I Magno (fine IV sec.-461) - papa dal 440, santo - Sermon, LXXXII,2;<br />

Les Pères Apostoliques, I, Doctrine des Apôtres, ed. Hippolyte Hemmer, G. Ogier et A. Laurent, Paris 1907;<br />

LESCOEUR Louis, Le règne temporal de Jésus Christ, Paris 1868;<br />

LESLIE Walter, Gold’s Good News, Watford 1950;<br />

LESTRINGANT Pierre, Essai sur l’unité de <strong>la</strong> Révé<strong>la</strong>tion Biblique, Genève, Paris 1942;<br />

LEURA J.L. Leura, prefazione del vol. XX, n. 79, p. 4 in Verbum Caro, 1965;<br />

LEVENSON D., Creation and the Persistence of Evil, New York 1988;<br />

LEWIS Abram Herbert, (1836-1909) - past.battista del 7 giorno - A Critical History of the Sabbath and the Sunday in the Chistian<br />

Church, 2 a ed., P<strong>la</strong>infield, New Jersey 1903;<br />

LIBERTON Jules, Les origines du dogme de <strong>la</strong> Trinité, 5 a ed.;<br />

LIGHTFOOT R. H., The Gospel Message of St. Mark, London 1950;<br />

LIGIER L., Peché d’Adam et Peché du Monde, Aubier 1960;<br />

LOHSE Edward, A Commentary on the Epistles to the Colossian and to Philemon, 1971;<br />

LOISY Alfred (1857-1940) - La religion, Paris 1917;<br />

LUKYN A. Williams, The Epitles of Paul the Apostle to the Colossians and to Philemon, 1928;<br />

LUSSEAU Henri Louis (1896-1973) - teol.catt.franc. - COLLOMB Marcel (1887- ) - teol.catt.franc. - Manuel d’Études Bibliques,<br />

vol. III, 2 a , 3 a ed., 1934;<br />

LUTHER Martin, Mémoires, ed. Michelet, t. II;<br />

LUTHI Walter - protest. - Acts des Apôtres, Labor et Fides, Genève, s.d., in prefazione 1958;<br />

LUZZI Giovanni - protest. - I Fatti degli Apostoli, Firenze 1898;<br />

MACKINTOSH C.H. - evang. - L’Esodo, ed. Messaggio Cristiano, Verona;<br />

MADROLLE Antoine, La grande apostasie dans le lieu saint, Paris 1850;<br />

MAILLOT Alphonse - protest. - Le décalogue, une morale pour notre temps, Les Bergers et les Mages, Paris 1976;<br />

MAISTRE Joseph de (1754-1821) - scritt.franc. - Du Pape, Lyon 1819-1821;<br />

- Mé<strong>la</strong>nges inédits;<br />

MANNING Henry Edward, The Fourfold Sovereignty of God, London 1871,<br />

MARGOLIS, The Jewish Encyclopedia, p. 286;<br />

MARTIN Ralph P., Colossians and Philemon, New Century Bible, 1974;<br />

MARXSEN Willi, Einleitung in das Neve Testament, 1963;<br />

Massimo di Torino, Omelie LXI sul Pentateuco, I MIGNE, P.L., LVII, 1847. col. 371;<br />

MAURY Pierre (1890-1956) - past.rifor.franc. - Jésus Christ cet inconnu, Oberlen 1948;<br />

McKELVEY, The New Temples, Oxford University Press, 1969;<br />

MÉDÉBIELLE P.A. - teol.catt. - L’Expiation dans l’Ancien et le Nouveau Testament, vol. I, Rome 1924;<br />

- Expiation, in Supplément au Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, t. III;<br />

MELLET L.V., Le dimanche n’est pas un sabbat, Lausanne 1841;<br />

MIEGGE Giovanni (1900-1961) - teol.valdese - Il sermone sul monte, ed. C<strong>la</strong>udiana,Torino 1970;<br />

MOELLER Ernest Wilhelm, The International Standard Bible Encyclopedia, t. I, p. 326;<br />

MORER T.H., Six dialogue on the Lord’s Day, London 1701;<br />

MOSHEIM Johann Lorenz von, Histoire Ecclésiastique ancienne et moderne, vol. I, Yverdon 1776<br />

MURRAY Andrew - protest. - Le voile déchiré, 2 a ed., Valence sur Rône 1953;<br />

MURRAY John (1898- ) - teol.evang.amer.orig.scozz. - The Heavenly Priestly Activity of Christ, London 1958;<br />

NAVILLE Théodore, Les sacrifices levitiques et l’Expiation, Lausanne 1891;<br />

NEE To Sheng, La Vie chrétienne normale, Paris 1961;<br />

New Catholic Encyclopedia, vol. XIII, “Temples”, Mc Graw - Hill Book Company, New York 1967, p. 997;<br />

NICOLAS Michel (1810-1886) - past.rifor.franc. - Des doctrines religieuses des Juifs, Paris 1860;<br />

NICOLE Albert (1873- ) - past.evang.svizz. - L’Épître aux Hébreux, Lausanne 1940;<br />

NIEBUHR Reinhold, The Nature and Destiny of Man, vol. I, II, 1949;<br />

NISBET Roberto - evang. - Ma il Vangelo non dice così, 15 a ed., C<strong>la</strong>udiana, Torino 1965;<br />

NOEL Gerard Thomas, A Brief Enquiry into the Prospects of the Christian Church, London 1828;<br />

NORVAL PEASE F., vedere PEASE<br />

ŒHLER Gustav Friedrich (1812-1872) - ebreo evang.tedesco - Théologie de l’Ancien Testament, t. II, Pais 1876;<br />

- Création et Révé<strong>la</strong>tion, Paris 1876;<br />

OLTRAMARE Hugues (1813-1891) - teol.evang.svizz. - Commentaire sur l’Épître aux Romains, vol. I, Genève 1881;<br />

Origene, Omelia VII, su Levitico;<br />

PACART, La Théocratie, Paris 1957;<br />

Paschase Radbert (v. 786-865) - monac.bened.franc - Exposition in Matthew, MIGNE, P.L., CXX, p. 806;<br />

PEAKE A.S., The Epistle to the Colossians - Expositor’s Greek Testament, 1942;<br />

PEASE Norval F., Con Cristo nel Santuario celeste, in Il Messaggero Avventista, numero speciale, novembre 1965;<br />

PECK Sarat Elizabeth, The Path to the Throne of God - the Sanctuary;<br />

PERETTO Elio, Lettere dal<strong>la</strong> prigionia, Filippesi, ed. Paoline, 1976;<br />

PETAO Denis, De Doctrina temporum, vol. II, Paris 1627;<br />

- Ratio narium temporum, vol. I, Paris 1703;<br />

PETAVEL OLLIFF Emmanuel (1836-1910) - teol.evang.o<strong>la</strong>nd. - Le Problème de l’Immortalité, t. I, Paris 1891; t. II, Paris 1938;<br />

- La logique de l’Expiation, Genève 1903;<br />

PEZZANI J.A., Le Régne de Dieu, Paris 1860;<br />

PFEIFFER R.H., Introduction in the Old Testament, New York 1941;<br />

PIERSON Arthur Tappan (1837-1911) - past.presb.amer. - Les Nouveaux Actes des Apôtres, Genève 1896;<br />

PIJOAN Rafael - cattol. - El siglo XX y el fin del Mundo segun <strong>la</strong> profecia de San Ma<strong>la</strong>quias, Barcellona 1914;<br />

PREISS Théo (1911-1950) - teol.rifor.alsaziano - La Vie en Christ, Neuchâtel 1951;<br />

1360<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

PRESSENCÉ Edmond DEHAULT de (1824-1891) - teol.rifor.svizz. - Le Rédempteur, Paris 1854;<br />

- Jésus Christ, son temps, sa vie, son œuvre, 7 a ed., Paris 1884;<br />

Prieres des Jours de Ros-Haschana à l’usage des Israélites du rit portugais, tradotta da Mardochée VENTURE, ed. Paris 1815;<br />

PRITCHARD J.B., Anient Near Eastern Texts, Princeton 1955, pp. 427-430;<br />

PURY Ro<strong>la</strong>nd de (1907- ) - past. evang. svizz. - prefazione in AA.VV., L’Ordre de Dieu, De<strong>la</strong>chaux & Nieslé, Neuchâtel 1946;<br />

- Pierres Vivantes, De<strong>la</strong>chaux & Nieslé, Neuchâtel, 2 a ed.;<br />

- La présence de l’Eternité, De<strong>la</strong>chaux & Nieslé, Neuchâtel 1946;<br />

- Le Libérateur, Labor et Fides, Genève 1948;<br />

- Ton Dieu règne, De<strong>la</strong>chaux & Nieslé, Neuchâtel 1949;<br />

- Giobbe, l’uomo in rivolta, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1962;<br />

- Des antipodes, De<strong>la</strong>chaux & Nieslé, Neuchâtel 1967;<br />

- La Reforme, ou le scandale du Dieu caché, in Foi et Vie, n. 5, settembre 1978;<br />

- Que veut dire <strong>la</strong> Bible?;<br />

QUINZIO Sergio, Mysterium Iniquitatis, ed. Adelphi 299, Mi<strong>la</strong>no 1995;<br />

RAD Gerard von (1901-1971) - past.lut.ted. - Genesis, Phi<strong>la</strong>delphia 1961;<br />

- Old Testament Theology, trad. da D. M. G. STALKER, vol. I, New York 1962; traduzione italiana, Teologia dell’Antico<br />

Testamento, vol. II, Brescia 1974;<br />

REID G. Edward, Sunday’s Coming! - Eye-opening evidence that these are the very <strong>la</strong>st Days, Omega Produzione, Fulton 1996;<br />

REMUZAT Hyacinthe Marie, Lettre d’un Chanoine à un de ses amis sur <strong>la</strong> proximité de <strong>la</strong> fin du monde, Marsiglia 1833;<br />

RICHARDSON William Edwin - scritt.avv. - A Study of the Historical Background and the Interpretation of Colossians 2:14-17, tesi<br />

dell’Università Andrews, Berrien Springs, Michigan 1960;<br />

RIVIÈRE Jean, (1878-1946) - canonico franc. - Baptême, in Dictionnaire Pratique des Connaissances Religieuses, t. I, Paris 1925,<br />

col. 627;<br />

ROBINSON Robert, The History of Baptism, London 1790,<br />

ROCHEDIEU Charles, Guide du lecteur de <strong>la</strong> Bible, fasc. 1 a , 2 a ed.,<br />

ROSE, Evangile selon S. Matthieu, Paris 1908;<br />

ROUGEMONT Frédéric de (1808-1876) - teol.evang.di Neuch.- Un Mystère de <strong>la</strong> Passion et <strong>la</strong> théorie de <strong>la</strong> Rédemption, Bâle -<br />

Neuchâtel 1876;<br />

- Les deux Citée, vol. I;<br />

RUPERT G. G., Time, Tradition and Truth, 3 a ed., 1914;<br />

SAILLENS Ruben (1855-1942) - past.batt.franc. - Le Mystère de <strong>la</strong> foi;<br />

SCANNELL T.B., Confirmation in The Catholic Encyclopedia, vol. IV,<br />

SCHCRER Edmond, Lettres à mon curé, 3’ed., Paris;<br />

SCHITH Jan Ridderman, Tract. de differentia inter vaticinia sacrae scripturae et oracu<strong>la</strong> gentilem, Hafn., 1776;<br />

SCHLATTER Adolf (1853-1938) - teol.evang.ted.orig.svizz. - Introduction à <strong>la</strong> Bible, tradotto da GIMAREY Jules Frédéric Édouard<br />

(1845-1920) - past.evang.svizz. - Genève 1903;<br />

SCHREINER K<strong>la</strong>us, Vergine, Madre, Regina; i volti di Maria nell’universo cristiano, Donzelli editore, Roma 1995;<br />

SCHROEDER Alfred, Épître de Paul aux Romains, Lausanne 1912;<br />

SCHWEITZER Louis - segretario del<strong>la</strong> FPF - in Christianisme du 20 e siècle, Samedì 8 dicembre 1990, pp. 6-8;<br />

SESNE De MENILLES d’ETÉMARE Jean Baptiste le - abate - Histoire de <strong>la</strong> Religion rapresentée dans les Ecritures Sainte sous<br />

divers symboles, t. II, Paris 1862,<br />

SIMON Maurice, Introduction, Tamid, ed. Sancino Press, London 1948;<br />

- Retour du Christ et réconstruction du temple dans <strong>la</strong> pensée chrétienne, extr. de Mé<strong>la</strong>nges;<br />

SKA Jean Louis S.I. - gesuita - Il Canone ebraico e il Canone cristiano dell’Antico Testamento, in La Civiltà Cattolica, n. 3, 1997;<br />

SPICQ C. - eseg. catt. - L’Épître aux Hebreux, t. II, Paris 1957;<br />

- Esquisse d’une histoire de l’exégèse <strong>la</strong>tine au moyen âge, Paris 1944;<br />

STOWE Calvin Ellis, Origin and History of the Books of the Bible, Hartf., 1867;<br />

STRACK H.L - STEMBERGER G., Einleitungim Talmud und Midrasch, München 1982;<br />

STRATHMAN H., L’Épître aux Hebreux, 1971;<br />

Tertulliano, Du Baptisme, capitolo 4, MIGNE, P.L., I, col. 1203,1205;<br />

- Adversus Praxeas, capitolo 26, MIGNE P.L. 11, c. 190.<br />

THIELICKE Helmut, Fragen an das Christentum, p. 182; cit. da Ch. Brütsch, La C<strong>la</strong>rté de l’Apocalypse;<br />

THURBER Merwin R., Symbols of Salvation. How Men are Saved, as Reveiled in the Ancient sanctuary service, Washington D.C.<br />

1961;<br />

TOMAS Louis, Le jour du Seigneur, vol. II,<br />

TOMLIN Jacob, A Scripture, 1868;<br />

TORRENCE Thomas F. - evng. - Les Réformateurs et <strong>la</strong> fin des temps, in Cahiers Théologiques, n. 35, Neuchâtel, Paris;<br />

TRIBAUT, La liturgie romaine, pp. 34, 35; cit. VAUCHER Alfred Félix, Le jour Seigneurial, Collonges sous Salève 1970, pp. 33, 34;<br />

TURMEL Joseph, Histoire des Dogmes, IV;<br />

TUROLDO Don Maria, È giusto far battezzare un bambino…, in La Domenica del Corriere, 7 agosto 1975;<br />

Uriel Acosta (Gabriel de Costa) - (1585 al 1640) - Sobre a mortalidade de alma, in C. GEBHAEDT, Die Schriften desriel da Costa,<br />

1922;<br />

VANDENDROESCHE Raoul - avvocato belga - La Loi de <strong>la</strong> Vie et des Peuples et <strong>la</strong> Bible, Bruxelles 1925;<br />

VAUCHER Alfred Félix (1887-1993) - storico e teologo avventista -<br />

- Baptême, 1957, ciclosti<strong>la</strong>to;<br />

- Le problème de l’immortalité, ed. Fides, Collonges sous Salève;<br />

- Le Problème d’Israël, ed. Fides, Collonges sous Salève 1960, 1961;<br />

- Le Décalogue, ed. Fides, Collonges sous Salève 1963;<br />

- Le jour du Repos, ed. Fides, Collonges sous Salève 1963;<br />

- Le Sanctuaire, ed. Fides, Collonges sous Salève 1970;<br />

1361


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

- Il mondo dell’incoscienza, in Les Segni dei Tempi, 1974,<br />

- M. B. Czechowski, ed. Fides, Collonges sous Salève 1976;<br />

- Porquoi nous n’attendons pas une restauration nationale d’Israël, in Les Signes des Temps, dicembre 1917, pp. 87,88;<br />

VAUX Ro<strong>la</strong>nd de, (1903-1972) - biblista catt. - Les Institutions de l’Ancien Testament, t, II, Paris 1960;<br />

- Ancient Israël, Its Life and Institutions, trad. John MAC HUGH, Mc Graw Hill Book Company, New York 1961, 1965;<br />

VAWTER B., The Four Gospels, Dublin 1967;<br />

VELLS Paul - prot.svizz. - Le sabbat signe eschatologique, in Revue Réformée, 1976;<br />

VENTURE Mardochèe, vedere Prieres des…;<br />

VINCENT Albert, Le Judaïsme, Paris 1932;<br />

VINCENT Philémon (1860-1929) - past.batt.franc. - Manuel de religione chrétienne, Paris;<br />

VINET Alexander (1797-1847) - teol.evang.svizzero - Discours sur quelques sujets religieux, 5 a ed., 1853;<br />

VISCHER Wilhelm (1895- ) - La Loi ou les cinq livres de Moïse, Neuchâtel 1949;<br />

VISSER’T HOOFT W.A. - evang.svizz. - in AA.VV., L’ordre de Dieu, Genève 1946;<br />

VUILLEUMIER Jean (1864-1956) - pred.avv.svizz. - Le jour de repos à travers les âges, Dammarie les Lys,<br />

WABNITZ Auguste, Histoire de <strong>la</strong> Vie de Jésus, vol. I, II, Montauban 1904;<br />

WAGGONER Joseph Harvey (1820-1889) - pred.avvent.amerc. - The Atonement, Oak<strong>la</strong>oma, California, 1868, 162 p.;<br />

- The Blotting out of Sin, in Review and Herald, 30 settembre 1902, p. 8;<br />

WALL William, The History of Infant-Baptism, vol. I, Oxford 1862;<br />

WALTHER Carl F., The Proper Distinction between Law and Gospel, St. Louis 1928, ristampa;<br />

WANDAL Hans III (1656-1710) - teol.lut.dan. - Discussio spei speciose de Conversione Judaicorum ex Rom. XI, 25-17, Hafn. 1708;<br />

WEISER F.X., Handbook of Christian Feast and Cosuomes,<br />

WEISS Herold, The Law in the Epistle to the Colossians, in The Catholic Biblical Quarterly, n. 14;<br />

WELLS Paul, Le sabbat signe eschatologique, in Revue Réformée, 1976;<br />

WELTE Benedickt, Décalogue, in Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Théologie Catholique, t. VI, Paris 1869, p. 105;<br />

WESLEY Jean, La loi du salut, sermons, Paris 1868;<br />

WESTPHAL Alexandre (1861-1951) - teol.rifor.franc. - Jèsus de Nazareth, Harmonie des quatre Evengiles, Lausanne 1914;<br />

WHITBY Daniel, Paraphrase and Commentary on the New Testament, 1703;<br />

WHITE Ellen nata HARMON (1827-1915) - scrittr.avvent.americ. -<br />

- Review and Herald, 7 agosto 1888;<br />

- Review and Herald, 11 febbraio 1890;<br />

- Education, 1903;<br />

- Review and Herald, 6 febbraio 1900;<br />

- Review & Herald, 23 novembre1905;<br />

- Review and Herald, 7 gennaio 1907;<br />

- Fundamentals of Church Education, 1923;<br />

- Messages to the Young People, 1930;<br />

- Early Writings;<br />

- Principi di Educazione Cristiana, ed. A.d.V., Firenze 1965;<br />

- La Speranza dell’Uomo, ed. Adv, Firenze 1978,<br />

- Gli Uomini che vinsero un impero, ed. A.d.V. Firenze 1989; ed. francese, Conquérants pacifiques, ed. S.d.T., Dammarie<br />

les Lys 1959;<br />

- Parole di vita, ed. A.d.V., Firenze 1990;<br />

- Testimonies to Minister’s, Montain Wiew, California, 1962;<br />

- Messages choisis, t. II,<br />

- Our High Calling,<br />

- Témoignages pour l’Eglise, t. I,<br />

- Evangelism<br />

- Prophets and Kings, Montain View 1917, 1943;<br />

WHITE James, The Nation, in Review and Herald, 12 agosto 1862;<br />

WHITELY D.E.H., The Theology of St. Paul, 1964;<br />

WILSON L.R. - evang.chiesa di Cristo - La Chiesa del Nuovo Testamento, Ferrara 1967;<br />

WISEMAN D.I., Chronicles of Chaldean Kings (626-556 BC), in British Museum, London 1956, pp. 25,46,47,65-69;<br />

BULMAN J.M., The identification of Darius le Mède, in WTJ, n. 35, 1973, pp. 247-267;<br />

WOGUE, Le Guide du croyant israélite, n. 78, Metz 1857;<br />

WOHLFAHRT Alfred, Espérance pour l’Eglise, in Revue Foi et Vie, n. 4, 5, luglio-ottobre 1973, pp.10,11;<br />

WOLF, Bibliothek, Hébr. vol. III, 1228;<br />

WOLF, Lecture Memor., vol. I, 1600;<br />

WOLFF Hans Walter, Anthropologie de l’Ancien Testament, Genève 1974;<br />

WOLFF Joseph, Researches and Missionary Labours, London 1855, pp. 258-262.<br />

YOUNG N.H., The Impact of the Jewish Day of Atonement Upon the Thought of the New Testament, ed. Ph. Dthesis, Manchester<br />

1973;<br />

ZEDDA Silverio, L’Escatologia biblica, vol. I, ed. Paideia, Brescia 1972;<br />

ZURCHER Jean (1918- ) - teol.avvent.svizz. - L’Homme, sa nature et sa destinée, Neuchâtel 1953;<br />

- Le mouvement charismatique, in Revue Adventiste, aprile 1974;<br />

- La perfezione cristiana, in Segni dei Tempi, 4/1995;<br />

- Une Nouvelle analyse de <strong>la</strong> Chronologie patriarcale, s.l.; s.d.; ciclosti<strong>la</strong>to;<br />

ZWINGLI Huldrych (1484-1531) - riform.svizz. - Brève instruction chrétienne, 1523, Genève 1953;<br />

1362<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


Opere di <strong>storia</strong>:<br />

<strong>storia</strong> d’Israele e del<strong>la</strong> Chiesa - del pensiero religioso - di <strong>storia</strong><br />

Opere di <strong>storia</strong> d’Israele e del<strong>la</strong> Chiesa<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

AA.VV., Contro il tradimento del Concilio - Dove va <strong>la</strong> Chiesa Cattolica, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1987; trad. di Oscar PERNAWERTH,<br />

Katholische Kirche - wohin?, Wider der Verrat am Konzil, R. Piper Cmb. H & Co., KO, München 1986;<br />

ABEL Félix Marie (1878-1953) - O.P.franc. - Antiocus IV. Vivre et Penser, Paris 1941;<br />

- Les livres des Maccabées, Paris 1949;<br />

- Histoire de <strong>la</strong> Palestine depuis <strong>la</strong> conquête d’Alexander jusqu’à l’invasion arabe, vol. I, Paris 1952;<br />

ACCATTOLI Luigi, vedere RIO Domenico del;<br />

Acta Apostoliche Sedis Anno XXI, vol. XXI, 11.7.1929, n.7;<br />

ADAM Karl Borromäus (1876-1966) - teol.catt.bavarese - Vers l’Unité chrétienne, Paris 1949;<br />

- The Spirit of Catholicism, New York 1954;<br />

AEGERTER Emmanuel, Les Hérésies du Moyen Âge, Paris 1939;<br />

ALIVISATOS H.S., The Roman Catholic Church as a Member of the World Council of Churches, in The Ecumenical<br />

Review, gennaio 1969;<br />

ALLARD P., Histoire des persécutions, vol. I, Paris 1911;<br />

ALLMEN J.J. von, Ministero papale, ministero di unità, in Concilium, 8/1975;<br />

- La primauté de l’Eglise de Pierre et de Paul, Fribourg 1977;<br />

ALPHEN Louis - SAGNAC Philippe, Peuples et civilisations - Histoire génerale, t. VII, La fin du moyen âge;<br />

ALVARO NAVARRO Pedro - cattol. - Paz géneral de <strong>la</strong> Iglesia y del Mundo, Madrid 1840;<br />

ARBUSOW Leonid (1882-1951) - Die Einfuehrung der Reformation, in Liv., Est-und Kur<strong>la</strong>nd, Leipzig 1921;<br />

ASPESI Alessandro, L’angelo di Tiatiri. Studio sul movimento dolciniano, Torino 1932;<br />

AULARD François Victor Alphonse, The Franch Revolution, a Political History (1789-1804), vol. III, tradotto da Bernard MIALL,<br />

sul<strong>la</strong> 3 a ed., New York 1910, p. 161.<br />

BABUT Charles Edouard, La verité chrétienne, 9 a ed.;<br />

BACHMANN Paul - abate - A Punch in the Mouth for the Lutheran Lying Wide-Gaping Throats, 1534;<br />

BACUEZ Louis, Questions contemporaines, 3 e serie, 1894;<br />

BAGET BOZZO Gianni, La Repubblica, 27 dicembre 1989, p. 12;<br />

BALDUCCI Ernesto, prefazione a: ZAHN, I cattolici tedeschi e le guerre di Hitler, Firenze 1973;<br />

BALUZE Etienne (1630-1718) - Miscel<strong>la</strong>nea Sacra, II, Lucca 1761;<br />

Baronio Cesare (1538-1697) - secondo generale del<strong>la</strong> congreg.dell’Oratorio d’Italia - Codice Giustiniano - Annales Ecllesiastici, (anno<br />

538,539), VII, Anversa 1603, pp. 297,314; lib. I, tit. I, vol. VII, anno 533; sez. 12; vedere LECLERCQ H., in HEFFELE,<br />

Histoire des Conciles, vol. IV, 2, p. 858;<br />

BATES Joseph The Autobiography of Elder Joseph Bates, Steam Press of the Seventh day Adventist Publishing Association, Battle<br />

Creek, Michigan 1868;<br />

BATIFFOL Pierre, vedere BREHIER Louis;<br />

BAUDRILLARD Alfred - cardinale - L’Eglise catholique - La Renaissance, le Protestantisme, Blond, Paris 1905;<br />

BAUMGARTNER Erch W. - scritt.avv. - Les lois du dimanche, Mémoire de Théologie au Séminaire Adventiste du Salève, Collongessous-Salève<br />

1975;<br />

BEA Agostino - card.affairi esteri - Documentation Catholique, 15 gennaio 1961;<br />

- I1 cattolicesimo di fronte al problema dell’unione dei cristiani, in La Civiltà Cattolica, 21 gennaio1961;<br />

- Contributo del Concilio al<strong>la</strong> causa dell’unione dei cristiani, in La Civiltà Cattolica, 6 marzo 1965;<br />

BEACH B.B. - avvent. - Les Adventiste du 7° Jour, in Servir, n. 2, 1866;<br />

BENTLEY BALL William, Why Can’t We Work Together, in Christianity Today, 16 luglio 1990, p. 23;<br />

Bernard de Mor<strong>la</strong>ix - monaco di Cluny, XII secolo - De Conternptu mundi, París 1843; Bremer 1597; Rostock 1610; Reinteln 1626;<br />

Lueneburg 1640; vedere GUERS Émil, Histoire;<br />

BERNARD et MONOD, Mediéval Europe,<br />

BERNHART Joseph, Le Vatican, trône du monde, Paris 1930;<br />

BERTALOT Renzo - past.vald. - Ecumenismo Protestante, Torino 1968;<br />

BERTON Jean, Tertullien, le scismatique, Paris 1928;<br />

BEURLIER E. - abate - Le culte imperial son histoire et son organisation, Paris 1891;<br />

BEVAN Edwyn Robert (1870-1943) - stor.ingl. - A History of Egypt under the Ptolemaic Dynasty, London 1927;<br />

- Histoire des Lagides, Paris 1934;<br />

BIANCARD M. Paul, American Freedom and Catholic Power, 1949;<br />

BIGNAMI-ODIER Jeanne, Études sur Jean de Roquetail<strong>la</strong>de, Paris 1952;<br />

BLONDEL Maurizio, I fanatici dell’Apocalisse, ed. Il Cerchio, Rimini 1995;<br />

BLOSESCH Donald, The Evangelical Renaissance, Grand Rapids, 1973;<br />

BLUM Léon, A l’échelle humaine, Gallimard, 1945; in Le Saint-Siège dans les re<strong>la</strong>tions internationales, sotto <strong>la</strong> direzione di Joël-<br />

Benoît d’Onorio, Cerf, Paris 1989;<br />

Bonifacio VIII - Bendetti Gaetani (1235-1303) - papa dal 1294 - bol<strong>la</strong> Unam Sanctam;<br />

BONNEFON D., Histoire de l’Eglise, Bonhours et Cie, Paris;<br />

BORELLI Giovanni - past.luter. - Ecumenismo e riforma del<strong>la</strong> Chiesa, Napoli 1974, ciclosti<strong>la</strong>to;<br />

BORREL A., Biografie de Antoine Court, Toulouse 1863;<br />

BOSIO P.A., Storia Universale del<strong>la</strong> Chiesa da Gesù Cristo a Pio X, vol. II, Novara 1903;<br />

BÖTTCHER M., Weg und Ziel der Gemeinde Jesu, STA, Berlin 1978;<br />

BOUCHÉ LECLERCO Augusto (1842-1923) - stor.franc. - Histoire des Legides, vol. III, vol. IV, Paris 1903-1907;<br />

- Histoire des Séleucides, vol. II, Paris 1913-1914;<br />

1363


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

BOULENGER Auguste, Histoire de l’Eglise, 6 a ed., Lyon 1939;<br />

BREHIER Louis - BATIFFOL Pierre (1861-1929) - sacer.franc. - Le survivance du culte impérial romain, Paris 1920;<br />

BROWN John Aqui<strong>la</strong>, The Pilgrim Fathers, cit. WHITE Ellen, Il gran conflitto, ed. AdV, Firenze 1977;<br />

BRÜTSCH Charles, La foi Réformée, Neuchâtel 1947;<br />

BUONAIUTI Ernesto (1881-1946) - sacerd.modern.ital. - Gioacchino da Fiore, Collezione Meridionale editrice, Roma 1931;<br />

- Lutero e <strong>la</strong> Riforma in Germania;<br />

BURE Emile, L’ordre de Paris, 9 gennaio 1947;<br />

BURGAUX Charles, Histoire des Papes, Paris 1949;<br />

CADIER Jean (1898- ) - teol.rifor.franc. - Christianisme sociale, dicembre 1973, p. 318;<br />

CAILLON Pierre - cattol. - Notre Dame des Temps Nouveaux, n. 1-1989;<br />

CALLAEY Jean-Baptiste Auguste (in religione Frédégand), L’idéalisme franciscain spirituel au XIV siècle. Étude sur Ubertin de<br />

Casale, Louv. 1911;<br />

CAMELOT Thomas, Introduction au traité contre les paiens d’Athanase d’Alexandrie, Paris 1946;<br />

CAMPANELLA Giovanni Domenico (in relig. Tommaso) (1568-1639) - dominic.ital. - Discorsi politici ai principi d’Italia. Opere<br />

scelte, vol. II, Torino 1964;<br />

CAPELLE Chaterine, Amaury de Bède, Paris 1932;<br />

CAPELLO Felix M. - sacerd. - De Curia Romana, Fridericus Puoted, Pontificales Bibliopo<strong>la</strong> Romae, 1911;<br />

CAPPEL Jacques, Le livre de Babel ou l’Histoire du Siege Romain, Seda 1616;<br />

CARL F.H. Henry, Evangelical Responsibility in Contemporary Theology, Grand Rapids, 1957;<br />

CARON Pierre, Le prophétisme du Réveil, 1931;<br />

CARRIERE Jean, Le Pape, Paris 1934;<br />

CASAROLI Mons, Osservatore Romano, 29 dicembre 1974;<br />

CASSANDER Georges, vedere Honoré d’Aurun;<br />

CAUZONS Thomas de (pseudonimo), Histoire de l’Inquisition en France, vol. I, Paris 1909;<br />

CERFAUX Lucien (1883- ) - canon.belga - TONDRIAU Julien L. - Un concurrent du Christianisme: le Culte des Souverains<br />

dans <strong>la</strong> civilisation gréco-romaine, 1956;<br />

Césaire d’Heisterbach (circa 1180-1240) - Dialogus miraculorum, ed. STRANGE, vol. I, col. 1851;<br />

CHASTEL Etienne, Histoire du christianisme, vol. II;<br />

CHAVARD Fortuné - protest. - Le celibat des prètres et ses conséquences, Genève 1874; 6 a ed., col titolo, Le celibat, le pretre et <strong>la</strong><br />

femme;<br />

CHELINI J., Histoire religieuse de l’Occident Mediéval, Paris 1968;<br />

CIANFARRA Camille, La guerre et le Vatican, Paris 1946;<br />

CLARZ Jules, Le Mariage des Prêtres, Paris 1911;<br />

C<strong>la</strong>udio - vescovo di Torino - Apologeticum prescriptum C<strong>la</strong>udii Episcopi ecc., cit. da ROSSETTI Gabriele Pasquale Giuseppe (1783-<br />

1854) - poeta ital. - La Divina Commedia di Dante Alighieri, t. II, Londra 1827, p. 479;<br />

COLSON Chuck, Introduzione a FOURNIER Keith, Evangelical Catholics, Thomas Nelson, Nashville 1990;<br />

COMBA Emilio - past.valdese - I nostri Protestanti, vol. I, Firenze 1895;<br />

COMBA Ernesto - past.valdese - Storia dei Valdesi, Torino 1923; traduzione francese, Histoire des Vaudois d’Italie, t. I;<br />

- Concili impressi in Colonia, t. II, anno 1551;<br />

- Cristianesimo e Cattolicesimo Romano, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torre Pellice 1951; 2 a ed. Torino 1981;<br />

- Constitutions Apostoliques. Lib. 8, can. 5O;<br />

CORNEL Francis J. Cornel - teologo e prof. - editoriale, in Christian Heritage, giugno 1964;<br />

CORSANI Bruno - RICCA Paolo - teol.prot.vald. - Pietro e il papato nel dibattito ecumenico odierno, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1978;<br />

COVILLE Alfred, Le tr. de <strong>la</strong> ruine de l’Eglise, Paris 1936;<br />

CRESPIN Jean - protest. - Histoire des Martirs, t. I, Toulouse 1885, t. II, 1889;<br />

CULLMANN Oscar - teol.prot. - Noël dans l’Eglise ancienne, in Cahiers Théologiques, n. 25, Neuchâtel 1949;<br />

- Entre deux sessions du Concile, in Foi et Vie, gennaio/1963;<br />

DE STEFANO Antonino, Le eresie popo<strong>la</strong>ri del Medio Evo, in Quistioni di <strong>storia</strong> medioevale, ed. Ettore Rota, Mi<strong>la</strong>no, s.d.;<br />

DECREMENT Henri, Gerson, Paris 1931;<br />

DELACROIX Henri, Le Mysticisme spécu<strong>la</strong>tif en Allemagne, Paris 1900;<br />

DENZINGER SCHÖNMETZER, Enchiridion Symbolorum,<br />

DENZLER Georg F., Giovanni Paolo II - perché non si è chiamato Pio XIII, in AA.VV., Contro il tradimento del Concilio, ed.<br />

C<strong>la</strong>udiana, Torino 1987;<br />

DESCHNER K., Ein Jahrhundert Heilsgeschichte, Cologne, n. 2, 1982;<br />

DOELLINGER dr. Ignazio von (1799-1890) - storico e teol.ted.ordinato sacerd.nel 1822, scomunicato nel 1872 per aver rifiutato<br />

l’infallibilità papale - Il Papato dalle origini fino al 1870, Mendrisio 1914; ed. francese, Paris 1904;<br />

DOMBRE P., Le Christianisme au XX siècle, n. 110, 1987, p. 5;<br />

DONNEDIEU DE VABRES H., La souvreraineté du Pape et <strong>la</strong> séparation des Églises et de l’Étata, RGDIP, 1914;<br />

DU PLESSIS D’ARGENTRE Charles (1673-1740) - Collectio Judic. de novis erroribus, vol. I, Paris 1745;<br />

DUCHESNE Louis, Origines du culte chrétien, 5 a ed.;<br />

DUCHESNE GUILLEMIN, La religion de l’Iran Ancien, Paris 1962;<br />

DUFOURCQ Albert (1872-1952) - storico catt.franc. - Histoire ancien de l’Eglise, vol. II, 6 a ed., Paris 1927;<br />

DURUY V., Histoire du Moyen Âge,<br />

DUVAL J., La doctrine de l’Eglise sur le travail doménical et son évolution nel<strong>la</strong> Maison de Dieu, n. 83, 1965;<br />

Eberhard de Truchsen (XIII sec.) - arcivesc.di Salisburgo - cit. da THUERMAIER, Annales Boiorum, libro VII, cap. VI, ed. Bâle 1580,<br />

p. 547;<br />

ECK Dot, Enclliridion, 1533;<br />

ECKSTEIN Yechiel, What Christians Should Know about Jews and Judaism, Waco, Texas, 1984;<br />

EDERSHEIM Alfred, Israel under Joshua and the Judges, pp. 30,31; cit. da VAUCHER Alfred Félix, L’Adventisme, Collonges sous<br />

Salève 1962, pp. 15,16.<br />

1364<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

EDSON Hiram, manoscritto autobiografico senza data conservato nel<strong>la</strong> Biblioteca Andrews;<br />

ELLUL Jacques - protest. - Protestantisme français, 1945;<br />

- Réflexion sur <strong>la</strong> politique de l’Eglise, in Conscience et Liberté, n. 6, 1973;<br />

EYMERIC Nico<strong>la</strong>s - domen. - Directorium Inquisitorum, scritto ad Avignone nel 1376, stampato a Venezia 1607; 1 a ed., Barcellona<br />

1503; poi: Roma 1578, Venezia 1591, Roma 1597;<br />

FALWELL Jerry, Listen America!, ed. Doubleday, New York 1980;<br />

FEBURE M. Lucien, Problème général des causes de <strong>la</strong> Réforme, in Revieu Historique, t. CLXI, 1929;<br />

FEBVRE Lucien, Martin Lutero, ed. Laterza, Bari 1966;<br />

FEDELE Pietro, La tradizione di Roma, in PICOTTI G.B. - VIOLANTE C., Lineamenti di Storia Antica, per <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse di collegamento<br />

degli istituti, ed. La Scuo<strong>la</strong>, Brescia 1968;<br />

FELICE Guil<strong>la</strong>ume Adam de - prot - Histoire du protestantisme de France, 8 a ed., Tolouse 1895;<br />

FLACICH (FLACIUS ILLYRICUS), Varia doctorum piorunmque virorum de corrupto Ecclesiae statu, Poemata, Basel 1557;<br />

- Catalogus testium veritatis, Frankfort 1573, fol. 328-332; ed. Lyon 1597, II, pp. 778-787;<br />

FLEMING Robert (il giovane) (verso 1660-1716) - past.presb.scozz. - L’origine de <strong>la</strong> chute de Rome papale, Liegi 1849; 1 a ed.,<br />

inglese, London 1701;<br />

FLEURY - abate - Histoire de l’Eglise, vol. XIV,<br />

FLICHE Augustin - MARTIN Victor - cattol. - Histoire de l’Eglise, t. I, L’Eglise et <strong>la</strong> Renaissance, t. XV, ed. 1951;<br />

FOURNIER Keith, Evangelical Catholics, Thomas Nelson, Nashville 1990;<br />

FOXE John, Book of Martyrs; or, a History of the Lives, Sufferings and Triumphant Deaths, of the Primitive as well as Protestant<br />

Martyrs: from the Commencement of Christianity, to the Last Periods of Pagan and Papish Persecution, Edwin Hunt, 1833,<br />

FRANCE Anatole, L’Eglise et <strong>la</strong> République, 1904;<br />

FRIELING Reinhardt - protest. - Con Pietro, forse, sotto Pietro, mai, in Riforma, 5/7/1996;<br />

FROMMEL Gaston, Études religeuses et sociales, 2 a ed., Saint-B<strong>la</strong>ise 1908;<br />

FROOM Le ROY Edwin - pst.avvent. - Movement of Destiny, Washington 1971; traduzione italiana BELLOCCHIO Domenico -<br />

intellett.avvent. - Il vascello di Dio, datrtiloscritto;<br />

FUR L. LE, Le Saint-Siège et le droit de gens, Paris 1930;<br />

GARAUD Roger, Les mystères du Vatican ce Soir, 10 aprile 1948;<br />

GASTALDI Ugo - past.batt.ital. - Storia dell’Anabattismo dalle origini a Münster (1525-1535), Torino 1972;<br />

GELMI J., Das Papsttum in Zeitalter der Aufklärung, ed. in B. Moser, Das Papsttum, Munich 1983;<br />

GENTILE Panfilo, Storia del Cristianesimo, Mi<strong>la</strong>no 1975;<br />

GIBBON Edward, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, vol. V, VI;<br />

GIESELER Johann Karl Ludwig, Lehrbuch der Kirchengeschichte, 3 a ed., Bonn 1931;<br />

Gioacchino da Fiore (†1295) - franc.ca<strong>la</strong>br. - vedere Roger de Hoveden, Chronica, redatta a partire dal 1192, ed. da William Stubbs,<br />

III, London 1870, p. 78;<br />

- Joachim of Floris, Expositio Magni Prophete Abbatis Joachim in Apocxalipsim, Venetijs, in Edibus Francisci Bindoni ac<br />

Maphei Pasini Socii, 1527;<br />

- Liber Concordie Novi ac Betris Testamenti, Venetijs; Simonem de Lucre, 1519;<br />

Giovanni Paolo II - WOJTYLA Karl (1920- ) - papa dal 1978 - Enciclica Redemptor Hominis,<br />

- Enciclica Ut unum sint, del 25 maggio 1995;<br />

- Enciclica Mater e Magistra;<br />

Giovanni XXIII - RONCALLI Angelo Giuseppe (1881-1963) - papa dal 1958 - Enciclica Mater et Magista;<br />

GOUSSET M.T., Théologie morale à l’usage des curés et des confesseurs, t. I, Paris 1845;<br />

GRAMAGLIA Pier Angelo, Verso un ri<strong>la</strong>ncio mariano…?, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1995;<br />

GREGOROVIUS F., Storia del<strong>la</strong> Città di Roma nel Medioevo, Vol. II, 1938;<br />

GROSS Charles - scritt. avvent. - L’Œcuménisme, Metz, s.d.;<br />

Grouteheade (Grosseteste) Robert (XIII sec.) - vesc.di Lincoln dal 1235-1253 - vedere BALE John (1495-1563) - Scriptorum ill.<br />

Majoris Brit. Catalogus, I, Basilea 1557, p. 304;<br />

GUERS Émile (1794-1882) - past.evang.svizz. - Histoire abrégée de l’Eglise de Jésus Christ, t. I, Genève 1832, ed. Toulouse 1850;<br />

GUETTEE Aimé François W<strong>la</strong>dimir (1816-1892) - protest. - La Papauté moderne condannée par le pape S. Grégore, Paris 1861;<br />

GUILLAUME Adam de Felice, Histoire des protestants de France, 8 a ed., Toulouse 1895;<br />

GUIZOT François M. (1787-1874) - uomo di Stato - II leçon sur l’Histoire de <strong>la</strong> Civilisation Française;<br />

HALES William (1747-1831) - cronol.evang.ir<strong>la</strong>nd. - A New Analysis of Chronology, vol. II, 2 a ed., London 1830<br />

HALLER J., Das Papsttum - Idee und Wirklichkeit, Hambourg 1965, 3, pp. 236,238;<br />

HALPHEN L. - SAGNAC Ph., Les débuts de l’Âge moderne, coll. Peuples et Civilisation, vol. VIII, ed. 1929;<br />

HASLER August Bernhard, Come il papa divenne infallibile, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1982;<br />

HEFELE Charies Joseph, Histoire des Conciles, vol. II, I, Paris 1908;<br />

HEIDEGGER J.H., Histoire du Papisme, vol. I, Amsterdam 1685;<br />

HEINZ Hans - teol.avv. - La Papauté moderne - prétention et autorité, in AA.VV., Ètudes sur l’Apocalypse, vol. 2, Institut Adventiste<br />

du Salève, Collonges sous Salève 1988, pp. 122-153; traduzione inglese The Modern Papacy: C<strong>la</strong>ims and Authority,in<br />

AA.VV., Symposium on Reve<strong>la</strong>tion - Book II, Frank B. Holbrook, Editor, Biblical Research Institute, Silver Spring 1992,<br />

pp. 335-372;<br />

HEMMERLE Peter, Niko<strong>la</strong>us Poillevil<strong>la</strong>in, gennant Niko<strong>la</strong>us von Clemanges und der Schrift De corrupto ecclesiae statu,<br />

Historisches Jahrbuch, vol. XXVII; 1906, pp. 803-812);<br />

Henricus de Hervordia, Liber de rebus memorabilioribus, sive Chronicon, anno 1342, ed. August Potthast, Goettinger 1859;<br />

HEUSSI Karl - storico prot. - MIEGGE Giovanni (1900-1061) - past.vald.del Piem. - - Sommario di <strong>storia</strong> del Cristianesimo, 2 a ed.,<br />

C<strong>la</strong>udiana, Torino 1960;<br />

HOAGLAND Jim, Washington Post, 29 agosto 1992;<br />

HOFFET Frédéric - avvoc.prot. - L’imperialisme protestant, Paris 1948;<br />

- L’equivoque Catholique, Paris 1956;<br />

- Politique Romaine et démission des protestants, Paris 1962;<br />

1365


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

HOMO Léon - stor.catt.franc. - De <strong>la</strong> Rome païenne à <strong>la</strong> Rome chrétienne, Paris 1950;<br />

Honoré (Honirius) d’Autun (XII sec.) - sacerd.catt. - Inevitable sive de predestinatione et de libro arbitrio dialogus, pubbl. da<br />

Georges; Vedere CHAVARD F., Le célibat des prêtres et ses conséquences, Genève 1874, pp. 383,384;<br />

HOSSBACH Wilheim, Spener et son époque, Neuchâtel 1847;<br />

HULST, L’Eglise et État, p. 127; cit. BAUDRILLARD Alfred - cardinale - L’Eglise catholique, <strong>la</strong> Renaissance, le Protestantisme,<br />

Paris 1905;<br />

HUNTER James Davison, American Evangelicalism, Conservative Religion and the Quandary of Modernity, Irutgers, New Jersey<br />

1983;<br />

HURST C.J., Wycliffe Bible Encyclopedia, vol. I, Chicago 1976,<br />

Idea, servizio informativo del<strong>la</strong> Alleanza Evangelica in Italia, supplemento al n. 1 gennaio-marzo 1979;<br />

Idea - Spectrum, 22 ottobre 1986;<br />

IDOC - Internazionale, n. 9, 1° maggio 1970;<br />

IMBART de <strong>la</strong> TOUR Pierre - prot - Les origines de <strong>la</strong> Réforme, t II, Paris 1909;<br />

JACQUEMONT François (anonimo), Avis aux fidèles sur <strong>la</strong> conduite qu’ils doivent tenir dans les disputes qui affligent l’Eglise,<br />

1796;<br />

JANNI U. - past.valdese - I1 rinnovamento Cattolico dell’Italia e <strong>la</strong> Missione del Valdismo, Pinerolo 1932;<br />

JANOW Matthias (verso 1350-1393) - prete ceco - Regulis veteris et novi Testamenti, ed. V<strong>la</strong>stimil Kybal, Innsbruck 1911, 1913; ed.<br />

Innsbruck 1908-1913; libro III, tr. 5. 6,<br />

JARNES dr. Samuel, Christianity Today , 26 ottobre 1962;<br />

JÜNGEL Eberhard in G. Denzler, Papatum hente und marque, Postot Regensburg 1975;<br />

KAUFMANN Kohler, The Jewish Encyclopia, vol. II, p. 366;<br />

KEATING Joseph, Does the Catholic Churck persecute;<br />

KIERKEGAARD Sören Aabye (1813-1855) - teol.luter.danese - Selbstprüfung, Werke 12/352-58; cit. in Die Leidenschaft des<br />

Religiösen, Stuttgart 1973, p. 56;<br />

KLÈBER F., Friedenspolitik im Zwielicht: Spricht Rom deutlich genug?, in N. Greinacher/H. Küng (ed.), Katholische Kirche -<br />

Wohin?, Munich 1986;<br />

KNOX John, The History of the Reformation of Religion Within the Realm of Scot<strong>la</strong>nd, Robert Fleming and Company, Edinburgh<br />

1732;<br />

KÜNG (KUENG) Hans - teol.catt.svizz. - Jean Paul: une interrogation, in Le Monde, 17 ottobre 1979;<br />

- L’Eglise, Bruges 1968;<br />

- Infallible? Une Interprétation, traduzione di Henri ROCHAIS, Paris 1971; traduzione in italiano, L’infallibilità, ed.<br />

Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1977;<br />

- Incarnazione di Dio, ed. Paideia, Brescia 1972;<br />

KÜHN U., Materialdienst, n. 34, 1983;<br />

KYBAL V<strong>la</strong>stimil, Étude sur les origines du mouvement hussite en Bhoème. Matthias de Ianov; in Revue Historique, n. 103, Paris, I<br />

trimestre 1910;<br />

LABBE Philippe, Concordia Chronologica, 5 vol., Tipografia Regia, Prisiis 1670;<br />

- Sacrosanta Concilia, vol. IV, Paris 1871;<br />

LABHART Alfred, Chine-Herausforderung für die Kirchen, in Wetwoche Magasine, 25/4/1973;<br />

LABRIOLE P. de, La crise montaniste, Paris 1913;<br />

LAMARTINE, Histoire des Girondins, t. IV, Capo<strong>la</strong>go;<br />

LANFREY Pierre - protest. - Hystoire politique des papes, Paris 1860;<br />

LAUNAY Pierre de, Paraphrase et exposition sur l’Apocalypse, da Ionas le BUY (pseudonimo), Chez Pierre Aubert, Genève 1651;<br />

LAURENT F., Histoire du Droit des gens, t. I,<br />

LAURIÈRE Hervé, Assassins au nom de Dieu, ed. de <strong>la</strong> Vigie, Paris 1951;<br />

LAVISSE E. - RAMBAUD A., Histoire générale du IV siecle à nos jours, t. I, Paris;<br />

LEA Henry Charles (1825-1909) - ha consacrato un lungo paragrafo al monaco agostiniano Manuel Santos de San Juan -<br />

Chapters from the religion History of Spain, Phi<strong>la</strong>delphia 1890;<br />

LECLERCQ H., in Hefele, Histoire des Conciles, IV, 2;<br />

LEFEBRE Georges, The Coming of the French Revolution, New York, Vintage 1947;<br />

LEIST Fritz, Der Gefangene des Vatikans, Munich 1971;<br />

LÉONARD Emile G. - stor.prot. - Storia del Protestantesimo, vol. I, La Riforma, vol. II, Il Consolidamento, ed. Mulino, Mi<strong>la</strong>no 1971;<br />

Leone XIII - PECCI Vincenso Gioacchino (1810-1903) - papa dal 1878 - Enciclica Diuturnum, 1881;<br />

LEURA J.L., prefazione Verbum Caro, vol. XX, n. 79, 1965;<br />

LEVILLAIN Philippe (1940- ) - stor.fr. - UGINET François Charles (1942- ) - Il Vaticano e le frontiere del<strong>la</strong> Grazia, ed.<br />

Rizzoli, Mi<strong>la</strong>no 1985; trad. da Graziel<strong>la</strong> CILLARIO, Le Vatican ou le Frontères de <strong>la</strong> Grace, Paris 1984;<br />

LIETZMANN H., Histoire de l’Eglise ancienne, Paris 1950;<br />

LLORENTE Juan Antonio (1756-1823) - Histoire critiques de l’Inquisition d’Espagne, vol. II, Paris 1817;<br />

LO BELLO Nino, The Vatican Empire, Trident Press, New York 1968;<br />

LORTSCH D. - protest. - La Bible en France, Paris 1910;<br />

LOT Victor Henri Ferdinand (1866-1952) - stor.franc - La fin du Monde antique et le début du Moyen Âge, Paris 1927;<br />

LUCQUPIS Jean, pseudonimo di Jean NEUVECELLE, Jean Paul est de retour au Vatican, in Journal de Genève 9/10/1989;<br />

LUTHER M., Wider das Papstum zu Rom, vom Teufel gestifet;<br />

- Appel à <strong>la</strong> Noblesse chrétienne, ed. fr. Felix Kuhn, Paris 1879;<br />

LYMAN Coleman, Ancient Christianity Exemplified, Phi<strong>la</strong>delphia 1875;<br />

Mac’CRIE, Histoire de <strong>la</strong> Réforme en Italie,<br />

MACCIOCCHI Maria Antonietta, Di là delle porte di bronzo, ed. Arnaldo Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1987;<br />

MAGISTER Sandro (1943- ) - vaticanista - La politica vaticana e l’Italia 1943-1978, Roma 1979;<br />

MAIMBOURG P. Louis, Histoire du schisme des Grecs, t. II, Paris 1678;<br />

MAÎTRE Joseph - abate - La prophétie des papes attribuée à s. Ma<strong>la</strong>chie, Paris Beaune 1901;<br />

1366<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

MALACHI Martin - gesuita - The Keys of This Blood, Simon and Schuster, New York 1990; ed. lingua spagno<strong>la</strong>, Las L<strong>la</strong>ves de Esta<br />

Sangre, Lasser Press, Mexicana, México, D.F. 1991;<br />

MALLON Alexis, Les Hébreux en Egypte, Rome 1821;<br />

MANHATTAN Avro, The Vatican and World Politics, New York<br />

MANNING Henry Edward - cardinale - The Dourfold Sovereignty of God, London 1871;<br />

- The emporal Power of the Vicar of Jesus Christ;<br />

MANTERO Pantero - cattol. - Il grande libro delle profezie, Udine 1994, p. 107.<br />

MARON G., Der romische Katholizismus,<br />

MARTIN Walter R., Eternity, ottobre 1936;<br />

MARTINI Carlo Masia S.I. - card. Mi<strong>la</strong>no - La Responsabilità dei Cristiani nell’Europa in costruzione, in La Civiltà Cattolica,<br />

quaderno 3375; vol. I, 1991;<br />

MATTHEWS K, Liberty, maggio-giugno 1963;<br />

MAURICE Antoine, Des lieux communs pour <strong>la</strong> p<strong>la</strong>nète, in Journal de Genève del 3/6/1980;<br />

MAURY Léon - protest. - Le Réveil Religieux à Genève et en France, Toulouse 1892;<br />

MAYER H.E., The Crusades, 2 a ed., Oxford University, Oxford 1988;<br />

Megenberg Konrad von, P<strong>la</strong>nctus Ecclesiae, verso il 1337, editata da Hermann von Grauert (1850-1924), in Histor. Jarhbuch, XXII,<br />

1901, pp. 631-685, e da J. Richard SCHOLZ, Unbekannte kirchenpolitische Streitschriften, vol. I, Roma 1911, pp. 79-94; II,<br />

1914; pp. 188-248;<br />

MEHL Roger (1912- ) - past.evang.alsaz. - Sì al<strong>la</strong> Chiesa di Roma?, in La Luce, 27 settembre 1968;<br />

MELET Albert (1864-1915) - storico fr. - Histoire de l’Antiquité, Paris 1926;<br />

MENENDEZ Y PELAYO, His. de los Heter. Esp., vol. V, 1947;<br />

MESLIN Michel, Le christianisme dans l’empire romain, Paris 1970;<br />

MEYNIER Enrico - evang. - Storia dei papi, Marchirolo 1968;<br />

MIEGGE Giovanni (1900-1961) - past.vald.del Piemonte - Protestantesimo e spiritualismo,<br />

- La Vergine Maria, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1982;<br />

MILLER William (1782-1849) - past.batt.amer. - Estratto da una lettera al dott. I. O. Orr di Toronto, del 3 dicembre 1844. L’originale<br />

si trova nel<strong>la</strong> raccolta di materiale avventista nel<strong>la</strong> Biblioteca dell’Università Aurora, nell’Illinois;<br />

MIRBT C. - ALAND K., Quellen zur Geschichtedes Papsttums und des römischen Katholizismus, Tubingen 1967;<br />

MISTRALI Franco, La Roma dei Papi o i Misteri del Vaticano, vol. IV, ed. Libreria Francesco Saverio, Mi<strong>la</strong>no 1862. Per il testo in<br />

<strong>la</strong>tino vedere Bul<strong>la</strong>ri Romani - continuatio - Summorum Pontificum Benedicti XIV, Clementis XIII, Clementis XIV, Pii VI, Pii<br />

VII, Leonis XII, Pii VIII, t. VII, Paris I, Pii VII, Prati in Tipogrphia Aldina, Pius VII Anno Primo;<br />

MITTERRAND Jacques, La politique extérieure du Vatican, Paris 1959;<br />

MOLTINI MASTAI FERRETTI Gabrile - docente diritto eccles.all’Univers.Catt.Mi<strong>la</strong>no, pronipote di Pio IX - in Panorama, 31<br />

gennaio 1978;<br />

MONASTIER Antoine - protest. - Histoire de l’Eglise Vaudoise, vol. II, Toulouse, Lausanne 1847;<br />

MONCEAUX Paul, Histoire littéraire de l’Afrique chrétienne depuis les origines jusqu’à l’invasion Arabe, t. I, Paris 1901; t. II, Paris<br />

1922;<br />

MONETA, Adversus Catharos et Valdenses, Roma 1743;<br />

MORSE Washington, The Former Day, in The Advent Review and Sabbath, 10 marzo 1903;<br />

MOSHEIM Johann Lorenz von, Histoire Ecclésiastique ancienne et moderne, vol. I, Yverdon 1776;<br />

MOURRET Ferdinand - cattol. - La Papauté, in Bibliothèque Catholique des Sciences Religeuses, Paris 1929;<br />

MUSSOLINI Benito (1883-1945) - uomo polit.ital. - Huss il veridico, ed. 1913; 2 a ed., 192..;<br />

MUZZARELLI, Histoire de l’Eglise, vol. V, ed. de Berault-Bercastel;<br />

NEANDER Johann August Wilhelm (1789-1850) - stor.evang.ted.di orig.ebraica - The History of the Christian Religion and the<br />

Church During the Three First Centuries, New York 1848 (1853);<br />

NEANDER S.A. Wilhelm, Histoire Générale de <strong>la</strong> Religion et de l’Eglise Chrétienne,<br />

NEANDER Wilhelm (1789-1850) - General History of the Christian Religion and Church, trad. da Joseph TOSSEY, vol. IV, 11 a ed.,<br />

New York 1871;<br />

NEUVECELLE Jean. Vedere LUCQUPIS Jean;<br />

NEV - notizie evangeliche, 9.4.1997, anno XVIII, n. 15, p. 2.<br />

Newsweek del 12 agosto 1991, p. 33.<br />

NOEL Gerard Thomas, A brief Enquiry into the Prospects of the Christian Church, London 1828;<br />

OMODEO Adolfo, Enciclopedia Italiama, vol. III, 1929, pp.472-475;<br />

ORMESSON W<strong>la</strong>dimir de - conte accad.franc.ambasc.presso S.Sede - Il Papato, ed. Paoline, Catania 1958;<br />

OTT Michael, Martin of Braga, in The Catholic Encyclopedia, vol. IX, p. 732; cit. A.F. Vaucher, idem, p. 25.<br />

Our Sunday Visitor, 18 aprile 1915; 31 luglio 1960;<br />

PACARE, La Théocratie, Paris 1957;<br />

PACHE René - evang.svizz. - Œcumenisme, Vennes-sur-Lausanne 1950,<br />

- Les tendances catholicisantes au sein du Protestantisme, edito de l’Union des Chrétiens Évangéliques Français, Lot-et-<br />

Garonne;<br />

PAGANIOL A., L’empereur Costantin, Paris 1931;<br />

PALANQUE Jean-Rémy, De Costantin à Charlemagne à travers le chaos barbare, Paris 1959;<br />

PALLAVICINI, Histoire du Concile de Trente, liv. XIV, ch. 9;<br />

PALMER R.R., vedere prefazione di LEFEBRE Georges;<br />

Paolo VI - MONTINI Giovanni Battista (1897-1978) - papa dal 1963 - Enciclica Pacem in terris, 11 aprile 1963;<br />

- Ecclesiam suam, 1964;<br />

- Populorum Progressio, 1967;<br />

PARIS Edmond - avvoc.franc. - Le Vatican contre l’Europe, Paris 1969;<br />

- Histoire decrète des Jésuites, ed. Fischbacher, Paris 1970;<br />

1367


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

PASTOR von CAMPERFELDEN Ludwig - PASTOR Luigi, (1854-1928) - Geschishte. der Paepste, vol. III, 3 a ed, 1899; trad,<br />

francese, Histoire des Papes, vol. V, Paris 1898; Storia dei Papi, vol. XVI, Roma 1934;<br />

PATTARO, Origini del problema ecumenico, in Humanitas, 11 dicembre 1964, Brescia;<br />

PERNOT Maurice, Le saint Siège, L’Eglise catholique et <strong>la</strong> politique mondiale, Paris 1924;<br />

PERRIN Jean Paul, Histoire des Vaudois, Genève 1619;<br />

PEZZANI, Codex Ecclesiae Romanae, 1893, canone 33.<br />

PFAFF William, Baltimora Sun, 20 giugno 1992;<br />

PICHOT André, L’évolution de <strong>la</strong> liberté religieuse aux Etats-Unis, in Conscience et Liberté, n. 9, 1975;<br />

PICOTTI G.B., col<strong>la</strong>boratore di FEDELE Pietro, VIOLANTE C.;<br />

PIRENNE Henri, Maometto e Carlomagno, ed. Laterza, Bari 1976;<br />

Pio IX - MASTAI FERRETTI Giovanni Maria (1792-1878) - papa dal 1864 - Sil<strong>la</strong>bus, 1864;<br />

POILLEVILLAIN DE CLEMANGES - rettore dell’Università di Parigi - De corr. Eccl. Statu, Paris 1671;<br />

POLITI Marco, La giustizia sociale secondo Woity<strong>la</strong>;<br />

PRESSANSÉ Edmond de, L’Eglise et <strong>la</strong> Révolution Française, ed. Fischbacher, Paris 1890;<br />

PRIDEAUX, Histoire des Juifs, t. II, cap. V;<br />

PUAUX F., Histoire de <strong>la</strong> Réformation Française, vol. I, Paris 1859; vol. IV, Paris 1860;<br />

QUINET Edgard, Œuvre complètes, t. III, Les Jésuites, Paris 1857;<br />

- Philosophie de l’Histoire;<br />

RAHNER Hugo, L’Eglise et l’Etat dans le christianisme primitif, Paris 1964;<br />

RAHNER Hugo (1900- ) - gesuita austr. - L’Église et l’État dans le Christianisme primitif, Paris 1964;<br />

Ramperto Scaknaburgense (X-XI sec.) - monaco - Concili impressi in Colonia, t. II, anno 1551, p. 814; cit. RAUSCHNING Herman -<br />

vecchio capo nazionalsocialista del Governo di Dantzig - Hitler m’a dit, Paris 1939;<br />

RAUCHER Jerome - protest.cappel<strong>la</strong>no di corte - One Hundred Select, Great, Shameless, Fat, Well-Swilled, Stinking, Papistical Lies,<br />

dopo il 1534, in risposta al<strong>la</strong> scritto dell’abate Bachmann;<br />

REBILLON A., col<strong>la</strong>boratore di SÈE H.<br />

Réfutation de l’écrit de Maistre Daniel Tilenus contre le discours de Mr. l’évesque d’Evreux touchant les Traditions apostoliques. Par<br />

dit sieur Evesque. - A Evreux, chez Antoine Lemarie, 1601, 282 pagine seguite dal Supplément, Discours recuilli par le<br />

Sieur de Beaulier des propos que Monsieur l’Evesque d’Evreux tint à Monsieur de Sancy sur l’autorité et nécessité des<br />

Traditions apostoliques;<br />

REID G. Edward - scritt.avvent. - Sunday’s Coming! - Eye-opening Evidence that These are the Very Last Days, Omega Produzione,<br />

Fulton 1996, p. 36.<br />

Re<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Commissione mista FCEI (Federazione Chiese Evangeliche Italiane) / UICCA (Unione Italiana del<strong>la</strong> Chiese Cristiane<br />

Avventiste del 7 o Giorno) in vista di una futura col<strong>la</strong>borazione, agosto 1994, dattiloscritto<br />

REY Jules, Saint Nico<strong>la</strong>s, Paris 1898;<br />

RICCA Paolo - teol.vald. - Sì o no all’ingresso del<strong>la</strong> Chiesa di Roma nel Consiglio ecumenico?, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1971;<br />

- L’identità protestante, ed. C<strong>la</strong>udiana Torino 1973;<br />

- vedere CORSANI;<br />

RICCIOTTI Giuseppe (1890-1964) - storico e teol. catt. - Storia d’Israele, vol. II, ed. SEI, Torino 1964;<br />

- Vita di Gesù, ed. Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1968;<br />

RICHTER Heinrich, Erk<strong>la</strong>rte Haus-Bibel, vol. V, Barmen 1839;<br />

RILEY SMITH J., The At<strong>la</strong>s of the Crusades, Facts on File, New York 1991;<br />

RIO Domenico del (1926- ) - ex francescanno giorn.vatic. - ACCATTOLI Luigi (1943- ) - giorn.vatican. - Woity<strong>la</strong>, il nuovo<br />

Mosè, ed. A. Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1988;<br />

ROHRBACHER René François (1789-1856) - sacerd.franc. - Histoire universelle de l’Église catholique, vol. III, Liége 1843;<br />

ROPS Daniel - accad.franc.catt. - Storia del<strong>la</strong> Chiesa del Cristo,<br />

- vol. I, La Chiesa degli Apostoli e dei martiri, Torino 1961;<br />

- vol. II, La Chiesa dal tempo dei Barbari, Torino 1962;<br />

- vol. V, 2, La Chiesa del<strong>la</strong> Rivoluzione, Torino 1966;<br />

Roquetail<strong>la</strong>de Jean de (XIV sec.) - in Prologo delle Visions, Paris, Biblioteca Nazionale, manoscritto <strong>la</strong>tino 3598, fol. 1;<br />

Vedere su questo autore BIGNAMI-ODIER Jeanne<br />

ROSA Peter de - prof.catt. - Cicars of Christ: The dark side of the Papacy, Crown Publishing, 1988; traduzione italiana<br />

Elena COLOMBETTA, Vicari di Cristo, Armenia, Mi<strong>la</strong>no 1989;<br />

ROSSETTI Gabriele Pasquale Giuseppe (1783-1854) - poeta ital. rifug. in Inghilterra -<br />

- La Divina Commedia di Dante Alighieri, t. II, Londra 1827;<br />

- Sullo spirito antipapale che produsse <strong>la</strong> Riforma, London 1832;<br />

ROSSI Gianfranco - past.avvent. - Le repos hébdomadaire dans les conventions internationales, in Conscience et Liberté, n. 1, 1971;<br />

ROUSSET Ernest, Un coup d’oeil sur <strong>la</strong> mentalité catholique en France, 1905;<br />

ROY F. Le, La personnalité juridique du Saint-Siège et de l'Eglise catholique en droit international, in L’Année canonique, II, 1953;<br />

RUDEL J. - SORLIN P., Le Monde contemporain, ed. Bardas, Paris 1968;<br />

SABA - CASTIGLIONI, Storia dei Papi, vol II, Torino 1966;<br />

Sacconi Rainero ( -1262) - domenic.ital. - Contra Valdenses, c. VI, in Bibl. Max. Vet. Patr., XXV, Paris 1677;<br />

SALVONI Fausto - teol.evang.ex sacerdote - Da Pietro al Papato, ed. Lanterna, Genova 1970;<br />

SARPI Fra’Paolo, Storia del Concilio Tridentino, t. IV, 1790;<br />

SARTORIO F. - scritt.avvent. - La montée de <strong>la</strong> Papauté, in Servir, IV, 1987, pp. 31-47;<br />

SAVONAROLA Giro<strong>la</strong>mo (1452-1498) - domen.ital., bruciato a Firenze - Compendium Reve<strong>la</strong>tionum, brani scelti tradotti da Herbert<br />

LUCAS, Sands and Company, London 1899;<br />

SCHAFF Philip (1819-1893) - teol.evang.americ.orig.svizz. - Histoire de l’Eglise chrétienne, vol. I, vol. II, New York 1870;<br />

SCHERER Edouard Henri Adolphe (1815-1889) - crit.franc. - Lettre à mon curé, 3 a ed., Paris, s.d.;<br />

SCHNUERER Gustav (1860-1941) - L’Eglise et <strong>la</strong> Civilisation au Moyen Âge, trad. Gaston CASTELLA, t. III, Paris 1938;<br />

SCHWARZENAU P., Exposé sur <strong>la</strong> communauté des adventistes du 7 o jour, in Servir, 1/1983, p. 67.<br />

1368<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

SCHWEITZER Louis - segretario del<strong>la</strong> FPF - in Christianisme du 20e siècle, sabato 8 dicembre 1990, pp. 6-8;<br />

SÈE H. - REBILLON A., Le XVI siècle, ed. Olio, Paris 1942;<br />

SEGUR, Mgr, Causerie sur le protestantisme d’aujourd’hui, 3° ed.;<br />

SERRES E., Déportés pour <strong>la</strong> foi, Laffite reprints, Marseille 1985;<br />

SILVER Abba HILLEL, A History of Messianie Specu<strong>la</strong>tion in Israel from the first through the seventeemth centuries, The MacMil<strong>la</strong>n<br />

Company, New York 1927;<br />

SISMONDI, prefazione, Histoire de <strong>la</strong> chute de l’empire romain;<br />

SNOW Samuel S., in Seventh-day Adventist Encyclopedia, 1976;<br />

STAHLER, L’Annuaire protestant del 1961, in Le Protestant de Genève, Paris Press, 12 dicembre 1959;<br />

STANLEY Artur Feurhyn, History of the Eastern Church, New York 1884;<br />

STEEN Menahem, A History of the Jewish People, ed. Haim Hillel Ben Sasson, London 1976;<br />

STEFANO Antonino de, vedere De STEFANO Antonino<br />

STIRNIMANN Heinrich - VISCHER Lukas, Dialogo Ufficiale Luterano - Cattolico Romano negli U.S.A. Ministero e Chiesa<br />

Universale, atteggiamento divergente di fronte al primato papale, 4 marzo 1974, ed. Paoline, Alba 1976;<br />

STRANSKY Th. F., CSP, Roman Catholic Membership in the World Council of Churches?, in The Ecumenical Review, luglio 1968;<br />

STROHL Henri, L’épanouissement de <strong>la</strong> pensée de Luther, Strasburg 1924;<br />

STROSSMAYER Joseph Georg - card. - Discorso al Concilio Vaticano I, in Seme del Regno, mensile del<strong>la</strong> Chiesa di Cristo, luglio<br />

1954;<br />

SUBILIA Vittorio - teologo vald. - La nuova cattolicità del cattolicesimo, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1967;<br />

- Tu sei Pietro, ed. C<strong>la</strong>udiana, Torino 1978,<br />

SYME E.D., Les Lois du Dimanche aux Etats-Unis, in Concience et Liberté, n. 9, 1975;<br />

TAMQUERAY Adolphe Alfred, Adventistes, in Dictionnaire de Théologie Catholique, t. I, Paris 1903;<br />

THOMSON R.W., The Papacy and the Civil Power, New York 1876;<br />

THURIAN Max, Le Dogme de l’Assumption, in Verbum Care, vol V, n° 17-20, p. 11;<br />

TOINET Marie France, La Cour suprème, les grands arrêts, Presses Universitaire de Nancy, 1989;<br />

VACANDARD - abate - L’Inquisition, Blond, Paris 1907;<br />

VALLS Joaquìn Navarro - portav.S.Sede - Wojty<strong>la</strong>, un grande comunicatore, in l’Unità, lunedì 23 dicembre 1996, p. 2;<br />

VIÉNOT John, Histoire de <strong>la</strong> Réforme Française des Origines l’Edit de Nantes, vol. I, Paris 1924;<br />

VILLARI Pasquale (1827-1917) – storico e polit.ital. - Le invasioni barbariche in Italia, Mi<strong>la</strong>no 1901 (1902), 4 a ed., Mi<strong>la</strong>no 1928;<br />

- Life and Times of Giro<strong>la</strong>mo Savonaro<strong>la</strong>, tradotto da Linda VILLARI, T. Fischer Unwin, London 1899;<br />

VINET Alexander, La liberté des cultes,<br />

VIOLA Sandro, La Repubblica, 10 novembre 1989;<br />

VISCHER Lukas, The World Council of Churches - Fellowship of all Churches, in The Ecumenical Review, luglio 1968;<br />

- col<strong>la</strong>boratore di STIRNIMANN Heinrich<br />

VULLIET Adam (1814-1892) - past.evang.svizz. - Histoire ancienne, 7 a ed., Lausanne 1863;<br />

- Histoire du Moyen Âge;<br />

WALTER Gerard, La Dictature des Anabaptistes à Munster, in La Nouvelle Revue Française, 1934;<br />

WCTU Monthly, Reading, settembre 1866 (?);<br />

WEIGALL Arthur Edward Pwarse Resme (1880-1934) - Survivances païennes dans le monde chrétien, trad. Ariane FLOURNOY,<br />

Paris 1934;<br />

WEITLAUFF M., Papsttum und moderne Welt, in Theologische Zeitschrft Univers (ThZ) 40, Bâle 1984;<br />

WELLHAUSEN Julius (1844-1918) - teol.lut.ted. - Prolegomena to the History of Israel, trad. John Suther<strong>la</strong>nd BLACK, Edinburg<br />

1885;<br />

WELLS David, Catholicism at the Crossroads, in Eternity, settembre 1987;<br />

WIL George, Newsweek, 5 ottobre 1979;<br />

WILLEY David, Il Politico di Dio - Giovanni Paolo II e <strong>la</strong> funzione del Vaticano sul<strong>la</strong> scena internazionale, ed. Longanesi, Mi<strong>la</strong>no<br />

1992;<br />

WIZNITZER Louis, Jean-Paul II a été reçu par le président Carter, in Journal de Genève dell’8/10/1979;<br />

WOLF, Lect. Memor., I, 1600;<br />

WOJTYLA Karol, Fecondo Responsabile, Mi<strong>la</strong>no 1978;<br />

WYLIE James-Aitken (1808-1890) - past.presb.scozz. - The Papacy, Its History - Dogmas, Genius. and Prospects, Edinburgh 1852;<br />

YVES de <strong>la</strong> Brière, L’Organisation internazionale du Monde, Spes, vol. I, Paris 1930;<br />

ZIZOLA Giancarlo (1936- ) - vaticanista - La restaurazione di papa Wojty<strong>la</strong>, ed. Laterza, Bari 1985;<br />

- Quanti nemici per un papa così, in Europeo, 25 maggio 1981;<br />

ZURCHER Jean, L’epoca delle missioni è davvero tramontata?, in Les Segni dei Tempi, marzo 1975;<br />

Opere di <strong>storia</strong> e di religione<br />

ALVANS F., Monoteismo, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. IV, Torino, col. 1304-1309;<br />

Anonimo, Il diluvio universale: una catastrofe cosmica? in PI KAPPA, 5/1981, pp. 10-15;<br />

BARA, Essai sur les rapports de l’Etat et des religions; cit. da E.W. Baumgartner, o.c., p. 110;<br />

BAUMER Franz, La Grande Madre, ECIG, Genova 1995;<br />

BELLAH Charles Greeley, The Hero of Babylon, Montain View 1940;<br />

BOTTERO J., La religion babylonienne, Paris 1852;<br />

BRUN Jean, Idéologie de <strong>la</strong> démythisation, in La Revue Reformée, n. 103, 1975/3, pp. 97,98;<br />

BRUNEL Henri, Avant le Christianisme, ou Histoire des doctrines religeuses ou philosophiques de l’Antiquité, Paris 1852;<br />

CAMPANELLA Giovanni Domenico (in religione Tommaso) (1568-1639) - domen.ital. - Discorsi ai principi d’Italia, ed., Torino<br />

1945; vol. II, Torino 1964;<br />

CAMPBELL Joseph, Mitologia Orientale, ed. Oscar Mondadori;<br />

1369


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

CHAIGNET Antoine-Edouard, De <strong>la</strong> Psychologie de P<strong>la</strong>ton, Paris 1862;<br />

COMONT Franz, The Oriantal Religion In Roman Paganism, New York 1956;<br />

CONTENAU George, La divination chez les Assyriens et les Babyloniens, Paris 1940; Presses Universitaires de France, Paris 1968;<br />

COURT Antoine de GEBELIN, Le monde primitif, vol. VIII, Paris 1781,<br />

CUMONT Franz, Les mystères de Mithra, 3 a ed., Bruxelles 1913;<br />

CURONI F., La fin du monde selon les mages occidentaux, in Revue de l’Histoire des Religions, t. 103, 1931,<br />

DHOME E., Les religions de Babylone et d’Assyrie, Mana, Paris 1949,<br />

DHOME P., Tablette rituelle néobabilonienne, in Revue d’Assyriologie, t. 8, 1911;<br />

DUCHESNE GUILLEMIN, La religion de l’Iran Ancien, Paris 1962;<br />

FESTUGIERE Y., La Révé<strong>la</strong>tion d’Hermès Tridmégiste, t. I, Paris 1950;<br />

FIORESE Vittorio, Le tracce di Dio, in Cristo <strong>la</strong> risposta, Benevento;<br />

GLASENAP Helmuth von, Le religioni non cristiane, Mi<strong>la</strong>no 1964;<br />

GOLLA Eduard, Sacrifici umani in Israele, in Enciclopedia del<strong>la</strong> Bibbia, vol. VI, Torino 1971<br />

GORGE M. et MORTIER R., Histoire générale des Religions, Paris 1948;<br />

HALVER R., Der Mythos im letzen Buch der Bibel, Hambourg 1964;<br />

HOOKE S.H., Babylonian and Assirian Religion, Londra 1953;<br />

INGGREN H., Religions of the Ancient Near East, Phi<strong>la</strong>delphia, Westminster 1973;<br />

JAMES Edwin Oliver, Gli eroi del mito, Il Saggiatore, Mi<strong>la</strong>no 1996;<br />

JASTROW Morris, Religion of Babylon and Assyria, ed. Athenium Press, Boston 1898,<br />

- The Civilization of Babylonia and Assyria, Bloom, New York 1915, 1971, capitolo 4;<br />

KEPEL Gilles, La Rivincita di Dio, ed. Rizzoli, Mi<strong>la</strong>no 1991;<br />

LANGDON Steven H., Semitic Mytology, Boston 1931;<br />

- The Scapegoat in Babylonian Religion, in The Expository Times, ottobre 1912, pp. 9-13;<br />

LEBRETON J., Les origines du dogme de <strong>la</strong> Trinité, 1919, p. 13.<br />

LEGGE James, The Notion of The Chinese Concerning God, Honk Hong, 1852;<br />

LENORMANT François (1857-1883) - stor.catt.franc. - Manuel d’Histoire Ancienne de l’Orient jusqu’au debut des guerres médiques,<br />

vol. III, Vl ed., Paris 1896;<br />

- Première civilisation, Paris 1874;<br />

LLOYD Gaston, No Stone on Another, ed. Leiden, J. Brill, 1970;<br />

McKELVEY R.J., The New Temple, Oxford University Press, 1969;<br />

MÉNANT Joachim, Zoroastre - Essai sur <strong>la</strong> philosophie religieuse de <strong>la</strong> Perse, Paris,<br />

MILLOUÉ Léon de, Précisation de l’Histoire des religiones, I parte: Religione de l’Inde, Paris 1890;<br />

MIRCEA Eliade, Trattato di <strong>storia</strong> delle religioni, Torino 1976;<br />

MOREAUX Théophile (1867-1954) - austr.catt.franc - La science mystérique des Pharaons, Paris 1925;<br />

OLDEMBERG Hermann, La Religione du Véda, Paris 1903;<br />

OPPENHEIM Leo, Le rêve, son interprétation dans le Proche-Orient ancien, Paris 1959;<br />

OROUGIER Louis, L’origine astronomique de <strong>la</strong> croyance pythagoricienne en l’immortalité céleste des âmes, Paris 1933;<br />

PIAT Clodius, P<strong>la</strong>ton - les Grands Philosophes, Paris 1906;<br />

P<strong>la</strong>tone, Convito, 293;<br />

RAUSCHNING Herman - vecchio capo nazionalsocialista del Governo di Dantzig - Hitler m’a dit, Paris 1939;<br />

RENEL Charles, Les Religions de <strong>la</strong> Gaule avant le Christianisme, Paris 1906;<br />

REVILLE Jean, La Religion à Rome sous les Sévères, Paris 1886;<br />

RIES Julien, Il rapporto Uomo-Dio nelle grandi religioni preistoriche, Mi<strong>la</strong>no 1983;<br />

ROGERS Robert William, A History of Ancien Persia, 1929;<br />

ROHDE Ervin, Psyché;<br />

SCHIMDT W., La Formation du Monoteisme, in Revue International d’Ethnologie et Linguistique, Fribourg 1926;<br />

VECCHI Luigi, Quanti anni ha DIO?, in Panorama, 14/4/80, pp. 145-146;<br />

VERNER Charles, La Philosophie grecque, Paris 1938;<br />

VIEL Jean, Les idées des Grecs sur <strong>la</strong> vie future, Toulouse 1897;<br />

VIREY Philippe, La religione de l’ancien Egypte, Paris 1910;<br />

ZIELINSKI Tadeusez, La Bubyle, Paris 1924;<br />

Opere di <strong>storia</strong><br />

ALBRIGHT W.F. - orientalista - From Stone Age to Christianity, Doubleday, 2 a ed., New York 1957;<br />

ARTOLA M., Textes fundamentales para <strong>la</strong> Hi<strong>storia</strong>, Sa<strong>la</strong>manca 1968;<br />

BACUEZ Louis Bacuez, Questions contemporaines, 3 a serie, 1894;<br />

BREHIER L. et BATIFFOL P., La survivance du culte impérial romain, Paris 1920, pp. 17,27,39.<br />

CARDINALE I, Le Saint-Siège et <strong>la</strong> diplomatie, Desclée, Paris-Rome 1962,<br />

CAVARÉ L., Le Droit international public positif, t. I, 3 a ed., Pédone, Paris 1973;<br />

COMBACAU J. Col<strong>la</strong>boratore di THIERRY H., S. SUR, ecc.;<br />

Constitution Fédérale Suisse, 12 settembre 1848;<br />

Costituzione del<strong>la</strong> Virginia del 1872, in Annuario dei Diritti dell’uomo, Nazioni Unite, New York 1947;<br />

DE NEO Giovanni - scritt.avvent. - Abbiamo sfiorato <strong>la</strong> fine, in Segni dei Tempi, n. 469, novembre-dicembre 1976;<br />

DEFRANSE Jean - LARAN Michel, Histoire, le monde de 1848 à 1914, Paris 1970;<br />

DUC Daniel-scritt.avvent. - Luci ed Ombre del nostro tempo, Firenze 1960;<br />

DURANT Will, Hi<strong>storia</strong> de <strong>la</strong> Civilisation, Simon e Schuster, Inc. New York;<br />

FINLAY George (1799-1875) - stor.scozz. - Grece under the Romans, Edibumburg 1844;<br />

FOERSTER Fr. Wilhelm, L’Europe et <strong>la</strong> Question allemande, trad. da Henri VLOCH - Paul ROQUES, Paris 1937;<br />

1370<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>


<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

GANSHOF F., Histoire des re<strong>la</strong>tions internationales, t. I, Paris; 3 a ed., 1964;<br />

Gazzetta Nazionale o Moniteor, 14 novembre 1793;<br />

GUERBER André, Himmler et ses crimes, Paris 1946;<br />

HASSARD Jean, Vu en Yougos<strong>la</strong>vie, Lausanne 1947;<br />

HODKIN Thomas (1831-1913) - stor.ingl. - Italy and her Invaders, Oxford 1885, 1889;<br />

JONQUIÈRE, Histoire de l’empire Ottoman, 2 a ed., Hachette<br />

JOUGUET Pierre Délix Amédée (1869-1949) - stor.franc. - L’impérialisme macédonien et l’hellénisation de l’Orient, Paris 1926;<br />

KELLER Werner (1909- ) - giornal.archeol. - La Bibbia aveva ragione, t. II, ed. Garzanti, Mi<strong>la</strong>no 1969; titolo originale Und die<br />

Bibel hat doch Recht, Econ-Ver<strong>la</strong>g GmbH, Düssendorf und Wien;<br />

KING Leonard William (1869-1919) - assiriol.ingl. - History of Babylon, London 1915;<br />

LABOULAYE E. prefazione a ASTIÉ Jean Frédéric (1822-1894) - teol.riform.franc. - Histoire des Etats Unis, cit. J. Vuilleumier,<br />

Apocalypse;<br />

LAURENT F., Histoire du droit des gens et des re<strong>la</strong>tions internationales, 3 tomi, 2 a ed., Bruxelles 1862;<br />

LE ROY F., La personnalité juridique du Saint-Siège et de l'Eglise catholique en droit international, in L’Année canonique, II, 1953;<br />

LECKY Wuilliam, History of the Rise and Influence of the Spirit of Rationalism in Europe, t. I, t. II;<br />

LEVEQUE Pierre, Le monde hellénistique, Paris 1969;<br />

LOPEZ R. F., Naissance de l’Europe, Paris 1962;<br />

MALET Albert (1864-1915) - stor.franc. - Histoire de l’Antiquité, Paris 1926;<br />

MARTZ Larry - CARROL Ginny, Ministry of Greed, Weindenfeld e Nicholson, New York 1988;<br />

MASPERO M., Histoire ancienne des peuple de l’Orient;<br />

MATTHEWS K, Liberty, maggio-giugno 1963;<br />

MELVILLE Herman, White Jacket, 1850;<br />

MENDE Tibor, Regards sur l’histoire de demain, p. 19: cit. da LANARES Pierre, Qui dominera le monde, Dammarie-les-Lys 1959;<br />

MICHELET Jean - protest. - prefazione in Histoire de <strong>la</strong> Révolution Française, t. I;<br />

MISTRORIGO Luigi, Il dado è tratto si fa l’Europa Unita, Mi<strong>la</strong>no 1978;<br />

NENNI Pietro, Six ans de guerre civile en Italie, Paris 1930;<br />

NIXON Richard in ABC, 20.3.1992, p. 52;<br />

OPPERT Jules (1825-1905) - assiriol.francorig-ted. - Expédition scientifique en Mésopotamie, vol. I, Paris 1859;<br />

OPPERT, Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, t. II, col. 1141;<br />

PICARD G. Charles, Auguste et Neron, le secret de l’Empire, Paris 1962;<br />

PIETRO del<strong>la</strong> Valle, Viaggi di Pietro del<strong>la</strong> Valle, Venezia 1667;<br />

PIRENNE Jacques, Les grands courants de l’histoire universelle, t. II, ed. Albin Michel, 1950;<br />

RENAN Ernest (1823-1892) - stor.franc. - Marc-Aurèle;<br />

REUTER, J. COMBACAU, Institutions et re<strong>la</strong>tions internationales, coll. Thémis, 3 a ed., PUF, Paris 1985;<br />

REVILLE Jean, La Religion à Rome sous les Sévères, Paris 1886;<br />

Revolution Almanac 1794, Works, vol. V, vol. VII;<br />

Roger di Hoveden, Chronica, redatta a partire dal 1192, trad. da RILEY, The Annals, t. II, ed. William Stubbs, London 1853; t. III,<br />

London 1870;<br />

ROGERS Robert William, A History of Ancient Persia, 1929;<br />

SABADIN Gavino, La <strong>storia</strong> come Passato presente e futuro, 1967;<br />

SAINT MARC, Progrès ou decline de l’homme?, ed. Stock, Paris 1978;<br />

SCHELLENBERG Walter, Le Chef du contre-spionnage nazi parle, Paris 1957;<br />

SOBOUL Albert, La Rivoluzione francese, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma 1991;<br />

SUR S., col<strong>la</strong>boratore di THIERRY H., COMBACAU J., ecc.<br />

THIERRY H. - J. COMBACAU - S. SUR - Ch. VALLÉE, Droit international public, Précis Domat, Monchrestien, Paris 1984,<br />

VALERY Paul, Regards sur le monde actuel, Stock, Paris 1931;<br />

VALLE Charles, vedere col<strong>la</strong>boratore di THIERRY Y.H., COMBACAU J., ecc.<br />

VUILLET A., Histoire Moderne, ed. rivista, Lausanne 1877;<br />

WINKLDER Paul, Allemagne secrète, Paris 1946;<br />

YOUNG Cuylrt, The Early History of the Mede end the Persians and the archaemenid Empire to the Death of Cambyse, Cambridges,<br />

Stampa dell’Università, 1988;<br />

YVES de <strong>la</strong> Brière, L’Organisation internazionale du Monde, vol. I, Spes, Paris 1930;<br />

ZAHN, Skizzen aus dem Leben der Alten Kirche, 3 ed.,;<br />

Opere varie<br />

BERDIAEFF N., Vie Art Cité, n. 3, 1948;<br />

BOUNOURE L., Recherche d’une doctrine de <strong>la</strong> vie, Paris 1964;<br />

BRIEM Olof Efraim (1890- ) - stor.sved. - Les sociétés secrètes des mystère, Paris 1941;<br />

CARLES Jules, Le Transformisme, Paris 1970;<br />

COSMO Umberto, Giornale Dantesco, VI, p. 110;<br />

FANTONI Vittorio - past.avvent. - Brevi note sul problema dell’evoluzione, Malcesine 1977;<br />

FLORI Jean - prof.<strong>storia</strong>,teol.avvent. - RASOLOFOMASOANDRO H. - prof.scienza,avvent. - Evolution ou creation?, Dammarie<br />

Les-Lys 1973;<br />

GUYENOT Emil, L’origine des espèces, PUF, Paris 1966;<br />

HANCOCK Graham (1950- ) - Impronte degli dèi, 11 a ed., Corbaccio, Mi<strong>la</strong>no 1997; 1 a ed., 1996; titolo originale, Fingerprints of<br />

the Gods, traduzione italiana di Eva CAMPMANN;<br />

HUGO Victor, La vision de Dante;<br />

LAWRENCE, The Principles of International Law, 1911;<br />

1371


FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

LEMOINE, Encyclopédie Française, 1938; cit. da CARLES Jules, Le Transformisme, Paris 1970, p. 86;<br />

MASSERON Alexandre, Pour Comprendre La Divine Commédie, Paris 1939; Inferno, Paris 1947;<br />

MORANTE Elsa, La <strong>storia</strong>, ed. Mondadori, Mi<strong>la</strong>no;<br />

OPPENHEIM, International Law, vol. I, 1920;<br />

Petrarca Francesco (1304-1374) - I1 Canzoniere, sonetti XCI, CVI, CVII; in Le Rime, Firenze 1896;<br />

PIAT Clodius, P<strong>la</strong>ton - les Grands Philosophes, Paris 1906;<br />

PILLET A., Note au Sire y, Recueil général des lois et arrêtés, 2, 1895;<br />

PINOTTI Roberto - MALANGA Corrado, I Fenomeni B.V.M., Oscar Mondadori, Mi<strong>la</strong>no 1990;<br />

RASOLOFOMASOANDRO H., col<strong>la</strong>boratore di FLORI Jean;<br />

ROSTAND Jean - biologo - L’homme, Paris 1952;<br />

RUSSEL Bertrand - filos. ingl. - Ritratti a memoria, ed. Longaresi, Mi<strong>la</strong>no;<br />

SERVIER Jean - etnologo franc. - L’uomo e l’invisibile, ed. Bor<strong>la</strong>, Torino 1967; Rusconi, Mi<strong>la</strong>no 1973;<br />

SISMONDI Giuseppe - FONDI Roberto, Dopo Darwin, critica all’evoluzionismo ed. Rusconi, Mi<strong>la</strong>no 1980;<br />

SOE N.H, Ethik, pp. 297,501; cit. da C. Brütsch, o.c., p. 240.<br />

TOURNIER Paul - medico psican.protes. - Medicina Individuale, 2 a ed., A.V.E. Roma;<br />

TRESMONTANT C<strong>la</strong>ude (1925- ) - domen.franc. - Metafisica del cristianesimo e <strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> filosofia cristiana;<br />

WAGNON H., Concordats et droit international, Ducolot, Gembloux 1935;<br />

WESTLAKE J., International Law, vol. I, 1904;<br />

WHEATON H., Elements of International Law, 5 a ed., 1916;<br />

ZUCCONI Vittorio, La Repubblica, 14/12/1989.<br />

Grammatiche e lessici<br />

BAUMGARTNER W., Hebräische und aramäische Lexikon zum Alten Testament, Leiden 1974;<br />

BLASS-DEBRUNNER, A Greek grammar of the New Testamentn;<br />

BOMAN T., Hebrew Thought Compared with Greek, 1960;<br />

BROCKELMANN C., Ebräische Syntax, Nekirchen 1956;<br />

CARROZZINI A., Grammatica del<strong>la</strong> lingua ebraica, 2 a ed, Torino 1953;<br />

CHIESA B., Corso ebraico biblico, Paideia, Brescia 1986;<br />

CORSANI Bruno - teol.valdese - Guida allo studio del greco del Nuovo testamento, SBB & F., Roma 1987, 1994;<br />

DAVIDSON B., The Analytical Hebrew and Chaldean Lexicon, London 1974;<br />

FOHRER G., Hebrew and Aramaic Dictionary of the Old Testament, Berlin - New York 1973;<br />

GESENIUS W., Hebrew and Chaldee Lexicon to the Old Testament, Grand Rapids, Michigan 1971;<br />

HARPER W.R., Elements of Hebrew by an Inductive Method, rev. da J.M.P. Smith, Chicago 1968;<br />

HELWING (HELWICH) Andrea (c.1572-1643) - insegn.<strong>la</strong>tino e greco c<strong>la</strong>ssico per trentanni - Etymological Greek Dictionary; e<br />

Greek Vowels and Synonymus (1602);<br />

HOLLADAY W.L., A Concise Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament, Grand Rapids, Michigan 1971;<br />

JOÜON P., Grammaire de l’Eébreu biblique, Rome 1923, 1947;<br />

KAUTZSCH E. - COWLEY A.E., Gesenius Hebrew Grammar, 2 a ed., Oxford 1970;<br />

KÖHLER L. - BAUMGARTNER W., Lexicon in Veteris Testament Libros, Leiden 1958;<br />

LAMBERT M., Traité de Grammaire Hébraique, Hildesheim 1972;<br />

MEYER R., Hebräische Grammatik, vol. 2, Berlin - New York 1966-1972;<br />

MOULTON - HOWARD, A Grammar of the New Testament Greek, II, 1929;<br />

MOULTON - MILLIGA, The Vocabu<strong>la</strong>ry of the Greek Testament, 1929;<br />

NAVEH J., The Development of the Aramaic Script, vol. 5, Jerusalemm 1970;<br />

ROSETHAL F., A grammar of Biblical Aramaic, Wiesbaden 1968;<br />

SANDER - TRENEL, Le Dictionnaire Hébreu-Français, Paris 1965;<br />

WILLIAMS R.J., Hebrew Syntax - An Outline, Toronto 1967.<br />

1372<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!