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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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cristianesimo, dal V secolo in poi; cristianizzandosi perdono i loro dèi nazionali,<br />

frequentando le stesse chiese, si confondono a poco a poco con <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

dell’impero...<br />

I Germani non erano spinti da nul<strong>la</strong> contro l’impero, né da motivi religiosi, né da<br />

odio di razza né tanto meno da considerazioni politiche. Anzi, invece di odiarlo, essi<br />

l’ammiravano e non volevano altro che stabilirvisi e usufruirne. I loro re aspiravano<br />

alle dignità romane. Non c’era nul<strong>la</strong> che somigliasse al contrasto che presentarono<br />

più tardi musulmani e cristiani...<br />

All’inizio del VI secolo non c’è più un pollice di terra in Occidente sotto l’autorità<br />

dell’imperatore. La catastrofe sembra enorme a prima vista, così enorme che si data<br />

dal<strong>la</strong> caduta di Romolo (Augustolo) una seconda èra del mondo. Tuttavia, a guardar<strong>la</strong><br />

da vicino, essa appare meno importante, perché l’imperatore non è annul<strong>la</strong>to di<br />

diritto; non ha ceduto nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sua sovranità. La vecchia funzione dei federati<br />

continua, e i nuovi sopravvenuti riconoscono essi stessi il suo primato... Teodorico<br />

governa in suo nome. Il re burgundo Sigismondo gli scrive nel 516-518: Vester<br />

quidem est populus meus. Clodoveo si gloria di ricevere il titolo di console.<br />

Nemmeno uno osa prendere il titolo di imperatore». 86<br />

Inoltre i barbari, come «nuovi venuti, erano in effetti un’infima minoranza». 87 Non<br />

esiste nessun documento che ci permetta di stabilire <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione sia dell’impero sia<br />

degli invasori. «Ogni precisione è impossibile; <strong>la</strong> so<strong>la</strong> cosa che appare evidente è che<br />

i Germani sparivano nel<strong>la</strong> massa». 88<br />

«Saremmo però senza dubbio al di sopra del<strong>la</strong> verità se, per le province occidentali<br />

al di fuori del limes, stimassimo il contributo germanico al 5 % del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. A<br />

dire il vero, una minoranza può trasformare un popolo quando vuole dominarlo<br />

effettivamente, quando ha disprezzo per esso, e lo considera materia da sfruttare;<br />

questo fu il caso dei Normanni in Inghilterra, dei musulmani in qualunque luogo apparvero,<br />

ed anche dei Romani nelle province conquistate. Ma i Germani non volevano<br />

né distruggere, né sfruttare l’impero. Invece di disprezzarlo, l’ammiravano. Non<br />

avevano niente da opporgli come forze morali 89 ... Avvenne così che gl’invasori<br />

trionfanti offrirono dappertutto ai provinciali una situazione giuridica uguale al<strong>la</strong> loro.<br />

In ogni campo essi avevano da apprendere qualcosa dall’impero: come avrebbero<br />

resistito al<strong>la</strong> sua influenza? E avessero almeno formato gruppi compatti! Ma, eccetto i<br />

Vandali, gli altri erano dispersi dall’ospitalità in mezzo ai Romani. La spartizione dei<br />

domìni li obbligò a piegarsi alle usanze dell’agricoltura romana». 90<br />

86 PIRENNE Henri, Maometto e Carlomagno, ed. Laterza, Bari 1976, pp. 8,6,7,18.<br />

87<br />

Idem, p. 21.<br />

88<br />

Idem.<br />

89<br />

«È un luogo comune e nello stesso tempo un tema romantico e un dogma presso certe scuole germaniche. E si ha<br />

buon gioco nel citare Salviano e il suo parallelo fra <strong>la</strong> decadenza morale dei Romani e le virtù dei barbari: queste virtù<br />

non hanno resistito allo stanziamento dei Germani in mezzo a popo<strong>la</strong>zioni romanizzate. Mundus senescit, si legge, al<br />

principio del VII secolo, nel<strong>la</strong> cronaca dello pseudo Fredegario, e basta scorrere Gregorio di Tours per trovarvi ad<br />

ogni passo le tracce del<strong>la</strong> più grosso<strong>la</strong>na decadenza morale: ubriachezza, stravizi, cupidigia, adulteri, omicidii,<br />

crudeltà abominevoli, e una perfidia, che regna dall’alto in basso dell’ordine sociale. La corte dei re germanici attesta<br />

tanti delitti quanto quel<strong>la</strong> di Ravenna» Idem, p. 27.<br />

90<br />

Idem, pp. 22,23. I matrimoni misti fino al VI secolo vengono proibiti, «ma questo ostacolo giuridico non era un o-

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