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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 2<br />

di autori che credevano nell’autenticità e nell’unità del libro di Daniele. Anche nel nostro<br />

secolo studiosi come MOELLER (1934), HARTENSTEIN (1936), LINDER (1939), PACHE (1948),<br />

YONG (1949) e WALVOORD (1975) hanno fatto sentire le proprie argomentazioni ponendo <strong>la</strong><br />

composizione del libro di Daniele nel VI secolo a.C. e presentando le sue profezie come<br />

autentiche. Si è però obbligati a riconoscere «che oggi il metodo critico si è <strong>la</strong>rgamente<br />

imposto» (KESSLER W., Die Botschaft des A. T, Stuttgart 1973, XXII, p. 12), perché è più facile<br />

ripetere un pensiero al<strong>la</strong> moda che verificarlo e uscire dal coro.<br />

Tranne alcuni autori, gli studiosi liberali non hanno però dato una valida argomentazione<br />

alle loro conclusioni. Esse sono presentate come stabilite e come un dato di fatto<br />

universalmente riconosciuto. Le critiche sono generalmente accettate perché passivamente<br />

vengono riportate, da un autore all’altro, senza che siano esaminate e valutate. A ciò si deve<br />

aggiungere che al<strong>la</strong> fine del XX secolo fa autorità l’affermazione di credere pur prendendo<br />

distanza dal testo biblico e avendo un atteggiamento critico nei suoi confronti. I liberali<br />

considerano sofismi, argomentazioni dubbie, quanto viene presentato a sostegno del<strong>la</strong><br />

veridicità di Daniele. E così i nuovi teologi, come gli evoluzionisti, sostengono «l’opinione<br />

(ormai) comune» senza giustificar<strong>la</strong>, non perché sia sostenibile, ma semplicemente perché è<br />

secondo <strong>la</strong> mentalità, <strong>la</strong> moda, i luoghi comuni del nostro tempo, anche se privi di serie<br />

argomentazioni scientifiche.<br />

Nel libro di Daniele non c’è nessun segno di finzione. L’autore nei brani profetici<br />

ripropone il suo nome “Daniele” quale profeta, per testimoniare personalmente <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione<br />

ricevuta, come del resto hanno fatto indistintamente tutti i profeti che l’hanno preceduto e<br />

seguito.<br />

Al<strong>la</strong> fine del secolo scorso RUPPRECHT scriveva: «La critica moderna del libro di Daniele è,<br />

nel suo spirito stesso, anticristiana... Essa è una dei più grandi errori del tempo del<strong>la</strong> fine»<br />

(Pseudodaniel und Pseudojesaja; cit. J. Heinz, o.c., p. 12).<br />

Già Gero<strong>la</strong>mo diceva: «Cuius impugnatio testimonium est veritatis» - il combattimento<br />

contro il profeta Daniele è una testimonianza del<strong>la</strong> sua autenticità! - (Opera omnia, vol. IV,<br />

Cologne 1616, p. 495).<br />

La tradizione giudaica dal IV secolo a.C. ininterrottamente attesta che il capo<strong>la</strong>voro di<br />

questo libro ha avuto come autore lo stesso Daniele.<br />

Il Canone ebraico è stato fissato al tempo di Esdra e Nehemia, di cui Esdra è il grande<br />

artefice. GEISLER Norman L. e KIL William E., (lntroduction to the Bible, Chicago 1968, p. 61)<br />

sostengono che il canone ebraico sia stato completato verso il 400 a.C. Il canone pone questo<br />

scritto non tra i profeti perché, come spiega il Talmud, l’opera di Daniele non è stata simile a<br />

quel<strong>la</strong> di Isaia, Geremia o Ezechiele ed altri che hanno annunciato <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> al popolo.<br />

Siccome Daniele è stato prima di tutto un uomo di stato ispirato, come Davide e Salomone, e<br />

non avendo vissuto quindi come un profeta, ma come un principe, così diceva il grande<br />

rabbino Maimonide, il suo scritto, al tempo in cui si stabilisce il canone, è stato posto tra gli<br />

Scritti, cioè tra gli “Agiografi”, tra Esdra e Nehemia.<br />

Scrive J. Doukhan, dottore in lettere ebraiche all’Università di Strasburgo: «Notiamo<br />

prima di tutto che <strong>la</strong> terza parte (Ketubim) contiene pure dei testi antichi (Giobbe, alcuni Salmi<br />

di Davide, Ruth, ecc.). L’inserimento negli Scritti non è dunque <strong>la</strong> prova di una data tardiva di<br />

composizione. Infatti se il libro di Daniele è stato messo dove si trova nel canone ebraico, non<br />

è a causa del<strong>la</strong> composizione tardiva, ma piuttosto delle affinità teologiche e letterali con i<br />

libri di questa terza parte. Così, il libro di Daniele viene dopo l’Ecclesiaste e Ester con Esdra,<br />

Nehemia, I e 2 Cronache. Come il libro di Esdra, il libro di Daniele comprende una sezione<br />

974<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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