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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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filosofi, dall’unico Dio che non è né motore immobile, né potenza impassibile, ma padre sofferente e implicato nel<strong>la</strong><br />

tragedia umana. Le divinità mitologiche sono egocentriche ed egoiste; gli uomini sono servi, al limite gocce <strong>la</strong> cui<br />

massima aspirazione è quel<strong>la</strong> di annul<strong>la</strong>rsi nel<strong>la</strong> divinità. I profeti invece dimostrano che l’uomo è “l’eterna premura di<br />

Dio”, non solo “<strong>la</strong> sua immagine”.<br />

Gli studiosi delle religioni comparate, spesso, sul<strong>la</strong> base di superficiali analogie, hanno collocato il profetismo<br />

biblico tra i generali fenomeni di comunicazione con <strong>la</strong> divinità che nul<strong>la</strong> ha in comune con esso».<br />

È Dio che chiama l’uomo ad essere un suo profeta. «Nessuno profeta ha voluto, ha cercato e neppure ha accettato<br />

con entusiasmo il dono profetico. Mosè non ha nessuna voglia di <strong>la</strong>sciare le sue pecore... Geremia si <strong>la</strong>menta con il<br />

Signore di aver scelto (lui) un fanciullo (Geremia 1:6)», e dice che Dio lo ha sedotto ed egli si è <strong>la</strong>sciato sedurre...;<br />

«Giona fugge lontano... L’esercizio profetico non presuppone né l’esercizio né il graduale sviluppo di un talento»;<br />

esso dipende esclusivamente da un atto di scelta di Dio. «Per i profeti, il cielo, le stelle e il creato non hanno messaggi<br />

per <strong>la</strong> vita e per <strong>la</strong> <strong>storia</strong>, e le saggezze che ve ne scorgono sono false: “Non imitate <strong>la</strong> condotta delle genti, non<br />

abbiate paura dei segni del cielo, anche se le genti hanno paura di essi, poiché le consuetudini dei popoli sono false”<br />

Geremia 10:2. Le rive<strong>la</strong>zioni non provengono dai talenti naturali e partico<strong>la</strong>ri del profeta... è Dio che prende<br />

l’iniziativa di rive<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> sua libertà». Non si <strong>diventa</strong> profeti a seguito di un corso di formazione, non è il risultato di<br />

uno studio fatto con efficacia. «Il profeta biblico non apporta ai suoi contemporanei mai nul<strong>la</strong> di totalmente nuovo ma<br />

solo ricordo e sviluppo di quanto Iddio aveva nel suo amore già precedentemente dato. I messaggi dei profeti mai<br />

provengono dal basso ma dall’alto; a differenza del “profetismo” universale, l’oggetto del messaggio e il suo<br />

beneficiario è sempre e soltanto l’uomo, ... mai messaggio è a beneficio di Dio o costituisce un metodo per addolcire,<br />

p<strong>la</strong>care il capriccio o l’imprevedibilità di Dio, ogni messaggio esprime <strong>la</strong> sollecitudine di Dio per l’uomo... I maghi,<br />

gli indovini, gli sciamani..., in genere traggono vantaggi dal<strong>la</strong> loro vocazione; forniscono delle prestazioni; <strong>la</strong> loro vita<br />

non si identifica necessariamente con le loro “profezie”. Il profeta biblico vive nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> e per <strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>. L’identificazione è totale; totale è l’accettazione dell’etica divina ma soprattutto del suo amore che sfocia nel<br />

sacrificio dell’esistenza; Mosè, Geremia, Osea, Ezechiele... vivono nel<strong>la</strong> loro carne le sofferenze dovute al peccato del<br />

loro popolo come gli altri, ma in più sono <strong>la</strong>cerati dal<strong>la</strong> visione del<strong>la</strong> salvezza a portata di mano, rifiutata e schernita.<br />

... Il profeta di fronte ai problemi non ha pozioni da offrire, tecniche con le quali volgere a proprio vantaggio le forze<br />

del<strong>la</strong> natura o <strong>la</strong> divinità… Egli non par<strong>la</strong> a Dio perché il popolo lo ha chiamato ma al popolo perché Dio lo ha<br />

chiamato... I miracoli sono compiuti dai profeti, ma sono solo dei segni non <strong>la</strong> soluzione dei problemi che invece è<br />

sempre affidata al rinnovamento del cuore (Ezechiele 36:26-28). “I profeti non avevano né teorie né idee su Dio. Ciò<br />

che avevano era una comprensione. La loro comprensione di Dio non era il risultato di uno studio teorico, di un andare<br />

a tentoni tra le alternative sull’esistenza e gli attributi di Dio. Per i profeti, Dio era reale in maniera travolgente e <strong>la</strong> sua<br />

presenza era schiacciante... Vissero come testimoni colpiti dalle parole di Dio, più che come investigatori impegnati ad<br />

accertare <strong>la</strong> natura di Dio; i loro discorsi costituivano una liberazione da un peso più che barlumi percepiti nelle<br />

nebbie dell’incertezza. Per i profeti gli attributi di Dio erano impulsi, sfide, comandamenti, piuttosto che nozioni fuori<br />

dal tempo, staccate dal suo essere. Essi sve<strong>la</strong>vano atteggiamenti di Dio più che idee su Dio. Per i profeti <strong>la</strong> conoscenza<br />

di Dio era comunione con lui, raggiunta non mediante sillogismi, analisi, intuizioni, ma col vivere assieme...”<br />

Heschel» RIZZO Ro<strong>la</strong>ndo, Il veicolo del<strong>la</strong> speranza, in AA.VV., Siamo pieni di Speranza, ed. AdV, Falciani 1992, pp.<br />

31-38. Tutto ciò ci permette di capire perché quando Nebucadnetsar, secondo <strong>la</strong> logica del tempo, chiede a Daniele:<br />

«Sei tu capace di farmi conoscere il sogno?», cioè hai imparato, hai studiano, sei stato formato a conoscere,<br />

interpretare i misteri del<strong>la</strong> divinazione? Il profeta risponde: «Il segreto (cioè il sogno), né magi, né incantatori, né<br />

astrologi possono sve<strong>la</strong>rlo... Dio che rive<strong>la</strong> i segreti lo ha fatto conoscere» Daniele 2:26-28.<br />

11 Nel momento in cui Nebucadnetsar strappa lo scettro dalle mani dell’ultimo re di Giuda, questo scettro che<br />

dimorerà in potere dei pagani fino al<strong>la</strong> parusia (Ezechiele 21:32), Dio gli accorda un sogno profetico. Un concorso<br />

provvidenziale di circostanze mette in presenza i saggi di Babilonia (divinatori, incantatori, maghi, astrologhi, vedere<br />

Daniele 2:2), da una parte, e i rappresentanti del profetismo israelitico, Daniele, dall’altra. L’astrologia aveva preso un<br />

immenso sviluppo in Caldea, tanto che Caldeo era <strong>diventa</strong>to sinonimo di astrologo. L’arte degli oroscopi era stata<br />

costituita a sistema, riportata a delle regole d’interpretazione che erano credute scientifiche. «La tendenza<br />

eminentemente specu<strong>la</strong>tiva di questo popolo si era appropriata di questa superstizione popo<strong>la</strong>re e puerile, per riunir<strong>la</strong><br />

a un’alta dottrina filosofica sulle leggi eterne del mondo e <strong>la</strong> intima solidarietà di tutti i fenomeni naturali da una parte,<br />

dell’uomo e del<strong>la</strong> natura dall’altra» LENORMANT François, La divination et <strong>la</strong> science des présages chez les Chaldéens,<br />

p. 114. Vedere CONTENAU George, La divination chez les Assyriens et les Babyloniens, Paris 1940.<br />

Se c’è una curiosità malsana, colpevole, c’è anche un legittimo desiderio di sapere (Deuteronomio 29:29). La<br />

stessa Paro<strong>la</strong> ispirata, che mette in guardia contro il pericolo dell’astrologia, ci invita a non disprezzare <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> (1<br />

Tessalonicesi 5:20). La penna dell’apostolo Pietro (2 Pietro 1:19) ci raccomanda <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> certa del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>, questa<br />

<strong>la</strong>mpada bril<strong>la</strong>nte in mezzo all’oscurità, in attesa che si alzi <strong>la</strong> stel<strong>la</strong> del mattino.<br />

In Israele, popolo privilegiato, il profetismo, questo fenomeno unico nel suo genere, aveva preso una dimensione<br />

straordinaria, Isaia (41:21-29) aveva <strong>la</strong>nciato una sfida ai falsi dèi, incapaci di produrre una predizione qualunque da<br />

essere messa accanto alle predizioni dei testi sacri d’Israele. Con Daniele appare <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> apocalittica, <strong>la</strong> forma più<br />

completa del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica. Essa giunge al massimo dell’altezza, nel momento psicologico in cui <strong>la</strong> sua necessità

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