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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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La conca di rame<br />

«L’Eterno parlò ancora a Mosè dicendo: “Farai pure una conca di rame con <strong>la</strong> sua<br />

base di rame, per le abluzioni, <strong>la</strong> porrai fra <strong>la</strong> tenda di convegno e l’altare, e ci<br />

metterai dell’acqua”». 71<br />

Di questa conca non vengono indicate le dimensioni, essa è il simbolo del<strong>la</strong> grazia<br />

purificatrice di Dio, serviva per le abluzioni dei sacerdoti e per <strong>la</strong>vare alcune parti<br />

delle vittime offerte 72 e probabilmente anche l’altare stesso. Per <strong>la</strong> costruzione di<br />

questa conca si usarono gli specchi artisticamente costruiti che le donne ebree 73<br />

portarono dall’Egitto. Le donne d’Israele, offrendo questi loro specchi di metallo,<br />

espressero forse anche <strong>la</strong> loro volontà di abbandonare <strong>la</strong> vanità del trucco egiziano, di<br />

non più apparire diversamente da ciò che erano in realtà, di rinunciare alle attrattive<br />

del mondo e al<strong>la</strong> sua ricerca di esteriorità, aspirando ad una bellezza originaria e<br />

superiore. «Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei<br />

capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossare vesti sontuose, ma<br />

l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno<br />

e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo». 74<br />

Le donne, offrendo questi specchi, avevano dato qualcosa che per loro era di<br />

valore e senz’altro avevano caro. La conca di rame seguiva l’altare dell’olocausto<br />

dove ci si era consacrati per purificarsi. In questa conca di rame i sacerdoti si<br />

rispecchiavano e si purificavano <strong>la</strong>vandosi con l’acqua in essa contenuta affinché non<br />

morissero nel comparire davanti all’Eterno, a causa delle mani e dei piedi sporchi.<br />

Isaia ripeterà questo ordine quando dirà: «Purificatevi, voi che portate i vasi<br />

dell’Eterno». 75<br />

Nel cortile si compie ciò che Giovanni scriveva nel<strong>la</strong> sua prima lettera: «Se<br />

confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterceli e da purificarci da<br />

ogni iniquità»; e l’apostolo Paolo scriveva agli efesini: «Cristo ha amato <strong>la</strong> sua Chiesa<br />

e ha dato se stesso per lei, al fine di santificar<strong>la</strong>, dopo aver<strong>la</strong> purificata col <strong>la</strong>vacro<br />

dell’acqua mediante <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>». 76<br />

Questi specchi dovevano ricordare all’israelita <strong>la</strong> necessità di un continuo<br />

confronto con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio <strong>la</strong> quale rive<strong>la</strong>va non so<strong>la</strong>mente l’impurità, ma anche<br />

l’ideale di Dio, una vita santa ed irreprensibile, creando il desiderio di una<br />

purificazione tale che permetteva al credente di entrare in re<strong>la</strong>zione con il Dio tre<br />

volte santo. Questo specchio: <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio, doveva venire nel mondo, farsi carne,<br />

71<br />

Esodo 30:18.<br />

72<br />

Esodo 30:19-21; Levitico 1:9-13.<br />

73<br />

Esodo 38:8.<br />

74<br />

1 Pietro 3:3,4; vedere 1 Timoteo 2:9. In Israele le riforme morali del popolo venivano manifestate anche con<br />

l’abbandono degli ornamenti.<br />

75<br />

Isaia 52:11; Esodo 30:21.<br />

76 1 Giovanni 1:9; Efesi 5:25,26.

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