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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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Il corno stesso «sarà infranto senza opera di mano» cioè al ritorno di Cristo Gesù,<br />

simboleggiato dal<strong>la</strong> pietra «che senza opera di mano» 37 frantumerà <strong>la</strong> dominazione<br />

degli uomini su questa terra per stabilirvi il proprio regno.<br />

Questo corno sussisterà fino al tempo del<strong>la</strong> fine e «il Signore Gesù stesso lo<br />

distruggerà col soffio del<strong>la</strong> sua bocca, e lo annienterà con l’apparizione del<strong>la</strong> sua<br />

venuta». 38<br />

La simbologia del linguaggio non permette una spiegazione in favore di Antioco.<br />

Il celebre Isacco Newton, nel 1700, faceva notare: «Non è molto giudizioso che<br />

alcuni abbiano preso questo ultimo corno per Antioco Epifane. Il corno d’una bestia<br />

non è mai preso per un semplice individuo; esso significa sempre un nuovo regno». 39<br />

Le due corna del montone raffigurano i Medi e i Persiani. «Il primo corno cospicuo<br />

(del capro peloso) era il regno di Alessandro Magno e del<strong>la</strong> sua famiglia». 40 «Il primo<br />

grande corno non indica Alessandro stesso, ma piuttosto il regno di Alessandro, per<br />

tutto il tempo che fu rappresentato da lui, da suo fratello, e dai due suoi figli», 41 e le<br />

quattro corna che sorgono al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sua dinastia, i quattro regni dei diadochi che<br />

espressione viene però tradotta con significati diversi: «nei giorni a venire», «in futuro», «nei giorni che verranno»,<br />

«nell’ultimo giorno» Genesi 49:1; Numeri 24:14; Deuteronomio 4:30; 31:29; Isaia 2:2; Osea 3:5; Michea 4:1;<br />

Geremia 23:20; 30:24; 48:47; 49:39; Ezechiele 38:16; Daniele 2:28; 10:14. La paro<strong>la</strong> ebraica ‘achar significa<br />

“dopo”, “poi” e non “ultimo” o “fine” <strong>la</strong> cui espressione ebraica è qets (Amos 8:2; Ezechiele 7:2; Daniele 8:19;<br />

11:27). Questa indica il futuro e anche l’immediato futuro (Genesi 49:1; Numeri 24:14; 2 Samuele 8:2) o il tempo<br />

dell’esilio in Assiria e Babilonia (Deuteronomio 4:30; 31:29; Geremia 23:20; 30:24), l’epoca messianica e/o il tempo<br />

futuro (Isaia 2:2; Michea 4:1; Osea 3:5; Ezechiele 38:16; Daniele 2:28; 10:14). Il contesto è ciò che ci permette di<br />

capire a cosa si riferisca l’espressione. Anche in Daniele questa espressione non indica specificatamente il tempo<br />

dell’era cristiana (Daniele 2:28,44,45; 10:14), ma indica semplicemente il tempo futuro. Nel Nuovo Testamento<br />

l’espressione ha un tipico carattere cristologico ed è messa in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> prima venuta di Gesù e <strong>la</strong> sua missione<br />

(Atti 2:17: Ebrei 1,2; Giacomo 5:3; 2 Pietro 3:3) e con <strong>la</strong> crescente difficoltà che incontrerà <strong>la</strong> Chiesa fino al<strong>la</strong><br />

seconda venuta di Gesù (2 Timoteo 3:1; 1 Timoteo 4:1). L’èra del vecchio patto giunge al<strong>la</strong> fine con <strong>la</strong> croce del<br />

Cristo che è il «compimento» sunte<strong>la</strong>ia delle età (Ebrei 9:26). La Chiesa comincia a esistere «al<strong>la</strong> fine (ta tale) dei<br />

tempi» 1 Corinzi 10:11. Per il Nuovo Testamento «l’ultimo giorno» è iniziato con l’incarnazione del Figlio di Dio,<br />

quando si è compiuta «<strong>la</strong> pienezza dei tempi - to pleroma tou chronou» Ga<strong>la</strong>ti 4:4. La frase «all’ultimo giorno» si<br />

riferisce agli eventi finali (Giovanni 6:39,40,44,54; 11:24) e al giudizio finale degli increduli (Giovanni 12:48; vedere<br />

1 Pietro 1:5). Con l’espressione «ultima ora» eschate hora (1 Giovanni 2:18), che si trova unicamente sotto <strong>la</strong> penna<br />

di Giovanni, l’apostolo par<strong>la</strong> di una eresia che vive <strong>la</strong> Chiesa del suo tempo, 90-100 d.C., e pone i credenti dell’Asia<br />

Minore nell’“ora” escatologica del<strong>la</strong> decisione finale.<br />

Per Daniele «il tempo del<strong>la</strong> fine» indica un periodo di tempo determinato, stabilito da Dio e costituisce <strong>la</strong> fase<br />

finale dell’èra cristiana, dopo i periodi profetici indicati nei suoi scritti e mai il tempo del<strong>la</strong> prima venuta di Cristo.<br />

Questa espressione può essere messa in re<strong>la</strong>zione con quel<strong>la</strong> dell’«ultimo giorno» per quanto riguarda le fasi finali<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>.<br />

Con un solenne giuramento, che è un chiaro riferimento a Daniele 12:7, in Apocalisse 10:6 si dichiara che «non<br />

c’è più tempo - chronos» cioè non si è giunti al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, ma al<strong>la</strong> fine dei periodi profetici indicati da<br />

Daniele. L’angelo che appare a Giovanni nello splendore del celeste Messia ha in mano un piccolo libro (Apocalisse<br />

10:2), quello di Daniele, che è stato sigil<strong>la</strong>to e di cui, nel<strong>la</strong> metà del XIX secolo, quando si realizza questa visione<br />

apocalittica, si avrà una piena comprensione. Nel tempo profetico del<strong>la</strong> fine questa <strong>profezia</strong> di Daniele viene<br />

annunciata a «molti popoli, nazioni, lingue e re» Apocalisse 10:11; vedere 14:6-12, <strong>la</strong> conoscenza di ciò che era stato<br />

sigil<strong>la</strong>to. Questo movimento mondiale realizza <strong>la</strong> figura di Elia (Ma<strong>la</strong>chia 4:5). (Vedere il nostro Capitolo XIV).<br />

Vedere LaRONDELLE Hans K, The Time of End and the Last Day, in Journal of the Adventist Theological Society, vol.<br />

II, n. 2, 1991, pp. 28-34.<br />

37 Daniele 2:34,45.<br />

38 2 Tessalonicesi 2:8.<br />

39 NEWTON Isacco, Observation upon the Prophecies of Daniel, London 1831, p. 137.<br />

40 NEWTON Thomas, Dissertation on the Prophecies which have remarkably been fulfilled and at this time are<br />

fulfilling in the world, t. II, 7 a ed., London 1896, p. 49.<br />

41 Idem, t. II, ed., 1758, pp. 32,33; cit. A.F. Vaucher, o.c., p. 16.

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