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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

missione, sul<strong>la</strong> disciplina e sul<strong>la</strong> vita cristiana. Spetta al successore di Pietro ricordare le<br />

esigenze del bene comune del<strong>la</strong> Chiesa, se qualcuno fosse tentato di dimenticarlo in funzione<br />

dei propri interessi. Egli ha il dovere di avvertire, mettere in guardia, dichiarare a volte<br />

inconciliabile con l’unità di fede questa o quel<strong>la</strong> opinione che si diffonde. <strong>Quando</strong> le<br />

circostanze lo esigono, egli par<strong>la</strong> a nome di tutti i pastori in comunione con lui. Egli può anche<br />

- in condizioni ben precise, chiarite dal Concilio Vaticano I - dichiarare ex cathedra che una<br />

dottrina appartiene al deposito del<strong>la</strong> fede. Testimoniando così del<strong>la</strong> verità, egli serve l’unità»<br />

(94). «La Chiesa cattolica, sia nel<strong>la</strong> sua praxis sia nei testi ufficiali, sostiene che <strong>la</strong> comunione<br />

delle Chiese partico<strong>la</strong>ri con <strong>la</strong> Chiesa di Roma, e dei loro vescovi con il vescovo di Roma, è<br />

un requisito essenziale - nel disegno di Dio - del<strong>la</strong> comunione piena e visibile» ( n. 97).<br />

Il papato verso i non credenti<br />

Contrariamente a ciò che alcuni potrebbero pensare, il Vaticano non restringe <strong>la</strong> sua<br />

politica di apertura ai soli credenti: lo sviluppo di contatti tra Roma e il mondo socialista ne è<br />

un segno. Il riavvicinamento si è operato a due livelli. Da una parte, a livello “ideologico”<br />

mediante <strong>la</strong> creazione di un organismo incaricato di promuovere il dialogo con i non cristiani:<br />

Il Segretariato per i Non Credenti”. Dall’altra parte, a livello politico mediante il moltiplicarsi<br />

dei contatti ufficiosi ed ufficiali con gli Stati socialisti.<br />

Se le re<strong>la</strong>zioni, segnate da polemiche acerbe, erano partico<strong>la</strong>rmente tese tra Roma e i<br />

comunisti all’epoca di Pio XII, che provvedeva a scomunicarli, <strong>la</strong> morte dello stesso ha<br />

segnato l’inizio di un “disgelo” delle re<strong>la</strong>zioni tra Roma e il Mondo socialista. Al “bonario”<br />

Roncalli, Giovanni XXIII (1958-1963), dopo 44 anni dal<strong>la</strong> Rivoluzione d’Ottobre, il 25<br />

novembre 1961, in occasione del suo ottantesimo compleanno, Nikita Krusciov inviava un<br />

messaggio di «congratu<strong>la</strong>zioni e sinceri auguri di buona salute e di successo nel<strong>la</strong> sua nobile<br />

aspirazione di contribuire al rafforzamento del<strong>la</strong> pace sul<strong>la</strong> terra»; egli accolse degli emissari<br />

dei paesi dell’Est, ricevendo, da notare, primo segno di un contatto con il Cremlino, il genero<br />

di Nikita Krusciov, Alexis Adjoubei. La politica di apertura nei confronti dei paesi socialisti di<br />

cui il card. Casaroli (<strong>diventa</strong>to più tardi Segretario di Stato del Vaticano) fu il principale<br />

artefice, si sviluppò sotto Paolo VI (1963-1978), il quale ricevette all’ONU i rappresentanti dei<br />

vari paesi e, intrattenendosi più a lungo con il ministro degli esteri Gromyko, il rappresentante<br />

degli USA commentò: «Non c’è da meravigliarsi, Gromyko chissà da quanto tempo non si è<br />

confessato». Il dialogo proseguì in Vaticano l’anno successivo sul<strong>la</strong> disponibilità del pontefice<br />

a ricevere il Presidente del Soviet, Nico<strong>la</strong>y Podgorny che arrivò in Vaticano il 30 gennaio<br />

1967. In quell’occasione disse al Papa: «Ma forse non vi rendete conto del potere che avete<br />

nel mondo». Negli anni Novanta questo potere si manifesterà anche nel<strong>la</strong> terra degli zar. Nel<br />

mese di gennaio 1979, Giovanni Paolo II accolse i ministro degli Affari esteri dell’Unione<br />

Sovietica, Andrei Gromyko. In quell’occasione, un giornalista fece maliziosamente notare che<br />

era <strong>la</strong> quinta volta che superava <strong>la</strong> soglia!...<br />

La politica di “apertura all’Est” del Vaticano ha contribuito a distendere in una maniera<br />

apprezzabile le re<strong>la</strong>zioni tra Roma ed il mondo socialista, come ne testimonia l’omaggio reso<br />

dal quotidiano sovietico Izvestia al defunto papa Paolo VI all’inizio del mese di agosto 1978.<br />

Dichiarando che «i quindici anni del papa Paolo VI sono stati segnati da una serie di azioni<br />

positive”, il giornale aggiungeva che «ha fatto molto per <strong>la</strong> normalizzazione delle re<strong>la</strong>zioni<br />

con i paesi socialisti» (cit. Journal de Genève 9/8/1978). La politica papale verso i non<br />

credenti viene espressa in partico<strong>la</strong>re nei confronti dei Paesi dell’Est. Il loro crollo ha<br />

cambiato <strong>la</strong> geografia dell’Europa e una nuova pagina di <strong>storia</strong> viene scritta. La diminuita<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1243

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