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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 2<br />

Il primo personaggio del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> a contestare <strong>la</strong> paternità del nostro libro fu il filosofo<br />

neop<strong>la</strong>tonico Porfirio, nel III secolo, “famoso avversario del cristianesimo”. Attribuì il<br />

compimento delle profezie di Daniele al tempo di Antioco Epifane. Il suo pensiero ha fatto<br />

scuo<strong>la</strong>, non subito però, ma dopo quindici secoli, all’epoca del razionalismo. Ma in quel<strong>la</strong><br />

stessa epoca l’archeologia e le varie scoperte nell’Oriente hanno dimostrato ampiamente che il<br />

libro di Daniele (come del resto tutti i libri dell’Antico Testamento per quanto a loro concerne)<br />

rispecchia con esattezza l’ambiente babilonese e i costumi del VI secolo a.C.<br />

Questo filosofo del III seco1o, nel suo XII libro, mette in questione l’autenticità di Daniele<br />

sostenendo che gli eventi descritti non hanno nul<strong>la</strong> di profetico, perché sono fatti che si sono<br />

compiuti e sono stati presentati come se fossero stati annunciati prima del<strong>la</strong> loro realizzazione.<br />

Sono dei vaticinia post eventum. Di Porfirio non possediamo <strong>la</strong> sua opera, le parti che si<br />

conoscono sono il risultato delle contestazioni che i credenti gli hanno mosso. «Circa una<br />

trentina di Padri del<strong>la</strong> Chiesa, tra i quali Gero<strong>la</strong>mo, Eusebio di Cesarea, Apolinnare di<br />

Laodicea e Metodio, hanno refutato Porfirio» (J. Heinz, o.c., p. 15).<br />

Ma scriveva il Keil: «In considerazione del suo contenuto e del<strong>la</strong> sua forma, il libro di<br />

Daniele porta l’impronta di uno scritto profetico come ci si possa attendere di trovarlo<br />

all’epoca dell’esilio di Babilonia con l’evoluzione vetero testamentaria del regno di Dio. La<br />

convinzione del<strong>la</strong> Sinagoga giudaica e del<strong>la</strong> Chiesa cristiana re<strong>la</strong>tiva all’autenticità del libro e<br />

del<strong>la</strong> sua composizione fatta dal profeta riposa su un solido fondamento. In tutta l’antichità,<br />

nessuno ha mai dubitato del<strong>la</strong> sua autenticità, se non l’avversario riconosciuto dal<br />

cristianesimo, il neo p<strong>la</strong>tonico Porfirio» (KEIL Carl Friedrich, Bibl. Commenter uber den<br />

Proph. Daniel, Leipzig 1869, p. 21).<br />

«C’è una cosa che deve essere detta in favore di Porfirio. Riconobbe apertamente che, se<br />

un personaggio sconosciuto avesse scritto sotto il nome di Daniele, sarebbe stato un<br />

impostore. In effetti, è questa <strong>la</strong> principale obiezione rivolta a coloro che mantengono l’idea<br />

che sia un ebreo anonimo l’autore del libro di Daniele al quale avrebbe preso il nome. È stata<br />

una frode, e ciò è innegabile» (YOUNO Edward J., An Introdudion to the Old Testament,<br />

London 1956, pp. 353,354). Già K. Auberlein nel secolo scorso scriveva: «Io pronuncio una<br />

menzogna quando pretendo coscientemente e intenzionalmente di essere qualcuno d’altro da<br />

quello che sono. Mento dieci volte di più quando pretendo di sve<strong>la</strong>re delle rive<strong>la</strong>zioni divine<br />

che non ci sono mai state» (cit. da J. Heinz, o.c., p. 12). «Sì, si tratta di un falso tra i libri<br />

canonici. Ciò è gravissimo. Il teologo luterano W. Moeller è scandalizzato nel vedere fino a<br />

che livello l’alta critica chiuda gli occhi su una tesi che porta così lontano. Scrive: “Si<br />

dovranno considerare i fatti e prendere in seguito una decisione a proposito degli argomenti<br />

del<strong>la</strong> critica: Daniele è autentico - si presenta garante del suo messaggio - o altrimenti è un<br />

falsificatore? Nessun’altra possibilità è offerta. Ed è scandaloso che <strong>la</strong> critica consideri al<strong>la</strong><br />

leggera le conseguenze delle proprie affermazioni” (o.c., p. 336). Così facendo, questa stessa<br />

critica demolisce, senza dubbio, l’affermazione di san Paolo: “Ogni Scrittura è ispirata da<br />

Dio” 2 Timoteo 3:16» (A. Richli, o.c., p. 135).<br />

Con le sue critiche Porfirio sperava di eliminare una delle armi principali del<br />

cristianesimo: <strong>la</strong> dimostrazione che <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> si era realizzata. Non c’è riuscito nel suo<br />

tempo, né nelle epoche successive, ma, come abbiamo detto, fu nel tempo del<strong>la</strong> ragione che<br />

sorsero le prime menti che nel nome di Dio snaturarono <strong>la</strong> Sua Paro<strong>la</strong>.<br />

Scrive W.A. CRISWELL: «Per numerosi secoli le idee di Porfirio non esercitarono nessuna<br />

influenza sulle vigorose conquiste del cristianesimo. Apparve poi il razionalismo tedesco che<br />

si preoccupò di distruggere i miracoli e il soprannaturale contenuti nel<strong>la</strong> Bibbia. I grandi critici<br />

tedeschi si riferirono a Porfirio e ripeterono i suoi attacchi insidiosi contro il libro di Daniele.<br />

978<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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