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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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Daniele, che è contemporaneo di Ezechiele, dice a parole ciò che egli insegnava con<br />

le azioni.<br />

Anche per questo motivo il principio giorno anno è stato utilizzato dai giudei nel<br />

periodo intertestamentario, dai membri del<strong>la</strong> comunità di Qumran, da Giuseppe<br />

F<strong>la</strong>vio e da qualche autorità rabbinica. 211<br />

«Dall’inizio del XIII secolo - scrive il maestro A.F. Vaucher - fino ai nostri giorni,<br />

ci sono stati degli interpreti del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> che hanno compreso <strong>la</strong> necessità di<br />

attribuire un senso simbolico a questa cifra: 2300 anni so<strong>la</strong>ri, come avevano fatto<br />

diversi commentatori israeliti». 212 «Diverse pagine non sarebbero sufficienti per<br />

menzionare tutti gli autori protestanti che si sono occupati dei 2300 giorni compresi<br />

come tanti anni». 213 Anche tra i cattolici ce ne è un buon numero. 214<br />

Ciò che viene descritto da Daniele non permette altra interpretazione che quel<strong>la</strong> di<br />

vedere in questo periodo degli anni.<br />

<strong>Quando</strong> dovrebbero iniziare questi 2300 giorni profetici?<br />

«Il periodo deve cominciare con <strong>la</strong> visione; dunque al momento in cui il potere<br />

Medo-Persiano era al suo apogeo». 215 Il testo biblico è preciso: «Il montone cozzava<br />

ad Occidente, c’era nessuno che <strong>la</strong> potesse liberare dal<strong>la</strong> sua potenza; esso faceva<br />

quello che voleva e diventò grande».<br />

L’angelo Gabriele dice a Daniele, nel capitolo IX del suo libro, che è venuto da lui<br />

per fargli comprendere <strong>la</strong> «visione» che stiamo considerando, perché a causa di quello<br />

che aveva visto precedentemente era svenuto. 216 Un tempo di settanta settimane, 490<br />

anni, sono tolte da un periodo più lungo e messe da parte per il popolo d’Israele.<br />

Midrash Rabbah, sul<strong>la</strong> Genesi, si legge: «Questo vuol dire: quando il mattino delle nazioni del mondo fa posto al<strong>la</strong><br />

sera e che <strong>la</strong> sera d’Israele fa posto al mattino» dal<strong>la</strong> traduzione inglese di H. FREEDMAN, vol. I, London 1939, pp.<br />

172,173.<br />

211 Vedere SHEA William, Études sur l’interprétation prophétiques. Washington 1992, pp. 89-93.<br />

212 F.A. Vaucher, Le Jugement, p. 21.<br />

«Questo periodo profetico è stato l’oggetto di specu<strong>la</strong>zioni da parte di un monaco bavarese <strong>la</strong> cui opera, composta<br />

nel 1204, è stata attribuita all’abbate Gioacchino da Fiore (De semina scripturarum). Il manoscritto archetipo si trova<br />

a Bamberg. Da quest’opera l’idea è passata in diversi scritti gioachimiti (pseudo Gioacchino), Arnaldo di Vil<strong>la</strong>nova,<br />

Jean de Pierre Olieu (Olivi), Ubertino di Casale, Oraculum Angelicum Cyrilli, attribuito a S. Cirillo di Costantinopoli,<br />

terzo priore dei carmelitani dal 1221, accompagnato da un commento dello pseudo Gioacchino, composto dopo.<br />

Arnaldo da Vil<strong>la</strong>nova ha par<strong>la</strong>to dei 2300 anni in diversi altri suoi scritti escatologici. Il cardinale Nico<strong>la</strong>us Khryppfs,<br />

conosciuto con il nome di Nico<strong>la</strong>s di Cues (Cusa), ha studiato questo periodo in un trattato redatto nel 1452,<br />

Conjectura de novissimis diebus, Nuernb. 1471. Il cardinale possedeva una introduzione al De semine scripturarum di<br />

Arnaldo di Vil<strong>la</strong>nova» VAUCHER Alfred, Les prophéties Apocalyptiques, 1972, pp. 9,10. L’opera è stata tradotta in<br />

francese da François BOHIER, Les Conjectures des derniers jours, Paris 1652, 48 pagine; e da Isaac de LARREY,<br />

Conjecture des derniers temps, Amsterdam 1700, XXX-96-215 pagine; in inglese da D. FOOTE, A Conjecture<br />

concerning the <strong>la</strong>st days, London 1696.<br />

213 A.F. Vaucher, o.c., p. 10. «Citiamo so<strong>la</strong>mente l’astronomo Isaac NEWTON, l’astronomo valdese Jean Philippe<br />

Loys de CHESEAUX, il vescovo anglicano Thomas NEWTON, il cronologo William HALES, Théophile MOREUX,<br />

Alexander KEITH, Richard Hastings GRAVES, C.F. HINRICHS» Idem, pp. 10,11. Per i titoli completi delle opere vedere<br />

<strong>la</strong> Bibliografia.<br />

214 Idem, p. 11. «Tra i cattolici che si sono interessati a dei calcoli sui 2300 anni, menzioniamo il canonico C<strong>la</strong>ude<br />

LESQUEVIN, l’ebraizzante François HOUBIGANT, il canonico giansenista Pierre JOURDAIN, il giurista messicano José<br />

Maria de ROZAS-GUTIERREZ, Pierre LACHEZE, William PALMER, il gesuita Salvatore Di PIETRO, Pedro Alvaro-<br />

NAVARRO, Rafael Pijoan» Idem. (vedere <strong>la</strong> Bibliografia).<br />

215 ANDREWS John Nevins, The Sanctuary and the 2300 days, 2 a ed., Battle C. 1872, p. 15.<br />

216 Daniele 9:21-23; 8:27, 16. Vedere nostro Capitolo II, p. 67 e seg.

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