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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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La tavo<strong>la</strong> dei pani<br />

«Era lunga circa un metro; <strong>la</strong>rga cm. 50; alta cm. 75. Fatta di legno di Sittim<br />

coperta d’oro; portava 12 pani di presentazione, fatti di fior di farina, disposti in due<br />

ordini, sui quali veniva messo l’incenso puro. Segno di un patto perpetuo. I pani<br />

freschi venivano messi sul<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> ogni Sabato. Quelli che venivano tolti erano<br />

mangiati dal sommo sacerdote e dai suoi figli». 110<br />

Realizzata nell’Emanuele<br />

Questi pani simboleggiano il pane spirituale che Dio dà al suo popolo: <strong>la</strong> sua<br />

paro<strong>la</strong> che non dovrebbe mai mancare nel nutrimento giornaliero. È <strong>la</strong> «paro<strong>la</strong> di Dio<br />

che dà vita e che è vero cibo». 111 I pani sono 12 e questo «numero proviene dal<strong>la</strong><br />

combinazione del 3 e del 4, di cui il primo è <strong>la</strong> cifra dell’essere divino considerato<br />

nel<strong>la</strong> sua essenza; il secondo indica quel<strong>la</strong> del mondo, indica di conseguenza <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione di Dio con <strong>la</strong> creatura, partico<strong>la</strong>rmente con quel<strong>la</strong> che, per <strong>la</strong> sua natura<br />

spirituale, può entrare in re<strong>la</strong>zione morale con Lui. È anche <strong>la</strong> cifra che caratterizza<br />

l’unione di Dio con gli uomini, <strong>la</strong> penetrazione dell’umano da parte del divino; è <strong>la</strong><br />

cifra del popolo dell’alleanza». 112<br />

Come l’uomo per vivere ha bisogno di nutrirsi tutti i giorni con un cibo sano ed<br />

abbondante, così il credente, per potere vivere spiritualmente, ha bisogno di ricorrere<br />

quotidianamente a quel cibo spirituale che è <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Come il pane che<br />

mangiamo <strong>diventa</strong>, dopo il processo dell’assimi<strong>la</strong>zione, sangue, carne, muscoli, così<br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio deve essere assimi<strong>la</strong>ta e <strong>diventa</strong>re in noi energia vitale.<br />

doveva salire verso il Dio invisibile che sedeva al di sopra dell’arca. Ciò spiega <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> che ha tanto stupito gli<br />

interpreti, Ebrei 9:3,4». Poi rimanda ad Esodo 30:6 che così spiega: «L’altare dei profumi era dunque posto nel fondo<br />

del luogo santo e non era separato dal luogo santissimo che dal velo interno. È questo che spiega senza dubbio come<br />

può essere considerato in Ebrei 9:3,4 come appartenente al luogo santissimo; confr. Esodo 40:5» La Bible Annotée,<br />

o.c., t. IV, 1 Re, Neuchâtel 1894, p. 34; t. I, Exode, 1889, pp. 503,504. Il domenicano Bernard SPICQ dopo aver<br />

tradotto il versetto 3 del<strong>la</strong> lettera agli Ebrei «un altare dei profumi in oro», commenta: «Secondo una tradizione<br />

liturgica, che associa questo altare al santo dei santi, che era invaso dal suo fumo (Pentateuco Samaritano, Apocalisse<br />

siriaca di Baruch, 7:7; confr. Cirillo di Alessandria, MIGNE, P.G. LXXlV, 980)» E. Bosio, o.c., p. 55. «Ma tutto<br />

questo si infrange contro le precise indicazioni del testo che colloca il thumiaterion “dietro al<strong>la</strong> seconda cortina” e dà<br />

al verbo echousa il senso di “contenente’ nel medesimo verso. Coloro che danno a thumiaterion il senso di turibolo<br />

insistono sul fatto che tanto <strong>la</strong> versione dei LXX quanto il Nuovo Testamento ed in partico<strong>la</strong>re lo scrittore dell’episto<strong>la</strong><br />

(confr. 13:10) adoperano costantemente, per designare l’altare, una paro<strong>la</strong> diversa (thusiasterion) mentre thumiaterion<br />

rende l’ebraico mikteret che significa turibolo (Ezechiele 8:11; 2 Cronache 26:19). Vero è che nel Pentateuco non si<br />

fa paro<strong>la</strong> di un turibolo d’oro deposto nel luogo santissimo, ma è da notare che nel giorno dell’espiazione (Levitico<br />

16:12) il sommo sacerdote doveva prendere un turibolo pieno di brace e portarlo nel santissimo per ardervi su<br />

dell’incenso. La Mishna par<strong>la</strong> di un turibolo d’oro finissimo adoperato nel giorno di Kippurim. Questo poteva essere<br />

collocato dietro <strong>la</strong> cortina in modo però che non fosse necessario per il sommo sacerdote di entrare nel santissimo<br />

quando doveva prenderlo. Quest’ultima spiegazione ha il vantaggio di non fare al testo alcuna violenza» E. Bosio,<br />

o.c., p. 55. Possiamo concludere con le parole di Ada R. Haberschon «Nessuna allusione (all’altare dei profumi) se ne<br />

fa nell’episto<strong>la</strong> agli Ebrei, perché <strong>la</strong> cortina è stata rotta, e noi ora offriamo profumo spirituale sul propiziatorio (Ebrei<br />

4:16)» o.c., p. 33.<br />

110 A. R. Haberschon, o.c., p. 36; vedere Levitico 24:5-9; Esodo 25:23-30.<br />

111 Giovanni 6:35,53-55, 63; 1 Corinzi 10:16.<br />

112 La Bible Annotée, o.c., t. I, Exode, p. 542.

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