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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 2<br />

Dio durante l’esilio, chi avrebbe redatto, se non lui, queste pagine importanti che si<br />

aggiungevano ai racconti dei Libri dei Re d’Israele? Daniele si decise dunque a scrivere<br />

diversi rotoli e a ricorrere, per <strong>la</strong> descrizioni dei fatti storici, agli archivi dei re. È così che il<br />

capitolo 4 del suo libro ne è una copia conforme ad una promulgazione regale. Non c’è nul<strong>la</strong><br />

di straordinario che <strong>la</strong> parte storica sia redatta in aramaico. Ci sono dei dettagli che nessun<br />

cronista storico avrebbe potuto fornire se non Daniele stesso quale redattore (confr. 2:19-23;<br />

6:10).<br />

Pensiamo che i sacerdoti e gli scribi, partendo per Gerusalemme il secondo anno di Ciro,<br />

abbiano portato con loro il testo dei capitoli da 1 a 9. Le rive<strong>la</strong>zioni dei capitoli 10 a 12 non<br />

furono accordate che l’anno successivo e scritte, dopo l’ordine dell’angelo interprete, su un<br />

rotolo che fu sigil<strong>la</strong>to (12:4). In considerazione del carattere autobiografico del primo capitolo<br />

composto il secondo anno di Ciro (confr. 1:21), Daniele utilizzò <strong>la</strong> lingua sacra del popolo di<br />

Dio come per <strong>la</strong> descrizione delle sue visioni» (A. Richli, o.c., pp. 145-147).<br />

Obiezione 2 - Problema linguistico: parole persiane, greche e nomi di strumenti musicali<br />

fanno risalire il libro ad un’epoca più recente.<br />

La critica dal punto di vista linguistico è stata formu<strong>la</strong>ta dall’eminente professore di<br />

Oxford, S.R. Driver con queste parole: «Il verdetto del linguaggio di Daniele è chiaro. Le<br />

parole persiane presuppongono un periodo posteriore allo stabilimento definitivo dell’Impero<br />

Persiano; le parole greche esigono, l’ebraico tollera e l’aramaico autorizza una data posteriore<br />

al<strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Palestina ad opera di Alessandro il Grande (332 a.C.)» (DRIVER Samuel<br />

Rolles, An Introduction to the Literature of Old Testament, 9 a ed., Ediburg 1913, p. 476).<br />

Giovanni LUZZI (La Bibbia - Gli Agiografi, pp. 255, 257-259), adottando le conclusioni del<br />

Driver, pone <strong>la</strong> composizione di Daniele nel 168-165 a.C. e Andreas Constantinides ZENOS<br />

(New Stand Bible Dictionary, 3 a ed., Phi<strong>la</strong>delphia 1936, p. l67) afferma che «<strong>la</strong> data<br />

maccabaica di Daniele è appoggiata da considerazioni sia interne che esterne».<br />

RISPOSTA. Le parole persiane sono probabilmente una quindicina, per le quali bisogna però<br />

riconoscere che «non si è ancora certi sul<strong>la</strong> loro vera origine» (Dictionnaire de <strong>la</strong> Bible, col.<br />

1264). Anche se l’origine fosse persiana, non si deve dimenticare che Daniele visse gli ultimi<br />

anni sotto quell’amministrazione. Al contrario, l’influenza persiana in Palestina verso <strong>la</strong> metà<br />

del Il secolo a.C. non esisteva già più. La critica del<strong>la</strong> teologia liberale si dimostra faziosa.<br />

Le parole greche sono quattro: sambuke (3:6,7,10,15). «Oggi <strong>la</strong> si riconosce come<br />

asiatica» (Idem, col. 1265), kitharis, psalterion (3:5, 7,10,15), simfonia (3:15). «Non è provato<br />

che questi nomi siano certamente greci. Buoni critici ne dubitano e ritrovano in Asia, molto<br />

prima di Daniele, gli strumenti che essi indicano. E anche se fossero di radice greca, non<br />

risulterebbe che il libro nel quale sono menzionate fosse scritto dopo l’esilio: si è stabilito<br />

molto bene che dall’VIlI secolo i greci erano in re<strong>la</strong>zione con gli assiri e i babilonesi... Si<br />

spiega così che questi strumenti siano passati con il loro nome greco. In Asia il nome viaggia<br />

con <strong>la</strong> cosa (Idem, col. 1265).<br />

La debolezza dell’argomento di Driver fu rilevata dal prof. J.A. MONTGOMERY che scriveva:<br />

«La refutazione di questo argomento in favore di una data recente riposa sul<strong>la</strong> possibilità di<br />

una influenza greca in Oriente a partire dal VI secolo» (The Book of Daniel, in ICC,<br />

Scribner’s, New York, 1927, p. 22). W.F. ALBRIGHT, orientalista ben conosciuto, ha fatto<br />

notare che da venti anni (dal 1957, nda) <strong>la</strong> cultura greca era penetrata nel Vicino Oriente molto<br />

tempo prima del periodo neobabilonese» (From Stone Age to Christianity, Doubleday, 2a ed.,<br />

New York 1957, p. 337). Più recentemente, il prof E.M. YAMANCHI ha dimostrato formalmente,<br />

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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