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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 2<br />

Obiezione 11 - Daniele dice che Dario divise il regno in 120 satrapie, ma Senofonte par<strong>la</strong><br />

solo di 6 satrapie. Inoltre secondo Erodoto, Dario, figlio di Istarpe, divise il suo territorio<br />

tra 20 governatori o satrapi e le iscrizioni persiane di questo re danno <strong>la</strong> stessa cifra.<br />

RISPOSTA, I satrapi di cui par<strong>la</strong> Senofonte (Ciropedia, libro VIII, cap. 6) si riferiscono a<br />

quelli del<strong>la</strong> provincia dell’Asia Minore e dell’Arabia. Per quanto riguarda Erodoto, è<br />

riconosciuto che si tratta di una nuova ripartizione del regno per rendere più snello il controllo<br />

dell'impero. Nel corso del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> medo-persiana il numero delle satrapie non è stato fisso. Al<br />

tempo di Assuero (Serse) se ne contavano ventisette (Ester 8:9; 9:30). I 120 satrapi di Daniele<br />

possono essere visti inoltre non nel<strong>la</strong> loro totalità, ma riferentesi so<strong>la</strong>mente al<strong>la</strong> giurisdizione<br />

di Dario.<br />

In questo contesto crediamo siano opportune le riflessioni del prof. W. Shea, il quale, dopo<br />

aver rilevato che l’alta critica si sofferma molto sul problema di Dario, passa quasi sotto<br />

silenzio <strong>la</strong> responsabilità amministrativa che aveva Daniele stesso. «L’ultima data del libro di<br />

Daniele indica il primo mese del terzo anno di Ciro (Daniele 10:1), noi sappiamo così che<br />

Daniele viveva ancora in quel momento. Era, tuttavia, molto anziano a quell’epoca; secondo il<br />

corso normale degli avvenimenti, morì probabilmente poco tempo dopo. Non stupisce di<br />

apprendere che un’altra persona occupasse il suo posto l’anno successivo al quale noi abbiamo<br />

inteso par<strong>la</strong>re di Dario per l'ultima volta. Così, le tavolette degli atti di vendita ci forniscono<br />

un posto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> non soltanto per Dario il Medo, ma ancora per Daniele in qualità di<br />

governatore di Babilonia. Questa posizione soddisfa perfettamente alle esigenze dei dati<br />

cronologici del libro di Daniele. Il nome del<strong>la</strong> persona che governava Babilonia durante questi<br />

quattro anni non è ancora stato ritrovato nei testi cuneiformi contemporanei; ma quando lo si<br />

ritroverà, se ciò si produrrà, noi possiamo sperare che ci sarà un rapporto con il nome<br />

babilonese o il nome ebraico di Daniel» (Darius le Mède..., p. 105).<br />

Obiezione 12 - Daniele prega tre volte al giorno (6:10). Sebbene ci sia un accenno nel<br />

Salmo 55:18, questa forma di devozione generalizzata è di diversi secoli posteriore e<br />

rispecchia <strong>la</strong> tradizione rabbinica degli uomini del<strong>la</strong> grande sinagoga.<br />

RISPOSTA. Se nel Il secolo a.C. questa forma di preghiera è abbastanza generalizzata, ciò<br />

non diminuisce il fatto che i fedeli <strong>la</strong> praticassero già diversi secoli prima e il Salmo<br />

menzionato ne è una dimostrazione.<br />

Obiezione 13 - Il capitolo 7, in modo partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> quarta bestia e il piccolo corno, non<br />

descrivono altro che l'impero dei Seleucidi e Antioco Epifane col suo tentativo di<br />

ellenizzare <strong>la</strong> Palestina.<br />

RSPOSTA. Per tale obiezione rimandiamo al<strong>la</strong> spiegazione del testo nel nostro Capitolo IV.<br />

Una illogicità nel sostenere questa posizione è data dal fatto che il regno dei seleucidi era una<br />

parte del regno greco-macedone e Antioco non ha per nul<strong>la</strong> realizzato <strong>la</strong> descrizione del<br />

piccolo corno, come abbiamo presentato nel nostro Capitolo V.<br />

Oltre a rinviare il lettore al<strong>la</strong> lunga citazione dell’abate Jules Fabre d'Envieu nel nostro<br />

Capitolo IV, riferimento n. 58, riportiamo quanto dice La Bible Annotée (o.c., p. 295):<br />

«L’ipotesi del<strong>la</strong> composizione di questi capitoli sotto i Maccabei solleva dunque delle<br />

obiezioni insormontabili, e noi ci vediamo indotti, dallo studio coscienzioso e imparziale del<br />

testo, a riconoscere con <strong>la</strong> Chiesa di tutti i tempi che queste visioni dei capitoli 2 e 7 non<br />

possono essere che delle vere rive<strong>la</strong>zioni profetiche destinate a orientare il popolo di Dio sul<br />

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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