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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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IL CARDINE DELLA STORIA<br />

La giornata del sermone sul monte richiama quel<strong>la</strong> del Sinai perché il<br />

promulgatore dell’antica alleanza è lo stesso del<strong>la</strong> nuova.<br />

L’«Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo» è «l’Eterno, il tuo Redentore, il Santo<br />

d’Israele». 271 Questo «Redentore che comanda è colui che ha dato <strong>la</strong> Sua vita per<br />

riscattarci, colui che ha giudicato che nessun sacrificio era troppo grande per venirci<br />

in aiuto e liberarci dal<strong>la</strong> schiavitù del maligno, colui che ha fatto tutto ciò che era<br />

possibile fare per strapparci dal<strong>la</strong> potenza delle tenebre. È il Redentore, il Crocifisso,<br />

è Gesù Cristo che pronuncia ognuna delle parole del Decalogo». 272<br />

Il profeta del dopo esilio, Ma<strong>la</strong>chia, quando annunciava il Messia da parte<br />

dell’Eterno insegnava <strong>la</strong> stessa cosa: «Ecco io vi mando il mio messaggero; egli<br />

preparerà <strong>la</strong> via davanti a me (Eterno). E subito il Signore, che voi cercate, l’Angelo<br />

del patto, 273 che voi bramate, entrerà nel suo tempio». 274 Con questa rive<strong>la</strong>zione il<br />

(Romani 10:4; Ebrei 10:1; vedere soprattutto Giovanni 19:30), questo compimento, in un senso più elevato,<br />

più perfetto. L’evangelo, Cristo lo ha operato a sua volta nei cuori dei credenti (Romani 3:31). Così Gesù ha<br />

compiuto <strong>la</strong> legge e i profeti in una maniera organica e vivente, come il frutto è il compimento del fiore» L.<br />

Bonnet, c.c., t. I, p. 34.<br />

«<strong>Quando</strong> nel suo discorso... Gesù disse: “Voi avete sentito dire... Ma io vi dico”, egli non mette affatto il suo<br />

insegnamento in contrapposizione con quello di Mosè e dei profeti.<br />

È ad una interpretazione troppo stretta e poco spirituale del<strong>la</strong> legge e alle tradizioni aggiunte dai dottori del suo<br />

tempo che Gesù oppone le sue solenni affermazioni... A prima vista sembrava che <strong>la</strong> legge non esigesse che<br />

un’osservanza esteriore. Ma per ogni cuore sincero era evidente che, attraverso i suoi comandamenti, il Dio del<strong>la</strong><br />

Santità voleva condurre i suoi adoratori verso un’obbedienza, senza <strong>la</strong> quale l’ubbidienza esteriore non era che un<br />

vano formalismo. Il decimo comandamento lo diceva molto chiaramente, quanto al decalogo. L’insegnamento israelitico<br />

avrebbe avuto il compito di spiegare <strong>la</strong> legge in questo senso veramente morale, e di fare risalire il popolo dal<strong>la</strong><br />

lettera allo spirito, come avevano cercato di fare i profeti... Il farisaismo si era compiaciuto di ampliare all’infinito<br />

l’osservanza legale, di determinar<strong>la</strong> nelle manifestazioni più minute e di rincarare sul<strong>la</strong> lettera al punto di metter<strong>la</strong> per<br />

forza contro lo spirito» F. Godet, o.c., pp. 436,437.<br />

È a causa di questo spirito che Gesù è in contrasto con i farisei anche riguardo al IV comandamento che richiede<br />

<strong>la</strong> santificazione del sabato, settimo giorno del<strong>la</strong> settimana. Gesù non discusse mai se si doveva santificare o no il<br />

sabato, ma discusse sul come santificarlo. Gesù conferma e ribadisce <strong>la</strong> santificazione del sabato, santificazione che<br />

continua con gli apostoli, ma toglie dalle pratiche di quel tempo tutte quelle sovrastrutture legalistiche, e<br />

nell’intenzione anche protettive, che il mondo farisaico vi aveva sovrapposto svigorendone il significato. «In numerosi<br />

passi dell’Evangelo possiamo constatare che Gesù non ha né abolito il Sabato né capovolta <strong>la</strong> legge su questo punto,<br />

ma che egli ha ridonato questo giorno al<strong>la</strong> sua destinazione primitiva. Il Signore Gesù e i suoi apostoli hanno... distinto,<br />

onorato, solennizzato il giorno di riposo» GUERS Émile, cit. da VUILLEUMIER Jean, Le jour de repos à travers<br />

les âges, p. 5.<br />

271 Esodo 20:3; Isaia 48:17.<br />

272 PURY Ro<strong>la</strong>nd de, prefazione di AA.VV., L’Ordre de Dieu, Neuchâtel 1946, p. 6.<br />

273 L’Antico Testamento ci par<strong>la</strong> dell’angelo dell’Eterno (<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ebraica “maleach” ha un senso più generale<br />

dell’espressione greca “anghelos”) nel quale c’è il nome dell’Eterno stesso (Esodo 23:21), risiede <strong>la</strong> persona del<strong>la</strong><br />

divinità, l’Essere di Dio, il cui “nome” esprime l’essenza: «Io sono quegli che sono» Esodo 3:14. Cioè: «Io sono Colui<br />

che esiste per natura, che non trae <strong>la</strong> sua esistenza da nessun altro, che è l’essenza stessa» La Bible Annotée, Les livres<br />

historiques, t. I, Exode, Neuchâtel 1889, p. 375. È tramite lo stesso angelo che l’Eterno manifesta «<strong>la</strong> sua presenza»<br />

Esodo 33:14 (versione Luzzi), «<strong>la</strong> sua faccia» (versione Diodati), «<strong>la</strong> sua persona» (Versione edizione Paoline) e<br />

secoli più tardi a seguito del<strong>la</strong> sua incarnazione dirà: «Chi ha visto me ha visto il Padre» Giovanni 14:6. Isaia<br />

rievocando il soggiorno del popolo nel deserto, riassume l’azione dell’Angelo dell’Eterno dicendo che «in tutte le loro<br />

distrette egli (l’Eterno) fu in distretta, e l’Angelo del<strong>la</strong> sua faccia li salvò» Isaia 63:9. Questo angelo del<strong>la</strong> faccia che è<br />

stato il liberatore, il protettore, il conduttore è colui che è <strong>la</strong> faccia stessa di Dio. L’Eterno, dice Ma<strong>la</strong>chia, è «il<br />

Signore che voi cercate» è lo stesso che il profeta Isaia contemplò «assiso sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi<br />

del suo mantello riempivano il tempio» al<strong>la</strong> cui presenza i serafini gridavano: «Santo, Santo, Santo è l’Eterno...! Tutta<br />

<strong>la</strong> terra è piena del<strong>la</strong> sua gloria» Isaia 6:1,2; Giovanni 12:37,41. Questo Signore che Isaia vede, Ma<strong>la</strong>chia ce lo<br />

annuncia come Messia. L’identificazione del Signore con l’Angelo del patto, quale stesso personaggio, risulta prima<br />

di tutto dal parallelismo tra le due proposizioni: «che voi desiderate», «che voi bramate». Questo personaggio tanto<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 113

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