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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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LA PERSONA DI DANIELE: AUTENTICITÀ, CANONICITÀ DEL SUO LIBRO E RISPOSTE ALLE OBIEZIONI<br />

in seguito ad uno studio dettagliato dei testi antichi, questa influenza greca su Babilonia; ecco<br />

<strong>la</strong> sua conclusione: «Il solo elemento sorprendente con questo scrittore, è che non ci sono più<br />

parole greche in tali documenti» (Greece and Babylon, Grand Rapids, Baker Book House<br />

1977, p. 94). Le ultime ricerche storiche hanno dimostrato categoricamente che non si può non<br />

pensare che gli strumenti risalgano al VI secolo e facessero parte dell’orchestra di<br />

Nebucadnetsar (T.C. MITCHELL e R. JOICE, The Musical Instrument in Nebuchadnezzar‘s<br />

Orchestra, in Notes on Some Problems in the Book of Daniele, pp. 19-27).<br />

L’alta critica si sarebbe dovuta stupire se nel testo di Daniele non si fossero trovate simili<br />

parole che hanno fatto pensare ad una influenza greca, ma lo stupore è ancora più grande<br />

perché, nel tempo dell’ellenizazzione del<strong>la</strong> Palestina, sono così poche le parole greche che<br />

hanno influenzato lo scrittore.<br />

Obiezione 3 - Daniele 1:1 dice: «Nel terzo anno di regno di Joiakim, re di Giuda,<br />

Nebucadnetsar, re di Babilonia, venne contro Gerusalemme e l’assediò». Geremia 25:1<br />

pone il I anno del re di Babilonia nel IV anno del re di Gerusalemme. Se Daniele viveva<br />

veramente in quel tempo non poteva commettere un simile errore.<br />

RISPOSTA. Ci sono due modi per risolvere questa difficoltà di date.<br />

Un sistema di computo degli anni per fare sparire l’apparente contraddizione tra i due<br />

profeti è di ammettere - con numerosi commentatori - che il terzo anno di Joiakim è indicato<br />

in Daniele non come <strong>la</strong> data dell’“arrivo” di Nebucadnetsar a Gerusalemme, ma come quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> sua “partenza” da Babilonia. È nel terzo anno di Joiakim che avrebbe intrapreso contro il<br />

re d’Egitto, allo scopo di togliergli le sue conquiste in Asia, questa spedizione e l’assedio di<br />

Gerusalemme avvenne so<strong>la</strong>mente nel quarto anno - come dice Geremia. Il verbo “bô” che<br />

significa abitualmente venire e che noi rendiamo con marciare, ha spesso, in effetti, il senso di<br />

andare, partire, mettersi in campagna quando il narratore si trova nel posto dal quale parte il<br />

movimento, il che sarebbe precisamente il caso di Daniele (confr. per esempio per l’uso del<br />

verbo bò: Giona 1:3; Genesi 37:30).<br />

Il secondo sistema ha più sostenitori e corrisponde meglio al modo di calco<strong>la</strong>re gli anni di<br />

regno nell’antichità. È quello di contare gli anni secondo il metodo degli scrittori dei vari<br />

Paesi. In effetti, mentre nei diversi testi di Geremia si par<strong>la</strong> sempre del quarto anno di Joiakim,<br />

il testo di Daniele, tradotto letteralmente, significa l’anno tre del regno di Joiakim. Se Joiakim<br />

è salito al trono verso <strong>la</strong> fine dell’anno (come è in effetti: Giosia muore in giugno, nel<strong>la</strong><br />

battaglia contro il faraone Neco, c’è poi il regno effimero di alcuni mesi di Joachaz, e<br />

nell’ottobre <strong>diventa</strong> re Joiakim), si può contare questa fine d’anno come il periodo di<br />

intronizzazione - corrisponde al I anno secondo il computo di Geremia - oppure considerarlo<br />

facente parte del primo anno di regno - come fa Daniele. Il primo modo è quello con il quale<br />

Giuseppe calco<strong>la</strong>, per esempio, i 37 anni di regno di Erode, regno che è durato solo 35 anni<br />

pieni, e qualche mese prima e dopo.<br />

Se Daniele 1:1 si riferisce all’anno di ascesa di Nebucadnetsar (d’accordo con <strong>la</strong> cronaca<br />

babilonese), il suo “secondo anno” in Daniele 2:1 può considerarsi come corrispondente al<br />

terzo anno d’educazione degli esuli giudei. Secondo <strong>la</strong> maniera ebraica di calco<strong>la</strong>re il tempo,<br />

dove le frazioni erano contate come unità piene (è definito “calcolo inclusivo”). Il miglior<br />

esempio è costituito dal periodo intercorso tra <strong>la</strong> morte e <strong>la</strong> risurrezione di Gesù: dal<br />

pomeriggio di venerdì all’alba del<strong>la</strong> domenica. Cronologicamente questo periodo durò poco<br />

più di un giorno e due notti, ma gli autori dei Vangeli ne par<strong>la</strong>no come di un periodo di «tre<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

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