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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 6<br />

Chiesa di Gesù. (Quindi Daniele 12:11 indicherebbe) che il continuo o il sacrificio unico di<br />

Gesù, che è <strong>la</strong> sua perfetta obbedienza, sia considerato come insufficiente e rinnovato ogni<br />

giorno nell’abominevole sacrificio del<strong>la</strong> messa» (BRISSET J. Pierre, Les prophéties<br />

accomplies, Paris 1906, pp. 50, 51, 104). (Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra<br />

parentesi).<br />

Terzo. Ancora prendiamo le parole dell’abate J. Fabre d’Envieu che crediamo apportino<br />

un contributo al<strong>la</strong> comprensione del nostro testo. Scrive: «Questa abominazione del culto<br />

messianico deso<strong>la</strong>to sarà... <strong>la</strong> persona stessa dell’Anticristo» (o.c., t. II, p. 1472). È con papa<br />

Leone I (circa 450) che il titolo pagano di pontifex maximus viene ereditato dai Cesari e il<br />

culto all’imperatore viene col tempo fatto al Vescovo di Roma, del quale Daniele,<br />

descrivendone l’opera, dice: «Si elevò fino al capo di quell’esercito, gli tolse il “perpetuo”, e<br />

il luogo del suo santuario fu abbattuto. L’esercito gli fu dato in mano col sacrificio perpetuo a<br />

motivo del<strong>la</strong> ribellione...; gettò a terra <strong>la</strong> verità, e prosperò nelle sue imprese» (Daniele<br />

8:11,12). L’apostolo Paolo scrive di lui: «S’innalzerà sopra tutto quello che è chiamato Dio od<br />

oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e<br />

dicendo ch’egli è Dio» (2 Tessalonicesi 2:4).<br />

Quarto. Conseguenze delle tre motivazioni precedenti nei secoli successivi. J. Vuilleumier<br />

commentando Daniele 11:31 scriveva: «Il santuario, <strong>la</strong> fortezza e il continuo sembrano essere<br />

termini sinonimi... e tutto sembra un susseguirsi, una accentuazione del<strong>la</strong> lotta contro <strong>la</strong> santa<br />

alleanza del versetto precedente. Non si tratta so<strong>la</strong>mente di una irritazione contro <strong>la</strong> santa<br />

alleanza e di una intesa con coloro che <strong>la</strong> rinnegarono, ma di una profanazione del<strong>la</strong> verità in<br />

ciò che essa ha di più intimo, di più sacro, e di una persecuzione aperta del culto in spirito e<br />

verità per mettere al suo posto l’abominazione che causa <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione. ... Il santuario del<strong>la</strong><br />

verità e del<strong>la</strong> santità era profanato. Il candeliere (Apocalisse 1:20) del cristianesimo<br />

apostolico, che avrebbe dovuto bril<strong>la</strong>re di una pura e continua luce, era spento; o almeno <strong>la</strong><br />

sua luce non era più visibile nel<strong>la</strong> fortezza del<strong>la</strong> cristianità, e si era dovuta rifugiare nei luoghi<br />

ritirati. La Chiesa pura... si era nascosta nel “deserto” (Apocalisse 12:6,14). Bernard di<br />

C<strong>la</strong>irvaux (San Bernardo 1091-1151) scriveva al papa Eugenio III: “Ah! che prima di morire<br />

io veda rifiorire <strong>la</strong> Chiesa dei giorni antichi, che io <strong>la</strong> veda tale e quale era ai giorni in cui gli<br />

apostoli gettavano le loro reti, quando si occupavano, non di ammassare dell’oro, ma di<br />

guadagnare le anime!”. E aggiungeva: “Il papa non potrebbe essere contemporaneamente un<br />

successore di Pietro e un successore di Costantino, che riunisce <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> potenza<br />

temporale e del<strong>la</strong> potenza spirituale. Volerle unire tutte e due, è esporsi a perderle tutte e due”.<br />

Par<strong>la</strong>ndo del papato nel IX secolo, il cardinale Boronio scriveva nei suoi Annales: «... Mai<br />

prima dei preti e dei papi commisero tanti adulteri, rapimenti, incesti, imbrogli e omicidi; e<br />

mai l’ignoranza del clero è stata così grande come durante questo deplorevole periodo... In<br />

questo secolo, si vede l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione nel tempio del Signore; e sul<strong>la</strong><br />

cattedra di San Pietro, riverita dagli angeli, si vedono seduti gli uomini più empi, non dei<br />

pontefici, ma dei mostri”. È un commento poco sospetto e fatto nei termini stessi utilizzati<br />

dal<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>!» (J. Vuilleumier, o.c., pp. 337,338).<br />

Per quanto riportato sopra crediamo si possa dire che con l’inizio del VI secolo e con <strong>la</strong><br />

data del 508 d.C. si assiste ad una evoluzione importante che caratterizzerà <strong>la</strong> <strong>storia</strong> dei secoli<br />

successivi.<br />

Il 508 indica <strong>la</strong> soppressione del «continuo», cioè dell’abolizione del culto in spirito e<br />

verità al Signore, sostituito anche dal<strong>la</strong> messa, ed è il tempo in cui si innalza «l’abominazione<br />

che cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» che esprime il manifestarsi del culto all’Anticristo e il<br />

cristianesimo s’impone con <strong>la</strong> forza delle armi e mediante l’autorità dei re sui propri sudditi.<br />

1030<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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