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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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Introduzione<br />

Capitolo I<br />

VISIONE GENERALE DELLA STORIA<br />

«Questa statua (del profeta Daniele)... è l’ A B C D del<strong>la</strong> scienza... è <strong>la</strong> chiave<br />

del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>» Louis Gaussen.1<br />

«Si può dire che il libro di Daniele ... sia <strong>la</strong> cul<strong>la</strong> nascosta del<strong>la</strong> filosofia<br />

del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>» Michel Nico<strong>la</strong>s.2<br />

«Daniele profetizzava per il suo tempo, e più precisamente per il nostro<br />

tempo. Ed ecco perché <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> (come tutte le profezie escatologiche) è<br />

oggi di una attualità evidente» André Lamorte.3<br />

Al<strong>la</strong> fine del VII secolo a.C. 4 il monarca babilonese Nebucadnetsar ebbe un sogno<br />

che lo turbò profondamente. La mattina seguente chiamò i suoi principali sapienti<br />

affinché gli dessero <strong>la</strong> spiegazione di quanto aveva visto durante il sonno. Il re non<br />

rivelò loro il sogno, forse perché lo aveva dimenticato 5 o forse perché temeva che <strong>la</strong><br />

1<br />

GAUSSEN Louis, Daniel le Prophète, t. III, Paris 1849, pp. 361.<br />

2<br />

NICOLAS Michel, Des Doctrines religieuses des Juifs, Paris 1860, p. 272, n. 2. Vedere KARTEN Ernest William,<br />

Daniel’s philosophy of History, Bracknell, Berkshire 1967, 127 p. dattiloscritto.<br />

«Daniele presenta una filosofia veramente profetica del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> senza nessun legame con le tradizioni fantasiose<br />

del<strong>la</strong> cosmogonia e dell’escatologia» ALLO Ernest Bernard, L’Apocalypse, 2 a ed., Paris 1921, p. XXV; 4 a ed., p.<br />

XXVII.<br />

3<br />

LAMORTE André, Le Problème du Temps dans <strong>la</strong> Prophétie biblique, Paris 1960, p. 131.<br />

4<br />

Daniele dice che ciò che presenta avvenne nel secondo anno di regno di Nebucadnetsar. Se Daniele ha contato gli<br />

anni dal<strong>la</strong> morte del padre Nebopo<strong>la</strong>ssar, il primo anno di Nebucadnetsar va dall’estate del 604 e il secondo anno<br />

dall’estate del 603. Se ha adottato il calcolo babilonese, il secondo anno comincia nel<strong>la</strong> primavera del 603. Quanto<br />

descrive è avvenuto al<strong>la</strong> fine del 603 o all’inizio del 602. (Vedere L. Gaussen, o.c., t. I, 2 a ed., p. 66).<br />

5<br />

«Il re ha dimenticato il sogno perché ne è stato profondamente scosso. In altre parole, il re ha compreso il messaggio<br />

degli dèi, ma questa rive<strong>la</strong>zione lo ha così talmente spaventato che fugge nel<strong>la</strong> dimenticanza, rifiutando di far<br />

fronte al<strong>la</strong> realtà che sente in forma minacciosa. Questa spiegazione d’ordine psicologico è confermata più avanti<br />

anche da Daniele stesso che precisa che questo sogno è stato dato allo scopo di permettere a Nebucadnetsar di meglio<br />

conoscersi: “Affinché tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore” 2:20. A questa spiegazione se ne aggiunge un’altra<br />

di ordine soprannaturale. Sarebbe Dio all’origine di questa amnesia. Il fatto di non ricordarsi di un sogno era in sé, per<br />

i babilonesi, un segno che esso proveniva dagli dèi: “Se un uomo non si ricorda il sogno che ha avuto, ciò significa<br />

che il suo dio è in collera con lui” OPPENHEIM Leo, Le rêve, son interprétation dans le Proche Orient ancien, Paris<br />

1959. Questo aspetto del<strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione è sottolineato a due riprese dai Caldei: “Non c’è nessuno sul<strong>la</strong> terra che possa<br />

dirlo” versetti 10,11, e riconoscono: “Eccetto gli dèi <strong>la</strong> cui dimora non è fra i mortali” versetto 11. Ciò significa che<br />

solo una rive<strong>la</strong>zione dall’alto permetterà di far conoscere questo sogno. Daniele stesso fa notare al re: “Ciò che il re<br />

domanda è un segreto che i saggi, i maghi e gli indovini non sono in grado di far conoscere al re. Ma c’è nel cielo un<br />

Dio che rive<strong>la</strong> i segreti...” versetti 27,28. In effetti questa dimenticanza doveva fornire al re e a tutti gli altri <strong>la</strong> prova<br />

stessa che il suo sogno era veramente una rive<strong>la</strong>zione dall’alto, e non qualcosa di soggettivo. Il suo sogno è certamente<br />

un messaggio degli dèi, poiché nessun altro che lui ne ha avuto conoscenza. Da quel momento <strong>la</strong> dimenticanza del re<br />

verrà utilizzata come un criterio oggettivo, un test che gli permetta di giudicare <strong>la</strong> qualità dei candidati al<strong>la</strong> interpretazione:<br />

“Ditemi il sogno e io saprò se siete capaci di darmi <strong>la</strong> spiegazione” versetto 9» DOUKHAN Jacques, Le<br />

Soupir de <strong>la</strong> Terre, ed. Vie & Santé, Dammarie-les-Lys, 1993, pp. 36,37.

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