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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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tipo di una realtà più grande, più profonda, divina, così il santuario terreno era ciò che<br />

permetteva all’uomo di cogliere una realtà infinitamente grande che solo <strong>la</strong> sua<br />

rappresentazione tipologica rendeva possibile.<br />

Il santuario terreno «era il simbolo visibile dei pensieri invisibili di Dio». 28<br />

Sebbene il tempio abbia sempre rappresentato, presso tutti i popoli, <strong>la</strong> dimora del<strong>la</strong><br />

divinità «ciò che distingue essenzialmente il culto israelitico dalle numerose forme<br />

del culto egiziano, come da tutti i culti dei popoli vicini, è l’assenza di ogni<br />

rappresentazione materiale del<strong>la</strong> divinità». 29 «L’idea essenziale del tabernacolo ... è<br />

che Dio abita in Israele. È una tenda perché il popolo nel deserto vive sotto le tende;<br />

Dio si pone sullo stesso piano del popolo; Dio l’accompagna nelle sue<br />

peregrinazioni». 30<br />

<strong>Quando</strong> Israele si stabilirà in Canaan e il popolo abiterà nelle città e nei pa<strong>la</strong>zzi, <strong>la</strong><br />

tenda di convegno verrà sostituita dal tempio di Salomone.<br />

Il tabernacolo si presentava costituito da tre parti distinte:<br />

- una parte scoperta, il cortile,<br />

- e due parti coperte che costituivano <strong>la</strong> tenda o il tempio vero e proprio. In questa<br />

costruzione una tenda divideva il luogo santo dal luogo santissimo.<br />

«La divisione in tre parti, distinte le une dalle altre: cortile, luogo santo e luogo<br />

santissimo, esprimevano i diversi gradi del<strong>la</strong> santità dell’insieme e delle condizioni<br />

imposte a coloro che vi penetravano». 31<br />

«Il santuario israelitico presentava così i tre gradi del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione dell’uomo<br />

peccatore con l’Eterno. Il primo, quello del<strong>la</strong> riconciliazione attraverso l’espiazione e<br />

<strong>la</strong> consacrazione che ne risulta, aveva per teatro ordinario il cortile; il secondo, quello<br />

dell’adorazione attraverso il quale il peccatore graziato glorificava il suo Dio, era<br />

rappresentato dal luogo santo; infine, il luogo santissimo, in cui Dio abitava e dove si<br />

comunicava direttamente con colui che doveva eseguire i Suoi ordini, corrispondeva<br />

allo stato di comunione diretta e personale con Dio al quale è ammesso l’uomo<br />

entrato in grazia e penetrato di riconoscenza per il suo perdono. Dal<strong>la</strong> riconciliazione<br />

all’adorazione, dall’adorazione al<strong>la</strong> comunione: ecco il progresso e, per così dire,<br />

l’ascensione che rappresentava il luogo di culto israelitico». 32<br />

Il santuario d’Israele era il frutto di una rive<strong>la</strong>zione. «Mosé contemplò un modello;<br />

il tabernacolo che costruì non era una semplice imitazione dei santuari che aveva<br />

visto in Egitto; questo tabernacolo era un edificio avente il suo significato proprio, il<br />

simbolo visibile dei pensieri divini». 33 Questo santuario era una prova del<strong>la</strong><br />

condiscendenza di Dio verso l’uomo, verso il suo popolo. Per Israele «abituato in<br />

28 JAVET Jean Samuel, Dieu nous parle - Commentaire sur l’épître aux Hébreux, Paris 1941, p. 106.<br />

29 La Bible Annotée, o.c., p. 540.<br />

30 ŒHLER Gustav Friederich, Théologie de l’Ancien Testament, t. I, Paris 1876, p. 370.<br />

31 Dictionnaire Encyclopédique de <strong>la</strong> Bible, A. Westphal, t. II, p. 710.<br />

32 La Bible Annotée, o.c., p. 540.<br />

33 BONNET Louis, Le Nouveau Testament, t. IV, Épître aux Hébreux, Lausanne 1905, p. 73.

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