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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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iconosce: «Duemi<strong>la</strong>trecento sere e mattine: dunque 2300 giorno, sia 1150 giorni, se<br />

l’espressione intende i due sacrifici quotidiani soppressi durante il tempo del<strong>la</strong><br />

persecuzione. L’una e l’altra cifra si allontanano notevolmente dai tre anni e mezzo<br />

(1260) di VII:25, e il senso resta oscuro».<br />

Questa espressione «sera e mattina» risente dello stile del Pentateuco, del<br />

linguaggio <strong>la</strong>pidario di Genesi I, che è unico nel suo genere per indicare un giorno<br />

completo di 24 ore.<br />

Con questo senso l’hanno compreso le antiche versioni dei LXX, Teodozione e<br />

Vulgata le quali aggiungono dopo 2300 l’espressione “giorno”, come fanno pure <strong>la</strong><br />

traduzione italiana del<strong>la</strong> Sisto Clementina, il Diodati. 202<br />

Come abbiamo già accennato in precedenza, l’angelo, spiegando a Daniele <strong>la</strong><br />

visione, dice: «La visione delle sere e delle mattine, di cui ti è stato par<strong>la</strong>to, è vera. Tu<br />

tieni segreta <strong>la</strong> visione, perché si riferisce ad un tempo lontano», «perché questa<br />

visione concerne il tempo del<strong>la</strong> fine». 203 Questo periodo giunge fino al tempo<br />

escatologico in cui il «venga il tuo Regno» potrà trovare <strong>la</strong> sua realizzazione storica.<br />

Tutti i tentativi fatti per ridurre <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> di Daniele in mezze giornate sono un tentativo per accordare <strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

con i pregiudizi di una interpretazione che non crede nel<strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione. Come tali sono un fallimento.<br />

Come abbiamo detto, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “tarnid” non si riferisce soltanto ai sacrifici ma all’insieme del servizio del<br />

santuario. Anche se questa espressione <strong>la</strong> vogliamo limitare all’olocausto, il suo impiego più frequente indica <strong>la</strong><br />

doppia offerta cruenta del<strong>la</strong> mattina e del<strong>la</strong> sera. Il testo di Esodo 29:38-42 è chiaro a tale riguardo. Dopo aver dato <strong>la</strong><br />

prescrizione per il sacrificio quotidiano dei due agnelli d’un anno, per <strong>la</strong> mattina e per <strong>la</strong> sera, il versetto 42 riassume i<br />

precedenti dicendo: «Sarà un olocausto perpetuo». Il testo parallelo, Numeri 28:3-6, ribadisce lo stesso principio:<br />

«Tale è l’olocausto perpetuo». Nei capitoli 28 e 29 vengono indicati gli altri sacrifici offerti di sabato (28:9,10), nei<br />

noviluni (versetti 11-15), nei sette giorni del<strong>la</strong> festa degli azzimi che seguivano <strong>la</strong> celebrazione del<strong>la</strong> Pasqua (versetti<br />

16-25), nel giorno delle primizie o pentecoste (versetti 26-31), nel novilunio del settimo mese (29:1-6), nel<strong>la</strong> festa<br />

delle capanne (versetti 12-39). Tutti questi sacrifici erano fatti «oltre l’olocausto perpetuo» (28:10,15,24,31;<br />

29:6,11,19,25,28,31,34, 38,39). Una so<strong>la</strong> volta è detto: «Offrirete questi sacrifici oltre l’olocausto del<strong>la</strong> mattina e del<strong>la</strong><br />

sera, che è un olocausto perpetuo» (28:23). Ma <strong>la</strong> formu<strong>la</strong>: «l’olocausto perpetuo» riunisce i sacrifici rego<strong>la</strong>ri del<br />

mattino e del<strong>la</strong> sera come indicati nei versetti 3-6. Questa so<strong>la</strong> eccezione del versetto 23 non invalida il principio che<br />

abbiamo esposto, semmai lo conferma.<br />

È da notare che il profeta Daniele utilizza differenti espressioni per indicare degli intervalli di tempo: giorno<br />

(1:12,15; 12:11 e 12); settimana (9:24,25,26,27); mô’ed tempo (12:7), o l’espressione aramaica ‘idan tempo<br />

(4:13,20,22,29; 7:25 testo masoretico). Con questo ricco vocabo<strong>la</strong>rio stupirebbe che Daniele voglia indicare una<br />

durata di tempo con l’espressione di sacrifici, quando le parole erabh e boqer non hanno mai questo significato. Le<br />

espressioni sera e mattina di Daniele 8:14,26 dimostrano che l’autore non usa il linguaggio del<strong>la</strong> legge cultuale dei<br />

sacrifici, il cui ordine è inverso, ma il linguaggio <strong>la</strong>pidario di Genesi 1 le cui parole indicano un giorno di 24 ore.<br />

202<br />

La traduzione italiana del<strong>la</strong> Sisto-Clcmentina: «Da sera a mattina, per 2300 giorni». Il Diodati traduce: «Fino a<br />

2300 giorni di sere e mattine».<br />

Che il giorno iniziasse con <strong>la</strong> sera è quanto detto a più riprese per l’osservanza del sabato, IV comandamento, e<br />

delle festività levitiche (Nehemia 13:19; Levitico 23:32).<br />

Le parole ebraiche “erebh” sera e “boquer” mattina non corrispondono al tempo del<strong>la</strong> notte e del giorno, ma<br />

semplicemente al momento del “tramonto” e dell’“alba”. Se si vuole indicare <strong>la</strong> durata del tempo tra l’alba e il<br />

tramonto si usa <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “yom” giorno, e per le ore del<strong>la</strong> notte “eilu”, che sono precisamente le espressioni impiegate<br />

in Genesi 1:5, per indicare <strong>la</strong> parte luminosa e <strong>la</strong> parte buia del giorno completo. Monsignor GAROFALO traduce questo<br />

passo del<strong>la</strong> Genesi: «E Dio chiamò giorno <strong>la</strong> luce e chiamò notte le tenebre. Poi venne sera, poi venne mattina: un<br />

giorno» La Bibbia, ed. Marietti, Torino 1964, p. 17.<br />

L’uso del calendario ebraico di calco<strong>la</strong>re il giorno dal crepuscolo del<strong>la</strong> sera al crepuscolo del<strong>la</strong> sera seguente lo<br />

troviamo anche nell’Is<strong>la</strong>m c<strong>la</strong>ssico. È il tramonto che fissava per gli Ebrei l’inizio del sabato, delle feste e dei<br />

noviluni e quindi per estensione tutti gli altri giorni del<strong>la</strong> settimana.<br />

La versione greca dei LXX e <strong>la</strong> Vulgata <strong>la</strong>tina traducono l’espressione «sere e mattine» con giorni 2300.<br />

203<br />

Daniele 8:26,27.

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