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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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potere viene da uno dei quattro punti dell’orizzonte. 74 Roma viene dall’Occidente.<br />

Nel<strong>la</strong> spiegazione data dei simboli del<strong>la</strong> visione, Roma viene presentata come uscente<br />

“al tempo del<strong>la</strong> fine dal loro regno”. 75 Questo versetto non par<strong>la</strong> che del tempo in cui<br />

doveva sorgere il piccolo corno e non indica <strong>la</strong> località, mentre il versetto 9 menziona<br />

<strong>la</strong> sua situazione geografica.- Dal momento che <strong>la</strong> visione del capitolo VIII è paralle<strong>la</strong><br />

a quanto tratteggiato nei capitoli II e VII, e che in queste due prime visioni Roma è il<br />

potere che segue <strong>la</strong> Grecia, è ragionevole pensare che il potere rappresentato dal<br />

corno del versetto 9 si applichi ugualmente a Roma. Questa interpretazione è<br />

confermata dal fatto che giustamente Roma risponde ai dettagli contenuti nel<strong>la</strong><br />

visione. Il piccolo corno rappresenta Roma nelle sue due fasi, pagana e papale.<br />

Daniele ha prima di tutto visto Roma nel<strong>la</strong> sua fase pagana, imperiale, che guerreggia<br />

contro il popolo ebraico e i primi cristiani, poi nel<strong>la</strong> sua fase papale, continuando fino<br />

ai nostri giorni ed oltre, combattendo contro <strong>la</strong> vera Chiesa». 76<br />

Questa spiegazione avrebbe lo scopo di presentare il nuovo corno senza farlo<br />

sorgere dal territorio delle corna del diviso Impero Greco. Presenta il corno come una<br />

nuova potenza del<strong>la</strong> quale non si presenta il territorio geografico di provenienza e non<br />

presenta neppure il corpo del<strong>la</strong> bestia dal<strong>la</strong> quale proviene. Viene da uno dei quattro<br />

punti cardinali, 77 dall’Ovest se si considera che le prime due monarchie sono orientali<br />

74 DOUKHAN Jacques, Le soupir de <strong>la</strong> Terre, Étude prophétique du livre de Daniel, ed. Vie et Santé, Dammarie les<br />

Lys 1993, p. 178, scrive: «“Quattro venti del cielo” v. 8. Questa espressione ci rinvia al capitolo 7 in cui è utilizzata<br />

per indicare le quattro direzioni dalle quali fanno irruzione i quattro animali (7:2). Il piccolo corno sembra dunque<br />

sorgere da una di queste direzioni, e non dalle corna come le nostre traduzioni sembrano <strong>la</strong>sciare intendere. È evidente<br />

che un corno non sorge da un altro corno ma dal<strong>la</strong> testa dell’animale. Inoltre, nel libro di Daniele, un nuovo corno che<br />

appare a seguito di altre corna comporta sempre <strong>la</strong> caduta di quelle che lo precedono (7:8; 8:8)».<br />

75 Daniele 9:23.<br />

76<br />

SDABC, vol. IV - Daniel, p. 841.<br />

Il pensiero di SHEA William H., Selected Studies on Prophetic Interpretation, Washington D.C., pp. 42,43; ed.<br />

francese, p. 49,50, che sostiene questa spiegazione considerando il genere dei sostantivi e dei pronomi, può essere così<br />

riassunto: «Quattro corna (femminile)... quattro venti (femminile) dei cieli (maschile plurale)... Dall’una (femminile)<br />

di loro (maschile)...». Esaminando con cura <strong>la</strong> concordanza di generi, noi abbiamo un’unica possibilità. Il pronome<br />

«esse» non può essere riferito alle corna, perché in ebraico «corna» sono al femminile e «esse» è al maschile. «Esse»<br />

non può che riferirsi ai «cieli» che, in ebraico, sono al maschile plurale. «L’una» non può riportarsi che ai «venti»<br />

poiché in ebraico, entrambe, sono al femminile. Noi possiamo dunque parafrasare così il versetto 9: «Da uno dei venti<br />

dei cieli uscì un corno» RODRIGUEZ Angel Manuel, Le Sanctuaire et sa purification, in Servirs, n. 2, 1995, p. 40.<br />

«“Dall’una di esse” v. 9 presenta in effetti una anomalia che non si rileva nelle nostre traduzioni. Letteralmente si<br />

dovrebbe rendere: “Da una (f) di loro (m)”. Questa irrego<strong>la</strong>rità suggerisce un rapporto con <strong>la</strong> frase precedente: “i<br />

quattro venti (f) del cielo (m)”. Noi abbiamo qui a che fare con un genere stilistico corrente nel<strong>la</strong> poesia ebraica: un<br />

parallelismo grammaticale che si doppia al bisogno di una corrispondenza di rima (testo Masoretico). Da una (f) di<br />

loro (m): ahat mehem - venti (f) del cielo (m): ruhot hashamaim (8:8,9)» J. Doukhan, o.c., p. 178,179. Precisa però<br />

VASSALLO Giampiero: «L’accordo nel chiasmo tra un numero e un nome non è valido che per le cifre da tre a dieci; le<br />

cifre uno e due si accordano in genere con il nome. Così, questo accordo è possibile al<strong>la</strong> fine del versetto 8 per <strong>la</strong> cifra<br />

quattro, ma impossibile grammaticalmente all’inizio del versetto 9 per <strong>la</strong> cifra uno. È dunque unicamente grazie<br />

all’argomento del parallelismo del<strong>la</strong> poesia ebraica che si può giustificare questo errore grammaticale. Si può notare<br />

tuttavia che non ci troviamo in un testo poetico, ma profetico (narrativo, nda.). Pensiamo inoltre che Daniele abbia<br />

volontariamente effettuato questo errore grammaticale, allo scopo di dirigere il lettore sugli antecedenti venti al posto<br />

delle corna, giustamente al fine di evitare di considerare che il piccolo corno sorga da uno delle quattro che lo hanno<br />

preceduto!» Daniel 8 et <strong>la</strong> justification du sanctuaire, Collonges sous Salève 1997, p. 5, dattiloscritto. Perché dover<br />

ricorrere a pensare ad un errore grammaticale nel testo, quando il brano può essere spiegato correttamente in maniera<br />

diversa?<br />

77<br />

Ci si chiede se questo modo di spiegare il testo biblico non voglia supporre che questo quinto corno (del capitolo<br />

8) sia il piccolo corno del<strong>la</strong> quarta bestia di Daniele 7.

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