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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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LA CHIAVE DELL’APOCALISSE<br />

Con questo discorso si dava così il segnale ai grandi massacri, poiché nel giugno del 1941, più di 100.000 uomini,<br />

donne e bambini serbi furono uccisi in pochi giorni, torturati e massacrati nelle loro case, sulle strade, nei campi, nelle<br />

prigioni, nelle scuole e pure nelle loro chiese ortodosse.<br />

Un testimone ocu<strong>la</strong>re hustascia, Hilmia Berberovitch, prelevato il 20 ottobre 1942 da un gruppo di resistenti,<br />

diede descrizione al<strong>la</strong> polizia di Belgrado del massacro al quale partecipò nel<strong>la</strong> Chiesa ortodossa serba di Glina:<br />

“Nel<strong>la</strong> città di Glina avevamo arrestato e messo in prigione numerosi Serbi. In piccoli gruppi li abbiamo trasferiti dal<strong>la</strong><br />

prigione al<strong>la</strong> chiesa. Il nostro capo ci munì di asce e di coltelli e poi cominciò il <strong>la</strong>voro. Alcuni furono uccisi con un<br />

colpo al cuore. Altri furono sgozzati e altri ancora tagliati a pezzi a colpi di ascia. Non soltanto <strong>la</strong> chiesa fu trasformata<br />

in uno scannatoio, ma era un inferno di grida e di <strong>la</strong>menti. Il massacro incominciò verso le ore 22 e finì so<strong>la</strong>mente<br />

verso le 4 del<strong>la</strong> mattina, e si rinnovò per otto giorni. Dopo ogni massacro, le nostre uniformi venivano cambiate,<br />

perché erano zuppe di sangue umano. Uno dei miei compagni hustascia mi ha confessato che, nel<strong>la</strong> chiesa di Glina,<br />

10.000 Serbi furono massacrati, tutti provenienti dal circondario di Topusko, Vrgin, Most e Glina”.<br />

Un altro testimone ocu<strong>la</strong>re sopravvissuto, Jednak Ljubon, così racconta quelle ore: “Gli hustascia hanno riunito<br />

qualche centinaio di persone del mio vil<strong>la</strong>ggio e del suo circondario e ci hanno trasferiti in camion a Topusko. Là,<br />

siamo rimasti prigionieri nel municipio fino al<strong>la</strong> nostra partenza per Glina, dove fummo direttamente condotti nel<strong>la</strong><br />

chiesa ortodossa del<strong>la</strong> città. Gli hustascia ci spiegarono che <strong>la</strong> nostra presenza nel<strong>la</strong> chiesa aveva lo scopo di farci<br />

assistere a un Te Deum cantato per <strong>la</strong> longevità del Pog<strong>la</strong>vnik e quel<strong>la</strong> dello ‘Stato Indipendente di Croazia’. Questa<br />

notificazione fece sorgere in noi qualche dubbio perché non ignoravamo che il Te Deum doveva essere fatto <strong>la</strong> sera.<br />

Ma, all’interno del<strong>la</strong> chiesa, tutto sembrava essere preparato per <strong>la</strong> messa. Sentimmo che un camion si fermò davanti<br />

al<strong>la</strong> chiesa e un gruppo numeroso di hustascia non tardò a entrare, armato di asce e di coltelli. Dietro a loro si chiusero<br />

le porte. Gli hustascia cominciarono a massacrare il nostro gruppo nel<strong>la</strong> chiesa... Benché ferito, facevo il morto... Un<br />

hustascia mi schiacciò <strong>la</strong> mano... Dalle grida che si alzavano vicino a me, compresi che un hustascia bruciava gli occhi<br />

di una vittima...”<br />

In uno dei suoi rapporti, il comandante di un gruppo di resistenza che, durante i terribili massacri dell’agosto<br />

1941, arrivò con il suo distaccamento per proteggere <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione serba nel<strong>la</strong> Bosnia orientale, descriveva gli<br />

avvenimenti con questi dettagli: “Durante il nostro viaggio al monte Javon, per Srebrenica e Ozren, tutti i vil<strong>la</strong>ggi<br />

serbi che attraversammo erano completamente deserti. Ma nelle loro case trovavamo qualche volta tutte le famiglie<br />

massacrate. Altrove, noi vedemmo dei bidoni riempiti di sangue umano. Sorpresi dall’arrivo del nostro distaccamento,<br />

gli hustascia non ebbero il tempo di portarli con loro. Nei vil<strong>la</strong>ggi tra V<strong>la</strong>senica e K<strong>la</strong>danj, scoprimmo dei bambini<br />

impa<strong>la</strong>ti sui ferri appuntiti di un recinto, le loro piccole membra ancora ritorte dal dolore, come zampe di insetti infi<strong>la</strong>ti<br />

sugli spilli”.<br />

Il sangue serbo che gli hustascia hanno fatto co<strong>la</strong>re durante <strong>la</strong> primavera del 1941 è come un fiume. L’autore di<br />

queste pagine, Hervé Laurière, precisa: “Abbiamo creduto indispensabile non presentare nul<strong>la</strong> che non fosse provato”.<br />

- (Un) campione (di questi orrori) fu un certo Peter Brzica, borsista del collegio francescano di Siroki Brijeg, in<br />

Herzégovina, e membro dell’organizzazione parareligiosa “Krizari” (i Crociati). Nel<strong>la</strong> notte del 29 agosto 1942,<br />

Brzica riuscì, in effetti a sgozzare 1.360 persone.<br />

Anté K<strong>la</strong>ritch, frate francescano di Tramosnica, pronunciò queste parole nel corso di un sermone, nel luglio del<br />

1941: “Voi siete delle vecchie donne e dovreste mettervi in gonnel<strong>la</strong>, perché non avete ancora ucciso un solo Serbo!<br />

Se non avete delle armi servitevi delle asce, delle falci, e, dovunque incontrate un Serbo, tagliategli <strong>la</strong> go<strong>la</strong>”.<br />

I1 frate agostiniano Cievo<strong>la</strong>, del monastero di S. Francesco, a Split, con gran stupore dei suoi concittadini,<br />

passeggiava nelle strade con una rivoltel<strong>la</strong> sul suo saio, invitando il popolo ad abbandonarsi al massacro degli<br />

Ortodossi.<br />

L’arcivescovo Ivan Saritch era uno dei principali istigatori degli odi razziali e religiosi. Sapendo chi era Pavelitch,<br />

non ignorando <strong>la</strong> somma dei suoi crimini, questo pre<strong>la</strong>to, che si credeva poeta, pubblicava dei versi a lui consacrati,<br />

per esempio una Ode a Pog<strong>la</strong>vnik che inserì nel Hrvatski Narod, nel suo numero del 25 dicembre 1941. Uno di questi<br />

versi dice: “Dottore Anté Pavelitch, mio caro, La Croazia possiede in lui <strong>la</strong> felicità del Cielo, / Che il Signore del<br />

Cielo ti accompagni sempre, / O tu, nostra guida adorata!”<br />

(Affinché sia chiaro che lo sterminio dei Serbi sia avvenuto per motivazioni religiose) il 3 maggio 1941 il governo<br />

hustascia ha pubblicato il “Decreto sul<strong>la</strong> Conversione da una Religione all’altra”, istituendo presso 1a Direzione di<br />

Stato per 1a Ricostruzione, un servizio speciale, a capo del quale c’era il frate francescano Dionis Juricev, e nel<strong>la</strong><br />

competenza del quale convergevano tutti gli affari per <strong>la</strong> conversione degli ortodossi.<br />

Dodici giorni dopo, <strong>la</strong> cancelleria del Tribunale ecclesiastico dell’arcivescovado di Zagabria pubblicò, a proposito<br />

del<strong>la</strong> conversione, una risoluzione di cui ecco i due articoli essenziali:<br />

“1. Solo possono essere accettate nel<strong>la</strong> religione cattolica le persone capaci di provare che lo desiderano sinceramente<br />

e che sono convinte del<strong>la</strong> sincerità del<strong>la</strong> nostra religione e del<strong>la</strong> sua necessità per <strong>la</strong> salvezza delle anime.<br />

4- Le persone desiderose di abbracciare il cattolicesimo e che sono unite dal vincolo del matrimonio, che <strong>la</strong> Chiesa<br />

cattolica potrà convalidare, dovranno prendere l’impegno di fare battezzare i loro bambini al<strong>la</strong> nascita e di educarli<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 771

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