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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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CAPITOLO XIII<br />

La purificazione del santuario celeste, a conclusione dell’opera di giudizio nei<br />

confronti di tutto il popolo di Dio, avviene con <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione dei peccati che i figli<br />

di Dio hanno commesso e confessato o con <strong>la</strong> cancel<strong>la</strong>zione del nome di coloro che<br />

avevano dichiarato di fare parte del<strong>la</strong> Chiesa per partecipare al banchetto delle nozze<br />

senza però essersi veramente convertiti.<br />

La Chiesa sul<strong>la</strong> terra tipo del santuario celeste: sua purificazione<br />

Tutto ciò che si compie nel cielo ha <strong>la</strong> sua ripercussione sul<strong>la</strong> terra. Dio non fa<br />

nul<strong>la</strong> senza rive<strong>la</strong>rlo ai suoi fedeli, i profeti. Il cielo non è sempre un luogo<br />

geografico, indica anche il cuore del<strong>la</strong> creatura che è aperto all’influsso dello Spirito<br />

del Signore. L’azione di Dio ha dall’eternità <strong>la</strong> sua ripercussione nell’universo e nel<strong>la</strong><br />

vita dei suoi figli.<br />

Sul<strong>la</strong> terra Dio ha il suo tempio, <strong>la</strong> Chiesa. In essa ha preso <strong>la</strong> sua dimora, ed essa<br />

stessa, come il santuario celeste, non è costruita da mano d’uomo, ma è il segno del<strong>la</strong><br />

sua opera creatrice, vive del<strong>la</strong> sua grazia e si mantiene grazie al suo spirito. È il tesoro<br />

più prezioso che Dio abbia nell’universo, per essa ha dato se stesso e tramite essa<br />

deve manifestare «nel tempo presente, ai principati ed alle potestà, nei luoghi celesti...<br />

<strong>la</strong> sua infinitamente varia sapienza». 210 Questo si realizzerà quando <strong>la</strong> Chiesa si<br />

Il termine usato in Daniele è “nisdaq” dal<strong>la</strong> radice del verbo “sadaq” al<strong>la</strong> forma niphal, cioè passiva. È l’unica<br />

volta che si trova in questa forma nel<strong>la</strong> Bibbia. Le Dictionnaire Hébreu-Français de SANDER et TRENEL, Paris 1965,<br />

al<strong>la</strong> voce “sadaq” dice: «Essere giusto, avere <strong>la</strong> buona causa, avere ragione, essere innocente, giustificarsi, apparire<br />

giusto» e traduce Daniele 8:14: «Il santuario sarà giustificato, vendicato dagli insulti, purificato».<br />

La traduzione «il santuario sarà purificato» è più valida per diverse ragioni. La Septuaginta, <strong>la</strong> versione detta dei<br />

LXX, che per prima riporta il testo ebraico in greco, traduzione compiuta tra <strong>la</strong> metà del III secolo e <strong>la</strong> fine del II<br />

secolo a.C., usa l’espressione “katharisth sethai” che significa «sarà purificato». Questi traduttori molto più vicini di<br />

noi al tempo di Daniele hanno tradotto tenendo conto anche dell’insegnamento che veniva dato del testo. La stessa<br />

espressione greca <strong>la</strong> ritroviamo nel<strong>la</strong> versione di Teodozione, fatta verso il 180 d.C.<br />

San Gero<strong>la</strong>mo, autore del<strong>la</strong> Vulgata, ha tradotto il testo ebraico in <strong>la</strong>tino, tra il 405-406 d.C., a Betlemme,<br />

chiedendo agli Ebrei il significato delle parole. Il testo di Daniele lo rende in questi termini: «Mundabitur<br />

sanctuarium», il «santuario sarà mondato» o se si preferisce «sarà purificato», come riporta il testo italiano del<strong>la</strong><br />

Vulgata.<br />

La validità delle traduzioni antiche è data dal fatto che in tutte le lingue semitiche il verbo “sadaq” ha un aspetto<br />

cerimoniale. Nell’aramaico, lingua più vicina all’ebraico, per tradurre “saka” cioè: “essere pulito, essere puro” nel<br />

40% dei casi sceglie il verbo “sadaq”.<br />

C’è motivo di credere che sia a causa del<strong>la</strong> conoscenza del servizio del santuario che gli autori del<strong>la</strong> LXX,<br />

Teodozione, Gero<strong>la</strong>mo abbiano scelto l’espressione “sarà purificato”.<br />

In Levitico 16 si espongono gli avvenimenti del gran giorno dell’espiazione e il cuore del<strong>la</strong> cerimonia era <strong>la</strong><br />

“purificazione” del santuario e del popolo. Che <strong>la</strong> visione del capitolo 8 di Daniele sia in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> purificazione<br />

del santuario come descritto in Levitico 16 è confermato dal fatto che gli animali raffiguranti l’impero medo persiano e<br />

greco erano quelli sacrificati nel giorno dello Yom Kippur.<br />

Qualunque sia <strong>la</strong> traduzione che si fa del testo di Daniele, i commentatori convengono poi nel dire che si tratta<br />

del<strong>la</strong> reintegrazione del tempio che inizia col rito del<strong>la</strong> purificazione.<br />

Vedere altre osservazioni nel nostro capitolo XI, nota n. 219.<br />

210 Efesi 3:10.<br />

534<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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