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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 6<br />

Seconda data di inizio più attendibile: 508 d.C.<br />

A quanto presentato sopra, preferiamo questa seconda spiegazione per alcuni motivi.<br />

I due periodi profetici di 1290 e 1335 giorni/anni ci devono condurre in un tempo ben<br />

preciso nel quadro del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: «Poiché queste parole sono nascoste e sigil<strong>la</strong>te sino al<br />

tempo del<strong>la</strong> fine» (Daniele 12:9). Devono quindi trovare <strong>la</strong> loro realizzazione in un tempo<br />

partico<strong>la</strong>re. Ora il XIV secolo, sebbene sia un tempo importante per l’opera del<strong>la</strong> Riforma,<br />

non è però considerato nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> biblica come il tempo del<strong>la</strong> fine. La Chiesa continua ad<br />

essere perseguitata e lo sarà ancora duramente nei secoli successivi, come in quelli precedenti.<br />

Inoltre Wyclef e Hus, pur essendo stati dei luminari, delle guide per il Popolo di Dio, hanno<br />

ripetuto quanto già prima di loro era stato insegnato a proposito dell’identificazione del papa<br />

con l’Anticristo. I capitoli 2, 7, 9, 10, 11 del profeta Daniele sono stati sempre abbastanza ben<br />

compresi.<br />

L’angelo caratterizza il «tempo del<strong>la</strong> fine» con un periodo di studio partico<strong>la</strong>re del libro di<br />

Daniele. Questa indagine deve portare a comprendere i brani rimasti ancora incompresi fino a<br />

quel tempo.<br />

Il tempo fissato per <strong>la</strong> fine si colloca allo scadere del XVIII secolo, quando cade<br />

l’imperialismo papale medioevale, a seguito del<strong>la</strong> Rivoluzione francese. Con lo scadere dei<br />

2300 giorni/anni di Daniele 8, si giunge al<strong>la</strong> metà del XIX secolo, tempo a seguito del quale<br />

nessuna data profetica si dovrà più realizzare (vedere i nostri Capitoli XI, p. 425 e seg., XIII,<br />

p. 507 e seg., XIV, p. 531 e seg.,). È in quel tempo che si giunge a ben comprendere «<strong>la</strong><br />

purificazione del Santuario» dopo 2300 anni dal 457 a.C.<br />

Daniele menziona <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> «continuo» tre volte nel suo testo: Daniele 8:11; 11:31 e qui<br />

nel nostro brano: 12:11.<br />

Nel contesto simbolico profetico di Daniele 8:11, il «continuo», come spieghiamo nel<br />

nostro Capitolo XI, p. 415 e seg., indica <strong>la</strong> soppressione del culto celebrato in ispirito e verità,<br />

<strong>la</strong> sostituzione del sacrificio irripetibile di Gesù Cristo compiuto al Golgota con <strong>la</strong> ripetizione<br />

irriverente del sacrificio del<strong>la</strong> messa. Con <strong>la</strong> soppressione di questo «continuo», l’opera<br />

sacerdotale di Cristo Gesù compiuta nel cielo viene sostituita da quel<strong>la</strong> miriade di<br />

intermediari, chiamati santi e martiri, che si frappongono tra Dio e gli uomini.<br />

Gesù, nel suo discorso escatologico di Matteo 24, Marco 13, Luca 21, par<strong>la</strong>ndo del<strong>la</strong><br />

distruzione del Tempio di Gerusalemme fa riferimento a Daniele 9:27 dove <strong>la</strong> soppressione<br />

del «continuo» ed il collocamento dell’abominazione che provoca <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione ha un valore<br />

letterale, perché il brano di Daniele è del genere profetico letterale e non simbolico. Gesù cita<br />

questo testo del profeta per indicare il «segno» grazie al quale <strong>la</strong> Chiesa di Gerusalemme<br />

poteva comprendere che era giunto per lei il tempo di <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> città sul<strong>la</strong> quale si sarebbe<br />

riversato il giudizio di Dio, a causa di un popolo che ostinatamente si era ribel<strong>la</strong>to al<strong>la</strong> sua<br />

grazia. Di fatto, il cerimoniale israelitico, «il continuo» del Tempio, era già stato realizzato nel<br />

suo significato tipologico nel 31 d.C., al Golgota, e quindi non aveva più ragione di<br />

continuare. Quanto avviene nel 70 d.C. più che <strong>la</strong> soppressione del «continuo», sebbene si<br />

realizzi l’«abominazione che cagiona <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione», è un giudizio di Dio su un «continuo»<br />

formale ormai privo di valore.<br />

Il genere letterario di Daniele 12:11 è lo stesso di quello del capitolo 8:11,12 e 11:31 e<br />

diverso dal capitolo 9. Per questo motivo crediamo che il 70 d.C. non debba essere preso<br />

1028<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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