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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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CAPITOLO XIX<br />

Giovanni non fa una allusione geografica: occorre “una mente che ha sapienza”<br />

per comprendere.<br />

A questo modo di spiegare il testo biblico, l’abate Moglia così protesta: “Noi non<br />

possiamo ammettere che <strong>la</strong> città di Roma sia mai stata o debba essere <strong>la</strong> grande<br />

Babilonia seduta su sette montagne e sulle acque, poiché lo Spirito Santo si è degnato<br />

di spiegarci che queste sette montagne sono sette re, e che queste acque rappresentano<br />

non il mare propriamente detto, ma i popoli, le nazioni e le lingue. D’altronde quale è<br />

l’uomo giudizioso e di buona fede che possa riconoscere <strong>la</strong> città di Roma nel quadro<br />

di Babilonia, città immensa, chiamata per antonomasia <strong>la</strong> grande città, centro di<br />

ricchezze, di lusso, di depravazione, di commercio, foco<strong>la</strong>io delle più fatali influenze<br />

su tutti i popoli del<strong>la</strong> terra”. 99<br />

Inoltre, al tempo dei Cesari, e quindi di Giovanni, <strong>la</strong> città di Roma si estendeva su<br />

dodici colli e non su sette. 100<br />

4. La somma delle teste delle quattro bestie di Daniele<br />

Sommando le teste delle quattro bestie di Daniele si ottiene il numero sette.<br />

Il valore di questa supposizione ha <strong>la</strong> verità numerica del<strong>la</strong> coincidenza. Porrebbe<br />

Giovanni però non nel futuro del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>, nel tempo del giudizio, ma nel passato. Con<br />

questo calcolo le cinque teste cadute, e una è, ci colloca ancora nel tempo dei<br />

diadochi dell’Impero Greco e il VII regno che durerà poco sarebbe l’Impero Romano.<br />

5. Sette teste = sette monti = sette re, regni, potenze universali<br />

“Le sette teste sono sette monti... e sono anche sette re”.<br />

È evidente che per Giovanni le teste, le montagne e i re sono <strong>la</strong> stessa e identica<br />

cosa.<br />

Nel<strong>la</strong> <strong>profezia</strong> le montagne rappresentano qualcosa di stabile, di potente. Sono<br />

quindi un simbolo. Servono per indicare degli imperi.<br />

L’abate Crampon scriveva: “Al seguito di Andrea di Cesarea e di Bède... nello<br />

stile profetico-biblico, le montagne figurano <strong>la</strong> sede delle potenze, e per conseguenza<br />

le potenze stesse. Così Geremia chiama Babel “una montagna” perché essa domina su<br />

un gran numero di paesi e di città”. 101<br />

“Che rapporto c’è tra re e colline? - si chiede K. Auberlen - Bisogna assolutamente<br />

intendere queste montagne in modo che esse possano presentare al<strong>la</strong> nostra mente una<br />

idea analoga a quel<strong>la</strong> del re; ora questa analogia salta agli occhi quando ci rendiamo<br />

conto di ciò che vuol dire una montagna nel linguaggio profetico. E allora ognuno<br />

99<br />

MOGLIA Pierre, Essai sur le livre de Job, t. I, p. 100; A.F. Vaucher, Babylone, o.c., p. 9.<br />

100<br />

Oltre ai sette colli elencati nel<strong>la</strong> nota n. 98, a sinistra del Tevere c’è il Pincio e sul<strong>la</strong> destra il Gianicolo, monte<br />

Mario, il Vaticano e Monteverde.<br />

101<br />

A. Crampon, o.c., p. 427,428; vedere Geremia 51:24,25.<br />

780<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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