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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

I PERIODI PROFETICI DI DANIELE XII: 1290 E 1335 GIORNI<br />

quale data di partenza dei due periodi profetici. «Il continuo che cessa è l’Evangelo eterno che<br />

cessa di essere <strong>la</strong> so<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di fede» (Gustave Adolphe ROSSELET d’IVERNOIS, L’Apocalypse<br />

et l’Histoire, t. II, Paris 1878, p. 217). Per conseguenza preferiamo vedere nel «508 d.C. <strong>la</strong><br />

cessazione del continuo, <strong>la</strong> fine del culto in ispirito e verità, che fa posto a un culto<br />

paganeggiante di una Chiesa <strong>diventa</strong>ta politica e mondana» (VUILLEUMIER Jean, Les<br />

prophéties de Daniel, Genève 1906, p. 382).<br />

A sostegno di queste conclusioni possiamo indicare le seguenti quattro motivazioni.<br />

Primo. «Si può considerare <strong>la</strong> data del 507... quel<strong>la</strong> in cui Clodoveo raccolse l’eredità<br />

sociale di Roma, come <strong>la</strong> vera origine dei dieci regni del quinto Tempo, rappresentati dalle<br />

dieci corna del<strong>la</strong> Bestia dell’Apocalisse e dalle dieci dita del<strong>la</strong> statua» (AUCLIER Raoul, Les<br />

livres des Cycles, Paris 1947, p. 58, nota n. 1).<br />

Clodoveo, re dei Franchi, si convertì al<strong>la</strong> Chiesa di Roma nel 496 e i Franchi negli anni<br />

successivi seguirono l’esempio del loro re, da pagani divennero cristiani. Poi s’impegnarono a<br />

cattolicizzare, a volte anche con <strong>la</strong> forza delle armi, gli altri popoli barbarici che già avevano<br />

accettato l’arianesimo. Quest’opera fu coronata da grande successo, tanto che lo zelo dei<br />

Franchi per Roma valse al<strong>la</strong> Francia il titolo di «Figlia primogenita del<strong>la</strong> Chiesa».<br />

Crediamo quindi che all’inizio del VI secolo, nel 508, si ponga <strong>la</strong> realizzazione spirituale<br />

del<strong>la</strong> cessazione del «continuo e il rizzarsi dell’abominazione che causa <strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione» del<br />

nostro brano. La Chiesa, in quel tempo, <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> “potenza” dell’Evangelo per <strong>la</strong> conversione<br />

dei popoli e si appoggia sempre più per estendere il suo potere sul braccio dei re e inoltre, in<br />

quel tempo, un nuovo cerimoniale religioso, quello del sacrificio del<strong>la</strong> messa, annul<strong>la</strong> il<br />

sacrificio del<strong>la</strong> croce.<br />

Secondo. L’abate Jules Fabre d’Envieu, a commento del nostro brano, scrive a proposito<br />

del<strong>la</strong> messa: «Il sacrificio del<strong>la</strong> croce, può in effetti con una più grande ragione chiamarsi il<br />

“perpetuo”, poiché è offerto nel mondo intero in tutte le ore del giorno» (Le livre du prophète<br />

Daniel, t. II, parte II, Paris 1891, p. 1472). Infatti al Concilio di Trento si affermava: «Canone<br />

I: Se qualcuno dirà che nel<strong>la</strong> messa non si offre a Dio un vero e proprio sacrificio... Canone II:<br />

Se qualcuno dirà che con quelle parole: “Fate questo in memoria di me” (Luca 22:19; 1<br />

Corinzi 11:24) Gesù Cristo non costituì gli Apostoli e non ordinò che essi e gli altri sacerdoti<br />

offrissero il suo corpo e il suo sangue, sia scomunicato. Canone III: Se qualcuno dirà che il<br />

Sacrificio del<strong>la</strong> Messa è soltanto di lode o di ringraziamento o nuda commemorazione del<br />

sacrificio del<strong>la</strong> Croce e non veramente propiziatorio, oppure che giova soltanto per chi se ne<br />

ciba e che non si deve offrire per i vivi e i defunti, per i peccati, pene e soddisfazione ed altre<br />

necessità, sia scomunicato.<br />

La Chiesa pertanto, ripetendo il gesto eucaristico del suo fondatore, compie un vero e<br />

proprio sacrificio, quello stesso che offrì Gesù» (Enciclopedia Cattolica, articolo Messa, pp.<br />

760,762).<br />

Allo stabilimento del<strong>la</strong> Cena, quale messa o sacrificio, si giunge lentamente attraverso i<br />

secoli. Infatti, «durante i primi tre secoli, non è per nul<strong>la</strong> questione di sacrificio, né di<br />

ob<strong>la</strong>zione, né di messa. La frazione del pane era un atto puramente umano, fatto in ricordo di<br />

Gesù. Ma verso il 450 è certo che il papa S. Leone (440-461) par<strong>la</strong> dell’ob<strong>la</strong>zione, del<br />

sacrificio e del<strong>la</strong> messa. Il ricordo del<strong>la</strong> cena è da quel momento cambiato in un rinnovamento<br />

del sacrificio di Gesù, e ciò diventò molto evidente sotto Gregorio il grande (590-604), verso<br />

il 600. (Pur non avendo trovato una data storica precisa) Ci sembra che si possa dire che<br />

dall’inizio del VI secolo, <strong>la</strong> messa fece cessare il sacrificio di Gesù o il continuo, e il momento<br />

era venuto in cui l’abominazione del<strong>la</strong> deso<strong>la</strong>zione poteva essere introdotta nel seno del<strong>la</strong><br />

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