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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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Nel<strong>la</strong> sua realizzazione storica <strong>la</strong> vittima ha sofferto fuori di Gerusalemme,<br />

crocifissa in Cristo Gesù «fuori dal<strong>la</strong> porta, per santificare il popolo con il proprio<br />

sangue» 25 , là dove regna il disprezzo, l’equivoco, <strong>la</strong> derisione. Muore come un<br />

criminale e dove i criminali, nel calore del<strong>la</strong> febbre che brucia a causa del<strong>la</strong><br />

f<strong>la</strong>gel<strong>la</strong>zione e dei chiodi nel<strong>la</strong> carne con le <strong>la</strong>bbra screpo<strong>la</strong>te dal<strong>la</strong> sete, nel<strong>la</strong><br />

solitudine assoluta, abbandonato da tutti e apparentemente anche dal Padre, per<br />

portare nel<strong>la</strong> sua carne <strong>la</strong> nostra morte e maledizione affinché ne fossimo<br />

completamente liberati. L’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è sacrificato<br />

fuori dalle porte di Gerusalemme, che è <strong>diventa</strong>ta il simbolo delle vecchie tradizioni<br />

sterili, rigide, senza vita, anche se ricche di emozioni, il mondo religioso in cui ci si<br />

accontenta di soddisfare delle prescrizioni, delle cerimonie, fare il proprio dovere e<br />

non fare del male a nessuno, cioè vivere per se stessi, dove <strong>la</strong> ricerca, l’ascolto del<strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> di Dio è anchilosata e paralizzata. L’Agnello di Dio è venuto ad incontrarci nel<br />

nostro deserto e ci invita a uscire del<strong>la</strong> nostra falsa religione.<br />

La tenda di convegno nel deserto e suo significato tipologico<br />

Mentre il popolo d’Israele si trovava ai piedi del monte Sinai, l’Eterno disse a<br />

Mosè: «Mi facciano un santuario perché io abiti in mezzo a loro. Me lo farete in tutto<br />

e per tutto secondo il modello del tabernacolo e secondo il modello di tutti i suoi<br />

arredi, che io sto per mostrarvi». 26<br />

L’Iddio che «i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere» 27 manifesta di<br />

prendere dimora presso gli uomini. Questa tenda di convegno che più tardi verrà<br />

chiamata santuario, tempio, fu costruita secondo il modello che Dio mostrò a Mosé<br />

nel cielo. La paro<strong>la</strong> greca che viene tradotta con modello è tupos, cioè tipo. Il<br />

santuario israelitico non è una riproduzione in miniatura di quello celeste, come<br />

potrebbe dar adito <strong>la</strong> traduzione, ma una riproduzione del valore e del significato<br />

del<strong>la</strong> realtà celeste. Mosé, come Giovanni nell’Apocalisse, non vede <strong>la</strong> realtà celeste,<br />

ma <strong>la</strong> sua rappresentazione figurata. Se il santuario israelitico doveva essere una<br />

riproduzione fedele del<strong>la</strong> realtà celeste si sarebbe dovuto usare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca schema<br />

= forma, schizzo.<br />

Il santuario terreno ci aiuta a comprendere e penetrare l’infinita grande sapienza di<br />

Dio.<br />

Non negando <strong>la</strong> realtà del santuario celeste, dobbiamo dire però che il linguaggio<br />

degli autori del sacro testo nel descriverlo è quello antropomorfico che ci aiuta a<br />

comprendere l’azione che Dio ha compiuto nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> per salvare l’uomo. Il<br />

santuario celeste è rappresentato tipologicamente dal santuario terreno, come Gesù<br />

Cristo è rappresentato tipologicamente dall’agnello. Come l’agnello sacrificale era<br />

25 Ebrei 13:12.<br />

26 Esodo 25:8,9, Ebrei 8:5.<br />

27 1 Re 8:27.

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